Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 2° settimana del tempo ordinario (Santa Agnese)
Vangelo secondo Luca 24
1Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato.2Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro;3ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.4Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti.5Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo?6Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea,7dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno".8Ed esse si ricordarono delle sue parole.
9E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri.10Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli.11Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse.
12Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l'accaduto.
13Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Èmmaus,14e conversavano di tutto quello che era accaduto.15Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro.16Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo.17Ed egli disse loro: "Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?". Si fermarono, col volto triste;18uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: "Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?".19Domandò: "Che cosa?". Gli risposero: "Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo;20come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso.21Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute.22Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro23e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo.24Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto".
25Ed egli disse loro: "Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti!26Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?".27E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.28Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano.29Ma essi insistettero: "Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino". Egli entrò per rimanere con loro.30Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro.31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista.32Ed essi si dissero l'un l'altro: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?".33E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro,34i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone".35Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
36Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!".37Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma.38Ma egli disse: "Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho".40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.41Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: "Avete qui qualche cosa da mangiare?".42Gli offrirono una porzione di pesce arrostito;43egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
44Poi disse: "Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi".45Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse:46"Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno47e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.48Di questo voi siete testimoni.49E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto".
50Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse.51Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo.52Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia;53e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
Genesi 1
1In principio Dio creò il cielo e la terra.2Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
3Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu.4Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre5e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.
6Dio disse: "Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque".7Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne.8Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.
9Dio disse: "Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l'asciutto". E così avvenne.10Dio chiamò l'asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa buona.11E Dio disse: "La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie". E così avvenne:12la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona.13E fu sera e fu mattina: terzo giorno.
14Dio disse: "Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni15e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra". E così avvenne:16Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle.17Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra18e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona.19E fu sera e fu mattina: quarto giorno.
20Dio disse: "Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo".21Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona.22Dio li benedisse: "Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra".23E fu sera e fu mattina: quinto giorno.
24Dio disse: "La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie". E così avvenne:25Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona.
26E Dio disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra".
27Dio creò l'uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò.
28Dio li benedisse e disse loro:
"Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra;
soggiogatela e dominate
sui pesci del mare
e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente,
che striscia sulla terra".
29Poi Dio disse: "Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo.30A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde". E così avvenne.31Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
Proverbi 7
1Figlio mio, custodisci le mie parole
e fa' tesoro dei miei precetti.
2Osserva i miei precetti e vivrai,
il mio insegnamento sia come la pupilla dei tuoi occhi.
3Lègali alle tue dita,
scrivili sulla tavola del tuo cuore.
4Di' alla sapienza: "Tu sei mia sorella",
e chiama amica l'intelligenza,
5perché ti preservi dalla donna forestiera,
dalla straniera che ha parole di lusinga.
6Mentre dalla finestra della mia casa
stavo osservando dietro le grate,
7ecco vidi fra gli inesperti,
scorsi fra i giovani un dissennato.
8Passava per la piazza, accanto all'angolo della straniera,
e s'incamminava verso la casa di lei,
9all'imbrunire, al declinare del giorno,
all'apparir della notte e del buio.
10Ecco farglisi incontro una donna,
in vesti di prostituta e la dissimulazione nel cuore.
11Essa è audace e insolente,
non sa tenere i piedi in casa sua.
12Ora è per la strada, ora per le piazze,
ad ogni angolo sta in agguato.
13Lo afferra, lo bacia
e con sfacciataggine gli dice:
14"Dovevo offrire sacrifici di comunione;
oggi ho sciolto i miei voti;
15per questo sono uscita incontro a te
per cercarti e ti ho trovato.
16Ho messo coperte soffici sul mio letto,
tela fine d'Egitto;
17ho profumato il mio giaciglio di mirra,
di aloè e di cinnamòmo.
18Vieni, inebriamoci d'amore fino al mattino,
godiamoci insieme amorosi piaceri,
19poiché mio marito non è in casa,
è partito per un lungo viaggio,
20ha portato con sé il sacchetto del denaro,
tornerà a casa il giorno del plenilunio".
21Lo lusinga con tante moine,
lo seduce con labbra lascive;
22egli incauto la segue,
come un bue va al macello;
come un cervo preso al laccio,
23finché una freccia non gli lacera il fegato;
come un uccello che si precipita nella rete
e non sa che è in pericolo la sua vita.
24Ora, figlio mio, ascoltami,
fa' attenzione alle parole della mia bocca.
25Il tuo cuore non si volga verso le sue vie,
non aggirarti per i suoi sentieri,
26perché molti ne ha fatti cadere trafitti
ed erano vigorose tutte le sue vittime.
27La sua casa è la strada per gli inferi,
che scende nelle camere della morte.
Salmi 34
1'Di Davide, quando si finse pazzo in presenza di Abimelech e, da lui scacciato, se ne andò.'
2Alef. Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
3Bet. Io mi glorio nel Signore,
ascoltino gli umili e si rallegrino.
4Ghimel. Celebrate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
5Dalet. Ho cercato il Signore e mi ha risposto
e da ogni timore mi ha liberato.
6He. Guardate a lui e sarete raggianti,
non saranno confusi i vostri volti.
7Zain. Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo libera da tutte le sue angosce.
8Het. L'angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono e li salva.
9Tet. Gustate e vedete quanto è buono il Signore;
beato l'uomo che in lui si rifugia.
10Iod. Temete il Signore, suoi santi,
nulla manca a coloro che lo temono.
11Caf. I ricchi impoveriscono e hanno fame,
ma chi cerca il Signore non manca di nulla.
12Lamed. Venite, figli, ascoltatemi;
v'insegnerò il timore del Signore.
13Mem. C'è qualcuno che desidera la vita
e brama lunghi giorni per gustare il bene?
14Nun. Preserva la lingua dal male,
le labbra da parole bugiarde.
15Samech. Sta' lontano dal male e fa' il bene,
cerca la pace e perseguila.
16Ain. Gli occhi del Signore sui giusti,
i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
17Pe. Il volto del Signore contro i malfattori,
per cancellarne dalla terra il ricordo.
18Sade. Gridano e il Signore li ascolta,
li salva da tutte le loro angosce.
19Kof. Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito,
egli salva gli spiriti affranti.
20Res. Molte sono le sventure del giusto,
ma lo libera da tutte il Signore.
21Sin. Preserva tutte le sue ossa,
neppure uno sarà spezzato.
22Tau. La malizia uccide l'empio
e chi odia il giusto sarà punito.
23Il Signore riscatta la vita dei suoi servi,
chi in lui si rifugia non sarà condannato.
Ezechiele 27
1Mi fu rivolta questa parola del Signore:2"Orsù, figlio dell'uomo, intona un lamento su Tiro.3Di' a Tiro, alla città situata all'approdo del mare, che commercia con i popoli e con le molte isole:
Così dice il Signore Dio:
Tiro, tu dicevi: Io sono una nave di perfetta bellezza.
4In mezzo ai mari è il tuo dominio.
I tuoi costruttori ti hanno reso bellissima:
5con cipressi del Senìr
hanno costruito tutte le tue fiancate,
hanno preso il cedro del Libano
per farti l'albero maestro;
6i tuoi remi li hanno fatti con le querce di Basan;
il ponte te lo hanno fatto d'avorio,
intarsiato nel bòssolo delle isole di Chittim.
7Di lino ricamato d'Egitto
era la tua vela che ti servisse d'insegna;
di giacinto scarlatto delle isole di Elisà
era il tuo padiglione.
8Gli abitanti di Sidòne e d'Arvad erano i tuoi rematori,
gli esperti di Semer erano in te, come tuoi piloti.
9Gli anziani di Biblos e i suoi esperti erano in te
per riparare le tue falle.
Tutte le navi del mare e i loro marinai
erano in te per scambiare merci.
10Guerrieri di Persia, di Lud e di Put
erano nelle tue schiere,
appendevano in te lo scudo e l'elmo,
ti davano splendore.
11I figli di Arvad e il loro esercito
erano intorno alle tue mura
vigilando sui tuoi bastioni,
tutti appendevano intorno alle tue mura gli scudi,
coronando la tua bellezza.
12Tarsìs commerciava con te, per le tue ricchezze d'ogni specie, scambiando le tue merci con argento, ferro, stagno e piombo.13Anche la Grecia, Tubal e Mesech commerciavano con te e scambiavan le tue merci con schiavi e oggetti di bronzo.14Quelli di Togarmà ti fornivano in cambio cavalli da tiro, da corsa e muli.15Gli abitanti di Dedan trafficavano con te; il commercio delle molte isole era nelle tue mani: ti davano in pagamento corni d'avorio ed ebano.16Aram commerciava con te per la moltitudine dei tuoi prodotti e pagava le tue merci con pietre preziose, porpora, ricami, bisso, coralli e rubini.17Con te commerciavano Giuda e il paese d'Israele. Ti davano in cambio grano di Minnìt, profumo, miele, olio e balsamo.18Damasco trafficava con te per i tuoi numerosi prodotti, per i tuoi beni di ogni specie scambiando vino di Chelbòn e lana di Zacar.19Vedàn e Iavàn da Uzàl ti rifornivano ferro lavorato, cassia e canna aromatica in cambio dei tuoi prodotti.20Dedan trafficava con te in coperte di cavalli.21L'Arabia e tutti i prìncipi di Kedàr mercanteggiavano con te: trafficavano con te agnelli, montoni e capri.22I mercanti di Saba e di Raemà trafficavano con te, scambiando le tue merci con i più squisiti aromi, con ogni sorta di pietre preziose e con oro.
23Carran, Cannè, Eden, i mercanti di Saba, Assur, Kilmàd commerciavano con te.24Scambiavano con te vesti di lusso, mantelli di porpora e di broccato, tappeti tessuti a vari colori, funi ritorte e robuste, sul tuo mercato.25Le navi di Tarsìs viaggiavano, portando le tue mercanzie.
Così divenisti ricca e gloriosa
in mezzo ai mari.
26In alto mare ti condussero i tuoi rematori,
ma il vento d'oriente ti ha travolto
in mezzo ai mari.
27Le tue ricchezze, i tuoi beni e il tuo traffico,
i tuoi marinai e i tuoi piloti,
i riparatori delle tue avarie
i trafficanti delle tue merci,
tutti i guerrieri che sono in te
e tutta la turba che è in mezzo a te
piomberanno nel fondo dei mari,
il giorno della tua caduta.
28All'udire il grido dei tuoi nocchieri
tremeranno le spiagge.
29Scenderanno dalle loro navi
quanti maneggiano il remo:
i marinai, e tutti i piloti del mare
resteranno a terra.
30Faranno sentire il lamento su di te
e grideranno amaramente,
si getteranno sulla testa la polvere,
si rotoleranno nella cenere;
31si raderanno i capelli per te
e vestiranno di sacco;
per te piangeranno nell'amarezza dell'anima
con amaro cordoglio.
32Nel loro pianto intoneranno su di te un lamento,
su di te comporranno elegie:
Chi era come Tiro, ora distrutta in mezzo al mare?
33Quando dai mari uscivano le tue mercanzie,
saziavi tanti popoli;
con l'abbondanza delle tue ricchezze
e del tuo commercio
arricchivi i re della terra.
34Ora tu giaci travolta dai flutti
nelle profondità delle acque:
il tuo carico e tutto il tuo equipaggio
sono affondati con te.
35Tutti gli abitanti delle isole
sono rimasti spaventati per te
e i loro re, colpiti dal terrore,
hanno il viso sconvolto.
36I mercanti dei popoli fischiano su di te,
tu sei divenuta oggetto di spavento,
finita per sempre".
Lettera agli Ebrei 9
1Certo, anche la prima alleanza aveva norme per il culto e un santuario terreno.2Fu costruita infatti una Tenda: la prima, nella quale vi erano il candelabro, la tavola e i pani dell'offerta: essa veniva chiamata il Santo.3Dietro il secondo velo poi c'era una Tenda, detta Santo dei Santi, con4l'altare d'oro per i profumi e l'arca dell'alleanza tutta ricoperta d'oro, nella quale si trovavano un'urna d'oro contenente la manna, la verga di Aronne che aveva fiorito e le tavole dell'alleanza.5E sopra l'arca stavano i cherubini della gloria, che facevano ombra al luogo dell'espiazione. Di tutte queste cose non è necessario ora parlare nei particolari.
6Disposte in tal modo le cose, nella prima Tenda entrano sempre i sacerdoti per celebrarvi il culto;7nella seconda invece solamente il sommo sacerdote, una volta all'anno, e non senza portarvi del sangue, che egli offre per se stesso e per i peccati involontari del popolo.8Lo Spirito Santo intendeva così mostrare che non era ancora aperta la via del santuario, finché sussisteva la prima Tenda.9Essa infatti è una figura per il tempo attuale, offrendosi sotto di essa doni e sacrifici che non possono rendere perfetto, nella sua coscienza, l'offerente,10trattandosi solo di cibi, di bevande e di varie abluzioni, tutte prescrizioni umane, valide fino al tempo in cui sarebbero state riformate.
11Cristo invece, venuto come sommo sacerdote di beni futuri, attraverso una Tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano di uomo, cioè non appartenente a questa creazione,12non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue entrò una volta per sempre nel santuario, procurandoci così una redenzione eterna.13Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsi su quelli che sono contaminati, li santificano, purificandoli nella carne,14quanto più il sangue di Cristo, che con uno Spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalla opere morte, per servire il Dio vivente?
15Per questo egli è mediatore di una nuova alleanza, perché, essendo ormai intervenuta la sua morte per la rendenzione delle colpe commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l'eredità eterna che è stata promessa.16Dove infatti c'è un testamento, è necessario che sia accertata la morte del testatore,17perché un testamento ha valore solo dopo la morte e rimane senza effetto finché il testatore vive.18Per questo neanche la prima alleanza fu inaugurata senza sangue.19Infatti dopo che tutti i comandamenti furono promulgati a tutto il popolo da Mosè, secondo la legge, questi, preso il sangue dei vitelli e dei capri con acqua, lana scarlatta e issòpo, ne asperse il libro stesso e tutto il popolo,20dicendo: 'Questo è il sangue dell'alleanza che Dio ha stabilito per voi'.21Alla stessa maniera asperse con il sangue anche la Tenda e tutti gli arredi del culto.22Secondo la legge, infatti, quasi tutte le cose vengono purificate con il sangue e senza spargimento di sangue non esiste perdono.
23Era dunque necessario che i simboli delle realtà celesti fossero purificati con tali mezzi; le realtà celesti poi dovevano esserlo con sacrifici superiori a questi.24Cristo infatti non è entrato in un santuario fatto da mani d'uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore,25e non per offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui.26In questo caso, infatti, avrebbe dovuto soffrire più volte dalla fondazione del mondo. Ora invece una volta sola, alla pienezza dei tempi, è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso.27E come è stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio,28così Cristo, dopo essersi offerto una volta per tutte allo scopo di togliere i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione col peccato, a coloro che l'aspettano per la loro salvezza.
Capitolo XIV: L’ardente brama del Corpo di Cristo in alcuni devoti
Leggilo nella BibliotecaParola del discepolo
1. "Quanto è grande, o Signore, la ricchezza della tua bontà, riservata a coloro che ti temono" (Sal 30,20). O Signore, quando penso a certe anime devote, che si accostano al tuo Sacramento con grandissima devozione ed amore, spesso mi sento in colpa ed arrossisco. Al tuo altare e alla mensa della santa Comunione io vengo infatti con tanta tiepidezza e freddezza, restando così arido e senza slancio del cuore, non totalmente infiammato dinanzi a te, o mio Dio, e non così fortemente attratto d'amore verso di te, come lo furono molte anime devote. Nel loro grande desiderio della Comunione e nel palpitante loro amore, queste anime devote non potevano trattenersi dal pianto; con la bocca del cuore, e insieme con quella del corpo, anelavano dal profondo a te, fonte viva, non potendo calmare o saziare la propria sete in altro modo che ricevendo il tuo corpo, con piena letizia e con spirituale avidità. Veramente ardente, la loro fede; tale da costituire essa stessa motivo di prova della tua presenza. Questi devoti riconoscono davvero il loro Signore nello spezzare il pane, e il loro cuore arde tutto per quel Gesù, che sta camminando con loro (Lc 24,30s). Da me sono spesso ben lontani un tale slancio devoto, un amore così ardente.
2. Usami misericordia, o buon Gesù, dolce e benigno. Al poveretto tuo, che va implorando, concedi di sentire, almeno qualche volta, nella santa Comunione, un poco dell'impeto amoroso del tuo cuore; così si irrobustirà la mia fede, si dilaterà la speranza nella tua bontà, e in me non verrà mai meno un amore che già arde pienamente e che ha potuto gustare la manna del cielo. Ben può la tua misericordia concedermi almeno la grazia del desiderio e venire a me donandomi ardore di spirito, finché non giunga il giorno da te stabilito. In verità, benché io non sia acceso da una brama così grande come quella delle persone particolarmente a te devote, tuttavia sento, per grazia sua, di desiderare quel desiderio, grande e ardente; prego e sospiro di essere unito a tutti coloro che ti amano con fervore e di essere considerato della loro santa schiera.
DISCORSO 311 NEL NATALE DEL MARTIRE CIPRIANO
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella Biblioteca
Imitazione delle virtù: celebrazione dei Martiri. Sapienza e pazienza vincono il mondo.
1. 1. Ci ha reso festivo questo giorno la "passione" del beatissimo martire Cipriano, e la fama della sua vittoria ci ha fatti convenire con fervorosa devozione in questo luogo. Ma la celebrazione della solennità dei martiri dev'essere l'imitazione delle virtù. È facile onorare il martire, è assai impegnativo imitarne la fede e la pazienza. Occupiamoci di questo in modo da poter desiderare l'altro; questa nostra celebrazione sia tale che ci porti ad amare quello. Che cosa lodiamo nella fede del martire? Perché ha lottato fino alla morte per la verità, perciò ha vinto. Disprezzò il mondo nelle sue lusinghe, non si arrese ad esso quando incrudeliva; giunse perciò da vincitore alla presenza di Dio. Innumerevoli in questa vita i casi di errori e di terrori: il beatissimo martire ebbe ragione degli errori con la sapienza; con la pazienza ebbe il sopravvento sui terrori. Quanto egli fece ha grande valore: avendo seguito l'Agnello, vinse il leone. Quando il persecutore si faceva crudele, era il leone che infuriava: ma poiché in alto l'Agnello attirava lo sguardo, in basso il leone veniva conculcato; Colui che con la morte distrusse la morte, pendette dalla croce, versò il sangue, operò la redenzione del mondo.
Gli Apostoli morirono quali testimoni del Signore.
2. 2. I beati Apostoli, primi "arieti" del gregge santo, videro lo stesso Signore Gesù pendente dalla croce, soffrirono per lui che moriva, si ritrassero spaventati davanti a lui risorto, lo amarono nella sua potenza e dettero anch'essi il sangue in cambio di quello che avevano visto versare. Considerate, fratelli, la portata dell'evento per il quale degli uomini furono inviati in tutto il mondo ad annunziare, di un uomo morto, che era risuscitato ed era asceso al cielo, ed a causa di tale annunzio soffrirono tutto ciò che il mondo dissennato imponeva loro: perdite, esilio, carcere, tormenti, fiamme, belve, croci, morte. Non so io il perché di questo? O che, fratelli miei, Pietro moriva per una gloria personale, oppure presentava se stesso? Uno moriva perché fosse un altro ad essere onorato; uno veniva messo a morte perché fosse un altro a ricevere adorazione. Potrebbe far questo se non per l'ardore della carità e l'assoluta certezza della verità? Avevano avuto sotto gli occhi quanto dicevano: come avrebbero infatti affrontato la morte per un evento da loro non visto? Dovevano smentire ciò che avevano veduto. Non lo fecero; portarono l'annunzio di un morto che sapevano vivo. Sapevano per quale vita dovevano disprezzare la vita; sapevano per quale felicità tolleravano l'infelicità di una vita che ha fine, in vista di quali ricompense non facevano caso alle perdite. La loro fede non si poteva equiparare al mondo intero. Avevano ascoltato: Qual vantaggio avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? 1 L'attrattiva del mondo non fu una remora per loro che procedevano alacremente, così pure, per loro, di passaggio verso altra regione, le cose transitorie; per quanto sia e comunque sia luminosa la felicità da lasciare qui senza poter trasferirla nell'altra vita, verrà la volta che anche quanti ora sono in vita devono lasciarla quaggiù.
I Martiri insegnano con l'esempio il disprezzo del mondo.
3. 3. Disprezzate, dunque, questo mondo, voi cristiani, disprezzate il mondo, disprezzatelo. Lo disprezzarono i martiri, lo disprezzarono gli Apostoli, lo disprezzò il beato Cipriano, di cui oggi celebriamo la memoria. Volete essere ricchi, volete essere onorati, volete essere sani: tutto disprezzò il beato Cipriano, al cui altare siete oggi convenuti. Ditemi di grazia, perché amate tanto quelle cose che disprezzò colui che così venerate ed al quale certamente non rendereste onore in tal modo se non le avesse disprezzate? Com'è che ti scopro amante di queste cose mentre nutri venerazione per chi se ne fece sprezzante? È certo che non avresti venerazione per lui se le avesse amate. Anche tu, non amarle: non è che sia entrato e ti abbia chiuso la porta in faccia. Disprezzale anche tu ed entra dopo di lui. L'ingresso è accessibile: Cristo è la porta. Anche per te si aprì la porta quando il suo fianco fu aperto dalla lancia. Ricorda che cosa ne uscì; quindi, scegli per dove tu possa entrare. Dal fianco del Signore che pendeva e moriva sulla croce uscì sangue ed acqua, quando fu aperto dalla lancia 2. Nell'acqua è la tua purificazione, nel sangue la tua redenzione.
L'amore per le cose terrene è un legame per l'anima.
4. 4. Amate e non vogliate amare: il vostro amore a qualcosa si volga e da altro si distolga. Esiste infatti ciò che si può amare e fa progredire, e ciò che si può amare e preclude il passo. Non amare ciò che costituisce un ostacolo, se non vuoi trovare tormento. Quel che ami sulla terra è di impedimento, invischia le ali dello spirito, cioè le virtù che fanno volare a Dio. Non vuoi restare impigliato e ami quel che avvince? Non resti preso solo per il fatto che l'intrico ti risulta piacevole? Quanto più diletta tanto più soffoca. Vi dico questo: lodate pure, acclamate, amate. A farti riscontro non sono io, ma la Sapienza: "Voglio vita vissuta, non parole". Loda la Sapienza con la vita, non nel farti sentire, ma nel consentire.
Canti profani e danze proibite nel luogo sacro ove riposa Cipriano.
5. 5. Dice il Signore nel Vangelo: Vi abbiamo suonato, e non avete ballato 3. Come potrei dir questo se non lo avessi letto? Un superficiale si burla di me, però mi approva chi ha credito. Se non avessi premesso da chi viene tale espressione, chi di voi potrebbe accettare da me: Vi abbiamo suonato e non avete ballato? Forse che in questo luogo - sebbene il Salmo sia fatto per il canto - alcuno ritiene si debba ballare? Un tempo, non molti anni fa, l'impudenza di ballerini aveva invaso anche questo luogo; come ricordano le persone anziane, il vizio pestifero e l'insolenza di ballerini aveva invaso questo luogo tanto sacro, dove è sepolto il corpo di un Martire così santo; il vizio pestifero e l'insolenza di ballerini - ripeto - aveva invaso un luogo così sacro. Per l'intera notte vi si cantavano empietà e si ballava al ritmo del canto. Quando volle il Signore, ad opera del santo Fratello nostro, il vostro Vescovo, il quale dette inizio alle sacre veglie, quel vizio pestifero, dopo una prima contrastante reazione, si arrese davanti allo zelo, si vergognò davanti alla sapienza.
Per chi in armonia canto e vita.
6. 6. Dunque, poiché al presente per grazia di Dio qui non avvengono tali cose, perché non celebriamo giochi in onore dei demoni, durante i quali si usa fare queste cose a compiacenza di quelli che vengono onorati, i quali con la loro immondizia sono soliti condurre alla depravazione i loro cultori, qui si celebra invece la santità e la solennità dei martiri; qui non ci sono balli e, dove non si balla, si legge però al Vangelo: Vi abbiamo suonato e non avete ballato 4. Quanti non hanno ballato vengono rimproverati, sgridati, accusati. Dio ci guardi a che torni ora quell'impudenza: ascoltate piuttosto che cosa la sapienza voglia sia inteso da noi. Chi dà un comando, canta; chi esegue, balla. Che è il ballo se non l'accordo del movimento delle membra con il canto? Qual è il nostro canto? Non devo essere io a dirlo, perché non risulti mio. Mi si addice di più essere strumento che autore. Ripeto il nostro canto: Non amate né il mondo né le cose del mondo. Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno, come anche Dio rimane in eterno 5.
Chi balla in armonia con il canto spirituale mediante la conversione.
7. 7. Fratelli miei, notate che canto? Avete ascoltato chi canta ascoltiamo quanti ballano: con la disciplina della vita realizzate quell'armonia che rendono i ballerini con il movimento delle membra. Realizzatelo nel vostro intimo, che vi si adegui la condotta di vita. Si estirpi la concupiscenza, si pianti la carità. Tutto quanto viene prodotto da quest'albero è frutto buono. La concupiscenza niente di buono è capace di produrre, niente di male la carità. E si dice e si loda; e nessuno si converte. Quanto ho detto non è vero, lungi da noi! Cambiarono vita dei pescatori, in seguito anche moltissimi senatori; cambiò vita Cipriano, ed oggi siamo raccolti in gran numero presso il suo sepolcro. Egli stesso scrive, egli stesso attesta quale fosse stata un primo tempo la sua vita, quanto ingiusta, quanto empia, quanto riprovevole ed esecranda 6. Ha ascoltato uno che canta: si è esibito nel ballo, non con il corpo, ma con il pensiero. Si è mosso in consonanza con il canto onesto, si è mosso in consonanza con il canto nuovo: è entrato in armonia, ha amato, ha perseverato, ha lottato, ha vinto.
Sono gli uomini cattivi a rendere cattivi i tempi.
8. 8. E voi dite: Sono tempi difficili, sono tempi duri, tempi di sventure. Vivete bene e, con la vita buona, cambiate i tempi: cambiate i tempi e non avrete di che lamentarvi. Che sono infatti i tempi, fratelli miei? L'estensione e la successione dei secoli. Si levò il sole, dodici ore dopo tramontò verso la parte opposta dell'orizzonte; un altro giorno, si levò al mattino e, di nuovo, tramontò. Calcola quante volte: questi sono i tempi. A chi recò danno la levata del sole? A chi recò danno il tramonto del sole? Dunque, il tempo non ha danneggiato alcuno. Ad essere danneggiati sono gli uomini; coloro dai quali ricevono danno sono uomini. Che grande dolore! uomini ricevono danno, uomini vengono derubati, uomini vengono uccisi. Da chi? non da leoni, non da serpenti, non da scorpioni; ma da uomini. Ne soffrono quanti vengono colpiti. Potendolo, non farebbero essi stessi ciò che condannano? Allora scopriamo che un uomo è malcontento, quando avrà potuto fare quello di cui si mostrava scontento. Ha la mia lode, ancora la mia lode se non avrà fatto ciò che rimproverava.
Dall'oro molti beni o molti mali.
9. 9. Carissimi, ma come si possono approvare coloro che sembrano dominare in questo mondo, se fanno meno di quello che possono? La Scrittura loda proprio colui il quale potendo trasgredire non ha trasgredito, che non corse dietro all'oro 7. È l'oro che deve seguire te, non tu seguire l'oro. L'oro infatti è cosa buona. È certo che Dio non ha creato niente di male. Non essere tu cattivo e l'oro risulta buono. Ecco, pongo dell'oro tra un uomo retto ed uno disonesto. Sia il disonesto a prenderlo; i poveri vengono oppressi, i magistrati corrotti, le leggi contraffatte, la vita sociale sconvolta. Questo perché? Perché a prendere l'oro fu un uomo disonesto. Sia l'uomo retto ad averlo; i poveri vengono sostentati, i nudi sono vestiti, gli oppressi liberati, i prigionieri riscattati. Quanti i beni derivati dall'oro che ha l'uomo onesto, quanti i mali dall'oro che ha l'uomo disonesto? Perciò a che scopo voi dite a volte, disgustati: E se l'oro non esistesse affatto? Tu non amare l'oro. Se sei disonesto, tu vai dietro all'oro; se sei retto, esso va dietro a te. Che vuol dire: "esso va dietro a te"? Che sei tu a governare, non sei asservito; perché sei tu a possedere e non sei posseduto.
Uomini retti insieme a disonesti nella Chiesa. La "Massa Candida". Cipriano chicco di grano scelto.
10. 10. Torniamo dunque alle parole della Sacra Scrittura: Chi non corse dietro all'oro. Chi potendo trasgredire non ha trasgredito. Chi è costui e gli daremo lode? 8 Chi è costui o chi lo è qui? Sono veramente in gran numero gli ascoltatori: e chi lo è qui? E tuttavia, lungi da me disperare che ce ne sia almeno alcuno, anzi, non alcuno, ma alcuni. Lungi da me disperare dell'aia di un così grande Padre di famiglia. Chi vede l'aia da lontano, ritiene si tratti solo di paglia; chi riesce a scorgere, scopre i chicchi. Dove ti scontenta la vista della paglia, là si nasconde il cumulo dei chicchi. Dove ti scontenta ciò che trebbiando si frantuma, ivi si trova ciò che è mondato dalla trebbiatura: è là, sii certo; è là. Infine, ne ha la certezza chi seminò, chi mieté, chi raccolse sull'aia: sa che là si trova di che riempire il granaio dopo la vagliatura. Ci fu una certa qual vagliatura in tempo di persecuzione: quali chicchi di grano ne vennero fuori? Da essa fiori la Massa Candida di Utica: da essa questo beatissimo Cipriano, quale assai eccellente e scelto chicco di grano. Veramente molti uomini ricchi non disprezzarono allora quanto possedettero? Quanti poveri non soccombettero allora alla prova? Ecco, in quella prova, come in una vagliatura, non fu di ostacolo ai ricchi il possesso dell'oro; che giovò ai poveri l'esser privi di oro? Gli uni vinsero, gli altri vennero meno.
Buono e cattivo uso delle cose. Beni propri dei buoni, beni comuni a buoni e cattivi.
11. 11. Non altro che le buone affezioni fanno buoni i costumi. Si abolisca l'oro dalla vita sociale: anzi, intervenga l'oro a provare i beni umani. Si recida la lingua degli uomini a causa di quanti bestemmiano Dio: e come si avranno coloro che lodano Dio? Che ti ha fatto la lingua? Ci sia chi canti bene e l'organo è buono. La lingua sia mossa da un animo retto: si fanno buoni discorsi, si riporta l'armonia tra persone in discordia, si consolano gli afflitti, si redarguiscono gli impudichi, si rende la calma ai collerici; Dio è lodato, Cristo è fatto conoscere, l'animo è infiammato di amore, di quello divino, non di amore umano; di quello spirituale, non di quello carnale. Tutte queste cose buone le compie la lingua. Perché? Perché è buono l'animo che se ne serve. Fa' che a servirsi della lingua sia l'uomo cattivo: ne verranno bestemmiatori, attaccabrighe, calunniatori, spie. Tutti mali dovuti alla lingua se chi si serve della lingua è cattivo.
Non si sottragga nulla dai beni umani.
12. 11. Non si sottragga alcunché dai beni umani: ci siano i beni e ci sia l'uso delle cose buone. Infatti, alcuni beni sono propri solo dei buoni, ed altri beni sono comuni a buoni e cattivi. I beni esclusivi dei buoni sono: la pietà, la fede, la giustizia, la castità, la prudenza, la modestia, la carità e tutti gli altri di questo genere. I beni comuni a buoni e cattivi sono il denaro, l'onore, il potere di questo mondo, il governo, la salute stessa del corpo. Anche questi sono beni, ma richiedono persone buone.
Perché Dio concede i beni temporali anche ai cattivi.
13. 12. È già qui quell'uomo malcontento che va sempre in cerca di che riprovare, e questo in Dio. Volesse il cielo che si decidesse a tornare in sé, ad osservarsi, a rimproverarsi, a correggersi! Subito quel criticone e contestatore troverà perciò in Dio di che farmi obiezione: "E perché Dio, che tutto governa, dà questi beni ai cattivi? Non li dovrebbe dare che ai buoni". Ti aspetti di sapere da me il pensiero di Dio? Chi è a voler sapere, da chi, e che cosa vuol sapere? Tuttavia, a mio avviso, per quanto ne sono capace, per quanto egli si degna concedere, ti faccio notare qualcosa che forse a te non può bastare, però è qui presente qualcuno al quale può bastare. Dunque, canterò; senza dubbio, in mezzo a tutta questa moltitudine, non mi potrà mancare chi balli. Ecco, ascolta, sapiente, ma in senso contrario; ascolta. Se vuoi comprendere perché Dio anche ai cattivi dia questi beni, vale a tua istruzione, non è incongruenza di Dio. Mi rendo conto che non hai ancora capito ciò che ho detto; ascolta, dunque, quel che dicevo, io parlavo a te che rimproveri Dio e accusi Dio perché anche a uomini cattivi dà questi beni terreni e temporali che, secondo il tuo criterio, avrebbe dovuto dare esclusivamente ai buoni. Di qui, infatti, venne a insinuarsi in alcuni quell'empietà di morte da farli assolutamente certi che Dio non si cura delle vicende umane. In realtà, lo dicono e sostengono: se mai Dio ponesse attenzione alle vicende umane, quello avrebbe ricchezze, quello avrebbe onori, quello avrebbe potere? Dio non si cura delle vicende umane: infatti, se volesse disporne, darebbe queste cose soltanto ai buoni.
I beni anche ai cattivi per ispirarne il disprezzo ai buoni, cosicché tendano a cose più alte. Le ricchezze sono un bene.
14. 13. Torna al cuore e dal cuore va' a Dio. Se infatti sarai tornato al tuo cuore, tu torni a Dio da un luogo che ti è assai vicino. Queste cose ti contrariano dal fatto che sei uscito anche fuori di te. Ti sei fatto esule dal tuo intimo. Sei sollecitato dalle cose che sono fuori di te e perdi te. Tu sei dentro, queste cose si trovano immediatamente fuori; ci sono dei beni fuori, ma sono fuori. L'oro, l'argento, ogni quantità di denaro, la veste, i clienti, i servi, il bestiame, gli onori sono fuori. Se questi infimi beni, beni terreni, beni temporali, beni transitori, non venissero elargiti anche ai cattivi, dai buoni sarebbero ritenuti di grande valore. Di conseguenza, nel dare questi beni ai cattivi, Dio ti vuole insegnare a volgerti con gran desiderio a beni migliori. Ecco, sto dicendo che con questa equanimità nella distribuzione dei beni umani, è a te che fa in certo modo un discorso Dio tuo Padre e, quasi con un fanciullo senza esperienza, si volge a istruirti con queste parole che ti faccio conoscere come posso e con tanta maggior sicurezza quanto più egli si degna di restare in me. Fa' conto che Dio, il quale ti ha rigenerato e ti ha adottato, ti dica: Figlio, com'è che tu ogni giorno ti levi, e preghi, e pieghi il ginocchio, ti prostri a terra battendo la fronte e talora piangi persino e mi dici: Padre mio, Dio mio, dammi ricchezze? Ammesso che te le dia, tu ritieni di aver ottenuto qualcosa che è un bene e di gran valore.
15. 13. Poiché hai chiesto, hai ricevuto: ecco, fanne buon uso. Prima che tu possedessi, eri umile; appena hai avuto ricchezze, ecco che hai disprezzato i poveri. Che bene è quello per il quale sei diventato peggiore? Sei diventato peggiore perché eri cattivo; non sapendo che cosa potesse renderti peggiore, mi chiedevi questi beni. Ho dato e ti ho messo alla prova: hai trovato e sei stato scoperto. Eri nascosto quando non avevi. Correggi, rigetta l'ambizione, bevi la carità. Ti dice il tuo Dio: che ha di grande quello che mi chiedi? Non vedi a chi posso dare? Non vedi a quali uomini posso dare questi beni? Se costituisse un gran bene quello che mi chiedi, lo avrebbe il ladro? lo avrebbe il malvagio? lo avrebbe chi mi bestemmia? lo avrebbe il mimo infame? lo avrebbe la meretrice spudorata? avrebbero oro tutti costoro, se l'oro fosse un grande bene?
16. 13. Ma tu mi dici: dunque, non è un bene l'oro? Senza dubbio l'oro è un bene. Ma i cattivi fanno cattivo uso dell'oro che è un bene: i buoni fanno buon uso dell'oro che è un bene. Dal momento che vedi a chi posso dare i beni, chiedimi i beni migliori, chiedimi i beni più grandi, chiedimi i beni spirituali, chiedimi me stesso.
Il mondo, diventato amaro, non cessa di essere amato. Che sarebbe se desse dolcezza.
17. 14. Ma nel mondo, dici, avvengono dei mali dolorosi, immondi, detestabili. È brutto, non si ami. Ecco, è tale e, pur così, è amato. La casa è in rovina e rincresce allontanarsene. Le madri o le nutrici, perché i bimbi non siano troppo a lungo a poppare, appena li avranno visti in crescita e non sia più conveniente che si nutrano di latte - e, tuttavia, quelli fastidiosamente spalancano la bocca verso le mammelle - spalmano i loro capezzoli di una qualche sostanza amara, così che il piccolo, disgustato da essa, non abbia più a cercare il latte. A che, dunque, stare ancora a suggere piacevolmente, se il mondo ti è diventato amaro? Dio ha riempito il mondo di amarezze; ma tu stai a bocca aperta, tu ti abbandoni su di esso, tu stai a suggere, non altrimenti che da esso e ancora da esso tu trai il piacere. Fino a quando? Che sarebbe se avesse dolcezza? come sarebbe amato? Ti dispiacciono queste cose? Cambia vita. Ama Dio, non far conto di queste. Disprezza i beni umani: un giorno o l'altro ti trovi sul punto di partire di qui: infatti non resterai per sempre quaggiù. E tuttavia è così: cattivo come che sia, amaro come che sia il mondo, pieno di sventure come che sia il mondo, se ti venisse detto da parte di Dio: resterai per sempre quaggiù, non staresti più in te dalla gioia, saresti esultante, ne renderesti grazie. Perché? perché l'infelicità non avrebbe fine. È proprio questa l'infelicità più grande, quella che costringe ad amarla. Sarebbe minore se non fosse amata: è tanto peggiore quanto più è amata.
Accumulate tesori per il cielo. In alto il cuore.
18. 15. C'è un'altra vita, fratelli miei; dopo questa vita, c'è un'altra vita, credete. Disponetevi ad essa, non date importanza a tutte le cose presenti. Se possedete, fate buon uso di quel che avete; se nulla avete, non vi accendete di cupidigia. Inviate, trasferite innanzi a voi; quel che avete quaggiù, vada là dove lo raggiungerete. Ascoltate il consiglio del vostro Signore: Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano, e dove ladri scassinano e rubano, accumulatevi, invece, tesori nel cielo, dove il ladro non giunge e dove la tignola non consuma. Infatti, là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore 9. Tu, uomo fedele, ogni giorno ascolti: In alto il cuore 10; e, quasi che tu oda il contrario, sprofondi il tuo cuore nella terra. Inviate. Avete che inviare? Usatene per il bene. Non possedete? non mormorate contro Dio. Ascoltatemi, voi poveri: Che vi manca, se possedete Dio? Ascoltatemi, voi ricchi: Che avete, se non avete Dio?
1 - Mt 16, 26.
2 - Cf. Gv 19, 34.
3 - Mt 11, 17.
4 - Mt 11, 17.
5 - Gv 2, 15-17.
6 - Cf. CIPRIANO, Ep. ad Donatum 2, 3 ss.
7 - Sir 31, 8.
8 - Sir 31, 10.
9 - Mt 6, 19-21.
10 - Can. Missae.
Uva di varie qualità
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaQuesto e quello che segue sono i sogni fatti da Don Bosco in quei giorni
trascorsi a Lanzo, che dovevano essere di riposo per il Santo. Don
Bosco si decise a raccontarli ai giovani dell’Oratorio per obbedire a
quel richiamo venuto dall’alto: «Perché non parli? ». Noi li riassumiamo
fedelmente.
Don Bosco racconta: «La notte del giovedì santo, 9 aprile 1868, appena
assopito, cominciai a sognare. Mi trovavo nel cortile del l’Oratorio
intento a discorrere con alcuni superiori. A un tratto vediamo spuntare
da terra una vite bellissima, che cresce a vista d’occhio e s’innalza da
terra fin quasi all’altezza di un uomo. A questo punto comincia a
stendere i suoi tralci in numero straordinario e a mettere fuori i
pampini. In breve si estese tanto da occupare tutto il cortile. Con
meraviglia notavo che i rami si estendevano solo orizzontalmente, così
da formare un immenso pergolato, che restava sospeso senza alcun
sostegno visibile. Subito spuntarono anche bei grappoli; gli acini
ingrossarono e l’uva prese un magnifico colore. Io osservavo con gli
occhi spalancati, muto dallo stupore, quando a un tratto tutti gli acini
caddero per terra e diventarono altrettanti giovani vispi e allegri:
saltavano, giocavano, gridavano, correvano che era un piacere a vederli.
Allora un misterioso personaggio (la solita Guida) mi apparve al fianco e
osservava anch’egli i giovani. Ma improvvisamente si stese dinanzi a
noi uno strano velo, quasi fosse un sipario, e ci na scose quel gioioso
spettacolo. Tutta l’allegria dei giovani era cessata all’istante e
succedeva un malinconico silenzio.
— Guarda! — mi disse la Guida; e mi additò la vite.
Mi avvicinai e vidi che non c’era più uva, ma soltanto foglie, sulle
quali stavano scritte le parole del Vangelo: “Nihil invenit in ea” (In
essa non ha trovato nulla).
— Che cosa significano? — domandai.
La Guida sollevò il velo e io rividi i giovani, ma in numero minore dei moltissimi visti prima.
— Costoro — mi disse — sono quelli che pur avendo molta facilità di fare
il bene, non vogliono approfittarne. Sono quelli che hanno la sola
preoccupazione di apparire buoni, senza esserlo in realtà. Sono quelli
che agiscono ipocritamente per ottenere la stima e la lode dei
superiori.
Provai un gran dispiacere nel vedere in quel numero alcuni che io credevo molto buoni, affezionati e sinceri.
La Guida soggiunse:
— Il male non è tutto qui.
E lasciò cadere di nuovo il sipario, poi mi disse:
— Ora guarda di nuovo.
Tra le foglie erano comparsi molti grappoli d’uva, che dapprima
sembravano promettere una ricca vendemmia. Avvicinandomi però mi accorsi
che erano tutti guasti: alcuni ricoperti di muffa, altri pieni di vermi
e di insetti che li rodevano, altri mangiati da uccelli e vespe, altri
ancora marci e disseccati.
La Guida alzò di nuovo il velo e sotto comparvero molti dei giovani
visti all’inizio del sogno. Le loro fisionomie, prima così belle, erano
diventate brutte, scure e piene di piaghe ripugnanti. Essi passeggiavano
curvi, rattrappiti nella persona e assai malinconici. Nessuno parlava.
— Come va questo? — domandai alla Guida —. Perché quei giovani erano
prima tanto allegri e simpatici, e ora sono così tristi e brutti?
—Osserva bene! — fu la risposta.
Li fissai attentamente mentre mi passavano accanto e vidi che tutti
portavano scritto in fronte il loro peccato. Sulla fronte dei giovani
leggevo: Impurità — Scandalo — Superbia — Gola — Invidia — Ira — Spirito
di vendetta — Bestemmia — Indifferenza religiosa — Disubbidienza —
Sacrilegio — Furto, ecc.
Volevo scrivere i nomi di questi poveretti per poterli avvisare in seguito, ma la Guida me lo impedì risolutamente dicendomi:
— Hanno le Regole, le osservino; hanno i Superiori, li obbediscano;
hanno i Sacramenti, li frequentino; hanno la confessione: non la
profanino col tacere i peccati; hanno la Santa Comunione: non la
ricevano indegnamente. Custodiscano gli occhi, fuggano i cattivi
compagni, si astengano da cattive letture e dai cattivi discorsi. I tuoi
giovani, con la grazia di Dio e con la voce della coscienza, possono
sapere quello che debbono fare o fuggire.
Lasciò cadere il velo e di nuovo osservai la vite. Questa volta era
carica di grappoli sanissimi, turgidi e maturi. Era un piacere vederli e
davano gusto solo a guardarli. Si alzò nuovamente il velario e
apparvero molti giovani che sono, furono e saranno nei nostri collegi.
Erano bellissimi e raggianti di gioia.
— Questi — disse la Guida — sono e saranno quelli che, mediante le tue
cure, fanno e faranno buoni frutti e ti daranno molte consolazioni. Io
mi rallegrai, ma restai nello stesso tempo afflitto, perché essi non
erano quel numero grandissimo che speravo ».
Il velano si è alzato tre volte, lasciando vedere ogni volta un gruppo
diverso di giovani. Niente di nuovo sotto il sole. Se gli educatori di
oggi avessero i doni carismatici di Don Bosco, potrebbero vedere
qualcosa di simile.
Premessa — In mezzo agli orrori di questa visione, apre uno spiraglio di
luce l’affermazione di Don Bosco: i giovani che egli vede precipitare
nella città del fuoco non hanno ancora ricevuto la sentenza del Giudice
Divino: «Andate, maledetti, nel fuoco eterno»; ma andrebbero eternamente
dannati se morissero nello stato di coscienza in cui vivono oggi. La
visione è molto lunga; noi ne presentiamo un fedele riassunto.
17-41 Maggio 4, 1925 La missione della Divina Volontà adombrerà la Santísima Trinità sulla terra, e farà che l’uomo ritorni al suo origine.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Dopo aver scritto ciò che sta scritto qui sopra, mi sono messa a fare l’adorazione al mio crocifisso Gesù, fondendomi tutta nella sua Santissima Volontà, ed il mio amato Gesù è uscito da dentro il mio interno, e mettendo il suo santissimo volto vicino al mio, tutto tenerezza mi ha detto:
(2) “Figlia mia, hai scritto tutto sulla missione della mia Volontà?”.
(3) Ed io: “Sì, sì, ho scritto tutto”.
(4) E Lui di nuovo: “E se ti dicessi che non hai scritto tutto, anzi, la cosa più essenziale l’hai lasciato, perciò riprendi a scrivere ed aggiungi: “La missione della mia Volontà adombrerà la Santissima Trinità sulla terra, e come in Cielo ci sono il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, inseparabili tra loro, ma distinti tra loro, i quali formano tutta la beatitudine del Cielo, così in terra ci saranno tre persone che per la loro missione saranno distinte ed inseparabili tra loro: La Vergine con la sua Maternità, che adombra la Paternità del Padre Celeste, e rinchiude la sua potenza per compiere la sua missione di Madre del Verbo Eterno e Corredentrice del genere umano; la mia Umanità, per la missione di Redentore, racchiuse la Divinità, ed il Verbo senza separarsi giammai dal Padre e dallo Spirito Santo manifestai la mia sapienza celeste, aggiungendo il vincolo di rendermi inseparabile con la mia Mamma; tu, per missione della mia Volontà, lo Spirito Santo farà sfoggio del suo amore manifestandoti i segreti, i prodigi del mio Volere, i beni che contiene per felicitare coloro che si daranno a conoscere quanto bene contiene questa Volontà Suprema, per amarla e farla regnare tra loro, esibendo le loro anime per farla abitare nei propri cuori, per poter formare la sua Vita in essi, aggiungendo il vincolo dell’inseparabilità tra te, la Madre ed il Verbo Eterno. Queste tre missioni sono distinte e inseparabili, e le prime due hanno preparato le grazie, la luce, il lavoro, e pene inaudite per la terza missione della mia Volontà, per fondersi tutte in Essa, senza lasciare il loro ufficio per trovare riposo, perché solo la mia Volontà è riposo celeste. Queste missioni non si ripetono, perché è tale e tanta la esuberanza della grazia, della luce, della conoscenza, che tutte le umane generazioni potranno restare riempite, anzi non potranno contenere tutto il bene che contengono. Queste missioni sono simboleggiate nel sole, che nel crearlo lo riempii di tanta luce e calore, in modo che tutte le umane generazioni hanno luce sovrabbondante, né badai che al principio della Creazione, essendo solo Adamo ed Eva che dovevano goderselo, di mettere quella luce necessaria per loro soli, e come dovevano crescere le generazioni accrescere nuova luce; no, no, lo feci pieno di luce come lo è tuttora e sarà. Le opere mie, per decoro ed onore della nostra potenza, sapienza ed amore, sono sempre fatte con la pienezza di tutto il bene che contiene, né soggette a crescere o decrescere; così feci del sole, accentrai in lui quella luce che doveva servire fino all’ultimo uomo, ma quanti beni non fa il sole alla terra? Qual gloria nella sua muta luce non dà al suo Creatore? Posso dire che mi glorifica e mi fa conoscere più il sole nel suo muto linguaggio, per gli immensi beni che fa alla terra, che tutte le altre cose insieme, e questo perché è pieno nella sua luce e stabile nel suo corso. Quando guardai il sole, che con tanta luce solo Adamo ed Eva godevano, guardai pure tutti i viventi, e vedendo che quella luce doveva servire a tutti, la mia paterna bontà esultò di gioia, e restai glorificato nelle opere mie. Onde, così feci con la mia Mamma, la riempii di tanta grazia che può dare grazie a tutti senza esaurirne una sola; così feci per la mia Umanità, non c’è bene che non possiede, e racchiude tutto, la stessa Divinità, per darla a chi ne vuole; così ho fatto per te, ho racchiuso in te la mia Volontà, e con Essa ho racchiuso Me stesso, ho racchiuso in te le conoscenze, i suoi segreti, la sua luce; ho riempito l’anima fino all’orlo, tanto, che quello che scrivi non è altro che lo sbocco di quello che contieni della mia Volontà, e ad onta che adesso serve a te sola, e qualche sprazzo di luce a qualche altra, Io mi contento, perché essendo luce, da per sé stessa, più che secondo sole si farà via per illuminare le umane generazioni e portare il compimento delle opere nostre, che la nostra Volontà sia conosciuta ed amata, e regni come vita nelle creature. Questo fu lo scopo della Creazione, questo il suo principio, questo sarà il mezzo e la fine. Perciò sii attenta, perché si tratta di mettere in salvo quella Volontà Eterna che con tanto amore vuole abitare nelle creature, ma vuol essere conosciuta, né vuole stare come estranea, ma vuol dare i suoi beni e farsi vita di ciascuno, ma vuole i suoi diritti, il suo posto d’onore, vuole che si metta la volontà umana da banda, unico suo nemico e dell’uomo. La missione della mia Volontà fu lo scopo della creazione dell’uomo. La mia Divinità non si partì dal Cielo, dal suo trono, ma la mia Volontà non solo partì, ma scese in tutte le cose create e vi formò la sua vita. Ma mentre tutte le cose mi riconobbero, ed Io con maestà e decoro vi abito, solo l’uomo mi cacciò; ma Io voglio conquiderlo e vincerlo, e perciò la mia missione non è finita, quindi ho chiamato te, affidandoti la mia stessa missione, affinché metta in grembo della mia Volontà colui che mi cacciò, e tutto mi ritorni nel mio Volere. Perciò non ti meravigliare per quante cose grandi e meravigliose possa dirti per questa missione, per quante grazie possa farti, perché non si tratta di fare un santo, di salvare le generazioni, ma si tratta di mettere in salvo una Volontà Divina, che tutti ritornino al principio, all’origine da dove tutti uscirono, e che lo scopo della mia Volontà abbia il suo compimento”.