Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Vi capiterà  fors'anche, come agli Ebrei nel deserto, d'incontrare acque amare, cioè disgusti, malattie, prove difficili, tentazioni: ebbene, ricorrete al rimedio indicato da Mosè: mettete nelle acque amare il legno che ha la proprietà  di, addolcirle, voglio dire il legno della santa Croce, ossia la memoria della passione di Gesù e del suo divin Sacrifizio, che si rinnova quotidianamente sui nostri altari. (San Giovanni Bosco)

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 5° settimana del tempo di Avvento e Natale

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 12

1In quel tempo Gesù passò tra le messi in giorno di sabato, e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere spighe e le mangiavano.2Ciò vedendo, i farisei gli dissero: "Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare in giorno di sabato".3Ed egli rispose: "Non avete letto quello che fece Davide quando ebbe fame insieme ai suoi compagni?4Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell'offerta, che non era lecito mangiare né a lui né ai suoi compagni, ma solo ai sacerdoti?5O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa?6Ora io vi dico che qui c'è qualcosa più grande del tempio.7Se aveste compreso che cosa significa: 'Misericordia io voglio e non sacrificio', non avreste condannato individui senza colpa.8Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato".

9Allontanatosi di là, andò nella loro sinagoga.10Ed ecco, c'era un uomo che aveva una mano inaridita, ed essi chiesero a Gesù: "È permesso curare di sabato?". Dicevano ciò per accusarlo.11Ed egli disse loro: "Chi tra voi, avendo una pecora, se questa gli cade di sabato in una fossa, non l'afferra e la tira fuori?12Ora, quanto è più prezioso un uomo di una pecora! Perciò è permesso fare del bene anche di sabato".13E rivolto all'uomo, gli disse: "Stendi la mano". Egli la stese, e quella ritornò sana come l'altra.14I farisei però, usciti, tennero consiglio contro di lui per toglierlo di mezzo.

15Ma Gesù, saputolo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli guarì tutti,16ordinando loro di non divulgarlo,17perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia:

18'Ecco il mio servo che io ho scelto;
il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto.
Porrò il mio spirito sopra di lui
e annunzierà la giustizia alle genti.'
19'Non contenderà, né griderà,
né si udrà sulle piazze la sua voce.'
20'La canna infranta non spezzerà,
non spegnerà il lucignolo fumigante,
finché abbia fatto trionfare la giustizia;'
21'nel suo nome spereranno le genti.'

22In quel tempo gli fu portato un indemoniato, cieco e muto, ed egli lo guarì, sicché il muto parlava e vedeva.23E tutta la folla era sbalordita e diceva: "Non è forse costui il figlio di Davide?".24Ma i farisei, udendo questo, presero a dire: "Costui scaccia i demòni in nome di Beelzebùl, principe dei demòni".
25Ma egli, conosciuto il loro pensiero, disse loro: "Ogni regno discorde cade in rovina e nessuna città o famiglia discorde può reggersi.26Ora, se satana scaccia satana, egli è discorde con se stesso; come potrà dunque reggersi il suo regno?27E se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri figli in nome di chi li scacciano? Per questo loro stessi saranno i vostri giudici.28Ma se io scaccio i demòni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il regno di Dio.29Come potrebbe uno penetrare nella casa dell'uomo forte e rapirgli le sue cose, se prima non lo lega? Allora soltanto gli potrà saccheggiare la casa.30Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde.31Perciò io vi dico: Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata.32A chiunque parlerà male del Figlio dell'uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro.

33Se prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono; se prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l'albero.34Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? Poiché la bocca parla dalla pienezza del cuore.35L'uomo buono dal suo buon tesoro trae cose buone, mentre l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae cose cattive.36Ma io vi dico che di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio;37poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato".

38Allora alcuni scribi e farisei lo interrogarono: "Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno". Ed egli rispose:39"Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta.40Come infatti 'Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce', così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.41Quelli di Nìnive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c'è più di Giona!42La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall'estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c'è più di Salomone!

43Quando lo spirito immondo esce da un uomo, se ne va per luoghi aridi cercando sollievo, ma non ne trova.44Allora dice: Ritornerò alla mia abitazione, da cui sono uscito. E tornato la trova vuota, spazzata e adorna.45Allora va, si prende sette altri spiriti peggiori ed entra a prendervi dimora; e la nuova condizione di quell'uomo diventa peggiore della prima. Così avverrà anche a questa generazione perversa".

46Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli.47Qualcuno gli disse: "Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti".48Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?".49Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: "Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli;50perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre".


Primo libro delle Cronache 2

1Questi sono i figli di Israele: Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Ìssacar, Zàbulon,2Dan, Giuseppe, Beniamino, Nèftali, Gad e Aser.
3Figli di Giuda: Er, Onan, Sela; i tre gli nacquero dalla figlia di Sua la Cananea. Er, primogenito di Giuda, era malvagio agli occhi del Signore, che perciò lo fece morire.4Tamàr sua nuora gli partorì Perez e Zerach. Totale dei figli di Giuda: cinque.
5Figli di Perez: Chezròn e Camùl.
6Figli di Zerach: Zimri, Etan, Eman, Calcol e Darda; in tutto: cinque.
7Figli di Carmì: Acar, che provocò una disgrazia in Israele con la trasgressione dello sterminio.8Figli di Etan: Azaria.
9Figli che nacquero a Chezròn: Ieracmèl, Ram e Chelubài.10Ram generò Amminadàb; Amminadàb generò Nacsòn, capo dei figli di Giuda.11Nacsòn generò Salmà; Salmà generò Booz.12Booz generò Obed; Obed generò Iesse.13Iesse generò Eliàb il primogenito, Abinadàb, secondo, Simèa, terzo,14Netaneèl, quarto, Raddài, quinto,15Ozem, sesto, Davide, settimo.16Loro sorelle furono: Zeruià e Abigàil. Figli di Zeruià furono Abisài, Ioab e Asaèl: tre.17Abigàil partorì Amasà, il cui padre fu Ieter l'Ismaelita.
18Caleb, figlio di Chezròn, dalla moglie Azubà ebbe Ieriòt. Questi sono i figli di lei: Ieser, Sobàb e Ardon.19Morta Azubà, Caleb prese in moglie Efrat, che gli partorì Cur.20Cur generò Uri; Uri generò Bezaleèl.21Dopo Chezròn si unì alla figlia di Machir, padre di Gàlaad; egli la sposò a sessant'anni ed essa gli partorì Segùb.

22Segùb generò Iair, cui appartennero ventitré città nella regione di Gàlaad.23Ghesur e Aram presero loro i villaggi di Iair con Kenat e le dipendenze: sessanta città. Tutti questi furono figli di Machir, padre di Gàlaad.24Dopo la morte di Chezròn, Caleb si unì a Efrata, moglie di suo padre Chezròn, la quale gli partorì Ascùr, padre di Tekòa.
25I figli di Ieracmèl, primogenito di Chezròn, furono Ram il primogenito, Buna, Oren, Achia.26Ieracmèl ebbe una seconda moglie che si chiamava Atara e fu madre di Onam.
27I figli di Ram, primogenita di Ieracmèl, furono Maas, Iamin ed Eker.
28I figli di Onam furono Sammài e Iada. Figli di Sammài: Nadàb e Abisùr.29La moglie di Abisùr si chiamava Abiàil e gli partorì Acbàn e Molìd.30Figli di Nadàb furono Seled ed Èfraim. Seled morì senza figli.31Figli di Èfraim: Isèi; figli di Isèi: Sesan; figli di Sesan: Aclài.32Figli di Iada, fratello di Sammài: Ieter e Giònata. Ieter morì senza figli.33Figli di Giònata: Pelet e Zaza. Questi furono i discendenti di Ieracmèl.
34Sesan non ebbe figli, ma solo figlie; egli aveva uno schiavo egiziano chiamato Iarcà.35Sesan diede in moglie allo schiavo Iarcà una figlia, che gli partorì Attài.36Attài generò Natàn; Natàn generò Zabad;37Zabad generò Eflal; Eflal generò Obed;38Obed generò Ieu; Ieu generò Azaria;39Azaria generò Chelez; Chelez generò Eleasà;40Eleasà generò Sismài; Sismài generò Sallùm;41Sallùm generò Iekamià; Iekamià generò Elisamà.
42Figli di Caleb, fratello di Ieracmèl, furono Mesa, suo primogenito, che fu padre di Zif; il figlio di Maresà fu padre di Ebron.43Figli di Ebron: Core, Tappùach, Rekem e Samài.44Samài generò Ràcam, padre di Iorkoàm; Rekem generò Sammài.45Figlio di Sammài: Maòn, che fu padre di Bet-Zur.
46Efa, concubina di Caleb, partorì Caràn, Moza e Gazez; Caran generò Gazez.47Figli di Iadài: Reghem, Iotam, Ghesan, Pelet, Efa e Saàf.48Maaca, concubina di Caleb, partorì Seber e Tircanà;49partorì anche Saàf, padre di Madmannà, e Seva, padre di Macbenà e padre di Gàbaa. Figlia di Caleb fu Acsa.
50Questi furono i figli di Caleb.
Ben-Cur, primogenito di Efrata, Sobal, padre di Kiriat-Iearìm,51Salma, padre di Betlemme, Haref, padre di Bet-Gader.52Sobal, padre di Kiriat-Iearìm, ebbe come figli Reaia, Cazi e Manacàt.53Le famiglie di Kiriat-Iearìm sono quelle di Ieter, di Put, di Suma e di Masra. Da costoro derivarono quelli di Zorea e di Estaòl.
54Figli di Salma: Betlemme, i Netofatiti, Atarot-Bet-Ioab e metà dei Manactei e degli Zoreatei.55Le famiglie degli scribi che abitavano in Iabèz: i Tireatei, Simeatei e i Sucatei. Questi erano Keniti, discendenti da Cammat della famiglia di Recàb.


Giobbe 33

1Ascolta dunque, Giobbe, i miei discorsi,
ad ogni mia parola porgi l'orecchio.
2Ecco, io apro la bocca,
parla la mia lingua entro il mio palato.
3Il mio cuore dirà sagge parole
e le mie labbra parleranno chiaramente.
4Lo spirito di Dio mi ha creato
e il soffio dell'Onnipotente mi dà vita.
5Se puoi, rispondimi,
prepàrati davanti a me, sta' pronto.
6Ecco, io sono come te di fronte a Dio
e anch'io sono stato tratto dal fango:
7ecco, nulla hai da temere da me,
né graverò su di te la mano.
8Non hai fatto che dire ai miei orecchi
e ho ben udito il suono dei tuoi detti:
9"Puro son io, senza peccato,
io sono mondo, non ho colpa;
10ma egli contro di me trova pretesti
e mi stima suo nemico;
11pone in ceppi i miei piedi
e spia tutti i miei passi!".
12Ecco, in questo ti rispondo: non hai ragione.
Dio è infatti più grande dell'uomo.
13Perché ti lamenti di lui,
se non risponde ad ogni tua parola?
14Dio parla in un modo
o in un altro, ma non si fa attenzione.
15Parla nel sogno, visione notturna,
quando cade il sopore sugli uomini
e si addormentano sul loro giaciglio;
16apre allora l'orecchio degli uomini
e con apparizioni li spaventa,
17per distogliere l'uomo dal male
e tenerlo lontano dall'orgoglio,
18per preservarne l'anima dalla fossa
e la sua vita dalla morte violenta.
19Lo corregge con il dolore nel suo letto
e con la tortura continua delle ossa;
20quando il suo senso ha nausea del pane,
il suo appetito del cibo squisito;
21quando la sua carne si consuma a vista d'occhio
e le ossa, che non si vedevano prima, spuntano fuori,
22quando egli si avvicina alla fossa
e la sua vita alla dimora dei morti.
23Ma se vi è un angelo presso di lui,
un protettore solo fra mille,
per mostrare all'uomo il suo dovere,
24abbia pietà di lui e dica:
"Scampalo dallo scender nella fossa,
ho trovato il riscatto",
25allora la sua carne sarà più fresca che in gioventù,
tornerà ai giorni della sua adolescenza:
26supplicherà Dio e questi gli userà benevolenza,
gli mostrerà il suo volto in giubilo,
e renderà all'uomo la sua giustizia.
27Egli si rivolgerà agli uomini e dirà:
"Avevo peccato e violato la giustizia,
ma egli non mi ha punito per quel che meritavo;
28mi ha scampato dalla fossa
e la mia vita rivede la luce".
29Ecco, tutto questo fa Dio,
due volte, tre volte con l'uomo,
30per sottrarre l'anima sua dalla fossa
e illuminarla con la luce dei viventi.
31Attendi, Giobbe, ascoltami,
taci e io parlerò:
32ma se hai qualcosa da dire, rispondimi,
parla, perché vorrei darti ragione;
33se no, tu ascoltami
e io ti insegnerò la sapienza.


Salmi 9

1'Al maestro del coro. In sordina. Salmo. Di Davide.'

2Loderò il Signore con tutto il cuore
e annunzierò tutte le tue meraviglie.
3Gioisco in te ed esulto,
canto inni al tuo nome, o Altissimo.

4Mentre i miei nemici retrocedono,
davanti a te inciampano e periscono,
5perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa;
siedi in trono giudice giusto.

6Hai minacciato le nazioni, hai sterminato l'empio,
il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre.
7Per sempre sono abbattute le fortezze del nemico,
è scomparso il ricordo delle città che hai distrutte.

8Ma il Signore sta assiso in eterno;
erige per il giudizio il suo trono:
9giudicherà il mondo con giustizia,
con rettitudine deciderà le cause dei popoli.

10Il Signore sarà un riparo per l'oppresso,
in tempo di angoscia un rifugio sicuro.
11Confidino in te quanti conoscono il tuo nome,
perché non abbandoni chi ti cerca, Signore.

12Cantate inni al Signore, che abita in Sion,
narrate tra i popoli le sue opere.
13Vindice del sangue, egli ricorda,
non dimentica il grido degli afflitti.

14Abbi pietà di me, Signore,
vedi la mia miseria, opera dei miei nemici,
tu che mi strappi dalle soglie della morte,
15perché possa annunziare le tue lodi,
esultare per la tua salvezza
alle porte della città di Sion.

16Sprofondano i popoli nella fossa che hanno scavata,
nella rete che hanno teso si impiglia il loro piede.
17Il Signore si è manifestato, ha fatto giustizia;
l'empio è caduto nella rete, opera delle sue mani.

18Tornino gli empi negli inferi,
tutti i popoli che dimenticano Dio.
19Perché il povero non sarà dimenticato,
la speranza degli afflitti non resterà delusa.

20Sorgi, Signore, non prevalga l'uomo:
davanti a te siano giudicate le genti.
21Riempile di spavento, Signore,
sappiano le genti che sono mortali.22Perché, Signore, stai lontano,
nel tempo dell'angoscia ti nascondi?
23Il misero soccombe all'orgoglio dell'empio
e cade nelle insidie tramate.
24L'empio si vanta delle sue brame,
l'avaro maledice, disprezza Dio.
25L'empio insolente disprezza il Signore:
"Dio non se ne cura: Dio non esiste";
questo è il suo pensiero.

26Le sue imprese riescono sempre.
Son troppo in alto per lui i tuoi giudizi:
disprezza tutti i suoi avversari.

27Egli pensa: "Non sarò mai scosso,
vivrò sempre senza sventure".
28Di spergiuri, di frodi e d'inganni ha piena la bocca,
sotto la sua lingua sono iniquità e sopruso.
29Sta in agguato dietro le siepi,
dai nascondigli uccide l'innocente.
30I suoi occhi spiano l'infelice,
sta in agguato nell'ombra come un leone nel covo.
Sta in agguato per ghermire il misero,
ghermisce il misero attirandolo nella rete.
31Infierisce di colpo sull'oppresso,
cadono gl'infelici sotto la sua violenza.
32Egli pensa: "Dio dimentica,
nasconde il volto, non vede più nulla".

33Sorgi, Signore, alza la tua mano,
non dimenticare i miseri.
34Perché l'empio disprezza Dio
e pensa: "Non ne chiederà conto"?

35Eppure tu vedi l'affanno e il dolore,
tutto tu guardi e prendi nelle tue mani.
A te si abbandona il misero,
dell'orfano tu sei il sostegno.
Spezza il braccio dell'empio e del malvagio;
36Punisci il suo peccato e più non lo trovi.

37Il Signore è re in eterno, per sempre:
dalla sua terra sono scomparse le genti.
38Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri,
rafforzi i loro cuori, porgi l'orecchio
39per far giustizia all'orfano e all'oppresso;
e non incuta più terrore l'uomo fatto di terra.


Baruc 1

1Queste sono le parole del libro che Baruc figlio di Neria, figlio di Maasià, figlio di Sedecìa, figlio di Asadia, figlio di Chelkìa, scrisse in Babilonia2nell'anno quinto, il sette del mese, nella ricorrenza di quando i Caldei presero Gerusalemme e la diedero alle fiamme.3Baruc lesse le parole di questo libro alla presenza di Ieconia, figlio di Ioiakìm, re di Giuda e di tutto il popolo, accorso per ascoltare la lettura:4erano presenti i nobili, i figli del re, gli anziani, tutto il popolo dal più piccolo al più grande, quanti insomma abitavano in Babilonia presso il fiume Sud.5Ascoltata la lettura, piansero, digiunarono, pregarono il Signore,6poi, raccolto un po' di denaro, secondo quel che ognuno poteva dare,7lo mandarono a Gerusalemme al sacerdote Ioakim figlio di Chelkìa, figlio di Salòm e agli altri sacerdoti e al popolo che erano con lui in Gerusalemme.8Era il dieci del mese di Sivan, quando Baruc ricevette, per portarli in Giuda, i vasi della casa del Signore, che erano stati portati via dal tempio. Erano quei vasi d'argento che Sedecìa figlio di Giosia, re di Giuda, aveva fatto rifare,9dopo che Nabucodònosor re di Babilonia aveva deportato da Gerusalemme in Babilonia Ieconia, i principi, gli schiavi, i nobili e il popolo del paese.10Mandarono a dire loro: Ecco, vi mandiamo il denaro per comprare olocausti, sacrifici espiatori e incenso e offrire oblazioni sull'altare del Signore nostro Dio.11Pregate per la vita di Nabucodònosor re di Babilonia e per la vita di suo figlio Baldassàr, perché i loro giorni sulla terra siano lunghi come i giorni del cielo sulla terra.12Pregate perché il Signore ci dia forza e illumini i nostri occhi e si possa vivere all'ombra di Nabucodònosor, re di Babilonia, e all'ombra del figlio Baldassàr e servirli per molti anni e trovar grazia ai loro occhi.13Pregate il Signore nostro Dio anche per noi che lo abbiamo offeso e fino ad oggi il suo sdegno e la sua ira non si sono allontanati da noi.14Leggete perciò questo libro che vi abbiamo mandato per fare pubblica confessione nel tempio del Signore, in giorno di festa e nei giorni opportuni.15Direte dunque:

Al Signore nostro Dio la giustizia; a noi il disonore sul volto, come oggi avviene per i Giudei e gli abitanti di Gerusalemme,16per i nostri re e per i nostri principi, per i nostri sacerdoti e i nostri profeti e per i nostri padri,17perché abbiamo offeso il Signore,18gli abbiamo disobbedito, non abbiamo ascoltato la voce del Signore nostro Dio per camminare secondo i decreti che il Signore ci aveva messi dinanzi.19Da quando il Signore fece uscire i nostri padri dall'Egitto fino ad oggi noi ci siamo ribellati al Signore nostro Dio e ci siamo ostinati a non ascoltare la sua voce.20Così, come oggi costatiamo, ci son venuti addosso tanti mali insieme con la maledizione che il Signore aveva minacciata per mezzo di Mosè suo servo, quando fece uscire i nostri padri dall'Egitto per concederci un paese in cui scorre latte e miele.21Non abbiamo ascoltato la voce del Signore nostro Dio, secondo le parole dei profeti che egli ci ha mandato:22ma ciascuno di noi ha seguito le perverse inclinazioni del suo cuore, ha servito dèi stranieri e ha fatto ciò che è male agli occhi del Signore nostro Dio.


Lettera ai Romani 2

1Sei dunque inescusabile, chiunque tu sia, o uomo che giudichi; perché mentre giudichi gli altri, condanni te stesso; infatti, tu che giudichi, fai le medesime cose.2Eppure noi sappiamo che il giudizio di Dio è secondo verità contro quelli che commettono tali cose.3Pensi forse, o uomo che giudichi quelli che commettono tali azioni e intanto le fai tu stesso, di sfuggire al giudizio di Dio?4O ti prendi gioco della ricchezza della sua bontà, della sua tolleranza e della sua pazienza, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione?5Tu, però, con la tua durezza e il tuo cuore impenitente accumuli collera su di te per il giorno dell'ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio,6il quale renderà a ciascuno secondo le sue opere:7la vita eterna a coloro che perseverando nelle opere di bene cercano gloria, onore e incorruttibilità;8sdegno ed ira contro coloro che per ribellione resistono alla verità e obbediscono all'ingiustizia.9Tribolazione e angoscia per ogni uomo che opera il male, per il Giudeo prima e poi per il Greco;10gloria invece, onore e pace per chi opera il bene, per il Giudeo prima e poi per il Greco,11perché presso Dio non c'è parzialità.

12Tutti quelli che hanno peccato senza la legge, periranno anche senza la legge; quanti invece hanno peccato sotto la legge, saranno giudicati con la legge.13Perché non coloro che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che mettono in pratica la legge saranno giustificati.14Quando i pagani, che non hanno la legge, per natura agiscono secondo la legge, essi, pur non avendo legge, sono legge a se stessi;15essi dimostrano che quanto la legge esige è scritto nei loro cuori come risulta dalla testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi ragionamenti, che ora li accusano ora li difendono.16Così avverrà nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesù Cristo, secondo il mio vangelo.
17Ora, se tu ti vanti di portare il nome di Giudeo e ti riposi sicuro sulla legge, e ti glori di Dio,18del quale conosci la volontà e, istruito come sei dalla legge, sai discernere ciò che è meglio,19e sei convinto di esser guida dei ciechi, luce di coloro che sono nelle tenebre,20educatore degli ignoranti, maestro dei semplici, perché possiedi nella legge l'espressione della sapienza e della verità...21ebbene, come mai tu, che insegni agli altri, non insegni a te stesso? Tu che predichi di non rubare, rubi?22Tu che proibisci l'adulterio, sei adùltero? Tu che detesti gli idoli, ne derubi i templi?23Tu che ti glori della legge, offendi Dio trasgredendo la legge?24Infatti 'il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra tra i pagani', come sta scritto.

25La circoncisione è utile, sì, se osservi la legge; ma se trasgredisci la legge, con la tua circoncisione sei come uno non circonciso.26Se dunque chi non è circonciso osserva le prescrizioni della legge, la sua non circoncisione non gli verrà forse contata come circoncisione?27E così, chi non è circonciso fisicamente, ma osserva la legge, giudicherà te che, nonostante la lettera della legge e la circoncisione, sei un trasgressore della legge.28Infatti, Giudeo non è chi appare tale all'esterno, e la circoncisione non è quella visibile nella carne;29ma Giudeo è colui che lo è interiormente e la circoncisione è quella del cuore, nello spirito e non nella lettera; la sua gloria non viene dagli uomini ma da Dio.


Capitolo I: Cristo parla interiormente all’anima fedele

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1. "Darò ascolto a quello che stia per dire dentro di me il Signore" (Sal 84,9). Beata l'anima che ascolta il Signore che le parla dentro, e accoglie dalla sua bocca la parola di consolazione. Beate le orecchie che colgono la preziosa e discreta voce di Dio, e non tengono alcun conto dei discorsi di questo mondo. Veramente beate le orecchie che danno retta, non alla voce che risuona dal di fuori, ma alla verità, che ammaestra dal di dentro. Beati gli occhi, che, chiusi alle cose esteriori, sono attenti alle interiori. Beati coloro che sanno penetrare ciò che è interiore e si preoccupano di prepararsi sempre più, con sforzo quotidiano, a comprendere le cose arcane del cielo. Beati coloro che bramano di dedicarsi a Dio, sciogliendosi da ogni impaccio temporale.  

2. Comprendi tutto ciò, anima mia, e chiudi la porta dei sensi, affinché tu possa udire quello che ti dice interiormente Iddio, tuo signore. Questo dice il tuo diletto: "Io sono la tua salvezza" (Sal 34,3), la tua pace, la tua vita; stai accanto a me e troverai la pace; lascia tutte le cose che passano, cerca le cose eterne. Che altro sono le cose corporali, se non illusioni? E a che gioveranno tutte le creature, se sarai abbandonata dal Creatore? Oh, anima mia, rinuncia a tutto e fatti cara e fedele al tuo Creatore, così da poter raggiungere la vera beatitudine.


DISCORSO 306 NEL NATALE DEI MARTIRI DI MASSA CANDIDA

Discorsi - Sant'Agostino

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La gloria dei martiri è celata agli stolti. Malizia nel senso di pena.

1. 1. Come abbiamo ascoltato e abbiamo risposto in canto: È preziosa la morte dei santi del Signore, ma davanti a lui 1 non davanti agli stolti. Infatti agli occhi degli stolti sembrò che morissero, e la loro fine fu ritenuta un castigo 2. "Malizia", in latino, non ha ordinariamente quel significato che ha nella lingua usata nella Scrittura. Infatti in lingua latina suol dirsi "malizia" ciò per cui gli uomini sono malvagi: nella lingua della Scrittura invece, per "malizia" si intende anche il "male" che soffrono gli uomini. Perciò, in questo passo, il termine va inteso nel senso di "castigo". Pertanto è detto così: Agli occhi degli stolti sembrò che morissero, e la loro fine fu ritenuta un castigo: ma essi sono nella pace. E se agli occhi degli uomini subirono castighi - ecco il termine "malizia" - la loro speranza - dice - è piena di immortalità, e dopo una breve pena, riceveranno grandi benefici 3. Le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria futura che si rivelerà in noi 4. Ma resta nascosta finché non sia rivelata. E proprio perché nascosta, agli occhi degli stolti sembrò che morissero. Ma, per il fatto che è nascosta, rimane occulta anche a Dio, davanti al quale è preziosa? Perciò, è preziosa davanti al Signore la morte dei suoi santi. Nei confronti di questo mistero nascosto ci occorrono di conseguenza gli occhi della fede, in modo da credere ciò che non vediamo e da subire coraggiosamente mali ingiusti accettati con fermezza.

Non reca danno il castigo se la causa è giusta. La "Massa Candida".

2. 2. Sia nobile la nostra causa, così che non si risolva a nostro danno la pena. Una causa ingiusta infatti non ha alcun premio, ma un giusto castigo. Per conseguenza, non è in potere dell'uomo determinare come concludere questa vita, ma è in potere dell'uomo il modo di vivere per giungere sicuro al termine della vita. Neppure questo potere avrebbe se il Signore non avesse dato il potere di diventare figli di Dio. Ma a chi? a quanti credono nel suo nome 5. Questa è la causa prima dei martiri, questa è la Massa Candida dei martiri. Se candida è la causa, anche la Massa è candida. È infatti chiamata Massa perché comprende un gran numero di martiri; candida, per lo splendore della causa. Compagni di viaggio così numerosi non ebbero paura dei briganti. Ma, pur facendo la strada ad uno ad uno, sarebbero stati ben premuniti contro la malavita, poiché la via stessa aveva costituito un mezzo di difesa. Lungo il cammino - dice il Salmo - mi hanno posto degli agguati 6. Perciò, chi non si allontana dalla via, non cade negli agguati. Ma abbiamo anche una suprema e fedele promessa del Signore nostro Gesù Cristo. Egli dice: Io sono la via, la verità e la vita 7.

Pur seguendo un vario genere di vita, tutti vogliono una vita felice.

2. 3. Ed ogni uomo, chiunque egli sia, vuole essere felice. Non c'è alcuno che questo non voglia e che non lo voglia al di sopra di tutte le cose; anzi, chiunque desidera altre cose, le vuole unicamente a questo scopo.

3. 3. Gli uomini soggiacciono a bramosie diverse, per cui uno aspira ad avere questo, un altro quello; diversi i modi di vivere nel genere umano: e nella larga varietà di generi di vita, chi sceglie e fa suo questo, chi quello. Una volta fatto proprio un qualsiasi modo di vivere, non c'è però alcuno che non ambisca una vita felice. È dunque un bene comune a tutti, ma sorge questione controversa circa la via che la fa raggiungere, che porta ad essa, circa la direzione da tenere che sia diretta alla meta. Per questo, se vogliamo cercare una vita felice sulla terra, non so se possiamo trovarla: non perché è un male l'oggetto della nostra ricerca, ma perché non lo cerchiamo nel luogo suo proprio. Uno dice: felici quanti sono soldati. Un altro nega e dice: felici, piuttosto, gli agricoltori. Ed ecco un altro respingere anche questo e dire: felici quanti sono in vista nel pubblico foro, difendono le cause e, con la parola, decidono della vita e della morte degli uomini. Ma lo nega un altro per dire: felici piuttosto i giudici, che hanno l'autorità di ascoltare e dirimere le questioni. Un altro non lo ammette e dice: felici quelli che viaggiano per mare, si rendono esperti di molte regioni, mettono insieme lauti guadagni. Potete notare, carissimi, come in tutta questa varietà di stili di vita non ce ne sia uno di gradimento a tutti: nondimeno, la vita felice piace a tutti. Come si spiega, che, mentre non a tutti è comune l'attrattiva per un qualunque genere di vita, la vita felice piace a tutti?

Quale sia la vita felice. Tutti vogliono vivere e godere buona salute.

4. 4. Se ci è possibile, vediamo di definire la vita felice in modo che tutti rispondano: Questo voglio. Dal momento che non c'è alcuno, il quale, richiesto se brami la vita felice, risponda con un rifiuto, vediamo invece che sia, di per sé, la vita felice; dobbiamo formulare un concetto che abbia il consenso di tutti e che nessuno possa dire: non lo approvo. Che cosa allora, fratelli miei, che cosa è la vita felice, che tutti vogliono e non è da tutti? Vediamo dunque di indagare. Poniamo si dica ad un tale: Vuoi vivere? Forse che l'intende come gli si dicesse: Vuoi essere soldato? Infatti, rispetto alla domanda: Vuoi essere soldato? alcuni mi direbbero: Lo voglio, ma i più forse: Non voglio. Se però domando: Vuoi vivere? credo non ci sia nessuno che mi risponda: Non voglio. Giacché tutti, per natura, hanno innato il voler vivere e il non voler morire. Ugualmente se dirò: Vuoi star bene in salute? ritengo non ci sia nessuno che dica di no: nessuno, infatti, vuole essere malato. Anche nel ricco è preziosa la salute e, di certo, è l'unica cosa che abbia il povero. Ma che giova al ricco l'abbondanza se non si accompagna alla salute, che è il patrimonio del povero? Il ricco preferirebbe scambiare il letto d'argento con la coperta di pelo di capra del povero se l'infermità potesse essere trasferita con il letto. Ecco, in questi due casi, la vita e la salute, il punto di vista di tutti mi si è mostrato concorde. È stata forse concorde l'opinione di tutti per la vita militare? quella di tutti per l'agricoltura? quella di tutti per la vita propria della gente di mare? Concorde l'opinione per la vita e la salute.

5. 4. Di conseguenza, non va in cerca di altro l'uomo che ha vita e salute? Se abbia saggezza, pare non debba preoccuparsi di avere altro. Quando infatti si è in piena vigoria e in perfetta salute, se si cerca ancora per avere di più, non sarà solo smodata avidità?

Una vita tribolata non è propriamente vita. Si può ritenere vita solo quella beata.

5. 5. Gli empi avranno una vita di tormenti. Infatti verrà l'ora - come è detto nel Vangelo - in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna 8. Dunque, quelli al premio, questi al tormento; e gli uni e gli altri sono viventi, né alcuno di loro può cessare di esistere. Coloro che vivono nel luogo del premio abbracciano una vita di delizie; quanti, al contrario, vivono nel tormento - se potesse verificarsi -, desiderano vivamente la fine di una tale vita; ma nessuno dà loro una fine, come nessuno può sottrarre loro quello strazio. Considera piuttosto la Scrittura che si esprime distinguendo: una tale vita non si degnò di chiamarla vita. Al vivere negli strazi, nei tormenti, nelle fiamme eterne non ha voluto dare il nome di vita, affinché il nome stesso, vita, stia a significare lode, non cupo dolore, così che dovunque sentì proferire il nome di "vita", tu non debba andare con il pensiero ai tormenti. Infatti, essere nei tormenti per sempre è morte eterna, non una qualche vita. Le Scritture la definiscono "seconda morte" 9 dopo questa prima che dobbiamo alla nostra condizione di uomini. Anche la "seconda morte" è detta morte, eppure nessuno vi muore. Più concretamente e in modo migliore avrei dovuto dire: nessuno vi è vivente. Pertanto, vivere in mezzo ai travagli non è vivere. E in base a che cosa noi proviamo che la Scrittura si sia espressa in tal senso? Ecco il fondamento, da questa testimonianza che ho appena ricordato: Udranno infatti la sua voce - afferma - e quanti fecero il bene ne usciranno per una risurrezione di vita 10. Non ha detto: "di vita felice", ma: per una risurrezione di vita.

6. 5. Il solo nome, vita, comporta beatitudine. Se infatti il nome "vita" non comportasse beatitudine, non si direbbe a Dio: Perché in te è la sorgente della vita 11. In realtà, anche in quel testo non vi si dice: Perché in te è la sorgente della vita felice. Non vi è aggiunto "felice". Gli è bastato dire vita perché tu l'intenda felice. Per quale ragione? Perché se è infelice, non è più vita.

Ne dà conferma con un altro passo della Scrittura. La vita non è felice se non è eterna.

6. 6. Ecco un'altra prova. Ne abbiamo date già due. È stato infatti affermato: Quanti fecero il bene per una risurrezione di vita 12; è stato ugualmente affermato: In te è la sorgente della vita 13. In nessuno dei due passi è stato aggiunto "felice", ma s'intende per "vita" solo quella che è "felice"; quella, invece, che non è felice, neppure è vita. Prendi ancora dell'altro dal Vangelo. Credo che quel ricco giovane - che non voleva sbarazzarsi di quanto possedeva e si doleva di perdere i suoi beni, che era costretto ad abbandonare con la morte - mentre si rallegrava in quella larghissima profusione di grandi ricchezze, ma tuttavia terrene, veniva importunato dal timore della morte, e la sua coscienza gli diceva pressappoco: Ecco, te la godi nei beni e non sai quando possa sopraggiungere la prima febbre. Guadagni, acquisti, procuri e accumuli e godi: ti viene richiesta la tua vita: quello che hai preparato di chi sarà? 14 Riflettendo a questo - a quanto è dato capire, sentendosi spesso punzecchiato da fitte di sgomento - avvicinò il Signore e gli chiese: Maestro buono, che devo fare per meritare la vita eterna? 15 Temeva la morte e doveva di necessità morire. Non aveva via da prendere per non perdere la vita. Tutto preso dalla ineluttabilità della morte e dal desiderio ansioso di vivere, avvicinò il Signore per domandargli: Maestro buono, che devo fare per meritare la vita eterna?

7. 6. Tra l'altro - per limitarci a quanto riguarda l'argomento presente - sentì dirsi: Se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti 16. Avevo detto che ne avrei dato la prova: eccola. Costui, nel porre la domanda, non disse: Che devo fare per ottenere la vita "felice"!, ma disse solamente: la vita eterna 17. Non volendo morire, si informò della vita che non ha fine. O che - come ho detto -non è senza fine anche la vita degli empi nei tormenti? Ma costui non chiamava vita questa. Sapeva che non è vita quella che si troverebbe nei dolori e nei tormenti: sapeva che bisognava chiamarla piuttosto morte. Perciò cercava la vita eterna: che non si dubiti trattarsi di felicità dove si sente parlare di vita. Anche il Signore non gli rispose: Se vuoi entrare nella vita felice osserva i comandamenti, ma anch'egli si limitò a chiamarla vita e rispose: Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti. Di conseguenza, quella che è nei tormenti non è vita; ed è vita unicamente quella che è felice: e può essere felice solo perché è eterna. Quindi, quel ricco, cosciente che il timore della morte lo teneva ogni giorno nell'inquietudine, cercava la vita eterna, poiché, a suo avviso, già possedeva una vita felice. Infatti, era ricco e in salute e suppongo si dicesse: Purché io possa vivere sempre, non voglio più altro. Riteneva perciò come degni di affezione quei piaceri di cui appagava ambizioni vacue. Il Signore intervenne appunto a correggere - se pure fu notato da quello - usando semplicemente il termine "vita". Non disse: Se vuoi venire alla vita eterna, desiderata propriamente dal ricco, quasi già in possesso di una vita felice; neppure disse: Se vuoi entrare nella vita felice, sapendo che, se infelice, non si può chiamare vita; ma disse: Se vuoi entrare nella vita,- dove eterna, ivi felice. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti. Perciò, "vita" quella eterna e felice; poiché, se non è eterna, neppure è felice: se, invece, è eterna nei tormenti neppure è vita.

La vera vita è quella eterna e felice. Necessariamente eterna la vita felice.

8. 7. Com'è fratelli? Quando io domandavo se era vostro desiderio vivere, davate tutti una risposta affermativa, se volevate star bene in salute, eravate tutti per la sanità. Però, se c'è il timore che vengano meno la salute e la vita, non si tratta più di vita. Non è infatti un vivere sempre, ma un temere sempre. Sempre temere è trovarsi sempre nell'afflizione. Se la sofferenza è perenne, dov'è la vita eterna? Teniamo per certo che è felice solo la vita eterna; anzi, non c'è felicità che nella vita: infatti, se non è eterna e se non è in pienezza perpetua, indubbiamente non è felice e non è vita. Abbiamo trovato la soluzione, tutti sono d'accordo. Abbiamo certo raggiunto la meta con il pensiero, non ancora nella realtà. La realtà tutti aspirano a possederla: non c'è alcuno che non lo desideri. Sia cattivo, sia buono, la ricerca; chi è buono, però, con fiducia; chi è cattivo, sfacciatamente. Perché cerchi il bene, o malvivente? O non è la tua stessa richiesta a risponderti, quanto tu sia disonesto, pretendendo, cattivo, il bene? Non richiedi roba altrui? Allora, se cerchi il sommo bene, cioè la vita, sii buono per raggiungere il bene. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti 18. Ma, quando avremo raggiunto la vita, a che serve che io aggiunga "eterna"? A che serve che io aggiunga "felice"? Vita una volta per sempre, perché è vita quella che è, insieme, eterna e felice. Quando saremo pervenuti alla vita, avremo la certezza di vivere in essa per sempre. Infatti, se ci troveremo là e non avremo la certezza di durarvi per sempre, anche là saremo nel timore. E se ci sarà timore, ci sarà sofferenza non del corpo, ma, quel che è peggio, dell'anima. Ma quale felicità dov'è sofferenza? Avremo, quindi, la sicurezza di trovarci sempre in quella vita e che non potremo vederne la fine, perché saremo nel regno di colui del quale è stato detto: E il suo regno non avrà fine 19.

9. 7. La Sapienza, facendo conoscere la gloria dei santi di Dio, la cui morte è preziosa al suo cospetto, afferma - come avete ascoltato al termine della lettura -: E il Signore regnerà per sempre su di loro 20. Saremo dunque nel regno grande e di durata eterna e, appunto perché giusto, grande ed eterno.

Il regno di Dio è immune dai falsi sospetti, causa dei mali del mondo.

9. 8. Ivi nessuno inganna e nessuno è ingannato: là non ti capita di pensar male di un tuo fratello. Infatti, per la maggior parte, i mali del genere umano altra causa non hanno che quella dei falsi sospetti. Sei convinto di essere odiato da un tale che forse ti ama; anzi, per un ingiusto sospetto diventi acerrimo nemico di chi ti è il più grande amico. Che può fare colui al quale neghi fiducia ed è incapace di darti prova dei suoi sentimenti? Ti parla e dice: "Ti voglio bene". Ma per il fatto che potrebbe dirtelo anche mentendo (le parole di chi mentisce sono quelle stesse di chi dice il vero), non prestando tuttora fede, hai odiato. Per questo ha voluto renderti immune da questo peccato colui che ha detto: Amate i vostri nemici 21. O cristiano, vedi di amare anche i nemici, perché, da imprudente, non giunga ad odiare persino gli amici. Durante questa vita non possiamo vedere quel che siamo interiormente, finché venga il Signore e metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; e allora ciascuno avrà la sua lode da Dio 22.

Verità e conoscenza degli amici per una vita felice.

10. 9. Se adesso venisse a parlarci qualcuno di nostra indiscussa fiducia, se parlasse un Profeta, se Dio - secondo la sua volontà e ad opera di persona di sua scelta - dicesse: "Vivete tranquilli, avrete abbondanza di ogni cosa, nessuno di voi morirà, nessuno sarà infermo, nessuno avrà da soffrire; ho abolito la morte dal genere umano, non voglio che alcuno muoia", se lo dicesse, noi, come per una sicurezza raggiunta, saremmo esultanti e non vorremmo più altro. Ci sembra senz'altro così. Se udissimo questo, vorremmo immediatamente che, in più, ci venisse dato di conoscerci a vicenda quali siamo interiormente, né saremmo mal disposti per essere offuscata da diffidenza umana la nostra vista, ma vedremmo secondo la verità che è da Dio: questo per non essere turbato dal sospetto sul conto di un mio amico, di un mio vicino, che mi possa odiare, che voglia la mia rovina, fino a commettere il male prima di subirlo, proprio a causa del turbamento. Indubbiamente chiederemmo questo, chiederemmo la vita sicura e la reciproca conoscenza dei nostri sentimenti. Infatti comprendete ormai che cosa io intenda per vita; non ho intenzione di intontire piuttosto che istruire con l'insistere sull'argomento. In conclusione, oltre alla vita, vorremmo anche luce di verità per conoscere a vicenda i nostri sentimenti, per non restare ingannati da nostri sospetti, allo scopo di avere certezza circa la nostra vita senza fine, di non venir meno da essa. Aggiungi alla vita la verità, ed eccoti la vita felice. Giacché nessuno vuole essere ingannato così come nessuno vuole morire. Mostrami un uomo che voglia essere ingannato. Di coloro che sono intenzionati a ingannare se ne trovano ben molti: nessuno che voglia essere ingannato. Vedi di trarre le conclusioni per tuo conto. Non vuoi essere ingannato, non ingannare: non fare ciò che non vuoi subire. Tu che vuoi entrare nella vita dove non puoi essere ingannato, vivi in modo da escludere l'inganno. Vuoi entrare nella vita dove non puoi essere ingannato? Chi è che non lo voglia? La ricompensa procura piacere; non devi rifiutare l'opera che comporta la ricompensa. Vivi adesso la vita in cui non devi ingannare, ed entrerai in quella vita dove non puoi essere ingannato. A chi è veritiero sarà corrisposta quale mercede la verità e a chi vive rettamente nel tempo sarà corrisposta, quale mercede, l'eternità.

Cristo: via alla vita e alla verità. I martiri, seguendo Cristo, ci hanno reso accessibile la via stretta.

10. 10. Infine, fratelli, tutti vogliamo questo: la vita e la verità. Ma quale via percorriamo, lungo quale itinerario ci muoviamo? Infatti con il pensiero e il discernimento, siamo nondimeno già in grado di credere e vedere la meta cui tendiamo, sebbene non sia ancora in nostro possesso: siamo protesi verso la vita e la verità. È Cristo stesso. Che via vuoi percorrere? Egli dice: Io sono la via. Dove vuoi andare? Io sono e la verità e la vita 23.

11. 10. Ecco quanto hanno amato i martiri, per questo hanno disprezzato le cose presenti e transitorie. Non stupitevi della loro fortezza, l'amore vince il dolore. Quindi, celebriamo con animo puro la solennità della Massa Candida; e se abbiamo un vivo desiderio di raggiungere un bene tanto grande, ponendoci sulle orme dei martiri con lo sguardo rivolto al Capo dei martiri e nostro, non abbiamo timore della via stretta. Chi ha promesso è verace, chi ha promesso è fedele, chi ha promesso non può ingannare. Diciamogli dunque con integra coscienza: Seguendo le parole della tua bocca, mi sono attenuto alla via stretta 24. Perché temi le vie aspre dei patimenti e delle tribolazioni? Egli stesso vi è passato. Forse tu opponi: "Però era lui". Vi sono passati gli Apostoli, Ancora tu replichi: "Però erano gli Apostoli". Lo ammetto. Rispondi ora: in seguito vi sono passati anche molti uomini. Arrossisci: vi sono passate anche le donne. Da vecchio incontri il martirio? Non temere la morte almeno per il fatto che ci sei vicino. Sei giovane? Vi sono passati anche i giovani, che speravano ancora di vivere: vi sono passati anche i fanciulli, vi sono passate anche le fanciulle. Come può essere ancora impervia una via che si è spianata sotto i passi di molti? Ecco dunque la consueta e pressante nostra esortazione a voi rivolta, fratelli, ad evitare che celebriamo le ricorrenze dei martiri con una vuota solennità; però, non lasciamoci prendere dalla paura di imitare anche con pari fede coloro ai quali dimostriamo affezione in occasione delle loro solennità.

 

1 - Sal 115, 15.

2 - Sap 3, 2.

3 - Sap 3, 2-5.

4 - Rm 8, 18.

5 - Gv 1, 12.

6 - Sal 139, 6.

7 - Gv 14, 6.

8 - Gv 5, 28-29.

9 - Cf. Ap 2, 11; 20, 6.14.

10 - Gv 5, 28-29.

11 - Sal 35, 10.

12 - Gv 5, 29.

13 - Sal 35, 10.

14 - Cf. Lc 12, 20.

15 - Mt 19, 16.

16 - Mt 19, 17.

17 - Mt 19, 16.

18 - Mt 19, 17.

19 - Lc 1, 33.

20 - Sap 3, 8.

21 - Mt 5, 44.

22 - 1 Cor 4, 5.

23 - Gv 14, 6.

24 - Sal 16, 4.


Visioni di cielo

I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco

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Sul finire del maggio 1867 Don Bosco fece un sogno, nel quale ebbe la gioia di godere visioni di cielo.
Gli parve di trovarsi in una pianura che si estendeva a vista d’occhio. In essa un numero sterminato di grosse pecore, divise in greggi, pascolavano in vasti prati. Don Bosco rivolse varie domande al pastore, che rispose:
— Tu non sei destinato per loro; ti condurrò io a vedere il gregge del quale devi prenderti cura.
— Ma tu chi sei? — chiese Don Bosco.
— Sono il Padrone; vieni con me.

E lo condusse in un altro punto della pianura dove erano migliaia e migliaia di agnellini, così magri che camminavano a stento. Il prato era secco, arido e sabbioso, senza un filo d’erba fresca, senza un ruscello. Ogni pascolo era stato interamente distrutto dagli stessi agnelli. Si vedeva a prima vista che quei poveri agnelli, coperti di piaghe, avevano molto sofferto e soffrivano ancora. Don Bosco chiese spiegazione, e il Pastore lo compiacque e disse:
— Ascolta e saprai tutto. Quella pianura è il mondo. I pascoli verdi la Parola di Dio e la grazia. I luoghi sterili e aridi sono quelli in cui non si ascolta la Parola di Dio e si cercano i piaceri del mondo. Le pecore sono gli uomini fatti, gli agnellini sono i giovani, e per questi Dio ha mandato Don Bosco. Questo luogo così arido figura lo stato di peccato.

Don Bosco continua: « Mentre io ascoltavo e osservavo ogni cosa, ecco nuova meraviglia. Tutti quegli agnelli cambiarono aspetto. Alzatisi sulle gambe posteriori, tutti presero la forma di altrettanti giovanetti. Io mi avvicinai per vedere se ne conoscessi alcuno. Erano tutti giovani dell’Oratorio. Moltissimi io non li avevo mai veduti, ma tutti si dichiaravano figli del nostro Oratorio.

Mentre con pena osservavo quella moltitudine, il Pastore mi disse:
— Vieni con me e vedrai altre cose.
E mi condusse in un angolo remoto della valle, circondato da collinette, cinto da una siepe di piante rigogliose, con un grande prato verdeggiante, ripieno di ogni sorta di erbe odorose, sparso di fiori campestri, con freschi boschetti e correnti di limpide acque. Qui trovai un altro grandissimo numero di giovani, tutti allegri, i quali con i fiori del prato si erano formati una vaghissima veste.

— Almeno hai costoro che ti danno grandissima consolazione.
— E chi sono? — interrogai.
— Sono quelli che si trovano in grazia di Dio.

Ah! Io posso dire di non avere mai veduto persone così belle e splendenti, né mai avrei potuto immaginare tali splendori.
Mi era però riservato uno spettacolo assai più sorprendente.

— Vieni, vieni con me — mi disse la Guida — e ti farò vedere una scena che ti darà una gioia e una consolazione maggiore. E mi condusse in un altro prato smaltato di fiori più vaghi e più odorosi dei già veduti. Aveva l’aspetto di un giardino princi pesco. Qui si scorgeva un numero di giovani non tanto grande, ma che erano di così straordinaria bellezza e splendore da far scom parire quelli da me ammirati poc’anzi. Alcuni sono già qui all’Oratorio, altri verranno più tardi.

— Costoro — mi disse il Pastore — sono quelli che conservano il bel giglio della purezza. Questi sono ancora vestiti della stola dell’innocenza.

Io li guardavo estatico. Quasi tutti portavano in capo una corona di fiori di indescrivibile bellezza. Questi fiori erano composti di altri piccolissimi fiorellini di una gentilezza sorprendente e i loro colori erano di una vivezza e varietà che incantavano. Più di mille colori in un sol fiore, e in un sol fiore si vedevano più di mille fiori. Scendeva ai loro piedi una veste di una bianchezza smagliante, anch’essa tutta intrecciata di ghirlande di fiori, simili a quelli della corona. La luce incantevole che partiva da quei fiori rivestiva tutta la persona e specchiava in essa la propria gaiezza.

I fiori si riflettevano l’uno negli altri, e quelli delle corone in quelli delle ghirlande, riverberando ciascuno i raggi che erano emessi dagli altri. Un raggio di un colore, rifrangendosi con un raggio di un altro colore, formava raggi nuovi, diversi, scintillanti; quindi a ogni raggio si riproducevano sempre nuovi raggi, sicché io non avrei mai potuto credere esservi in paradiso un incanto così molteplice. Ciò non è tutto. I raggi e i fiori della corona degli uni si specchiavano nei raggi e nei fiori della corona di tutti gli altri; così pure le ghirlande e la ricchezza della veste degli uni si riflettevano nelle ghirlande e nelle vesti degli altri. Gli splendori poi del viso di un giovane, rimbalzando, si fondevano con quelli del volto dei compagni e, riverberandosi centuplicati su tutte quelle innocenti e rotonde faccine, producevano tanta luce da abbagliare la vista e impedire di fissarvi lo sguardo.

Così in uno solo si accumulavano le bellezze di tutti i compagni con un’armonia di luce ineffabile. Era la gloria dei santi.

Non vi è nessuna immagine umana per descrivere anche languida mente quanto divenisse bello ciascuno di quei giovani in mezzo a quell’oceano di splendori. Fra questi ne osservai alcuni in parti colare che adesso sono qui nell’Oratorio, e sono certo che se po tessero vedere almeno la decima parte della loro attuale bellezza, sarebbero pronti a soffrire il fuoco, a lasciarsi tagliare a pezzi, ad andare insomma incontro a qualunque più atroce martirio, piuttosto che perderla. Appena potei riavermi alquanto da quel celeste spettacolo, mi volsi al Pastore e gli dissi:
— Ma dunque, fra tanti miei giovani, sono così pochi gli innocenti? Sono così pochi coloro che non hanno mai perduto la grazia di Dio?

Mi rispose:
— Non ti pare abbastanza grande questo numero? Del resto quelli che hanno avuto la disgrazia di perdere il bel giglio della purezza, e con questo l’innocenza, possono ancora seguire i loro compagni nella penitenza. Vedi là? In quel prato si trovano ancora molti fiori; ebbene essi possono tessersi una corona, una veste bellissima e seguire gli innocenti nella gloria.

— Suggeriscimi ancora — io soggiunsi — qualche cosa da dire ai miei giovani.

— Ripeti ai tuoi giovani che se essi conoscessero quanto sono preziose e belle agli occhi di Dio l’innocenza e la purezza, sarebbero disposti a fare qualunque sacrificio per conservarle. Di’ loro che si facciano coraggio a praticare questa candida virtù, perché i casti sono quelli che crescunt tanquam lilia in conspectu Domini (crescono come gigli al cospetto di Dio)».

Don Bosco conclude il suo racconto dicendo che, attratto dallo splendore di quei giovani, volle slanciarsi in mezzo a loro, ma inciampò nel terreno e si svegliò. Due giorni dopo, tornò a parlare del sogno e, tra l’altro, disse: « Uno mi domandò se era fra gli innocenti, e io gli dissi di no. Mi domandò ancora se aveva delle piaghe e io gli dissi di sì.

— E cosa significano quelle piaghe? — egli soggiunse.

— Non temere — risposi —, sono rimarginate, spariranno; queste piaghe ora non sono più disonorevoli, come non sono disonorevoli le cicatrici di un combattente, il quale, malgrado le tante ferite e l’incalzare del nemico, seppe vincere e riportare vittoria. Sono dunque cicatrici onorevoli!.... Ma è più onorevole chi, combattendo valorosamente in mezzo ai nemici, non riporta nessuna ferita. La sua incolumità eccita la meraviglia di tutti»


4-19 Ottobre 14, 1900 Il flagello pericoloso dei borghesi. Solo l’innocenza strappa la misericordia e mitiga il giusto sdegno.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Questa mattina mi sentivo tanto stordita, che non capivo me stessa, né potevo andare secondo il solito in cerca del mio sommo bene. Onde di tanto in tanto si muoveva dentro del mio interno e si faceva vedere, e tutta abbracciandomi e compatendomi mi diceva:

(2) “Povera figlia, hai ragione che non sai stare senza di Me, come potresti tu vivere senza del tuo amato?”

(3) Ed io, scossa dalle sue parole ho detto: “Ah! diletto mio, che duro martirio è la vita per gli intervalli che sono costretta a starmi senza di voi. Lo dite voi stesso, che ne ho ragione, e poi mi lasciate?”

(4) E Lui, furtivamente si è nascosto come se non volesse che sentisse ciò che mi diceva, ed io sono lasciata di nuovo nel mio stordimento, senza poter dire più niente; quando mi ha visto stordita di nuovo, è uscito, e diceva:

(5)Tu sei tutto il mio contento, nel tuo cuore trovo il vero riposo, e riposandomi vi provo le più care delizie”.

(6) Ed io di nuovo scotendomi ho detto: “Anche per me voi siete tutto il mio contento, tanto che tutte le altre cose non sono per me che amarezze”.

(7) E Lui ritirandosi di nuovo, sono rimasta a mezza voce, restando più stordita di prima, e così ha seguitato questa mattina, pareva che avesse voglia di scherzare un poco. Dopo ciò mi sono sentita fuori di me stessa, ed ho visto che venivano persone sconosciute vestite da borghesi, e la gente nel vederle, tutte si raccapricciavano e mettevano un grido di spavento e di dolore, specie i bambini e dicevano: “Se questi ci danno sopra, per noi è finita”. E soggiungevano: “Nascondete le giovani, povera gioventù se giunge in mani di queste”. Onde io, rivolta al Signore ho detto: “Pietà, misericordia, allontanate questo flagello tanto pericoloso per la misera umanità, vi muovano a compassione le lacrime dell’innocenza”.

(8) E Lui: “Ah! figlia mia, solo per l’innocenza ho riguardo degli altri, solo essa mi strappa la misericordia e mitiga il mio giusto sdegno”.