Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

"Signore, insegnaci a pregare!" Gesù non ci offre una tecnica della preghiera, ma ci invita ad entrare nell'intimità  con il Padre per sentirci figli amati. Forse anche tu ti chiedi come pregare, quali parole usare, ma Dio che conosce il tuo cuore e le tue miserie, non ti chiede di fare delle belle frasi bensì di fidarsi, di non scoraggiarti, di osare nel chiedere, di non deporre le armi davanti al apparente silenzio di Dio. Confronta la tua preghiera con quella dell'amico importuno e comprenderai quanto essa sia troppo timida e timorosa. Fatti ardito e forte. Va' a trovare Dio in ogni ora, bussa alla Sua porta con insistenza fino a diventare importuno. Il Padre è sensibile al tuo grido e ti esaudirà  al di là  di ogni tua aspettativa. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 4° settimana del tempo di Avvento e Natale

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 2

1Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù.2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.3Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno più vino".4E Gesù rispose: "Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora".5La madre dice ai servi: "Fate quello che vi dirà".
6Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili.7E Gesù disse loro: "Riempite d'acqua le giare"; e le riempirono fino all'orlo.8Disse loro di nuovo: "Ora attingete e portatene al maestro di tavola". Ed essi gliene portarono.9E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo10e gli disse: "Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono".11Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
12Dopo questo fatto, discese a Cafàrnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono colà solo pochi giorni.

13Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.14Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco.15Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi,16e ai venditori di colombe disse: "Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato".17I discepoli si ricordarono che sta scritto: 'Lo zelo per la tua casa mi divora'.18Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: "Quale segno ci mostri per fare queste cose?".19Rispose loro Gesù: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere".20Gli dissero allora i Giudei: "Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?".21Ma egli parlava del tempio del suo corpo.22Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

23Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa molti, vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome.24Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti25e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro, egli infatti sapeva quello che c'è in ogni uomo.


Secondo libro dei Maccabei 9

1Avvenne in quel periodo il ritorno ignominioso di Antioco dalle regioni della Persia.2Infatti egli era giunto nella città chiamata Persepoli e si era accinto a depredare il tempio e ad impadronirsi della piazza, ma i cittadini ricorsero in massa alle armi e lo ricacciarono; perciò Antioco, messo in fuga dagli abitanti, dovette ritirarsi vergognosamente.3Mentre si trovava presso Ecbàtana, gli giunsero le notizie su ciò che era accaduto a Nicànore e agli uomini di Timòteo.4Montato in gran furore, pensava di sfogarsi sui Giudei anche per lo smacco inflittogli da coloro che lo avevano messo in fuga. Perciò diede ordine al cocchiere di compiere il viaggio spingendo i cavalli senza sosta; ma incombeva ormai su di lui il giudizio del Cielo. Così diceva nella sua superbia: "Farò di Gerusalemme un cimitero di Giudei, appena vi sarò giunto".5Ma il Signore che tutto vede, il Dio d'Israele, lo colpì con piaga insanabile e invisibile. Aveva appena terminato quella frase, quando lo colpì un insopportabile dolore alle viscere e terribili spasimi intestinali,6ben meritati da colui che aveva straziato le viscere altrui con molti e strani generi di tormenti.7Ma egli non desisteva affatto dalla sua alterigia, anzi pieno ancora di superbia spirava il fuoco della sua collera contro i Giudei e comandava di accelerare la corsa. Ma gli accadde di cadere dal carro in corsa tumultuosa e per la grave caduta di riportare contusioni in tutte le membra del corpo.8Colui che poco prima pensava di comandare ai flutti del mare, arrogandosi di essere un superuomo e di pesare sulla bilancia le cime dei monti, ora gettato a terra doveva farsi portare in lettiga, rendendo a tutti manifesta la potenza di Dio,9a tal punto che nel corpo di quell'empio si formavano i vermi e, mentre era ancora vivo, le sue carni fra spasimi e dolori cadevano a brandelli e l'esercito era tutto nauseato dal fetore e dal marciume di lui.10Colui che poco prima credeva di toccare gli astri del cielo, ora nessuno poteva sopportarlo per l'intollerabile intensità del fetore.11Allora finalmente, malconcio a quel modo, incominciò ad abbassare il colmo della sua superbia e ad avviarsi al ravvedimento per effetto del divino flagello, mentre ad ogni istante era lacerato dai dolori.12Non potendo più sopportare il suo proprio fetore, disse: "È giusto sottomettersi a Dio e non pensare di essere uguale a Dio quando si è mortali!".13Quell'empio si mise a pregare quel Signore che ormai non avrebbe più avuto misericordia di lui, e diceva14che avrebbe dichiarato libera la città santa, che prima si affrettava a raggiungere per raderla al suolo e farne un cimitero;15che avrebbe reso pari agli Ateniesi tutti i Giudei che prima aveva stabilito di non degnare neppure della sepoltura, ma di gettare in pasto alle fiere insieme con i loro bambini;16che avrebbe adornato con magnifici doni votivi il sacro tempio, che prima aveva saccheggiato, e avrebbe restituito in maggior numero tutti gli arredi sacri e avrebbe provveduto con le proprie entrate ai contributi fissati per i sacrifici;17inoltre che si sarebbe fatto Giudeo e si sarebbe recato in ogni luogo abitato per annunciare la potenza di Dio.
18Ma poiché i dolori non diminuivano per nulla - era arrivato infatti su di lui il giusto giudizio di Dio - e disperando ormai di sé, scrisse ai Giudei la lettera che riportiamo qui sotto, nello stile di una supplica, così concepita:
19"Ai Giudei, ottimi cittadini, il re e condottiero Antioco augura magnifica salute, benessere e prosperità.20Se voi state bene e i figli e le vostre cose procedono secondo il vostro pensiero, io, riponendo le mie speranze nel Cielo,21mi ricordo con tenerezza del vostro onore e della vostra benevolenza. Ritornando dalle province della Persia e trovandomi colpito da una malattia insopportabile, ho creduto necessario pensare alla comune sicurezza di tutti.22Pur non disperando del mio stato, ma avendo molta fiducia di poter scampare dalla malattia,23considerando d'altra parte che anche mio padre, quando aveva intrapreso spedizioni nelle province settentrionali, aveva indicato il successore,24perché se accadesse qualche cosa di inaspettato o si diffondesse la notizia di qualche grave incidente, gli abitanti del paese, sapendo in mano a chi era stato lasciato il governo, non si agitassero;25e oltre a questo constatando che i sovrani vicini e confinanti con il nostro regno spiano il momento opportuno e attendono gli eventi, ho designato come re mio figlio Antioco, che già più volte, quando intraprendevo i viaggi nei distretti settentrionali, ho raccomandato e affidato a moltissimi di voi. A lui indirizzo la lettera qui unita.26Vi prego dunque e vi scongiuro di ricordarvi dei benefici ricevuti pubblicamente o privatamente e prego ciascuno di conservare la vostra benevolenza verso di me e mio figlio.27Ho fiducia che egli si comporterà con voi con moderazione e umanità, secondo le mie direttive".
28Quest'omicida e bestemmiatore dunque, soffrendo crudeli tormenti, come li aveva fatti subire agli altri, finì così la sua vita in terra straniera, in una zona montuosa, con una sorte misera.29Curò il trasporto della salma Filippo, cresciuto insieme a lui, il quale poi, diffidando del figlio di Antioco, si recò in Egitto presso Tolomeo Filomètore.


Giobbe 10

1Stanco io sono della mia vita!
Darò libero sfogo al mio lamento,
parlerò nell'amarezza del mio cuore.
2Dirò a Dio: Non condannarmi!
Fammi sapere perché mi sei avversario.
3È forse bene per te opprimermi,
disprezzare l'opera delle tue mani
e favorire i progetti dei malvagi?
4Hai tu forse occhi di carne
o anche tu vedi come l'uomo?
5Sono forse i tuoi giorni come i giorni di un uomo,
i tuoi anni come i giorni di un mortale,
6perché tu debba scrutare la mia colpa
e frugare il mio peccato,
7pur sapendo ch'io non sono colpevole
e che nessuno mi può liberare dalla tua mano?
8Le tue mani mi hanno plasmato e mi hanno fatto
integro in ogni parte; vorresti ora distruggermi?
9Ricordati che come argilla mi hai plasmato
e in polvere mi farai tornare.
10Non m'hai colato forse come latte
e fatto accagliare come cacio?
11Di pelle e di carne mi hai rivestito,
d'ossa e di nervi mi hai intessuto.
12Vita e benevolenza tu mi hai concesso
e la tua premura ha custodito il mio spirito.
13Eppure, questo nascondevi nel cuore,
so che questo avevi nel pensiero!
14Tu mi sorvegli, se pecco,
e non mi lasci impunito per la mia colpa.
15Se sono colpevole, guai a me!
Se giusto, non oso sollevare la testa,
sazio d'ignominia, come sono, ed ebbro di miseria.
16Se la sollevo, tu come un leopardo mi dai la
caccia
e torni a compiere prodigi contro di me,
17su di me rinnovi i tuoi attacchi,
contro di me aumenti la tua ira
e truppe sempre fresche mi assalgono.
18Perché tu mi hai tratto dal seno materno?
Fossi morto e nessun occhio m'avesse mai visto!
19Sarei come se non fossi mai esistito;
dal ventre sarei stato portato alla tomba!
20E non son poca cosa i giorni della mia vita?
Lasciami, sì ch'io possa respirare un poco
21prima che me ne vada, senza ritornare,
verso la terra delle tenebre e dell'ombra di morte,
22terra di caligine e di disordine,
dove la luce è come le tenebre.


Salmi 107

1Alleluia.

Celebrate il Signore perché è buono,
perché eterna è la sua misericordia.
2Lo dicano i riscattati del Signore,
che egli liberò dalla mano del nemico
3e radunò da tutti i paesi,
dall'oriente e dall'occidente,
dal settentrione e dal mezzogiorno.

4Vagavano nel deserto, nella steppa,
non trovavano il cammino per una città dove abitare.
5Erano affamati e assetati,
veniva meno la loro vita.
6Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
7Li condusse sulla via retta,
perché camminassero verso una città dove abitare.
8Ringrazino il Signore per la sua misericordia,
per i suoi prodigi a favore degli uomini;
9poiché saziò il desiderio dell'assetato,
e l'affamato ricolmò di beni.

10Abitavano nelle tenebre e nell'ombra di morte,
prigionieri della miseria e dei ceppi,
11perché si erano ribellati alla parola di Dio
e avevano disprezzato il disegno dell'Altissimo.
12Egli piegò il loro cuore sotto le sventure;
cadevano e nessuno li aiutava.

13Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
14Li fece uscire dalle tenebre e dall'ombra di morte
e spezzò le loro catene.
15Ringrazino il Signore per la sua misericordia,
per i suoi prodigi a favore degli uomini;
16perché ha infranto le porte di bronzo
e ha spezzato le barre di ferro.

17Stolti per la loro iniqua condotta,
soffrivano per i loro misfatti;
18rifiutavano ogni nutrimento
e già toccavano le soglie della morte.
19Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.

20Mandò la sua parola e li fece guarire,
li salvò dalla distruzione.
21Ringrazino il Signore per la sua misericordia
e per i suoi prodigi a favore degli uomini.
22Offrano a lui sacrifici di lode,
narrino con giubilo le sue opere.

23Coloro che solcavano il mare sulle navi
e commerciavano sulle grandi acque,
24videro le opere del Signore,
i suoi prodigi nel mare profondo.
25Egli parlò e fece levare
un vento burrascoso che sollevò i suoi flutti.
26Salivano fino al cielo,
scendevano negli abissi;
la loro anima languiva nell'affanno.
27Ondeggiavano e barcollavano come ubriachi,
tutta la loro perizia era svanita.
28Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.

29Ridusse la tempesta alla calma,
tacquero i flutti del mare.
30Si rallegrarono nel vedere la bonaccia
ed egli li condusse al porto sospirato.

31Ringrazino il Signore per la sua misericordia
e per i suoi prodigi a favore degli uomini.
32Lo esaltino nell'assemblea del popolo,
lo lodino nel consesso degli anziani.

33Ridusse i fiumi a deserto,
a luoghi aridi le fonti d'acqua
34e la terra fertile a palude
per la malizia dei suoi abitanti.
35Ma poi cambiò il deserto in lago,
e la terra arida in sorgenti d'acqua.

36Là fece dimorare gli affamati
ed essi fondarono una città dove abitare.
37Seminarono campi e piantarono vigne,
e ne raccolsero frutti abbondanti.
38Li benedisse e si moltiplicarono,
non lasciò diminuire il loro bestiame.
39Ma poi, ridotti a pochi, furono abbattuti,
perché oppressi dalle sventure e dal dolore.
40Colui che getta il disprezzo sui potenti,
li fece vagare in un deserto senza strade.

41Ma risollevò il povero dalla miseria
e rese le famiglie numerose come greggi.
42Vedono i giusti e ne gioiscono
e ogni iniquo chiude la sua bocca.
43Chi è saggio osservi queste cose
e comprenderà la bontà del Signore.


Abacuc 3

1Preghiera del profeta Àbacuc, in tono di lamentazione.

2Signore, ho ascoltato il tuo annunzio,
Signore, ho avuto timore della tua opera.
Nel corso degli anni manifestala
falla conoscere nel corso degli anni.
Nello sdegno ricordati di avere clemenza.

3Dio viene da Teman, il Santo dal monte Paràn.
La sua maestà ricopre i cieli,
delle sue lodi è piena la terra.
4Il suo splendore è come la luce,
bagliori di folgore escono dalle sue mani:
là si cela la sua potenza.
5Davanti a lui avanza la peste,
la febbre ardente segue i suoi passi.
6Si arresta e scuote la terra,
guarda e fa tremare le genti;
le montagne eterne s'infrangono,
e i colli antichi si abbassano:
i suoi sentieri nei secoli.
7Ho visto i padiglioni di Cusàn in preda a spavento,
sono agitate le tende di Madian.

8Forse contro i fiumi, Signore,
contro i fiumi si accende la tua ira
o contro il mare è il tuo furore,
quando tu monti sopra i tuoi cavalli,
sopra i carri della tua vittoria?
9Tu estrai il tuo arco e ne sazi di saette la corda.
Fai erompere la terra in torrenti;
10i monti ti vedono e tremano,
un uragano di acque si riversa,
l'abisso fa sentire la sua voce.
In alto il sole tralascia di mostrarsi,
11e la luna resta nella sua dimora,
fuggono al bagliore delle tue saette,
allo splendore folgorante della tua lancia.
12Sdegnato attraversi la terra,
adirato calpesti le genti.
13Sei uscito per salvare il tuo popolo,
per salvare il tuo consacrato.Hai demolito la cima della casa dell'empio,
l'hai scalzata fino alle fondamenta.
14Con i tuoi dardi hai trafitto il capo dei suoi guerrieri
che irrompevano per disperdermi
con la gioia di chi divora il povero di nascosto.
15Hai affogato nel mare i suoi cavalli
nella melma di grandi acque.

16Ho udito e fremette il mio cuore,
a tal voce tremò il mio labbro,
la carie entra nelle mie ossa
e sotto di me tremano i miei passi.
Sospiro al giorno dell'angoscia
che verrà contro il popolo che ci opprime.
17Il fico infatti non germoglierà,
nessun prodotto daranno le viti,
cesserà il raccolto dell'olivo,
i campi non daranno più cibo,
i greggi spariranno dagli ovili
e le stalle rimarranno senza buoi.
18Ma io gioirò nel Signore,
esulterò in Dio mio salvatore.
19Il Signore Dio è la mia forza,
egli rende i miei piedi come quelli delle cerve
e sulle alture mi fa camminare.

'Per il maestro del coro. Su strumenti a corda.'


Prima lettera a Timoteo 3

1È degno di fede quanto vi dico: se uno aspira all'episcopato, desidera un nobile lavoro.2Ma bisogna che il vescovo sia irreprensibile, non sposato che una sola volta, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare,3non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro.4Sappia dirigere bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi con ogni dignità,5perché se uno non sa dirigere la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio?6Inoltre non sia un neofita, perché non gli accada di montare in superbia e di cadere nella stessa condanna del diavolo.7È necessario che egli goda buona reputazione presso quelli di fuori, per non cadere in discredito e in qualche laccio del diavolo.

8Allo stesso modo i diaconi siano dignitosi, non doppi nel parlare, non dediti al molto vino né avidi di guadagno disonesto,9e conservino il mistero della fede in una coscienza pura.10Perciò siano prima sottoposti a una prova e poi, se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio.11Allo stesso modo le donne siano dignitose, non pettegole, sobrie, fedeli in tutto.12I diaconi non siano sposati che una sola volta, sappiano dirigere bene i propri figli e le proprie famiglie.13Coloro infatti che avranno ben servito, si acquisteranno un grado onorifico e una grande sicurezza nella fede in Cristo Gesù.

14Ti scrivo tutto questo, nella speranza di venire presto da te;15ma se dovessi tardare, voglio che tu sappia come comportarti nella casa di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità.16Dobbiamo confessare che grande è il mistero della pietà:

Egli si manifestò nella carne,
fu giustificato nello Spirito,
apparve agli angeli,
fu annunziato ai pagani,
fu creduto nel mondo,
fu assunto nella gloria.


Capitolo XIV: Pensare all’occulto giudizio di Dio, per non insuperbirci del bene

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1. Come tuono fai scendere sopra di me i tuoi giudizi, Signore; timore e terrore scuotono tutte le mie ossa; l'anima mia si ritrae spaventata. Sbigottito penso che neppure i cieli sono puri, di fronte a te. Se hai trovato dei malvagi persino tra gli angeli e non li hai risparmiati, che cosa accadrà di me? Caddero le stelle del cielo, ed io, che sono polvere, che cosa presumo di me? Caddero nel profondo certuni, che sembrava avessero compiuto opere degne di lode; certuni che mangiavano il pane degli angeli, li ho visti contentarsi delle carrube che mangiavano i porci. Invero, non c'è santità se tu, o Signore, togli la tua mano; la sapienza non serve a nulla, se tu cessi di reggerci; la fortezza non giova, se tu cessi di custodirla; la castità non è sicura, se tu non la difendi; la vigilanza su se stessi non vale, se tu non sei presente con la tua santa protezione. Infatti se tu ci abbandoni, andiamo a fondo e moriamo; se tu, invece, ci assisti ci teniamo ritti e viviamo. In verità, noi siamo malfermi, ma tu ci rafforzi; siamo tiepidi, ma tu ci infiammi.

2. Oh!, come devo essere conscio della mia bassezza e della mia abiezione; e come devo considerare un nulla quel poco di bene che mi possa sembrare di aver fatto. Con quale pienezza di sottomissione devo accettare, o Signore, i tuoi profondi giudizi, giacché mi trovo ad essere nient'altro che nulla e poi nulla. E' cosa grande, invalicabile, questo riscontrare che di mio non c'è assolutamente niente. Dove mai si nasconde la mia boria, dove finisce la sicurezza che riponevo nella mia virtù. Ogni mia vuota vanteria è inghiottita nella profondità dei tuoi giudizi sopra di me. Che cosa mai è l'uomo di fronte a te? Forse che la creta può vantarsi nei confronti di colui che la plasma? (cfr. Is 45,9). Come può gonfiarsi, con vane parole, colui che, in verità, nell'intimo è soggetto a Dio? Neppure il mondo intero lo potrebbe far montare in superbia, poiché la Verità stessa lo ha soggiogato. Neppure un elogio da parte di tutti gli uomini lo potrebbe smuovere, poiché ha posto interamente la sua speranza in Dio: infatti, quelli che fanno tanti elogi, ecco, non sono che nulla, e scompariranno con il suono delle loro parole. Mentre la "parola del Signore resta in eterno" (Sal 116,2).


DISCORSO 97 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MC 13, 32: "QUANTO POI AL GIORNO E ALL'ORA NESSUNO LI SA, NÉ GLI ANGELI DEL CIELO NÉ IL FIGLIO, MA IL PADRE SOLTANTO"

Discorsi - Sant'Agostino

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Ci trovi preparati il nostro ultimo giorno.

1. Fratelli miei, poiché avete udito poc'anzi la Scrittura che ci esorta dicendo d'essere vigilanti a causa dell'ultimo giorno, ciascuno pensi al proprio ultimo giorno; e ciò per evitare che, allorché crederete o penserete che l'ultimo giorno del mondo è lontano, dormicchiate al vostro ultimo giorno. A proposito dell'ultimo giorno di questo mondo, avete sentito che cosa dice il Cristo, che cioè non ne conoscono la data né gli angeli del cielo, né il Figlio, ma soltanto il Padre 1. Quest'affermazione veramente racchiude un difficile problema: non dobbiamo pensare secondo la nostra mentalità umana che il Padre sappia qualcosa che non sappia il Figlio. Cristo però dicendo: Lo sa solo il Padre, disse certamente così in quanto anche il Figlio lo sa nel Padre. Che c'è infatti nel giorno che non sia stato fatto nel Verbo, per mezzo del quale fu fatto il giorno? "Nessuno - dice - cerchi di conoscere quando arriverà l'ultimo giorno ". Ma cerchiamo tutti di vigilare vivendo bene, perché l'ultimo giorno di ciascuno di noi non ci trovi impreparati e, come ciascuno uscirà di vita quaggiù nel proprio ultimo giorno, così venga trovato nell'ultimo giorno del mondo. Non ti sarà d'alcun aiuto ciò che non avrai fatto quaggiù. Per ciascuno saranno di sollievo o di tormento le proprie opere.

Fare buon uso del castigo della morte.

2. In che modo abbiamo cantato nel salmo al Signore? Pietà di me, Signore, poiché l'uomo mi opprime 2. Viene chiamato "uomo" uno che vive conforme alla natura umana. Per conseguenza a coloro che vivono secondo Iddio la Scrittura dice: Voi tutti siete dèi e figli dell'Altissimo 3. Ai reprobi invece, chiamati ad essere figli di Dio mentre preferirono essere semplici uomini, cioè vivere secondo la natura umana, la Scrittura dice: Voi invece morrete come uomini e cadrete come uno dei principi 4. Poiché il fatto che l'uomo è mortale gli deve servire per regolare la sua vita, non per montare in superbia. Di che cosa si vanta un verme destinato a morire in un domani? Fratelli, lo dico alla vostra Carità; i mortali superbi devono vergognarsi di fronte al diavolo. Esso infatti, benché superbo, è tuttavia immortale: è uno spirito, anche se cattivo. Per lui l'ultimo giorno è riservato per la fine come castigo; esso però non subisce la morte che invece abbiamo noi. L'uomo infatti si sentì dire: Morirai di morte 5. Faccia quindi buon uso del proprio castigo. Che significa quel che ho detto: "Faccia buon uso del proprio castigo"? Vuol dire: "Non monti in superbia per il fatto per cui ha ricevuto il castigo; si riconosca mortale e reprima l'alterigia. Ascolti la Scrittura che gli dice: Perché insuperbisce chi è polvere e cenere? 6". Anche se il diavolo insuperbisce, non è polvere o cenere. Ecco perché la Scrittura dice: Voi invece morrete come uomini, come uno dei principi cadrete 7. Voi non riflettete non fosse altro al fatto che siete mortali, eppure siete superbi come il diavolo. Tragga dunque l'uomo vantaggio dal suo castigo, fratelli; faccia buon uso del proprio male perché progredisca per il suo bene. Chi ignora che la morte è un castigo ed è inevitabile che noi moriamo e, quel ch'è peggio, non sappiamo quando? È una pena certa, ma la sua ora è incerta; tra gli eventi umani, di questa sola pena noi siamo certi.

La sola morte è certa.

3. Tutti gli altri nostri casi, buoni e cattivi, sono incerti; solo la morte è certa. Che significa ciò che dico? È stato concepito un bambino: forse nascerà, forse avverrà un aborto. In tal modo l'evento è incerto. Forse crescerà, forse non crescerà, forse arriverà alla vecchiaia, forse non ci arriverà; forse sarà ricco, forse povero; forse onorato, forse umiliato; forse avrà figli, forse non ne avrà; forse prenderà moglie, forse non la prenderà. E così per qualunque altro bene vorrai nominare. Considera anche i mali. Forse si ammalerà, forse non si ammalerà; forse sarà morso da un serpente, forse non sarà morso; forse sarà divorato da una belva, forse non lo sarà. E così considera tutti i mali. In ogni circostanza esiste l'alternativa: "Forse avverrà, forse non avverrà". Puoi forse dire: "Forse morrà, forse non morrà"? Allo stesso modo che i medici, quando diagnosticano una malattia e la riconoscono mortale, danno questo responso: "Morirà, non la scamperà". Dal momento che nasce un uomo, si deve dire: "Non la scamperà". Appena nato comincia a star male; quando muore mette fine alla malattia, ma non sa se va a cadere in una peggiore. Quel famoso ricco aveva finito un'infermità piena di godimenti, ma andò a finire in un'altra piena di tormenti; al contrario quel povero terminò l'infermità e giunse alla sanità 8. Questi però aveva già scelto prima quaggiù quel che avrebbe avuto poi; e aveva seminato quaggiù quel che mieté poi di là. Quando perciò siamo in questa vita, dobbiamo vigilare e dobbiamo scegliere ciò che potremo possedere nella vita futura.

Cristo ha vinto il mondo e lo vinceremo anche noi se saremo uniti a Dio.

4. Cerchiamo di non amare il mondo; esso opprime coloro che lo amano, non li conduce al bene. Bisogna sforzarci che non ci faccia prigionieri piuttosto che temere che perisca. Ecco, il mondo perisce, ma il cristiano persiste, perché Cristo non perisce. Perché mai, infatti, dice il Signore: Rallegratevi! poiché io ho vinto il mondo 9? Potremmo rispondergli, se fosse consentito: "Ma sei tu che devi rallegrarti. Se hai vinto tu, sei tu che devi rallegrarti. Perché dovremmo rallegrarci noi?". Per qual motivo ci dice: Rallegratevi, se non perché è per noi ch'egli ha vinto, è per noi ch'egli ha lottato? In qual modo infatti ha lottato? Per il fatto che ha preso la natura umana. Escludi la sua nascita dalla Vergine, escludi il fatto che si spogliò della sua divinità prendendo la natura di schiavo e divenendo simile agli uomini e per il suo comportamento fu riconosciuto come un vero uomo 10; se escludi ciò, come sarebbe stata possibile la lotta, il combattimento, la prova attraverso le sofferenze, la vittoria non preceduta dal combattimento? Al principio c'era il Verbo e il Verbo era con Dio e il Verbo era Dio. Egli era al principio con Dio. Per mezzo di lui è stato creato tutto e senza di lui non è stato creato nulla 11. Avrebbe potuto forse il giudeo crocifiggere questo Verbo? avrebbe forse l'empio potuto oltraggiarlo? Avrebbe potuto forse questo Verbo essere schiaffeggiato? essere coronato di spine? Perché potesse sopportare tutti questi patimenti il Verbo si fece carne 12, e, dopo aver subito queste sofferenze, è risuscitato e così ha vinto. Ha vinto dunque per noi, ai quali ha mostrato la certezza della risurrezione. Dirai dunque a Dio: Pietà di me, o Signore, perché un uomo mi ha calpestato 13. Tu non opprimerti e l'uomo non ti vincerà. Poiché, ecco, un potente ti spaventa. Come ti spaventa? "Ti spoglierò, ti farò condannare, torturare, uccidere". Allora tu griderai: Pietà di me, Signore, poiché un uomo mi ha calpestato. Se dirai la verità, è te stesso che tu hai nella mente. Poiché temi le minacce d'un uomo, è un morto colui che ti calpesta; e poiché non avresti paura se tu non fossi un uomo, è sempre un uomo che ti opprime. Qual rimedio c'è dunque? Amico, rimani unito a Dio, dal quale sei stato creato uomo; rimani attaccato a lui, confida in lui, invoca lui, la tua forza è lui. Digli: In te, Signore, è la mia forza 14. Allora al riparo dalle minacce degli uomini canterai; lo stesso Signore dice quello che potrai cantare in seguito: Spererò in Dio, non avrò paura di ciò che mi potrà fare un uomo 15.

 

1 - Mt 24, 36; cf Mc 13, 32.

2 - Sal 55, 2

3 - Sal 81, 6.

4 - Sal 81, 7.

5 - Gn 2, 17.

6 - Sir 10, 9.

7 - Sal 81, 7.

8 - Cf Lc 16, 22.

9 - Gv 16, 33.

10 - Cf. Fil 2, 7

11 - Gv 1, 1-3.

12 - Gv 1, 14.

13 - Sal 52, 2.

14 - Sal 55, 4.

15 - Sal 55, 12.


Capitolo 12: Maria Santissima sul letto di morte

Vita della Santa Vergine Maria - Beata Anna Caterina Emmerick

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152 - L'ultima Via Crucis della Santa Vergine L'arrivo degli Apostoli

Comunicazioni della Veggente la mattina del 9 agosto 1821.

Vidi la Santa Vergine debole, pallida, febbricitante, eppure senza rughe e anche senza alcuna traccia di invecchiamento. Sembrava solo ansiosa di ricevere la sua trasfigurazione per raggiungere suo Figlio in Cielo. Era molto magra e dava l'impressione di uno spirito. Non l'ho mai vista ridere, ma sorridere in modo commovente. Indossava la veste che aveva portato durante la Crocifissione del Signore, la quale sembrava avvolgerla nel manto di dolore e di eterna preghiera. Quando ne ebbi la visione, Ella percorreva per l'ultima volta la Via Crucis di Efeso con cinque altre pie donne della colonia cristiana, tra le quali la nipote di Anna, la profetessa, e la vedova Mara, nipote di Elisabetta. Ho percorso con loro la Via Crucis di Efeso. La Santa Vergine precedeva il gruppo pallidissima in volto, indescrivibile nella maestà del suo aspetto. Vidi poi le cinque pie donne accomiatarsi da Lei, piangendo e pregando, profondamente commosse. Maria Santissima non prendeva quasi più cibo perché era con lo spirito già morta alla vita terrena. Mentre la Madonna percorreva quella Via, Giovanni, Taddeo e Pietro, sentendo la sua fine prossima, erano gia giunti a casa sua. Vidi Maria distesa sul lettino basso e stretto, nella sua stanza tutta bianca; la sua testa riposava sopra un cuscino rotondo. La testa e la faccia erano avvolti in un lungo panno; il corpo era coperto con una coperta nera. Quella santa morte tanto invocata era prossima. Prossimo il suo congiungimento con l'amato Figlio. Sei Apostoli erano riuniti: Pietro, Andrea, Giovanni, Taddeo, Bartolomeo e Mattia. Vi era anche uno dei sette diaconi, il buon Nicanone, uomo sempre pronto a rendersi utile al prossimo. Gli Apostoli pregavano insieme nell'oratorio, nella parte anteriore della casa.

153 - Il rito degli Apostoli

L'epoca in cui la Chiesa commemora la morte di Maria Santissima è giusta, ma non tutti gli anni cade nello stesso giorno. Oggi ho visto arrivare altri due Apostoli; avevano le vesti rialzate ed assicurate alla cintura, come fanno i viaggiatori. L'uno è Giacomo il minore, l'altro Matteo, il fratello adottivo. Ieri sera e pure questa mattina, ho veduto gli Apostoli riuniti nell'oratorio della casa di Maria. Per quest'occasione avevano scostato in parte le pareti mobili di vimini che suddividevano la grande sala anteriore in molte celle. L'altare consisteva in un tavolo coperto dei panni cultuali (bianco e rosso). Quando gli Apostoli volevano celebrare il rito religioso, questo tavolo veniva trasportato alla destra del focolare ed appoggiato al muro; allorché la cerimonia era conclusa, il tavolo veniva riposto al suo posto d'origine. Dinanzi all'altare vi era un piedistallo ricoperto su cui stavano i rotoli dei Sacri Scritti. I lumi ardevano al di sopra dell'altare sul quale si trovava un vaso a forma di croce, fatto di materia brillante, simile alla madreperla: era largo appena un palmo di larghezza e di lunghezza, conteneva cinque scatole chiuse da coperchi d'argento. La scatola centrale racchiudeva il Santissimo Sacramento; le altre contenevano crisma, olio, sale ed altri oggetti benedetti. Nei loro viaggi gli Apostoli portavano questa croce-contenitore sospesa sul petto, sotto la tunica. Essi portavano così qualcosa di più prezioso del misterioso sacro oggetto dell'antica Alleanza che riposava sul petto del sommo sacerdote degli Ebrei. Se essi conservassero in una di queste scatole reliquie dei santi, questo non lo ricordo bene. Sono certa però che, quando essi offrivano il sacrificio della nuova Alleanza, avevano sempre con loro le Ossa di profeti o di martiri. Infatti questa santa tradizione era legata a quella degli antichi Patriarchi che, quando offrivano sacrifici, portavano con loro le ossa di Adamo o di qualche altro antenato sul quale era scesa la Promessa. Il Salvatore, durante l'ultima Cena, aveva insegnato agli Apostoli a fare così. Vidi Pietro in abiti sacerdotali, in piedi dinanzi all'altare, gli altri erano dietro a lui. Le donne stavano in fondo alla sala. Mi fu mostrato che Gesù aveva rivelato a Maria, la quale lo supplicava di non lasciarla a lungo in questa valle di lacrime, le opere spirituali che doveva compiere prima di essere portata via dalla terra. Egli aggiunse che gli Apostoli e molti discepoli si sarebbero riuniti per assistere alla sua morte e Le indicò ciò che doveva dire prima di dare loro l'ultima benedizione. Egli suggerì anche all'inconsolabile Maddalena di nascondersi nel deserto e alla sorella Marta di formare una comunità di pie donne. Poi promise di essere in spirito sempre con loro. Vidi pure l'arrivo di Simeone. Mancavano dunque solo Filippo e Tommaso. Gli Apostoli ed i discepoli erano arrivati quasi tutti, per lo più stanchissimi. Impugnavano lunghi bastoni ricurvi di diversa foggia e impugnatura, corrispondenti probabilmente al loro rango. Portavano i mantelli di lana bianca rialzati sulla testa come un cappuccio, sotto indossavano lunghe tuniche sacerdotali di lana bianca, aperte dall'alto in basso, ma allacciate con piccoli legacci. Durante i viaggi la tunica era rialzata e collegata alla cintola. Alcuni vi portavano sospesa una borsa. Appena entrati nella casa di Maria, li vidi abbracciare commossi coloro che già vi si trovavano, poi deposero i bastoni, i mantelli, le cinture e le borse, e lasciarono ricadere fino ai piedi la tunica bianca, infine indossarono una lunga cintura ornata di lettere che portavano nelle loro bisacce. Quando furono lavati i loro piedi, si avvicinarono al letto della Santa Vergine e la salutarono rispettosamente. Maria era molto debole ed era in grado di rivolgere loro solo poche parole. Mangiarono pochissimo; il necessario per sostenersi.

Vidi giungere Marco, e quel figlio, o nipote di Simeone, che aveva preparato per Gesù l'ultimo agnello pasquale e aveva presso il tempio l'incarico di vegliare sul bestiame per i sacrifici. Vidi convenute al capezzale di Maria dieci persone. Si celebrò allora il rito sacro vicino all'altare, io vidi alcuni dei nuovi arrivati così pronti ed abbigliati che mi sembrava volessero subito ripartire. Davanti al letto della Santa Vergine stava un piccolo sgabello basso e triangolare, simile a quello su cui Maria aveva ricevuto i doni dei Magi nella Grotta del Presepio. Sullo sgabello vi era una piccola tazza con un cucchiaio di color bruno-trasparente. Dopo il rito vidi Pietro che portava il Santissimo Sacramento alla Madonna; glielo porse in un ostensorio a forma di croce. Gli Apostoli si disposero in due ali, dall'altare fino al suo letto; vidi che si chinarono profondamente al passaggio di Pietro con il Santissimo Sacramento. Dopo questa visione sentii il desiderio di contemplare Gerusalemm:e, ma il pensiero della lunghezza del viaggio mi spaventò. Improvvisamente mi si avvicinarono la Santa Vergine e la martire Susanna, di cui oggi ricorre l'anniversario ed io ne conservo alcune reliquie. La Martire rimase con me tutta la notte e mi parlò facendomi coraggio e dicendomi che voleva accompagnarmi in questo viaggio. Allora io la seguii con lo spirito attraverso mari e paesi lontani, finché fummo a Gerusalemme. Santa Susanna era completamente diversa da me; camminava rapida e leggera, e quando io volevo toccarla non afferravo che uno spazio vuoto. Ogni volta che mi si presentava una visione precisa su Gerusalemme la Santa subito spariva, ma ad ogni passaggio da una visione all'altra mi era sempre vicina e mi confortava.

154 - Gerusalemme all'epoca della morte della Madonna

Arrivai in spirito al monte degli Ulivi e vi trovai tutto cambiato e devastato. La casa presso l'Orto del Getsemani, dove i discepoli si erano trattenuti, era stata demolita ed erano state scavate fosse ed erette mura per rendere impraticabile la via. Vidi il Sepolcro del Signore caduto in rovina ed otturato. Sulla cima della rupe si era incominciato a costruire qualcosa, che pareva un piccolo tempio. Mentre, afflitta, contemplavo la desolazione di quei luoghi, nu apparve il mio Sposo celeste, nelle stesse sembianze in cui era già comparso a Maddalena in quello stesso posto, e mi consolò. Trovai desolato e deserto il monte Calvario: il piccolo poggio superiore sul quale era sorta la Croce, era stato spianato e intorno ad esso erano state scavate fosse e valli cosicché nessuno poteva toccarne la cima. Io però potei arrivarvi e pregai, il Signore mi si avvicinò di nuovo per porgermi conforto. Quando Gesù mi stava vicino, Santa Susanna spariva dal mio fianco. Ebbi allora una visione che rappresentava i miracoli e le guarigioni operate da Cristo nelle vicinanze di Gerusalemme. Mentre pensavo alla grazia concessa specialmente ai sacerdoti di operare guarigioni in nome di Gesù, riflettevo come questa virtù si era recentemente manifestata nel principe di Hohenlohe. Vidi per suo merito guarire molti malati e fra questi anche quelli afflitti dall'ulcera, forse simboli di antiche colpe gravitanti nelle coscienze. Vidi pure altri sacerdoti i quali, nonostante fosse stata concessa simile facoltà terapeutica, per timore degli uomini o per eccessiva modestia non guarirono alcuno. Uno di questi si distinse in modo particolare per la facoltà di guarire l'anima di numerose persone morsa da orribili animali, simboli dei peccati; ma era impedito da ogni specie di ostacoli quando voleva risanare le malattie fisiche.


29 novembre 1943

Maria Valtorta

   Dice Gesù:
   «Sempre dal cominciare della preghiera la grazia del Signore scende su voi. Parlo della preghiera santa, non della stolta richiesta di cose inutili, o da Dio e dalla morale retta riprovate. L’Eterno che veglia su voi dai Cieli non ha cuore di bronzo simile al vostro che siete duri ai fratelli e ingrati a Dio. Egli subito si piega su voi quando con cuore umile, amoroso e fidente, quando con sacrificio e costanza, chiedete a Dio pietà.

   Pane e conforto, scienza e guida vi dà Dio quando a Lui vi rivolgete. E se non sempre siete esauditi, non pensate di rimanere senza risposta al vostro pregare. Per un “che” negato da una Intelligenza che tutto conosce, voi ricevete altri doni che non sempre subito apprezzate e dei quali non siete subito riconoscenti. Ma prima o poi dovete riconoscere questa Bontà intelligente che vi cura. E se qui non lo conoscete, sarà certamente oltre la vita della Terra che conoscerete quanto fu grande e buono con voi il Signore.

   A Daniele che ancora pregava[623] - e la preghiera di lui potreste dirla anche ora - il mio angelo parlò.

   Il Consolatore, che è anche l’Annunziatore, non è mai disgiunto da ciò che mi riguarda. Messaggero di Dio, spirito ubbidiente e amoroso, fece sempre suo gaudio portare i voleri di Dio agli uomini e consolare coloro che soffrono. Non lasciò rapido il Cielo unicamente per l’annunzio beato, per consolare Giuseppe, per confortare la mia tremenda agonia. Già ai profeti era andato a portare la parola e a disvelare il futuro che mi concerne come Messia. Spirito infiammato d’amore, ai desiderosi di Dio aleggia da presso e porta i sospiri degli amanti a Dio e le luci di Dio ai suoi amanti.

   Uno solo poteva levare prevaricazione, peccato e ingiustizia dalla Terra, che era meritevole di un nuovo diluvio e che fu unicamente sommersa e mondata da un Sangue divino e innocente. Io, Dio vero fatto carne per voi. Corruzione, peccato, ingiustizia e guerra fra l’uomo e Dio avrebbero avuto termine quando non di regale unzione ma di unzione funebre sarebbe stato unto il Santo dei santi, l’Innocente ucciso per amore degli uomini.

   Sospiro dei Patriarchi e di tutto il popolo di Dio, il Messia doveva sorgere per creare la Gerusalemme nuova che non muore in eterno. La Chiesa che vive e vivrà fino alla fine dei secoli e che continuerà a vivere nei suoi santi oltre il giorno di questa Terra. E a Daniele viene dato a conoscere il numero dei giorni che separavano i viventi dal tempo del Signore e le conseguenze della nequizia del popolo che al prodigio di Dio risponde con una condanna.

   La condanna del Cristo segna la condanna del popolo.

   Sempre un delitto attira una punizione. E dato che nessun delitto è più grande [di quello] di infierire sugli innocenti e calunniare gli incolpevoli, quale punizione poteva esser serbata a chi aveva ucciso l’Innocente, che non fosse distruzione totale del luogo dove l’abominio s’era installato?

   Inutili ormai i sacrifici quando la misura è sorpassata. Dio è longanime, ma non è ingiusto. E perdonare la pertinacia nel peccare dopo aver dato tutti i mezzi per conoscere l’errore ed uscirne, e per tornare a Dio, sarebbe da parte di Dio ingiustizia verso i giusti e verso coloro che i malvagi hanno torturato.

   Le settantadue settimane potrebbero essere, ora, anche di secoli, o figlia, e al termine di esse venire la desolazione sulla Terra e l’abominio là dove tutto dovrebbe essere santo. Già vi siete incamminati.

   Troppo sgretolare di umana scienza rode come una carie i cuori dei miei ministri che non sanno esser di Dio ma del mondo, e che assorbono lo spirito del mondo e dànno al mondo il loro alito non più di Cielo. È il grande dolore del Cristo. Troppe plaghe senza chiese. Troppe chiese senza sacerdoti. Troppi fedeli senza guida. Troppi cuori senza amore.

   Se Gabriele tornasse non troverebbe che ben difficilmente cuori che sapessero orare come Daniele e che accogliessero la sua parola senza vivisezionarla fino ad ucciderla per studiarla e per giungere a negarla. E non è già questo un abominio nella casa di Dio, là dove almeno i ministri di essa, quelli almeno, dovrebbero essere luce alle turbe?

   Cristo lo state uccidendo una seconda volta. Nel vostro spirito lo uccidete. E fra poco non sarete più popolo suo, ma tribù di idolatri. Non vi lamentate perciò se il Cielo è chiuso sul vostro fermentare di abominio.

   In verità vi dico che se non vi convertite al Signore Iddio vostro la desolazione durerà fino alla fine.»

[623] pregava, come si legge in Daniele 9, 20-27, cui rimanda l’annotazione della scrittrice accanto alla data. Seguono accenni a tre episodi nei quali lo stesso angelo, che aveva parlato al profeta Daniele, apparve per annunziare (Luca 1, 26-38), per consolare (Matteo 1, 20-21) e per confortare (Luca 22, 43).