Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Non lamentatevi che le vostre afflizioni sono molte, o pesanti o lunghe; perché Dio dispone ogni cosa in numero, peso e misura. (San Francesco di Sales)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 4° settimana del tempo di Avvento e Natale ( San Giovanni Evangelista)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 6

1Un giorno di sabato passava attraverso campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani.2Alcuni farisei dissero: "Perché fate ciò che non è permesso di sabato?".3Gesù rispose: "Allora non avete mai letto ciò che fece Davide, quando ebbe fame lui e i suoi compagni?4Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell'offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?".5E diceva loro: "Il Figlio dell'uomo è signore del sabato".

6Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. Ora c'era là un uomo, che aveva la mano destra inaridita.7Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo di trovare un capo di accusa contro di lui.8Ma Gesù era a conoscenza dei loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano inaridita: "Alzati e mettiti nel mezzo!". L'uomo, alzatosi, si mise nel punto indicato.9Poi Gesù disse loro: "Domando a voi: È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perderla?".10E volgendo tutt'intorno lo sguardo su di loro, disse all'uomo: "Stendi la mano!". Egli lo fece e la mano guarì.11Ma essi furono pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.

12In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione.13Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli:14Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo,15Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota,16Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore.

17Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone,18che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti.19Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti.

20Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva:
"Beati voi poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
21Beati voi che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi che ora piangete,
perché riderete.
22Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo.23Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.

24Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già la vostra consolazione.
25Guai a voi che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi che ora ridete,
perché sarete afflitti e piangerete.
26Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti.

27Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano,28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano.29A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica.30Da' a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo.31Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.32Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.33E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi.

36Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato;38date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio".

39Disse loro anche una parabola: "Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca?40Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro.41Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo?42Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
43Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni.44Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo.45L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore.

46Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico?47Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile:48è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.49Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande".


Secondo libro dei Maccabei 2

1Si trova scritto nei documenti che Geremia profeta ordinò ai deportati di prendere del fuoco, come è stato significato,2e che il medesimo profeta ai deportati consegnò la legge raccomandando loro di non dimenticarsi dei comandi del Signore e di non lasciarsi traviare nelle idee, vedendo i simulacri d'oro e d'argento e il fasto di cui erano circondati,3e che con altre simili espressioni li esortava a non ripudiare la legge nel loro cuore.4Si diceva anche nello scritto che il profeta, ottenuto un responso, ordinò che lo seguissero con la tenda e l'arca. Quando giunse presso il monte dove Mosè era salito e aveva contemplato l'eredità di Dio,5Geremia salì e trovò un vano a forma di caverna e là introdusse la tenda, l'arca e l'altare degli incensi e sbarrò l'ingresso.6Alcuni del suo seguito tornarono poi per segnare la strada, ma non trovarono più il luogo.7Geremia, saputolo, li rimproverò dicendo: Il luogo deve restare ignoto, finché Dio non avrà riunito la totalità del suo popolo e si sarà mostrato propizio.8Allora il Signore mostrerà queste cose e si rivelerà la gloria del Signore e la nube, come appariva sopra Mosè, e come avvenne quando Salomone chiese che il luogo fosse solennemente santificato.9Si narrava anche che questi, dotato di sapienza, offrì il sacrificio per la dedicazione e il compimento del tempio.10E allo stesso modo che Mosè aveva pregato il Signore ed era sceso il fuoco dal cielo a consumare le vittime immolate, così pregò anche Salomone e il fuoco sceso dal cielo consumò gli olocausti.11Mosè aveva detto: Poiché non è stata mangiata la vittima offerta per il peccato, essa è stata consumata.12Allo stesso modo anche Salomone celebrò gli otto giorni.
13Si descrivevano le stesse cose nei documenti e nelle memorie di Neemia e come egli, fondata una biblioteca, curò la raccolta dei libri dei re, dei profeti e di Davide e le lettere dei re intorno ai doni.14Anche Giuda ha raccolto tutti i libri andati dispersi per la guerra che abbiamo avuto, e ora si trovano presso di noi.15Se mai ne avete bisogno, mandate persone con l'incarico di portarveli.
16Vi abbiamo scritto mentre stiamo per celebrare la purificazione; farete ottima cosa se celebrerete anche voi questi giorni.17Poiché Dio ha salvato tutto il suo popolo e ha concesso a tutti l'eredità, nonché il regno, il sacerdozio e la santificazione18come ha promesso mediante la legge, noi poniamo in Dio speranza che egli ci usi presto misericordia e voglia presto radunarci, da ogni regione posta sotto il cielo, nel luogo santo; egli infatti ci ha liberati da grandi mali e ha purificato il luogo santo".
19I fatti riguardanti Giuda Maccabeo e i suoi fratelli, la purificazione del grande tempio e la dedicazione dell'altare,20come anche le guerre contro Antioco Epìfane e il figlio di lui Eupàtore,21nonché le manifestazioni venute dal cielo sopra coloro che si erano battuti con valore per il giudaismo, riuscendo in pochi a impadronirsi di tutta la regione e a scacciare una moltitudine di barbari,22a riconquistare il tempio famoso in tutto il mondo, a liberare la città e a ristabilire le leggi che stavano per essere soppresse, quando il Signore si rese loro propizio con ogni benevolenza:23questi fatti narrati da Giàsone di Cirene nel corso di cinque libri, ci studieremo di riassumerli in una sola composizione.24Vedendo infatti la massa di numeri e l'effettiva difficoltà per chi desidera di inoltrarsi nelle narrazioni storiche, a causa della vastità della materia,25ci siamo preoccupati di offrire diletto a coloro che amano leggere, facilità a quanti intendono ritenere nella memoria, utilità a tutti gli eventuali lettori.26Per noi certo, che ci siamo sobbarcati la fatica del sunteggiare, l'impresa non si presenta facile: ci vorranno sudori e veglie,27così come non è facile preparare un banchetto e accontentare le esigenze altrui; tuttavia per far cosa gradita a molti ci sarà dolce sopportare la fatica,28lasciando all'autore la completa esposizione dei particolari, curandoci invece di procedere secondo gli schemi di un riassunto.29Come infatti in una casa nuova all'architetto tocca pensare a tutta la costruzione, mentre chi è incaricato di dipingere a fuoco e a fresco deve badare solo alla decorazione, così, penso, è per noi.30L'entrare in argomento e il passare in rassegna i fatti e l'insinuarsi nei particolari, spetta all'ideatore dell'opera storica;31curare il sunto della esposizione e tralasciare i complementi della narrazione storica, è riservato a chi fa opera di compendio.32Di qui dunque cominceremo la narrazione, senza nulla aggiungere a ciò che abbiamo detto nella prefazione: sarebbe certo ingenuo abbondare nei preamboli e abbreviare poi la narrazione storica.


Sapienza 9

1"Dio dei padri e Signore di misericordia,
che tutto hai creato con la tua parola,
2che con la tua sapienza hai formato l'uomo,
perché domini sulle creature fatte da te,
3e governi il mondo con santità e giustizia
e pronunzi giudizi con animo retto,
4dammi la sapienza, che siede in trono accanto a te
e non mi escludere dal numero dei tuoi figli,
5perché io sono tuo servo e figlio della tua ancella,
uomo debole e di vita breve,
incapace di comprendere la giustizia e le leggi.
6Se anche uno fosse il più perfetto tra gli uomini,
mancandogli la tua sapienza, sarebbe stimato un nulla.
7Tu mi hai prescelto come re del tuo popolo
e giudice dei tuoi figli e delle tue figlie;
8mi hai detto di costruirti un tempio sul tuo santo monte,
un altare nella città della tua dimora,
un'imitazione della tenda santa
che ti eri preparata fin da principio.
9Con te è la sapienza che conosce le tue opere,
che era presente quando creavi il mondo;
essa conosce che cosa è gradito ai tuoi occhi
e ciò che è conforme ai tuoi decreti.
10Inviala dai cieli santi,
mandala dal tuo trono glorioso,
perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica
e io sappia ciò che ti è gradito.
11Essa infatti tutto conosce e tutto comprende,
e mi guiderà prudentemente nelle mie azioni
e mi proteggerà con la sua gloria.
12Così le mie opere ti saranno gradite;
io giudicherò con equità il tuo popolo
e sarò degno del trono di mio padre.
13Quale uomo può conoscere il volere di Dio?
Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?
14I ragionamenti dei mortali sono timidi
e incerte le nostre riflessioni,
15perché un corpo corruttibile appesantisce l'anima
e la tenda d'argilla grava la mente dai molti pensieri.
16A stento ci raffiguriamo le cose terrestri,
scopriamo con fatica quelle a portata di mano;
ma chi può rintracciare le cose del cielo?
17Chi ha conosciuto il tuo pensiero,
se tu non gli hai concesso la sapienza
e non gli hai inviato il tuo santo spirito dall'alto?
18Così furono raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra;
gli uomini furono ammaestrati in ciò che ti è gradito;
essi furono salvati per mezzo della sapienza".


Salmi 95

1Venite, applaudiamo al Signore,
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
2Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.

3Poiché grande Dio è il Signore,
grande re sopra tutti gli dèi.
4Nella sua mano sono gli abissi della terra,
sono sue le vette dei monti.
5Suo è il mare, egli l'ha fatto,
le sue mani hanno plasmato la terra.

6Venite, prostràti adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
7Egli è il nostro Dio,
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.

8Ascoltate oggi la sua voce:
"Non indurite il cuore,
come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto,
9dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere.

10Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione
e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato,
non conoscono le mie vie;
11perciò ho giurato nel mio sdegno:
Non entreranno nel luogo del mio riposo".


Ezechiele 24

1Il dieci del decimo mese, dell'anno nono, mi fu rivolta questa parola del Signore:2"Figlio dell'uomo, metti per iscritto la data di oggi, di questo giorno, perché proprio oggi il re di Babilonia punta contro Gerusalemme.3Proponi una parabola a questa genìa di ribelli dicendo loro: Così dice il Signore Dio:

Metti su la pentola,
mettila e versavi acqua.
4Mettici dentro i pezzi di carne,
tutti i pezzi buoni, la coscia e la spalla,
e riempila di ossi scelti;
5prendi il meglio del gregge.
Mettici sotto la legna e falla bollire molto,
sì che si cuociano dentro anche gli ossi.
6Poiché dice il Signore Dio:
Guai alla città sanguinaria,
alla pentola arrugginita,
da cui non si stacca la ruggine!
Vuotala pezzo per pezzo, senza fare le parti,
7poiché il suo sangue è dentro,
lo ha versato sulla nuda roccia,
non l'ha sparso in terra per ricoprirlo di polvere.
8Per provocare la mia collera,
per farne vendetta,
ha posto il suo sangue
sulla nuda roccia, senza ricoprirlo.
9Perciò dice il Signore Dio:
Guai alla città sanguinaria!
Anch'io farò grande il rogo.
10Ammassa la legna,
fa' divampare il fuoco,
fa' consumare la carne,
riducila in poltiglia
e le ossa siano riarse.
11Vuota la pentola sulla brace,
perché si riscaldi
e il rame si arroventi;
si distrugga la sozzura che c'è dentro
e si consumi la sua ruggine.
12Quanta fatica!
Ma l'abbondante sua ruggine non si stacca,
non scompare da essa neppure con il fuoco.

13La tua immondezza è esecrabile: ho cercato di purificarti, ma tu non ti sei lasciata purificare. Perciò dalla tua immondezza non sarai purificata finché non avrò sfogato su di te la mia collera.14Io, il Signore, ho parlato! Questo avverrà, lo compirò senza revoca; non avrò né pietà, né compassione. Ti giudicherò secondo la tua condotta e i tuoi misfatti". Oracolo del Signore Dio.
15Mi fu rivolta questa parola del Signore:16"Figlio dell'uomo ecco, io ti tolgo all'improvviso colei che è la delizia dei tuoi occhi: ma tu non fare il lamento, non piangere, non versare una lacrima.17Sospira in silenzio e non fare il lutto dei morti: avvolgiti il capo con il turbante, mettiti i sandali ai piedi, non ti velare fino alla bocca, non mangiare il pane del lutto".
18La mattina avevo parlato al popolo e la sera mia moglie morì. La mattina dopo feci come mi era stato comandato19e la gente mi domandava: "Non vuoi spiegarci che cosa significa quello che tu fai?".20Io risposi: "Il Signore mi ha parlato:21Annunzia agli Israeliti: Così dice il Signore Dio: Ecco, io faccio profanare il mio santuario, orgoglio della vostra forza, delizia dei vostri occhi e amore delle vostre anime. I figli e le figlie che avete lasciato cadranno di spada.22Voi farete come ho fatto io: non vi velerete fino alla bocca, non mangerete il pane del lutto.23Avrete i vostri turbanti in capo e i sandali ai piedi: non farete il lamento e non piangerete: ma vi consumerete per le vostre iniquità e gemerete l'uno con l'altro.24Ezechiele sarà per voi un segno: quando ciò avverrà, voi farete in tutto come ha fatto lui e saprete che io sono il Signore.25Tu, figlio dell'uomo, il giorno in cui toglierò loro la loro fortezza, la gioia della loro gloria, l'amore dei loro occhi, la brama delle loro anime, i loro figli e le loro figlie,26allora verrà a te un profugo per dartene notizia.27In quel giorno la tua bocca si aprirà per parlare con il profugo, parlerai e non sarai più muto e sarai per loro un segno: essi sapranno che io sono il Signore".


Lettera ai Romani 13

1Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c'è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio.2Quindi chi si oppone all'autorità, si oppone all'ordine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono si attireranno addosso la condanna.3I governanti infatti non sono da temere quando si fa il bene, ma quando si fa il male. Vuoi non aver da temere l'autorità? Fa' il bene e ne avrai lode,4poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora temi, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male.5Perciò è necessario stare sottomessi, non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza.6Per questo dunque dovete pagare i tributi, perché quelli che sono dediti a questo compito sono funzionari di Dio.7Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi il tributo, il tributo; a chi le tasse le tasse; a chi il timore il timore; a chi il rispetto, il rispetto.

8Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole; perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge.9Infatti il precetto: 'Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare' e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: 'Amerai il prossimo tuo come te stesso'.10L'amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l'amore.

11Questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti.12La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.13Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie.14Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri.


Capitolo II: Nel Sacramento si manifestano all’uomo la grande bontà e l’amore di Dio

Leggilo nella Biblioteca

Parola del discepolo

1.     O Signore, confidando nella tua bontà e nella tua grande misericordia, mi appresso infermo al Salvatore, affamato e assetato alla fonte della vita, povero al re del cielo, servo al Signore, creatura al Creatore, desolato al pietoso mio consolatore. Ma "per qual ragione mi è dato questo, che tu venga a me?" (Lc 1,43). Chi sono io, perché tu ti doni a me; come potrà osare un peccatore di apparirti dinanzi; come ti degnerai di venire ad un peccatore? Ché tu lo conosci, il tuo servo; e sai bene che in lui non c'è alcunché di buono, per cui tu gli dia tutto ciò. Confesso, dunque, la mia pochezza, riconosco la tua bontà, glorifico la tua misericordia e ti ringrazio per il tuo immenso amore. Infatti non è per i miei meriti che fai questo, ma per il tuo amore: perché mi si riveli maggiormente la tua bontà, più grande mi si offra il tuo amore e l'umiltà ne risulti più perfettamente esaltata. Poiché, dunque, questo ti è caro, e così tu comandasti che si facesse, anche a me è cara questa tua degnazione. E voglia il Cielo che a questo non sia di ostacolo la mia iniquità.

2. Gesù, pieno di dolcezza e di benignità, quanta venerazione ti dobbiamo, e gratitudine e lode incessante, per il fatto che riceviamo il tuo santo corpo, la cui grandezza nessuno può comprendere pienamente. Ma quali saranno i miei pensieri in questa comunione con te, in questo avvicinarmi al mio Signore; al mio Signore che non riesco a venerare nella misura dovuta e che tuttavia desidero accogliere devotamente? Quale pensiero più opportuno e più salutare di quello di abbassarmi totalmente di fronte a te, esaltando, su di me la tua bontà infinita? Ti glorifico, o mio Dio, e ti esalto in eterno; disprezzo me stesso, sottoponendomi a te, dal profondo della mia pochezza. Ecco, tu sei il santo dei santi, ed io una sozzura di peccati. Ecco, tu ti abbassi verso di me, che non sono degno neppure di rivolgerti lo sguardo. Ecco, tu vieni a me, vuoi stare con me, mi inviti al tuo banchetto; tu mi vuoi dare il cibo celeste, mi vuoi dare da mangiare il pane degli angeli: nient'altro, veramente, che te stesso, "pane vivo, che sei disceso dal cielo e dai la vita al mondo (Gv 6,33.51). Se consideriamo da dove parte questo amore, quale degnazione ci appare; quanto profondi ringraziamenti e quante lodi ti si debbono!

3. Quanto fu utile per la nostra salvezza il tuo disegno, quando hai istituito questo sacramento; come è soave e lieto questo banchetto, nel quale hai dato in cibo te stesso! Come è ammirabile questo che tu fai; come è efficace la tua potenza e infallibile la tua verità. Infatti, hai parlato "e le cose furono" (Sal 148, 5); e fu anche questo sacramento, che tu hai comandato. Mirabile cosa, degna della nostra fede; cosa che oltrepassa la umana comprensione che tu, o Signore Dio mio, vero Dio e uomo, sia tutto sotto quella piccola apparenza del pane e del vino; e che tu sia mangiato senza essere consumato. "Tu, o Signore di tutti", che, di nessuno avendo bisogno, hai voluto, per mezzo del Sacramento, abitare fra noi (2 Mac 14,35), conserva immacolato il mio cuore e il mio corpo, affinché io possa celebrare sovente i tuoi misteri, con lieta e pura coscienza; e possa ricevere, a mia salvezza eterna, ciò che tu hai stabilito e istituito massimamente a tua glorificazione e perenne memoria di te.

4. Rallegrati, anima mia, e rendi grazie a Dio per un dono così sublime, per un conforto così straordinario, lasciato a te in questa valle di lacrime. In verità, ogni qualvolta medito questo mistero e ricevi il corpo di Cristo, lavori alla tua redenzione e ti rendi partecipe di tutti i meriti di Cristo. Mai non viene meno, infatti, l'amore di Cristo; né si esaurisce la grandezza della sua intercessione. E' dunque con animo sempre rinnovato che ti devi disporre a questo Sacramento; è con attenta riflessione che devi meditare il mistero della salvezza. E quando celebri la Messa, o l'ascolti, ciò deve apparirti un fatto così grande, così straordinario e così pieno di gioia, come se, in quello stesso giorno, scendendo nel seno della Vergine, Cristo si facesse uomo, patisse e morisse pendendo dalla croce.


DISCORSO 132/A DAL VANGELO DI GIOVANNI (6, 57-58): L'EUCARISTIA

Discorsi - Sant'Agostino

Leggilo nella Biblioteca

In che consiste mangiare il Cristo

1. Che parola avete udito da parte del Signore che c'invitava? Il Signore ha invitato i servi ed ha apprestato loro in cibo se stesso. Chi può avere l'ardire di mangiare il proprio Signore? E tuttavia egli afferma: Chi mangia di me, vivrà per me 1. Quando si mangia Cristo, si mangia la vita. Né si uccide perché si possa mangiare, ma egli ridona la vita ai morti. Quando si mangia, infonde vita nuova, ma la sua non si riduce. Perciò, fratelli, non esitiamo a mangiare un tale pane nel timore di consumarlo interamente e non trovare poi che mangiare. Si mangi il Cristo: mangiato, è vivente, perché, ucciso, è risorto. Neppure lo dividiamo in parti nel mangiarlo. Ma in realtà avviene così nel sacramento e i fedeli sanno in qual modo essi mangiano la carne di Cristo; ciascuno riceve la sua parte, per cui la stessa grazia viene chiamata " parti ". Si mangia in porzioni, e rimane tutto intero; si mangia in porzioni nel sacramento e rimane tutto intero nel cielo, rimane tutto intero nel tuo cuore. Tutto intero era infatti presso il Padre quando venne nella Vergine; riempì il grembo di lei, senza allontanarsi da lui. Veniva nella carne, perché gli uomini potessero mangiarlo; ma restava tutto intero presso il Padre per essere il cibo degli angeli.Affinché sappiate, fratelli (e sia chi di voi sappia, sia chi ignori, dovete tutti sapere)che quando Christo fu fatto uomo, l'uomo mangiò il pane degli angeli 2. Da quale parte, in quale modo, per quale via, per quali meriti, per quale dignità poteva l'uomo mangiare il pane degli angeli se il Creatore degli angeli non si fosse fatto uomo? Perciò, mangiamo sicuri: non ha fine ciò che mangiamo; quindi, mangiamo per non avere fine noi. In che consiste mangiare il Cristo? Non consiste soltanto nel mangiare il suo corpo nel sacramento; molti infatti lo ricevono essendo indegni. Di essi dice l'Apostolo: Chi mangia il pane e beve il calice del Signore indegnamente, mangia e beve la propria condanna 3.

Come si deve mangiare Cristo

2. Ma come si deve mangiare Cristo? Come egli stesso lo indica: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui 4. Pertanto, se rimane in me, e io in lui, allora mangia, allora beve; ma se uno non rimane in me ed io non rimango in lui, anche se riceve il sacramento, si procura un tormento grande. Ciò che egli afferma: Chi, dunque, rimane in me, lo ripete in un altro passo: Chi osserva i miei comandamenti rimane in me ed io in lui 5. Fate perciò attenzione, fratelli; se voi che siete i fedeli venite separati dal corpo del Signore, c'è da temere per voi la morte di fame. Egli stesso ha detto infatti: Chi non mangia la mia carne e non beve il mio sangue, non avrà in sé la vita 6. Se però venite separati, così che non potete mangiare il corpo e il sangue del Signore, per voi c'è da temere la morte. Nel caso invece che lo riceviate indegnamente e beviate indegnamente, c'è da temere che mangiate e beviate la condanna. Siete soggetti a grandi strettezze. Vivete bene e le pressioni si allentano. Non promettetevi la vita se vivete male. L'uomo si inganna quando promette a se stesso ciò che Dio non promette. Cattivo testimone, tu ti riprometti ciò che la verità ti nega. Dice la Verità: Se vivete male vi attende la morte eterna, e tu ti dici: Ora vivo male e in eterno vivrò con Cristo? Come può essere che la Verità mentisca e tu dica il vero? Ogni uomo è mentitore 7. Di conseguenza, non potete vivere bene se egli non avrà concesso il suo aiuto, se egli non avrà dato, se egli non avrà donato. Quindi, pregate e mangiate. Pregate e sarete liberati da queste pressioni. Egli vi darà con pienezza infatti, e nella rettitudine dell'agire, e nell'onestà della vita. La vostra coscienza sia scrutata a fondo. La vostra bocca sarà piena della lode di Dio e di esultanza; e una volta liberati dalle grandi strettezze, direte a lui: Hai spianato la via ai miei passi ed i miei piedi non hanno vacillato 8.

1 - Gv 6, 58.

2 - Sal 77, 25.

3 - 1 Cor 11, 29.

4 - Gv 6, 57.

5 - 1 Gv 3, 24.

6 - Cf. Gv 6, 54.

7 - Sal 115, 11.

8 - Sal 17, 37.


Capitolo 9 - Gli amici di Gesù durante il sabato santo

La Passione di Gesù - Anna Caterina Emmerick

Leggilo nella Biblioteca

Nicodemo e Giuseppe ritornarono a Gerusalemme passando per una porticina del giardino a cui avevano accesso solo gli amici di Gesù.

Anche Maria Heli con Maria di Marco e altre pie donne ritornarono a Gerusalemme, mentre la Vergine, Giovanni, Maria Maddalena e alcune discepole salirono al Calvario per pregare.

Intanto Cassio era andato da Pilato per informarlo circa gli ultimi avvenimenti; portava con sé la lancia che aveva trafitto il cuore di Cristo.

Prevedendo che gli Ebrei avrebbero chiesto la custodia del santo sepolcro, il centurione promise a Pilato un rapporto dettagliato se vi fosse stato inviato al comando del corpo di guardia.

Il procuratore romano acconsentì, pur considerando Cassio un po' fanatico. Tuttavia, assalito da un'inspiegabile superstizione, si fece lasciare la santa lancia davanti alla porta.

Vidi la Vergine e le sue compagne che facevano ritorno dal Calvario, dove avevano pianto e pregato. Esse si ritirarono dalla via per non farsi scorgere dai soldati, che, alla luce delle fiaccole, risalivano il monte per togliere le croci.

A Gerusalemme, Giuseppe e Nicodemo incontrarono Pietro, Giacomo il Maggiore e Giacomo il Minore, i qua li andavano alla ricerca dei discepoli dispersi. Pietro, in preda a una crisi di dolore, abbracciò i due sinedriti e si accusò di non essere stato presente alla crocifissione del Signore, poi li ringraziò per aver dato onorevole sepoltura a Gesù.

Essi concordarono un segnale di riconoscimento, mediante il quale sarebbe stata aperta la porta del cenacolo ai discepoli.

Vidi Abenadar e altri nuovi convertiti entrare nel cenacolo. A poco a poco la maggior parte degli amici di Gesù vi si trovò riunita quale prima comunità cristiana. I nuovi venuti mostravano un grande rispetto verso Giovanni, perché il Signore gli aveva affidato sua Madre. L'apostolo non si era inorgoglito e continuava ad essere molto semplice e buono con tutti.

Quando le pie donne fecero ritorno al cenacolo, costernate e avvilite, accesero le lanterne e si riunirono attorno alla santa Vergine.

Più tardi, nella notte, giunsero Lazzaro, Marta, la vedova Maroni di Naim, la Samaritana e Maria la Sufanita provenienti da Betania. Si parlò della crocifissione e della sepoltura di Gesù. Tutti piansero con profonda amarezza e cercarono di darsi consolazione a vicenda.

Ho visto gli amici di Gesù assorti nella lettura delle Scritture. Essi si preparavano a osservare il riposo sabatico secondo il precetto.

Nell'ala riservata alla Madre di Gesù vi erano state adattate alcune celle per permettere il riposo notturno alle pie donne. Le vidi mentre spiegavano le coperte, si levavano i sandali, le cinture e una parte degli indumenti, quindi si avvolsero in lunghi veli e si distesero sui loro giacigli. Si alzarono a mezzanotte, si vestirono e si prepararono per la preghiera notturna.

Gli Ebrei usavano recarsi al tempio all'alba del sabato, cioè il giorno successivo a quello in cui avevano consumato l'agnello pasquale.

Anche Maria santissima e le pie donne si avviarono al tempio alle tre del mattino; la Vergine voleva congedarsi dal santo luogo dove aveva adorato l'Altissimo.

Le donne erano accompagnate da Giovanni e da alcuni discepoli di Gesù. Secondo l'uso del tempio, quella mattina le porte erano spalancate, i lumi accesi e l'atrio dei sacerdoti era accessibile al popolo. Ma a causa dei nefasti avvenimenti della vigilia, la cui eco era ancora viva, il luogo di culto era quasi deserto, si vedevano solo alcune guardie e qualche inserviente.

I figli di Simeone e i nipoti di Giuseppe d'Arimatea accompagnarono gli amici attraverso il tempio. Osservarono in silenzio i segni della collera di Dio. Tra il sacrato e il “santo dei santi” i muri si erano spaccati e il tendaggio che velava quest'ultimo giaceva ancora al suolo.

Le pie donne passarono attraverso la breccia nel muro e videro l'interno del “santo dei santi”. Dappertutto erano visibili le macerie dei muri crollati, le colonne rovesciate e i pavimenti sfondati.

La Vergine contemplò i luoghi santificati dalla predicazione e dalle sofferenze del Figlio, si prostrò, li baciò e versò molte lacrime, imitata dagli amici di Gesù.

Poi mostrò a quelli che l'accompagnavano i luoghi in cui era stata allevata ed educata, si era unita in matrimonio con san Giuseppe e aveva presentato il bambino Gesù, infine indicò loro dove Anna e Simeone avevano profetizzato l'atroce morte del Signore. A quell'ultimo ricordo la Vergine non poté trattenere le lacrime. Prima di uscire, mostrò ai compagni la cattedra dove Gesù fanciullo aveva insegnato ai dottori.

Con profonda tristezza, Maria santissima abbandonò il tempio desolato mentre le risuonavano alla memoria le parole del Figlio: «Abbattete questo tempio e io lo ricostruirò in tre giorni».

Dopo, rimase in ansiosa attesa della risurrezione del Figlio al terzo giorno, quando la sua parola avrebbe trovato compimento.

Era ancora mattina quando la Madonna e gli amici di Gesù rientrarono al cenacolo.

Le pie donne si ritirarono sul lato destro dell'edificio e gli uomini si unirono ai discepoli nella sala principale. Tra scorsero l'intero sabato in preghiera.

Vidi le pie donne attorno a Maria, poi si rivolsero verso il muro e pregarono. Avevano il capo coperto con un velo nero.

Solo le più deboli mangiarono qualcosa, tutte le altre digiunarono.

Le porte e le finestre erano sbarrate e in tutta la casa regnava un silenzio straordinario.


La sera precedente la risurrezione


La sera del sabato Giovanni si recò nella sala delle pie donne, pianse con loro, le consolò e andò via; più tardi sopraggiunsero Pietro e Giacomo il Minore, che non vi rimasero a lungo. Subito dopo le discepole si separarono, si avvolsero nei mantelli e si sedettero nelle loro celle su casse cosparse di cenere.

Intanto la santa Vergine pregava con fervore, finché le comparve un angelo di Dio. La creatura celeste l'invitò a recarsi presso la porticina del giardino di Giuseppe, dove il Signore voleva incontrarla. Col cuore palpitante Maria si avvolse nel suo mantello e uscì in tutta fretta, senza dire a nessuno dove si recasse.

Erano all'incirca le nove di sera quando la Vergine raggiunse la porticina. Improvvisamente il suo sguardo fu rapito in alto, sopra le mura della città. Si fermò e vide di scendere dal cielo l'anima santa del Salvatore circonfusa di luce: non portava tracce di ferite ed era circondata dalle anime degli antichi patriarchi. Il Signore, indicando ad esse Maria, disse:

«Questa è la Madre mia! ».

Mi parve che il Salvatore l'abbracciasse e, senza pronunciare parola, scomparve con il corteo delle sante anime. Pervasa di gioia, la Vergine s'inginocchiò e baciò la terra dove il Figlio le era apparso.

Durante la sua assenza le discepole si erano recate in città a procurarsi erbe e fiori con cui intendevano ricoprire il santo corpo del Signore. Quando Maria rientrò al cenacolo le vide intente a mescolare varie specie di unguenti e di aromi. Le pie donne sembravano pervase da un'indicibile tristezza. Lei non disse quello che aveva visto, ma col rinnovato vigore ricevuto dalla visita del Figlio poté consolarle e rinforzarle nella fede.

Il lungo tavolo era coperto da un grande panno sul quale vi erano disposti diversi involti di erbe, flaconi d'unguento, acqua di nardo, fiori freschi e un giglio. Appena ebbero finito di preparare, le pie donne avvolsero le miscele in lini freschi e andarono a riposare.


La notte della risurrezione

«Non avevano ancora compreso la Scrittura, secondo la quale egli doveva risuscitare dai morti» (Giovanni 20,9).


Vidi il santo sepolcro di Cristo immerso nel più assoluto silenzio; era sorvegliato da tre guardie, altre quattro si erano recate a Gerusalemme. Le torce collocate davanti alla grotta diffondevano un vivo bagliore nello spazio circostante. Mi avvicinai al santissimo corpo di Cristo per adorarlo: era circonfuso di splendore e riposava tra due angeli in perenne adorazione. Essi sedevano ai piedi e al capo del Salvatore, indossavano vesti sacerdotali e avevano le braccia incrociate sul petto; mi ricordarono i cherubini dell'arca dell'alleanza.

Il Signore e gli angeli adoratori furono certamente visibili anche agli occhi interiori di Cassio, assorto di fronte al sepolcro.

Mentre contemplavo il sacratissimo corpo di Gesù, vidi la sua santa anima entrare nella tomba. Era seguita da una schiera di spiriti redenti. Il Signore mostrò loro il martirio del suo corpo.

Tutte le bende che lo avvolgevano caddero da parte, così che le sue piaghe, le infermità e tutti i suoi dolori furono riconosciuti anche esteriormente. A quella vista le anime dei padri furono prese da un'indicibile riverenza, sembravano tremare e piangere di compassione. In quel momento la roccia del sepolcro tremò. Le tre guardie che vegliavano caddero al suolo e persero conoscenza. Cassio percepì subito l'evento straordinario...

 Le pie donne, dopo aver preparato gli aromi, si erano ritirate nelle loro celle senza addormentarsi, perché volevano recarsi al sepolcro prima dell'alba.

Alle undici di notte la santa Vergine fu presa dall'irresistibile desiderio di ripercorrere la Via Crucis.

Si alzò dal letto, si avvolse in un mantello grigio e lasciò il cenacolo.

Attraversò gran parte della città, percorrendone le vie deserte e fermandosi nei luoghi dove il Salvatore aveva sofferto i più gravi oltraggi.

L'accompagnai in spirito nel suo triste cammino e pre gai con lei nei limiti delle mie forze. La santa Madre giunse vicino alla casa di Caifa e poi a quella di Pilato, si prosternava a terra e baciava perfino le pietre, venerando il sacro sangue di Cristo.

Tutte quelle stazioni del dolore, santificate dal sangue di Gesù, apparivano piene di luce allo sguardo della Vergine.

Continuando a elevarsi nell'adorazione del santo Figlio, ella giunse lentamente sul Calvario. Era ormai prossima al promontorio delle croci, quando all'improvviso le apparve Gesù nel suo santissimo corpo. Il Signore era preceduto da un angelo e affiancato dai due spiriti adoratori visti nel sepolcro, e lo seguivano innumerevoli anime redente.

Gesù non faceva alcun movimento, pur librandosi nel la luce.

Annunciò alla santa Madre che stava per risuscitare col corpo trasfigurato. Aggiunse che ella avrebbe dovuto attenderlo al Calvario, dove egli era caduto sotto il peso della croce.

Mancava poco alla mezzanotte quando la Vergine andò a inginocchiarsi sulla stessa pietra che aveva causato la caduta del Figlio.

Il santo corteo del Signore percorse la Via Crucis. Durante il cammino Gesù mostrò alle anime redente i martìri a cui era stato sottoposto. Gli angeli raccolsero tutti i frammenti del corpo che gli erano stati strappati durante la passione. A quelle anime fu anche mostrata la chiodatura e l'elevazione della croce, l'apertura del costato, la deposizione e la composizione della sua salma. Allo stesso tempo, tutte queste cose venivano contemplate dalla santa Vergine.

Vidi la luce delle lanterne accanto al sepolcro, ma non vidi più la santa salma del Signore.

Il primo giorno dopo il sabato, appena il cielo iniziò a schiarirsi verso oriente, Maria, Maddalena, Maria, figlia di Cleofa, Giovanna Cusa e una ricca signora lasciarono il cenacolo.

Erano avvolte nei mantelli e portavano le erbe aromatiche e i fiori in panni di lino; una di esse portava la lanterna accesa sotto il mantello. Timidamente, le discepole giunsero alla porticina del giardino di Giuseppe.


Risurrezione del Signore (particolari)

«Ed ecco che ci fu un gran terremoto, un angelo del Signore era sceso dal cielo e, avvicinatosi, ribaltò la pietra e vi si sedette sopra...» (Matteo 28,2).


Nella notte della risurrezione la santa anima di Gesù mi apparve splendente di gloria tra due angeli guerrieri; questi non erano gli angeli in abiti sacerdotali visti in adorazione del suo corpo. Circondata da numerose figure luminose, la santa anima scese nella tomba e penetrò nel suo corpo sacratissimo, le cui membra subito si mossero.

Il corpo splendente del Signore uscì fuori dal sudario da un lato rimasto socchiuso, come se uscisse fuori dalla ferita del costato. Mi ricordai di Eva, che venne fuori dal fianco di Adamo.

La grotta era inondata da una radiosa luce celeste. Nel lo stesso momento vidi uscire dalle profondità del sottosuolo, da sotto la tomba, una forma mostruosa con la coda di serpente. Il mostro furioso volgeva contro il Signore la testa di drago, oltre la quale, se mi ricordo bene, aveva anche una testa d'uomo.

Il Risorto aveva in mano un bastone bianco, alla cui estremità sventolava un piccolo stendardo.

Gesù calpestò la testa del drago e percosse col bastone tre volte la sua coda; ad ogni colpo la bestia rimpiccioliva, finché ricadde nell'abisso; solo la testa d'uomo aveva continuato a guardare in alto.

Avevo già visto un serpente simile in occasione della concezione di Gesù; mi ricordo pure del serpente del paradiso, ma questo a due teste era ancora più orribile.

Nella visione del drago con la testa schiacciata si era manifestata la vittoria di Cristo sulla morte. Infatti da quel momento non vidi più la sua salma.

Credo che questa visione si riferisca alla famosa profezia che dice: «il seme della donna schiaccerà la testa al serpente»

Dopo aver vinto il serpente, Gesù, splendente di luce, si elevò attraverso la roccia, la terra tremò, un angelo luminoso scese dal cielo come una saetta, rovesciò la pietra del sepolcro e vi si sedette sopra.

Quello fu il momento in cui le guardie ebbero un moto di paura e caddero a terra svenute.

Cassio, preso dall'emozione, cadde anche lui, ma si riebbe poco dopo. Si avvicinò prudentemente alla tomba, vide il sudario senza il santo corpo e si ritirò. Prima di da re la notizia a Pilato, attese nella speranza di comprende re meglio cosa fosse accaduto.

In quel momento il Salvatore, ammantato di gloria, apparve a sua Madre sul Calvario.

La sua veste fluttuava nel vento e risplendeva ai raggi del sole.

Egli mostrò alla Vergine le sue grandi piaghe, nelle qua li sarebbe entrato un dito. Esse splendevano di luce abbagliante, i cui raggi andavano dal centro delle mani fino alle punta delle dita. Le labbra di tali ferite serbavano le linee di tre triangoli equilateri che s'incontravano nel punto medio di un circolo.

Le anime dei patriarchi s'inchinarono dinanzi alla Madre di Dio.

E poiché ella si prostrava a terra per baciargli i piedi, il Signore la prese per mano, la rialzò e scomparve.

Vidi l'orizzonte schiarirsi sopra Gerusalemme e la fievole luce delle lanterne accanto al sepolcro.

Era l'alba della risurrezione!


Le pie donne al sepolcro. Apparizioni del Signore risorto

«Ed ecco che Gesù si fece loro incontro e disse: “Salute a voi!”» (Matteo 28,9).


Le quattro discepole entrarono nel giardino di Giuseppe, ma non sapevano ancora dei prodigi che erano avvenuti nel sepolcro. Esse non sapevano neppure che questo fosse sorvegliato dalle guardie, perché il sabato non vi si erano recate. Adesso si domandavano preoccupate:

«Chi ci aiuterà a rimuovere la pietra che chiude l'ingresso del sepolcro?».

Infatti, nel loro fervente desiderio di onorare Cristo, non avevano affatto pensato a tale difficoltà. Le pie donne desideravano ardentemente completare l'inumazione del corpo di Gesù cospargendolo di aromi e di fiori.

Salomè aveva portato la maggior quantità di oli aromatici. Questa non era la madre di Giovanni, ma una ricca signora di Gerusalemme parente di san Giuseppe.

Dopo essersi consultate fra loro, le pie donne concordarono di aspettare davanti al sepolcro qualche discepolo che venisse ad aprire.

Giunte davanti alla grotta, videro le lanterne accese e le guardie a terra, stordite dalla paura. Le due discepole meno audaci indugiarono e non andarono avanti. Invece Maria Maddalena avanzò, seguita a breve distanza da Salomè: erano le stesse che avevano preparato gli aromi con maggior fervore. Così, non senza timore, le due coraggiose entrarono nel luogo della sepoltura. La pesante pietra circo lare giaceva al suolo riversa, la porta di rame era stata socchiusa probabilmente ad opera di Cassio. Maria Maddalena aprì e fu colta da un forte sgomento: Gesù non era più nella tomba, le bende stavano ripiegate a terra e la sindone era distesa allo stesso posto in cui avevano riposto il Signore! La donna uscì rapidamente dal giardino e corse concitata verso il cenacolo.

Intanto Maria Salomè informò le altre due compagne dell'accaduto.

Esse ne furono turbate e allo stesso tempo si sentirono confortate, ma non osarono andare fino alla tomba.

S'inoltrarono nel giardino solo quando incontrarono Cassio, che le mise al corrente di quanto aveva visto. Egli era diretto in città, avendo ormai perduta la speranza di vedere Gesù.

Le due compagne, giunte alla porta del sepolcro, si videro innanzi i due angeli nella splendente veste sacerdotale. Sbigottite da quella visione esse si prostrarono col vi so a terra.

Un angelo disse:

«Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non abbiate timore! So che cercate Gesù, ma egli non è più qui, perché è risorto! Guardate il luogo dove il Signore era stato deposto».

Tremanti di gioia, le pie discepole, dopo che furono ripartite, si fermavano di tanto in tanto a guardare se avessero potuto incontrare il Signore o se Maria Maddalena stesse per tornare.

Nello stesso momento, Maria Maddalena, tutta trafelata, bussava rumorosamente alla porta del cenacolo. Le aprirono Pietro e Giovanni. Gli altri apostoli dormivano ancora. Gridò:

«Hanno portato via il corpo del Signore e non sappiamo dove sia adesso! ».

Detto questo, senza aspettare niente, la discepola fece ritorno al sepolcro seguita dai due apostoli. Giovanni correva più veloce di Pietro.

Marìa Maddalena era fuori di sé per il dolore e lo stupore, con la lunga capigliatura che sventolava nell'aria.

Essendo giunta per prima, non si arrischiò ad entrare nella grotta, ma rimase fuori.

Qui s'inchinò a guardare e, mentre respingeva indietro i capelli che le cadevano sul viso, vide i due angeli, uno a capo e l'altro ai piedi della tomba.

Uno dei due le disse:

«Oh, donna, perché piangi?».

Allora Maria Maddalena gridò il suo dolore:

«Hanno portato via il mio Signore e non so dove l'abbiano messo!».

Lei aveva parlato senza che l'apparizione degli angeli l'avesse impressionata, perché non pensava ad altro che al suo Signore. Dicendo questo, e vedendo ancora una volta il sudario vuoto, Maria Maddalena lasciò il sepolcro e si mise a cercare il Signore nei dintorni, poiché ebbe il presentimento che egli fosse vicino a lei e che avrebbe finito col ritrovarlo.

Stava a circa dieci passi dal sepolcro, verso oriente, quando vide uscire dai cespugli una grande figura biancovestita, che le chiese:

«Donna, perché piangi? E chi vai cercando?». Quest'uomo aveva in mano una pala e sulla testa un cappello piatto, simile a un pezzo di corteccia. Maria Maddalena, credendo che fosse il giardiniere, gli rispose:

«Se l'hai portato via tu, dimmi dov'è e andrò a prenderlo».

Vidi quella figura senza luce alcuna, come di un uomo vestito di bianco nell'ora del crepuscolo.

Mentre lei si guardava ancora intorno, come se avesse smarrito la strada, Gesù con la sua voce consueta la chiamò:«Maria!».

Subito ella, riconoscendone la voce, lo chiamò come una volta:

«Rabbunì!» (cioè “Maestro”).

Si prostrò a terra e protese le braccia verso i piedi di lui. Gesù, sollevando la mano per allontanarla, le disse:

«Non toccarmi adesso, perché non sono ancora asceso al Padre mio; ma va' dai miei fratelli e di' loro che io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro».

Così dicendo, disparve.

Gesù aveva detto: «Non toccarmi», perché Maria Maddalena, nello stato concitato in cui si trovava, credeva che tutto fosse come prima, dimenticando la potenza miracolosa della trasfigurazione del Signore. Quanto alle sue parole: «Non sono ancora asceso al Padre mio», mi fu rivelato che egli non si era ancora presentato al Padre celeste per ringraziarlo della vittoria sulla morte.

Tornata in sé, Maria Maddalena corse di nuovo al sepolcro. Quando vide gli angeli ancora seduti sopra la tomba, si sentì finalmente sicura e uscì dal giardino in cerca delle sue compagne.

Maria Maddalena era appena uscita dal giardino, quando Giovanni vi entrò seguito da Simon Pietro.

All'ingresso del luogo della sepoltura, il primo si fermò e si chinò a guardare dentro la grotta, mentre Pietro vi entrò e vide i lini con gli aromi ripiegati da un lato, così pure il lenzuolo che aveva ricoperto il santo corpo. Il velo che aveva coperto il volto del Signore non era ripiegato con gli altri, ma giaceva a terra più vicino alla parete.

Giovanni seguì Pietro e vide anch'egli il letto tombale vuoto. I due apostoli compresero quanto egli aveva detto e credettero nella risurrezione del Signore.

Pietro mise quei panni sotto il mantello e i due apostoli tornarono in città attraverso la porticina di Giuseppe.

Vidi i due angeli seduti al capo e ai piedi della tomba, sia durante la visita di Maria Maddalena, sia durante quella dei due apostoli, come anche già prima, per tutto il tempo che il corpo di Gesù era restato nella tomba.

Non credo che Simon Pietro abbia visto gli angeli. Vidi però Giovanni assicurare i discepoli di Emmaus che aveva visto un angelo nel sepolcro del Signore. Forse egli aveva lasciato entrare Pietro per primo nella grotta perché era rimasto impressionato dalla vista di quell'angelo.

Vidi le guardie riprendere i sensi, si rialzarono in preda alla paura e rientrarono in città. Essi passarono attraverso la porta per la quale Gesù era stato condotto al Calvario.

Maria Maddalena, intanto, incontrò le due discepole e narrò loro di aver visto il Signore risorto e gli angeli. Le sue compagne risposero che anch'esse avevano visto gli angeli e ritornarono al sepolcro con la speranza d'incontrare Gesù. Maria Maddalena rientrò al cenacolo. Entrate nel giardino, esse incontrarono le guardie che uscivano e scambiarono con loro solo poche parole.

Avvicinatesi all'ingresso della grotta, videro Gesù avvolto in una veste candida e lunga che gli copriva anche le mani. Rapite dall'emozione, le due discepole si avvicinarono a lui e gli baciarono i piedi.

Il Signore disse:

«Salve!», e rivolse loro qualche parola. Poi indicò con la mano una direzione e scomparve.

Le due donne si precipitarono al cenacolo e dissero ai discepoli che avevano veduto il Signore.

Il lieto annuncio rese increduli questi ultimi, come già non avevano creduto a Maria Maddalena. Essi erano con vinti che il racconto della risurrezione di Gesù fosse partorito dalla fantasia femminile.

Anche Pietro e Giovanni, confusi e sbalorditi per quel lo che avevano visto, fecero ritorno al cenacolo per comunicare a loro volta la lieta notizia agli amici. Sulla strada, i due incontrarono Giacomo il Minore e Taddeo, profondamente emozionati perché il Signore era apparso loro davanti al sepolcro.

Nelle visioni riguardanti la risurrezione di Gesù, vidi il Signore accanto a varie persone, ma non tutte erano capaci di vederlo.

Vidi Gesù passare vicino a Simon Pietro e Giovanni, mi sembrò che Pietro lo avesse visto perché era assai commosso; ignoro però se Giovanni lo avesse veduto.

Anche per gli angeli fu la stessa cosa.

Le pie donne non sempre videro i due angeli seduti sulla tomba; qualche volta ne videro uno solo e altre volte li videro chiaramente entrambi. Uno solo, però, parlò ad esse.

L'angelo che come una folgore discese dal cielo, levò il masso dalla tomba e vi si sedette sopra, aveva la figura di un guerriero e fu visto solo da Cassio e dalle tre guardie.

Dio dispone ogni cosa nel migliore dei modi per il bene degli uomini.


Fine delle contemplazioni quaresimali


La domenica successiva alla Pasqua, i Giudei pulirono e purificarono il tempio. Sparsero dappertutto erbe aromatiche e cenere di ossa dei morti, offrirono sacrifici espiatori, rimossero le macerie e nascosero con assi e tappeti le tracce del terremoto. Infine ripresero le cerimonie interrotte.

I farisei, i sadducei e gli erodiani dichiararono che la celebrazione e i sacrifici della Pasqua erano stati interrotti a causa del terremoto e della presenza di persone impure nel luogo sacro.

Per sostenere la loro dichiarazione adattarono allo scopo una visione di Ezechiele sulla risurrezione dei morti.

Inoltre minacciarono di punire e di scomunicare chiunque avesse diffuso notizie diverse dalla versione ufficiale.

Siccome molti si sentivano colpevoli dell'iniqua condanna di Gesù e dei fatti accaduti, fu facile ottenerne il silenzio.

I migliori, però, finirono per credere agli apostoli e abbracciarono la nuova fede. A Gerusalemme, come altrove, numerose persone si convertirono segretamente, altri lo fecero pubblicamente dopo la Pentecoste.

I sommi sacerdoti assistettero impotenti al diffondersi della fede in Gesù: già al tempo del diacono Stefano tutto il quartiere di Ofel e la parte orientale di Sion erano completamente cristiani. La comunità cristiana si estese fin nella valle di Cedron.

Vidi per un'ultima volta Anna. Era furioso e agiva come se fosse posseduto dal demonio; fu rinchiuso e non vide più la luce del giorno. Caifa, da parte sua, si sentì toso dalla rabbia.

Il giovedì dopo Pasqua suor Anna Katharina Emmerick pronunziò queste parole:

Pilato fece cercare invano sua moglie, la quale si era nascosta nella dimora di Lazzaro, a Gerusalemme. La casa non era sospettabile, perché era stata preclusa alle donne. Stefano, il cugino di Paolo, che era ancora poco noto come discepolo, vi entrava e usciva, le portava il cibo e la introduceva alla conoscenza del vangelo.

Simone di Cirene fu battezzato e ammesso nella comunità cristiana.

Così si concludono le visioni della venerabile Anna Katharina Emmerick sopra la passione del Signore, durate dal 18 febbraio al 6 aprile 1823, una settimana dopo la santa Pasqua.


Fatima, 13 ottobre 1985. Anniversario ultima apparizione. Le due schiere.

Don Stefano Gobbi

«Da qui, ove sono apparsa come la Donna vestita di sole, vi chiamo tutti a raccogliervi attorno alla vostra Celeste Condottiera. Questi sono i tempi della grande battaglia fra Me e la schiera potente agli ordini del Dragone rosso e della bestia nera. L'ateismo marxista e la massoneria guidano questo esercito radunato per condurre tutta l'umanità alla negazione ed alla ribellione a Dio.

A capo di essa vi è lo stesso Lucifero, che ripete oggi la sua sfida di mettersi contro Dio per farsi adorare lui stesso come Dio. Con lui combattono tutti i demoni che, in questi tempi, dall'Inferno si sono riversati sulla terra, per condurre alla perdizione il maggior numero possibile di anime. Con essi sono uniti tutti gli spiriti dei dannati e coloro che, in questa vita, camminano nel rifiuto di Dio, che lo offendono e lo bestemmiano e percorrono la strada dell'egoismo e dell'odio, del male e della impurità. Essi fanno loro unico scopo la ricerca dei piaceri, soddisfano tutte le passioni, combattono per il trionfo dell'odio, del male e della empietà.

La schiera, che Io stessa conduco, è formata da tutti gli Angeli e i Santi del Paradiso, guidati da San Michele Arcangelo, che è a capo di tutta la milizia celeste. Questa è una grande battaglia, che si combatte soprattutto a livello di spiriti. Su questa terra la mia schiera è formata da tutti quelli che vivono amando e glorificando Dio, secondo la grazia ricevuta nel santo Battesimo, e che camminano sulla strada sicura della perfetta osservanza dei Comandamenti del Signore. Sono umili, docili, piccoli, caritatevoli; sfuggono alle insidie del demonio ed alle facili seduzioni del piacere, percorrono la strada dell'amore, della purezza e della santità.

Questa mia schiera è formata da tutti i miei piccoli bambini che, in ogni parte del mondo, oggi mi rispondono di sì, e mi seguono sulla via che Io in questi anni vi ho tracciato. È con la mia schiera che, in questi tempi, Io porto avanti la mia vittoria. È con la mia schiera che Io costruisco ogni giorno il trionfo del mio Cuore Immacolato. È con la mia schiera che preparo la via su cui verrà a voi il Regno glorioso di Gesù e sarà un regno di amore e di Grazia, di santità, di giustizia e di pace. Da questo luogo, ove sono apparsa, oggi vi ripeto il mio materno appello: radunatevi tutti al più presto in questa mia schiera! L'ora della grande battaglia è ormai giunta.

Combattete con l'arma del santo Rosario e camminate sulla via dell'amore a Gesù, del disprezzo del mondo e di voi stessi, della umiltà, della carità, della semplicità, della purezza. Allora sarete pronti a sopportare le grandi prove che presto incominceranno per la Chiesa e per l'umanità. Da questo luogo benedetto, col mio Papa, con i miei prediletti e figli a Me consacrati, tutti vi benedico nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo».