Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi della 4° settimana del tempo di Avvento e Natale (Santo Stefano)
Vangelo secondo Matteo 2
1Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano:2"Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo".3All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.4Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia.5Gli risposero: "A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
6'E tu, Betlemme', terra di Giuda,
'non sei' davvero 'il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele.'
7Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella8e li inviò a Betlemme esortandoli: "Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo".
9Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino.10Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia.11Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.12Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.
13Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo".
14Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto,15dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
'Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio.'
16Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi.17Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia:
18'Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande;
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata, perché non sono più.'
19Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto20e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va' nel paese d'Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino".21Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d'Israele.22Avendo però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea23e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: "Sarà chiamato Nazareno".
Primo libro dei Re 10
1La regina di Saba, sentita la fama di Salomone, venne per metterlo alla prova con enigmi.2Venne in Gerusalemme con ricchezze molto grandi, con cammelli carichi di aromi, d'oro in grande quantità e di pietre preziose. Si presentò a Salomone e gli disse quanto aveva pensato.3Salomone rispose a tutte le sue domande, nessuna ve ne fu che non avesse risposta o che restasse insolubile per Salomone.4La regina di Saba, quando ebbe ammirato tutta la saggezza di Salomone, il palazzo che egli aveva costruito,5i cibi della sua tavola, gli alloggi dei suoi dignitari, l'attività dei suoi ministri, le loro divise, i suoi coppieri e gli olocausti che egli offriva nel tempio del Signore, rimase senza fiato.6Allora disse al re: "Era vero, dunque, quanto avevo sentito nel mio paese sul tuo conto e sulla tua saggezza!7Io non avevo voluto credere a quanto si diceva, finché non sono giunta qui e i miei occhi non hanno visto; ebbene non me n'era stata riferita neppure una metà! Quanto alla saggezza e alla prosperità, superi la fama che io ne ho udita.8Beati i tuoi uomini, beati questi tuoi ministri che stanno sempre davanti a te e ascoltano la tua saggezza!9Sia benedetto il Signore tuo Dio, che si è compiaciuto di te sì da collocarti sul trono di Israele. Nel suo amore eterno per Israele il Signore ti ha stabilito re perché tu eserciti il diritto e la giustizia".10Essa diede al re centoventi talenti d'oro, aromi in gran quantità e pietre preziose. Non arrivarono mai tanti aromi quanti ne portò la regina di Saba a Salomone.11Inoltre, la flotta di Chiram, che caricava oro in Ofir, portò da Ofir legname di sandalo in gran quantità e pietre preziose.12Con il legname di sandalo il re fece ringhiere per il tempio e per la reggia, cetre e arpe per i cantori. Mai più arrivò, né mai più si vide fino ad oggi, tanto legno di sandalo.
13Il re Salomone diede alla regina di Saba quanto essa desiderava e aveva domandato, oltre quanto le aveva dato con mano regale. Quindi essa tornò nel suo paese con i suoi servi.
14La quantità d'oro che affluiva nelle casse di Salomone ogni anno era di seicentosessantasei talenti,15senza contare quanto ne proveniva dai trafficanti e dai commercianti, da tutti i re dell'Arabia e dai governatori del paese.
16Il re Salomone fece duecento scudi grandi d'oro battuto, per ciascuno dei quali adoperò seicento sicli d'oro,17e trecento scudi piccoli d'oro battuto, per ciascuno dei quali adoperò tre mine d'oro, e il re li collocò nel palazzo della Foresta del Libano.
18Inoltre, il re fece un grande trono d'avorio che rivestì d'oro puro.19Il trono aveva sei gradini; sullo schienale c'erano teste di vitello; il sedile aveva due bracci laterali, ai cui fianchi si ergevano due leoni.20Dodici leoni si ergevano di qua e di là, sui sei gradini; non ne esistevano di simili in nessun regno.
21Tutti i vasi per le bevande del re Salomone erano d'oro; tutti gli arredi del palazzo della Foresta del Libano erano d'oro fino; al tempo di Salomone l'argento non si stimava nulla.22Difatti il re aveva in mare la flotta di Tarsis, oltre la flotta di Chiram; ogni tre anni la flotta di Tarsis portava carichi d'oro e d'argento, d'avorio, di scimmie e di babbuini.
23Il re Salomone superò, dunque, per ricchezza e saggezza, tutti i re della terra.24In ogni parte della terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore.25Ognuno gli portava, ogni anno, offerte d'argento e oggetti d'oro, vesti, armi, aromi, cavalli e muli.
26Salomone radunò carri e cavalli; aveva millequattrocento carri e dodicimila cavalli, distribuiti nelle città per i carri e presso il re in Gerusalemme.27Fece sì che in Gerusalemme l'argento abbondasse come le pietre e rese il legname di cedro tanto comune quanto i sicomòri che crescono nella Sefela.28I cavalli di Salomone provenivano da Muzri e da Kue; i mercanti del re li compravano in Kue.29Un carro, importato da Muzri, costava seicento sicli d'argento, un cavallo centocinquanta. In tal modo tutti i re degli Hittiti e i re di Aram vendevano i loro cavalli.
Salmi 71
1In te mi rifugio, Signore,
ch'io non resti confuso in eterno.
2Liberami, difendimi per la tua giustizia,
porgimi ascolto e salvami.
3Sii per me rupe di difesa,
baluardo inaccessibile,
poiché tu sei mio rifugio e mia fortezza.
4Mio Dio, salvami dalle mani dell'empio,
dalle mani dell'iniquo e dell'oppressore.
5Sei tu, Signore, la mia speranza,
la mia fiducia fin dalla mia giovinezza.
6Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre tu sei il mio sostegno;
a te la mia lode senza fine.
7Sono parso a molti quasi un prodigio:
eri tu il mio rifugio sicuro.
8Della tua lode è piena la mia bocca,
della tua gloria, tutto il giorno.
9Non mi respingere nel tempo della vecchiaia,
non abbandonarmi quando declinano le mie forze.
10Contro di me parlano i miei nemici,
coloro che mi spiano congiurano insieme:
11"Dio lo ha abbandonato,
inseguitelo, prendetelo,
perché non ha chi lo liberi".
12O Dio, non stare lontano:
Dio mio, vieni presto ad aiutarmi.
13Siano confusi e annientati quanti mi accusano,
siano coperti d'infamia e di vergogna
quanti cercano la mia sventura.
14Io, invece, non cesso di sperare,
moltiplicherò le tue lodi.
15La mia bocca annunzierà la tua giustizia,
proclamerà sempre la tua salvezza,
che non so misurare.
16Dirò le meraviglie del Signore,
ricorderò che tu solo sei giusto.
17Tu mi hai istruito, o Dio, fin dalla giovinezza
e ancora oggi proclamo i tuoi prodigi.
18E ora, nella vecchiaia e nella canizie,
Dio, non abbandonarmi,
finché io annunzi la tua potenza,
a tutte le generazioni le tue meraviglie.
19La tua giustizia, Dio, è alta come il cielo,
tu hai fatto cose grandi:
chi è come te, o Dio?
20Mi hai fatto provare molte angosce e sventure:
mi darai ancora vita,
mi farai risalire dagli abissi della terra,
21accrescerai la mia grandezza
e tornerai a consolarmi.
22Allora ti renderò grazie sull'arpa,
per la tua fedeltà, o mio Dio;
ti canterò sulla cetra, o santo d'Israele.
23Cantando le tue lodi, esulteranno le mie labbra
e la mia vita, che tu hai riscattato.
24Anche la mia lingua tutto il giorno
proclamerà la tua giustizia,
quando saranno confusi e umiliati
quelli che cercano la mia rovina.
Salmi 18
1'Al maestro del coro. Di Davide, servo del Signore, che rivolse al Signore le parole di questo canto, quando il Signore lo liberò dal potere di tutti i suoi nemici,2 e dalla mano di Saul. Disse dunque:'
Ti amo, Signore, mia forza,
3Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore;
mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo;
mio scudo e baluardo, mia potente salvezza.
4Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.
5Mi circondavano flutti di morte,
mi travolgevano torrenti impetuosi;
6già mi avvolgevano i lacci degli inferi,
già mi stringevano agguati mortali.
7Nel mio affanno invocai il Signore,
nell'angoscia gridai al mio Dio:
dal suo tempio ascoltò la mia voce,
al suo orecchio pervenne il mio grido.
8La terra tremò e si scosse;
vacillarono le fondamenta dei monti,
si scossero perché egli era sdegnato.
9Dalle sue narici saliva fumo,
dalla sua bocca un fuoco divorante;
da lui sprizzavano carboni ardenti.
10Abbassò i cieli e discese,
fosca caligine sotto i suoi piedi.
11Cavalcava un cherubino e volava,
si librava sulle ali del vento.
12Si avvolgeva di tenebre come di velo,
acque oscure e dense nubi lo coprivano.
13Davanti al suo fulgore si dissipavano le nubi
con grandine e carboni ardenti.
14Il Signore tuonò dal cielo,
l'Altissimo fece udire la sua voce:
grandine e carboni ardenti.
15Scagliò saette e li disperse,
fulminò con folgori e li sconfisse.
16Allora apparve il fondo del mare,
si scoprirono le fondamenta del mondo,
per la tua minaccia, Signore,
per lo spirare del tuo furore.
17Stese la mano dall'alto e mi prese,
mi sollevò dalle grandi acque,
18mi liberò da nemici potenti,
da coloro che mi odiavano
ed eran più forti di me.
19Mi assalirono nel giorno di sventura,
ma il Signore fu mio sostegno;
20mi portò al largo,
mi liberò perché mi vuol bene.
21Il Signore mi tratta secondo la mia giustizia,
mi ripaga secondo l'innocenza delle mie mani;
22perché ho custodito le vie del Signore,
non ho abbandonato empiamente il mio Dio.
23I suoi giudizi mi stanno tutti davanti,
non ho respinto da me la sua legge;
24ma integro sono stato con lui
e mi sono guardato dalla colpa.
25Il Signore mi rende secondo la mia giustizia,
secondo l'innocenza delle mie mani davanti ai suoi occhi.
26Con l'uomo buono tu sei buono
con l'uomo integro tu sei integro,
27con l'uomo puro tu sei puro,
con il perverso tu sei astuto.
28Perché tu salvi il popolo degli umili,
ma abbassi gli occhi dei superbi.
29Tu, Signore, sei luce alla mia lampada;
il mio Dio rischiara le mie tenebre.
30Con te mi lancerò contro le schiere,
con il mio Dio scavalcherò le mura.
31La via di Dio è diritta,
la parola del Signore è provata al fuoco;
egli è scudo per chi in lui si rifugia.
32Infatti, chi è Dio, se non il Signore?
O chi è rupe, se non il nostro Dio?
33Il Dio che mi ha cinto di vigore
e ha reso integro il mio cammino;
34mi ha dato agilità come di cerve,
sulle alture mi ha fatto stare saldo;
35ha addestrato le mie mani alla battaglia,
le mie braccia a tender l'arco di bronzo.
36Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza,
la tua destra mi ha sostenuto,
la tua bontà mi ha fatto crescere.
37Hai spianato la via ai miei passi,
i miei piedi non hanno vacillato.
38Ho inseguito i miei nemici e li ho raggiunti,
non sono tornato senza averli annientati.
39Li ho colpiti e non si sono rialzati,
sono caduti sotto i miei piedi.
40Tu mi hai cinto di forza per la guerra,
hai piegato sotto di me gli avversari.
41Dei nemici mi hai mostrato le spalle,
hai disperso quanti mi odiavano.
42Hanno gridato e nessuno li ha salvati,
al Signore, ma non ha risposto.
43Come polvere al vento li ho dispersi,
calpestati come fango delle strade.
44Mi hai scampato dal popolo in rivolta,
mi hai posto a capo delle nazioni.
Un popolo che non conoscevo mi ha servito;
45all'udirmi, subito mi obbedivano,
stranieri cercavano il mio favore,
46impallidivano uomini stranieri
e uscivano tremanti dai loro nascondigli.
47Viva il Signore e benedetta la mia rupe,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
48Dio, tu mi accordi la rivincita
e sottometti i popoli al mio giogo,
49mi scampi dai nemici furenti,
dei miei avversari mi fai trionfare
e mi liberi dall'uomo violento.
50Per questo, Signore, ti loderò tra i popoli
e canterò inni di gioia al tuo nome.
51Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato,
a Davide e alla sua discendenza per sempre.
Giona 4
1Ma Giona ne provò grande dispiacere e ne fu indispettito.2Pregò il Signore: "Signore, non era forse questo che dicevo quand'ero nel mio paese? Per ciò mi affrettai a fuggire a Tarsis; perché so che tu sei un Dio misericordioso e clemente, longanime, di grande amore e che ti lasci impietosire riguardo al male minacciato.3Or dunque, Signore, toglimi la vita, perché meglio è per me morire che vivere!".4Ma il Signore gli rispose: "Ti sembra giusto essere sdegnato così?".
5Giona allora uscì dalla città e sostò a oriente di essa. Si fece lì un riparo di frasche e vi si mise all'ombra in attesa di vedere ciò che sarebbe avvenuto nella città.6Allora il Signore Dio fece crescere una pianta di ricino al di sopra di Giona per fare ombra sulla sua testa e liberarlo dal suo male. Giona provò una grande gioia per quel ricino.
7Ma il giorno dopo, allo spuntar dell'alba, Dio mandò un verme a rodere il ricino e questo si seccò.8Quando il sole si fu alzato, Dio fece soffiare un vento d'oriente, afoso. Il sole colpì la testa di Giona, che si sentì venir meno e chiese di morire, dicendo: "Meglio per me morire che vivere".
9Dio disse a Giona: "Ti sembra giusto essere così sdegnato per una pianta di ricino?". Egli rispose: "Sì, è giusto; ne sono sdegnato al punto da invocare la morte!".10Ma il Signore gli rispose: "Tu ti dai pena per quella pianta di ricino per cui non hai fatto nessuna fatica e che tu non hai fatto spuntare, che in una notte è cresciuta e in una notte è perita:11e io non dovrei aver pietà di Ninive, quella grande città, nella quale sono più di centoventimila persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra, e una grande quantità di animali?".
Atti degli Apostoli 27
1Quando fu deciso che ci imbarcassimo per l'Italia, consegnarono Paolo, insieme ad alcuni altri prigionieri, a un centurione di nome Giulio della coorte Augusta.2Salimmo su una nave di Adramitto, che stava per partire verso i porti della provincia d'Asia e salpammo, avendo con noi Aristarco, un Macèdone di Tessalonica.3Il giorno dopo facemmo scalo a Sidone e Giulio, con gesto cortese verso Paolo, gli permise di recarsi dagli amici e di riceverne le cure.4Salpati di là, navigammo al riparo di Cipro a motivo dei venti contrari5e, attraversato il mare della Cilicia e della Panfilia, giungemmo a Mira di Licia.6Qui il centurione trovò una nave di Alessandria in partenza per l'Italia e ci fece salire a bordo.7Navigammo lentamente parecchi giorni, giungendo a fatica all'altezza di Cnido. Poi, siccome il vento non ci permetteva di approdare, prendemmo a navigare al riparo di Creta, dalle parti di Salmóne,8e costeggiandola a fatica giungemmo in una località chiamata Buoni Porti, vicino alla quale era la città di Lasèa.
9Essendo trascorso molto tempo ed essendo ormai pericolosa la navigazione poiché era già passata la festa dell'Espiazione, Paolo li ammoniva dicendo:10"Vedo, o uomini, che la navigazione comincia a essere di gran rischio e di molto danno non solo per il carico e per la nave, ma anche per le nostre vite".11Il centurione però dava più ascolto al pilota e al capitano della nave che alle parole di Paolo.12E poiché quel porto era poco adatto a trascorrervi l'inverno, i più furono del parere di salpare di là nella speranza di andare a svernare a Fenice, un porto di Creta esposto a libeccio e a maestrale.
13Appena cominciò a soffiare un leggero scirocco, convinti di potere ormai realizzare il progetto, levarono le ancore e costeggiavano da vicino Creta.14Ma dopo non molto tempo si scatenò contro l'isola un vento d'uragano, detto allora "Euroaquilone".15La nave fu travolta nel turbine e, non potendo più resistere al vento, abbandonati in sua balìa, andavamo alla deriva.16Mentre passavamo sotto un isolotto chiamato Càudas, a fatica riuscimmo a padroneggiare la scialuppa;17la tirarono a bordo e adoperarono gli attrezzi per fasciare di gòmene la nave. Quindi, per timore di finire incagliati nelle Sirti, calarono il galleggiante e si andava così alla deriva.18Sbattuti violentemente dalla tempesta, il giorno seguente cominciarono a gettare a mare il carico;19il terzo giorno con le proprie mani buttarono via l'attrezzatura della nave.20Da vari giorni non comparivano più né sole, né stelle e la violenta tempesta continuava a infuriare, per cui ogni speranza di salvarci sembrava ormai perduta.
21Da molto tempo non si mangiava, quando Paolo, alzatosi in mezzo a loro, disse: "Sarebbe stato bene, o uomini, dar retta a me e non salpare da Creta; avreste evitato questo pericolo e questo danno.22Tuttavia ora vi esorto a non perdervi di coraggio, perché non ci sarà alcuna perdita di vite in mezzo a voi, ma solo della nave.23Mi è apparso infatti questa notte un angelo del Dio al quale appartengo e che servo,24dicendomi: Non temere, Paolo; tu devi comparire davanti a Cesare ed ecco, Dio ti ha fatto grazia di tutti i tuoi compagni di navigazione.25Perciò non perdetevi di coraggio, uomini; ho fiducia in Dio che avverrà come mi è stato annunziato.26Ma è inevitabile che andiamo a finire su qualche isola".
27Come giunse la quattordicesima notte da quando andavamo alla deriva nell'Adriatico, verso mezzanotte i marinai ebbero l'impressione che una qualche terra si avvicinava.28Gettato lo scandaglio, trovarono venti braccia; dopo un breve intervallo, scandagliando di nuovo, trovarono quindici braccia.29Nel timore di finire contro gli scogli, gettarono da poppa quattro ancore, aspettando con ansia che spuntasse il giorno.30Ma poiché i marinai cercavano di fuggire dalla nave e già stavano calando la scialuppa in mare, col pretesto di gettare le ancore da prora, Paolo disse al centurione e ai soldati:31"Se costoro non rimangono sulla nave, voi non potrete mettervi in salvo".32Allora i soldati recisero le gòmene della scialuppa e la lasciarono cadere in mare.
33Finché non spuntò il giorno, Paolo esortava tutti a prendere cibo: "Oggi è il quattordicesimo giorno che passate digiuni nell'attesa, senza prender nulla.34Per questo vi esorto a prender cibo; è necessario per la vostra salvezza. Neanche un capello del vostro capo andrà perduto".35Ciò detto, prese il pane, rese grazie a Dio davanti a tutti, lo spezzò e cominciò a mangiare.36Tutti si sentirono rianimati, e anch'essi presero cibo.37Eravamo complessivamente sulla nave duecentosettantasei persone.38Quando si furono rifocillati, alleggerirono la nave, gettando il frumento in mare.
39Fattosi giorno non riuscivano a riconoscere quella terra, ma notarono un'insenatura con spiaggia e decisero, se possibile, di spingere la nave verso di essa.40Levarono le ancore e le lasciarono andare in mare; al tempo stesso allentarono i legami dei timoni e spiegata al vento la vela maestra, mossero verso la spiaggia.41Ma incapparono in una secca e la nave vi si incagliò; mentre la prua arenata rimaneva immobile, la poppa minacciava di sfasciarsi sotto la violenza delle onde.42I soldati pensarono allora di uccidere i prigionieri, perché nessuno sfuggisse gettandosi a nuoto,43ma il centurione, volendo salvare Paolo, impedì loro di attuare questo progetto; diede ordine che si gettassero per primi quelli che sapevano nuotare e raggiunsero la terra;44poi gli altri, chi su tavole, chi su altri rottami della nave. E così tutti poterono mettersi in salvo a terra.
Capitolo XXX: Chiedere l’aiuto di Dio, nella fiducia di ricevere la sua grazia
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, io sono "il Signore, che consola nel giorno della tribolazione" (Na 1,7). Vieni a me, quando sei in pena. Quello che pone maggiore ostacolo alla celeste consolazione è proprio questo, che troppo tardi tu ti volgi alla preghiera. Infatti, prima di rivolgere a me intense orazioni, tu vai cercando vari sollievi e ti conforti in cose esteriori. Avviene così che nulla ti è di qualche giovamento, fino a che tu non comprenda che sono io la salvezza di chi spera in me, e che, fuori di me, non c'è aiuto efficace, utile consiglio, rimedio durevole.
Ora, dunque, ripreso animo dopo la burrasca, devi trovare nuovo vigore nella luce della mia misericordia. Giacché ti sono accanto, dice il Signore, per restaurare ogni cosa, con misura, non solo piena, ma colma.
C'è forse qualcosa che per me sia difficile; oppure somiglierò io ad uno che dice e non fa? Dov'è la tua fede? Sta saldo nella perseveranza; abbi animo grande e virilmente forte. Verrà a te la consolazione, al tempo suo. Aspetta me; aspetta: verrò e ti risanerò.
E' una tentazione quella che ti tormenta; è una vana paura quella che ti atterrisce. A che serve la preoccupazione di quel che può avvenire in futuro, se non a far sì che tu aggiunga tristezza a tristezza? "Ad ogni giorno basta la sua pena" (Mt 6,34). Vano e inutile è turbarsi o rallegrarsi per cose future, che forse non accadranno mai.
2. Tuttavia, è umano lasciarsi ingannare da queste fantasie; ed è segno della nostra pochezza d'animo lasciarsi attrarre tanto facilmente verso le suggestioni del nemico. Il quale non bada se ti illuda o ti adeschi con cose vere o false; non badare se ti abbatta con l'attaccamento alle cose presenti o con il timore delle cose future.
"Non si turbi dunque il tuo cuore, e non abbia timore" (Gv 14,27). Credi in me e abbi fiducia nella mia misericordia. Spesso, quando credi di esserti allontanato da me, io ti sono accanto; spesso, quando credi che tutto, o quasi, sia perduto, allora è vicina la possibilità di un merito più grande. Non tutto è perduto quando accade una cosa contraria. Non giudicare secondo il sentire umano. Non restare così schiacciato da alcuna difficoltà, da qualunque parte essa venga; non subirla come se ti fosse tolta ogni speranza di riemergere.
Non crederti abbandonato del tutto, anche se io ti ho mandato, a suo tempo, qualche tribolazione o se ti ho privato della sospirata consolazione. Così, infatti, si passa nel regno dei cieli. Senza dubbio, per te e per gli altri miei servi, essere provati dalle avversità è più utile che avere tutto a comando. Io conosco i pensieri nascosti; so che, per la tua salvezza, è molto bene che tu sia lasciato talvolta privo di soddisfazione, perché tu non abbia a gonfiarti del successo e a compiacerti di ciò che non sei. Quel che ho dato posso riprenderlo e poi restituirlo, quando mi piacerà. Quando avrò dato, avrò dato cosa mia; quando avrò tolto, non avrò tolto cosa tua; poiché mio è "tutto il bene che viene dato"; mio è "ogni dono perfetto" (Gc 1,17).
3. Non indignarti se ti avrò mandato una gravezza o qualche contrarietà; né si prostri l'animo tuo: io ti posso subitamente risollevare, mutando tutta la tristezza in gaudio. Io sono giusto veramente, e degno di molta lode, anche quando opero in tal modo con te.
Se senti rettamente, se guardi alla luce della verità, non devi mai abbatterti così, e rattristarti, a causa delle avversità, ma devi piuttosto rallegrarti e rendere grazie; devi anzi considerare gaudio supremo questo, che io non ti risparmi e che ti affligga delle sofferenze.
"Come il padre ha amato me, così anch'io amo voi" (Gv 15,9), dissi ai miei discepoli diletti. E, per vero, non li ho mandati alle gioie di questo mondo, ma a grandi lotte; non li ho mandati agli onori, ma al disprezzo; non all'ozio, ma alla fatica, non a godere tranquillità, ma a dare molto frutto nella sofferenza.
Ricordati, figlio mio, di queste parole.
LETTERA 70: Alipio e Agostino provano la temerità dei Donatisti nell'accusare i Cattolici di aver consegnato i libri Sacri nella persecuzione
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta dopo il 397 o dopo il 400.
Alipio e Agostino provano la temerità dei Donatisti nell'accusare i Cattolici di aver consegnato i libri Sacri nella persecuzione, rifacendosi al caso del vescovo donatista Feliciano di Musti, reintegrato nella sua cattedra sebbene per molto tempo fosse in comunione con Massimiano (n. 1-2).
AL DILETTISSIMO SIGNORE E ONORANDO FRATELLO NAUCELIONE ALIPIO E AGOSTINO
Feliciano condannato e reintegrato: colpevole e innocente insieme?
1. Tu ci ha riferito la risposta data dal vostro vescovo Clarenzio, con la quale confessa che Feliciano di Musti era stato condannato dai Donatisti e in seguito era stato reintegrato nella sua carica episcopale ma era stato condannato innocente perché era assente, com'egli aveva provato. Ti ricordiamo ciò affinché risponda a questo proposito, dato che non era lecito condannare, senz'ascoltarla, una persona che adesso quegli stessi che l'hanno condannata affermano essere innocente. Di conseguenza, se era innocente, non si doveva condannare, oppure, se era colpevole, non doveva essere reintegrato. Se è stato reintegrato in quanto innocente, è stato pure condannato pur essendo innocente; se invece è stato condannato in quanto colpevole, è stato pure reintegrato pur essendo colpevole. Se coloro che lo condannarono non sapevano s'era innocente, sono da incolpare di temerità per aver osato condannare, senza averlo ascoltato, un innocente di cui non avevano istruito un regolare processo; anzi dal presente fatto concludiamo che essi avevano condannato anche prima alla stesso modo gli altri, da essi accusati d'aver consegnato i Libri Sacri. Poiché se poterono condannare un innocente, poterono pure bollare col nome di "traditori" quelli che non lo erano.
Donatismo e battesimo.
2. In secondo luogo, il medesimo Feliciano, condannato dai Donatisti, per molto tempo fu in comunione con Massimiano; se perciò era innocente quando fu condannato, per qual motivo in seguito, essendo in comunione con lo scellerato Massimiano, battezzò molte persone fuori della comunione dei Donatisti? Possono essere testimoni di ciò essi stessi che sollecitarono il proconsole perché facesse rimuovere dalla Basilica il medesimo Feliciano in quanto coinvolto con Massimiano. Non bastava quindi loro d'aver condannato una persona senz'ascoltarla, d'aver condannato - come essi stessi affermano - un innocente; si presentarono per di più ufficialmente davanti al proconsole, per farlo scacciare dalla chiesa! Confesseranno che lo giudicarono una persona degna di condanna e scellerata come i Massimianisti almeno quando lo facevano scacciare dalla chiesa! Quando perciò egli era in comunione con Massimiano e battezzava le persone, conferiva forse il vero battesimo o quello falso? Se conferiva il vero battesimo lui ch'era in comunione con Massimiano, perché s'accusa il battesimo cattolico? Se invece conferiva un battesimo falso quando era in comunione con Massimiano, perché mai sono stati riammessi nella comunione con Feliciano tutti coloro ch'egli aveva battezzato stando nello scisma di Massimiano e che nessuno ribattezzò nella vostra setta?
«Ma io la casa l’ho già»
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaDurante una sua permanenza a Marsiglia, Don Bosco al canonico Guiol, che
gli faceva vedere la necessità di avere in campagna una casa per
mandarvi i giovani di San Leone durante i mesi più caldi, disse:
— Ma io la casa l’ho già a mia disposizione. E uno spazioso edificio
situato in posizione amena, cinto da larga pineta, e vi si accede per
magnifici viali di platani; un abbondante corso d’acqua attraversa da un
capo all’altro tutto il podere.
Il canonico, che sapeva benissimo come Don Bosco non possedesse un bel
niente a Marsiglia, poco mancò che non temesse in lui un improvviso
squilibrio mentale. Quindi, un po’ sconcertato, lo interrogò per sapere
dove fosse quella villeggiatura.
— Dove sia non lo so — rispose Don Bosco —; ma so che c’è e che si trova nelle vicinanze di Marsiglia.
— Questa è curiosa — replicò il parroco —. Ma come fa a sapere che la casa c’è e che è destinata per lei?
— Lo so perché l’ho sognato.
— E come ha sognato?
— Ho visto casa, alberi, podere, acqua, tutto come ho descritto, e per
di più i giovani che si divertivano e correvano sotto i viali.
L’abate Guiol che, quando Don Bosco parlava di sogni, non Io credeva
affatto un visionario, non prese alla leggera le sue parole, ma le tenne
bene a mente e stette a osservare. Qualche tempo dopo, alcuni
benefattori offrirono una casa per lo scopo desiderato, ma Don Bosco
rifiutò ringraziando e dicendo che non era quella. Intanto gli anni
passavano. In ogni incontro Don Bosco e il canonico parlavano tra loro
della famosa villa da cambiare in noviziato, e il canonico cominciava a
ridere piacevolmente.
Ma Don Bosco ne parlava anche con altri. Infatti nel settembre del 1882
ne fece cenno con il chierico Cartier, che si era fermato a Nizza, dove
Don Bosco presiedeva gli Esercizi Spirituali dei Salesiani.
— Noi — gli disse il Santo — avremo nei dintorni di Marsiglia una gran
casa in cui metteremo il noviziato e lo studentato filosofico. Tu sarai
destinato colà, ma non nel primo anno, essendovi bisogno dite per la
scuola a San Leone; tuttavia vi andrai a dare lezione, finché non vi
stabilisca la tua residenza.
Nel 1883 la signora Pastré, ricca vedova parigina a cui Don Bosco aveva
ottenuto la guarigione della figlia, gli offerse l’uso di una sua villa
presso Santa Margherita, poco lontano da Marsiglia; sennonché Don Bosco,
per motivo di personali riguardi, senza nemmeno verificare le
condizioni della casa, declinò l’offerta. Trascorsi alcuni mesi, il
direttore di Marsiglia Don Bologna gli scrisse che la signora insisteva
nella sua proposta, pregando di accettare. Don Bosco rispose che se vi
erano i pini, i platani e il corso d’acqua, sì; se no, no.
Il direttore, andato a vedere, gli notificò che di pini ve n’erano a
centinaia, che vi erano i viali di platani e che l’acqua correva per il
podere. Allora fu accettata la casa di Santa Margherita in usufrutto per
quindici anni e vi si pose il noviziato nell’autunno del 1883, sotto la
denominazione significativa di «La Provvidenza».
Il canonico Guiol si recò a visitare la casa con Don Bosco nel 1884 e
osservò con stupore che tutto corrispondeva esattamente a quanto il
Santo gli aveva detto di aver visto nel sogno.
XXVI apparizione Martedì 1 dicembre 1987
Madonna della Roccia di Belpasso
Il 1 dicembre alla Roccia di Belpasso l’afflusso dei pellegrini è all’incirca come il mese precedente. La giornata è serena. Quando, dopo il "celeste colloquio", Rosario legge il messaggio ricevuto, si apprende che la S. Vergine verrà non solo il primo giorno del mese di gennaio, ma anche qualche altra volta durante il mese corrente. Nemmeno Rosario conosce la data di questo appuntamento, perciò comunica solo che quando avverrà lo farà sapere.
Figli miei, vi amo immensamente. Desidero comunicarvi la mia gioia e che voi la dividiate con me. Nasce ancora Gesù in mezzo a noi. Però, figli miei carissimi, l’Avvento è la preparazione al Natale, e voi come state preparandovi?
Distaccatevi dalle cose materiali perché solo così potrete cogliere il vero significato del Natale, non permettete perciò che sia di nuovo come tutti gli altri anni.
Vi invito a prepararvi al Natale con la penitenza, la preghiera e le opere di carità. Questo Natale sarà per voi indimenticabile, ma dovrete ascoltare e mettere in atto il messaggio che vi sto dando.
Tutti avete contemplato le meraviglie dell’amore di Dio. Ora dovete attuare nel vostro cuore la vostra scelta.
R: Madonnina, come facciamo a sapere che la nostra scelta è quella che vuole Dio?
M: Per saper riconoscere che la vostra scelta è la volontà del Signore dovrete pregare molto e fare penitenza per non cadere nell’errore: confidate e abbandonatevi totalmente a Lui e al mio Cuore Immacolato.
Cari figlioli, voi che sapete che l’evento della gioia è vicino dovete comprendere che senza amore non potete ottenere nulla. Per questo amatevi prima in famiglia e poi in tutto il mondo, e allora ci sarà davvero il clima della pace. Nelle settimane che verranno dedicatevi alla preghiera in famiglia, imparate ad amarvi. Con l’abbandono a Dio che vi ho consigliato otterrete doni speciali di carità e conversione.
Voi spesso dite che il mio messaggio è sempre lo stesso, che dico le stesse cose: molto male, figli miei, vuol dire che non sapete meditare.
Dite pure che chiedo sempre la preghiera e la recita del S. Rosario. Dovete sapere, però, che quando pregate voi siete molto più belli. Come i fiori in primavera mostrano tutta la loro bellezza così anche voi nella preghiera vi mostrate più belli, il vostro cuore si apre al Signore e per Lui diventate molto più preziosi di prima, a tal punto che siete degni del Paradiso.
Dovete prepararvi anche ad una buona confessione: che il vostro esame di coscienza sia molto meticoloso. Cercate di pentirvi realmente e sentire un grande dolore dei vostri peccati, non siate orgogliosi, non provate vergogna dinanzi al confessore. Alla fine vi sentirete sereni e colmi di gioia, pronti per vivere il Natale. Se persino non siete in pace con voi stessi un giorno prima del Natale, correte a confessarvi affinché il Signore trovi nei vostri cuori ciò che desidera. I Sacerdoti s’impegnino da parte loro ad accogliere tutti.
Cari figlioli, la S. Messa è l’esperienza della gioia nell’incontro con Gesù. Poiché questo periodo deve essere vissuto pienamente, accogliete sempre il messaggio del Vangelo, la Parola di Dio: che sia nelle vostre menti, sia la vostra parola, ma che soprattutto sia scrittura nei vostri cuori.
R: Madonnina, desideri qualcos’altro da noi?
M: No, nient’altro. Vi chiedo soltanto di non permettere che il giorno della gioia sia per me il giorno più triste per causa vostra. Nel giorno del Natale il Padre offrirà grazie particolari a tutti coloro che saranno aperti con il loro cuore. Nel frattempo il mio Cuore Immacolato seguirà i vostri progressi.
Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Che il Padre sia nelle vostre menti, il Figlio nei vostri cuori, lo Spirito Santo nelle vostre anime… ora devo andare.
R: Madonnina, continuerai a venire?
M: Continuerò a venire.
R: E quando verrai?
M: Verrò il primo giorno del prossimo mese, non solo ma, se il Signore me lo permetterà, anche qualche altra volta in questo mese.