Liturgia delle Ore - Letture
Giovedi della 5° settimana del tempo di Avvento e Natale (Santissimi Basilio e Gregorio)
Vangelo secondo Luca 19
1Entrato in Gèrico, attraversava la città.2Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco,3cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura.4Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là.5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua".6In fretta scese e lo accolse pieno di gioia.7Vedendo ciò, tutti mormoravano: "È andato ad alloggiare da un peccatore!".8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: "Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto".9Gesù gli rispose: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo;10il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto".
11Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, Gesù disse ancora una parabola perché era vicino a Gerusalemme ed essi credevano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro.12Disse dunque: "Un uomo di nobile stirpe partì per un paese lontano per ricevere un titolo regale e poi ritornare.13Chiamati dieci servi, consegnò loro dieci mine, dicendo: Impiegatele fino al mio ritorno.14Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro un'ambasceria a dire: Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi.15Quando fu di ritorno, dopo aver ottenuto il titolo di re, fece chiamare i servi ai quali aveva consegnato il denaro, per vedere quanto ciascuno avesse guadagnato.16Si presentò il primo e disse: Signore, la tua mina ha fruttato altre dieci mine.17Gli disse: Bene, bravo servitore; poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città.18Poi si presentò il secondo e disse: La tua mina, signore, ha fruttato altre cinque mine.19Anche a questo disse: Anche tu sarai a capo di cinque città.20Venne poi anche l'altro e disse: Signore, ecco la tua mina, che ho tenuta riposta in un fazzoletto;21avevo paura di te che sei un uomo severo e prendi quello che non hai messo in deposito, mieti quello che non hai seminato.22Gli rispose: Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato:23perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi.24Disse poi ai presenti: Toglietegli la mina e datela a colui che ne ha dieci25Gli risposero: Signore, ha già dieci mine!26Vi dico: A chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.27E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me".
28Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme.
29Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo:30"Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è mai salito; scioglietelo e portatelo qui.31E se qualcuno vi chiederà: Perché lo sciogliete?, direte così: Il Signore ne ha bisogno".32Gli inviati andarono e trovarono tutto come aveva detto.33Mentre scioglievano il puledro, i proprietari dissero loro: "Perché sciogliete il puledro?".34Essi risposero: "Il Signore ne ha bisogno".
35Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù.36Via via che egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada.37Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce, per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo:
38"'Benedetto colui che viene,'
il re, 'nel nome del Signore'.
Pace in cielo
e gloria nel più alto dei cieli!".
39Alcuni farisei tra la folla gli dissero: "Maestro, rimprovera i tuoi discepoli".40Ma egli rispose: "Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre".
41Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo:42"Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi.43Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte;44abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata".
45Entrato poi nel tempio, cominciò a cacciare i venditori,46dicendo: "Sta scritto:
'La mia casa sarà casa di preghiera'.
Ma voi ne avete fatto 'una spelonca di ladri!'".
47Ogni giorno insegnava nel tempio. I sommi sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo perire e così anche i notabili del popolo;48ma non sapevano come fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue parole.
Secondo libro delle Cronache 34
1Quando Giosia divenne re, aveva otto anni; regnò trentun anni in Gerusalemme.2Egli fece ciò che è retto agli occhi del Signore e seguì le strade di Davide suo antenato, senza fuorviare in nulla.
3Nell'anno ottavo del suo regno, era ancora un ragazzo, cominciò a ricercare il Dio di Davide suo padre. Nell'anno decimosecondo cominciò a purificare Giuda e Gerusalemme, eliminando le alture, i pali sacri e gli idoli scolpiti o fusi.4Sotto i suoi occhi furono demoliti gli altari di Baal; infranse gli altari per l'incenso, che vi erano sopra; distrusse i pali sacri e gli idoli scolpiti o fusi, riducendoli in polvere che sparse sui sepolcri di coloro che avevano sacrificato a tali cose.5Le ossa dei sacerdoti le bruciò sui loro altari; così purificò Giuda e Gerusalemme.6Lo stesso fece nella città di Manàsse, di Efraim e di Simeone fino a Nèftali, nei loro villaggi devastati.7Demolì gli altari; fece a pezzi i pali sacri e gli idoli in modo da ridurli in polvere; demolì tutti gli altari per l'incenso in tutto il paese di Israele; poi fece ritorno a Gerusalemme.
8Nell'anno decimottavo del suo regno, dopo aver purificato il paese e il tempio, affidò a Safàn figlio di Asalia, a Maaseia governatore della città, e a Ioach figlio di Ioacaz, archivista, il restauro del tempio del Signore suo Dio.9Costoro si presentarono al sommo sacerdote Chelkia e gli consegnarono il denaro depositato nel tempio; l'avevano raccolto i leviti custodi della soglia da Manàsse, da Èfraim e da tutto il resto di Israele, da tutto Giuda, da Beniamino e dagli abitanti di Gerusalemme.10Lo misero in mano ai direttori dei lavori che sovraintendevano al tempio ed essi l'utilizzarono per gli operai che lavoravano nel tempio per restaurarlo e rafforzarlo.11Lo diedero ai falegnami e ai muratori per l'acquisto di pietre da taglio e di legname per l'armatura e la travatura dei locali lasciati rovinare dai re di Giuda.
12Quegli uomini lavoravano con fedeltà; erano stati loro preposti per la direzione Iacat e Abdia, leviti dei figli di Merari, Zaccaria e Mesullàm, Keatiti. Leviti esperti di strumenti musicali13sorvegliavano i portatori e dirigevano quanti compivano lavori di qualsiasi genere; altri leviti erano scribi, ispettori e portieri.
14Mentre si prelevava il denaro depositato nel tempio, il sacerdote Chelkia trovò il libro della legge del Signore, data per mezzo di Mosè.15Chelkia prese la parola e disse allo scriba Safàn: "Ho trovato nel tempio il libro della legge". Chelkia diede il libro a Safàn.16Safàn portò il libro dal re; egli inoltre riferì al re: "Quanto è stato ordinato, i tuoi servitori lo eseguiscono.17Hanno versato il denaro trovato nel tempio e l'hanno consegnato ai sorveglianti e ai direttori dei lavori".18Poi lo scriba Safàn annunziò al re: "Il sacerdote Chelkia mi ha dato un libro". Safàn ne lesse una parte alla presenza del re.19Udite le parole della legge, il re si strappò le vesti20e comandò a Chelkia, ad Achikam figlio di Safàn, ad Abdon figlio di Mica, allo scriba Safàn e ad Asaia ministro del re:21"Andate, consultate il Signore per me e per quanti sono rimasti in Israele e in Giuda riguardo alle parole di questo libro ora trovato; grande infatti è la collera del Signore, che si è accesa contro di noi, poiché i nostri padri non hanno ascoltato le parole del Signore facendo quanto sta scritto in questo libro".
22Chelkia insieme con coloro che il re aveva designati si recò dalla profetessa Culda moglie di Sallùm, figlio di Tokat, figlio di Casra, il guardarobiere; essa abitava nel secondo quartiere di Gerusalemme. Le parlarono in tal senso23ed essa rispose loro: "Dice il Signore Dio di Israele: Riferite all'uomo che vi ha inviati da me:24Dice il Signore: Ecco, io farò piombare una sciagura su questo luogo e sui suoi abitanti, tutte le maledizioni scritte nel libro letto davanti al re di Giuda,25perché hanno abbandonato me e hanno bruciato incenso ad altri dèi provocandomi a sdegno con tutte le opere delle loro mani. La mia collera si accenderà contro questo luogo e non si potrà spegnere.26Al re di Giuda, che vi ha inviati a consultare il Signore, riferirete: Dice il Signore, Dio di Israele: A proposito delle parole che hai udito,27poiché il tuo cuore si è intenerito e ti sei umiliato davanti a Dio, udendo le mie parole contro questo luogo e contro i suoi abitanti; poiché ti sei umiliato davanti a me, ti sei strappate le vesti e hai pianto davanti a me, anch'io ho ascoltato. Oracolo del Signore!28Ecco, io ti riunirò con i tuoi padri e sarai deposto nel tuo sepolcro in pace. I tuoi occhi non vedranno tutta la sciagura che io farò piombare su questo luogo e sui suoi abitanti". Quelli riferirono il messaggio al re.
29Allora il re inviò dei messi e radunò tutti gli anziani di Giuda e di Gerusalemme.30Il re, insieme con tutti gli uomini di Giuda, con gli abitanti di Gerusalemme, i sacerdoti, i leviti e tutto il popolo, dal più grande al più piccolo, salì al tempio. Egli fece leggere ai loro orecchi tutte le parole del libro dell'alleanza, trovato nel tempio.31Il re, stando in piedi presso la colonna, concluse un'alleanza davanti al Signore, impegnandosi a seguire il Signore, a osservarne i comandi, le leggi e i decreti con tutto il cuore e con tutta l'anima, eseguendo le parole dell'alleanza scritte in quel libro.32Fece impegnare quanti si trovavano in Gerusalemme e in Beniamino. Gli abitanti di Gerusalemme agirono secondo l'alleanza di Dio, del Dio dei loro padri.33Giosia rimosse tutti gli abomini da tutti i territori appartenenti agli Israeliti; costrinse quanti si trovavano in Israele a servire il Signore loro Dio. Finché egli visse non desistettero dal seguire il Signore, Dio dei loro padri.
Salmi 22
1'Al maestro del coro. Sull'aria: "Cerva dell'aurora". Salmo. Di Davide.'
2"Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Tu sei lontano dalla mia salvezza":
sono le parole del mio lamento.
3Dio mio, invoco di giorno e non rispondi,
grido di notte e non trovo riposo.
4Eppure tu abiti la santa dimora,
tu, lode di Israele.
5In te hanno sperato i nostri padri,
hanno sperato e tu li hai liberati;
6a te gridarono e furono salvati,
sperando in te non rimasero delusi.
7Ma io sono verme, non uomo,
infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo.
8Mi scherniscono quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
9"Si è affidato al Signore, lui lo scampi;
lo liberi, se è suo amico".
10Sei tu che mi hai tratto dal grembo,
mi hai fatto riposare sul petto di mia madre.
11Al mio nascere tu mi hai raccolto,
dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio.
12Da me non stare lontano,
poiché l'angoscia è vicina
e nessuno mi aiuta.
13Mi circondano tori numerosi,
mi assediano tori di Basan.
14Spalancano contro di me la loro bocca
come leone che sbrana e ruggisce.
15Come acqua sono versato,
sono slogate tutte le mie ossa.
Il mio cuore è come cera,
si fonde in mezzo alle mie viscere.
16È arido come un coccio il mio palato,
la mia lingua si è incollata alla gola,
su polvere di morte mi hai deposto.
17Un branco di cani mi circonda,
mi assedia una banda di malvagi;
hanno forato le mie mani e i miei piedi,
18posso contare tutte le mie ossa.
Essi mi guardano, mi osservano:
19si dividono le mie vesti,
sul mio vestito gettano la sorte.
20Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, accorri in mio aiuto.
21Scampami dalla spada,
dalle unghie del cane la mia vita.
22Salvami dalla bocca del leone
e dalle corna dei bufali.
23Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all'assemblea.
24Lodate il Signore, voi che lo temete,
gli dia gloria la stirpe di Giacobbe,
lo tema tutta la stirpe di Israele;
25perché egli non ha disprezzato
né sdegnato l'afflizione del misero,
non gli ha nascosto il suo volto,
ma, al suo grido d'aiuto, lo ha esaudito.
26Sei tu la mia lode nella grande assemblea,
scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
27I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano:
"Viva il loro cuore per sempre".
28Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra,
si prostreranno davanti a lui
tutte le famiglie dei popoli.
29Poiché il regno è del Signore,
egli domina su tutte le nazioni.
30A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.
E io vivrò per lui,
31lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
32annunzieranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
"Ecco l'opera del Signore!".
Salmi 49
1'Al maestro del coro. Dei figli di Core. Salmo.'
2Ascoltate, popoli tutti,
porgete orecchio abitanti del mondo,
3voi nobili e gente del popolo,
ricchi e poveri insieme.
4La mia bocca esprime sapienza,
il mio cuore medita saggezza;
5porgerò l'orecchio a un proverbio,
spiegherò il mio enigma sulla cetra.
6Perché temere nei giorni tristi,
quando mi circonda la malizia dei perversi?
7Essi confidano nella loro forza,
si vantano della loro grande ricchezza.
8Nessuno può riscattare se stesso,
o dare a Dio il suo prezzo.
9Per quanto si paghi il riscatto di una vita,
non potrà mai bastare
10per vivere senza fine,
e non vedere la tomba.
11Vedrà morire i sapienti;
lo stolto e l'insensato periranno insieme
e lasceranno ad altri le loro ricchezze.
12Il sepolcro sarà loro casa per sempre,
loro dimora per tutte le generazioni,
eppure hanno dato il loro nome alla terra.
13Ma l'uomo nella prosperità non comprende,
è come gli animali che periscono.
14Questa è la sorte di chi confida in se stesso,
l'avvenire di chi si compiace nelle sue parole.
15Come pecore sono avviati agli inferi,
sarà loro pastore la morte;
scenderanno a precipizio nel sepolcro,
svanirà ogni loro parvenza:
gli inferi saranno la loro dimora.
16Ma Dio potrà riscattarmi,
mi strapperà dalla mano della morte.
17Se vedi un uomo arricchirsi, non temere,
se aumenta la gloria della sua casa.
18Quando muore con sé non porta nulla,
né scende con lui la sua gloria.
19Nella sua vita si diceva fortunato:
"Ti loderanno, perché ti sei procurato del bene".
20Andrà con la generazione dei suoi padri
che non vedranno mai più la luce.
21L'uomo nella prosperità non comprende,
è come gli animali che periscono.
Isaia 39
1In quel tempo Merodach-Bàladan figlio di Bàladan, re di Babilonia, mandò lettere e doni a Ezechia, perché aveva udito che era stato malato ed era guarito.2Ezechia se ne rallegrò e mostrò agli inviati la stanza del tesoro, l'argento e l'oro, gli aromi e gli unguenti preziosi, tutto il suo arsenale e quanto si trovava nei suoi magazzini; non ci fu nulla che Ezechia non mostrasse loro nella reggia e in tutto il regno.
3Allora il profeta Isaia si presentò al re Ezechia e gli domandò: "Che hanno detto quegli uomini e da dove sono venuti a te?". Ezechia rispose: "Sono venuti a me da una regione lontana, da Babilonia".4Isaia disse ancora: "Che hanno visto nella tua reggia?". Ezechia rispose: "Hanno visto quanto si trova nella mia reggia, non c'è cosa alcuna nei miei magazzini che io non abbia mostrata loro".
5Allora Isaia disse a Ezechia: "Ascolta la parola del Signore degli eserciti:6Ecco, verranno giorni nei quali tutto ciò che si trova nella tua reggia e ciò che hanno accumulato i tuoi antenati fino a oggi sarà portato a Babilonia; non vi resterà nulla, dice il Signore.7Prenderanno i figli che da te saranno usciti e che tu avrai generati, per farne eunuchi nella reggia di Babilonia".8Ezechia disse a Isaia: "Buona è la parola del Signore, che mi hai riferita". Egli pensava: "Per lo meno vi saranno pace e sicurezza nei miei giorni".
Seconda lettera ai Corinzi 5
1Sappiamo infatti che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un'abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli.2Perciò sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di rivestirci del nostro corpo celeste:3a condizione però di esser trovati già vestiti, non nudi.4In realtà quanti siamo in questo corpo, sospiriamo come sotto un peso, non volendo venire spogliati ma sopravvestiti, perché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita.5È Dio che ci ha fatti per questo e ci ha dato la caparra dello Spirito.
6Così, dunque, siamo sempre pieni di fiducia e sapendo che finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore,7camminiamo nella fede e non ancora in visione.8Siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo ed abitare presso il Signore.9Perciò ci sforziamo, sia dimorando nel corpo sia esulando da esso, di essere a lui graditi.10Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male.
11Consapevoli dunque del timore del Signore, noi cerchiamo di convincere gli uomini; per quanto invece riguarda Dio, gli siamo ben noti. E spero di esserlo anche davanti alle vostre coscienze.12Non ricominciamo a raccomandarci a voi, ma è solo per darvi occasione di vanto a nostro riguardo, perché abbiate di che rispondere a coloro il cui vanto è esteriore e non nel cuore.13Se infatti siamo stati fuori di senno, era per Dio; se siamo assennati, è per voi.
14Poiché l'amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti.15Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro.16Cosicché ormai noi non conosciamo più nessuno secondo la carne; e anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così.17Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove.
18Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione.19È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.20Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.21Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio.
Capitolo XIX: La capacità di sopportare le offese e la vera provata pazienza
Leggilo nella Biblioteca1. Che è quello che vai dicendo, o figlio? Cessa il tuo lamento, tenendo presenti le sofferenze mie e quelle degli altri santi. "Non hai resistito ancora fino al sangue" (Eb 12,4). Ciò che tu soffri è poca cosa, se ti metti a confronto con coloro che patirono tanto gravemente: così fortemente tentati, così pesantemente tribolati, provati in vari modi e messi a dura prova. Occorre dunque che tu rammenti le sofferenze più gravi degli altri, per imparare a sopportare le tue, piccole. Che se piccole non ti sembrano, vedi se anche questo non dipenda dalla tua incapacità di sopportazione. Comunque, siano piccoli o grandi questi mali, fa' in modo di sopportare tutto pazientemente. Il tuo agire sarà tanto più saggio, e tanto più grande sarà il tuo merito, quanto meglio ti sarai disposto al patire; anzi lo troverai anche più lieve, se, intimamente e praticamente, sarai pronto e sollecito. E non dire: questo non lo posso sopportare; non devo tollerare cose simili da una tale persona, che mi fa del male assai, e mi rimprovera cose che non avevo neppure pensato; da un altro, non da lui, le tollererei di buon grado, e riterrei giusto doverle sopportare. E' una stoltezza un simile ragionamento. Esso non tiene conto della virtù della pazienza, né di colui a cui spetta di premiarla; ma tiene conto piuttosto delle persone e delle offese ricevute. Vero paziente non è colui che vuole sopportare soltanto quel che gli sarà sembrato giusto, e da chi gli sarà piaciuto. Vero paziente, invece, è colui che non guarda da quale persona egli venga messo alla prova: se dal superiore, oppure da un suo pari, o da un inferiore; se da un uomo buono o santo, oppure da un malvagio, o da persona che non merita nulla. Vero paziente è colui che indifferentemente - da qualunque persona, e per quante volte, gli venga qualche contrarietà - tutto accetta con animo grato dalla mano di Dio; anzi lo ritiene un vantaggio grande, poiché non c'è cosa, per quanto piccola, purché sopportata per amore di Dio, che passi senza ricompensa, presso Dio.
2. Sii dunque preparato al combattimento, se vuoi ottenere vittoria. Senza lotta non puoi giungere ad essere premiato per la tua sofferenza. Se rifiuti la sofferenza, rifiuti anche il premio; se invece desideri essere premiato, devi combattere da vero uomo e saper sopportare con pazienza. Come al riposo non si giunge se non dopo aver faticato, così alla vittoria non si giunge se non dopo aver combattuto. Oh, Signore, che mi diventi possibile, per tua grazia, quello che mi sembra impossibile per la mia natura: tu sai che ben scarsa è la mia capacità di soffrire, e che al sorgere di una, sia pur piccola, difficoltà, mi trovo d'un colpo atterrato. Che mi diventi cara e desiderabile, in tuo nome, qualsiasi prova e qualsiasi tribolazione: soffrire ed essere tribolato per amor tuo, ecco ciò che è grandemente salutare all'anima mia.
DISCORSO 204 EPIFANIA DEL SIGNORE
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella Biblioteca
Natale ed Epifania: manifestazione del Signore.
1. Pochi giorni fa abbiamo celebrato il Natale del Signore, oggi celebriamo l'Epifania. Questa parola greca significa manifestazione e si riferisce a quanto disse l'Apostolo: Davvero grande è il mistero della sua misericordia: egli si manifestò nella carne 1. Tutti e due i giorni pertanto riguardano una manifestazione di Cristo. Nel giorno di Natale è nato come uomo da una madre, creatura umana, colui che da sempre era Dio presso il Padre. Ma si è manifestato nella carne alla carne, perché la carne non poteva vederlo così com'era prima, cioè spirito. E in quel giorno, che si chiama Natale del Signore, andarono a vederlo i pastori del popolo dei Giudei; oggi invece, che è chiamato propriamente Epifania, cioè manifestazione, vennero ad adorarlo i magi, provenienti dai pagani. Ai primi lo annunziarono gli angeli, a questi una stella. Gli angeli abitano i cieli e gli astri li ornano: ad ambedue, i cieli hanno dunque narrato la gloria di Dio 2.
Cristo pietra angolare dei due popoli.
2. Per ambedue infatti è nato colui che è pietra d'angolo 3. Per creare in se stesso - come dice l'Apostolo - dei due un sol uomo nuovo, ristabilire la pace e riconciliare ambedue con Dio, in un solo corpo, per mezzo della croce 4. Che cos'è infatti l'angolo se non il punto di congiunzione di due pareti che vengono da diverse direzioni e che lì si scambiano in un certo senso il bacio della pace? Furono tra loro nemiche la circoncisione e la incirconcisione, cioè i Giudei e i pagani, perché c'erano tra loro cose diverse e contrarie: da una parte il culto dell'unico vero Dio, dall'altra il culto di molti e falsi dèi. I Giudei erano vicini, i pagani lontani, ed entrambi trasse a sé colui che riconciliò ambedue con Dio in un solo corpo - come soggiunge conseguentemente l'Apostolo - per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l'inimicizia. Egli è venuto a proclamare la pace, tanto a voi che eravate lontani quanto a coloro che erano vicini; poiché gli uni e gli altri per mezzo di lui abbiano accesso al Padre in un medesimo spirito 5. Considerate se questo passo non confermi l'immagine delle due pareti che convergono da direzioni diverse e opposte e l'immagine del Signore Gesù come pietra d'angolo, alla quale ambedue si accostarono provenienti da diverse direzioni e nella quale ambedue si congiunsero, cioè coloro che credettero in lui, sia provenienti dai Giudei, sia provenienti dai pagani. Come se si dicesse loro: Voi che venite da vicino e voi che venite da lontano accostatevi a lui e sarete illuminati e il vostro volto non arrossirà 6. Poiché è detto nella Scrittura: Ecco, io pongo in Sion una pietra angolare, scelta, preziosa; colui che crede in essa non rimarrà confuso 7. Coloro che hanno ascoltato e obbedito vennero da ambedue le parti, si riconciliarono, terminarono le inimicizie: le primizie di ambedue furono i pastori e i magi. In essi il bue cominciò a riconoscere il suo padrone e l'asino la greppia del suo Signore 8. Il bue, che ha le corna, è simbolo dei Giudei perché in mezzo ad essi a Cristo furono preparati i due vertici della croce. L'asino, animale tipico per le orecchie, è simbolo dei pagani; di essi era stato predetto: Un popolo a me sconosciuto mi servì, al primo udirmi con gli orecchi si sottomise a me 9. Colui che era insieme padrone del bue e signore dell'asino giaceva in una mangiatoia e ad ambedue dava un medesimo cibo. Poiché egli era venuto come pace per coloro che erano lontani e come pace per coloro che erano vicini, i pastori israeliti, essendo i vicini, vennero a lui nello stesso giorno in cui nacque Cristo, lo videro ed esultarono. Invece i magi pagani, essendo i lontani, arrivarono lo trovarono, lo adorarono dopo alcuni giorni da che era nato, cioè oggi. Era dunque opportuno che noi, cioè la Chiesa che viene radunata di mezzo ai pagani, aggiungessimo la celebrazione di questo giorno, in cui Cristo si è manifestato alle primizie dei pagani, alla celebrazione del giorno in cui Cristo è nato dai Giudei; e che conservassimo la memoria di tanto sacramento con una duplice festa.
Tra i Giudei alcuni hanno creduto, altri no.
3. Quando si considerano queste due pareti, l'una proveniente dai Giudei e l'altra dai pagani, che sono unite insieme dalla pietra angolare e che conservano l'unità dello Spirito nel vincolo della pace 10, non se l'abbia a male la moltitudine degli ostinati Giudei, tra i quali c'erano i costruttori 11, coloro che volevano essere i dottori della legge; i quali però, come dice l'Apostolo, non sanno né quel che dicono né quello che con tanta sicurezza proclamano 12. Per questa cecità di mente scartarono proprio la pietra che è divenuta testata d'angolo 13. Ma non sarebbe divenuta testata d'angolo se non avesse realizzato una giuntura pacifica, cementata dalla grazia, tra i due popoli provenienti da diverse direzioni. Nella parete costituita dal popolo israelitico non vanno dunque compresi i persecutori e gli uccisori di Cristo, i quali presumendo di edificare la legge hanno distrutto la fede e scartando la pietra angolare hanno costruito la rovina della misera città. Né vi va compreso il gran numero dei Giudei, dispersi per il mondo intero per costituire la testimonianza vivente delle divine Lettere che portano ovunque con sé, pur non conoscendole. In questi Giudei infatti zoppica Giacobbe, il cui femore colpito dall'angelo e slogato è il simbolo della moltitudine della sua discendenza che zoppica deviando dalla via che le era stata tracciata. Ma in quella santa parete, cioè in coloro che provenienti dai Giudei si sono accostati alla pace della pietra angolare, siano compresi coloro nei quali Giacobbe è stato benedetto 14. Giacobbe infatti viene benedetto e allo stesso tempo zoppica: viene benedetto in quelli che sono stati santificati, zoppica in quelli che sono stati rigettati. In questa parete siano compresi coloro che in gran numero precedevano e seguivano l'asinello cavalcato dal Salvatore gridando: Benedetto colui che viene nel nome del Signore 15. Siano compresi coloro che, scelti come discepoli, sono stati poi costituiti apostoli. Si comprenda Stefano - nome che in greco significa corona - il quale per primo dopo la risurrezione del Signore è stato coronato del martirio. Siano comprese, provenienti perfino dal numero dei persecutori, le tante migliaia di coloro che hanno creduto quando discese lo Spirito Santo 16. Siano comprese le Chiese delle quali afferma l'Apostolo: Personalmente ero sconosciuto alle Chiese della Giudea che sono in Cristo; avevano solo sentito dire: Colui che una volta ci perseguitava, ora predica la fede che allora cercava di distruggere. E glorificavano Dio per me 17. Siano comprese tutte queste persone nella parete proveniente dagli Israeliti e si aggiungano alla parete che proviene dai pagani, che ora è diventata ragguardevole. E così constateremo che non invano Cristo Signore, prima adagiato nella mangiatoia ed ora elevato fino alla sommità del cielo, è stato predetto come pietra angolare.
1 - 1 Tm 3, 16.
2 - Cf. Sal 18, 2.
3 - Cf. Ef 2, 20.
4 - Ef 2, 15-16.
5 - Ef 2, 16-18.
6 - Sal 33, 6.
7 - 1 Pt 2, 6; cf. Rm 9, 33; cf. Is 28, 16.
8 - Cf. Is 1, 3.
9 - Sal 17, 44-45.
10 - Cf. Ef 4, 3.
11 - Cf. Sal 117, 22.
12 - 1 Tm 1, 7.
13 - Cf. Sal 117, 22.
14 - Cf. Gn 32, 25. 29.
15 - Mt 21, 9; Mc 11, 9; Lc 19, 38; Gv 12, 13; cf. Sal 117, 26.
16 - Cf. At 2, 41.
17 - Gal 1, 22-24.
Il trionfo della Congregazione Sogno del settembre 1876 - Parte II
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaDopo la scena descritta nella prima parte del sogno, la Guida misteriosa disse a Don Bosco:
— Vieni, ti farò vedere il trionfo della Congregazione di San Francesco di Sales. Monta su questo sasso e vedrai.
«Era un gran macigno in mezzo a quel piano sterminato, e io vi montai
sopra — racconta Don Bosco —. Oh, che vista immensa si affacciò ai miei
occhi! Quel campo mi comparve come se occupasse tutta la terra. Uomini
d’ogni nazione, d’ogni vestito, d’ogni colore vi stavano radunati. Vidi
tanta gente che non so se il mondo tanta ne possegga. Cominciai a
osservare i primi che si affacciarono al nostro sguardo. Erano vestiti
come noi Italiani. Io conoscevo quelli delle prime file: vi erano tanti
Salesiani che conducevano come per mano squadre di ragazzi e di ragazze.
Poi venivano altri con altre squadre; poi ancora altri e altri che più
non conoscevo e più non potevo distinguere, ma erano in numero in
descrivibile. Verso il mezzogiorno comparve ai miei occhi un po polo
sterminato di gente che io non conoscevo. Erano sempre con dotti da
Salesiani, che conoscevo nelle prime file e poi non più.
— Voltati — mi disse la Guida.
Ecco che mi si affacciarono agli occhi altri popoli sterminati di
numero, vestiti diversamente da noi: avevano pellicce, specie di
mantelli che parevano velluto, tutti a vari colori. La Guida mi fece
voltare verso i quattro punti cardinali. Tra le altre cose vidi in
Oriente donne con i piedi tanto piccoli, che stentavano a stare in piedi
e quasi non potevano camminare. Il singolare si è che dappertutto
vedevo Salesiani che conducevano squadre di ragazzi e di ragazze, e con
loro un popolo immenso. Nelle prime file sempre li conoscevo; poi
andando avanti non conoscevo più nemmeno i missionari.
Allora la mia Guida prese di nuovo la parola e disse:
— Tutto questo che hai visto è tutta messe preparata per i Salesiani.
Vedi quanto è immensa la messe? I Salesiani non solo in questo secolo,
ma anche nei secoli futuri lavoreranno nel proprio campo. Ma sai a
quali condizioni si potrà arrivare a eseguire quanto tu vedi? Te lo dirò
io. Bisogna che tu faccia stampare queste parole che saranno come il
vostro stemma, la vostra parola d’ordine, il vostro distintivo. Notale
bene: IL LAVORO E LA TEMPERANZA FARANNO FIORIRE LA CONGREGAZIONE. Queste parole le farai spiegare, le ripeterai, insisterai. Farai stampare
il manuale che le spieghi e faccia capire bene che il lavoro e la
temperanza sono l’eredità che tu lasci alla Congregazione, e nello
stesso tempo ne saranno anche la gloria.
Io risposi:
— Questo lo farò molto volentieri. Questo è tutto secondo il mio scopo; è
quello che vado già raccomandando tutti i giorni e vado insistendo
sempre che me ne capiti l’occasione.
— Sei dunque ben persuaso? Mi hai ben capito? Questa è l’eredità che
lascerai loro e di’ pur loro chiaro che fino a tanto che i tuoi figli
corrisponderanno, avranno seguaci al sud, al nord, all’oriente e
all’occidente. Ora discendi pure dagli Esercizi e incamminali per la
loro destinazione» .
Don Bosco conclude dicendo che allora comparvero degli « omni bus» per
condurli a Torino; ma erano omnibus sui generis: non avevano appoggio da
nessuna parte. Don Bosco temeva che i suoi cadessero, ma la Guida lo
rassicurò:
— Vadano, vadano pure: essi non hanno bisogno di appoggio; basta che
eseguiscano bene queste due parole: Sobrii estote et vigilate (Siate
sobrii e vigilate). Quando si eseguiscono bene queste due parole, non si
cade, sebbene non vi siano appoggi e la carrozza corra.
Visione del 6 marzo 1996
Vergine della Rivelazione (Tre Fontane)
«Notte tremenda piena di paura, sogni macabri, morti, sangue, sangue, in ogni parte sangue. Quando vidi da piazza Venezia sangue e nel mondo sangue a San Pietro».