Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi della 2° settimana del tempo ordinario (San Francesco di Sales)
Vangelo secondo Matteo 4
1Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo.2E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame.3Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: "Se sei Figlio di Dio, di' che questi sassi diventino pane".4Ma egli rispose: "Sta scritto:
'Non di solo pane vivrà l'uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio".'
5Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio6e gli disse: "Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto:
'Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo,
ed essi ti sorreggeranno con le loro mani,
perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede'".
7Gesù gli rispose: "Sta scritto anche:
'Non tentare il Signore Dio tuo'".
8Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse:9"Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai".10Ma Gesù gli rispose: "Vattene, satana! Sta scritto:
'Adora il Signore Dio tuo
e a lui solo rendi culto'".
11Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano.
12Avendo intanto saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea13e, lasciata Nàzaret, venne ad abitare a Cafàrnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali,14perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:
15'Il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali,
sulla via del mare, al di là del Giordano,
Galilea delle genti;'
16'il popolo immerso nelle tenebre
ha visto una grande luce;
su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte
una luce si è levata.'
17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino".
18Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori.
19E disse loro: "Seguitemi, vi farò pescatori di uomini".20Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono.21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò.22Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono.
23Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.24La sua fama si sparse per tutta la Siria e così condussero a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guariva.25E grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.
Numeri 7
1Quando Mosè ebbe finito di erigere la Dimora e l'ebbe unta e consacrata con tutti i suoi arredi, quando ebbe eretto l'altare con tutti i suoi arredi e li ebbe unti e consacrati,2i capi di Israele, capi dei loro casati paterni, che erano capitribù e avevano presieduto al censimento, presentarono una offerta3e la portarono davanti al Signore: sei carri e dodici buoi, cioè un carro per due capi e un bue per ogni capo e li offrirono davanti alla Dimora.4Il Signore disse a Mosè:5"Prendili da loro per impiegarli al servizio della tenda del convegno e assegnali ai leviti; a ciascuno secondo il suo servizio".6Mosè prese dunque i carri e i buoi e li diede ai leviti.7Diede due carri e quattro buoi ai figli di Gherson, secondo il loro servizio;8diede quattro carri e otto buoi ai figli di Merari, secondo il loro servizio, sotto la sorveglianza di Itamar, figlio del sacerdote Aronne;9ma ai figli di Keat non ne diede, perché avevano il servizio degli oggetti sacri e dovevano portarli sulle spalle.
10I capi presentarono l'offerta per la dedicazione dell'altare, il giorno in cui esso fu unto;11i capi presentarono l'offerta uno per giorno, per la dedicazione dell'altare.
12Colui che presentò l'offerta il primo giorno fu Nacason, figlio di Amminadab, della tribù di Giuda;13la sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,14una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,15un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,16un capro per il sacrificio espiatorio17e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Nacason, figlio di Amminadab.
18Il secondo giorno, Netaneel, figlio di Suar, capo di Issacar, presentò l'offerta.19Offrì un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,20una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,21un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,22un capro per il sacrificio espiatorio23e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Netaneel, figlio di Suar.
24Il terzo giorno fu Eliab, figlio di Chelon, capo dei figli di Zàbulon.25La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,26una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,27un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,28un capro per il sacrificio espiatorio29e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Eliab, figlio di Chelon.
30Il quarto giorno fu Elisur, figlio di Sedeur, capo dei figli di Ruben.31La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,32una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,33un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,34un capro per il sacrificio espiatorio35e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Elisur, figlio di Sedeur.
36Il quinto giorno fu Selumiel, figlio di Surisaddai, capo dei figli di Simeone.37La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,38una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,39un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,40un capro per il sacrificio espiatorio41e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Selumiel, figlio di Surisaddai.
42Il sesto giorno fu Eliasaf, figlio di Deuel, capo dei figli di Gad.43La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,44una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,45un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,46un capro per il sacrificio espiatorio47e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Eliasaf, figlio di Deuel.
48Il settimo giorno fu Elesama, figlio di Ammiud, capo dei figli di Efraim.49La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento del peso di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,50una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,51un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,52un capro per il sacrificio espiatorio53e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Elesama, figlio di Ammiud.
54L'ottavo giorno fu Gamliel, figlio di Pedasur, capo dei figli di Manasse.55La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,56una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,57un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,58un capro per il sacrificio espiatorio59e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Gamliel, figlio di Pedasur.
60Il nono giorno fu Abidan, figlio di Ghideoni, capo dei figli di Beniamino.61La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,62una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,63un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,64un capro per il sacrificio espiatorio65e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Abidan, figlio di Ghideoni.
66Il decimo giorno fu Achiezer, figlio di Ammisaddai, capo dei figli di Dan.67La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,68una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,69un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,70un capro per il sacrificio espiatorio71e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Achiezer, figlio di Ammisaddai.
72L'undicesimo giorno fu Paghiel, figlio di Ocran, capo dei figli di Aser.73La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,74una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,75un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,76un capro per il sacrificio espiatorio77e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Paghiel, figlio di Ocran.
78Il decimosecondo giorno fu Achira, figlio di Enan, capo dei figli di Nèftali.79La sua offerta fu un piatto d'argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d'argento di settanta sicli, secondo il siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina intrisa in olio, per l'oblazione,80una coppa d'oro di dieci sicli piena di profumo,81un giovenco, un ariete, un agnello dell'anno per l'olocausto,82un capro per il sacrificio espiatorio83e per il sacrificio di comunione due buoi, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli dell'anno. Tale fu l'offerta di Achira, figlio di Enan.
84Questi furono i doni per la dedicazione dell'altare da parte dei capi d'Israele, il giorno in cui esso fu unto: dodici piatti d'argento, dodici vassoi d'argento, dodici coppe d'oro;85ogni piatto d'argento pesava centotrenta sicli e ogni vassoio d'argento settanta; il totale dell'argento dei vasi fu duemilaquattrocento sicli, secondo il siclo del santuario;86dodici coppe d'oro piene di profumo, le quali, a dieci sicli per coppa, secondo il siclo del santuario, diedero per l'oro delle coppe un totale di centoventi sicli.87Totale del bestiame per l'olocausto: dodici giovenchi, dodici arieti, dodici agnelli dell'anno, con le oblazioni consuete, e dodici capri per il sacrificio espiatorio.88Totale del bestiame per il sacrificio di comunione: ventiquattro giovenchi, sessanta arieti, sessanta capri, sessanta agnelli dell'anno. Questi furono i doni per la dedicazione dell'altare, dopo che esso fu unto.
89Quando Mosè entrava nella tenda del convegno per parlare con il Signore, udiva la voce che gli parlava dall'alto del coperchio che è sull'arca della testimonianza fra i due cherubini; il Signore gli parlava.
Salmi 110
1'Di Davide. Salmo.'
Oracolo del Signore al mio Signore:
"Siedi alla mia destra,
finché io ponga i tuoi nemici
a sgabello dei tuoi piedi".
2Lo scettro del tuo potere
stende il Signore da Sion:
"Domina in mezzo ai tuoi nemici.
3A te il principato
nel giorno della tua potenza
tra santi splendori;
dal seno dell'aurora,
come rugiada, io ti ho generato".
4Il Signore ha giurato
e non si pente:
"Tu sei sacerdote per sempre
al modo di Melchisedek".
5Il Signore è alla tua destra,
annienterà i re nel giorno della sua ira.
6Giudicherà i popoli:
in mezzo a cadaveri
ne stritolerà la testa su vasta terra.
7Lungo il cammino si disseta al torrente
e solleva alta la testa.
Salmi 133
1'Canto delle ascensioni. Di Davide.'
Ecco quanto è buono e quanto è soave
che i fratelli vivano insieme!
2È come olio profumato sul capo,
che scende sulla barba,
sulla barba di Aronne,
che scende sull'orlo della sua veste.
3È come rugiada dell'Ermon,
che scende sui monti di Sion.
Là il Signore dona la benedizione
e la vita per sempre.
Ezechiele 43
1Mi condusse allora verso la porta che guarda a oriente2ed ecco che la gloria del Dio d'Israele giungeva dalla via orientale e il suo rumore era come il rumore delle grandi acque e la terra risplendeva della sua gloria.3La visione che io vidi era simile a quella che avevo vista quando andai per distruggere la città e simile a quella che avevo vista presso il canale Chebàr. Io caddi con la faccia a terra.4La gloria del Signore entrò nel tempio per la porta che guarda a oriente.
5Lo spirito mi prese e mi condusse nell'atrio interno: ecco, la gloria del Signore riempiva il tempio.6Mentre quell'uomo stava in piedi accanto a me, sentii che qualcuno entro il tempio mi parlava7e mi diceva: "Figlio dell'uomo, questo è il luogo del mio trono e il luogo dove posano i miei piedi, dove io abiterò in mezzo agli Israeliti, per sempre. E la casa d'Israele, il popolo e i suoi re, non profaneranno più il mio santo nome con le loro prostituzioni e con i cadaveri dei loro re e con le loro stele,8collocando la loro soglia accanto alla mia soglia e i loro stipiti accanto ai miei stipiti, così che fra me e loro vi era solo il muro, hanno profanato il mio santo nome con tutti gli abomini che hanno commessi, perciò li ho distrutti con ira.9Ma d'ora in poi essi allontaneranno da me le loro prostituzioni e i cadaveri dei loro re e io abiterò in mezzo a loro per sempre.
10Tu, figlio dell'uomo, descrivi questo tempio alla casa d'Israele, perché arrossiscano delle loro iniquità; ne misurino la pianta11e, se si vergogneranno di quanto hanno fatto, manifesta loro la forma di questo tempio, la sua disposizione, le sue uscite, i suoi ingressi, tutti i suoi aspetti, tutti i suoi regolamenti, tutte le sue forme e tutte le sue leggi: mettili per iscritto davanti ai loro occhi, perché osservino tutte queste norme e tutti questi regolamenti e li mettano in pratica.12Questa è la legge del tempio: alla sommità del monte, tutto il territorio che lo circonda è santissimo; ecco, questa è la legge del tempio.
13Queste sono le misure dell'altare in cubiti, di un cubito e un palmo ciascuno. La base era di un cubito di altezza per un cubito di larghezza: il suo bordo intorno era un palmo. Tale lo zoccolo dell'altare.
14Dalla base che posava a terra fino alla piattaforma inferiore vi erano due cubiti di altezza e un cubito di larghezza: dalla piattaforma piccola alla piattaforma più grande vi erano quattro cubiti di altezza e un cubito di larghezza.
15Il focolare era di quattro cubiti e sul focolare vi erano quattro corni.16Il focolare era dodici cubiti di lunghezza per dodici di larghezza, cioè quadrato.17La piattaforma superiore era un quadrato di quattordici cubiti di lunghezza per quattordici cubiti di larghezza, con un orlo intorno di mezzo cubito, e la base, intorno, di un cubito: i suoi gradini guardavano a oriente.
18Egli mi parlò: "Figlio dell'uomo, dice il Signore Dio: Queste sono le leggi dell'altare, quando verrà costruito per offrirvi sopra il sangue.19Ai sacerdoti leviti della stirpe di Zadòk, che si avvicineranno a me per servirmi, tu darai - parola del Signore Dio - un giovenco per l'espiazione.20Prenderai di quel sangue e lo spanderai sui quattro corni dell'altare, sui quattro angoli della piattaforma e intorno all'orlo. Così lo purificherai e ne farai l'espiazione.21Prenderai poi il giovenco del sacrificio espiatorio e lo brucerai in un luogo appartato del tempio, fuori del santuario.22Il secondo giorno offrirai, per il peccato, un capro senza difetto e farai la purificazione dell'altare come hai fatto con il giovenco.23Terminato il rito della purificazione, offrirai un giovenco senza difetti e un montone del gregge senza difetti.24Tu li presenterai al Signore e i sacerdoti getteranno il sale su di loro, poi li offriranno in olocausto al Signore.25Per sette giorni sacrificherai per il peccato un capro al giorno e verrà offerto anche un giovenco e un montone del gregge senza difetti.26Per sette giorni si farà l'espiazione dell'altare e lo si purificherà e consacrerà.27Finiti questi giorni, dall'ottavo in poi, i sacerdoti immoleranno sopra l'altare i vostri olocausti, i vostri sacrifici di comunione e io vi sarò propizio". Oracolo del Signore Dio.
Lettera ai Filippesi 4
1Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete saldi nel Signore così come avete imparato, carissimi!
2Esorto Evòdia ed esorto anche Sìntiche ad andare d'accordo nel Signore.3E prego te pure, mio fedele collaboratore, di aiutarle, poiché hanno combattuto per il vangelo insieme con me, con Clemente e con gli altri miei collaboratori, i cui nomi sono nel libro della vita.
4Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi.5La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino!6Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti;7e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.
8In conclusione, fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri.9Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare. E il Dio della pace sarà con voi!
10Ho provato grande gioia nel Signore, perché finalmente avete fatto rifiorire i vostri sentimenti nei miei riguardi: in realtà li avevate anche prima, ma non ne avete avuta l'occasione.11Non dico questo per bisogno, poiché ho imparato a bastare a me stesso in ogni occasione;12ho imparato ad essere povero e ho imparato ad essere ricco; sono iniziato a tutto, in ogni maniera: alla sazietà e alla fame, all'abbondanza e all'indigenza.13Tutto posso in colui che mi dà la forza.
14Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alla mia tribolazione.15Ben sapete proprio voi, Filippesi, che all'inizio della predicazione del vangelo, quando partii dalla Macedonia, nessuna Chiesa aprì con me un conto di dare o di avere, se non voi soli;16ed anche a Tessalonica mi avete inviato per due volte il necessario.17Non è però il vostro dono che io ricerco, ma il frutto che ridonda a vostro vantaggio.18Adesso ho il necessario e anche il superfluo; sono ricolmo dei vostri doni ricevuti da Epafrodìto, che sono un profumo di soave odore, un sacrificio accetto e gradito a Dio.19Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza in Cristo Gesù.20Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.
21Salutate ciascuno dei santi in Cristo Gesù.22Vi salutano i fratelli che sono con me. Vi salutano tutti i santi, soprattutto quelli della casa di Cesare.
23La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito.
Capitolo V: L'attento esame di se stessi
Leggilo nella Biblioteca1. Non possiamo fare troppo affidamento su noi stessi, perché spesso ci manca la grazia e la capacità di sentire rettamente. Scarsa è la luce che è in noi, e subitamente la perdiamo per la nostra negligenza. Spesso poi non ci accorgiamo neppure di essere così ciechi interiormente: facciamo il male e, cosa ancora peggiore, ci andiamo scusando. Talora siamo mossi dalla passione, e la prendiamo per zelo; rimproveriamo negli altri piccole cose e passiamo sopra a quelle più grosse, commesse da noi. Avvertiamo con prontezza, e pesiamo ben bene ciò che gli altri ci fanno soffrire, ma non ci accorgiamo di quanto gli altri soffrono per causa nostra. Chi riflettesse bene e a fondo su se stesso, non giudicherebbe severamente gli altri. L'uomo interiore, prima di occuparsi di altre cose, guarda dentro di sé; e, intento diligentemente a se stesso, è portato a tacere degli altri. Solamente se starai zitto sugli altri, guardando specialmente a te stesso, giungerai a una vera e devota interiorità.
2. Se sarai tutto intento a te stesso e a Dio, ben poco ti scuoterà quello che sentirai dal di fuori. Sei forse da qualche parte, quando non sei presente in te? E se, dimenticando te stesso, tu avessi anche percorso il mondo intero, che giovamento ne avresti ricavato? Se vuoi avere pace e spirituale solidità, devi lasciar andare ogni cosa, e avere dinanzi agli occhi solamente te stesso. Grande sarà il tuo progresso se riuscirai a mantenerti libero da ogni preoccupazione terrena; se invece apprezzerai in qualche modo una qualsiasi cosa temporale, farai un gran passo indietro. Nulla per te sia grande, nulla eccelso, nulla gradito e caro, se non solamente Iddio, oppure cosa che venga da Dio. Considera vano ogni conforto che ti venga da qualsiasi creatura. L'anima che ama Dio disprezza tutto ciò che sia inferiore a Dio. Conforto dell'anima e vera letizia del cuore è soltanto Dio, l'eterno, l'incommensurabile, colui che riempie di sé l'universo.
LETTERA 83: Agostino indica ad Alipio, vescovo di Tagaste, come risolvere con giustizia e carità la vertenza concernente l'eredità d'un certo Onorato
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta fra il 404 e il 405.
Agostino indica ad Alipio, vescovo di Tagaste, come risolvere con giustizia e carità la vertenza concernente l'eredità d'un certo Onorato, da monaco di Tagaste diventato prete della Chiesa di Thiave (n. 1); si dice contrario a dividere la somma a metà tra il monastero e la chiesa di Thiave (come Alipio aveva proposto) (n. 2), per salvare la giustizia e non scandalizzare i fedeli (n. 3-6).
AGOSTINO E I FRATELLI DELLA SUA COMUNITA' INVIANO SALUTI NEL SIGNORE AD ALIPIO, SIGNORE BEATISSIMO, VENERANDO E CARISSIMO FRATELLO E COLLEGA NELL'EPISCOPATO
Dolore di Agostino per il turbamento nella Chiesa di Thiave.
1. Il dolore per la Chiesa di Thiave non dà tregua al mio cuore finché non saprò che quei fedeli sono tornati con te nei buoni rapporti d'amicizia di un tempo, cosa che occorre procurare subito. L'Apostolo infatti si diede tanto da fare per una sola persona dicendo: per paura che quel tale venga sommerso da un dolore troppo grande e non cadiamo in balìa di Satana, e soggiungendo: poiché non ne ignoriamo le macchinazioni 1. Quanto più occorre dunque che agiamo con la dovuta circospezione, affinché non abbiamo a piangere per tutto il gregge e specialmente per quelli che si sono convertiti di recente alla Chiesa Cattolica e che non potrei in alcun modo abbandonare. Siccome però la ristrettezza del tempo non ci ha permesso di prendere insieme una decisione ben ponderata, la Santità tua accolga il parere che mi è parso il migliore, scaturito da lunga riflessione dopo il nostro commiato; se incontra pure il tuo compiacimento, si mandi subito, senza indugio, la lettera scritta da me a nome di tutti e due.
Evitare scandali nelle vertenze di interessi.
2. Tu hai detto che i fedeli di Thiave abbiano la metà dell'eredità e l'altra metà sia in qualche modo procurata loro da me; io invece penso che, se fosse loro tolto tutto, ci sarebbe motivo per dire che ci siamo dato tanto pensiero non del denaro ma della giustizia. Se al contrario concediamo loro solo la metà e in tal modo concludiamo la pace con essi una buona volta, apparirà chiaro che l'unica nostra preoccupazione era quella del denaro e vedi da te stesso quale danno ne deriverebbe. Da una parte infatti daremo loro l'impressione che abbiamo loro sottratto la metà appartenente ad essi e dall'altra avremo noi stessi l'impressione ch'essi abbiano subìto un'offesa e un'ingiustizia nell'essere aiutati con la metà di quello che era tutto dei poveri. Infatti la tua affermazione: " Volendo correggere una questione dubbia, occorre badare di non aprire ferite più gravi ", conserverà altrettanto valore anche nel caso in cui si conceda loro soltanto la metà. Poiché, proprio se concederemo tale metà a coloro che si ritirano in monastero e alla cui vita religiosa vogliamo provvedere, rimanderanno ad altro tempo la vendita dei loro beni con pretesti dilatorii, lasciandosi trascinare da questo esempio. E poi sarebbe strano che per una questione dubbia si debba causare un sì grave scandalo di tutti i fedeli, i quali penserebbero che siano macchiati di sordida avidità di denaro i propri vescovi, da essi altamente stimati, se non si evitasse ogni apparenza di male.
Questioni economiche e vita religiosa.
3. Poiché quando uno abbandona il mondo per entrare in monastero, se lo fa con retta intenzione, non si preoccupa del denaro, soprattutto se avvertito di quanto ciò sarebbe male. Se invece è finto e cerca il proprio interesse e non quello di Cristo 2, non possiede certo la carità, e allora a che gli gioverebbe, anche se distribuisse tutti i suoi beni ai poveri e desse il suo corpo alle fiamme 3? A ciò si aggiunga il fatto, già considerato nel nostro colloquio, che tale inconveniente potrà in seguito essere evitato trattando la cosa con chi si ritira alla vita monastica, se si stabilisce che non venga ammesso nella comunità dei fratelli prima che si sia liberato da tutti quei legami e si differisca l'ammissione al momento in cui il suo patrimonio sarà alienato. Come può evitarsi la morte spirituale di questi deboli e un sì grande ostacolo alla loro salvezza, mentre facciamo tanti sforzi per guadagnarli alla Chiesa Cattolica? Non può evitarsi in altro modo se non facendo capire loro molto chiaramente che in tali casi non siamo mossi assolutamente da alcuna preoccupazione di denaro. Essi però non arriveranno a capirlo in nessun modo, se noi non lasciamo alle loro necessità, i beni che hanno sempre giudicato appartenere al prete, perché, sebbene non gli appartenessero, avrebbero dovuto esserne informati fin da principio.
Nelle questioni pecuniarie occorre osservare le norme legali.
4. Mi pare dunque che in faccende di tal genere debba osservarsi la seguente norma: quando uno viene ordinato prete, deve appartenere alla Chiesa, in cui viene ordinato, tutto ciò che gli apparteneva in forza del diritto di legittimo possesso. Ora, in forza dello stesso diritto, appartiene talmente al prete Onorato tutto il patrimonio di cui si tratta, che, essendo stato ordinato altrove e vivendo nel monastero di Tagaste, qualora morisse senza che la sua proprietà fosse stata venduta o fosse passata ad altri con pubblico atto di donazione, ne entrerebbero in possesso soltanto i suoi eredi, nello stesso modo con cui il fratello Emiliano entrò in possesso di trenta soldi del fratello Privato. Occorre dunque prendere innanzi tutto queste precauzioni; se non si sono prese, occorre osservare le norme di legge che danno diritto di entrare o no in possesso di tali beni, norme stabilite per la salvaguardia della civile società. Ci asterremo così, per quanto ci sarà possibile, non solo da ogni azione cattiva 4, ma anche da ciò che ne ha l'apparenza e conserveremo la buona fama tanto necessaria al nostro ministero. Consideri ora la tua santa Prudenza quanto sia cattiva l'impressione che dalla nostra condotta può ricevere la gente. Io, nel timore di cadere per caso in qualche sbaglio, come mi capita di solito quando, per essere troppo propenso al mio modo di vedere, mi allontano dalla verità, ho esposto la questione al nostro collega e fratello Sansucio, senza parlargli della tristezza di quei fedeli da noi sperimentata. Non gli ho parlato neppure del mio modo di vedere attuale, ma di quello che ci pareva giusto quando ci opponevamo a quello di Thiave. Egli ne rimase fortemente sbigottito e si stupì che avessimo avuto una simile idea; ma ciò che lo ha costernato è l'apparenza vergognosa della cosa, assolutamente indegna non solo della nostra vita, ma della vita e dei costumi di qualsiasi altra persona.
Il ministero sacro è ostacolato dall'interesse temporale.
5. Ti scongiuro perciò di spedire senza indugio a quelli di Thiave, munita della tua firma, la lettera da me scritta loro a mio e tuo nome. Se, acuto qual sei, comprendi che è giusto quanto abbiamo deciso, che non si debbano obbligare i deboli ad apprendere ciò che neanche io riesco a comprendere, in questa faccenda si rispetti nei loro riguardi la prudenza del Signore che disse: Avrei da dirvi ancora molte cose, ma per adesso sono al di sopra della vostra portata 5 e, mosso da compassione per siffatta debolezza, a proposito del dovere di pagare il tributo disse pure: I figli dunque ne sono esenti, ma affinché non li scandalizziamo ecc., quando mandò Pietro a pescare, affinché il collegio apostolico potesse pagare le due dramme che venivano riscosse per il culto 6. Cristo infatti conosceva un altro diritto in forza del quale non era tenuto a pagare alcuna imposta di tal genere, ma la pagava in forza di quella stessa legge per cui, come dicevo, l'erede del prete Onorato entrerebbe in possesso dei suoi beni se morisse prima di aver donato o venduto il suo patrimonio. L'apostolo Paolo del resto, a proposito dello stesso diritto della Chiesa, usa indulgenza verso i deboli senza esigere alcuna contribuzione in denaro, che pure in coscienza era sicuro di poter esigere con ogni diritto, ma egli non si preoccupa d'altro se non di evitare un sospetto che avrebbe potuto guastare il buon profumo di Cristo, astenendosi da quanto poteva avere l'apparenza di male in paesi ove sapeva che era necessario fare così 7, forse anche prima di aver sperimentato la malignità della gente. Noi invece mettiamoci a correggere, sebbene in ritardo e dopo l'esperienza fatta, il male che avremmo dovuto prevedere.
Arrendevolezza di Agostino.
6. Finalmente, poiché temo ogni evenienza e mi ricordo che al momento del nostro commiato mi proponesti che i fratelli di Tagaste mi considerino debitore per metà della somma, se tu comprendi chiaramente che ciò è giusto, io non oppongo rifiuto: solo che soddisferò il debito appena ne avrò la possibilità, quando cioè al monastero d'Ippona verranno dei proventi di tal consistenza, che si possa adempiere tale obbligo senza disagio, cioè tale che, toltane la somma da sborsare, ne tocchi ai nostri una parte non inferiore in proporzione del numero dei membri della comunità religiosa.
1 - 2 Cor 2, 7. 11.
2 - Fil 2, 21.
3 - 1 Cor 13, 3.
4 - 1 Ts 5, 22.
5 - Gv 16, 12.
6 - Mt 17, 26 s.
7 - Cf. 1 Cor 9, 1-23.
Capitolo XLIII: Contro l’inutile scienza di questo mondo
Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis
Leggilo nella Biblioteca1. Figlio, non ti smuovano i ragionamenti umani, per quanto eleganti e profondi; ché "il regno di Dio non consiste nei discorsi, ma nelle virtù" (1Cor 4,20). Guarda alle mie parole; esse infiammano i cuori e illuminano le menti; conducono al pentimento e infondono molteplice consolazione. Che tu non legga mai neppure una parola al fine di poter apparire più dotto e più sapiente. Attendi, invece, alla mortificazione dei vizi; cosa che ti gioverà assai più che essere a conoscenza di molti difficili problemi. Per quanto tu abbia molto studiato ed appreso, dovrai sempre tornare al principio primo. Sono io "che insegno all'uomo la sapienza" (Sal 93,10); sono io che concedo ai piccoli una conoscenza più chiara di quella che possa essere impartita dall'uomo. Colui per il quale sono io a parlare, avrà d'un tratto la sapienza e progredirà assai nello spirito. Guai a coloro che vanno ricercando presso gli uomini molte strane nozioni, e poco si preoccupano di quale sia la strada del servizio a me dovuto. Verrà il tempo in cui apparirà il maestro dei maestri, Cristo signore degli angeli, ad ascoltare quel che ciascuno ha da dire, cioè ad esaminare la coscienza di ognuno. Allora Gerusalemme sarà giudicata in gran luce (Sof 1,12). Allora ciò che si nascondeva nelle tenebre apparirà in piena chiarezza; allora verrà meno ogni ragionamento fatto di sole parole.
2. Sono io che innalzo la mente umile, così da farle comprendere i molti fondamenti della verità eterna; più che se uno avesse studiato a scuola per dieci anni. Sono io che insegno, senza parole sonanti, senza complicazione di opinioni diverse, senza contrapposizione di argomenti; senza solennità di cattedra. Sono io che insegno a disprezzare le cose terrene, a rifuggire da ciò che è contingente e a cercare l'eterno; inoltre, a rifuggire dagli onori, a sopportare le offese, a riporre ogni speranza in me, a non desiderare nulla all'infuori di me e ad amarmi con ardore, al di sopra di ogni cosa. In verità ci fu chi, solo con il profondo amore verso di me, apprese le cose di Dio; e le sue parole erano meravigliose. Abbandonando ogni cosa, egli aveva imparato assai più che applicandosi a sottili disquisizioni. Ad alcuni rivolgo parole valevoli per tutti; ad altri rivolgo parole particolari. Ad alcuni appaio con la mite luce di figurazioni simboliche, ad altri rivelo i misteri con grande fulgore. La voce dei libri è una sola, e non plasma tutti in egual modo. Io, invece, che sono maestro interiore, anzi la verità stessa, io che scruto i cuori e comprendo i pensieri e muovo le azioni degli uomini, vado distribuendo a ciascuno secondo che ritengo giusto.
Budapest (Ungheria), 15 settembre 1991. Festa della Madonna Addolorata. Grande è il mio dolore.
Don Stefano Gobbi
«Oggi ti trovi qui a fare due grandi Cenacoli con i Sacerdoti e i fedeli del mio Movimento di Ungheria. Vedi le profonde ferite lasciate da tanti anni di dura oppressione comunista. Ma con gioia puoi contemplare i nuovi germogli che sono sbocciati da tanto soffrire e oggi li racchiudi nel giardino celeste del mio Cuore Immacolato. Dona a tutti il balsamo della mia materna tenerezza. Fai sentire come è grande il mio amore di Mamma verso di loro. Qui sono personalmente intervenuta per portare questi miei figli sulla strada della loro liberazione da una grande schiavitù.
Ma grande è il mio dolore nel vedere che l'umanità intera è ancora schiava del materialismo, dell'ateismo pratico, dell'edonismo, della ribellione, dell'odio e della impurità. Grande è il mio dolore perché i miei materni ed angosciati richiami alla conversione ed al ritorno al Signore non vengono ascoltati né seguiti. Per questo mi rivolgo ancora a voi, miei prediletti e figli a Me consacrati, e vi domando di offrire al Signore la vostra vita di preghiera e di sofferenza, in spirito di amore e di riparazione, per la salvezza di questa povera umanità, che corre sulla strada della sua stessa distruzione.
Così, per mezzo di voi, posso continuare la mia materna opera di misericordia, che ho incominciato in questi Paesi, ma che devo ancora portare a compimento in ogni parte del mondo, per il trionfo del mio Cuore Immacolato».