Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Non posso, poi, affatto credere e quindi dispensarti dal meditare solo perché a te sembra di non ricavarne nulla. Il sacro dono dell'orazione, mia buona figliuola, sta posto nella mano destra del Salvatore, ed a misura che tu sarai vuota di te stessa, cioè dell'amore del corpo e della tua propria volontà , e che ti andrai ben radicando nella santa umiltà , il Signore lo andrà  comunicando al tuo cuore. (San Pio da Pietrelcina)

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 2° settimana del tempo ordinario

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 2

1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra.2Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio.3Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città.4Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nàzaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme,5per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta.6Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto.7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.
8C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge.9Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento,10ma l'angelo disse loro: "Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo:11oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore.12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia".13E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva:

14"Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e pace in terra agli uomini che egli ama".

15Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: "Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere".16Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia.17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.18Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano.19Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.
20I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.

21Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre.

22Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore,23come è scritto nella Legge del Signore: 'ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore';24e per offrire in sacrificio 'una coppia di tortore o di giovani colombi', come prescrive la Legge del Signore.
25Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele;26lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore.27Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge,28lo prese tra le braccia e benedisse Dio:

29"Ora lascia, o Signore, che il tuo servo
vada in pace secondo la tua parola;
30perché i miei occhi han visto la tua salvezza,
31preparata da te davanti a tutti i popoli,
32luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo Israele".

33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.34Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione35perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima".

36C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza,37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere.38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

39Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret.40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.

41I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua.42Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza;43ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero.44Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti;45non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.46Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava.47E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.48Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo".49Ed egli rispose: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?".50Ma essi non compresero le sue parole.

51Partì dunque con loro e tornò a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.52E Gesù 'cresceva' in sapienza, età 'e grazia davanti a Dio e agli uomini'.


Secondo libro dei Re 16

1Nell'anno diciassette di Pekach figlio di Romelia, divenne re Acaz figlio di Iotam, re di Giuda.2Quando divenne re, aveva vent'anni; regnò sedici anni in Gerusalemme. Non fece ciò che è retto agli occhi del Signore suo Dio, come Davide suo antenato.3Camminò sulla strada dei re di Israele; fece perfino passare per il fuoco suo figlio, secondo gli abomini dei popoli che il Signore aveva scacciati di fronte agli Israeliti.4Sacrificava e bruciava incenso sulle alture, sui colli e sotto ogni albero verde.
5In quel tempo marciarono contro Gerusalemme Rezin re di Aram, e Pekach figlio di Romelia, re di Israele; l'assediarono, ma non riuscirono a espugnarla.6Ma il re di Edom approfittò di quella occasione per riconquistare Elat e unirla al suo regno; ne scacciò i Giudei e tornarono ad abitarvi gli Idumei fino ad oggi.
7Acaz mandò messaggeri a Tiglat-Pilèzer re di Assiria, per dirgli: "Io sono tuo servo e tuo figlio; vieni, liberami dalla mano del re di Aram e dalla mano del re di Israele, che sono insorti contro di me".8Acaz, preso l'argento e l'oro che si trovava nel tempio e nei tesori della reggia, lo mandò in dono al re di Assiria.9Il re di Assur lo ascoltò e assalì Damasco e la prese, ne deportò la popolazione a Kir e uccise Rezin.
10Il re Acaz andò incontro a Tiglat-Pilèzer re di Assiria in Damasco e, visto l'altare che si trovava in Damasco, il re Acaz mandò al sacerdote Uria il disegno dell'altare e il suo piano secondo il lavoro.11Il sacerdote Uria costruì l'altare, prima che il re Acaz tornasse da Damasco, facendolo proprio identico a quello che il re Acaz gli aveva mandato da Damasco.12Tornato da Damasco, il re vide l'altare, vi si avvicinò, vi salì,13vi bruciò l'olocausto e l'offerta, vi versò la libazione e vi sparse il sangue dei sacrifici di comunione collocati sull'altare.14Separò l'altare di bronzo, che era di fronte al Signore, dalla fronte del tempio, ossia dal punto fra l'altare e il tempio, e lo pose al fianco del nuovo altare verso settentrione.15Il re Acaz ordinò al sacerdote Uria: "Sull'altare grande brucerai l'olocausto del mattino, l'offerta della sera, l'olocausto del re e la sua offerta, l'olocausto di tutto il popolo del paese, la sua offerta e le sue libazioni, vi verserai sopra tutto il sangue dell'olocausto e tutto il sangue dei sacrifici di comunione; circa l'altare di bronzo io deciderò".16Il sacerdote Uria eseguì a puntino l'ordine di Acaz.
17Il re Acaz smontò le basi, da cui rimosse le doghe e tolse i bacini. Fece scendere il grande bacino dai buoi di bronzo che lo sostenevano e lo collocò sul pavimento di pietre.18In considerazione del re d'Assiria egli eliminò anche il portico del sabato, che era stato costruito nel tempio, e l'ingresso esterno del re.
19Le altre gesta di Acaz, le sue azioni, ecco, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda.20Acaz si addormentò con i suoi padri; fu sepolto nella città di Davide e al suo posto divenne re suo figlio Ezechia.


Salmi 72

1'Di Salomone.'

Dio, da'al re il tuo giudizio,
al figlio del re la tua giustizia;
2regga con giustizia il tuo popolo
e i tuoi poveri con rettitudine.

3Le montagne portino pace al popolo
e le colline giustizia.
4Ai miseri del suo popolo renderà giustizia,
salverà i figli dei poveri
e abbatterà l'oppressore.
5Il suo regno durerà quanto il sole,
quanto la luna, per tutti i secoli.

6Scenderà come pioggia sull'erba,
come acqua che irrora la terra.
7Nei suoi giorni fiorirà la giustizia
e abbonderà la pace,
finché non si spenga la luna.
8E dominerà da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.

9A lui si piegheranno gli abitanti del deserto,
lambiranno la polvere i suoi nemici.
10Il re di Tarsis e delle isole porteranno offerte,
i re degli Arabi e di Saba offriranno tributi.
11A lui tutti i re si prostreranno,
lo serviranno tutte le nazioni.

12Egli libererà il povero che grida
e il misero che non trova aiuto,
13avrà pietà del debole e del povero
e salverà la vita dei suoi miseri.
14Li riscatterà dalla violenza e dal sopruso,
sarà prezioso ai suoi occhi il loro sangue.

15Vivrà e gli sarà dato oro di Arabia;
si pregherà per lui ogni giorno,
sarà benedetto per sempre.
16Abbonderà il frumento nel paese,
ondeggerà sulle cime dei monti;
il suo frutto fiorirà come il Libano,
la sua messe come l'erba della terra.

17Il suo nome duri in eterno,
davanti al sole persista il suo nome.
In lui saranno benedette
tutte le stirpi della terra
e tutti i popoli lo diranno beato.
18Benedetto il Signore, Dio di Israele,
egli solo compie prodigi.
19E benedetto il suo nome glorioso per sempre,
della sua gloria sia piena tutta la terra.
Amen, amen.


Salmi 22

1'Al maestro del coro. Sull'aria: "Cerva dell'aurora". Salmo. Di Davide.'

2"Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Tu sei lontano dalla mia salvezza":
sono le parole del mio lamento.
3Dio mio, invoco di giorno e non rispondi,
grido di notte e non trovo riposo.

4Eppure tu abiti la santa dimora,
tu, lode di Israele.
5In te hanno sperato i nostri padri,
hanno sperato e tu li hai liberati;
6a te gridarono e furono salvati,
sperando in te non rimasero delusi.

7Ma io sono verme, non uomo,
infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo.
8Mi scherniscono quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
9"Si è affidato al Signore, lui lo scampi;
lo liberi, se è suo amico".

10Sei tu che mi hai tratto dal grembo,
mi hai fatto riposare sul petto di mia madre.
11Al mio nascere tu mi hai raccolto,
dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio.
12Da me non stare lontano,
poiché l'angoscia è vicina
e nessuno mi aiuta.

13Mi circondano tori numerosi,
mi assediano tori di Basan.
14Spalancano contro di me la loro bocca
come leone che sbrana e ruggisce.
15Come acqua sono versato,
sono slogate tutte le mie ossa.
Il mio cuore è come cera,
si fonde in mezzo alle mie viscere.
16È arido come un coccio il mio palato,
la mia lingua si è incollata alla gola,
su polvere di morte mi hai deposto.

17Un branco di cani mi circonda,
mi assedia una banda di malvagi;
hanno forato le mie mani e i miei piedi,
18posso contare tutte le mie ossa.
Essi mi guardano, mi osservano:
19si dividono le mie vesti,
sul mio vestito gettano la sorte.

20Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, accorri in mio aiuto.
21Scampami dalla spada,
dalle unghie del cane la mia vita.
22Salvami dalla bocca del leone
e dalle corna dei bufali.
23Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all'assemblea.

24Lodate il Signore, voi che lo temete,
gli dia gloria la stirpe di Giacobbe,
lo tema tutta la stirpe di Israele;
25perché egli non ha disprezzato
né sdegnato l'afflizione del misero,
non gli ha nascosto il suo volto,
ma, al suo grido d'aiuto, lo ha esaudito.

26Sei tu la mia lode nella grande assemblea,
scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
27I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano:
"Viva il loro cuore per sempre".
28Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra,
si prostreranno davanti a lui
tutte le famiglie dei popoli.
29Poiché il regno è del Signore,
egli domina su tutte le nazioni.
30A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.

E io vivrò per lui,
31lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
32annunzieranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
"Ecco l'opera del Signore!".


Ezechiele 29

1Il dodici del decimo mese, anno decimo, mi fu rivolta questa parola del Signore:2"Figlio dell'uomo, rivolgiti contro il faraone re d'Egitto e profetizza contro di lui e contro tutto l'Egitto.3Parla dunque dicendo: Così dice il Signore Dio:

Eccomi contro di te, faraone re d'Egitto;
grande coccodrillo, sdraiato in mezzo al fiume,
hai detto: Il fiume è mio, è mia creatura.
4Metterò ganci alle tue mascelle
e farò sì che i pesci dei tuoi fiumi
ti si attacchino alle squame
e ti farò uscire dalle tue acque
insieme con tutti i pesci dei tuoi fiumi
attaccati alle squame;
5getterò nel deserto te
e tutti i pesci dei tuoi fiumi
e andrai a cadere in mezzo alla campagna
e non sarai né raccolto né sepolto:
ti darò in pasto alle bestie selvatiche
e agli uccelli del cielo.
6Tutti gli abitanti dell'Egitto
sapranno che io sono il Signore,
poiché tu sei stato un sostegno di canna
per gli Israeliti.
7Quando questi ti vollero afferrare
ti rompesti lacerando loro tutta la spalla
e quando si appoggiarono a te, ti spezzasti
facendo vacillare loro tutti i fianchi".

8Perciò dice il Signore Dio: "Ecco, io manderò contro di te una spada ed eliminerò da te uomini e bestie.9L'Egitto diventerà un luogo desolato e deserto e sapranno che io sono il Signore. Perché egli ha detto: Il fiume è mio, è mia creatura.10Ebbene eccomi contro di te e contro il tuo fiume. Io farò dell'Egitto, da Migdòl ad Assuan, fino alla frontiera d'Etiopia, una terra deserta e desolata.11Piede d'uomo o d'animale non vi transiterà e rimarrà deserto per quarant'anni.12Ridurrò l'Egitto una terra desolata fra le terre assolate e le sue città saranno distrutte, rimarranno una desolazione per quarant'anni e disperderò gli Egiziani fra le genti e li disseminerò fra altre regioni".
13Perché dice il Signore Dio: "Al termine dei quarant'anni io radunerò gli Egiziani dai popoli in mezzo ai quali li avevo dispersi:14muterò la loro sorte e li ricondurrò nel paese di Patròs, nella loro terra d'origine, e lì formeranno un piccolo regno;15sarà il più modesto fra gli altri regni e non si ergerà più sugli altri popoli: li renderò piccoli e non domineranno più le altre nazioni.16Non costituiranno più una speranza per gli Israeliti, anzi ricorderanno loro l'iniquità di quando si rivolgevano ad essi: sapranno allora che io sono il Signore Dio".
17Ora, il primo giorno del primo mese dell'anno ventisettesimo, mi fu rivolta questa parola del Signore:18"Figlio dell'uomo, Nabucodònosor re di Babilonia ha fatto compiere al suo esercito una grave impresa contro Tiro: ogni testa è diventata calva e ogni spalla è piagata, ma il re e il suo esercito non hanno ricevuto da Tiro il compenso per l'impresa compiuta contro di essa.19Perciò così dice il Signore Dio: Ecco, io consegno a Nabucodònosor re di Babilonia il territorio d'Egitto; porterà via le sue ricchezze, si impadronirà delle sue spoglie, lo saccheggerà; questa sarà la mercede per il suo esercito.20Per l'impresa compiuta contro Tiro io gli consegno l'Egitto, poiché l'ha compiuta per me. Oracolo del Signore Dio.
21In quel giorno io farò spuntare un potente per la casa d'Israele e a te farò aprire la bocca in mezzo a loro: sapranno che io sono il Signore".


Lettera agli Efesini 2

1Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati,2nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle potenze dell'aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli.3Nel numero di quei ribelli, del resto, siamo vissuti anche tutti noi, un tempo, con i desideri della nostra carne, seguendo le voglie della carne e i desideri cattivi; ed eravamo per natura meritevoli d'ira, come gli altri.4Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati,5da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati.6Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù,7per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù.
8Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio;9né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene.10Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo.

11Perciò ricordatevi che un tempo voi, pagani per nascita, chiamati incirconcisi da quelli che si dicono circoncisi perché tali sono nella carne per mano di uomo,12ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio in questo mondo.13Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo.

14Egli infatti è la nostra pace,
colui che ha fatto dei due un popolo solo,
abbattendo il muro di separazione che era frammezzo,
cioè l'inimicizia,
15annullando, per mezzo della sua carne,
la legge fatta di prescrizioni e di decreti,
per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo,
facendo la pace,
16e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo,
per mezzo della croce,
distruggendo in se stesso l'inimicizia.
17Egli è venuto perciò ad 'annunziare pace'
a voi 'che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini'.
18Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri,
al Padre in un solo Spirito.

19Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio,20edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù.21In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore;22in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito.


Capitolo XI: Vagliare e frenare i desideri del nostro cuore

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1. Figlio, tu devi imparare ancora molte cose, fin qui non bene apprese. Signore, quali sono queste cose? Che tu indirizzi il tuo desiderio interamente secondo la mia volontà; che tu non stia attaccato a te stesso; che ardentemente tu brami di seguire la mia volontà. Sovente vari desideri ti accendono e urgono in te fortemente. Ma devi riflettere se tu sia mosso dall'impulso di rendere onore a me o non piuttosto di far piacere a te stesso. Se si tratta di me, sarai pienamente felice, comunque io voglia che vadano le cose; se invece c'è sotto una qualunque tua voglia, ecco, è questo che ti impedisce e ti appesantisce. Guardati, dunque, dal basarti troppo su un desiderio concepito senza che io sia stato consultato; affinché poi tu non abbia a pentirti; affinché non abbia a disgustarti ciò che dapprima ti era sembrato caro e che avevi agognato, come preferibile sopra ogni cosa.  

2. In verità, non ogni moto, pur se ci appare degno di approvazione, va subito favorito; ne ogni moto che ci ripugna va respinto fin dal principio. Occorre talvolta che tu usi il freno, anche nell'intraprendere e nel desiderare cose buone. Ché il tuo animo potrebbe poi esser distolto da ciò, come cosa eccessiva; o potresti ingenerare scandalo in altri, per essere andato al di là delle regole comuni; o potresti d'un tratto cadere in agitazione perché ti si ostacola. Altra voce, invece, occorre che tu faccia violenza a te stesso, andando virilmente contro l'impulso dei sensi. Occorre che tu non faccia caso a ciò che la carne desidera o non desidera, preoccupandoti piuttosto che essa, pur contro voglia, sia sottomessa allo spirito. Occorre che la carne sia imbrigliata e costretta a stare soggetta, fino a che non sia pronta a tutto; fino a che non sappia accontentarsi, lieta di poche e semplici cose, senza esitare di fronte ad alcuna difficoltà.


LETTERA 225: Prospero d'Aquitania ad Agostino " illustre difensore della fede cattolica "

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta nel 428 o 429.

Prospero d'Aquitania ad Agostino " illustre difensore della fede cattolica " (n. 1), ragguagliandolo degli ultimi avanzi dell'eresia pelagiana soprattutto tra i Marsigliesi e sulle lamentele riguardo a quanto Agostino aveva scritto sulla distinzione degli uomini, la chiamata di Dio alla fede e circa la predestinazione degli eletti (nn. 2-4), sulla grazia proveniente e sul numero determinato degli eletti (nn. 5-6) e chiedendogli d'esporgli chiaramente i punti più oscuri di tale questione (nn. 7-9).

PROSPERO AL BEATISSIMO SIGNORE PADRE AGOSTINO, PATRONO INEFFABILMENTE MIRABILE, INCOMPARABILMENTE DEGNO D'ONORE ED EMINENTE TRA TUTTI

Agostino strenuo difensore della grazia.

1. Sebbene io ti sia ignoto d'aspetto, nondimeno ti sono in qualche misura già noto - se ti ricordi - per i miei sentimenti e per le mie espressioni, poiché ti ho inviato e ho ricevuto una lettera per le mani del santo fratello, il diacono Leonzio. Se oso ancora scrivere alla Beatitudine tua, lo faccio non solo per il desiderio di porgerti, come allora, il mio saluto, ma anche per il mio attaccamento alla fede, di cui vive la Chiesa. Conoscendo la zelante premura con cui vegli su tutti i membri del corpo di Cristo 1 e come lotti con la forza della verità contro le insidie delle eresie, non ho alcun timore d'esserti molesto e importuno se ti parlo d'un affare che riguarda la salvezza di molti e parimenti la tua pietà. Mi riterrei anzi colpevole se, degli errori che mi avvedo essere molto dannosi, non informassi il difensore qualificato della fede.

Opposizione ad Agostino dei monaci di Marsiglia.

2. Tra i servi di Cristo residenti nella città di Marsiglia, molti reputano contrarie al pensiero dei Padri e al sentimento della Chiesa tutte le idee che, negli scritti della Santità tua contro l'eresia di Pelagio, hai esposte riguardo alla vocazione degli eletti fondata sul decreto di Dio. Per un certo tempo hanno preferito incolpare la tardità della loro intelligenza, anziché biasimare ciò che non comprendevano, e alcuni di essi avevano intenzione di domandare alla Beatitudine tua una spiegazione più chiara e più particolareggiata di questo problema. Per disposizione della divina misericordia capitò allora che, avendo incontrato lo stesso genere di difficoltà alcune persone dell'Africa, tu pubblicassi l'opera intitolata La correzione e la grazia piena d'argomenti desunti dalle Sacre Scritture. Essendo poi quest'opera venuta a nostra conoscenza per una felice, insperata occasione, credemmo che si sarebbero sopite tutte le lagnanze degli oppositori, poiché in essa era la risposta così piena e perfetta a tutte le questioni sulle quali si voleva consultare la Santità tua, che sembrava che tu l'avessi composta appunto per calmare l'agitazione sorta in mezzo a noi. Ma, in realtà, come l'attenta lettura di quell'opera della Beatitudine tua ha apportato aumento di luce e di scienza a quelli che già seguivano la santa e apostolica autorità del tuo insegnamento, così ha allontanato ancor più quelli che erano impediti di seguirlo dalle tenebre del pregiudizio. Divergenza così netta da parte di costoro è da tenersi anzitutto nei confronti di loro stessi, perché lo spirito dell'eresia pelagiana potrebbe ingannare persone così illustri e così segnalate per il loro zelo nella pratica di tutte le virtù; in secondo luogo c'è da temere altresì che i semplici, che hanno un gran rispetto per quelli in considerazione della loro virtù, pensino di poter seguire, in perfetta sicurezza, dottrine insegnate da quei tali di cui accettano l'autorità senza discutere.

Rigettano la predestinazione insegnata da Agostino.

3. Ecco dunque la dottrina ch'essi professano: Ogni uomo ha peccato per il fatto che ha peccato Adamo; nessuno si salva in virtù delle opere proprie ma in virtù della grazia di Dio mediante la rigenerazione battesimale. Cionondimeno a tutti gli uomini, senza eccezione, è offerta la propiziazione contenuta nel sacramento del sangue di Cristo, di modo che chiunque vuole accostarsi alla fede e al battesimo è in grado di salvarsi. D'altra parte Dio nella sua prescienza conosce, prima della creazione del mondo, quelli che crederanno e quelli che persisteranno nella fede con l'aiuto susseguente della sua grazia. Dio inoltre ha predestinato al suo regno 2 coloro di cui prevedeva che, dopo essere stati chiamati gratuitamente alla fede, sarebbero stati degni di essere eletti e sarebbero usciti da questa vita con una santa morte. Ecco perché gl'insegnamenti divini ammoniscono ciascuno a credere e ad agire in modo che nessuno deve disperare di ottenere la vita eterna, essendo preparata la ricompensa per quanti amano Dio con tutto il cuore. Riguardo poi al decreto col quale Dio chiama alla fede e in virtù del quale sarebbe stata fatta una separazione tra gli eletti e i reietti prima dell'inizio del mondo, o della creazione del genere umano, di modo che, a seconda del volere del Creatore, alcuni sarebbero dei recipienti nobili e altri recipienti ignobili 3: tale ipotesi toglie, a chi è caduto, la preoccupazione di rialzarsi e offre ai santi un'occasione di tiepidezza, poiché sarebbe inutile lo sforzo da parte degli uni e degli altri nel caso che né i riprovati possano entrare nel regno malgrado tutta la loro diligenza né gli eletti possano esserne privati malgrado la loro negligenza. Comunque essi si comportino, non potrà accadere loro se non quello che Dio ha già stabilito; con una speranza così incerta è impossibile correre con risolutezza poiché vano sarà ogni sforzo teso verso la salvezza, se Dio ha predisposto diversamente nella sua predestinazione. In tal modo ammettere un decreto di Dio che previene la volontà umana equivale a eliminare ogni impegno di fare il bene e a sopprimere le virtù, e, sotto il nome di predestinazione, a introdurre una specie di fatalismo o ad affermare che il Signore ha creato nature di specie differenti, se è vero che nessuno può essere una cosa diversa da quello che è stato creato. Insomma, per riassumere le loro opinioni in modo breve e completo, tutte le obiezioni che in quel libro la Santità tua si è poste contro se medesima, prendendole dalle idee dei suoi contraddittori, e anche tutte quelle a te fatte su questo problema da Giuliano nei libri che tu hai scritti contro di lui, e da te rigorosamente confutate, questi santi uomini le proclamano come proprie con estrema violenza. E quando noi adduciamo contro di loro i libri della Beatitudine tua corredati da validissime e innumerevoli citazioni delle Sacre Scritture e noi stessi aggiungiamo altre prove, seguendo il modello dei tuoi insegnamenti, per metterli alle strette, cercano di giustificare la loro ostinazione ricorrendo alla tradizione e affermano che da nessun ecclesiastico sono stati mai spiegati, nel senso in cui sono intesi attualmente, i passi dell'epistola dell'apostolo Paolo ai Romani 4, con cui si cerca di dimostrare l'esistenza della grazia di Dio che previene i meriti degli eletti. Quando però domandiamo loro di spiegare quei passi secondo il senso degli autori di cui vogliono seguire l'opinione, riconoscono di non aver trovato ancora alcuna spiegazione che li soddisfi e pretendono che non si parli di misteri, di cui nessuno ha mai potuto penetrare la profondità. Alla fine la loro ostinazione totale arriva al punto di dichiarare che la nostra dottrina è d'ostacolo all'edificazione spirituale di chi ci ascolta e perciò, anche ammesso che sia vera, non dovremmo divulgarla, perché sarebbe pericoloso trasmettere un insegnamento che non dev'essere accolto, mentre non v'è alcun inconveniente a tacere su problemi incomprensibili.

Tesi di altri più vicine a Pelagio.

4. Alcuni di loro, però, si allontanano tanto poco dai sentieri dei Pelagiani che, quando sono costretti ad ammettere la grazia di Cristo e la sua priorità rispetto ad ogni merito umano - poiché, se fosse largita in compenso dei meriti, non potrebbe più chiamarsi grazia - pretendono che questa grazia si riferisca all'atto della creazione in cui ogni individuo, prima che potesse meritare nulla poiché non esisteva ancora, è stato costituito dalla grazia del Creatore come un essere libero e ragionevole, di modo che, distinguendo il bene e il male 5, possa indirizzare la propria volontà alla conoscenza di Dio e all'osservanza dei suoi comandamenti e arrivare alla grazia della rigenerazione in Cristo, naturalmente con le forze della natura, domandando, cercando, bussando 6; in tal modo se riceve, se trova, se entra, si deve al motivo che, avendo fatto buon uso della natura, ha meritato, con l'aiuto della grazia iniziale, di arrivare alla grazia salvatrice di Cristo. Quanto al decreto con cui Dio chiama gli uomini (alla salvezza) lo fanno consistere solo nel fatto che Dio ha stabilito di non accogliere alcuno nel suo regno, se non mediante il sacramento della rinascita, mentre sostengono che tutti senza eccezione sono chiamati al dono della salvezza, sia mediante la legge naturale, sia mediante la Legge scritta, sia mediante la predicazione del Vangelo. In tal modo, da una parte diventano figli di Dio tutti coloro che lo vogliono, dall'altra sono inescusabili quelli che non vogliono abbracciare la fede (e sono perciò puniti), poiché la giustizia di Dio vuole che si perdano coloro che non hanno voluto credere 7, mentre la sua bontà si manifesta nel fatto che non esclude nessuno dalla vita eterna, ma vuole che tutti gli uomini senza eccezione si salvino e giungano alla conoscenza della verità 8. Essi citano, a tal proposito, come prove, alcuni passi delle divine Scritture in cui viene esortata e incitata la volontà degli uomini all'obbedienza, lasciando al loro libero arbitrio di fare o di trascurare ciò che loro è comandato. E come di un prevaricatore si dice che non ha ubbidito perché non ha voluto, così è anche logico, secondo loro, affermare senza esitazione del fedele ch'è stato obbediente perché lo ha voluto; ciascuno d'altronde ha uguale potere di fare tanto il male che il bene e l'animo si muove con uguale impulso verso i vizi o verso le virtù; la grazia di Dio sostiene chi tende verso il bene, mentre una giusta condanna attende chi segue il male.

La prescienza di Dio e i futuribili.

5. Tuttavia nella discussione si obietta loro il caso dell'innumerevole moltitudine di bambini i quali, senza avere altri peccati che quello originale, in forza del quale tutti gli uomini, alla loro nascita, incorrono nella condanna che dovette subire il primo uomo, e senza avere ancora l'uso del libero arbitrio, né aver compiuto azioni personali, si vedono separati gli uni dagli altri, non senza giustizia da parte di Dio, al punto che, destinati ad esser tolti da questa vita prima di poter distinguere il bene dal male, gli uni, grazie alla rigenerazione 9, vengono accolti come eredi del regno celeste, mentre gli altri, non avendo ricevuto il battesimo passano nella schiera di coloro destinati a subire la morte eterna. Questi bambini - rispondono essi - si perdono e si salvano secondo la previsione che la scienza di Dio ha avuta di quello che diverrebbero nella maggiore età, se fossero preservati fino all'età in cui si è capaci d'agire responsabilmente. Non si rendono conto che la grazia di Dio, la quale - a quanto essi sostengono - accompagna ma non precede i meriti umani, arrivano a farla dipendere anche dalle volontà che, secondo la loro immaginazione, ammettono essere prevenute dalla stessa grazia. Ma essi sono talmente ostinati a far dipendere la scelta di Dio da meriti irreali, quali che siano, che, non esistendo meriti anteriori, ne immaginano di futuri che però non esisteranno giammai, e con una nuova specie d'assurdità immaginano che sia stato previsto ciò che non si compirà giammai e che ciò ch'è stato previsto non si sia compiuto. Ma questa prescienza divina dei meriti umani, secondo la quale si comporterebbe la grazia della chiamata (alla salvezza) credono di poterla invocare a più giusto titolo quando si vengono a considerare quelle nazioni (pagane) cui nei secoli passati Dio ha lasciato seguire le loro vie 10, e quelle che ancora attualmente si perdono a causa dell'empietà dell'antica loro ignoranza, senza essere state illuminate né dalla luce della Legge né da quella del Vangelo; d'altra parte però, nella misura in cui è stata aperta ai predicatori la porta ed è stato accordato l'accesso, un popolo (i pagani), che giaceva nelle tenebre e all'ombra della morte, ha visto una gran luce 11, e un popolo che un tempo non era il popolo di Dio, adesso invece lo è, e coloro di cui Dio un tempo non aveva avuto pietà, adesso invece hanno ottenuto misericordia 12, ciò - dicono - è avvenuto perché il Signore ha conosciuto, nella sua prescienza, quelli che avrebbero creduto e ha voluto che ogni nazione ricevesse i maestri, che dispensano la sua parola, al tempo in cui in una nazione ci fossero volontà disposte a credere. Ciò inoltre non mette in dubbio il detto (della Sacra Scrittura) secondo il quale Dio vuole che tutti gli uomini si salvino e possano giungere alla conoscenza della verità 13, e sono senza scusa quanti, da una parte potevano con la sola intelligenza naturale arrivare al culto dovuto al solo vero Dio, e d'altra parte non hanno avuto la grazia d'ascoltare la predicazione del Vangelo solo perché non lo avrebbero accettato.

Per i Marsigliesi la grazia è dovuta ai meriti.

6. Nostro Signor Gesù Cristo - dicono poi - è morto per tutto il genere umano e dalla redenzione, frutto del suo sangue, non è escluso assolutamente nessuno, anche se trascorre la propria vita nella totale ignoranza di lui, poiché il sacramento della misericordia di Dio è destinato a tutti gli uomini e perciò, se molti non vengono rigenerati con quel sacramento, ciò si deve solo al fatto che Dio prevede che non hanno la volontà di riceverlo. Per quanto dunque dipende da lui, Dio tiene preparata per tutti la vita eterna, ma, per quanto dipende dal libero arbitrio, essa è conseguita da quanti credono spontaneamente in Dio e, per merito di questa fede, ricevono l'aiuto della grazia. Ma il motivo principale che ha spinto costoro, dalla cui opposizione ci sentiamo urtati, a predicare una grazia di tal fatta, mentre prima ne avevano un'idea giusta, è questa: se riconoscessero che la grazia previene tutti i meriti e accorda ad essi la possibilità di esistere, dovrebbero necessariamente ammettere che Dio, in virtù d'un decreto dell'eterna sua volontà e d'una decisione arcana, ma constatabile nei suoi effetti, crea da una parte recipienti destinati ad usi nobili, dall'altra recipienti destinati a usi ignobili 14, poiché nessuno è giustificato se non in virtù della grazia e nessuno nasce se non nel peccato 15. Orbene, è proprio questo ch'essi rifiutano di riconoscere, e hanno timore d'attribuire all'azione di Dio i meriti dei santi e non vogliono ammettere che il numero degli eletti non può né aumentare né diminuire, poiché in tal caso non avrebbero più ragione di essere le esortazioni coni cui si stimolano gl'infedeli e i (Cristiani) negligenti e sarebbe inutile l'incoraggiamento all'attività e al lavoro rivolto a uno il cui zelo sarà vano se non è uno degli eletti; si può insomma esortare uno a correggersi o a diventare migliore solo se saprà che può diventare buono col proprio impegno e che la propria libertà riceverà l'aiuto di Dio nel caso in cui essa avrà scelto di ubbidire ai comandamenti di Dio. E così, poiché in coloro, che sono giunti all'uso della ragione, sono due i fattori della salvezza: la grazia di Dio e l'ubbidienza dell'uomo, pretendono che questa preceda la grazia e, pertanto, bisognerebbe credere che l'inizio della salvezza dipende da chi è salvato e non da chi salva, ed è la volontà umana a procurarsi il soccorso della grazia divina e non già la grazia ad assoggettare a se stessa la volontà umana.

Le teorie dei Marsigliesi assai pericolose.

7. Che tali idee siano quanto mai erronee ce l'ha rivelato la misericordia di Dio e ce l'ha insegnato la Beatitudine tua. Noi quindi possiamo rifiutare ad esse il nostro assenso, ma non abbiamo la stessa autorità di coloro che le professano: questi infatti non sono soltanto di molto superiori a noi per i meriti della loro vita, ma alcuni di loro, in vista dell'onore del sommo sacerdozio da loro ottenuto, occupano un grado molto più elevato del nostro e difficilmente si trova, salvo un piccolo numero d'intrepidi amanti della grazia perfetta, chi osi opporsi agl'insegnamenti di personalità tanto eminenti. Perciò, con la nuova dignità, è cresciuto il pericolo non solo per coloro che ascoltano i loro insegnamenti, ma anche per coloro che li espongono agli uditori, dal momento che il rispetto dovuto ad essi induce molti a chiudersi in un silenzio infruttuoso oppure a dare un assenso non ragionato; essi stessi infine considerano quanto mai salutare una dottrina che non incontra alcuna opposizione. Poiché dunque in questi avanzi dell'eresia pelagiana si alimenta la radice velenosa d'una funesta virulenza; se è vero che è male riporre nell'uomo il principio della sua salvezza; ch'è un'empietà mettere la volontà umana al di sopra di quella divina, quando si dice che uno ottiene l'aiuto di Dio perché lo vuole e non già che uno vuole perché è aiutato; se è male credere che l'uomo, nato nel male, può cominciare ad accogliere in sé il bene da parte di se stesso e non da parte del sommo Bene; se è vero che uno piace a Dio solo grazie ai doni di lui, concedici in questa situazione, o papa beatissimo e ottimo padre, l'aiuto della tua Pietà, per quanto lo potrai con la grazia di Dio, degnandoti di delucidarci con le spiegazioni più chiare possibili i punti particolarmente oscuri e difficili a comprendersi riguardo alle suddette questioni.

Principali punti da spiegare

8. E anzitutto, poiché la maggior parte di essi crede che questo dissenso non comporta alcuna alterazione alla fede cristiana, mostra quanto pericolo ci sia nella loro convinzione, e in secondo luogo come la grazia preveniente e cooperante, di cui tu parli, non impedisce per nulla il libero arbitrio. Risolvi poi quest'altro quesito: la prescienza di Dio va forse sempre d'accordo col suo decreto, di modo che anche ciò ch'è decretato debba esser considerato come previsto, oppure queste due cose hanno forse una funzione diversa e distinta a seconda dei vari casi e delle categorie delle persone? Così, poiché la chiamata alla salvezza è diversa per i diversi individui, uno potrebbe immaginare che, riguardo a coloro che si salvano senza che debbano far nulla, il decreto di Dio esiste per così dire da solo, mentre riguardo a coloro che devono fare le opere buone (per salvarsi), il decreto di Dio può basarsi sulla sua prescienza. Oppure, ugualmente per ogni caso, la conoscenza di Dio è, in qualche misura, sempre subordinata al suo decreto, sebbene essa, nel rapporto temporale, non possa distinguersi da quello, di modo che, come non c'è cosa alcuna, quale che sia la sua natura, che la conoscenza di Dio non l'abbia prevenuta, così non c'è in noi bene alcuno che non derivi a noi per partecipazione (del sommo Bene) e non provenga da Dio come dal suo autore. Spiegaci infine come la predicazione del decreto di Dio, in virtù del quale diventano fedeli quelli che sono predestinati alla vita eterna, non sarebbe d'ostacolo a nessuno di quelli che dobbiamo esortare a credere e che nemmeno coloro che non sperassero d'esservi predestinati potrebbero aver un pretesto di abbandonarsi alla negligenza. Ti preghiamo inoltre che, sopportando con pazienza la nostra scarsa intelligenza, ci mostri come si può risolvere l'obiezione secondo la quale, esaminando il pensiero degli antichi autori su questo problema, si trovano quasi tutti unanimi nel credere che il decreto di Dio riguardo alla predestinazione si fondi sulla prescienza e perciò fa degli uni dei recipienti nobili e degli altri dei recipienti ignobili 16, perché prevede come terminerebbe la vita di ciascuna persona e ha conosciuto prima quali sarebbero, sotto l'azione coadiuvante della grazia, la sua volontà e le sue azioni.

Agostino s'adoperi per confutare quegli errori.

9. Una volta che avrai spiegato chiaramente questi quesiti, e ne avrai risolti molti altri che il tuo sguardo penetrante può vedere più attinenti alla nostra questione, crediamo e speriamo non solo che per mezzo dei tuoi insegnamenti la nostra fragilità si rafforzerà, ma che anche gli stessi personaggi, illustri per i loro meriti e per l'alta loro dignità, ora offuscati dalle tenebre delle loro false teorie, riceveranno, purificata da ogni impurità, la luce della grazia. D'altronde uno di essi, personaggio di particolare autorità e studioso di problemi spirituali, Ilario, santo vescovo di Arles, è un tuo ammiratore e - lo sappia la Beatitudine tua - seguace per quanto riguarda tutti gli altri punti della tua dottrina; quanto invece al punto che suscita i suoi rimproveri, già da tempo vorrebbe esporre alla Santità tua la sua opinione. Ma poiché non sappiamo con certezza se lo farà e a quale scopo lo farà e poiché la nostra fiacchezza, per una provvidenza della grazia di Dio a favore dei nostri tempi, riprende fiato nel vigore della tua carità e della tua scienza, prosegui a istruire i semplici e a redarguire i superbi. Sarà utile e anche necessario che tu torni a scrivere su ciò che hai già scritto, perché non si reputi poco importante ciò che non viene confutato parecchie volte. Essi infatti reputano sano ciò che non apporta dolore e non sentono una lesione ricoperta dalla pelle; capiscano invece che, se una parte del corpo ha un tumore persistente, sarà necessario intervenire con un'operazione chirurgica. La grazia di Dio e la pace di nostro Signor Gesù Cristo ti coroni in ogni momento e, dopo averti condotto di virtù in virtù, ti glorifichi per l'eternità, o signore e papa beatissimo, difensore ineffabilmente mirabile, incomparabilmente degno d'onore, eminente su tutti noi.

 

1 - Cf. Ef 5, 30; 1 Cor 12, 27.

2 - Ef 1, 4; Mt 25, 34.

3 - Cf. Rm 9, 18. 21.

4 - Cf. Rm 9, 14-21.

5 - Eb 5, 14.

6 - Mt 7, 7-8; Lc 11, 9-10.

7 - Rm 1, 20.

8 - 1 Tm 2, 4.

9 - Eb 5, 14.

10 - At 14, 15.

11 - Is 9, 2; Mt 4, 16.

12 - Os 2, 24. 23; Rm 9, 25; 1 Pt 2, 10.

13 - 1 Tm 2, 4.

14 - Rm 9, 21.

15 - Cf. Rm 3, 24.

16 - Rm 9, 21.


Capitolo XXXIII:L’instabilità del nostro cuore e la intenzione ultima, che deve essere posta in Dio

Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis

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O figlio, non ti fidare della disposizione d'animo nella quale ora ti trovi; ben presto essa muterà in una disposizione diversa. Per tutta la vita sarai oggetto, anche se tu non lo vuoi, a tale mutevolezza. Volta a volta, sarai trovato lieto o triste, tranquillo o turbato, fervente oppure no, voglioso o pigro, pensoso o spensierato. Ma colui che è ricco di sapienza e di dottrina spirituale si pone saldamente al di sopra di tali mutevolezze, non badando a quello che senta dentro di sé, o da che parte spiri il vento della instabilità; badando, invece, che tutto il proposito dell'animo suo giovi al fine dovuto e desiderato. Così infatti egli potrà restare sempre se stesso in modo irremovibile, tenendo costantemente fisso a me, pur attraverso così vari eventi, l'occhio puro della sua intenzione.

E quanto più puro sarà l'occhio dell'intenzione, tanto più sicuro sarà il cammino in mezzo alle varie tempeste. Ma quest'occhio puro dell'intenzione, in molta gente, è offuscato, perché lo sguardo si volge presto a qualcosa di piacevole che balzi dinanzi. E poi raramente si trova uno che sia esente del tutto da questo neo, di cercare la propria soddisfazione: Come gli Ebrei, che erano venuti, quella volta, a Betania, da Marta e Maria, "non già per vedere Gesù, ma per vedere Lazzaro" (Gv 12,9).

Occorre, dunque, che l'occhio dell'intenzione sia purificato, reso semplice e retto; occorre che esso, al di là di tutte le varie cose che si frappongono, sia indirizzato a me.


16-56 Marzo 22, 1924 Necessità di scriverlo tutto. Come la Vergine fece il più gran miracolo. Solo questa dottrina potrà arrestare le generazioni che corrono in un declino vertiginoso nel male.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Avendo detto al confessore ciò che sta scritto avanti, diceva che non era convinto di ciò; che se fosse vero, questa mattina si doveva vedere il mondo cambiato, o almeno in parte. Ond’io sono restata dubbiosa e quasi con la volontà di non voler più scrivere e di non dire più nulla. Onde nel venire il mio amabile Gesù, mi sono abbandonata nelle sue braccia e ho sfogato con Lui tutto il mio cuore; gli ho detto come la pensava il confessore, e che per credere vorrebbero vedere le cose portentose, i miracoli, ecc. Quindi il mio amato Gesù stringendomi a Sé, come se al suo tocco volesse snebbiarmi dai dubbi che mi funestavano, mi ha detto:

(2) “Figlia mia, coraggio, non ti abbattere; se non fosse necessario che tu scrivessi non ti avrei obbligato al sacrificio. Tu devi sapere che ogni effetto, bene, valore che ti fo conoscere sulla mia Volontà, e ciò che la creatura può fare vivendo in Essa, sono tanti gusti, esca, calamita, alimenti, armonie, profumi, luci; sicché ogni effetto che ti dico contiene ciascuno la sua proprietà distinta, quindi non manifestando tutti i beni che ci sono nel mio Volere, e dove l’anima può giungere vivendo in Esso, faresti mancare o un’esca per adescarle, o un gusto per allettarle, oppure una calamita per attirarle, un alimento per saziarle, sicché mancherebbe la perfetta armonia, il piacere dei profumi, la luce per stradarle, perciò non trovando tutti i beni possibili, cioè non conoscendoli, non avranno quella gran voglia d’elevarsi su tutte le altre cose per far vita nella mia Volontà. E poi, non ti dar pensiero di ciò che ti è stato detto, anche la mia Mamma conteneva per vita il mio Volere, eppure il mondo faceva il suo corso nel male, nulla si vide cambiato, nessun miracolo esterno si vide in Lei, eppure ciò che non fece nel basso mondo lo fece nel Cielo, col suo Creatore, col suo vivere continuo nel Volere Divino fece posto in Sé per attirare il Verbo sulla terra, cambiò la sorte dell’umano genere, fece il più grande dei miracoli che nessun altro ha fatto e che mai potrà fare, fu miracolo unico: Trasportare il Cielo in terra; chi deve fare il più non è necessario che faccia il meno. Eppure, chi sapeva nulla di ciò che faceva la mia Mamma? Ciò che faceva con l’Eterno per ottenere il gran portento della discesa del Verbo in mezzo alle creature? Si seppe solo che fu Lei la causa, da alcuni nel mio concepimento, da molti quando mi videro spirare sulla croce. Figlia mia, quanto più grande è il bene che voglio fare all’anima, e che questo bene deve scendere a bene delle umane generazioni e che deve portarmi una gloria completa, tanto più la attiro a Me e faccio maturare, stagionare questo bene tra Me e l’anima; la segrego da tutti, la rendo ignorata, e quando il mio Volere vuole che avvicini qualche creatura, ci vuole tutto il mio potere per farla sottomettersi al sacrificio, perciò lascia fare al tuo Gesù e quietati”.

(3) Ed io: “Mio Gesù, quelli hanno ragione, dicono che non veggono nessun fatto, nessun bene positivo, tutte sono parole; ed io, non che voglia nulla, quello che voglio è che faccia come vuoi Tu stesso, che faccia la tua Santissima Volontà, e ciò che passa tra me e Te resti nel segreto dei nostri cuori”.

(4) E Gesù: “Ah! figlia mia, ti piacerebbe a te che la mia Redenzione l’avessi operato tra il segreto del mio Padre Celeste e della mia cara Mamma che doveva concepirmi? E poi nessun altro doveva saperlo che Io fossi sceso sulla terra? Un bene, per quanto sia grande, se non è conosciuto non produce vita, non si moltiplica, non è amato né imitato. Sicché la mia Redenzione sarebbe stata senza effetto per parte delle creature; figlia mia, lasciali dire e fammi fare, né ti dar pensiero e fa tutto ciò che Io feci stando in terra, tanto interno quanto esterno, che non si conosce ancora né ha ricevuto il suo pieno e desiderato frutto, specie la mia Vita nascosta. Le creature quasi nulla conobbero di tutto il bene che feci, eppure servì mirabilmente e prodigiosamente presso il mio Divino Padre a preparare e far stagionare il frutto della Redenzione. Ma apparentemente Io vivevo presso le creature ignorato, povero, abietto e disprezzato; ma ciò diceva nulla, presso mio Padre Io ero quello che ero, ed il mio operato interno apriva tra il Cielo e la terra mari di luce, di grazie, di pace e di perdono. Il mio interesse era quello di aprire il Cielo a bene della terra, chiuso da tanti secoli, e che mio Padre guardasse con amore le creature; il resto, fatto ciò, verrebbe da sé, sicché non fu questo un gran bene, anzi fu il tutto, fu il lievito, il preparativo, il fondamento della Redenzione. Così è di te, è necessario che metta il lievito del mio Volere, che formi il preparativo, che getti le fondamenta, che tra te e Me ci sia sommo accordo, tra i miei atti interni ed i tuoi, per aprire il Cielo a nuove grazie, a nuove correnti, e disporre la Maestà Suprema a concedere la grazia più grande, che sia conosciuta la sua Volontà sulla terra e che viva in mezzo alle creature col suo pieno dominio, come vive in Cielo. E mentre tu ti occupi in questo, credi tu che la terra non riceva nessun bene? Ah! ti sbagli! Le generazioni corrono in un declino vertiginoso nel male; chi le sostiene? Chi impedisce che restino sommerse nella loro corsa vertiginosa, fino a scomparire dalla faccia della terra? Ricordati che non è molto che il mare ruppe i suoi confini sotto terra, minacciando d’inghiottire paesi interi, ed il tuo stesso paese stava in gran pericolo; chi arrestò quel flagello? Chi fece arrestare e chiudere le acque nei suoi confini? E’ proprio questo il grande flagello che si prepara alla brutta corsa vertiginosa delle creature, la stessa natura è stanca dai tanti mali e vorrebbe vendicare i diritti del suo Creatore, onde tutte le cose naturali vorrebbero mettersi contro dell’uomo: il mare, il fuoco, il vento, la terra, stanno per uscire dai loro confini per nuocere e colpire le generazioni per decimarle. E ti pare poco che mentre la razza umana è immersa in mali irrimediabili, Io chiamo te ed elevandoti tra il Cielo e la terra, ed immedesimandoti coi miei stessi atti ti faccio correre nella mia Volontà per preparare l’atto opposto ai tanti mali che allagano la terra, preparando il bene, cercando di vincere l’uomo col mio amore, per arrestarlo nella sua corsa vertiginosa, dandogli la cosa più grande, qual è la luce della mia Volontà, affinché conoscendola la prenda come cibo per restaurare le sue forze perdute, onde rafforzato cessi delle sue vertigini e riacquisti il passo fermo per non precipitare più nei mali? ”.

(5) Onde il mio Gesù è scomparso, ed io sono rimasta più amareggiata nel pensare alla brutta corsa vertiginosa delle creature, e allo sconvolgimento della natura che farà contro di loro. Quindi, ritornando alla preghiera, il mio Gesù è ritornato in modo compassionevole, mi pareva irrequieto, gemeva, si doleva, si stendeva in me, si volgeva ora a destra, ora a sinistra; gli domandavo: “Gesù, amor mio, che hai? Deh! Tu soffri molto, dividiamole insieme le pene, non voler essere solo, non vedi quanto Tu soffri e come non ne puoi più? ”.

(6) Ora, mentre ciò dicevo, mi son trovata fuori di me stessa, in braccio ad un sacerdote, però mentre la persona pareva sacerdote, la voce mi sembrava di Gesù, il quale mi ha detto:

(7) “Faremo una via lunghissima, sii attenta a quello che vedi”.

(8) E camminavamo senza toccare la terra, però prima io portavo lui in braccio, ma siccome m’inseguiva un cane come se mi volesse mordere, io avevo paura, perciò per togliermi la paura abbiamo cambiato posizione, Lui portava me ed io gli ho detto: “Perché non lo avete fatto prima? Mi avete fatto prendere tanta paura, ed io non vi dicevo nulla perché credevo che fosse necessario che vi portassi io, ora sono contenta, ché stando io in braccio non mi potrà fare più nulla”. Ed io dicevo: “Mi porta in braccio Gesù”.

(9) E quello ripeteva: “Porto fra le mie braccia Gesù”.

(10) Ma quel cane seguiva tutto il nostro cammino, solo che si è preso un mio piede in bocca, ma senza che me lo mordesse. Onde il cammino è stato lungo ed io domandavo spesso: “Quanta altra via ci resta? ” E lui: “Altre 100 miglia”. Poi, domandato di nuovo ha detto: “Altre 30”, e così finché siamo giunti in città. E ora, chi può dire ciò che lungo la via si vedeva? Dove paesi ridotti ad un mucchio di pietre, dove luoghi allagati ed i paesi sepolti nelle acque, dove straripavano i mari, dove i fiumi, dove si aprivano voragini di fuoco; mi sembrava che tutti gli elementi si mettevano d’accordo tra loro per nuocere alle umane generazioni e formavano sepolture per seppellirle. Di più, quello che si vedeva lungo la via e che più metteva spavento e raccapriccio, era il vedere i mali delle creature, tutto era tenebre che uscivano da loro, ma tenebre fitte, accompagnate da un’afa marciosa e velenosa; erano tante le tenebre, che molte volte non si poteva discernere che punto fosse, tutto sembrava finzione, doppiezza, e se qualche bene vi era, era tutto superficiale e apparente, ma dentro covavano i vizi più brutti e ordivano le trame più insidiose, da dispiacere maggiormente il Signore che se apertamente facessero il male, e questo in tutte le classi di persone, che tarlo che rode tutta la radice del bene! In altri punti si vedevano rivoluzioni, uccidere le persone a tradimento, ma chi può dire tutto ciò che si vedeva? Ond’io, stanca dal vedere tanti mali ripetevo spesso: “E quando finiremo questa lunga via? ” E quello che mi portava, tutto pensoso, rispondeva: “Un altro poco, non hai visto tutto ancora”. Finalmente, dopo lungo stentare mi son trovata in me stessa, nel mio letto, ed il mio dolce Gesù che continuava a lamentarsi perché soffriva molto, stendendomi le braccia mi ha detto:

(11) “Figlia mia, dammi un po’ di riposo, che non ne posso più”.

(12) E poggiando la sua testa sul mio petto, pareva che volesse dormire, ma il suo sonno non era un sonno quieto, ed io non sapendo che fare, mi son ricordata della Santissima Volontà, dove c’è pieno riposo e gli ho detto:

(13) “Amor mio, stendo la mia intelligenza nella tua Volontà per poter trovare la tua intelligenza increata, in modo che stendendo la mia nella tua faccio ombra a tutte le intelligenze create, in modo che sentirai la tua ombra frapposta a tutte le menti create, e così potrai trovare riposo alla santità della tua intelligenza; stendo la mia parola nel tuo Fiat per poter frapporre tra le voci umane l’ombra di quel Fiat onnipotente, e così potrà riposare il tuo respiro, la tua bocca; stendo le mie opere nelle tue per frapporre tra le opere delle creature l’ombra e la santità delle tue, per dar riposo alle tue mani; stendo nella tua Volontà il mio piccolo amore per farti l’ombra del tuo immenso amore, che frappongo fra tutti i cuori per dar riposo al tuo cuore affannato”.

(14) Quindi, come ciò andavo dicendo, il mio Gesù si quietava e prendeva un dolce sonno. Onde dopo qualche tempo si è svegliato, ma calmo e stringendomi mi ha detto:

(15) “Figlia mia, ho potuto riposare perché mi hai circondato delle ombre delle mie opere, del mio Fiat e del mio amore; questo è il riposo che Io dissi dopo di aver creato tutte le cose, e siccome l’uomo fu l’ultimo che venne creato, volevo riposarmi in lui, cioè in virtù della mia Volontà agente in lui, che formando in lui l’ombra mia, doveva trovare il mio riposo ed il compimento delle mie opere. Ma questo mi venne negato perché la mia Volontà non la volle fare, e fino a tanto che non trovo chi vuol vivere della mia Volontà, che adombra nell’anima la mia immagine, non trovando la mia ombra non posso riposare, perché non posso compiere le opere mie e dare l’ultima pennellata divina a tutta la Creazione. Perciò la terra ha bisogno d’essere purgata e rinnovata, ma con purghe forti, tanto che molti lasceranno la vita, e tu abbi pazienza e segui sempre la mia Volontà”.