Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi della 6° settimana del tempo di Avvento e Natale
Vangelo secondo Matteo 4
1Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo.2E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame.3Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: "Se sei Figlio di Dio, di' che questi sassi diventino pane".4Ma egli rispose: "Sta scritto:
'Non di solo pane vivrà l'uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio".'
5Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio6e gli disse: "Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto:
'Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo,
ed essi ti sorreggeranno con le loro mani,
perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede'".
7Gesù gli rispose: "Sta scritto anche:
'Non tentare il Signore Dio tuo'".
8Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse:9"Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai".10Ma Gesù gli rispose: "Vattene, satana! Sta scritto:
'Adora il Signore Dio tuo
e a lui solo rendi culto'".
11Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano.
12Avendo intanto saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea13e, lasciata Nàzaret, venne ad abitare a Cafàrnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali,14perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:
15'Il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali,
sulla via del mare, al di là del Giordano,
Galilea delle genti;'
16'il popolo immerso nelle tenebre
ha visto una grande luce;
su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte
una luce si è levata.'
17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino".
18Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori.
19E disse loro: "Seguitemi, vi farò pescatori di uomini".20Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono.21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò.22Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono.
23Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.24La sua fama si sparse per tutta la Siria e così condussero a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guariva.25E grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.
Secondo libro delle Cronache 9
1La regina di Saba, sentita la fama di Salomone, venne a Gerusalemme per metterlo alla prova mediante enigmi. Arrivò con un corteo molto numeroso e con cammelli carichi di aromi, d'oro in grande quantità e di pietre preziose. Si presentò a Salomone e gli disse quanto aveva in mente.2Salomone rispose a tutte le sue domande; nessuna risultò occulta per Salomone tanto da non poterle rispondere.3La regina di Saba, quando ebbe ammirato la sapienza di Salomone, la reggia che egli aveva costruito,4i cibi della sua tavola, gli alloggi dei suoi servitori, l'attività dei suoi ministri e le loro divise, i suoi coppieri e le loro vesti, gli olocausti che egli offriva nel tempio, ne rimase incantata.5Quindi disse al re: "Era vero, dunque, quanto avevo sentito dire nel mio paese sul tuo conto e sulla tua sapienza.6Io non avevo voluto credere a quanto si diceva finché non sono giunta qui e i miei occhi non hanno visto; ebbene non mi era stata riferita neppure una metà della grandezza della tua sapienza; tu superi la fama che avevo sentito su di te.7Beati i tuoi uomini e beati questi tuoi ministri, che stanno sempre alla tua presenza e ascoltano la tua sapienza!8Sia benedetto il Signore tuo Dio, che si è compiaciuto di te e ti ha costituito, sul suo trono, re per il Signore Dio tuo. Poiché il tuo Dio ama Israele e intende renderlo stabile per sempre, ti ha costituito suo re perché tu eserciti il diritto e la giustizia".9Essa diede al re centoventi talenti d'oro, aromi in gran quantità e pietre preziose. Non ci furono mai tanti aromi come quelli che la regina di Saba diede al re Salomone.
10Gli uomini di Curam e quelli di Salomone, che caricavano oro da Ofir, portarono legno di sandalo e pietre preziose.11Con il legno di sandalo il re fece le scale del tempio e della reggia, cetre e arpe per i cantori; strumenti simili non erano mai stati visti nel paese di Giuda.
12Il re Salomone diede alla regina di Saba quanto ella aveva mostrato di gradire, oltre l'equivalente di quanto ella aveva portato al re. Ella poi tornò nel suo paese con i suoi uomini.
13Il peso dell'oro che affluiva nelle casse di Salomone ogni anno era di seicentosessantasei talenti d'oro,14senza contare quanto ne proveniva dai trafficanti e dai commercianti; tutti i re dell'Arabia e i governatori del paese portavano a Salomone oro e argento.
15Il re Salomone fece duecento scudi grandi d'oro battuto, per ognuno dei quali adoperò seicento sicli d'oro,16e trecento scudi piccoli d'oro battuto, per ognuno dei quali adoperò trecento sicli d'oro. Il re li pose nel palazzo della foresta del Libano.
17Il re fece un grande trono d'avorio, che rivestì d'oro puro.18Il trono aveva sei gradini e uno sgabello d'oro connessi fra loro. Ai due lati del sedile c'erano due bracci, vicino ai quali si ergevano due leoni.19Dodici leoni si ergevano, di qua e di là, sui sei gradini; non ne esistevano di simili in nessun regno.20Tutto il vasellame per bere del re Salomone era d'oro; tutti gli arredi del palazzo della foresta del Libano erano d'oro fino; al tempo di Salomone l'argento non valeva nulla.21Difatti le navi del re andavano a Tarsìs, guidate dai marinai di Curam; ogni tre anni tornavano le navi di Tarsìs cariche d'oro, d'argento, di avorio, di scimmie e di babbuini.
22Il re Salomone superò, per ricchezza e sapienza, tutti i re della terra.23Tutti i re della terra desideravano avvicinare Salomone per ascoltare la sapienza che Dio gli aveva infusa.24Ognuno di essi gli portava ogni anno il proprio tributo, oggetti d'oro e oggetti d'argento, vesti, armi, aromi, cavalli e muli.25Salomone aveva quattromila stalle per i suoi cavalli e i suoi carri e dodicimila cavalli, distribuiti nelle città dei carri e presso il re in Gerusalemme.26Egli dominava su tutti i re, dal fiume fino alla regione dei Filistei e fino al confine dell'Egitto.
27Il re fece sì che in Gerusalemme l'argento fosse comune come i sassi, i cedri numerosi come i sicomòri nella Sefela.28Da Muzri e da tutti i paesi si importavano cavalli per Salomone.
29Le altre gesta di Salomone, dalle prime alle ultime, sono descritte negli atti del profeta Natan, nella profezia di Achia di Silo e nelle visioni del veggente Iedò riguardo a Geroboamo figlio di Nebàt.30Salomone regnò in Gerusalemme su Israele quarant'anni.31Salomone si addormentò con i suoi padri; lo seppellirono nella città di Davide. Al suo posto divenne re suo figlio Roboamo.
Salmi 96
1Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore da tutta la terra.
2Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunziate di giorno in giorno la sua salvezza.
3In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria,
a tutte le nazioni dite i suoi prodigi.
4Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dèi.
5Tutti gli dèi delle nazioni sono un nulla,
ma il Signore ha fatto i cieli.
6Maestà e bellezza sono davanti a lui,
potenza e splendore nel suo santuario.
7Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
8date al Signore la gloria del suo nome.
Portate offerte ed entrate nei suoi atri,
9prostratevi al Signore in sacri ornamenti.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
10Dite tra i popoli: "Il Signore regna!".
Sorregge il mondo, perché non vacilli;
giudica le nazioni con rettitudine.
11Gioiscano i cieli, esulti la terra,
frema il mare e quanto racchiude;
12esultino i campi e quanto contengono,
si rallegrino gli alberi della foresta
13davanti al Signore che viene,
perché viene a giudicare la terra.
Giudicherà il mondo con giustizia
e con verità tutte le genti.
Salmi 106
1Alleluia.
Celebrate il Signore, perché è buono,
perché eterna è la sua misericordia.
2Chi può narrare i prodigi del Signore,
far risuonare tutta la sua lode?
3Beati coloro che agiscono con giustizia
e praticano il diritto in ogni tempo.
4Ricordati di noi, Signore, per amore del tuo popolo,
visitaci con la tua salvezza,
5perché vediamo la felicità dei tuoi eletti,
godiamo della gioia del tuo popolo,
ci gloriamo con la tua eredità.
6Abbiamo peccato come i nostri padri,
abbiamo fatto il male, siamo stati empi.
7I nostri padri in Egitto
non compresero i tuoi prodigi,
non ricordarono tanti tuoi benefici
e si ribellarono presso il mare, presso il mar Rosso.
8Ma Dio li salvò per il suo nome,
per manifestare la sua potenza.
9Minacciò il mar Rosso e fu disseccato,
li condusse tra i flutti come per un deserto;
10li salvò dalla mano di chi li odiava,
li riscattò dalla mano del nemico.
11L'acqua sommerse i loro avversari;
nessuno di essi sopravvisse.
12Allora credettero alle sue parole
e cantarono la sua lode.
13Ma presto dimenticarono le sue opere,
non ebbero fiducia nel suo disegno,
14arsero di brame nel deserto,
e tentarono Dio nella steppa.
15Concesse loro quanto domandavano
e saziò la loro ingordigia.
16Divennero gelosi di Mosè negli accampamenti,
e di Aronne, il consacrato del Signore.
17Allora si aprì la terra e inghiottì Datan,
e seppellì l'assemblea di Abiron.
18Divampò il fuoco nella loro fazione
e la fiamma divorò i ribelli.
19Si fabbricarono un vitello sull'Oreb,
si prostrarono a un'immagine di metallo fuso;
20scambiarono la loro gloria
con la figura di un toro che mangia fieno.
21Dimenticarono Dio che li aveva salvati,
che aveva operato in Egitto cose grandi,
22prodigi nel paese di Cam,
cose terribili presso il mar Rosso.
23E aveva già deciso di sterminarli,
se Mosè suo eletto
non fosse stato sulla breccia di fronte a lui,
per stornare la sua collera dallo sterminio.
24Rifiutarono un paese di delizie,
non credettero alla sua parola.
25Mormorarono nelle loro tende,
non ascoltarono la voce del Signore.
26Egli alzò la mano su di loro
giurando di abbatterli nel deserto,
27di disperdere i loro discendenti tra le genti
e disseminarli per il paese.
28Si asservirono a Baal-Peor
e mangiarono i sacrifici dei morti,
29provocarono Dio con tali azioni
e tra essi scoppiò una pestilenza.
30Ma Finees si alzò e si fece giudice,
allora cessò la peste
31e gli fu computato a giustizia
presso ogni generazione, sempre.
32Lo irritarono anche alle acque di Meriba
e Mosè fu punito per causa loro,
33perché avevano inasprito l'animo suo
ed egli disse parole insipienti.
34Non sterminarono i popoli
come aveva ordinato il Signore,
35ma si mescolarono con le nazioni
e impararono le opere loro.
36Servirono i loro idoli
e questi furono per loro un tranello.
37Immolarono i loro figli
e le loro figlie agli dèi falsi.
38Versarono sangue innocente,
il sangue dei figli e delle figlie
sacrificati agli idoli di Canaan;
la terra fu profanata dal sangue,
39si contaminarono con le opere loro,
si macchiarono con i loro misfatti.
40L'ira del Signore si accese contro il suo popolo,
ebbe in orrore il suo possesso;
41e li diede in balìa dei popoli,
li dominarono i loro avversari,
42li oppressero i loro nemici
e dovettero piegarsi sotto la loro mano.
43Molte volte li aveva liberati;
ma essi si ostinarono nei loro disegni
e per le loro iniquità furono abbattuti.
44Pure, egli guardò alla loro angoscia
quando udì il loro grido.
45Si ricordò della sua alleanza con loro,
si mosse a pietà per il suo grande amore.
46Fece loro trovare grazia
presso quanti li avevano deportati.
47Salvaci, Signore Dio nostro,
e raccoglici di mezzo ai popoli,
perché proclamiamo il tuo santo nome
e ci gloriamo della tua lode.
48Benedetto il Signore, Dio d'Israele
da sempre, per sempre.
Tutto il popolo dica: Amen.
Malachia 1
1Oracolo. Parola del Signore a Israele per mezzo di Malachia.2Vi ho amati, dice il Signore. E voi dite: "Come ci hai amati?". Non era forse Esaù fratello di Giacobbe? - oracolo del Signore - Eppure ho amato Giacobbe3e ho odiato Esaù. Ho fatto dei suoi monti un deserto e ho dato la sua eredità agli sciacalli del deserto.4Se Edom dicesse: "Siamo stati distrutti, ma ci rialzeremo dalle nostre rovine!", il Signore degli eserciti dichiara: Essi ricostruiranno: ma io demolirò. Saranno chiamati Regione empia e Popolo contro cui il Signore è adirato per sempre.5I vostri occhi lo vedranno e voi direte: "Grande è il Signore anche al di là dei confini d'Israele".
6Il figlio onora suo padre e il servo rispetta il suo padrone. Se io sono padre, dov'è l'onore che mi spetta? Se sono il padrone, dov'è il timore di me? Dice il Signore degli eserciti a voi, sacerdoti, che disprezzate il mio nome. Voi domandate: "Come abbiamo disprezzato il tuo nome?".7Offrite sul mio altare un cibo contaminato e dite: "Come ti abbiamo contaminato?". Quando voi dite: "La tavola del Signore è spregevole"8e offrite un animale cieco in sacrificio, non è forse un male? Quando voi offrite un animale zoppo o malato, non è forse un male? Offritelo pure al vostro governatore: pensate che l'accetterà o che vi sarà grato? Dice il Signore degli eserciti.
9Ora supplicate pure Dio perché abbia pietà di voi! Se fate tali cose, dovrebbe mostrarsi favorevole a voi? Dice il Signore degli eserciti.10Oh, ci fosse fra di voi chi chiude le porte, perché non arda più invano il mio altare! Non mi compiaccio di voi, dice il Signore degli eserciti, non accetto l'offerta delle vostre mani!11 Poiché dall'oriente all'occidente grande è il mio nome fra le genti e in ogni luogo è offerto incenso al mio nome e una oblazione pura, perché grande è il mio nome fra le genti, dice il Signore degli eserciti.12Ma voi lo profanate quando dite: "La tavola del Signore è contaminata e spregevole ciò che v'è sopra, il suo cibo".13Voi aggiungete: "Ah! che pena!". Voi mi disprezzate, dice il Signore degli eserciti, e offrite animali rubati, zoppi, malati e li portate in offerta! Posso io gradirla dalle vostre mani? Dice il Signore.14Maledetto il fraudolento che ha nel gregge un maschio, ne fa voto e poi mi sacrifica una bestia difettosa. Poiché io sono un re grande, dice il Signore degli eserciti, e il mio nome è terribile fra le nazioni.
Lettera ai Romani 1
1Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il vangelo di Dio,2che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture,3riguardo al Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne,4costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti, Gesù Cristo, nostro Signore.5Per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia dell'apostolato per ottenere l'obbedienza alla fede da parte di tutte le genti, a gloria del suo nome;6e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo.7A quanti sono in Roma diletti da Dio e santi per vocazione, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo.
8Anzitutto rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi, perché la fama della vostra fede si espande in tutto il mondo.9Quel Dio, al quale rendo culto nel mio spirito annunziando il vangelo del Figlio suo, mi è testimone che io mi ricordo sempre di voi,10chiedendo sempre nelle mie preghiere che per volontà di Dio mi si apra una strada per venire fino a voi.11Ho infatti un vivo desiderio di vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale perché ne siate fortificati,12o meglio, per rinfrancarmi con voi e tra voi mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io.13Non voglio pertanto che ignoriate, fratelli, che più volte mi sono proposto di venire fino a voi - ma finora ne sono stato impedito - per raccogliere qualche frutto anche tra voi, come tra gli altri Gentili.14Poiché sono in debito verso i Greci come verso i barbari, verso i dotti come verso gli ignoranti:15sono quindi pronto, per quanto sta in me, a predicare il vangelo anche a voi di Roma.
16Io infatti non mi vergogno del vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco.17È in esso che si rivela la giustizia di Dio di fede in fede, come sta scritto: 'Il giusto vivrà mediante la fede'.
18In realtà l'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia,19poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato.20Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità;21essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa.22Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti23e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.
24Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi,25poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen.
26Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura.27Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento.28E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d'una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno,29colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori,30maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori,31insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia.32E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa.
Capitolo VI: Invocazione per prepararsi alla comunione
Leggilo nella BibliotecaParola del discepolo
Quando considero, o Signore, la tua grandezza e la mia miseria, mi metto a tremare forte e mi confondo. Ché, se non mi accosto al sacramento, fuggo la vita; e se lo faccio indegnamente, cado nello scandalo. Che farò, o mio Dio, "mio aiuto" (Is 50,7) e mia guida nella mia miseria? Insegnami tu la strada sicura; mettimi dinanzi una opportuna, breve istruzione per la santa Comunione; giacché è buona cosa conoscere con quale devozione e reverenza io debba preparare il mio cuore a ricevere con profitto il tuo sacramento e a celebrare un così grande, divino sacrificio.
LETTERA 22* [292] PROMEMORIA. AGOSTINO SALUTA NEL SIGNORE I FRATELLI ALIPIO E PELLEGRINO
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaLa penuria di chierici imputabile alla legge che li obbliga di tornare alle mansioni civili...
1. Il sei di marzo a Mazaco in Numidia ci fu il concilio dei vescovi della Numidia, al quale io non potei intervenire sia a causa di altre faccende, sia a causa del freddo che la Santità vostra sa che io sopporto assai difficilmente. Ora, nel concilio si levarono tante lamentele per la penuria di chierici a causa della legge - che li obbliga a restituirli agli obblighi civili propri della loro condizione sociale -, che i fratelli convenuti al concilio si videro costretti a inviare dei messi alla corte imperiale. Uno di essi, Pietro, nostro fratello e collega di episcopato, si disponeva a mettersi in mare partendo dal nostro porto, mi chiese di scrivere alla Carità vostra; se vi trova nella condizione che possiate, per la misericordia di Dio, aiutare in qualche modo questa faccenda - che dev'essere oggetto di particolare attenzione - il Signore li avrà assistiti non poco nei loro sforzi.
...è gravissima nelle città ove mancano i difensori delle persone comuni.
2. Quando infatti noi tutti riflettiamo [su questa penuria di chierici], ciò che ci angustia di più è che, quando si adoravano gl'idoli, non mancò abbondanza di uomini, che godevano di varie immunità, con i quali completare il numero dei servi di quei culti empi e moltiplicarli fino al superfluo. Noi invece ci troviamo nelle strette di sì grandi difficoltà che non si trova, o a stento si trova, una categoria d'uomini da cui avere la possibilità di ordinare dei chierici, soprattutto nelle città ove ci sono sia delle persone di rango curiale sia dei cittadini comuni che presso di noi - come sanno le Santità vostre - non li si può distinguere dai membri dei collegi, quando invece si potrebbe provvedere a tutte le necessità fissando quanti uomini tra tutti i componenti una comunità sia permesso ordinare. Al fatto da cui poi dipenda l'indebolirsi degli ordini ai nostri giorni non si riflette abbastanza: la causa sta evidentemente nel fatto che mancano dei " difensori " che in qualche modo li proteggano dalla malvagità dei potenti che li calpestano, e che siano capaci di fare rispettare le leggi promulgate in loro favore contro coloro che li disprezzano, , ripeto, sostenuti da una posizione sociale conveniente ed eletti dai propri concittadini presso i quali godano d'una buona reputazione, di modo che in loro si trovi onestà e autorità. Quando questi mancano alle città o ai territori appartenenti alle suddette città, invano noi ci affliggiamo per gli sventurati ai quali non possiamo venire in aiuto.
Difficoltà dei vescovi di difendere i poveri per l'impunità dei prepotenti.
3. In realtà noi siamo disprezzati dai disonesti poiché sanno che noi, legati come siamo dalla nostra professione ecclesiastica, non possiamo fare nulla per cui possano correre pericolo o venire puniti. Se infatti vogliamo respingere la loro prepotenza usando il potere della Chiesa, si lamenteranno di noi presso le autorità da cui dipendono, con il pretesto che noi ostacoliamo le necessità [finanziarie] dello Stato e facilmente sono creduti e senza pericolo dicono tutto ciò che vogliono sapendo bene che in un processo, nemmeno per la nostra difesa, ci è permesso di svelare le loro azioni a coloro che possono venirne a conoscenza e punirli. Se d'altra parte noi, di nostra iniziativa, eleviamo lagnanze contro di loro, appariremo come se avessimo preso la parte di accusatori. Così avviene che noi, solo alla meglio, possiamo soccorrere e difendere pochissimi di quelli che cercano rifugio in chiesa; al contrario, tutti gli altri, di gran lunga più numerosi, che sono trovati di fuori, vengono spogliati essi stessi e vengono saccheggiati i loro beni mentre noi siamo addolorati e non siamo in grado di soccorrerli.
Ag. indica come difensori della città alcune ottime e capaci persone.
4. Ecco perché i nostri fedeli d'Ippona vogliono avere - e io più di tutti - un " difensore ", ma non sappiamo se possiamo ottenere un funzionario; se è possibile tutti noi vogliamo nostro figlio Ursus, genero di Glicerio; se, [il difensore] può essere solo una persona privata, pensiamo che possa ricoprire questa carica uno dei nostri figli, sia Eusebio che Eleusino, ancorché anche tra i curiali della città si possano trovare persone adatte per la loro specchiata condotta e sagacia, qualora si accordasse loro un grado sociale grazie al quale avessero una sufficiente autorità. Ho scritto ciò alla Venerazione vostra affinché, se il Signore ve ne darà la possibilità, non vi rincresca di perorare anche questa causa.
È reclamato come vescovo di Cesarea Onorio con scandalo della Chiesa.
5. Oltre a ciò Onorio, vescovo della provincia [ecclesiastica] di Cesarea, a te, fratello Alipio, ben noto, dopo la morte del nostro fratello Deuterio di santa memoria, con grande scandalo della Chiesa è reclamato dagli abitanti di Cesarea per essere stabilito come vescovo. Alcuni religiosi scrissero a noi per mostrarci quanto male ne deriverebbe, se la cosa si effettuasse. Nel frattempo, in quella città s'erano adunati dei vescovi per sbrigare quella faccenda, affinché il popolo eleggesse colui che desiderassero fosse ordinato ma, per le gravi violenze d'una folla rissosa, furono costretti a insediarvi Onorio come vicegerente del vescovo locale finché non fosse consultata la Sede Apostolica e il vescovo della Chiesa Cartaginese, affinché l'ordinazione venisse compiuta qualora le due suddette autorità l'avessero voluta; ma non potranno volerla in alcun modo contro il Concilio di Nicea e altri concili di vescovi.
Scambio di lettere tra Ag. e i vescovi per la questione di Onorio.
6. Nel frattempo scrivemmo ai vescovi [della provincia Cesariense] che non avevamo inviato loro la risposta data dalla Sede Apostolica al nostro rapporto perché ancora non vi è stato stabilito il vescovo metropolitano e in questa occasione cercammo, per quanto potevamo, d'indurli ad astenersi dal fare, a proposito d'Onorio, quanto reclama una folla tumultuante. Alla nostra lettera rispose in verità un piccolo numero di vescovi, ma in modo assai positivo. In effetti ci giunse la risposta di quindici vescovi, sebbene portasse la firma di uno solo, ma all'inizio porta anche il nome del primate che però noi sapevamo essere assente; i vescovi avevano ritenuto tuttavia doveroso aggiungere il suo nome poiché egli aveva scritto che alcuni di loro si radunassero nella città di Castello affinché redigessero una pronta risposta alla nostra lettera. Essi scrissero anche al suddetto vescovo Onorio perché o abbandonasse Cesarea o altrimenti i chierici non sarebbero rimasti in comunione con lui ed egli sapesse che non si doveva rimanere in comunione con lui; nello stesso tempo inviarono anche una lettera analoga ai fedeli, pur esortando i chierici a reclamare un vescovo tale da poter essere ordinato per loro senza contravvenire alla norma ecclesiastica.
Sedizione dei fedeli contro Onorio assente, che ad Ag. si dichiara ossequiente alle decisioni dei vescovi.
7. Ma i fedeli e soprattutto i poveri, appena si cominciò a leggere la lettera, insorsero in una terribile rivolta. Sebbene questi fatti fossero avvenuti in sua assenza - in effetti dopo aver ricevuto la nostra lettera egli se ne andò subito via di lì e venne da noi, ed era con noi ad Ippona allorché dettai queste righe, promettendomi di non fare nient'altro se non ciò che volessimo noi - Onorio tuttavia mi disse che non si sarebbe potuto staccare da loro, se non avesse giurato di tornare presso di loro qualora i Padri avessero dato ai loro delegati una risposta conforme alla loro volontà. Riguardo però ai suoi intrighi non è necessario dire quanto se ne chiacchieri, poiché ciò forse non può essere provato. Le Santità vostre riferiscano ciò al papa Bonifacio sebbene, con l'aiuto del Signore, non ci sia affatto da temere che in una faccenda di tal genere sia necessario usare dei raggiri con una persona siffatta. I difensori di Onorio vogliono appoggiare la sua causa con gli esempi di trasgressione della disciplina [ecclesiastica] raccogliendoli da qualunque parte possono, dove nel passato simili fatti talora sono accaduti, come se siffatte trasgressioni dovessero essere moltiplicate a questo scopo e non fossero piuttosto da reprimere e non ci si dovesse premunire contro di esse perché non abbiano a ripetersi nell'avvenire, soprattutto quando nella Sede Apostolica è posta una persona in cui non c'è alcun intrigo. E poiché si reclamano atti illeciti in rovina della disciplina ecclesiastica, quei difensori cercano anche di portare questo argomento - anzi fanno di esso come la chiave di volta della causa che difendono -, che cioè il detto Onorio era stato ordinato vescovo in una comunità dipendente dalla Chiesa di Cartenna.
Alcune azioni e pretese illecite di vescovi della provincia Cesariense.
8. Ma ciò avvenne in modo che il predecessore del nostro fratello Rustico, il quale allora governava quella Chiesa, approvò che quello avesse ancora lì la sua cattedra come vescovo, e ciò avvenne per volontà di colui che aveva il potere d'impedirlo. Prima del suddetto Onorio aveva occupato quella cattedra suo padre e di lì era stato trasferito a Cesarea e al proprio posto aveva ordinato suo figlio. Ecco perché [i fautori di Onorio] credono che ancora adesso sia loro permesso di fare ciò che fecero a proposito di suo padre e anche perché il vescovo Rustico ha reclamato che gli sia restituita la suddetta comunità ma, come tu sai, egli reclamava solo alcune e non la Chiesa madre su cui Onorio era stato stabilito vescovo. Essi hanno infatti una lettera del fratello Rustico che si dice abbia indirizzato alle dette " parrocchie " per far sapere loro che d'ora in poi apparterrebbero alla diocesi di Cartenna, come se Onorio fosse stato confermato in una sede migliore. Ma il fratello Rustico ci ha risposto ch'erano state diffuse false dicerie e afferma che la lettera in loro possesso non è sua. Tuttavia, anche se la cosa fosse vera, bisognerebbe in ogni caso correggere piuttosto la volontà di Rustico, il quale desidera cambiare quanto è avvenuto sotto il suo predecessore, anziché permettere un atto che nessuno ignora essere illecito.
Il primate rifiuta la lettera commendatizia ad Onorio per recarsi alla Corte imperiale.
9. D'altra parte è stata scritta una lettera a nome dei fedeli di Cesarea - ma non sappiamo se l'hanno scritta proprio essi - al primate della provincia, poiché vorrebbero, per una faccenda di pubblico interesse, inviare il detto vescovo Onorio alla corte imperiale affinché con i suoi buoni uffici si possa provvedere alle loro necessità; gliela inviarono inoltre perché gli concedesse una lettera di raccomandazione aggiungendo che, qualora non l'avesse voluta concedere, l'avrebbero costretto ugualmente ad attraversare il mare anche senza la sua raccomandazione. Ma il primate non la concesse e costui ci ha dichiarato che non voleva attraversare il mare per una faccenda d'interesse pubblico ma che desiderava ardentemente, in una faccenda d'interesse privato, rendere cioè le spese del processo a Felice o al vecchio chiamato Quieto, che ci aveva presentato in pubblico una denuncia scritta contro di lui. Noi però facevamo in modo che, se fosse stato possibile, la vertenza venisse composta alla nostra presenza, a condizione tuttavia che Onorio inviasse ai fedeli di Cesarea - affinché scegliessero un vescovo - una lettera come volevamo fosse inviata da lui.
Ag. teme siano accusati di eresia i cattolici avversari di Onorio...
10. Io però sono assai preoccupato per coloro che di lì ci hanno inviato una lettera sul conto di lui, per paura che attraversi il mare e provochi azioni penali da parte della Corte imperiale contro di essi poiché, quando a Cesarea si venne a sapere ch'essi mi avevano scritto, una enorme folla rivoltosa si mise a gridare contro di loro dicendo che il vescovo li aveva dichiarati eretici e aveva redatto dei processi verbali nei loro riguardi; e siccome essi avevano voluto averne una copia ma egli non glie l'aveva data, sentirono dire che i processi li aveva portati via con lui; ma alle domande rivoltegli da noi ha risposto di non aver redatto alcun processo verbale. Io sono tuttavia molto ansioso poiché quei fedeli nella loro lettera mi hanno chiesto di prendere a cuore questa faccenda per evitare che dei fedeli cattolici subiscano qualche azione penale.
...il cui caso potrà essere risolto solo dalla Sede Apostolica.
11. Certo, i suoi fautori - come ce lo ha riferito lui stesso - gli hanno scritto ad Ippona che la lettera riguardante il dovere di allontanarlo dalla Chiesa di Cesarea, che porta i nomi di quindici vescovi e che ci è stata inviata di lì, è falsa. A dire il vero anche noi siamo perplessi al riguardo, per il fatto che non vi si legge la firma del primate, il cui nome è posto all'inizio della lettera, in cui c'è una sola firma e non si capisce di chi sia. È perciò assai difficile che possa concludersi qui la questione, che per l'animosità delle persone e la stessa necessità, è giocoforza venga conclusa piuttosto da una sentenza della Sede Apostolica. A questo riguardo non ho alcuna preoccupazione, poiché non ho alcun dubbio sulla giustezza del verdetto che sarà eventualmente pronunciato da quella Sede. Ma - come ho già detto - mi turba il pericolo di azioni penali [che possano correre] delle persone, il timore che dei cattolici possano [essere presi] per degli eretici e subire dei danni; il Signore nella sua misericordia voglia allontanare questo pericolo sia per opera della vostra Carità, sia specialmente per l'istanza e la più che legittima e misericordiosa vigilanza della stessa Sede Apostolica.
2 - Sono nuovamente manifestate a Maria santissima le operazioni dell'anima del suo Figlio e nostro redentore, con tutto ciò che le era stato nascosto.
La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca726. L 'intelletto umano ha fatto sulla natura, sulla qualità, sulle cause e sugli effetti dell'amore grandi e lunghi ragionamenti. Se dovessi spiegare il santo e divino amore di Maria santissima, signora nostra, sarebbe necessario aggiungere ancora molto a quanto si è detto e descritto in materia di amore. Dopo la santissima anima di Cristo nostro Signore, nessuno fra tutti gli uomini e gli angeli possedette e possiede un amore così nobile e sublime come la Regina del cielo e per questo meritò di essere chiamata Madre del bell'amore. L'oggetto del santo amore è uno in tutti, cioè Dio stesso e le creature, ma il soggetto che riceve questo amore, le cause dalle quali è generato e gli effetti che produce sono diversi. Maria ottenne il sommo grado dell'amore possibile ad una semplice creatura umana. In lei furono, senza misura e limiti, la purezza del cuore, la fede, la speranza, il timore santo e filiale, la scienza e la sapienza, i benefici, la memoria e la stima di essi, e tutte le altre cause proprie dell'amore santo e divino. Questa fiamma non si genera né si accende con l'amore insano e cieco, che entra per la stoltezza dei sensi senza poi ritrovare una ragione o la via. L'amore santo e puro entra attraverso la nobilissima conoscenza dell'oggetto e per la forza della sua infinita bontà ed inesplicabile soavità, perché Dio, essendo sapienza e bontà, non vuole essere amato solo con la dolcezza, ma anche con la sapienza e la conoscenza di ciò che si ama.
727. Questi amori hanno qualche somiglianza più negli effetti che nelle cause: una volta che giungono a soggiogare il cuore impadronendosi di esso, ne escono con difficoltà. Da qui nasce il dolore che sente il cuore umano quando trova rifiuto, freddezza o minore corrispondenza nella persona che ama, perché questo è come obbligarlo a rimuovere da sé l'amore. Come l'amore s'impadronisce del cuore e non ne trova facile uscita, benché qualche volta gliela proponga la ragione, così la dura violenza che soffre causa dolori di morte. Tutto ciò è pazzia e sciocchezza nell'amore cieco e mondano, ma nell'amore divino è somma sapienza, perché, dove non si trovano ragioni per non amare, maggiore prudenza è cercarle per amare più intimamente e a questo obbligare l'amato. Quanto più liberamente la volontà ama il sommo Bene, tanto meno è libera di rinunciare a tale amore. In questa gloriosa contesa la volontà, signora e regina dell'anima, felicemente si assoggetta al suo stesso amore e non vuole liberarsi da questa schiavitù. Invece in questa libera violenza, se è rifiutata o trattata con freddezza dal sommo Bene che ama, soffre dolori e deliqui di morte, come colei a cui manca l'oggetto della vita, perché solo vive per amare e nel sapersi amata.
728. Da questo si può capire qualche cosa dei patimenti del cuore ardentissimo e purissimo della nostra Regina per l'assenza del Signore, che le aveva nascosto l'oggetto del suo amore, lasciando che soffrisse per tanti giorni le angustie del dubbio di averlo disgustato. Ella era un immenso compendio di umiltà e di amore divino: non sapendo la causa della severità e noncuranza del suo amato, patì il più dolce e più duro martirio che abbia mai potuto immaginare una mente umana o angelica. Solo Maria santissima, madre del santo amore, giunse al vertice di cui è capace una creatura umana, perché seppe e poté soffrire questo martirio che sorpassò tutte le pene dei martiri e le penitenze dei confessori. In lei si compì in pienezza ciò che si dice nel Cantico: Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell'amore, non ne avrebbe che dispregio. Perciò ella in questa occasione dimenticò tutto il visibile, quanto vi è di creato e la sua stessa vita, reputando tutto un nulla finché non ritrovò la grazia e l'amicizia del suo Figlio santissimo e suo Dio, che temeva di avere perduto, benché sempre la possedesse. Non si può spiegare con le parole il suo affanno, la sua sollecitudine, la sua vigilanza e le attenzioni usate per servire il suo Figlio santissimo ed il Padre celeste.
729. Trenta giorni erano già passati in questo conflitto, ma sembravano molti secoli per chi non poteva vivere un solo momento senza soddisfare il suo amore e l'amato. A nostro modo d'intendere il cuore del bambino Gesù non poteva ormai più contenersi, né resistere alla forza dell'amore che aveva per la sua dolcissima Madre. Anche al Signore costò un'inafferrabile, ma allo stesso tempo soave violenza tenere Maria in tale tribolazione e timore. Un giorno l'umile e sovrana Regina si presentò al fanciullo Dio e, buttandosi ai suoi piedi con lacrime e sospiri che sgorgavano dalla profondità del cuore, gli si rivolse con le seguenti parole: «Dolcissimo bene ed amor mio, che vale la piccolezza di questa polvere e cenere a paragone del vostro immenso potere? Che può tutta la miseria della creatura di fronte alla vostra bontà senza fine? Voi siete superiore alla nostra bassezza e nell'immenso pelago della vostra misericordia scompaiono tutte le nostre imperfezioni e i nostri difetti. Se non vi ho servito, come confesso che avrei dovuto fare, castigate le mie negligenze e perdonatele; ma lasciatemi di nuovo vedere, figlio e Signore mio, la gioia del vostro volto, che è la mia salute. Lasciatemi anche vedere la desiderata luce che mi dava esistenza e vita. Guardate la vostra povera Madre inginocchiata nella polvere. Non mi alzerò dai vostri piedi fino a che non veda chiaro lo specchio nel quale si mirava la mia anima».
730. La nostra gran Regina, umiliata alla presenza del suo Figlio santissimo, pronunziò queste ed altre simili parole piene di sapienza e di ardentissimo amore. Sua Maestà bramava, più che la stessa Signora, di ricondurla alle sue delizie e amorevolmente le rispose: «Madre mia, alzatevi!». Le parole pronunciate da colui che era la Parola dell'eterno Padre ebbero tanta efficacia che istantaneamente la divina Madre fu trasformata ed elevata in un'altissima estasi nella quale vide la Divinità in modo astrattivo. In questa visione il Signore l'accolse con dolcissimi abbracci e parole di padre e di sposo, cosicché ella dalle lacrime passò al giubilo, dalla pena alla gioia e dall'amarezza ad una soavissima dolcezza. Sua Maestà le rivelò grandi misteri riguardanti i suoi alti progetti sulla nuova legge evangelica. La santissima Trinità, per iscriverla nel suo candidissimo cuore, l'assegnò e destinò ad essere la primogenita e prima discepola del Verbo incarnato. Egli l'avrebbe resa modello ed esempio per i santi apostoli, i martiri, i dottori, i confessori, le vergini e gli altri giusti della nuova Chiesa e della nuova legge di grazia che avrebbe fondato nella redenzione dell'umanità.
731. A questo mistero corrisponde tutto ciò che, secondo la spiegazione della santa Chiesa, la Madre di Dio dice di sé nel capitolo ventiquattresimo del Siracide, usando l'immagine della divina sapienza. Non è il caso che mi soffermi nella spiegazione dell'argomento che sto trattando, perché tutto quanto lo Spirito Santo dice di essa si riferisce chiaramente alla gran Regina. Riferisco solo letteralmente qualche parte del testo, perché tutti possano comprendere una così ammirabile profezia. Dice questa Signora: «Io sono uscita dalla bocca dell'Altissimo e ho ricoperto come nube la terra. Ho posto la mia dimora lassù, il mio trono era su una colonna di nubi. Il giro del cielo da sola ho percorso, ho passeggiato nelle profondità degli abissi. Sulle onde del mare e su tutta la terra, su ogni popolo e nazione ho preso dominio. Fra tutti questi cercai un luogo di riposo, in quale possedimento stabilirmi. Allora il creatore dell'universo mi diede un ordine, il mio creatore mi fece posare la tenda e mi disse: Fissa la tenda in Giacobbe e prendi in eredità Israele. Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi creò; per tutta l'eternità non verrò meno. Ho officiato nella tenda santa davanti a lui, e così mi sono stabilita in Sion. Nella città amata mi ha fatto abitare; in Gerusalemme è il mio potere. Ho posto 1e radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore, sua eredità».
732. Il Siracide elenca poi altre prerogative di Maria santissima e dice: Come un terebinto ho esteso i rami e i miei rami son rami di maestà e di bellezza. Io come una vite ho prodotto germogli graziosi e i miei fiori, frutti di gloria e ricchezza. Io sono la madre del puro amore, del timore, della conoscenza e della degna speranza. In me vi è ogni grazia di vita e di verità, in me ogni speranza di vita e di forza. Avvicinatevi a me, voi che mi desiderate, e saziatevi dei miei prodotti. Poiché il ricordo di me è più dolce del miele, il possedermi è più dolce del favo di miele. Quanti si nutrono di me avranno ancora fame e quanti bevono di me, avranno ancora sete. Chi mi obbedisce non si vergognerà, chi compie le mie opere non peccherà. Mi fermo a questo punto del capitolo del Siracide, nel quale il cuore pio troverà la pienezza dei misteri di Maria santissima. Le virtù nascoste della Madre della grazia l'attireranno verso di lei e gli faranno comprendere l'inesplicabile grandezza e sublimità nella quale ella fu costituita dall'insegnamento del suo Figlio santissimo, per volere della beatissima Trinità. Questa eccelsa Principessa fu la vera arca del Nuovo Testamento: dalla sovrabbondanza della sua sapienza e della sua grazia straripò, come da immenso mare, tutto ciò che mai i santi ricevettero e riceveranno fino alla fine del mondo.
733. La divina Madre, quando si destò dall'estasi, adorò nuovamente il suo santissimo Figlio e lo pregò di perdonarla se per caso avesse commesso qualche negligenza nel servirlo. Le rispose sua Maestà alzandola da terra e le disse: «Madre mia io sono molto compiaciuto del vostro cuore e dei vostri sentimenti, voglio che lo dilatiate e lo pre pariate di nuovo per ricevere le mie testimonianze. lo adempirò la volontà di mio Padre e scriverò nel vostro cuore il Vangelo che intendo insegnare al mondo. E voi, o Madre, lo metterete in pratica come io desidero». Rispose la purissima Regina: «Figlio e Signore mio, possa io trovare grazia ai vostri occhi! Guidate le facoltà della mia anima sui retti sentieri del vostro volere? Parlate, Signore mio, perché la vostra serva ascolta e vi seguirà sino alla morte». In questo colloquio si manifestò nuovamente alla vergine Madre l'anima santissima di Cristo con le sue operazioni. Da questo momento in poi godette della grazia in un grado ancora più elevato quale divina discepola, sia soggettivamente sia oggettivamente in quanto ricevette una luce più chiara e sublime. Nel suo Figlio santissimo vide la nuova legge evangelica con tutti i suoi misteri, i sacramenti e la dottrina come il divino architetto l'aveva ideata nella sua mente e determinata nel suo volere di maestro e redentore degli uomini. A questo insegnamento, che riservò solo a Maria santissima, ne aggiunse un altro: con le parole le insegnava e manifestava i segreti della sua sapienza' e quanto non potevano comprendere gli uomini e gli angeli. Maria purissima apprese correttamente questa sapienza comunicandone, senza invidia, tutta la luce, diffondendola prima dell'ascensione di Cristo nostro Signore e molto più dopo.
734. Capisco perfettamente che questa Storia avrebbe dovuto comunicare tutti i profondi misteri che accaddero tra la purissima Madre e il suo santissimo Figlio, dagli anni dell'adolescenza e della gioventù fino a quelli della predicazione pubblica. Confesso, però, nuovamente ciò che ho già detto, e cioè la mia incapacità e quella di tutte le creature nel trattare un così sublime argomento. Per farlo sarebbe necessario descrivere tutti i misteri della Sacra Scrittura, tutta la dottrina cristiana e le virtù, tutte le tradizioni della santa Chiesa, la confutazione degli errori e delle eresie, i decreti di tutti i concili, tutto ciò che la Chiesa conserva e conserverà sino alla fine del mondo; inoltre si dovrebbero descrivere anche gli altri grandi misteri riguardanti la vita e la gloria dei santi. Tutto ciò fu scritto nel cuore purissimo della nostra gran Regina. Sarebbe necessario descrivere anche tutte le opere fatte dal Salvatore e maestro affinché gli effetti della redenzione e l'insegnamento della Chiesa fossero abbondanti; quanto scrissero gli evangelisti, gli apostoli, i profeti e gli antichi padri; ciò che operarono in seguito tutti i santi, l'illuminazione che ebbero i dottori, quanto soffrirono i martiri e le vergini e la grazia che tutti ricevettero per sostenere tali patimenti. Maria santissima conobbe tutto ciò e molto più di quanto si possa spiegare in modo particolareggiato, con la comprensione più profonda e con grande saggezza e chiarezza. Di tutto rese grazie e in tutto operò quanto era possibile a una semplice creatura rispetto all'eterno Padre, creatore di tutte le cose, e all'unigenito Figlio, capo della Chiesa. Tutto ciò comunicherò in seguito come mi sarà possibile.
735. Sebbene la Madre s'impegnasse in tali opere con la massima attenzione tenendo lo sguardo fisso sul Figlio e maestro, tuttavia non trascurò alcunché nel servizio e nella sollecitudine amorevole per la salute fisica di Gesù e di san Giuseppe. Accudiva a loro in tutto senza negligenza né difetto alcuno, preparando il cibo e servendoli, con particolare riguardo per il suo Figlio santissimo presso il quale sempre si inginocchiava con incomparabile riverenza. Si preoccupava che il fanciullo Gesù pensasse a consolare il suo padre putativo, come se fosse stato un padre naturale. Il fanciullo Dio ubbidiva in tutto questo a sua Madre e assisteva molte volte san Giuseppe nel lavoro nel quale il santo si spendeva per poter sostentare, col sudore della sua fronte, il Figlio dell'eterno Padre e sua Madre. Cresciuto, il fanciullo aiutava alcune volte san Giuseppe in quello che gli era possibile per la sua età; capitò che facesse alcuni miracoli compiendo cose al di sopra delle sue forze naturali, così che al santo sposo, rinvigorito, il lavoro fosse reso meno pesante. In tale materia avvenivano simili meraviglie tra loro tre soltanto.
Insegnamento della Regina del cielo
736. Figlia mia, da oggi ti chiamo nuovamente mia discepola e compagna nell'eseguire l'insegnamento celeste che il mio Figlio santissimo diede alla sua Chiesa per mezzo dei Vangeli e delle Scritture. Voglio che tu prepari il tuo cuore con rinnovata diligenza e attenzione, affinché come terra eletta tu possa ricevere il seme vivo e santo della parola del Signore fruttando il cento per uno. Rendi il tuo cuore attento alle mie parole, i Vangeli siano la tua continua lezione perché tu possa meditare e ponderare nel tuo intimo l'insegnamento e i misteri che comprenderai in essi. Ascolta la voce del tuo sposo e Maestro. Egli invita e chiama tutti ad ascoltare le sue parole di vita eterna. È così pericoloso l'inganno della vita mortale che sono poche le anime che vogliono ascoltare ed intendere il sentiero della luce. Molti seguono ciò che è dilettevole, offerto loro dal principe delle tenebre, e chi cammina in esse non sa dove arriverà. L'Altissimo ti chiama per la via della luce vera: seguila imitandomi e conseguirai ciò che desideri. Rinuncia a tutto ciò che è terreno e visibile, non volerlo conoscere né rimirare, non desiderarlo, non dartene pensiero e fuggi dall'essere conosciuta; le creature non abbiano alcuno spazio nel tuo cuore, custodisci la tua interiorità e proteggila dalle seduzioni umane e diaboliche. Riuscirai in tutto se, come discepola del mio Figlio santissimo e mia, osserverai l'insegnamento del Vangelo, con la perfezione che devi. Ricorda il beneficio di essere stata chiamata, per disposizione divina, ad essere rispettivamente novizia e professa dell'imitazione della mia vita, della mia dottrina e delle mie virtù seguendo le mie orme. Tale beneficio ti obbliga ad un così alto fine per passare ad un noviziato più sublime e alla professione perfetta della religione cattolica, mentre segui l'insegnamento e l'esempio del Redentore del mondo, affrettando il passo dietro al profumo dei suoi unguenti e per i retti sentieri della sua verità. Lo stato di mia discepola è la disposizione per divenire discepola del mio Figlio santissimo e arrivare poi all'unione immutabile con l'essere di Dio. Questi tre benefici d'incomparabile valore ti insegneranno ad essere più perfetta dei sublimi serafini. La divina destra te li ha concessi per disporti, prepararti, renderti idonea e capace di ricevere l'insegnamento, la sapienza e la luce della mia vita, delle opere, delle virtù, dei misteri e delle grazie, così che tu li possa scrivere. Il sovrano Signore si è degnato di concederti questa liberale misericordia senza tuo merito, ma per la mia intercessione e le mie preghiere. Esse hanno avuto efficacia, perché tu hai sottomesso il tuo giudizio umile e timoroso alla volontà dell'Altissimo e all'obbedienza dei tuoi superiori che più volte ti hanno chiesto di scrivere la mia Storia. Il miglior premio per la tua anima è quello che ti è stato dato in quei tre passi o sentieri mistici, altissimi, misteriosi, nascosti alla prudenza umana, ma graditi e accetti a Dio. Essi contengono tanti insegnamenti, come hai sperimentato, per raggiungere il fine. Scrivili a parte é fanne un trattato, perché questa è la volontà del mio Figlio santissimo. Il titolo sarà quello che hai già espresso nell'Introduzione di questa Storia: "Leggi della sposa, apici del suo casto amore e frutto raccolto dall'albero della vita di Maria santissima signora nostra".
23 maggio 1941
Madre Pierina Micheli
Anniversario della mia Professione. Senza Gesù! Sono priva di speranza. L'anima mia è così piagata, e l'ira di Dio pare schiacciarmi. Confessarmi? se non torna il Padre, dove andrò? Lasciare Gesù? Chi mi dà forza per lottare? e l'ubbidienza? Ma perché Gesù mi chiede il contrario? Non ne posso più. Ma io non voglio disgustare Gesù... eppure... Oggi ho dato un rimprovero di primo impulso... perdono Gesù. Vigilerò sull'irascibilità che in questi giorni mi opprime. Calma, anima mia!