Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Mi disse Gesù: «Aspetto le anime ed esse rimangono indifferenti. Le amo con tenerezza e con sincerità  ed esse non si fidano di me. Voglio colmarle di grazie, e le rifiutano. Mi trattano come una cosa morta; eppure ho un cuore. Per quanto sia debole il paragone con una madre che ama intensissimamente i propri figli i quali non le corrispondono, questa realtà  è l'immagine di come io vi amo». (Santa Faustina Kowalska)

Liturgia delle Ore - Letture

Lunedi della 5° settimana del tempo di Avvento e Natale

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 23

1Tutta l'assemblea si alzò, lo condussero da Pilato2e cominciarono ad accusarlo: "Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re".3Pilato lo interrogò: "Sei tu il re dei Giudei?". Ed egli rispose: "Tu lo dici".4Pilato disse ai sommi sacerdoti e alla folla: "Non trovo nessuna colpa in quest'uomo".5Ma essi insistevano: "Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea fino a qui".
6Udito ciò, Pilato domandò se era Galileo7e, saputo che apparteneva alla giurisdizione di Erode, lo mandò da Erode che in quei giorni si trovava anch'egli a Gerusalemme.

8Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto, perché da molto tempo desiderava vederlo per averne sentito parlare e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui.9Lo interrogò con molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla.10C'erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza.11Allora Erode, con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì di una splendida veste e lo rimandò a Pilato.12In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici; prima infatti c'era stata inimicizia tra loro.

13Pilato, riuniti i sommi sacerdoti, le autorità e il popolo,14disse: "Mi avete portato quest'uomo come sobillatore del popolo; ecco, l'ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in lui nessuna colpa di quelle di cui lo accusate;15e neanche Erode, infatti ce l'ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte.16Perciò, dopo averlo severamente castigato, lo rilascerò".17.18Ma essi si misero a gridare tutti insieme: "A morte costui! Dacci libero Barabba!".19Questi era stato messo in carcere per una sommossa scoppiata in città e per omicidio.
20Pilato parlò loro di nuovo, volendo rilasciare Gesù.21Ma essi urlavano: "Crocifiggilo, crocifiggilo!".22Ed egli, per la terza volta, disse loro: "Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte. Lo castigherò severamente e poi lo rilascerò".23Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso; e le loro grida crescevano.24Pilato allora decise che la loro richiesta fosse eseguita.25Rilasciò colui che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonò Gesù alla loro volontà.

26Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirène che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù.27Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui.28Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: "Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli.29Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato.
30Allora cominceranno a 'dire ai monti':

'Cadete su di noi!
e ai colli:
Copriteci!'

31Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?".
32Venivano condotti insieme con lui anche due malfattori per essere giustiziati.

33Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra.34Gesù diceva: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno".
'Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte'.

35Il popolo stava 'a vedere', i capi invece lo 'schernivano' dicendo: "Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto".36Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli 'dell'aceto', e dicevano:37"Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso".38C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!".40Ma l'altro lo rimproverava: "Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena?41Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male".42E aggiunse: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno".43Gli rispose: "In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso".

44Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio.45Il velo del tempio si squarciò nel mezzo.46Gesù, gridando a gran voce, disse: "Padre, 'nelle tue mani consegno il mio spirito'". Detto questo spirò.

47Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: "Veramente quest'uomo era giusto".48Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto.49Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti.

50C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta.51Non aveva aderito alla decisione e all'operato degli altri. Egli era di Arimatéa, una città dei Giudei, e aspettava il regno di Dio.52Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù.53Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto.54Era il giorno della parascève e già splendevano le luci del sabato.55Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù,56poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il comandamento.


Levitico 24

1Il Signore disse ancora a Mosè:2"Ordina agli Israeliti che ti portino olio puro di olive schiacciate per il candelabro, per tenere le lampade sempre accese.3Aronne lo preparerà nella tenda del convegno, fuori del velo che sta davanti alla testimonianza, perché le lampade ardano sempre, da sera a mattina, davanti al Signore. È una legge perenne, di generazione in generazione.4Egli le disporrà sul candelabro d'oro puro, perché ardano sempre davanti al Signore.
5Prenderai anche fior di farina e ne farai cuocere dodici focacce; ogni focaccia sarà di due decimi di 'efa'.6Le disporrai su due pile, sei per pila, sulla tavola d'oro puro davanti al Signore.7Porrai incenso puro sopra ogni pila e sarà sul pane come memoriale, come sacrificio espiatorio consumato dal fuoco in onore del Signore.8Ogni giorno di sabato si disporranno i pani davanti al Signore sempre; saranno forniti dagli Israeliti; è alleanza.9I pani saranno riservati ad Aronne e ai suoi figli: essi li mangeranno in luogo santo; perché saranno per loro cosa santissima tra i sacrifici in onore del Signore. È una legge perenne".
10Ora il figlio di una donna israelita e di un egiziano uscì in mezzo agli Israeliti; nell'accampamento, fra questo figlio della donna israelita e un israelita, scoppiò una lite.11Il figlio della Israelita bestemmiò il nome del Signore, imprecando; perciò fu condotto da Mosè. La madre di quel tale si chiamava Selòmit, figlia di Dibri, della tribù di Dan.12Lo misero sotto sorveglianza, finché fosse deciso che cosa fare per ordine del Signore.13Il Signore parlò a Mosè:14"Conduci quel bestemmiatore fuori dell'accampamento; quanti lo hanno udito posino le mani sul suo capo e tutta la comunità lo lapiderà.15Parla agli Israeliti e di' loro:
Chiunque maledirà il suo Dio, porterà la pena del suo peccato.16Chi bestemmia il nome del Signore dovrà essere messo a morte: tutta la comunità lo dovrà lapidare. Straniero o nativo del paese, se ha bestemmiato il nome del Signore, sarà messo a morte.

17Chi percuote a morte un uomo dovrà essere messo a morte.
18Chi percuote a morte un capo di bestiame lo pagherà: vita per vita.
19Se uno farà una lesione al suo prossimo, si farà a lui come egli ha fatto all'altro:20frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente; gli si farà la stessa lesione che egli ha fatta all'altro.
21Chi uccide un capo di bestiame lo pagherà; ma chi uccide un uomo sarà messo a morte.
22Ci sarà per voi una sola legge per il forestiero e per il cittadino del paese; poiché io sono il Signore vostro Dio".
23Mosè ne riferì agli Israeliti ed essi condussero quel bestemmiatore fuori dell'accampamento e lo lapidarono. Così gli Israeliti eseguirono quello che il Signore aveva ordinato a Mosè.


Salmi 119

1Alleluia.

Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.

3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.

5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.

9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.

17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.

25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.

33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.

41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.

49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.

57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.

65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.

73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.

81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?

85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.

89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.

97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.

105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.

113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.

121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.

125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.

129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.

137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.

145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.

153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.

161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.

169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.


Salmi 78

1'Maskil. Di Asaf.'

Popolo mio, porgi l'orecchio al mio insegnamento,
ascolta le parole della mia bocca.
2Aprirò la mia bocca in parabole,
rievocherò gli arcani dei tempi antichi.

3Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato,
4non lo terremo nascosto ai loro figli;
diremo alla generazione futura
le lodi del Signore, la sua potenza
e le meraviglie che egli ha compiuto.

5Ha stabilito una testimonianza in Giacobbe,
ha posto una legge in Israele:
ha comandato ai nostri padri
di farle conoscere ai loro figli,
6perché le sappia la generazione futura,
i figli che nasceranno.
Anch'essi sorgeranno a raccontarlo ai loro figli
7perché ripongano in Dio la loro fiducia
e non dimentichino le opere di Dio,
ma osservino i suoi comandi.
8Non siano come i loro padri,
generazione ribelle e ostinata,
generazione dal cuore incostante
e dallo spirito infedele a Dio.
9I figli di Èfraim, valenti tiratori d'arco,
voltarono le spalle nel giorno della lotta.

10Non osservarono l'alleanza di Dio,
rifiutando di seguire la sua legge.
11Dimenticarono le sue opere,
le meraviglie che aveva loro mostrato.
12Aveva fatto prodigi davanti ai loro padri,
nel paese d'Egitto, nei campi di Tanis.
13Divise il mare e li fece passare
e fermò le acque come un argine.
14Li guidò con una nube di giorno
e tutta la notte con un bagliore di fuoco.
15Spaccò le rocce nel deserto
e diede loro da bere come dal grande abisso.
16Fece sgorgare ruscelli dalla rupe
e scorrere l'acqua a torrenti.

17Eppure continuarono a peccare contro di lui,
a ribellarsi all'Altissimo nel deserto.
18Nel loro cuore tentarono Dio,
chiedendo cibo per le loro brame;
19mormorarono contro Dio
dicendo: "Potrà forse Dio
preparare una mensa nel deserto?".
20Ecco, egli percosse la rupe e ne scaturì acqua,
e strariparono torrenti.
"Potrà forse dare anche pane
o preparare carne al suo popolo?".
21All'udirli il Signore ne fu adirato;
un fuoco divampò contro Giacobbe
e l'ira esplose contro Israele,
22perché non ebbero fede in Dio
né speranza nella sua salvezza.

23Comandò alle nubi dall'alto
e aprì le porte del cielo;
24fece piovere su di essi la manna per cibo
e diede loro pane del cielo:
25l'uomo mangiò il pane degli angeli,
diede loro cibo in abbondanza.
26Scatenò nel cielo il vento d'oriente,
fece spirare l'australe con potenza;
27su di essi fece piovere la carne come polvere
e gli uccelli come sabbia del mare;
28caddero in mezzo ai loro accampamenti,
tutto intorno alle loro tende.
29Mangiarono e furono ben sazi,
li soddisfece nel loro desiderio.
30La loro avidità non era ancora saziata,
avevano ancora il cibo in bocca,
31quando l'ira di Dio si alzò contro di essi,
facendo strage dei più vigorosi
e abbattendo i migliori d'Israele.

32Con tutto questo continuarono a peccare
e non credettero ai suoi prodigi.
33Allora dissipò come un soffio i loro giorni
e i loro anni con strage repentina.
34Quando li faceva perire, lo cercavano,
ritornavano e ancora si volgevano a Dio;
35ricordavano che Dio è loro rupe,
e Dio, l'Altissimo, il loro salvatore;
36lo lusingavano con la bocca
e gli mentivano con la lingua;
37il loro cuore non era sincero con lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.
38Ed egli, pietoso, perdonava la colpa,
li perdonava invece di distruggerli.
Molte volte placò la sua ira
e trattenne il suo furore,
39ricordando che essi sono carne,
un soffio che va e non ritorna.
40Quante volte si ribellarono a lui nel deserto,
lo contristarono in quelle solitudini!
41Sempre di nuovo tentavano Dio,
esasperavano il Santo di Israele.
42Non si ricordavano più della sua mano,
del giorno che li aveva liberati dall'oppressore,

43quando operò in Egitto i suoi prodigi,
i suoi portenti nei campi di Tanis.
44Egli mutò in sangue i loro fiumi
e i loro ruscelli, perché non bevessero.
45Mandò tafàni a divorarli
e rane a molestarli.
46Diede ai bruchi il loro raccolto,
alle locuste la loro fatica.
47Distrusse con la grandine le loro vigne,
i loro sicomori con la brina.
48Consegnò alla grandine il loro bestiame,
ai fulmini i loro greggi.

49Scatenò contro di essi la sua ira ardente,
la collera, lo sdegno, la tribolazione,
e inviò messaggeri di sventure.
50Diede sfogo alla sua ira:
non li risparmiò dalla morte
e diede in preda alla peste la loro vita.
51Colpì ogni primogenito in Egitto,
nelle tende di Cam la primizia del loro vigore.

52Fece partire come gregge il suo popolo
e li guidò come branchi nel deserto.
53Li condusse sicuri e senza paura
e i loro nemici li sommerse il mare.
54Li fece salire al suo luogo santo,
al monte conquistato dalla sua destra.
55Scacciò davanti a loro i popoli
e sulla loro eredità gettò la sorte,
facendo dimorare nelle loro tende le tribù di Israele.

56Ma ancora lo tentarono,
si ribellarono a Dio, l'Altissimo,
non obbedirono ai suoi comandi.
57Sviati, lo tradirono come i loro padri,
fallirono come un arco allentato.
58Lo provocarono con le loro alture
e con i loro idoli lo resero geloso.

59Dio, all'udire, ne fu irritato
e respinse duramente Israele.
60Abbandonò la dimora di Silo,
la tenda che abitava tra gli uomini.
61Consegnò in schiavitù la sua forza,
la sua gloria in potere del nemico.
62Diede il suo popolo in preda alla spada
e contro la sua eredità si accese d'ira.
63Il fuoco divorò il fiore dei suoi giovani,
le sue vergini non ebbero canti nuziali.
64I suoi sacerdoti caddero di spada
e le loro vedove non fecero lamento.

65Ma poi il Signore si destò come da un sonno,
come un prode assopito dal vino.
66Colpì alle spalle i suoi nemici,
inflisse loro una vergogna eterna.
67Ripudiò le tende di Giuseppe,
non scelse la tribù di Èfraim;
68ma elesse la tribù di Giuda,
il monte Sion che egli ama.
69Costruì il suo tempio alto come il cielo
e come la terra stabile per sempre.
70Egli scelse Davide suo servo
e lo trasse dagli ovili delle pecore.
71Lo chiamò dal seguito delle pecore madri
per pascere Giacobbe suo popolo,
la sua eredità Israele.
72Fu per loro pastore dal cuore integro
e li guidò con mano sapiente.


Ezechiele 40

1Al principio dell'anno venticinquesimo della nostra deportazione, il dieci del mese, quattordici anni da quando era stata presa la città, in quel medesimo giorno, la mano del Signore fu sopra di me ed egli mi condusse là.2In visione divina mi condusse nella terra d'Israele e mi pose sopra un monte altissimo sul quale sembrava costruita una città, dal lato di mezzogiorno.3Egli mi condusse là: ed ecco un uomo, il cui aspetto era come di bronzo, in piedi sulla porta, con una cordicella di lino in mano e una canna per misurare.4Quell'uomo mi disse: "Figlio dell'uomo: osserva e ascolta attentamente e fa' attenzione a quanto io sto per mostrarti, perché tu sei stato condotto qui perché io te lo mostri e tu manifesti alla casa d'Israele quello che avrai visto".

5Ed ecco il tempio era tutto recinto da un muro. La canna per misurare che l'uomo teneva in mano era di sei cubiti, d'un cubito e un palmo ciascuno. Egli misurò lo spessore del muro: era una canna, e l'altezza una canna.

6Poi andò alla porta che guarda a oriente, salì i gradini e misurò la soglia della porta; era una canna di larghezza.7Ogni stanza misurava una canna di lunghezza e una di larghezza, da una stanza all'altra vi erano cinque cubiti: anche la soglia del portico dal lato dell'atrio della porta stessa, verso l'interno, era di una canna.8Misurò l'atrio della porta: era di otto cubiti;9i pilastri di due cubiti. L'atrio della porta era verso l'interno.
10Le stanze della porta a oriente erano tre da una parte e tre dall'altra, tutt'e tre della stessa grandezza, come di una stessa misura erano i pilastri da una parte e dall'altra.11Misurò la larghezza dell'apertura del portico: era di dieci cubiti; l'ampiezza della porta era di tredici cubiti.12Davanti alle stanze vi era un parapetto di un cubito, da un lato e dall'altro; ogni stanza misurava sei cubiti per lato.13Misurò poi il portico dal tetto di una stanza al suo opposto; la larghezza era di venticinque cubiti; da un'apertura all'altra;14i pilastri li calcolò alti sessanta cubiti, dai pilastri cominciava il cortile che circondava la porta.15Dalla facciata della porta d'ingresso alla facciata dell'atrio della porta interna vi era uno spazio di cinquanta cubiti.16Le stanze e i pilastri avevano finestre con grate verso l'interno, intorno alla porta, come anche vi erano finestre intorno che davano sull'interno dell'atrio. Sui pilastri erano disegnate palme.

17Poi mi condusse nel cortile esterno e vidi delle stanze e un lastricato costruito intorno al cortile; trenta erano le stanze lungo il lastricato.18Il lastricato si estendeva ai lati delle porte per una estensione uguale alla larghezza delle porte stesse: era il lastricato inferiore.19Misurò lo spazio dalla facciata della porta inferiore da oriente a settentrione alla facciata della porta interna, erano cento cubiti.

20Poi misurò la lunghezza e la larghezza della porta che guarda a settentrione e conduce al cortile esterno.21Le sue stanze, tre da una parte e tre dall'altra, i pilastri, l'atrio avevano le stesse dimensioni della prima porta: cinquanta cubiti di lunghezza per venticinque di larghezza.22Le finestre, l'atrio e le palme avevano le stesse dimensioni di quelle della porta che guarda a oriente. Vi si accedeva per sette scalini: l'atrio era davanti.23Di fronte al portico di settentrione vi era la porta, come di fronte a quello di oriente; misurò la distanza fra portico e portico: vi erano cento cubiti.

24Mi condusse poi verso mezzogiorno: ecco un portico rivolto a mezzogiorno. Ne misurò i pilastri e l'atrio; avevano le stesse dimensioni.25Intorno al portico, come intorno all'atrio, vi erano finestre uguali alle altre finestre. Esso misurava cinquanta cubiti di lunghezza per venticinque di larghezza.26Vi si accedeva per sette gradini: il vestibolo stava verso l'interno. Sui pilastri, da una parte e dall'altra, vi erano ornamenti di palme.27Il cortile interno aveva un portico verso mezzogiorno; egli misurò la distanza fra porta e porta in direzione del mezzogiorno; erano cento cubiti.

28Allora mi introdusse nell'atrio interno, per il portico meridionale, e misurò questo portico; aveva le stesse dimensioni.29Le stanze, i pilastri e l'atrio avevano le medesime misure. Intorno al portico, come intorno all'atrio, vi erano finestre. Esso misurava cinquanta cubiti di lunghezza per venticinque di larghezza.
30Intorno vi erano vestiboli di venticinque cubiti di lunghezza per cinque di larghezza.
31Il suo vestibolo era rivolto verso l'atrio esterno; sui pilastri c'erano ornamenti di palme; i gradini per i quali si accedeva erano otto.

32Poi mi condusse al portico dell'atrio interno che guarda a oriente e lo misurò: aveva le solite dimensioni.33Le stanze, i pilastri e l'atrio avevano le stesse dimensioni. Intorno al portico, come intorno all'atrio, vi erano finestre. Esso misurava cinquanta cubiti di lunghezza per venticinque di larghezza.34Il suo vestibolo dava sull'atrio esterno: sui pilastri, da una parte e dall'altra vi erano ornamenti di palme: i gradini per i quali si accedeva erano otto.

35Poi mi condusse al portico settentrionale e lo misurò: aveva le solite dimensioni,36come le stanze, i pilastri e l'atrio. Intorno vi erano finestre. Esso misurava cinquanta cubiti di lunghezza per venticinque di larghezza.37Il suo vestibolo dava sull'atrio esterno; sui pilastri, da una parte e dall'altra, c'erano ornamenti di palme: i gradini per cui vi si accedeva erano otto.

38C'era anche una stanza con la porta vicino ai pilastri dei portici; là venivano lavati gli olocausti.39Nell'atrio del portico vi erano due tavole da una parte e due dall'altra, sulle quali venivano sgozzati gli olocausti e i sacrifici espiatori e di riparazione.40Altre due tavole erano sul lato esterno, a settentrione di chi entra nel portico, e due tavole all'altro lato presso l'atrio del portico.41Così a ciascun lato del portico c'erano quattro tavole da una parte e quattro tavole dall'altra: otto tavole in tutto. Su di esse si sgozzavano le vittime.42C'erano poi altre quattro tavole di pietre squadrate, per gli olocausti, lunghe un cubito e mezzo, larghe un cubito e mezzo e alte un cubito: su di esse venivano deposti gli strumenti con i quali si immolavano gli olocausti e gli altri sacrifici.43Uncini d'un palmo erano attaccati all'interno tutt'intorno; sulle tavole si mettevano le carni delle offerte.
44Fuori del portico interno, nell'atrio interno, vi erano due stanze: quella accanto al portico settentrionale guardava a mezzogiorno, l'altra accanto al portico meridionale guardava a settentrione.45Egli mi disse: "La stanza che guarda a mezzogiorno è per i sacerdoti che hanno cura del tempio,46mentre la stanza che guarda a settentrione è per i sacerdoti che hanno cura dell'altare: sono essi i figli di Zadòk che, tra i figli di Levi, si avvicinano al Signore per il suo servizio".

47Misurò quindi l'atrio: era un quadrato di cento cubiti di larghezza per cento di lunghezza. L'altare era di fronte al tempio.

48Mi condusse poi nell'atrio del tempio e ne misurò i pilastri: erano ognuno cinque cubiti da una parte e cinque cubiti dall'altra; la larghezza del portico: tre cubiti da una parte e tre cubiti dall'altra.49La lunghezza del vestibolo era di venti cubiti e la larghezza di dodici cubiti. Vi si accedeva per mezzo di dieci gradini; accanto ai pilastri c'erano due colonne, una da una parte e una dall'altra.


Lettera agli Efesini 1

1Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, ai santi che sono in Èfeso, credenti in Cristo Gesù:2grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo.

3Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù
Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei
cieli, in Cristo.
4In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo,
per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità,
5predestinandoci a essere suoi figli adottivi
per opera di Gesù Cristo,
6secondo il beneplacito della sua volontà.
E questo a lode e gloria della sua grazia,
che ci ha dato nel suo Figlio diletto;
7nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue,
la remissione dei peccati
secondo la ricchezza della sua grazia.
8Egli l'ha abbondantemente riversata su di noi
con ogni sapienza e intelligenza,
9poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà,
secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui
prestabilito
10per realizzarlo nella pienezza dei tempi:
il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose,
quelle del cielo come quelle della terra.
11In lui siamo stati fatti anche eredi,
essendo stati predestinati secondo il piano di colui
che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontà,
12perché noi fossimo a lode della sua gloria,
noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo.
13In lui anche voi,
dopo aver ascoltato la parola della verità,
il vangelo della vostra salvezza
e avere in esso creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo
che era stato promesso,
14il quale è caparra della nostra eredità,
in attesa della completa redenzione di coloro
che Dio si è acquistato, a lode della sua gloria.

15Perciò anch'io, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell'amore che avete verso tutti i santi,16non cesso di render grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere,17perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui.18Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi19e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l'efficacia della sua forza

20che egli manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti
e lo fece sedere alla sua destra nei cieli,
21al di sopra di ogni principato e autorità,
di ogni potenza e dominazione
e di ogni altro nome che si possa nominare
non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro.
22'Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi'
e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa,
23la quale è il suo corpo,
la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose.


Capitolo VIII: L’offerta di Cristo sulla croce e la donazione di noi stessi

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Parola del Diletto

Con le braccia stese sulla croce, tutto nudo il corpo, io offersi liberamente me stesso a Dio Padre, per i tuoi peccati, cosicché nulla fosse in me che non si trasformasse in sacrificio, per placare Iddio. Allo stesso modo anche tu devi offrire a me volontariamente te stesso, con tutte le tue forze e con tutto il tuo slancio, dal più profondo del cuore, in oblazione pura e santa. Che cosa posso io desiderare da te più di questo, che tu cerchi di offrirti a me interamente? Qualunque cosa tu mi dia, fuor che te stesso, l'ho per un nulla, perché io non cerco il tuo dono, ma te. Come non ti basterebbe avere tutto, all'infuori di me, così neppure a me potrebbe piacere qualunque cosa tu mi dessi, senza l'offerta di te. Offriti a me; da te stesso totalmente a Dio: così l'oblazione sarà gradita. Ecco, io mi offersi tutto al Padre, per te; diedi persino tutto il mio corpo e il mio sangue in cibo, perché io potessi essere tutto tuo e perché tu fossi sempre con me. Se tu, invece, resterai chiuso in te, senza offrire volontariamente te stesso secondo la mia volontà, l'offerta non sarebbe piena e la nostra unione non sarebbe perfetta. Perché, se vuoi giungere alla vera libertà e avere la mia grazia, ogni tuo atto deve essere preceduto dalla piena offerta di te stesso nelle mani di Dio. Proprio per questo sono così pochi coloro che raggiungono la luce e l'interiore libertà, perché non sanno rinnegare totalmente se stessi. Immutabili sono le mie parole: se uno non avrà rinunciato a "tutto, non potrà essere mio discepolo" (Lc 14,33). Tu, dunque, se vuoi essere mio discepolo, offriti a me con tutto il cuore.


DISCORSO 339 NELL'ANNIVERSARIO DELLA SUA ORDINAZIONE

Discorsi - Sant'Agostino

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La responsabilità episcopale. Agostino di fronte alle lodi a lui tributate.

1. Questo giorno, fratelli, mi induce a riflettere con maggior impegno alla mia responsabilità; sebbene io sia costretto a pensare notte e giorno al suo peso, tuttavia, non so come, questo giorno anniversario la imprime con forza sulla mia sensibilità che non riesco assolutamente ad evitare di trattenervi il pensiero. E per quanto aumentano gli anni, anzi decrescono, e ci accostano più da vicino all'ultimo giorno, che in ogni caso verrà una volta o l'altra immancabilmente, tanto più mi si fa pungente e carico di tormenti il pensiero di quale rendiconto di voi io possa dare al Signore nostro Dio. C'è infatti differenza fra ciascuno di voi e noi, giacché voi dovrete rendere conto di voi soli; noi, invece, e di noi e di voi tutti. Per questo, il peso della responsabilità è maggiore; ben condotta, però procura gloria più grande, se invece è infedelmente portata, precipita in un terribile castigo. Perciò, che devo io fare, oggi soprattutto, se non affidare a voi il pericolo che corro perché voi siate la mia gioia? Ed ecco il mio pericolo: che io presti attenzione a quel che dite in mia lode e non faccia caso a come vivete. Ma egli sa - e sotto i suoi occhi sono io che parlo, o meglio, sono io che penso - che non mi recano tanto piacere le lodi del popolo per quanto mi tormento, mi angustio per il modo di vivere di quanti mi lodano. Al contrario, non voglio essere lodato da coloro che vivono male, è cosa che aborrisco, che detesto, mi procura dolore, non piacere. Ma, quanto alle lodi che mi vengono da persone dabbene, dico il falso affermando che non le voglio; se dirò di volerle, temo di provare maggior gusto in ciò che è vano che in ciò che ha peso. Che dirò dunque? che non sono pienamente per il volere e per il non volere. Non sono deciso a volere per non correre rischi nella lode umana; non sono deciso a non volere perché non manchino di gratitudine coloro ai quali predico.

Dovere del vescovo: la cura della salvezza dei fedeli.

2. Ma costituisce il mio peso quello che ora avete ascoltato, leggendosi il profeta Ezechiele. Non basta infatti che sia appunto questo giorno a spronarci alla considerazione di tale peso; inoltre viene proclamata anche questa lettura a infonderci gran timore perché sia abituale in noi la consapevolezza del carico che portiamo; perché, se chi ce l'ha imposto non lo porti con noi, veniamo meno. Ecco, avete ascoltato: Il popolo della terra - dice - sulla quale manderò la spada, si provvederà una sentinella perché scorga il sopraggiungere della spada e la veda e dia l'allarme; però, se al sopraggiungere della spada, quella sentinella faccia silenzio e la spada, giungendo sull'empio, lo uccida, l'empio morirà certo per la sua iniquità, ma della sua morte io chiederò conto alla sentinella. Ma se vedrà giungere la spada, e suonerà la tromba e darà l'allarme, e colui che riceve la notizia non ci baderà, costui morirà indubbiamente per la sua iniquità, ma la sentinella avrà salvato la sua vita. Anche te, figlio dell'uomo, ho costituito sentinella per i figli di Israele 1. Descrisse che voglia dire la spada, descrisse che voglia dire la sentinella, descrisse che voglia dire la morte; non ci ha permesso di scusare la nostra negligenza a motivo dell'oscurità del senso della lettura. Perciò, disse: Ti ho costituito sentinella. Se io dirò all'empio: tu morirai, e tu non parli ed egli morirà nel suo peccato, egli morirà nel suo peccato come ha meritato e con giustizia, ma della sua morte chiederò conto a te. Ma se tu avrai ammonito l'empio e quello non si sarà emendato, egli morirà per la sua iniquità, tu invece sarai salvo 2. E aggiunse altre parole da portare a conoscenza del popolo d'Israele: Annunzierai pertanto ai figli di Israele: Com'è che andate ripetendo a voi stessi: i nostri delitti sono sopra di noi, ci consumiamo nei nostri peccati, in che modo possiamo vivere? Queste parole dice il Signore: Non voglio la morte dell'empio, ma che l'empio desista dalla sua condotta e viva 3. È sua volontà che vi diamo questo annunzio. Se non partecipiamo tale notizia, il rendiconto che daremo di questa esplorazione sarà tragico. Se invece vi avvertiamo, abbiamo compiuto quel che è nostro dovere. Voi capite; noi siamo già al sicuro, ma come potete essere sicuri voi che siete nel pericolo e vicini a morire? Non vogliamo che la nostra gloria sia unita alla vostra riprovazione. Certo, ci è stata concessa sicurezza, ma ci rende premurosi la carità. Ecco, io parlo, e voi sapete che ho sempre parlato, sapete che non ho mai taciuto. Queste le parole di Dio: Non voglio la morte dell'empio, ma che l'empio desista dalla sua cattiva condotta e viva. E l'empio che voleva dire con le sue parole, quelle confacenti agli empi e ai malvagi: I nostri delitti sono sopra di noi, ci consumiamo nei nostri peccati, in che modo possiamo vivere? L'infermo è nella disperazione, ma il medico promette speranza. L'uomo si è detto: In che modo possiamo vivere? Dio dice: Puoi vivere. Se ogni uomo è mentitore 4, Dio solo verace, l'uomo cancelli quelle che sono state le sue parole e scriva le parole dette a Dio. Non disperare, puoi vivere, non dei delitti del tuo passato, ma in forza dei beni che avrai: se desisti dal male, tu cancelli i tuoi misfatti. Tutto viene cancellato per via di cambiamento, sia i beni che i mali. Dalla vita buona sei passato ad una vita cattiva: hai cancellato la vita buona. Fa' attenzione a che mira il tuo interesse, a che cosa vuoi ricevere: due forzieri sono stati messi a tua disposizione; ciò che avrai depositato, questo troverai; Dio è custode fedele, ti renderà quel che avrai fatto.

A ciascuno verrà reso secondo i propri meriti.

3. Ma vi sono altri uomini che non si perdono per disperazione, che non dicono a se stessi: I nostri delitti sono sopra di noi, ci consumiamo nei nostri peccati, come possiamo vivere? 5 È in altro modo, però, che si ingannano: si lusingano contando sulla longanime bontà di Dio, per non correggersi mai. Ragionano così: Pur facendo opere cattive, anche se commettiamo delitti, anche se viviamo nella lussuria e nella perversità, anche se disprezziamo il povero e il bisognoso, anche se la superbia ci porta ad emergere, anche se siamo refrattari ad ogni rimorso di coscienza, per i nostri misfatti, Dio vorrà perdere un così gran numero di persone e salvarne poche? Ne segue che si corrono due rischi: quello che abbiamo ascoltato dal Profeta, e quello che l'Apostolo non ha taciuto. Infatti, contro quanti muoiono nella disperazione - proprio come gladiatori destinati alla spada, anelando ai piaceri e seguendo una condotta perversa, disprezzano le loro esistenze quasi già condannate - riporta il Profeta quanto dicono tra sé: I nostri delitti sono sopra di noi, ci consumiamo nei nostri peccati, in che modo possiamo vivere? Altro è, invece, ciò di cui tratta l'Apostolo: Ti prendi gioco della ricchezza della sua bontà, della sua misericordia, della sua longanimità? 6 contro coloro che dicono: Dio è buono, Dio è misericordioso, non perde un così gran numero di peccatori e salva pochi; infatti, se non volesse la loro esistenza, neppure vivrebbero, assolutamente; quando commettono tanti delitti e, intanto, restano in vita, se veramente dispiacessero a Dio, li strapperebbe dalla terra immediatamente... Contro costoro l'Apostolo dice: Non riconosci che la bontà di Dio ti spinge alla conversione? Tu, però, con la tua durezza e il tuo cuore impenitente accumuli collera su di te per il giorno dell'ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, il quale renderà a ciascuno secondo le sue opere 7. A chi dice questo? A quanti dicono: Dio è buono, non renderà in ugual misura. Renderà precisamente a ciascuno secondo le sue opere. Tu che fai? Tu accumuli. Che cosa? ira. Aggiungi pure ira ad ira, aumenta il deposito: ti sarà reso ciò che avrai accumulato, colui al quale tu l'affidi, non ti froda. Se invece, nell'altro deposito, vuoi versare opere buone, frutti di giustizia, continenza, verginità, castità coniugale; se ti guardi da truffa, da omicidio, da scelleratezza; se ti ricorderai del bisognoso, perché anche tu sei nel bisogno; se ti ricorderai del povero, perché anche tu sei povero: per quante ricchezze tu possegga, indossi una veste di carne; se, avendo tali pensieri e compiendo tali opere, vai mettendo nel deposito del bene per il giorno del giudizio, colui che a nessuno sottrae il suo e a ciascuno renderà secondo le sue opere, ti dirà: "Prendi quel che hai depositato, ché ce n'è in abbondanza; nel depositare non te ne rendevi conto, ma io conservavo così come dovevo rendere". Perché - ed è una realtà, fratelli -, ciascuno, una volta fatto un deposito, non ha sotto gli occhi ciò che vi ha posto, sa che ha depositato. Supponi un deposito nascosto sotterra, che abbia un solo accesso o una piccola fessura, attraverso il quale puoi depositare: vi introduci a poco a poco tutto ciò che avrai guadagnato, ma senza vedere; se la terra ti custodisce quanto vi avrai introdotto e che rimane sottratto al tuo sguardo, non conserverà per te colui che ha creato il cielo e la terra?

Agostino spaventato dal Vangelo che lo sprona a non abbandonarsi all'egoismo.

4. Perciò, fratelli, rendete tollerabile, alleggerite il peso della mia responsabilità e portatelo con me: vivete rettamente. Oggi dobbiamo offrire il pasto ai nostri poveri, ai poveri come noi e con loro va condiviso il sentire umano: ma quanto a voi, le mie vivande sono queste parole. Non riesco a nutrire tutti del pane materiale e visibile: di quel che sono nutrito, di quello io alimento; sono un servo, non sono un padre di famiglia; pongo davanti a voi di quel che io vivo, del tesoro del Signore, delle vivande di quel Padre di famiglia che, da ricco che era, si è fatto povero per noi, perché noi diventassimo ricchi della sua povertà 8. Se vi presentassi del pane, una volta spezzato, potreste portarne via un frammento ciascuno; e, se ve ne presentassi molto, ad ognuno ne toccherebbe pochissimo. Al contrario, quanto io sto dicendovi, e tutti lo ricevono per intero e i singoli lo ricevono individualmente per intero. Avete forse diviso tra voi le sillabe delle mie parole? avete forse portato via le singole parole pure del discorso pronunciato? Ciascuno di voi lo ha ascoltato per intero. Ma consideri quale sia stato il suo ascolto perché sono qui in funzione di chi deve donare con larghezza, non di chi esige. Appena mi astenessi dal donare e conservassi il deposito, ecco a spaventarmi il Vangelo. Potrei dire infatti: Perché devo essere severo con gli uomini? dire agli ingiusti: non comportatevi da malvagi, così dovete vivere, così dovete operare, smettete di comportarvi così. Perché devo essere un peso per gli uomini? Ho ricevuto una norma di vita: posso vivere come mi è stato ordinato, come mi è stato consigliato. Voglio mettere sotto sigillo ciò che ho ricevuto: perché devo render conto degli altri? Mi spaventa il Vangelo. Infatti non mi farei superare da nessuno in questa sicurezza della quiete assoluta: niente di meglio, niente di più dolce che spingere e muovere lo sguardo all'interno del deposito divino, cessando il rumore all'intorno: questo è dolce, questo è buono; al contrario, predicare, convincere di errore, riprendere, favorire un più alto livello di fede, darsi pensiero di ciascuno individualmente, ingente carico, grande peso, immane fatica. Chi non vuole tirarsi indietro da un tale affanno? Ma spaventa il Vangelo. Si fece avanti un servo e disse al suo padrone: Sapevo che sei un uomo severo, che mieti dove non hai seminato 9, ho nascosto il tuo denaro, non ho voluto trafficarlo: riprendi quel che è tuo; giudica se manca qualcosa; se è intatto, non darmi fastidio. Ma quello replicò: Servo malvagio, dalle tue stesse parole ti giudico 10. E questo perché? Perché hai trascurato i miei interessi, tu che mi hai giudicato severo? Ho avuto timore a trafficare per non perdere. Tu dici questo? Si dice infatti in genere: A che vale convincere di errore? Quanto tu dici non giunge fino a lui; non ti ascolta. Ma io - insiste quello - non l'ho voluto impiegare nel timore di perdere il tuo denaro. Gli rispose: Tu avresti dovuto trafficare il mio denaro e al mio ritorno, io l'avrei riscosso con gli interessi 11; io ti avevo costituito amministratore, non esattore; avresti dovuto occuparti di impiegare il denaro e avresti dovuto lasciare a me l'esazione. Preso dal timore di questo, ognuno consideri come debba ricevere. Se io, nel dare a frutto, sono nel timore, chi riceve dev'essere sicuro? Chi ieri è stato cattivo, oggi sia buono. Ecco la mia consegna: chi ieri è stato cattivo, oggi sia buono. Ieri è stato cattivo, e non è morto; se fosse morto da cattivo, sarebbe finito là donde non sarebbe tornato. Ieri è stato cattivo, oggi è vivo; tragga vantaggio dal vivere, non viva male. Perché al giorno di ieri vuole aggiungere, con l'oggi, un cattivo giorno? Vuoi avere una vita lunga e non vuoi avere una vita buona? Chi tollera a lungo un qualcosa che sia cattivo, anche se un pranzo? Fino a questo punto si è addensata la cecità della mente, fino a questo punto si è fatto refrattario l'uomo interiore, da voler buona ogni cosa, tranne se stesso? Vuoi avere una villa? Non posso ammettere che tu voglia avere una cattiva villa. La moglie vuoi averla senz'altro buona, senz'altro buona la casa. Ma perché passare dall'uno all'altro esempio? Non vuoi avere una cattiva calzatura e vuoi avere una vita cattiva? Si direbbe che una cattiva calzatura ti rechi più danno di una vita cattiva. Quando una calzatura cattiva e stretta ti avrà fatto male, ti siedi, la togli, la metti via, o l'aggiusti, o la cambi, perché non vuoi farti male neppure a un dito per essere calzato. Ma quanto a correggere la vita cattiva che ti porta a perdere l'anima, non ti curi affatto. Ma vedo chiaramente com'è che t'inganni in questo: una calzatura che fa male, procura dolore; una vita vissuta male, procura piacere: in quel caso si ha dolore, nell'altro piacere; però, quel che piace e dura solo qualche tempo, in seguito fa soffrire assai di più, mentre ciò che procura un salutare soffrire per qualche tempo, più tardi si allieta di un piacere infinito e di gioia sovrabbondante.

5. Siano a voi presenti uno che è nei piaceri ed uno che soffre: ricco quello che gode, povero quello che soffre. L'uno banchettava, l'altro si tormentava; l'uno si vedeva onorato dalla servitù che aveva attorno, l'altro era lambito dai cani; l'uno era reso più inumano dai cibi delicati, l'altro non veniva saziato dalle briciole 12. Passò il godimento, passò il bisogno; passarono i beni del ricco, passarono i mali del povero; per il ricco vennero i mali in cambio, per il povero i beni. I beni passati non avevano ritorno; i mali subentrati non avevano attenuazione. Il ricco bruciava nell'inferno, il povero si allietava nel seno di Abramo. Prima il povero aveva desiderato una briciola dalle mani del ricco, poi, il ricco desiderò una goccia d'acqua dal dito del povero. Ebbe termine alla fine la penuria di cibo dell'uno, finì il piacere dell'altro, soppiantato da un dolore senza fine. La sete al posto dei cibi delicati, il dolore al posto del piacere, il fuoco al posto della porpora. Il pranzo è questo, quello che fu visto aver Lazzaro nel seno di Abramo: nostro volere è che tutti l'abbiate, vogliamo averlo insieme. Che sarebbe infatti il pranzo che offrirei se invitassi voi tutti e questa Chiesa fosse piena delle tavole imbandite dei convitati? Sono cose che passano, queste. A queste cose, a queste che espongo, riflettete, così da poter giungere a quelle vivande che mai potete esaurire. Là, infatti, mangiando nessuno soffre indigestione, neppure le vivande stesse sono tali da nutrirci del loro consumarsi e da ristorarci dall'esserne stati privi: ed esse si conservano intatte e noi ne siamo ricreati. Se il nostro occhio si diletta della luce - né la luce manca - quali mai saranno quelle vivande nella contemplazione della verità con l'eternità in prospettiva, nelle lodi di Dio, nella sicurezza della felicità, nella quiete della mente, nell'immortalità del corpo, senza che decadenza di vecchiaia intacchi la nostra carne, senza che per fame alcuna languiscano le potenze della nostra anima. Là nessuno è soggetto a crescita, nessuno deperisce; là nessuno nasce perché nessuno muore; là nessuno vi farà obbligo di quelle opere che ora vi sollecitiamo a compiere.

6. Avete appena ascoltato parlare il Signore, a tutti noi egli ha parlato: Quando dài un banchetto, non invitare i tuoi amici 13 ha mostrato in qual caso saresti generoso: escludi i congiunti che hanno di che ricambiarti, ma invita poveri, storpi, ciechi, zoppi 14, indigenti che non hanno di che ricambiarti. Devi forse perdere? Riceverai ricompensa al riconoscimento dei giusti 15. Quanto a te - egli dice - devi dare, io ricevo, metto in conto, restituisco. Così ha parlato Dio, ed a questo ci ha esortati perché mettiamo in pratica tali cose, e ci possa ricambiare. Quando ci avrà ricompensati, chi ce lo toglierà? Se Dio è per noi, chi è contro di noi? 16 Eravamo peccatori e ci ha donato la morte di Cristo; viviamo nella giustizia e ci ingannerà? Non per i giusti infatti, ma per gli empi Cristo è morto 17. Se agli ingiusti ha donato la morte del Figlio suo, che riserva ai giusti? Che riserva loro? Non ha da riservare loro meglio di ciò che ha dato per loro. Che ha dato per loro? Non ha risparmiato il proprio Figlio 18. Che riserva loro? Lo stesso Figlio, ma per far godere Dio in lui, non l'uomo destinato a morire. Ecco a che Dio invita. Ma così come tu sei interessato al godimento cui invita, degnati di badare anche a quale via vi conduce, degnati di fare attenzione anche al modo di percorrerla. Appena, però, sarai in porto, ti si dirà forse questo: Dividi il tuo pane con l'affamato; vesti uno che vedi ignudo 19? Ti sarà data lettura di questa frase riassuntiva: Quando dài un banchetto, invita zoppi, ciechi, indigenti, bisognosi? Ivi nessuno sarà nel bisogno, nessuno sarà zoppo, nessuno sarà cieco, nessuno storpio, nessuno forestiero, nessuno nudo; tutti sani, tutti pieni di vitalità, tutti ricchi, tutti vestiti della luce dell'eternità. Chi vedi là che sia straniero? È proprio la nostra patria quella; quaggiù siamo esuli, quella dobbiamo desiderare. Mettiamo in pratica quel che ci viene raccomandato per esigere poi le promesse, per ricevere quanto è dato in più. Se noi avanziamo delle richieste, sembra che Dio non voglia dare: ma darà immancabilmente, non defrauderà alcuno. Riflettete a questo, fratelli miei, notate quante cose buone dia ai cattivi il Signore nostro Dio: la luce, la vita, la salute, le sorgenti, i frutti, la discendenza, per lo più onori, dignità, poteri; egli dà sia ai buoni che ai cattivi tutte queste cose buone. Ci vien forse da pensare che nulla riservi ai buoni, chi dà tante cose buone anche ai cattivi? Nessuno si lasci penetrare da questo pensiero. Fratelli miei, sono grandi i beni che Dio riserva ai buoni, ma si tratta di quelle cose che occhio non vide né orecchio udì né mai entrarono in cuore di uomo 20. Non puoi fartene un concetto prima di averle ricevute. Quando le avrai ricevute, potrai vederle; non puoi fissarvi il pensiero prima che tu le riceva. In che consiste ciò che vuoi vedere?... Non è cetra, non tibia, non suono che dia diletto all'ascolto. Che vuoi cogliere con il pensiero? Né mai entrarono in cuore di uomo. E che faccio? non vedo, non ascolto, non penso, non faccio? Credi. La fede è il tutto in sintesi, è larga capacità a contenere per te un grande dono. Procurati in che raccogliere dovendo attingere ad una sorgente così copiosa: procurati in che raccogliere. Che vuol dire "procura"? La tua fede cresca, la tua fede si dilati, la tua fede diventi salda; la tua fede non sia malsicura e di argilla, ma la tua fede sia temprata, non infranta dalle tribolazioni di questo mondo. Ma se a tanto sarai riuscito e avrai avuto fede, quale capacità appropriata, di grande volume, solida, quella Dio colmerà. Non ti darà infatti come fanno gli uomini con chi si raccomanda e dice: "Ti prego, dammi un po' di vino"; e l'altro: Sì, vieni e te lo darò. Quello ha recato una secchia e dice: "Sono venuto come mi avevi detto"; e l'altro: Io credevo che avresti recato una piccola bottiglia: che hai recato, o a che sei venuto? Io non ho la possibilità di dare tanto; porta indietro il recipiente troppo grande che hai recato e vieni con qualcos'altro di piccole dimensioni; recamene uno che sia adatto a quanto si può permettere la mia povertà. Dio non fa questo discorso: egli è pienezza e tu sarai colmato e, quando ti avrà colmato, egli ne avrà tanto quanto ne aveva prima che ti colmasse. Dio è prodigo dei suoi doni, niente di simile tu trovi sulla terra; abbi fede, e ne avrai la prova, ma non adesso. E quando? tu dirai. Spera nel Signore, sii forte, e si rinfranchi il tuo cuore 21; così, quando avrai ricevuto, puoi dire: Hai messo gioia nel mio cuore 22.

7. Spera nel Signore, sii forte, e si rinfranchi il tuo cuore, spera nel Signore. Come si spiega spera nel Signore? Che tu riceva quando darà, non quando vuoi tu. Non è ancora il tempo di dare: egli ha avuto pazienza con te, tu spera in lui. Qual è il senso di ciò che ho detto: "Egli ha avuto pazienza con te, tu spera in lui"? Se ormai vivi nella giustizia, se ormai ti sei convertito a lui, se ti dispiacciono i tuoi trascorsi, se ormai sei deciso alla scelta di una nuova vita buona, non aver fretta di esigere: Dio ha avuto pazienza con te in attesa della tua conversione da una vita indegna; spera da lui che coronerà una vita buona. Se egli non avesse avuto pazienza con te, non ci sarebbe a chi dare: abbi dunque fiducia, dal momento che sei stato tollerato. In realtà, tu che non vuoi essere corretto, o chiunque qui presente non vuoi ancora essere corretto - quasi sia uno solo! Avrei dovuto piuttosto dire: Chiunque sei qui, se pure ci sei, che hai deciso di accettare la correzione; tuttavia così parlerò come ad uno solo -chiunque non vuoi essere corretto, che ti riprometti? È la disperazione o la speranza che ti rovina? Chiunque vai perduto perché disperi, così parli interiormente: i miei peccati sono sopra di me, mi consumo nei miei peccati: in che modo posso vivere? Ascolta le parole del Profeta: Non voglio la morte dell'empio, ma che l'empio desista dalla sua condotta e viva 23. Vuoi perderti a motivo della speranza? Che vuol dire: "Vuoi perderti a motivo della speranza"? Tu dici questo interiormente: Dio è buono, Dio è misericordioso, tutto perdona. non renderà male per male. Ascolta l'Apostolo: Non riconosci che la longanimità di Dio ti spinge alla conversione? 24 Che resta dunque da fare? Se quanto ho detto ti ha penetrato, è come aver fatto qualcosa. Ecco quel che mi può rispondere: È la verità, e non perdo la speranza per non finir male dalla disperazione; né spero a torto fino a perire sperando; non faccio a me stesso quel discorso: i miei peccati sono sopra di me, ho perduto ogni speranza; neppure quell'altro: Dio è buono, nessuno condannerà; non mi esprimo in quel modo o in quell'altro; mi mette alle strette il Profeta, mi incalza l'Apostolo. E che dici? Vivrò ancora qualche tempo a modo mio; in seguito, quando mi sarò convertito - ed è certamente secondo la verità quel che dice il Profeta: Non voglio la morte dell'empio, ma che l'empio desista dalla sua condotta e viva - quando mi sarò convertito, cancellerà tutti i miei peccati: perché dunque non aggiungo qualcosa ai miei piaceri, e vivo quanto voglio, come voglio, più tardi mi convertirò a Dio? Perché dici questo, fratello, perché? Perché Dio ha promesso il perdono se mi sarò convertito. Lo comprendo, lo so, ha promesso il perdono, lo ha promesso tramite un santo Profeta e lo promette servendosi di me, l'ultimo suo servo. È vero che lo promette: lo ha promesso per mezzo del suo Unigenito. Ma a che scopo vuoi accumulare giorni cattivi su giorni cattivi? Basti ad ogni giorno la sua malizia 25: cattivo il giorno di ieri, cattivo l'oggi, cattivo anche il domani. Ritieni forse giorni buoni quelli in cui soddisfi i tuoi piaceri, quando dài pascolo al tuo animo con la lussuria, quando attenti alla pudicizia altrui, quando affliggi il tuo prossimo con la frode, quando non restituisci quel che ti è stato affidato, quando giuri il falso per denaro, quando ti appresti un buon pranzo? A queste condizioni ritieni che trascorri un giorno buono? Come può essere che sia buono il giorno in cui l'uomo vuole essere cattivo? Vuoi accumulare giorni cattivi su giorni cattivi? Chiedo abbastanza, dice, che mi si perdoni. Perché? Perché Dio ha promesso il perdono. Ma nessuno ti ha promesso che domani sarai in vita. Piuttosto, leggimi - come mi dài lettura del Profeta, del Vangelo, dell'Apostolo, secondo cui, convertendoti, Dio perdona tutte le tue colpe - leggimi dove ti è stato promesso il domani e poi vivi il domani nelle colpe; per quanto, fratello mio, non avrei dovuto dirti questo. Forse avrai lunga vita; se sarà lunga, sia buona: per quale ragione vuoi avere una vita lunga e riprovevole? Ammettiamo che lunga non sarà: ma tu devi trovare diletto nella vita lunga, quella che non ha fine. Oppure sarà lunga: e che ci sarà di male se avrai vissuto a lungo degnamente? Tu vuoi vivere a lungo nella colpa, non vuoi vivere nella giustizia; nondimeno, nessuno ti ha promesso il domani. Correggiti: ascolta la Scrittura. Prendo dalla Scrittura le parole che ti rivolgo perché tu non debba tacciarmi come l'uomo dei doni natalizi: Non aspettare a convertirti al Signore 26. Queste non sono parole mie; però, sono anche mie: se amo, sono mie; amate, e sono vostre. Il discorso che vado facendo è Sacra Scrittura: se tu lo disprezzi, è il tuo avversario. Ma ascolta dal Signore; egli dice: Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario 27. Che è questo discorso tremendo? Siete venuti per far festa, questo giorno è chiamato natalizio del Vescovo: vi devo forse offrire di che affliggervi? Al contrario, porgo questo perché se ne rallegri chi è amico, e se ne sdegni chi disprezza: è meglio per me affliggere chi si fa sprezzante piuttosto che far torto a chi è fedele.

8. Ascoltino tutti: riporto le parole della Scrittura. Tu che, a rovina, sei per la dilazione, tu che infelicemente appetisci il domani, ascolta il Signore che parla, ascolta la Scrittura santa che rende avvertiti. Da questa sede io sono sentinella. Non aspettare a convertirti al Signore e non rimandare di giorno in giorno 28. Renditi conto se non vede, osserva se non scruta quelli che dicono "Domani avrò un comportamento retto, oggi voglio lasciarmi andare secondo le mie inclinazioni perverse". E quando il domani sarà giunto, questo ripeterai. Non aspettare a convertirti al Signore e non rimandare di giorno in giorno: all'improvviso sopraggiungerà l'ira di lui e al tempo del castigo ti annienterà 29. Che ho fatto? posso cancellare questo? temo per me di essere annientato. Posso tacerlo? Temo per me di essere messo a tacere. Mi vedo costretto a predicare; preso da terrore, incuto terrore. Siate con me nel timore per essere con me nella gioia. Non aspettare a convertirti al Signore. Vedi, Signore, che io parlo: Signore, tu sai di avermi intimorito mentre si leggeva il tuo Profeta; Signore, tu hai notato che ero tutto tremante su quella cattedra alla lettura del tuo Profeta. Ecco, io parlo: Non aspettare a convertirti al Signore e non rimandare di giorno in giorno, all'improvviso sopraggiungerà l'ira di lui e al tempo del castigo ti annienterà. Ma non voglio che egli ti annienti; non voglio che tu mi dica: Voglio andar perduto, perché io non voglio: il mio volere è migliore del tuo non volere. Se tuo padre, caduto in un sonno letargico, si ammalasse presso di te, e tu, giovane, ti trovassi accanto al vecchio in preda all'infermità, e il medico dicesse: "Tuo padre è in pericolo di vita, il suo sonno è una forma di pesantezza mortale; vigila su di lui, non permettergli di dormire; se ti accorgerai che dorme, scuotilo, se non basta scuoterlo, pungilo; se anche questo è poco, datti a molestarlo perché tuo padre non muoia: standogli accanto, tu, giovane, ti potresti rendere di peso a un vecchio". Nella sua debolezza, quello finirebbe in un male dal piacevole sapore, chiuderebbe gli occhi sotto la pressione di quella gravezza. Tu, al contrario: Non dormire. E quello: Lasciami, voglio dormire. E tu: Ma il medico ha detto: "Se vorrà dormire, non deve dormire". E quello: Ti prego, lasciami, voglio morire. Ma tu, figlio, dici al padre: Io non voglio. A chi lo dici? A chi preferisce morire. Da parte tua, tuttavia vuoi differire la morte di tuo padre e, con il tuo vecchio padre vicino a morire, vivere più a lungo. Il Signore ti grida: Non dormire, per evitare il sonno eterno; sii vigilante per vivere con me così da avere un padre che non dovrai mai seppellire. Ma tu sei sordo.

9. Io, sentinella, che cosa ho fatto? Sono schietto, non vi opprimo. So che alcuni diranno: Che ci ha voluto dire? Ci ha terrorizzati, ci ha oppressi, ha fatto di noi dei malfattori. Tutt'altro: ho voluto liberarvi da una situazione di colpa. Se Dio non inganna me, è ripugnante, è turpe che io vi inganni. Il Signore minaccia la morte agli empi, ai più perversi, ai frodatori, agli scellerati, agli adulteri, a quanti vanno dietro ai piaceri, ai loro dispregiatori che si lamentano dei tempi e non mutano i loro costumi; il Signore minaccia loro la morte, minaccia la geenna, minaccia la morte eterna. Che vogliono che io prometta e che egli non promette? Ecco, l'amministratore ti darà sicurezza: che ti giova se il Padre di famiglia non può accordarla? Sono amministratore, sono servo. Vuoi che io ti dica: Vivi come ti pare, il Signore non ti manderà perduto? L'amministratore ti ha dato sicurezza: a nulla vale la sicurezza che viene dall'amministratore. Oh se il Signore lo concedesse, ed io fossi capace di renderti preoccupato di te stesso! La sicurezza che viene dal Signore, quella conta, anche contro il mio volere; la mia, invece, non ha valore alcuno, se egli non vorrà. Ma che sicurezza è, fratelli, sia quella mia, sia quella vostra, se non prestiamo orecchio con attenzione e diligenza ai precetti del Signore e non attendiamo fiduciosamente le promesse? In questi doveri impegnamoci con zelo; poiché siamo uomini, imploriamo l'aiuto di lui, a lui giungano i nostri gemiti. Le nostre preghiere non siano finalizzate alle realtà terrene, che passano, che sono provvisorie, che svaniscono a modo di vapori; ma le nostre invocazioni tendano al compimento della giustizia e alla santificazione del nome di Dio; non abbiano di mira la vittoria sul vicino, ma la vittoria sulla concupiscenza, non siano ad appagamento dell'avarizia, ma quale dominio di essa. D'ora in poi, tali siano le nostre preghiere: perché lottiamo, ci sostengono interiormente, perché vinciamo, ci ottengono la corona.

 

1 - Ez 33, 2-7.

2 - Ez 33, 7-9.

3 - Ez 33, 10-11.

4 - Sal 115, 11.

5 - Ez 33, 10.

6 - Rm 2, 4.

7 - Rm 2, 4-6.

8 - 2 Cor 8, 9.

9 - Lc 19, 21.

10 - Lc 19, 22.

11 - Lc 19, 23.

12 - Cf. Lc 16, 19-31.

13 - Lc 14, 12.

14 - Lc 14, 13.

15 - Lc 14, 14.

16 - Rm 8, 31.

17 - Rm 5, 6.

18 - Rm 8, 32.

19 - Is 58, 7.

20 - 1 Cor 2, 9.

21 - Sal 26, 14.

22 - Sal 4, 7.

23 - Ez 33, 11.

24 - Rm 2, 4.

25 - Cf. Mt 6, 34.

26 - Sir 5, 8.

27 - Mt 5, 25.

28 - Sir 5, 8.

29 - Sir 5, 9.


Capitolo V: L'attento esame di se stessi

Libro II:Dell'interna conversazione - Tommaso da Kempis

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1. Non possiamo fare troppo affidamento su noi stessi, perché spesso ci manca la grazia e la capacità di sentire rettamente. Scarsa è la luce che è in noi, e subitamente la perdiamo per la nostra negligenza. Spesso poi non ci accorgiamo neppure di essere così ciechi interiormente: facciamo il male e, cosa ancora peggiore, ci andiamo scusando. Talora siamo mossi dalla passione, e la prendiamo per zelo; rimproveriamo negli altri piccole cose e passiamo sopra a quelle più grosse, commesse da noi. Avvertiamo con prontezza, e pesiamo ben bene ciò che gli altri ci fanno soffrire, ma non ci accorgiamo di quanto gli altri soffrono per causa nostra. Chi riflettesse bene e a fondo su se stesso, non giudicherebbe severamente gli altri. L'uomo interiore, prima di occuparsi di altre cose, guarda dentro di sé; e, intento diligentemente a se stesso, è portato a tacere degli altri. Solamente se starai zitto sugli altri, guardando specialmente a te stesso, giungerai a una vera e devota interiorità.  

2. Se sarai tutto intento a te stesso e a Dio, ben poco ti scuoterà quello che sentirai dal di fuori. Sei forse da qualche parte, quando non sei presente in te? E se, dimenticando te stesso, tu avessi anche percorso il mondo intero, che giovamento ne avresti ricavato? Se vuoi avere pace e spirituale solidità, devi lasciar andare ogni cosa, e avere dinanzi agli occhi solamente te stesso. Grande sarà il tuo progresso se riuscirai a mantenerti libero da ogni preoccupazione terrena; se invece apprezzerai in qualche modo una qualsiasi cosa temporale, farai un gran passo indietro. Nulla per te sia grande, nulla eccelso, nulla gradito e caro, se non solamente Iddio, oppure cosa che venga da Dio. Considera vano ogni conforto che ti venga da qualsiasi creatura. L'anima che ama Dio disprezza tutto ciò che sia inferiore a Dio. Conforto dell'anima e vera letizia del cuore è soltanto Dio, l'eterno, l'incommensurabile, colui che riempie di sé l'universo.


12-85 Febbraio 13, 1919 Gesù le parla del suo nuovo ufficio.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Continuando il mio solito stato, cercavo, e con ansia, il mio sempre amabile Gesù, e Lui tutto bontà è venuto e mi ha detto:

(2) “Figlia diletta del mio Volere, vuoi venire nella mia Volontà a sostituire in modo divino a tanti atti non fatti dagli altri nostri fratelli? A tanti altri fatti umanamente, e ad altri atti santi, sì, ma umani e non in ordine divino? Io tutto ho fatto nell’ordine divino, ma non sono contento ancora, voglio che la creatura entri nella mia Volontà ed in modo divino venga a baciare i miei atti, sostituendosi a tutto come feci Io; perciò vieni, vieni, lo sospiro, lo desidero tanto, che mi metto come in festa quando veggo che la creatura entra in questo ambiente divino, e moltiplicandosi insieme con Me si moltiplica in tutti, ed ama, ripara, sostituisce a tutti e per ciascuno in modo divino. Le cose umane non le riconosco più in lei, ma tutte cose mie, il mio amore sorge e si moltiplica, le riparazioni si moltiplicano all’infinito, le sostituzioni sono divine; che gioia! che festa! gli stessi santi si uniscono con Me e fanno festa, e aspettano con ardore che una loro sorella sostituisca ai stessi atti loro santi nell’ordine umano, ma non nell’ordine divino; mi pregano che subito faccia entrare in questo ambiente divino la creatura, e che tutti i loro atti siano sostituiti solo col Voler Divino e con l’impronta dell’Eterno. L’ho fatto Io per tutti, ora voglio che lo faccia tu per tutti”.

(3) Ed io: “Mio Gesù, il tuo parlare mi confonde, e so che Tu solo basti per tutto; e poi, tutto è roba tua”.

(4) E Gesù: “Certo che Io solo basto per tutti; e non sono Io il padrone di eleggere una creatura, ed insieme con Me darle l’ufficio e farla bastare per tutti? E poi, che importa a te che sia roba mia? Forse ciò che è mio non posso darlo a te? Questo è tutto il mio contento, darti tutto, e se tu non mi corrispondi e non lo accetti mi rendi scontento, e tutta quella catena di grazie che ti ho fatto per farti giungere a questo punto di chiamarti a questo ufficio, me la rendi defraudata”.

(5) Io sono entrata in Gesù, e facevo ciò che faceva Gesù. Oh! come vedevo con chiarezza ciò che Gesù mi aveva detto, con Lui restavo moltiplicata in tutti, anche nei santi. Ma ritornando in me stessa qualche dubbio si suscitava in me, e Gesù ha soggiunto:

(6) “Un atto solo di mia Volontà, ed anche un istante, è pieno di vita creatrice, e chi questa vita contiene, in quell’istante può dar vita a tutto, conservare tutto, sicché, da questo solo atto della mia Volontà, il sole riceve la vita della luce, la terra la conservazione, le creature la vita; perché dubiti tu dunque? E poi, ho la mia corte in Cielo, e ne voglio un’altra corte sulla terra. Indovini tu chi formerà questa Corte?”

(7) Ed io: “Le anime che vivranno nel tuo Volere”.

(8) E Lui: “Brava; sono proprio loro, che senza l’ombra dell’interesse e della santità personale, ma tutta divina, vivranno a bene dei loro fratelli, e faranno un solo eco col Cielo”.