Liturgia delle Ore - Letture
Sabato della 2° settimana del tempo ordinario (Conversione di San Paolo)
Vangelo secondo Matteo 2
1Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano:2"Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo".3All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.4Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia.5Gli risposero: "A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
6'E tu, Betlemme', terra di Giuda,
'non sei' davvero 'il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele.'
7Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella8e li inviò a Betlemme esortandoli: "Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo".
9Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino.10Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia.11Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.12Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.
13Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo".
14Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto,15dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
'Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio.'
16Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi.17Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia:
18'Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande;
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata, perché non sono più.'
19Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto20e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va' nel paese d'Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino".21Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d'Israele.22Avendo però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea23e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: "Sarà chiamato Nazareno".
Primo libro dei Maccabei 8
1Giuda venne a conoscere la fama dei Romani: che essi erano molto potenti e favorivano tutti quelli che simpatizzavano per loro e accordavano amicizia a quanti si rivolgevano a loro e che erano forti e potenti.2Gli furono narrate le loro guerre e le loro imprese gloriose compiute tra i Galli: come li avessero vinti e sottoposti al tributo.3Aveva saputo quanto avevano compiuto nella Spagna per impadronirsi delle miniere di oro e di argento che vi sono;4e come avevano sottomesso tutta la regione con la loro saggezza e costanza, benché il paese fosse assai lontano da loro, e avevano vinto i re che erano venuti contro di loro dall'estremità della terra: li avevano sconfitti e avevano inflitto loro gravi colpi e gli altri re pagavano loro il tributo ogni anno.5Avevano poi sconfitto in guerra e sottomesso Filippo e Perseo re dei Chittim e quanti si erano sollevati contro di loro.6Venne a sapere che Antioco, il grande re dell'Asia, era sceso in guerra contro di loro con centoventi elefanti e cavalleria e carri e un esercito immenso e fu sconfitto da loro,7che lo presero vivo e gli imposero di pagare, lui e i suoi successori, un tributo ingente, di consegnare ostaggi e cedere territori:8la regione dell'India, la Media, la Lidia, tra le migliori loro province, e che, dopo averle tolte a lui, le avevano date al re Èumene.9Gli fu riferito inoltre come i Greci avevano deciso di affrontarli e distruggerli,10ma la cosa fu da loro risaputa e mandarono contro di quelli un solo generale; vennero a battaglia con loro e ne caddero uccisi molti; i Romani condussero in schiavitù le loro mogli e i loro figli e saccheggiarono i loro beni, conquistarono il paese e abbatterono le loro fortezze e li resero soggetti fino ad oggi.11Gli altri regni e le isole e quanti per avventura si erano opposti a loro, li distrussero e soggiogarono; con i loro amici invece e con quanti si appoggiavano ad essi avevano mantenuto amicizia.12Avevano assoggettato i re vicini e quelli lontani e quanti sentivano il loro nome ne avevano timore.13Quelli che essi vogliono aiutare e far regnare, regnano; quelli che essi vogliono, li depongono, tanto si sono innalzati in potenza.14Con tutti questi successi nessuno di loro si è imposto il diadema e non vestono la porpora per fregiarsene.15Essi hanno costituito un consiglio e ogni giorno trecentoventi consiglieri discutono pienamente riguardo al popolo perché tutto vada bene.16Affidano il comando e il governo di tutti i loro domíni a uno di loro per un anno e tutti obbediscono a quel solo e non c'è in loro invidia né gelosia.
17Giuda pertanto scelse Eupòlemo, figlio di Giovanni, figlio di Accos, e Giasone, figlio di Eleàzaro, e li inviò a Roma a stringere amicizia e alleanza18per liberarsi dal giogo, perché vedevano che il regno dei Greci riduceva Israele in schiavitù.19Andarono fino a Roma con viaggio lunghissimo, entrarono nel senato e incominciarono a dire:20"Giuda, chiamato anche Maccabeo, e i suoi fratelli e il popolo dei Giudei ci hanno inviati a voi, per concludere con voi alleanza e amicizia e per essere iscritti tra i vostri alleati e amici".21Piacque loro la proposta.22Questa è la copia della lettera che trascrissero su tavolette di bronzo e inviarono a Gerusalemme, perché vi rimanesse come documento di amicizia e alleanza per i Giudei.
23"Salute ai Romani e al popolo dei Giudei per mare e per terra sempre; lungi da loro la spada nemica.24Se verrà mossa guerra prima contro Roma o contro uno qualsiasi dei suoi alleati in tutto il suo dominio,25il popolo dei Giudei combatterà al loro fianco con piena lealtà come suggerirà loro l'occasione;26ai nemici non forniranno né procureranno granaglie, armi, denaro, navi, secondo la decisione di Roma, ma manterranno i loro impegni senza compenso.27Allo stesso modo se capiterà prima una guerra al popolo dei Giudei, combatteranno con loro i Romani con tutto l'animo, come permetteranno loro le circostanze;28ai nemici non forniranno granaglie, armi, denaro, navi, secondo la decisione di Roma; osserveranno questi impegni senza frode.29Secondo queste formule i Romani hanno stabilito un'alleanza con il popolo dei Giudei.30Se dopo queste decisioni vorranno gli uni o gli altri aggiungere o togliere qualche cosa, lo faranno di comune accordo e quello che avranno aggiunto o tolto sarà obbligatorio.31Riguardo poi ai mali che il re Demetrio compie ai loro danni, gli abbiamo scritto: Perché aggravi il giogo sui Giudei nostri amici e alleati?32Se dunque si appelleranno contro di te, difenderemo i loro diritti e ti faremo guerra per mare e per terra".
Siracide 4
1Figlio, non rifiutare il sostentamento al povero,
non essere insensibile allo sguardo dei bisognosi.
2Non rattristare un affamato,
non esasperare un uomo già in difficoltà.
3Non turbare un cuore esasperato,
non negare un dono al bisognoso.
4Non respingere la supplica di un povero,
non distogliere lo sguardo dall'indigente.
5Da chi ti chiede non distogliere lo sguardo,
non offrire a nessuno l'occasione di maledirti,
6perché se uno ti maledice con amarezza,
il suo creatore esaudirà la sua preghiera.
7Fatti amare dalla comunità,
davanti a un grande abbassa il capo.
Porgi l'orecchio al povero
e rispondigli al saluto con affabilità.
8.9Strappa l'oppresso dal potere dell'oppressore,
non esser pusillanime quando giudichi.
10Sii come un padre per gli orfani
e come un marito per la loro madre
e sarai come un figlio dell'Altissimo,
ed egli ti amerà più di tua madre.
11La sapienza esalta i suoi figli
e si prende cura di quanti la cercano.
12Chi la ama ama la vita,
quanti la cercano solleciti saranno ricolmi di gioia.
13Chi la possiede erediterà la gloria,
qualunque cosa intraprenda, il Signore lo benedice.
14Coloro che la venerano rendono culto al Santo,
e il Signore ama coloro che la amano.
15Chi l'ascolta giudica con equità;
chi le presta attenzione vivrà tranquillo.
16Chi confida in lei la otterrà in eredità;
i suoi discendenti ne conserveranno il possesso.
17Dapprima lo condurrà per luoghi tortuosi,
gli incuterà timore e paura,
lo tormenterà con la sua disciplina,
finché possa fidarsi di lui,
e lo abbia provato con i suoi decreti;
18ma poi lo ricondurrà sulla retta via
e gli manifesterà i propri segreti.
19Se egli batte una falsa strada, lo lascerà andare
e l'abbandonerà in balìa del suo destino.
20Figlio, bada alle circostanze e guàrdati dal male
così non ti vergognerai di te stesso.
21C'è una vergogna che porta al peccato
e c'è una vergogna che è onore e grazia.
22Non usare riguardi a tuo danno
e non vergognarti a tua rovina.
23Non astenerti dal parlare nel momento opportuno,
non nascondere la tua sapienza.
24Difatti dalla parola si riconosce la sapienza
e l'istruzione dai detti della lingua.
25Non contraddire alla verità,
ma vergògnati della tua ignoranza.
26Non arrossire di confessare i tuoi peccati,
non opporti alla corrente di un fiume.
27Non sottometterti a un uomo stolto,
e non essere parziale a favore di un potente.
28Lotta sino alla morte per la verità
e il Signore Dio combatterà per te.
29Non essere arrogante nel tuo linguaggio,
fiacco e indolente invece nelle opere.
30Non essere come un leone in casa tua,
sospettoso con i tuoi dipendenti.
31La tua mano non sia tesa per prendere
e chiusa invece nel restituire.
Salmi 106
1Alleluia.
Celebrate il Signore, perché è buono,
perché eterna è la sua misericordia.
2Chi può narrare i prodigi del Signore,
far risuonare tutta la sua lode?
3Beati coloro che agiscono con giustizia
e praticano il diritto in ogni tempo.
4Ricordati di noi, Signore, per amore del tuo popolo,
visitaci con la tua salvezza,
5perché vediamo la felicità dei tuoi eletti,
godiamo della gioia del tuo popolo,
ci gloriamo con la tua eredità.
6Abbiamo peccato come i nostri padri,
abbiamo fatto il male, siamo stati empi.
7I nostri padri in Egitto
non compresero i tuoi prodigi,
non ricordarono tanti tuoi benefici
e si ribellarono presso il mare, presso il mar Rosso.
8Ma Dio li salvò per il suo nome,
per manifestare la sua potenza.
9Minacciò il mar Rosso e fu disseccato,
li condusse tra i flutti come per un deserto;
10li salvò dalla mano di chi li odiava,
li riscattò dalla mano del nemico.
11L'acqua sommerse i loro avversari;
nessuno di essi sopravvisse.
12Allora credettero alle sue parole
e cantarono la sua lode.
13Ma presto dimenticarono le sue opere,
non ebbero fiducia nel suo disegno,
14arsero di brame nel deserto,
e tentarono Dio nella steppa.
15Concesse loro quanto domandavano
e saziò la loro ingordigia.
16Divennero gelosi di Mosè negli accampamenti,
e di Aronne, il consacrato del Signore.
17Allora si aprì la terra e inghiottì Datan,
e seppellì l'assemblea di Abiron.
18Divampò il fuoco nella loro fazione
e la fiamma divorò i ribelli.
19Si fabbricarono un vitello sull'Oreb,
si prostrarono a un'immagine di metallo fuso;
20scambiarono la loro gloria
con la figura di un toro che mangia fieno.
21Dimenticarono Dio che li aveva salvati,
che aveva operato in Egitto cose grandi,
22prodigi nel paese di Cam,
cose terribili presso il mar Rosso.
23E aveva già deciso di sterminarli,
se Mosè suo eletto
non fosse stato sulla breccia di fronte a lui,
per stornare la sua collera dallo sterminio.
24Rifiutarono un paese di delizie,
non credettero alla sua parola.
25Mormorarono nelle loro tende,
non ascoltarono la voce del Signore.
26Egli alzò la mano su di loro
giurando di abbatterli nel deserto,
27di disperdere i loro discendenti tra le genti
e disseminarli per il paese.
28Si asservirono a Baal-Peor
e mangiarono i sacrifici dei morti,
29provocarono Dio con tali azioni
e tra essi scoppiò una pestilenza.
30Ma Finees si alzò e si fece giudice,
allora cessò la peste
31e gli fu computato a giustizia
presso ogni generazione, sempre.
32Lo irritarono anche alle acque di Meriba
e Mosè fu punito per causa loro,
33perché avevano inasprito l'animo suo
ed egli disse parole insipienti.
34Non sterminarono i popoli
come aveva ordinato il Signore,
35ma si mescolarono con le nazioni
e impararono le opere loro.
36Servirono i loro idoli
e questi furono per loro un tranello.
37Immolarono i loro figli
e le loro figlie agli dèi falsi.
38Versarono sangue innocente,
il sangue dei figli e delle figlie
sacrificati agli idoli di Canaan;
la terra fu profanata dal sangue,
39si contaminarono con le opere loro,
si macchiarono con i loro misfatti.
40L'ira del Signore si accese contro il suo popolo,
ebbe in orrore il suo possesso;
41e li diede in balìa dei popoli,
li dominarono i loro avversari,
42li oppressero i loro nemici
e dovettero piegarsi sotto la loro mano.
43Molte volte li aveva liberati;
ma essi si ostinarono nei loro disegni
e per le loro iniquità furono abbattuti.
44Pure, egli guardò alla loro angoscia
quando udì il loro grido.
45Si ricordò della sua alleanza con loro,
si mosse a pietà per il suo grande amore.
46Fece loro trovare grazia
presso quanti li avevano deportati.
47Salvaci, Signore Dio nostro,
e raccoglici di mezzo ai popoli,
perché proclamiamo il tuo santo nome
e ci gloriamo della tua lode.
48Benedetto il Signore, Dio d'Israele
da sempre, per sempre.
Tutto il popolo dica: Amen.
Geremia 25
1Questa parola fu rivolta a Geremia per tutto il popolo di Giuda nel quarto anno di Ioiakìm figlio di Giosia, re di Giuda - cioè nel primo anno di Nabucodònosor re di Babilonia -.2Il profeta Geremia l'annunciò a tutto il popolo di Giuda e a tutti gli abitanti di Gerusalemme dicendo:3"Dall'anno decimoterzo di Giosia figlio di Amòn, re di Giuda, fino ad oggi sono ventitré anni che mi è stata rivolta la parola del Signore e io ho parlato a voi premurosamente e continuamente, ma voi non avete ascoltato.4Il Signore vi ha inviato con assidua premura tutti i suoi servi, i profeti, ma voi non avete ascoltato e non avete prestato orecchio per ascoltare5quando vi diceva: Ognuno abbandoni la sua condotta perversa e le sue opere malvage; allora potrete abitare nel paese che il Signore ha dato a voi e ai vostri padri dai tempi antichi e per sempre.6Non seguite altri dèi per servirli e adorarli e non provocatemi con le opere delle vostre mani e io non vi farò del male.7Ma voi non mi avete ascoltato - dice il Signore - e mi avete provocato con l'opera delle vostre mani per vostra disgrazia.8Per questo dice il Signore degli eserciti: Poiché non avete ascoltato le mie parole,9ecco manderò a prendere tutte le tribù del settentrione, le manderò contro questo paese, contro i suoi abitanti e contro tutte le nazioni confinanti, voterò costoro allo sterminio e li ridurrò a oggetto di orrore, a scherno e a obbrobrio perenne.10Farò cessare in mezzo a loro le grida di gioia e le voci di allegria, la voce dello sposo e quella della sposa, il rumore della mola e il lume della lampada.11Tutta questa regione sarà abbandonata alla distruzione e alla desolazione e queste genti resteranno schiave del re di Babilonia per settanta anni.12Quando saranno compiuti i settanta anni, io punirò il re di Babilonia e quel popolo - dice il Signore - per i loro delitti, punirò il paese dei Caldei e lo ridurrò a una desolazione perenne.13Manderò dunque a effetto su questo paese tutte le parole che ho pronunziate a suo riguardo, quanto è scritto in questo libro, ciò che Geremia aveva predetto contro tutte le nazioni.
14Nazioni numerose e re potenti ridurranno in schiavitù anche costoro, e così li ripagherò secondo le loro azioni, secondo le opere delle loro mani".
15Così mi disse il Signore, Dio di Israele: "Prendi dalla mia mano questa coppa di vino della mia ira e falla bere a tutte le nazioni alle quali ti invio,16perché ne bevano, ne restino inebriate ed escano di senno dinanzi alla spada che manderò in mezzo a loro".
17Presi dunque la coppa dalle mani del Signore e la diedi a bere a tutte le nazioni alle quali il Signore mi aveva inviato:18a Gerusalemme e alle città di Giuda, ai suoi re e ai suoi capi, per abbandonarli alla distruzione, alla desolazione, all'obbrobrio e alla maledizione, come avviene ancor oggi;19anche al faraone re d'Egitto, ai suoi ministri, ai suoi nobili e a tutto il suo popolo;20alla gente d'ogni razza e a tutti i re del paese di Uz, a tutti i re del paese dei Filistei, ad Ascalòn, a Gaza, a Ekròn e ai superstiti di Asdòd,21a Edom, a Moab e agli Ammoniti,22a tutti i re di Tiro e a tutti i re di Sidòne e ai re dell'isola che è al di là del mare,23a Dedan, a Tema, a Buz e a quanti si radono l'estremità delle tempie,24a tutti i re degli Arabi che abitano nel deserto,25a tutti i re di Zimrì, a tutti i re dell'Elam e a tutti i re della Media,26a tutti i re del settentrione, vicini e lontani, agli uni e agli altri e a tutti i regni che sono sulla terra; il re di Sesàch berrà dopo di essi.
27"Tu riferirai loro: Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Bevete e inebriatevi, vomitate e cadete senza rialzarvi davanti alla spada che io mando in mezzo a voi.28Se poi rifiuteranno di prendere dalla tua mano il calice da bere, tu dirai loro: Dice il Signore degli eserciti: Certamente berrete!29Se io comincio a castigare proprio la città che porta il mio nome, pretendete voi di rimanere impuniti? No, impuniti non resterete, perché io chiamerò la spada su tutti gli abitanti della terra. Oracolo del Signore degli eserciti.30Tu preannunzierai tutte queste cose e dirai loro:
Il Signore ruggisce dall'alto,
dalla sua santa dimora fa udire il suo tuono;
alza il suo ruggito contro la prateria,
manda grida di giubilo come i pigiatori delle uve,
contro tutti gli abitanti del paese.
31Il rumore giunge fino all'estremità della terra,
perché il Signore viene a giudizio con le nazioni;
egli istruisce il giudizio riguardo a ogni uomo,
abbandona gli empi alla spada.
Parola del Signore.
32Dice il Signore degli eserciti:
Ecco, la sventura passa
di nazione in nazione,
un grande turbine si alza
dall'estremità della terra.
33In quel giorno i colpiti dal Signore si troveranno da un'estremità all'altra della terra; non saranno pianti né raccolti né sepolti, ma saranno come letame sul suolo.
34Urlate, pastori, gridate,
rotolatevi nella polvere, capi del gregge!
Perché sono compiuti i giorni per il vostro macello;
stramazzerete come scelti montoni.
35Non ci sarà rifugio per i pastori
né scampo per i capi del gregge.
36Sentite le grida dei pastori,
gli urli delle guide del gregge,
perché il Signore distrugge il loro pascolo;
37sono devastati i prati tranquilli
a causa dell'ardente ira del Signore.
38Il leone abbandona la sua tana,
poiché il loro paese è una desolazione
a causa della spada devastatrice
e a causa della sua ira ardente".
Lettera agli Efesini 2
1Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati,2nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle potenze dell'aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli.3Nel numero di quei ribelli, del resto, siamo vissuti anche tutti noi, un tempo, con i desideri della nostra carne, seguendo le voglie della carne e i desideri cattivi; ed eravamo per natura meritevoli d'ira, come gli altri.4Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati,5da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati.6Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù,7per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù.
8Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio;9né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene.10Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo.
11Perciò ricordatevi che un tempo voi, pagani per nascita, chiamati incirconcisi da quelli che si dicono circoncisi perché tali sono nella carne per mano di uomo,12ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio in questo mondo.13Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo.
14Egli infatti è la nostra pace,
colui che ha fatto dei due un popolo solo,
abbattendo il muro di separazione che era frammezzo,
cioè l'inimicizia,
15annullando, per mezzo della sua carne,
la legge fatta di prescrizioni e di decreti,
per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo,
facendo la pace,
16e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo,
per mezzo della croce,
distruggendo in se stesso l'inimicizia.
17Egli è venuto perciò ad 'annunziare pace'
a voi 'che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini'.
18Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri,
al Padre in un solo Spirito.
19Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio,20edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù.21In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore;22in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito.
Capitolo XIX: La capacità di sopportare le offese e la vera provata pazienza
Leggilo nella Biblioteca1. Che è quello che vai dicendo, o figlio? Cessa il tuo lamento, tenendo presenti le sofferenze mie e quelle degli altri santi. "Non hai resistito ancora fino al sangue" (Eb 12,4). Ciò che tu soffri è poca cosa, se ti metti a confronto con coloro che patirono tanto gravemente: così fortemente tentati, così pesantemente tribolati, provati in vari modi e messi a dura prova. Occorre dunque che tu rammenti le sofferenze più gravi degli altri, per imparare a sopportare le tue, piccole. Che se piccole non ti sembrano, vedi se anche questo non dipenda dalla tua incapacità di sopportazione. Comunque, siano piccoli o grandi questi mali, fa' in modo di sopportare tutto pazientemente. Il tuo agire sarà tanto più saggio, e tanto più grande sarà il tuo merito, quanto meglio ti sarai disposto al patire; anzi lo troverai anche più lieve, se, intimamente e praticamente, sarai pronto e sollecito. E non dire: questo non lo posso sopportare; non devo tollerare cose simili da una tale persona, che mi fa del male assai, e mi rimprovera cose che non avevo neppure pensato; da un altro, non da lui, le tollererei di buon grado, e riterrei giusto doverle sopportare. E' una stoltezza un simile ragionamento. Esso non tiene conto della virtù della pazienza, né di colui a cui spetta di premiarla; ma tiene conto piuttosto delle persone e delle offese ricevute. Vero paziente non è colui che vuole sopportare soltanto quel che gli sarà sembrato giusto, e da chi gli sarà piaciuto. Vero paziente, invece, è colui che non guarda da quale persona egli venga messo alla prova: se dal superiore, oppure da un suo pari, o da un inferiore; se da un uomo buono o santo, oppure da un malvagio, o da persona che non merita nulla. Vero paziente è colui che indifferentemente - da qualunque persona, e per quante volte, gli venga qualche contrarietà - tutto accetta con animo grato dalla mano di Dio; anzi lo ritiene un vantaggio grande, poiché non c'è cosa, per quanto piccola, purché sopportata per amore di Dio, che passi senza ricompensa, presso Dio.
2. Sii dunque preparato al combattimento, se vuoi ottenere vittoria. Senza lotta non puoi giungere ad essere premiato per la tua sofferenza. Se rifiuti la sofferenza, rifiuti anche il premio; se invece desideri essere premiato, devi combattere da vero uomo e saper sopportare con pazienza. Come al riposo non si giunge se non dopo aver faticato, così alla vittoria non si giunge se non dopo aver combattuto. Oh, Signore, che mi diventi possibile, per tua grazia, quello che mi sembra impossibile per la mia natura: tu sai che ben scarsa è la mia capacità di soffrire, e che al sorgere di una, sia pur piccola, difficoltà, mi trovo d'un colpo atterrato. Che mi diventi cara e desiderabile, in tuo nome, qualsiasi prova e qualsiasi tribolazione: soffrire ed essere tribolato per amor tuo, ecco ciò che è grandemente salutare all'anima mia.
LETTERA 215: Agostino espone di nuovo a Valentino e ai suoi monaci la dottrina sulla volontà e la grazia, invia loro il trattato La grazia e il libero arbitrio.
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta lo stesso anno dopo Pasqua.
Agostino espone di nuovo a Valentino e ai suoi monaci la dottrina sulla volontà e la grazia, invia loro il trattato La grazia e il libero arbitrio (nn. 1-2) e adduce argomenti tratti da La preghiera del Signore di S. Cipriano e molti passi della S. Scrittura (nn. 3-8).
AGOSTINO INVIA CRISTIANI SALUTI A TE, DILETTISSIMO FRATELLO VALENTINO, DEGNO D'ESSERE ONORATO TRA I MEMBRI DI CRISTO, E AI FRATELLI DELLA COMUNITA'
L'errore dei Semipelagiani.
1. Informo la Carità vostra che i servi di Dio Cresconio, Felice e un altro Felice, ch'erano venuti presso di noi dalla vostra comunità, hanno trascorso la Pasqua con noi. Li ho trattenuti un po' più a lungo, perché tornassero meglio provveduti di argomenti contro i nuovi eretici Pelagiani. Nell'errore dei quali cade chi crede che la grazia, la quale è l'unica che salvi l'uomo per mezzo di nostro Signore Gesù Cristo, è accordata in considerazione dei meriti umani. Ma d'altra parte non è meno erronea l'opinione di coloro che ritengono che, allorquando il Signore verrà a giudicare, non giudicherà in base alle loro opere gl'individui giunti all'età di poter usare il libero arbitrio. Soltanto i bambini, che non hanno compiuto ancora azioni personali buone o cattive, e che la grazia del Signore non ha ancora liberati mediante il lavacro di rigenerazione 1, saranno condannati per causa del solo peccato originale. Al contrario tutti gli altri i quali, avendo già l'uso del libero arbitrio, hanno aggiunto al peccato originale anche peccati personali, se non vengono liberati dalla potestà delle tenebre per mezzo della grazia di Dio e non vengono trasferiti nel regno di Cristo 2, subiranno la condanna in base non solo al peccato originale, ma anche agli altri peccati personali. I buoni, invece, otterranno anch'essi il premio secondo i meriti della loro buona volontà, ch'essi però hanno avuta per mezzo della grazia di Dio. In tal modo si compie quanto dice la Scrittura: Collera e sdegno, tribolazione e angoscia su ogni anima d'uomo che fa il male, sia che si tratti anzitutto di Giudei, sia che si tratti di Greci; gloria invece e onore e pace a chiunque fa il bene, sia in primo luogo ai Giudei, sia ai Greci 3.
La grazia e il libero arbitrio di Agostino e altri scritti.
2. Sul difficilissimo problema della grazia e del libero arbitrio non ho bisogno di dilungarmi anche nella presente lettera, poiché ne ho trattato già in quella che avevo consegnata ai due monaci quando pensavo che fosse imminente la loro partenza. Ho anche scritto per voi un trattato; se, con l'aiuto di Dio lo leggerete con attenzione e con vivida intelligenza, non ci saranno più tra voi - a mio parere - diversità d'opinioni al riguardo. I fratelli vi portano anche altri documenti dai quali potete sapere come la Chiesa cattolica, sostenuta dalla misericordia di Dio, ha respinto dal suo organismo il veleno dell'eresia pelagiana, e cioè: le due lettere inviate a Innocenzo, vescovo di Roma, l'una dal concilio della provincia di Cartagine e l'altra dal concilio della Numidia, quella alquanto più particolareggiata inviatagli da cinque vescovi e la risposta del Papa stesso a queste tre lettere; inoltre la lettera scritta da un concilio dell'Africa al papa Zòsimo e la risposta inviata da questi a tutti i vescovi del mondo, infine i decreti contro l'errore suddetto da noi formulati concisamente in un successivo concilio plenario di tutta l'Africa: unito v'è pure il mio suddetto trattato scritto per voi; tutti questi documenti li abbiamo letti alla presenza dei vostri fratelli e per mezzo di essi ve li inviamo.
La preghiera del Signore di Cipriano confuta i Pelagiani.
3. Abbiamo letto loro anche il trattato del beatissimo martire Cipriano Sulla preghiera del Signore e abbiamo fatto capire loro che, a quanto egli insegna, per quel che riguarda la morale e la pratica del bene, dobbiamo domandare tutto al Padre nostro celeste, poiché confidando troppo nel nostro libero arbitrio noi perdiamo la grazia di Dio. Abbiamo altresì fatto vedere loro come il medesimo gloriosissimo martire in quel trattato ci ammonisce di pregare anche per i nostri nemici, quelli che ancora non credono in Cristo, affinché credano anch'essi; ma una tale preghiera sarebbe vuota di significato, se la Chiesa non professasse la fede secondo la quale anche la cattiva volontà degli infedeli può convertirsi al bene in virtù della grazia di Dio. Questo trattato di S. Cipriano non ve l'ho mandato, perché, a quanto mi dissero i fratelli, già lo avete nel vostro monastero. Abbiamo letto insieme a loro anche la lettera da me indirizzata a Sisto, prete della Chiesa di Roma, che essi mi avevano portata, e abbiamo loro spiegato ch'era stata scritta per confutare quanti affermano che la grazia di Dio ci è accordata in considerazione dei nostri meriti, cioè per confutare i medesimi Pelagiani.
La retta fede sulla grazia e il libero arbitrio.
4. Ci siamo dunque sforzati, per quanto abbiamo potuto, nei riguardi di questi nostri e vostri fratelli, di rinsaldarli nella sana fede cattolica. Questa non nega il libero arbitrio al fine di scegliere sia la vita buona sia quella cattiva, ma, d'altra parte, non gli accorda nemmeno tanta capacità che possa fare alcunché senza la grazia di Dio, sia che si tratti di volgersi dal male al bene o di perseverare o di progredire nel bene e d'arrivare al bene eterno ove non sarà più possibile temere d'abbandonare Dio. Rivolgo pure a voi, carissimi, anche in questa lettera, l'esortazione rivolta a noi tutti dall'Apostolo, cioè: di non cercare di conoscere più di quanto è necessario, ma di conoscere con moderazione secondo la misura della fede che Dio ha data a ciascuno di noi 4.
Il concorso della grazia e del libero arbitrio nei Proverbi.
5. Riflettete bene all'ammonimento rivoltoci dallo Spirito Santo per bocca di Salomone: Segui la via retta per i tuoi piedi e raddrizza i tuoi sentieri; non piegare né a destra né a sinistra; allontana il tuo piede dalla via cattiva. Dio infatti conosce le vie che sono a destra, mentre quelle che sono a sinistra sono vie perverse. Egli stesso poi farà diritte le tue vie e farà proseguire in pace il tuo cammino 5. A proposito di queste espressioni della Sacra Scrittura considerate, fratelli, che, se non esistesse il libero arbitrio, essa non direbbe: Segui la via retta per i tuoi piedi e raddrizza i tuoi sentieri; non piegare né a destra né a sinistra. E, d'altra parte, se ciò potesse avverarsi senza la grazia di Dio, non direbbe subito dopo: Dio stesso farà diritte le tue vie e farà proseguire in pace il tuo cammino 6.
Autore del bene Dio, del male l'uomo.
6. Non piegate dunque né a destra né a sinistra, sebbene la Scrittura lodi le vie volte a destra e biasimi quelle volte a sinistra. Ecco perché essa soggiunge: Allontana poi il tuo piede dalla via cattiva, vale a dire da quella di sinistra come è dimostrato meglio dal passo che segue subito dopo: Il Signore conosce le vie che volgono a destra, mentre quelle che volgono a sinistra sono vie perverse. Dobbiamo dunque camminare sulle vie conosciute dal Signore, delle quali il Salmo dice: Il Signore conosce la via dei giusti, ma la via degli empi sarà distrutta 7. Questa via il Signore non la conosce perché è la sinistra, come egli dirà anche a coloro che si troveranno alla sinistra: Non vi conosco 8. Ma che cos'è che Dio non conosce, dal momento che conosce tutto ciò che v'è di bene e di male negli uomini? Che cosa allora significa l'espressione: Non vi conosco, se non: " Non sono stato io a farvi quali siete " ? L'espressione ha lo stesso senso di quella usata a proposito di nostro Signore Gesù Cristo che non conosceva il peccato 9. Che cosa vuol essa dire, se non " che non lo aveva mai commesso " ? Così, in qual senso deve intendersi l'espressione: le vie che volgono a destra sono conosciute dal Signore 10, se non nel senso ch'egli ha fatto le vie destre, cioè le vie dei giusti, le quali sono senz'altro le opere buone che - al dire dell'Apostolo - Dio ha preparate affinché noi camminassimo in esse 11? Il Signore al contrario non conosce le vie sinistre ossia quelle degli empi, perché non le ha fatte lui per l'uomo ma l'uomo per se stesso. Ecco perché il Signore dice: Io però odio le vie perverse dei malvagi 12, poiché sono quelle di sinistra.
Fare il bene è dono di Dio.
7. Ma ci si replica: " Perché mai Salomone dice: Non piegare né a destra né a sinistra 13, mentre sembra che avrebbe piuttosto dovuto dire 'Segui costantemente la destra e non piegare a sinistra' dal momento che le vie buone sono quelle di destra? Per qual motivo "? Per nessun altro - ci pare - se non per questo: per quanto siano buone le vie di destra, non è tuttavia bene voltarsi a destra. Volta infatti a destra chi vuol attribuire a se stesso e non a Dio proprio le opere buone rappresentate nella via di destra. Salomone perciò, dopo aver detto: Il Signore conosce le vie che sono a destra, ma perverse sono le vie che sono a sinistra, come se gli venisse chiesto: " Ma perché allora non vuoi che pieghiamo a destra?", soggiunge subito: Egli stesso raddrizzerà i tuoi sentieri e farà proseguire in pace il tuo cammino. Così dunque devi intendere questo precetto: Rendi diritti i sentieri per i tuoi piedi e raddrizza le tue vie 14, essendo convinto ch'è una grazia di Dio se t'è possibile adempiere tale precetto; allora, pur camminando sulle vie di destra, tu non piegherai a destra, perché non confiderai nelle tue forze; tua forza sarà Dio stesso che farà diritti i tuoi sentieri e farà proseguire in pace il tuo cammino.
Sbaglia di molto chi fa il male fidando sulla grazia.
8. Per tal motivo, carissimi, piega a destra chi afferma: " Per compiere le opere buone mi basta la mia volontà "; ma d'altra parte piegano a sinistra coloro i quali, quando sentono proclamare la grazia di Dio, affinché venga creduta e si comprenda ch'è essa a rendere buona la volontà degli uomini e a mantenerla nel bene dopo averla resa buona, s'immaginano si debba abbandonare il proposito d'una vita retta e perciò dicono: Facciamo il male perché ne derivi il bene 15. Ecco perché vi ho detto: Non piegate né a destra né a sinistra " vale a dire: " Non difendete il libero arbitrio fino al punto di attribuirgli il merito delle opere buone prescindendo dalla grazia, ma non difendete neppure la grazia fino al punto di pensare che, rassicurati da essa, dobbiate amare le opere cattive ". La grazia di Dio vi preservi da tale errore. L'Apostolo, infatti, prospettandosi come un'obiezione quanto affermavano quei tali, replica: Che diremo dunque? Dovremo forse restare nel peccato perché abbondi la grazia? 16 A questa domanda d'individui, che sono in errore e non comprendono la grazia di Dio, egli risponde: Niente affatto! Noi che siamo morti al peccato, come potremo vivere ancora in esso? 17 Non avrebbe potuto dire nulla di meglio e di più conciso! Qual beneficio più prezioso infatti ci conferisce la grazia di Dio in questo mondo malvagio, se non quello di morire al peccato? Si rivelerà perciò ingrato proprio alla grazia chi, per causa di essa, vorrà vivere nel peccato, mentre proprio per mezzo della grazia noi moriamo al peccato! Ma Dio, ch'è ricco di misericordia 18, vi conceda non solo di pensare in maniera ortodossa, ma anche di progredire sempre e perseverare nell'ideale di perfezione abbracciato. Ecco la grazia che dovete domandare non solo per voi e per noi, ma anche per tutti quelli che vi amano e che vi odiano: domandatela con insistenza e in spirito di pace e di fraternità. Vivete per Iddio. Se in qualche cosa ho ben meritato da voi, mandatemi il vostro fratello Floro.
1 - Tt 3, 5.
2 - Col 1, 13.
3 - Rm 2, 8-10.
4 - Rm 12, 3.
5 - Prv 4, 26 (sec. LXX).
6 - Prv 4, 26-27 (sec. LXX).
7 - Sal 1, 6.
8 - Mt 25, 12; 7, 23; Lc 13, 27.
9 - 2 Cor 5, 21; 1 Pt 2, 22.
10 - Prv 4, 27.
11 - Ef 2, 10.
12 - Sal 118, 104.
13 - Prv 4, 27.
14 - Prv 4, 26-27 (sec. LXX).
15 - Rm 3, 8.
16 - Rm 6, 1.
17 - Rm 6, 2.
18 - Ef 2, 4.
Il sacrificio della Messa
Le visioni - Beata Anna Caterina Emmerick
Leggilo nella BibliotecaNella seconda metà del mese di agosto del 1820, Anna
Katharina ebbe visioni sui misteri del sacrificio della santa Messa.
In queste, ella ricevé immagini dei tempi antichi e sul
significato delle reliquie sull’altare, ma anche sulla
tiepidezza e l’indifferenza con la quale viene trattato spesso
il santissimo Sacramento dai preti e dai laici.
«Io vedo
disse dappertutto sacerdoti cingersi delle grazie della Chiesa e dei
tesori dei meriti di Gesù e dei Santi, ma praticare i
sacrifici e predicare in modo morto. Mi venne mostrato un pagano che
stava su una colonna, egli era intento a parlare in modo così
acceso del nuovo Dio di tutti gli dei e di un altro popolo che tutti
restavano rapiti dalle sue parole. Questa visione mi tempestò
giorno e notte. Mi venne mostrata l’attuale miseria e la
dissoluzione, sempre nel contesto di quei tempi, ed io avevo il
compito di pregare per tutto questo senza posa. La lettura sciatta
della Messa è una cosa mostruosa! Il modo di leggere è
molto importante! Ebbi un’immagine dei misteri della santa
Messa, e come tutto ciò che è santo si possa riferire a
questa fin dall’inizio del mondo. Vidi i diversi significati
delle forme e delle superfici; il significato della forma del circolo
e della figura rotonda della terra, degli astri, di tutti i fenomeni
ambientali e dell’Ostia. Vidi il profondo significato del
Mistero dell’incarnazione, della redenzione e del sacrificio
della santa Messa, e come Maria potesse giungere così lontano
con il suo infinito abbraccio. Ricevetti, innanzi all’anima
mia, alcune immagini dell’Antico Testamento, dove potei vedere
e comprendere il sacrificio dalla prima offerta e il meraviglioso
significato della sacra Spoglia e quello delle reliquie sotto
l’altare dove viene letta la Messa.
Mi apparvero le ossa di Adamo sotto la montagna del Calvario,
nell’angolo crollato di una caverna sotterranea, precisamente
un po’ più sopra del livello dell’acqua in linea
verticale al luogo della crocifissione di Gesù Cristo. Allo
scheletro di Adamo mancavano il braccio, il piede destro e la costola
destra; attraverso quest’ultima potei vedere l’interno
del torace, e nell’incavo destro vidi il cranio di Eva, a
destra nel posto della costola da dove Dio l’aveva tratta. Mi
fu detto che sarebbero sorte molte dispute e confronti su questo
fatto, ma in realtà il sepolcro di Adamo ed Eva con i loro
resti sarebbe stato sempre qui. Il sepolcro non fu violato dal
Diluvio universale, e vidi pure che Noè possedeva una parte di
questi resti mortali nell’arca; le reliquie furono poste già
con il primo sacrificio sull’altare e vi rimangono ancora. I
resti delle ossa, che Abramo mostrò, sarebbero stati infatti
quelli di Adamo, i quali gli sarebbero stati inviati da Sem. Così
il sacrificio della morte di Gesù sul Calvario, sopra i resti
di Adamo, ha preparato il sacrificio della santa Messa, e sotto la
pietra dell’altare si trovano le reliquie. Anche i sacrifici
dei Padri antichi furono la preparazione di quello della santa Messa.
Anche loro conservavano le sacre spoglie, attraverso le quali
adoravano Dio, poiché simboleggiavano la redenzione. Le
spoglie di Adamo rappresentano le cinque speranze in rapporto al
Salvatore e alla sua Chiesa. Vidi Noè offrire olocausti; il
suo altare era colorato di bianco e rosso con sopra deposte le sacre
reliquie. In questo modo egli pregava e offriva sacrifici. Le
reliquie giunsero più tardi ad Abramo, le vidi poi esposte
sull’altare di Melchisedech. La parte posteriore dell’altare
era rivolta verso settentrione. I Padri antichi ponevano sempre
l’altare in questo modo per fermare il maligno che giungeva da
quella parte. Vidi anche Mosè pregare innanzi ad un altare,
sul quale aveva esposto le reliquie che erano, di solito, custodite
in un vasetto. Versò qualcosa sull’altare e subito
divampò una fiamma sulla quale gettò dell’incenso
che sprigionò del fumo. Egli promise a Dio di adorare per
sempre queste reliquie, giurò così a lungo finché
cadde stremato ma già l’alba lo ritrovò rialzato
a rinnovare le preghiere. Mosè pregava anche con le braccia
protese, egli sapeva bene che a questa preghiera Dio non resiste
perché anche suo Figlio, quando si era fatto uomo, aveva
pregfto in questo modo, perseverantemente fedele. Come Mosè
vidi pregare anche Giosuè, quando il sole si arrestò al
suo comando ‘. Vidi anche il lago di Betsaida, e come i suoi
cinque accessi simbolizzino le cinque Piaghe di Nostro Signore. Mi si
presentarono anche diverse immagini provenienti dai tempi più
differenti. Vidi pure il primo Tempio, e su una collina, piuttosto
distaccata da questo, era stata scavata una fossa per sotterrare e
nascondere, nei tempi di pericolo incombente, le cose di valore:
sacre giare, candelieri e molti bracieri a due manici. Al centro
venne posta la sacra fiamma dell’altare. Sulla fossa poi furono
poste molte travi, il tutto venne ricoperto dalla terra in modo che
nulla potesse essere scorto. Vidi Neemia venire dalla prigionia e
disotterrare il fuoco sacro dal luogo dove era stato nascosto. Essi
trovarono, nell’estrarre i vasi, una nera poltiglia paludosa,
con la quale Neemia spalmò il legno del sacrificio che prese
fuoco.
Le visioni continuarono e mostrarono alla suora
Emmerich il tempo del primo cristianesimo, quando i rappresentanti
della massima organizzazione spirituale gareggiavano
appassionatamente con quelli della potenza secolare, per offrire al
santissimo Sacramento la dovuta adorazione e onore. Vidi il santo
papa Zefirino , che a causa del suo fervore per la dignità del
sacerdozio ebbe molto da patire da parte dei cristiani e degli
eretici. Lo vidi accogliere con severo rigore i novelli candidati
all’ordinazione sacerdotale; li esaminò attentamente e
molti vennero respinti. Di un piccolo gruppo che desiderava essere
ordinato ben cinque ne furono respinti. Lo vidi spesso anche in
disputa con degli eretici, i quali parlavano attaccandolo e perfino
strappando i suoi scritti. Egli richiedeva dai sacerdoti obbedienza,
inviandoli in missione in vari luoghi; ma quelli che non lo seguivano
perdevano l’incarico. Una volta inviò un uomo che non
era ancora prete in Africa dove, così mi sembrò di
vedere, divenne vescovo e un grande santo.
Costui era un amico di Zefirino ed è notissimo. Vidi come
Zefirino desiderava che i cristiani gli portassero dalle loro case
tutta l’argenteria per poter sostituire i calici di legno usati
nelle chiese con altri d’argento. Vidi anche che le ampolline
della Messa erano trasparenti. Egli lasciò adornare
parzialmente con l’argento tanti calici e, poiché molti
si arrabbiavano di questo fatto, donò tutto il restante ai
poveri. Vidi egli stesso fare debiti per aiutare un uomo povero che
non apparteneva alla sua famiglia. Una sua parente stretta gli mosse
rimproveri per questo fatto, era convinta che egli avrebbe potuto
fare i debiti al massimo per aiutare i suoi parenti poveri. A queste
accuse Zefirino le rispose che avrebbe fatto i debiti per ordine di
Gesù Cristo. Lei lo lasciò risentita. Papa Zefirino
aveva saputo da Dio che se avesse dato qualcosa a quella donna
avrebbe fatto molto male. Vidi come egli esaminava e ordinava i
preti, di fronte alla comunità, e istruiva i religiosi sul
comportamento da tenersi durante la santa Messa dei vescovi. Egli
stabilì, in modo più preciso, e diede normative per il
miglioramento e la chiarificazione dei rapporti reciproci; dispose
pure alcune norme nei confronti dei cristiani di una certa età
giovanile, per mantenere pura la sostanza e lo spirito della morale
religiosa della Chiesa, vietò l’uso di portare il santo
Sacramento al collo dentro una borsetta, in quanto si doveva
riceverlo soltanto in chiesa.
Papa Zefirino aveva una grande venerazione interiore per la Madre
di Dio. Egli ebbe alcune visioni sulla vita e la morte della santa
Vergine Maria. Per questo fatto aveva preparato il suo giaciglio per
la notte, celato dietro una tenda, ad imitazione di quello della
santa Madre, e prima di andare a riposare meditava sulla morte della
Vergine. Per onorare Maria, Zefirino usava indossare sotto i suoi
vestiti al par di Maria una veste celeste. Lo vidi accogliere dopo la
penitenza coloro che a causa di impurità e adulteri erano
stati scacciati dalla comunità. Si trova in disaccordo con un
sacerdote erudito (Tertulliano), che era troppo severo e che poi
divenne un eretico. Mi venne mostrato anche san Luigi di Francia,
come venne preparato, per mezzo dei digiuni più severi, alla
prima comunione. Sua madre, che era con lui nella chiesa, pregava Dio
affinché la illuminasse per sapere se il suo bambino fosse
maturo per ricevere il santo Sacramento. Io vidi che Maria le apparve
e le disse che Luigi avrebbe dovuto prepararsi prima per sette giorni
e poi ricevere la comunione e che avrebbe dovuto comunicarsi con lui
e insieme sacrificarsi. La Madonna poi sarebbe divenuta la sua
Patrona. Vidi questo accadere. Appresi così come viva era
intesa la religione in quei tempi. Luigi portava con sé il
santo Sacramento (l’Ostia consacrata), in tutte le sue
campagne, e dovunque si accampava faceva celebrare la santa Messa.
Vidi pure un avvenimento mistico di re Luigi durante le crociate. Una
volta le navi stavano affondando a causa di una tempesta del mare e
Luigi venne implorato di dare soccorso alla gente che vi si trovava
sopra. Egli supplicò allora Dio affinché le navi non
affondassero. Siccome mancava il Sacramento vidi il pio re prendere
un bambino neonato che era stato battezzato sulla nave e, implorando
Dio, lo elevò con le braccia tese verso la tempesta come se
avesse voluto proteggerlo. Appena ebbe compiuto questo gesto la
tempesta si placò miracolosamente. Dopo questa vicenda il re
Luigi esortò il suo popolo al culto devozionale del santo
Sacramento. Invitò il popolo conseguentemente a riflettere su
come Dio avesse protetto con il suo intervento miracoloso quel
fanciullo, battezzato e innocente e tramite questo avesse protetto
anche loro, come era già avvenuto per mezzo dell’intercessione
di suo Figlio quando si fece uomo per la nostra salvezza.
Nell’anno
1819 suor Emmerich raccontò la seguente visione: Io ho
chiamato Dio. Egli vuole vedere suo Figlio agire per i peccatori e
rinnovare il sacrificio d’amore per noi. Ebbi poi in questo
momento l’immagine del venerdì santo, il modo come il
Signore si immolò per noi sulla Croce, ed ho visto Maria e gli
Apostoli sotto la Croce sull’altare mentre il prete celebrava
la santa Messa. Quest’immagine mi appare giorno e notte e vedo
come l’intera comunità preghi male, ed il modo in cui il
prete adempie al suo ufficio. L’immagine della Chiesa
universale e di tutte le chiese e le comunità intorno, la vedo
raffigurata da vicino come un albero pieno di frutta, in un bosco,
illuminato dal sole e circondato da altri alberi. Mi appare
costantemente la celebrazione della Messa, di giorno e di notte, in
tutto il mondo, tra le comunità lontane, dove viene letta
interamente, come avveniva nel tempo degli Apostoli. Mi appare pure
un Ufficio divino celeste e gli Angeli che aggiungono tutto quello
che il prete trascura. Per mancanza di devozione della comunità
mi sacrifico e offro in suffragio il mio cuore supplicando il Signore
per la sua misericordia. Vedo molti preti adempiere il loro ufficio
in modo miserabile, preoccupandosi troppo di conservare una buona
esteriorità e trascurando così spesso le cose
interiori. Pensano più o meno in questo modo: “Come
vengo visto dal popolo?” preoccupandosi poco di come vengono
visti da Dio. Gli scrupolosi vogliono essere coscienti della loro
orazione. Io ho avuto questa sensibilità fin dalla più
tenera età. Spesso durante il giorno ero assorta in
contemplazione nella devozione della santa Messa e se qualcuno si
rivolgeva a me in quei momenti era come se durante il lavoro una
persona adulta venisse interrotta da un piccolo bambino. Gesù
ci ama attraverso la sua continua opera di redenzione con la Messa.
La Messa è la copertura della salvezza storica di tutti, per
mezzo del Sacramento. Io vidi tutto questo già nella
primissima gioventù, e credetti che anche tutti gli uomini
avessero visto così.
Sulla Messa sacrilega la Emmerich
ebbe visioni sul sacrificio di un bambino nel tempo antico e a questo
proposito così raccontò: «Quando vidi l’immagine
terribile del bambino sacrificato alla mia destra mi voltai ma lo
vidi egualmente a sinistra, e implorai il Signore di liberarmi
dall’orrore’. Allora sentii il mio Sposo celeste così
dirmi: “Vedi quanta rabbia, come essi quotidianamente si
comportano con me e agiscono in mio nome!”. Vidi poi alcuni
preti i quali, nonostante si trovassero in peccato mortale,
celebravano la santa Messa, e l’Ostia, che come un bambino
vivente era disteso sull’altare e veniva spezzato con la patena
e ferito in modo orrendo. Il sacrificio della santa Messa, per questo
genere di preti, non era altro che una forma di assassinio. Vidi
ancora, tanta gente infelice, e tanta buona gente in molti luoghi,
oppressa e perseguitata come se queste persecuzioni venissero fatte a
Gesù Cristo stesso. Un tempo terribile. Non c’è
nessuna scappatoia ma soltanto una grande nebbia di colpe che cala su
tutto il mondo. Anche a Roma vedo preti cattivi martirizzare Gesù
bambino nella Chiesa. Essi pretendono dal Papa qualcosa di molto
pericoloso; anche il Papa si accorse di ciò che io pure avevo
visto e, come un Angelo con la sua spada, li ricacciò via’.
Noi abbiamo notato fin qui, spesso, quali effetti avessero su Anna
Katharina Emmerich le benedizioni sacerdotali, specialmente durante
le malattie più difficili e le più violente tentazioni.
Nell’aprile del 1820 Anna Katharina Emmerich soffriva
acutamente ed accusava i dolori più violenti e lancinanti, a
tal punto che poteva appena parlare.
18 aprile: Il
“pellegrino” così scrive: «Essa si trovava
in una situazione molto difficile. Il padre confessore pregò
il parroco di Haltern di andare là a pregare per la malata e
benedirla. Anna Katharina ne poté trarre profitto; alla sera
il padre confessore usò dell’acquavite, essa obbedì;
poi i dolori divennero così forti che si lamentò
dicendo: “Io ho cercato da me stessa tutto questo, perché
non ho lasciato alle sofferenze le soddisfazioni desiderate. Ora devo
attendere che il fuoco si consumi! Devo abbandonare tutto nelle mani
di Dio”.
19 aprile: «Essa fu per tutta la notte
attraversata da un terribile calore e non poteva bere a causa della
ritenzione, il pastore di Haltern venne di nuovo nel corso della
giornata e le arrecò sollievo con la preghiera e la
benedizione. Il “pellegrino” la trovò, nel
pomeriggio, in una posizione del tutto mutata, interamente capovolta,
dove teneva normalmente i piedi adesso aveva la testa, cercando in
questo modo di trovare sollievo ai suoi dolori. Era sottoposta ad una
febbre terribile, i dolori si erano concentrati sulla parte sinistra
della spina dorsale. La pia suora ringraziò Dio per le
sofferenze, si sentì in comunione con le povere anime e si
rallegrò di non poter più arrecare alcuna offesa a Dio
nel Purgatorio».
20 aprile: «I dolori proseguono.
Essa vide tutte le parti interne del corpo ferite e sofferenti. Il
suo letto era tutto bagnato dal forte sudore, compresa la paglia del
materasso. Allora la malata disse al “pellegrino” che se
non fosse venuto qualcuno o qualcosa in suo soccorso sarebbe morta
perché non poteva più sopportare il dolore. Appariva
sfigurata dai dolori. Brentano si affrettò a chiamare il
parroco che subito venne e parlò e pregò con lei, poi
le pose la mano sul capo, come se avesse voluto trasmetterle la
calma, e lei cadde subito in un sonno lieve. Più tardi, al
risveglio, Anna Katharina così si esprimeva: “Pregai
intensamente Dio di perdonarmi quando, io stessa, imploro una pena
che non posso sopportare. Egli dovrebbe colmarmi con il suo amore, e
per amore del sangue di suo Figlio dovrebbe aver pietà di me.
Dovrebbe aiutarmi ancora una volta, se vuole che io abbia un compito
e lo possa assolvere sulla terra. Allora io mi sentii raggiungere da
un’unica risposta: “Il fuoco che tu hai ricevuto deve
ardere”. A questo punto non mi feci più alcuna
illusione, mi vidi in una condizione estremamente pericolosa e
implorai Dio affinché mi desse la forza di accettare tutte le
cose. Quando il parroco mi impose la mano sulla testa e pregò
fui attraversata da una luce leggera e mi addormentai. Mi parve come
se fossi stata una bambina e venissi cullata. Fui raggiunta da una
sensazione di calma e c’era una luce. Ricevetti uno stato di
sollievo e la speranza si riaccese in me”. Verso mezzogiorno si
levò di nuovo il male; Lambert, che era ammalato, le impose le
mani e recitò un rosario, in questo modo le fu d’aiuto.
23
dicembre 1820: alla mattina Sr. Emmerich fu trovata interamente priva
di sensi. Non poteva né muoversi e neppure parlare. Il prete
dovette andare in campagna ed inviò da lei il cappellano
Niesing, che recitò per lei le preghiere per gli ammalati dal
libretto di Cochem. La pia Emmerich ne ricevette sollievo e riprese
coscienza potendo, come disse più tardi, “riprendere a
pensare”. Il suo polso era appena percettibile; non poteva
parlare, era rigida per il freddo interiore. Niesing recitò
nuovamente dopo un’ora le preghiere per lei; la Veggente adesso
poteva pensare solo a tratti e a quel contatto si levò in
mezzo al letto dicendo: Ho visto di cosa è capace la mano di
un vero sacerdote e la preghiera! Il giorno dopo così si
esprimeva: Stanotte ho sofferto dolori sorprendenti che mi hanno
attraversato tutte le membra, ho sofferto anche una sete tremenda,
senza poter bere. Persi la coscienza e pensai, al mattino, di morire
veramente. Ma poi non ne potetti più. Allora capii col cuore,
che l’uomo non può pensare a Dio se Dio stesso non gli
concede questa grazia, e se io ancora potevo questo, era gi una
grazia. Quando Niesing venne non potevo muovere le membra e neanche
parlare. Sapevo che egli aveva il libretto con sé ed ebbi la
speranza che avrebbe pregato. E quando lui iniziò a pregare la
sua compassione mi attraversò come un calore, ritornai in me
stessa e potei pensare profondamente a “Gesù, Maria e
Giuseppe”, questo mi salvò. Così la vita mi fu
ridonata dalla benedizione di un sacerdote.
Alla sera Anna
Katharina pregò un’altra volta per la benedizione e
sulla reliquia di santo Cosma. Il giorno dopo si trovava ancora in
uno stato così misero e poté pronunciare solo alcune
parole. Appena impressi la reliquia sul mio petto, vidi il Santo
vicino a me e fui investita da una corrente di calore. Ricevetti più
vita, ma sono ancora piena di dolori lancinanti. La sete mi affligge
in modo tremendo e non posso bere. Anna Katharina Emmerich rimase
distesa per tutto il giorno, la sera della Vigilia di Natale restò
immobile e in un silenzio mortale. Grazie a queste sue sofferenze il
malato Lambert si sentì molto meglio. Le sofferenze ed i
dolori di Anna Katharina Emmerich erano state devolute a suo favore.
P. Limberg parlò al “pellegrino” sulle “dita
dei preti”, così come la Veggente gli aveva spiegato.
«Lei mi ha spesso parlato di questo fatto, dicendomi che se
anche tutto il corpo di un prete si riduce in polvere e l’anima
viene gettata nell’inferno, la Consacrazione delle dita resta
sempre riconoscibile tra le ossa. Per bruciare queste dita occorre un
fuoco eccezionale; nonostante questo la consacraZione resta ancora
impressa e indistruttibile. Anche nei turbamenti difficili, portati
dal nemico dell’uomo, il maligno, la benedizione del prete
portò ad Anna Katharina un sollievo momentaneo. Io soffrii —
raccontò lei — tali dolori alle piaghe, che avrei
volentieri voluto gridare ad alta voce, poiché si erano fatti
insopportabili. Il sangue scorse a più riprese. Poi apparve
Satana come angelo della luce e mi disse non solo interiormente ma
parlandomi a viva voce: “Devo penetrare le tue piaghe in modo
che domani tutto sarà a posto e non ti faranno più
male, così tu non soffrirai più!” Lo riconobbi
subito e gli dissi: “Vai via! Non ho bisogno dite! Non voglio
niente da te!” Allora scivolò via e si nascose come un
cane dietro l’armadio. Dopo un certo tempo ritornò di
nuovo e disse: “Tu non devi pensare che con Gesù starai
bene, tutto viene da me, sono io che ti do quelle immagini. Io ho
anche un regno, sono potente e spodesterò il tuo Signore”.
Era tardissimo, quando poi egli ritornò dicendomi:
“Perché
ti giri intorno tormentandoti e non sai come e da dove viene? Tutto
ciò che hai e vedi viene da me”. Allora gli gridai di
andar via e di lasciarmi stare perché volevo appartenere solo
a Gesù Cristo. “Io voglio amare solo Lui e fuggirti.
Voglio avere sofferenze e dolori così come Egli vuole”.
Chiamai il padre confessore perché la mia paura fu molto
grande. Costui mi benedì e allora il nemico si allontanò
da me. Alla mattina mentre stavo recitando il Credo entrò di
nuovo furtivamente e mi disse:
“Cosa ti aiuta a pregare con
“il Credo” quando non ne comprendi nessuna parola? Ti
voglio chiaramente mostrare quello che dovresti vedere e conoscere!”.
Allora gli risposi: “Io non voglio conoscere ma credere!”.
Mi disse una frase dalla Sacra Scrittura ma senza poter pronunciare
un nome. Appena capii che non poteva pronunciarlo gli dissi
ripetutamente:
“Pronuncia la parola, dilla tutta!”,
così dicendo mi tremarono le braccia e le gambe ed egli
finalmente scomparve”.
L’energia che avvolge la
stola sacerdotale in simili situazioni si rivela nelle notizie del
“pellegrino” del 2 giugno 1821, il quale così
scrive: “Trovai la pia suora molto sconvolta, che mi raccontò
tra lacrime e paura: «Stanotte ho avuto una delle notti più
tremende: è comparsa una gatta ed è venuta verso il mio
letto. Saltò sulla mia mano. Allora l’afferrai per le
zampe e la trattenni fuori del letto e volevo ucciderla, ma mi
sfuggì. Restai sveglia e vidi tutto ciò che mi
circondava. Il maligno ritornò e mi maltrattò durante
tutta la notte fino alle 3 del mattino, era una figura nera e
orribile. Mi batté e mi trascinò fuori dal letto, mi
trovai con le mani sul pavimento, mi lanciò in avanti e mi
compresse in modo terribile con i cuscini, poi mi sollevò in
aria. Allora ebbi la certezza che non era un sogno. Feci tutto ciò
che sapevo: presi le mie reliquie sacre ma non ne ebbi aiuto. Pregai
allora disperata Dio e tutti i Santi, domandando loro se avevo così
grandi colpe e se dovessi pagarle in questo modo, e ancora non ebbi
nessuna risposta, sembravo abbandonata al “nemico dell’uomo”.
Protestai verso il nemico, e chiamando tutti i Santi per nome, gli
chiesi di dirmi quale diritto avesse per far questo. Egli non mi
rispose ma continuò con i suoi tormenti. Ripetutamente cercava
di afferrarmi sempre al dorso e alle spalle con le sue mani o artigli
di ghiaccio. Finalmente ricevetti una certa forza e saltai
sull’armadio, presi la stola del mio padre confessore ivi
custodita e l’avvolsi attorno al mio collo. Allora cessò
di afferrarmi e prese a parlare. Discorse sempre con una sicurezza e
astuzia senza pari. Mi rimproverò perché io lo
osteggiavo sempre in quel modo e gli facevo tanti danni, sempre con
un tono di voce come se fosse dalla parte della più grande
ragione. Quando avevo chiesto a Dio se avessi avuto così tante
colpe, il nemico mi disse: “Tu ricevi qualcosa da me”, ma
io gli risposi: “Da te posso avere solo i peccati, che sono
maledetti come te dall’inizio! Gesù Cristo ha ben fatto!
Mantienili con te e ritorna con loro fin nel profondo dell’inferno!
È
indicibile spiegare cosa ho sofferto con quest’incontro!”
Ella pianse e tremò in tutto il corpo, solo al ricordo di tale
orribile esperienza.
Effetto del frammento della Croce. Diario del
dr. Wesener, del 16 ottobre 1861, sull’effetto delle reliquie
su Anna Katharina Emmerich: “Vidi l’ammalata in un’estasi
profonda; giunse anche il P. Limberg, gli mostrai una cassettina
ereditata da mia suocera che conteneva alcune reliquie, erano due
particelle particolarmente significative della santa Croce”. P.
Limberg senza pronunciare una parola mi prese la cassettina dalle
mani e si avvicinò con questa all’ammalata, gliela
mostrò mantenendo una certa distanza. Improvvisamente la
malata si levò dal letto e afferrò con brama la
cassettina comprimendosela sul cuore. P. Limberg le domandò
cosa ci fosse dentro. Ella rispose: “Qualcosa di molto
prezioso, come della santa Croce”.
P. Limberg la richiamò
dallo stato di estasi ed io ripresi la mia cassettina. Ella fu molto
meravigliata che la cassettina mi appartenesse, perché si
ricordava di averla trovata sotto le vecchie pezze che riceveva a
Coesfeld per i poveri e i malati. La veggente era anche meravigliata
fortemente per il fatto che la devota, dalla quale riceveva i pezzi
di stoffa, non avesse custodito bene questa sacralità . Cinque
anni più tardi il “pellegrino” ritornò
ancora sulle stesse particelle della Croce.•Quando mostrai ad
Anna Katharina Emmerich una particella della Croce del dottor
Wesener, ella l’afferrò e poi disse: “Io ho anche
questa, l’ho nel cuore e sul petto (portava una particola della
croce ricevuta da Overberg). Ho anche una particella della lancia.
Quella che era conficcata nel corpo di Gesù Cristo e pende
dalla Croce. Non posso decidermi quale debba amare di più: la
Croce è il mezzo della salvezza, la lancia ha aperto una larga
porta all’amore. Ieri ho vissuto profondamente gli avvenimenti
collegati a queste particelle! (era il venerdì).
La
particella mi addolcisce i dolori, le reliquie li ricacciano. Nei
momenti in cui la particella mi addolcisce i dolori mi sono rivolta
spesso al Signore in questo modo: ‘Signore se a te fosse stato
così dolce soffrire sulla Croce, questa particola non avrebbe
potuto rendere i miei dolori così tenui “.
Con il
cambiamento dell’appartamento nell’agosto del 1821 la
particella della Croce, conservata da Overberg, era andata perduta.
La qual cosa portò molto dolore ad Anna Katharina Emmerich.
Allora decise di rivolgersi a sant’Antonio e fece celebrare in
suo onore una santa Messa, affinché il Santo si fosse
adoperato a questo fine. Infatti il 17 agosto ella si ritrovò
la particella della Croce in mano durante una visione. San Giuseppe e
sant’Antonio sono venuti da me, e sant’Antonio mi ha dato
la croce. Così spiegò poi la veggente.
Le consacrazioni
«Non vidi mai luccicare un’Immagine della
Misericordia, ma vidi la luce del sole riflettersi sulla stessa. I
raggi ricevuti dal sole erano inviati a sua volta dall’icona
sull’orante. Io non ho mai visto luccicare la croce di
Coesfeld, ma chiaramente quella della Croce chiusa nella custodia.
Vidi anche raggi di luce che dalla Croce si riversavano sugli
oranti». Quando il “pellegrino” una volta le mostrò
un “Agnus Dei”‘, mentre lei si occupava con le
reliquie, gli disse: «Questo è buono e dà forza,
è consacrato; ma trovo la forza nelle reliquie». Di una
croce consacrata disse.»La consacrazione luccica come una
stella! La innalza nella gloria!. Ma le dita del prete (rivolta al
suo padre confessore), sono ancora meglio. Questa croce può
distruggersi mentre le dita del prete sono consacrate per sempre. La
morte e l’inferno non possono annullare la consacrazione delle
dita, questa viene distinta ancora in cielo.
Di Gesù che ci ha salvati
Qualcuno le portò un’immaginetta consacrata della
Madre di Dio, e lei a quella vista disse: «Questa è
benedetta, custodiscila bene e non metterla tra le cose profane. Chi
venera la Madre di Dio, onora con Lei suo Figlio che ci ha salvati.
Queste cose sono molto buone, vanno impresse sul cuore, custodiscila
bene». Un’altra volta le venne portata un’altra
immaginetta, e lei se la portò sul petto dicendo: Ah! La donna
forte! Quest’immagine ha attinenza con quella della
Misericordia!».
La monetina di S. Benedetto
Un’altra volta il pellegrino le diede un involucro di vetro
dove era attaccata una monetina ad un pezzettino di velluto. Allora
lei disse: «La stoffa è anche benedetta. Questa è
una monetina di san Benedetto consacrata con una benedizione.
Benedetto l’ha lasciata al suo ordine religioso ed ha relazione
col miracolo che avvenne quando i monaci gli diedero da bere il
veleno ed egli infranse il bicchiere con il segno della croce. Questa
monetina agisce contro il veleno, la peste, l’incantesimo e le
tentazioni demoniche. Il velluto rosso, sul quale è attaccato,
è stato tolto dalla tomba di Willibald a Valpurga , nel luogo
dove scorre l’olio dalle ossa di Walpurga. I religiosi hanno
reciso questo pezzetto per tale uso, dopo esserci passati sopra con i
piedi nudi». Il luglio 1821: mentre essa parlava, il
“pellegrino” le diede nelle mani un libro aperto con la
pagina chiazzata del suo sangue. A questa vista essa rise e disse:
«Quello che è sprizzato sul libro proviene da questo
fiorellino rosso e bianco al centro della mia mano». Un’altra
volta “il pellegrino” le diede la medesima pagina nelle
mani ponendole la domanda: Losa ha toccato questo foglio?’
allora si girò e disse: Le piaghe di Gesù!”.
16-43 Febbraio 2, 1924 L’abbandono in Dio forma le ali per volare nell’ambito dell’Eternità. Cosa è l’Eternità.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Mi sentivo molto oppressa per la privazione del mio dolce Gesù, e per altre ragioni che non è necessario scriverle su carta; ed il mio amato Gesù, movendosi nel mio interno e stringendomi a Sé per darmi la forza, ché mi sentivo soccombere, mi ha detto:
(2) “Figlia mia, la mia Volontà è vita e moto di tutto, ma sai tu chi segue il suo moto e prende il volo nel mio Eterno Volere, in modo che gira come Esso gira nell’ambito dell’eternità, e si trova dove Esso si trova e fa ciò che Esso fa? L’anima del tutto abbandonata nella mia Santa Volontà; l’abbandono sono le ali per volare insieme col mio Volere, come cessa l’abbandono così perde il volo e restano distrutte le ali. Sicché tutti sentono il moto, la vita della mia Volontà, ma vi restano al punto dove stanno, perché non c’è moto che non parta da Me, ma solo chi tiene le ali dell’abbandono in Me, che fa la stessa via della mia Volontà, sorvola su tutto, sí in Cielo che in terra, entra nell’ambito dell’eternità e gira in mezzo alle tre Divine Persone, penetra nei più intimi nascondigli di loro, è a giorno dei loro segreti e delle loro beatitudini. Succede come ad una macchina, dove in mezzo c’è la prima ruota ed intorno tant’altre piccole rotelle, ma fisse; come si muove la prima ruota, tutte ricevono il moto, ma mai giungono a toccare la prima ruota, né nulla sanno di ciò che essa fa e dei beni che contiene; invece un’altra piccola rotella non è fissa, e per mezzo di un meccanismo gira sempre per tutte le rotelle, per trovarsi in ogni moto della prima ruota, per far di nuovo il suo giro; ora, questa rotella girante sa ciò che c’è nella prima ruota e vi prende parte ai beni che essa contiene. Ora, la prima ruota è la mia Volontà; le rotelle fisse sono le anime abbandonate a sé stesse, il che le rende immobilizzate nel bene; la rotella girante è l’anima che vive nella mia Volontà; il meccanismo è l’abbandono tutto in Me, sicché ogni mancanza di abbandono in Me è un giro che perdi nell’ambito dell’Eternità. Se sapessi che significa perdere un giro eterno! ”.
(3) Io, nel sentire ciò ho detto: “Ma dimmi amor mio, che significa eternità, e che cosa è questo giro eterno? ”.
(4) E Gesù ha soggiunto: “Figlia mia, l’eternità è un circolo immenso, dove non si può conoscere né dove comincia né dove finisce; in questo circolo si trova Dio, senza principio e senza fine, dove possiede felicità, beatitudine, gioie, ricchezze, bellezza, ecc. , infinite. In ogni moto divino, che non cessa mai, mette fuori da questo circolo dell’eternità, nuove felicità, nuove bellezze, nuove beatitudini, ecc. , ma questo nuovo è un atto non mai interrotto, ma uno non è pari all’altro, distinti tra loro, i nostri contenti sono sempre nuovi; sono tale e tante le nostre beatitudini, che mentre ne godiamo una un’altra ci sorprende, e sempre, e mai finiscono, sono eterne, immense al par di Noi, e ciò che è eterno tiene virtù di far sorgere cose sempre nuove; l’antico, le cose ripetute non esistono in ciò che è eterno. Ma sai tu chi in Cielo prende più parte a quel nuovo che mai esaurisce? Chi più avrà praticato il bene in terra, questo bene sarà come il germe che gli porterà la conoscenza delle nostre beatitudini, gioie, bellezze, amore, bontà, ecc. , e a secondo quel bene che l’anima ha praticato in terra, che ha qualche armonia con le nostre svariate beatitudini, così si avvicinerà a Noi e a larghi sorsi si riempie di quella beatitudine di cui ne contiene il germe, fino a traboccarne fuori. Di tutto ciò che contiene il circolo dell’eternità prenderanno parte; invece dei germi acquistati in terra, ne saranno riempiti. Succederà come ad uno che ha imparato la musica, un lavoro, una scienza; suonandosi la musica, molti ascoltano e godono, ma chi capisce, chi sente penetrare nell’intelligenza, scendere nel cuore tutte quelle note di gaudio o di dolore, sentirsi come riempito e vedere in atto le scene che la musica esprime? Chi ha studiato, chi si è affaticato ad impararla, gli altri godono, ma non capiscono, il loro godimento è al suono dell’udito, tutto l’interno ne resta digiuno; così chi ha imparato le scienze, chi gode di più: uno che ha studiato, che ha logorato la sua intelligenza sui libri, su tante cose scientifiche, oppure chi le ha solo guardato? Certo, chi ha studiato può fare dei giusti guadagni, può occupare posti distinti; invece l’altro può godere la sola vista se vede cose che appartengono alle scienze; così di tutte le altre cose. Se questo succede in terra, molto più nel Cielo, dove la giustizia pesa con la bilancia dell’amore ogni piccolo atto buono fatto dalla creatura, e vi mette su quell’atto buono una felicità, una gioia, una bellezza interminabile.
(5) Ora, che sarà dell’anima che avrà vissuto nel mio Volere, dove tutti i suoi atti restano con un germe eterno e divino? Il circolo dell’eternità si riverserà talmente in loro, che tutta la Celeste Gerusalemme ne resterà stupita e faranno nuove feste, e riceveranno nuova gloria”.