Sotto il Tuo Manto

Martedi, 10 giugno 2025 - Santa Faustina di Cizico (Letture di oggi)

Rallegriamoci dunque e rendiamo grazie a Dio: noi non siamo stati fatti solo cristiani, ma siamo divenuti Cristo. (Sant'Agostino)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi della 6° settimana del tempo di Avvento e Natale

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 19

1Entrato in Gèrico, attraversava la città.2Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco,3cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura.4Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là.5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua".6In fretta scese e lo accolse pieno di gioia.7Vedendo ciò, tutti mormoravano: "È andato ad alloggiare da un peccatore!".8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: "Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto".9Gesù gli rispose: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo;10il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto".

11Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, Gesù disse ancora una parabola perché era vicino a Gerusalemme ed essi credevano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro.12Disse dunque: "Un uomo di nobile stirpe partì per un paese lontano per ricevere un titolo regale e poi ritornare.13Chiamati dieci servi, consegnò loro dieci mine, dicendo: Impiegatele fino al mio ritorno.14Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro un'ambasceria a dire: Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi.15Quando fu di ritorno, dopo aver ottenuto il titolo di re, fece chiamare i servi ai quali aveva consegnato il denaro, per vedere quanto ciascuno avesse guadagnato.16Si presentò il primo e disse: Signore, la tua mina ha fruttato altre dieci mine.17Gli disse: Bene, bravo servitore; poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città.18Poi si presentò il secondo e disse: La tua mina, signore, ha fruttato altre cinque mine.19Anche a questo disse: Anche tu sarai a capo di cinque città.20Venne poi anche l'altro e disse: Signore, ecco la tua mina, che ho tenuta riposta in un fazzoletto;21avevo paura di te che sei un uomo severo e prendi quello che non hai messo in deposito, mieti quello che non hai seminato.22Gli rispose: Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato:23perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi.24Disse poi ai presenti: Toglietegli la mina e datela a colui che ne ha dieci25Gli risposero: Signore, ha già dieci mine!26Vi dico: A chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.27E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me".

28Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme.
29Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo:30"Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è mai salito; scioglietelo e portatelo qui.31E se qualcuno vi chiederà: Perché lo sciogliete?, direte così: Il Signore ne ha bisogno".32Gli inviati andarono e trovarono tutto come aveva detto.33Mentre scioglievano il puledro, i proprietari dissero loro: "Perché sciogliete il puledro?".34Essi risposero: "Il Signore ne ha bisogno".
35Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù.36Via via che egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada.37Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce, per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo:

38"'Benedetto colui che viene,'
il re, 'nel nome del Signore'.
Pace in cielo
e gloria nel più alto dei cieli!".

39Alcuni farisei tra la folla gli dissero: "Maestro, rimprovera i tuoi discepoli".40Ma egli rispose: "Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre".

41Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo:42"Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi.43Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte;44abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata".

45Entrato poi nel tempio, cominciò a cacciare i venditori,46dicendo: "Sta scritto:

'La mia casa sarà casa di preghiera'.
Ma voi ne avete fatto 'una spelonca di ladri!'".

47Ogni giorno insegnava nel tempio. I sommi sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo perire e così anche i notabili del popolo;48ma non sapevano come fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue parole.


Giosuè 22

1Allora Giosuè convocò i Rubeniti, i Gaditi e metà della tribù di Manàsse2e disse loro: "Voi avete osservato quanto Mosè, servo del Signore, vi aveva ordinato e avete obbedito alla mia voce, in tutto quello che io vi ho comandato.3Non avete abbandonato i vostri fratelli durante questo lungo tempo fino ad oggi e avete osservato il comando del Signore vostro Dio.4Ora che il Signore vostro Dio ha dato tranquillità ai vostri fratelli, come aveva loro promesso, tornate e andate alle vostre tende, nel paese che vi appartiene, e che Mosè, servo del Signore, vi ha assegnato oltre il Giordano.5Soltanto abbiate gran cura di eseguire i comandi e la legge che Mosè, servo del Signore, vi ha dato, amando il Signore vostro Dio, camminando in tutte le sue vie, osservando i suoi comandi, restando fedeli a lui e servendolo con tutto il cuore e con tutta l'anima".6Poi Giosuè li benedisse e li congedò ed essi tornarono alle loro tende.7Mosè aveva dato a metà della tribù di Manàsse un possesso in Basan e Giosuè diede all'altra metà un possesso tra i loro fratelli, di qua del Giordano, a occidente.
Quando Giosuè li rimandò alle loro tende e li benedisse,8aggiunse: "Voi tornate alle vostre tende con grandi ricchezze, con bestiame molto numeroso, con argento, oro, rame, ferro e con grande quantità di vesti; dividete con i vostri fratelli il bottino, tolto ai vostri nemici".
9I figli di Ruben, i figli di Gad e metà della tribù di Manàsse dunque tornarono, dopo aver lasciato gli Israeliti a Silo, nel paese di Canaan, per andare nel paese di Gàlaad, il paese di loro proprietà, che avevano ricevuto in possesso, in forza del comando del Signore, per mezzo di Mosè.
10Quando furono giunti alle Curve del Giordano, che sono nel paese di Canaan, i figli di Ruben, i figli di Gad e metà della tribù di Manàsse vi costruirono un altare, presso il Giordano: un altare di forma grandiosa.11Gli Israeliti udirono che si diceva: "Ecco i figli di Ruben, i figli di Gad e metà della tribù di Manàsse hanno costruito un altare di fronte al paese di Canaan, alle Curve del Giordano, dalla parte degli Israeliti".12Quando gli Israeliti seppero questo, tutta la loro comunità si riunì a Silo per muover loro guerra.13Gli Israeliti mandarono ai figli di Ruben, ai figli di Gad e metà della tribù di Manàsse nel paese di Gàlaad, Pincas, figlio del sacerdote Eleazaro,14e con lui dieci capi, un capo per ciascun casato paterno di tutte le tribù d'Israele:15tutti erano capi di un casato paterno fra i gruppi di migliaia d'Israele; essi andarono dai figli di Ruben, dai figli di Gad e da metà della tribù di Manàsse nel paese di Gàlaad e dissero loro:16"Dice tutta la comunità del Signore: Che è questa infedeltà, che avete commessa contro il Dio d'Israele, desistendo oggi dal seguire il Signore, costruendovi un altare per ribellarvi oggi al Signore?17Non ci basta l'iniquità di Peor, della quale non ci siamo ancora purificati oggi e che attirò quel flagello sulla comunità del Signore?18Voi oggi desistete dal seguire il Signore! Poiché oggi vi siete ribellati al Signore, domani egli si adirerà contro tutta la comunità d'Israele.19Se ritenete immondo il paese che possedete, ebbene, passate nel paese che è possesso del Signore, dove è stabilita la Dimora del Signore, e stabilitevi in mezzo a noi; ma non ribellatevi al Signore e non fate di noi dei ribelli, costruendovi un altare oltre l'altare del Signore nostro Dio.20Quando Acan figlio di Zerach commise un'infedeltà riguardo allo sterminio, non venne forse l'ira del Signore su tutta la comunità d'Israele sebbene fosse un individuo solo? Non dovette egli morire per la sua colpa?".
21Allora i figli di Ruben, i figli di Gad e metà della tribù di Manàsse risposero e dissero ai capi dei gruppi di migliaia d'Israele:22"Dio, Dio, Signore! Dio, Dio, Signore! Lui lo sa, ma anche Israele lo sappia. Se abbiamo agito per ribellione o per infedeltà verso il Signore, che Egli non ci salvi oggi!23Se abbiamo costruito un altare per desistere dal seguire il Signore; se è stato per offrire su di esso olocausti od oblazioni e per fare su di esso sacrifici di comunione, il Signore stesso ce ne chieda conto!24In verità l'abbiamo fatto preoccupati di questo: pensando cioè che in avvenire i vostri figli potessero dire ai nostri figli: Che avete in comune voi con il Signore Dio d'Israele?25Il Signore ha posto il Giordano come confine tra noi e voi, figli di Ruben e figli di Gad; voi non avete parte alcuna con il Signore! Così i vostri figli farebbero desistere i nostri figli dal temere il Signore.26Perciò abbiamo detto: Costruiamo un altare, non per olocausti, né per sacrifici,27ma perché sia testimonio fra noi e voi e fra i nostri discendenti dopo di noi, dimostrando che vogliamo servire al Signore dinanzi a lui, con i nostri olocausti, con le nostre vittime e con i nostri sacrifici di comunione. Così i vostri figli non potranno un giorno dire ai nostri figli: Voi non avete parte alcuna con il Signore.28Abbiamo detto: Se in avvenire essi diranno questo a noi o ai nostri discendenti, noi risponderemo: Guardate la forma dell'altare del Signore, che i nostri padri fecero, non per olocausti, né per sacrifici, ma perché fosse di testimonio fra noi e voi.29Lungi da noi l'idea di ribellarci al Signore e di desistere dal seguire il Signore, costruendo un altare per olocausti, per oblazioni o per sacrifici, oltre l'altare del Signore nostro Dio, che è davanti alla sua Dimora!".
30Quando Pincas e i capi della comunità, i capi dei gruppi di migliaia d'Israele che erano con lui, udirono le parole dette dai figli di Ruben, dai figli di Gad e dai figli di Manàsse, ne rimasero soddisfatti.31Pincas, figlio del sacerdote Eleazaro, disse ai figli di Ruben, ai figli di Gad e ai figli di Manàsse: "Oggi riconosciamo che il Signore è in mezzo a noi, poiché non avete commesso questa infedeltà verso il Signore; così avete preservato gli Israeliti dal castigo del Signore".
32Pincas, figlio del sacerdote Eleazaro, e i capi lasciarono i figli di Ruben e i figli di Gad e tornarono dal paese di Gàlaad al paese di Canaan presso gli Israeliti, ai quali riferirono l'accaduto.33La cosa piacque agli Israeliti, i quali benedissero Dio e non parlarono più di muover guerra ai figli di Ruben e di Gad, per devastare il paese che essi abitavano.34I figli di Ruben e i figli di Gad chiamarono quell'altare Testimonio perché dissero: "Esso è testimonio fra di noi che il Signore è Dio".


Salmi 104

1Benedici il Signore, anima mia,
Signore, mio Dio, quanto sei grande!
Rivestito di maestà e di splendore,
2avvolto di luce come di un manto.
Tu stendi il cielo come una tenda,
3costruisci sulle acque la tua dimora,
fai delle nubi il tuo carro,
cammini sulle ali del vento;
4fai dei venti i tuoi messaggeri,
delle fiamme guizzanti i tuoi ministri.

5Hai fondato la terra sulle sue basi,
mai potrà vacillare.
6L'oceano l'avvolgeva come un manto,
le acque coprivano le montagne.
7Alla tua minaccia sono fuggite,
al fragore del tuo tuono hanno tremato.
8Emergono i monti, scendono le valli
al luogo che hai loro assegnato.
9Hai posto un limite alle acque: non lo passeranno,
non torneranno a coprire la terra.

10Fai scaturire le sorgenti nelle valli
e scorrono tra i monti;
11ne bevono tutte le bestie selvatiche
e gli ònagri estinguono la loro sete.
12Al di sopra dimorano gli uccelli del cielo,
cantano tra le fronde.

13Dalle tue alte dimore irrighi i monti,
con il frutto delle tue opere sazi la terra.
14Fai crescere il fieno per gli armenti
e l'erba al servizio dell'uomo,
perché tragga alimento dalla terra:
15il vino che allieta il cuore dell'uomo;
l'olio che fa brillare il suo volto
e il pane che sostiene il suo vigore.

16Si saziano gli alberi del Signore,
i cedri del Libano da lui piantati.
17Là gli uccelli fanno il loro nido
e la cicogna sui cipressi ha la sua casa.
18Per i camosci sono le alte montagne,
le rocce sono rifugio per gli iràci.

19Per segnare le stagioni hai fatto la luna
e il sole che conosce il suo tramonto.
20Stendi le tenebre e viene la notte
e vagano tutte le bestie della foresta;
21ruggiscono i leoncelli in cerca di preda
e chiedono a Dio il loro cibo.
22Sorge il sole, si ritirano
e si accovacciano nelle tane.
23Allora l'uomo esce al suo lavoro,
per la sua fatica fino a sera.

24Quanto sono grandi, Signore,
le tue opere!
Tutto hai fatto con saggezza,
la terra è piena delle tue creature.
25Ecco il mare spazioso e vasto:
lì guizzano senza numero
animali piccoli e grandi.
26Lo solcano le navi,
il Leviatàn che hai plasmato
perché in esso si diverta.

27Tutti da te aspettano
che tu dia loro il cibo in tempo opportuno.
28Tu lo provvedi, essi lo raccolgono,
tu apri la mano, si saziano di beni.
29Se nascondi il tuo volto, vengono meno,
togli loro il respiro, muoiono
e ritornano nella loro polvere.
30Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.

31La gloria del Signore sia per sempre;
gioisca il Signore delle sue opere.
32Egli guarda la terra e la fa sussultare,
tocca i monti ed essi fumano.
33Voglio cantare al Signore finché ho vita,
cantare al mio Dio finché esisto.
34A lui sia gradito il mio canto;
la mia gioia è nel Signore.

35Scompaiano i peccatori dalla terra
e più non esistano gli empi.
Benedici il Signore, anima mia.


Salmi 80

1'Al maestro del coro. Su "Giglio del precetto". Di Asaf. Salmo'.
2Tu, pastore d'Israele, ascolta,
tu che guidi Giuseppe come un gregge.
Assiso sui cherubini rifulgi
3davanti a Èfraim, Beniamino e Manasse.
Risveglia la tua potenza
e vieni in nostro soccorso.

4Rialzaci, Signore, nostro Dio,
fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

5Signore, Dio degli eserciti,
fino a quando fremerai di sdegno
contro le preghiere del tuo popolo?

6Tu ci nutri con pane di lacrime,
ci fai bere lacrime in abbondanza.
7Ci hai fatto motivo di contesa per i vicini,
e i nostri nemici ridono di noi.

8Rialzaci, Dio degli eserciti,
fa' risplendere il tuo volto e noi saremo salvi.

9Hai divelto una vite dall'Egitto,
per trapiantarla hai espulso i popoli.
10Le hai preparato il terreno,
hai affondato le sue radici e ha riempito la terra.
11La sua ombra copriva le montagne
e i suoi rami i più alti cedri.
12Ha esteso i suoi tralci fino al mare
e arrivavano al fiume i suoi germogli.

13Perché hai abbattuto la sua cinta
e ogni viandante ne fa vendemmia?
14La devasta il cinghiale del bosco
e se ne pasce l'animale selvatico.

15Dio degli eserciti, volgiti,
guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
16proteggi il ceppo che la tua destra ha piantato,
il germoglio che ti sei coltivato.
17Quelli che l'arsero col fuoco e la recisero,
periranno alla minaccia del tuo volto.
18Sia la tua mano sull'uomo della tua destra,
sul figlio dell'uomo che per te hai reso forte.
19Da te più non ci allontaneremo,
ci farai vivere e invocheremo il tuo nome.

20Rialzaci, Signore, Dio degli eserciti,
fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi.


Zaccaria 14

1Ecco, viene un giorno per il Signore; allora le tue spoglie saranno spartite in mezzo a te.2Il Signore radunerà tutte le genti contro Gerusalemme per la battaglia; la città sarà presa, le case saccheggiate, le donne violate, una metà della cittadinanza partirà per l'esilio, ma il resto del popolo non sarà strappato dalla città.3Il Signore uscirà e combatterà contro quelle nazioni, come quando combatté nel giorno della battaglia.4In quel giorno i suoi piedi si poseranno sopra il monte degli Ulivi che sta di fronte a Gerusalemme verso oriente, e il monte degli Ulivi si fenderà in due, da oriente a occidente, formando una valle molto profonda; una metà del monte si ritirerà verso settentrione e l'altra verso mezzogiorno.5Sarà ostruita la valle fra i monti, poiché la nuova valle fra i monti giungerà fino ad Asal; sarà ostruita come fu ostruita durante il terremoto, avvenuto al tempo di Ozia re di Giuda. Verrà allora il Signore mio Dio e con lui tutti i suoi santi.6In quel giorno
non vi sarà né luce né freddo, né gelo:7sarà un unico giorno, il Signore lo conosce; non ci sarà né giorno né notte; verso sera risplenderà la luce.8In quel giorno acque vive sgorgheranno da Gerusalemme e scenderanno parte verso il mare orientale, parte verso il Mar Mediterraneo, sempre, estate e inverno.9Il Signore sarà re di tutta la terra e ci sarà il Signore soltanto, e soltanto il suo nome.10Tutto il paese si trasformerà in pianura da Gàbaa fino a Rimmòn nel Negheb; Gerusalemme si eleverà e sarà abitata nel luogo dov'è, dalla porta di Beniamino fino al posto della prima porta, cioè fino alla porta dell'Angolo, e dalla torre di Cananeèl fino ai torchi del re.11Ivi abiteranno: non vi sarà più sterminio e Gerusalemme se ne starà tranquilla e sicura.
12Questa sarà la piaga con cui il Signore colpirà tutti i popoli che avranno mosso guerra a Gerusalemme: imputridiranno le loro carni, mentre saranno ancora in piedi; i loro occhi marciranno nelle orbite; la lingua marcirà loro in bocca.13In quel giorno vi sarà per opera del Signore un grande tumulto tra di loro: uno afferrerà la mano dell'altro e alzerà la mano sopra la mano del suo amico.14Anche Giuda combatterà in Gerusalemme e là si ammasseranno le ricchezze di tutte le nazioni vicine: oro, argento e vesti in grande quantità.15Di piaga simile saranno colpiti i cavalli, i muli, i cammelli, gli asini e tutte le bestie degli accampamenti.16Allora fra tutte le genti che avranno combattuto contro Gerusalemme, i superstiti andranno ogni anno per adorare il re, il Signore degli eserciti, e per celebrare la solennità delle capanne.17Se qualche stirpe della terra non andrà a Gerusalemme per adorare il re, il Signore degli eserciti, su di essa non ci sarà pioggia.18Se la stirpe d'Egitto non salirà e non vorrà venire, sarà colpita dalla stessa pena che il Signore ha inflitta alle genti che non sono salite a celebrare la festa delle capanne.19Questo sarà il castigo per l'Egitto e per tutte le genti che non saliranno a celebrare la festa delle capanne.
20In quel tempo anche sopra i sonagli dei cavalli si troverà scritto: "Sacro al Signore", e le caldaie nel tempio del Signore saranno come i bacini che sono davanti all'altare.21Anzi, tutte le caldaie di Gerusalemme e di Giuda saranno sacre al Signore, re degli eserciti; quanti vorranno sacrificare verranno e le adopereranno per cuocere le carni. In quel giorno non vi sarà neppure un Cananeo nella casa del Signore degli eserciti.


Atti degli Apostoli 5

1Un uomo di nome Ananìa con la moglie Saffìra vendette un suo podere2e, tenuta per sé una parte dell'importo d'accordo con la moglie, consegnò l'altra parte deponendola ai piedi degli apostoli.3Ma Pietro gli disse: "Ananìa, perché mai satana si è così impossessato del tuo cuore che tu hai mentito allo Spirito Santo e ti sei trattenuto parte del prezzo del terreno?4Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest'azione? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio".5All'udire queste parole, Ananìa cadde a terra e spirò. E un timore grande prese tutti quelli che ascoltavano.6Si alzarono allora i più giovani e, avvoltolo in un lenzuolo, lo portarono fuori e lo seppellirono.
7Avvenne poi che, circa tre ore più tardi, entrò anche sua moglie, ignara dell'accaduto.8Pietro le chiese: "Dimmi: avete venduto il campo a tal prezzo?". Ed essa: "Sì, a tanto".9Allora Pietro le disse: "Perché vi siete accordati per tentare lo Spirito del Signore? Ecco qui alla porta i passi di coloro che hanno seppellito tuo marito e porteranno via anche te".10D'improvviso cadde ai piedi di Pietro e spirò. Quando i giovani entrarono, la trovarono morta e, portatala fuori, la seppellirono accanto a suo marito.11E un grande timore si diffuse in tutta la Chiesa e in quanti venivano a sapere queste cose.

12Molti miracoli e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone;13degli altri, nessuno osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava.14Intanto andava aumentando il numero degli uomini e delle donne che credevano nel Signore15fino al punto che portavano gli ammalati nelle piazze, ponendoli su lettucci e giacigli, perché, quando Pietro passava, anche solo la sua ombra coprisse qualcuno di loro.16Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti immondi e tutti venivano guariti.

17Si alzò allora il sommo sacerdote e quelli della sua parte, cioè la setta dei sadducei, pieni di livore,18e fatti arrestare gli apostoli li fecero gettare nella prigione pubblica.19Ma durante la notte un angelo del Signore aprì le porte della prigione, li condusse fuori e disse:20"Andate, e mettetevi a predicare al popolo nel tempio tutte queste parole di vita".21Udito questo, entrarono nel tempio sul far del giorno e si misero a insegnare.

Quando arrivò il sommo sacerdote con quelli della sua parte, convocarono il sinedrio e tutti gli anziani dei figli d'Israele; mandarono quindi a prelevare gli apostoli nella prigione.22Ma gli incaricati, giunti sul posto, non li trovarono nella prigione e tornarono a riferire:23"Abbiamo trovato il carcere scrupolosamente sbarrato e le guardie ai loro posti davanti alla porta, ma, dopo aver aperto, non abbiamo trovato dentro nessuno".24Udite queste parole, il capitano del tempio e i sommi sacerdoti si domandavano perplessi che cosa mai significasse tutto questo,25quando arrivò un tale ad annunziare: "Ecco, gli uomini che avete messo in prigione si trovano nel tempio a insegnare al popolo".
26Allora il capitano uscì con le sue guardie e li condusse via, ma senza violenza, per timore di esser presi a sassate dal popolo.27Li condussero e li presentarono nel sinedrio; il sommo sacerdote cominciò a interrogarli dicendo:28"Vi avevamo espressamente ordinato di non insegnare più nel nome di costui, ed ecco voi avete riempito Gerusalemme della vostra dottrina e volete far ricadere su di noi il sangue di quell'uomo".29Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: "Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini.30Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avevate ucciso appendendolo alla croce.31Dio lo ha innalzato con la sua destra facendolo capo e salvatore, per dare a Israele la grazia della conversione e il perdono dei peccati.32E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a coloro che si sottomettono a lui".33All'udire queste cose essi si irritarono e volevano metterli a morte.

34Si alzò allora nel sinedrio un fariseo, di nome Gamalièle, dottore della legge, stimato presso tutto il popolo. Dato ordine di far uscire per un momento gli accusati,35disse: "Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare contro questi uomini.36Qualche tempo fa venne Tèuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quanti s'erano lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla.37Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a seguirlo, ma anch'egli perì e quanti s'erano lasciati persuadere da lui furono dispersi.38Per quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta;39ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!".
40Seguirono il suo parere e, richiamati gli apostoli, li fecero fustigare e ordinarono loro di non continuare a parlare nel nome di Gesù; quindi li rimisero in libertà.41Ma essi se ne andarono dal sinedrio lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù.42E ogni giorno, nel tempio e a casa, non cessavano di insegnare e di portare il lieto annunzio che Gesù è il Cristo.


Capitolo I: Il raccoglimento interiore

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1. "Il regno di Dio è dentro di voi" (Lc 17,21), dice il Signore. Volgiti a Dio con tutto il tuo cuore, lasciando questo misero mondo, e l'anima tua troverà pace. Impara a disprezzare ciò che sta fuori di te, dandoti a ciò che è interiore, e vedrai venire in te il regno di Dio. Esso è, appunto, "pace e letizia nello Spirito Santo" (Rm 14,17); e non è concesso ai malvagi. Se gli avrai preparato, dentro di te, una degna dimora, Cristo verrà a te e ti offrirà il suo conforto. Infatti ogni lode e ogni onore, che gli si possa fare, viene dall'intimo; e qui sta il suo compiacimento. Per chi ha spirito di interiorità è frequente la visita di Cristo; e, con essa, un dolce discorrere, una gradita consolazione, una grande pace, e una familiarità straordinariamente bella. Via, anima fedele, prepara il tuo cuore a questo sposo, cosicché si degni di venire presso di te e di prendere dimora in te. Egli dice infatti: Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e verremo a lui e abiteremo presso di lui" (Gv 14,23). Accogli, dunque, Cristo, e non far entrare in te nessun'altra cosa. Se avrai Cristo sarai ricco, sarai pienamente appagato. Sarà lui a provvedere e ad agire fedelmente per te. Così non dovrai affidarti agli uomini. Questi mutano in un momento e vengono meno rapidamente, mentre cristo "resta in eterno" (Gv 12, 34) e sta fedelmente accanto a noi, fino alla fine. Non dobbiamo far molto conto sull'uomo, debole e mortale, anche se si tratta di persona che ci è preziosa e cara; né dobbiamo troppo rattristarci se talvolta ci combatte e ci contrasta. Quelli che oggi sono con te, domani si possono mettere contro di te; spesso si voltano come il vento.

2. Riponi interamente la fiducia in Dio, e sia lui il tuo timore e il tuo amore. Risponderà lui per te, e opererà per il bene, nel modo migliore. "Non hai stabile dimora quaggiù" (Eb 13,14); dovunque tu abbia a trovarti, sei un forestiero e un pellegrino, né mai avrai pace se non sarai strettamente unito a Cristo. Perché ti guardi tutto attorno quaggiù, se non è questo il luogo della tua pace? La tua dimora deve essere tra le cose celesti; quelle terrene le devi guardare come di passaggio. Passano tutte le cose, e con esse anche tu; vedi di non invischiarti, per evitare di essere catturato e perire. Sia il tuo pensiero sempre presso l'Altissimo; e la tua preghiera si diriga, senza sosta a Cristo. Che se non riesci a meditare le profonde realtà celesti, cerca rifugio nella passione di Cristo e prendi lieta dimora nelle sue sante ferite. Se ti sarai rifugiato, con animo devoto, nelle ferite e nelle piaghe preziose di Gesù, sentirai un gran conforto nella tribolazione, e non farai molto caso del disprezzo degli uomini, sopportando con facilità quanto si dice contro di te. Anche Cristo fu disprezzato dagli uomini in questo mondo e, nel momento in cui ne aveva maggior bisogno, fu abbandonato, tra sofferenze disonoranti, da quelli che lo conoscevano e gli erano amici. Cristo volle soffrire ed essere disprezzato; e tu osi lamentarti di qualcuno? Cristo ebbe avversari e oppositori; e tu vuoi che tutti ti siano amici e ti facciano del bene? Come potrà essere premiata la tua capacità di soffrire se non avrai incontrato alcuna avversità? Se non vuoi sopportare nulla che ti si opponga, in che modo potrai essere amico di Cristo? Se vuoi regnare con Cristo, sorreggiti in Cristo e per mezzo di Cristo. Che se, una sola volta tu riuscissi ad entrare perfettamente nell'intimo di Gesù, gustando un poco dell'ardente suo amore, non ti preoccuperesti per nulla di ciò che ti piace o non ti piace; troveresti gioia, invece nelle offese che ti si fanno. Giacché l'amore per Gesù ci porta a disprezzare noi stessi.

3. L'uomo che ama Gesù e la verità, l'uomo veramente interiore e libero da desideri contrari alla suprema volontà, può volgersi a Dio senza impacci, e innalzarsi in ispirito sopra se stesso, ricavandone una pace ricca di frutto. Veramente saggio, e dotto di una dottrina impartita da Dio più che dagli uomini, è colui che stima tutte le cose per quello che sono, non per quello che se ne dice nei giudizi umani. Se uno sa procedere secondo la guida interiore, evitando di valutare le cose secondo i criteri del mondo, non si perde nel ricercare il luogo adatto o nell'attendere il tempo opportuno per dedicarsi ad esercizi di devozione. Se uno ha spirito di interiorità, subito si raccoglie in se stesso, giacché non si disperde mai del tutto nelle cose esterne. Per lui non è un ostacolo un lavoro che gli venga imposto né una occupazione che, in quel momento, appaia doverosa; giacché egli sa adattarsi alle situazioni, così come esse si presentano. Colui che è intimamente aperto e rivolto al bene, non bada alle azioni malvagie degli uomini, pur se possano apparire mirabili; infatti, quanto più uno attira a sé le cose esteriori, tanto più resta legato, e distratto da sé medesimo. Se tutto fosse a posto in te, e tu fossi veramente puro, ogni cosa accadrebbe per il tuo bene e per il tuo vantaggio; che se molte cose spesso ti sono causa i disagio o di turbamento, è proprio perché non sei ancora perfettamente morto a te stesso e distaccato da tutto ciò che è terreno. Nulla insozza e inceppa il cuore umano quanto un amore non ancora purificato, volto alle cose di questo mondo; se invece tu rinunci a cercare gioia in ciò che sta fuori di te, potrai contemplare le realtà celesti e godere frequentemente di gioia interiore.


La fede e il simbolo

Sant'Agostino - Sant'Agostino da Ippona

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Enunciazione dell'argomento.

1. 1. È stato scritto ed è stato confermato dalla saldissima autorità dell'insegnamento apostolico che il giusto vivrà in virtù della fede 1. Tale fede richiede da parte nostra l'impegno conforme sia del cuore che della lingua. L'Apostolo infatti dice: Con il cuore si crede per ottenere giustizia, con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza 2. Occorre pertanto che ci ricordiamo sia della giustizia sia della salvezza. Dal momento che siamo destinati a regnare in una giustizia eterna, non riusciamo ad essere immuni dalla malizia dell'età presente se non ci adoperiamo anche per la salvezza del prossimo, professando con la bocca la fede che coltiviamo con il cuore. Dobbiamo provvedere con pia e prudente vigilanza perché tale fede non ci venga intaccata in qualche punto dalle ingannatrici sottigliezze degli eretici. Per questo la fede cattolica è fatta conoscere ai fedeli per mezzo del Simbolo, ed è affidata alla loro memoria, per quanto la materia lo consenta, in un testo molto breve. In tal modo i principianti e i lattanti, cioè coloro che sono rinati da poco in Cristo e che non sono ancora fortificati da una frequentazione assidua e spirituale delle Sacre Scritture e dalla loro conoscenza, sono posti in condizione di credere, con l'aiuto di poche formule, ciò che dovrà poi essere loro esposto con ampi discorsi mano a mano che progrediranno e si disporranno a comprendere la dottrina divina sulla solida base dell'umiltà e della carità. La maggior parte degli eretici, dunque, hanno cercato di nascondere il loro veleno sotto le stesse brevi formule contenute nel Simbolo; ma ai loro tentativi la divina misericordia ha resistito e resiste mediante l'opera di uomini spirituali 3, i quali si sono resi meritevoli non solo di ricevere e di credere alla fede cattolica espressa in quelle formule, ma anche, grazie alla rivelazione di Dio, di comprenderla e di conoscerla. È stato scritto infatti: Se non crederete, non comprenderete 4. Dunque, la chiarificazione della fede serve a difendere il Simbolo, però non nel senso che essa, per il fatto che deve essere appresa e mandata a memoria, sia destinata a prendere il posto del Simbolo in coloro che ricevono la grazia di Dio, ma nel senso che possa custodire le verità contenute nel Simbolo contro le insidie degli eretici con l'autorità della Chiesa cattolica e con una difesa più solida.

Dio Padre onnipotente.

2. 2. Alcuni, infatti, hanno cercato di persuadere che Dio Padre non è onnipotente; non perché hanno osato affermarlo apertamente, ma perché nel loro insegnamento lasciano ritenere che così pensino e così credano. Quando, infatti, sostengono l'esistenza di una realtà che Dio onnipotente non avrebbe creato, dalla quale tuttavia avrebbe formato questo mondo, a cui concedono che sia magnificamente ordinato, finiscono con il negare l'onnipotenza di Dio al punto di escludere che abbia potuto creare il mondo se, per formarlo, si fosse servito di un'altra realtà che esisteva già e che egli non aveva creato. In ciò naturalmente si adeguano all'abitudine carnale di vedere i manovali, i muratori e gli operai di ogni genere, i quali non possono rendere operativa la loro arte senza l'aiuto di materiali già pronti. Così pensano che il creatore del mondo non sia onnipotente, dal momento che non avrebbe potuto creare il mondo, se non fosse ricorso, come materia, ad una realtà da lui non creata. D'altro canto però, se concedono che Dio onnipotente è l'artefice del mondo, devono necessariamente ammettere che ha fatto dal nulla ciò che ha creato. Infatti, dato che è onnipotente, non ci può essere nulla di cui non sia stato creatore. Poiché, anche se ha fatto qualcosa da qualcos'altro, come è il caso dell'uomo dal fango, non lo ha assolutamente fatto da ciò che egli stesso non aveva creato, perché la terra da cui proviene il fango l'aveva creata dal nulla. E se avesse fatto il cielo stesso e la terra, vale a dire l'universo con ciò che ne fa parte, ricavandolo da qualche materia, come sta scritto: Tu che hai fatto il mondo da una materia invisibile 5 oppure " informe ", come riportano alcuni manoscritti, in nessun modo si deve credere che quella stessa materia, da cui è stato tratto il mondo, anche se informe, anche se invisibile e di quale che fosse la sua natura, abbia potuto essere per se stessa, come se fosse coeterna e coesistente con Dio. Al contrario, la sua natura, quale che fosse la condizione in cui si trovava per poter essere in qualunque modo e poter assumere forme di cose ben distinte, l'aveva solo in quanto ricevuta da Dio onnipotente, grazie al quale esiste non solo ogni cosa che è formata, ma anche ogni cosa che può divenire tale. Tra ciò che è formato e ciò che può divenire tale c'è questa differenza, che quello formato ha già ricevuto una forma e quello che può divenire tale invece può riceverla. Ma colui che garantisce alle cose la loro forma è lo stesso che garantisce loro la possibilità di essere formate, poiché da lui procede e in lui risiede la forma bellissima ed immutabile di tutti gli esseri. Per questo, appunto, egli è l'unico che consente a qualsiasi cosa non soltanto di essere bella, ma anche di poter essere tale. Di conseguenza, a pieno diritto noi crediamo che Dio ha creato tutte le cose dal nulla, poiché, anche se il mondo è stato tratto da qualche materia, questa stessa materia è stata creata dal nulla, in modo che, per un dono perfettamente ordinato di Dio, dapprima essa divenisse capace di ricevere le forme e poi fossero formate tutte le cose che furono formate. Abbiamo detto ciò perché nessuno pensi che le sentenze delle divine Scritture siano tra loro in contraddizione, poiché vi è scritto sia che Dio ha creato tutte le cose dal nulla sia che il mondo è stato tratto da una materia informe.

Il Verbo di Dio.

2. 3. Dunque, in quanto crediamo in Dio Padre onnipotente, dobbiamo pensare che non esiste nessuna creatura che non sia stata creata dall'Onnipotente. Ora, Dio ha creato tutte le cose per mezzo del Verbo, e il Verbo è chiamato anche Verità 6, Potenza e Sapienza di Dio 7. È chiamato con molti altri nomi, che fanno pensare che il Signore Gesù Cristo, cioè il nostro liberatore e guida, che è proposto alla nostra fede, è il Figlio di Dio. Infatti, quel Verbo per mezzo del quale tutte le cose sono state create, non l'avrebbe potuto generare se non colui che ha creato tutte le cose per mezzo suo.

3. 3. Noi crediamo anche in Gesù Cristo, Figlio unigenito di Dio Padre, cioè Figlio unico, nostro Signore. Non dobbiamo tuttavia intendere tale Verbo alla maniera delle nostre parole, le quali, una volta proferite dalla nostra bocca mediante la voce, passano attraverso l'aria percuotendola e non permangono più a lungo del tempo in cui risuonano. Quel Verbo invece rimane sempre, senza mutare : di lui infatti, allorché si parlava della Sapienza, fu detto: Pur rimanendo in se stessa, tutto rinnova 8. D'altra parte però è detto Verbo del Padre perché il Padre si manifesta mediante lui. Come dunque noi, con le nostre parole, facciamo in modo che, quando diciamo qualcosa di vero, il nostro animo si manifesti a chi ci ascolta e qualunque segreto nascondiamo nel nostro cuore, mediante tali segni, sia portato alla conoscenza altrui, così quella Sapienza che Dio Padre ha generato, poiché per mezzo suo vengono rivelati alle anime che ne sono degne i segreti più intimi del Padre, in modo del tutto appropriato è chiamata il suo Verbo.

Il Verbo è della stessa sostanza del Padre.

3. 4. C'è comunque una grandissima differenza tra il nostro animo e le parole mediante le quali cerchiamo di mostrare l'animo stesso. Invero noi non generiamo le parole che risuonano, ma le proferiamo e nel far ciò il corpo funge da strumento. Ora, c'è una grandissima differenza tra l'anima e il corpo: Dio invece, nel generare il Verbo, generò quello che è egli stesso, e non già dal nulla o da qualche materia già creata e costituita, ma generò da se stesso quello che è egli stesso. E questo è quanto anche noi cerchiamo di fare quando parliamo, se consideriamo attentamente l'inclinazione della nostra volontà; però non quando mentiamo, ma quando diciamo il vero. A che altro, infatti, aspiriamo se non a trasferire la nostra stessa anima, se fosse possibile, nell'anima di chi ci ascolta perché la conosca e la osservi bene, cioè a far sì che, pur rimanendo in noi stessi e senza distaccarci da noi stessi, tuttavia forniamo un indizio tale per cui l'altro faccia la nostra conoscenza e, per quanto ci è consentito, dalla nostra anima sia prodotta, per così dire, un'altra anima con la quale si riveli? Facciamo ciò adoperandoci con le parole, con il suono stesso della voce, con l'espressione del volto e con i gesti del corpo; sono tanti, infatti, gli espedienti ai quali ricorriamo quando desideriamo mostrare ciò che è dentro di noi. Ma poiché non siamo in grado di produrre un tale effetto, e quindi l'animo di chi parla non riesce a farsi conoscere completamente, per questo in noi resta aperta la porta perfino alle menzogne. Dio Padre invece, che voleva e poteva mostrarsi in tutta la sua verità alle anime destinate a conoscerlo, per mostrare se stesso generò un essere che fosse identico a se stesso: e questo essere viene anche chiamato la sua Potenza e Sapienza, perché è per mezzo di Lui che ha fatto e disposto tutte le cose. È per questo che di Lui si dice: Si estende da un confine all'altro con forza, e governa con soavità tutte le cose 9.

Il Figlio di Dio non è fatto dal Padre e neppure è diseguale da lui. Dio creò tutte le cose per mezzo del Verbo.

4. 5. E quindi il Figlio unigenito di Dio non è stato fatto dal Padre, perché, come dice l'Evangelista: Tutto è stato fatto per mezzo di lui 10; neppure è stato generato nel tempo perché, essendo eternamente sapiente, Dio ha con sé eternamente la sua sapienza; e neppure è diseguale dal Padre, cioè inferiore a Lui in qualche cosa, poiché anche l'Apostolo afferma: Pur essendo di natura divina, non pensò che fosse un'usurpazione l'essere uguale a Dio 11. Da questa fede cattolica pertanto sono esclusi anche coloro che dicono che il Figlio è il medesimo del Padre. Essi non tengono presente il fatto che il Verbo non potrebbe essere presso Dio 12 se non fosse presso Dio Padre: chi è solo, infatti, non è uguale a nessuno. Sono esclusi anche coloro che dicono che il Figlio è una creatura, sebbene non come le altre. Per quanto eminente concepiscano questa creatura, se è una creatura, è stata prodotta e fatta. Produrre, infatti, è la medesima cosa che creare; sebbene nell'uso della lingua latina si adoperi talora creare per generare, invece non è così in quella greca, in cui essi sono distinti. Noi latini, infatti, chiamiamo creatura quella che i greci chiamano (essere creato) o (creazione) e, quando vogliamo esprimerci in modo chiaro, non diciamo " creare " ma " produrre ". Se dunque il Figlio è una creatura, per quanto eminente sia, è stato fatto. Noi, invece, crediamo in colui per mezzo del quale tutte le cose sono state fatte e non in colui per mezzo del quale sono state fatte le altre cose: in questo caso, infatti, non possiamo prendere " tutte le cose " in un senso diverso da quello di " qualunque cosa che è stata fatta ".

Della via dell'umiltà il Redentore si è fatto modello.

4. 6. Ma poiché il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi 13, la stessa Sapienza, che è stata generata da Dio, si è degnata anche di farsi uomo tra gli uomini. A questo evento si riferisce quella famosa sentenza: Il Signore mi ha creato all'inizio delle sue vie 14. L'inizio delle sue vie, infatti, è il capo stesso della Chiesa, cioè Cristo, che si è rivestito di umanità perché, attraverso Lui, ci fosse dato un modello per la nostra vita: questo modello è la via sicura per giungere a Dio. Noi, infatti, non potevamo farvi ritorno che attraverso l'umiltà, dal momento che eravamo caduti a causa della superbia, come era stato detto ai nostri progenitori. Mangiate [il frutto] e sarete come dèi 15. Di questa umiltà, cioè della via attraverso la quale avremmo dovuto ritornare, il nostro stesso Redentore si degnò di mostrarci l'esempio in se stesso, lui che non pensò che fosse un'usurpazione l'essere uguale a Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo 16, al punto che fu fatto uomo all'inizio delle sue vie, Lui, il Verbo, per mezzo del quale tutte le cose furono fatte. Per la qual cosa, in quanto è unigenito, non ha fratelli; invece, in quanto è primogenito, si è degnato di chiamare fratelli tutti coloro che, in seguito e in virtù della sua primogenitura, rinascono nella grazia di Dio che li adotta come figli 17, come dà in custodia l'insegnamento apostolico 18. Così il Figlio è, per sua natura, l'unico nato dalla stessa sostanza del Padre, che è quello che è il Padre: Dio da Dio, Luce da Luce. Noi invece non siamo luce per natura, ma siamo illuminati da questa luce perché possiamo risplendere di sapienza. Egli era, dice l'Apostolo, la vera luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo 19. Alla fede nelle realtà eterne, perciò, noi aggiungiamo anche la vita e l'azione temporale che nostro Signore si è degnato di sostenere per noi e di portare a compimento per la nostra salvezza. Infatti, per quello che è, in quanto è unico Figlio di Dio, di Lui non si può dire: Egli fu, oppure: Egli sarà, ma soltanto: Egli è; poiché ciò che è stato ormai non è più e ciò che sarà ancora non è. Egli pertanto è immutabile, senza origine o variazione nel tempo. Del resto, penso che non abbia altra provenienza il fatto che suggerì tale nome a Mosè suo servitore. Infatti, quando gli chiedeva da chi dovesse dire che era mandato, qualora il popolo al quale era inviato lo accogliesse con disprezzo, ricevette questa risposta da colui che gli stava parlando: Io sono colui che sono; quindi aggiunse: Questo dirai ai figli di Israele: Colui che è mi ha inviato a voi 20.

Dio solo è immutabile.

4. 7. Da ciò, confido, ormai apparirà ben chiaro alle anime spirituali che nessuna natura può essere contraria a Dio. Se infatti egli è, e questa parola si può dire in modo appropriato soltanto di Dio, egli non ha nulla che gli sia contrario. Infatti ciò che veramente è, resta tale in modo immutabile, poiché ciò che è suscettibile di mutamento è stato qualcosa che non è più e in seguito sarà ciò che ancora non è. Se, appunto, ci venisse chiesto che cosa sia contrario al bianco, risponderemmo: il nero; se ci venisse chiesto che cosa sia contrario al caldo, risponderemmo: il freddo; se ci venisse chiesto che cosa sia contrario a ciò che è veloce, risponderemmo: ciò che è lento, e così per qualunque cosa. Ma, se ci viene chiesto che cosa sia contrario a colui che è, la risposta corretta è: ciò che non è.

L'incarnazione del Verbo.

4. 8. Ma, come ho già detto, in virtù della bontà di Dio, la nostra natura, soggetta a mutamenti, fu assunta dalla Sapienza immutabile di Dio, mediante una missione temporale, per la nostra salvezza e redenzione. Per questo noi aggiungiamo la fede negli atti salvifici compiuti per noi durante la vita terrena, credendo nel Figlio di Dio che è nato dalla Vergine Maria per opera dello Spirito Santo. Per il dono di Dio, cioè per lo Spirito Santo, infatti ci è stata elargita un'umiltà così grande da parte di un Dio così grande, al punto che si è degnato di assumere tutta intera la natura umana nel seno della Vergine: egli dimorò nel corpo materno conservandolo intatto; ne uscì lasciandolo incontaminato. A questa sua missione temporale gli eretici tendono insidie in molti modi. Ma colui che si rimetterà alla fede cattolica in modo da credere che la natura umana tutta intera - vale a dire corpo, anima e spirito - è stata assunta dal Verbo di Dio, sarà abbastanza premunito contro di loro. Dal momento infatti che questa assunzione fu compiuta per la nostra salvezza, bisogna guardarsi dal pensare, qualora si credesse che qualche aspetto della nostra natura non sia incluso in questa assunzione, che non rientri nella nostra salvezza. Ora l'uomo, all'infuori della disposizione delle membra, che è assegnata in modo diverso alle diverse specie di esseri viventi, non differisce dall'animale se non perché possiede un'anima razionale, che è chiamata anche mente. Come, dunque, potrebbe essere sana una fede per la quale si crede che la sapienza di Dio ha assunto quello di nostro che abbiamo in comune con l'animale, mentre non ha assunto quello che in noi è illuminato dalla luce della sapienza, e che è proprio dell'uomo?.


Altri errori da superare. Cristo nacque dalla Vergine Maria.

4. 9. Sono ugualmente da detestare coloro che negano che nostro Signore Gesù Cristo abbia avuto Maria per madre in terra. La sua missione ha reso onore ad entrambi i sessi, quello maschile e quello femminile, e ha mostrato come appartenesse a Dio prendersi cura non soltanto del sesso che ha assunto, ma anche di quello per mezzo del quale lo ha assunto, prendendo la natura dell'uomo e nascendo da una donna. Né ci deve indurre ad escludere l'apporto della madre di Cristo quello che da lui fu detto: Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora! 21 Voleva farci comprendere che, in quanto Dio non aveva madre, si preparava a mostrare la persona della maestà divina col mutare l'acqua in vino. Invece, per quello che riguarda la sua crocifissione, egli fu crocifisso in quanto uomo. E era quella l'ora che non era ancora giunta, quando fu detto: Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora, quella cioè nella quale ti riconoscerò. Fu allora infatti che, come uomo crocefisso, riconobbe sua madre nella sua natura di uomo e la affidò in modo del tutto umano al suo dilettissimo discepolo 22. E non spinga a pensare diversamente il fatto che, quando gli fu annunziata la venuta della madre e dei suoi fratelli, egli rispose: Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? 23. Ma piuttosto ci insegni quale è il nostro ministero, con il quale offriamo la parola di Dio ai nostri fratelli, e che non dobbiamo riconoscere i parenti, se la loro presenza ci è di impedimento. Se qualcuno, infatti, ritenesse che non abbia avuto una madre su questa terra per il fatto che disse: Chi è mia madre?, dovrebbe essere costretto anche ad escludere che gli Apostoli abbiano avuto dei padri in questa terra, poiché li ammaestrò dicendo: Non chiamate nessuno 'padre' sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è in cielo 24.

4. 10. E non indebolisca in noi questa fede il pensiero che sia nato da viscere femminili, di modo che sembri che una siffatta generazione, poiché è ritenuta spregevole da uomini spregevoli, si dovesse evitare a nostro Signore. Non per nulla, infatti, l'Apostolo dice in modo molto giusto: Ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini 25 e tutto è puro per i puri 26. Coloro che la pensano così dovrebbero dunque osservare i raggi di questo sole, che di certo non considerano come una creatura di Dio ma che adorano come Dio stesso: vedrebbero che essi si diffondono dappertutto sopra i fetori delle cloache e su qualunque oggetto ripugnante, operando secondo la propria natura e senza restarne affatto contaminati, malgrado che la loro luce visibile sia per sua natura in più stretta relazione con le lordure visibili. A maggior ragione, dunque, il Verbo di Dio, che non è né corporeo né visibile, non poteva essere contaminato col nascere da un corpo femminile, nel quale, insieme all'anima e allo spirito, aveva assunto la carne umana, congiunzione che comunque non vieta alla maestà del Verbo di abitare ben in disparte rispetto alla fragilità del corpo umano! Da ciò deriva con evidenza che in nessun modo il Verbo di Dio avrebbe potuto essere macchiato dal corpo umano dal quale non è macchiata la stessa anima dell'uomo. L'anima, infatti, è macchiata dal corpo non quando lo guida e lo vivifica, ma quando si abbandona al desiderio dei suoi beni mortali. Se, dunque, essi volessero evitare all'anima le macchie, dovrebbero temere piuttosto queste sacrileghe menzogne.

Morte e sepoltura del Signore.

5. 11. Ma sarebbe stata ben poca l'umiltà di nostro Signore se si fosse risolta nel nascere per noi: vi aggiunse anche che si degnò di morire per noi mortali. Umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce 27, affinché nessuno di noi, pur potendo non temere la morte, non avesse orrore di un genere di morte ritenuto dagli uomini sommamente disonorevole. Noi perciò crediamo in colui che fu crocifisso e sepolto sotto Ponzio Pilato: il nome del giudice andava aggiunto per l'individuazione delle date. In verità, quando si pensa a quella sepoltura, si evoca anche quel monumento sepolcrale del tutto nuovo, che doveva fornire la testimonianza della sua resurrezione ad una vita nuova, come il seno verginale lo aveva fatto per la sua nascita. Infatti, come in quel monumento sepolcrale non era stato sepolto nessun altro morto28 né prima né dopo di lui, così in quel seno nessuna creatura mortale era stata concepita né prima né dopo di lui.

Resurrezione del Signore.

5. 12. Crediamo anche che il terzo giorno egli resuscitò dai morti, primogenito dei fratelli che lo seguiranno e che egli adottò come figli di Dio 29, e si degnò di renderli suoi compartecipi e suoi coeredi.

Ascensione al cielo.

6. 13. Crediamo che è salito al cielo, in quel luogo di beatitudine che promise anche a noi quando disse: Essi saranno come gli angeli nel cielo 30, in quella città che è madre di tutti noi, la Gerusalemme eterna del cielo 31. D'altra parte, capita spesso che alcuni, o empi pagani o eretici, si urtino perché crediamo che un corpo terreno sia stato assunto in cielo. I gentili, per lo più, cercano di opporsi a noi con gli argomenti dei filosofi, sostenendo che è impossibile per un oggetto che appartiene alla terra essere in cielo. Ma questo avviene perché non conoscono le nostre Scritture e non sanno che fu detto: Si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale 32. Infatti, non è stato detto così come se il corpo si tramuti in spirito e diventi esso stesso spirito; poiché anche il nostro corpo attuale, per il fatto che è detto " animale ", non è stato tramutato in anima e non è diventato anima. Ma con corpo spirituale si deve intendere un corpo che è così sottomesso allo spirito da essere adatto per la dimora celeste non appena ogni fragilità e bruttura terrena si saranno trasformate e mutate in purezza e stabilità celeste. Questa è la trasformazione della quale parla anche l'Apostolo: Risuscitiamo tutti, ma non tutti saremo trasformati 33. E questa trasformazione avverrà non in peggio ma in meglio, come insegna ancora l'Apostolo quando dice: E noi saremo trasformati 34. Cercare però dove e come si trovi in cielo il corpo del Signore è una curiosità del tutto vana: si deve soltanto credere che è in cielo. Non si addice alla nostra fragilità dissolvere i segreti del cielo; invece si addice alla nostra fede coltivare sentimenti alti e nobili intorno alla dignità del corpo del Signore.

La sua glorificazione alla destra del Padre.

7. 14. Noi crediamo anche che siede alla destra del Padre. Non per questo, tuttavia, bisogna immaginare Dio Padre delimitato quasi in forma umana, di modo che a coloro che riflettessero su di lui venga in mente un lato destro o un lato sinistro; e neppure bisogna ritenere, per il fatto che si dice che il Padre siede, che lo faccia ripiegando i ginocchi, per non incappare in quell'atto sacrilego, condannato dall'Apostolo in coloro che hanno cambiato la gloria del Dio incorruttibile con l'immagine dell'uomo soggetto a corruzione 35. È cosa empia, infatti, introdurre simili rappresentazioni di Dio in un tempio cristiano; perciò lo è molto di più introdurle nel cuore, in cui risiede il vero tempio di Dio, se è purificato dalle cupidigie terrene e dall'errore. Quando, dunque, si dice " alla destra " di Dio si deve intendere nella suprema beatitudine, dove regnano la giustizia, la pace e la gioia; così come quando si dice che " i capri sono posti alla sua sinistra " 36, si deve intendere nell'infelicità a causa delle iniquità, che hanno procurato loro sofferenze e tormenti. Di conseguenza, quando si dice che Dio siede, non si allude ad una posizione delle membra, ma al suo potere di giudice supremo, di cui non è mai priva la sua maestà nell'attribuire sempre la giusta ricompensa secondo i meriti, anche se nel giudizio finale sarà il Figlio unigenito di Dio nel suo irresistibile splendore che apparirà molto più manifestamente davanti agli uomini, in qualità di giudice dei vivi e dei morti.

La seconda venuta del Figlio di Dio in vista del giudizio finale.

8. 15. Infine crediamo che ritornerà a tempo opportuno per giudicare i vivi e i morti. Con questi termini si possono intendere i giusti e i peccatori; ma sono anche chiamati vivi coloro che troverà in terra ancora in vita e morti invece coloro che risusciteranno al momento della sua venuta. Questa disposizione dei tempi non vale soltanto per il presente, come avviene per la sua generazione in quanto Dio, ma anche per il passato e per il futuro. Infatti nostro Signore fu in terra, ora è in cielo e apparirà nel suo splendore come giudice dei vivi e dei morti. Ritornerà, infatti, così come ascese al cielo, secondo la testimonianza autorevole degli Atti degli Apostoli 37. Di questa disposizione si parla nell'Apocalisse, dove sta scritto: Queste cose le dice colui che è, che fu e che verrà 38.

Il mistero della Trinità.

9. 16. Esposte e affidate alla nostra fede, sia la generazione divina di nostro Signore che la sua missione umana, si aggiungono alla nostra professione, per rendere perfetta la nostra fede intorno a Dio, lo Spirito Santo, che non è di natura inferiore al Padre e al Figlio, ma, per così dire, consustanziale e coeterna, poiché questa Trinità non è che un solo Dio. E questo non va inteso nel senso che il Padre è il medesimo del Figlio e dello Spirito Santo, ma nel senso che il Padre è il Padre, il Figlio è il Figlio e lo Spirito Santo è lo Spirito Santo e questa Trinità è un solo Dio, come sta scritto: Ascolta, Israele: il Signore è il tuo Dio, il Signore è uno solo 39. Tuttavia, se fossimo interrogati su ciascuno di essi e ci fosse domandato: " Il Padre è Dio? ", risponderemmo: " Sì, il Padre è Dio ". Se ci venisse chiesto se il Figlio è Dio, risponderemmo di sì. E qualora la stessa domanda ci venisse rivolta sullo Spirito Santo, dovremmo rispondere che non è altro che Dio. Dobbiamo comunque guardarci bene dal prendere tutto ciò nel senso in cui fu detto degli uomini: Voi siete dèi 40. Non sono infatti dèi per loro natura coloro che sono stati fatti e creati dal Padre per mezzo del Figlio con il dono dello Spirito Santo. È proprio la Trinità che viene designata dall'Apostolo quando dice: Poiché da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose 41. Pertanto, se saremo interrogati su ciascuno di essi, risponderemo che è Dio colui su cui la domanda verte, che si tratti del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo. Nessuno tuttavia dovrà pensare che noi adoriamo tre dèi.

Analogie ricavate dalla natura per spiegare il mistero trinitario.

9. 17. Non c'è da meravigliarsi che si dicano tali cose sulla natura ineffabile, dal momento che anche per le cose che osserviamo con gli occhi del corpo e che discerniamo mediante i sensi del corpo accade qualcosa di simile. Infatti, qualora fossimo interrogati sulla sorgente, non potremmo rispondere che è essa stessa il fiume; come pure, qualora fossimo interrogati sul fiume, non potremmo chiamarlo sorgente. Inoltre: l'acqua da bere, attinta dalla sorgente o dal fiume, non potremmo chiamarla né sorgente né fiume; tuttavia l'acqua costituisce il nome comune di questa trinità e, se siamo interrogati sui singoli, per ciascuno rispondiamo che è acqua. Infatti, se chiedo se nella sorgente ci sia l'acqua, mi si risponderà che c'è l'acqua. E ancora: se chiediamo se nel fiume ci sia l'acqua, ci si risponderà che non vi è altro che l'acqua. Come pure non potrà essere diversa la risposta relativamente all'acqua da bere. Pur tuttavia non parliamo di tre acque, ma di una soltanto. Senza dubbio, occorre guardarsi bene dal pensare l'ineffabile sostanza della maestà divina alla stessa maniera di questa sorgente visibile e corporea del fiume e dell'acqua da esso attinta. In questi casi infatti quell'acqua, che ad un dato momento è nella sorgente, si riversa nel fiume senza restare in se stessa e quando poi, attinta dal fiume o dalla sorgente, diviene bevanda, non rimane più nella sede da cui viene attinta. Così può accadere che la stessa acqua serva a designare ora la sorgente, ora il fiume, ora l'acqua da bere; nella Trinità invece abbiamo detto che non può accadere che il Padre sia talora il Figlio e talora lo Spirito Santo. È come nell'albero dove la radice non è altro che la radice, il tronco non altro che il tronco e i rami non possiamo chiamarli che rami; infatti, ciò che chiamiamo radice non può essere chiamato tronco o rami, e neppure il legno che appartiene alla radice può trovarsi, con qualche passaggio, ora nella radice, ora nel tronco, ora nei rami, ma soltanto nella radice. Pertanto, rimane valida la regola del denominare, per la quale legno è la radice, legno è il tronco e legno sono i rami, senza che tuttavia si parli di tre legni ma di uno soltanto. È un caso simile a quello in cui, se tra questi tre elementi si riscontra una qualche difformità, si può parlare senza alcuna assurdità di tre legni, in considerazione della loro diversa solidità. Di certo, invece, tutti concludono che, se si riempiono tre tazze con acqua attinta da una sola sorgente, si può parlare di tre tazze, ma non di tre acque. L'acqua, infatti, è una soltanto, malgrado che, qualora tu sia interrogato sul contenuto delle singole tazze, risponderesti che in ciascuna di esse c'è l'acqua, senza che, in questo caso, sia avvenuto alcun passaggio dall'una all'altra, come quello dalla sorgente al fiume, di cui abbiamo parlato in precedenza. Sono stati proposti questi esempi del mondo fisico non per una loro conformità alla natura divina, ma per mostrare che l'unità esiste anche nelle realtà visibili, di modo che si comprenda che può accadere che tre oggetti, non soltanto considerati singolarmente ma anche insieme, siano chiamati con un solo ed unico nome. Nessuno quindi si meravigli e reputi cosa assurda che noi diciamo Dio il Padre, Dio il Figlio, Dio lo Spirito Santo, senza intendere tuttavia che in questa Trinità vi siano tre dei, ma un solo Dio ed un'unica sostanza.

Il Figlio di Dio.

9. 18. Del Padre e del Figlio si sono occupati uomini dotti e spirituali in molti libri. In tali libri, per quanto è consentito di farlo da parte di uomini ad altri uomini, si sono sforzati di mostrare in che modo il Padre e il Figlio non sono un solo individuo ma una sola realtà, che cosa è propriamente il Padre e che cosa è il Figlio: l'uno è colui che genera, l'altro colui che è generato; l'uno non proviene dal Figlio, l'altro proviene dal Padre; l'uno è il principio dell'altro per cui è detto anche capo del Cristo 42, sebbene anche Cristo sia principio 43 ma non del Padre, e l'altro è la sua vera immagine 44, benché in nulla dissimile e assolutamente eguale, cioè senza alcuna differenza. Questa dottrina è trattata da costoro più ampiamente di quanto non facciamo noi, in quanto si ripromettono di illustrare la professione della fede cristiana nella sua interezza. Pertanto, poiché è il Figlio, dal Padre ha ricevuto di essere tale, mentre il Padre non ha ricevuto da Lui di esser tale. In quanto poi ha assunto la natura umana suscettibile di mutare, vale a dire la condizione di creatura capace di cambiare in meglio, lo ha fatto nel corso della sua missione temporale, per un' ineffabile misericordia. Su di Lui nelle Sacre Scritture si trovano molti testi formulati in modo che hanno indotto in errore le empie menti degli eretici, bramosi di insegnare prima ancora di conoscere, al punto da ritenere che egli non è uguale al Padre e neppure della stessa sostanza. Tali passi, per esempio, sono: Perché il Padre è più grande di me 45, e: Capo della donna è l'uomo, capo dell'uomo è Cristo, capo di Cristo è Dio 46; oppure: Allora anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa 47; come pure: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro 48, e alcuni altri dello stesso genere. Ma tutti questi testi non sono stati scritti per significare un'ineguaglianza di natura e di sostanza, altrimenti sarebbero falsi questi altri: Io e il Padre siamo una cosa sola 49, Chi ha visto me, ha visto anche mio Padre 50, inoltre: Il Verbo era Dio 51: non fu creato, infatti, colui per mezzo del quale furono create tutte le cose 52; e ancora: Non pensò che fosse un'usurpazione l'essere uguale a Dio 53, e altri simili. Questi testi sono stati scritti, in parte, per indicare la sua condizione dopo l'assunzione della natura umana; per questo è detto: Spogliò se stesso 54, tuttavia non già perché la divina Sapienza sia mutata, dal momento che è assolutamente immutabile, ma perché volle manifestarsi agli uomini in tanta umiltà. Questi testi dunque, sulla base dei quali gli eretici tessono calunnie, sono stati scritti, in parte, per mostrare la sua condizione, in parte, per indicare che, siccome il Figlio deve al Padre ciò che è, deve senz'altro a Lui anche che è uguale o pari al Padre, mentre il Padre non deve a nessuno quello che è.

Lo Spirito Santo.

9. 19. Intorno allo Spirito Santo invece ancora non si è ricercato da parte dei dotti e dei grandi commentatori delle divine Scritture con tanta ampiezza e profondità, che si possa facilmente comprendere ciò che è suo proprio, e in virtù di cui avviene che non possiamo chiamarlo né Figlio né Padre, ma soltanto Spirito Santo. Di lui non affermano altro che è il dono di Dio, ma in modo che crediamo che Dio non può fare un dono inferiore a se stesso. Pur tuttavia sono attenti a dichiarare che lo Spirito Santo non è generato dal Padre, come invece avviene del Figlio - Cristo infatti è unico -; né dal Figlio, come fosse il nipote del sommo Padre. Non per questo si può dire che ciò che è non lo debba a nessuno, ma lo deve al Padre dal quale tutto proviene. Occorre dire tutto ciò per non ammettere due principi senza principio, cosa che è assolutamente falsa e del tutto assurda, e che non va imputata alla fede cattolica ma all'errore proprio di alcuni eretici. Alcuni di quei dotti, tuttavia, hanno spinto la loro indagine fino a credere che lo Spirito Santo sia lo stesso elemento comune che intercorre tra il Padre e il Figlio, ossia, per così dire, la divinità che i greci chiamano . E così, poiché il Padre è Dio e il Figlio è Dio, la divinità stessa in virtù della quale essi sono tra loro uniti - il Padre in quanto genera il Figlio e il Figlio in quanto resta congiunto al Padre - lo renderebbe uguale a colui dal quale egli è generato. Questa divinità dunque, che essi vogliono che sia intesa anche come l'amore e la carità che hanno l'uno per l'altro, dicono che viene chiamata Spirito Santo. A sostegno della loro opinione portano molte testimonianze delle Scritture sia quella per cui fu detto: Perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato 55, sia molte altre dello stesso genere. E, per il fatto stesso che siamo riconciliati con Dio per mezzo dello Spirito Santo, per cui questo è chiamato anche dono di Dio, essi esigono come definizione adeguata che la carità di Dio è lo Spirito Santo. In effetti, noi non siamo riconciliati con lui se non per mezzo dell'amore, grazie al quale siamo chiamati anche figli di Dio 56: non siamo più sotto il timore come degli schiavi, perché l'amore perfetto scaccia via il timore 57; e abbiamo ricevuto lo Spirito della libertà, nel quale gridiamo: Abbà, Padre 58. E, una volta riconciliati e riammessi nell'amicizia di Dio mediante la carità 59, potremo conoscere tutti i segreti di Dio. Appunto perciò dello Spirito Santo è detto: Egli vi guiderà alla verità tutta intera 60. Per lo stesso motivo la fermezza nel predicare la verità, della quale furono riempiti gli Apostoli nella discesa dello Spirito Santo 61, è giustamente attribuita alla carità; la sfiducia infatti proviene dal timore, che invece è escluso dalla perfetta carità. Lo Spirito Santo, dunque, è pure detto dono di Dio 62, perché nessuno può godere di quello che conosce se anche non lo ama. Ora, godere della sapienza di Dio non è niente altro che essere unito a Lui attraverso l'amore. Pertanto, lo Spirito è detto Santo perché tutto ciò che viene sancito lo è in modo irrevocabile, e non vi è dubbio che il termine " santità " deriva da sancire. Ma i sostenitori di questa concezione si servono soprattutto di quel passo in cui è scritto: Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito 63, perché Dio è Spirito 64. In questo passo, infatti, è affermata la nostra rigenerazione, la quale non proviene dalla carne secondo Adamo, ma dallo Spirito Santo secondo Cristo. Per questo motivo, dal momento che nel passo citato viene fatta esplicita menzione dello Spirito Santo in quanto è detto: poiché Dio è Spirito, quei dotti fanno osservare che non è detto poiché lo Spirito è Dio, ma poiché Dio è Spirito, di modo che, a loro avviso, in questo testo la stessa divinità del Padre e del Figlio, vale a dire lo Spirito Santo, è chiamata Dio. A questa si aggiunge un'altra testimonianza, offerta dall'apostolo Giovanni: poiché Dio è amore 65. Anche in questo caso, infatti, non è detto: l'amore è Dio, ma Dio è l'amore, perché si comprenda che la stessa divinità è amore. È indubbio che, in quella enumerazione di argomenti tra loro connessi, dove si dice: Tutto è vostro, ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio 66, e ancora: Capo della donna è l'uomo, capo dell'uomo è Cristo, capo di Cristo è Dio 67, non si fa alcuna menzione dello Spirito Santo. Ma ciò dipende, dicono quei dotti, dal fatto che, per così dire, in quegli argomenti, che pure sono tra loro connessi, non si è soliti enumerare l'elemento stesso che fa la connessione. Per questo, appunto, sembra che i lettori più attenti riconoscano un'indicazione della Trinità stessa anche in quel passo in cui è detto: Poiché da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose 68: da lui, come da colui che a nessuno deve quello che è; grazie a lui, come per indicare un mediatore; per lui, come per richiamare colui che li contiene, ovvero che li congiunge unendoli insieme.

Consustanzialità delle tre Persone.

9. 20. A questa concezione si oppongono coloro i quali ritengono che questa comunione, che chiamiamo sia divinità sia amore sia carità, non è di tipo sostanziale. Richiedono pertanto che lo Spirito Santo sia loro esposto secondo le modalità proprie della sostanza, e non comprendono che non si sarebbe potuto dire " Dio è amore " qualora l'amore non fosse una sostanza. Di certo, costoro nel loro giudizio sono guidati da ciò che di solito avviene con le realtà fisiche: infatti, se due corpi sono uniti in modo da essere vicendevolmente l'uno accanto all'altro, il legame che li unisce non è di per sé un corpo, poiché, una volta separati i corpi che erano uniti, non resta nulla, né si capisce come i corpi in questione, per così dire, si sono separati e allontanati. Ma costoro piuttosto dovrebbero purificare i loro cuori, per quanto è possibile; solo allora saranno in grado di vedere che nella sostanza divina non c'è nulla di simile, come se in essa una cosa sia la sostanza e un'altra ciò che si aggiunge alla sostanza senza essere tale, ma che è sostanza tutto ciò che in essa può essere compreso. In verità, tutte queste cose sono facili a dirsi e a credersi, mentre non è affatto possibile vedere come effettivamente stiano, se non si ha il cuore puro. Perciò, che sia questa la concezione vera oppure un'altra ancora, occorre mantenere una fede salda, in modo da poter dire che Dio è il Padre, Dio è il Figlio, Dio è lo Spirito Santo, che non sono tre dèi ma che questa Trinità è un solo Dio, che non sono diversi per natura ma di una medesima sostanza, né che il Padre talora è il Figlio e talora lo Spirito Santo ma che il Padre è sempre il Padre, il Figlio è sempre il Figlio e lo Spirito Santo sempre lo Spirito Santo. Inoltre, sulle verità invisibili guardiamoci dal fare sconsideratamente affermazioni come persone che sanno; facciamole piuttosto come credenti. Infatti, tali verità possono essere viste soltanto con il cuore purificato e colui che le vede in questa vita, come fu detto, in parte e in modo confuso 69, non può far sì che le veda anche il suo interlocutore, se è impedito dalle impurità del cuore. Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Dio 70. Questa è la nostra fede riguardo a Dio, nostro creatore e nostro rinnovatore.

9. 21. Quando è stato detto: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente 71, non ci è stato comandato di amare Dio soltanto ma anche il prossimo, perché è detto: Amerai il prossimo tuo come te stesso 72. Se, dunque, questa fede non comprende anche un'assemblea e una società degli uomini in cui la carità fraterna possa operare, essa darà meno frutti.

La Chiesa cattolica.

10. 21. Noi crediamo pure nella Santa Chiesa, indubbiamente in quella cattolica. Anche gli eretici e gli scismatici chiamano chiese le loro assemblee. Ma gli eretici, poiché hanno idee errate intorno a Dio, tradiscono la fede stessa; gli scismatici a loro volta, con le loro ingiuste separazioni, rompono con la carità fraterna, benché credano le stesse verità che noi crediamo. Perciò la Chiesa cattolica non comprende né gli eretici, perché ama Dio, né gli scismatici, perché ama il prossimo. E perdona facilmente i peccati del prossimo, perché implora per se stessa il perdono da parte di colui che ci ha riconciliati con Lui, cancellando tutte le nostre colpe passate e chiamandoci ad una vita nuova. Ora, però, fino a che non possederemo questa vita nel suo grado perfetto, non possiamo essere immuni dai peccati. È importante, peraltro, sapere di quali peccati si tratti.

La remissione dei peccati.

10. 22. Non è comunque ora che si deve trattare della differenza fra i peccati; occorre piuttosto assolutamente credere che in nessun modo ci saranno perdonati i peccati, se saremo stati inflessibili nel non concedere il perdono agli altri 73. È per questo che crediamo anche nella remissione dei peccati.

La resurrezione della carne.

10. 23. Tre sono gli elementi di cui l'uomo è costituito: lo spirito, l'anima e il corpo. Si dice anche che siano due, perché l'anima è spesso nominata insieme con lo spirito; infatti la sua parte razionale, di cui sono privi gli animali, si chiama spirito ed è per noi la cosa principale. Il principio vitale che ci unisce al corpo, invece, si chiama anima. Infine, il corpo di per sé è il nostro ultimo elemento, poiché è visibile. Ora questo insieme di elementi creati geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto 74; lo spirito, tuttavia, ha già dato i primi frutti mediante la fede in Dio e ha dimostrato di essere di buona volontà. Lo spirito è chiamato anche mente, quando di lui l'Apostolo dice: Con la mente servo la legge di Dio 75; o, parimenti, in un altro passo: Dio stesso mi è testimone, al quale rendo culto nel mio spirito 76. L'anima invece, fino a che desidera i beni carnali, è chiamata carne: una parte di essa, infatti, fa resistenza allo spirito, non per sua natura ma per la consuetudine che ha con i peccati. È per questo che è detto: Con la mente servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato 77. Questa consuetudine si è poi trasformata in una tendenza naturale in seguito alla generazione mortale che dobbiamo al peccato del primo uomo. Per questo è scritto: Un tempo anche noi siamo stati per natura figli d'ira 78, vale a dire sotto la sanzione che ci ha fatto servire la legge del peccato. L'anima, invece, conserva la perfezione della sua natura quando è sottomessa al suo spirito e lo segue come esso segue Dio. Per questo è detto: L'uomo animale non comprende le cose dello Spirito di Dio 79. Tuttavia l'anima, ai fini delle buone azioni, non si sottomette allo spirito con la stessa sollecitudine con cui lo spirito si sottomette a Dio ai fini della vera fede e della buona volontà; inoltre, talora assai lentamente è frenato l'impulso per cui si perde nei legami carnali e temporali. Ma, dal momento che anch'essa si purifica, riacquistando la stabilità della propria natura sotto il dominio dello spirito, che è per essa il suo capo come lo è Cristo per lui, non si deve disperare che anche il corpo sia restituito alla propria natura; senza dubbio, però, non altrettanto sollecitamente dell'anima e neppure per quest'ultima altrettanto sollecitamente dello spirito, ma nel tempo opportuno, cioè al suono dell'ultima tromba, quando i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati 80. Crediamo anche nella resurrezione della carne, non soltanto perché sarà rinnovata l'anima, la quale ora, per effetto degli appetiti carnali, è chiamata " carne ", ma anche perché questa carne visibile che è tale per natura e dalla quale l'anima prese il nome non per la sua natura ma per gli appetiti carnali, questa carne visibile dunque, che è propriamente detta carne, si deve credere senza dubbio che risorgerà. Sembra infatti che l'apostolo Paolo la mostri quasi con il dito, quando dice: È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità. Quando infatti dice " questo " è come se tendesse il dito verso di esso: in realtà, ciò che è visibile può essere mostrato mediante il dito. L'anima, del resto, potrebbe anche essere detta corruttibile, poiché si corrompe per effetto dei suoi perversi costumi. È necessario che questo corpo mortale si vesta di immortalità 81: nel leggere queste parole ci si riferisce alla stessa carne visibile, perché è come se il dito dell'Apostolo fosse di continuo teso verso di essa. L'anima infatti, come può essere detta corruttibile a causa dei suoi perversi costumi, per lo stesso motivo può essere detta mortale. Di certo, la morte dell'anima consiste nell'allontanarsi da Dio 82 e questo, secondo le Sacre Scritture, fu il suo primo peccato commesso in Paradiso.

Il valore della resurrezione.

10. 24. Dunque, secondo la fede cristiana che non può trarre in inganno, il corpo risorgerà. E se a qualcuno la cosa sembra incredibile, vuol dire che pone attenzione alla condizione attuale della carne e non considera invece quella futura; infatti, nel tempo della trasformazione angelica, essa non sarà più carne e sangue, ma soltanto corpo. Nel parlare della carne, in effetti, l'Apostolo dice: Altra è la carne degli animali, altra quella degli uccelli, altra quella dei pesci, altra quella dei serpenti. Vi sono corpi celesti e corpi terrestri 83. In verità, non ha detto: " carne celeste ", ma: corpi celesti e corpi terrestri; ogni carne, infatti, è anche corpo, ma non ogni corpo è anche carne. Lo si vede in primo luogo nelle realtà terrestri; il legno, infatti, è un corpo, ma non è carne; invece il corpo dell'uomo o dell'animale è sia corpo che carne. Nelle realtà celesti, invero, non c'è affatto carne, ma corpi semplici e lucidi, che l'Apostolo chiama spirituali e che altri invece chiamano eterei. Non per questo è in contraddizione con la resurrezione della carne ciò che dice quando afferma: La carne e il sangue non possederanno il regno di Dio 84; ma preannuncia quale sarà in futuro ciò che ora è carne e sangue. Chiunque non crede che questa carne possa trasformarsi nella natura descritta, dovrà esser condotto alla fede per gradi. Se, infatti, gli chiedi se la terra può trasformarsi in acqua, data la vicinanza che c'è tra i due elementi, la cosa non gli sembrerà incredibile; ancora, se gli chiedi se l'acqua può trasformarsi in aria, risponderà che neppure questo è assurdo, poiché si tratta di elementi vicini. E se gli si chiede se l'aria può trasformarsi in un corpo etereo, cioè celeste, sarà la vicinanza stessa tra gli elementi che lo indurrà ad assentire. Se, dunque, per gradi concede che possa avvenire che la terra si trasformi in un corpo etereo, perché non dovrebbe credere che, con la partecipazione della volontà di Dio per la quale un corpo umano poté camminare sulle acque, questa trasformazione può aver luogo molto rapidamente, in un batter d'occhio, come è scritto 85, senza alcuno di tali gradi, al modo stesso in cui per lo più il fumo si trasforma in fiamma con straordinaria rapidità? La nostra carne in effetti viene certamente dalla terra; ma i filosofi, i cui argomenti sono assai spesso usati per opporsi alla resurrezione della carne, in quanto asseriscono che non vi può essere nessun corpo terreno in cielo, ammettono che qualsiasi corpo può trasformarsi e mutarsi in qualsiasi altro. Una volta avvenuta questa resurrezione del corpo, noi, liberati dalla condizione del tempo, godremo di una vita eterna in una carità ineffabile e in una duratura stabilità. Allora, infatti, avverrà quanto è scritto: La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? 86.

10. 25. Questa è la fede che, con brevi formule, è offerta dal Simbolo ai nuovi cristiani perché la conservino. Queste brevi formule sono presentate ai fedeli affinché, credendo, si sottomettano a Dio, sottomessi a lui vivano rettamente, vivendo rettamente purifichino il loro cuore e, una volta purificato il cuore, comprendano ciò che credono.

Note:



 

1 - Habac 2, 4; Gal 3, 11.

2 - Rm 10, 10.

3 - Cf. 1 Cor 2, 15.

4 - Is 7, 9 (sec. LXX).

5 - Sap 11, 18.

6 - Cf. Gv 14, 6.

7 - Cf. 1 Cor 1, 24.

8 - Sap 7, 27.

9 - Sap 8, 1.

10 - Gv 1, 3.

11 - Fil 2, 6.

12 - Cf. Gv 1, 1-2.

13 - Gv 1, 14.

14 - Prv 8, 22.

15 - Gn 3, 5.

16 - Fil 2, 6-7.

17 - Cf. Lc 8, 21.

18 - Cf. Eb 2, 11.

19 - Gv 1, 9.

20 - Es 3, 14

21 - Gv 2, 4.

22 - Gv 19, 26-27

23 - Mt 12, 48.

24 - Mt 23, 9

25 - 1 Cor 1, 25.

26 - Tt 1, 15.

27 - Fil 2, 8.

28 - Cf. Gv 19, 4.

29 - Cf. Ef 1, 5.

30 - Mt 22, 30.

31 - Cf. Gal 4, 26.

32 - 1 Cor 15, 44.

33 - 1 Cor 15, 51.

34 - 1 Cor 15, 52.

35 - Cf. Rm 1, 23.

36 - Cf. Mt 25, 33.

37 - At 1, 11.

38 - Ap 1, 8.

39 - Dt 6, 4.

40 - Psal 81, 6.

41 - Rm 11, 36.

42 - Cf. 1 Cor 11, 3.

43 - Cf. Gv 8, 25 (sec. Vulg.).

44 - Cf. Col 1, 15.

45 - Gv 14, 28.

46 - 1 Cor 11, 3.

47 - 1 Cor 15, 28.

48 - Gv 20, 17.

49 - Gv 10, 30.

50 - Gv 14, 9.

51 - Gv 1, 1.

52 - Cf. Gv 1, 3.

53 - Fil 2, 6.

54 - Fil 2, 7.

55 - Rm 5, 5.

56 - Cf. 1 Gv 3, 1.

57 - Cf. 1 Gv 4, 18.

58 - Rm 8, 15.

59 - Cf. Rm 5, 8-10.

60 - Gv 16, 13.

61 - Cf. At 2, 4.

62 - Cf. Ef 3, 7.

63 - Gv 3, 6.

64 - Gv 4, 24.

65 - 1 Gv 4, 16.

66 - 1 Cor 3, 22-23.

67 - 1 Cor 11, 3.

68 - Rm 11, 36.

69 - Cfr. 1 Cor 13, 12.

70 - Mt 5, 8.

71 - Lc 10, 27.

72 - Idem.

73 - Cf. Mt 6, 15.

74 - Cf. Rm 8, 22.

75 - Rm 7, 25.

76 - Rm 1, 9.

77 - Rm 7, 25.

78 - Ef 2, 3.

79 - 1 Cor 2, 14.

80 - 1 Cor 15, 52.

81 - 1 Cor 15, 53.

82 - Cf. Qo 10, 12.

83 - 1 Cor 15, 39-40.

84 - 1 Cor 15, 50.

85 - 1 Cor 15, 52.

86 - 1 Cor 15, 54-55.


Capitolo IX: La mancanza di ogni conforto

Libro II:Dell'interna conversazione - Tommaso da Kempis

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1. Non è difficile disprezzare il conforto umano, quando abbiamo quello che viene da Dio. Ma è cosa difficile assai saper sopportare la mancanza, sia del conforto umano sia del conforto divino, saper accettare volonterosamente di soffrire, per amore di Dio, la solitudine del cuore, e senza guardare i propri meriti. Che c'è di straordinario se sei pieno di santa gioia, quando scende su di te la grazia divina? E', questo, un momento che è nel desiderio di tutti. Galoppa leggero chi è sostenuto dalla grazia. Che c'è di strabiliante se non sente fatica colui che è sostenuto dall'Onnipotente ed è condotto dalla somma guida? Di buona voglia e prontamente accettiamo un po' d'aiuto; difficilmente uno se la cava da solo. Il santo martire Lorenzo seppe staccarsi da questo mondo, persino dall'amato suo sacerdote, giacché egli disprezzò ogni cosa che gli apparisse cara quaggiù. Egli giunse a sopportare con dolcezza che gli fosse tolto Sisto, sommo sacerdote di Dio, che egli amava sopra ogni cosa. Per amore del Creatore egli, dunque, superò l'amore verso un uomo; di fronte a un conforto umano preferì la volontà di Dio. Così impara anche tu ad abbandonare, per amore di Dio, qualche intimo e caro amico; e non sentire come cosa intollerabile se vieni abbandonato da un amico, ben sapendo che, alla fine, tutti dobbiamo separarci, l'uno dall'altro. Grande e lunga è la lotta che l'uomo deve fare dentro di sé, per riuscire a superare se stesso e a porre in Dio tutto il proprio cuore. Colui che pretende di bastare a se stesso va molto facilmente alla ricerca di consolazioni umane. Colui invece che ama veramente Cristo e segue volenterosamente la via della virtù non scende a tali consolazioni: egli non cerca le dolcezze esteriori , ma cerca piuttosto di sopportare grandi prove e dure fatiche per amore di Cristo.  

2. Quando, dunque, Dio ti dà una consolazione spirituale, accoglila con gratitudine. Ma comprendi bene che si tratta di un dono che ti viene da Dio, non di qualcosa che risponda a un tuo merito. Per tale dono non devi gonfiarti o esaltarti, né presumere vanamente di te; al contrario, per tale dono, devi farti più umile, più prudente e più timorato in tutte le tue azioni, giacché passerà quel momento e verrà poi la tentazione. Quando poi ti sarà tolta quella consolazione, non disperare subitamente, ma aspetta con umiltà e pazienza di essere visitato dall'alto: Dio può ridarti una consolazione più grande. Non è, questa, cosa nuova né strana, per coloro che conoscono la via di Dio; questo alterno ritmo si ebbe frequentemente nei grandi santi e negli antichi profeti. Ecco la ragione per la quale, mentre la grazia era presso di lui, quello esclamava: "Nella pienezza dissi: così starò in eterno" (Sal 29,7); poi, allontanatasi la grazia, avendo esperimentato la sua interiore condizione, aggiungeva: "togliesti, o Dio, da me la tua faccia e sono pieno di tristezza" (Sal 29,8). Tuttavia quegli frattanto non disperava, ma pregava Iddio più insistentemente, dicendo: "A te, Signore, innalzerò la mia voce, innalzerò la mia preghiera al mio Dio"(Sal 29,9). Ricavava alla fine il frutto della sua orazione, e proclamava di essere stato esaudito, con queste parole: "Il Signore mi udì ed ebbe misericordia di me; il Signore è venuto in mio soccorso" (Sal 29,11). Come? "Mutasti - disse - il mio pianto in gioia, e mi circondasti di letizia" (Sal 29,12). Poiché così avvenne per i grandi santi, noi deboli e poveri, non dobbiamo disperarci, se siamo ora ferventi, ora tiepidi; ché lo spirito viene e se ne parte, a suo piacimento. E' per questo che il santo Giobbe diceva: "Lo visiti alla prima luce, ma tosto lo metti alla prova" (Gb 7,18).

3. Su che cosa posso io fare affidamento, in chi posso io confidare? Soltanto nella grande misericordia divina e nella speranza della grazia celeste. Persone amanti del bene, che mi stiano vicine, devoti confratelli, amici fedeli, libri edificanti ed eccellenti trattati, dolcezza di canti e di inni: anche se avessi tutte queste cose, poco mi aiuterebbero e avrebbero per me ben poco sapore, quando io fossi abbandonato dalla grazia e lasciato nella mia miseria. Allora, il rimedio più efficace sta nel saper attendere con pazienza, sprofondandosi nella volontà di Dio. Non ho mai trovato un uomo che avesse devozione e pietà tanto grandi da non sentire talvolta venir meno la grazia o da non avvertire un affievolimento del suo fervore. Non ci fu mai un santo rapito così in alto e così illuminato, da non subire, prima o poi, la tentazione. Infatti, chi non è provato da qualche tribolazione non è degno di una profonda contemplazione di Dio. Ché la tentazione di oggi è segno di una divina consolazione di domani; la quale viene, appunto, promessa a coloro che sono stati provati dalla tentazione. A colui che avrà vinto, dice, "concederò di mangiare dell'albero della vita" (Ap 2,7). In effetti, la consolazione divina viene data affinché l'uomo sia più forte nel sostenere le avversità; poi viene la tentazione, affinché egli non si insuperbisca di quello stato di consolazione. Non dorme il diavolo, e la carne non è ancor morta. Perciò non devi smettere mai di prepararti alla lotta, perché da ogni parte ci sono nemici, che non si danno riposo.


25 luglio 1944

Madre Pierina Micheli

 Mi sento tanto male... Gesù per Tuo amore... per le anime...