Liturgia delle Ore - Letture
Giovedi della 3° settimana del tempo di Avvento
Vangelo secondo Luca 12
1Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia.2Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto.3Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.
4A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla.5Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui.6Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio.7Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri.
8Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio;9ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
10Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato.
11Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire;12perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire".
13Uno della folla gli disse: "Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità".14Ma egli rispose: "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?".15E disse loro: "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni".16Disse poi una parabola: "La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto.17Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?18E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni.19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia.20Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?21Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio".
22Poi disse ai discepoli: "Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete.23La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito.24Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete!25Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?26Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto?27Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.28Se dunque Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede?29Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l'animo in ansia:30di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno.31Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta.
32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno.
33Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma.34Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
35Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese;36siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa.37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!39Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa.40Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate".
41Allora Pietro disse: "Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?".42Il Signore rispose: "Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro.44In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi.45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi,46il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli.47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse;48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.
49Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!50C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!
51Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.52D'ora innanzi in una casa di cinque persone53si divideranno tre contro due e due contro tre;
padre contro figlio e 'figlio contro padre',
madre contro figlia e 'figlia contro madre',
suocera contro nuora e 'nuora contro suocera'".
54Diceva ancora alle folle: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade.55E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade.56Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?57E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?58Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esecutore e questi ti getti in prigione.59Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo".
Genesi 45
1Allora Giuseppe non poté più contenersi dinanzi ai circostanti e gridò: "Fate uscire tutti dalla mia presenza!". Così non restò nessuno presso di lui, mentre Giuseppe si faceva conoscere ai suoi fratelli.2Ma diede in un grido di pianto e tutti gli Egiziani lo sentirono e la cosa fu risaputa nella casa del faraone.3Giuseppe disse ai fratelli: "Io sono Giuseppe! Vive ancora mio padre?". Ma i suoi fratelli non potevano rispondergli, perché atterriti dalla sua presenza.4Allora Giuseppe disse ai fratelli: "Avvicinatevi a me!". Si avvicinarono e disse loro: "Io sono Giuseppe, il vostro fratello, che voi avete venduto per l'Egitto.5Ma ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita.6Perché già da due anni vi è la carestia nel paese e ancora per cinque anni non vi sarà né aratura né mietitura.7Dio mi ha mandato qui prima di voi, per assicurare a voi la sopravvivenza nel paese e per salvare in voi la vita di molta gente.8Dunque non siete stati voi a mandarmi qui, ma Dio ed Egli mi ha stabilito padre per il faraone, signore su tutta la sua casa e governatore di tutto il paese d'Egitto.9Affrettatevi a salire da mio padre e ditegli: Dice il tuo figlio Giuseppe: Dio mi ha stabilito signore di tutto l'Egitto. Vieni quaggiù presso di me e non tardare.10Abiterai nel paese di Gosen e starai vicino a me tu, i tuoi figli e i figli dei tuoi figli, i tuoi greggi e i tuoi armenti e tutti i tuoi averi.11Là io ti darò sostentamento, poiché la carestia durerà ancora cinque anni, e non cadrai nell'indigenza tu, la tua famiglia e quanto possiedi.12Ed ecco, i vostri occhi lo vedono e lo vedono gli occhi di mio fratello Beniamino: è la mia bocca che vi parla!13Riferite a mio padre tutta la gloria che io ho in Egitto e quanto avete visto; affrettatevi a condurre quaggiù mio padre".14Allora egli si gettò al collo di Beniamino e pianse. Anche Beniamino piangeva stretto al suo collo.15Poi baciò tutti i fratelli e pianse stringendoli a sé. Dopo, i suoi fratelli si misero a conversare con lui.
16Intanto nella casa del faraone si era diffusa la voce: "Sono venuti i fratelli di Giuseppe!" e questo fece piacere al faraone e ai suoi ministri.17Allora il faraone disse a Giuseppe: "Di' ai tuoi fratelli: Fate questo: caricate le cavalcature, partite e andate nel paese di Canaan.18Poi prendete vostro padre e le vostre famiglie e venite da me e io vi darò il meglio del paese d'Egitto e mangerete i migliori prodotti della terra.19Quanto a te, da' loro questo comando: Fate questo: prendete con voi dal paese d'Egitto carri per i vostri bambini e le vostre donne, prendete vostro padre e venite.20Non abbiate rincrescimento per la vostra roba, perché il meglio di tutto il paese sarà vostro".
21Così fecero i figli di Israele. Giuseppe diede loro carri secondo l'ordine del faraone e diede loro una provvista per il viaggio.22Diede a tutti una muta di abiti per ciascuno, ma a Beniamino diede trecento sicli d'argento e cinque mute di abiti.23Allo stesso modo mandò al padre dieci asini carichi dei migliori prodotti dell'Egitto e dieci asine cariche di grano, pane e viveri per il viaggio del padre.24Poi congedò i fratelli e, mentre partivano, disse loro: "Non litigate durante il viaggio!".
25Così essi ritornarono dall'Egitto e arrivarono nel paese di Canaan, dal loro padre Giacobbe26e subito gli riferirono: "Giuseppe è ancora vivo, anzi governa tutto il paese d'Egitto!". Ma il suo cuore rimase freddo, perché non poteva credere loro.27Quando però essi gli riferirono tutte le parole che Giuseppe aveva detto loro ed egli vide i carri che Giuseppe gli aveva mandati per trasportarlo, allora lo spirito del loro padre Giacobbe si rianimò.28Israele disse: "Basta! Giuseppe, mio figlio, è vivo. Andrò a vederlo prima di morire!".
Proverbi 27
1Non ti vantare del domani,
perché non sai neppure che cosa genera l'oggi.
2Ti lodi un altro e non la tua bocca,
un estraneo e non le tue labbra.
3La pietra è greve, la sabbia è pesante,
ma più dell'una e dell'altra lo è il fastidio dello stolto.
4La collera è crudele, l'ira è impetuosa;
ma chi può resistere alla gelosia?
5Meglio un rimprovero aperto
che un amore celato.
6Leali sono le ferite di un amico,
fallaci i baci di un nemico.
7Gola sazia disprezza il miele;
per chi ha fame anche l'amaro è dolce.
8Come un uccello che vola lontano dal nido
così è l'uomo che va errando lontano dalla dimora.
9Il profumo e l'incenso allietano il cuore,
la dolcezza di un amico rassicura l'anima.
10Non abbandonare il tuo amico né quello di tuo padre,
non entrare nella casa di tuo fratello
nel giorno della tua disgrazia.
Meglio un amico vicino che un fratello lontano.
11Sii saggio, figlio mio, e allieterai il mio cuore
e avrò di che rispondere a colui che mi insulta.
12L'accorto vede il pericolo e si nasconde,
gli inesperti vanno avanti e la pagano.
13Prendigli il vestito perché si è fatto garante per uno straniero
e tienilo in pegno per gli sconosciuti.
14Benedire il prossimo di buon mattino ad alta voce
gli sarà imputato come una maledizione.
15Il gocciolar continuo in tempo di pioggia
e una moglie litigiosa, si rassomigliano:
16chi la vuol trattenere, trattiene il vento
e raccoglie l'olio con la mano destra.
17Il ferro si aguzza con il ferro
e l'uomo aguzza l'ingegno del suo compagno.
18Il guardiano di un fico ne mangia i frutti,
chi ha cura del suo padrone ne riceverà onori.
19Come un volto differisce da un altro,
così i cuori degli uomini differiscono fra di loro.
20Come gli inferi e l'abisso non si saziano mai,
così non si saziano mai gli occhi dell'uomo.
21Come il crogiuolo è per l'argento e il fornello per l'oro,
così l'uomo rispetto alla bocca di chi lo loda.
22Anche se tu pestassi lo stolto nel mortaio
tra i grani con il pestello,
non scuoteresti da lui la sua stoltezza.
23Preòccupati del tuo gregge,
abbi cura delle tue mandrie,
24perché non sono perenni le ricchezze,
né un tesoro si trasmette di generazione in generazione.
25Si toglie il fieno, apparisce l'erba nuova
e si raccolgono i foraggi dei monti;
26gli agnelli ti danno le vesti
e i capretti il prezzo per comprare un campo,
27le capre latte abbondante per il cibo
e per vitto della tua famiglia.
e per mantenere le tue schiave.
Salmi 22
1'Al maestro del coro. Sull'aria: "Cerva dell'aurora". Salmo. Di Davide.'
2"Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Tu sei lontano dalla mia salvezza":
sono le parole del mio lamento.
3Dio mio, invoco di giorno e non rispondi,
grido di notte e non trovo riposo.
4Eppure tu abiti la santa dimora,
tu, lode di Israele.
5In te hanno sperato i nostri padri,
hanno sperato e tu li hai liberati;
6a te gridarono e furono salvati,
sperando in te non rimasero delusi.
7Ma io sono verme, non uomo,
infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo.
8Mi scherniscono quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
9"Si è affidato al Signore, lui lo scampi;
lo liberi, se è suo amico".
10Sei tu che mi hai tratto dal grembo,
mi hai fatto riposare sul petto di mia madre.
11Al mio nascere tu mi hai raccolto,
dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio.
12Da me non stare lontano,
poiché l'angoscia è vicina
e nessuno mi aiuta.
13Mi circondano tori numerosi,
mi assediano tori di Basan.
14Spalancano contro di me la loro bocca
come leone che sbrana e ruggisce.
15Come acqua sono versato,
sono slogate tutte le mie ossa.
Il mio cuore è come cera,
si fonde in mezzo alle mie viscere.
16È arido come un coccio il mio palato,
la mia lingua si è incollata alla gola,
su polvere di morte mi hai deposto.
17Un branco di cani mi circonda,
mi assedia una banda di malvagi;
hanno forato le mie mani e i miei piedi,
18posso contare tutte le mie ossa.
Essi mi guardano, mi osservano:
19si dividono le mie vesti,
sul mio vestito gettano la sorte.
20Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, accorri in mio aiuto.
21Scampami dalla spada,
dalle unghie del cane la mia vita.
22Salvami dalla bocca del leone
e dalle corna dei bufali.
23Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all'assemblea.
24Lodate il Signore, voi che lo temete,
gli dia gloria la stirpe di Giacobbe,
lo tema tutta la stirpe di Israele;
25perché egli non ha disprezzato
né sdegnato l'afflizione del misero,
non gli ha nascosto il suo volto,
ma, al suo grido d'aiuto, lo ha esaudito.
26Sei tu la mia lode nella grande assemblea,
scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
27I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano:
"Viva il loro cuore per sempre".
28Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra,
si prostreranno davanti a lui
tutte le famiglie dei popoli.
29Poiché il regno è del Signore,
egli domina su tutte le nazioni.
30A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.
E io vivrò per lui,
31lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
32annunzieranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
"Ecco l'opera del Signore!".
Geremia 17
1Il peccato di Giuda è scritto
con uno stilo di ferro,
con una punta di diamante
è inciso sulla tavola del loro cuore
e sugli angoli dei loro altari,
2come per ricordare ai loro figli
i loro altari e i loro pali sacri presso gli alberi verdi,
sui colli elevati,
3sui monti e in aperta campagna.
"I tuoi averi e tutti i tuoi tesori
li abbandonerò al saccheggio,
a motivo di tutti i peccati
che hai commessi in tutti i tuoi territori.
4Tu dovrai ritirare la mano dall'eredità
che ti avevo data;
ti farò schiavo dei tuoi nemici
in un paese che non conosci,
perché avete acceso il fuoco della mia ira,
che arderà sempre".
Così dice il Signore:
5"Maledetto l'uomo che confida nell'uomo,
che pone nella carne il suo sostegno
e il cui cuore si allontana dal Signore.
6Egli sarà come un tamerisco nella steppa,
quando viene il bene non lo vede;
dimorerà in luoghi aridi nel deserto,
in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.
7Benedetto l'uomo che confida nel Signore
e il Signore è sua fiducia.
8Egli è come un albero piantato lungo l'acqua,
verso la corrente stende le radici;
non teme quando viene il caldo,
le sue foglie rimangono verdi;
nell'anno della siccità non intristisce,
non smette di produrre i suoi frutti.
9Più fallace di ogni altra cosa
è il cuore e difficilmente guaribile;
chi lo può conoscere?
10Io, il Signore, scruto la mente
e saggio i cuori,
per rendere a ciascuno secondo la sua condotta,
secondo il frutto delle sue azioni.11Come una pernice che cova uova da lei non deposte
è chi accumula ricchezze, ma senza giustizia.
A metà dei suoi giorni dovrà lasciarle
e alla sua fine apparirà uno stolto".
12Trono di gloria, eccelso fin dal principio,
è il luogo del nostro santuario!
13O speranza di Israele, Signore,
quanti ti abbandonano resteranno confusi;
quanti si allontanano da te saranno scritti nella polvere,
perché hanno abbandonato
la fonte di acqua viva, il Signore.
14Guariscimi, Signore, e io sarò guarito,
salvami e io sarò salvato,
poiché tu sei il mio vanto.
15Ecco, essi mi dicono:
"Dov'è la parola del Signore?
Si compia finalmente!".
16Io non ho insistito presso di te nella sventura
né ho desiderato il giorno funesto, tu lo sai.
Ciò che è uscito dalla mia bocca è innanzi a te.
17Non essere per me causa di spavento,
tu, mio solo rifugio nel giorno della sventura.
18Siano confusi i miei avversari ma non io,
si spaventino essi, ma non io.
Manda contro di loro il giorno della sventura,
distruggili, distruggili per sempre.
19Il Signore mi disse: "Va' a metterti alla porta dei Figli del popolo, per la quale entrano ed escono i re di Giuda, e a tutte le porte di Gerusalemme.20Dirai loro: Ascoltate la parola del Signore, o re di Giuda e voi tutti Giudei e abitanti di Gerusalemme, che entrate per queste porte.21Così dice il Signore: Per amore della vostra vita guardatevi dal trasportare un peso in giorno di sabato e dall'introdurlo per le porte di Gerusalemme.22Non portate alcun peso fuori dalle vostre case in giorno di sabato e non fate alcun lavoro, ma santificate il giorno di sabato, come io ho comandato ai vostri padri.23Ma essi non vollero ascoltare né prestare orecchio, anzi indurirono la loro cervice per non ascoltarmi e per non accogliere la lezione.24Ora, se mi ascolterete sul serio - dice il Signore - se non introdurrete nessun peso entro le porte di questa città in giorno di sabato e santificherete il giorno di sabato non eseguendo in esso alcun lavoro,25entreranno per le porte di questa città i re, che siederanno sul trono di Davide, su carri e su cavalli, essi e i loro ufficiali, gli uomini di Giuda e gli abitanti di Gerusalemme. Questa città sarà abitata per sempre.26Verranno dalle città di Giuda e dai dintorni di Gerusalemme, dalla terra di Beniamino e dalla Sefèla, dai monti e dal meridione presentando olocausti, sacrifici, offerte e incenso e sacrifici di lode nel tempio del Signore.27Ma se non ascolterete il mio comando di santificare il giorno di sabato, di non trasportare pesi e di non introdurli entro le porte di Gerusalemme in giorno di sabato, io accenderò un fuoco alle sue porte; esso divorerà i palazzi di Gerusalemme e mai si estinguerà".
Lettera ai Romani 8
1Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù.2Poiché la legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte.3Infatti ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e in vista del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne,4perché la giustizia della legge si adempisse in noi, che non camminiamo secondo la carne ma secondo lo Spirito.
5Quelli infatti che vivono secondo la carne, pensano alle cose della carne; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, alle cose dello Spirito.6Ma i desideri della carne portano alla morte, mentre i desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace.7Infatti i desideri della carne sono in rivolta contro Dio, perché non si sottomettono alla sua legge e neanche lo potrebbero.8Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio.
9Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene.10E se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione.11E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
12Così dunque fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne;13poiché se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l'aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete.
14Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio.15E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: "Abbà, Padre!".16Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio.17E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
18Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi.
19La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio;20essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa - e nutre la speranza21di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.22Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto;23essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.24Poiché nella speranza noi siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo?25Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.
26Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili;27e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio.
28Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno.29Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli;30quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati.
31Che diremo dunque in proposito? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?32Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?33Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica.34Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi?35Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?36Proprio come sta scritto:
'Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno,
siamo trattati come pecore da macello'.
37Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati.38Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire,39né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore.
Capitolo X: La santa Comunione non va tralasciata con leggerezza
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1. A questa sorgente della grazia e della misericordia divina, a questa sorgente della bontà e di ogni purezza devi ricorrere frequentemente, fino a che tu non riesca a guarire dalle tue passioni e dai tuoi vizi; fino a che tu non ottenga di essere più forte e più vigilante contro tutte le tentazioni e gli inganni del diavolo. Questi, il nemico, ben sapendo quale sia il beneficio e il rimedio grande insito nella santa Comunione, tenta in ogni modo e in ogni momento di ostacolare, per quanto può, le anime fedeli e devote, distogliendole da essa. Taluni, infatti, quando vogliono prepararsi alla santa Comunione, subiscono i più forti assalti del demonio. Lo spirito del male - come è detto nel libro di Giobbe (1,6; 2,1) - viene in mezzo ai figli di Dio, per turbarli, con la consueta sua perfidia, e per renderli troppo timorosi e perplessi, finché non abbia affievolito il loro slancio o abbia loro strappato, di forza, la fede: nella speranza che essi lascino del tutto la Comunione o vi si accostino con poco fervore. Ma non ci si deve curare per nulla delle sue astuzie e delle sue suggestioni, per quanto turpi e terrorizzanti, Su di lui bisogna ritorcere le immaginazioni che provengono da lui. Va disprezzato e deriso, quel miserabile. Per quanti assalti egli compia e per quante agitazioni egli susciti, la santa Comunione non deve essere tralasciata. Talora avviene che siano di ostacolo alla Comunione persino una eccessiva preoccupazione di essere sufficientemente devoti e una certa angustia dubbiosa sul confessarsi. Ma tu agisci secondo il consiglio dei saggi, tralasciando ansie e scrupoli, che costituiscono impedimento alla grazia divina e distruggono lo spirito di devozione. Non lasciare la santa Comunione, per ogni piccola difficoltà o stanchezza. Ma va subito a confessarti e perdona di cuore agli altri ogni offesa ricevuta; che se tu hai offeso qualcuno e chiedi umilmente scusa, il Signore prontamente avrà misericordia di te.
2. Che giova ritardare tanto la confessione o rimandare la santa Comunione? Purificati al più presto; sputa subito il veleno; corri a prendere il rimedio: ti sentirai meglio che se tu avessi differito tutto ciò. Se oggi, per una piccola cosa, rinunci, domani forse accadrà qualcosa di più grave: così ti potrebbe essere impossibile per lungo tempo, la Comunione e potresti diventare ancora più indegno. Scuotiti al più presto dalla stanchezza e dall'inerzia, in cui oggi ti trovi: non serve a nulla restare a lungo nell'ansietà e tirare avanti nel turbamento, separandoti, in tal modo, per questi quotidiani ostacoli, dalle cose divine. Anzi è molto dannoso rimandare tanto la Comunione, perché ciò suole anche ingenerare grave torpore. Avviene persino - cosa ben dolorosa - che taluni, nella loro tiepidezza e leggerezza, accettino di buon grado questi ritardi della confessione, e desiderino di ritardare così la santa Comunione, proprio per non essere obbligati a una più severa custodia di sé. Oh!, come è scarso l'amore, come è fiacca la devozione di coloro che rimandano tanto facilmente la Comunione. E come è felice e caro a Dio colui che vive in modo da custodire la sua coscienza in una tale limpidezza da essere pronto e pieno di desiderio di comunicarsi anche ogni giorno, se gli fosse consentito e se potesse farlo senza essere criticato. Se uno qualche volta si astiene dalla Comunione per umiltà, o per un giusto impedimento, gli va data lode, a causa del suo rispettoso timore. Se invece fa questo per una sorta di torpore, che si è insinuato in lui, deve scuotersi e agire, quanto gli è possibile: il Signore aderirà al suo desiderio, grazie alla buona volontà, alla quale Dio guarda in modo speciale.
3. Se, invece, uno è trattenuto da ragioni valide, ma avrà la buona volontà e la devota intenzione di comunicarsi, costui non mancherà dei frutti del Sacramento. Giacché ognuno che abbia spirito di devozione può, in ogni giorno e in ogni ora, darsi salutarmente, senza che alcuno glielo impedisca, alla comunione spirituale con Cristo; pur dovendo, in certi giorni e nel tempo stabilito, con reverente affetto, prendere sacramentalmente in cibo il corpo del suo Redentore, mirando più a dare lode e onore a Dio che ad avere consolazione per sé. Infatti questo invisibile ristoro dell'anima, che è la comunione spirituale, si ha ogni volta che uno medita con devozione il mistero dell'incarnazione e della passione di Cristo, accendendosi di amore per lui. Chi si prepara soltanto perché è imminente il giorno festivo, o perché la consuetudine lo sospinge, è per lo più tutt'altro che pronto. Beato colui che si offre a Dio in sacrificio ogni qualvolta celebra la Messa o si comunica.
4. Nel celebrare, non essere né troppo prolisso né troppo frettoloso; ma osserva il ragionevole uso, comune a coloro con i quali ti trovi a vivere. Non devi, infatti, ingenerare in altri fastidio e noia; devi mantenere invece la via consueta, secondo la volontà dei superiori, e badare più all'utile degli altri, che alla tua devozione e al tuo sentimento.
DISCORSO 43 SULLE PAROLE DI ISAIA: "SE NON CREDERETE, NON COMPRENDERETE" E SULLE PAROLE DEL BEATO APOSTOLO PIETRO: "ABBIAMO ASCOLTATO LA VOCE PROVENIENTE DAL CIELO" ECC. E: "ABBIAMO, PIÙ CERTA, LA PAROLA PROFETICA"
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaLa fede inizio della vita buona.
1. Inizio della vita buona, a cui come ricompensa è dovuta la vita eterna, è la retta fede, che consiste nel credere ciò che ancora non vedi e che [alla fine] avrà come retribuzione il vedere ciò che [ora] credi. Durante il periodo del credere quindi, come durante il tempo della semina, non veniamo meno (e questo sino alla fine!) ma siamo perseveranti finché non mietiamo quel che abbiamo seminato 1. Il genere umano infatti venne a trovarsi in uno stato di avversione da Dio e giaceva nei suoi delitti, per cui, come per esistere avemmo bisogno del Creatore, così per rinascere ci fu necessario il Salvatore. E Dio giusto, che condannò l'uomo, fu anche un Dio misericordioso per liberare l'uomo. Il Dio d'Israele, lui darà fortezza e potenza al suo popolo: benedetto Dio! 2. Ma [questi doni] li ricevono i credenti, non li ricevono gli increduli che li disprezzano.
2. Della stessa fede, poi, non ci si deve gloriare quasi che in certo qual modo dipenda dal nostro potere. La fede infatti non è cosa da nulla: è una realtà grandiosa, e se tu la possiedi è certamente perché l'hai ricevuta. Che cosa infatti possiedi tu che non l'abbia ricevuto? 3. Riflettete, carissimi, sui motivi che avete di ringraziare il Signore Iddio, per non rimanere ingrati di fronte a qualcuno dei suoi doni e, per questa vostra ingratitudine, perdere ciò che avevate ricevuto. L'elogio della fede non può essere in alcun modo tessuto da me ma può essere concepito da chi possiede la [stessa] fede. Ora, se può essere, almeno parzialmente, concepito come si deve, chi non si renderà conto come lo si debba preferire a molti altri doni dello stesso Dio? Se infatti dobbiamo riconoscere i doni di grado inferiore che Dio ha sparso in noi, con quanto maggior ragione non dovremo riconoscere quel dono che tutti li supera?.
L'uomo creatura privilegiata dal sommo Artefice.
3. A Dio dobbiamo l'essere ciò che siamo. Se infatti non siamo un nulla, a chi lo dobbiamo se non a Dio? Ma un'esistenza l'hanno anche le legna, anche le pietre (e questa da chi se non da Dio?); ma noi cosa abbiamo di più? Non vivono le legna né le pietre, mentre noi viviamo. O meglio, lo stesso fatto di vivere è comune a noi e alle piante e agli alberi da frutto; si dice infatti che le viti vivono, e se non vivessero, non si troverebbe scritto: Uccise con la grandine i loro vigneti 4. Vive la vite quando verdeggia; quando muore, si secca. Ma tali esseri viventi non hanno i sensi. Noi invece cosa abbiamo in più? Non sentiamo. A tutti son noti i cinque sensi del nostro corpo: vediamo, udiamo, odoriamo, gustiamo e col tatto diffuso per tutto il corpo distinguiamo le cose molli da quelle dure, le cose ruvide da quelle lisce, le cose calde da quelle fredde. Dunque noi abbiamo i cinque sensi. Ma questi sensi li hanno anche i bruti. Noi però abbiamo qualcosa di più. Intanto, miei fratelli, se riflettiamo sulle cose già elencate, quale ringraziamento e quale lode non dobbiamo tributare al Signore! E quel di più che abbiamo che cos'è? La mente, la ragione, il volere: cose tutte che non hanno i bruti, non hanno gli uccelli, non hanno i pesci. Per tutte queste cose siamo stati creati a immagine di Dio 5. Scrutiamo il passo della Scrittura dove si racconta la nostra creazione. Vi si aggiungono parole per le quali appare che l'uomo è superiore alle bestie, non solo, ma anche che ne è il capo, cioè che esse debbono stare a noi soggette. Dice: Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza, e abbia potere sui pesci del mare e gli uccelli dell'aria e su tutto il bestiame e su tutti i rettili che strisciano sulla terra 6. Perché questo potere? Per l'immagine di Dio. Sicché a certuni è detto in tono di rimprovero: Non siate come il cavallo e il mulo, che non hanno intelletto 7. Ma una cosa è l'intelletto, un'altra la ragione. Abbiamo infatti la ragione anche prima di capire [una cosa]; anzi, mai riusciremmo a capire se non avessimo la ragione. Esiste dunque anche l'animale capace di ragione, o, per dir meglio e in maniera più sbrigativa, l'animale ragionevole, che per sua natura possiede la ragione e la possiede già prima di comprendere. Vuole infatti comprendere in quanto con la ragione precede [questa aspirazione].
Fede e intelletto.
4. A ciò che ci rende superiori ai bruti dobbiamo prestare somma cura, e in certo qual modo riscolpirlo e rimodellarlo. Ma chi può far questo se non l'artefice che l'aveva formato? Noi fummo capaci di sfigurare in noi l'immagine di Dio, non siamo in grado di restaurarla. Comunque - per ricapitolare in poche parole l'insieme del discorso - è un fatto che noi abbiamo l'esistere come i tronchi e le pietre, il vivere come le piante, il sentire come gli animali e il comprendere come gli angeli. Con la vista distinguiamo i colori, con l'orecchio i suoni, con l'odorato gli odori, col tatto il calore, con l'intelligenza i costumi. Ogni uomo vuol essere compreso, nessuno ricusa di conoscere, mentre non tutti vogliono credere. Ecco uno che mi dice: Fammi capire affinché possa credere. Gli rispondo: Credi per poter capire. In certo qual modo sorge fra noi una controversia su questo tema. Lui mi dice: Fammi capire affinché possa credere, e io gli ribatto: Viceversa, credi per poter capire. Siccome nella controversia nessuno di noi riesce a volgere la sentenza dalla sua parte, si va dal giudice. Qual giudice troveremo? Passati in rassegna tutti gli uomini, non so se possiamo trovare un giudice più autorevole dell'uomo per bocca del quale parla Dio. Non ricorriamo quindi, per aver luce su questa cosa e risolvere la controversia, alle letterature profane; non sia nostro giudice il poeta ma il profeta.
La parola profetica.
5. Il beato apostolo Pietro, chiamato sul monte dal Signore insieme con altri due discepoli di Cristo Signore, cioè Giacomo e Giovanni 8, udì una voce proveniente dal cielo: Questi è il mio Figlio diletto nel quale ho riposto le mie compiacenze; ascoltatelo! 9. Ribaltando il fatto, il citato Apostolo diceva nella sua lettera: Questa voce, proveniente dal cielo, noi l'abbiamo udita quando eravamo con lui sul monte santo 10. E dopo aver detto: Questa voce, proveniente dal cielo, noi l'abbiamo udita, continua dicendo: E abbiamo, ancora più certa, la parola profetica 11. Quella voce risuonò dal cielo, eppure la parola profetica è più certa. State attenti, carissimi! Il Signore soccorra la mia volontà - e la vostra attesa - affinché possa dire ciò che voglio e come lo voglio. Chi di noi non resta sorpreso nel sentir dire dall'Apostolo che la parola profetica è più certa di una voce proveniente dal cielo? Più certa, disse, non superiore o più vera. Difatti tanto vera è la parola venuta dal cielo quanto la parola profetica: ugualmente buona, ugualmente utile. Che significa allora "più certa " se non più capace di persuadere l'uditore? E questo perché? Perché ci sono degli infedeli che calunniano Cristo dicendo che, quanto ha fatto, lo ha fatto con arti magiche. Ora questi infedeli, sulla base di congetture umane e illecite stravaganze, potrebbero considerare frutto di arti magiche anche quella voce proveniente dal cielo. I profeti invece vissero prima, non dico prima di questa voce, ma anche prima di Cristo incarnato. Quando inviò i profeti, Cristo-uomo non esisteva. Chiunque pertanto lo ritiene un mago, se fu per le sue arti magiche che si fece adorare anche dopo morte, forse che era un mago anche prima di nascere? Ecco perché l'apostolo Pietro diceva: Abbiamo, più certa, la parola profetica 12. Con la voce del cielo vengono ammoniti i fedeli, con la parola profetica vengono convinti gli infedeli. A quanto mi sembra, ora comprendiamo, carissimi, perché l'apostolo Pietro, anche dopo aver ascoltato la voce che veniva dal cielo, abbia detto: Abbiamo, più certa, la parola profetica.
Il pescatore preferito all'oratore e all'imperatore.
6. Quanta fu la degnazione di Cristo! Questo Pietro che parla così era stato un pescatore; ma adesso gran lode merita ogni oratore che riesca a comprendere il pescatore. Al riguardo, parlando ai primi cristiani, diceva l'apostolo Paolo: Considerate la vostra chiamata, o fratelli. In mezzo a voi non ci sono molti sapienti secondo la carne, né molti potenti, né molti nobili. Ma Iddio ha scelto le cose deboli del mondo per confondere le forti, e le cose stolte del mondo ha scelto Dio per confondere i sapienti, e le cose ignobili e disprezzate del mondo ha scelto Dio, e quelle che non sono, quasi che fossero, per ridurre al nulla quelle che sono 13. Se infatti Cristo avesse scelto per primo il retore, questo retore avrebbe detto: Sono stato scelto in grazia della mia eloquenza. Se avesse scelto il senatore, il senatore avrebbe detto: Sono stato scelto per la mia dignità. In fine, se avesse scelto l'imperatore, l'imperatore avrebbe detto: Sono stato scelto in vista del mio potere. Stiano dunque calmi tutti costoro e si lascino rimandare a dopo! Stiano calmi! Non saranno scartati né disprezzati ma solo posti in seconda linea, in quanto potrebbero in se stessi trovare come gloriarsi di se stessi. Dice: Dammi quel pescatore, dammi quell'illetterato, quell'ignorante; dammi quel tale con cui il senatore non si degna di parlare neppure quando compra il pesce. Dammi quello, dice. Se riempirò [di sapienza] un uomo come questo, sarà palese che sono io a farlo. Anche il senatore -è vero-e il retore e l'imperatore io renderò [miei discepoli], poiché io cambierò anche il senatore, ma è più convincente l'aver io agito nel pescatore. Il senatore potrebbe gloriarsi di se stesso, e così il retore e l'imperatore, mentre il pescatore non potrà gloriarsi se non di Cristo. Venga dunque [il pescatore] e questo sia per dare una lezione di umiltà salutare. Venga per primo il pescatore. Per suo mezzo sarà più facilmente guidato anche l'imperatore.
Se non crederete non intenderete.
7. Tenete in mente il pescatore santo, giusto, buono, pieno di Cristo. Insieme con gli altri popoli anche questo doveva essere preso dalle sue reti allargate per tutto il mondo. Tenete in mente la sua affermazione: Abbiamo, più certa, la parola profetica 14. Dammi dunque, per risolvere quella controversia, come giudice il profeta. Di che cosa si trattava? Tu dicevi: Fammi capire affinché possa credere; io dicevo: Credi per poter capire. Ne era nata una discussione. Ebbene, andiamo dal giudice! Giudichi il profeta, o meglio, giudichi Dio per mezzo del profeta. Noi due stiamo zitti: essi hanno ascoltato ciò che l'uno e l'altro diciamo. Tu dici: Fammi capire affinché possa credere; io dico: Credi per poter capire. Risponda il profeta: Se non crederete, non comprenderete 15.
8. Credete forse, o carissimi, che non dica nulla colui che afferma: Fammi capire affinché io possa credere? Ma cos'è quel che ora ci proponiamo se non che credano, non coloro che non credono affatto, ma coloro che credono debolmente? Se infatti non credessero affatto, non starebbero qui. È stata la fede a condurli ad ascoltare. La fede li ha fatti intervenire alla predicazione della parola di Dio; ma codesta fede, che pur ha attecchito, dev'essere irrigata, nutrita, consolidata. Ecco quel che ci proponiamo di fare. Dice: Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma Dio ha fatto crescere. Per altro, non conta nulla né chi pianta né chi irriga ma Dio che fa crescere 16. Parlando, esortando, insegnando, persuadendo possiamo piantare e innaffiare, ma non possiamo far crescere. Un giorno un tale parlava con Lui: la sua fede - egli lo sapeva - era spuntata ma era ancora tenera, ancora debole e per molti aspetti titubante. Non era però una fede nulla, se si raccomandava a chi avrebbe recato soccorso alla sua fede, quale che fosse, e diceva: Credo, Signore 17.
Credo, Signore; aiuta la mia incredulità!
9. L'avete ascoltato or ora mentre vi si leggeva il Vangelo. Diceva il Signore Gesù al padre del fanciullo: Se puoi credere, tutto è possibile a chi crede 18. Egli guardò dentro se stesso e si collocò di fronte a se stesso. Privo di ogni temeraria confidenza, volle tuttavia esaminare prima la sua coscienza: trovò dentro di sé una certa qual fede, come vide anche dell'insicurezza. Tutt'e due le cose riscontrò: confessò d'averne una, per il resto chiese l'aiuto. Disse: Credo, Signore 19. Cosa sarebbe dovuto seguire se non: Aiuta la mia fede? Ma egli non disse questo. Credo, Signore. Vedo in me un qualcosa per cui le mie parole non sono bugiarde. Credo, dico la verità. Ma vedo in me anche un qualcosa che mi reca dispiacere. Vorrei stare saldo in piedi, ma ancora traballo. Parlo stando in piedi, non son caduto poiché seguito a credere; eppure traballo. Aiuta la mia incredulità 20. Lo stesso, carissimi, è del mio supposto interlocutore e della controversia nata fra noi, per risolvere la quale sono ricorso al giudizio del profeta. Qualcosa asserisce anche lui quando mi dice: Fammi capire affinché possa credere. In effetti, ciò che sto dicendo adesso, lo dico affinché credano gli increduli. Costoro, se non capiscono ciò che dico, non potranno giungere alla fede. Da un lato quindi è vero ciò che il mio avversario dice, cioè: Fammi capire affinché possa credere. Ma sono nella verità anch'io quando affermo, come diceva il profeta: Viceversa, credi per poter capire. Tutt'e due diciamo la verità; vediamo di trovare l'accordo. Quindi, comprendi per credere, e credi per comprendere. Voglio dirvi brevemente come si debba intendere l'una e l'altra espressione perché si eviti il contrasto. Comprendi la mia parola, affinché tu possa credere; credi alla parola di Dio per poterla comprendere.
1 - Cf. Gal 6, 9.
2 - Sal 67, 36
3 - 1 Cor 4, 7.
4 - Sal 77, 47.
5 - Cf. Gn 1, 27.
6 - Gn 1, 26.
7 - Sal 31, 9.
8 - Cf. Mt 17, 1.
9 - Mt 17, 5; 2 Pt 1, 17.
10 - 2 Pt 1, 18.
11 - 2 Pt 1, 19.
12 - 2 Pt 1, 19.
13 - 1 Cor 1, 26-28.
14 - 2 Pt 1, 19.
15 - Is 7, 9.
16 - 1 Cor 3, 6-7.
17 - Mc 9, 23.
18 - Mc 9, 22.
19 - Mc 9, 23.
20 - Mc 9, 23.
Capitolo XXIII: Le quattro cose che recano una vera grande pace
Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, ora ti insegnerò la via della pace e della vera libertà. Fa', o Signore, come tu dici; mi è gradito ascoltare il tuo insegnamento. Studiati, o figlio, di fare la volontà di altri, piuttosto che la tua. Scegli sempre di aver meno, che più. Cerca sempre di avere il posto più basso e di essere inferiore a tutti. Desidera sempre, e prega, che in te si faccia interamente la volontà di Dio. Un uomo che faccia tali cose, ecco, entra nel regno della pace e della tranquillità. Una grande dottrina di perfezione è racchiusa, o Signore, in queste tue brevi parole: brevi a dirsi, ma piene di significato e ricche di frutto. Che se io potessi fedelmente custodirle, tali parole, nessun turbamento dovrebbe tanto facilmente sorgere in me; in verità, ogni volta che mi sento inquieto od oppresso, trovo che mi sono allontanato da questa dottrina. Ma tu, che tutto puoi; tu che hai sempre caro il progresso dell'anima mia, accresci sempre la tua grazia, così che io possa adempiere alle tue parole e raggiungere la mia salvezza.
Preghiera contro i malvagi pensieri
2. O Signore, mio Dio, "non allontanarti da me; Dio mio, volgiti in mio aiuto" (Sal 70,12); ché vennero contro di me vari pensieri e grandi terrori, ad affliggere l'anima mia. Come ne uscirò illeso, come mi aprirò un varco attraverso di essi? Dice il Signore: io andrò innanzi a te e "abbatterò i grandi della terra" (Is 45,2). Aprirò le porte della prigione e ti rivelerò i più profondi segreti. O Signore, fa' come dici; e ogni iniquo pensiero fugga dinanzi a te. Questa è la mia speranza, questo è il mio unico conforto: in tutte le tribolazioni rifugiarmi in te, porre la mia fiducia in te; invocarti dal profondo del mio cuore e attendere profondamente la tua consolazione.
Preghiera per ottenere luce all'intelletto
3. Rischiarami, o buon Gesù, con la luce del lume interiore, e strappa ogni tenebra dal profondo del mio cuore; frena le varie fantasie; caccia le tentazioni che mi fanno violenza; combatti valorosamente per me e vinci queste male bestie, dico le allettanti concupiscenze, cosicché, per la forza che viene da te, si faccia pace, e nell'aula santa, cioè nella coscienza pura (Sal 121,7), risuoni la pienezza della tua lode. Comanda ai venti e alle tempeste. Dì al mare "calmati", al vento "non soffiare"; e si farà grande bonaccia (Mt 8,26). "Manda la tua luce e la tua verità" (Sal 52,3) a brillare sulla terra; ché terra io sono, povera e vuota, fino a quando tu non mi illumini. Effondi dall'alto la tua grazia; irriga il mio cuore di celeste rugiada; versa l'acqua della devozione ad irrigare la faccia della terra, che produca buono, ottimo frutto. Innalza la mia mente schiacciata dalla mole dei peccati; innalza alle cose celesti tutto l'animo mio, in modo che gli rincresca di pensare alle cose di questo mondo, dopo aver gustato la dolcezza della felicità suprema. Strappami e distoglimi dalle effimere consolazioni che danno le creature; poiché non v'è cosa creata che possa soddisfare il mio desiderio e darmi pieno conforto. Congiungimi a te con il vincolo indissolubile dell'amore, poiché tu solo basti a colui che ti ama, e a nulla valgono tutte le cose, se non ci sei tu.
4-54 Febbraio 5, 1901 Vede due donzelle che servono alla giustizia: La tolleranza e la dissimulazione.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Questa mattina il benedetto Gesù mi ha trasportato fuori di me stessa, ma si faceva vedere in uno stato che moveva a compassione anche le pietre. Oh! come soffriva e pareva che non potendo più reggere, voleva sgravarsi un poco, quasi cercando aiuto. Il mio povero cuore me lo sentivo spezzare per tenerezza, e subito l’ho tirato la corona di spine, mettendola a me per dargli sollievo, poi l’ho detto:”. “Dolce mio bene, è da qualche tempo che non mi avete rinnovate le pene della croce, vi prego a rinnovarmeli oggi, così resterete più sollevato”.
(2) E Lui: “Diletta mia, è necessario che si domandi alla giustizia per ciò fare; poiché sono giunte a tanto le cose che non può permettere che tu patisca”.
(3) Io non sapevo come fare per domandare alla giustizia, quando si sono presentate due donzelle che pareva che servivano alla giustizia, ed una aveva nome di tolleranza, l’altra dissimulazione; ed avendo domandato loro che mi crocifiggessero, la tolleranza mi ha preso una mano e me l’ha inchiodata, senza voler terminare, allora ho detto: “Oh! santa dissimulazione, compisci tu di crocifiggermi, non vedi che la tolleranza mi ha lasciato, fatti vedere quanto sei più brava nel dissimulare”. Onde ha compito di crocifiggermi, ma con tale spasimo, che se il Signore non mi avesse sostenuta fra le sue braccia, certo sarei morta per il dolore. Dopo ciò, il benedetto Gesù ha soggiunto:
(4) “Figlia, è necessario almeno che qualche volta tu soffri queste pene, e se ciò non fosse, guai al mondo! che ne sarebbe di esso”.
(5) Poi l’ho pregato per varie persone, e mi sono trovata in me stessa.