Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Cammina allegramente e con un cuore sincero ed aperto più che puoi, e quando non si possa mantenere sempre questa santa allegrezza, almeno non ti perdere mai di coraggio e di confidenza in Dio. (San Pio da Pietrelcina)

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 4° settimana del tempo di Avvento

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 8

1Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi.2Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava.3Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo,4gli dicono: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio.5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?".6Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra.7E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei".8E chinatosi di nuovo, scriveva per terra.9Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo.10Alzatosi allora Gesù le disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?".11Ed essa rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù le disse: "Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più".

12Di nuovo Gesù parlò loro: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita".

13Gli dissero allora i farisei: "Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera".14Gesù rispose: "Anche se io rendo testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove vengo e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado.15Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno.16E anche se giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato.17Nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera:18orbene, sono io che do testimonianza di me stesso, ma anche il Padre, che mi ha mandato, mi dà testimonianza".19Gli dissero allora: "Dov'è tuo padre?". Rispose Gesù: "Voi non conoscete né me né il Padre; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio".20Queste parole Gesù le pronunziò nel luogo del tesoro mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora giunta la sua ora.
21Di nuovo Gesù disse loro: "Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire".22Dicevano allora i Giudei: "Forse si ucciderà, dal momento che dice: Dove vado io, voi non potete venire?".23E diceva loro: "Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo.24Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati".25Gli dissero allora: "Tu chi sei?". Gesù disse loro: "Proprio ciò che vi dico.26Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui".27Non capirono che egli parlava loro del Padre.28Disse allora Gesù: "Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo.29Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite".30A queste sue parole, molti credettero in lui.

31Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: "Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli;32conoscerete la verità e la verità vi farà liberi".33Gli risposero: "Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?".34Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato.35Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre;36se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero.37So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi.38Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!".39Gli risposero: "Il nostro padre è Abramo". Rispose Gesù: "Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo!40Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto.41Voi fate le opere del padre vostro". Gli risposero: "Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!".42Disse loro Gesù: "Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato.43Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole,44voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna.45A me, invece, voi non credete, perché dico la verità.46Chi di voi può convincermi di peccato? Se dico la verità, perché non mi credete?47Chi è da Dio ascolta le parole di Dio: per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio".
48Gli risposero i Giudei: "Non diciamo con ragione noi che sei un Samaritano e hai un demonio?".49Rispose Gesù: "Io non ho un demonio, ma onoro il Padre mio e voi mi disonorate.50Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca e giudica.51In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte".52Gli dissero i Giudei: "Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte".53Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?".54Rispose Gesù: "Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "È nostro Dio!",55e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola.56Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò".57Gli dissero allora i Giudei: "Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?".58Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono".59Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.


Primo libro di Samuele 20

1Davide lasciò di nascosto Naiot di Rama, si recò da Giònata e gli disse: "Che ho fatto, che delitto ho commesso, che colpa ho avuto nei riguardi di tuo padre, perché attenti così alla mia vita?".2Rispose: "Non sia mai. Non morirai. Vedi, mio padre non fa nulla di grande o di piccolo senza confidarmelo. Perché mi avrebbe nascosto questa cosa? Non è possibile!".3Ma Davide giurò ancora: "Tuo padre sa benissimo che ho trovato grazia ai tuoi occhi e dice: Giònata non deve sapere questa cosa perché si angustierebbe. Ma, per la vita del Signore e per la tua vita, c'è un sol passo tra me e la morte".4Giònata disse: "Che cosa desideri che io faccia per te?".5Rispose Davide: "Domani è la luna nuova e io dovrei sedere a tavola con il re. Ma tu mi lascerai partire e io resterò nascosto nella campagna fino alla terza sera.6Se tuo padre mi cercherà, dirai: Davide mi ha chiesto di lasciarlo andare in fretta a Betlemme sua città perché vi si celebra il sacrificio annuale per tutta la famiglia.7Se dirà: Va bene, allora il tuo servo può stare in pace. Se invece andrà in collera, sii certo che è stato deciso il peggio da parte sua.8Mostra la tua bontà verso il tuo servo, perché hai voluto legare a te il tuo servo con un patto del Signore: se ho qualche colpa, uccidimi tu; ma per qual motivo dovresti condurmi da tuo padre?".9Giònata rispose: "Lungi da te! Se certo io sapessi che da parte di mio padre è stata decisa una cattiva sorte per te, non te lo farei forse sapere?".10Davide disse a Giònata: "Chi mi avvertirà se tuo padre ti risponde duramente?".11Giònata rispose a Davide: "Vieni, andiamo in campagna".
Uscirono tutti e due nei campi.12Allora Giònata disse a Davide: "Per il Signore, Dio d'Israele, domani o il terzo giorno a quest'ora indagherò le intenzioni di mio padre. Se saranno favorevoli a Davide e io non manderò subito a riferirlo al tuo orecchio,13tanto faccia il Signore a Giònata e ancora di peggio. Se invece sembrerà bene a mio padre decidere il peggio a tuo riguardo, io te lo confiderò e ti farò partire. Tu andrai tranquillo e il Signore sarà con te come è stato con mio padre.14Fin quando sarò in vita, usa verso di me la benevolenza del Signore. Se sarò morto,15non ritirare mai la tua benevolenza dalla mia casa; quando il Signore avrà sterminato dalla terra ogni uomo nemico di Davide,16non sia eliminato il nome di Giònata dalla casa di Davide: il Signore ne chiederà conto ai nemici di Davide".17Giònata volle ancor giurare a Davide, perché gli voleva bene e lo amava come se stesso.18Giònata disse a Davide: "Domani è la luna nuova e la tua assenza sarà notata perché si guarderà al tuo posto.19Aspetterai il terzo giorno, poi scenderai in fretta e ti recherai al luogo dove ti sei nascosto il giorno di quel fatto e resterai presso quella collinetta.20Io tirerò tre frecce da quella parte, come se tirassi al bersaglio per mio conto.21Poi manderò il ragazzo gridando: Va' a cercare le frecce! Se dirò al ragazzo: Guarda, le frecce sono più in qua da dove ti trovi, prendile!, allora vieni, perché tutto va bene per te; per la vita del Signore, non ci sarà niente di grave.22Se invece dirò al giovane: Guarda, le frecce sono più avanti di dove ti trovi!, allora va' perché il Signore ti fa partire.23Riguardo alle parole che abbiamo detto io e tu, ecco è testimonio il Signore tra me e te per sempre".
24Davide dunque si nascose nel campo. Arrivò la luna nuova e il re sedette a tavola per mangiare.25Il re sedette come al solito sul sedile contro il muro; Giònata stette di fronte, Abner si sedette al fianco del re e il posto di Davide rimase vuoto.26Ma Saul non disse nulla quel giorno, perché pensava: "Gli sarà successo un inconveniente: non sarà mondo. Certo, non è mondo".27Ed ecco l'indomani, il secondo giorno della luna nuova, il posto di Davide era ancora vuoto. Saul disse allora a Giònata suo figlio: "Perché il figlio di Iesse non è venuto a tavola né ieri né oggi?".28Giònata rispose a Saul: "Davide mi ha chiesto con insistenza di lasciarlo andare a Betlemme.29Mi ha detto: Lasciami andare, perché abbiamo in città il sacrificio di famiglia e mio fratello me ne ha fatto un obbligo. Se dunque ho trovato grazia ai tuoi occhi, lasciami libero, perché possa vedere i miei fratelli. Per questo non è venuto alla tavola del re".30Saul si adirò molto con Giònata e gli gridò: "Figlio d'una donna perduta, non so io forse che tu prendi le parti del figlio di Iesse, a tua vergogna e a vergogna della nudità di tua madre?31Perché fino a quando vivrà il figlio di Iesse sulla terra, non avrai sicurezza né tu né il tuo regno. Manda dunque a prenderlo e conducilo qui da me, perché deve morire".32Rispose Giònata a Saul suo padre: "Perché deve morire? Che ha fatto?".33Saul afferrò la lancia contro di lui per colpirlo e Giònata capì che l'uccisione di Davide era cosa ormai decisa da parte di suo padre.34Giònata si alzò dalla tavola acceso d'ira e non volle prendere cibo in quel secondo giorno della luna nuova. Era rattristato per riguardo a Davide perché suo padre ne violava i diritti.
35Il mattino dopo Giònata uscì in campagna, per dare le indicazioni a Davide. Era con lui un ragazzo ancora piccolo.36Egli disse al ragazzo: "Corri a cercare le frecce che io tirerò". Il ragazzo corse ed egli tirò la freccia più avanti di lui.37Il ragazzo corse fino al luogo dov'era la freccia che Giònata aveva tirata e Giònata gridò al ragazzo: "La freccia non è forse più avanti di te?".38Giònata gridò ancora al ragazzo: "Corri svelto e non fermarti!". Il ragazzo di Giònata raccolse le frecce e le portò al suo padrone.39Il ragazzo non aveva capito niente; soltanto Giònata e Davide sapevano la cosa.40Allora diede le armi al ragazzo che era con lui e gli disse: "Va' e riportale in città".41Partito il ragazzo, Davide si mosse da dietro la collinetta, cadde con la faccia a terra e si prostrò tre volte, poi si baciarono l'un l'altro e piansero l'uno insieme all'altro, finché per Davide si fece tardi.42Allora Giònata disse a Davide: "Va' in pace, ora che noi due abbiamo giurato nel nome del Signore: il Signore sia con me e con te, con la mia discendenza e con la tua discendenza per sempre".


Giobbe 26

1Giobbe rispose:

2Quanto aiuto hai dato al debole
e come hai soccorso il braccio senza forza!
3Quanti buoni consigli hai dato all'ignorante
e con quanta abbondanza hai manifestato la saggezza!
4A chi hai tu rivolto la parola
e qual è lo spirito che da te è uscito?
5I morti tremano sotto terra,
come pure le acque e i loro abitanti.
6Nuda è la tomba davanti a lui
e senza velo è l'abisso.
7Egli stende il settentrione sopra il vuoto,
tiene sospesa la terra sopra il nulla.
8Rinchiude le acque dentro le nubi,
e le nubi non si squarciano sotto il loro peso.
9Copre la vista del suo trono
stendendovi sopra la sua nube.
10Ha tracciato un cerchio sulle acque,
sino al confine tra la luce e le tenebre.
11Le colonne del cielo si scuotono,
sono prese da stupore alla sua minaccia.
12Con forza agita il mare
e con intelligenza doma Raab.
13Al suo soffio si rasserenano i cieli,
la sua mano trafigge il serpente tortuoso.
14Ecco, questi non sono che i margini delle sue opere;
quanto lieve è il sussurro che noi ne percepiamo!
Ma il tuono della sua potenza chi può comprenderlo?


Salmi 108

1'Canto. Salmo. Di Davide.'

2Saldo è il mio cuore, Dio,
saldo è il mio cuore:
voglio cantare inni, anima mia.
3Svegliatevi, arpa e cetra,
voglio svegliare l'aurora.

4Ti loderò tra i popoli, Signore,
a te canterò inni tra le genti,
5perché la tua bontà è grande fino ai cieli
e la tua verità fino alle nubi.
6Innàlzati, Dio, sopra i cieli,
su tutta la terra la tua gloria.

7Perché siano liberati i tuoi amici,

8Dio ha parlato nel suo santuario:
"Esulterò, voglio dividere Sichem
e misurare la valle di Succot;
9mio è Gàlaad, mio Manasse,
Èfraim è l'elmo del mio capo,
Giuda il mio scettro.
10Moab è il catino per lavarmi,
sull'Idumea getterò i miei sandali,
sulla Filistea canterò vittoria".

11Chi mi guiderà alla città fortificata,
chi mi condurrà fino all'Idumea?
12Non forse tu, Dio, che ci hai respinti
e più non esci, Dio, con i nostri eserciti?
13Contro il nemico portaci soccorso,
poiché vana è la salvezza dell'uomo.
14Con Dio noi faremo cose grandi
ed egli annienterà chi ci opprime.


Geremia 26

1All'inizio del regno di Ioiakìm figlio di Giosia, re di Giuda, fu rivolta a Geremia questa parola da parte del Signore.2Disse il Signore: "Va' nell'atrio del tempio del Signore e riferisci a tutte le città di Giuda che vengono per adorare nel tempio del Signore tutte le parole che ti ho comandato di annunziare loro; non tralasciare neppure una parola.3Forse ti ascolteranno e ognuno abbandonerà la propria condotta perversa; in tal caso disdirò tutto il male che pensavo di fare loro a causa della malvagità delle loro azioni.
4Tu dirai dunque loro: Dice il Signore: Se non mi ascolterete, se non camminerete secondo la legge che ho posto davanti a voi5e se non ascolterete le parole dei profeti miei servi che ho inviato a voi con costante premura, ma che voi non avete ascoltato,6io ridurrò questo tempio come quello di Silo e farò di questa città un esempio di maledizione per tutti i popoli della terra".
7I sacerdoti, i profeti e tutto il popolo udirono Geremia che diceva queste parole nel tempio del Signore.8Ora, quando Geremia finì di riferire quanto il Signore gli aveva comandato di dire a tutto il popolo, i sacerdoti e i profeti lo arrestarono dicendo: "Devi morire!9Perché hai predetto nel nome del Signore: Questo tempio diventerà come Silo e questa città sarà devastata, disabitata?".
Tutto il popolo si radunò contro Geremia nel tempio del Signore.10I capi di Giuda vennero a sapere queste cose e salirono dalla reggia nel tempio del Signore e sedettero all'ingresso della Porta Nuova del tempio del Signore.11Allora i sacerdoti e i profeti dissero ai capi e a tutto il popolo: "Una sentenza di morte merita quest'uomo, perché ha profetizzato contro questa città come avete udito con i vostri orecchi!".
12Ma Geremia rispose a tutti i capi e a tutto il popolo: "Il Signore mi ha mandato a profetizzare contro questo tempio e contro questa città le cose che avete ascoltate.13Or dunque migliorate la vostra condotta e le vostre azioni e ascoltate la voce del Signore vostro Dio e il Signore ritratterà il male che ha annunziato contro di voi.14Quanto a me, eccomi in mano vostra, fate di me come vi sembra bene e giusto;15ma sappiate bene che, se voi mi ucciderete, attirerete sangue innocente su di voi, su questa città e sui suoi abitanti, perché il Signore mi ha veramente inviato a voi per esporre ai vostri orecchi tutte queste cose".
16I capi e tutto il popolo dissero ai sacerdoti e ai profeti: "Non ci deve essere sentenza di morte per quest'uomo, perché ci ha parlato nel nome del Signore nostro Dio".
17Allora si alzarono alcuni anziani del paese e dissero a tutta l'assemblea del popolo:18"Michea il Morastita, che profetizzava al tempo di Ezechia, re di Giuda, affermò a tutto il popolo di Giuda: Dice il Signore degli eserciti:

Sion sarà arata come un campo,
Gerusalemme diventerà un cumulo di rovine,
il monte del tempio un'altura boscosa!

19Forse Ezechia re di Giuda e tutti quelli di Giuda lo uccisero? Non temettero piuttosto il Signore e non placarono il volto del Signore e così il Signore disdisse il male che aveva loro annunziato? Noi, invece, stiamo per commettere una grave iniquità a nostro danno".
20C'era anche un altro uomo che profetizzava nel nome del Signore, Uria figlio di Semaià da Kiriat-Iearìm; egli profetizzò contro questa città e contro questo paese con parole simili a quelle di Geremia.21Il re Ioiakìm, tutti i suoi prodi e tutti i magistrati udirono le sue parole e il re cercò di ucciderlo, ma Uria lo venne a sapere e per timore fuggì andandosene in Egitto.22Allora il re Ioiakìm inviò in Egitto uomini come Elnatàn figlio di Acbòr, e altri con lui.23Costoro fecero uscire dall'Egitto Uria e lo condussero al re Ioiakìm che lo fece uccidere di spada e fece gettare il suo cadavere nelle fosse della gente del popolo.
24Ma la mano di Achikàm figlio di Safàn fu a favore di Geremia, perché non lo consegnassero in potere del popolo per metterlo a morte.


Lettera di Giuda 1

1Giuda, servo di Gesù Cristo, fratello di Giacomo, agli eletti che vivono nell'amore di Dio Padre e sono stati preservati per Gesù Cristo:2misericordia a voi e pace e carità in abbondanza.

3Carissimi, avevo un gran desiderio di scrivervi riguardo alla nostra salvezza, ma sono stato costretto a farlo per esortarvi a combattere per la fede, che fu trasmessa ai credenti una volta per tutte.4Si sono infiltrati infatti tra voi alcuni individui - i quali sono già stati segnati da tempo per questa condanna - empi che trovano pretesto alla loro dissolutezza nella grazia del nostro Dio, rinnegando il nostro unico padrone e signore Gesù Cristo.

5Ora io voglio ricordare a voi, che già conoscete tutte queste cose, che il Signore dopo aver salvato il popolo dalla terra d'Egitto, fece perire in seguito quelli che non vollero credere,6e che gli angeli che non conservarono la loro dignità ma lasciarono la propria dimora, egli li tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del gran giorno.7Così Sòdoma e Gomorra e le città vicine, che si sono abbandonate all'impudicizia allo stesso modo e sono andate dietro a vizi contro natura, stanno come esempio subendo le pene di un fuoco eterno.
8Ugualmente, anche costoro, come sotto la spinta dei loro sogni, contaminano il proprio corpo, disprezzano il Signore e insultano gli esseri gloriosi.9L'arcangelo Michele quando, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: 'Ti condanni il Signore'!10Costoro invece bestemmiano tutto ciò che ignorano; tutto ciò che essi conoscono per mezzo dei sensi, come animali senza ragione, questo serve a loro rovina.
11Guai a loro! Perché si sono incamminati per la strada di Caino e, per sete di lucro, si sono impegolati nei traviamenti di Balaàm e sono periti nella ribellione di Kore.12Sono la sozzura dei vostri banchetti sedendo insieme a mensa senza ritegno, pascendo se stessi; come nuvole senza pioggia portate via dai venti, o alberi di fine stagione senza frutto, due volte morti, sradicati;13come onde selvagge del mare, che schiumano le loro brutture; come astri erranti, ai quali è riservata la caligine della tenebra in eterno.
14Profetò anche per loro Ènoch, settimo dopo Adamo, dicendo: "Ecco, il Signore è venuto con le sue miriadi di angeli per far il giudizio contro tutti,15e per convincere tutti gli empi di tutte le opere di empietà che hanno commesso e di tutti gli insulti che peccatori empi hanno pronunziato contro di lui".16Sono sobillatori pieni di acredine, che agiscono secondo le loro passioni; la loro bocca proferisce parole orgogliose e adùlano le persone per motivi interessati.

17Ma voi, o carissimi, ricordatevi delle cose che furono predette dagli apostoli del Signore nostro Gesù Cristo.18Essi vi dicevano: "Alla fine dei tempi vi saranno impostori, che si comporteranno secondo le loro empie passioni".19Tali sono quelli che provocano divisioni, gente materiale, privi dello Spirito.

20Ma voi, carissimi, costruite il vostro edificio spirituale sopra la vostra santissima fede, pregate mediante lo Spirito Santo,21conservatevi nell'amore di Dio, attendendo la misericordia del Signore nostro Gesù Cristo per la vita eterna.22Convincete quelli che sono vacillanti,23altri salvateli strappandoli dal fuoco, di altri infine abbiate compassione con timore, guardandovi perfino dalla veste contaminata dalla loro carne.

24A colui che può preservarvi da ogni caduta e farvi comparire davanti alla sua gloria senza difetti e nella letizia,25all'unico Dio, nostro salvatore, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, gloria, maestà, forza e potenza prima di ogni tempo, ora e sempre. Amen!


Capitolo XVII: La vita nei monasteri

Leggilo nella Biblioteca

1. Se vuoi mantenere pace e concordia con gli altri, devi imparare a vincere decisamente te stesso in molte cose. Non è cosa facile stare in un monastero o in un gruppo, e viverci senza lamento alcuno, mantenendosi fedele sino alla morte. Beato colui che vi avrà vissuto santamente e vi avrà felicemente compiuta la vita. Se vuoi stare saldo al tuo dovere e avanzare nel bene, devi considerarti esule pellegrino su questa terra. Per condurre una vita di pietà, devi farti stolto per amore di Cristo.  

2. Poco contano l'abito e la tonsura; sono la trasformazione della vita e la completa mortificazione delle passioni, che fanno il monaco. Chi tende ad altro che non sia soltanto Dio e la salute dell'anima, non troverà che tribolazione e dolore. Ancora, non avrà pace duratura chi non si sforza di essere il più piccolo, sottoposto a tutti. Qui tu sei venuto per servire, non comandare. Ricordati che sei stato chiamato a sopportare e a faticare, non a passare il tempo in ozio e in chiacchiere. Qui si provano gli uomini, come si prova l'oro nel fuoco (cfr. Sir 27,6). Qui nessuno potrà durevolmente stare, se non si sarà fatto umile dal profondo del cuore, per amore di Dio.


DISCORSO 76 DI NUOVO SUL VANGELO DI MT 14, 24-33: SUL SIGNORE CHE CAMMINAVA SULLE ACQUE DEL MARE E SUL TIMORE DI PIETRO

Discorsi - Sant'Agostino

Leggilo nella Biblioteca

Il mare è la vita presente. Pietro figura della Chiesa.

1. 1. Il brano del Vangelo letto or ora ci racconta come Cristo Signore camminò sulle acque del mare e come l'apostolo Pietro camminando sull'acqua ebbe paura e tentennò e, poiché non aveva fede, stava affondando ma poi, riconoscendo la propria debolezza, venne di nuovo a galla 1; questo brano ci suggerisce che il mare è la vita presente e che l'apostolo Pietro invece è la figura dell'unica Chiesa. Lo stesso Pietro infatti, ch'è il primo nella serie degli Apostoli e assai ardente nell'amore per il Cristo, è spesso lui il solo che risponde per tutti gli altri. Infine quando il Signore Gesù Cristo domandò ai discepoli chi la gente pensasse che egli fosse e i discepoli avevano riferito le diverse opinioni della gente, avendo il Signore chiesto di nuovo e avendo detto: Ma voi chi dite che sono io? fu proprio Pietro che rispose: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente 2. Diede la risposta uno solo per molti, l'unità che tiene uniti molti. Allora il Signore gli disse: Beato te, Simone, figlio di Giona, poiché questa verità non te l'ha rivelata né la carne né il sangue, ma il Padre mio celeste. Poi soggiunse: E io ti dico 3. Come se avesse voluto dire: "Poiché tu mi hai detto: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente, anch'io ti dico: Tu sei Pietro 4". Prima infatti si chiamava Simone. Questo nome di Pietro gli fu posto dal Signore e questo nome aveva un significato simbolico, quello cioè di rappresentare la Chiesa. La pietra infatti era Cristo, Pietro era il popolo cristiano. Poiché "pietra" è il nome primitivo; Pietro quindi deriva da "pietra", non pietra da "Pietro", come il nome di Cristo non deriva da "Cristiano", ma è il nome di "Cristiano" che deriva da Cristo. Tu, dice dunque, sei Pietro e su questa pietra che tu hai riconosciuta pubblicamente, su questa pietra che tu hai riconosciuta come vera, dicendo: Tu sei Cristo, il Figlio del Dio vivente, io edificherò la mia Chiesa 5, cioè sopra me stesso, Figlio del Dio vivente, io edificherò la mia Chiesa. Edificherò te su di me, non me sopra di te.

La Chiesa è edificata non sugli uomini ma sul Cristo.

2. 2. In verità alcuni, i quali volevano che la Chiesa fosse edificata sugli uomini, andavano dicendo: Io sono di Paolo; io invece sono di Apollo; io al contrario sono di Cefa, cioè di Pietro. Altri però, che non volevano che la Chiesa fosse edificata su Pietro, ma sulla pietra, affermavano: Io invece sono di Cristo 6. L'apostolo Paolo quindi, quando venne a sapere ch'era preferito lui e Cristo veniva disprezzato: Può forse - disse - essere diviso Cristo? È stato forse crocifisso per voi Paolo? Siete forse stati battezzati nel nome di Paolo? 7. Come nessuno era battezzato nel nome di Paolo, così neppure nel nome di Pietro, ma tutti nel nome di Cristo; in tal modo Pietro veniva edificato sulla pietra, non già la pietra su Pietro.

Pietro dapprima chiamato beato e poco dopo Satana.

2. 3. Il medesimo Pietro dunque, così chiamato dalla "pietra", proclamato beato, lui ch'era figura della Chiesa, che aveva il primato sugli Apostoli, immediatamente dopo aver sentito ch'era beato, ch'era Pietro, che doveva essere edificato sulla pietra, avendo sentito che il Signore avrebbe sofferto la passione, poiché aveva preannunciato ai suoi discepoli che sarebbe sopravvenuta presto, ne provò dispiacere. Ebbe paura di perdere il Cristo che andava incontro alla morte, ch'egli aveva dichiarato sorgente della vita. Rimase sconvolto e disse: "Dio non voglia, Signore. No, questo non avverrà mai 8. Abbi misericordia di te stesso, o Dio; non voglio che tu muoia". Pietro diceva a Cristo: "Non voglio che tu muoia", ma meglio diceva Cristo: "Io voglio morire per te". Infine lo rimproverò subito mentre prima lo aveva lodato, e lo chiamò Satana mentre prima lo aveva detto beato. Va via - disse - lontano da me, Satana; tu mi sei di ostacolo, poiché non la pensi come Dio ma come gli uomini 9. Che cosa vuol fare di noi, che cosa diversa da ciò che siamo, dal momento che ci rimprovera d'essere uomini? Volete sapere che cosa vuol fare di noi? Sentite il salmo: Io ho detto: voi siete dèi e figli dell'Altissimo voi tutti 10. Ma se avete solo sentimenti umani: Eppure morrete come uomini 11. Il medesimo Pietro in un solo brevissimo spazio di tempo, poco prima è detto beato, solo un istante dopo Satana. Se ti meravigli della differenza delle due parole, devi considerare la diversità dei motivi. Perché ti stupisci che prima è proclamato beato e poi Satana? Rifletti al motivo per cui era stato detto beato: Poiché questa verità non te l'ha rivelata la carne e il sangue, ma il Padre mio celeste 12. Beato perché non te l'ha rivelata la carne e il sangue. Se infatti te l'avesse rivelata la carne e il sangue, ciò sarebbe derivato dal tuo sentimento ma poiché non te l'ha rivelata la carne e il sangue, ma il Padre mio celeste, ciò è derivato dalla mia ispirazione, non dal tuo sentimento. Perché dalla mia ispirazione? Perché tutto quello che ha il Padre è mio 13. Ecco: hai sentito il motivo perché fu chiamato beato e perché Pietro. Perché invece fu chiamato col nome di cui abbiamo orrore e non vogliamo ripetere? Perché? se non perché la rivelazione sarebbe venuta dal tuo sentimento? Poiché tu non ragioni secondo la mente di Dio ma secondo quella degli uomini.

Pietro è figura simbolica dei forti e dei deboli.

3. 4. Considerando questo membro della Chiesa, dobbiamo distinguere ciò che viene da Dio e ciò che viene dal nostro sentimento. In effetti solo allora noi non vacilleremo, saremo fondati sulla pietra, saremo saldamente fermi e stabili contro i venti, i rovesci di pioggia, di fronte alle correnti impetuose, vale a dire di fronte alle prove della vita presente. Osservate tuttavia quel grande Apostolo che era Pietro, che allora era la prefigurazione simbolica di noi; ora è fiducioso, ora esitante, ora proclama immortale Cristo, ora ha paura che muoia. Ecco perché la Chiesa di Cristo, ha fedeli saldi nella fede, ma ha pure dei fedeli tentennanti, e non può essere senza quelli stabili nella fede, né senza quelli instabili. Ecco perché l'apostolo Paolo dice: Noi che siamo forti nella fede abbiamo il dovere di sopportare la fragilità di quelli che sono deboli nella fede 14. Per il fatto che Pietro proclamò: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente 15, simboleggia i forti nella fede; per il fatto invece che tentenna ed è esitante, non vuole che il Cristo soffra, avendo paura della morte e, non riconoscendo Cristo come la vita, raffigura i fedeli della Chiesa deboli nella fede. Era dunque necessario che in un solo Apostolo, cioè in Pietro, il primo e il più importante nella serie degli Apostoli, nel quale era rappresentata simbolicamente la Chiesa, fosse anche rappresentato l'uno e l'altro genere di fedeli, cioè quelli forti e quelli deboli, poiché la Chiesa non può essere senza gli uni e gli altri.

L'uomo debole per se stesso è potente per mezzo del Signore.

3. 5. Attinente a questa considerazione è ciò che è stato letto poc'anzi: Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sull'acqua 16. Se sei tu, comandami; poiché io non sono in grado di farlo in forza del mio potere ma del tuo. Riconobbe quale potere avesse da sé e quale da Colui, per volontà del quale ebbe fiducia d'essere in grado di fare ciò che nessuna debolezza umana sarebbe capace di fare. Se, dunque, sei tu, comandami perché, se lo comanderai, sarà fatto. Ciò che io non riesco a fare fidando sulle mie forze, lo puoi tu col tuo comando. E il Signore: Vieni 17, gli rispose. Pietro allora senza esitare per nulla, spinto dall'ordine ricevuto e fidando nella presenza di Cristo che lo sosteneva e lo guidava, saltò immantinente giù nell'acqua e cominciò a camminare. Riuscì a fare ciò che voleva il Signore, non già in virtù delle proprie forze, ma del potere del Signore. Un tempo infatti eravate tenebre, ora invece luce, ma per virtù del Signore 18. Ciò che nessuno riesce a fare per mezzo di Paolo o di Pietro o di alcun altro Apostolo, riesce a farlo per mezzo del Signore. Ecco perché Paolo disprezzandosi utilmente, fa bene a mettere in risalto il Cristo dicendo: È stato forse crocifisso per voi Paolo o siete stati forse battezzati nel nome di Paolo? 19. Non siete stati dunque battezzati in grazia di me, ma insieme con me; non in virtù di me, ma di lui.

Riconoscere la propria debolezza per ottenere la grazia.

4. 6. Pietro dunque camminò sull'acqua per ordine del Signore, sapendo che non poteva aver questa forza da se stesso. In forza della fede riuscì a compiere ciò che l'umana debolezza non sarebbe stata in grado di fare. Tali sono i membri della Chiesa forti nella fede. Dovete far attenzione, udire, capire, mettere in pratica. Poiché non bisogna mai trattare con i forti nella fede in modo che siano deboli, ma trattare con i deboli in modo che diventino forti. Ora, ciò che impedisce a molti d'essere forti è la presunzione d'essere forti. Nessuno riceverà da Dio il dono della fortezza, se non è persuaso della propria debolezza. Distillando, o Dio, pioggia volontaria per la tua eredità 20. Perché mi precedete voi che sapete ciò che sto per dire? Frenate la vostra fretta perché possano seguirvi gli spiriti lenti. Ho già detto e ripeto: dovete prima sentire, poi capire e mettere in pratica. Nessuno riceve da Dio il dono della fortezza, se prima non comprende d'essere, per se stesso, debole. Dio dunque invia la pioggia volontaria, come dice il salmo, volontaria, non dovuta cioè ai nostri meriti ma alla volontà di Dio. Distillando dunque Dio la pioggia volontaria per la sua eredità; essa infatti s'è indebolita, ma tu l'hai perfezionata 21. Tu infatti hai distillato la pioggia volontaria, non considerando i meriti umani ma la tua grazia e misericordia. L'eredità stessa dunque si era indebolita e riconobbe d'essere debole in se stessa affinché fosse forte per grazia tua. Non sarebbe stata resa forte se non fosse diventata debole per essere perfezionata da te in te.

Paolo viene perfezionato riconoscendo la sua debolezza.

5. 7. Osserva Paolo, piccola porzione di questa eredità, osservalo divenuto debole, lui che ha detto: Non sono degno d'essere chiamato Apostolo poiché ho perseguitato la Chiesa di Dio 22. Perché mai allora sei Apostolo? Per grazia di Dio sono quel che sono. Non sono degno, ma per grazia di Dio sono quel che sono 23. Paolo divenne debole, ma tu lo perfezionasti. Orbene, poiché per grazia di Dio è quello che è, guarda che cosa dice subito dopo: La sua grazia poi verso di me non è stata inutile, ma mi sono affaticato più di tutti gli altri Apostoli 24. Bada a non perdere a causa della tua presunzione ciò che hai meritato confessando la tua debolezza. Bravo: tu hai ben ragione di dire: Non merito d'essere chiamato Apostolo. Per sua grazia sono quel che sono e la sua grazia verso di me non è stata inefficace; tutto ciò va benissimo. Ma quando affermi: Mi sono affaticato più di tutti gli altri 25, sembra che cominci ad attribuirti ciò che poco prima hai attribuito a Dio. Fa' attenzione e continua a leggere. Non sono stato io però ma la grazia di Dio che mi sostiene 26. Dici bene, o debole: sarai esaltato in modo assolutamente stabile poiché non sei ingrato. Tu sei appunto il medesimo Paolo, piccolo per la tua natura ma grande per la grazia del Signore. Sei tu che hai supplicato tre volte il Signore che ti liberasse da una sofferenza fisica acutissima, simile a un inviato di Satana che ti schiaffeggiava 27. Che cosa ti fu risposto? Che cosa ti sentisti dire quando facesti questa preghiera? Ti basta la mia grazia, poiché la virtù diviene perfetta attraverso la debolezza 28. In realtà egli è diventato debole, ma tu l'hai reso assai forte.

Pietro potente non per virtù propria, ma di Dio.

5. 8. Così anche Pietro: Comandami - dice - di venire da te sull'acqua 29. Oso farlo come uomo, ma non lo chiedo a un uomo. Me lo comanda Dio uomo, perché possa fare ciò che non può l'uomo. Vieni, gli rispose. Pietro allora scese dalla barca e cominciò a camminare sull'acqua; Pietro poté farlo perché glielo aveva ordinato la pietra. Ecco ciò che Pietro fu in grado di fare per grazia del Signore; che cosa poté fare con le sue forze? Vedendo la forza del vento impetuoso ebbe paura e, poiché cominciava ad affondare, gridò: Signore, sono perduto, salvami! 30. Ebbe fiducia nel Signore, riuscì grazie al Signore; vacillò invece in quanto uomo e ricorse al Signore. Se dicevo: Il mio piede vacilla 31. Così dice il salmo. È parola di un santo inno di lode a Dio e, se lo comprenderemo, anzi se lo vorremo, anche nostra. Se dicevo: Il mio piede vacilla. Perché vacilla, se non perché è mio? E continua dicendo: La tua misericordia, o Signore, mi aiutava 32. Non il mio potere, ma la tua misericordia. Il Signore abbandonò forse lui che vacillava quando ne aveva ascoltato la preghiera? Dove sarebbe la verità della seguente affermazione: Chi l'invocò e fu abbandonato? 33. Dove la verità di quell'altra: E chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvo 34? Porgendogli subito la sua mano per aiutarlo, lo sollevò mentre affondava, ma lo rimproverò di aver diffidato: Uomo di poca fede, perché hai dubitato? 35. Hai avuto fiducia in me e poi hai dubitato del mio potere.

Nell'avversità o nella prosperità di questo mondo la cupidigia è la tempesta.

6. 9. Orsù, fratelli, bisogna por fine al discorso. Considerate il mondo come se fosse un mare, un vento furioso e una gran tempesta. Per ciascuno la propria cupidigia è una tempesta. Se amerai Dio, camminerai sul mare, sotto i tuoi piedi sarà la superbia del mondo. Se tu ami il mondo, la tempesta t'inghiottirà. Esso può divorare i suoi amanti, ma non può sostenerli. Orbene, quando il tuo cuore è agitato dalla cupidigia, per poterla vincere invoca la divinità di Cristo. Voi credete che allora solo soffia il vento contrario quando c'è l'avversità di questo mondo? Si crede infatti che tira il vento contrario e dev'essere invocato Dio quando c'è la guerra, quando avvengono disordini, quando c'è la fame o la peste oppure quando anche a un singolo individuo accade una disgrazia personale. Quando invece il mondo ci è gradito per la felicità temporale, ci sembra che non tiri il vento contrario. Tu però a questo proposito non devi interrogare la tranquillità del mondo ma la tua cupidità. Vedi se la tranquillità è nel tuo cuore; vedi se non ti fa cadere il vento interiore; questo devi vedere! È segno di gran virtù combattere la felicità affinché questa non conduca fuori dalla retta via, non ci corrompa, non ci faccia cadere. È segno di gran virtù - dico - lottare con la felicità; è una gran felicità non lasciarsi vincere dalla felicità. Impara a calpestare il mondo: ricordati d'aver fiducia in Cristo. Se dunque il tuo piede vacilla, se esiti, se non t'innalzi al di sopra di tutto, se cominci ad affondare, di': Signore, sono perduto, salvami! 36. Di': Sono perduto, per non perire. Poiché dalla morte della carne ti libererà solo chi è morto nella carne per te. Rivolti al Signore, ecc.

 

1 - Cf. Mt 14, 24 ss.

2 - Mt 16, 15-16.

3 - Mt 16, 17-18.

4 - Mt 16, 17-18.

5 - Mt 16, 18.

6 - 1 Cor 1, 12.

7 - 1 Cor 1, 13.

8 - Mt 16, 22.

9 - Mt 16, 23.

10 - Sal 81, 6.

11 - Sal 81, 7.

12 - Mt 16, 17.

13 - Gv 16, 15.

14 - Rm 15, 1.

15 - Mt 16, 15.

16 - Mt 14, 28.

17 - Mt 14, 29.

18 - Ef 5, 8.

19 - 1 Cor 1, 13.

20 - Sal 67, 10.

21 - Sal 67, 10.

22 - 1 Cor 15, 9.

23 - 1 Cor 15, 10.

24 - 1 Cor 15, 10.

25 - 1 Cor 15, 10.

26 - 1 Cor 15, 10.

27 - Cf. 2 Cor 12.

28 - 2 Cor 12, 9.

29 - Mt 14, 28.

30 - Mt 14, 30.

31 - Sal 93, 18.

32 - Sal 93, 18.

33 - Sir 2, 12.

34 - Gi 2, 32.

35 - Mt 14, 31.

36 - Mt 14, 30.


8 - Si narra come la nostra gran Regina metteva in pratica la dottrina del Vangelo che il Figlio santissimo le insegnava.

La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda

Leggilo nella Biblioteca

795. Il nostro Salvatore, trascorsa ormai la fanciullezza, andava crescendo negli anni e nelle azioni e ad ogni età compiva quanto l'eterno Padre via via gli affidava a vantaggio del genere umano. Non predicava pubblicamente, né tanto meno faceva allora in Galilea miracoli così manifesti come ne fece dopo e come ne aveva fatti alcuni, in precedenza, in Egitto; segretamente, però, senza mostrarlo, operava sempre grandi effetti nelle anime e nei corpi di molte persone. Visitava i poveri e gli infermi, consolava gli afflitti e gli oppressi, questi e tanti altri riportava sulla strada della salvezza eterna, illuminandoli privatamente con consigli e muovendoli interiormente con favori o ispirazioni, affinché si rivolgessero al loro Creatore e si allontanassero dal demonio e dalla morte. Per questi continui benefici, egli usciva molte volte dalla casa della sua beata Madre. Benché gli uomini riconoscessero di essere aiutati e trasformati dalle parole e dalla presenza di Gesù, ignorandone il mistero ammutolivano, non sapendo a chi attribuire ciò se non al medesimo Dio. La Regina dell'universo vedeva nello specchio dell'anima santissima del Figlio, e anche con altre modalità, tutti i suoi prodigi; quando, poi, si ritrovavano da soli, lo adorava e lo ringraziava prostrandosi ai suoi piedi.

796. Il Signore trascorreva il tempo rimanente in orazione e insieme a Maria; la istruiva e conferiva con lei sulle sollecitudini che come buon pastore aveva per il suo diletto gregge, sui meriti che voleva accumulare per redimerlo e sui mezzi che intendeva usare per questo. La prudentissima Madre era attenta a tutto e cooperava con divina sapienza e con amore, assistendolo nel servizio di padre, fratello, amico, maestro, avvocato, protettore, riparatore, che egli disponeva di esercitare verso i mortali. Comunicavano a voce o con operazioni interiori, attraverso le quali si parlavano e intendevano. Il Figlio le diceva: «Madre mia, il frutto delle mie azioni, sul quale voglio fondare la Chiesa , deve essere un insegnamento che, creduto e messo in pratica, sia vita e salvezza del mondo, e una legge santa ed efficace, così forte da eliminare il veleno riversato da Lucifero nei cuori. Desidero che con i miei suggerimenti i mortali diventino più spirituali, si innalzino alla mia somiglianza e, durante l'esistenza carnale, siano depositari dei miei tesori, per giungere poi alla partecipazione della mia gloria senza fine. Voglio rinnovare, perfezionare, rendere più luminosi e capaci di risultati i precetti che diedi a Mosè, perché siano meglio compresi».

797. La Regina penetrava profondamente gli intenti del Maestro della vita e con amore li accettava, venerava e gradiva a nome dell'umanità. Nella misura in cui il Signore le manifestava tutti e singolarmente tali sacramenti, Maria capiva la validità che egli avrebbe dato ad essi e alla dottrina evangelica, gli effetti che quest'ultima avrebbe avuto nelle anime se l'avessero osservata e il premio che sarebbe stato loro concesso in corrispondenza, ed operava anticipatamente in tutto come se lo facesse per ciascuna delle creature. Conobbe chiaramente i quattro Vangeli con i vocaboli stessi con cui sarebbero stati stesi e tutti i misteri che avrebbero racchiuso; ne afferrò il messaggio, perché superava nella scienza i medesimi autori e avrebbe potuto dare ad essi lezione dichiarandoli senza bisogno delle loro parole. Allo stesso modo apprese che tale sapienza era come modellata su quella di Cristo e con essa erano trascritti e copiati quei testi, che sarebbero stati redatti e che rimanevano depositati in lei, come le tavole dell'alleanza nell'arca, perché fossero gli originali autentici della legge per tutti i santi; infatti, ognuno di loro doveva imitare la perfezione e le qualità di colei che stava nell'archivio della grazia, cioè Maria purissima.

798. II Redentore la illuminò anche sul dovere che ella aveva di attuare in modo eminente tutti questi insegnamenti per conseguire gli altissimi fini di un così raro beneficio. Se dovessi qui narrare quanto adeguatamente e sublimemente li eseguì, sarebbe necessario raccontare di nuovo in questo capitolo la sua storia, che fu tutta una somma del Vangelo plasmata sul suo stesso Figlio. Si consideri ciò che essi hanno compiuto negli apostoli, nei martiri, nei confessori, nelle vergini e negli altri beati e giusti che ci sono stati e ci saranno sino alla fine del mondo. Sicuramente nessuno, a parte il Signore, lo può intendere e tanto meno riferire. Intanto vediamo che tutti i santi sono stati concepiti nella colpa e tutti hanno peccato e, anche se avrebbero potuto crescere in virtù e grazia, hanno lasciato qualche vuoto in questa. Maria però non ebbe tali difetti e mancanze, ed ella sola fu materia convenientemente disposta per l'attività del braccio dell'Altissimo e per i suoi doni; fu l'unica a ricevere senza opporre resistenza il fiume impetuoso di Dio, comunicatole dal suo Unigenito. Da ciò possiamo dedurre che soltanto nella visione chiara del Signore e nella felicità eterna arriveremo a sapere tutto ciò che sarà opportuno circa l'eccellenza di questa meraviglia della sua onnipotenza.

799. Se adesso volessi parlare in generale e illustrare in maniera grossolana qualcosa di ciò che mi è stato rivelato, non troverei i termini adatti per farlo. La Madre della apienza osservava i consigli evangelici conformemente alla profonda intelligenza che di tutti le era stata data e nessuno è capace di intuire sino a che punto questa arrivasse in lei; anche quello che si comprende supera le espressioni comuni. Prendiamo come esempio il discorso che il Maestro rivolse ai suoi discepoli sul monte, come lo riporta san Matteo: in esso egli compendiò la perfezione evangelica, sulla quale stabiliva la sua Chiesa, dichiarando beati tutti quelli che l'avrebbero seguita. Il Signore disse: Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Questo fu il primo e solido fondamento di tutta la vita cristiana. Anche se gli apostoli e poi san Francesco penetrarono a fondo tale verità, solo Maria ne riuscì a ponderare degnamente la grandezza e, corrispondentemente, la mise in pratica sino al massimo grado a cui può giungere una semplice creatura. Nel suo cuore non entrarono mai immagini di ricchezze temporali e non conobbe neppure tale inclinazione, ma, apprezzando le cose solo come opere di Dio, le aborriva per quanto erano di ostacolo all'amore per lui. Le usò sempre con parsimonia e solo se la muovevano e aiutavano a glorificare il Creatore. A questa mirabile povertà era come dovuto il titolo di Regina dei cieli e dell'universo. Tutto questo è vero, ma è poco in confronto a come la nostra Signora stimò e attuò il tesoro della prima beatitudine.

801. Gesù afferma inoltre: Beati i miti, perché erediteranno la terra. In tale insegnamento e nell'eseguirlo Maria santissima, con la sua dolce mansuetudine, non solo sorpassò ogni uomo ai suoi tempi come aveva fatto Mosè, a anche gli angeli e i serafini; infatti, la nostra candida colomba in carne mortale era interiormente più libera dall'ira e dal turbamento di quanto non lo siano gli spiriti, che non hanno la nostra sensibilità. In questa misura inesplicabile ella fu padrona delle sue facoltà e delle azioni del corpo corruttibile, e anche dell'intimo di chi aveva relazioni con lei. Così possedeva la terra in ogni maniera e questa si sottometteva al suo placido comando. Nel discorso si aggiunge: Beati gli afflitti, perché saranno consolati. La divina Madre comprese, più di quanto sia possibile spiegare, la forza e il valore delle lacrime, come anche la stoltezza e il rischio del riso dell'allegria mondana. Mentre tutti i figli di Adamo, concepiti nel peccato originale e poi contaminati da altre trasgressioni, si danno in preda all'ilarità e ai diletti, la Re gina, esente da ogni macchia, capì che la vita di quaggiù è donata agli uomini perché si affliggano per la lontananza dal sommo Bene e per il male commesso, in passato e nel presente. Ella lo pianse amaramente per tutti e i suoi gemiti innocenti meritarono le consolazioni e i favori che ricevette dal Signore. Il suo purissimo cuore stette sempre come sotto il torchio del dolore a causa delle offese recate al suo amato, e così schiacciato esso distillava le lacrime che i suoi occhi spargevano; i lamenti per l'ingratitudine dei rei verso il loro Salvatore erano suo pane di giorno e di notte. Nessuna creatura, né da sola né unita a tutte le altre, si estenuò nel pianto quanto lei, pur essendone causa per la colpa come Maria lo era del gaudio e della felicità per la grazia.

802. Il testo prosegue: Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. La nostra grande Signora comprese il mistero di tale fame e sete e la sua sofferenza per queste fu maggiore dell'avversione che ne ebbero e ne avranno tutti i nemici di Dio. Pur essendo arrivata al più sublime grado di giustizia e di santità, conservò sempre in sé l'anelito a fare di più e a questo corrispondeva la pienezza di doni con cui l'Altissimo la saziava, applicandole il torrente dei suoi tesori e della sua soavità. Si dichiara poi: Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Anche in questo Maria si distinse tanto da poter essere chiamata Madre di misericordia, così come il Signore è il Padre delle misericordie. Essendo innocente e non avendo niente per cui domandare a Dio pietà, ne ebbe abbondantemente ella stessa verso il genere umano, e con essa ne riparò la rovina. Conobbe con eminente scienza il valore di questa virtù e non la negò né la negherà mai a chi la cercherà presso di lei, seguendo in ciò fedelmente l'Onnipotente, così come fece anche aiutando i poveri e i bisognosi, per offrire loro il rimedio.

803. La sesta beatitudine è: Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Maria santissima la visse al di sopra di ogni altro. Ella era eletta come il sole, conformandosi al vero Sole di giustizia e a quello materiale che ci illumina senza macchiarsi delle cose inferiori e immonde; nel suo cuore e nelle sue facoltà non entrò mai qualcosa di impuro, ed anzi ciò non le era neppure possibile per la trasparenza e l'onestà dei suoi pensieri. Fin dall'inizio della sua esistenza a tale candore corrisposero la prima visione della Trinità e poi le altre di cui si narra in questa Storia, anche se per il suo stato di pellegrina sulla terra furono passeggere e non continue. La settima proclama: Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Le fu concessa con mirabile intelligenza nella misura in cui ne aveva bisogno per conservare la pace interiore nelle avversità e tribolazioni della vita, passione e morte di suo Figlio, della cui inalterabilità fu un vero ritratto in queste e in altre occasioni. Non si turbò mai disordinatamente, ma accettò sempre le pene più grandi con profondissima pace, restando in tutto perfetta figlia del Padre celeste, titolo che le spettava singolarmente proprio per questo. L'ultima annuncia: Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Essa in Maria giunse alla massima pienezza: solo ella e Dio stesso, come vera madre e vero Padre, condivisero fino in fondo l'ingiuria che gli uomini recarono al loro unigenito e Signore del mondo togliendogli l'onore e la vita a causa della sua predicazione. Solo la nostra Regina imitò sua Maestà nel sopportare tale persecuzione e capì che sino a quel punto avrebbe dovuto mettere in pratica il Vangelo.

804. Posso spiegare così molto di quello che ho appreso riguardo alla sapienza con cui ella comprese e incarnò ciò che Gesù diceva, e quanto ho scritto circa le beatitudini lo avrei potuto applicare a tutto il resto: per esempio ai precetti di amare i nemici, di perdonare le ingiurie, di fare le buone azioni nascostamente e senza vanagloria, di fuggire l'ipocrisia; ai consigli di perfezione; alle parabole del tesoro, delle perle preziose, delle vergini, del seminatore, dei talenti e alle rimanenti. Ella le intese tutte, con la dottrina contenuta in ciascuna e gli altissimi fini ai quali erano indirizzate; conobbe inoltre in che modo si doveva attuare ciò che era santo e conforme alla volontà divina, e lo fece senza tralasciarne un solo accento o una sola lettera. Anche per questa Signora, come per Cristo, si può affermare che non è venuta per abolire la legge, ma per darle compimento.

 

Insegnamento della Regina del cielo

805. Figlia mia, all'autentico maestro della virtù spetta insegnare quello che opera e operare quello che insegna. Il dire e il fare sono le due parti del suo compito, affinché le parole istruiscano e l'esempio muova e le avvalori, perché siano accettate ed eseguite. Tutto questo effettuò il Signore e io ne ricalcai le orme. Siccome poi non sarebbe restato per sempre quaggiù, e neppure io, volle lasciare i Vangeli come un sommario della sua vita, e anche della mia, perché i figli della luce, credendo in essa e seguendola, si conformassero a lui. Tanto valgono tali testi sacri e tanto tu li devi stimare. Per il mio Figlio santissimo e per me è motivo di gloria e compiacenza vedere che le sue espressioni e quelle che narrano la sua storia sono rispettate e onorate dagli uomini; al contrario, egli ritiene un grave oltraggio che i suoi ammaestramenti siano da essi dimenticati. Nella Chiesa, infatti, vi sono molti che, come pagani o privi della lucerna della fede, non considerano, né gradiscono, né ricordano un simile beneficio.

806. Il tuo debito è grande in questo, perché ti sono state rivelate la mia venerazione per la dottrina di Cristo e la mia fatica nel praticarla. Anche se non hai potuto sapere completamente ciò che facevo e desideravo, poiché non è possibile per la tua capacità, io non ho rivolto la mia benignità verso nessuna nazione più che verso di te. Rifletti, dunque, sollecitamente su come devi corrispondere a tale favore e non permettere che il tuo amore verso la Scrittura e soprattutto verso i Vangeli rimanga infruttuoso. Le parole del Signore devono essere la lampada accesa nel tuo cuore e la mia vita il modello su cui fondare la tua. Pondera quanto valore abbia la tua diligenza in questo per far piacere a mio Figlio e tieni a mente che così mi vincolerai di nuovo ad esercitare con te l'ufficio di madre e di maestra. Temi il pericolo di non rispondere alle chiamate divine, perché per questa spensieratezza moltissimi si perdono; ma, poiché sono tanto numerose e mirabili quelle che la munifica misericordia ti dona, se le trascurassi la tua scorrettezza sarebbe riprensibile e abominevole davanti all'Onnipotente, a me e ai santi.


25-21 Gennaio 13, 1929 I profeti; come il regno della Redenzione e quello del Fiat si danno la mano. Necessità che si conosca ciò che riguarda il regno della Divina Volontà.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Stavo seguendo il mio giro negli atti del Fiat Divino, e giunta al punto di accompagnare i profeti quando il Voler Divino si manifestava a loro, il come ed il quando della venuta del futuro Redentore, ed i profeti lo sospiravano con lacrime, preghiere e penitenze, ed io facendo mio tutto ciò che loro facevano, essendo tutto questo frutti dell’eterno Fiat Divino, l’offerivo per impetrare il suo regno sulla terra, ma mentre ciò facevo, il mio dolce Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:

(2) “Figlia mia, quando un bene è universale e che deve e può portare bene a tutti, è necessario che popoli interi, e se non in tutti, in gran parte sappiano il bene che devono ricevere, e con le preghiere, sospiri, desideri e opere impetrino un tanto bene, in modo da restare primo concepito il bene che vogliono nelle menti, nei sospiri, nei desideri, nelle opere, e fin nei cuori, e poi le viene dato in realtà il bene che sospiravano. Quando un bene che si deve ricevere è universale, ci vuole la forza del popolo per impetrarlo, invece quando è individuale o locale può bastare uno per ottenere l’intento. Quindi prima di venire sulla terra e di restare concepito nel seno della Sovrana del Cielo, posso dire ch’ero concepito nelle menti dei profeti, ed Io confermavo e avvaloravo questa specie di concepimento in loro con le mie manifestazioni del quando e del come dovevo venire sulla terra per redimere il genero umano. Ed i profeti, fedeli esecutori delle mie manifestazioni, facevano da trombettieri, manifestando con le loro parole ai popoli ciò che Io avevo manifestato della mia venuta sulla terra e concependomi nelle parole di essi facevano volare di bocca in bocca la notizia che il Verbo voleva venire sulla terra, e con ciò non solo restavo concepito nella parola dei profeti, come pure restavo concepito nella parola del popolo, in modo che tutti ne parlavano, e pregavano e sospiravano il futuro Redentore. E quando fu diffusa nei popoli la notizia della mia venuta sulla terra, e un popolo quasi intero con a capo i profeti, pregavano, sospiravano con lacrime e penitenze restando nella volontà di essi come concepito, allora feci venire a vita la Regina in cui dovevo in realtà concepire, per fare l’ingresso in un popolo che da quaranta secoli mi sospirava e desiderava. Qual delitto non avrebbero commesso i profeti se avessero occultato, nascosto in loro stessi, le mie manifestazioni sulla mia venuta, avrebbero impedito il mio concepimento nelle menti, nelle preghiere, parole e opere del popolo, condizione necessaria per poter Iddio concedere un bene universale, qual’era la mia venuta sulla terra.

(3) Ora figlia mia, il regno della Redenzione ed il regno del mio Fiat Divino si danno la mano, ed essendo anch’esso un bene universale, che volendo, tutti possono entrare in esso, è necessario che la sua notizia la sappiano molti e resti concepito nelle menti, nelle parole, nelle opere e cuori di molti, affinché si dispongano con le preghiere, coi desideri e con una vita più santa, a ricevere il regno della mia Divina Volontà in mezzo ad essi, se la notizia non si divulga, le mie manifestazioni non fanno le trombettieri né volano di bocca in bocca le conoscenze sul mio Fiat Divino che formeranno il concepimento di Esso nelle menti, preghiere, sospiri e desideri delle creature, il mio Voler Divino non farà l’ingresso trionfale di venire a regnare sulla terra. Quanto è necessario che le conoscenze sul mio Fiat si conoscano, non solo, ma che si faccia conoscere che la mia Divina Volontà vuole già venire a regnare come in Cielo così in terra in mezzo alle creature, ed ai sacerdoti come novelli profeti tocca a loro il compito, e con la parola, e con lo scritto, e con le opere, fare da trombettieri per far conoscere ciò che riguarda il mio Fiat Divino, né sarà meno il loro delitto se i profeti avessero nascosto la mia Redenzione, col non occuparsi per quanto possono di ciò che riguarda la mia Divina Volontà, saranno loro causa che un tanto bene non sia né conosciuto né ricevuto dalle creature, e soffocare il regno della mia Divina Volontà, tener sospeso un bene sì grande che non vi è altro simile ad esso, non è forse un delitto? Perciò ti raccomando da parte tua non omettere nulla e prega per quelli che si devono occupare per far conoscere un tanto bene”.

(4) Poi ha soggiunto con un accento più tenero e afflitto: “Figlia mia, era questo lo scopo per cui permettevo la necessità della venuta del sacerdote, affinché tu deponessi in loro come sacro deposto tutte le verità che ti ho detto sul mio Fiat Divino, e loro fossero attenti ed esecutori fedeli di ciò che Io voglio, cioè, che facciano conoscere il regno della mia Divina Volontà, sii certa che non avrei permesso la loro venuta se non fosse per compire i miei grandi disegni sulle sorti dell’umana famiglia. E come nel regno della Redenzione lasciai la mia Mamma Regina in mezzo agli apostoli, affinché insieme con Lei e aiutati e guidati da Essa potessero dare il principio al regno della Redenzione, perché la Sovrana Celeste ne sapeva più di tutti gli apostoli, era la più interessata, si può dire che lo teneva formato nel suo materno cuore, quindi poteva benissimo istruire gli apostoli nei dubbi, nel modo, nelle circostanze. Era il vero sole in mezzo ad essi, bastava una sua parola per fare che i miei apostoli si sentissero forti, illuminati e raffermati. Così per il regno del mio Fiat Divino, avendo messo in te il deposito di esso, ti tengo ancor nell’esilio, affinché come novella madre, potessero i sacerdoti attingere da te ciò che può servire di luce, di guida, di aiuto per dar principio a far conoscere il regno della mia Divina Volontà, e vedendo il poco interessamento, se sapessi quanto ne soffro. Perciò prega, prega”.