Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Non siamo tenuti, per evitare lo scandalo farisaico, ad astenerci dal bene. (San Pio da Pietrelcina)

Liturgia delle Ore - Letture

Lunedi della 4° settimana del tempo di Avvento

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 9

1Salito su una barca, Gesù passò all'altra riva e giunse nella sua città.2Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: "Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati".3Allora alcuni scribi cominciarono a pensare: "Costui bestemmia".4Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: "Perché mai pensate cose malvagie nel vostro cuore?5Che cosa dunque è più facile, dire: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati e cammina?6Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora il paralitico, prendi il tuo letto e va' a casa tua".7Ed egli si alzò e andò a casa sua.8A quella vista, la folla fu presa da timore e rese gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.

9Andando via di là, Gesù vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: "Seguimi". Ed egli si alzò e lo seguì.

10Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli.11Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: "Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?".12Gesù li udì e disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.13Andate dunque e imparate che cosa significhi: 'Misericordia io voglio e non sacrificio'. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori".

14Allora gli si accostarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: "Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?".15E Gesù disse loro: "Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno.
16Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo squarcia il vestito e si fa uno strappo peggiore.17né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri e il vino si versa e gli otri van perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l'uno e gli altri si conservano".

18Mentre diceva loro queste cose, giunse uno dei capi che gli si prostrò innanzi e gli disse: "Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano sopra di lei ed essa vivrà".19Alzatosi, Gesù lo seguiva con i suoi discepoli.
20Ed ecco una donna, che soffriva d'emorragia da dodici anni, gli si accostò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello.21Pensava infatti: "Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita".22Gesù, voltatosi, la vide e disse: "Coraggio, figliola, la tua fede ti ha guarita". E in quell'istante la donna guarì.
23Arrivato poi Gesù nella casa del capo e veduti i flautisti e la gente in agitazione, disse:24"Ritiratevi, perché la fanciulla non è morta, ma dorme". Quelli si misero a deriderlo.25Ma dopo che fu cacciata via la gente egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò.26E se ne sparse la fama in tutta quella regione.

27Mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguivano urlando: "Figlio di Davide, abbi pietà di noi".28Entrato in casa, i ciechi gli si accostarono, e Gesù disse loro: "Credete voi che io possa fare questo?". Gli risposero: "Sì, o Signore!".29Allora toccò loro gli occhi e disse: "Sia fatto a voi secondo la vostra fede".30E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: "Badate che nessuno lo sappia!".31Ma essi, appena usciti, ne sparsero la fama in tutta quella regione.

32Usciti costoro, gli presentarono un muto indemoniato.33Scacciato il demonio, quel muto cominciò a parlare e la folla presa da stupore diceva: "Non si è mai vista una cosa simile in Israele!".34Ma i farisei dicevano: "Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni".

35Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità.36Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore.37Allora disse ai suoi discepoli: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi!38Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!".


Primo libro dei Re 10

1La regina di Saba, sentita la fama di Salomone, venne per metterlo alla prova con enigmi.2Venne in Gerusalemme con ricchezze molto grandi, con cammelli carichi di aromi, d'oro in grande quantità e di pietre preziose. Si presentò a Salomone e gli disse quanto aveva pensato.3Salomone rispose a tutte le sue domande, nessuna ve ne fu che non avesse risposta o che restasse insolubile per Salomone.4La regina di Saba, quando ebbe ammirato tutta la saggezza di Salomone, il palazzo che egli aveva costruito,5i cibi della sua tavola, gli alloggi dei suoi dignitari, l'attività dei suoi ministri, le loro divise, i suoi coppieri e gli olocausti che egli offriva nel tempio del Signore, rimase senza fiato.6Allora disse al re: "Era vero, dunque, quanto avevo sentito nel mio paese sul tuo conto e sulla tua saggezza!7Io non avevo voluto credere a quanto si diceva, finché non sono giunta qui e i miei occhi non hanno visto; ebbene non me n'era stata riferita neppure una metà! Quanto alla saggezza e alla prosperità, superi la fama che io ne ho udita.8Beati i tuoi uomini, beati questi tuoi ministri che stanno sempre davanti a te e ascoltano la tua saggezza!9Sia benedetto il Signore tuo Dio, che si è compiaciuto di te sì da collocarti sul trono di Israele. Nel suo amore eterno per Israele il Signore ti ha stabilito re perché tu eserciti il diritto e la giustizia".10Essa diede al re centoventi talenti d'oro, aromi in gran quantità e pietre preziose. Non arrivarono mai tanti aromi quanti ne portò la regina di Saba a Salomone.11Inoltre, la flotta di Chiram, che caricava oro in Ofir, portò da Ofir legname di sandalo in gran quantità e pietre preziose.12Con il legname di sandalo il re fece ringhiere per il tempio e per la reggia, cetre e arpe per i cantori. Mai più arrivò, né mai più si vide fino ad oggi, tanto legno di sandalo.
13Il re Salomone diede alla regina di Saba quanto essa desiderava e aveva domandato, oltre quanto le aveva dato con mano regale. Quindi essa tornò nel suo paese con i suoi servi.
14La quantità d'oro che affluiva nelle casse di Salomone ogni anno era di seicentosessantasei talenti,15senza contare quanto ne proveniva dai trafficanti e dai commercianti, da tutti i re dell'Arabia e dai governatori del paese.
16Il re Salomone fece duecento scudi grandi d'oro battuto, per ciascuno dei quali adoperò seicento sicli d'oro,17e trecento scudi piccoli d'oro battuto, per ciascuno dei quali adoperò tre mine d'oro, e il re li collocò nel palazzo della Foresta del Libano.
18Inoltre, il re fece un grande trono d'avorio che rivestì d'oro puro.19Il trono aveva sei gradini; sullo schienale c'erano teste di vitello; il sedile aveva due bracci laterali, ai cui fianchi si ergevano due leoni.20Dodici leoni si ergevano di qua e di là, sui sei gradini; non ne esistevano di simili in nessun regno.
21Tutti i vasi per le bevande del re Salomone erano d'oro; tutti gli arredi del palazzo della Foresta del Libano erano d'oro fino; al tempo di Salomone l'argento non si stimava nulla.22Difatti il re aveva in mare la flotta di Tarsis, oltre la flotta di Chiram; ogni tre anni la flotta di Tarsis portava carichi d'oro e d'argento, d'avorio, di scimmie e di babbuini.
23Il re Salomone superò, dunque, per ricchezza e saggezza, tutti i re della terra.24In ogni parte della terra si desiderava di avvicinare Salomone per ascoltare la saggezza che Dio aveva messo nel suo cuore.25Ognuno gli portava, ogni anno, offerte d'argento e oggetti d'oro, vesti, armi, aromi, cavalli e muli.
26Salomone radunò carri e cavalli; aveva millequattrocento carri e dodicimila cavalli, distribuiti nelle città per i carri e presso il re in Gerusalemme.27Fece sì che in Gerusalemme l'argento abbondasse come le pietre e rese il legname di cedro tanto comune quanto i sicomòri che crescono nella Sefela.28I cavalli di Salomone provenivano da Muzri e da Kue; i mercanti del re li compravano in Kue.29Un carro, importato da Muzri, costava seicento sicli d'argento, un cavallo centocinquanta. In tal modo tutti i re degli Hittiti e i re di Aram vendevano i loro cavalli.


Sapienza 5

1Allora il giusto starà con grande fiducia
di fronte a quanti lo hanno oppresso
e a quanti han disprezzato le sue sofferenze.
2Costoro vedendolo saran presi da terribile spavento,
saran presi da stupore per la sua salvezza inattesa.
3Pentiti, diranno fra di loro,
gemendo nello spirito tormentato:
4"Ecco colui che noi una volta abbiamo deriso
e che stolti abbiam preso a bersaglio del nostro scherno;
giudicammo la sua vita una pazzia
e la sua morte disonorevole.
5Perché ora è considerato tra i figli di Dio
e condivide la sorte dei santi?
6Abbiamo dunque deviato dal cammino della verità;
la luce della giustizia non è brillata per noi,
né mai per noi si è alzato il sole.
7Ci siamo saziati nelle vie del male e della perdizione;
abbiamo percorso deserti impraticabili,
ma non abbiamo conosciuto la via del Signore.
8Che cosa ci ha giovato la nostra superbia?
Che cosa ci ha portato la ricchezza con la spavalderia?
9Tutto questo è passato come ombra
e come notizia fugace,
10come una nave che solca l'onda agitata,
del cui passaggio non si può trovare traccia,
né scia della sua carena sui flutti;
11oppure come un uccello che vola per l'aria
e non si trova alcun segno della sua corsa,
poiché l'aria leggera, percossa dal tocco delle penne
e divisa dall'impeto vigoroso,
è attraversata dalle ali in movimento,
ma dopo non si trova segno del suo passaggio;
12o come quando, scoccata una freccia al bersaglio,
l'aria si divide e ritorna subito su se stessa
e così non si può distinguere il suo tragitto:
13così anche noi, appena nati, siamo già scomparsi,
non abbiamo avuto alcun segno di virtù da mostrare;
siamo stati consumati nella nostra malvagità".
14La speranza dell'empio è come pula portata dal vento,
come schiuma leggera sospinta dalla tempesta,
come fumo dal vento è dispersa,
si dilegua come il ricordo dell'ospite di un sol giorno.

15I giusti al contrario vivono per sempre,
la loro ricompensa è presso il Signore
e l'Altissimo ha cura di loro.
16Per questo riceveranno una magnifica corona regale,
un bel diadema dalla mano del Signore,
perché li proteggerà con la destra,
con il braccio farà loro da scudo.
17Egli prenderà per armatura il suo zelo
e armerà il creato per castigare i nemici;
18indosserà la giustizia come corazza
e si metterà come elmo un giudizio infallibile;
19prenderà come scudo una santità inespugnabile;
20affilerà la sua collera inesorabile come spada
e il mondo combatterà con lui contro gli insensati.
21Scoccheranno gli infallibili dardi dei fulmini,
e come da un arco ben teso,
dalle nubi, colpiranno il bersaglio;
22dalla fionda saranno scagliati
chicchi di grandine colmi di sdegno.
Infurierà contro di loro l'acqua del mare
e i fiumi li sommergeranno senza pietà.
23Si scatenerà contro di loro un vento impetuoso,
li disperderà come un uragano.
L'iniquità renderà deserta tutta la terra
e la malvagità rovescerà i troni dei potenti.


Salmi 2

1Perché le genti congiurano
perché invano cospirano i popoli?
2Insorgono i re della terra
e i principi congiurano insieme
contro il Signore e contro il suo Messia:
3"Spezziamo le loro catene,
gettiamo via i loro legami".
4Se ne ride chi abita i cieli,
li schernisce dall'alto il Signore.
5Egli parla loro con ira,
li spaventa nel suo sdegno:
6"Io l'ho costituito mio sovrano
sul Sion mio santo monte".

7Annunzierò il decreto del Signore.
Egli mi ha detto: "Tu sei mio figlio,
io oggi ti ho generato.
8Chiedi a me, ti darò in possesso le genti
e in dominio i confini della terra.
9Le spezzerai con scettro di ferro,
come vasi di argilla le frantumerai".

10E ora, sovrani, siate saggi
istruitevi, giudici della terra;
11servite Dio con timore
e con tremore esultate;
12che non si sdegni e voi perdiate la via.
Improvvisa divampa la sua ira.
Beato chi in lui si rifugia.


Isaia 60

1Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce,
la gloria del Signore brilla sopra di te.
2Poiché, ecco, le tenebre ricoprono la terra,
nebbia fitta avvolge le nazioni;
ma su di te risplende il Signore,
la sua gloria appare su di te.
3Cammineranno i popoli alla tua luce,
i re allo splendore del tuo sorgere.
4Alza gli occhi intorno e guarda:
tutti costoro si sono radunati, vengono a te.
I tuoi figli vengono da lontano,
le tue figlie sono portate in braccio.
5A quella vista sarai raggiante,
palpiterà e si dilaterà il tuo cuore,
perché le ricchezze del mare si riverseranno su di te,
verranno a te i beni dei popoli.
6Uno stuolo di cammelli ti invaderà,
dromedari di Madian e di Efa,
tutti verranno da Saba, portando oro e incenso
e proclamando le glorie del Signore.
7Tutti i greggi di Kedàr si raduneranno da te,
i montoni dei Nabatei saranno a tuo servizio,
saliranno come offerta gradita sul mio altare;
renderò splendido il tempio della mia gloria.
8Chi sono quelle che volano come nubi
e come colombe verso le loro colombaie?
9Sono navi che si radunano per me,
le navi di Tarsis in prima fila,
per portare i tuoi figli da lontano,
con argento e oro,
per il nome del Signore tuo Dio,
per il Santo di Israele che ti onora.
10Stranieri ricostruiranno le tue mura,
i loro re saranno al tuo servizio,
perché nella mia ira ti ho colpito,
ma nella mia benevolenza ho avuto pietà di te.
11Le tue porte saranno sempre aperte,
non si chiuderanno né di giorno né di notte,
per lasciar introdurre da te le ricchezze dei popolie i loro re che faranno da guida.
12Perché il popolo e il regno
che non vorranno servirti periranno
e le nazioni saranno tutte sterminate.
13La gloria del Libano verrà a te,
cipressi, olmi e abeti insieme,
per abbellire il luogo del mio santuario,
per glorificare il luogo dove poggio i miei piedi.
14Verranno a te in atteggiamento umile
i figli dei tuoi oppressori;
ti si getteranno proni alle piante dei piedi
quanti ti disprezzavano.
Ti chiameranno Città del Signore,
Sion del Santo di Israele.
15Dopo essere stata derelitta,
odiata, senza che alcuno passasse da te,
io farò di te l'orgoglio dei secoli,
la gioia di tutte le generazioni.
16Tu succhierai il latte dei popoli,
succhierai le ricchezze dei re.
Saprai che io sono il Signore tuo salvatore
e tuo redentore, io il Forte di Giacobbe.
17Farò venire oro anziché bronzo,
farò venire argento anziché ferro,
bronzo anziché legno,
ferro anziché pietre.
Costituirò tuo sovrano la pace,
tuo governatore la giustizia.
18Non si sentirà più parlare di prepotenza nel tuo paese,
di devastazione e di distruzione entro i tuoi confini.
Tu chiamerai salvezza le tue mura
e gloria le tue porte.
19Il sole non sarà più la tua luce di giorno,
né ti illuminerà più
il chiarore della luna.
Ma il Signore sarà per te luce eterna,
il tuo Dio sarà il tuo splendore.
20Il tuo sole non tramonterà più
né la tua luna si dileguerà,
perché il Signore sarà per te luce eterna;
saranno finiti i giorni del tuo lutto.
21Il tuo popolo sarà tutto di giusti,
per sempre avranno in possesso la terra,
germogli delle piantagioni del Signore,
lavoro delle sue mani per mostrare la sua gloria.
22Il piccolo diventerà un migliaio,
il minimo un immenso popolo;
io sono il Signore:
a suo tempo, farò ciò speditamente.


Atti degli Apostoli 16

1Paolo si recò a Derbe e a Listra. C'era qui un discepolo chiamato Timòteo, figlio di una donna giudea credente e di padre greco;2egli era assai stimato dai fratelli di Listra e di Icònio.3Paolo volle che partisse con lui, lo prese e lo fece circoncidere per riguardo ai Giudei che si trovavano in quelle regioni; tutti infatti sapevano che suo padre era greco.4Percorrendo le città, trasmettevano loro le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani di Gerusalemme, perché le osservassero.5Le comunità intanto si andavano fortificando nella fede e crescevano di numero ogni giorno.

6Attraversarono quindi la Frigia e la regione della Galazia, avendo lo Spirito Santo vietato loro di predicare la parola nella provincia di Asia.7Raggiunta la Misia, si dirigevano verso la Bitinia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro;8così, attraversata la Misia, discesero a Tròade.9Durante la notte apparve a Paolo una visione: gli stava davanti un Macedone e lo supplicava: "Passa in Macedonia e aiutaci!".10Dopo che ebbe avuto questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva chiamati ad annunziarvi la parola del Signore.

11Salpati da Tròade, facemmo vela verso Samotràcia e il giorno dopo verso Neàpoli e12di qui a Filippi, colonia romana e città del primo distretto della Macedonia. Restammo in questa città alcuni giorni;13il sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume, dove ritenevamo che si facesse la preghiera, e sedutici rivolgevamo la parola alle donne colà riunite.14C'era ad ascoltare anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo.15Dopo esser stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò: "Se avete giudicato ch'io sia fedele al Signore, venite ad abitare nella mia casa". E ci costrinse ad accettare.

16Mentre andavamo alla preghiera, venne verso di noi una giovane schiava, che aveva uno spirito di divinazione e procurava molto guadagno ai suoi padroni facendo l'indovina.17Essa seguiva Paolo e noi gridando: "Questi uomini sono servi del Dio Altissimo e vi annunziano la via della salvezza".18Questo fece per molti giorni finché Paolo, mal sopportando la cosa, si volse e disse allo spirito: "In nome di Gesù Cristo ti ordino di partire da lei". E lo spirito partì all'istante.19Ma vedendo i padroni che era partita anche la speranza del loro guadagno, presero Paolo e Sila e li trascinarono nella piazza principale davanti ai capi della città;20presentandoli ai magistrati dissero: "Questi uomini gettano il disordine nella nostra città; sono Giudei21e predicano usanze che a noi Romani non è lecito accogliere né praticare".22La folla allora insorse contro di loro, mentre i magistrati, fatti strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli23 e dopo averli caricati di colpi, li gettarono in prigione e ordinarono al carceriere di far buona guardia.24Egli, ricevuto quest'ordine, li gettò nella cella più interna della prigione e strinse i loro piedi nei ceppi.

25Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i carcerati stavano ad ascoltarli.26D'improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito tutte le porte si aprirono e si sciolsero le catene di tutti.27Il carceriere si svegliò e vedendo aperte le porte della prigione, tirò fuori la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti.28Ma Paolo gli gridò forte: "Non farti del male, siamo tutti qui".29Quegli allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando si gettò ai piedi di Paolo e Sila;30poi li condusse fuori e disse: "Signori, cosa devo fare per esser salvato?".31Risposero: "Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia".32E annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa.33Egli li prese allora in disparte a quella medesima ora della notte, ne lavò le piaghe e subito si fece battezzare con tutti i suoi;34poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio.
35Fattosi giorno, i magistrati inviarono le guardie a dire: "Libera quegli uomini!".36Il carceriere annunziò a Paolo questo messaggio: "I magistrati hanno ordinato di lasciarvi andare! Potete dunque uscire e andarvene in pace".37Ma Paolo disse alle guardie: "Ci hanno percosso in pubblico e senza processo, sebbene siamo cittadini romani, e ci hanno gettati in prigione; e ora ci fanno uscire di nascosto? No davvero! Vengano di persona a condurci fuori!".38E le guardie riferirono ai magistrati queste parole. All'udire che erano cittadini romani, si spaventarono;39vennero e si scusarono con loro; poi li fecero uscire e li pregarono di partire dalla città.40Usciti dalla prigione, si recarono a casa di Lidia dove, incontrati i fratelli, li esortarono e poi partirono.


Capitolo IX: Riferire tutto a Dio, ultimo fine

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1. O figlio, se veramente desideri farti santo, devo essere io il tuo supremo ed ultimo fine: un fine che renderà puri i tuoi affetti, troppo spesso piegati verso te stesso e verso le creature; ed è male giacché, quando in qualche cosa cerchi te stesso, immediatamente vieni meno ed inaridisci. Tutto devi dunque ricondurre, in primo luogo, a me; perché tutto da me proviene. Considera ogni cosa come emanata dal sommo bene, e perciò riferisci tutto a me, come alla sua origine. Acqua viva attingono a me, come a fonte viva, l'umile e il grande, il povero e il ricco. Colui che si mette al mio servizio, con spontaneità e libertà di spirito, riceverà grazia. Invece colui che cerca onore e gloria, non in me, ma altrove; colui che cerca diletto in ogni bene particolare non godrà di quella gioia vera e duratura che allarga il cuore. Anzi incontrerà molti ostacoli ed angustie.

2. Nulla di ciò che è buono devi ascrivere a te; nessuna capacità, devi attribuire ad un mortale. Riconosci, invece, che tutto è di Dio, senza del quale nulla ha l'uomo. Tutto è stato dato da me, tutto voglio riavere; e chiedo con forza che l'uomo me ne sia grato. E' questa la verità, che mette in fuga ogni inconsistente vanteria. Quando verranno la grazia celeste e il vero amore, allora scompariranno l'invidia e la grettezza del cuore; perché l'amore di Dio vince ogni cosa e irrobustisce le forze dell'anima. Se vuoi essere saggio, poni la tua gioia e la tua speranza soltanto in me. Infatti "nessuno è buono; buono è soltanto Iddio" (Lc 18,19). Sia egli lodato, al di sopra di ogni cosa; e sia in ogni cosa benedetto.


LETTERA 212: Agostino raccomanda a Quintiliano una vedova e la figliola vergine che portavano le reliquie del martire S. Stefano.

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta verso il 424/425.

Agostino raccomanda a Quintiliano una vedova e la figliola vergine che portavano le reliquie del martire S. Stefano.

AGOSTINO INVIA CRISTIANI SALUTI AL BEATISSIMO FRATELLO QUINTILIANO, SUO COLLEGA D'EPISCOPATO E DEGNO D'ESSERE OSSEQUIATO

1. Le onorabili serve di Dio e preziose membra di Cristo, Galla, che ha abbracciato il programma dell'ideale religioso e sua figlia Simpliciola, vergine consacrata a Dio, sottomessa per l'età alla madre, ma superiore per virtù, noi le abbiamo nutrite della parola di Dio, per quanto abbiamo potuto; ora per l'amore che ti porto in Cristo, le raccomando e, per così dire, di mia propria mano le affido all'Eccellenza tua, perché le consoli e le aiuti in tutto ciò che richiede la loro utilità o necessità; la Santità tua lo farebbe certo ugualmente anche senza che io le raccomandassi. Se infatti per amore della celeste Gerusalemme (di cui noi tutti siamo concittadini 1, e nella quale esse hanno avuto la brama d'occupare un posto più elevato di santità) noi siamo loro debitori non solo dell'affetto che si ha fra concittadini, ma anche di quello che si ha tra fratelli, quanto più lo dovete essere voi che siete loro concittadini anche per la stessa patria terrena, nella quale queste signore disprezzano la nobiltà del secolo per amore del Cristo? Ti prego, altresì, di voler accogliere per il loro tramite il mio doveroso saluto, con la medesima carità con cui io stesso te l'invio, e ricordarti di me nelle tue preghiere. Esse portano con loro le reliquie del beatissimo e gloriosissimo martire Stefano; la santità tua sa bene quanto dobbiate onorarle, come abbiamo fatto anche noi.

1 - Gal 4, 26; Eb 12, 22


15 - Si spiega un altro genere di visione e comunicazione

La mistica Città di Dio - Libro secondo - Suor Maria d'Agreda

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643. Tanta è la forza e l'efficacia della grazia divina e dell'amore che causa nella creatura che può cancellare in lei l'immagine del peccato e dell'uomo terreno e formare un essere nuovo a immagine dell'uomo celeste, la cui vita sia nei cieli, intendendo, amando ed operando come creatura non terrena, ma celeste e divina. La forza dell'amore, infatti, ruba il cuore e l'anima dal soggetto che sta animando e li pone e trasforma in quello che amano. Questa verità cristiana, creduta da tutti, intesa dai dotti e sperimentata dai santi, nella nostra grande Regina e signora si deve considerare compiuta con privilegi così singolari che non si può comprendere o spiegare né con l'esempio di altri santi né con l'intelletto degli angeli. Maria santissima, come madre del Verbo, era signora di tutto il creato; ma, essendo immagine viva del suo Figlio unigenito, ad imitazione di lui usò così poco delle creature visibili, delle quali era signora, che nessuno ebbe di loro meno parte di lei, tranne quel tanto che fu precisamente necessario per il servizio dell'Altissimo e per la vita naturale del suo Figlio santissimo e sua.

644. A tale dimenticanza ed a tale allontanamento da ogni cosa terrena doveva corrispondere la vita in ciò che era celeste; questa, poi, doveva essere proporzionata alla dignità di Madre di Dio e di signora dei cieli. La relazione con gli uomini era debitamente trasformata nella comunicazione con gli angeli. Per questo era necessario e conseguente che la Regina e signora degli angeli fosse singolare e privilegiata nel servizio dei suoi vassalli, trattando e comunicando con loro in modo differente da quello di tutte le altre creature umane, per quanto sante. Nel capitolo ventitreesimo del primo libro ho detto qualcosa circa le apparizioni ordinarie e diverse con cui gli angeli santi ed i serafini destinati ed assegnati per sua custodia si manifestavano alla nostra Regina e signora; nel capitolo precedente, poi, ho spiegato in modo generale le maniere e le forme delle visioni divine che sua Altezza aveva. Devo solo avvertire che, sempre in quella sfera e specie di visioni, le sue erano molto più eccellenti e divine nella sostanza, nel modo e negli effetti che causavano nella sua anima santissima.

645. Per questo capitolo ho riservato un altro modo più singolare e privilegiato concesso dall'Altissimo alla sua Ma dre santissima per comunicare con i santi angeli della sua custodia e con gli altri che da parte dello stesso Signore in diverse occasioni la visitavano. Questo genere di visione e comunicazione era quello che le gerarchie angeliche hanno fra loro; in esse ciascuno degli spiriti celesti conosce gli altri per se stessi senza altra immagine che muova il suo intelletto fuorché la medesima sostanza e natura dell'angelo che è conosciuto. Inoltre, gli angeli superiori illuminano quelli inferiori, informandoli dei misteri nascosti, che l'Altissimo rivela e manifesta loro immediatamente, affinché tale conoscenza si vada derivando e comunicando dal più alto al più basso; questo ordine, infatti, si addice alla grandezza e maestà infinita del supremo Re e governatore di tutto il creato. Da ciò si intenderà come questa illuminazione o rivelazione tanto ordinata sia tutt'altro dalla gloria essenziale degli angeli santi, sia perché quest'ultima la ricevono tutti immediatamente da Dio, la cui visione e fruizione si comunica a ciascuno in misura dei suoi meriti, sia perché un angelo non può rendere un altro essenzialmente beato, illuminandolo o rivelandogli qualche mistero, perché in tal caso l'illuminato non vedrebbe Dio faccia a faccia e senza questo non potrebbe essere beato né conseguire il suo fine ultimo.

646. Siccome, però, l'oggetto è infinito ed è specchio volontario, essendo lo stesso Dio, oltre a quanto appartiene alla conoscenza beatifica dei santi, ha infiniti segreti e misteri, che può rivelare ed in effetti rivela, specialmente per il governo della sua Chiesa e del mondo. È in queste illuminazioni che si osserva l'ordine gerarchico che dico. Essendo esse fuori della gloria essenziale, negli angeli l'esserne privi non si chiama ignoranza né privazione di conoscenza, ma assenza o mancanza di conoscenza; e la rivelazione si chiama illuminazione, purgazione o purificazione da tale assenza di conoscenza. Accade - a nostro modo di intendere - come se i raggi del sole penetrassero molti cristalli posti in ordine, i quali parteciperebbero tutti di una medesima luce comunicata dai primi fino agli ultimi, toccando sempre prima ai più immediati. Solo una differenza si trova in questo esempio, cioè che i vetri o cristalli rispetto ai raggi si comportano passivamente, senza altra attività che quella del sole, che li illumina tutti con una sola azione, mentre gli angeli santi sono passivi nel ricevere l'illuminazione dai superiori ed allo stesso tempo attivi nel comunicarla agli inferiori. Comunicano queste illuminazioni con lode, ammirazione ed amore, poiché tutto deriva dal supremo sole di giustizia, Dio eterno ed immutabile.

647. l'Altissimo introdusse la sua Madre santissima in questo ordine ammirabile di rivelazioni divine, affinché godesse dei privilegi che hanno come loro propri i servitori del cielo. A questo scopo, per illuminarla destinò i serafini dei quali ho parlato nel capitolo quattordicesimo del primo libro, che erano tra i più alti e vicini a Dio. Avevano questo incarico anche altri angeli della sua custodia, secondo quanto la volontà divina disponeva, quando e come era necessario e conveniente. La loro e nostra Regina conosceva per se stessi tutti questi angeli ed altri, senza dipendenza dai sensi e dalla fantasia e senza impedimento del corpo mortale e terreno. Mediante questa vista e conoscenza i serafini e gli altri angeli la illuminavano e purificavano, rivelando alla loro Regina molti misteri che per questo ricevevano dall'Altissimo. Benché questo genere di visioni intellettuali e di illuminazioni non fosse continuo in Maria santissima, fu molto frequente, specialmente quando per causarle maggiori meriti e diversi sentimenti di amore il Signore le si nascondeva o si allontanava, come dirò più innanzi. Allora gli angeli eseguivano con maggiore attività e frequenza questo servizio, continuando rordine secondo il quale si illuminavano gli uni gli altri fino ad arrivare alla Regina, dove terminava.

648. Questo modo d'illuminazione non derogava alla dignità di Madre di Dio e di signora degli angeli, perché in questo favore e nella maniera di parteciparne non si deve badare alla nobiltà e santità della nostra celeste principessa, nella quale era superiore a tutti gli ordini angelici, ma allo stato ed alla condizione della sua natùra, in cui ella era inferiore, perché viatrice e di natura umana, corporea e mortale. Per questo, vivendo in una carne passibile e con la necessità naturale dell'uso dei sensi, venire sollevata al modo di essere e di agire degli angeli fu un grande privilegio, benché degno della sua santità e dignità. Io credo che la mano onnipotente dell'Altissimo abbia esteso questo favore ad altre anime nella vita mortale, benché non così frequentemente come alla sua Madre santissima, né con simile abbondanza di luce, né con altre qualità tanto eccellenti come nella regina. Se molti Dottori non senza grande fondamento concedono la visione beatifica a san Paolo, a Mosè e ad altri santi, sarà molto più credibile che alcuni viatori abbiano avuto questa conoscenza delle nature angeliche. Questo beneficio, infatti, non è altro che vedere intuitivamente la sostanza dell'angelo; così, quanto a questa visione, tale chiarezza concorda con il primo tipo di visioni di cui ho detto nel capitolo precedente e, quanto all'essere intellettuale, con il terzo spiegato sopra, benché non si effettui per mezzo di immagini impresse.

649. Veramente questo beneficio non è ordinario né comune, ma molto raro e straordinario; così, ricerca nell'anima grande disposizione di purezza e limpidezza di coscienza. Non può stare insieme con affetti terreni né con volontarie imperfezioni né con effetti del peccato, poiché l'anima per entrare negli ordini degli angeli ha bisogno di una vita più angelica che umana; se mancasse, infatti, questa somiglianza e concordanza di sentimenti, si scorgerebbe una terribile sproporzione fra gli estremi di questa unione. Tuttavia, con la grazia divina la creatura, benché di corpo terreno e corruttibile, può negarsi tutta alle sue passioni ed inclinazioni depravate e morire al visibile cancellandone le immagini e la memoria, così da vivere più nello spirito che nella carne. Quando arriverà a godere della vera pace, tranquillità e quiete dello spirito, che apportino una serenità dolce, amorosa e soave con il sommo Bene, allora sarà meno indisposta per venire sollevata alla visione degli spiriti angelici con chiarezza intuitiva, per ricevere da loro le rivelazioni divine, che essi si comunicano fra sé, e per avvertire gli effetti ammirabili che da questa visione derivano.

650. Quelli della nostra celeste Regina, essendo proporzionati alla sua purezza ed al suo amore, non possono essere compresi dalla mente umana. Incomparabile era la luce divina che riceveva dalla vista dei serafini, perché in un certo modo riverberava in loro 1 immagine di Dio come in specchi spirituali e purissimi, in cui Maria santissima la conosceva, con i suoi attributi e con le sue perfezioni infinite. In alcuni effetti le si manifestava anche, in modo ammirabile, la gloria che gli stessi serafini godevano, perché di questo molto si conosce vedendo chiaramente la sostanza dell'angelo. Dalla vista di tali oggetti era tutta accesa nella fiamma dell'amore divino e rapita molte volte in estasi miracolose. Qui con i medesimi serafini ed angeli prorompeva in cantici di incomparabile gloria e lode di Dio, con meraviglia degli stessi spiriti celesti. Sebbene, infatti, fosse illuminata da loro nel suo intelletto, nella volontà li lasciava molto inferiori e, con maggiore efficacia di amore che loro, velocemente saliva ed arrivava ad unirsi all'ultimo e sommo Bene, da cui immediatamente riceveva nuovi influssi del torrente della divinità con cui era alimentata 3 . Se i serafini non avessero avuto presente l'oggetto infinito che era il principio ed il termine del loro amore beatifico, avrebbero potuto essere discepoli di Maria santissima loro regina nell'amore divino, come ella era loro discepola nelle illuminazioni dell'intelletto che riceveva.

651. Inferiore a questo genere di visione immediata delle nature spirituali ed angeliche, e comune ad altre anime, è la visione intellettuale per immagini infuse nel modo della visione astrattiva di Dio, di cui sopra ho' detto. La Regina del cielo ebbe alcune volte questo modo di visione angelica, ma non tanto ordinariamente come l'altro, perché, sebbene per le altre anime giuste questo beneficio di conoscere gli angeli ed i santi per immagini intellettuali infuse sia molto raro e stimabile, nella Regina degli angeli non era necessario, dato che ella comunicava con loro e li conosceva più altamente, tranne quando il Signore disponeva che si nascondessero e le mancasse quella vista immediata per maggiore merito ed esercizio; allora, li vedeva con visioni intellettuali o immaginarie, come ho detto nel capitolo precedente. Nelle altre anime queste visioni angeliche per immagini producono effetti divini, perché quegli esseri celesti sono conosciuti come effetti ed ambasciatori del supremo Re e con loro l'anima ha dolcissimi colloqui intorno al Signore ed a quanto c'è di celeste e terreno, venendo su tutto illuminata, istruita, corretta, guidata, diretta e spinta a sollevarsi all'unione d'amore perfetta con Dio e ad operare ciò che vi è di più puro, perfetto, santo ed elevato in materia di cose spirituali.

 

Insegnamento della Regina del cielo Marta santissima

 

652. Figlia mia, ammirabili sono l'amore, la fedeltà e la cura degli spiriti angelici nell'assistere i mortali nelle loro necessità; e molto abominevoli sono la dimenticanza, l'ingratitudine e la villania degli uomini nel non riconoscere il debito che hanno verso di loro. Nelle profondità segrete dell'Altissimo, il cui volto vedono con chiarezza beatifica, questi spiriti celesti conoscono l'infinito e paterno amore del Padre che sta nei cieli per gli uomini terreni e lì stimano in modo giusto e degno il sangue dell'Agnello, con il quale gli uomini sono stati riscattati 5 , conoscendo così quanto valgoho le anime redente con il tesoro della Divinità. Da questo nascono negli angeli santi la vigilanza e l'attenzione che pongono nel custodire e beneficare le anime, tanto stimate dall'Altissimo, che le ha raccomandate alla loro custodia. Voglio che tu intenda come attraverso questo altissimo ministero degli angeli i mortali riceverebbero influssi grandi di luce e di favori incomparabili del Signore, se ad essi non mettessero impedimento con i peccati e le abominazioni e con la dimenticanza di un beneficio tanto stimabile. Poiché chiudono la strada che Dio con ineffabile provvidenza ha scelto per incamminarli verso la felicità eterna, sono molti quelli che si dannano e che con la protezione degli angeli si salverebbero, se non rendessero inutile questo beneficio e rimedio.

653. O figlia mia carissima, poiché molti uomini sono così pigri nel considerare le opere paterne del mio figlio e Signore, da te io voglio in questo una singolare riconoscenza, avendoti egli tanto liberalmente favorita assegnandoti angeli che ti custodiscano. Stai, dunque, con loro ed ascolta con riverenza i loro insegnamenti. Lasciati guidare dalla loro luce, rispettali come ambasciatori dell'Altissimo e chiedi il loro favore affinché, purificata dalle tue colpe, libera dalle imperfezioni ed infiammata di amore divino, tu possa giungere ad uno stato così spiritualizzato da essere atta a trattare con loro ed essere loro compagna, partecipando delle loro divine illuminazioni, che l'Altissimo non ti negherà se da parte tua ti disponi come io voglio.

654. Poiché hai desiderato sapere, con approvazione dell'ubbidienza, la ragione per cui gli angeli santi comunicavano con me con tanti generi di visioni, ti rispondo spiegandoti meglio ciò che con la luce divina hai inteso e scritto. La causa di questo fu da parte dell'Altissimo il suo liberale amore verso di me nel favorirmi e da parte mia lo stato di viatrice che io avevo nel mondo, perché questo non poteva essere né conveniva che fosse uniforme nelle azioni delle virtù, per mezzo delle quali la divina sapienza disponeva di sollevarmi sopra ogni cosa creata. Dovendo procedere, come viatrice umana e dotata di sensi, con varietà di avvenimenti e di opere virtuose, alcune volte operavo come spiritualizzata e senza impedimento di sensi, e gli angeli trattavano ed agivano con me come tra sé, mentre altre volte era necessario patire ed essere afflitta nella parte sensibile dell'anima o nel corpo ed altre ancora soffrivo necessità, solitudine ed abbandono interiore. Secondo la vicissitudine di questi effetti e stati, ricevevo i favori e le visite degli angeli, con i quali molte volte parlavo attraverso l'intelligenza, altre per visione immaginaria, altre per mezzo del corpo e dei sensi, come richiedevano lo stato ed il bisogno e come disponeva l'Altissimo.

655. Le mie facoltà e i miei sensi furono illuminati e fortificati in tutte queste maniere da influssi e favori divini, affinché io conoscessi per esperienza tutte le attività di questo genere e per mezzo di tutte ricevessi gli influssi della grazia soprannaturale. Circa questi favori, figlia mia, voglio farti osservare che, anche se l'Altissimo verso di me fu così magnifico e misericordioso, nel favorirmi tanto la sua giustizia guardò non solo alla mia dignità di madre, ma anche alle mie opere ed alla disposizione con la quale collaborai da parte mia, assistendomi la sua divina grazia. Di fatto, se egli santificò tutte le mie facoltà con tante grazie, visioni ed illuminazioni, fu anche a titolo di ricompensa, perché esse per amore suo si erano private di tutto ciò che era dilettevole, umano e terreno, avendo io allontanato i miei sensi da ogni rapporto con le creature, avendo nnunciato a tutto ciò che era sensibile e creato ed essendomi rivolta al sommo bene dandomi con tutte le mie forze e la mia volontà in potere del solo suo amore. Quello che in premio delle mie opere io ricevetti nella carne mortale fu così tanto che tu non lo puoi intendere né scrivere, mentre vivi nella carne. Tanta è la liberalità e la bontà dell'Altissimo che fin d'ora ci dà questo premio come pegno di quello che ci tiene riservato nella vita eterna.

656. È vero che, quanto a me, il braccio dell'Onnipotente con questi mezzi intese dispormi in modo che, cominciando fin dalla mia concezione, tutto si andasse preparando in me degnamente per l'incarnazione del Verbo nel mio grembo e le mie facoltà ed i miei sensi restassero santificati e proporzionati al legame e alla comunicazione che io dovevo avere con il Verbo incarnato. Tuttavia, l'Altissimo è tanto fedele con chi sa guadagnarsi la sua benevolenza che anche alle altre anime non negherebbe i suoi benefici e favori secondo l'equità della sua divina provvidenza, se si disponessero a mia imitazione vivendo non secondo la carne, ma con vita spirituale, pura e lontana dal contagio delle cose terrene.


4 settembre 1943

Maria Valtorta

 Dice Gesù:
   «Dio non ha mandato il suo angelo a dire “ave” a Maria soltanto. Dio vi saluta, o figli cari, con le sue attenzioni, Dio vi manda per angeli le sue sante ispirazioni, Dio vi porta le sue benedizioni da mattina a sera e da sera a mattina. Siete sempre circondati dalle onde amorose e previdenti del pensiero di Dio.

   Come mai allora voi non avvertite nulla o tanto poco? Come mai non vivete in giustizia e santità? Perché siete impermeabilizzati all’influsso della grazia, perché siete resi refrattari all’azione dell’amore dalla vostra volontà contraria al Bene.

   Gabriele disse a Maria: “Ave”, e il suono della voce angelica portò, sulla già inondata di grazia, una nuova onda di grazia. La luce vivissima del suo spirito immacolato toccò il vertice della luminosità perché la rispondenza dello spirito di Maria fu perfetta.

   Umiltà, prontezza, pudore, preghiera.... che non trovò di eccelso la parola angelica per divenire prima scintilla dell’incendio dell’Incarnazione? Grande il dono di preservazione dalla colpa di origine che l’Eterno aveva fatto alla prescelta ad essere il primo tabernacolo del Corpo del Figlio. Ma quanta, quanta, quanta rispondenza in Maria!

   Se ad altra creatura fossero stati elargiti, non dico i doni segreti che solo Dio sapeva aver dati, ma i doni palesi, di cui uno si accorge - quali intelligenza somma, istruzioni soprannaturali, contemplazioni accese, e parlo solo dei doni morali e spirituali - come non si sarebbe, almeno ad intervalli, gloriata quella creatura di tanto dono?

   Ma no, in Maria nulla di questo. Più Dio l’innalzava verso il suo trono e più aumentavano in Lei riconoscenza, amore e umiltà. Più Dio le faceva capire come su di Lei fosse stesa la mano divina a protezione contro ogni insidia del male, e più in Lei aumentava la vigilanza contro il male.

   Maria non ha commesso lo sbaglio che fa crollare tante anime, dotate della capacità di perfezione; ossia non ha mai detto: “Sento che Dio mi veglia, sento che Dio mi ha scelta. Lascio a Lui la briga di difendermi dal Nemico”. No. Maria, pur riconoscendo l’opera di Dio in Lei, agì come se fosse la più derelitta, in doni spirituali, delle creature. Dall’alba al tramonto, e persino nel suo sonno verginale vegliato dagli angeli, la sua anima rimaneva vigilante.

   Non credete che la tentazione abbia risparmiato Maria. Non ha risparmiato Me il Tentatore; con doppia ragione non risparmiò Lei. Doppia ragione. La prima di esse: Maria era la senza macchia ma sempre creatura, Io ero Dio. La seconda: era più importante per Lucifero corrompere il seno della donna che avrebbe portato il Cristo, che non attaccare Cristo stesso.

   Egli, l’Astuto, sapeva che il Verbo si sarebbe fatto carne, per una fusione di spirito a Spirito, in un seno in cui non fosse albergato nessun peccato. Nessun peccato, ripeto. Se, da Eva in poi, fosse riuscito a indurre in tentazione tutte le donne, era sicuro che mai sarebbe stato vinto dal Vincitore eterno.

   Una sola gli ha sempre resistito: Maria. E Uno solo sa quale ricamo, quale filigrana di seduzione stese Lucifero intorno a Maria per scuotere e appannare la sua superangelica anima. Quell’Uno che sa è Dio. E dato che certi segreti sono troppo grandi per voi, non ve li dirà. Dallo splendore di Maria in Cielo capirete la grandezza della sua anima. Grandezza conseguita di sua volontà, e che sarebbe stata grandissima anche senza aiuti supremi, tanto Essa volle esser santa per amore del suo Dio.

   Ben a ragione poté dunque dire l’Angelo: “Piena di grazia”. Sì, piena di grazia. La Grazia era in Lei. La Grazia ossia Dio, e la grazia ossia il dono di Dio, da Lei saputo far fruttare al mille per cento.

   Ecco quello che ci vuole, o figli, per far sì che le cose celesti concepiscano in voi il Cristo: la vostra aderenza alla grazia, il vostro raccogliere la grazia, il vostro moltiplicare la grazia, il vostro aspirare la grazia. Il corpo per vivere deve aspirare aria e cibo. L’anima per vivere deve aspirare la grazia. Allora avviene che la Luce scende dove può incarnarsi e il Cristo nasce misticamente in voi come realmente nacque in Maria.

   Ave Maria, piena di grazia. Guardatela voi tutti, o cristiani, così dissimili dal primo Figlio di Maria, guardatela soprattutto voi donne, così dissimili da Lei, e imparate, e meditate che la strada al male dalle mille facce l’avete dischiusa voi con la vostra carnalità contraria alla vita della grazia nelle creature, senza la quale l’uomo diviene un demone e il mondo un inferno.»