Sotto il Tuo Manto

Martedi, 24 giugno 2025 - Natività di San Giovanni. Battista (Letture di oggi)

Assuefatevi ad avere un cuore umile e maneggevole, facile ad accondiscendere nelle cose lecite. In tal modo acquisterete la vera carità . (San Francesco di Sales)

Liturgia delle Ore - Letture

Giovedi della 4° settimana del tempo di Avvento e Natale (Natale del Signore)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 20

1Un giorno, mentre istruiva il popolo nel tempio e annunziava la parola di Dio, si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli scribi con gli anziani e si rivolsero a lui dicendo:2"Dicci con quale autorità fai queste cose o chi è che t'ha dato quest'autorità".3E Gesù disse loro: "Vi farò anch'io una domanda e voi rispondetemi:4Il battesimo di Giovanni veniva dal Cielo o dagli uomini?".5Allora essi discutevano fra loro: "Se diciamo "dal Cielo", risponderà: "Perché non gli avete creduto?".6E se diciamo "dagli uomini", tutto il popolo ci lapiderà, perché è convinto che Giovanni è un profeta".7Risposero quindi di non saperlo.8E Gesù disse loro: "Nemmeno io vi dico con quale autorità faccio queste cose".

9Poi cominciò a dire al popolo questa parabola: "Un uomo 'piantò una vigna', l'affidò a dei coltivatori e se ne andò lontano per molto tempo.10A suo tempo, mandò un servo da quei coltivatori perché gli dessero una parte del raccolto della vigna. Ma i coltivatori lo percossero e lo rimandarono a mani vuote.11Mandò un altro servo, ma essi percossero anche questo, lo insultarono e lo rimandarono a mani vuote.12Ne mandò ancora un terzo, ma anche questo lo ferirono e lo cacciarono.13Disse allora il padrone della vigna: Che devo fare? Manderò il mio unico figlio; forse di lui avranno rispetto.14Quando lo videro, i coltivatori discutevano fra loro dicendo: Costui è l'erede. Uccidiamolo e così l'eredità sarà nostra.15E lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. Che cosa farà dunque a costoro il padrone della vigna?16Verrà e manderà a morte quei coltivatori, e affiderà ad altri la vigna". Ma essi, udito ciò, esclamarono: "Non sia mai!".17Allora egli si volse verso di loro e disse: "Che cos'è dunque ciò che è scritto:

'La pietra che i costruttori hanno scartata,
è diventata testata d'angolo'?

18Chiunque cadrà su quella pietra si sfracellerà e a chi cadrà addosso, lo stritolerà".19Gli scribi e i sommi sacerdoti cercarono allora di mettergli addosso le mani, ma ebbero paura del popolo. Avevano capito che quella parabola l'aveva detta per loro.

20Postisi in osservazione, mandarono informatori, che si fingessero persone oneste, per coglierlo in fallo nelle sue parole e poi consegnarlo all'autorità e al potere del governatore.21Costoro lo interrogarono: "Maestro, sappiamo che parli e insegni con rettitudine e non guardi in faccia a nessuno, ma insegni secondo verità la via di Dio.22È lecito che noi paghiamo il tributo a Cesare?".23Conoscendo la loro malizia, disse:24"Mostratemi un denaro: di chi è l'immagine e l'iscrizione?". Risposero: "Di Cesare".25Ed egli disse: "Rendete dunque a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio".26Così non poterono coglierlo in fallo davanti al popolo e, meravigliati della sua risposta, tacquero.

27Gli si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda:28"Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello.29C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli.30Allora la prese il secondo31e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli.32Da ultimo anche la donna morì.33Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie".34Gesù rispose: "I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito;35ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito;36e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio.37Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: 'Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe'.38Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui".39Dissero allora alcuni scribi: "Maestro, hai parlato bene".40E non osavano più fargli alcuna domanda.

41Egli poi disse loro: "Come mai dicono che il Cristo è figlio di Davide,42se Davide stesso nel libro dei Salmi dice:

'Ha detto il Signore al mio Signore:
siedi alla mia destra,'
43'finché io ponga i tuoi nemici
come sgabello ai tuoi piedi?'

44Davide dunque lo chiama Signore; perciò come può essere suo figlio?".

45E mentre tutto il popolo ascoltava, disse ai discepoli:46"Guardatevi dagli scribi che amano passeggiare in lunghe vesti e hanno piacere di esser salutati nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei conviti;47divorano le case delle vedove, e in apparenza fanno lunghe preghiere. Essi riceveranno una condanna più severa".


Numeri 23

1Balaam disse a Balak: "Costruiscimi qui sette altari e preparami qui sette giovenchi e sette arieti".2Balak fece come Balaam aveva detto; Balak e Balaam offrirono un giovenco e un ariete su ciascun altare.3Balaam disse a Balak: "Fermati presso il tuo olocausto e io andrò; forse il Signore mi verrà incontro; quel che mi mostrerà io te lo riferirò". Andò su di una altura brulla.
4Dio andò incontro a Balaam e Balaam gli disse: "Ho preparato i sette altari e ho offerto un giovenco e un ariete su ciascun altare".5Allora il Signore mise le parole in bocca a Balaam e gli disse: "Torna da Balak e parla così".6Balaam tornò da Balak che stava presso il suo olocausto: egli e tutti i capi di Moab.7Allora Balaam pronunziò il suo poema e disse:

"Dall'Aram mi ha fatto venire Balak,
il re di Moab dalle montagne di oriente:
Vieni, maledici per me Giacobbe;
vieni, inveisci contro Israele!
8Come imprecherò, se Dio non impreca?
Come inveirò, se il Signore non inveisce?
9Anzi, dalla cima delle rupi io lo vedo
e dalle alture lo contemplo:
ecco un popolo che dimora solo
e tra le nazioni non si annovera.
10Chi può contare la polvere di Giacobbe?
Chi può numerare l'accampamento d'Israele?
Possa io morire della morte dei giusti
e sia la mia fine come la loro".

11Allora Balak disse a Balaam: "Che mi hai fatto? Io t'ho fatto venire per maledire i miei nemici e tu invece li hai benedetti".12Rispose: "Non devo forse aver cura di dire solo quello che il Signore mi mette sulla bocca?".
13Balak gli disse: "Vieni con me in altro luogo da dove tu possa vederlo: qui ne vedi solo un'estremità, non lo vedi tutto intero; di là me lo devi maledire".14Lo condusse al campo di Zofim, sulla cima del Pisga; costruì sette altari e offrì un giovenco e un ariete su ogni altare.15Allora Balaam disse a Balak: "Fermati presso il tuo olocausto e io andrò incontro al Signore".16Il Signore andò incontro a Balaam, gli mise le parole sulla bocca e gli disse: "Torna da Balak e parla così".17Balaam tornò da Balak che stava presso il suo olocausto insieme con i capi di Moab. Balak gli disse: "Che cosa ha detto il Signore?".18Allora Balaam pronunziò il suo poema e disse:

"Sorgi, Balak, e ascolta;
porgimi orecchio, figlio di Zippor!
19Dio non è un uomo da potersi smentire,
non è un figlio dell'uomo da potersi pentire.
Forse Egli dice e poi non fa?
Promette una cosa che poi non adempie?
20Ecco, di benedire ho ricevuto il comando
e la benedizione io non potrò revocare.
21Non si scorge iniquità in Giacobbe,
non si vede affanno in Israele.
Il Signore suo Dio è con lui
e in lui risuona l'acclamazione per il re.
22Dio, che lo ha fatto uscire dall'Egitto,
è per lui come le corna del bufalo.
23Perché non vi è sortilegio contro Giacobbe
e non vi è magìa contro Israele:
a suo tempo vien detto a Giacobbe
e a Israele che cosa opera Dio.
24Ecco un popolo che si leva come leonessa
e si erge come un leone;
non si accovaccia, finché non abbia divorato la preda
e bevuto il sangue degli uccisi".

25Allora Balak disse a Balaam: "Se proprio non lo maledici, almeno non benedirlo!".26Rispose Balaam e disse a Balak: "Non ti ho già detto, che quanto il Signore dirà io dovrò eseguirlo?".
27Balak disse a Balaam: "Vieni, ti condurrò in altro luogo: forse piacerà a Dio che tu me li maledica di là".28Così Balak condusse Balaam in cima al Peor, che è di fronte al deserto.29Balaam disse a Balak: "Costruiscimi qui sette altari e preparami sette giovenchi e sette arieti".30Balak fece come Balaam aveva detto e offrì un giovenco e un ariete su ogni altare.


Proverbi 18

1Chi si tiene appartato cerca pretesti
e con ogni mezzo attacca brighe.
2Lo stolto non ama la prudenza,
ma vuol solo far mostra dei suoi sentimenti.
3Con l'empietà viene il disprezzo,
con il disonore anche l'ignominia.
4Le parole della bocca dell'uomo sono acqua profonda,
la fonte della sapienza è un torrente che straripa.
5Non è bene usar riguardi all'empio
per far torto al giusto in un giudizio.
6Le labbra dello stolto provocano liti
e la sua bocca gli provoca percosse.
7La bocca dello stolto è la sua rovina
e le sue labbra sono un laccio per la sua vita.
8Le parole del calunniatore sono come ghiotti bocconi
che scendono in fondo alle viscere.
9Chi è indolente nel lavoro è fratello del dissipatore.
10Torre fortissima è il nome del Signore:
il giusto vi si rifugia ed è al sicuro.
11I beni del ricco sono la sua roccaforte,
come un'alta muraglia, a suo parere.
12Prima della caduta il cuore dell'uomo si esalta,
ma l'umiltà viene prima della gloria.
13Chi risponde prima di avere ascoltato
mostra stoltezza a propria confusione.
14Lo spirito dell'uomo lo sostiene nella malattia,
ma uno spirito afflitto chi lo solleverà?
15La mente intelligente acquista la scienza,
l'orecchio dei saggi ricerca il sapere.
16Il dono fa largo all'uomo
e lo introduce alla presenza dei grandi.
17Il primo a parlare in una lite sembra aver ragione,
ma viene il suo avversario e lo confuta.
18La sorte fa cessar le discussioni
e decide fra i potenti.
19Un fratello offeso è più irriducibile d'una roccaforte,
le liti sono come le sbarre di un castello.
20Con la bocca l'uomo sazia il suo stomaco,
egli si sazia con il prodotto delle labbra.
21Morte e vita sono in potere della lingua
e chi l'accarezza ne mangerà i frutti.
22Chi ha trovato una moglie ha trovato una fortuna,
ha ottenuto il favore del Signore.
23Il povero parla con suppliche,
il ricco risponde con durezza.
24Ci sono compagni che conducono alla rovina,
ma anche amici più affezionati di un fratello.


Salmi 17

1'Preghiera. Di Davide.'

Accogli, Signore, la causa del giusto,
sii attento al mio grido.
Porgi l'orecchio alla mia preghiera:
sulle mie labbra non c'è inganno.
2Venga da te la mia sentenza,
i tuoi occhi vedano la giustizia.

3Saggia il mio cuore, scrutalo di notte,
provami al fuoco, non troverai malizia.
La mia bocca non si è resa colpevole,
4secondo l'agire degli uomini;
seguendo la parola delle tue labbra,
ho evitato i sentieri del violento.
5Sulle tue vie tieni saldi i miei passi
e i miei piedi non vacilleranno.

6Io t'invoco, mio Dio: dammi risposta;
porgi l'orecchio, ascolta la mia voce,
7mostrami i prodigi del tuo amore:
tu che salvi dai nemici
chi si affida alla tua destra.
8Custodiscimi come pupilla degli occhi,
proteggimi all'ombra delle tue ali,
9di fronte agli empi che mi opprimono,
ai nemici che mi accerchiano.

10Essi hanno chiuso il loro cuore,
le loro bocche parlano con arroganza.
11Eccoli, avanzano, mi circondano,
puntano gli occhi per abbattermi;
12simili a un leone che brama la preda,
a un leoncello che si apposta in agguato.

13Sorgi, Signore, affrontalo, abbattilo;
con la tua spada scampami dagli empi,
14con la tua mano, Signore, dal regno dei morti
che non hanno più parte in questa vita.
Sazia pure dei tuoi beni il loro ventre
se ne sazino anche i figli
e ne avanzi per i loro bambini.
15Ma io per la giustizia contemplerò il tuo volto,
al risveglio mi sazierò della tua presenza.


Geremia 16

1Mi fu rivolta questa parola del Signore:2"Non prendere moglie, non aver figli né figlie in questo luogo,3perché dice il Signore riguardo ai figli e alle figlie che nascono in questo luogo e riguardo alle madri che li partoriscono e ai padri che li generano in questo paese:4Moriranno di malattie strazianti, non saranno rimpianti né sepolti, ma saranno come letame sulla terra. Periranno di spada e di fame; i loro cadaveri saranno pasto degli uccelli dell'aria e delle bestie della terra".5Poiché così dice il Signore: "Non entrare in una casa dove si fa un banchetto funebre, non piangere con loro né commiserarli, perché io ho ritirato da questo popolo la mia pace - dice il Signore - la mia benevolenza e la mia compassione.
6Moriranno in questo paese grandi e piccoli; non saranno sepolti né si farà lamento per essi; nessuno si farà incisioni né si taglierà i capelli.7Non si spezzerà il pane all'afflitto per consolarlo del morto e non gli si darà da bere il calice della consolazione per suo padre e per sua madre.8Non entrare nemmeno in una casa dove si banchetta per sederti a mangiare e a bere con loro,9poiché così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Ecco, sotto i vostri occhi e nei vostri giorni farò cessare da questo luogo le voci di gioia e di allegria, la voce dello sposo e della sposa.
10Quando annunzierai a questo popolo tutte queste cose, ti diranno: Perché il Signore ha decretato contro di noi questa sventura così grande? Quali iniquità e quali peccati abbiamo commesso contro il Signore nostro Dio?11Tu allora risponderai loro: Perché i vostri padri mi abbandonarono - parola del Signore - seguirono altri dèi, li servirono e li adorarono, mentre abbandonarono me e non osservarono la mia legge.12Voi però avete agito peggio dei vostri padri; ognuno di voi, infatti, segue la caparbietà del suo cuore malvagio rifiutandosi di ascoltarmi.13Perciò vi scaccerò da questo paese verso un paese che né voi né i vostri padri avete conosciuto e là servirete divinità straniere giorno e notte, poiché io non vi userò più misericordia.

14Pertanto, ecco, verranno giorni - oracolo del Signore - nei quali non si dirà più: Per la vita del Signore che ha fatto uscire gli Israeliti dal paese d'Egitto;15ma piuttosto si dirà: Per la vita del Signore che ha fatto uscire gli Israeliti dal paese del settentrione e da tutte le regioni dove li aveva dispersi. E io li ricondurrò nel loro paese che avevo concesso ai loro padri.

16Ecco, io invierò numerosi pescatori - dice il Signore - che li pescheranno; quindi invierò numerosi cacciatori che daranno loro la caccia su ogni monte, su ogni colle e nelle fessure delle rocce;17poiché i miei occhi osservano le loro vie che non possono restar nascoste dinanzi a me, né si può occultare la loro iniquità davanti ai miei occhi.18Innanzi tutto ripagherò due volte la loro iniquità e il loro peccato, perché hanno profanato il mio paese con i cadaveri dei loro idoli e hanno riempito la mia eredità con i loro abomini".

19Signore, mia forza e mia difesa,
mio rifugio nel giorno della tribolazione,
a te verranno i popoli
dalle estremità della terra e diranno:
"I nostri padri ereditarono soltanto menzogna,
vanità che non giovano a nulla".
20Può forse l'uomo fabbricarsi dèi?
Ma questi non sono dèi!
21Perciò, ecco io mostrerò loro,
rivolgerò loro questa volta
la mia mano e la mia forza.
Essi sapranno che il mio nome è Signore.


Apocalisse 17

1Allora uno dei sette angeli che hanno le sette coppe mi si avvicinò e parlò con me: "Vieni, ti farò vedere la condanna della grande prostituta che siede presso le grandi acque.2Con lei si sono prostituiti i re della terra e gli abitanti della terra si sono inebriati del vino della sua prostituzione".3L'angelo mi trasportò in spirito nel deserto. Là vidi una donna seduta sopra una bestia scarlatta, coperta di nomi blasfemi, con sette teste e dieci corna.4La donna era ammantata di porpora e di scarlatto, adorna d'oro, di pietre preziose e di perle, teneva in mano una coppa d'oro, colma degli abomini e delle immondezze della sua prostituzione.5Sulla fronte aveva scritto un nome misterioso: "Babilonia la grande, la madre delle prostitute e degli abomini della terra".
6E vidi che quella donna era ebbra del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù. Al vederla, fui preso da grande stupore.7Ma l'angelo mi disse: "Perché ti meravigli? Io ti spiegherò il mistero della donna e della bestia che la porta, con sette teste e dieci corna.

8La bestia che hai visto era ma non è più, salirà dall'Abisso, ma per andare in perdizione. E gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo, stupiranno al vedere che la bestia era e non è più, ma riapparirà.9Qui ci vuole una mente che abbia saggezza. Le sette teste sono i sette colli sui quali è seduta la donna; e sono anche sette re.10I primi cinque sono caduti, ne resta uno ancora in vita, l'altro non è ancora venuto e quando sarà venuto, dovrà rimanere per poco.11Quanto alla bestia che era e non è più, è ad un tempo l'ottavo re e uno dei sette, ma va in perdizione.12Le dieci corna che hai viste sono dieci re, i quali non hanno ancora ricevuto un regno, ma riceveranno potere regale, per un'ora soltanto insieme con la bestia.13Questi hanno un unico intento: consegnare la loro forza e il loro potere alla bestia.14Essi combatteranno contro l'Agnello, ma l'Agnello li vincerà, perché è il Signore dei signori e il Re dei re e quelli con lui sono i chiamati, gli eletti e i fedeli".
15Poi l'angelo mi disse: "Le acque che hai viste, presso le quali siede la prostituta, simboleggiano popoli, moltitudini, genti e lingue.16Le dieci corna che hai viste e la bestia odieranno la prostituta, la spoglieranno e la lasceranno nuda, ne mangeranno le carni e la bruceranno col fuoco.17Dio infatti ha messo loro in cuore di realizzare il suo disegno e di accordarsi per affidare il loro regno alla bestia, finché si realizzino le parole di Dio.18La donna che hai vista simboleggia la città grande, che regna su tutti i re della terra".


Capitolo XXV: Correggere fervorosamente tutta la nostra vita

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1. Che tu sia attento e preciso, nel servire Iddio; ripensa frequentemente alla ragione per la quale sei venuto qui, lasciando il mondo. Non è stato forse per vivere in Dio e farti tutto spirito? Che tu sia, dunque, fervoroso, giacché in breve tempo sarai ripagato dei tuoi sforzi; né avrai più, sul tuo orizzonte, alcun timore e dolore faticherai qui per un poco, e poi troverai una grande pace, anzi, una gioia perpetua. Se sarai costante nella fede e fervoroso nelle opere, Dio, senza dubbio, sarà giusto e generoso nella ricompensa. Che tu mantenga la santa speranza di giungere alla vittoria, anche se non è bene che tu ne abbia alcuna sicurezza, per non cadere in stato di torpore o di presunzione. Una volta, un tale, dibattuto interiormente tra il timore e la speranza, sfinito dal doloro, si prostrò in chiesa davanti ad un altare dicendo tra sé: "Oh! Se sapessi di poter perseverare!". E subito, di dentro, udì una risposta, che veniva da Dio: "Perché, se tu sapessi di poter perseverare, che cosa vorresti fare? Fallo adesso, quello che vorresti fare, e sarai del tutto tranquillo". Allora, rasserenato e confortato, egli si affidò alla volontà di Dio, e cessò in lui quella angosciosa incertezza; egli non volle più cercar di sapere quel che sarebbe stato di lui in futuro, e si diede piuttosto a cercare "quale fosse la volontà del Signore: volontà di bene e di perfezione", (Rm 12, 2) per intraprendere e portare a compimento ogni opera buona. Dice il profeta: "Spera nel Signore e fa il bene; abita la terra e nutriti delle sue ricchezze" (Sal 36,3).  

2. Una sola cosa è quella che distoglie molta gente dal progresso spirituale e dal fervoroso sforzo di correzione: lo sgomento di fronte agli ostacoli e l'asprezza di questa lotta. Invero avanzano nelle virtù coloro che si sforzano di superare virilmente ciò che è per essi più gravoso, e che più li contrasta; giacché proprio là dove più si vince se stessi, mortificandosi nello spirito, più si guadagna, e maggior grazia si ottiene. Certo che non tutti gli uomini hanno pari forze per vincere se stessi e per mortificarsi. Tuttavia, uno che abbia tenacia e buon volere, anche se le sue passioni sono più violente, riuscirà a progredire più di un altro, pur buono, ma meno fervoroso nel tendere verso le virtù. Due cose giovano particolarmente al raggiungimento di una totale emendazione: il fare violenza a se stessi, distogliendosi dal male, a cui ciascuno è portato per natura; e il chiedere insistentemente il bene spirituale di cui ciascuno ha maggior bisogno. Inoltre tu devi fare in modo di evitare soprattutto ciò che più spesso trovi brutto in altri. Da ogni parte devi saper trarre motivo di profitto spirituale. Così, se ti capita di vedere o di ascoltare dei buoni esempi, devi ardere dal desiderio di imitarli; se, invece, ti pare che qualcosa sia degno di riprovazione, devi guardarti dal fare altrettanto; se talvolta l'hai fatto, procura di emendarti. Come il tuo occhio giudica gli altri, così, a tua volta, sarai giudicato tu dagli altri. Quale gioia e quale dolcezza, vedere dei frati pieni di fervore e di devozione, santi nella vita interiore e nella loro condotta; quale tristezza, invece, e quale dolore, vedere certi frati, che vanno di qua e di là, disordinatamente, tralasciando di praticare proprio ciò per cui sono stati chiamati! Gran danno procura, questo dimenticarsi delle promesse della propria vocazione, volgendo i desideri a cose diverse da quelle che ci vengono ordinate.  

3. Ricordati della decisione che hai presa, e poni dinanzi ai tuoi occhi la figura del crocifisso. Riflettendo alla vita di Gesù Cristo, avrai veramente di che vergognarti, ché non hai ancora cercato di farti più simile a lui, pur essendo stato per molto tempo nella vita di Dio. Il monaco che si addestra con intensa devozione sulla vita santissima e sulla passione del Signore, vi troverà in abbondanza tutto ciò che gli può essere utile e necessario; e non dovrà cercare nulla di meglio, fuor di Gesù. Oh, come saremmo d'un colpo pienamente addottrinati se avessimo nel nostro cuore Gesù crocifisso! Il monaco pieno di fervore sopporta ogni cosa santamente e accetta ciò che gli viene imposto; invece quello negligente e tiepido trova una tribolazione sull'altra ed è angustiato per ogni verso, perché gli manca la consolazione interiore, e quella esterna gli viene preclusa. Il monaco che vive fuori della regola va incontro a piena rovina. Infatti chi tende ad una condizione piuttosto libera ed esente da disciplina sarà sempre nell'incertezza, poiché ora non gli andrà una cosa, ora un'altra. Come fanno gli altri monaci, così numerosi, che vivono ben disciplinati dalla regola del convento? Escono di rado e vivono liberi da ogni cosa; mangiano assai poveramente e vestono panni grossolani; lavorano molto e parlano poco; vegliano fino a tarda ora e si alzano per tempo; pregano a lungo, leggono spesso e si comportano strettamente secondo la regola. Guarda i Certosini, i Cistercensi, e i monaci e le monache di altri Ordini, come si alzano tutte le notti per cantare le lodi di Dio. Ora, sarebbe vergognoso che, in una cosa tanto meritoria, tu ti lasciassi prendere dalla pigrizia, mentre un grandissimo numero di monaci comincia i suoi canti di gioia, in unione con Dio. Oh!, se noi non avessimo altro da fare che lodare il Signore, nostro Dio, con tutto il cuore e con tutta la nostra voce. Oh!, se tu non avessi mai bisogno di mangiare, di bere, di dormire; e potessi invece, lodare di continuo il Signore, e occuparti soltanto delle cose dello spirito. Allora saresti più felice di adesso, che sei al servizio del tuo corpo per varie necessità. E volesse il Cielo che non ci fossero, queste necessità, e ci fossero soltanto i pasti spirituali dell'anima, che purtroppo gustiamo ben di rado.  

4. Quando uno sarà giunto a non cercare il proprio conforto in alcuna creatura, allora egli comincerà a gustare perfettamente Dio; allora accetterà di buon grado ogni cosa che possa succedere; allora non si rallegrerà, o rattristerà, per il molto o il poco che possieda. Si rimetterà del tutto e con piena fiducia in Dio: in Dio, che per lui sarà tutto, in ogni circostanza; in Dio, agli occhi del quale nulla muove o va interamente perduto; in Dio, e per il quale ogni cosa vive, servendo senza esitazione al suo comando. Abbi sempre presente che tutto finisce e che il tempo perduto non ritorna. Non giungerai a possedere forza spirituale, se non avrai sollecitudine e diligenza. Se comincerai ad essere spiritualmente malato. Se invece ti darai tutto al fervore, troverai una grande pace, e sentirai più lieve la fatica, per la grazia di Dio e per la forza dell'amore. Tutto può, l'uomo fervido e diligente. Impresa più grande delle sudate fatiche corporali è quella di vincere i vizi e di resistere alle passioni. E colui che non sa evitare le piccole mancanze, cade, a poco a poco, in mancanze maggiori. Sarai sempre felice, la sera, se avrai spesa la giornata fruttuosamente. Vigila su te stesso, scuoti e ammonisci te stesso; checché facciano gli altri, non dimenticare te stesso. Il tuo progresso spirituale sarà pari alla violenza che avrai fatto a te stesso. Amen.


DISCORSO 370 SULLA NATIVITÀ DEL SIGNORE.

Discorsi - Sant'Agostino

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Quattro tipi di nascita umana.

1. Oggi è un giorno che ha portato grande gioia al genere umano, riguardo alla speranza della vita eterna. Il primo uomo, per la cui caduta siamo tutti caduti, la cui rovina ebbe per conseguenza la nostra condizione mortale, non è nato, ma è stato creato: senza padre, senza madre, per opera di Dio. Questo è il primo tipo di situazione umana: Adamo, dalla terra. La seconda condizione umana è quella della creazione della donna, dal fianco dell'uomo. La terza è quella della nascita, da uomo e da donna. La quarta è quella del Dio-Uomo, quella di Cristo che nacque da donna senza uomo. Di queste quattro [forme di nascita] una sola è praticata da noi, le altre tre le conosciamo per fede, non per esperienza. Un uomo che provenga dalla terra, senza padre e senza madre, noi non lo conosciamo. Noi non conosciamo una donna formata dal fianco di un uomo. Lo crediamo per averlo letto o ascoltato. Da noi ogni giorno gli uomini nascono nel terzo modo, dall'unione dell'uomo e della donna. Si è verificata la prima forma, senza uomo né donna, si è verificata la seconda, da uomo senza donna, si è verificata la terza, da uomo e donna; restava la quarta, da donna senza uomo. La quarta ha liberato le altre tre. La prima e la seconda sono finite. Diedero origine alla terza con la loro fine. Trovarono tutte e tre salvezza nella quarta.

Ogni categoria di fedeli è testimone del Salvatore nato per tutti.

2. Siano liete le vergini. Una vergine generò Cristo. Non pensino che in essa sia andata distrutta la verginità, che è oggetto della loro consacrazione. Essa rimase vergine anche dopo il parto. Si rallegrino le vedove. La vedova Anna riconobbe Cristo bambino. Siano liete le sposate. Elisabetta maritata profetizzò il Signore Gesù Cristo che stava per nascere. Non è rimasta alcuna categoria senza che desse testimonianza della salvezza di tutti. Al regno dei cieli non giungono solo le vergini. Vi giungono anche le vedove. Quella santa vedova Anna era donna di gran merito. Passata a nozze dalla verginità aveva vissuto sette anni col marito. Morto lui, era giunta a età avanzata e nella sua santa vecchiaia aspettava l'infanzia del Salvatore; per vedere, lei, carica di anni, il Bambino, per riconoscerlo da vecchia, per vedere il Salvatore entrare nel mondo mentre lei stava per uscirne 1. Anche nel sesso maschile ugualmente tre categorie vengono onorate. Lo stesso Cristo è stato bambino. Siano lieti i fanciulli e consacrino la loro continenza al Bambino. Egli, che diede a sua madre la fecondità senza toglierle la verginità, custodì integralmente la castità. E il vecchio Simeone anche lui era vissuto a lungo: la sua età è paragonabile a quella di Anna. E aveva avuto una predizione: che non avrebbe incontrato la morte senza aver visto, prima, il Cristo di Dio.

Il desiderio della nascita di Cristo negli antichi santi: il vecchio Simeone.

3. Vedete, fratelli, quanto desiderio avevano gli antichi santi di vedere Cristo. Sapevano che sarebbe venuto e tutti quelli che vivevano piamente si auguravano: " Oh, se mi trovasse qui in vita quella nascita! Oh, se potessi vedere con i miei occhi quello che credo dalle Scritture di Dio! ". Perché possiate conoscere quanto grande fosse il desiderio dei santi, i quali sapevano dalla sacra Scrittura che la Vergine avrebbe partorito, considerate il preannunzio che avete ascoltato, quando si leggeva Isaia: Ecco, una vergine concepirà, e partorirà un figlio che chiamerà Emmanuele 2. Il Vangelo ci spiega che cosa significhi Emmanuele, significa: Dio con noi 3. Non sembri dunque strano, non sembri impossibile, chiunque tu sia, anima incredula, che una vergine partorisca e che dopo il parto rimanga vergine. Se tieni conto che è nato Dio, non ti meraviglierai del parto verginale. Perché dunque sappiate che gli antichi santi e giusti desiderarono vedere quello che è stato concesso anche a questo vecchio Simeone, il Signore nostro Gesù Cristo disse ai suoi discepoli: Molti giusti e Profeti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete e non lo videro; ascoltare ciò che voi ascoltate e non l'udirono 4. Questo vecchio era troppo avanzato in età per poterlo udire, ma era al punto giusto per vedere. Non si aspettava di udire Cristo parlare, poiché lo riconobbe bambino quando non sapeva ancora parlare. E questo gli fu concesso quando era decrepito e desiderava e sospirava, dicendo ogni giorno nelle sue preghiere: " Quando verrà? Quando nascerà? Quando lo vedrò? Camperò fino allora? Egli mi troverà qui? Questi miei occhi vedranno Colui che si è rivelato agli occhi del cuore? ". Così pregava e in conformità al suo desiderio ricevette un messaggio, cioè che non avrebbe sperimentato la morte prima di aver visto il Cristo di Dio. Maria sua madre lo portava in braccio. Egli lo vide e lo riconobbe. Come aveva fatto a riconoscerlo? Forse gli fu rivelato nell'intimo Colui che all'esterno egli vedeva come uno appena nato. Lo vide e lo riconobbe. Simeone riconobbe lui bambino che ancora non parlava, mentre i Giudei uccisero lui giovane che compiva miracoli. Appena lo riconobbe lo prese tra le braccia, lo strinse in un abbraccio. Portava Colui da cui era sostenuto. Il Cristo stesso infatti è la Sapienza di Dio che si estende da un confine all'altro con forza, che governa con bontà ogni cosa 5. Quanto grande era e quanto si era fatto piccolo! Fattosi piccolo cercava i piccoli. Vale a dire che non cercava i superbi, gli orgogliosi, ma gli umili e i miti. Si umiliò al punto di essere posto in una mangiatoia quasi a cibo dei buoni giumenti. Lo prese dunque Simeone nelle sue braccia e disse: Ora lascia, Signore, che il tuo servo vada in pace. Tu mi congedi in pace, perché vedo la pace. Perché mi lasci andare in pace? Perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza 6. La salvezza di Dio, il Signore Gesù Cristo. Annunziate di giorno in giorno la sua salvezza 7.

Fanciulli, vecchi e sposati rendono testimonianza a Cristo.

4. Voi, fanciulli, avete il Cristo fanciullo, voi, santi vecchi, il vecchio Simeone. Se poi cercate qualche uomo sposato che renda testimonianza al Signore, ecco Zaccaria per la vostra riflessione. Nessuno cerchi altro, fratelli miei, fedeli cristiani, vergine, vedova e sposata, fanciullo, continente o sposato. Chiunque voglia essere qualcosa oltre queste categorie, non trova altro modo d'incontrare Cristo. Non troviamo che abbiano dato testimonianza a Cristo gli adùlteri, i fornicatori, gli immondi. E perché anche da tali persone gli potesse essere resa testimonianza 8, egli diede malleveria per loro, egli si donò. Nessuno può essere santo con le sue sole forze. Rallegriamoci dunque, carissimi. Dal giorno presente cominciano a crescere i tempi. Credi in Cristo e ci sarà in te la tua crescita. Hai creduto? E` incominciato il tempo. Sei stato battezzato? E` nato Cristo nel tuo cuore. Ma Cristo, una volta nato, non restò in quello stato. Crebbe, giunse alla giovinezza; non declinò nella vecchiaia. Dunque cresca anche la tua fede, acquisti forze; ignori il declino della vecchiaia. Così apparterrai a Cristo, Figlio di Dio, in principio Verbo presso Dio, Verbo Dio, ma divenuto carne per abitare fra noi 9. Si nascondeva la maestà mentre appariva la debolezza. Simeone prese nelle sue mani la debolezza ma riconobbe la maestà interiore 10. Nessuno disprezzi la condizione di lui nato, se vuole essere rinato. A lui toccava nascere per noi, a noi avvenga di rinascere in lui, che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

 

1 - Lc 2, 36-38.

2 - Is 7, 14.

3 - Mt 1, 23.

4 - Mt 13, 17.

5 - Cf. Sap 8, 1.

6 - Lc 2, 25-30.

7 - Sal 95, 2.

8 - Cf. Gv 1, 8.

9 - Cf. Gv 1, 1. 14.

10 - Cf. Lc 2, 28. 30.


1 - Come l'Altissimo prepara Maria santissima

La mistica Città di Dio - Libro terzo - Suor Maria d'Agreda

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1. L'Altissimo impegno la nostra Regina e signora nei doveri di sposa di san Giuseppe, ponendola così anche nell'occasione di conversare più spesso col prossimo, affinché la sua vita innocente fosse per tutti un esempio di somma santità. In questo nuovo stato, la divina Signora, era capace di pensieri tanto elevati, di decisioni così ben ponderate e di regolare tutte le azioni della sua vita con tale sapienza da provocare negli angeli una mirabile emulazione e dare agli uomini un esempio mai visto prima. Pochi la conoscevano e ancor meno avevano a che fare con lei; questi più fortunati, però, ricevevano influssi così divini da quel cielo di Maria, che con ammirabile giubilo e parole eccezionali avrebbero bramato alzare la voce e rendere nota la luce che infiammava i loro cuori, sapendo che proveniva dalla presenza di Maria purissima. Questi effetti, che la mano dell'Altissimo operava, non erano nascosti alla prudentissima Regina, ma non era ancora tempo di manifestarli al mondo, né la sua profondissima umiltà lo consentiva. Chiedeva continuamente a Dio che la nascondesse agli uomini e che tutti i favori della sua destra ritornassero solo a sua lode, lasciando che ella fosse ignorata, anzi, disprezzata da tutti i mortali, affinché non venisse offesa la sua bontà infinita.

2. Il Signore accettava in gran parte queste suppliche della sua sposa, per cui disponeva con la sua provvidenza che la stessa luce facesse ammutolire quelli che da essa venivano spinti ad esaltarla. Mossi così dalla forza divina, si arrestavano e rivolgevano l'attenzione a se stessi, lodando il Signore per la luce che percepivano. Sopraffatti dall'ammirazione, sospendevano il giudizio e, lasciando la creatura, si volgevano al Creatore, al punto che molti uscivano dal peccato solo per averla guardata e altri miglioravano la loro vita. Tutti alla sua vista si correggevano, perché ricevevano influssi celesti nelle loro anime, ma subito si dimenticavano della fonte da cui traevano il loro ravvedimento, perché se l'avessero tenuta presente o ne avessero conservato l'immagine, nessuno si sarebbe allontanato da lei; tutti, poi, l'avrebbero cercata con passione se Dio, misteriosamente, non l'avesse impedito.

3. Nelle opere da cui si coglievano tali frutti, e nell'aumento dei meriti e delle grazie da cui tutto procedeva, la nostra Regina, sposa di Giuseppe, s'impegnò per sei mesi e diciassette giorni, quanti ne passarono dal suo matrimonio all'incarnazione del Verbo. Non posso qui trattenermi a riferire dettagliatamente gli atti eroici interiori ed esteriori di tutte le virtù, di carità, di umiltà, di devozione, le elemosine, i benefici e le altre opere di misericordia che compì, perché tutto questo non si può esprimere a parole e supera le mie capacità. Il modo di manifestarlo meglio è dire che in Maria santissima l'Altissimo trovò la pienezza del suo compiacimento, l'intera soddisfazione del suo desiderio e tutta la corrispondenza dovuta da una semplice creatura al suo creatore. Da tale santità e da tali meriti Dio si trovò quasi obbligato e, a nostro modo d'intendere, costretto ad affrettare il passo e stendere il braccio della sua onnipotenza alla più grande meraviglia che si sia mai vista, sia prima che dopo, quale fu il fatto che l'Unigenito del Padre si facesse carne nel grembo verginale di questa Signora.

4. Per eseguire dunque quest'opera come si conveniva alla dignità del medesimo Dio, egli preparò in modo del tutto singolare Maria santissima nei nove giorni che precedettero immediatamente tale mistero. In questo spazio di tempo, lasciando traboccare l'impeto del fiume della Divinità perché inondasse questa Città di Dio 1 , le comunicò tanti doni e favori, che io ammutolisco alla sola conoscenza che me ne è stata data, poiché la mia limitatezza non giunge a riferire ciò che comprendo, essendo la lingua, la penna e tutte le facoltà delle creature strumenti inadeguati per rivelare misteri così mirabili. Per questo voglio che s'intenda che quanto io dirò non è che un'ombra oscura della minima parte di questo stupendo e inesplicabile prodigio, che non deve essere misurato con i nostri termini limitati, ma con lo sconfinato potere divino.

5. Nel primo giorno di questa felicissima novena avvenne che la divina principessa Maria, dopo un breve riposo che era solita prendersi, si alzò a mezzanotte a imitazione di Davide suo padre - questo era infatti l'ordine e la regola che le aveva dato il Signore - e, prostrata alla presenza dell'Altissimo, cominciò la sua solita orazione e i suoi santi esercizi. D'un tratto, le parlarono i santi angeli che l'assistevano e le dissero: «Sposa del nostro re e Signore, alzatevi, perché sua Maestà vi chiama». Ella si alzò e con amore fervoroso rispose: «Il Signore comanda che dalla polvere si sollevi la polvere». Quindi, rivolgendosi al Signore che la chiamava, continuò dicendo: «Altissimo e onnipotente Signore mio, che volete fare di me?». A queste parole la sua anima santissima fu elevata in spirito ad un'altra nuova e più alta abitazione, più vicina al Signore e più lontana da tutto ciò che è terreno e momentaneo.

6. Subito comprese che qui gli angeli la disponevano con le illuminazioni e purificazioni, che aveva ricevuto altre volte, per qualche più alta visione della Divinità. Io non mi trattengo a descriverle, perché già l'ho fatto nella prima parte. Dopo ciò, Dio le si manifestò in visione, non intuitiva ma astrattiva, benché con una evidenza e chiarezza tale che di quell'oggetto incomprensibile comprese più questa Signora in tale modo, di quanto sia possibile ai beati attraverso la visione intuitiva con cui lo conoscono e lo godono. Questa visione fu più alta e più profonda delle altre di questo genere, perché di giorno in giorno la celeste Signora se ne rendeva più capace. Poiché ne traeva profitto in modo perfetto, ogni favore la disponeva per un altro. Le ripetute comunicazioni della Divinità la rendevano più vigorosa per operare davanti a quell'Oggetto infinito.

7. In questa visione la nostra principessa Maria conobbe altissimi segreti della Divinità e delle sue perfezioni, specialmente della sua comunicazione ad extra per l'opera della creazione: come questa procedette dalla bontà e liberalità di Dio e come per il suo essere e per la sua infinita gloria non aveva necessità delle creature, perché senza di esse era già glorioso nella sua eternità interminabile prima della creazione del mondo. Inoltre, furono comunicati alla nostra Regina molti arcani misteri, che non si possono né si devono manifestare a tutti, perché ella sola fu l'unica e l'eletta per queste delizie del sommo re e Signore di ogni cosa creata. Tuttavia sua Altezza, venendo a conoscere tale propensione di Dio a comunicarsi ad extra, maggiore di quella che ha ogni elemento verso il suo centro, e trovandosi ella così presa nella sfera di quel fuoco del divino amore e da esso infiammata, supplicò l'eterno Padre perché inviasse al mondo il suo Unigenito, dando così ad un tempo agli uomini il rimedio e a Dio e alle sue perfezioni la soddisfazione e l'esecuzione che richiedevano.

8. Queste parole della sua sposa erano molto dolci per il Signore, erano la fascia purpurea con cui legava e stringeva il suo amore. Di conseguenza, per venire all'adempimento dei suoi desideri, volle preparare da vicino la dimora in cui voleva discendere dal seno del suo eterno Padre. A tale scopo, determinò di dare alla sua diletta, scelta come madre, conoscenza chiara di tutte le opere ad extra, come la sua onnipotenza le aveva formate. Così in questo giorno, nella medesima visione, le manifestò tutto ciò che aveva fatto nel primo giorno della creazione del mondo, com'è riferito nella Genesi, tanto che ella ebbe cognizione di tutte quelle opere con più chiarezza e comprensione che se le avesse avute presenti agli occhi del corpo, perché le conobbe prima in Dio e quindi in se stesse.

9. Comprese dunque come in principio il Signore creò il cielo e la terra; quanto questa era vuota, mentre le tenebre ricoprivano l'abisso; come lo Spirito del Signore aleggiava sulle acque e in che modo, al comando divino, fu fatta la luce; come, dividendo da essa le tenebre, queste si chiamarono notte e la luce giorno. In questo impiegò il primo giorno. Conobbe la grandezza della terra, la sua longitudine, latitudine e profondità, le sue caverne, che sono l'inferno, il limbo e il purgatorio, con i loro abitanti; le varie regioni, i climi, i meridiani, la divisione nelle quattro parti del mondo e tutti quelli che le occupano. Con uguale chiarezza conobbe i cieli inferiori e l'empireo e quando furono creati gli angeli nel primo giorno; ne comprese la natura, le qualità, le differenze, le gerarchie, i compiti, i gradi e le virtù. Le fu manifestata la ribellione degli angeli cattivi e la loro caduta, con le sue cause e le circostanze in cui si verificò, ma il Signore le nascondeva sempre tutto quello che riguardava lei. Le furono rivelati il castigo e gli effetti del peccato nei demoni, conoscendoli come sono in se stessi. Alla fine di questo favore del primo giorno, il Signore le fece comprendere di nuovo che ella era formata di quella vile materia della terra, della stessa natura di tutti coloro che ritornano in polvere; non le disse però che avrebbe dovuto tornare in polvere, ma le diede una così profonda conoscenza dell'essere terreno, che la Regina si umiliò sino al profondo del niente e, pur non essendo colpevole, si annientò più di tutti i figli di Adamo, che invece sono pieni di miserie.

10. L'Altissimo ordinava tutta questa visione con i suoi effetti allo scopo di scavare nel cuore di Maria fondamenta tanto profonde quanto richiedeva l'altezza della costruzione che in lei voleva edificare, dovendo questa ergersi sino all'unione sostanziale ed ipostatica con la medesima Divinità. E poiché la dignità di Madre di Dio era quasi senza termine e in qualche modo infinita, occorreva che si fondasse sopra un'umiltà ad essa proporzionata e che anche questa fosse illimitata, senza tuttavia oltrepassare i limiti della ragione. Perciò, arrivando al supremo grado della virtù, la benedetta fra tutte le donne si umiliò tanto, che la santissima Trinità restò in certo modo appagata, soddisfatta e - a nostro modo d'intendere - obbligata ad innalzarla al grado di dignità più eminente tra le creature e più vicino a Dio. Con questo beneplacito sua Maestà le pailò e le disse:

11. «Sposa e colomba mia, grande è il mio desiderio di redimere l'uomo dal peccato e la mia pietà immensa si sente come violentata, finché non discendo a salvare il mondo. Chiedimi dunque continuamente in questi giorni con grande affetto la realizzazione di questo desiderio e, prostrata alla mia regale presenza, non far cessare le tue suppliche e i tuoi gemiti, affinché l'Unigenito del Padre discenda davvero ad unirsi con la natura umana». A questo comando la divina Principessa rispose: «Signore e Dio eterno, a cui appartengono ogni potere e tutta la sapienza e alla cui volontà nessuno può resistere, chi impedisce la vostra onnipotenza? Chi trattiene il torrente impetuoso della vostra Divinità sì che non si compia il vostro beneplacito a vantaggio di tutto il genere umano? Se mai, mio amato, fossi io questo ostacolo a un beneficio così immenso, che io muoia piuttosto che resistere al vostro volere! E se questo favore non può essere meritato da creatura alcuna, almeno non vogliate, mio Signore, aspettare che ce ne rendiamo sempre più immeritevoli. I peccati degli uomini si moltiplicano e crescono di continuo a vostra offesa: come dunque giungeremo a meritare quel bene del quale ogni giorno ci rendiamo più indegni? In voi stesso si trova, mio Signore, la ragione del nostro rimedio. La vostra bontà infinita, le vostre misericordie senza numero vi obbligano; i gemiti dei Profeti e dei Padri del vostro popolo vi sollecitano, i santi vi desiderano, i peccatori vi attendono e tutti insieme alzano a voi le loro grida. E se io, vile vermiciattolo, non mi rendo indegna della vostra benignità con la mia ingratitudine, vi supplico dal profondo dell'anima mia che affrettiate il passo e veniate finalmente a salvarci per la vostra stessa gloria».

12. La Principessa del cielo terminò questa orazione e ritornò subito al suo stato più naturale e ordinario. Tuttavia, per il nuovo comando che aveva ricevuto dal Signore, protrasse per tutto quel giorno le suppliche per l'incarnazione del Verbo; con profondissima umiltà continuò a pregare prostrata a terra in forma di croce, perché lo Spirito Santo, che la guidava, le aveva insegnato quella posizione, di cui tanto si sarebbe compiaciuta la beatissima Trinità, quasi che dal suo trono regale guardasse crocifissa nel corpo della futura Madre del Verbo la persona di Cristo. Così riceveva quel sacrificio mattutino della purissima Vergine, con cui ella preveniva quello del suo Figlio santissimo.

 

Insegnamento che mi diede la Regina del cielo

 

13. Figlia mia, i mortali non sono affatto capaci di comprendere le opere ineffabili che il braccio dell'Onnipotente operò in me mentre mi preparava all'incarnazione del Verbo eterno. Specialmente nei nove giorni che precedettero un così alto mistero, il mio spirito fu elevato verso l'essere immutabile di Dio e ad esso unito, a tal punto che restò annegato in quel mare di infinite perfezioni, partecipando di tutti questi effetti eminenti e divini, che non possono entrare in cuore umano. La conoscenza che mi comunicò delle creature penetrava fino nel loro intimo con più chiarezza e maggiori privilegi rispetto a quella di tutti gli spiriti angelici, pur tanto ammirabili in questa cognizione delle cose create, che ricevono dalla visione di Dio. Da allora in poi, le immagini di tutto ciò che intesi mi restarono impresse in modo tale da poterne sempre usare come volevo.

14. Quello che ora voglio da te è che, stando attenta a quanto io feci con l'aiuto di questa conoscenza, mi imiti secondo le tue forze mediante la luce infusa che a tal fine hai ricevuto. Approfitta della conoscenza delle creature, formando con esse una scala che ti porti al Creatore, cercando in tutte il principio da cui hanno origine e il fine a cui sono ordinate. Di tutte ti devi servire come di specchio nel quale riverbera la sua Divinità, di ricordo della sua onnipotenza e di incentivo all'amore che io voglio da te. Ammira e loda la grandezza e la magnificenza del Creatore, e alla sua presenza umiliati fino a terra, non rifiutandoti di fare né di patire cosa alcuna pur di giungere ad essere mansueta ed umile di cuore. Medita con attenzione, carissima, e vedi come questa virtù fu il fondamento fermissimo di tutte le meraviglie che l'Altissimo operò in me; e, per meglio apprezzarla, considera che tra tutte le virtù essa è tanto preziosa quanto delicata, dato che, se in qualche cosa la perdi e non sei ugualmente umile in tutte, non lo sarai con verità in nessuna. Riconosci di essere una creatura terrena e corruttibile e sappi che l'Altissimo, nella sua grande provvidenza, formò l'uomo in modo tale che la sua stessa natura gli intimasse, insegnasse e ripetesse continuamente l'importante lezione dell'umiltà. Per questo non lo formò di una materia più nobile, lasciandogli così il «peso del santuario» dentro se stesso; in tal modo, ponendo su un piatto della bilancia l'essere infinito ed eterno del Signore e sull'altro quello della sua vilissima materia, avrebbe saputo dare a Dio ciò che è di Dio e a se stesso quel che gli spetta.

15. Questo io feci con perfezione per dare un esempio e un insegnamento ai mortali e voglio che anche tu lo faccia a mia imitazione, mettendo tutta la tua attenzione e la tua sollecitudine nell'essere umile. Con ciò compiacerai l'Altissimo e me, che voglio la tua vera perfezione. Questa non può essere tale se non si basa sulle fondamenta della conoscenza di te stessa e, quanto più esse saranno profonde, tanto più alto e sublime s'innalzerà l'edificio della virtù e la tua volontà troverà un posto più intimo in quella del Signore, perché egli guarda dall'altezza del suo trono gli umili della terra 9 .


7-40 Settembre 2, 1906 Luisa vuol fare i conti con Gesù, Lui le dice che è la sua piccola figlia.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Dovendo fare questo mattina la comunione, stavo preparata a fare il giorno di ritiro, cioè a prepararmi alla morte, e dopo fatta la comunione stavo a dire a Gesù Benedetto: “Facciamo adesso i conti, per non riserbarli all’ultimo estremo della vita, io stessa non so come devo trovarmi, non faccio nessuna riflessione sopra me stessa, e non riflettendovi non avverto me stessa, e quindi non sento né timori, né scrupoli, né agitazioni, mentre veggo e sento che gli altri più assai buoni di me, ed anche le stesse vite dei santi che leggo, tutti fanno riflessione sopra sé stessi, se sono freddi o caldi, se tentati o calmi, se si confessano bene o male, e quasi tutti timidi, agitati e scrupolosi. Invece tutta la mia attenzione e di volervi, d’amarvi e di non offendervi, del resto non faccio conto di niente, pare che non ho tempo da pensare ad altro, e se mi metto con impegno di farlo, una voce interna mi scuote, mi rimprovera e dice: “Vuoi perdere tempo, bada a fare le tue cose con Dio”. Quindi io stessa non so nello stato in cui mi trovo, se fredda, se arida, se calda; e se uno ne volesse conto non saprei darlo di certo. Io credo che l’ho sbagliata, perciò facciamo adesso i conti, affinché possa mettervi rimedio”. E dopo d’averlo pregato e ripregato mi ha detto:

(2) “Figlia mia, io tengo te sempre sulle mie ginocchia, e tanto stretta che non ti do tempo di pensare a te stessa, ti tengo come un padre può tenere il suo figlio piccolo sulle sue ginocchia, che ora gli dà un bacio, ora una carezza, ora l’imbocca con le sue mani il cibo, ora se il piccolo figlio inavvedutamente si macchia, lo stesso padre pensa a pulirlo. Ora, se il padre si fa vedere afflitto ed il piccolo lo consola, gli asciuga le lacrime; ora se si mostra irritato ed il piccino lo calma; insomma, il padre è la vita del piccino, niente pensiero gli fa prendere di lui stesso, né se deve mangiare, né se si macchia, ne se deve vestirsi, neppure se deve dormire, ché facendo delle sue braccia una culla, lo culla per farlo assonnare, e lo fa dormire sul proprio seno, ed il piccino è tutto il sollievo e la vita del padre, mentre gli altri figli grandi badano ad assettare la casa, a pulirsi loro stessi, ed a tutti gli altri affari. Così faccio Io con te, come una figlia piccola ti tengo sulle mie ginocchia, e tanto intimamente a Me unita, da non farti sentire te stessa, ed Io penso e prendo cura di tutto te, a pulirti se sei macchiata, a nutrirti se hai bisogno di cibo, insomma, di tutto ti prevengo primo, in modo che tu stessa non avverti i tuoi bisogni, e col tenerti intimamente a Me stretta è una grazia che ti faccio, perché da molti e molti difetti sfuggi, mentre se avessi il pensiero di te stessa, oh! in quanti difetti avresti caduta; perciò, pensa a fare l’ufficio tuo verso di Me, di figlia piccola, e non pensare ad altro”.