Liturgia delle Ore - Letture
Domenica della 4° settimana del tempo di Avvento
Vangelo secondo Matteo 12
1In quel tempo Gesù passò tra le messi in giorno di sabato, e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere spighe e le mangiavano.2Ciò vedendo, i farisei gli dissero: "Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare in giorno di sabato".3Ed egli rispose: "Non avete letto quello che fece Davide quando ebbe fame insieme ai suoi compagni?4Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell'offerta, che non era lecito mangiare né a lui né ai suoi compagni, ma solo ai sacerdoti?5O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa?6Ora io vi dico che qui c'è qualcosa più grande del tempio.7Se aveste compreso che cosa significa: 'Misericordia io voglio e non sacrificio', non avreste condannato individui senza colpa.8Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato".
9Allontanatosi di là, andò nella loro sinagoga.10Ed ecco, c'era un uomo che aveva una mano inaridita, ed essi chiesero a Gesù: "È permesso curare di sabato?". Dicevano ciò per accusarlo.11Ed egli disse loro: "Chi tra voi, avendo una pecora, se questa gli cade di sabato in una fossa, non l'afferra e la tira fuori?12Ora, quanto è più prezioso un uomo di una pecora! Perciò è permesso fare del bene anche di sabato".13E rivolto all'uomo, gli disse: "Stendi la mano". Egli la stese, e quella ritornò sana come l'altra.14I farisei però, usciti, tennero consiglio contro di lui per toglierlo di mezzo.
15Ma Gesù, saputolo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli guarì tutti,16ordinando loro di non divulgarlo,17perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia:
18'Ecco il mio servo che io ho scelto;
il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto.
Porrò il mio spirito sopra di lui
e annunzierà la giustizia alle genti.'
19'Non contenderà, né griderà,
né si udrà sulle piazze la sua voce.'
20'La canna infranta non spezzerà,
non spegnerà il lucignolo fumigante,
finché abbia fatto trionfare la giustizia;'
21'nel suo nome spereranno le genti.'
22In quel tempo gli fu portato un indemoniato, cieco e muto, ed egli lo guarì, sicché il muto parlava e vedeva.23E tutta la folla era sbalordita e diceva: "Non è forse costui il figlio di Davide?".24Ma i farisei, udendo questo, presero a dire: "Costui scaccia i demòni in nome di Beelzebùl, principe dei demòni".
25Ma egli, conosciuto il loro pensiero, disse loro: "Ogni regno discorde cade in rovina e nessuna città o famiglia discorde può reggersi.26Ora, se satana scaccia satana, egli è discorde con se stesso; come potrà dunque reggersi il suo regno?27E se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri figli in nome di chi li scacciano? Per questo loro stessi saranno i vostri giudici.28Ma se io scaccio i demòni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il regno di Dio.29Come potrebbe uno penetrare nella casa dell'uomo forte e rapirgli le sue cose, se prima non lo lega? Allora soltanto gli potrà saccheggiare la casa.30Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde.31Perciò io vi dico: Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata.32A chiunque parlerà male del Figlio dell'uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro.
33Se prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono; se prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l'albero.34Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? Poiché la bocca parla dalla pienezza del cuore.35L'uomo buono dal suo buon tesoro trae cose buone, mentre l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae cose cattive.36Ma io vi dico che di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio;37poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato".
38Allora alcuni scribi e farisei lo interrogarono: "Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno". Ed egli rispose:39"Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta.40Come infatti 'Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce', così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.41Quelli di Nìnive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c'è più di Giona!42La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall'estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c'è più di Salomone!
43Quando lo spirito immondo esce da un uomo, se ne va per luoghi aridi cercando sollievo, ma non ne trova.44Allora dice: Ritornerò alla mia abitazione, da cui sono uscito. E tornato la trova vuota, spazzata e adorna.45Allora va, si prende sette altri spiriti peggiori ed entra a prendervi dimora; e la nuova condizione di quell'uomo diventa peggiore della prima. Così avverrà anche a questa generazione perversa".
46Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli.47Qualcuno gli disse: "Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti".48Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?".49Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: "Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli;50perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre".
Secondo libro dei Re 6
1I figli dei profeti dissero a Eliseo: "Ecco, il luogo in cui ci raduniamo alla tua presenza è troppo stretto per noi.2Andiamo fino al Giordano; là prenderemo una trave per ciascuno e ci costruiremo una residenza". Quegli rispose: "Andate!".3Uno disse: "Degnati di venire anche tu con i tuoi servi". Egli rispose: "Ci verrò".4E andò con loro. Giunti al Giordano, tagliarono alcuni alberi.5Ora, mentre uno abbatteva un tronco, il ferro dell'ascia gli cadde in acqua. Egli gridò: "Oh, mio signore! Era stato preso in prestito!".6L'uomo di Dio domandò: "Dove è caduto?". Gli mostrò il posto. Eliseo, allora, tagliò un legno e lo gettò in quel punto e il ferro venne a galla.7Disse: "Prendilo!". Quegli stese la mano e lo prese.
8Mentre il re di Aram era in guerra contro Israele, in un consiglio con i suoi ufficiali disse: "In quel tal posto sarà il mio accampamento".9L'uomo di Dio mandò a dire al re di Israele: "Guardati dal passare per quel punto, perché là stanno scendendo gli Aramei".10Il re di Israele mandò a esplorare il punto indicatogli dall'uomo di Dio. Questi l'avvertiva e il re si metteva in guardia; ciò accadde non una volta o due soltanto.11Molto turbato in cuor suo per questo fatto, il re di Aram convocò i suoi ufficiali e disse loro: "Non mi potreste indicare chi dei nostri è per il re di Israele?".12Uno degli ufficiali rispose: "No, re mio signore, perché Eliseo profeta di Israele riferisce al re di Israele quanto tu dici nella tua camera da letto".13Quegli disse: "Andate, informatevi dove sia costui; io manderò a prenderlo". Gli fu riferito: "Ecco, sta in Dotan".14Egli mandò là cavalli, carri e un bel numero di soldati; vi giunsero di notte e circondarono la città.
15Il giorno dopo, l'uomo di Dio, alzatosi di buon mattino, uscì. Ecco, un esercito circondava la città con cavalli e carri. Il suo servo disse: "Ohimè, mio signore, come faremo?".16Quegli rispose: "Non temere, perché i nostri sono più numerosi dei loro".17Eliseo pregò così: "Signore, apri i suoi occhi; egli veda". Il Signore aprì gli occhi del servo, che vide. Ecco, il monte era pieno di cavalli e di carri di fuoco intorno a Eliseo.
18Poiché gli Aramei scendevano verso di lui, Eliseo pregò il Signore: "Oh, colpisci questa gente di cecità!". E il Signore li colpì di cecità secondo la parola di Eliseo.19Disse loro Eliseo: "Non è questa la strada e non è questa la città. Seguitemi e io vi condurrò dall'uomo che cercate". Egli li condusse in Samaria.20Quando giunsero in Samaria, Eliseo disse: "Signore, apri i loro occhi; essi vedano!". Il Signore aprì i loro occhi ed essi videro. Erano in mezzo a Samaria!
21Il re di Israele quando li vide, disse a Eliseo: "Li devo uccidere, padre mio?".22Quegli rispose: "Non ucciderli. Forse uccidi uno che hai fatto prigioniero con la spada e con l'arco? Piuttosto metti davanti a loro pane e acqua; mangino e bevano, poi se ne vadano dal loro padrone".23Fu imbandito loro un gran banchetto. Dopo che ebbero mangiato e bevuto, li congedò ed essi se ne andarono dal loro padrone. Le bande aramee non penetrarono più nel paese di Israele.
24Dopo tali cose Ben-Hadàd, re di Aram, radunò tutto il suo esercito e venne ad assediare Samaria.25Ci fu una carestia eccezionale in Samaria, mentre l'assedio si faceva più duro, tanto che una testa d'asino si vendeva ottanta sicli d'argento e un quarto di 'qab' di tuberi cinque sicli.26Mentre il re di Israele passava sulle mura, una donna gli gridò contro: "Aiuto, mio signore re!".27Rispose: "Non ti aiuta neppure il Signore! Come potrei aiutarti io? Forse con il prodotto dell'aia o con quello del torchio?".28Il re aggiunse: "Che hai?". Quella rispose: "Questa donna mi ha detto: Dammi tuo figlio; mangiamocelo oggi. Mio figlio ce lo mangeremo domani.29Abbiamo cotto mio figlio e ce lo siamo mangiato. Il giorno dopo io le ho detto: Dammi tuo figlio; mangiamocelo, ma essa ha nascosto suo figlio".30Quando udì le parole della donna, il re si stracciò le vesti. Mentre egli passava sulle mura, lo vide il popolo; ecco, aveva un sacco di sotto, sulla carne.31Egli disse: "Dio mi faccia questo e anche di peggio, se oggi la testa di Eliseo, figlio di Safat, resterà sulle sue spalle".
32Eliseo stava seduto in casa; con lui sedevano gli anziani. Il re si fece precedere da un uomo. Prima che arrivasse il messaggero, quegli disse agli anziani: "Avete visto? Quel figlio di assassino ordina che mi si tolga la vita. Fate attenzione! Quando arriva il messaggero, chiudete la porta; tenetelo fermo sulla porta. Forse dietro non si sente il rumore dei piedi del suo padrone?".33Stava ancora parlando con loro, quando il re scese da lui e gli disse: "Tu vedi quanto male ci viene dal Signore; che aspetterò più io dal Signore?".
Siracide 22
1Il pigro è simile a una pietra imbrattata,
ognuno fischia in suo disprezzo.
2Il pigro è simile a una palla di sterco,
chi la raccoglie scuote la mano.
3Vergogna per un padre avere un figlio maleducato,
se si tratta di una figlia, è la sua rovina.
4Una figlia prudente sarà un tesoro per il marito,
quella disonorevole un dolore per chi l'ha generata.
5La sfacciata disonora il padre e il marito,
e dall'uno e dall'altro sarà disprezzata.
6Come musica durante il lutto i discorsi fuori tempo,
ma frusta e correzione in ogni tempo sono saggezza.
7Incolla cocci chi ammaestra uno stolto,
sveglia un dormiglione dal sonno profondo.
8Ragiona con un insonnolito chi ragiona con lo stolto;
alla fine egli dirà: "Che cosa c'è?".
9Piangi per un morto, poiché ha perduto la luce;
piangi per uno stolto, poiché ha perduto il senno.
10Piangi meno tristemente per un morto, ché ora riposa,
ma la vita dello stolto è peggiore della morte.
11Il lutto per un morto, sette giorni;
per uno stolto ed empio tutti i giorni della sua vita.
12Con un insensato non prolungare il discorso,
non frequentare l'insipiente;
13guàrdati da lui, per non avere noie
e per non contaminarti al suo contatto.
Allontànati da lui e troverai pace,
non sarai seccato dalla sua insipienza.
14Che c'è di più pesante del piombo?
E qual è il suo nome, se non "lo stolto"?
15Sabbia, sale, palla di ferro
sono più facili a portare che un insensato.
16Una travatura di legno ben connessa in una casa
non si scompagina in un terremoto,
così un cuore deciso dopo matura riflessione
non verrà meno al momento del pericolo.
17Un cuore basato su sagge riflessioni
è come un intonaco su un muro rifinito.
18Una palizzata posta su un'altura
di fronte al vento non resiste,
così un cuore meschino, basato sulle sue fantasie,
di fronte a qualsiasi timore non resiste.
19Chi punge un occhio lo farà lacrimare;
chi punge un cuore ne scopre il sentimento.
20Chi scaglia pietre contro uccelli li mette in fuga,
chi offende un amico rompe l'amicizia.
21Se hai sguainato la spada contro un amico,
non disperare, può esserci un ritorno.
22Se hai aperto la bocca contro un amico,
non temere, può esserci riconciliazione,
tranne il caso di insulto e di arroganza,
di segreti svelati e di un colpo a tradimento;
in questi casi ogni amico scomparirà.
23Conquìstati la fiducia del prossimo nella sua
povertà
per godere con lui nella sua prosperità.
Nel tempo della tribolazione restagli vicino,
per aver parte alla sua eredità.
24Prima del fuoco vapore e fumo nel camino,
così prima dello spargimento del sangue le ingiurie.
25Non mi vergognerò di proteggere un amico,
non mi nasconderò davanti a lui.
26Se mi succederà il male a causa sua,
chiunque lo venga a sapere si guarderà da lui.
27Chi porrà una guardia sulla mia bocca,
sulle mie labbra un sigillo prudente,
perché io non cada per colpa loro
e la mia lingua non sia la mia rovina?
Salmi 140
1'Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.'
2Salvami, Signore, dal malvagio,
proteggimi dall'uomo violento,
3da quelli che tramano sventure nel cuore
e ogni giorno scatenano guerre.
4Aguzzano la lingua come serpenti;
veleno d'aspide è sotto le loro labbra.
5Proteggimi, Signore, dalle mani degli empi,
salvami dall'uomo violento:
essi tramano per farmi cadere.
6I superbi mi tendono lacci
e stendono funi come una rete,
pongono agguati sul mio cammino.
7Io dico al Signore: "Tu sei il mio Dio;
ascolta, Signore, la voce della mia preghiera".
8Signore, mio Dio, forza della mia salvezza,
proteggi il mio capo nel giorno della lotta.
9Signore, non soddisfare i desideri degli empi,
non favorire le loro trame.
10Alzano la testa quelli che mi circondano,
ma la malizia delle loro labbra li sommerge.
11Fa' piovere su di loro carboni ardenti,
gettali nel bàratro e più non si rialzino.
12Il maldicente non duri sulla terra,
il male spinga il violento alla rovina.
13So che il Signore difende la causa dei miseri,
il diritto dei poveri.
14Sì, i giusti loderanno il tuo nome,
i retti abiteranno alla tua presenza.
Lamentazioni 4
1Ah! come si è annerito l'oro,
si è alterato l'oro migliore.
Sono disperse le pietre sante all'angolo di ogni strada.
2I preziosi figli di Sion, valutati come oro fino,
ah! come sono stimati quali vasi di creta,
lavoro delle mani di vasaio!
3Perfino gli sciacalli porgono le mammelle
e allattano i loro cuccioli,
ma la figlia del mio popolo è divenuta crudele
come gli struzzi nel deserto.
4La lingua del lattante si è attaccata
al palato per la sete;
i bambini chiedevano il pane
e non c'era chi lo spezzasse loro.
5Coloro che si cibavano di leccornìe
languono lungo le strade;coloro che erano allevati sulla porpora
abbracciano letame.
6Grande è stata l'iniquità della figlia del mio popolo,
maggiore del peccato di Sòdoma,
la quale fu distrutta in un attimo, senza fatica di mani.
7I suoi giovani erano più splendenti della neve,
più candidi del latte;
avevano il corpo più roseo dei coralli,
era zaffìro la loro figura.
8Ora il loro aspetto s'è fatto più scuro della fuliggine,
non si riconoscono più per le strade;
si è raggrinzita la loro pelle sulle ossa,
è divenuta secca come legno.
9Sono più fortunati gli uccisi di spada
che i morti per fame, che son caduti estenuati
per mancanza dei prodotti del campo.
10Mani di donne, già inclini a pietà,
hanno cotto i loro bambini,
che sono serviti loro di cibo
nel disastro della figlia del mio popolo.
11Il Signore ha esaurito la sua collera,
ha rovesciato l'ira ardente;
ha acceso in Sion un fuoco,
che ha divorato le sue fondamenta.
12Non credevano i re della terra
e tutti gli abitanti del mondo
che l'avversario e il nemico sarebbero penetrati
entro le porte di Gerusalemme.
13Fu per i peccati dei suoi profeti,
per le iniquità dei suoi sacerdoti,
che versarono in mezzo ad essa il sangue dei giusti.
14Costoro vagavano come ciechi per le strade,
insozzati di sangue,
così che non si potevan toccare le loro vesti.
15"Scostatevi! Un impuro!", si gridava per loro,
"Scostatevi! Non toccate!".
Fuggivano e andavano randagi tra le genti,
non potevano trovare dimora.
16La faccia del Signore li ha dispersi,
egli non gli volgerà più lo sguardo;
non si è avuto riguardo dei sacerdoti,
non si è usata pietà agli anziani.
17Ancora si consumavano i nostri occhi,
in cerca di un vano soccorso.
Dal nostro osservatorio scrutavamo
verso una nazione che non poteva salvarci.
18Han dato la caccia ai nostri passi,
impedendoci di andare per le nostre piazze.
"Prossima è la nostra fine; son compiuti i nostri giorni!
Certo, è arrivata la nostra fine".
19I nostri inseguitori erano più veloci
delle aquile del cielo; sui monti ci hanno inseguiti,
nel deserto ci hanno teso agguati.
20Il nostro respiro, l'unto del Signore,
è stato preso nei loro trabocchetti,
lui, di cui dicevamo: "Alla sua ombra
vivremo fra le nazioni".
21Esulta pure, gioisci, figlia di Edom,
che abiti nella terra di Uz;
anche a te arriverà il calice,
ti inebrierai ed esporrai la tua nudità.
22È completa la tua punizione, figlia di Sion,
egli non ti manderà più in esilio;
ma punirà la tua iniquità, figlia di Edom,
scoprirà i tuoi peccati.
Lettera ai Romani 16
1Vi raccomando Febe, nostra sorella, diaconessa della Chiesa di Cencre:2ricevetela nel Signore, come si conviene ai credenti, e assistetela in qualunque cosa abbia bisogno; anch'essa infatti ha protetto molti, e anche me stesso.
3Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù; per salvarmi la vita essi hanno rischiato la loro testa,4e ad essi non io soltanto sono grato, ma tutte le Chiese dei Gentili;5salutate anche la comunità che si riunisce nella loro casa.
Salutate il mio caro Epèneto, primizia dell'Asia per Cristo.6Salutate Maria, che ha faticato molto per voi.7Salutate Andronìco e Giunia, miei parenti e compagni di prigionia; sono degli apostoli insigni che erano in Cristo già prima di me.8Salutate Ampliato, mio diletto nel Signore.9Salutate Urbano, nostro collaboratore in Cristo, e il mio caro Stachi.10Salutate Apelle che ha dato buona prova in Cristo. Salutate i familiari di Aristòbulo.11Salutate Erodione, mio parente. Salutate quelli della casa di Narcìso che sono nel Signore.12Salutate Trifèna e Trifòsa che hanno lavorato per il Signore. Salutate la carissima Pèrside che ha lavorato per il Signore.13Salutate Rufo, questo eletto nel Signore, e la madre sua che è anche mia.14Salutate Asìncrito, Flegónte, Erme, Pàtroba, Erma e i fratelli che sono con loro.15Salutate Filòlogo e Giulia, Nèreo e sua sorella e Olimpas e tutti i credenti che sono con loro.16Salutatevi gli uni gli altri con il bacio santo. Vi salutano tutte le chiese di Cristo.
17Mi raccomando poi, fratelli, di ben guardarvi da coloro che provocano divisioni e ostacoli contro la dottrina che avete appreso: tenetevi lontani da loro.18Costoro, infatti, non servono Cristo nostro Signore, ma il proprio ventre e con un parlare solenne e lusinghiero ingannano il cuore dei semplici.
19La fama della vostra obbedienza è giunta dovunque; mentre quindi mi rallegro di voi, voglio che siate saggi nel bene e immuni dal male.20Il Dio della pace stritolerà ben presto satana sotto i vostri piedi. La grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con voi.
21Vi saluta Timòteo mio collaboratore, e con lui Lucio, Giàsone, Sosìpatro, miei parenti.22Vi saluto nel Signore anch'io, Terzo, che ho scritto la lettera.23Vi saluta Gaio, che ospita me e tutta la comunità. Vi salutano Erasto, tesoriere della città, e il fratello Quarto.
24.25A colui che ha il potere di confermarvi
secondo il vangelo che io annunzio
e il messaggio di Gesù Cristo,
secondo la rivelazione del mistero
taciuto per secoli eterni,
26ma rivelato ora
e annunziato mediante le scritture profetiche,
per ordine dell'eterno Dio, a tutte le genti
perché obbediscano alla fede,
27a Dio che solo è sapiente,
per mezzo di Gesù Cristo,
la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Capitolo XLIV: Non ci si deve attaccare alle cose esteriori
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, molte cose occorre che tu le ignori, considerandoti come morto su questa terra, come uno per cui il mondo intero è crocifisso; molte altre cose, occorre che tu vi passi in mezzo, senza prestare ascolto, meditando piuttosto su ciò che costituisce la tua pace. Giova di più distogliere lo sguardo da ciò che non approviamo, lasciando che ciascuno si tenga il suo parere, piuttosto che metterci in accanite discussioni. Se sarai in regola con Dio e terrai conto del suo giudizio, riporterai più facilmente la vittoria.
2. Signore, a che punto siamo arrivati? Ecco per una perdita nelle cose di questo mondo, si piange; per un piccolo guadagno ci si affatica e si corre. Invece un danno spirituale passa nell'oblio, e a stento, troppo tardi, si ritorna in sé. Ci si preoccupa di ciò che non serve a nulla o a ben poco; e ciò che è sommamente necessario lo si lascia da parte con negligenza. Giacché l'uomo inclina tutto verso le cose esteriori, e beatamente vi si acquieta, se subito non si ravvede.
DISCORSO 379 DISCORSO DI SANT'AGOSTINO NELLA FESTA DI SAN GIOVANNI BATTISTA.
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaIl profondo mistero del Battista.
1. San Giovanni Battista, di cui si celebra oggi il giorno natalizio, si manifestò così grande tra gli altri uomini da ricevere la testimonianza di Cristo stesso, nostro Signore: Tra i nati di donna nessuno è mai stato più grande di Giovanni il Battista 1. Dalla lettura del santo Vangelo abbiamo udito come fu concepito prodigiosamente, quando più non ve n'era speranza, e come la sua nascita ebbe l'alta testimonianza dello Spirito Santo. Suo padre divenne muto avendo mancato di fede, poiché non credette all'annuncio dell'angelo; la voce gli tornò alla nascita del figlio 2. Il mistero grande e profondo di quest'uomo tanto grande è difficile da spiegare, difficile da penetrare in modo degno. Ma oggi che è la sua festa, e questo è l'argomento che voi dovete, e anche desiderate, sentirvi illustrare, tratteremo nella misura delle nostre forze e come Dio ce ne farà dono, del mistero di quest'uomo.
Il Battista rende testimonianza a Gesù.
2. Giovanni fu inviato davanti a Cristo nostro Signore. Nel corso dei secoli precedenti furono mandati anche Profeti, che non mancarono di predicare il Cristo e di annunciarne la venuta: stava per giungere un Giudice così alto che doveva essere preceduto da molti annunciatori. Addirittura dagli esordi dell'umanità Cristo venne incessantemente annunciato, e non si possono neppure enumerare tutte le profezie della sua venuta, tanto sono numerose; coloro che si applicano allo studio della sacra Scrittura conoscono quello che io taccio e comprendono quello che dico. Da ultimo nacque Giovanni, un uomo, ma un uomo tale che nessuno vi fu più grande di lui, nessuno a lui paragonabile. A lui doveva seguire Cristo che non è soltanto uomo, ma anche Dio: Dio e uomo perché Dio si è incarnato. E` Dio sempre, uomo per un certo tempo; Dio prima del tempo, uomo nel tempo; Dio prima dei secoli, uomo alla fine dei secoli; quel Dio per mezzo del quale fu creato l'uomo, quel Dio che creò l'uomo, e per l'uomo si degnò di diventare lui stesso quella creatura che aveva creato. Questo il Cristo. Giovanni fu invece soltanto un uomo, ma gli spettava di portare la testimonianza più alta che era dovuta al Cristo, il quale era più che uomo, perché appunto non lo si credesse soltanto uomo.
Ascoltiamo la testimonianza.
3. Questo in breve l'essenziale da dire. Ma se gli ascoltatori più pronti hanno potuto già capire, io non devo trascurare i più lenti e a loro spiegherò in modo più chiaro, con l'aiuto di Dio, quello che ho già detto. Cristo dunque non è solo Dio, non è solo uomo, ma è Dio, il Dio che ci ha creati, e uomo, l'uomo che ci ha ricreati. Giovanni invece è soltanto uomo. Ma quanto grande uomo sia domandiamolo a Colui che è uomo e Dio: O Signore, chi è Giovanni? quanto è grande? Egli ci dice: Tra i nati di donna nessuno è mai stato più grande di Giovanni il Battista 3. O Giovanni, uomo grande sopra ogni altro uomo, io domando ora a te: Dimmi chi è costui, dimmi, o uomo grande, chi è costui che è creduto solo uomo? Lui ci risponde: Uno a cui non sono neppure degno di portare i sandali 4; e ancora, riferendosi a Cristo Signore: Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa, e riferendosi a sé: L'amico dello sposo sta lì e lo ascolta e si rallegra delle sue parole 5. Un'altra testimonianza ci viene data dallo stesso Giovanni: Dalla ricchezza di lui noi tutti abbiamo ricevuto 6.
La divinità del Verbo.
4. Vi esorto, fratelli, a penetrare con la vostra intelligenza e meditare il mistero della salvezza, ad aver sempre fame della parola di Dio, a far vostro quello che noi predichiamo, perché possiamo godere insieme della verità. Cerchiamo di sapere da Giovanni l'Evangelista chi sia e quanto sia grande Cristo Signore nostro, il quale per noi si è fatto tanto piccolo. Egli dice di lui: In principio era il Verbo 7. Mentre Mosè dice: In principio Dio fece il cielo e la terra 8, Giovanni non dice: In principio Dio fece il Verbo, ma: In principio era il Verbo, perché il Verbo era prima che in principio fossero fatti il cielo e la terra, e il Verbo c'era appunto perché fossero create le cose; ma era il Verbo di Dio, perché non fosse svilito dalla consuetudine della parola umana il Verbo per mezzo del quale la creazione fu fatta. Ascolta Giovanni: Il Verbo era con Dio e il Verbo era Dio; e ancora egli ne precisa l'opera e la grandezza: Tutto fu fatto per mezzo di lui, e senza di lui nulla fu fatto. Ciò che fu fatto, in lui era vita, e la vita era la luce degli uomini. La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta 9.
La luce vera.
5. Interroghiamoci che cosa significhi: Le tenebre non l'hanno accolta. Dovete essere luce per ricevere la luce 10. E` la fede che deve rendervi luce, perché giungiate a vedere: infatti finché abitiamo nel corpo, siamo in esilio, lontani dal Signore 11, e se siamo lontani dal Signore, siamo lontani dalla luce. Ma non dobbiamo restare nelle tenebre: Guardate a lui e sarete raggianti 12. Poiché Giovanni l'Evangelista, dicendo: La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno accolta, non intendeva certo che restassero le tenebre, subito dopo aggiunge: Dio mandò un uomo che si chiamava Giovanni. Dio non poteva esser visto: per questo fu accesa la lampada. Vi fu un uomo di nome Giovanni. La luce di Cristo era troppo forte perché occhi cisposi potessero riceverla, e fu data come aiuto per loro una lampada che desse testimonianza della luce: Fu mandato da Dio un uomo di nome Giovanni. Egli venne come testimone della luce. Proprio perché la luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno accolta, venne Giovanni, uomo che aveva parte alle tenebre nella sua debolezza di uomo soggetto alla morte. Egli è venuto per rendere testimonianza alla luce, per dire del Cristo quello che uomo non può capire. Il testo così prosegue: Non era la luce vera, ma doveva essere testimone della luce; e precisa di quale luce è testimone: la luce vera, e qual è la luce vera: quella che illumina ogni uomo che nasce. Illumina anche Giovanni dunque, di cui nessun uomo è mai stato più grande. E se illumina ogni uomo, è vero quello che ha scritto Giovanni: Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto 13.
Giovanni fu lucerna accesa.
6. Giovanni dunque non era la luce, se lo attesta il Vangelo, se lo dice l'altro Giovanni, che era verace anche lui: Egli non era la luce 14. Eppure, furono detti luce gli Apostoli: come poteva non essere luce colui del quale nessun uomo fu più grande? E gli Apostoli furono detti " luce " da Cristo stesso che rivolgendosi a loro dichiarò: Voi siete la luce del mondo 15. Si, anche Giovanni era luce: non oserei rifiutare a Giovanni quello che fu attribuito agli Apostoli, né smentire Gesù stesso che si degnò di dargli una tale testimonianza, che nessuno degli uomini fu più grande di Giovanni il Battista 16. Chiediamo a colui che ha promesso d'illuminarci, di risolverci in modo chiaro questo problema. L'affermazione che egli non era la luce è stata fatta perché non credessimo di ricevere da lui la luce; ma egli era luce in quanto era stato acceso, mentre non era per sé luce che dovesse illuminare altri. Per fare appunto capire in che senso egli non era luce, viene subito precisato rispetto a chi non era luce: C'era la luce vera. E` specificato: vera, cioè quella che illumina ogni uomo 17. La lampada che viene accesa è invece luce non per sua facoltà, ma perché la luce le viene comunicata. Mentre poi la luce vera che illumina non si spegne, la lampada può essere accesa e spenta. Gli Apostoli furono detti " luce " in quanto lampade. Con questa affermazione non faccio offesa alcuna agli Apostoli: lo conferma quello che Gesù stesso dice nel seguito del testo: dopo aver detto: Voi siete la luce del mondo, prosegue: Non si accende una lampada per metterla sotto il moggio 18; il che vuol dire che gli Apostoli sono luce in quanto lampade. Quanto a Giovanni, udiamo ancora il Signore dire di lui: Egli è la lampada che arde e risplende 19. Sono dunque lampade sia gli Apostoli sia Giovanni. Giustamente egli si riconobbe lampada collocandosi al di sotto della luce dicendo: Non sono degno di sciogliergli i lacci dei sandali 20. E` bene che non si sia posto in alto, perché il vento della superbia non spegnesse la sua luce.
Con il suo insegnamento Giovanni ci sospinge al Cristo.
7. Abbiamo dunque imparato da Giovanni, cioè da un uomo, che ci si deve affidare al Cristo, si deve porre in Cristo, non nell'uomo la propria speranza. Ponendoci di fronte a Giovanni, uomo grande, il più grande degli uomini, consideriamo a che cosa egli ci solleciti. Lui, Giovanni, l'amico dello sposo, spinge verso lo sposo, non attrae a sé. Allo stesso modo anche l'apostolo Paolo, egli pure amico dello sposo, non voleva che i fedeli riponessero speranza in lui; quegli uomini ancora carnali erano divisi tra loro in quel tempo e andavano dicendo alcuni: Io sono di Paolo, altri: Io sono di Apollo; altri: Io sono di Cefa; altri ancora: Io sono di Cristo. Le prime tre voci provengono da chi è paglia, una sola - Io sono di Cristo - è la voce di chi è frumento che, ventilato sull'aia, apparirà alla fine dei tempi e sarà il raccolto che riempirà il granaio della vita eterna. L'apostolo Paolo pieno di zelo per lo sposo, non per se stesso, rimprovera i primi, respingendoli con distacco da sé: Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? 21. Mentre poteva essere un onore per lui che volessero essere suoi, egli lo rifiuta, perché teme in tal caso la morte per tutti; vuole invece che appartengano tutti, insieme con lui, al Cristo, per non essere buttati via nel vaglio del giudizio. Chiede: Forse Paolo è stato crocifisso per voi?. Si dichiara amico dello sposo: pieno di zelo per lui, non per se stesso; e li invita a riflettere sul caso di uno che, andando lontano, affidi la sua sposa a un amico; se mentre lui è lontano, la donna fosse presa da passione per l'amico cui è affidata, l'amico certo ne proverebbe orrore, non volendo mancare alla fede data. Allo stesso modo vediamo Giovanni rinviare a un altro, dicendo: Io vi battezzo in acqua, ma Colui che viene dopo di me è più potente di me, e io non sono degno di sciogliergli il legaccio del sandalo 22. Egli vi battezzerà in Spirito Santo 23. E` un invito a non fermarsi presso di lui, ma attraverso lui passare a Colui che li ha creati tutti, Colui che dona la vita. Noi tutti - dice - abbiamo ricevuto dalla sua pienezza 24. Poiché tutti attingono alla stessa fonte, egli li invita ad attingervi tutti insieme con lui per non rischiare di perire per superbia. Giovanni dunque sospinge verso il Cristo. Per quanto giusti possano essere, per quanta grazia possano avere, per quanto possano brillare per sapienza o alti meriti, [Giovanni e i Profeti] non sono che i monti di cui parla il Salmo: Alzo gli occhi verso i monti da cui mi verrà l'aiuto 25. Poiché v'era un uomo mandato da Dio, di nome Giovanni, che venne per dare testimonianza alla luce 26, abbiamo levato gli occhi al monte - Giovanni - per averne aiuto, perché egli dà testimonianza della luce. Ma proseguendo nel Salmo comprendiamo che non ci si deve fermare al monte: Il mio aiuto viene dal Signore che ha fatto il cielo e la terra 27, cioè dal Cristo attraverso il quale tutto è stato creato 28. Egli ha fabbricato il mondo in quanto il Verbo del Padre, il quale creò tutto con il Verbo. Non è da disprezzare l'umile veste con cui si presentò, perché la scelse per curare l'uomo malato; e non gli ha fatto perdere valore l'essersi celato, perché, se si fosse rivelato apertamente, l'uomo non ne avrebbe sopportato la vista. Lo dobbiamo ringraziare perché, rivestendo la forma umana, si mise al livello della nostra debolezza per renderci partecipi della sua divinità. Cantiamo ora la nostra fede per poter giungere a contemplarlo. Camminiamo sulla via per giungere alla patria; lui ci attende là dove giungeremo. E` venuto a noi per la via per la quale noi ritorniamo a lui, ma come è venuto senza allontanarsi da là, così è asceso al cielo senza abbandonare noi qui.
1 - Mt 11, 11.
2 - Cf. Lc 1, 5-25. 57-66.
3 - Mt 11, 11.
4 - Mt 3, 11.
5 - Gv 3, 29.
6 - Gv 1, 16.
7 - Gv 1, 1.
8 - Gn 1, 1.
9 - Gv 1, 3-5.
10 - Cf. Ef 5,8.
11 - 2 Cor 5, 6.
12 - Sal 33, 6.
13 - Gv 1, 5-9.
14 - Gv 1, 8.
15 - Mt 5, 14.
16 - Mt 11, 11.
17 - Gv 1, 8.
18 - Mt 5, 15.
19 - Gv 5, 35.
20 - Gv 1, 27.
21 - 1 Cor 1, 12-13.
22 - Gv 1, 26-27.
23 - Mt 3, 11.
24 - Gv 1, 16.
25 - Sal 120, 1.
26 - Gv 1, 6-7.
27 - Sal 120, 2.
28 - Gv 1, 3.
Settimo Venerdì - LA CONFESSIONE
I nove primi venerdì del mese - AA.VV.
Leggilo nella BibliotecaLa misericordia del Cuore di Gesù si rivela in modo meraviglioso nell’istituzione del Sacramento della Confessione. Se l’Eucaristia è chiamata il Sacramento dell’Amore, la Confessione è il Sacramento della Misericordia. Non è forse sorprendente che Dio abbia preparato in anticipo il rimedio alle nostre debolezze e ci abbia assicurato che sarà perdonato qualsiasi peccato e non una volta sola, ma sempre ogni qual volta siamo pentiti?
1. - La Piscina di Siloe
Quale differenza tra il bagno della Confessione e quello della
piscina probatica! Gli Ebrei erano orgogliosi per una piscina,
chiamata in ebraico «Betesda» che significa «Casa
di Misericordia». Sotto i portici di questa piscina giaceva una
moltitudine di ammalati che aspettavano il movimento dell’acqua.
In certi tempi l’Angelo di Dio discendeva nella piscina e
l’acqua si agitava. Colui che si gettava per primo nella vasca,
dopo il movimento dell’acqua, veniva guarito da qualsiasi
malattia. (Gv 5:1-51).
Ebbene Gesù è stato
immensamente più misericordioso con noi perché ci ha
dato una piscina speciale, il Sacramento della Confessione, dove non
in certe rare ore, ma sempre; non uno solo ma tutti vengono guariti
dal male di qualsiasi peccato: «Il Sangue di Gesù, suo
Figlio, ci purifica da ogni peccato» (I Gv. 1:7). Dice P.
Giraud: Nella Confessione scorre il torrente inesauribile del
preziosissimo Sangue di Gesù con una pienezza che stupisce gli
Angeli.
Diceva Gesù ad un’anima privilegiata, Suor
Josefa Menendez: « Per amore delle anime ho voluto lasciare
loro il Sacramento della Confessione per dare loro il perdono non una
o due volte, ma ogni volta che avranno bisogno di ricuperare la
grazia. Là li aspetto, là desidero che esse vengano a
lavarsi dalle loro colpe non coll’acqua ma col mio proprio
Sangue».
2. - Chi ha istituito la Confessione?
Il perdonare i peccati è un’opera puramente divina.
Un giorno Gesù nella città di Cafarnao vide presentarsi
un paralitico. Sotto lo sguardo di Gesù quell’uomo
riconosce i suoi peccati e in cuor suo ne chiede il perdono, e Gesù
gli dice: «Confida, figliuolo, ti sono perdonati i peccati »
(Mt. 9:2).
Alcuni dei presenti, udite queste parole, dicevano in
cuor loro: Chi è che può perdonare i peccati se non
Dio? E Gesù, riconoscendo i loro pensieri, disse: «Che
pensate nei vostri cuori? Che cosa è più facile dire
«Ti sono perdonati i peccati » oppure dire: «Alzati
e cammina? Affinché sappiate che io ho il potere di perdonare
i peccati, dico al paralitico: «Alzati e vattene a casa tua!».
E quello fu risanato. Facendo il miracolo Gesù dimostrava di
essere Dio e quindi di avere il potere di perdonare i peccati.
Gesù
Cristo, essendo Dio, poteva dare anche ad altri il potere di
rimettere i peccati e difatti lo diede ai suoi Apostoli e ai loro
successori. Egli fondò la Chiesa Cattolica affidandole la
missione di perpetuare la sua opera; le diede un Capo, S. Pietro, e a
questi per primo conferì la facoltà di perdonare i
peccati.
Infatti nella città di Cesarea di Filippo disse
Gesù a Simone Pietro: «Tu sei Pietro e su questa pietra
edificherò la mia Chiesa e le porte dell’inferno non
preverranno contro di essa. Ti darò le chiavi del Regno dei
Cieli, tutto quello che tu avrai ritenuto sulla terra, sarà
ritenuto anche in Cielo e tutto quello che tu avrai perdonato sulla
terra, sarà perdonato anche in Cielo» (Mt. 16:18-19).
S.
Pietro comprese l’importanza e la responsabilità del
potere divino e domandò a Gesù: Signore, quante volte
dovrò perdonare al mio fratello? Sette volte? Credeva S.
Pietro di essere abbastanza generoso perdonando i peccati fino a
sette volte. Ma Gesù, ben conoscendo la fragilità
umana, rispose a Pietro: «Tu perdonerai non sette volte, ma
settanta volte sette»! e cioè sempre (Mt. 18:21).
Gesù
Cristo, dopo la sua resurrezione, prima di salire al Cielo, conferì
agli Apostoli e ai loro successori poteri divini: «La pace sia
con voi! — disse Gesù — Come il Padre ha mandato
me, così io mando voi. Ricevete lo Spirito Santo. A coloro ai
quali voi avete per. donato i peccati, saranno perdonati; a coloro ai
quali non li avrete perdonati, saranno ritenuti» (Gv.
20:21-23).
In forza di queste parole gli Apostoli ricevettero il
potere di perdonare i peccati. Essi comunicarono tale potere ai loro
successori col compito di trasmetterlo sino alla fine del mondo,
poiché la Chiesa di Gesù Cristo dovrà continuare
sino alla consumazione dei secoli.
3. - Un semplice uomo può perdonare i peccati?
Nel tribunale penale il presidente che condanna e assolve gli
imputati è un uomo come gli altri, però ha un’autorità
che non hanno gli altri, e quando condanna, l’imputato viene
messo in carcere, mentre quando assolve, quello viene liberato.
Così
nel tribunale della Confessione è un uomo che perdona o
ritiene i peccati, ma questo uomo è Sacerdote, Ministro di
Gesù Cristo, ed egli proferisce la sentenza, che ha la sua
conferma in Cielo, in nome e per l’autorità di Lui: Io
ti assolvo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. —
regola costante di Dio di salvare gli uomini per mezzo di altri
uomini. Come dà la vita fisica per mezzo dei genitori, così
dà la vita spirituale per mezzo dei Sacerdoti che i fedeli
chiamano giustamente «Padri».
4. - Confessandoci è necessario manifestare le proprie miserie?
Certamente perché il Sacerdote deve giudicare il penitente
se è degno o no di perdono. Se il penitente non mostra di
essere pentito, se non mostra la buona volontà di fuggire le
occasioni prossime di peccato, il Confessore non può
assolverlo.
Gesù perdonava i peccati senza che i peccatori
glieli manifestassero perché, essendo Dio, conosceva le colpe
più intime del peccatore senza bisogno che fossero
manifestate, mentre i Confessori non hanno il dono di leggere nelle
coscienze e quindi è necessario la manifestazione dei peccati
da parte del penitente.
5. - Confessandoci siamo sicuri del perdono di Dio?
Chi ha peccato gravemente sa di aver offeso Dio, di aver perduto
il Paradiso e guadagnato l’inferno. Quando la passione è
cessata e il calice del piacere si è cambiato in amarezza, il
peccatore rientra in se stesso, si pente del male fatto e dice:
Signore, perdonami! Ma anche dopo aver chiesto perdono così,
può restare tranquillo e sicuro del perdono? No, perché
gli resta il tormento del dubbio: E se Dio non mi avesse
perdonato?
Ora Gesù, conoscitore profondo del cuore umano,
ha voluto dare con la Confessione la morale certezza del perdono.
Infatti il Sacerdote, dopo aver ascoltato la confessione dei peccati,
vedendo il pentimento sincero del colpevole, pronunzia la sentenza di
assoluzione «Io ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre
e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. (così è)».
Queste parole sacramentali, cui Gesù ha annesso la certezza
del perdono, ridonano al peccatore una pace profonda.
6. - Quanti errori non si sentono alle volte circa la Confessione!
1) Che bisogno c’è di confessare i peccati al
Sacerdote, forse più peccatore di me? Io mi confesso
direttamente con Dio. Costui che la pensa così si trova
nell’errore perché a chi tocca stabilire le condizioni
del perdono all’offeso o all’offensore? Senza dubbio
all’offeso. Ora l’offeso è Dio ed Egli ha
stabilito di perdonare i peccati con la Confessione tramite il
ministero del Sacerdote.
2) Io andare da un Prete e fargli
sapere i fatti miei? Mai!
Per la salute del corpo tu non manifesti
al medico le miserie del tuo corpo, i disturbi e quanto c’è
di più delicato? Non fai tu questo per essere curato bene e
riacquistare la salute? E perché non vuoi fare altrettanto col
medico dell’anima, il Sacerdote che è Ministro di Dio? E
qui si tratta o della salvezza o della perdizione eterna!
3)
Non voglio confessarmi perché il Sacerdote poi parla!
Costui
deve sapere che il Confessore non può rivelare mai a nessuno i
peccati sentiti in Confessione, dovesse perdere anche la vita, perché
egli è tenuto al massimo segreto. La storia ricorda tanti casi
di Sacerdoti che, messi alle strette per parlare, persistendo essi
nel silenzio, sono stati uccisi.
4) Io non mi confesso perché
non ho nulla da dire al Confessore. Io non ho peccati perché
non ammazzo, non rubo e non faccio male a nessuno. Ordinariamente
dice di non aver peccati colui che ha la coscienza troppo sporca. Tu
non hai peccati? E le bestemmie?... e le Messe trascurate nei giorni
festivi?... E le collere?... E le impurità?... E le frodi nel
comprare e nel vendere?... E le mancanze di carità?... E le
mancanze nel compimento del proprio dovere del tuo stato... ecc.? I
Comandamenti di Dio non solo solo il 50 e il 7°, ma sono dieci!
Ci dice il Signore: «Se diciamo che non abbiamo alcun peccato,
inganniamo noi stessi e la verità non è in noi»
(I Gv. 1:8).
Il vero motivo per cui tanti non vogliono confessarsi
è perché non hanno la buona volontà di lasciare
il peccato, perché non vogliono convertirsi.
C’è
un peccato particolare che tiene lontani dalla Confessione e la rende
odiosa: è il peccato contro il 6° e 9° Comandamento.
Chi è schiavo del piacere impuro perde la volontà di
sollevarsi dalla melma, non aspira più alle bellezze del
Cielo, resta quasi legato dalle cattive abitudini e odia ciò
che potrebbe liberarlo da tale stato. Poiché la Confessione è
il mezzo principale per rompere la catena del vizio e rimettersi
sulla retta via, l’impuro la odia.
Il sagrato della
Cattedrale di Tours era frequentato molto da gente disgraziata:
ciechi, zoppi, deformi, cenciosi ecc. Tutti ostentavano la propria
miseria per impietosire i passanti e ricevere abbondante elemosina.
Ogni tanto capitava un fatto molto strano: quella gente miserabile ad
un tratto si spaventava improvvisamente e chi si nascondeva dietro le
porte, chi dietro le colonne, chi nei vicoli vicini, secondo la
possibilità. Perché succedeva questo? Perché San
Martino, Vescovo della città, faceva miracoli e quei
disgraziati non volevano essere miracolati, non volevano essere
guariti per non lavorare e per seguire a fare la vita di accattoni.
Così fa l’impuro che fugge dalla Confessione per restare
nella melma dell’impurità.
7. - Quando Confessarsi?
Per vivere da buon cristiano non basta confessarsi una volta
l’anno. molto utile confessarsi spesso sia per cancellare le
colpe quotidiane, sia per avere un aumento di grazia santificante, di
vita divina nell’anima, sia per avere la forza di tenere
lontano il peccato. I Santi stimavano tanto il Sacramento della
Confessione che alcuni di essi si confessavano ogni giorno. La
pratica delle anime pie è quella di confessarsi
settimanalmente per avere la coscienza sempre pura e disposta a fare
bene la Comunione anche tutti i giorni. Ai buoni cristiani si
raccomanda di confessarsi oltre che a Pasqua anche nelle solennità
dell’anno, e ordinariamente ogni qual volta si cadesse in
peccato mortale. Hai tu commesso un peccato mortale il lunedì?
Per confessarti non aspettare la domenica, ma fai del tutto per
rimetterti subito in grazia di Dio! Entra in una chiesa qualunque e
confessati perché chi ti assicura che domani sarai ancora
vivo? E tu sai benissimo che quando si muore col peccato mortale
nell’anima si va all’inferno eterno!
Qualche volta si
sente domandare: anche i Preti si confessano? Certamente. E non solo
i Sacerdoti, ma pure i Vescovi e lo stesso Papa si confessano perché
la legge di Dio è realmente uguale per tutti.
8. - Verità preoccupante
Un parroco francese, che predicava spesso missioni, era addolorato
alla costatazione di tante anime che vivono nel sacrilegio per
confessioni male fatte. Temendo che ciò fosse illusione sua,
si rivolse a S. Giovanni Bosco per avere delucidazioni. Il Santo
confermò: Lei ha ragione. Io ho confessato in tanti parti e ho
trovato spesso confessioni sacrileghe.
Santa Teresa d’Avila
diceva: Due sono le strade che portano all’inferno: l’impurità
e le confessioni fatte male. Perciò si raccomanda a coloro che
non vogliono distaccarsi dal peccato grave: meglio non confessarsi e
non fare la Comunione anziché commettere due sacrilegi
gravissimi. Diceva Gesù a S. Brigida circa la Comunione
sacrilega: «Non esiste sulla terra supplizio che basti a
punirlo!».
9. - Fuga delle occasioni
Qual è il motivo di tante ricadute nel peccato? Perché si mette poco o nessun impegno nel fuggire le occasioni. Quando una persona ritorna a Dio e fugge le occasioni si salva, ma se non le evita, anzi le cerca, allora cade e ricade nei peccati e a nulla valgono i Sacramenti. Durante un esorcismo il demonio, costretto dall’esorcista, disse: una sola cosa temo: la fuga delle occasioni! Le occasioni sono tante, per es. la compagnia di persone amiche con cui si parla e si agisce scandalosamente, la lettura di libri e riviste cattive, assistere a spettacoli immorali, avere amicizie morbose con persone d’altro sesso e talora anche dello stesso sesso, fare certi balli per nulla castigati, la vita di spiaggia poco seria ecc. ecc.
10. - La vergogna
Al momento di peccare il demonio ti toglie ogni sentimento di
vergogna e ti suggerisce di non aver paura di peccare perché
poi ti confesserai e tutto sarà finito! Al momento di
confessarti poi il demonio, padre della menzogna, ti restituisce la
vergogna e ti suggerisce: come farai a confessare quel peccato? Che
cosa ti dirà il Sacerdote? Tu perderai la stima presso di lui!
Sai qual è la miglior cosa? Non dire nulla di quella brutta
azione! Confessa pure gli altri peccati poi, la prossima volta che ti
confesserai, dirai tutto e così metterai a posto la
coscienza!
Guai se il peccatore cade in questo tranello diabolico!
Fatto il primo sacrilegio della Confessione fatta male, farà
subito il secondo: la Comunione fatta coi peccato grave. Ti sei
confessato male — dirà il demonio — pazienza! Non
lasciare la Comunione perché cosa penseranno gli altri se non
ti comunichi... La prossima volta, quando ti confesserai, invece di
uno ne accuserai due sacrilegi.
Bada che il demonio ti sta legando
con la terribile catena dei sacrilegi! Stai attento! Prega
fervidamente la Vergine Maria di ottenerti la forza di rompere subito
la catena dei sacrilegi che hai iniziato, altrimenti ti finirà
male.
Quali peccati solitamente si sogliono nascondere? I peccati
contro il 6° e il 9° comandamento. Giacinta, la più
piccola dei tre fanciulli di Fatima, quando era all’ospedale
gravemente ammalata, domandò alla Madonna che le era
riapparsa: Qual è il peccato che manda più anime
all’inferno? Maria Santissima rispose: il peccato impuro!
Gesù a Josefa Menendez
Diceva Gesù a Josefa Menendez: «Bramo che le anime
credano alla mia misericordia, che aspettino tutto dalla mia bontà,
che non dubitino mai del mio perdono!
Sono Dio, ma Dio di Amore!
Sono Padre, ma un Padre che ama con tenerezza e non con severità.
Il mio cuore è infinitamente santo, ma anche infinitamente
sapiente e, conoscendo la miseria e la fragilità umana,
s’inchina verso i poveri peccatori con una misericordia
infinita. Amo le anime dopo il primo peccato, e se cadessero un
numero grandissimo di volte, Io le amo e le perdono sempre e lavo
nello stesso mio Sangue l’ultimo come il primo peccato.
Non
mi stanco mai delle anime e il mio cuore aspetta sempre che esse
vengano a rifugiarsi in lui e ciò tanto più quanto più
sono miserabili! Un padre non si prende molto più cura del
figlio malato che di quelli sani? Le sue premure e le sue delicatezze
non sono forse più grandi per lui? Così il mio Cuore
effonde sui peccatori la sua compassione e la sua tenerezza più
che con i giusti».
Non c’è bisogno di far
notare che queste consolanti dichiarazioni di Gesù riguardano
i peccatori che cadono per fragilità e si pentono, e non i
peccatori maliziosi e presuntuosi, i quali, fondandosi falsamente su
queste parole del Salvatore e quindi abusando della sua misericordia,
finirebbero per provocare la sua giustizia col commettere
maliziosamente nuovi peccati.
Carissimo fratello lettore, hai
fatto per il passato le tue confessioni con le dovute disposizioni?
Hai la coscienza tranquilla oppure senti qualche rimorso? Hai avuto
sempre nelle tue confessioni il necessario dolore dei peccati? Sei
stato sincero col Confessore oppure hai taciuto volontariamente per
vergogna qual. che peccato grave?
Se hai la coscienza serena
ringrazia il Signore e stai sereno. Ma se riconosci di non essere in
regola, ripara il male fatto e riparalo subito con una confessione
generale o parziale, a seconda del caso, della tua vita passata per
rimetterti in grazia di Dio. Fai questo però senza apprensione
e con serenità d’animo. S. Margherita Maria Alacoque,
prima della solenne professione dei voti, si preparava ad una
confessione generale della sua vita. Ella si preparava con umiltà
e contrizione, ma si affannava per trovare i suoi peccati. Gesù
la tranquillizza: «Perché ti tormenti? Fa quello che
puoi del canto tuo ed io supplirò al resto, perché
nulla mi piace tanto in questo Sacramento quanto un cuore contrito e
umiliato, che con sincera volontà d’emendarsi si accusa
senza finzione: ed allora io perdono tutto».
Approfitta
quindi dell’infinita misericordia di Dio che ancora ti dà
il tempo di poter riparare. Inizia bene la serie delle nove Comunioni
dei Primi Venerdì del mese, così potrai assicurarti la
Grande Promessa del Cuore di Gesù: la tua salvezza eterna.
Esempio
Gesù premia persino il desiderio di fare i Nove Primi
Venerdì.
Verso la fine del 1913 in una grossa borgata del
Piemonte venne mandato come vice-parroco un giovane Sacerdote, il
quale, per condurre le anìme a Dio con la frequenza dei
Sacramenti, cominciò a predicare e diffondere la devozione al
Sacro Cuore di Gesù, insistendo particolarmente sulla Grande
Promessa. Il Signore benedisse il suo zelo in modo tale che dopo solo
tre mesi si contavano già ben 500 persone (compreso un buon
numero di uomini) che facevano i nove primi venerdì del
mese.
Alla Pasqua del 1914, un uomo sulla trentina, padre di
famiglia, che fino allora non aveva preso parte a questa pratica,
invitato personalmente dallo zelante Sacerdote ad unirsi anche lui
agli altri fedeli, rispose:
Adesso che ho capito bene le prometto
che, passati i mesi d’estate in cui i lavori della campagna
sono troppo pesanti, (a quel tempo non vi erano Messe serali e il
digiuno eucaristico cominciava alla mezzanotte) al primo Venerdì
di ottobre comincerò anche io le nove Comunioni. Glielo
prometto sul serio perché vale la pena praticare questa
devozione così facile per assicurarsi la salvezza
dell’anima.
Pieno di vigore e di salute continuò a
lavorare fino alla sera del giorno 8 agosto, ma il giorno dopo,
domenica, dovette porsi a letto. Pareva una cosa da nulla, però
alla sera, verso le ore 21, nonostante non vi fosse l’ombra di
pericolo, volle che gli chiamassero il Sacerdote per confessarsi e
ricevere gli ultimi Sacramenti.
Meravigliati i suoi familiari lo
consigliavano di chiamarlo l’indomani perché stimavano
mancanza di rispetto disturbare il Prete a quell’ora. Ma le
insistenze furono tali e tante che la madre andò lei stessa in
parrocchia a cercare del vice-parroco, chiedendogli nello stesso
tempo mille scuse d’essere andata a disturbarlo a quell’ora,
ma che l’aveva fatto perché costretta dall’ammalato
e per non fargli passare una cattiva notte.
Il Sacerdote non tardò
a presentarsi al suo capezzale accolto con un sorriso.
d’inesprimibile gioia e riconoscenza. L’ammalato cominciò
a dire: Quanto la ringrazio, Padre, d’essere venuto. Sospiravo
proprio di vederla. Si ricorda che le avevo promesso di incominciare
le Comunioni dei nove primi venerdì? Ma ora devo dirle che non
potrò più farle. Il cuore di Gesù mi ha detto di
mandarla a chiamare subito e di ricevere i Sacramenti perché
sto per morire.
Con molta prudenza e carità il pio
Sacerdote, senza domandargli spiegazioni particolari, lo confortò
e lo incoraggiò a riporre nel Sacro Cuore di Gesù tutta
la sua confidenza. Lo confessò e, poiché l’ammalato
insisteva, gli portò il Santo Viatico. Era mezzanotte.
Alle
quattro del mattino il Sacerdote tornò a visitare l’infermo
che lo accolse con un sorriso che aveva dell’angelico, gli
strinse la mano affettuosamente ma senza poter dire nulla perché,
poco dopo la mezzanotte, aveva perduto la parola senza più
riacquistarla. Ricevette l’Olio Santo e verso le due del
pomeriggio volava in Paradiso a cantare le divine misericordie del
Cuore di Gesù che premiava così il desiderio di fare i
Nove Primi Venerdì concedendogli la grazia di fare una morte
santa.
Le circostanze singolari di questo fatto indussero il
padre, la madre, la moglie e il fratello del defunto a fare anche
loro i Nove Primi Venerdì per assicurarsi la salvezza della
loro anima.
« Si scriva in fogli volanti ciò che tu dici »
Beata Alexandrina Maria da Costa
... O mio Dio, vorrei dire ciò che avviene nella mia anima: un vuoto
così grande, infinito, che solo l'Infinito mi può colmare con la sua
vita, con il suo amore.
Quanto mi costa parlare dell'infinito, mentre le tenebre distruggitrici
e i sentimenti dell'anima non lasciano vedere nulla e tentano di
persuadermi che nulla esiste! Ma questo infinito vuole l'Infinito e
posso vivere soltanto nell'Infinito. Ahi, mio Gesù! Ma io non ho vita;
tutto è morte. Ho passato un giorno ed una notte senza poter unirmi
all'Infinito nel modo in cui desidera l'anima mia. L'anima mia, ed io
senza l'anima! L'eternità, ed io senza fede! Ma anche senza fede,
risolsi di dire al Signore: - Sono qui! Guardami! Sono qui; sono
un'incudine su cui l'Artista può lavorare e fare una copia di Cristo.
Lavora, lavora, Amore mio! - Gli altri giorni e notti, oh, quanto parlo
al Cielo, anche se non esiste! Quante cose io dico che mi escono
dall'anima e dal cuore, anche se non sento anima e cuore! Soffro, ma mi
piace passare le notti a vegliare...
In questa lotta dolorosa e per così dire costante, è venuto fino a me
Gesù: - L'Amore non è amato. Non v'è chi ami l'Amore. Coraggio, mia
figlia! Ama questo Cuore che vive in ansie infinite di essere amato:
amalo e fa' che sia amato... - O Gesù, solo con il Tuo amore io posso
amare e farti amare. Solo con il Tuo potere io posso riparare e portare
la mia croce. Guardami con compassione ed abbi pietà dell'abisso del
mio nulla. Ti do tutto e non ho nulla da darti. Ahi! la mia vita senza
di Te e senza fede! - Coraggio! Hai fede, hai amore e mi dai tutto.
Quanto è prodigiosa la tua vita! Io vorrei che qualcuno facesse ciò che
tu non puoi: si scriva in fogli volanti, in molti fogli volanti, ciò
che tu dici, ciò che osservano in te! Tu fai salire le anime verso di
Me. Tu vai avanti; sei salita tanto tanto! Sei giunta all'Infinito,
vivi nell'Infinito, parli dell'Infinito. Oh, vita di Dio nelle anime!
Oh prodigi di Dio nelle anime!... - (diario, 1-4-1955).