Liturgia delle Ore - Letture
Sabato della 3° settimana del tempo di Avvento
Vangelo secondo Marco 11
1Quando si avvicinarono a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli2e disse loro: "Andate nel villaggio che vi sta di fronte, e subito entrando in esso troverete un asinello legato, sul quale nessuno è mai salito. Scioglietelo e conducetelo.3E se qualcuno vi dirà: Perché fate questo?, rispondete: Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito".4Andarono e trovarono un asinello legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo sciolsero.5E alcuni dei presenti però dissero loro: "Che cosa fate, sciogliendo questo asinello?".6Ed essi risposero come aveva detto loro il Signore. E li lasciarono fare.7Essi condussero l'asinello da Gesù, e vi gettarono sopra i loro mantelli, ed egli vi montò sopra.8E molti stendevano i propri mantelli sulla strada e altri delle fronde, che avevano tagliate dai campi.9Quelli poi che andavano innanzi, e quelli che venivano dietro gridavano:
'Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!'
10Benedetto il regno che viene, del nostro padre Davide!
'Osanna' nel più alto dei cieli!
11Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betània.
12La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame.13E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi sotto, non trovò altro che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi.14E gli disse: "Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti". E i discepoli l'udirono.
15Andarono intanto a Gerusalemme. Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe16e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio.17Ed insegnava loro dicendo: "Non sta forse scritto:
'La mia casa sarà chiamata
casa di preghiera per tutte le genti?'
Voi invece ne avete fatto 'una spelonca di ladri!'".
18L'udirono i sommi sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutto il popolo era ammirato del suo insegnamento.19Quando venne la sera uscirono dalla città.
20La mattina seguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici.21Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: "Maestro, guarda: il fico che hai maledetto si è seccato".22Gesù allora disse loro: "Abbiate fede in Dio!23In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato.24Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato.25Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati".26.
27Andarono di nuovo a Gerusalemme. E mentre egli si aggirava per il tempio, gli si avvicinarono i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero:28"Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farlo?".29Ma Gesù disse loro: "Vi farò anch'io una domanda e, se mi risponderete, vi dirò con quale potere lo faccio.30Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi".31Ed essi discutevano tra sé dicendo: "Se rispondiamo "dal cielo", dirà: Perché allora non gli avete creduto?32Diciamo dunque "dagli uomini"?". Però temevano la folla, perché tutti consideravano Giovanni come un vero profeta.33Allora diedero a Gesù questa risposta: "Non sappiamo". E Gesù disse loro: "Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose".
Secondo libro dei Maccabei 2
1Si trova scritto nei documenti che Geremia profeta ordinò ai deportati di prendere del fuoco, come è stato significato,2e che il medesimo profeta ai deportati consegnò la legge raccomandando loro di non dimenticarsi dei comandi del Signore e di non lasciarsi traviare nelle idee, vedendo i simulacri d'oro e d'argento e il fasto di cui erano circondati,3e che con altre simili espressioni li esortava a non ripudiare la legge nel loro cuore.4Si diceva anche nello scritto che il profeta, ottenuto un responso, ordinò che lo seguissero con la tenda e l'arca. Quando giunse presso il monte dove Mosè era salito e aveva contemplato l'eredità di Dio,5Geremia salì e trovò un vano a forma di caverna e là introdusse la tenda, l'arca e l'altare degli incensi e sbarrò l'ingresso.6Alcuni del suo seguito tornarono poi per segnare la strada, ma non trovarono più il luogo.7Geremia, saputolo, li rimproverò dicendo: Il luogo deve restare ignoto, finché Dio non avrà riunito la totalità del suo popolo e si sarà mostrato propizio.8Allora il Signore mostrerà queste cose e si rivelerà la gloria del Signore e la nube, come appariva sopra Mosè, e come avvenne quando Salomone chiese che il luogo fosse solennemente santificato.9Si narrava anche che questi, dotato di sapienza, offrì il sacrificio per la dedicazione e il compimento del tempio.10E allo stesso modo che Mosè aveva pregato il Signore ed era sceso il fuoco dal cielo a consumare le vittime immolate, così pregò anche Salomone e il fuoco sceso dal cielo consumò gli olocausti.11Mosè aveva detto: Poiché non è stata mangiata la vittima offerta per il peccato, essa è stata consumata.12Allo stesso modo anche Salomone celebrò gli otto giorni.
13Si descrivevano le stesse cose nei documenti e nelle memorie di Neemia e come egli, fondata una biblioteca, curò la raccolta dei libri dei re, dei profeti e di Davide e le lettere dei re intorno ai doni.14Anche Giuda ha raccolto tutti i libri andati dispersi per la guerra che abbiamo avuto, e ora si trovano presso di noi.15Se mai ne avete bisogno, mandate persone con l'incarico di portarveli.
16Vi abbiamo scritto mentre stiamo per celebrare la purificazione; farete ottima cosa se celebrerete anche voi questi giorni.17Poiché Dio ha salvato tutto il suo popolo e ha concesso a tutti l'eredità, nonché il regno, il sacerdozio e la santificazione18come ha promesso mediante la legge, noi poniamo in Dio speranza che egli ci usi presto misericordia e voglia presto radunarci, da ogni regione posta sotto il cielo, nel luogo santo; egli infatti ci ha liberati da grandi mali e ha purificato il luogo santo".
19I fatti riguardanti Giuda Maccabeo e i suoi fratelli, la purificazione del grande tempio e la dedicazione dell'altare,20come anche le guerre contro Antioco Epìfane e il figlio di lui Eupàtore,21nonché le manifestazioni venute dal cielo sopra coloro che si erano battuti con valore per il giudaismo, riuscendo in pochi a impadronirsi di tutta la regione e a scacciare una moltitudine di barbari,22a riconquistare il tempio famoso in tutto il mondo, a liberare la città e a ristabilire le leggi che stavano per essere soppresse, quando il Signore si rese loro propizio con ogni benevolenza:23questi fatti narrati da Giàsone di Cirene nel corso di cinque libri, ci studieremo di riassumerli in una sola composizione.24Vedendo infatti la massa di numeri e l'effettiva difficoltà per chi desidera di inoltrarsi nelle narrazioni storiche, a causa della vastità della materia,25ci siamo preoccupati di offrire diletto a coloro che amano leggere, facilità a quanti intendono ritenere nella memoria, utilità a tutti gli eventuali lettori.26Per noi certo, che ci siamo sobbarcati la fatica del sunteggiare, l'impresa non si presenta facile: ci vorranno sudori e veglie,27così come non è facile preparare un banchetto e accontentare le esigenze altrui; tuttavia per far cosa gradita a molti ci sarà dolce sopportare la fatica,28lasciando all'autore la completa esposizione dei particolari, curandoci invece di procedere secondo gli schemi di un riassunto.29Come infatti in una casa nuova all'architetto tocca pensare a tutta la costruzione, mentre chi è incaricato di dipingere a fuoco e a fresco deve badare solo alla decorazione, così, penso, è per noi.30L'entrare in argomento e il passare in rassegna i fatti e l'insinuarsi nei particolari, spetta all'ideatore dell'opera storica;31curare il sunto della esposizione e tralasciare i complementi della narrazione storica, è riservato a chi fa opera di compendio.32Di qui dunque cominceremo la narrazione, senza nulla aggiungere a ciò che abbiamo detto nella prefazione: sarebbe certo ingenuo abbondare nei preamboli e abbreviare poi la narrazione storica.
Siracide 40
1Una sorte penosa è disposta per ogni uomo,
un giogo pesante grava sui figli di Adamo,
dal giorno della loro nascita dal grembo materno
al giorno del loro ritorno alla madre comune.
2Materia alle loro riflessioni e ansietà per il loro
cuore
offrono il pensiero di ciò che li attende e il giorno
della fine.
3Da chi siede su un trono glorioso
fino al misero che giace sulla terra e sulla cenere;
4da chi indossa porpora e corona
fino a chi è ricoperto di panno grossolano,
non c'è che sdegno, invidia, spavento, agitazione,
paura della morte, contese e liti.
5Durante il riposo nel letto
il sogno notturno turba le sue cognizioni.
6Per un poco, un istante, riposa;
quindi nel sonno, come in un giorno di guardia,
è sconvolto dai fantasmi del suo cuore,
come chi è scampato da una battaglia.
7Mentre sta per mettersi in salvo si sveglia,
meravigliandosi dell'irreale timore.
8È sorte di ogni essere vivente, dall'uomo alla bestia,
ma per i peccatori sette volte tanto:
9morte, sangue, contese, spada,
disgrazie, fame, calamità, flagelli.
10Questi mali sono stati creati per i malvagi,
per loro causa si ebbe anche il diluvio.
11Quanto è dalla terra alla terra ritorna;
quanto è dalle acque rifluisce nel mare.
12Ogni regalo per corrompere e l'ingiustizia spariranno,
mentre la lealtà resterà sempre.
13Le ricchezze degli ingiusti si seccheranno come un
torrente,
come un grande tuono rimbomba via durante la pioggia.
14Come l'ingiusto aprendo le mani si rallegrerà,
così i trasgressori cadranno in rovina.
15La stirpe degli empi non aumenterà i suoi rami,
le radici impure saranno sopra una pietra dura.
16Il giunco su ogni corso d'acqua e sugli argini di un
fiume
sarà tagliato prima di ogni altra erba.
17La bontà è come un giardino di benedizioni,
la misericordia dura sempre.
18La vita di chi basta a se stesso e del lavoratore sarà
dolce,
ma più ancora lo sarà per chi trova un tesoro.
19I figli e la fondazione di una città assicurano un
nome,
ma più ancora sarà stimata una donna senza macchia.
20Vino e musica rallegrano il cuore,
ma più ancora lo rallegra l'amore della sapienza.
21Il flauto e l'arpa rendono piacevole il canto,
ma più ancora di essi una voce soave.
22L'occhio desidera grazia e bellezza,
ma più ancora di esse il verde dei campi.
23Il compagno e l'amico si incontrano a tempo opportuno,
ma più ancora di essi moglie e marito.
24I fratelli e un aiuto servono nell'afflizione,
ma più ancora salverà la carità.
25Oro e argento rendono sicuro il piede,
ma ancora di più si apprezza un consiglio.
26Ricchezze e potenza sollevano il cuore,
ma più ancora di esse il timore del Signore.
Con il timore del Signore non manca nulla;
con esso non c'è bisogno di cercare aiuto.
27Il timore del Signore è come un giardino di
benedizioni;
la sua protezione vale più di qualsiasi altra gloria.
28Figlio, non vivere da mendicante.
È meglio morire che mendicare.
29Un uomo che guarda alla tavola altrui
ha una vita che non si può chiamar tale.
Si contaminerà con cibi stranieri;
l'uomo sapiente ed educato se ne guarderà.
30Nella bocca sarà dolce il mendicare per un impudente,
ma nel suo ventre brucerà come fuoco.
Salmi 76
1'Al maestro del coro. Su strumenti a corda con cetre. Salmo.'
'Di Asaf. Canto.'
2Dio è conosciuto in Giuda,
in Israele è grande il suo nome.
3È in Gerusalemme la sua dimora,
la sua abitazione, in Sion.
4Qui spezzò le saette dell'arco,
lo scudo, la spada, la guerra.
5Splendido tu sei, o Potente,
sui monti della preda;
6furono spogliati i valorosi,
furono colti dal sonno,
nessun prode ritrovava la sua mano.
7Dio di Giacobbe, alla tua minaccia,
si arrestarono carri e cavalli.
8Tu sei terribile; chi ti resiste
quando si scatena la tua ira?
9Dal cielo fai udire la sentenza:
sbigottita la terra tace
10quando Dio si alza per giudicare,
per salvare tutti gli umili della terra.
11L'uomo colpito dal tuo furore ti dà gloria,
gli scampati dall'ira ti fanno festa.
12Fate voti al Signore vostro Dio e adempiteli,
quanti lo circondano portino doni al Terribile,
13a lui che toglie il respiro ai potenti;
è terribile per i re della terra.
Geremia 25
1Questa parola fu rivolta a Geremia per tutto il popolo di Giuda nel quarto anno di Ioiakìm figlio di Giosia, re di Giuda - cioè nel primo anno di Nabucodònosor re di Babilonia -.2Il profeta Geremia l'annunciò a tutto il popolo di Giuda e a tutti gli abitanti di Gerusalemme dicendo:3"Dall'anno decimoterzo di Giosia figlio di Amòn, re di Giuda, fino ad oggi sono ventitré anni che mi è stata rivolta la parola del Signore e io ho parlato a voi premurosamente e continuamente, ma voi non avete ascoltato.4Il Signore vi ha inviato con assidua premura tutti i suoi servi, i profeti, ma voi non avete ascoltato e non avete prestato orecchio per ascoltare5quando vi diceva: Ognuno abbandoni la sua condotta perversa e le sue opere malvage; allora potrete abitare nel paese che il Signore ha dato a voi e ai vostri padri dai tempi antichi e per sempre.6Non seguite altri dèi per servirli e adorarli e non provocatemi con le opere delle vostre mani e io non vi farò del male.7Ma voi non mi avete ascoltato - dice il Signore - e mi avete provocato con l'opera delle vostre mani per vostra disgrazia.8Per questo dice il Signore degli eserciti: Poiché non avete ascoltato le mie parole,9ecco manderò a prendere tutte le tribù del settentrione, le manderò contro questo paese, contro i suoi abitanti e contro tutte le nazioni confinanti, voterò costoro allo sterminio e li ridurrò a oggetto di orrore, a scherno e a obbrobrio perenne.10Farò cessare in mezzo a loro le grida di gioia e le voci di allegria, la voce dello sposo e quella della sposa, il rumore della mola e il lume della lampada.11Tutta questa regione sarà abbandonata alla distruzione e alla desolazione e queste genti resteranno schiave del re di Babilonia per settanta anni.12Quando saranno compiuti i settanta anni, io punirò il re di Babilonia e quel popolo - dice il Signore - per i loro delitti, punirò il paese dei Caldei e lo ridurrò a una desolazione perenne.13Manderò dunque a effetto su questo paese tutte le parole che ho pronunziate a suo riguardo, quanto è scritto in questo libro, ciò che Geremia aveva predetto contro tutte le nazioni.
14Nazioni numerose e re potenti ridurranno in schiavitù anche costoro, e così li ripagherò secondo le loro azioni, secondo le opere delle loro mani".
15Così mi disse il Signore, Dio di Israele: "Prendi dalla mia mano questa coppa di vino della mia ira e falla bere a tutte le nazioni alle quali ti invio,16perché ne bevano, ne restino inebriate ed escano di senno dinanzi alla spada che manderò in mezzo a loro".
17Presi dunque la coppa dalle mani del Signore e la diedi a bere a tutte le nazioni alle quali il Signore mi aveva inviato:18a Gerusalemme e alle città di Giuda, ai suoi re e ai suoi capi, per abbandonarli alla distruzione, alla desolazione, all'obbrobrio e alla maledizione, come avviene ancor oggi;19anche al faraone re d'Egitto, ai suoi ministri, ai suoi nobili e a tutto il suo popolo;20alla gente d'ogni razza e a tutti i re del paese di Uz, a tutti i re del paese dei Filistei, ad Ascalòn, a Gaza, a Ekròn e ai superstiti di Asdòd,21a Edom, a Moab e agli Ammoniti,22a tutti i re di Tiro e a tutti i re di Sidòne e ai re dell'isola che è al di là del mare,23a Dedan, a Tema, a Buz e a quanti si radono l'estremità delle tempie,24a tutti i re degli Arabi che abitano nel deserto,25a tutti i re di Zimrì, a tutti i re dell'Elam e a tutti i re della Media,26a tutti i re del settentrione, vicini e lontani, agli uni e agli altri e a tutti i regni che sono sulla terra; il re di Sesàch berrà dopo di essi.
27"Tu riferirai loro: Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Bevete e inebriatevi, vomitate e cadete senza rialzarvi davanti alla spada che io mando in mezzo a voi.28Se poi rifiuteranno di prendere dalla tua mano il calice da bere, tu dirai loro: Dice il Signore degli eserciti: Certamente berrete!29Se io comincio a castigare proprio la città che porta il mio nome, pretendete voi di rimanere impuniti? No, impuniti non resterete, perché io chiamerò la spada su tutti gli abitanti della terra. Oracolo del Signore degli eserciti.30Tu preannunzierai tutte queste cose e dirai loro:
Il Signore ruggisce dall'alto,
dalla sua santa dimora fa udire il suo tuono;
alza il suo ruggito contro la prateria,
manda grida di giubilo come i pigiatori delle uve,
contro tutti gli abitanti del paese.
31Il rumore giunge fino all'estremità della terra,
perché il Signore viene a giudizio con le nazioni;
egli istruisce il giudizio riguardo a ogni uomo,
abbandona gli empi alla spada.
Parola del Signore.
32Dice il Signore degli eserciti:
Ecco, la sventura passa
di nazione in nazione,
un grande turbine si alza
dall'estremità della terra.
33In quel giorno i colpiti dal Signore si troveranno da un'estremità all'altra della terra; non saranno pianti né raccolti né sepolti, ma saranno come letame sul suolo.
34Urlate, pastori, gridate,
rotolatevi nella polvere, capi del gregge!
Perché sono compiuti i giorni per il vostro macello;
stramazzerete come scelti montoni.
35Non ci sarà rifugio per i pastori
né scampo per i capi del gregge.
36Sentite le grida dei pastori,
gli urli delle guide del gregge,
perché il Signore distrugge il loro pascolo;
37sono devastati i prati tranquilli
a causa dell'ardente ira del Signore.
38Il leone abbandona la sua tana,
poiché il loro paese è una desolazione
a causa della spada devastatrice
e a causa della sua ira ardente".
Atti degli Apostoli 20
1Appena cessato il tumulto, Paolo mandò a chiamare i discepoli e, dopo averli incoraggiati, li salutò e si mise in viaggio per la Macedonia.2Dopo aver attraversato quelle regioni, esortando con molti discorsi i fedeli, arrivò in Grecia.
3Trascorsi tre mesi, poiché ci fu un complotto dei Giudei contro di lui, mentre si apprestava a salpare per la Siria, decise di far ritorno attraverso la Macedonia.4Lo accompagnarono Sòpatro di Berèa, figlio di Pirro, Aristarco e Secondo di Tessalonica, Gaio di Derbe e Timòteo, e gli asiatici Tìchico e Tròfimo.5Questi però, partiti prima di noi ci attendevano a Tròade;6noi invece salpammo da Filippi dopo i giorni degli Azzimi e li raggiungemmo in capo a cinque giorni a Tròade dove ci trattenemmo una settimana.
7Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane e Paolo conversava con loro; e poiché doveva partire il giorno dopo, prolungò la conversazione fino a mezzanotte.8C'era un buon numero di lampade nella stanza al piano superiore, dove eravamo riuniti;9un ragazzo chiamato Èutico, che stava seduto sulla finestra, fu preso da un sonno profondo mentre Paolo continuava a conversare e, sopraffatto dal sonno, cadde dal terzo piano e venne raccolto morto.10Paolo allora scese giù, si gettò su di lui, lo abbracciò e disse: "Non vi turbate; è ancora in vita!".11Poi risalì, spezzò il pane e ne mangiò e dopo aver parlato ancora molto fino all'alba, partì.12Intanto avevano ricondotto il ragazzo vivo, e si sentirono molto consolati.
13Noi poi, che eravamo partiti per nave, facemmo vela per Asso, dove dovevamo prendere a bordo Paolo; così infatti egli aveva deciso, intendendo di fare il viaggio a piedi.14Quando ci ebbe raggiunti ad Asso, lo prendemmo con noi e arrivammo a Mitilène.15Salpati da qui il giorno dopo, ci trovammo di fronte a Chio; l'indomani toccammo Samo e il giorno dopo giungemmo a Milèto.16Paolo aveva deciso di passare al largo di Èfeso per evitare di subire ritardi nella provincia d'Asia: gli premeva di essere a Gerusalemme, se possibile, per il giorno della Pentecoste.
17Da Milèto mandò a chiamare subito ad Èfeso gli anziani della Chiesa.18Quando essi giunsero disse loro: "Voi sapete come mi sono comportato con voi fin dal primo giorno in cui arrivai in Asia e per tutto questo tempo:19ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e tra le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei.20Sapete come non mi sono mai sottratto a ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi in pubblico e nelle vostre case,21scongiurando Giudei e Greci di convertirsi a Dio e di credere nel Signore nostro Gesù.22Ed ecco ora, avvinto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme senza sapere ciò che là mi accadrà.23So soltanto che lo Spirito Santo in ogni città mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni.24Non ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nulla, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio.
25Ecco, ora so che non vedrete più il mio volto, voi tutti tra i quali sono passato annunziando il regno di Dio.26Per questo dichiaro solennemente oggi davanti a voi che io sono senza colpa riguardo a coloro che si perdessero,27perché non mi sono sottratto al compito di annunziarvi tutta la volontà di Dio.28Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue.29Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge;30perfino di mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per attirare discepoli dietro di sé.31Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato di esortare fra le lacrime ciascuno di voi.
32Ed ora vi affido al Signore e alla parola della sua grazia che ha il potere di edificare e di concedere l'eredità con tutti i santificati.33Non ho desiderato né argento, né oro, né la veste di nessuno.34Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani.35In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!".
36Detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò.37Tutti scoppiarono in un gran pianto e gettandosi al collo di Paolo lo baciavano,38addolorati soprattutto perché aveva detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino alla nave.
Capitolo I: Con quanta venerazione si debba accogliere Cristo
Leggilo nella Biblioteca
Parola del discepolo
1. O Cristo, verità eterna. Sono queste, parole tue, anche se non pronunciate in un solo momento, né scritte in un sol punto. E poiché sono parole tue, e veritiere, esse devono essere accolte tutte da me con gratitudine e con fede. Sono parole tue, pronunciate da te; ma sono anche mie, giacché le hai proferite per la mia salvezza. E dalla tua bocca le prendo con gioia, per farle penetrare più profondamente nel mio cuore. Parole di così grande misericordia, piene di dolcezza e di amore, mi sollevano; ma mi atterriscono i miei peccati, e la mia coscienza non pura mi impedisce di ricevere sì grandi misteri. La dolcezza delle tue parole mi spinge, ma poi mi attarda il cumulo dei miei difetti. Tu mi comandi di accostarmi a te con fiducia, se voglio stare intimamente in te; tu mi comandi di ricevere il cibo dell'immortalità, se voglio conquistare la vita eterna e la gloria. "Venite tutti a me - dici - voi che siete faticati e oppressi, ed io vi ristorerò" (Mt 11,28). Dolce all'orecchio del peccatore, e piena d'intimità, questa parola; una parola con la quale tu, o Signore Dio mio, inviti me, misero e povero, alla comunione del tuo corpo santissimo.
2. Ma chi sono io, o Signore, per credermi degno di accostarmi a te? Gli immensi cieli non ti contengono, e tu dici: "Venite a me tutti". Che cosa vuol dire una degnazione così misericordiosa, un invito così pieno di amicizia? Come oserò venire, io che so bene di non avere nulla di buono, per cui possa credermene degno? Come ti farò entrare nella mia casa, io che molte volte ho offeso il tuo volto tanto benigno? Gli angeli e gli arcangeli ti venerano; ti temono i santi e i beati; e tu dici: "Venite tutti a me". Se non fossi tu a dirlo, o Signore, chi lo crederebbe; e se non fossi tu a comandarlo, chi avrebbe il coraggio di avvicinarsi? Ecco, Noè, uomo giusto, lavorò cent'anni nella costruzione dell'arca, per trovare salvezza con pochi suoi; e come potrò io, solo in un'ora, prepararmi a ricevere con religioso timore il costruttore del mondo? Mosè, il servo tuo grande, a te particolarmente caro, fece un'arca con legni non soggetti a marcire e la rivestì d'oro purissimo, per riporvi le tavole della legge; ed io, putrida creatura, oserò ricevere con tanta leggerezza te, autore della legge e datore della vita? Salomone, il sapientissimo re d'Israele, costruì, con un lavoro di sette anni, un tempio grandioso a lode del tuo nome; ne celebrò la dedicazione con una festa di otto giorni e con l'offerta di mille vittime pacifiche; e collocò solennemente, tra gioiosi suoni di tromba, l'arca dell'alleanza nel luogo per essa predisposto. E come ti introdurrò nella mia casa, io, infelice, il più miserabile tra gli uomini; io che, a stento, riesco a passare devotamente una mezz'ora? E fosse almeno, una volta, una mezz'oretta passata come si deve!
3. O mio Dio, quanto si sforzarono di fare costoro per piacerti! Ahimé! Come è poco quello che faccio io. Come è breve il tempo che impiego quando mi preparo a comunicarmi: raramente tutto raccolto; ancor più raramente libero da ogni distrazione. Mentre, alla presenza salvatrice della tua essenza divina, non dovrebbe, di certo, affacciarsi alcun pensiero non degno di te; ed io non dovrei lasciarmi prendere da alcuna creatura, giacché sto per ricevere nella mia casa, non un angelo, ma il Signore degli angeli. Eppure c'è un abisso tra l'arca dell'alleanza, con le cose sante che custodisce, e il corpo tuo purissimo, con la sua forza indicibile; tra i sacrifici legali di allora, immagine dei sacrifici futuri, e il tuo corpo, vittima vera, che porta a compimento tutti gli antichi sacrifici. Perché dunque non mi infiammo di più alla tua adorabile presenza; perché non mi preparo con cura più grande a nutrirmi della tua santità, quando quei santi dell'Antico Testamento - patriarchi e profeti, e anche re e principi, in unione con tutto il popolo - dimostrarono un così grande slancio devoto verso il culto divino? Danzò il piissimo re Davide, con tutte le sue forze, la danza sacra dinanzi all'arca di Dio, riandando col pensiero alle prove d'amore date, in passato, da Dio ai patriarchi; apprestò strumenti vari, compose salmi e li fece cantare in letizia, e più volte cantò lui stesso sulla cetra, mosso dalla grazia dello Spirito Santo; istruì il popolo d'Israele a lodare Iddio con tutto il cuore, a benedire ed esaltare ogni giorno il nome di Dio, d'una sola voce. Se allora si viveva in così grande devozione; se di quel tempo restò il ricordo delle lodi date a Dio davanti all'arca dell'alleanza, quanta venerazione e quanta devozione devono essere ora in me, e in tutto il popolo cristiano, di fronte al sacramento e nell'atto di nutrirsi del corpo di Cristo, cosa più di ogni altra sublime?
4. Corrono molti, fino a luoghi lontani, per vedere le reliquie dei santi e stanno a bocca aperta a sentire le cose straordinarie compiute dai santi stessi; ammirano le grandi chiese; osservano e baciano le sacre ossa, avvolte in sete intessute d'oro. Mentre qui, accanto a me, sull'altare, ci sei tu, mio Dio, santo dei santi, il creatore degli uomini e il signore degli angeli. Spesso è la curiosità umana che spinge a quelle visite, un desiderio di cose nuove, non mai viste; ma se ne riporta scarso frutto di miglioramento interiore, specialmente quando il peregrinare è così superficiale, privo di una vera contrizione. Mentre qui, nel sacramento dell'altare, sei interamente presente tu, mio Dio, "uomo Cristo Gesù" (1Tm 2,5); qui si riceve frutto abbondante di salvezza eterna, ogni volta che ti accoglie degnamente e con devozione. Non una qualunque superficialità, né la smania curiosa di vedere con i propri occhi, ci porta a questo sacramento, ma una fede sicura, una pia speranza, un sincero amore. O Dio, invisibile creatore del mondo, come è mirabile quello che tu fai con noi; come è soave e misericordioso quello che concedi ai tuoi eletti, ai quali offri te stesso, come cibo nel sacramento. Sacramento che oltrepassa ogni nostra comprensione, trascina in modo del tutto particolare il cuore delle persone devote e infiamma il loro amore. Anche coloro che ti seguono con pia fedeltà, coloro che regolano tutta la loro vita al fine del perfezionamento spirituale, ricevono spesso da questo eccelso sacramento aumento di grazia nella devozione e nell'amore della virtù. Mirabile e nascosta, questa grazia del sacramento, che soltanto i seguaci di Cristo conoscono, mentre non la sentono coloro che non hanno la fede e sono asserviti al peccato. In questo sacramento è data la grazia spirituale, è restaurata nell'anima la virtù perduta e torna l'innocenza, che era stata deturpata dal peccato. Tanto grande è talora questa grazia che, per la pienezza della devozione conferita, non soltanto lo spirito, ma anche il fragile corpo sente che gli sono state date forze maggiori.
5. Rammarichiamoci altamente e lamentiamo la nostra tiepidezza e negligenza, poiché non siamo tratti da un ardore più grande a ricevere Cristo, nel quale consiste tutta la speranza e il merito della salvezza. E' lui, infatti, "la nostra santificazione e la nostra redenzione" (1Cor 1,30); è lui il conforto di noi che siamo in cammino; è lui l'eterna gioia dei santi. Rammarichiamoci, dunque, altamente che tanta gente si renda così poco conto di questo mistero di salvezza, letizia del cielo e fondamento di tutto il mondo. Cecità e durezza del cuore umano, non curarsi maggiormente di un dono così grande, o, godendone tutti i giorni, finire persino col non badarvi! Se questo sacramento santissimo si celebrasse soltanto in un certo luogo, e fosse consacrato da un solo sacerdote in tutto il mondo, pensa da quale desiderio sarebbero tutti presi di andare in quel luogo, a quel sacerdote, per veder celebrare i divini misteri. Ma, ecco, i sacerdoti sono moltissimi, e Cristo viene immolato in molti luoghi; e così quanto più è diffusa nel mondo la sacra comunione, tanto più è manifesta la grazia e la carità di Dio verso l'uomo. Che tu sia ringraziato, o Gesù buono, pastore eterno, che con il tuo corpo prezioso e con il tuo sangue ti sei degnato di ristorare noi poveri ed esuli, invitandoci a ricevere questi misteri con queste parole, uscite dalla tua stessa bocca: "venite tutti a me, voi che siete faticati ed oppressi, ed io vi ristorerò" (Mt 11,28).
Omelia IV sul Genesi
Origene - Origene
Leggilo nella Biblioteca
Di quel che è scritto: Dio apparve ad Abrahamo
1. Abbiamo ascoltato la proclamazione di un'altra visione di Dio ad Abrahamo, avvenuta in questo modo: Iddio apparve ad Abrahamo, mentre era seduto all'entrata della sua tenda, presso il querceto di Mambre. Ed ecco tre uomini stettero su di lui, e, guardando coi suoi occhi, Abrahamo vide, ed ecco tre uomini su di lui, ed egli usci incontro a loro, eccetera (Gen 18, 1-2).In primo luogo, se vi sembra il caso, paragoniamo questa visione con quella che avvenne a Lot.
Tre uomini vengono ad Abrahamo, e stanno su di lui; da Lot vengono due, e si siedono nella piazza (cf Gen 19, 1): guarda se le cose non avvengono in proporzione al merito per un disegno dello Spirito Santo. Certo Lot era di gran lunga inferiore ad Abrahamo; se non gli fosse stato inferiore, non si sarebbe separato da Abrahamo, e non gli avrebbe detto: Se tu vai a destra, io a sinistra; se tu vai a sinistra, io a destra (Gen 13, 9); e se non gli fosse stato inferiore, non gli sarebbero piaciute la terra e la dimora con i Sodomiti.
Vengono dunque ad Abrahamo tre uomini, a mezzogiorno, e da Lot ne vengono due, e alla sera: giacché Lot non era capace di accogliere l'intensità della luce meridiana; mentre Abrahamo fu capace del pieno fulgore di quella luce.
Vediamo ora come Abrahamo e Lot accolgano quelli che vengono a loro, e confrontiamo i preparativi per l'ospitalità dell'uno e dell'altro. Però, nota per prima cosa che ad Abrahamo, assieme ai due angeli, si presentò anche il Signore, mentre da Lot vanno soltanto i due angeli. E cosa dicono? Il Signore ci ha mandato a distruggere la città, e a mandarla in rovina (cf Gen 19, 13): dunque egli accolse quelli che possono dare la rovina, e non accolse colui che può salvare; Abrahamo, invece, accolse sia colui che salva, che quelli che mandano in perdizione.
Consideriamo ora in che modo ciascuno accolga.
Abrahamo vide, e corse loro incontro (Gen 18, 2): guarda come Abrahamo è continuamente operoso e alacre nel servizio. Egli stesso corre incontro, e, dopo essere andato incontro, ritorna in fretta alla tenda e dice alla sua moglie: Affrettati alla tenda (Gen 18, 6); vedi nei singoli gesti quale sia la prontezza di colui che accoglie: ci si affretta in tutto, tutto appare urgente, non si fa niente adagio adagio.
Dice dunque a Sara sua moglie: Affrettati alla tenda, e impasta tre misure di fior di farina, facendone delle focacce cotte sotto la cenere (Gen 18, 6); in greco la parola è egkryfìas, che indica pani celati o nascosti.
Egli poi corse alla stalla e prese un vitello (Gen 18, 7): quale vitello? forse il primo che gli capitò? Non è così, ma un vitello buono e tenero (cf Gen 18, 7): anche se fa tutte le cose in fretta, sa bene quali cose, speciali e grandi, siano da offrirsi a Dio e agli angeli.
Prese dunque, o scelse dalla mandra, un vitello buono e tenero e lo diede al servo; il servo si affrettò a prepararlo (Gen 18, 7): corre lui, si affretta la moglie, è celere il servo, non c'è alcun pigro nella casa del sapiente.
Apparecchia dunque il vitello, insieme con i pani e la focaccia, ma anche latte e burro: questo è il servizio di ospitalità di Abrahamo e di Sara.
Consideriamo ora quel che fa Lot: egli non ha né fior di farina, né pane mondo, ma farina; non conosce le tre misure di fior di farina, e non può apparecchiare per i visitatori le egkryfìas, cioè i pani nascosti e mistici.
Si lavino i vostri piedi
2. Continuiamo intanto a vedere come si comporta Abrahamo con i tre uomini che stettero su di lui (cf Gen 18, 2); considera cosa significhi il fatto stesso che vengono su di lui, non contro di lui. Poiché davvero si era assoggettato alla volontà di Dio, si dice che Dio sta su di lui; apparecchia i pani impastati con tre misure di fior di farina: accolse tre uomini, impastò i pani con tre misura di fior di farina; tutto quel che fa è mistico, tutto è pieno di misteri.Apparecchia il vitello, ecco un altro mistero; e il vitello non è duro, ma buono e tenero; e che cosa è tanto tenero e buono quanto colui che si umiliò per noi fino alla morte (cf Fil 2, 8), e pose l'anima sua per i suoi amici (cf 1 Gv 3, 16; Gv 15, 13)? Egli è il vitello ingrassato, che il Padre immola per accogliere il figlio pentito (cf Lc 15, 23). Infatti egli ha tanto amato il mondo, da dare il suo figlio unico per la vita del mondo (Gv 3, 16).
E il sapiente sa bene chi accoglie: corre incontro ai tre, e uno solo adora, a uno solo parla: Scendi dal tuo servo, e ristorati sotto l'albero (Gen 18, 3-4).
Ma come mai aggiunge di nuovo, quasi parlando a uomini: Si prenda dell'acqua, e si lavino i vostri piedi (Gen 18, 4)?
Con ciò Abrahamo, padre e maestro delle genti, ti insegni come devi accogliere gli ospiti, e che tu lavi i piedi agli ospiti, tuttavia anche questo è detto in mistero: sapeva infatti che i sacramenti del Signore non si compiono se non nella lavanda dei piedi (cf Gv 13, 6); ma non gli sfuggiva la severità del precetto detto dal Salvatore: Se non vi accoglieranno, scuotete anche la polvere, che si è attaccata ai vostri piedi, in testimonianza per loro. In verità vi dico che, nel giorno del giudizio, ci sarà più tolleranza per la terra di Sodoma che per quella città (cf Mc 6, 11 e Mt 10, 15).
Voleva dunque prevenire, e lavare i piedi, che per caso non ci restasse un po' di polvere, che potesse essere riserbata per il giorno del giudizio, da scuotersi a testimonianza dell'incredulità. Per questo dunque il sapiente Abrahamo dice: Si prenda dell'acqua, e si lavino i vostri piedi.
Sotto l'albero di Mambre
3. Vediamo ora quel che è detto in seguito: Abrahamo poi stava ritto presso di loro, sotto l'albero (Gen 18, 8). Procuriamoci orecchie circoncise per tali narrazioni; non è da credersi che stesse tanto a cuore allo Spirito Santo di scrivere nei libri della legge dove stava Abrahamo. Quale utilità c'è per me, che sono venuto ad ascoltare, che cosa insegna lo Spirito Santo all'umanità, se ascolterò che Abrabamo stava sotto l'albero? Ma vediamo quale sia l'albero sotto cui stava Abrahamo, e offriva un convito al Signore e agli angeli.Dice: Sotto l'albero di Mambre (cf Gen 18, 1): Mambre nella nostra lingua significa visione o perspicacia: vedi quale, e di che genere, è il luogo, in cui il Signore può tenere un convito? Si è compiaciuto della visione e della perspicacia di Abrahamo: infatti era puro nel cuore, così da poter vedere Dio (Mt 5, 8).
Dunque in tali luoghi, e in un cuore simile, il Signore può tenere un convito con i suoi angeli. In effetti, un tempo i profeti erano chiamati veggenti (cf 1 Sam 9, 9).
Dov'è Sara?
4. Che cosa dunque dice il Signore ad Abrahamo? Dov'è Sara, tua moglie? E lui: Eccola, risponde, nella tenda. E dice il Signore: Verrò sicuramente da te a un certo tempo, e proprio in questo tempo, Sara tua moglie avrà un figlio. Sara ascoltava, stando dietro la porta della tenda, dietro ad Abrahamo (cf Gen 18, 9-10).Imparino le donne dall'esempio dei patriarchi, imparino, dico, le donne, a seguire i loro mariti; infatti non senza motivo è stato scritto che Sara stava dietro Abrahamo, ma per mostrare che, se l'uomo va avanti verso il Signore, la moglie deve seguirlo; dico cioè che la donna deve seguire, se vede il suo marito stare presso il Signore.
Del resto eleviamoci a un grado più alto di intelligenza, e diciamo che, in noi, l'uomo è il senso spirituale, e la donna, a lui congiunta come a marito, è la nostra carne. Dunque la carne segua sempre il senso spirituale, e non si giunga mai a tal punto di pigrizia, che il senso spirituale, ridotto in schiavitù, obbedisca alla carne che ondeggia nella lussuria e nei piaceri.
Sara stava dietro Abrahamo: ma in questo tratto possiamo anche cogliere l'aspetto mistico, se consideriamo come, nell'Esodo, Dio andava avanti, di notte nella colonna di fuoco, e di giorno nella colonna di nube (cf Es 13, 21), e la sinagoga del Signore andava dietro, dopo di lui. Così anche intendo che Sara seguiva, o stava dietro Abrahamo.
Cosa dice dopo? Erano entrambi presbiteri, cioè anziani, e avanzati negli anni (Gen 18, 11): per quel che riguarda l'età del corpo, molti prima di loro avevano condotto una vita molto più longeva per gli anni, ma nessuno è stato chiamato presbitero; per cui si vede che tale nome è attribuito non in ragione della longevità, ma della maturità.
Il Signore è disceso
5. E che dunque accadde dopo un tale e tanto convito, offerto da Ahrahamo al Signore e agli angeli sotto l'albero della visione?Gli ospiti se ne vanno. Abrahamo poi li accompagnava e camminava con loro. E il Signore disse: Non posso celare ad Abrahamo, mio servo, quel che farò, poiché Abrahamo diventerà un popolo grande e numeroso, e in lui saranno benedette tutte le genti della terra. Sapeva infatti che avrebbe dato ordini ai suoi figli, e avrebbero osservato le vie del Signore, per fare giustizia e giudizio, affinché il Signore adempisse con Abrahamo quel che gli aveva rivelato. E disse: Il clamore di Sodoma e di Gomorra è giunto al colmo, e i loro peccati sono troppo grandi. Dunque sono disceso per vedere se sono giunti al grado estremo, secondo il loro stesso clamore, arrivato fino a me; o se altrimenti, per saperlo (Gen 18, 16-21).
Queste sono le parole della Scrittura divina: vediamo dunque ora che cosa, in esse, si debba degnamente comprendere.
Sono disceso per vedere: quando sono trasmessi messaggi ad Abrahamo, non si dice che Dio discende, ma che sta su di lui, come abbiamo spiegato sopra: Stettero tre uomini su di lui (Gen 18, 2); ma ora, che si tratta di peccatori, è detto che Dio discende.
Sta' attento a non intenderlo come una ascensione e discesa nello spazio; questo si trova spesso nelle lettere divine, per esempio nel profeta Michea: Ecco, il Signore è uscito dal suo santo luogo, è disceso e camminerà sopra le alture della terra (Mic 1, 3). Si dice dunque che Dio discende, quando si degna di aver cura della fragilità umana; e questo dobbiamo pensano in maniera speciale del nostro Signore e Salvatore, il quale non stimò una rapina l'essere uguale a Dio, ma annientò se stesso, assumendo la forma dello schiavo (Fil 2, 7): dunque è disceso. Nessuno è salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo, che è in cielo (Gv 3, 13).
Infatti il Signore è disceso, non solo per curare, ma anche per portare ciò che è nostro: Infatti assunse forma di schiavo, ed essendo egli invisibile per natura, in quanto eguale al Padre, tuttavia prese una forma visibile, e fu trovato nel sembiante come uomo (cf Fil 2, 7). Ma, anche quando discese, per alcuni è in basso, per altri invece ascese ed è in alto. Infatti, scelti alcuni apostoli, salì in un monte eccelso, e là si trasfigurò davanti a loro (cf Mc 9, 1): dunque, per coloro che ammaestra riguardo ai misteri del regno dei cieli (cf Mt 13, 11), è in alto; ma per le folle e i Farisei, ai quali rimprovera i peccati, è in basso, ed è là con loro, ov'è l'erba (cf Mt 14, 19).
Non avrebbe potuto trasfigurarsi in basso, ma sale in alto con quelli che hanno potuto seguirlo, e là si trasfigura.
Il Signore conosce quelli che sono suoi
6. Dunque sono disceso, per vedere se i peccati sono giunti al grado estremo, secondo il loro clamore, arrivato fino a me; o se altrimenti, per saperlo (Gen 18, 21).Sulla base di questo discorso, gli eretici sogliono impugnare il mio Dio, dicendo: Ecco, il Dio della legge non avrebbe saputo quel che accadeva a Sodoma, se non fosse disceso per vedere, e non avesse mandato inviati a saperlo. Ma noi, ai quali è stato dato l'ordine di combattere le battaglie del Signore, affiliamo contro di loro la spada della parola di Dio e avanziamo contro di loro a battaglia; stiamo in campo cinti i fianchi nella verità, e, presentando lo scudo della fede (cf Ef 6, 14-17), riceviamo i dardi velenosi delle loro dispute, e rivolgiamoli di nuovo contro di loro, diligentemente librati.
Infatti queste sono le battaglie del Signore, combattute da David e dagli altri patriarchi. Resistiamo contro di loro per i nostri fratelli: Infatti per me è meglio morire (cf 1 Cor 9, 15) piuttosto che rapiscano e facciano preda di qualcuno dei miei fratelli, e con scaltre insinuazioni di parole, facciano prigionieri i fanciullini e lattanti in Cristo (cf 1 Cor 3, 1). Infatti con i perfetti non potranno venire alle mani, né oseranno attaccare battaglia: noi dunque, per prima cosa pregando il Signore, con l'aiuto delle vostre orazioni, intraprenderemo contro di loro la battaglia della parola.
Diciamo dunque con franchezza che, secondo le Scritture, Dio non conosce tutti. Dio non conosce il peccato, e Dio non conosce i peccatori, ignora quanti sono estranei a lui. Ascolta la Scrittura che dice: Conosce il Signore quelli che sono suoi, e: Si allontani dall'iniquità chiunque invoca il nome del Signore (2 Tm 2, 19 (cf Num 16, 5). Il Signore conosce i suoi, ma non conosce gli iniqui e gli empi. Ascolta il Salvatore che dice: Allontanatevi da me, voi tutti operatori di iniquità, non vi conosco (Mt 7, 23). E ancora Paolo dice: Se vi è fra voi un profeta o uomo spirituale, riconosca che le cose che scrivo sono del Signore. Ma chi non lo conosce, non è conosciuto (1 Cor 14, 37-38).
Queste cose poi le diciamo non avendo di Dio una nozione blasfema, come fate voi, o attribuendogli ignoranza, ma intendiamo così, che coloro le cui azioni sono indegne di Dio, siano giudicati anche indegni della conoscenza di Dio. Dio non si degna di conoscere colui che si è distolto da lui, e lo ignora; per questo l'Apostolo dice: Chi non lo conosce, non è conosciuto .
Ora dunque, tale significato ha quello che si dice di coloro che abitano a Sodoma: così che, se, secondo il clamore, salito a Dio, i loro peccati sono giunti al grado estremo (cf Gen 18, 21), siano giudicati indegni della conoscenza di Dio; se invece c'è in loro una qualche conversione, o se almeno dieci fra loro saranno trovati giusti (cf Gen 18, 32), di nuovo il Signore li conoscerà.
Per questo ha detto: O se altrimenti, per saperlo (Gen 18, 21). Non ha detto: per conoscere che cosa fanno, ma per conoscere loro, e per farli degni della mia conoscenza, se troverò fra loro alcuni giusti, alcuni penitenti, alcuni tali che io debba conoscerli. E alla fine, poiché non fu trovato alcuno che si pentisse, alcuno che si convertisse, all'infuori di Lot, egli solo è riconosciuto, egli solo è liberato dall'incendio (cf Gen 19). Neppure i generi, avvertiti, lo seguono, neppure i vicini e i parenti, nessuno volle conoscere la clemenza di Dio, nessuno rifugiarsi nella sua misericordia; perciò anche nessuno è riconosciuto.
Queste cose siano dette contro coloro che parlano altezzosamente iniquità (Sal 73, 8).
Quanto a noi, adoperiamoci che tali siano i nostri atti, tale la nostra vita, che siamo ritenuti degni della conoscenza di Dio, che egli si degni di conoscerci, che siamo ritenuti degni della conoscenza del Figlio suo Gesù Cristo, e della conoscenza dello Spirito Santo, affinché, conosciuti dalla Trinità, anche noi meritiamo di riconoscere pienamente, totalmente e perfettamente, il mistero della Trinità, rivelandolo a noi il Signore Gesù Cristo, al quale è la gloria e il dominio nei secoli dei secoli. Amen (cf 1 Pt 4, 11).
4 - Il potere di Maria
Trattato della vera devozione a Maria - San Luigi Maria Grignion de Montfort
Leggilo nella Biblioteca
37. Da quanto ho detto bisogna trarre qualche conclusione evidente. Anzitutto, che Maria ha ricevuto da Dio un grande potere sulle anime degli eletti. Ella infatti non potrebbe porre in essi la sua dimora, come Dio Padre le ha comandato di fare, non potrebbe formarli, nutrirli, darli alla luce della vita eterna come loro madre, averli come sua parte ed eredità, formarli in Gesù Cristo e Gesù Cristo in loro, mettere nei loro cuori le radici delle sue virtù, essere la compagna indissolubile dello Spirito Santo per ogni opera di grazia... Non potrebbe - dico - fare tutto ciò, se non avesse diritto e potere sulle loro anime, per una speciale grazia dell'Altissimo, il quale, avendole dato potere sul proprio Figlio unico e naturale, glielo ha dato pure suoi figli adottivi, e non solo sul corpo - che sarebbe poca cosa - ma anche sull'anima.
38. Maria è la regina del cielo e della terra per grazia, come Gesù ne è il re per natura e per conquista. Ora, poiché il regno di Gesù Cristo è anzitutto un fatto interiore e si realizza nel cuore, come è scritto: «Il regno di Dio è dentro di voi», allo stesso modo il regno della Santa Vergine è principalmente nell'interiore dell'uomo, cioè nell'anima, ed è soprattutto nelle anime che ella viene maggiormente glorificata, insieme al Figlio suo, più che in tutte le manifestazioni esteriori; per questo la Possiamo chiamare con i santi Regina dei cuori.
39. Seconda conclusione. La Santa Vergine è necessaria a Dio, di una necessità che viene detta ipotetica, cioè perché così egli ha voluto; ma è ancora più necessaria agli uomini per raggiungere il loro ultimo fine. Non si può quindi mettere sullo stesso piano la devozione alla Santa Vergine e le devozioni agli altri santi, come se non fosse più necessaria di queste, o fosse solo un sovrappiù.
40. Il dotto e pio Suarez, della Compagnia di Gesù, il sapiente e devoto Giusto Lipsio, professore a Lovanio, e molti altri, hanno dimostrato chiaramente che la devozione alla Santa Vergine è necessaria per la salvezza; hanno portato prove attinte dai Padri, come sant'Agostino, sant'Efrem, diacono di Odessa, san Cirillo di Gerusalemme, san Germano di Costantinopoli, san Giovanni di Damasco, sant'Anselmo, san Bernardo, san Bernardino, san Tommaso, san Bonaventura; così - al dire dello stesso Ecolampadio e di alcuni ; altri eretici - il non avere stima e amore per la Vergine Santa, è un segno infallibile di incredulità, mentre al contrario è una prova sicura di autenticità nella fede, l'essere veramente e interamente a lei consacrati o devoti.
41. Le figure e i testi dell'Antico e del Nuovo Testamento lo provano, gli insegnamenti e gli esèmpi dei santi lo confermano, la ragione e l'esperienza lo insegnano e lo dimostrano, il demonio stesso e i suoi seguaci, spinti dalla forza della verità, spesso furono costretti, loro malgrado, a riconoscerlo. Di tutti i passi dei santi Padri e Dottori, di cui ho fatto un'ampia raccolta per provare questa verità, ne riporto uno solo, per non essere troppo lungo. Dice san Giovanni di Damasco: «Esserti devoti o Vergine Santa, è un'arma di salvezza che Dio ci dà perché ci vuole salvi».
42. Potrei qui riferire parecchi fatti che provano la stessa cosa. Ne riporto due. Quello raccontato nei Fioretti di san Francesco, quando in estasi vide una grande scala che portava in cielo; in cima ad essa vi era la Vergine Santa e gli fu indicato che per arrivare al cielo bisognava salire per quella scala. E quello riferito nelle cronache di san Domenico. Il Santo stava predicando il Rosario presso Carcassonne, quando incontrò un infelice eretico, la cui anima era posseduta da quindicimila demoni; questi furono costretti, su comando della Santa Vergine, ad ammettere - a propria confusione - molte grandi e consolanti verità circa la devozione verso di lei; e lo fecero con tanta efficacia e chiarezza che, anche chi non è molto devoto della Vergine Santa, non può leggere senza versare lacrime di gioia questo racconto autentico e l'elogio che il demonio dovette fare, suo malgrado, della devozione alla Vergine Santa.
43. Se la devozione alla Vergine Santa è necessaria a tutti semplicemente per salvarsi, lo è ancora di più per coloro che sono chiamati a una speciale perfezione. Io non credo che una persona possa raggiungere un'intima unione con Gesù Cristo Signore e una perfetta fedeltà allo Spirito Santo, senza una grande unione con la Vergine Santa e senza farsi profondamente aiutare da lei.
44. E' solo Maria che ha trovato grazia presso Dio senza l'aiuto di nessun'altra semplice creatura. Dopo di lei, coloro che hanno trovato grazia presso Dio, l'hanno trovata unicamente per mezzo di lei. E quanti verranno in futuro, la troveranno ancora soltanto per mezzo di lei. Maria era piena di grazia quando ricevette il saluto dell'arcangelo Gabriele e ne fu ricolmata con sovrabbondanza dallo Spirito Santo quando la coprì della sua ombra ineffabile. Poi crebbe tal-mente di giorno in giorno e di momento in momento in quella duplice pienezza, da raggiungere un punto di grazia sconfinato e inimmaginabile. E così l'Altissimo l'ha costituita unica tesoriera delle sue ricchezze e sola dispensatrice delle sue grazie, in modo da magnificare, elevare e arricchire chi ella vuole, facendoli entrare nella via stretta del cielo e passare ad ogni costo per la porta stretta della vita, donando a chi vuole il trono, lo scettro e la corona regale. Gesù è ovunque e sempre il frutto e il Figlio di Maria; e Maria è ovunque il vero albero che porta il frutto di vita e la vera madre che lo produce.
45. E' soltanto a Maria che Dio ha dato le chiavi delle stanze del divino amore; a lei ha dato il potere di entrare nelle vie più sublimi e segrete della perfezione e di farvi entrare altri. E' Maria la sola che apre l'entrata del paradiso terrestre ai miseri figli di Eva, l'infedele, perché possano passeggiare piacevolmente con Dio, trovare sicuro riparo dai nemici, nutrirsi di delizie e - senza più temere la morte - del frutto degli alberi di vita e della scienza del bene e del male, bere a grandi sorsi le acque celesti di questa bella fontana che zampilla con abbondanza. Anzi, è lei stessa questo paradiso terrestre, questa terra vergine e benedetta, da cui Adamo ed Eva peccatori furono scacciati; ed ella vi lascia entrare solo quelli e quelle che vuole condurre a santità.
46. Tutti «i più ricchi del popolo – per servirmi dell'espressione dello Spirito Santo e della spiegazione di san Bernardo - cercano il tuo volto» di secolo in secolo e specialmente alla fine del mondo; cioè i piu grandi santi, le anime più ricche di grazia e di virtù, saranno i più assidui nel pregare la Vergine Santa e a tenerla sempre davanti agli occhi come loro modello perfetto da imitare e loro potente aiuto per sostenerli.
« Vi sia tutta la vigilanza nella Chiesa »
Beata Alexandrina Maria da Costa
...Improvvisamente apparve Mammina Addolorata: aveva sulle braccia Gesù
morto. Me Lo pose in grembo, mi accarezzò leggermente e si sedette al
mio fianco. I miei sguardi non si staccavano da Gesù mentre udivo
Mammina.
- Accetta, figlia mia, come ho fatto Io sul Calvario. A Me hanno dato
Gesù, morto per l'umanità. A te do l'umanità, morta per il peccato; ma
in essa vi è sempre Gesù: vedilo in tutte le anime, contemplalo in
tutti i peccatori, nell'umanità intera. Accetta le mie spine; soffri,
figlia, soffri; abbi coraggio. Io non ti abbandono, insieme al tuo
Gesù. Sei la prediletta del Cielo. - O Mammina, aiutami! Mi viene a
mancare tutto. Voglio consolarti e dare a Gesù tutte le anime. - Ella,
senza un sorriso, senza una carezza, disparve, e così Gesù morto.
Rimasi nella maggiore angustia ripetendo il mio « credo » e il mio «
confido »... (diario, 3-9-1954).
...Nella notte dal 7 all'8 ho vegliato; non ho potuto dormire. Dopo le
due, perché prima non ne avevo avuto le forze né la disposizione, ho
incominciato a presentare gli auguri a Mammina. Che povertà! Non avevo
nulla da darle, né Le sapevo parlare. Le ho rinnovato l'offerta di
tutto il mio essere: è stata una consacrazione completa; Le ho offerto
i cuori e le anime di tutta l'umanità... - Mammina, vorrei meritare
tanto in questo giorno da potere strappare dal purgatorio tutte le
anime, affinché possano oggi stesso salire al cielo, darti tutta la
gloria e l'amore... Accetta il mio sacrificio di non ricevere Gesù
Sacramentato, se per caso non verrà un sacerdote a darmelo. - Queste
offerte non furono mie: in tutto il giorno ho lottato, per il vuoto
indicibile della mancata Comunione, contro una fame di Lui
insopportabile. Ricordavo al vivo la richiesta di 20 anni fa [1934]:
del mio corpo, di tutto il mio corpo per essere crocifisso...
Senza fede, senza sentirla, e senza sentire il dolore, salii la
montagna: non fui capace, nel mio intimo, di ripetere il mio « credo »
e di fare un atto di amore. Volevo dire con il pensiero « credo, mio
Gesù » ma era una cosa tanto vaga che non giungeva al Cielo: ciò che
nasce alla superficie, non vale nulla. Avevo bisogno di dirlo dal
profondo, ma non fui capace, tale era la mia sfinitezza. Con molto
ritardo venne Gesù: pareva non venisse più; che separazione tremenda!
Venne, ma non portò luce, però mi rialzò e mi parlò con dolcezza e con
amore. - Figlia mia, sposa cara, sono Gesù; rialzati, abbi coraggio;
vieni a Me... I tuoi, figlia mia, sono sentimenti simbolici; il tuo
allontanamento da Me è l'allontanamento delle anime. Come possono
dire di credere in Me se peccano come se Io non esistessi? Come possono
dire di amarmi, nei loro peccati e vizi, rinnovando giorno e notte la
mia Passione? Sentimenti simbolici: leggete e comprendete, maestri
delle anime! Ripetimi il tuo « credo »; dimmi che Mi ami, sposa cara.
Coraggio!... -
... - Ricevi la goccia del mio Sangue divino, la vita che ti dà vita
per parlare alle anime. Abbi coraggio, abbiate coraggio. Tu spargi
rugiada celeste, semini semente divina. È per mezzo tuo che Mi do al
mondo. Parlo attraverso le tue labbra. Sta sorgendo qualcosa di
sgradevole; ma non è nulla in paragone del bene. È il demonio rabbioso
che vuole bruciare la semente divina; ma insisterà invano. Si faccia
preghiera, si faccia penitenza! Incominci la Chiesa! Oh, quante cose
deve correggere e perfezionare! Le Case religiose, le Case religiose;
frati e suore che non vivono la vita dei loro fondatori. Incominci la
Chiesa! Incominci la Chiesa! Vi sia tutta la vigilanza nella Chiesa.
Si risollevi il mondo verso di Me. Coraggio, figlia, ripara!... Consola
il mio Cuore divino e quello della mia Madre benedetta. Noi siamo con
te. Ripeti il tuo « credo ». - Gesù fuggì da me. Mentre si assentava
Gli dissi ancora: - Fa' di me ciò che vuoi; Ti raccomando le mie
richieste: perdona al mondo, perdona sempre. (diario, 10-9-1954).