Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

L'ansietà  è uno dei maggiori traditori che la vera virtù e soda devozione possa mai avere; finge di riscaldarsi al bene operare, ma non lo fa, se non per raffreddarsi, e non ci fa correre che per farci inciampare; e per questo bisogna guardarsene in ogni occasione, particolarmente nell'orazione; e per meglio riuscirci, sarà  bene ricordarsi che le grazie ed i gusti dell'orazione non sono acque della terra ma del cielo, e che perciò tutti i nostri sforzi non bastano a far cadere, benché sia necessario il disporsi con grandissima diligenza sì, ma sempre umile e tranquilla: bisogna tenere il cuore aperto verso il cielo, ed aspettare di là  la celeste rugiada. (San Pio da Pietrelcina)

Liturgia delle Ore - Letture

Domenica della 4° settimana del tempo di Avvento

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 4

1Di nuovo si mise a insegnare lungo il mare. E si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli salì su una barca e là restò seduto, stando in mare, mentre la folla era a terra lungo la riva.2Insegnava loro molte cose in parabole e diceva loro nel suo insegnamento:3"Ascoltate. Ecco, uscì il seminatore a seminare.4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e vennero gli uccelli e la divorarono.5Un'altra cadde fra i sassi, dove non c'era molta terra, e subito spuntò perché non c'era un terreno profondo;6ma quando si levò il sole, restò bruciata e, non avendo radice, si seccò.7Un'altra cadde tra le spine; le spine crebbero, la soffocarono e non diede frutto.8E un'altra cadde sulla terra buona, diede frutto che venne su e crebbe, e rese ora il trenta, ora il sessanta e ora il cento per uno".9E diceva: "Chi ha orecchi per intendere intenda!".

10Quando poi fu solo, i suoi insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli disse loro:11"A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio; a quelli di fuori invece tutto viene esposto in parabole,12perché:

'guardino, ma non vedano, ascoltino, ma non intendano,
perché non si convertano e venga loro perdonato'".

13Continuò dicendo loro: "Se non comprendete questa parabola, come potrete capire tutte le altre parabole?14Il seminatore semina la parola.15Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la parola; ma quando l'ascoltano, subito viene satana, e porta via la parola seminata in loro.16Similmente quelli che ricevono il seme sulle pietre sono coloro che, quando ascoltano la parola, subito l'accolgono con gioia,17ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della parola, subito si abbattono.18Altri sono quelli che ricevono il seme tra le spine: sono coloro che hanno ascoltato la parola,19ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e l'inganno della ricchezza e tutte le altre bramosie, soffocano la parola e questa rimane senza frutto.20Quelli poi che ricevono il seme su un terreno buono, sono coloro che ascoltano la parola, l'accolgono e portano frutto nella misura chi del trenta, chi del sessanta, chi del cento per uno".

21Diceva loro: "Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O piuttosto per metterla sul lucerniere?22Non c'è nulla infatti di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce.23Se uno ha orecchi per intendere, intenda!".
24Diceva loro: "Fate attenzione a quello che udite: Con la stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi; anzi vi sarà dato di più.25Poiché a chi ha, sarà dato e a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha".

26Diceva: "Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra;27dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa.28Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga.29Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura".

30Diceva: "A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo?31Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra;32ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra".

33Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere.34Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa.

35In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: "Passiamo all'altra riva".36E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui.37Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena.38Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: "Maestro, non t'importa che moriamo?".39Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: "Taci, calmati!". Il vento cessò e vi fu grande bonaccia.40Poi disse loro: "Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?".41E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: "Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?".


Secondo libro di Samuele 20

1Ora si trovava là un uomo iniquo chiamato Sèba, figlio di Bicrì, un Beniaminita, il quale suonò la tromba e disse:

"Non abbiamo alcuna parte con Davide
e non abbiamo un'eredità con il figlio di Iesse.
Ognuno alle proprie tende, Israele!".

2Tutti gli Israeliti si allontanarono da Davide per seguire Sèba, figlio di Bicrì; ma gli uomini di Giuda rimasero attaccati al loro re e lo accompagnarono dal Giordano fino a Gerusalemme.3Davide entrò nella reggia a Gerusalemme. Il re prese le dieci concubine che aveva lasciate a custodia della reggia e le mise in un domicilio sorvegliato; egli somministrava loro gli alimenti, ma non si accostava loro; rimasero così recluse fino al giorno della loro morte, in stato di vedovanza perenne.4Poi il re disse ad Amasà: "Radunami tutti gli uomini di Giuda in tre giorni; poi vieni qui".5Amasà dunque partì per adunare gli uomini di Giuda; ma tardò più del tempo fissato.6Allora Davide disse ad Abisài: "Sèba figlio di Bicrì ci farà ora più male di Assalonne; prendi i servi del tuo signore e inseguilo, perché non trovi fortezze e ci sfugga".7Abisài uscì per la spedizione, seguito dalla gente di Ioab, dai Cretei, dai Peletei e da tutti i prodi; uscirono da Gerusalemme per inseguire Sèba figlio di Bicrì.

8Si trovavano presso la grande pietra che è in Gàbaon, quando Amasà venne loro incontro. Ioab indossava la veste militare, sopra la quale portava la cintura con la spada pendente dai fianchi nel fodero; egli la fece uscire e cadere.9Ioab disse ad Amasà: "Stai bene, fratello mio?" e con la destra prese Amasà per la barba per baciarlo.10Amasà non fece attenzione alla spada che Ioab aveva nell'altra mano; Ioab lo colpì al basso ventre e ne sparse le viscere a terra; non lo colpì una seconda volta perché era già morto. Poi Ioab e Abisài suo fratello inseguirono Sèba, figlio di Bicrì.11Uno dei giovani di Ioab era rimasto presso Amasà e diceva: "Chi ama Ioab e chi è per Davide segua Ioab!".12Intanto Amasà si rotolava nel sangue in mezzo alla strada e quell'uomo si accorse che tutto il popolo si fermava. Allora trascinò Amasà fuori della strada in un campo e gli buttò addosso una veste, perché quanti gli arrivavano vicino lo vedevano e si fermavano.13Quando esso fu tolto dalla strada, tutti passarono al seguito di Ioab per dare la caccia a Sèba, figlio di Bicrì.
14Attraversarono il territorio di tutte le tribù d'Israele fino ad Abel-Bet-Maacà, dove tutti quelli della famiglia di Bicrì erano stati convocati ed erano entrati al seguito di Sèba.15Vennero dunque, assediarono Sèba in Abel-Bet-Maacà e innalzarono contro la città un terrapieno; tutto il popolo che era con Ioab scavava per demolire le mura.16Allora una donna saggia gridò dalla città: "Ascoltate, ascoltate! Dite a Ioab di avvicinarsi, gli voglio parlare!".17Quando egli si fu avvicinato, la donna gli chiese: "Sei tu Ioab?". Egli rispose: "Sì". Allora essa gli disse: "Ascolta la parola della tua schiava". Egli rispose: "Ascolto".18Riprese: "Una volta si soleva dire: Si interroghi bene ad Abèl e a Dan per sapere se sono venute meno le costumanze19stabilite dai fedeli d'Israele. Tu cerchi di far perire una città che è una madre in Israele. Perché vuoi distruggere l'eredità del Signore?".20Ioab rispose: "Lungi, lungi da me l'idea di distruggere e di rovinare.21La questione è diversa: un uomo delle montagne di Èfraim, chiamato Sèba, figlio di Bicrì, ha alzato la mano contro il re Davide. Consegnatemi lui solo e io mi allontanerò dalla città". La donna disse a Ioab: "Ecco, la sua testa ti sarà gettata dall'alto delle mura".22Allora la donna rientrò in città e parlò a tutto il popolo con saggezza; così quelli tagliarono la testa a Sèba, figlio di Bicrì, e la gettarono a Ioab. Egli fece suonare la tromba; tutti si dispersero lontano dalla città e ognuno andò alla propria tenda. Poi Ioab tornò a Gerusalemme presso il re.
23Ioab era a capo di tutto l'esercito d'Israele; Benaià, figlio di Ioiadà, era capo dei Cretei e dei Peletei;24Adoràm sovrintendeva ai lavori forzati; Giosafat, figlio di Achilùd, era archivista;25Seraià era scriba; Zadòk ed Ebiatàr erano sacerdoti e anche Ira lo Iairita era ministro di Davide.


Siracide 34

1Speranze vane e fallaci sono proprie dell'uomo
insensato,
i sogni danno le ali agli stolti.
2Come uno che afferra le ombre e insegue il vento,
così chi si appoggia ai sogni.
3Questo dopo quello: tale la visione di sogni,
di fronte a un volto l'immagine di un volto.
4Dall'impuro che cosa potrà uscire di puro?
E dal falso che cosa potrà uscire di vero?
5Oracoli, auspici e sogni sono cose vane,
come vaneggia la mente di una donna in doglie.
6Se non sono inviati dall'Altissimo in una sua visita,
non permettere che se ne occupi la tua mente.
7I sogni hanno indotto molti in errore,
hanno deviato quanti avevano in essi sperato.
8Senza menzogna si deve adempiere la legge,
la sapienza in bocca verace è perfezione.

9Chi ha viaggiato conosce molte cose,
chi ha molta esperienza parlerà con intelligenza.
10Chi non ha avuto delle prove, poco conosce;
chi ha viaggiato ha accresciuto l'accortezza.
11Ho visto molte cose nei miei viaggi;
il mio sapere è più che le mie parole.
12Spesso ho corso pericoli mortali;
ma sono stato salvato grazie alla mia esperienza.
13Lo spirito di coloro che temono il Signore vivrà,
perché la loro speranza è posta in colui che li salva.
14Chi teme il Signore non ha paura di nulla,
e non teme perché egli è la sua speranza.
15Beata l'anima di chi teme il Signore;
a chi si appoggia? Chi è il suo sostegno?
16Gli occhi del Signore sono su coloro che lo amano,
protezione potente e sostegno di forza,
riparo dal vento infuocato e riparo dal sole meridiano,
difesa contro gli ostacoli, soccorso nella caduta;
17solleva l'anima e illumina gli occhi,
concede sanità, vita e benedizione.

18Sacrificare il frutto dell'ingiustizia è un'offerta da
burla;
i doni dei malvagi non sono graditi.
19L'Altissimo non gradisce le offerte degli empi,
e per la moltitudine delle vittime non perdona i peccati.
20Sacrifica un figlio davanti al proprio padre
chi offre un sacrificio con i beni dei poveri.
21Il pane dei bisognosi è la vita dei poveri,
toglierlo a loro è commettere un assassinio.
22Uccide il prossimo chi gli toglie il nutrimento,
versa sangue chi rifiuta il salario all'operaio.
23Uno edifica, l'altro abbatte:
che vantaggio se ne ricava oltre la fatica?
Uno prega, l'altro maledice:
quale delle due voci ascolterà il Signore?
24.25Lavarsi dopo aver toccato un morto, poi toccarlo di
nuovo:
quale utilità c'è in simile abluzione?
26Così l'uomo che digiuna per i suoi peccati
e poi va e li commette di nuovo.
Chi ascolterà la sua supplica?
Quale utilità c'è nella sua umiliazione?


Salmi 18

1'Al maestro del coro. Di Davide, servo del Signore, che rivolse al Signore le parole di questo canto, quando il Signore lo liberò dal potere di tutti i suoi nemici,2 e dalla mano di Saul. Disse dunque:'

Ti amo, Signore, mia forza,
3Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore;
mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo;
mio scudo e baluardo, mia potente salvezza.
4Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.

5Mi circondavano flutti di morte,
mi travolgevano torrenti impetuosi;
6già mi avvolgevano i lacci degli inferi,
già mi stringevano agguati mortali.
7Nel mio affanno invocai il Signore,
nell'angoscia gridai al mio Dio:
dal suo tempio ascoltò la mia voce,
al suo orecchio pervenne il mio grido.

8La terra tremò e si scosse;
vacillarono le fondamenta dei monti,
si scossero perché egli era sdegnato.
9Dalle sue narici saliva fumo,
dalla sua bocca un fuoco divorante;
da lui sprizzavano carboni ardenti.
10Abbassò i cieli e discese,
fosca caligine sotto i suoi piedi.

11Cavalcava un cherubino e volava,
si librava sulle ali del vento.
12Si avvolgeva di tenebre come di velo,
acque oscure e dense nubi lo coprivano.
13Davanti al suo fulgore si dissipavano le nubi
con grandine e carboni ardenti.
14Il Signore tuonò dal cielo,
l'Altissimo fece udire la sua voce:
grandine e carboni ardenti.
15Scagliò saette e li disperse,
fulminò con folgori e li sconfisse.
16Allora apparve il fondo del mare,
si scoprirono le fondamenta del mondo,
per la tua minaccia, Signore,
per lo spirare del tuo furore.

17Stese la mano dall'alto e mi prese,
mi sollevò dalle grandi acque,
18mi liberò da nemici potenti,
da coloro che mi odiavano
ed eran più forti di me.
19Mi assalirono nel giorno di sventura,
ma il Signore fu mio sostegno;
20mi portò al largo,
mi liberò perché mi vuol bene.

21Il Signore mi tratta secondo la mia giustizia,
mi ripaga secondo l'innocenza delle mie mani;
22perché ho custodito le vie del Signore,
non ho abbandonato empiamente il mio Dio.
23I suoi giudizi mi stanno tutti davanti,
non ho respinto da me la sua legge;
24ma integro sono stato con lui
e mi sono guardato dalla colpa.
25Il Signore mi rende secondo la mia giustizia,
secondo l'innocenza delle mie mani davanti ai suoi occhi.

26Con l'uomo buono tu sei buono
con l'uomo integro tu sei integro,
27con l'uomo puro tu sei puro,
con il perverso tu sei astuto.
28Perché tu salvi il popolo degli umili,
ma abbassi gli occhi dei superbi.
29Tu, Signore, sei luce alla mia lampada;
il mio Dio rischiara le mie tenebre.
30Con te mi lancerò contro le schiere,
con il mio Dio scavalcherò le mura.

31La via di Dio è diritta,
la parola del Signore è provata al fuoco;
egli è scudo per chi in lui si rifugia.
32Infatti, chi è Dio, se non il Signore?
O chi è rupe, se non il nostro Dio?
33Il Dio che mi ha cinto di vigore
e ha reso integro il mio cammino;
34mi ha dato agilità come di cerve,
sulle alture mi ha fatto stare saldo;
35ha addestrato le mie mani alla battaglia,
le mie braccia a tender l'arco di bronzo.

36Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza,
la tua destra mi ha sostenuto,
la tua bontà mi ha fatto crescere.
37Hai spianato la via ai miei passi,
i miei piedi non hanno vacillato.
38Ho inseguito i miei nemici e li ho raggiunti,
non sono tornato senza averli annientati.
39Li ho colpiti e non si sono rialzati,
sono caduti sotto i miei piedi.
40Tu mi hai cinto di forza per la guerra,
hai piegato sotto di me gli avversari.

41Dei nemici mi hai mostrato le spalle,
hai disperso quanti mi odiavano.
42Hanno gridato e nessuno li ha salvati,
al Signore, ma non ha risposto.
43Come polvere al vento li ho dispersi,
calpestati come fango delle strade.
44Mi hai scampato dal popolo in rivolta,
mi hai posto a capo delle nazioni.
Un popolo che non conoscevo mi ha servito;
45all'udirmi, subito mi obbedivano,
stranieri cercavano il mio favore,
46impallidivano uomini stranieri
e uscivano tremanti dai loro nascondigli.

47Viva il Signore e benedetta la mia rupe,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
48Dio, tu mi accordi la rivincita
e sottometti i popoli al mio giogo,
49mi scampi dai nemici furenti,
dei miei avversari mi fai trionfare
e mi liberi dall'uomo violento.

50Per questo, Signore, ti loderò tra i popoli
e canterò inni di gioia al tuo nome.
51Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato,
a Davide e alla sua discendenza per sempre.


Daniele 1

1L'anno terzo del regno di Ioiakìm re di Giuda, Nabucodònosor re di Babilonia marciò su Gerusalemme e la cinse d'assedio.2Il Signore mise Ioiakìm re di Giuda nelle sue mani, insieme con una parte degli arredi del tempio di Dio, ed egli li trasportò in Sennaàr e depositò gli arredi nel tesoro del tempio del suo dio.
3Il re ordinò ad Asfenàz, capo dei suoi funzionari di corte, di condurgli giovani israeliti di stirpe reale o di famiglia nobile,4senza difetti, di bell'aspetto, dotati di ogni scienza, educati, intelligenti e tali da poter stare nella reggia, per essere istruiti nella scrittura e nella lingua dei Caldei.
5Il re assegnò loro una razione giornaliera di vivande e di vino della sua tavola; dovevano esser educati per tre anni, al termine dei quali sarebbero entrati al servizio del re.6Fra di loro vi erano alcuni Giudei: Daniele, Anania, Misaele e Azaria;7però il capo dei funzionari di corte chiamò Daniele Baltazzàr; Anania Sadràch; Misaele Mesàch e Azaria Abdènego.
8Ma Daniele decise in cuor suo di non contaminarsi con le vivande del re e con il vino dei suoi banchetti e chiese al capo dei funzionari di non farlo contaminare.
9Dio fece sì che Daniele incontrasse la benevolenza e la simpatia del capo dei funzionari.10Però egli disse a Daniele: "Io temo che il re mio signore, che ha stabilito quello che dovete mangiare e bere, trovi le vostre facce più magre di quelle degli altri giovani della vostra età e io così mi renda colpevole davanti al re".11Ma Daniele disse al custode, al quale il capo dei funzionari aveva affidato Daniele, Anania, Misaele e Azaria:12"Mettici alla prova per dieci giorni, dandoci da mangiare legumi e da bere acqua,13poi si confrontino, alla tua presenza, le nostre facce con quelle dei giovani che mangiano le vivande del re; quindi deciderai di fare con noi tuoi servi come avrai constatato".14Egli acconsentì e fece la prova per dieci giorni;15terminati questi, si vide che le loro facce erano più belle e più floride di quelle di tutti gli altri giovani che mangiavano le vivande del re.16D'allora in poi il sovrintendente fece togliere l'assegnazione delle vivande e del vino e diede loro soltanto legumi.
17Dio concesse a questi quattro giovani di conoscere e comprendere ogni scrittura e ogni sapienza e rese Daniele interprete di visioni e di sogni.
18Terminato il tempo stabilito dal re entro il quale i giovani dovevano essergli presentati, il capo dei funzionari li portò a Nabucodònosor.19Il re parlò con loro, ma fra tutti non si trovò nessuno pari a Daniele, Anania, Misaele e Azaria, i quali rimasero al servizio del re;20in qualunque affare di sapienza e intelligenza su cui il re li interrogasse, li trovò dieci volte superiori a tutti i maghi e astrologi che c'erano in tutto il suo regno.21Così Daniele vi rimase fino al primo anno del re Ciro.


Apocalisse 18

1Dopo ciò, vidi un altro angelo discendere dal cielo con grande potere e la terra fu illuminata dal suo splendore.
2Gridò a gran voce:

"È caduta, è caduta
Babilonia la grande
ed è diventata covo di demòni,
carcere di ogni spirito immondo,
carcere d'ogni uccello impuro e aborrito
e carcere di ogni bestia immonda e aborrita.
3Perché tutte le nazioni hanno bevuto del vino
della sua sfrenata prostituzione,
i re della terra si sono prostituiti con essa
e i mercanti della terra si sono arricchiti
del suo lusso sfrenato".

4Poi udii un'altra voce dal cielo:
"Uscite, popolo mio, da Babilonia
per non associarvi ai suoi peccati
e non ricevere parte dei suoi flagelli.
5Perché i suoi peccati si sono accumulati fino al cielo
e Dio si è ricordato delle sue iniquità.
6Pagatela con la sua stessa moneta,
retribuitele il doppio dei suoi misfatti.
Versatele doppia misura nella coppa con cui mesceva.
7Tutto ciò che ha speso per la sua gloria e il suo lusso,
restituiteglielo in tanto tormento e afflizione.
Poiché diceva in cuor suo:
Io seggo regina,
vedova non sono e lutto non vedrò;
8per questo, in un solo giorno,
verranno su di lei questi flagelli:
morte, lutto e fame;
sarà bruciata dal fuoco,
poiché potente Signore è Dio
che l'ha condannata".

9I re della terra che si sono prostituiti e han vissuto nel fasto con essa piangeranno e si lamenteranno a causa di lei, quando vedranno il fumo del suo incendio,10tenendosi a distanza per paura dei suoi tormenti e diranno:

"Guai, guai, immensa città,
Babilonia, possente città;
in un'ora sola è giunta la tua condanna!".

11Anche i mercanti della terra piangono e gemono su di lei, perché nessuno compera più le loro merci:12carichi d'oro, d'argento e di pietre preziose, di perle, di lino, di porpora, di seta e di scarlatto; legni profumati di ogni specie, oggetti d'avorio, di legno, di bronzo, di ferro, di marmo;13cinnamòmo, amòmo, profumi, unguento, incenso, vino, olio, fior di farina, frumento, bestiame, greggi, cavalli, cocchi, schiavi e vite umane.

14"I frutti che ti piacevano tanto,
tutto quel lusso e quello splendore
sono perduti per te,
mai più potranno trovarli".

15I mercanti divenuti ricchi per essa, si terranno a distanza per timore dei suoi tormenti; piangendo e gemendo, diranno:

16"Guai, guai, immensa città,
tutta ammantata di bisso,
di porpora e di scarlatto,
adorna d'oro,
di pietre preziose e di perle!
17In un'ora sola
è andata dispersa sì grande ricchezza!".

Tutti i comandanti di navi e l'intera ciurma, i naviganti e quanti commerciano per mare se ne stanno a distanza,18e gridano guardando il fumo del suo incendio: "Quale città fu mai somigliante all'immensa città?".19Gettandosi sul capo la polvere gridano, piangono e gemono:

"Guai, guai, immensa città,
del cui lusso arricchirono
quanti avevano navi sul mare!
In un'ora sola fu ridotta a un deserto!
20Esulta, o cielo, su di essa,
e voi, santi, apostoli, profeti,
perché condannando Babilonia
Dio vi ha reso giustizia!".

21Un angelo possente prese allora una pietra grande come una mola, e la gettò nel mare esclamando:

"Con la stessa violenza sarà precipitata
Babilonia, la grande città
e più non riapparirà.
22La voce degli arpisti e dei musici,
dei flautisti e dei suonatori di tromba,
non si udrà più in te;
ed ogni artigiano di qualsiasi mestiere
non si troverà più in te;
e la voce della mola
non si udrà più in te;
23e la luce della lampada
non brillerà più in te;
e voce di sposo e di sposa
non si udrà più in te.
Perché i tuoi mercanti erano i grandi della terra;
perché tutte le nazioni dalle tue malìe furon sedotte.
24In essa fu trovato il sangue dei profeti e dei santi
e di tutti coloro che furono uccisi sulla terra".


Capitolo LVII: Non ci si deve abbattere eccessivamente quando si cade in qualche mancanza

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1. O figlio, più mi è cara l'umile sopportazione nelle avversità, che la pienezza di devota consolazione del tempo favorevole. Perché ti rattrista una piccolezza che venga detta contro di te? Anche se si trattasse di qualcosa di più, non dovresti turbarti. Lascia andare, invece. Non è cosa strana; non è la prima volta, né sarà l'ultima, se vivrai a lungo. Tu sei molto forte fino a che nulla ti contraria; sai persino dare buoni consigli e fare forza ad altri con le tue parole. Ma non appena si presenta alla tua porta un'improvvisa tribolazione, consiglio e forza ti vengono meno. Guarda alla tua grande fragilità, che hai constatata molto spesso, di fronte a piccole contraddizioni. Pure, è per il tuo bene che accadono simili cose; deponile, dunque, dal tuo cuore, come meglio puoi. E se una cosa ti colpisce, non per questo ti abbatta o ti tenga legato a lungo. Sopporta almeno con pazienza, se non ti riesce con gioia. Anche se una cosa te la senti dire malvolentieri e ne provi indignazione, devi dominarti; non devi permettere che dalla tua bocca esca alcunché di ingiusto, che dia scandalo ai semplici. Ben presto l'eccitazione emotiva si placherà, e l'eterna sofferenza si farà più lieve, con il ritorno della grazia.

2. Ecco, "io vivo - dice il Signore -" (Is 49,18), pronto ad aiutarti più ancora del solito, se a me ti affiderai, devotamente invocandomi. "Tu sii più rassegnato" (Bar 4,30); sii pronto a una maggiore sopportazione. Non è del tutto inutile che tu ti senta tribolato e fortemente tentato: sei un uomo, e non Dio; carne, non spirito angelico. Come potresti mantenerti sempre nel medesimo stato di virtù, quando questo venne meno a un angelo, in cielo, e al primo uomo, nel paradiso? Io sono "colui che solleva e libera quelli che piangono" (Gb 5,11); colui che innalza alla mia condizione divina quelli che riconoscono la loro debolezza. O Signore, benedetta sia la tua parola, dolce al mio orecchio "più del miele di favo" (Sal 18,11). Che farei io mai, in così grandi tribolazioni e nelle mie angustie, se tu non mi confortassi con le tue sante parole? Purché, alla fine, io giunga al porto della salvezza, che importa quali e quanto grandi cose dovrò aver patito? Concedimi un felice concepimento, un felice trapasso da questo mondo. "Ricordati di me , o mio Dio" (2Esd 13,22) e conducimi nel tuo regno, per retto cammino. Amen.


LETTERA 225: Prospero d'Aquitania ad Agostino " illustre difensore della fede cattolica "

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta nel 428 o 429.

Prospero d'Aquitania ad Agostino " illustre difensore della fede cattolica " (n. 1), ragguagliandolo degli ultimi avanzi dell'eresia pelagiana soprattutto tra i Marsigliesi e sulle lamentele riguardo a quanto Agostino aveva scritto sulla distinzione degli uomini, la chiamata di Dio alla fede e circa la predestinazione degli eletti (nn. 2-4), sulla grazia proveniente e sul numero determinato degli eletti (nn. 5-6) e chiedendogli d'esporgli chiaramente i punti più oscuri di tale questione (nn. 7-9).

PROSPERO AL BEATISSIMO SIGNORE PADRE AGOSTINO, PATRONO INEFFABILMENTE MIRABILE, INCOMPARABILMENTE DEGNO D'ONORE ED EMINENTE TRA TUTTI

Agostino strenuo difensore della grazia.

1. Sebbene io ti sia ignoto d'aspetto, nondimeno ti sono in qualche misura già noto - se ti ricordi - per i miei sentimenti e per le mie espressioni, poiché ti ho inviato e ho ricevuto una lettera per le mani del santo fratello, il diacono Leonzio. Se oso ancora scrivere alla Beatitudine tua, lo faccio non solo per il desiderio di porgerti, come allora, il mio saluto, ma anche per il mio attaccamento alla fede, di cui vive la Chiesa. Conoscendo la zelante premura con cui vegli su tutti i membri del corpo di Cristo 1 e come lotti con la forza della verità contro le insidie delle eresie, non ho alcun timore d'esserti molesto e importuno se ti parlo d'un affare che riguarda la salvezza di molti e parimenti la tua pietà. Mi riterrei anzi colpevole se, degli errori che mi avvedo essere molto dannosi, non informassi il difensore qualificato della fede.

Opposizione ad Agostino dei monaci di Marsiglia.

2. Tra i servi di Cristo residenti nella città di Marsiglia, molti reputano contrarie al pensiero dei Padri e al sentimento della Chiesa tutte le idee che, negli scritti della Santità tua contro l'eresia di Pelagio, hai esposte riguardo alla vocazione degli eletti fondata sul decreto di Dio. Per un certo tempo hanno preferito incolpare la tardità della loro intelligenza, anziché biasimare ciò che non comprendevano, e alcuni di essi avevano intenzione di domandare alla Beatitudine tua una spiegazione più chiara e più particolareggiata di questo problema. Per disposizione della divina misericordia capitò allora che, avendo incontrato lo stesso genere di difficoltà alcune persone dell'Africa, tu pubblicassi l'opera intitolata La correzione e la grazia piena d'argomenti desunti dalle Sacre Scritture. Essendo poi quest'opera venuta a nostra conoscenza per una felice, insperata occasione, credemmo che si sarebbero sopite tutte le lagnanze degli oppositori, poiché in essa era la risposta così piena e perfetta a tutte le questioni sulle quali si voleva consultare la Santità tua, che sembrava che tu l'avessi composta appunto per calmare l'agitazione sorta in mezzo a noi. Ma, in realtà, come l'attenta lettura di quell'opera della Beatitudine tua ha apportato aumento di luce e di scienza a quelli che già seguivano la santa e apostolica autorità del tuo insegnamento, così ha allontanato ancor più quelli che erano impediti di seguirlo dalle tenebre del pregiudizio. Divergenza così netta da parte di costoro è da tenersi anzitutto nei confronti di loro stessi, perché lo spirito dell'eresia pelagiana potrebbe ingannare persone così illustri e così segnalate per il loro zelo nella pratica di tutte le virtù; in secondo luogo c'è da temere altresì che i semplici, che hanno un gran rispetto per quelli in considerazione della loro virtù, pensino di poter seguire, in perfetta sicurezza, dottrine insegnate da quei tali di cui accettano l'autorità senza discutere.

Rigettano la predestinazione insegnata da Agostino.

3. Ecco dunque la dottrina ch'essi professano: Ogni uomo ha peccato per il fatto che ha peccato Adamo; nessuno si salva in virtù delle opere proprie ma in virtù della grazia di Dio mediante la rigenerazione battesimale. Cionondimeno a tutti gli uomini, senza eccezione, è offerta la propiziazione contenuta nel sacramento del sangue di Cristo, di modo che chiunque vuole accostarsi alla fede e al battesimo è in grado di salvarsi. D'altra parte Dio nella sua prescienza conosce, prima della creazione del mondo, quelli che crederanno e quelli che persisteranno nella fede con l'aiuto susseguente della sua grazia. Dio inoltre ha predestinato al suo regno 2 coloro di cui prevedeva che, dopo essere stati chiamati gratuitamente alla fede, sarebbero stati degni di essere eletti e sarebbero usciti da questa vita con una santa morte. Ecco perché gl'insegnamenti divini ammoniscono ciascuno a credere e ad agire in modo che nessuno deve disperare di ottenere la vita eterna, essendo preparata la ricompensa per quanti amano Dio con tutto il cuore. Riguardo poi al decreto col quale Dio chiama alla fede e in virtù del quale sarebbe stata fatta una separazione tra gli eletti e i reietti prima dell'inizio del mondo, o della creazione del genere umano, di modo che, a seconda del volere del Creatore, alcuni sarebbero dei recipienti nobili e altri recipienti ignobili 3: tale ipotesi toglie, a chi è caduto, la preoccupazione di rialzarsi e offre ai santi un'occasione di tiepidezza, poiché sarebbe inutile lo sforzo da parte degli uni e degli altri nel caso che né i riprovati possano entrare nel regno malgrado tutta la loro diligenza né gli eletti possano esserne privati malgrado la loro negligenza. Comunque essi si comportino, non potrà accadere loro se non quello che Dio ha già stabilito; con una speranza così incerta è impossibile correre con risolutezza poiché vano sarà ogni sforzo teso verso la salvezza, se Dio ha predisposto diversamente nella sua predestinazione. In tal modo ammettere un decreto di Dio che previene la volontà umana equivale a eliminare ogni impegno di fare il bene e a sopprimere le virtù, e, sotto il nome di predestinazione, a introdurre una specie di fatalismo o ad affermare che il Signore ha creato nature di specie differenti, se è vero che nessuno può essere una cosa diversa da quello che è stato creato. Insomma, per riassumere le loro opinioni in modo breve e completo, tutte le obiezioni che in quel libro la Santità tua si è poste contro se medesima, prendendole dalle idee dei suoi contraddittori, e anche tutte quelle a te fatte su questo problema da Giuliano nei libri che tu hai scritti contro di lui, e da te rigorosamente confutate, questi santi uomini le proclamano come proprie con estrema violenza. E quando noi adduciamo contro di loro i libri della Beatitudine tua corredati da validissime e innumerevoli citazioni delle Sacre Scritture e noi stessi aggiungiamo altre prove, seguendo il modello dei tuoi insegnamenti, per metterli alle strette, cercano di giustificare la loro ostinazione ricorrendo alla tradizione e affermano che da nessun ecclesiastico sono stati mai spiegati, nel senso in cui sono intesi attualmente, i passi dell'epistola dell'apostolo Paolo ai Romani 4, con cui si cerca di dimostrare l'esistenza della grazia di Dio che previene i meriti degli eletti. Quando però domandiamo loro di spiegare quei passi secondo il senso degli autori di cui vogliono seguire l'opinione, riconoscono di non aver trovato ancora alcuna spiegazione che li soddisfi e pretendono che non si parli di misteri, di cui nessuno ha mai potuto penetrare la profondità. Alla fine la loro ostinazione totale arriva al punto di dichiarare che la nostra dottrina è d'ostacolo all'edificazione spirituale di chi ci ascolta e perciò, anche ammesso che sia vera, non dovremmo divulgarla, perché sarebbe pericoloso trasmettere un insegnamento che non dev'essere accolto, mentre non v'è alcun inconveniente a tacere su problemi incomprensibili.

Tesi di altri più vicine a Pelagio.

4. Alcuni di loro, però, si allontanano tanto poco dai sentieri dei Pelagiani che, quando sono costretti ad ammettere la grazia di Cristo e la sua priorità rispetto ad ogni merito umano - poiché, se fosse largita in compenso dei meriti, non potrebbe più chiamarsi grazia - pretendono che questa grazia si riferisca all'atto della creazione in cui ogni individuo, prima che potesse meritare nulla poiché non esisteva ancora, è stato costituito dalla grazia del Creatore come un essere libero e ragionevole, di modo che, distinguendo il bene e il male 5, possa indirizzare la propria volontà alla conoscenza di Dio e all'osservanza dei suoi comandamenti e arrivare alla grazia della rigenerazione in Cristo, naturalmente con le forze della natura, domandando, cercando, bussando 6; in tal modo se riceve, se trova, se entra, si deve al motivo che, avendo fatto buon uso della natura, ha meritato, con l'aiuto della grazia iniziale, di arrivare alla grazia salvatrice di Cristo. Quanto al decreto con cui Dio chiama gli uomini (alla salvezza) lo fanno consistere solo nel fatto che Dio ha stabilito di non accogliere alcuno nel suo regno, se non mediante il sacramento della rinascita, mentre sostengono che tutti senza eccezione sono chiamati al dono della salvezza, sia mediante la legge naturale, sia mediante la Legge scritta, sia mediante la predicazione del Vangelo. In tal modo, da una parte diventano figli di Dio tutti coloro che lo vogliono, dall'altra sono inescusabili quelli che non vogliono abbracciare la fede (e sono perciò puniti), poiché la giustizia di Dio vuole che si perdano coloro che non hanno voluto credere 7, mentre la sua bontà si manifesta nel fatto che non esclude nessuno dalla vita eterna, ma vuole che tutti gli uomini senza eccezione si salvino e giungano alla conoscenza della verità 8. Essi citano, a tal proposito, come prove, alcuni passi delle divine Scritture in cui viene esortata e incitata la volontà degli uomini all'obbedienza, lasciando al loro libero arbitrio di fare o di trascurare ciò che loro è comandato. E come di un prevaricatore si dice che non ha ubbidito perché non ha voluto, così è anche logico, secondo loro, affermare senza esitazione del fedele ch'è stato obbediente perché lo ha voluto; ciascuno d'altronde ha uguale potere di fare tanto il male che il bene e l'animo si muove con uguale impulso verso i vizi o verso le virtù; la grazia di Dio sostiene chi tende verso il bene, mentre una giusta condanna attende chi segue il male.

La prescienza di Dio e i futuribili.

5. Tuttavia nella discussione si obietta loro il caso dell'innumerevole moltitudine di bambini i quali, senza avere altri peccati che quello originale, in forza del quale tutti gli uomini, alla loro nascita, incorrono nella condanna che dovette subire il primo uomo, e senza avere ancora l'uso del libero arbitrio, né aver compiuto azioni personali, si vedono separati gli uni dagli altri, non senza giustizia da parte di Dio, al punto che, destinati ad esser tolti da questa vita prima di poter distinguere il bene dal male, gli uni, grazie alla rigenerazione 9, vengono accolti come eredi del regno celeste, mentre gli altri, non avendo ricevuto il battesimo passano nella schiera di coloro destinati a subire la morte eterna. Questi bambini - rispondono essi - si perdono e si salvano secondo la previsione che la scienza di Dio ha avuta di quello che diverrebbero nella maggiore età, se fossero preservati fino all'età in cui si è capaci d'agire responsabilmente. Non si rendono conto che la grazia di Dio, la quale - a quanto essi sostengono - accompagna ma non precede i meriti umani, arrivano a farla dipendere anche dalle volontà che, secondo la loro immaginazione, ammettono essere prevenute dalla stessa grazia. Ma essi sono talmente ostinati a far dipendere la scelta di Dio da meriti irreali, quali che siano, che, non esistendo meriti anteriori, ne immaginano di futuri che però non esisteranno giammai, e con una nuova specie d'assurdità immaginano che sia stato previsto ciò che non si compirà giammai e che ciò ch'è stato previsto non si sia compiuto. Ma questa prescienza divina dei meriti umani, secondo la quale si comporterebbe la grazia della chiamata (alla salvezza) credono di poterla invocare a più giusto titolo quando si vengono a considerare quelle nazioni (pagane) cui nei secoli passati Dio ha lasciato seguire le loro vie 10, e quelle che ancora attualmente si perdono a causa dell'empietà dell'antica loro ignoranza, senza essere state illuminate né dalla luce della Legge né da quella del Vangelo; d'altra parte però, nella misura in cui è stata aperta ai predicatori la porta ed è stato accordato l'accesso, un popolo (i pagani), che giaceva nelle tenebre e all'ombra della morte, ha visto una gran luce 11, e un popolo che un tempo non era il popolo di Dio, adesso invece lo è, e coloro di cui Dio un tempo non aveva avuto pietà, adesso invece hanno ottenuto misericordia 12, ciò - dicono - è avvenuto perché il Signore ha conosciuto, nella sua prescienza, quelli che avrebbero creduto e ha voluto che ogni nazione ricevesse i maestri, che dispensano la sua parola, al tempo in cui in una nazione ci fossero volontà disposte a credere. Ciò inoltre non mette in dubbio il detto (della Sacra Scrittura) secondo il quale Dio vuole che tutti gli uomini si salvino e possano giungere alla conoscenza della verità 13, e sono senza scusa quanti, da una parte potevano con la sola intelligenza naturale arrivare al culto dovuto al solo vero Dio, e d'altra parte non hanno avuto la grazia d'ascoltare la predicazione del Vangelo solo perché non lo avrebbero accettato.

Per i Marsigliesi la grazia è dovuta ai meriti.

6. Nostro Signor Gesù Cristo - dicono poi - è morto per tutto il genere umano e dalla redenzione, frutto del suo sangue, non è escluso assolutamente nessuno, anche se trascorre la propria vita nella totale ignoranza di lui, poiché il sacramento della misericordia di Dio è destinato a tutti gli uomini e perciò, se molti non vengono rigenerati con quel sacramento, ciò si deve solo al fatto che Dio prevede che non hanno la volontà di riceverlo. Per quanto dunque dipende da lui, Dio tiene preparata per tutti la vita eterna, ma, per quanto dipende dal libero arbitrio, essa è conseguita da quanti credono spontaneamente in Dio e, per merito di questa fede, ricevono l'aiuto della grazia. Ma il motivo principale che ha spinto costoro, dalla cui opposizione ci sentiamo urtati, a predicare una grazia di tal fatta, mentre prima ne avevano un'idea giusta, è questa: se riconoscessero che la grazia previene tutti i meriti e accorda ad essi la possibilità di esistere, dovrebbero necessariamente ammettere che Dio, in virtù d'un decreto dell'eterna sua volontà e d'una decisione arcana, ma constatabile nei suoi effetti, crea da una parte recipienti destinati ad usi nobili, dall'altra recipienti destinati a usi ignobili 14, poiché nessuno è giustificato se non in virtù della grazia e nessuno nasce se non nel peccato 15. Orbene, è proprio questo ch'essi rifiutano di riconoscere, e hanno timore d'attribuire all'azione di Dio i meriti dei santi e non vogliono ammettere che il numero degli eletti non può né aumentare né diminuire, poiché in tal caso non avrebbero più ragione di essere le esortazioni coni cui si stimolano gl'infedeli e i (Cristiani) negligenti e sarebbe inutile l'incoraggiamento all'attività e al lavoro rivolto a uno il cui zelo sarà vano se non è uno degli eletti; si può insomma esortare uno a correggersi o a diventare migliore solo se saprà che può diventare buono col proprio impegno e che la propria libertà riceverà l'aiuto di Dio nel caso in cui essa avrà scelto di ubbidire ai comandamenti di Dio. E così, poiché in coloro, che sono giunti all'uso della ragione, sono due i fattori della salvezza: la grazia di Dio e l'ubbidienza dell'uomo, pretendono che questa preceda la grazia e, pertanto, bisognerebbe credere che l'inizio della salvezza dipende da chi è salvato e non da chi salva, ed è la volontà umana a procurarsi il soccorso della grazia divina e non già la grazia ad assoggettare a se stessa la volontà umana.

Le teorie dei Marsigliesi assai pericolose.

7. Che tali idee siano quanto mai erronee ce l'ha rivelato la misericordia di Dio e ce l'ha insegnato la Beatitudine tua. Noi quindi possiamo rifiutare ad esse il nostro assenso, ma non abbiamo la stessa autorità di coloro che le professano: questi infatti non sono soltanto di molto superiori a noi per i meriti della loro vita, ma alcuni di loro, in vista dell'onore del sommo sacerdozio da loro ottenuto, occupano un grado molto più elevato del nostro e difficilmente si trova, salvo un piccolo numero d'intrepidi amanti della grazia perfetta, chi osi opporsi agl'insegnamenti di personalità tanto eminenti. Perciò, con la nuova dignità, è cresciuto il pericolo non solo per coloro che ascoltano i loro insegnamenti, ma anche per coloro che li espongono agli uditori, dal momento che il rispetto dovuto ad essi induce molti a chiudersi in un silenzio infruttuoso oppure a dare un assenso non ragionato; essi stessi infine considerano quanto mai salutare una dottrina che non incontra alcuna opposizione. Poiché dunque in questi avanzi dell'eresia pelagiana si alimenta la radice velenosa d'una funesta virulenza; se è vero che è male riporre nell'uomo il principio della sua salvezza; ch'è un'empietà mettere la volontà umana al di sopra di quella divina, quando si dice che uno ottiene l'aiuto di Dio perché lo vuole e non già che uno vuole perché è aiutato; se è male credere che l'uomo, nato nel male, può cominciare ad accogliere in sé il bene da parte di se stesso e non da parte del sommo Bene; se è vero che uno piace a Dio solo grazie ai doni di lui, concedici in questa situazione, o papa beatissimo e ottimo padre, l'aiuto della tua Pietà, per quanto lo potrai con la grazia di Dio, degnandoti di delucidarci con le spiegazioni più chiare possibili i punti particolarmente oscuri e difficili a comprendersi riguardo alle suddette questioni.

Principali punti da spiegare

8. E anzitutto, poiché la maggior parte di essi crede che questo dissenso non comporta alcuna alterazione alla fede cristiana, mostra quanto pericolo ci sia nella loro convinzione, e in secondo luogo come la grazia preveniente e cooperante, di cui tu parli, non impedisce per nulla il libero arbitrio. Risolvi poi quest'altro quesito: la prescienza di Dio va forse sempre d'accordo col suo decreto, di modo che anche ciò ch'è decretato debba esser considerato come previsto, oppure queste due cose hanno forse una funzione diversa e distinta a seconda dei vari casi e delle categorie delle persone? Così, poiché la chiamata alla salvezza è diversa per i diversi individui, uno potrebbe immaginare che, riguardo a coloro che si salvano senza che debbano far nulla, il decreto di Dio esiste per così dire da solo, mentre riguardo a coloro che devono fare le opere buone (per salvarsi), il decreto di Dio può basarsi sulla sua prescienza. Oppure, ugualmente per ogni caso, la conoscenza di Dio è, in qualche misura, sempre subordinata al suo decreto, sebbene essa, nel rapporto temporale, non possa distinguersi da quello, di modo che, come non c'è cosa alcuna, quale che sia la sua natura, che la conoscenza di Dio non l'abbia prevenuta, così non c'è in noi bene alcuno che non derivi a noi per partecipazione (del sommo Bene) e non provenga da Dio come dal suo autore. Spiegaci infine come la predicazione del decreto di Dio, in virtù del quale diventano fedeli quelli che sono predestinati alla vita eterna, non sarebbe d'ostacolo a nessuno di quelli che dobbiamo esortare a credere e che nemmeno coloro che non sperassero d'esservi predestinati potrebbero aver un pretesto di abbandonarsi alla negligenza. Ti preghiamo inoltre che, sopportando con pazienza la nostra scarsa intelligenza, ci mostri come si può risolvere l'obiezione secondo la quale, esaminando il pensiero degli antichi autori su questo problema, si trovano quasi tutti unanimi nel credere che il decreto di Dio riguardo alla predestinazione si fondi sulla prescienza e perciò fa degli uni dei recipienti nobili e degli altri dei recipienti ignobili 16, perché prevede come terminerebbe la vita di ciascuna persona e ha conosciuto prima quali sarebbero, sotto l'azione coadiuvante della grazia, la sua volontà e le sue azioni.

Agostino s'adoperi per confutare quegli errori.

9. Una volta che avrai spiegato chiaramente questi quesiti, e ne avrai risolti molti altri che il tuo sguardo penetrante può vedere più attinenti alla nostra questione, crediamo e speriamo non solo che per mezzo dei tuoi insegnamenti la nostra fragilità si rafforzerà, ma che anche gli stessi personaggi, illustri per i loro meriti e per l'alta loro dignità, ora offuscati dalle tenebre delle loro false teorie, riceveranno, purificata da ogni impurità, la luce della grazia. D'altronde uno di essi, personaggio di particolare autorità e studioso di problemi spirituali, Ilario, santo vescovo di Arles, è un tuo ammiratore e - lo sappia la Beatitudine tua - seguace per quanto riguarda tutti gli altri punti della tua dottrina; quanto invece al punto che suscita i suoi rimproveri, già da tempo vorrebbe esporre alla Santità tua la sua opinione. Ma poiché non sappiamo con certezza se lo farà e a quale scopo lo farà e poiché la nostra fiacchezza, per una provvidenza della grazia di Dio a favore dei nostri tempi, riprende fiato nel vigore della tua carità e della tua scienza, prosegui a istruire i semplici e a redarguire i superbi. Sarà utile e anche necessario che tu torni a scrivere su ciò che hai già scritto, perché non si reputi poco importante ciò che non viene confutato parecchie volte. Essi infatti reputano sano ciò che non apporta dolore e non sentono una lesione ricoperta dalla pelle; capiscano invece che, se una parte del corpo ha un tumore persistente, sarà necessario intervenire con un'operazione chirurgica. La grazia di Dio e la pace di nostro Signor Gesù Cristo ti coroni in ogni momento e, dopo averti condotto di virtù in virtù, ti glorifichi per l'eternità, o signore e papa beatissimo, difensore ineffabilmente mirabile, incomparabilmente degno d'onore, eminente su tutti noi.

 

1 - Cf. Ef 5, 30; 1 Cor 12, 27.

2 - Ef 1, 4; Mt 25, 34.

3 - Cf. Rm 9, 18. 21.

4 - Cf. Rm 9, 14-21.

5 - Eb 5, 14.

6 - Mt 7, 7-8; Lc 11, 9-10.

7 - Rm 1, 20.

8 - 1 Tm 2, 4.

9 - Eb 5, 14.

10 - At 14, 15.

11 - Is 9, 2; Mt 4, 16.

12 - Os 2, 24. 23; Rm 9, 25; 1 Pt 2, 10.

13 - 1 Tm 2, 4.

14 - Rm 9, 21.

15 - Cf. Rm 3, 24.

16 - Rm 9, 21.


Capitolo VIII: Maria è con Dio Signora di tutte le creature, potentissima, sapientissima, ricchissima e perpetuissima.

Lo specchio della Beata Vergine Maria - Beato Corrado di Sassonia

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Ave, Maria piena di grazia, il Signore è con te. Abbiamo veduto sopra come Maria per la purissima innocenza della vita meritamente sia salutata con l'Ave ; abbiamo veduto pure come per la copiosissima abbondanza di grazia sia detta piena di grazia ; dobbiamo ora vedere come per la specialissìma presenza di Dio meritamente si soggiunge che il Signore sarebbe stato con lei. Il Signore dunque è con te. O grande Gabriele ! è cosa grande ciò che alla grande Maria tu annunzi del grande Signore. È cosa grande ciò che a lei tu dici : II Signore è con te.
Ma dicci quanto e in qual modo è con lei ? Ed ecco S. Agostino rispondendoci in persona di Gabriele dice (Serm. 195. n. 2) : " II Signore è con te, ma più che con me ; il Signore è con te, ma non come con me. Sebbene infatti il Signore sia con me, me stesso ha creato il Signore, da te invece deve nascere il Signore ". Il Signore dunque è con te, o Maria ! Ma quale e quanto Signore? Certamente il Signore di tutti generalmente, il Signore degli uomini specialmente, il Signore tuo singolarmente, o Maria. Il Signore, dico, della creatura universale generalmente, il Signore della creatura razionale specialmente, il Signore della tua aula verginale singolarmente, o Maria.
Dobbiamo considerare, o carissimi, che questo Signore di cui si dice : il Signore è teco, egli è il Signore della creatura universale generalmente ; onde nel 9° di Giuditta : Il Signore dei cieli, creatore delle acque e Signore di ogni creatura ; e nell'8° della Sapienza : II Signore di tutti amò lei. Di tutti in verità universalmente, di tutte le cose, dico, visibili ed invisibili. Questo universale Signore di tutti fu con Maria in tal modo che la fece essa pure Signora universale di tutti, Signora, dico., del cielo e Signora del mondo. Per questo ben dice S. Anselmo (Orat. 52 in initio) : " O Regina del cielo e , Signora del mondo, madre di lui che monda il mondo, confesso che il mio cuore è troppo immondo ". Ma ecco, questo universale Signore di tutti è un Signore potentissimo, un Signore sapientissimo, un Signore ricchissimo, un Signore perpetuissimo. Un signore infatti senza potenza, un signore senza sapienza; un signore senza ricchezza, un signore senza perpetuità sarebbe un signore meno perfetto : un signore dunque impotente, un signore insipiente, un signore povero, un signore non permanente si considera meno. Il Signore dunque universale è Signore potentissimo in volontà, sapientissimo in verità, ricchissimo in proprietà; perpetuissimo in eternità.
In 1° luogo ponete mente, o carissimi, che il Signore universale che è con Maria, egli è Signore potentissimo in volontà, come ben di questo Signore dice il profeta (Psalm. 134. n. 6) : Tutte le cose che il Signore volle, le fece : in cielo, in terra, nel mare e in tutti gli abissi. Dunque nessuno né in cielo, né in terra, né in tutti gli abissi dell'inferno può resistere alla volontà di un sì potentissimo Signore, testificandone Mardocheo che di questo Signore nel 12° di Ester dice : Signore, re onnipotente, sotto il tuo comando stanno tutte le cose e non vi è chi possa resistere alla tua volontà. Ecco, o Maria, quanto è grande il Signore, quanto è potentissimo il Signore che è con te! E poiché il Signore potentissimo è potentissimamente con te, per questo anche tu con lui sei potentissima, per lui sei potentissima, sei potentissima presso di lui talmente che in verità tu puoi dire col 24° dell'Ecclesiastico : In Gerusalemme la mia potestà. Gerusalemme raffigura la Chiesa trionfante in cielo e la Chiesa militante in terra. Poiché veramente tanto in cielo quanto in terra ha potestà la Madre potentissima del Creatore. La quale potentissima la riconosce Anselmo quando pregandola dice (Loc. cit.) : " Esaudiscimi pietosa, siimi propizia, aiutami potentissima perché siano purificate le immondezze della mia mente e illuminate le mie tenebre ". Il Signore dunque è con te, o Maria potentissima.
In 2° luogo ponete mente, o carissimi, che il Signore universale che è con Maria è Signore sapientissimo in verità. Egli infatti è il Signore di cui nel salmo si dice (Psalm. 146. 5) : Grande il Signore nostro, e grande la sua virtù, e della sua sapienza non vi è confine. O quanto sapientissimo il Signore alla cui sapienza niente può fallire, può nascondersi e tutte le cose manifeste ed occulte conosce. Tutte le opere nostre buone e cattive, tutte le nostre parole buone e cattive, tutti i pensieri e i desideri nostri buoni e cattivi il Signore li sa ; onde Pietro nel 21° di Giovanni : Signore, tu sai tutto. Ecco, o Maria, quale è e quanto è sapientissimo il Signore che è con te. E poiché il Signore sapientissimo è con te sapientissimamente, per questo anche tu sei sapientissima con lui, sapientissima per lui. Tu infatti fosti raffigurata per quella Abigail di cui nel capo 25° del 1° dei Re si dice : E quella donna era prudentissima e bella. Maria tanto prudentissima, tanto sapientissima fu che Anselmo di essa audacemente può dire (Homil. 9. circa finem) : " Tutti i tesori della sapienza e della scienza in Maria ". Il Signore dunque è con te, o Maria sapientissima.
In 3° luogo ponete niente, o carissimi, che il Signore universale che è con Maria è Signore ricchissimo ira proprietà, come di questo Signore ben attesta il profeta dicendo (Psalm. 23. 1) : Del Signore è la terra e la sua pienezza, l’orbe della terra e tutti gli abitanti di lui. Del Signore certamente è non solo la terra e la sua pienezza, ma anche il cielo e la sua pienezza. Tuoi infatti sono i cieli, o Signore, e tua la terra perché il Cielo del cielo al Signore. Di questo Signore dunque sono tutte le cose, il cielo e la terra, le corporali e le spirituali, ogni natura, ogni grazia, ogni celeste gloria, tutte le cose sono proprietà del Signore. Il Signore dunque è ricchissimo, come anche 1' Apostolo dice nel 10° ai Romani : Lo Stesso il Signore di tutti, ricco per tutti coloro che lo invocano. Ecco, o Maria, quanto grande e come ricchissimo è il Signore che è con te ! E poiché il Signore ricchissimo è ricchissimamente con te, per questo ricchissima sei con lui, in modo che con verità ti si può dire col 31° dei Proverbi : Molte figlie hanno ammassato ricchezze, ma tu le hai superate tutte. La figlia Agnese, la figlia Cecilia, la figlia Lucia, la figlia Agata, la figlia Caterina e molte altre figlie, molte altre sante vergini e molte altre anime giuste ammassarono ricchezze di virtù e di grazie, ricchezze di meriti e di premi, ma tu, o Maria, con tutte le ricchezze le hai superate eccellentissimamente tutte.
O quanto è ricca Maria in gloria, che tanto ricca fu in miseria ! O quanto è ricca in cielo quella che fu tanto ricca nel mondo ! O quanto ricca è nell’anima sua colei che fu tanto ricca nella carne sua! talché anche S. Bernardo esclamando dice (Homil. 3 super Missus) : " O ricca per tutti e sopra tutti, o Maria.! della cui sostanza una piccola parte è sufficiente a distruggere i delitti di tutto il mondo ". Il Signore dunque è con te, o Maria ricchissima.
In 4° luogo ponete mente, o carissimi, che il Signore universale che è con Maria, è perpetuissimo in eternità, onde avete nel 15° dell’Esodo : II Signore regnerà in eterno ed oltre ; e nel salmo (Psalm. 101, 13) di questo Signore si dice : Tu poi, o Signore, rimani in eterno. Ecco, o Maria, quanto è grande e perpetuissimo il Signore che è con te, e poiché il Signore perpetuissimo è con te perpetuissimamente, per questo tu pure sei perpetuissima in eterno con lui. Tu infatti quel trono perpetuo, trono in eterno, trono del Figlio di Dio, di cui per il Profeta Dio Padre dice (Psalm. 88, 38) : II trono suo come sole nel mio cospetto e come luna perfetta in eterno. Veramente in eterno ; onde non solo con verità diciamo : Tu poi, o Signore, in eterno permani, ma anche con verità possiamo dire : Tu poi, o Signora, in eterno permani. Che meraviglia, se Maria stessa rimanga nel suo Figlio in eterno, quando anche i benefici di Maria nei suoi servi rimangono in eterno ? Dice infatti S. Bernardo (Serm. 2 in Pentec. n. 4) : “ In te, o Maria, gli angeli trovano la letizia, i giusti la grazia, i peccatori il perdono in eterno ". Il Signore dunque è con te, o Maria perpetuissima. Godi adesso, o Maria, godi. E adesso il Signore potentissimo è così con te che tu sei potentissima con lui; il Signore sapientissimo è così con te che tu sei sapieutissima con lui; il Signore ricchissimo è così con te che tu sei ricchissima con lui ; il Signore perpetuissimo è così con te che tu sei perpetuissima con lui. Su dunque, o potentissima Signora, sii a noi impotenti, ausiliatrice ; orsù, o Sapientissima Signora, sii a noi insipienti consiliatrice ; orsù, o ricchissima Signora, sii a noi poveri arricchitrice ; orsù, o Signora perpetuissima, sii a noi deficienti, perpetuatrice, in ogni bene.


Montevideo (Uruguay), 7 marzo 1996. Il compito che ti ho affidato.

Don Stefano Gobbi

«Continua questo tuo così faticoso viaggio, per fare Cenacoli in tante città di questo continente di America Latina, ove la Mamma Celeste viene amata e sempre più glorificata. Vedi come il trionfo del mio Cuore Immacolato diventa qui una meravigliosa realtà. Quanto riesci a fare è umanamente impossibile; Io ti sostengo e ti conduco; Io ti do forza e sollievo, perché i tempi del mio trionfo sono arrivati e tu devi adempiere al compito che ti ho affidato di portare tutti nel sicuro rifugio del mio Cuore Immacolato.

- Il compito che ti ho affidato è di portare nel mio giardino materno i bambini, esposti a molti pericoli, sottoposti a tante violenze, avviati sulle strade dolorose del peccato e della impurità. Questa generazione perversa e cattiva ogni giorno tende insidie a questi piccoli, che Gesù protegge nel recinto del suo amore divino e a cui manifesta i segreti del suo Padre Celeste.

- Il compito che ti ho affidato è di condurre alla consacrazione al mio Cuore Immacolato i giovani, per sottrarli al grande pericolo di allontanarsi da Gesù e da Me. Il mondo cattivo in cui vivete quanto seduce i giovani, con l'offrire ad essi il pane avvelenato del peccato e del male, del piacere e della impurità, del divertimento e della droga. Io conduco i giovani dentro il sicuro rifugio del mio Cuore Immacolato, perché siano da Me difesi e protetti da tutti i pericoli, formati e condotti sulla strada dell'amore e della santità, della mortificazione e della purezza, della penitenza e della preghiera. Così mi formo la schiera dei miei giovani, chiamati ad entrare nei tempi nuovi, che la Mamma Celeste prepara per la Chiesa e per tutta l'umanità.

- Il compito che ti ho affidato è di portare nel recinto luminoso del mio Cuore Immacolato le famiglie cristiane, perché siano da Me aiutate a vivere nella unità e nella fedeltà, nella preghiera e nell'amore, disponibili al dono della vita, che deve essere sempre accolta, protetta e gelosamente custodita.

- Il compito che ti ho affidato è di condurre nel sicuro rifugio del mio Cuore Immacolato i Sacerdoti, che sono i figli della mia materna predilezione, perché siano da Me consolati ed incoraggiati, aiutati a diventare ministri ferventi di Gesù, che devono rivivere nella vita ed annunciare fedelmente nel suo Vangelo.

- Il compito che ti ho affidato è di portare dentro il mio Cuore Immacolato tutto questo grande continente di America Latina che mi appartiene e che Io custodisco con gelosia materna.

Va, mio piccolo bambino, ancora per poco tempo, su tutte le strade del mondo, verso popoli e nazioni tanto lontane, a cui Io ti porto con amore e con gioia. Ormai devi entrare nella seconda fase della tua esistenza e prepararti a vivere quanto di grande Io ti domando nell'amore e nel dolore, perché la tua missione si compia e così tu possa portare a termine il compito che ti ho affidato».