Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Essere con voi, essere in voi: ecco l'unico mio desiderio, o Signore! (Santa Teresina di Lisieux)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 2° settimana del tempo ordinario (Conversione di San Paolo)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 1

1In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2Egli era in principio presso Dio:
3tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che
esiste.
4In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
5la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l'hanno accolta.
6Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
7Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
8Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.
9Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
10Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
11Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l'hanno accolto.
12A quanti però l'hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
13i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
14E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
15Giovanni gli rende testimonianza
e grida: "Ecco l'uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi è passato avanti,
perché era prima di me".
16Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
17Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
18Dio nessuno l'ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato.

19E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: "Chi sei tu?".20Egli confessò e non negò, e confessò: "Io non sono il Cristo".21Allora gli chiesero: "Che cosa dunque? Sei Elia?". Rispose: "Non lo sono". "Sei tu il profeta?". Rispose: "No".22Gli dissero dunque: "Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?".23Rispose:

"Io sono 'voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore',

come disse il profeta Isaia".24Essi erano stati mandati da parte dei farisei.25Lo interrogarono e gli dissero: "Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?".26Giovanni rispose loro: "Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete,27uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo".28Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
29Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!30Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me.31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele".32Giovanni rese testimonianza dicendo: "Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui.33Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo.34E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio".

35Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli36e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'agnello di Dio!".37E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.38Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: "Che cercate?". Gli risposero: "Rabbì (che significa maestro), dove abiti?".39Disse loro: "Venite e vedrete". Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro.41Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)"42e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: "Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)".
43Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: "Seguimi".44Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro.45Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nàzaret".46Natanaèle esclamò: "Da Nàzaret può mai venire qualcosa di buono?". Filippo gli rispose: "Vieni e vedi".47Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: "Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità".48Natanaèle gli domandò: "Come mi conosci?". Gli rispose Gesù: "Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico".49Gli replicò Natanaèle: "Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!".50Gli rispose Gesù: "Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!".51Poi gli disse: "In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo".


Genesi 10

1Questa è la discendenza dei figli di Noè: Sem, Cam e Iafet, ai quali nacquero figli dopo il diluvio.
2I figli di Iafet: Gomer, Magog, Madai, Iavan, Tubal, Mesech e Tiras.
3I figli di Gomer: Àskenaz, Rifat e Togarma.
4I figli di Iavan: Elisa, Tarsis, quelli di Cipro e quelli di Rodi.
5Da costoro derivarono le nazioni disperse per le isole nei loro territori, ciascuno secondo la propria lingua e secondo le loro famiglie, nelle loro nazioni.
6I figli di Cam: Etiopia, Egitto, Put e Canaan.
7I figli di Etiopia: Seba, Avìla, Sabta, Raama e Sàbteca.
I figli di Raama: Saba e Dedan.
8Ora Etiopia generò Nimrod: costui cominciò a essere potente sulla terra.
9Egli era valente nella caccia davanti al Signore, perciò si dice: "Come Nimrod, valente cacciatore davanti al Signore".10L'inizio del suo regno fu Babele, Uruch, Accad e Calne, nel paese di Sennaar.11Da quella terra si portò ad Assur e costruì Ninive, Recobot-Ir e Càlach12e Resen tra Ninive e Càlach; quella è la grande città.
13Egitto generò quelli di Lud, Anam, Laab, Naftuch,14Patros, Casluch e Caftor, da dove uscirono i Filistei.
15Canaan generò Sidone, suo primogenito, e Chet16e il Gebuseo, l'Amorreo, il Gergeseo,17l'Eveo, l'Archita e il Sineo,18l'Arvadita, il Semarita e l'Amatita. In seguito si dispersero le famiglie dei Cananei.19Il confine dei Cananei andava da Sidone in direzione di Gerar fino a Gaza, poi in direzione di Sòdoma, Gomorra, Adma e Zeboim, fino a Lesa.20Questi furono i figli di Cam secondo le loro famiglie e le loro lingue, nei loro territori e nei loro popoli.
21Anche a Sem, padre di tutti i figli di Eber, fratello maggiore di Jafet, nacque una discendenza.
22I figli di Sem: Elam, Assur, Arpacsad, Lud e Aram.
23I figli di Aram: Uz, Cul, Gheter e Mas.
24Arpacsad generò Selach e Selach generò Eber.25A Eber nacquero due figli: uno si chiamò Peleg, perché ai suoi tempi fu divisa la terra, e il fratello si chiamò Joktan.
26Joktan generò Almodad, Selef, Ascarmavet, Jerach,27Adòcam, Uzal, Dikla,28Obal, Abimaèl, Saba,29Ofir, Avìla e Ibab. Tutti questi furono i figli di Joktan;30la loro sede era sulle montagne dell'oriente, da Mesa in direzione di Sefar.
31Questi furono i figli di Sem secondo le loro famiglie e le loro lingue, nei loro territori, secondo i loro popoli.
32Queste furono le famiglie dei figli di Noè secondo le loro generazioni, nei loro popoli. Da costoro si dispersero le nazioni sulla terra dopo il diluvio.


Giobbe 23

1Giobbe allora rispose:

2Ancor oggi il mio lamento è amaro
e la sua mano grava sopra i miei gemiti.
3Oh, potessi sapere dove trovarlo,
potessi arrivare fino al suo trono!
4Esporrei davanti a lui la mia causa
e avrei piene le labbra di ragioni.
5Verrei a sapere le parole che mi risponde
e capirei che cosa mi deve dire.
6Con sfoggio di potenza discuterebbe con me?
Se almeno mi ascoltasse!
7Allora un giusto discuterebbe con lui
e io per sempre sarei assolto dal mio giudice.
8Ma se vado in avanti, egli non c'è,
se vado indietro, non lo sento.
9A sinistra lo cerco e non lo scorgo,
mi volgo a destra e non lo vedo.
10Poiché egli conosce la mia condotta,
se mi prova al crogiuolo, come oro puro io ne esco.
11Alle sue orme si è attaccato il mio piede,
al suo cammino mi sono attenuto e non ho deviato;
12dai comandi delle sue labbra non mi sono
allontanato,
nel cuore ho riposto i detti della sua bocca.
13Se egli sceglie, chi lo farà cambiare?
Ciò che egli vuole, lo fa.
14Compie, certo, il mio destino
e di simili piani ne ha molti.
15Per questo davanti a lui sono atterrito,
ci penso e ho paura di lui.
16Dio ha fiaccato il mio cuore,
l'Onnipotente mi ha atterrito;
17non sono infatti perduto a causa della tenebra,
né a causa dell'oscurità che ricopre il mio volto.


Salmi 37

1'Di Davide.'

Alef. Non adirarti contro gli empi
non invidiare i malfattori.
2Come fieno presto appassiranno,
cadranno come erba del prato.

3Bet. Confida nel Signore e fa' il bene;
abita la terra e vivi con fede.
4Cerca la gioia del Signore,
esaudirà i desideri del tuo cuore.

5Ghimel. Manifesta al Signore la tua via,
confida in lui: compirà la sua opera;
6farà brillare come luce la tua giustizia,
come il meriggio il tuo diritto.

7Dalet. Sta' in silenzio davanti al Signore e spera in lui;
non irritarti per chi ha successo,
per l'uomo che trama insidie.
8He. Desisti dall'ira e deponi lo sdegno,
non irritarti: faresti del male,
9poiché i malvagi saranno sterminati,
ma chi spera nel Signore possederà la terra.

10Vau. Ancora un poco e l'empio scompare,
cerchi il suo posto e più non lo trovi.
11I miti invece possederanno la terra
e godranno di una grande pace.

12Zain. L'empio trama contro il giusto,
contro di lui digrigna i denti.
13Ma il Signore ride dell'empio,
perché vede arrivare il suo giorno.

14Het. Gli empi sfoderano la spada
e tendono l'arco
per abbattere il misero e l'indigente,
per uccidere chi cammina sulla retta via.
15La loro spada raggiungerà il loro cuore
e i loro archi si spezzeranno.

16Tet. Il poco del giusto è cosa migliore
dell'abbondanza degli empi;
17perché le braccia degli empi saranno spezzate,
ma il Signore è il sostegno dei giusti.

18Iod. Conosce il Signore la vita dei buoni,
la loro eredità durerà per sempre.
19Non saranno confusi nel tempo della sventura
e nei giorni della fame saranno saziati.

20Caf. Poiché gli empi periranno,
i nemici del Signore appassiranno
come lo splendore dei prati,
tutti come fumo svaniranno.
21Lamed. L'empio prende in prestito e non restituisce,
ma il giusto ha compassione e dà in dono.

22Chi è benedetto da Dio possederà la terra,
ma chi è maledetto sarà sterminato.
23Mem. Il Signore fa sicuri i passi dell'uomo
e segue con amore il suo cammino.
24Se cade, non rimane a terra,
perché il Signore lo tiene per mano.

25Nun. Sono stato fanciullo e ora sono vecchio,
non ho mai visto il giusto abbandonato
né i suoi figli mendicare il pane.
26Egli ha sempre compassione e dà in prestito,
per questo la sua stirpe è benedetta.

27Samech. Sta' lontano dal male e fa' il bene,
e avrai sempre una casa.
28Perché il Signore ama la giustizia
e non abbandona i suoi fedeli;
Ain. gli empi saranno distrutti per sempre
e la loro stirpe sarà sterminata.
29I giusti possederanno la terra
e la abiteranno per sempre.

30Pe. La bocca del giusto proclama la sapienza,
e la sua lingua esprime la giustizia;
31la legge del suo Dio è nel suo cuore,
i suoi passi non vacilleranno.
32L'empio spia il giusto
e cerca di farlo morire.
33Il Signore non lo abbandona alla sua mano,
nel giudizio non lo lascia condannare.

34Kof. Spera nel Signore e segui la sua via:
ti esalterà e tu possederai la terra
e vedrai lo sterminio degli empi.
35Res. Ho visto l'empio trionfante
ergersi come cedro rigoglioso;
36sono passato e più non c'era,
l'ho cercato e più non si è trovato.

37Sin. Osserva il giusto e vedi l'uomo retto,
l'uomo di pace avrà una discendenza.
38Ma tutti i peccatori saranno distrutti,
la discendenza degli empi sarà sterminata.
39Tau. La salvezza dei giusti viene dal Signore,
nel tempo dell'angoscia è loro difesa;
40il Signore viene in loro aiuto e li scampa,
li libera dagli empi e dà loro salvezza,
perché in lui si sono rifugiati.


Geremia 10

1Ascoltate la parola che il Signore vi rivolge,
casa di Israele.
2Così dice il Signore:
"Non imitate la condotta delle genti
e non abbiate paura dei segni del cielo,
perché le genti hanno paura di essi.
3Poiché ciò che è il terrore dei popoli è un nulla,
non è che un legno tagliato nel bosco,
opera delle mani di chi lavora con l'ascia.
4È ornato di argento e di oro,
è fissato con chiodi e con martelli,
perché non si muova.
5Gli idoli sono come uno spauracchio
in un campo di cocòmeri,
non sanno parlare,
bisogna portarli, perché non camminano.
Non temeteli, perché non fanno alcun male,
come non è loro potere fare il bene".
6Non sono come te, Signore;
tu sei grande
e grande la potenza del tuo nome.
7Chi non ti temerà, re delle nazioni?
Questo ti conviene,
poiché fra tutti i saggi delle nazioni
e in tutti i loro regni
nessuno è simile a te.
8Sono allo stesso tempo stolti e testardi;
vana la loro dottrina, come un legno.
9Argento battuto e laminato portato da Tarsìs
e oro di Ofir,
lavoro di artista e di mano di orafo,
di porpora e di scarlatto è la loro veste:
tutti lavori di abili artisti.
10Il Signore, invece, è il vero Dio,
egli è Dio vivente e re eterno;
al suo sdegno trema la terra,
i popoli non resistono al suo furore.

11Direte loro:
"Gli dèi che non hanno fatto il cielo e la terra scompariranno dalla terra e sotto il cielo".

12Egli ha formato la terra con potenza,
ha fissato il mondo con sapienza,
con intelligenza ha disteso i cieli.
13Al rombo della sua voce rumoreggiano le acque nel cielo.
Egli fa salire le nubi dall'estremità della terra,
produce lampi per la pioggia
e manda fuori il vento dalle sue riserve.
14Rimane inebetito ogni uomo, senza comprendere;
resta confuso ogni orafo per i suoi idoli,
poiché è menzogna ciò che ha fuso
e non ha soffio vitale.
15Essi sono vanità, opere ridicole;
al tempo del loro castigo periranno.
16Non è tale l'eredità di Giacobbe,
perché egli ha formato ogni cosa.
Israele è la tribù della sua eredità,
Signore degli eserciti è il suo nome.

17Raccogli il tuo fardello fuori dal paese,
tu che sei cinta d'assedio,
18poiché dice il Signore:
"Ecco, questa volta, caccerò lontano
gli abitanti del paese;
li ridurrò alle strette, perché mi ritrovino".
19Guai a me a causa della mia ferita;
la mia piaga è incurabile.
Eppure io avevo pensato:
"È solo un dolore che io posso sopportare".
20La mia tenda è sfasciata
tutte le mie corde sono rotte.
I miei figli si sono allontanati da me e più non sono.
Nessuno pianta ancora la mia tenda
e stende i miei teli.
21I pastori sono diventati insensati,
non hanno ricercato più il Signore;
per questo non hanno avuto successo,
anzi è disperso tutto il loro gregge.
22Si ode un rumore che avanza
e un grande frastuono giunge da settentrione,
per ridurre le città di Giuda un deserto,
un rifugio di sciacalli.
23"Lo so, Signore, che l'uomo non è padrone della sua via,
non è in potere di chi cammina il dirigere i suoi passi.
24Correggimi, Signore, ma con giusta misura,
non secondo la tua ira, per non farmi vacillare".
25Riversa la tua collera sui popoli
che non ti conoscono
e sulle stirpi
che non invocano il tuo nome,
poiché hanno divorato Giacobbe
l'hanno divorato e consumato,
e hanno distrutto la sua dimora.


Lettera a Filemone 1

1Paolo, prigioniero di Cristo Gesù, e il fratello Timòteo al nostro caro collaboratore Filèmone,2alla sorella Appia, ad Archippo nostro compagno d'armi e alla comunità che si raduna nella tua casa:3grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo.

4Rendo sempre grazie a Dio ricordandomi di te nelle mie preghiere,5perché sento parlare della tua carità per gli altri e della fede che hai nel Signore Gesù e verso tutti i santi.6La tua partecipazione alla fede diventi efficace per la conoscenza di tutto il bene che si fa tra voi per Cristo.7La tua carità è stata per me motivo di grande gioia e consolazione, fratello, poiché il cuore dei credenti è stato confortato per opera tua.

8Per questo, pur avendo in Cristo piena libertà di comandarti ciò che devi fare,9preferisco pregarti in nome della carità, così qual io sono, Paolo, vecchio, e ora anche prigioniero per Cristo Gesù;10ti prego dunque per il mio figlio, che ho generato in catene,11Onesimo, quello che un giorno ti fu inutile, ma ora è utile a te e a me.12Te l'ho rimandato, lui, il mio cuore.
13Avrei voluto trattenerlo presso di me perché mi servisse in vece tua nelle catene che porto per il vangelo.14Ma non ho voluto far nulla senza il tuo parere, perché il bene che farai non sapesse di costrizione, ma fosse spontaneo.15Forse per questo è stato separato da te per un momento perché tu lo riavessi per sempre;16non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come un fratello carissimo in primo luogo a me, ma quanto più a te, sia come uomo, sia come fratello nel Signore.
17Se dunque tu mi consideri come amico, accoglilo come me stesso.18E se in qualche cosa ti ha offeso o ti è debitore, metti tutto sul mio conto.19Lo scrivo di mio pugno, io, Paolo: pagherò io stesso. Per non dirti che anche tu mi sei debitore e proprio di te stesso!20Sì, fratello! Che io possa ottenere da te questo favore nel Signore; dà questo sollievo al mio cuore in Cristo!
21Ti scrivo fiducioso nella tua docilità, sapendo che farai anche più di quanto ti chiedo.

22Al tempo stesso preparami un alloggio, perché spero, grazie alle vostre preghiere, di esservi restituito.
23Ti saluta Èpafra, mio compagno di prigionia per Cristo Gesù,24con Marco, Aristarco, Dema e Luca, miei collaboratori.
25La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito.


Capitolo XL: Nulla di buono ha l’uomo da sé, e di nulla può vantarsi

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1. "O Signore, che cosa è l'uomo, che tu abbia a ricordarti di lui? Che cosa è il figlio dell'uomo, che tu venga a lui?" (Sal 8,5). Quali meriti ha mai l'uomo, perché tu gli dia la tua grazia? O Signore, di che posso lamentarmi se mi abbandoni; che cosa posso, a buon diritto, addurre se tu non mi concedi quello che chiedo? Soltanto questo, in verità, posso dire, con certezza, in cuor mio: Signore, nulla io sono, nulla posso, nulla di buono io ho da me stesso; anzi fallisco in ogni cosa, tendendo sempre al nulla. Se non vengo aiutato da te e plasmato interiormente, mi infiacchisco totalmente e mi abbandono. "Invece tu, o Signore, sei sempre te stesso e tale resti in eterno" (Sal 101, 28.31), immutabilmente buono, giusto, santo, talché fai e disponi ogni cosa con sapienza. Io, invece, essendo più pronto a regredire che ad avanzare, non mi mantengo sempre nella stessa condizione; che anzi "sette tempi diversi passano sopra di me" (Dn 4, 13.20.22); anche se il mio stato può, d'un tratto, mutarsi in meglio, non appena tu lo vuoi, e mi porgi la mano soccorritrice. Da te solo, infatti, non già dall'uomo soccorso, mi può venire l'aiuto e il dono della fermezza, cosicché la mia faccia non muti continuamente, e il mio cuore si volga solo a te, e in te trovi pace. Dunque, se io fossi capace di disprezzare ogni consolazione degli uomini - sia per conseguire maggior fervore, sia per rispondere al bisogno di cercare te, in mancanza di chi mi possa confortare - allora potrei fondatamente sperare nella tua grazia ed esultare del dono di una rinnovellata consolazione.

2. Siano rese grazie a te; a te dal quale tutto discende, se qualcosa di buono mi accade. Ché io non sono altro che vanità, "anzi un nulla, al tuo cospetto" (Sal 38, 6), un uomo incostante e debole. Di che cosa posso io vantarmi; come posso pretendere di essere stimato? Forse per quel nulla che io sono? Sarebbe vanità sempre più grande. O veramente vuota vanteria, peste infame, massima presunzione, che distoglie dalla vera gloria, privandoci della grazia del cielo. Giacché mentre si compiace di se stesso, l'uomo dispiace a te; mentre ambisce ad essere lodato dagli altri, si spoglia della vera virtù. Vera gloria, invece, e gaudio santo, è gloriarci in te, non in noi; trovare compiacimento nel tuo nome, non nella nostra virtù; non cercare diletto in alcuna creatura, se non per te. Sia lodato il tuo nome, non il mio; siano esaltate le tue opere, non le mie; sia benedetto il tuo nome santo, e a me non sia data lode alcuna da parte degli uomini. Tu sei la mia gloria e la gioia del mio cuore; in te esulterò e mi glorierò sempre: "per nulla invece in me, se non nella mia debolezza" ("Cor 12,5). Lasciando ai Farisei il cercare gloria gli uni dagli altri, io cercherò quella gloria che viene solo da Dio. A confronto della tua gloria eterna, è vanità e stoltezza ogni lode che viene dagli uomini, ogni onore di quaggiù, ogni mondana grandezza. O mia verità e mia misericordia, mio Dio, Trinità beata, a te solo sia lode, onore, virtù e gloria, per gli infiniti secoli dei secoli!


DISCORSO 74 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MT 13, 52: "PER QUESTO OGNI SCRIBA ISTRUITO SUL REGNO DI DIO" ECC.

Discorsi - Sant'Agostino

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Chi erano gli scribi per i giudei.

1. Il brano del Vangelo ci avverte che abbiamo il dovere di cercare e spiegare alla Carità vostra, nella misura che Dio ci concederà, chi è lo scriba istruito sul regno di Dio ch'è simile a un capofamiglia che tira fuori dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie 1. Il brano stesso infatti termina con questa frase: le cose che sono nuove e vecchie di uno scriba istruito [nel regno di Dio]. Ora è risaputo chi erano coloro che gli antichi chiamavano "scribi" secondo l'uso di esprimersi delle nostre Scritture; erano cioè quelli che facevano la professione di spiegare e d'insegnare la Legge di Mosè. Tali in effetti erano quelli chiamati così tra il popolo d'Israele, ma erano diversi dagli ufficiali giudiziari e municipali che sono chiamati scribae nei tribunali o nei municipi. Poiché non dobbiamo frequentare inutilmente la scuola, ma sapere in quale senso dobbiamo intendere le espressioni delle Scritture; bisogna cioè evitare che, quando si sente qualche espressione della Bibbia che si suole intendere in un'altra accezione nel linguaggio profano, l'uditore, tratto in errore, pensando al senso ordinario, non comprenda ciò che ha sentito. Gli scribi dunque erano i maestri della Legge, ai quali spettava di custodire o spiegare o anche trascrivere e interpretare i libri della Legge.

Gli scribi non istruiti sul regno di Dio.

2. Nostro Signore Gesù Cristo rimprovera questi tali perché hanno le chiavi del regno dei cieli ma essi non ci entrano e non lasciano entrarvi gli altri 2; rimproverando naturalmente i farisei e gli scribi, maestri della Legge dei giudei. A proposito di essi il Signore dice in un altro passo: Fate quello che dicono, ma non imitate il loro modo d'agire; poiché essi insegnano ma non mettono in pratica quel che insegnano 3. Perché mai vi è stato detto: Insegnano, ma non mettono in pratica ciò che insegnano? Solo perché ci sono alcuni a proposito dei quali risulta chiaro ciò che dice l'Apostolo: Tu predichi di non rubare mentre rubi tu stesso. Tu dici di non commettere adulterio e sei adultero tu stesso. Tu che hai in orrore gli idoli fai affari nei loro templi. Tu ti vanti della Legge ma con il trasgredirla offendi Dio. Per causa vostra infatti il nome di Dio viene bestemmiato in mezzo ai pagani 4. È senza dubbio chiaro che il Signore parla di questi tali quando dice: Insegnano infatti ma non mettono in pratica ciò che insegnano. Quelli dunque sono scribi ma non istruiti sul regno di Dio.

Come parlano i cattivi superiori e come devono essere ascoltati dai sudditi.

3. Qualcuno di voi forse dirà: "Ma come può allora insegnare il bene un individuo cattivo? dal momento che sta scritto, ed è parola di Dio: L'uomo buono trae fuori dal suo cuore il bene come da un tesoro prezioso; l'uomo cattivo invece dal suo cuore trae fuori il male come da un tesoro "attivo 5. Ipocriti! Come potete dire cose buone dal momento che siete cattivi? 6. Da una parte dice: Come potete dire cose buone, dato che siete cattivi? Dall'altra parte dice: Fate quel che insegnano ma non imitate il loro modo d'agire. Poiché insegnano ma non mettono in pratica ciò che insegnano 7. Se insegnano e non mettono in pratica ciò che insegnano, sono cattivi; se sono cattivi, non possono insegnare cose buone; in qual modo potremo mettere in pratica gl'insegnamenti che ascoltiamo da essi, dal momento che non possiamo udire da essi cose buone?". La Santità vostra ascolti con attenzione come si risolve questa obiezione. Tutto ciò che un individuo cattivo trae fuori dal proprio intimo è male; è male tutto ciò che un individuo cattivo trae fuori dal proprio cuore poiché è lì il tesoro del male. Al contrario, tutto ciò che un individuo buono trae fuori dal proprio cuore è bene, poiché è lì il tesoro del bene. Perché allora quelli, che erano cattivi, traevano fuori cose buone? Perché erano maestri della Legge di Mosè. Se prima non avesse detto: Siedono sulla cattedra di Mosè 8, non avrebbe mai comandato di ascoltarli. Una cosa infatti era quella che dal tesoro di male del loro cuore tiravano fuori, una cosa diversa ciò che proclamavano dalla cattedra di Mosè come banditori del giudice. Ciò che dice il banditore non sarà mai attribuito al banditore, se lo dirà davanti al giudice. Una cosa è ciò che il banditore dice a casa sua, un'altra cosa è ciò che dice udendolo dal giudice. Poiché, lo voglia o no, il banditore annuncia il verdetto di condanna anche d'un suo amico. Ugualmente, lo voglia o no, annuncia il verdetto d'assoluzione anche d'un suo nemico. Se invece il verdetto uscisse dal suo cuore, assolverebbe l'amico e condannerebbe il nemico. Supponiamo al contrario che il verdetto sia emanato dal giudice assiso nella sella curule; esso condannerà l'amico e assolverà il nemico. Supponi le parole che possono uscire dal cuore degli scribi; potrai sentire: Mangiamo e beviamo, poiché domani morremo 9. Supponi invece delle parole provenienti dalla cattedra di Mosè; sentirai: Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non deporrai falsa testimonianza 10; onora tuo padre e tua madre 11; amerai il prossimo tuo come te stesso 12. Tu devi mettere in pratica questi precetti che la cattedra di Mosè proclama per bocca degli scribi, non ciò che proviene dal cuore degli scribi. Così, mettendo insieme tutte e due le massime del Signore, non sarai obbediente rispetto a una e colpevole riguardo all'altra, ma capirai che entrambe vanno d'accordo; non solo considererai vero che l'uomo buono trae fuori cose buone dal tesoro dei beni del suo cuore e questo cattivo trae fuori cose cattive dal tesoro del male del suo cuore, ma che gli scribi non dicevano cose buone dal tesoro del male del loro cuore, bensì potevano dire cose buone traendole fuori dal tesoro dell'insegnamento di Mosè.

Talora si trovano grappoli d'uva fra le spine.

4. Non ti dovranno dunque turbare le parole del Signore che dice: La qualità di ciascun albero si conosce dai suoi frutti; si raccolgono forse uve dalle spine o fichi dai rovi? 13. Gli scribi e i farisei sono pertanto le spine e i rovi dei giudei, e tuttavia dice anche: Mettete in pratica ciò che insegnano, ma non imitate la loro condotta. Si raccoglie dunque uva dalle spine e dai rovi si colgono fichi, come ti ha fatto capire secondo la spiegazione precedente. Talora infatti anche in una siepe di pruni s'impigliano tralci di vite e dai rovi pendono dei grappoli d'uva. Nel sentir parlare di spine uno potrebbe disprezzare l'uva, ma si deve esaminare la radice e vedere dove si trova. Va' alla ricerca della radice del grappolo che vi è appeso e vedrai dove la trovi. In tal modo puoi capire che una cosa è propria del cuore del fariseo e un'altra è propria della cattedra di Mosè.

Le antiche figure sono state abolite dal Cristo.

5. Ma perché quelli erano così riprovevoli? Perché - è detto - un velo era posto sopra il loro cuore 14, e non vedevano che le cose vecchie sono passate e tutto è diventato nuovo 15. Ecco perché quei tali erano biasimevoli e così lo sono anche adesso quanti sono come loro. Perché quelle cose erano vecchie? Perché erano state predette già da un pezzo. Perché le altre sono nuove? Perché appartengono al regno di Dio. In qual modo vien tolto dunque quel velo? Lo dice lo stesso Apostolo: Sarà tolto solo quando ci sarà la conversione al Signore 16. Perciò se il giudeo non si converte al Signore, non tende l'acume della mente verso il fine della Legge. Così in quel tempo secondo questa prefigurazione simbolica non tendevano l'acume della loro vista verso il fine, cioè verso la faccia di Mosè. Ora, il volto splendente di Mosè era la prefigurazione della verità, ma era nascosto da un velo, poiché gl'israeliti non potevano ancora fissare lo sguardo sullo splendore del suo volto. Questa figura simbolica però scompare. Così infatti dice l'Apostolo: che scompare 17. Perché scompare? Perché all'arrivo dell'imperatore le sue immagini vengono tolte di mezzo. L'immagine rimane esposta dove l'imperatore non è presente; allorché invece vi è colui ch'è rappresentato nell'immagine, questa viene rimossa. Le immagini dunque vennero presentate prima che venisse il Signore Gesù Cristo, nostro imperatore. Messe da parte le immagini, rifulge la presenza dell'imperatore. Quando dunque uno si convertirà al Signore, sarà tolto il velo. Si sentiva infatti la voce di Mosè attraverso il velo ma non si vedeva il suo volto 18. Così anche adesso arriva ai giudei la voce di Cristo attraverso la parola delle Antiche Scritture; sentono la loro voce ma non vedono il volto di colui che parla. Orbene, desiderano che sia tolto il velo? Si convertano al Signore. Allora infatti non vengono tolte di mezzo le cose vecchie, ma vengono riposte nel tesoro, affinché lo scriba sia ormai istruito sul regno di Dio, traendo fuori dal proprio tesoro non le sole cose nuove, ma neppure le sole cose vecchie. Se tirerà fuori soltanto le cose nuove o soltanto le cose vecchie, egli non è di certo uno scriba istruito nel regno di Dio che estrae dal proprio scrigno cose nuove e vecchie. Se le insegna soltanto ma non le mette in pratica, le trae fuori solo dalla cattedra, non dal tesoro del proprio cuore. Diciamo inoltre alla Santità vostra la verità: le cose che si tiran fuori dall'Antico Testamento vengono chiarite dal Nuovo. Per questo ci si rivolge al Signore affinché sia tolto il velo.

1 - Mt 13, 52.

2 - Cf. Lc 11, 52.

3 - Mt 23, 3.

4 - Rm 11, 21-24.

5 - Mt 12, 35; Lc 6, 45.

6 - Mt 12, 34.

7 - Mt 23, 3.

8 - Mt 23, 2.

9 - Is 22, 13.

10 - Es 20, 13-16.

11 - Es 20, 12.

12 - Lv 19, 18.

13 - Lc 6, 44.

14 - 2 Cor 3, 15.

15 - 2 Cor 5, 17.

16 - 2 Cor 3, 16.

17 - 2 Cor 3, 13.

18 - Cf. 2 Cor 3, 16.


Il trionfo della Congregazione Sogno del settembre 1876 - Parte II

I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco

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Dopo la scena descritta nella prima parte del sogno, la Guida misteriosa disse a Don Bosco:
— Vieni, ti farò vedere il trionfo della Congregazione di San Francesco di Sales. Monta su questo sasso e vedrai.
«Era un gran macigno in mezzo a quel piano sterminato, e io vi montai sopra — racconta Don Bosco —. Oh, che vista immensa si affacciò ai miei occhi! Quel campo mi comparve come se occupasse tutta la terra. Uomini d’ogni nazione, d’ogni vestito, d’ogni colore vi stavano radunati. Vidi tanta gente che non so se il mondo tanta ne possegga. Cominciai a osservare i primi che si affacciarono al nostro sguardo. Erano vestiti come noi Italiani. Io conoscevo quelli delle prime file: vi erano tanti Salesiani che conducevano come per mano squadre di ragazzi e di ragazze. Poi venivano altri con altre squadre; poi ancora altri e altri che più non conoscevo e più non potevo distinguere, ma erano in numero in descrivibile. Verso il mezzogiorno comparve ai miei occhi un po polo sterminato di gente che io non conoscevo. Erano sempre con dotti da Salesiani, che conoscevo nelle prime file e poi non più.
— Voltati — mi disse la Guida.
Ecco che mi si affacciarono agli occhi altri popoli sterminati di numero, vestiti diversamente da noi: avevano pellicce, specie di mantelli che parevano velluto, tutti a vari colori. La Guida mi fece voltare verso i quattro punti cardinali. Tra le altre cose vidi in Oriente donne con i piedi tanto piccoli, che stentavano a stare in piedi e quasi non potevano camminare. Il singolare si è che dappertutto vedevo Salesiani che conducevano squadre di ragazzi e di ragazze, e con loro un popolo immenso. Nelle prime file sempre li conoscevo; poi andando avanti non conoscevo più nemmeno i missionari.
Allora la mia Guida prese di nuovo la parola e disse:
— Tutto questo che hai visto è tutta messe preparata per i Salesiani. Vedi quanto è immensa la messe? I Salesiani non solo in questo secolo, ma anche nei secoli futuri lavoreranno nel proprio campo. Ma sai a quali condizioni si potrà arrivare a eseguire quanto tu vedi? Te lo dirò io. Bisogna che tu faccia stampare queste parole che saranno come il vostro stemma, la vostra parola d’ordine, il vostro distintivo. Notale bene: IL LAVORO E LA TEMPERANZA FARANNO FIORIRE LA CONGREGAZIONE. Queste parole le farai spiegare, le ripeterai, insisterai. Farai stampare il manuale che le spieghi e faccia capire bene che il lavoro e la temperanza sono l’eredità che tu lasci alla Congregazione, e nello stesso tempo ne saranno anche la gloria.
Io risposi:
— Questo lo farò molto volentieri. Questo è tutto secondo il mio scopo; è quello che vado già raccomandando tutti i giorni e vado insistendo sempre che me ne capiti l’occasione.
— Sei dunque ben persuaso? Mi hai ben capito? Questa è l’eredità che lascerai loro e di’ pur loro chiaro che fino a tanto che i tuoi figli corrisponderanno, avranno seguaci al sud, al nord, all’oriente e all’occidente. Ora discendi pure dagli Esercizi e incamminali per la loro destinazione» .

Don Bosco conclude dicendo che allora comparvero degli « omni bus» per condurli a Torino; ma erano omnibus sui generis: non avevano appoggio da nessuna parte. Don Bosco temeva che i suoi cadessero, ma la Guida lo rassicurò:
— Vadano, vadano pure: essi non hanno bisogno di appoggio; basta che eseguiscano bene queste due parole: Sobrii estote et vigilate (Siate sobrii e vigilate). Quando si eseguiscono bene queste due parole, non si cade, sebbene non vi siano appoggi e la carrozza corra.


8-3 Luglio 1, 1907 Nella Divina Volontà si dimenticano i peccati.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Stavo leggendo di una santa che pensava sempre alle proprie colpe, e che chiedeva a Dio dolore e perdono. Nel mio interno dicevo: “Signore, che confronto diverso tra me e questa santa, io che non penso ai peccati, e questa che pensa sempre, si vede che l’ho sbagliata”. In un istante me lo sentii muovere nel mio interno e si fece come un lampo di luce nella mente, e sentii dirmi:

(2) “Sciocca, sciocca che sei; non vuoi capirlo? Quando mai la mia Volontà ha prodotto peccati, imperfezioni? La mia Volontà è sempre santa, e chi vive nella mia Volontà resta già santificato, e gode, si ciba e pensa a tutto ciò che la mia Volontà contiene, ed ancorché per il passato abbia commesso peccati, trovandosi nella bellezza, nella santità, nella immensità dei beni che contiene la mia Volontà, dimentica il brutto del suo passato e si ricorda solo del presente, meno che non uscisse dal mio Volere; allora, ritornando al proprio essere, non è meraviglia che ricordi peccati e miserie. Tieni bene a mente che nella mia Volontà non entrano né ci possono entrare questi pensieri di peccati e di sé stessa, e se l’anima se li sente significa che non è stabile e fissa dentro di Me e vi fa delle uscite”.

(3) Trovandomi poi nel solito mio stato, quando appena l’ho visto e mi ha detto:

(4) “Figlia mia, la Verità, per quanto è perseguitata, non si può fare a meno di non conoscere che è Verità, e giunge il tempo che quella stessa Verità perseguitata viene ad essere riconosciuta ed amata. In questi tristi tempi tutto è falsità e doppiezza, e per fare che la Verità possa signoreggiare, l’uomo merita di essere battuto e distrutto. E questi colpi, parte se li daranno loro stessi e si distruggeranno a vicenda, altri verranno da Me, specie per la Francia, ci sarà grande mortalità, da renderla quasi spopolata”.