Liturgia delle Ore - Letture
Domenica della 4° settimana del tempo di Avvento
Vangelo secondo Giovanni 11
1Era allora malato un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella.2Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato.3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: "Signore, ecco, il tuo amico è malato".
4All'udire questo, Gesù disse: "Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato".5Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro.6Quand'ebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava.7Poi, disse ai discepoli: "Andiamo di nuovo in Giudea!".8I discepoli gli dissero: "Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?".9Gesù rispose: "Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo;10ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce".11Così parlò e poi soggiunse loro: "Il nostro amico Lazzaro s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo".12Gli dissero allora i discepoli: "Signore, se s'è addormentato, guarirà".13Gesù parlava della morte di lui, essi invece pensarono che si riferisse al riposo del sonno.14Allora Gesù disse loro apertamente: "Lazzaro è morto15e io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate. Orsù, andiamo da lui!".16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse ai condiscepoli: "Andiamo anche noi a morire con lui!".
17Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro.18Betània distava da Gerusalemme meno di due miglia19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello.20Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.21Marta disse a Gesù: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!22Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà".23Gesù le disse: "Tuo fratello risusciterà".24Gli rispose Marta: "So che risusciterà nell'ultimo giorno".25Gesù le disse: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà;26chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?".27Gli rispose: "Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo".
28Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: "Il Maestro è qui e ti chiama".29Quella, udito ciò, si alzò in fretta e andò da lui.30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro.31Allora i Giudei che erano in casa con lei a consolarla, quando videro Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono pensando: "Va al sepolcro per piangere là".32Maria, dunque, quando giunse dov'era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!".33Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse:34"Dove l'avete posto?". Gli dissero: "Signore, vieni a vedere!".35Gesù scoppiò in pianto.36Dissero allora i Giudei: "Vedi come lo amava!".37Ma alcuni di loro dissero: "Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?".
38Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra.39Disse Gesù: "Togliete la pietra!". Gli rispose Marta, la sorella del morto: "Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni".40Le disse Gesù: "Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?".41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: "Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato.42Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato".43E, detto questo, gridò a gran voce: "Lazzaro, vieni fuori!".44Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: "Scioglietelo e lasciatelo andare".
45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui.46Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto.47Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: "Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni.48Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione".49Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno, disse loro: "Voi non capite nulla50e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera".51Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione52e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi.53Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
54Gesù pertanto non si faceva più vedere in pubblico tra i Giudei; egli si ritirò di là nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove si trattenne con i suoi discepoli.
55Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione andarono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi.56Essi cercavano Gesù e stando nel tempio dicevano tra di loro: "Che ve ne pare? Non verrà egli alla festa?".57Intanto i sommi sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunziasse, perché essi potessero prenderlo.
Levitico 18
1Il Signore disse ancora a Mosè:2"Parla agli Israeliti e riferisci loro. Io sono il Signore, vostro Dio.3Non farete come si fa nel paese d'Egitto dove avete abitato, né farete come si fa nel paese di Canaan dove io vi conduco, né imiterete i loro costumi.4Metterete in pratica le mie prescrizioni e osserverete le mie leggi, seguendole. Io sono il Signore, vostro Dio.5Osserverete dunque le mie leggi e le mie prescrizioni, mediante le quali, chiunque le metterà in pratica, vivrà. Io sono il Signore.
6Nessuno si accosterà a una sua consanguinea, per avere rapporti con lei. Io sono il Signore.
7Non recherai oltraggio a tuo padre avendo rapporti con tua madre: è tua madre; non scoprirai la sua nudità.8Non scoprirai la nudità della tua matrigna; è la nudità di tuo padre.9Non scoprirai la nudità di tua sorella, figlia di tuo padre o figlia di tua madre, sia nata in casa o fuori.10Non scoprirai la nudità della figlia di tuo figlio o della figlia di tua figlia, perché è la tua propria nudità.11Non scoprirai la nudità della figlia della tua matrigna, generata nella tua casa: è tua sorella.12Non scoprirai la nudità della sorella di tuo padre; è carne di tuo padre.13Non scoprirai la nudità della sorella di tua madre, perché è carne di tua madre.14Non scoprirai la nudità del fratello di tuo padre, cioè non ti accosterai alla sua moglie: è tua zia.15Non scoprirai la nudità di tua nuora: è la moglie di tuo figlio; non scoprirai la sua nudità.16Non scoprirai la nudità di tua cognata: è la nudità di tuo fratello.
17Non scoprirai la nudità di una donna e di sua figlia; né prenderai la figlia di suo figlio, né la figlia di sua figlia per scoprirne la nudità: sono parenti carnali: è un'infamia.18E quanto alla moglie, non prenderai inoltre la sorella di lei, per farne una rivale, mentre tua moglie è in vita.
19Non ti accosterai a donna per scoprire la sua nudità durante l'immondezza mestruale.
20Non peccherai con la moglie del tuo prossimo per contaminarti con lei.
21Non lascerai passare alcuno dei tuoi figli a Moloch e non profanerai il nome del tuo Dio. Io sono il Signore.
22Non avrai con maschio relazioni come si hanno con donna: è abominio.23Non ti abbrutirai con alcuna bestia per contaminarti con essa; la donna non si abbrutirà con una bestia; è una perversione.
24Non vi contaminate con nessuna di tali nefandezze; poiché con tutte queste cose si sono contaminate le nazioni che io sto per scacciare davanti a voi.25Il paese ne è stato contaminato; per questo ho punito la sua iniquità e il paese ha vomitato i suoi abitanti.26Voi dunque osserverete le mie leggi e le mie prescrizioni e non commetterete nessuna di queste pratiche abominevoli: né colui che è nativo del paese, né il forestiero in mezzo a voi.27Poiché tutte queste cose abominevoli le ha commesse la gente che vi era prima di voi e il paese ne è stato contaminato.28Badate che, contaminandolo, il paese non vomiti anche voi, come ha vomitato la gente che vi abitava prima di voi.29Perché quanti commetteranno qualcuna di queste pratiche abominevoli saranno eliminati dal loro popolo.30Osserverete dunque i miei ordini e non imiterete nessuno di quei costumi abominevoli che sono stati praticati prima di voi, né vi contaminerete con essi. Io sono il Signore, il Dio vostro".
Salmi 10
1'Al maestro del coro. In sordina. Salmo. Di Davide.'
2Loderò il Signore con tutto il cuore
e annunzierò tutte le tue meraviglie.
3Gioisco in te ed esulto,
canto inni al tuo nome, o Altissimo.
4Mentre i miei nemici retrocedono,
davanti a te inciampano e periscono,
5perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa;
siedi in trono giudice giusto.
6Hai minacciato le nazioni, hai sterminato l'empio,
il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre.
7Per sempre sono abbattute le fortezze del nemico,
è scomparso il ricordo delle città che hai distrutte.
8Ma il Signore sta assiso in eterno;
erige per il giudizio il suo trono:
9giudicherà il mondo con giustizia,
con rettitudine deciderà le cause dei popoli.
10Il Signore sarà un riparo per l'oppresso,
in tempo di angoscia un rifugio sicuro.
11Confidino in te quanti conoscono il tuo nome,
perché non abbandoni chi ti cerca, Signore.
12Cantate inni al Signore, che abita in Sion,
narrate tra i popoli le sue opere.
13Vindice del sangue, egli ricorda,
non dimentica il grido degli afflitti.
14Abbi pietà di me, Signore,
vedi la mia miseria, opera dei miei nemici,
tu che mi strappi dalle soglie della morte,
15perché possa annunziare le tue lodi,
esultare per la tua salvezza
alle porte della città di Sion.
16Sprofondano i popoli nella fossa che hanno scavata,
nella rete che hanno teso si impiglia il loro piede.
17Il Signore si è manifestato, ha fatto giustizia;
l'empio è caduto nella rete, opera delle sue mani.
18Tornino gli empi negli inferi,
tutti i popoli che dimenticano Dio.
19Perché il povero non sarà dimenticato,
la speranza degli afflitti non resterà delusa.
20Sorgi, Signore, non prevalga l'uomo:
davanti a te siano giudicate le genti.
21Riempile di spavento, Signore,
sappiano le genti che sono mortali.
22Perché, Signore, stai lontano,
nel tempo dell'angoscia ti nascondi?
23Il misero soccombe all'orgoglio dell'empio
e cade nelle insidie tramate.
24L'empio si vanta delle sue brame,
l'avaro maledice, disprezza Dio.
25L'empio insolente disprezza il Signore:
"Dio non se ne cura: Dio non esiste";
questo è il suo pensiero.
26Le sue imprese riescono sempre.
Son troppo in alto per lui i tuoi giudizi:
disprezza tutti i suoi avversari.
27Egli pensa: "Non sarò mai scosso,
vivrò sempre senza sventure".
28Di spergiuri, di frodi e d'inganni ha piena la bocca,
sotto la sua lingua sono iniquità e sopruso.
29Sta in agguato dietro le siepi,
dai nascondigli uccide l'innocente.
30I suoi occhi spiano l'infelice,
sta in agguato nell'ombra come un leone nel covo.
Sta in agguato per ghermire il misero,
ghermisce il misero attirandolo nella rete.
31Infierisce di colpo sull'oppresso,
cadono gl'infelici sotto la sua violenza.
32Egli pensa: "Dio dimentica,
nasconde il volto, non vede più nulla".
33Sorgi, Signore, alza la tua mano,
non dimenticare i miseri.
34Perché l'empio disprezza Dio
e pensa: "Non ne chiederà conto"?
35Eppure tu vedi l'affanno e il dolore,
tutto tu guardi e prendi nelle tue mani.
A te si abbandona il misero,
dell'orfano tu sei il sostegno.
Spezza il braccio dell'empio e del malvagio;
36Punisci il suo peccato e più non lo trovi.
37Il Signore è re in eterno, per sempre:
dalla sua terra sono scomparse le genti.
38Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri,
rafforzi i loro cuori, porgi l'orecchio
39per far giustizia all'orfano e all'oppresso;
e non incuta più terrore l'uomo fatto di terra.
Salmi 35
1'Di Davide.'
Signore, giudica chi mi accusa,
combatti chi mi combatte.
2Afferra i tuoi scudi
e sorgi in mio aiuto.
3Vibra la lancia e la scure
contro chi mi insegue,
dimmi: "Sono io la tua salvezza".
4Siano confusi e coperti di ignominia
quelli che attentano alla mia vita;
retrocedano e siano umiliati
quelli che tramano la mia sventura.
5Siano come pula al vento
e l'angelo del Signore li incalzi;
6la loro strada sia buia e scivolosa
quando li insegue l'angelo del Signore.
7Poiché senza motivo mi hanno teso una rete,
senza motivo mi hanno scavato una fossa.
8Li colga la bufera improvvisa,
li catturi la rete che hanno tesa,
siano travolti dalla tempesta.
9Io invece esulterò nel Signore
per la gioia della sua salvezza.
10Tutte le mie ossa dicano:
"Chi è come te, Signore,
che liberi il debole dal più forte,
il misero e il povero dal predatore?".
11Sorgevano testimoni violenti,
mi interrogavano su ciò che ignoravo,
12mi rendevano male per bene:
una desolazione per la mia vita.
13Io, quand'erano malati, vestivo di sacco,
mi affliggevo col digiuno,
riecheggiava nel mio petto la mia preghiera.
14Mi angustiavo come per l'amico, per il fratello,
come in lutto per la madre mi prostravo nel dolore.
15Ma essi godono della mia caduta, si radunano,
si radunano contro di me per colpirmi all'improvviso.
Mi dilaniano senza posa,
16mi mettono alla prova, scherno su scherno,
contro di me digrignano i denti.
17Fino a quando, Signore, starai a guardare?
Libera la mia vita dalla loro violenza,
dalle zanne dei leoni l'unico mio bene.
18Ti loderò nella grande assemblea,
ti celebrerò in mezzo a un popolo numeroso.
19Non esultino su di me i nemici bugiardi,
non strizzi l'occhio chi mi odia senza motivo.
20Poiché essi non parlano di pace,
contro gli umili della terra tramano inganni.
21Spalancano contro di me la loro bocca;
dicono con scherno: "Abbiamo visto con i nostri occhi!".
22Signore, tu hai visto, non tacere;
Dio, da me non stare lontano.
23Dèstati, svègliati per il mio giudizio,
per la mia causa, Signore mio Dio.
24Giudicami secondo la tua giustizia, Signore mio Dio,
e di me non abbiano a gioire.
25Non pensino in cuor loro: "Siamo soddisfatti!".
Non dicano: "Lo abbiamo divorato".
26Sia confuso e svergognato chi gode della mia sventura,
sia coperto di vergogna e d'ignominia chi mi insulta.
27Esulti e gioisca chi ama il mio diritto,
dica sempre: "Grande è il Signore
che vuole la pace del suo servo".
28La mia lingua celebrerà la tua giustizia,
canterà la tua lode per sempre.
Isaia 2
1Ciò che Isaia, figlio di Amoz, vide riguardo a Giuda e a Gerusalemme.
2Alla fine dei giorni,
il monte del tempio del Signore
sarà eretto sulla cima dei monti
e sarà più alto dei colli;
ad esso affluiranno tutte le genti.
3Verranno molti popoli e diranno:"Venite, saliamo sul monte del Signore,
al tempio del Dio di Giacobbe,
perché ci indichi le sue vie
e possiamo camminare per i suoi sentieri".
Poiché da Sion uscirà la legge
e da Gerusalemme la parola del Signore.
4Egli sarà giudice fra le genti
e sarà arbitro fra molti popoli.
Forgeranno le loro spade in vomeri,
le loro lance in falci;
un popolo non alzerà più la spada
contro un altro popolo,
non si eserciteranno più nell'arte della guerra.
5Casa di Giacobbe, vieni,
camminiamo nella luce del Signore.
6Tu hai rigettato il tuo popolo,
la casa di Giacobbe,
perché rigurgitano di maghi orientali
e di indovini come i Filistei;
agli stranieri battono le mani.
7Il suo paese è pieno di argento e di oro,
senza fine sono i suoi tesori;
il suo paese è pieno di cavalli,
senza numero sono i suoi carri.
8Il suo paese è pieno di idoli;
adorano l'opera delle proprie mani,
ciò che hanno fatto le loro dita.
9Perciò l'uomo sarà umiliato,
il mortale sarà abbassato;
tu non perdonare loro.
10Entra fra le rocce,
nasconditi nella polvere,
di fronte al terrore che desta il Signore,
allo splendore della sua maestà,
quando si alzerà a scuotere la terra.
11L'uomo abbasserà gli occhi orgogliosi,
l'alterigia umana si piegherà;
sarà esaltato il Signore, lui solo
in quel giorno.
12Poiché ci sarà un giorno del Signore degli eserciti
contro ogni superbo e altero,
contro chiunque si innalza ad abbatterlo;
13contro tutti i cedri del Libano alti ed elevati,
contro tutte le querce del Basan,
14contro tutti gli alti monti,
contro tutti i colli elevati,
15contro ogni torre eccelsa,
contro ogni muro inaccessibile,
16contro tutte le navi di Tarsis
e contro tutte le imbarcazioni di lusso.
17Sarà piegato l'orgoglio degli uomini,
sarà abbassata l'alterigia umana;
sarà esaltato il Signore, lui solo
in quel giorno
18e gli idoli spariranno del tutto.
19Rifugiatevi nelle caverne delle rocce
e negli antri sotterranei,
di fronte al terrore che desta il Signore
e allo splendore della sua maestà,
quando si alzerà a scuotere la terra.
20In quel giorno ognuno getterà
gli idoli d'argento e gli idoli d'oro,
che si era fatto per adorarli,
ai topi e ai pipistrelli,
21per entrare nei crepacci delle rocce
e nelle spaccature delle rupi,
di fronte al terrore che desta il Signore
e allo splendore della sua maestà,
quando si alzerà a scuotere la terra.
22Guardatevi dunque dall'uomo,
nelle cui narici non v'è che un soffio,
perché in quale conto si può tenere?
Lettera ai Romani 11
1Io domando dunque: 'Dio avrebbe forse ripudiato il suo popolo'? Impossibile! Anch'io infatti sono Israelita, della discendenza di Abramo, della tribù di Beniamino.2'Dio non ha ripudiato il suo popolo', che egli ha scelto fin da principio. O non sapete forse ciò che dice la Scrittura, nel passo in cui Elia ricorre a Dio contro Israele?
3'Signore, hanno ucciso i tuoi profeti,
hanno rovesciato i tuoi altari
e io sono rimasto solo e ora vogliono la mia vita'.
4Cosa gli risponde però la voce divina?
'Mi sono riservato settemila uomini, quelli che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal'.
5Così anche al presente c'è un resto, conforme a un'elezione per grazia.6E se lo è per grazia, non lo è per le opere; altrimenti la grazia non sarebbe più grazia.
7Che dire dunque? Israele non ha ottenuto quello che cercava; lo hanno ottenuto invece gli eletti; gli altri sono stati induriti,8come sta scritto:
'Dio ha dato loro uno spirito di torpore,
occhi per non vedere e orecchi per non sentire,
fino al giorno d'oggi'.
9E Davide dice:
'Diventi la lor mensa un laccio', un tranello
'e un inciampo e serva loro di giusto castigo!'
10'Siano oscurati i loro occhi sì da non vedere,
e fa' loro curvare la schiena per sempre'!
11Ora io domando: Forse inciamparono per cadere per sempre? Certamente no. Ma a causa della loro caduta la salvezza è giunta ai pagani, per suscitare la loro gelosia.12Se pertanto la loro caduta è stata ricchezza del mondo e il loro fallimento ricchezza dei pagani, che cosa non sarà la loro partecipazione totale!
13Pertanto, ecco che cosa dico a voi, Gentili: come apostolo dei Gentili, io faccio onore al mio ministero,14nella speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue e di salvarne alcuni.15Se infatti il loro rifiuto ha segnato la riconciliazione del mondo, quale potrà mai essere la loro riammissione, se non una risurrezione dai morti?
16Se le primizie sono sante, lo sarà anche tutta la pasta; se è santa la radice, lo saranno anche i rami.17Se però alcuni rami sono stati tagliati e tu, essendo oleastro, sei stato innestato al loro posto, diventando così partecipe della radice e della linfa dell'olivo,18non menar tanto vanto contro i rami! Se ti vuoi proprio vantare, sappi che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te.
19Dirai certamente: Ma i rami sono stati tagliati perché vi fossi innestato io!20Bene; essi però sono stati tagliati a causa dell'infedeltà, mentre tu resti lì in ragione della fede. Non montare dunque in superbia, ma temi!21Se infatti Dio non ha risparmiato quelli che erano rami naturali, tanto meno risparmierà te!
22Considera dunque la bontà e la severità di Dio: severità verso quelli che sono caduti; bontà di Dio invece verso di te, a condizione però che tu sia fedele a questa bontà. Altrimenti anche tu verrai reciso.23Quanto a loro, se non persevereranno nell'infedeltà, saranno anch'essi innestati; Dio infatti ha la potenza di innestarli di nuovo!24Se tu infatti sei stato reciso dall'oleastro che eri secondo la tua natura e contro natura sei stato innestato su un olivo buono, quanto più essi, che sono della medesima natura, potranno venire di nuovo innestati sul proprio olivo!
25Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate presuntuosi: l'indurimento di una parte di Israele è in atto fino a che saranno entrate tutte le genti.26Allora tutto Israele sarà salvato come sta scritto:
'Da Sion uscirà il liberatore,
egli toglierà le empietà da Giacobbe.'
27'Sarà questa la mia alleanza con loro
quando distruggerò i loro peccati'.
28Quanto al vangelo, essi sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto alla elezione, sono amati, a causa dei padri,29perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!30Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia per la loro disobbedienza,31così anch'essi ora sono diventati disobbedienti in vista della misericordia usata verso di voi, perché anch'essi ottengano misericordia.32Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per usare a tutti misericordia!
33O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!
34'Infatti, chi mai ha potuto conoscere il pensiero
del Signore?
O chi mai è stato suo consigliere?'
35'O chi gli ha dato qualcosa per primo,
sì che abbia a riceverne il contraccambio'?
36Poiché da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen.
Capitolo V: L'attento esame di se stessi
Leggilo nella Biblioteca1. Non possiamo fare troppo affidamento su noi stessi, perché spesso ci manca la grazia e la capacità di sentire rettamente. Scarsa è la luce che è in noi, e subitamente la perdiamo per la nostra negligenza. Spesso poi non ci accorgiamo neppure di essere così ciechi interiormente: facciamo il male e, cosa ancora peggiore, ci andiamo scusando. Talora siamo mossi dalla passione, e la prendiamo per zelo; rimproveriamo negli altri piccole cose e passiamo sopra a quelle più grosse, commesse da noi. Avvertiamo con prontezza, e pesiamo ben bene ciò che gli altri ci fanno soffrire, ma non ci accorgiamo di quanto gli altri soffrono per causa nostra. Chi riflettesse bene e a fondo su se stesso, non giudicherebbe severamente gli altri. L'uomo interiore, prima di occuparsi di altre cose, guarda dentro di sé; e, intento diligentemente a se stesso, è portato a tacere degli altri. Solamente se starai zitto sugli altri, guardando specialmente a te stesso, giungerai a una vera e devota interiorità.
2. Se sarai tutto intento a te stesso e a Dio, ben poco ti scuoterà quello che sentirai dal di fuori. Sei forse da qualche parte, quando non sei presente in te? E se, dimenticando te stesso, tu avessi anche percorso il mondo intero, che giovamento ne avresti ricavato? Se vuoi avere pace e spirituale solidità, devi lasciar andare ogni cosa, e avere dinanzi agli occhi solamente te stesso. Grande sarà il tuo progresso se riuscirai a mantenerti libero da ogni preoccupazione terrena; se invece apprezzerai in qualche modo una qualsiasi cosa temporale, farai un gran passo indietro. Nulla per te sia grande, nulla eccelso, nulla gradito e caro, se non solamente Iddio, oppure cosa che venga da Dio. Considera vano ogni conforto che ti venga da qualsiasi creatura. L'anima che ama Dio disprezza tutto ciò che sia inferiore a Dio. Conforto dell'anima e vera letizia del cuore è soltanto Dio, l'eterno, l'incommensurabile, colui che riempie di sé l'universo.
DISCORSO 61/A SULL'ESORTAZIONE DEL SIGNORE: "CHIEDETE E VI SARÀ DATO"
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella Biblioteca1. Poiché Dio ha voluto che non partissi di qui debitore, riconosco che è tempo di mantenere quanto ho promesso. Ecco perché anche oggi abbiamo fatto leggere lo stesso passo del Vangelo che fu letto quando mi scusai, affinché quanto allora vi sottraemmo, spinti da necessità, ora lo restituiamo spinti dalla carità. Ma in verità per considerare e spiegare tutte le parole del medesimo passo non ci basta il tempo, né le nostre forze sono sufficienti a questo compito. Tuttavia, con l'aiuto del Signore, diremo come possiamo ciò ch'è soprattutto necessario dire.
Impostazione di un problema.
2. Il Signore ci ha esortato a chiedere, a cercare, a bussare, dicendo: Chiedete e riceverete, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Poiché chiunque chiede riceve e chi cerca troverà e a chi bussa verrà aperto 1. Queste parole innanzi tutto sollevano il seguente problema che dev'essere risolto nella misura delle nostre forze. Sappiamo che molti chiedono e non ricevono, cercano e non trovano, bussano e non viene loro aperta la porta. In che modo dunque chiunque chiede, riceve? Infatti sebbene tutto ciò sembri detto tre volte e con tre verbi, si riduce a una sola petizione. Chiedete, cercate, bussate; tutto ciò è: chiedete. Sappiamo ciò dalla conclusione in cui dice: Se voi, pur essendo cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, guanto più il Padre vostro celeste darà cose buone a quelli che gliele chiedono 2. Non dice: "a quelli che cercano o a quelli che bussano", ma tutte e tre le espressioni le racchiude nell'unico verbo: a quelli che le chiedono.
S. Paolo non riceve, i demoni ricevono.
3. Perché dunque molti chiedono e non ricevono, se chiunque chiede riceve? Forse sbagliamo riguardo a quel che pensiamo di chiedere e di non ricevere? Per non parlare degli esempi quotidiani che conosciamo, la stessa Scrittura attesta che l'apostolo Paolo chiese che si allontanasse da lui un inviato di Satana, ma non l'ottenne 3. Eppure troviamo che dei cattivi chiesero e ricevettero, mentre dei buoni chiesero ma non ottennero. Che c'è di peggio dei demoni? Eppure chiesero [di entrare] nei porci e l'ottennero 4. Si trova inoltre che Dio non adempì il desiderio degli Apostoli, mentre adempì quello dei demoni. Dubitiamo forse che quelli appartengono a Dio e regneranno al di sopra degli altri con Cristo, e che i demoni invece bruceranno in eterno con il diavolo loro capo? Che diremo dunque? Che il Signore conosce quelli che sono suoi 5, e ciascuno di loro che chiede, riceve.
Richieste che Dio esaudisce e richieste che Dio non ascolta.
4. Resta però ancora una difficoltà derivante dall'Apostolo. Egli infatti apparteneva al numero di quelli che sono di Colui che fa questa affermazione: Il Signore conosce quelli che sono suoi. Dunque tutti quelli che sono suoi chiedono e ricevono e nessuno di essi chiede e non riceve. Ma domandiamoci: "che cosa?". Poiché le cose che si chiedono per la presente vita temporale alle volte ci giovano, alle volte ci nuocciono. Quando Dio sa che nuocciono, non le dà ai suoi che le desiderano e le chiedono, allo stesso modo che neppure il medico dà tutto ciò che chiede il malato e, poiché gli vuol bene, rifiuta di dargli ciò che, se non l'amasse, gli concederebbe. Esaudisce dunque tutti i suoi in vista dell'eterna salvezza, ma non tutti per soddisfare un desiderio temporale. Non esaudisce quindi riguardo a una cosa al fine di esaudire riguardo a un'altra. In realtà anche il malato, dal quale abbiamo tratto la similitudine, quando chiede al medico ciò che questi sa esser dannoso, desidera di avere dal medico soprattutto la salute. Il medico dunque, per accordare al malato ciò che giova per la sua sanità, non accontenta la sua volontà. Considera quindi le stesse parole. Quando l'Apostolo non ricevette ciò per cui aveva pregato tre volte il Signore, si sentì dire: Ti basta la mia grazia, poiché la virtù diventa perfetta attraverso la debolezza 6. Perché desideri che ti sia tolto il tormento della carne, che hai ricevuto affinché non t'insuperbissi per le rivelazioni [che ti sono state fatte]? Tu chiedi ciò, perché non sai che cosa ti giova. Affidati al Medico. La sofferenza che ti ha inflitta è aspra, ma è utile: ti procura dolore, ma produce sanità. Vedi il fine e godi di ciò che ti è stato rifiutato e cerca di comprendere ciò che ti è stato accordato. Quale fine? La virtù diventa perfetta attraverso la debolezza. Sopporta la malattia, se desideri la guarigione. Sopporta dunque la debolezza, se desideri la perfezione, poiché la virtù diventa perfetta attraverso la debolezza. Orbene, perché tu sappia che non sei abbandonato, ti basti la mia grazia.
Dio ci arma per conquistare la vita eterna.
5. Per questo motivo ammonisco anzitutto la Carità vostra, perché so e lo sappiamo tutti e non possiamo fingere [di non saperlo], (poiché colpiscono gli occhi anche di coloro che non vogliono [vedere] i miracoli di guarigioni che si compiono ogni giorno grazie alle reliquie del beatissimo e gloriosissimo martire presente in questo luogo), ma senza dubbio alcuni chiedono, ma non ricevono. Essi però non devono considerarsi abbandonati. Interroghino anzitutto il proprio cuore, se chiedono con fede. Chiunque chiede con fede, riceve utilmente, ma talvolta non riceve utilmente. Quando [Dio] non guarisce il corpo, vuol guarire l'anima. Devi dunque credere ch'è vantaggioso per te quel che vorrà Colui che ti ha chiamato nel regno eterno. Che cos'è infatti ciò che desideri come un gran bene? Ti ha promesso la vita eterna, ti ha promesso il regno in compagnia con gli angeli, ti ha promesso un riposo senza fine. Cos'è che adesso non ti dà? Non è forse vana la salute degli uomini 7? Non è forse vero che tutti quelli, che vengono guariti, senza dubbio morranno? Quando verrà la morte, tutte le cose passate svaniranno come fumo. Al contrario, quando verrà la vita che ci è stata promessa, essa certamente non avrà fine. Per conquistarla ti arma, ad essa ti prepara, per essa ti equipaggia Colui che adesso ti rifiuta qualcosa. Ma se otterrai la guarigione, poiché hai avuto fede e l'hai chiesta - poiché non si fa male a chiedere una cosa, anche se talvolta con utilità non viene concessa - ricevila e fanne buon uso. Chi infatti, una volta guarito, comincia a darsi alla lussuria, non sarebbe meglio che rimanesse malato? Quando dunque riceverai la salute temporale, volgila a un buon uso, affinché col beneficio concesso uno si metta a servire Colui che l'ha dato. Nemmeno devi vantarti nei confronti d'un altro che forse ha chiesto [la stessa grazia] e non l'ha ricevuta, e non dire nel tuo cuore: "Io ho più fede di lui". Poiché per questo motivo hai udito poco fa nel Vangelo: Non giudicate affinché non siate giudicati 8. Che significa: Non giudicate, se non riguardo alle cose occulte? Poiché a chi mai è proibito giudicare le azioni manifeste, dal momento che la Scrittura in un altro passo dice: Le azioni manifeste sono per voi; quelle occulte invece appartengono al Signore Dio vostro 9? Vale a dire: Le azioni manifeste lasciatele al vostro giudizio; quelle occulte invece lasciatele giudicare al vostro Dio. Infatti, come fai a sapere se per caso non è più forte di te uno che ha chiesto la salute temporale e gli è stata negata? Ha chiesto e non ha ricevuto. Ma che cosa ha chiesto? La salute corporale. Forse la sua fede è più salda della tua e perciò tu l'hai ricevuta perché, se non l'avessi ricevuta, saresti caduto nello sconforto. Non ho detto ciò affermando, ma ho detto " forse ", per non fare ciò che proibisco, cioè per non osare di pronunciare una sentenza su cose occulte. Talora infatti uno non riceve perché chiede senza fede; talora invece non riceve perché è più forte di te, perché Dio vuole esercitare la sua pazienza, come abbiamo detto a proposito dell'Apostolo. Egli era molto forte ma non era ancora perfetto, sicché udì rispondersi: La virtù si perfeziona nella debolezza 10.
Varie preghiere di S. Paolo non esaudite.
6. Sappiamo ch'essi - lo proclamano le loro lettere - guarirono i malati con la loro parola. Lo stesso apostolo Paolo disse a un tale: Enea, alzati e metti in ordine il tuo letto 11. Quello, malato da molto tempo, [si alzò] guarito all'improvviso, e riassettò il proprio letto. Tuttavia il medesimo [Apostolo] dice di un suo discepolo: Tròfimo l'ho lasciato a Mileto, perché si era ammalato 12. Guarisci uno sconosciuto nel luogo dove giungi e [nella città] da cui parti lasci malato un tuo discepolo? A proposito di Epafrodito, che cosa dice? Era triste, dice, poiché avevate saputo ch'era malato. Infatti è stato malato fin quasi al punto di morte 13. Che difficoltà aveva l'apostolo Paolo a guarire anche lui con le sue parole ed evitare che arrivasse quasi in punto di morte? Ma Dio - dice - ha avuto compassione di lui, e non solo di lui ma anche di me, perché non avessi tristezza aggiunta a un'altra tristezza 14. Sembra che desiderasse ch'egli guarisse. Se lo desiderava, certamente pregava anche e tuttavia, pur pregando, non otteneva [la grazia]. Tuttavia, appena l'ottenne, rese grazie poiché l'aveva ottenuta anche se a stento. Al beato Timoteo consiglia un rimedio per guarire. Fece alzare con la parola quello paralitico da molto tempo, mentre non poté guarire con la sua parola la debolezza di stomaco del suo carissimo e intimamente unito al suo cuore e, come lo chiama egli stesso, suo discepolo e vero fratello. Eppure gli dice: Smetti di bere solo acqua, ma fa' uso anche di un po' di vino per via del tuo stomaco e delle tue frequenti indisposizioni 15. Ciò basti per quanto volevo ammonire la Carità vostra affinché non vi prendiate gioco e giudichiate male coloro che per caso chiedono e non ricevono, o vi scoraggiate se per caso chiedete e non ricevete, o vi vantiate superbamente nei confronti di coloro che non ricevono, mentre voi chiedete e ricevete.
Siamo figli cattivi di un buon Padre.
7. Che vuol dire dunque che assolutamente tutti coloro i quali sono di Dio chiedono e ricevono, cercano e trovano, bussano e viene loro aperto? Se infatti non fosse così, la Verità non direbbe: Chiunque chiede, riceve 16. Che significa ciò? Dove si trova? Cerchiamo nello stesso passo se per caso troviamo quel che cerchiamo. Si trova lì, proprio lì si trova. Riconosciamo noi stessi nelle parole in cui ascoltiamo che siamo cattivi. Dice infatti: Voi, pur essendo cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli. Con quanta maggior ragione il Padre vostro celeste darà cose buone a quelli che gliele chiedono? 17. Chiama buono il Padre nostro e noi cattivi. Che dire dunque? È Padre buono dei cattivi il sommo Dio? Per quanto sembri assurdo, tuttavia non possiamo negarlo. La Verità dichiara: Se voi, pur essendo cattivi - perché contraddiciamo la Verità? - sapete dare cose buone ai vostri figli. Ai nostri figli diamo cose buone che tuttavia non li rendono buoni. Se dunque noi possiamo dare cose buone che non rendono buoni e tuttavia sono buone, che ci rimane da chiedere a Dio se non le cose buone per mezzo delle quali diventiamo buoni? Veniamo biasimati quando ci vien detto: pur essendo cattivi. Eppure ci è stato mostrato chiaramente come sommamente buono il Padre nostro ch'è in cielo. Non ci vergogniamo di essere cattivi in presenza di un tal Padre? O al contrario egli vorrebbe essere il Padre d'individui cattivi, se volesse lasciarli esser cattivi, se volesse che noi restassimo sempre cattivi? Se dunque noi siamo cattivi e abbiamo un Padre buono, dobbiamo chiedere, cercare, bussare, finché egli ch'è buono ci renda buoni, perché non abbia figli cattivi. E fino a qual punto uno diventa ora buono? Fino a qual punto? Per quanti progressi potrà fare, dovrà lottare contro le passioni, dovrà lottare contro gli appetiti sensuali. Per quanti progressi farà, anche se uno avesse pace da parte delle cose che sono dentro o al di fuori di lui, avrà da sostenere guerra con se stesso, dovrà sostenere lotte con se stesso e non cesserà di lottare sotto lo sguardo di Colui ch'è pronto ad aiutarne lo sforzo e a premiarne la vittoria. Quando qui sarà passato ogni disaccordo, ogni dissidio che siamo noi, poiché la nostra debolezza morale e il nostro dissidio non è un'altra natura a noi contraria, ma la nostra debolezza morale è in certo qual modo la natura abituale [...]. Non eravamo così nel paradiso; nulla si ribellava a noi che derivasse da noi. Abbandonammo Colui col quale eravamo in pace e cominciammo ad avere guerra con noi stessi. Ecco la nostra miseria. E gran cosa è in questa vita non lasciarsi vincere in questa guerra. Poiché in questa vita non possiamo essere privi di nemici. Ma ci sarà la vita ultima quando non avremo alcun nemico né fuori né dentro di noi: l'ultimo nemico ad esser distrutto sarà la morte 18. Allora abiteremo beati nella casa di Dio e per tutti i secoli lo loderemo 19. Amen.
1 - Mt 7, 7-8.
2 - Mt 7, 11.
3 - Cf. 2 Cor 12, 7.
4 - Cf. Mt 8, 31.
5 - 2 Tm 2, 19.
6 - 2 Cor 12, 9.
7 - Sal 59, 13; cf. 107, 3.
8 - Mt 7, 1.
9 - Dt 29, 29.
10 - 2 Cor 12, 9.
11 - At 9, 34.
12 - 2 Tm 4, 20.
13 - Fil 2, 26-27.
14 - Fil 2, 27.
15 - 1 Tm 5, 23.
16 - Mt 7, 8.
17 - Mt 7, 11.
18 - 1 Cor 15, 26.
19 - Cf. Sal 83, 5.
Prefazione - Introduzione
Il libro della grazia speciale - Santa Matilde di Hackeborn
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PREFAZIONE
Quando la Chiesa ha approvato il diffusissimo culto liturgico reso a Santa Metilde, essa non ha propriamente approvato il suo “Liber gratiae specialis”, ma si è fondata esclusivamente su questo volume per riconoscere l'eroica santità della nobile Contemplatrice Benedettina.
Mentre Domna Mechtildis Cantrix faceva ancora echeggiare delle sue devote melodie liturgiche il coro delle monache di Helfta, le sue mistiche elevazioni già venivano piamente trascritte, raccolte e meditate dentro e fuori della sua abbazia.
In seguito, diffuse largamente anche in Italia ed a Firenze, esse impressionarono talmente l'energica Fede di Dante Alighieri, che ne introdusse i più bei squarci nella Divina Commedia, facendo di Donna Matelda una delle più celestiali figure del mondo d'oltre tomba.
Dopo che il Certosino Lanspergio (+ 1539) curò la stampa delle Rivelazioni di S. Gertrude e di S. Metilde, il Liber gratiae specialis divenne per gli Scrittori Ascetici come uno dei più autorevoli libri di testo; così che da più secoli, per l'unanime consenso della Chiesa, esso va esercitando una grande influenza sulla pietà Cattolica, orientandola specialmente verso il Sacro Cuore di Gesù. Infatti, e stato il Liber gratiae specialis quello che, insieme all'Araldo del Divino Amore di S. Gertrude, sin dal secolo XIV ha preparato gli animi dei fedeli alle grandi rivelazioni del Sacro Cuore per opera di S. Margherita Alacoque.
Il titolo di: Liber gratiae specialis venne dato all'opera dal Signore stesso, il quale più volte dichiarò a Santa Metilde di approvare l'opera e di benedirne largamente i lettori.
Ecco il motivo pel quale anch'io ho incoraggiato il pio e bravo nostro D. M. Andreoletti a condurre a termine ed a pubblicare questa versione italiana del: Libro della Grazia speciale.
Peccato, che in Italiano il titolo non rifletta così bene il significato latino!
Lo si sarebbe potuto intitolare italianamente: Storia di un'anima privilegiata, se le mistiche contemplazioni della Veggente di Helfta, appunto perché esclusivamente ispirate alla sacra Liturgia, non si rivolgessero invece a tutte quante le anime Cattoliche.
Dopo il: sentire cum Ecclesia, qui, nell'Abbazia di Helfta, abbiamo esclusivamente: orare cum Ecclesia; meditari cum Ecclesia: questo e non altro.
Milano, 1 Maggio 1939.
+ ILDEFONSO Card. Arciv.
INTRODUZIONE
Santa Metilde di Hackeborn, di una nobile famiglia imparentata con l'Imperatore di Germania Federico II, nacque nel 1241. Della sua vita sappiamo ben poco, perché dobbiamo contentarci delle scarse notizie che se ne trovano in questo libro e in quello dell' Araldo del divino amore di santa Gertrude.
Nell'età di sette anni si fece accettare nel Monastero delle Benedettine di Rodensdorf, dove era già monaca sua sorella maggiore Gertrude. Questa, essendo stata eletta badessa del monastero di Helfta, vi condusse seco la sorella, che aveva 17 anni e la educò con la massima cura.
Metilde aveva ricevuto da Dio eminenti doni naturali, e particolarmente una bellissima voce, per cui le venne affidato l'ufficio di Domna cantrix, Maestra di canto in coro. Ella santamente adempiva il suo ufficio con somma grazia ed abilità, e sapeva dare alle melodie liturgiche espressioni celestiali, a segno che si meritò il plauso del Divino Sposo, il quale si compiacque di chiamarla sua Filomela (suo usignuolo). Col suo talento e la sua grande applicazione allo studio, Metilde in poco tempo fece mirabili progressi nelle scienze divine ed umane, crescendo in pari tempo nella santità. Venne pertanto chiamata ad istruire e formare le educande del monastero. Aveva 20 anni quando le fu affidata una fanciulla di cinque anni, per nome Gertrude, la quale dalla Santa ricevette un'educazione così perfetta sotto ogni rapporto che fu poi Gertrude la grande, santa essa pure.
Le doti naturali, la scienza e la grande santità fecero di Metilde il più prezioso tesoro del monastero; la sua fama irradiò fuori delle mura del chiostro e vi attirò molte persone di ogni ceto, anche sapienti e dotti, i quali da lontano vi accorrevano avidi di ricevere dottrina e consolazioni con gli ardori del divino amore; e a tutti la Santa, come una vera madre, porgeva lumi e conforti. A lei pure ricorse santa Gertrude per avere un giudizio sicuro su le grazie straordinarie che riceveva dal Signore.
Santa Metilde mori il 19 Novembre 1298 e, per concessione della S. Sede, è onorata come santa, il. 26 Febbraio, in parecchie famiglie dell'Ordine di san Benedetto.
Il “Libro della grazia speciale” venne diffuso principalmente da Giovanni Gerecht (in latino Justus), detto Lanspergio; la prima edizione latina preparata con seria diligenza dallo stesso Lanspergio, venne pubblicata nel 1536; ma il libro era già stato diffuso “subito dopo la morte della Santa sotto il titolo di Lode di dama Metilde. La città di Firenze era stata una delle prime a riceverlo, e sino alla rivoluzione si vide il popolo fiorentino ripetere ogni sera davanti alle sacre immagini le lodi che gli erano state trasmesse dalla monaca di Helfta”.
Per questa pubblicazione abbiamo usato della traduzione italiana del 1588, la quale in pochi anni ebbe parecchie edizioni, ma ora non si trova più se non nelle grandi biblioteche pubbliche. Essa è incompleta e molto abbreviata; l'abbiamo corretta e completata con le edizioni dei Benedettini, rispettando la divisione primitiva in cinque Libri verosimilmente fatta dal Lanspergio, aggiungendo in un 6° Libro la narrazione della morte di santa Metilde fatta da santa Gertrude. L'ordine dei capitoli e delle rivelazioni essendo diverso secondo le edizioni, evidentemente non ha nessuna importanza tanto per la cronologia come sotto il rapporto della logica. Nell'edizione italiana inoltre i capitoli talora sono molto lunghi e contengono cose affatto disparate senza nessun richiamo nel titolo. Abbiamo perciò creduto bene di adottare, secondo i casi, un ordine alquanto diverso e più logico. Un copioso indice analitico servirà a ritrovare con facilità i pensieri opportuni. Per altro non è stato nostro intento di fare un'opera critica, ad uso dei dotti, per la quale ci mancavano mezzi e competenza; abbiamo voluto offrire alle anime cristiane un buon libro dove la loro pietà troverà un alimento sostanzioso insieme e piacevole.
Ad uso dei fedeli che non sono addentro nelle questioni teologiche, non sarà inutile qualche schiarimento su le rivelazioni private in generale.
Con la morte degli Apostoli: venne definitivamente chiusa la rivelazione cristiana; è certo che Gesù Cristo per mezzo degli Apostoli ha detto alla sua Chiesa tutto quanto le occorre e potrà occorrerle in ogni tempo sino alla fine del mondo. Si chiamano rivelazioni private quelle che si dicono fatte da Dio, dopo gli Apostoli, ad anime sante in particolare. Tali: rivelazioni particolari, anche quando siano riconosciute come autentiche, non aggiungono nessuna verità nuova al depositò delle verità rivelate affidato alla Chiesa. Né si deve né si può dar loro quell'assenso di fede teologica che si presta alle verità insegnate dalla Chiesa come da Dio rivelate.
E ciò è vero anche nel caso in cui siano approvate dalla Chiesa, perché approvando tali rivelazioni, la Chiesa non intende proporre ai fedeli come oggetto di fede, ma solo dichiarare che si possono piamente credere, ossia che non contengono nulla di contrario né alla Fede né alla vera pietà; inoltre in certi casi riconosce che giovano a diffondere una luce nuova sopra verità rivelate e divozioni particolari. La Chiesa anzi accoglie queste rivelazioni con una certa diffidenza, perché facilmente potrebbero infiltrarsi in esse delle illusioni, non solo per l'azione, ingannatrice del demonio, ma anche perché l'anima che riceve tali: illuminazioni straordinarie potrebbe interpretarle male, sia per la loro oscurità perché Dio spesso presta soltanto una mezza luce, sia per l'imperfezione dei nostri vocaboli umani, sia per il pericolo di fermarsi troppo al senso letterale delle espressioni, dei simboli o delle immagini.
Alle rivelazioni private pertanto non si può prestare che un assenso di fede umana secondo le regole della prudenza. Perciò non commetterebbe peccato di eresia chi le mettesse in dubbio ed anche rifiutasse di ammetterle; ma in certi casi (come, a cagion d'esempio, per le rivelazioni del Sacro Cuore) sarebbe grave temerità respingerle e disprezzarle. La Chiesa ritiene passibili tali rivelazioni, poiché le prende in esame e talora le approva; pertanto chi le disprezzasse tutte in blocco, come “sogni di fantasie esaltate e inezie buone per donnicciuole” secondo il linguaggio di qualche protestante, avrebbe gran torto e mancherebbe grandemente al rispetto dovuto alla Chiesa medesima.
Notiamo che l'anima la quale direttamente riceve queste rivelazioni e le persone cui sano indirizzate, quando, dopo. seria esame, siano sicure che veramente vengono da Dio, non possono senza peccato rifiutare di prestarvi fede, perché sarebbe grave ingiuria contro la veracità divina. Neppure le persone estranee potrebbero senza peccato rifiutare di credere a cose rivelate privatamente quando fossero proprio sicure che Dio ha parlato, la qual cosa sarà assai difficile perché Dio alle persone direttamente interessate darà sempre maggiori e più chiari indizi del suo intervento.
Le rivelazioni di santa Metilde sono tra le più apprezzate nella Chiesa, quantunque non abbiano ricevuta nessuna approvazione particolare; avrebbe gran torto chi le disprezzasse, benché col simbolismo che contengono, urtino le nostre abitudini intellettuali moderne. Bisogna ricordare che “vennero scritte in un tempo in cui tutto si esprimeva con simboli; e inoltre che i nostri vocaboli, i nostri poveri vocaboli vennero inventati per gli usi ordinari della vita, e sono infelici, inquieti, stupiti, come mendicanti intorno ad un trono, quando si adoperano per esprimere i più sublimi fenomeni della vita mistica”.
Le visioni contenute. in questo libro sono per lo più simboliche; ma il simbolo sovente viene svelato da Gesù Cristo medesimo, tal'altra volta dalla Santa o da santa Gertrude dietro ispirazione di Metilde; quando non ne sia manifesta la spiegazione, con un po' di attenzione o di pratica se ne intende il significato.
Prescindendo pure dalla loro ispirazione divina, le rivelazioni di santa Metilde sono opera di gran pregio e di grande utilità per la mirabile dottrina che contengono; illuminano, infatti, di una luce tutta di amore e di pietà parecchi punti della fede, in modo particolare la bontà di Dio e il suo misericordioso amore verso di noi; Gesù Cristo e il suo ufficio di Mediatore che supplisce per le nostre deficienze davanti all'Eterno Padre; le grandi verità che troviamo in San Paolo su la vita di Gesù in noi e nel suo Corpo mistico; il potere ai Maria; la santa Comunione; il Purgatorio; la Comunione dei Santi tra loro e con noi; tutte queste verità vengono esposte in un modo che fa grande impressione.
Santa Metilde fu un'ardente apostola del Sacro Cuore quattro secoli prima delle grandi rivelazioni fatte da Nostro Signore a santa Margherita Maria ne parla frequentemente e ce lo rappresenta sotto i simboli più espressivi: la fornace ardente, il turibolo donde si innalza verso il Padre l'omaggio più perfetto. Vi è però qui una differenza, ed è questa che le rivelazioni di S. Margherita Maria hanno come oggetto quasi essenziale e carattere distintivo la riparazione all'amore di Gesù oltraggiato; questo carattere manca nelle rivelazioni di santa Metilde, quantunque vi si trovi qualche accenno alla riparazione, come quando in tempo di carnevale Gesù cerca un rifugio nel cuore della Santa.
Il Libro della grazia speciale non si può leggere senza sentirsi il cuore infiammato di amore per Gesù Cristo e di divota pietà per la sua Passione, e animato d'a una gran fiducia nella bontà e misericordia di Dio, a segno che si potrebbe chiamarlo il Libro dell'amore e della confidenza.
Da notarsi poi che le visioni della Santa sono avvolte in un'atmosfera liturgica; di solito, specialmente nel primo libro, l'ispirazione nasce da qualche circostanza liturgica che è il punto di partenza delle visioni e delle estasi. Da un'antifona, da un versetto o da un responsorio parte il raggio che illumina la mente della veggente e ne infiamma il cuore. Quali magnifici spettacoli ci presentano, specialmente nel primo Libro, le solennità liturgiche e le solenni comunioni! Vorremo quasi dire che S. Metilde vede e descrive il retroscena soprannaturale e mistico delle funzioni liturgiche. Con quale divozione e con qual frutto assisteremmo noi pure alle sacre funzioni, se ricordando le visioni di santa Metilde fossimo penetrati dal sentimento della presenza di Gesù Cristo e della sua divina Madre, degli Angeli e dei Santi, che vi prendono parte attiva in mezzo a noi!
Le rivelazioni private vanno intese e interpretate con prudenza, senza spingere all'eccesso la lettera e tenendo conto dell'ambiente del tempo in cui vennero fatte, ed anche delle disposizioni del soggetto da Dio scelto per suo strumento. Ciò è vero per tutti i mistici che da Dio ricevono illuminazioni straordinarie; Dio si adatta alla forma dell'istrumento che si degna di adoperare, perciò la sua ispirazione prende l'impronta della formazione intellettuale di quello. Tutto ciò è vero anche di santa Metilde, perciò le scene e le visioni che sono descritte nel suo libro, vanno lette con intenzione soprannaturale e interpretate secondo il retto criterio della fede.
Chi si scandalizzasse di certe espressioni, rimarrebbe “accecato non già dal braciere ardente, ma dal fumo che avvolge la fiamma, perché si sarebbe fermato alla scorza esterna mentre è d'uopo penetrare nella sostanza”. Daremo alcuni esempi.
Nelle rivelazioni di santa Metilde si dice spesso che Gesù è il nostro supplemento, quindi coi suoi meriti supplisce a tutte le nostre debolezze ed alle nostre colpe; questo non vuol dire che Egli ci doni qualche merito senza la nostra cooperazione o ci accordi il perdono delle colpe senza pentimento; ma significa che ci copre del suo amore e dei suoi meriti, dimodochè il Padre guardandoci attraverso Gesù Cristo è disposto ad usarci compatimento e misericordia e a darci tutte le grazie di cui abbiamo bisogno per far bene. Gesù Cristo non intende favorire la nostra pigrizia.
Così dobbiamo dire dell'intercessione dei Santi, ricordando. queste parole di san Giovanni Crisostomo: “Guardiamoci dal dormire nella pigrizia, riposando su l'aiuto dei Santi; le loro preghiere, hanno grande efficacia, ma per risentirne l'effetto, bisogna far penitenza e progredire nella virtù” (Hom. V in Matt.).
Si parta bene spesso in questo libro di accrescimento di meriti e di gloria nei Beati; è evidente che ciò si deve intendere di un aumento che si chiama accidentale, e non del merito sostanziale della visione intuitiva di Dio. Il merito essenziale è definitivamente costituito al punto della morte e non cresce più né mai diminuisce per tutta l'eternità. Si tratta dunque di un soprappiù accidentale, nel senso in cui Gesù disse che gli Angeli godono in cielo quando si converte qualche peccatore.
Quando sant'Agnese riceve da Gesù Cristo7 l'ordine di fare a santa Metilde il dono dei suoi propri meriti, sarebbe errore grossolano pensare che un Santo possa cedere ad un'altra anima il minimo grado di merito; bisogna intendere soltanto che quel Santo presenta a Dio i suoi meriti, con una intercessione più pressante a favore di quell'anima, perché possa ottenere le grazie di cui abbisogna. Tanto è vero che nelle visioni di santa Metilde, i Santi che avevano fatto dono dei loro meriti, li riprendono poi; li avevano dunque dato soltanto come in prestito, perché l'anima li offrisse a Dio per suo vantaggio.
Quando Gesù prega la Madre sua per Metilde e gliela raccomanda, sono preghiere fatte non da Gesù personalmente, ma dai fedeli che. formano il suo Corpo mistico, nel cuore dei quali Gesù forma queste preghiere, imprimendovi sentimenti di divozione fervente verso la Madre sua; oppure è questo un modo di esprimere l'estrema tenerezza di Gesù per sua Madre, tenerezza per la quale Egli è disposto ad accoglierne tutte le domande, come se a Lei le presentasse Egli medesimo. Il bacio dato da Gesù a Maria Vergine è l'espressione dell'amore incomparabile di cui il suo divin Cuore è infiammato verso di lei.
Quando Gesù si mette a disposizione di Metilde, come uno schiavo pronto il fare tutto ciò che le piacerà, vuole in tal modo significare l'ardente amore che lo induce a concederle tutte le grazie ch'ella desidererà secondo l'ordine della divina sapienza. Non possiamo noi dire che Dio è nostro servo, anzi come il nostro schiavo, poiché la nostra preghiera lo costringe a fare la nostra volontà?
In tutti questi casi basta un po' di buon senso cristiano per dissipare ogni difficoltà.
Nelle visioni di santa Metilde, v'è un simbolismo ammirabile; tutto è simbolico in quei magnifici quadri che ci inebriano di gioie celestiali, trasportandoci negli splendori del mondo soprannaturale; persino, ogni colore ha il suo mistico significato. Le vesti sfarzose con ricami e gemme preziose, in Gesù Cristo, nella, B. Vergine, negli angeli e nei Santi, naturalmente esprimono la santità, i meriti e la gloria celeste, cose che non si possono spiegare col nostro linguaggio umano, se non con simboli sfolgoranti della più sublime bellezza. Anche le pene del Purgatorio sono descritte con simboli stupendamente adatti ed espressivi.
Le scene ed espressioni di tenerezza, sensibile, che di frequente s'incontrano nelle visioni della Santa (baci, abbracci), sono simboli dell'amore santo e divino. Soprattutto rispetto a tali visioni è necessario elevarsi ben oltre le figure e le metafore e guardarsi da ogni idea di cose materiali e sensibili. Non trovando vocaboli adatti ad esprimere la unione mistica e la santa familiarità col suo divino Sposo, la Santa naturalmente ricorre al linguaggio ed alle scene dell'amore umano e sensibile, ad imitazione della Sposa del Cantico dei Cantici. Anche la Chiesa nella sua liturgia usa: tali espressioni e tali simboli applicandoli a Maria SS.
È il caso di dire: Omnia munda mundis: tutto, è puro e santo per chi ha puro il cuore; ed anche di ricordare le parole di Nostro Signore: Se il tuo occhio sarà semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso (Matth., VI, 22); se l'intenzione sarà buona, non si incontreranno ombre. Chi ha buon senso non si ferma all'esterno dei vocaboli, ma ne ricerca il senso mistico e più intimo.
Abbiamo dato questi schiarimenti generali onde evitare di introdurre frequenti note nel testo.
Le rivelazioni di santa Metilde, insieme con quelle di santa Gertrude, ebbero su la pietà una influenza considerevole, specialmente nei secoli XVI e XVII. È certo che gli iniziatori della scuola cosiddetta francese (De Bérulle, Condren, Olier) ne fecero l'oggetto delle loro meditazioni; se ne riconosce manifestamente l'influenza nei loro scritti su Gesù Cristo, su la sua vita in noi e, nel suo Corpo mistico, e su la nostra unione costante con Lui nelle opere nostre.
Lo studio delle Rivelazioni di santa Gertrude e di santa Metilde esercitò pure una grande influenza su la formazione di san Giovanni Eudes: il Libro della grazia speciale gli era particolarmente caro.
Aggiungeremo un'altra circostanza onorifica per santa Metilde. Gli amanti degli studi danteschi discutono tra loro per identificare quel personaggio che Dante introdusse nei canti XXVIII - XXXIII del Purgatorio nella Divina Commedia sotto il nome di Donna Matelda. L'opinione tradizionale si fermava alla celebre Matilde contessa di Canossa, la quale fu figlia spirituale e fedele cooperatrice e protettrice di san Gregorio VII. Vari eruditi moderni pensano invece che si tratti di santa Metilde di Hackeborn. Nella edizione francese dei Benedettini (1920) a pagina 163 in nota si legge che “dal confronto tra il canto XXVIII del Purgatorio col capitolò II della Parte II, risulta con evidenza che Dante volle indicare santa Metilde”.
Non è il caso di addentrarci qui in questa questione che va discussa dagli studiosi competenti; ne abbiamo fatto cenno unicamente a gloria di santa Metilde.
SAC. M. ANDREOLETTI..
NB. - La nostra edizione italiana porta questo titolo:
“LIBRO DELLA SPIRITUALE GRATIA, DELLE RIVELATIONI E VISIONI DELLA B. METTILDE VERGINE” diviso in cinque libri: NÈ quali si contengono mirabili sentimenti de' Divini Secreti della dolce Pietà di Dio N. S. mediante i quali ogni divoto Christiano, e specialmente le persone Religiose, ritroveranno una molto utile, e celeste Dottrina, per conoscere et intendere pienamente la dritta via da incamminarsi alla vera perfettione dello spirito.
Raccolto dal santiss. Gio. Lanspergio - Tradotti dal Latino in Italiano, dal R. D. Antonio Ballardini. In Venetia, appresso Nicolò Misserini 1588.
(Dalla prefazione):
(La Beata Mettilde) le cui meravigliose e stupende Rivelationi, e Visioni, chi legge e considera, le ritroverà piene veramente di altissimi e divinissimi sentimenti dello spirito di Dio, che grandemente illuminano le humane menti a conoscere et intendere gli occulti Misterii di Christo, e le secrete cose pertinenti alla nostra salute; et maravigliosamente infiammano i divoti cuori nell'Amor Divino...
Il clementissimo Iddio aprendo il thesoro delle sue divine gratie riempì talmente il santo vaso del virginal cuore di questa B. e Divotissima Vergine Mettilde, che non potendo contenere tanta copia et abbondanza di doni celesti, ha dato a tutti noi sufficiente materia con lo spargimento di quelli, di riempire e satiar parimenti li nostri spiriti per la soavità e dolceza di così santa e benedetta Lettione...
PROLOGO
La Benignità e Umanità del Nostro Salvatore Iddio, il quale tanto misericordiosamente apparve all'uman genere nell'Incarnazione, ogni giorno ancora maggiormente risplende nelle sue opere mirabili, e in questi ultimi tempi, anche in noi e a noi si degna di mostrarsi con tanta generosità. Quante meraviglie Dio abbia operato nei suoi eletti, nessuna lingua umana lo potrà spiegare. Quanti doni Egli sparga nell'anima che fedelmente lo ama, nessun umano discorso lo saprà manifestare: essa sola, quell'anima felice, merita di sperimentare con quale squisita dolcezza e bontà il Signore a lei si esibisca.
Tuttavia, desideriamo con l'aiuto di Dio e per quanto ne saremo capaci, narrare quanti doni Egli abbia sparsi in un'anima che lo amava con tutto il Cuore. Quest'anima santa, con gli occhi dello spirito vide innumerabili misteri dei celesti segreti; ma per la sua umiltà, reputandosi vilissima, non voleva manifestarli, Se non quando le Sue amiche intime Ve la costringevano. E quando si decideva a parlare, diceva una piccola parte soltanto delle cose mirabili che le erano rivelate, e questo per gloria di Dio e costretta dall'obbedienza.
Noi dunque descriveremo nel nome di Gesù, secondo il nostro poco sapere, quello che quell'anima ci ha narrato, a lode e gloria della Somma Veneranda Trinità. Onde vi preghiamo, carissimi in Cristo che leggerete questo libro, di ringraziare il Signore per le grazie ed i beni che da Lui, fonte di ogni bene, furono sparsi in quell'anima ed in ogni creatura.
Che se alcuno in questo libro trovasse cosa meno dottamente scritta, lo preghiamo che per carità ci perdoni perché abbiamo poca perizia nello scrivere, ricordando questo detto di Sant'Agostino: “È carattere e segnalato indizio di buon ingegno amare ed apprezzare nei discorsi non le parole ma le verità, non la forma ma la sostanza”.
Quantunque questo libro dir si possa essere tutto di rivelazioni e di visioni, e che ad ogni pagina contenga cose utilissime per l'edificazione e l'istruzione di tutti, nondimeno per l'utilità del lettore, lo distingueremo in cinque parti. Nella prima si porranno le rivelazioni che, secondo il tempo liturgico, riguardano le feste del Signore, dei Santi e specialmente della B. V. Maria. Nella seconda, riferiremo varie cose pertinenti alla persona cui vennero fatte queste rivelazioni, nelle quali la divozione e la carità dei lettori troveranno molto profitto. Nella terza parte, si porranno alcune istruzioni pertinenti alla divina lode del Signore come alla salute degli uomini. Nella quarta si descriveranno altre cose simili ad utilità e consolazione degli uomini. Nella quinta, infine, si tratterà delle anime dei fedeli, le quali dalla Santa furono vedute nel suo spirito ed aiutate.
Tutti coloro adunque, ai quali Dio infonde lo spirito della sua Carità, la quale, come dice l'Apostolo, tutto crede, tutto spera e si dà tutta a tutti; e quegli ancora che aspirano alla grazia di Dio, tutti accolgano con mente devota questo libro della Grazia Speciale, acciocché essi pure meritino di conseguire tutti quei beni che in detto libro sono scritti e che da Dio sono promessi. Ma se vi troveranno detti che non siano confermati dalla Scrittura, purché non siano contrari né al Vangelo né ai libri dell'Antico Testamento, li commettano alla grazia di Dio, il quale, nel presente come nel passato, quando vuole, manifesta a coloro che lo amano i segreti nascosti della sua sapienza e della sua bontà.
Preghiamo parimenti tutti quelli che leggeranno o udiranno leggere questo libro, di offrire a Nostro Signore Gesù Cristo qualche lode per quell'anima beata, onde almeno si dimostrino grati al Signore, perché si degna con tali incitamenti rinnovare questo mondo invecchiato e gli uomini sommersi nella pigrizia di ogni bene.
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PROEMIO
NASCITA DI SANTA METILDE E SUO INGRESSO NEL MONASTERO
Santa Metilde venne in tal modo prevenuta dalle benedizioni della Divina dolcezza (Ps. XX, 4), che nel momento medesimo della sua nascita, sembrando vicina a spirare, in gran fretta venne dai parenti portata in chiesa perché le fosse subito amministrato il santo Battesimo. Tuttavia, il sacerdote che la battezzò, uomo di grande santità, disse con ispirito profetico: “Perché temete? Questa bambina non è già vicina a morire; essa vivrà molti anni e diventerà una religiosa santa, in cui Dio opererà grandi meraviglie”.
Gesù Cristo rivelò poi a questa vergine il motivo per cui il battesimo le era stato conferito così presto: Egli voleva senza ritardo consacrarne l'anima come un tempio nel quale Dio abitasse con la sua grazia.
Giunta all'età di sette anni, Metilde accompagnò sua madre in un monastero vicino al castello dei suoi parenti e, benché in età ancora sì tenera, volle ad ogni costo rimanervi contro la volontà della genitrice; vi si trovava tanto felice che supplicò le monache ad una ad una di accoglierla nella loro compagnia. I genitori dovettero cedere, né poterono, né con le minacce, né con le carezze, condurla via dal chiostro.
Da quel momento la fanciulla incominciò ad infervorarsi nell'amor di Dio e a goderne con istupendo ardore la dolce e divina soavità. Ogni giorno progrediva sempre più nella pratica di tutte le virtù, a segno che in poco tempo si elevò alla santità più eminente. Tutti ne ammiravano la singolare mansuetudine, la profonda umiltà, la pazienza inalterabile, il grande amo te per la povertà e la fervente divozione. Progrediva principalmènte nella carità verso Dio e verso il prossimo; era squisitamente affabile con tutti, ma specialmente con le persone che si trovavano nell'afflizione e nella prova; a queste anime tribolate porgeva, come una vera madre, conforto e consolazione. Da tutti perciò era grandemente amata; ognuno desiderava di goderne la dolce compagnia; nessuno se ne partiva da lei senza ricevere ammaestramenti e consolazioni, benché, tali impegni le procurassero talvolta gravi noie e disturbi anche per lo spirito.
Fin dai primi anni Dio usava con lei una particolare familiarità, la ricolmava di doni singolari e le rivelava molte cose. Il Signore, in una parola, l'aveva arricchita di una grande abbondanza di beni di ogni sorta. Come se non volesse nulla tralasciare dei suoi tesori, alle gioie spirituali ed ai doni gratuiti soprannaturali, Egli aveva aggiunto i più bei doni naturali. La scienza, l'intelligenza, la conoscenza delle umane lettere, la voce di una meravigliosa soavità: tutto la rendeva adatta ad essere per il monastero un vero tesoro sotto ogni aspetto.
Tuttavia il suo dolcissimo Signore la teneva pure sotto il peso di continue prove e, per verità, dopo tanti doni non poteva mancarle quello della sofferenza; Metilde quindi soffriva quasi sempre forti dolori di capo ed altri acerbissimi mali, ma tutto sopportava in pace, anzi con gioia. L'unico dolore, che per lei era come un supplizio d'inferno, era quello di non poter fruire pienamente, secondo i desideri del suo cuore, della melliflua soavità della divina grazia, per unirsi tutt'intera al suo Diletto nella beata unione del suo amore.
5 giugno 1976 - LA GIUSTIZIA
Mons. Ottavio Michelini
Scrivi, figlio mio:
Sulla terra, nella società umana sussistono vizi e passioni, difficoltà ed imperfezioni di ogni genere. Si riscontrano omissioni di ogni specie.
Sussistono anche le virtú, che vengono praticate con diversi gradi di intensità. Tra queste vi è la giustizia.
La giustizia è una virtú di cui tutti parlano, di cui tutti si fanno propugnatori, che tutti affermano di patrocinare. La realtà, figlio, è un'altra, ben diversa da quella clamorosamente proclamata.
Io te lo dico, figlio mio: se vi è una virtù che sia bistrattata e conculcata è proprio la virtù della giustizia. Questo avviene anche nella mia Chiesa e non da parte solo dei fedeli, ma spesso da parte dei miei sacerdoti e non di rado da parte dei Pastori.
Strano fatto: il mondo ha una sua particolare stima di questa virtù, però la infrange e la calpesta in ogni istante. Ma questo fosse solo del mondo, di cui è principe il Maligno: purtroppo anche nella Chiesa, mio Corpo mistico, questa virtú viene offesa.(p.49)
Come mai? Perché, per praticarla, spesso si ha bisogno essenziale di altre virtú: umiltà e amore. Senza queste due virtù non può sussistere nell'animo umano la giustizia. Quando, e questo succede con frequenza, vedi la giustizia gravemente ferita e l'ingiustizia trionfare, puoi ritenere che la causa prima è la mancanza di umiltà e di amore.
Costume di vita
In " Tu sai che Io ti amo " ho detto che nella Chiesa, mio Corpo mistico, la virtù della giustizia è ferita, a volte gravemente, non solo alla base ma anche al vertice.
Quante sono le anime che soffrono per questo malanno della mia Chiesa! Citazioni di fatti, di casi particolari? No, figlio, perché sono cosí frequenti che si potrebbe ragionevolmente dire: l'infrazione della giustizia è diventata costume di vita.
Ma vi è una ingiustizia che grida vendetta al cospetto di Dio: è il tradimento perpetuato in continuazione dalla incoerenza di coloro che hanno responsabilità fondamentali e personali nella Chiesa.
Non potranno però sottrarsi al particolare e personale giudizio di Dio. Non varrà a giustificare il proprio operato il dire di avere seguito i più. In questo secolo hanno tramutato in costume di vita (p.50) ambizioni, presunzioni ed errori di ogni genere. Non si sono accorti di essere su di una falsa strada.
Nel primo volume " Tu sai che Io ti amo " è chiaramente detto che da un confronto tra la mia vita la loro risulterebbe un contrasto inconfondibile.
Questo confronto dai piú non si osa farlo. Si ha paura? Ma se non si fa adesso, di vostra iniziativa, questo raffronto sarà fatto nel giudizio quando non sarà concessa nessuna possibilità di ricupero!...
Sotto terra
Io, Gesú, ho detto che mi sono noti i capelli che avete in testa; ho detto che premierò anche un solo bicchiere di acqua dato ad un povero per amore mio, ma ho detto pure che chiederò ragione anche di una sola parola oziosa.
A Me tutto è noto, a Me nulla sfugge. Non sarei misericordia infinita e Giustizia infinita se così non fosse.
Ma chi pensa, figlio mio, a questo?
I santi, solo i santi! Chi non è santo non ha tempo di pensare alle cose fondamentali della vita. Chi non tende alla santità è come colui che costruisce la propria casa sulla sabbia.(p.51)
Colui che cerca la santità si premura invece di costruire l'edificio della propria santificazione sulla solida roccia.
Figlio, non ho dunque ragione di insistere perché preghiate e ripariate? Quanti motivi di preghiera e di riparazione non vi sono nella mia Chiesa!
Ti benedico. Conosco l'amarezza di cui è ripieno il tuo animo; un giorno questa amarezza sarà tramutata in gioia; tu ora devi stare sotto terra a marcire. Non sei capito, figliolo? Lo fui forse Io, il tuo Gesù ?
Ti benedico.(p.52)