Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Da quando abbiamo lasciato il grembo materno, abbiamo iniziato a brancolare nel buio, a soffrire e lentamente morire. Abbiamo lasciato un posto accogliente e sicuro per essere scaraventati in un mondo pieno di inside ed incertezze. Da allora non abbiamo mai smesso di perdere, di lasciare, di cambiare. Ma le perdite e i mutamenti ci hanno fatto crescere, ci hanno fatto capire che tutto cambia. Tutto passa, resta solo una certezza: l'amore di Dio. La morte è madre: è un parto inesplorato per un nuovo modo di esistere. Perciò non devi avere paura. Non ti arrendere alla morte. Credi fermamente che l'amore di Dio è più forte. Fidati di Dio. La morte non può fare niente contro la fede. Uniti in preghiera per i nostri cari defunti. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Mercoledi della 4° settimana del tempo di Avvento

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 7

1Allora si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme.2Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate -3i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi,4e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame -5quei farisei e scribi lo interrogarono: "Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?".6Ed egli rispose loro: "Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto:

'Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me'.
7'Invano essi mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini'.

8Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini".9E aggiungeva: "Siete veramente abili nell'eludere il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione.10Mosè infatti disse: 'Onora tuo padre e tua madre', e 'chi maledice il padre e la madre sia messo a morte'.11Voi invece dicendo: Se uno dichiara al padre o alla madre: è Korbàn, cioè offerta sacra, quello che ti sarebbe dovuto da me,12non gli permettete più di fare nulla per il padre e la madre,13annullando così la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte".

14Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: "Ascoltatemi tutti e intendete bene:15non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo".16.
17Quando entrò in una casa lontano dalla folla, i discepoli lo interrogarono sul significato di quella parabola.18E disse loro: "Siete anche voi così privi di intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può contaminarlo,19perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va a finire nella fogna?". Dichiarava così mondi tutti gli alimenti.20Quindi soggiunse: "Ciò che esce dall'uomo, questo sì contamina l'uomo.21Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi,22adultéri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza.23Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo".

24Partito di là, andò nella regione di Tiro e di Sidone. Ed entrato in una casa, voleva che nessuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto.25Subito una donna che aveva la sua figlioletta posseduta da uno spirito immondo, appena lo seppe, andò e si gettò ai suoi piedi.26Ora, quella donna che lo pregava di scacciare il demonio dalla figlia era greca, di origine siro-fenicia.27Ed egli le disse: "Lascia prima che si sfamino i figli; non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini".28Ma essa replicò: "Sì, Signore, ma anche i cagnolini sotto la tavola mangiano delle briciole dei figli".29Allora le disse: "Per questa tua parola va', il demonio è uscito da tua figlia".
30Tornata a casa, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n'era andato.

31Di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.32E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano.33E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua;34guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: "Effatà" cioè: "Apriti!".35E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.36E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano37e, pieni di stupore, dicevano: "Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!".


Tobia 10

1Ogni giorno intanto Tobi contava le giornate, quante erano necessarie all'andata e quante al ritorno. Quando poi i giorni furono al termine e il figlio non era ancora tornato,2pensò: "Forse sarà stato trattenuto là? O sarà morto Gabael e nessuno gli darà il denaro?".3Cominciò così a rattristarsi.4La moglie Anna diceva: "Mio figlio è perito e non è più tra i vivi, perché troppo è il ritardo".5E cominciò a piangere e a lamentarsi sul proprio figlio dicendo: "Ahimè, figlio, perché ho lasciato partire te che eri la luce dei miei occhi!".6Le rispondeva Tobi: "Taci, non stare in pensiero, sorella; egli sta bene. Certo li trattiene là qualche fatto imprevisto. Del resto l'uomo che lo accompagnava è sicuro ed è uno dei nostri fratelli. Non affliggerti per lui, sorella; tra poco sarà qui".7Ma essa replicava: "Lasciami stare e non ingannarmi! Mio figlio è perito". E subito usciva e osservava la strada per la quale era partito il figlio; così faceva ogni giorno senza lasciarsi persuadere da nessuno. Quando il sole era tramontato, rientrava a piangere e a lamentarsi per tutta la notte e non prendeva sonno.
8Compiutisi i quattordici giorni delle feste nuziali, che Raguele con giuramento aveva stabilito di fare per la propria figlia, Tobia andò da lui e gli disse: "Lasciami partire. Sono certo che mio padre e mia madre non hanno più speranza di rivedermi. Ti prego dunque, o padre, di volermi congedare: possa così tornare da mio padre. Già ti ho spiegato in quale condizione l'ho lasciato".9Rispose Raguele a Tobia: "Resta figlio, resta con me. Manderò messaggeri a tuo padre Tobi, perché lo informino sul tuo conto". Ma quegli disse: "No, ti prego di lasciarmi andare da mio padre".10Allora Raguele, alzatosi, consegnò a Tobia la sposa Sara con metà dei suoi beni, servi e serve, buoi e pecore, asini e cammelli, vesti, denaro e masserizie.11Li congedò in buona salute. A lui poi rivolse questo saluto: "Sta' sano, o figlio, e fa' buon viaggio! Il Signore del cielo assista te e Sara tua moglie e possa io vedere i vostri figli prima di morire".12Poi abbracciò Sara sua figlia e disse: "Onora tuo suocero e tua suocera, poiché da questo momento essi sono i tuoi genitori, come coloro che ti hanno dato la vita. Va' in pace, figlia, e possa sentire buone notizie a tuo riguardo, finché sarò in vita". Dopo averli salutati, li congedò.13Da parte sua Edna disse a Tobia: "Figlio e fratello carissimo, il Signore ti riconduca a casa e possa io vedere i figli tuoi e di Sara mia figlia prima di morire, per gioire davanti al Signore. Ti affido mia figlia in custodia. Non farla soffrire in nessun giorno della tua vita. Figlio, va' in pace. D'ora in avanti io sono tua madre e Sara è tua sorella. Possiamo tutti insieme avere buona fortuna per tutti i giorni della nostra vita". Li baciò tutti e due e li congedò in buona salute.14Allora Tobia partì da Raguele in buona salute e lieto, benedicendo il Signore del cielo e della terra, il re dell'universo, perché aveva dato buon esito al suo viaggio. Benedisse Raguele ed Edna sua moglie con quest'augurio: "Possa io avere la fortuna di onorarvi tutti i giorni della vostra vita".


Salmi 147

1Alleluia.

Lodate il Signore:
è bello cantare al nostro Dio,
dolce è lodarlo come a lui conviene.

2Il Signore ricostruisce Gerusalemme,
raduna i dispersi d'Israele.
3Risana i cuori affranti
e fascia le loro ferite;
4egli conta il numero delle stelle
e chiama ciascuna per nome.
5Grande è il Signore, onnipotente,
la sua sapienza non ha confini.
6Il Signore sostiene gli umili
ma abbassa fino a terra gli empi.

7Cantate al Signore un canto di grazie,
intonate sulla cetra inni al nostro Dio.
8Egli copre il cielo di nubi,
prepara la pioggia per la terra,
fa germogliare l'erba sui monti.
9Provvede il cibo al bestiame,
ai piccoli del corvo che gridano a lui.
10Non fa conto del vigore del cavallo,
non apprezza l'agile corsa dell'uomo.
11Il Signore si compiace di chi lo teme,
di chi spera nella sua grazia.

12Alleluia.

Glorifica il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion.
13Perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.
14Egli ha messo pace nei tuoi confini
e ti sazia con fior di frumento.
15Manda sulla terra la sua parola,
il suo messaggio corre veloce.
16Fa scendere la neve come lana,
come polvere sparge la brina.

17Getta come briciole la grandine,
di fronte al suo gelo chi resiste?
18Manda una sua parola ed ecco si scioglie,
fa soffiare il vento e scorrono le acque.
19Annunzia a Giacobbe la sua parola,
le sue leggi e i suoi decreti a Israele.
20Così non ha fatto con nessun altro popolo,
non ha manifestato ad altri i suoi precetti.

Alleluia.


Salmi 18

1'Al maestro del coro. Di Davide, servo del Signore, che rivolse al Signore le parole di questo canto, quando il Signore lo liberò dal potere di tutti i suoi nemici,2 e dalla mano di Saul. Disse dunque:'

Ti amo, Signore, mia forza,
3Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore;
mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo;
mio scudo e baluardo, mia potente salvezza.
4Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.

5Mi circondavano flutti di morte,
mi travolgevano torrenti impetuosi;
6già mi avvolgevano i lacci degli inferi,
già mi stringevano agguati mortali.
7Nel mio affanno invocai il Signore,
nell'angoscia gridai al mio Dio:
dal suo tempio ascoltò la mia voce,
al suo orecchio pervenne il mio grido.

8La terra tremò e si scosse;
vacillarono le fondamenta dei monti,
si scossero perché egli era sdegnato.
9Dalle sue narici saliva fumo,
dalla sua bocca un fuoco divorante;
da lui sprizzavano carboni ardenti.
10Abbassò i cieli e discese,
fosca caligine sotto i suoi piedi.

11Cavalcava un cherubino e volava,
si librava sulle ali del vento.
12Si avvolgeva di tenebre come di velo,
acque oscure e dense nubi lo coprivano.
13Davanti al suo fulgore si dissipavano le nubi
con grandine e carboni ardenti.
14Il Signore tuonò dal cielo,
l'Altissimo fece udire la sua voce:
grandine e carboni ardenti.
15Scagliò saette e li disperse,
fulminò con folgori e li sconfisse.
16Allora apparve il fondo del mare,
si scoprirono le fondamenta del mondo,
per la tua minaccia, Signore,
per lo spirare del tuo furore.

17Stese la mano dall'alto e mi prese,
mi sollevò dalle grandi acque,
18mi liberò da nemici potenti,
da coloro che mi odiavano
ed eran più forti di me.
19Mi assalirono nel giorno di sventura,
ma il Signore fu mio sostegno;
20mi portò al largo,
mi liberò perché mi vuol bene.

21Il Signore mi tratta secondo la mia giustizia,
mi ripaga secondo l'innocenza delle mie mani;
22perché ho custodito le vie del Signore,
non ho abbandonato empiamente il mio Dio.
23I suoi giudizi mi stanno tutti davanti,
non ho respinto da me la sua legge;
24ma integro sono stato con lui
e mi sono guardato dalla colpa.
25Il Signore mi rende secondo la mia giustizia,
secondo l'innocenza delle mie mani davanti ai suoi occhi.

26Con l'uomo buono tu sei buono
con l'uomo integro tu sei integro,
27con l'uomo puro tu sei puro,
con il perverso tu sei astuto.
28Perché tu salvi il popolo degli umili,
ma abbassi gli occhi dei superbi.
29Tu, Signore, sei luce alla mia lampada;
il mio Dio rischiara le mie tenebre.
30Con te mi lancerò contro le schiere,
con il mio Dio scavalcherò le mura.

31La via di Dio è diritta,
la parola del Signore è provata al fuoco;
egli è scudo per chi in lui si rifugia.
32Infatti, chi è Dio, se non il Signore?
O chi è rupe, se non il nostro Dio?
33Il Dio che mi ha cinto di vigore
e ha reso integro il mio cammino;
34mi ha dato agilità come di cerve,
sulle alture mi ha fatto stare saldo;
35ha addestrato le mie mani alla battaglia,
le mie braccia a tender l'arco di bronzo.

36Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza,
la tua destra mi ha sostenuto,
la tua bontà mi ha fatto crescere.
37Hai spianato la via ai miei passi,
i miei piedi non hanno vacillato.
38Ho inseguito i miei nemici e li ho raggiunti,
non sono tornato senza averli annientati.
39Li ho colpiti e non si sono rialzati,
sono caduti sotto i miei piedi.
40Tu mi hai cinto di forza per la guerra,
hai piegato sotto di me gli avversari.

41Dei nemici mi hai mostrato le spalle,
hai disperso quanti mi odiavano.
42Hanno gridato e nessuno li ha salvati,
al Signore, ma non ha risposto.
43Come polvere al vento li ho dispersi,
calpestati come fango delle strade.
44Mi hai scampato dal popolo in rivolta,
mi hai posto a capo delle nazioni.
Un popolo che non conoscevo mi ha servito;
45all'udirmi, subito mi obbedivano,
stranieri cercavano il mio favore,
46impallidivano uomini stranieri
e uscivano tremanti dai loro nascondigli.

47Viva il Signore e benedetta la mia rupe,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
48Dio, tu mi accordi la rivincita
e sottometti i popoli al mio giogo,
49mi scampi dai nemici furenti,
dei miei avversari mi fai trionfare
e mi liberi dall'uomo violento.

50Per questo, Signore, ti loderò tra i popoli
e canterò inni di gioia al tuo nome.
51Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato,
a Davide e alla sua discendenza per sempre.


Ezechiele 1

1Il cinque del quarto mese dell'anno trentesimo, mentre mi trovavo fra i deportati sulle rive del canale Chebàr, i cieli si aprirono ed ebbi visioni divine.2Il cinque del mese - era l'anno quinto della deportazione del re Ioiachìn -3la parola del Signore fu rivolta al sacerdote Ezechiele figlio di Buzì, nel paese dei Caldei, lungo il canale Chebàr. Qui fu sopra di lui la mano del Signore.

4Io guardavo ed ecco un uragano avanzare dal settentrione, una grande nube e un turbinìo di fuoco, che splendeva tutto intorno, e in mezzo si scorgeva come un balenare di elettro incandescente.5Al centro apparve la figura di quattro esseri animati, dei quali questo era l'aspetto: avevano sembianza umana6e avevano ciascuno quattro facce e quattro ali.7Le loro gambe erano diritte e gli zoccoli dei loro piedi erano come gli zoccoli dei piedi d'un vitello, splendenti come lucido bronzo.8Sotto le ali, ai quattro lati, avevano mani d'uomo; tutti e quattro avevano le medesime sembianze e le proprie ali,9e queste ali erano unite l'una all'altra. Mentre avanzavano, non si volgevano indietro, ma ciascuno andava diritto avanti a sé.
10Quanto alle loro fattezze, ognuno dei quattro aveva fattezze d'uomo; poi fattezze di leone a destra, fattezze di toro a sinistra e, ognuno dei quattro, fattezze d'aquila.11Le loro ali erano spiegate verso l'alto; ciascuno aveva due ali che si toccavano e due che coprivano il corpo.12Ciascuno si muoveva davanti a sé; andavano là dove lo spirito li dirigeva e, muovendosi, non si voltavano indietro.
13Tra quegli esseri si vedevano come carboni ardenti simili a torce che si muovevano in mezzo a loro. Il fuoco risplendeva e dal fuoco si sprigionavano bagliori.14Gli esseri andavano e venivano come un baleno.15Io guardavo quegli esseri ed ecco sul terreno una ruota al loro fianco, di tutti e quattro.
16Le ruote avevano l'aspetto e la struttura come di topazio e tutt'e quattro la medesima forma, il loro aspetto e la loro struttura era come di ruota in mezzo a un'altra ruota.17Potevano muoversi in quattro direzioni, senza aver bisogno di voltare nel muoversi.18La loro circonferenza era assai grande e i cerchi di tutt'e quattro erano pieni di occhi tutt'intorno.19Quando quegli esseri viventi si muovevano, anche le ruote si muovevano accanto a loro e, quando gli esseri si alzavano da terra, anche le ruote si alzavano.20Dovunque lo spirito le avesse spinte, le ruote andavano e ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell'essere vivente era nelle ruote.21Quando essi si muovevano, esse si muovevano; quando essi si fermavano, esse si fermavano e, quando essi si alzavano da terra, anche le ruote ugualmente si alzavano, perché lo spirito dell'essere vivente era nelle ruote.
22Al di sopra delle teste degli esseri viventi vi era una specie di firmamento, simile ad un cristallo splendente, disteso sopra le loro teste,23e sotto il firmamento vi erano le loro ali distese, l'una di contro all'altra; ciascuno ne aveva due che gli coprivano il corpo.24Quando essi si muovevano, io udivo il rombo delle ali, simile al rumore di grandi acque, come il tuono dell'Onnipotente, come il fragore della tempesta, come il tumulto d'un accampamento. Quando poi si fermavano, ripiegavano le ali.25Ci fu un rumore al di sopra del firmamento che era sulle loro teste.
26Sopra il firmamento che era sulle loro teste apparve come una pietra di zaffiro in forma di trono e su questa specie di trono, in alto, una figura dalle sembianze umane.27Da ciò che sembrava essere dai fianchi in su, mi apparve splendido come l'elettro e da ciò che sembrava dai fianchi in giù, mi apparve come di fuoco. Era circondato da uno splendore28il cui aspetto era simile a quello dell'arcobaleno nelle nubi in un giorno di pioggia. Tale mi apparve l'aspetto della gloria del Signore. Quando la vidi, caddi con la faccia a terra e udii la voce di uno che parlava.


Lettera ai Galati 3

1O stolti Gàlati, chi mai vi ha ammaliati, proprio voi agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso?2Questo solo io vorrei sapere da voi: è per le opere della legge che avete ricevuto lo Spirito o per aver creduto alla predicazione?3Siete così privi d'intelligenza che, dopo aver incominciato con lo Spirito, ora volete finire con la carne?4Tante esperienze le avete fatte invano? Se almeno fosse invano!5Colui che dunque vi concede lo Spirito e opera portenti in mezzo a voi, lo fa grazie alle opere della legge o perché avete creduto alla predicazione?

6Fu così che Abramo 'ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia'.7Sappiate dunque che figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede.8E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la fede, preannunziò ad Abramo questo lieto annunzio: 'In te saranno benedette tutte le genti'.9Di conseguenza, quelli che hanno la fede vengono benedetti insieme ad Abramo che credette.10Quelli invece che si richiamano alle opere della legge, stanno sotto la maledizione, poiché sta scritto: 'Maledetto chiunque non rimane fedele a tutte le cose scritte nel libro della legge per praticarle'.11E che nessuno possa giustificarsi davanti a Dio per la legge risulta dal fatto che 'il giusto vivrà in virtù della fede'.12Ora la legge non si basa sulla fede; al contrario dice che 'chi praticherà queste cose, vivrà per esse'.13Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: 'Maledetto chi pende dal legno',14perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse alle genti e noi ricevessimo la promessa dello Spirito mediante la fede.

15Fratelli, ecco, vi faccio un esempio comune: un testamento legittimo, pur essendo solo un atto umano, nessuno lo dichiara nullo o vi aggiunge qualche cosa.16Ora è appunto ad Abramo e alla sua discendenza che furon fatte le promesse. Non dice la Scrittura: "e ai tuoi discendenti", come se si trattasse di molti, ma 'e alla tua discendenza', come a uno solo, cioè Cristo.17Ora io dico: un testamento stabilito in precedenza da Dio stesso, non può dichiararlo nullo una legge che è venuta quattrocentotrenta anni dopo, annullando così la promessa.18Se infatti l'eredità si ottenesse in base alla legge, non sarebbe più in base alla promessa; Dio invece concesse il suo favore ad Abramo mediante la promessa.

19Perché allora la legge? Essa fu aggiunta per le trasgressioni, fino alla venuta della 'discendenza' per la quale era stata fatta la promessa, e fu promulgata per mezzo di angeli attraverso un mediatore.20Ora non si dà mediatore per una sola persona e Dio è uno solo.21La legge è dunque contro le promesse di Dio? Impossibile! Se infatti fosse stata data una legge capace di conferire la vita, la giustificazione scaturirebbe davvero dalla legge;22la Scrittura invece ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché ai credenti la promessa venisse data in virtù della fede in Gesù Cristo.
23Prima però che venisse la fede, noi eravamo rinchiusi sotto la custodia della legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata.24Così la legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede.25Ma appena è giunta la fede, noi non siamo più sotto un pedagogo.26Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù,27poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo.28Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.29E se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa.


Capitolo X: La gratitudine per la grazia divina

Leggilo nella Biblioteca

1. Perché vai cercando quiete, dal momento che sei nato per la tribolazione? Disponiti a patire, più che ad essere consolato; a portare la croce, più che a ricevere gioia. Anche tra coloro che vivono nel mondo, chi non sarebbe felice - se potesse ottenerli in ogni momento - di non avere il conforto e la letizia dello spirito, poiché le gioie spirituali superano tutti i piaceri mondani e le delizie materiali? Le delizie del mondo sono tutte vuote o poco buone; mentre le delizie spirituali, esse soltanto, sono veramente piene di gioia ed innocenti, frutto delle virtù e dono soprannaturale di Dio agli spiriti puri. In verità però nessuno può godere a suo talento di queste divine consolazione, perché il tempo della tentazione non dà lunga tregua. E poi una falsa libertà di spirito e una eccessiva fiducia in se stessi sono di grande ostacolo a questa visita dall'alto. Dio ci fa dono dandoci la consolazione della grazia; ma l'uomo risponde in modo riprovevole se non attribuisce tutto a Dio con gratitudine. E così non possono fluire su di noi i doni della grazia, perché non sentiamo gratitudine per colui dal quale essa proviene e non riportiamo tutto alla sua fonte originaria. La grazia sarà sempre dovuta a chi è giustamente grato; mentre al superbo sarà tolto quello che suole esser dato all'umile. Non voglio una consolazione che mi tolga la compunzione del cuore; non desidero una contemplazione che mi porti alla superbia. Ché non tutto ciò che è alto è santo; non tutto ciò che è soave è buono; non tutti i desideri sono puri; non tutto ciò che è caro è gradito a Dio. Invece, accolgo con gioia una grazia che mi faccia essere sempre più umile e timorato, e che mi renda più pronto a lasciare me stesso. Colui che è stato formato dal dono della grazia ed ammaestrato dalla dura sottrazione di essa, non oserà mai attribuirsi un briciolo di bene; egli riconoscerà piuttosto di essere povero e nudo.  

2. Da' a Dio ciò che è di Dio, e attribuisci a te ciò che è tuo: mostrati riconoscente a Dio per la grazia, e a te attribuisci soltanto il peccato, cosciente di meritare una pena per la colpa commessa. Mettiti al posto più basso, e ti sarà dato il più alto; giacché la massima elevazione non si ha che con il massimo abbassamento. I santi più alti agli occhi di Dio sono quelli che, ai propri occhi , sono i più bassi; essi hanno una gloria tanto più grande quanto più si sono sentiti umili. Ripieni della verità e della gloria celeste, non desiderano la vana gloria di questo mondo; basati saldamente in Dio, non possono in alcun modo insuperbire. Essi, che attribuiscono a Dio tutto quel che hanno ricevuto di bene, non vanno cercando di essere esaltati l'uno dall'altro, ma vogliono invece quella gloria, che viene soltanto da Dio; aspirano e sono tutti tesi a questo: che, in loro stessi e in tutti i beati, sia lodato Iddio sopra ogni cosa. Sii dunque riconoscente anche per la più piccola cosa; così sarai degno di ricevere doni più grandi. La cosa più piccola sia per te come la più grande; quello che è più disprezzabile sia per te come un dono straordinario. Se si guarda all'altezza di colui che lo dà, nessun dono sembrerà piccolo o troppo poco apprezzabile. Non è piccolo infatti ciò che ci viene dato dal Dio eccelso. Anche se ci desse pene e tribolazioni, tutto questo deve esserci gradito, perché il Signore opera sempre per la nostra salvezza, qualunque cosa permetta che ci accada. Chi vuol conservare la grazia divina, sia riconoscente quando gli viene concessa, e sappia sopportare quando gli viene tolta; preghi perché essa ritorni, sia prudente ed umile affinché non abbia a perderla.


DISCORSO 23 DISCORSO PRONUNCIATO NELLA BASILICA DI FAUSTO SUL VERSETTO DEL SALMO 72: "TU MI HAI PRESO PER LA DESTRA" LA VISIONE DI DIO

Discorsi - Sant'Agostino

Leggilo nella Biblioteca

Più rischioso insegnare che apprendere.

1. Crediamo che il versetto che abbiamo cantato al Signore ci sia stato posto innanzi per parlarne. Di qui prenda inizio quindi il nostro discorso rivolto a voi. E colui al quale abbiamo detto: Tu mi hai preso per la destra, nella tua volontà mi hai condotto e mi accoglierai nella gloria 1, conduca i vostri cuori ad una comprensione più chiara, e ci aiuti tutti con la sua misericordia e la sua grazia: me che parlo e voi che dovete valutare [quanto dico]. Benché, per poter più agevolmente tirar fuori la voce, vedete che ci troviamo in un luogo più elevato, in realtà in questo luogo più elevato [dove ci troviamo] voi ci giudicate, e noi ci sentiamo giudicati. Siamo chiamati dottori, ma in molte cose noi cerchiamo chi ci possa insegnare né vogliamo essere ritenuti maestri. Ciò è rischioso ed è stato anche proibito dal Signore quando disse: Non vogliate essere chiamati maestri, uno solo è il vostro maestro, il Cristo 2. La condizione di maestro è rischiosa, mentre la condizione di discepolo è sicura. Perciò il salmo dice: Gioia e letizia mi farai udire 3. È più tranquillo l'ascoltatore che l'oratore; perciò l'ascoltatore, tranquillo, gli sta vicino e l'ascolta, si riempie di gioia alla voce dello sposo 4.

Chi parla, anche se non erra, soffre perché teme di errare.

2. E poiché l'Apostolo, per la necessità di dispensare [la parola di Dio], aveva assunto la figura di dottore, osservate che cosa dice: Con grande timore e tremore sono stato in mezzo a voi 5. È più prudente perciò, sia per noi che parliamo sia per voi che ascoltate, riconoscerci condiscepoli dell'unico Maestro. È certamente più prudente ed è meglio che voi ci ascoltiate non come vostri maestri ma come vostri condiscepoli. Infatti ci ha messo una certa ansietà il passo che dice: Fratelli, non vogliate essere in molti a far da maestri 6, tutti infatti abbiamo mancato molte volte 7. Chi non trema, quando l'Apostolo dice: Tutti? E continua: Se uno non manca nel parlare, costui è un uomo perfetto 8. Ma chi osa dire di essere perfetto? Chi sta e ascolta 9, non manca nel parlare 10. Ma colui che parla, anche se - e ciò è difficile - non mancasse, quanto soffre per il timore di mancare? È necessario pertanto che voi non solamente ascoltiate le parole che vi diciamo ma anche che partecipiate al timore che abbiamo nel parlarvi, affinché per ciò che vi diciamo di vero - poiché ogni cosa vera viene dalla Verità - lodiate non noi, ma lui; dove invece in quanto uomini manchiamo, preghiate lui per noi.

La Scrittura rimane intatta anche se l'uomo è corrotto.

3. Le Scritture sono sante, sono veraci, sono senza errori. Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare, per convincere, per la correzione, per la formazione 11. Non dobbiamo accusare pertanto la Scrittura se, non avendola compresa, usciamo di strada in qualche punto. Se la comprendiamo bene, siamo retti. Se invece, per non averla compresa, diventiamo tortuosi, ci allontaniamo da lei, che rimane retta. Anche se noi siamo corrotti, tuttavia non la corrompiamo, ma essa rimane senza errori, perché possiamo ritornare ad essa per correggerci. Veramente la stessa Scrittura, per tenerci in allenamento, in molti passi parla quasi in modo carnale mentre la legge è sempre spirituale. La legge infatti, come dice l'Apostolo, è spirituale, io invece sono carnale 12. Pur essendo essa spirituale, tuttavia spesso cammina in maniera carnale insieme ai carnali. Ma non vuole che questi rimangano carnali. Così fa la madre: vuole nutrire il figlio, ma non vuole che rimanga piccolo. Lo tiene appoggiato sul petto, lo sorregge con le mani, lo consola con carezze, lo nutre con il latte. Fa' tutte queste cose per il bambino, ma desidera che cresca, in modo da non essere costretta a fargli sempre tali cose. Guardate l'Apostolo. Possiamo molto a proposito portare il suo esempio; egli che non ha disdegnato di chiamarsi anche madre, dice: Mi sono fatto piccolo in mezzo a voi, come una madre che circonda d'affetto i suoi figli 13. Ci sono delle nutrici che allevano bambini che non sono figli propri; così ci sono delle madri che affidano alle nutrici, e non li allevano esse stesse, i figli propri. L'Apostolo invece, con schietto e pieno sentimento di amore, assume la figura di nutrice dicendo che alleva, e insieme quella della madre: i propri figli. Lo stesso Apostolo, che qui si presenta come nutrice e come madre, in un altro passo dice quella frase che poco sopra ho ricordato: Con grande timore e tremore sono stato in mezzo a voi 14.

Ascoltatori carnali e spirituali.

4. Dirai: "Che razza di persone erano quei tali, ché l'Apostolo quando si trovava in mezzo ad essi provava molto timore e tremore?". Dice l'Apostolo: Come a figli in Cristo vi dovetti dare del latte a bere e non del cibo solido, perché non lo potevate ricevere; anzi, non lo potete ricevere neppure ora, perché siete ancora carnali 15. Quelli stessi che chiama carnali, li chiama anche figli in Cristo; li biasima ma non li abbandona. Insieme carnali e figli in Cristo. Non vuole tuttavia che rimangano carnali coloro che dice essere suoi figli in Cristo. Desidera che siano spirituali, che possano giudicare tutto senza essere giudicati da nessuno. L'uomo naturale, dice egli stesso, non percepisce le cose dello Spirito di Dio; difatti per lui sono una follia e non le può comprendere, perché vanno giudicate secondo gl'insegnamenti dello Spirito. L'uomo spirituale invece giudica tutto e non è giudicato da nessuno 16. Ugualmente l'Apostolo dice: Tra i perfetti noi predichiamo la sapienza 17. Perché parli se sei tra gente perfetta? Che bisogno c'è che tu parli ad un uomo perfetto? Ma guarda in che cosa è perfetto. Forse non lo trovo perfetto nel conoscere, ma lo trovo perfetto nell'ascoltare. C'è dunque anche chi è perfetto nell'ascoltare, già capace di comprendere, al quale il cibo solido non reca alcun disturbo, non reca alcuna indigestione. Chi è costui e lo loderemo? 18 Non dubito che ci siano anche alcuni spirituali che comprendono bene e giudicano bene. Io non mi preoccupo di costoro; infatti o mi trova carnale e allora si mostra misericordioso con me; o riesce a capire quanto dico e allora si congratula con me.

Non ingannare chi è ancora carnale.

5. Ora riprendo le parole del salmo che da poco abbiamo cantato: Mi hai preso per la mano destra 19. Ammetti che abbia ascoltato un uomo carnale: che cosa penserà se non che Dio è apparso in forma umana, ha preso al salmista la mano destra, non la sinistra, lo ha condotto al suo volere, lo ha portato dove ha voluto? Se ha capito così, anzi se ha creduto così, in realtà ha capito? Uno capisce se capisce il vero. Chi pensa in maniera non vera non capisce. Perciò se un uomo carnale ha capito che la natura e la sostanza di Dio è divisa in parti, determinata da una forma, circoscritta da una quantità, che occupa un luogo, come mi debbo comportare con costui? Se gli dico: "Dio non è così" egli non capisce. Se gli dico: "È così" egli capisce, ma io lo inganno. Non posso dire: "È così" perché mentirei; e non si tratta di una cosa qualunque, ma del mio Dio, del mio Salvatore 20 e Redentore 21, della mia speranza, di colui verso il quale protendo il mio desiderio. Non è da poco mentire su tali cose. Errare in tali cose è inopportuno e pericoloso; ma mentire in tali cose è funesto e dannoso. Non chiunque mentisce erra. Se infatti uno conosce il vero, ma dice il falso, mentisce non erra; se invece crede che è vero ciò che non è vero, erra; e se dice ciò che crede sia vero, non mentisce, ma tuttavia erra. Dio doni di non errare a chi non vuole mentire.

Dio abita nel tempio dell'anima.

6. Se, come ho già detto quel nostro bambino crede in un Dio di questo genere: che ha le membra disposte nelle varie parti del suo corpo, circoscritto dall'aspetto, determinato da una forma, che occupa un luogo, che si muove nello spazio, secondo quanto è detto: Dove andrò lontano dal tuo spirito o dove fuggirò dalla tua presenza? Se salgo al cielo, tu sei là, se vado in fondo agli abissi, eccoti 22; se Dio è presente in cielo, se è presente sulla terra, se è presente nel fondo degli abissi, che cosa farà ora quel bambino? Dia ascolto, non cerchi, come [cercava] la samaritana, i monti e i templi da cui elevarsi verso Dio né a Gerusalemme né tra i monti della Samaria 23. Non corra verso un tempio materiale, non cerchi un qualche tempio dal quale andare alla presenza di Dio. Sia egli stesso il tempio e a lui verrà Dio. Dio non disprezza questo tempio, non lo rifugge, non lo disdegna, anzi lo stima degno, purché non ne sia sdegnato. Ascolta colui che promette, ascolta colui che si degna promettendo e che non si sdegna minacciando: Verremo -dice - a lui io e il Padre 24. A colui certamente che, come ha detto sopra, lo ama, obbedisce ai suoi comandi, osserva la sua legge, ama Dio, ama il prossimo. Verremo -dice - a lui e rimarremo presso di lui 25.

Non temere la venuta del Signore in te.

7. Non è angusto il cuore del credente per colui per il quale fu angusto il tempio di Salomone. Salomone stesso ebbe a fare quest'affermazione mentre lo stava costruendo: Se il più eccelso cielo non ti può contenere 26, tuttavia santo è il tempio di Dio, che siete voi 27. Noi infatti, dice in un altro passo, siamo il tempio del Dio vivo 28. E come se gli si dicesse: "Come lo dimostri?", soggiunge: Come è scritto: Abiterò in mezzo ad essi 29. Se un qualche importante personaggio ti dicesse: "Abiterò presso di te", tu che cosa faresti? Se la tua casa è molto piccola, senza dubbio rimarresti sconcertato, addirittura ti spaventeresti, desidereresti che la cosa non avvenisse. Non vorresti infatti essere in imbarazzo nell'accogliere quella persona importante, per la cui venuta la tua misera casa non sarebbe sufficiente. Non temere la venuta del tuo Dio, non temere il desiderio del tuo Dio. Non ti limita quando verrà; anzi venendo ti dilaterà. Infatti, perché tu sappia che ti dilaterà, ha promesso non solo la sua venuta: Abiterò in mezzo ad essi, ma [ha promesso] anche esplicitamente che ti dilaterà, aggiungendo: E camminerò 30. Se ami vedrai questa dilatazione. Il timore porta con sé il castigo 31, perciò porta le angustie; e per questo, al contrario, l'amore porta la dilatazione. Guarda la dilatazione della carità: Poiché l'amore di Dio è stato diffuso -dice - nei nostri cuori 32.

Abbiamo ricevuto il pegno o caparra dello Spirito Santo.

8. Ma perché cercare di preparargli un luogo spazioso? Che pensi a dilatarlo lui stesso che viene ad abitarci. L'amore di Cristo infatti è stato diffuso nei nostri cuori, non da noi, ma tramite lo Spirito Santo che ci è stato donato 33. Se l'amore è stato diffuso nei nostri cuori e Dio è amore 34, ecco che già Dio passeggia in noi in quanto ci ha dato un certo pegno, per quanto piccolo esso sia. Infatti abbiamo ricevuto un pegno. Che cosa è questo pegno? Di che cosa è pegno? Veramente son più fedeli i codici che riportano la parola "caparra" di quelli che riportano "pegno". I traduttori vollero intendere, è vero, la stessa cosa. C'è tuttavia un po' di differenza, nel modo usuale di parlare, tra caparra e pegno. Quando si dà un pegno, siccome lo si dà proprio per avere qualche altra cosa in vista della quale viene dato il pegno, data la cosa, il pegno viene portato via. Son sicuro che molti di voi hanno già capito. Vi sto guardando infatti ed anche dal parlare che fate tra di voi mi accorgo che coloro che hanno già capito cercano di spiegare la cosa a quelli che non hanno ancora capito. Perciò ve ne parlerò un poco ancora più chiaramente, perché tutti possiate capire. Tu prendi, ad esempio, un libro da un tuo amico; perché te lo presti, tu gli dài un pegno. Quando gli riporti ciò che da lui hai preso e per cui hai messo il pegno, lui riavrà quanto gli restituisci, tu riprenderai indietro il pegno. Non si tratterrà tutte e due le cose.

Dio darà la pienezza dei beni di cui ha dato la caparra.

9. Allora fratelli? Se ora Dio ci ha dato come pegno l'amore attraverso il suo Spirito 35, quando ci avrà dato tutta la realtà di cui ha dato - ce ne ha dato il pegno proprio perché ci ha promesso tutta la realtà - ci verrà tolto il pegno? No certo, ma quanto ha già dato lo completerà. Perciò bisogna chiamarla piuttosto caparra che non pegno. A volte invece capita - ad esempio - che ti occorra del tempo per raccogliere il denaro con cui pagare una cosa che hai acquistato con un contratto fatto in buona fede. Allora tu anticipi qualcosa del prezzo. Questo si chiama caparra, non pegno; la dovrai completare, non la riprenderai indietro. Ora dunque cerca di comprendere. Se trovo uno che desidera una cosa e ne ha una caparra, avendo la caparra desidera il tutto. La consideri caparra: verrà data interamente la cosa di cui è stata data la caparra. Pensi ad essa, ne ragioni tra sé e sé, la guardi, le chieda di quella pienezza che non vede, per non desiderare, [desiderando] la sua pienezza, qualche altra cosa diversa da quella di cui ha ricevuto la caparra. Se Dio darà l'oro, darà in pienezza tutto l'oro, come ha dato una caparra di oro. Devi temere di desiderare il piombo invece dell'oro. Guarda perciò la caparra; e se posso convincerti a dove devi guardare, ecco: Dio è amore 36.

Irrorati dalla rugiada, desideriamo la fonte.

10. Di questo abbiamo già la caparra, da questo siamo stati aspersi, da questo siamo stati irrorati. Di che cosa è tale rugiada? quale è la fonte? Irrorato da questa rugiada, ma desideroso della fonte, di' al tuo Dio: Poiché presso di te è la fonte della vita 37. In questa rugiada ti è sorto il desiderio, nella fonte sarai saziato. Lì si trova quanto ci potrà appagare 38. I figli degli uomini spereranno all'ombra delle tue ali 39. Perché desideriamo come molto importanti quei benefici che Dio dona anche alle bestie? Si tratta, certo, di suoi benefici: chi ne dubita? Da chi viene la salute anche del più piccolo essere vivente, se non da colui del quale è stato detto: Dal Signore viene la salvezza 40?.

Uomini e figli di uomini.

11. Ma aggiunge quello stesso salmo: Uomini e bestie tu salvi, Signore; la tua misericordia è molteplice, Dio 41. Sei misericordioso, Dio, ed hai una misericordia così molteplice, che si riversa non soltanto sugli uomini, ma anche sulle bestie. Ci sommergi di tanta misericordia, che fai sorgere il tuo sole sui buoni e sui cattivi e fai piovere sui giusti e sugli ingiusti 42. Allora i tuoi santi non ricevono da te nulla di particolare? Non riceve niente di speciale il pio che non riceva anche l'empio? Certo che lo riceve! Ascolta il seguito del salmo. Aveva già detto: Uomini e bestie tu salvi, Signore; la tua misericordia è molteplice, Dio; prosegue dicendo: I figli degli uomini invece... E che? Coloro che poco prima hai chiamato uomini non erano figli degli uomini? Uomini - dice - e bestie tu salvi, Signore;... i figli degli uomini invece... Dunque? I figli degli uomini spereranno all'ombra delle tue ali 43. Questa la differenza con le bestie. Perché dunque la distinzione tra questi uomini e quelli di prima? "Uomini" non ha lo stesso significato di "figli degli uomini"? Certamente "uomini" ha lo tesso significato di "figli degli uomini". Perché allora questa distinzione se non perché c'è un uomo che non era figlio dell'uomo? Adamo è l'uomo non figlio d'uomo, Cristo è uomo figlio d'uomo. Come in Adamo tutti muoiono! così in Cristo tutti saranno vivificati 44. Cercano la salute insieme alle bestie coloro che muoiono, e muoiono senza speranza di vivere. Cercano la salute insieme ai figli degli uomini coloro che muoiono perché non potessero mai più morire. È stata chiarita quella distinzione: quelli, poiché "uomini", appartengono agli uomini; questi, in quanto "figli degli uomini", appartengono al Figlio dell'uomo.

E' Dio la fonte della vita.

12. Come prosegue il salmo? I figli degli uomini invece spereranno all'ombra delle tue ali 45. Ecco: spero. Ecco la speranza. Ma la speranza che si vede non è speranza 46. I beni futuri promessi inebrieranno. Si inebrieranno dell'abbondanza della tua casa 47. Temo che l'uomo carnale, come poco sopra cercava in Dio le membra del corpo, così nell'ebrietà di cui si parla ora non pensi all'appagamento di beni ineffabili, ma alla crapula dei banchetti terreni. Tuttavia continuiamo a parlare. Egli pensi a ciò che può, se non riesce a pensare a cose più elevate. Non si stacchi dal seno della madre, mentre sta crescendo. Noi continuiamo; e quanti possiamo, nella misura in cui possiamo, assaporiamo le gioie spirituali. Si inebrieranno - dice il salmo - dell'abbondanza della tua casa e li farai bere al torrente delle tue delizie 48. Ma a quale vino, a quale mosto, a quale acqua, a quale miele, a quale nettare? Cerchi a quale? Poiché presso di te è la fonte della vita 49. Bevi, se puoi, la vita. Prepara la coscienza, non la gola; l'anima, non il ventre. Se hai ascoltato, se hai capito, se hai amato per quanto hai potuto, già hai bevuto.

Ama l'Amore.

13. Osserva ciò che bevi. Hai bevuto l'amore. Se lo conosci, Dio è amore 50. Se pertanto hai bevuto l'amore, dimmi in quale luogo l'hai bevuto. Se lo conosci, se lo hai visto, se lo ami, come lo ami? Qualunque cosa ami bene, l'ami con amore. Ma come puoi amare qualcosa con amore, tu che non ami l'Amore? Perciò se ami, come ami? Viene a te, e lo conosci e lo ami. E non si vede in un luogo né si cerca con gli occhi del corpo, per amarlo più intensamente. Né si ode per il parlare e quando viene a te non si sente per il camminare. Forse qualche volta hai sentito le piante dei piedi dell'Amore che camminava nel tuo cuore? Che cosa è allora? Di chi è questa cosa che è già in te e non viene afferrata da te? Così impara ad amare Dio.

Dio può insieme essere visto e rimanere nascosto.

14. Ma ha camminato nel paradiso 51, è stato visto al querceto di Mambre 52, ha parlato con Mosè sul monte Sinai a faccia a faccia 53. Che cosa dire? Colui che pure è stato visto in un luogo, non si sente quando cammina. Vuoi ascoltare anche Mosè perché, irrequieto bambino, non mi infastidisca più, benché [io sia] desideroso di nutrirti? Vuoi dunque ascoltare anche Mosè? Certamente costui parlava con Dio a faccia a faccia 54. A chi diceva, se non a colui con cui stava parlando: Se ho trovato grazia davanti a te, mostrati a me 55? Parla con lui a faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico 56 e gli dice: Se ho trovato grazia davanti a te, mostrati a me apertamente 57. Che cosa vedeva Mosè e che cosa desiderava? Se non era Dio stesso, come mai Mosè gli dice: Mostrati a me? Non possiamo dire che non era proprio Dio. Se non era proprio lui, Mosè gli avrebbe detto: "Mostrami Dio". Siccome dice: Mostrati a me, manifesta chiaramente che era proprio colui che voleva gli si manifestasse. E parlava con lui faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico 58. Vuoi dunque sapere se comprendi pienamente Dio? A Mosè appariva, ma occulto. Se non gli fosse apparso non avrebbe potuto parlargli a faccia a faccia dicendogli: Mostrati a me. Se invece non fosse rimasto occulto, non avrebbe chiesto di vederlo. Se dunque riesci a capire, se riesci a comprendere, Dio può insieme e essere visto e rimaner occulto, essere visto in una qualche forma, rimanere occulto nella natura.

Riconosci il mistero in Dio.

15. Se hai compreso questo, in proporzione con le tue possibilità, guarda che non ti si insinui l'idea che Dio, per farsi vedere in una qualunque forma che voglia, debba modificare in essa la sua natura. Dio è immutabile, Dio non può modificarsi, non soltanto il Padre, ma il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio 59. Lo stesso Verbo, Dio, è immutabile come Dio, presso il quale è Dio. Non pensare nessuna diminuzione presso alcuna delle tre Persone, nessun cambiamento. Dio infatti è il padre dei lumi, presso il quale non c'è cambiamento né ombra di variazione 60. "Se dunque - mi obietti - Dio è immutabile, che cosa è quella forma nella quale si fece vedere come volle e da chi volle, sia camminando, sia facendo rumore o mostrandosi anche agli stessi occhi del corpo?". Mi chiedi che cosa sia ciò che permette a Dio di rendersi presente, come se potessi già spiegarti da che cosa abbia fatto il mondo, da che cosa abbia fatto il cielo, da che cosa abbia fatto la terra, da che cosa abbia fatto te. "Questo lo so - mi rispondi - dal fango". Sì, tu vieni dal fango. Ma da che cosa ha fatto il fango? Rispondi: "Dalla terra". Ma, credo, non da una terra che ha fatto un altro, bensì da quella terra che ha fatto chi ha fatto il cielo e la terra 61. Da dove è venuta anche quella terra? Da dove il cielo e la terra? "Disse e furono fatti" 62. Rispondi bene, ottimamente. Riconosci che disse e furono fatti. Non cerco di più. Ma alla stessa maniera che, quando tu dici: Disse e furono fatti, io non cerco niente di più, così neanche tu devi cercare di più quando dico: Volle e si fece vedere. Si fece vedere come giudicava opportuno; rimase occulto per quanto riguarda la sua sostanza.

Perché figli, vedremo Dio come egli è.

16. Il nostro sincero affetto, il nostro amore, il desiderio di quel pegno ci faccia ardentemente bramare quello che bramava anche Mosè, che diceva a Dio, che pure vedeva: Mostrati a me 63. Se cercheremo questo saremo figli suoi. Infatti siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato quello che saremo. Sappiamo che quando egli si sarà manifestato, saremo simili a lui, perché lo vedremo quale egli è 64. Non come apparve al querceto di Mambre 65, non come apparve a Mosè 66, così da dovergli ancora dire: Mostrati a noi, ma lo vedremo quale egli è. Per quale titolo? Perché siamo figli di Dio. E questo non per i nostri meriti, ma per grazia della sua misericordia. Infatti pioggia generosa fa' cadere, Dio, sopra la tua eredità. E si è ammalata, non in quanto presume di vedere con le sue forze ciò che non vede, ma credendo in ciò che desidera vedere. Tu però l'hai resa perfetta 67. Eredità sua resa perfetta, figli suoi, lo vedremo quale egli è 68. Ma che cosa ha detto il Signore dei figli? Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio 69.

Approfondimento pacifico del mistero di Dio.

17. Perciò se in questi problemi molto profondi e difficili non tutto comprendiamo perfettamente, continuiamo a ricercare pacificamente. Non si insuperbisca uno per un altro contro un terzo 70. Se avete in cuore amara invidia e ci sono discordie in mezzo a voi.... non è questa la sapienza che viene dall'alto: ma è una sapienza terrena, carnale, diabolica 71. Siamo dunque figli di Dio: riconosciamo di essere suoi figli; ma non lo riconosceremo se non saremo pacifici. Infatti non avremo [il mezzo] con cui poter vedere Dio se, litigando, spegneremo in noi lo stesso occhio.

Cerchiamo Dio nella pace.

18. Osservate quanto dice [la Scrittura] e [capirete] perché io parlo con timore e tremore. Cercate la pace con tutti e la santità, senza la quale nessuno potrà vedere Dio 72. Perché [con queste parole] ha spaventato coloro che amano? Infatti ha spaventato solo coloro che amano. Ha detto forse: Cercate la pace con tutti e la santità, perché chi non l'avrà sarà mandato nel fuoco, sarà tormentato dal fuoco eterno, sarà consegnato a spietati carnefici? Sono cose vere, e tuttavia non ha detto questo. Vuole che tu sia amante del bene, non tema il castigo, e ti ha messo spavento proprio in ciò che desideravi. Vedrai Dio. Per questo non calcoli [il precetto], per questo litighi, per questo sommuovi le folle? Cercate la pace con tutti e la santità, senza la quale nessuno potrà vedere Dio. Quanto sarebbero stupide due persone se, volendo vedere il sorgere del sole, si mettessero a discutere fra loro da quale parte sorgerà e come si potrà vedere e, sorto fra di esse un battibecco, cominciassero a litigare, litigando si ferissero, ferendosi perdessero l'uso dei loro occhi, così da non poter vedere più il sorgere del sole? Perciò, per poter vedere Dio, purifichiamo i nostri cuori con la fede, risaniamoli con la carità, rafforziamoli nella pace sapendo che il nostro stesso amore scambievole proviene da colui che desideriamo vedere.

 

1 - Sal 72, 24.

2 - Mt 23, 10.

3 - Sal 50, 10.

4 - Gv 3, 29.

5 - 1 Cor 2, 3.

6 - Gc 3, 1.

7 - Gc 3, 2.

8 - Gc 3, 2.

9 - Gv 3, 29.

10 - Cf. Gc 3, 2.

11 - 2 Tm 3, 16.

12 - Rm 7, 14.

13 - 1 Ts 2, 7.

14 - 1 Cor 2, 3.

15 - 1 Cor 3, 1-3.

16 - 1 Cor 2, 14-15.

17 - 1 Cor 2, 6.

18 - Sir 31, 9.

19 - Sal 72, 24.

20 - Cf Sal 24, 5.

21 - Cf. Sal 18, 15.

22 - Sal 138, 7-8.

23 - Cf. Gv 4, 20.

24 - Gv 14, 23.

25 - Gv 14, 23.

26 - 2 Cr 6, 18.

27 - 1 Cor 3, 17.

28 - Cf. 2 Cor 6, 16.

29 - 2 Cor 6, 16; cf. Lv 26, 12.

30 - 2 Cor 6, 16.

31 - 1 Gv 4, 18.

32 - Rm 5, 5.

33 - Rm 5, 5.

34 - 1 Gv 4, 8.

35 - Cf 2 Cor 1, 22.

36 - 1 Gv 4, 8.

37 - Sal 35, 10.

38 - Cf. Gv 14, 8.

39 - Sal 35, 8.

40 - Sal 3, 9.

41 - Sal 35, 7-8.

42 - Cf. Mt 5, 45.

43 - Sal 35, 8.

44 - 1 Cor 15, 22.

45 - Sal 35, 8.

46 - Rm 8, 24.

47 - Sal 35, 9.

48 - Sal 35, 9.

49 - Sal 35, 10.

50 - 1 Gv 4, 8.

51 - Cf. Gn 3, 8.

52 - Cf. Gn 18, 1.

53 - Cf. Nm 12, 8.

54 - Cf. Es 33, 11.

55 - Es 33, 13.

56 - Es 33, 11.

57 - Es 33, 13.

58 - Es 33, 11.

59 - Gv 1, 1.

60 - Gc 1, 17.

61 - Gd 13, 24.

62 - Sal 148, 5.

63 - Es 33, 13.

64 - 1 Gv 3, 2.

65 - Cf. Gn 18, 1.

66 - Cf. Es 33, 11.

67 - Sal 67, 10.

68 - 1 Gv 3, 2.

69 - Mt 5, 9.

70 - 1 Cor 4, 6.

71 - Gc 3, 14-15.

72 - Eb 12, 14.


11 - L'insegnamento ricevuto da Maria santissima sui sette sacramenti

La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda

Leggilo nella Biblioteca

830. A compimento della bellezza e delle ricchezze della santa Chiesa, fu conveniente che Cristo, suo artefice e nostro redentore, istituisse i sette sacramenti. In essi volle depositare i tesori infiniti dei suoi meriti e, in un modo del tutto ineffabile, il sostegno, vero e reale, dell'Autore di ogni cosa, perché i figli fedeli si alimentassero con i suoi beni e si consolassero con la sua presenza, caparra di quella che sperano di godere eternamente, faccia a faccia. Fu anche necessario, per la pienezza di scienza e di grazia di Maria santissima, che questi misteri e tesori fossero riversati nel suo ardente cuore, affinché vi restasse depositata tutta la legge di grazia, alla maniera in cui stava nel suo santissimo Figlio. Difatti, in sua assenza ella doveva essere la maestra della Chiesa ed insegnare ai suoi primogeniti a venerare e ricevere i sacramenti con particolare scrupolosità.

831. Alla divina Signora tutto questo venne manifestato nel seno del suo santissimo Figlio, con una illuminazione nuova e distinta rispetto a ciascun mistero. Prima di tutto conobbe che l'antica legge della circoncisione doveva essere abolita, subentrando in sua vece il mirabile sacramento del battesimo. Ebbe cognizione che l'elemento sensibile di questo segno della grazia divina doveva essere l'acqua pura e semplice, e che la formula doveva consistere nell'invocazione delle tre divine Persone con i nomi di Padre e Figlio e Spirito Santo, affinché i fedeli professassero in modo esplicito la fede nella santissima Trinità. Venne anche a conoscenza del beneficio che Cristo, nostro Signore, doveva comunicare al battesimo: il sigillo efficace per santificarci più perfettamente e per liberarci da tutti i peccati e dalle pene conseguenti. Vide gli effetti mirabili che questo sacramento doveva produrre in tutti quelli che lo avrebbero ricevuto, rigenerandoli e rinnovandoli nello stato di figli adottivi ed eredi del regno dell'eterno Padre, e infondendo loro le virtù della fede, speranza e carità assieme a molte altre. Conobbe inoltre il carattere soprannaturale e spirituale che come sigillo regale si doveva imprimere, in virtù del battesimo, nelle anime per contrassegnare i figli della santa Chiesa. E tutto ciò che riguarda questo santo sacramento ed i suoi effetti fu parimenti conosciuto da Maria santissima. Ella subito, con ardente desiderio, chiese al suo santissimo Figlio di poter beneficiare di questo favore a suo tempo; sua Maestà glielo promise, e in seguito glielo concesse, come poi dirò.

832. La stessa cognizione ebbe la celeste Signora del sacramento della confermazione, che si sarebbe amministrato nella santa Chiesa dopo il battesimo. Difatti, quest'ultimo genera i figli della grazia, mentre la confermazione li rende robusti e valorosi per confessare la fede già ricevuta, e oltre a rafforzare in loro la prima grazia vi aggiunge la sua particolare, indirizzata al proprio fine. Di questo sacramento la divina Regina conobbe la materia, la formula, i ministri, gli effetti della grazia e il carattere che imprime nell'anima. Comprese anche il valore simbolico delle parole della formula, e del crisma, mistura composta di balsamo ed olio. Esso costituisce la materia di questo sacramento e rappresenta la luce delle opere buone e il profumo di Cristo, che i fedeli confessandolo diffondono con la loro vita. Maria in tutte queste rivelazioni elevava dall'intimo del cuore lodi, ringraziamenti e fervorose suppliche, affinché tutti gli uomini attingessero acqua dalle sorgenti del Salvatore, e riconoscendolo vero Dio e redentore godessero di tesori incomparabili. Ella piangeva amaramente la deplorevole perdita di molti che, secondo il Vangelo, per i loro peccati sarebbero rimasti privi di medicine tanto efficaci.

833. Nel terzo sacramento, la penitenza, la divina Signora conobbe la necessità di questo mezzo affinché le anime potessero ritornare nella grazia e nell'amicizia di Dio, che tante volte perdono per l'umana fragilità. Comprese anche quali parti e quali ministri doveva avere questo sacramento e la facilità con la quale i figli della Chiesa avrebbero potuto farne uso con effetti straordinari. E per tutto ciò che concerne questo beneficio, come vera madre di misericordia rese, con incredibile giubilo, speciali grazie al Signore nel vedere una medicina tanto semplice per peccati così reiterati, quali sono le colpe ordinarie degli uomini. Si prostrò, allora, a terra, ed in nome della Chiesa accettò e venerò il santo tribunale della confessione, nel quale con ineffabile clemenza il Signore ordinò che si risolvesse e dibattesse per le anime una causa di tal peso, come lo è quella della giustificazione e della vita eterna o della morte e della dannazione, affidando all'arbitrio dei sacerdoti la facoltà di assolvere dai peccati o di negare l'assoluzione.

834. Giunse la prudentissima Signora alla speciale conoscenza dell'eccelso mistero: il sacramento dell'eucaristia. Di questa meraviglia conobbe e comprese, con forza di penetrazione, insondabili segreti, incomprensibili anche per i più alti serafini. Infatti, le fu manifestato il modo soprannaturale in cui l'umanità e la divinità del suo santissimo Figlio sarebbero state presenti sotto le specie del pane e del vino, in virtù delle parole con le quali vengono consacrate e convertite nel suo corpo e nel suo sangue, restando misteriosamente gli accidenti senza soggetto. Le fu rivelato come Cristo sarebbe stato, nello stesso tempo, in tante e diverse parti; come sarebbe stato celebrato il sacro mistero della Messa per offrirlo in sacrificio all'eterno Padre sino alla fine dei secoli; come Cristo sarebbe stato adorato e venerato nei numerosi templi della santa Chiesa cattolica, sparsi per tutto il mondo, e gli effetti che avrebbe prodotto a seconda delle disposizioni d'animo di chi lo avrebbe ricevuto. Venne anche a sapere della fede dei cattolici, degli errori degli eretici contro questo incomparabile beneficio, e soprattutto dell'amore immenso con il quale il suo santissimo Figlio aveva stabilito di darsi come cibo di vita eterna ad ogni mortale.

835. In queste ed in molte altre sublimi rivelazioni che Maria santissima ebbe riguardo al venerabile sacramento dell'eucaristia, il suo ardentissimo cuore s'infiammò di un amore tutto nuovo, inaccessibile ad ogni comprensione umana. E sebbene per ogni verità di fede e per ogni sacramento che veniva a conoscere elevasse solenni cantici, dinanzi a questo grande mistero dilatò ancor più il suo cuore, e prostratasi a terra fece insolite dimostrazioni: di amore, di culto, di lode, di ringraziamento e di umiliazione per tutti coloro che avrebbero goduto di un beneficio così sublime; e di dolore e rammarico per quelli che lo avrebbero reso inefficace, ritorcendolo a proprio danno. Inoltre, si accese dell'ardente desiderio di vedere istituito questo sacramento al punto che, se la forza dell'Altissimo non l'avesse confortata, la violenza dei suoi affetti le avrebbe strappato la vita, benché lo stare alla presenza del suo santissimo Figlio appagasse la sete delle sue brame e la trattenesse sino al tempo opportuno. Comunque la divina Regina fin d'allora chiese a sua Maestà se avrebbe potuto ricevere il suo corpo sacramentato quando fosse giunto il momento della consacrazione, dicendo: «Altissimo Signor mio, vera vita dell'anima mia, meriterà questo vile verme ed obbrobrio degli uomini di ricevervi nel suo petto? Sarò così fortunata da accogliervi nel corpo e nell'anima mia? Sarà vostra dimora e vostro tabernacolo il mio seno perché riposiate ed io vi ospiti godendo dei vostri forti amplessi, e voi, amato mio, di quelli della vostra serva?».

836. Le rispose il divin Maestro: «Madre e colomba mia, molte volte mi riceverete nel sacramento, e dopo la mia morte e la mia salita al cielo godrete di questa consolazione, perché allora la mia continua dimora sarà la quiete del vostro candidissimo ed amoroso petto che io ho eletto come sede del mio compiacimento». La gran Regina con questa promessa del Signore si umiliò di nuovo e chinatasi fino a lambire la polvere gli rese grazie suscitando lo stupore e l'ammirazione degli angeli. Da quel momento in poi cominciò ad orientare tutti i suoi affetti e le sue opere al fine di prepararsi e disporsi a ricevere a suo tempo la santa comunione di suo Figlio sacramentato. In tutti gli anni che seguirono ella non dimenticò mai questo proposito, né venne meno a questa sua volontà. La sua memoria, come altre volte ho detto, era costante e tenace, come quella degli angeli, e la sua sapienza più sublime di quella di tutti loro. E siccome si ricordava sempre del mistero dell'eucaristia e degli altri, operava in tutto conformemente alla memoria e alla conoscenza che aveva. Da allora in poi, rivolse intense suppliche al Signore, affinché illuminasse i mortali per far loro conoscere e venerare questo altissimo sacramento, così che lo potessero ricevere degnamente. Se alcune volte giungiamo a comunicarci con questa disposizione - e il Signore stesso faccia in modo che ciò avvenga sempre -, oltre che ai meriti di sua Maestà, lo dobbiamo alle lacrime ed alle implorazioni della nostra divina Madre. Quando qualcuno, audacemente, ha la sfrontatezza di riceverlo nel peccato, sappia che oltre alla sacrilega ingiuria che arreca al suo Dio e redentore, offende anche la sua santissima Madre, perché disprezza e rende vani il suo amore, i suoi pii desideri, le sue orazioni, le sue lacrime e i suoi sospiri. Impegniamoci con tutte le forze per allontanarci da un delitto così orrendo!

837. Nel quinto sacramento, l'estrema unzione, Maria santissima ebbe cognizione del fine mirabile per cui il Signore lo istituì, e dell'elemento, della formula e del ministro inerenti alla sua celebrazione. L'elemento doveva essere olio di oliva debitamente benedetto, come simbolo di misericordia; la formula deprecativa doveva accompagnare l'unzione dei sensi, per mezzo dei quali pecchiamo; il ministro doveva essere soltanto il sacerdote. Le furono rivelati anche i fini e gli effetti di questo sacramento: il soccorso dei fedeli infermi in pericolo di vita e in punto di morte contro le insidie e le tentazioni del nemico, che in quell'ultima ora sono molte e terribili. Mediante questo sacramento vengono dati, a chi lo riceve degnamente, la grazia per recuperare le forze spirituali indebolite per i peccati commessi e - se è necessario - il sollievo alle sofferenze del corpo. Sempre per suo mezzo, l'animo si dispiega ad una nuova devozione e al desiderio di vedere Dio, e ottiene inoltre la remissione dei peccati veniali con l'estinzione di ciò che resta delle colpe mortali. Il corpo dell'infermo resta così segnato; infatti, sebbene questo sacramento non imprima il carattere, lascia il corpo come sigillato tanto da impedire al demonio di avvicinarvisi, perché per grazia vi è stato il Signore come in un suo tabernacolo. Per questo privilegio nel sacramento dell'estrema unzione si toglie a Lucifero la superiorità e il diritto che acquistò su di noi per il peccato originale e che si arroga per quelli attuali. E così il corpo del giusto, che deve risuscitare e godere di Dio nel suo intimo, con questo sacramento viene disposto ad unirsi con la propria anima. La nostra fedelissima Madre e signora conobbe tutto questo e lo apprezzò in nome dei fedeli.

838. Del sesto sacramento, l'ordine, ella comprese che la provvidenza del suo santissimo Figlio ordinava nella sua Chiesa i ministri corrispondenti ai sacramenti che istituiva, perché santificassero il corpo mistico dei fedeli e consacrassero il pane e il vino convertendoli nel corpo e nel sangue dello stesso Signore. Inoltre, venne a conoscere che, per conferire loro questa dignità superiore a quella di tutti gli altri uomini e dei medesimi angeli, l'Autore della grazia istituiva un nuovo sacramento di ordinazione e di consacrazione. Con questa cognizione le fu infusa una riverenza estrema verso la dignità dei sacerdoti; fin d'allora ella incominciò a rispettarli e a venerarli con profonda umiltà. Chiese all'Altissimo che rendesse i ministri degni e idonei all'ufficio loro assegnato, e che illuminasse i fedeli affinché li venerassero. Pianse, inoltre, le offese a Dio che gli uni e gli altri avrebbero commesso, venendo meno ai propri doveri. E poiché quello che ho sopra accennato l'ho già esposto in altre parti, ed in seguito parlerò ancora del grande rispetto che la Regina portava ai suoi sacerdoti, non mi trattengo per ora in questo. Maria santissima conobbe tutto ciò che riguarda la materia e la forma di questo sacramento, e gli effetti e i ministri che esso doveva avere.

839. Nel settimo ed ultimo sacramento, il matrimonio, la nostra divina Signora fu parimenti istruita sul fine che Cristo aveva nell'istituire un sacramento per benedire e santificare la propagazione dei fedeli e raffigurare, più efficacemente, il mistero del suo sposalizio spirituale con la santa Chiesa. Le fu rivelato come si doveva celebrare il matrimonio, quale forma e quale materia doveva avere, quali beni superni avrebbe riversato sui figli della santa Chiesa, e tutto quello che concerne i suoi effetti e la sua grazia. A motivo di questo, Maria santissima elevò cantici di lode e di ringraziamento in nome dei cattolici che avrebbero ricevuto questo beneficio. In seguito le vennero manifestati le cerimonie e i riti sacri, relativi al culto divino e al mantenimento dei buoni costumi, con i quali in futuro si sarebbe dovuta governare la Chiesa. Le furono svelate anche tutte le leggi che essa avrebbe dovuto promulgare per questo fine, ed in particolare i cinque precetti: partecipare alla Messa nei giorni di festa, confessarsi nei tempi opportuni e comunicarsi con il santissimo corpo di Cristo sacramentato, digiunare nei giorni assegnati, pagare le decime e presentare le primizie dei frutti che il Signore dà sulla terra.

840. Maria in tutti questi precetti ecclesiastici fu istruita sui misteri della giustificazione e sulla ragione che avevano, sugli effetti che avrebbero prodotto e sulla loro necessità nella santa Chiesa. I fedeli, osservando il primo di tutti questi comandamenti, avrebbero avuto dei giorni prestabiliti per cercare Dio, e per assistere al santo sacrificio della Messa, offerto per i vivi e per i defunti. In questa circostanza avrebbero rinnovato la professione di fede e la memoria della passione e della morte di Cristo nostro redentore e, cooperando alla grandezza di questo supremo sacrificio, avrebbero conseguito tanti frutti e beni quanti ne riceve la Chiesa stessa. Conobbe anche quanto fosse necessario per gli uomini riconoscere la negligenza che li porta a disprezzare, per lungo tempo, la possibilità accordata loro di ristabilirsi facilmente nella grazia e nell'amicizia di Dio, per mezzo della confessione sacramentale, e di confermarsi in esse con la santa comunione. Difatti, coloro che si dimenticano di ricorrere a questi due sacramenti, oltre al pericolo e al danno a cui si espongono, commettono anche un'altra ingiuria verso il loro Creatore: rendono vani i desideri di Dio e l'amore con cui istituì questi precetti per la nostra redenzione.

841. Lo stesso insegnamento ebbe la divina Regina sugli ultimi due precetti: digiunare e pagare le decime. Le fu manifestato quanto fosse necessario che i figli della santa Chiesa si impegnassero con tutte le forze a vincere i nemici, di ostacolo alla loro salvezza. Tanti negligenti ed infelici, infatti, non osservano la norma dell'astinenza per non soffocare le loro passioni, le quali, di solito, si fomentano con i vizi della carne; ma solo il digiuno, di cui ci diede singolare esempio il Maestro della vita, benché non dovesse vincere come noi il fomite del peccato, mortifica la carne. Maria santissima comprese anche come il pagamento delle decime fosse un ordine speciale del Signore, affinché i figli della santa Chiesa traessero dai beni temporali della terra il tributo dovuto al Creatore di tutto. Con tale gesto i fedeli riconoscono Dio come supremo Signore e lo ringraziano per i frutti della sua provvidenza. Le decime offerte si sarebbero poi convertite in alimenti per i sacerdoti e i ministri del la Chiesa , affinché fossero più riconoscenti al Signore, dalla cui mensa sono provvisti abbondantemente, ed attendessero alla salute spirituale dei fedeli e alla loro felicità. Il sudore del popolo si converte nel beneficio e nel sostentamento dei sacerdoti che così possono impegnarsi, in tutta la loro vita, nel culto divino e nel servizio della santa Chiesa.

842. Molto mi sono contenuta nell'esposizione di misteri così arcani, del modo in cui furono illustrati alla nostra celeste Imperatrice, e di ciò che operarono nel suo cuore ardente e magnanimo, con la cognizione che le diede il Capo della Chiesa. Mi ha frenato il timore di essere molto prolissa, e ancor più quello di sbagliare nel manifestare il mio intimo e quanto ha colto della rivelazione che mi è stata data; alle mie lacune supplirà la luce della santa fede che professiamo. Sarà questa, sorretta dalla prudenza e dalla pietà cristiana, che orienterà il cuore dei cattolici a venerare sacramenti così sublimi, e a contemplare l'armonia meravigliosa che sussiste tra leggi, dottrine, sacramenti e misteri che la Chiesa cattolica racchiude in sé, e con la quale si è mirabilmente governata sin dal principio e si governerà, salda e stabile, sino alla fine del mondo. L'insieme di tutte queste cognizioni si impresse in modo mirabile nell'intimo della nostra Regina e signora; qui - a nostro modo di intendere - Cristo redentore del mondo diede inizio all'edificazione della santa Chiesa. Egli la depositò tutta nella sua purissima Madre, affinché per prima godesse dei suoi tesori. Ricca della sovrabbondanza di questi benefici, ella poteva operare, amare, credere, sperare e rendere grazie per tutti gli altri mortali, e piangere i loro peccati perché per mezzo di questi non rimanesse ostruita la corrente di misericordia a favore del genere umano. Maria santissima doveva divenire come il documento pubblico, in cui Dio avrebbe iscritto tutto quanto doveva operare per la redenzione umana, con l'obbligo di adempirlo. Ella sarebbe stata la coadiutrice di Dio e avrebbe custodito nel suo cuore il memoriale delle meraviglie che egli voleva operare.

 

Insegnamento della Regina del cielo

843. Figlia mia, molte volte ti ho mostrato quanto ingiuriosa sia per l'Altissimo, e pericolosa per voi mortali, la negligenza verso le tante opere, misteriose e mirabili, che la sua divina clemenza dispose per il vostro riscatto, e che voi per trascuratezza disprezzate. Il mio materno amore mi sollecita a risvegliare in te questo ricordo ed il dolore di un danno così deplorevole. Dove sta il buon senso umano, se dinanzi ad un così grave pericolo i mortali disprezzano la loro salvezza eterna e la gloria del loro Creatore e redentore? Le porte della grazia e della gloria stanno aperte, eppure gli uomini non solo non vogliono varcarle, ma addirittura, quando la vita e la luce vanno incontro ad essi, per non farle entrare, chiudono le porte dei loro cuori, rimanendo nelle tenebre e nella morte. Oh, crudeltà disumana del peccatore! La sua infermità è mortale, e tra tutte è la più pericolosa, ma egli non vuole ricevere il rimedio che gratuitamente gli viene offerto. Quale defunto non si riconoscerebbe obbligato verso colui che gli restituisse la vita? Quale infermo non ringrazierebbe il medico per averlo guarito dal suo male? Se i figli degli uomini sanno essere grati a chi dà loro la salute e la vita - che presto sono destinati a perdere e che servono solo per restituirli a nuovi pericoli e travagli -, come possono essere così stolti e duri di cuore da non ringraziare né riconoscere chi dà loro la salvezza e la vita eterna e vuole riscattarli da quelle pene che non avranno fine e mai si potranno soppesare?

844. Ah, mia carissima! Come posso riconoscere per figli quelli che disprezzano così il mio unico ed amantissimo figlio e Signore e la sua generosa clemenza? Ben conoscono tale bontà gli angeli e i santi del cielo! Essi si meravigliano della villana ingratitudine e del pericolo che corrono i viventi; pertanto resta comprovata per loro la rettitudine della giustizia divina. In questa Storia ti ho resa partecipe di molti segreti, e adesso ti dichiaro ancor di più, affinché mi imiti e mi accompagni nell'amaro pianto che io versai per l'oltraggio arrecato a Dio dai mortali. Piangi le offese fatte a lui e cerca da parte tua di ripararle. Voglio che non passi giorno senza che tu renda un umile ringraziamento all'Autore di tutto, per aver istituito i santi sacramenti e per la pazienza che ha mostrato nel tollerare il cattivo uso di essi da parte dei fedeli perversi. Tu ricevi, invece, questi doni con profonda riverenza, fede e ferma speranza. E per l'amore che hai al sacramento della penitenza, cerca di accostarti ad esso con la disposizione e con i requisiti che insegnano la santa Chiesa e i suoi dottori, per riceverlo fruttuosamente. Ricorri ad esso ogni giorno con cuore umile e grato; e quando ti ritroverai nella colpa, non diffidare del suo rimedio. Lavati, e monda la tua anima, perché è grave riconoscersi macchiati dal peccato e rimanere per molto tempo o anche per un solo istante nella sua lordura.

845. Voglio soprattutto che tu comprenda lo sdegno di Dio onnipotente - anche se non lo potrai interamente conoscere - contro quelli che con audacia ricevono indegnamente questi santi sacramenti, ed in particolare il santissimo sacramento dell'altare. O anima, quale peso ha questa colpa dinanzi al Signore e ai santi! Non solo egli viene offeso dal peccato di chi lo riceve senza esserne degno, ma in sommo grado anche dalle irriverenze che si commettono nelle chiese, alla sua reale presenza. Come possono i figli della Chiesa dichiarare di avere fede nell'eucarestia e di rispettarla quando non solo non visitano né adorano Cristo sacramentato, ma commettono alla sua presenza sacrilegi tali che neanche i pagani ardiscono commettere nelle loro false sette? Questa è materia che richiederebbe molte ammonizioni e molti libri. Ti avverto, figlia mia, che gli uomini nel secolo presente hanno molto offeso la giustizia del Signore, e non meritano che vengano illuminati su ciò che la mia materna pietà desidera per il loro rimedio. Quello però che ora devono sapere è che essi saranno giudicati senza misericordia, come se si trattasse di servi malvagi ed infedeli, condannati dalla loro stessa bocca. Avvisa tutti quelli che vorranno ascoltarti. Consiglia loro che vadano ogni giorno nelle chiese dove è presente il Santissimo Sacramento per adorarlo e venerarlo, e che, ascoltando la Messa , cerchino di comportarsi con grande rispetto. Gli uomini non sanno quali benefici perdono non adempiendo questi doveri!


NOVEMBRE.

Suor Maria della Croce

I giorni di Comunione, in cui si celebra una prima Messa, potreste far colazione un po prima delle otto. Non vi occorrono più di tre minuti. Vi dico questo perché il buon Dio vorrebbe che prolungaste il ringraziamento il più possibile. Facendo così, avrete un quarto d'ora di più. Il primo quarto d'ora sarà per voi come di solito. Quante cose avete da dire a Gesù, non è vero? Il secondo quarto d'ora sarà per Lui. Potreste ancora continuare così anche durante le Ore Minori e una gran parte della Santa Messa. Chiedetene il permesso alla Madre Superiora. Vedete quante grazie!

Per uno speciale favore di Gesù, le Sacre Specie rimangono a lungo in voi dopo la santa Comunione; profittate, dunque, con riconoscenza di quei felici istanti, in cui, cuore a cuore con Colui che i Cieli non riescono a contenere, tutto potete ottenere. Quale amore d'un Dio per la sua povera creatura d'abbassarsi fino ad intrattenersi con essa, come un amico con l'amico! Allora si deve adorare, ringraziare, chiedere e riparare in modo particolare per tutte le ingiurie che Gesù riceve dal mondo in questi tristi tempi! È tanto offeso il buon Gesù! Oh! amatelo molto! Voi sapete ch'Egli vi ama: ne avete delle prove!

Essendo ancora sulla terra, non potete comprendere quel che il buon Dio esige da un'anima che espia le sue colpe nel Purgatorio. Voi credete che molte preghiere, d'altronde ben fatte, metteranno un'anima quasi subito in possesso della felicità eterna! Non è così. Chi può scrutare i giudizi del buon Dio? Chi può comprendere la purezza ch'Egli esige da un'anima, prima di ammetterla alla partecipazione della sua felicità eterna? Oh, se si sapesse, se si riflettesse a tutto questo mentre si sta sulla terra, quale vita si condurrebbe! Esaminate seriamente quanti peccati veniali commette al giorno una persona negligente, poco sollecita della sua salvezza, tutta dedita alle cose della terra... Quanti minuti essa consacra al buon Dio? Vi pensa almeno con attenta considerazione? Ebbene, ecco 365 giorni simili in un anno... e, se molti anni si rassomigliano, tale persona muore con l'anima gravata di una moltitudine di peccati veniali non rimessi, perché essa non ne ha fatto caso. Appena appena rimane nell'anima così oppressa un piccolo barlume d'amore, quando viene a render conto della sua vita a Colui che gliela richiede. Ecco quelle vite pressoché nulle, che bisogna ricominciare nell'espiazione, vite senza amor di Dio, senza purità d'intenzione. L'anima, che deve vivere di Dio, non ha vissuto per Lui; bisogna, dunque, che ricominci la sua vita e questo tra sofferenze inaudite! Sulla terra essa non ha approfittato della misericordia divina. Era schiava del suo corpo; una volta nel luogo di purificazione, deve soddisfare fino all'ultimo centesimo e riacquistare il suo primiero splendore; questo, quanto alle anime indifferenti per la loro salvezza, ma quanto alle anime ancor più colpevoli, è tutt'altra cosa. Amate tanto il buon Dio da non essere obbligata a venir qui ad acquistare il suo amore mediante la sofferenza senza meriti. Le sofferenze della terra, le pene sono meritorie, non lasciatevele sfuggire: soprattutto amate! L'amore cancella molti peccati e li fa anche evitare perché non si vuole recar dispiacere a Colui che si ama; per questo l'anima che ama veramente Gesù sta continuamente in guardia ed evita tutto ciò che potrebbe offendere i suoi sguardi divini.

Molte anime del Purgatorio fanno assegnamento su di voi per essere liberate dal luogo delle loro sofferenze. Pregate con tutto il cuore per esse.