Liturgia delle Ore - Letture
Giovedi della 3° settimana del tempo di Avvento
Vangelo secondo Luca 1
1Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi,2come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola,3così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo,4perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
5Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta.6Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore.7Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
8Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe,9secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso.10Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso.11Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso.12Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore.13Ma l'angelo gli disse: "Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni.14Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita,15poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre16e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio.17Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, 'per ricondurre i cuori dei padri verso i figli' e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto".18Zaccaria disse all'angelo: "Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni".19L'angelo gli rispose: "Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio.20Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo".
21Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio.22Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
23Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa.24Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva:25"Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini".
26Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret,27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.28Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te".29A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.30L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.31Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.32Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine".
34Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo".35Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.36Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile:37'nulla è impossibile a Dio'".38Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei.
39In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo42ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!43A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?44Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.45E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore".
46Allora Maria disse:
"'L'anima mia' magnifica 'il Signore'
47e il mio spirito 'esulta in Dio, mio salvatore,'
48perché 'ha guardato l'umiltà della' sua 'serva.'
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
49Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e 'Santo è il suo nome:'
50'di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.'
51Ha spiegato la potenza del suo 'braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri' del loro cuore;
52'ha rovesciato i potenti' dai troni,
'ha innalzato gli umili;'
53'ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.'
54'Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,'
55come aveva promesso 'ai nostri padri,
ad Abramo e alla' sua 'discendenza,'
per sempre".
56Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
57Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio.58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei.
59All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria.60Ma sua madre intervenne: "No, si chiamerà Giovanni".61Le dissero: "Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome".62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse.63Egli chiese una tavoletta, e scrisse: "Giovanni è il suo nome". Tutti furono meravigliati.64In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose.66Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: "Che sarà mai questo bambino?" si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui.
67Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo, e profetò dicendo:
68"'Benedetto il Signore Dio d'Israele,'
perché ha visitato e redento il suo popolo,
69e ha suscitato per noi una salvezza potente
nella casa di Davide, suo servo,
70come aveva promesso
per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo:
71salvezza 'dai' nostri 'nemici,'
'e dalle mani di quanti ci odiano.'
72'Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri'
'e si è ricordato della sua' santa 'alleanza,'
73'del giuramento fatto ad Abramo', nostro padre,
74di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore,75in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
76E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo
perché andrai 'innanzi al Signore a preparargli le strade,'
77per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati,
78grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio,
per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge
79'per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre'
'e nell'ombra della morte'
e dirigere i nostri passi sulla via della pace".
80Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.
Primo libro dei Re 7
1Salomone costruì anche la propria reggia e la portò a compimento in tredici anni.2Costruì il palazzo detto Foresta del Libano, lungo cento cubiti, largo cinquanta e alto trenta su tre ordini di colonne di cedro e con capitelli di cedro sulle colonne.3Un soffitto di cedro si stendeva sopra le stanze che poggiavano sulle colonne; queste erano quarantacinque, quindici per fila.4Vi erano tre serie di finestre, che si corrispondevano faccia a faccia tre volte.5Le porte e i loro stipiti erano a forma quadrangolare; le finestre erano le une di fronte alle altre per tre volte.
6Costruì il vestibolo delle colonne, lungo cinquanta cubiti e largo trenta. Sul davanti c'era un vestibolo e altre colonne e davanti ad esse una tettoia.7Fece anche il vestibolo del trono, ove rendeva giustizia, cioè il vestibolo della giustizia; era di cedro dal pavimento alle travi.
8La reggia, dove abitava, fu costruita con il medesimo disegno, in un secondo cortile, all'interno rispetto al vestibolo; nello stile di tale vestibolo fece anche una casa per la figlia del faraone, che Salomone aveva sposata.
9Tutte queste costruzioni erano di pietre pregiate, squadrate secondo misura, segate con la sega sul lato interno ed esterno, dalle fondamenta ai cornicioni e al di fuori fino al cortile maggiore.10Le fondamenta erano di pietre pregiate, pietre grandi dieci o otto cubiti.11Al di sopra erano pietre pregiate, squadrate a misura, e legno di cedro.12Il cortile maggiore comprendeva tre ordini di pietre squadrate e un ordine di tavole di cedro; era simile al cortile interno del tempio e al vestibolo del tempio.
13Salomone fece venire da Tiro Chiram,14figlio di una vedova della tribù di néftali; suo padre era di Tiro e lavorava il bronzo. Era dotato di grande capacità tecnica, di intelligenza e di talento, esperto in ogni genere di lavoro in bronzo. Egli si recò dal re ed eseguì le sue commissioni.
15Fuse due colonne di bronzo, ognuna alta diciotto cubiti e dodici di circonferenza.16Fece due capitelli, fusi in bronzo, da collocarsi sulla cima delle colonne; l'uno e l'altro erano alti cinque cubiti.
17Fece due reticolati per coprire i capitelli che erano sopra le colonne, un reticolato per un capitello e un reticolato per l'altro capitello.18Fece melagrane su due file intorno al reticolato per coprire i capitelli sopra le colonne; allo stesso modo fece per il secondo capitello.19I capitelli sopra le colonne erano a forma di giglio.20C'erano capitelli sopra le colonne, applicati alla sporgenza che era al di là del reticolato; essi contenevano duecento melagrane in fila intorno a ogni capitello.21Eresse le colonne nel vestibolo del tempio. Eresse la colonna di destra, che chiamò Iachin ed eresse la colonna di sinistra, che chiamò Boaz.22Così fu terminato il lavoro delle colonne.
23Fece un bacino di metallo fuso di dieci cubiti da un orlo all'altro, rotondo; la sua altezza era di cinque cubiti e la sua circonferenza di trenta cubiti.24Intorno, sotto l'orlo, c'erano cucurbite, dieci per ogni cubito; le cucurbite erano disposte in due file ed erano state colate insieme con il bacino.25Questo poggiava su dodici buoi; tre guardavano verso settentrione, tre verso occidente, tre verso meridione e tre verso oriente. Il bacino poggiava su di essi e le loro parti posteriori erano rivolte verso l'interno.26Il suo spessore era di un palmo; il suo orlo fatto come l'orlo di un calice era a forma di giglio. Conteneva duemila 'bat'.
27Fece dieci basi di bronzo, ciascuna lunga quattro cubiti, larga quattro e alta tre cubiti.28Ecco come erano fatte le basi: si componevano di doghe e di traverse incrociate con le doghe.29Sulle doghe che erano fra le traverse c'erano leoni, buoi e cherubini; le stesse figure erano sulle traverse. Sopra e sotto i leoni e i buoi c'erano ghirlande a forma di festoni.30Ciascuna base aveva quattro ruote di bronzo con gli assi di bronzo; i suoi quattro piedi avevano sporgenze, sotto il bacino; le sporgenze erano di metallo fuso e situate al di là di ogni ghirlanda.31L'estremità della base, dalla parte della sporgenza e sopra, era di un cubito; tale estremità era rotonda, fatta in forma di sostegno, alta un cubito e mezzo; anche su tale estremità c'erano sculture. Le traverse erano di forma quadrata, non rotonda.32Le quattro ruote erano sotto le traverse; gli assi delle ruote erano fissati alla base; l'altezza di ogni ruota era di un cubito e mezzo.33Le ruote erano lavorate come le ruote di un carro; i loro assi, i loro quarti, i loro raggi e i loro mozzi erano tutti di metallo fuso.34Quattro sporgenze erano sui quattro angoli di ciascuna base; la sporgenza e la base erano di un sol pezzo.35Alla cima della base c'era un sostegno rotondo, alto mezzo cubito; alla cima della base c'erano i manici; le traverse e la base erano di un sol pezzo.36Sulle sue pareti scolpì cherubini, leoni e palme, secondo gli spazi liberi, e ghirlande intorno.37Fuse le dieci basi in un medesimo stampo, identiche nella misura e nella forma.
38Fuse poi anche dieci bacini di bronzo; ognuno conteneva quaranta 'bat' ed era di quattro cubiti; un bacino per ogni base, per le dieci basi.39Pose cinque delle basi sul lato destro del tempio e cinque su quello sinistro. Pose la vasca sul lato destro del tempio, a sud-est.
40Chiram preparò inoltre caldaie, palette e vassoi. E terminò tutte le commissioni del re Salomone per il tempio del Signore,41cioè le due colonne, i globi dei capitelli che erano sopra le colonne, i due reticolati per coprire i due globi dei capitelli che erano sopra le colonne,42le quattrocento melagrane sui due reticolati, due file di melagrane per ciascun reticolato,43le dieci basi e i dieci bacini sulle basi,44il bacino e i dodici buoi sotto il bacino,45le caldaie, le palette, i vassoi e tutti quei vasi che Chiram aveva fatti al re Salomone per il tempio del Signore; tutto era di bronzo rifinito.46Il re li fece fondere nella valle del Giordano, in suolo argilloso, fra Succot e Zartan.47Salomone installò tutti gli arredi in quantità molto grande: non si poteva calcolare il peso del bronzo.
48Salomone fece anche tutti gli arredi del tempio del Signore, l'altare d'oro, le tavole d'oro su cui si ponevano i pani dell'offerta,49i cinque candelabri a destra e i cinque a sinistra di fronte alla cella d'oro purissimo, i fiori, le lampade, gli smoccolatoi d'oro,50le coppe, i coltelli, gli aspersori, i mortai e i bracieri d'oro purissimo, i cardini per le porte del tempio interno, cioè per il Santo dei santi, e i battenti d'oro per la navata.51Fu così terminato tutto il lavoro che il re Salomone aveva fatto per il tempio. Salomone presentò le offerte fatte da Davide suo padre, cioè l'argento, l'oro e i vari oggetti; le depositò nei tesori del tempio.
Salmi 76
1'Al maestro del coro. Su strumenti a corda con cetre. Salmo.'
'Di Asaf. Canto.'
2Dio è conosciuto in Giuda,
in Israele è grande il suo nome.
3È in Gerusalemme la sua dimora,
la sua abitazione, in Sion.
4Qui spezzò le saette dell'arco,
lo scudo, la spada, la guerra.
5Splendido tu sei, o Potente,
sui monti della preda;
6furono spogliati i valorosi,
furono colti dal sonno,
nessun prode ritrovava la sua mano.
7Dio di Giacobbe, alla tua minaccia,
si arrestarono carri e cavalli.
8Tu sei terribile; chi ti resiste
quando si scatena la tua ira?
9Dal cielo fai udire la sentenza:
sbigottita la terra tace
10quando Dio si alza per giudicare,
per salvare tutti gli umili della terra.
11L'uomo colpito dal tuo furore ti dà gloria,
gli scampati dall'ira ti fanno festa.
12Fate voti al Signore vostro Dio e adempiteli,
quanti lo circondano portino doni al Terribile,
13a lui che toglie il respiro ai potenti;
è terribile per i re della terra.
Salmi 81
1'Al maestro del coro. Su "I torchi...". Di Asaf.'
2Esultate in Dio, nostra forza,
acclamate al Dio di Giacobbe.
3Intonate il canto e suonate il timpano,
la cetra melodiosa con l'arpa.
4Suonate la tromba
nel plenilunio, nostro giorno di festa.
5Questa è una legge per Israele,
un decreto del Dio di Giacobbe.
6Lo ha dato come testimonianza a Giuseppe,
quando usciva dal paese d'Egitto.
Un linguaggio mai inteso io sento:
7"Ho liberato dal peso la sua spalla,
le sue mani hanno deposto la cesta.
8Hai gridato a me nell'angoscia
e io ti ho liberato,
avvolto nella nube ti ho dato risposta,
ti ho messo alla prova alle acque di Meriba.
9Ascolta, popolo mio, ti voglio ammonire;
Israele, se tu mi ascoltassi!
10Non ci sia in mezzo a te un altro dio
e non prostrarti a un dio straniero.
11Sono io il Signore tuo Dio,
che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto;
apri la tua bocca, la voglio riempire.
12Ma il mio popolo non ha ascoltato la mia voce,
Israele non mi ha obbedito.
13L'ho abbandonato alla durezza del suo cuore,
che seguisse il proprio consiglio.
14Se il mio popolo mi ascoltasse,
se Israele camminasse per le mie vie!
15Subito piegherei i suoi nemici
e contro i suoi avversari porterei la mia mano.
16I nemici del Signore gli sarebbero sottomessi
e la loro sorte sarebbe segnata per sempre;
17li nutrirei con fiore di frumento,
li sazierei con miele di roccia".
Isaia 65
1Mi feci ricercare da chi non mi interrogava,
mi feci trovare da chi non mi cercava.
Dissi: "Eccomi, eccomi"
a gente che non invocava il mio nome.
2Ho teso la mano ogni giorno a un popolo ribelle;
essi andavano per una strada non buona,
seguendo i loro capricci,
3un popolo che mi provocava
sempre, con sfacciataggine.
Essi sacrificavano nei giardini,
offrivano incenso sui mattoni,
4abitavano nei sepolcri,
passavano la notte in nascondigli,
mangiavano carne suina
e cibi immondi nei loro piatti.
5Essi dicono: "Sta' lontano!
Non accostarti a me, che per te sono sacro".
Tali cose sono un fumo al mio naso,
un fuoco acceso tutto il giorno.
6Ecco, tutto questo sta scritto davanti a me;
io non tacerò finché non avrò ripagato
7le vostre iniquità e le iniquità dei vostri padri,
tutte insieme, dice il Signore.
Costoro hanno bruciato incenso sui monti
e sui colli mi hanno insultato;
così io calcolerò la loro paga
e la riverserò nel loro grembo.
8Dice il Signore: "Come quando
si trova succo in un grappolo,
si dice: Non distruggetelo,
perché v'è qui una benedizione,
così io farò per amore dei miei servi,
per non distruggere ogni cosa.
9Io farò uscire una discendenza da Giacobbe,
da Giuda un erede dei miei monti.
I miei eletti ne saranno i padroni
e i miei servi vi abiteranno.
10Saròn diventerà un pascolo di greggi,
la valle di Acòr un recinto per armenti,
per il mio popolo che mi ricercherà.
11Ma voi, che avete abbandonato il Signore,
dimentichi del mio santo monte,
che preparate una tavola per Gad
e riempite per Menì la coppa di vino,
12io vi destino alla spada;
tutti vi curverete alla strage,
perché ho chiamato e non avete risposto;
ho parlato e non avete udito.
Avete fatto ciò che è male ai miei occhi,
ciò che mi dispiace avete scelto".
13Pertanto, così dice il Signore Dio:
"Ecco, i miei servi mangeranno
e voi avrete fame;
ecco, i miei servi berranno
e voi avrete sete;
ecco, i miei servi gioiranno
e voi resterete delusi;
14ecco, i miei servi giubileranno
per la gioia del cuore,
voi griderete per il dolore del cuore,
urlerete per la tortura dello spirito.
15Lascerete il vostro nome
come imprecazione fra i miei eletti:
Così ti faccia morire il Signore Dio.
Ma i miei servi saranno chiamati con un altro nome.
16Chi vorrà essere benedetto nel paese,
vorrà esserlo per il Dio fedele;
chi vorrà giurare nel paese,
giurerà per il Dio fedele;
perché saranno dimenticate le tribolazioni antiche,
saranno occultate ai miei occhi.
17Ecco infatti io creo
nuovi cieli e nuova terra;
non si ricorderà più il passato,
non verrà più in mente,
18poiché si godrà e si gioirà sempre
di quello che sto per creare,
e farò di Gerusalemme una gioia,
del suo popolo un gaudio.
19Io esulterò di Gerusalemme,
godrò del mio popolo.
Non si udranno più in essa
voci di pianto, grida di angoscia.
20Non ci sarà più
un bimbo che viva solo pochi giorni,
né un vecchio che dei suoi giorni
non giunga alla pienezza;
poiché il più giovane morirà a cento anni
e chi non raggiunge i cento anni
sarà considerato maledetto.21Fabbricheranno case e le abiteranno,
pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto.
22Non fabbricheranno perché un altro vi abiti,
né pianteranno perché un altro mangi,
poiché quali i giorni dell'albero,
tali i giorni del mio popolo.
I miei eletti useranno a lungo
quanto è prodotto dalle loro mani.
23Non faticheranno invano,
né genereranno per una morte precoce,
perché prole di benedetti dal Signore essi saranno
e insieme con essi anche i loro germogli.
24Prima che mi invochino, io risponderò;
mentre ancora stanno parlando,
io già li avrò ascoltati.
25Il lupo e l'agnello pascoleranno insieme,
il leone mangerà la paglia come un bue,
ma il serpente mangerà la polvere,
non faranno né male né danno
in tutto il mio santo monte". Dice il Signore.
Lettera agli Efesini 4
1Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto,2con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore,3cercando di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.4Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione;5un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo.6Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
7A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo.8Per questo sta scritto:
'Ascendendo in cielo ha portato con sé prigionieri,
ha distribuito doni agli uomini'.
9Ma che significa la parola "ascese", se non che prima era disceso quaggiù sulla terra?10Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose.
11È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri,12per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo,13finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo.14Questo affinché non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l'inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell'errore.15Al contrario, vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo,16dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità.
17Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani nella vanità della loro mente,18accecati nei loro pensieri, estranei alla vita di Dio a causa dell'ignoranza che è in loro, e per la durezza del loro cuore.19Diventati così insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza, commettendo ogni sorta di impurità con avidità insaziabile.
20Ma voi non così avete imparato a conoscere Cristo,21se proprio gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù,22per la quale dovete deporre l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici23e dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente24e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera.25Perciò, bando alla menzogna: 'dite ciascuno la verità al proprio prossimo'; perché siamo membra gli uni degli altri.26'Nell'ira, non peccate'; non tramonti il sole sopra la vostra ira,27e non date occasione al diavolo.28Chi è avvezzo a rubare non rubi più, anzi si dia da fare lavorando onestamente con le proprie mani, per farne parte a chi si trova in necessità.29Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca; ma piuttosto, parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano.30E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione.
31Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità.32Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo.
Capitolo XXXVIII: Il buon governo di sé nelle cose esterne e il ricorso a Dio nei pericolo
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, tu devi attentamente mirare a questo, che dappertutto, e in qualunque azione ed occupazione esterna, tu rimanga interiormente libero e padrone di te; che le cose siano tutte sotto di te, e non tu sotto di esse. Cosicché tu abbia a dominare e governare i tuoi atti, e tu non sia come un servo o mercenario, ma tu sia libero veramente come l'ebreo, che passa dalla servitù alla condizione di erede e alla libertà dei figli di Dio. I figli di Dio stanno al di sopra delle cose di questo mondo, e tengono gli occhi fissi all'eterno; guardano con l'occhio sinistro le cose che passano, e con il destro le cose del cielo; infine non sono attratti, così da attaccarvisi, dalle cose di questo tempo, ma traggono le cose a sé, perché servano al bene, così come sono state disposte da Dio e istituite dal sommo artefice. Il quale nulla lascia, in alcuna sua creatura, che non abbia il suo giusto posto.
2. Se, di fronte a qualunque avvenimento, non ti fermerai all'apparenza esterna e non apprezzerai con occhio carnale tutto ciò che vedi ed ascolti; se, all'incontro, in ogni questione, entrerai subito, come Mosè, sotto la tenda, per avere consiglio dal Signore, udrai talvolta la risposta di Dio, e ne uscirai istruito su molte cose di oggi e del futuro. Era solito Mosè ritornare alla sua tenda, per dubbi e quesiti da risolvere; era solito rifugiarsi nella preghiera, per alleviare i pericoli e le perversità degli uomini. Così anche tu devi rifugiarti nel segreto del tuo cuore, implorando con tanta intensità l'aiuto divino. Che se - come si legge - Giosuè e i figli di Israele furono raggirati dai Gabaoniti, fu proprio perché non chiesero prima il responso del Signore; ma, facendo troppo affidamento su questi allettanti discorsi, furono traditi da una falsa benevolenza.
La Genesi alla lettera: Libro sesto
La Genesi alla lettera - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaGen 2, 7 s'intende della prima formazione dell'uomo o di quella fatta nella successione dei tempi?
1. 1. Dio allora plasmò l'uomo con la polvere della terra e soffiò sul suo volto un alito vitale. E l'uomo divenne un essere vivente 1. Qui occorre innanzitutto esaminare se questo passo è una ricapitolazione con cui la Scrittura adesso dice solo in qual modo fu fatto l'uomo, poiché abbiamo detto ch'esso fu fatto il sesto giorno, oppure se, allorquando Dio fece tutti gli esseri simultaneamente, fece tra essi anche l'uomo in germe, come l'erba della terra prima che fosse germinata. In questo caso anche l'uomo sarebbe stato fatto di già in un modo diverso, cioè - per così dire - nell'occulto recesso della natura, come erano gli esseri creati da Dio simultaneamente quando fu fatto il giorno, e di poi invece con il passare del tempo egli sarebbe stato fatto in un secondo modo cioè conforme alla natura visibile in cui vive bene o male; in questo ultimo caso egli sarebbe stato allora simile all'erba del campo che fu fatta prima che germinasse sulla terra, ma che poi, quando giunse il tempo e grazie alla sorgente che irrigava la terra, germogliò e si sparse sulla terra.
Prima ipotesi: l'uomo creato tale e quale fin dal sesto giorno.
1. 2. Sforziamoci anzitutto d'intendere questo passo nel senso che esso sarebbe una ricapitolazione del racconto precedente. Può darsi infatti che l'uomo fu creato il sesto giorno come fu creato originariamente il giorno stesso, come il firmamento, la terra e il mare. Poiché non si può affermare che questi esseri furono fatti all'origine e nascosti in una specie di elementi primordiali e che in seguito, nel tempo dovuto, vennero - per così dire - alla luce e apparvero nella forma degli esseri di cui è costituito il mondo. Al contrario quando fu creato il giorno, all'inizio del tempo, fu creato il mondo e nei suoi elementi furono creati simultaneamente gli esseri che dovevano nascervi, gli arbusti o gli animali, ciascuno secondo la propria specie. Non è infatti pensabile che anche gli astri siano stati creati e nascosti originariamente negli elementi del mondo e, in seguito, al sopraggiungere del tempo, siano venuti fuori e siano apparsi in tutto lo splendore delle forme con cui brillano in cielo, ma furono creati tutti simultaneamente secondo la perfezione del numero sei, quando fu creato il giorno. Anche l'uomo dunque fu creato forse già nella sua forma specifica, per cui vive nella propria natura e compie il bene o il male? O fu creato forse anche lui in uno stato latente come l'erba dei campi prima che fosse germogliata, in modo che la sua comparsa [sulla terra] dopo un lasso di tempo sarebbe avvenuta quando sarebbe stato fatto con la polvere?
L'ipotesi è vagliata alla luce della sacra Scrittura.
2. 3. Supponiamo dunque che l'uomo sia stato fatto il sesto giorno con il fango nella forma attuale distinta e visibile, ma che nel primo racconto non furono menzionati i particolari riferiti ora in questa ricapitolazione; vediamo se la Scrittura s'accorda con questa nostra ipotesi. Ecco quello che dice esattamente la sacra Scrittura narrando ancora le opere del sesto giorno: E Dio disse: Facciamo l'uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza; egli domini sui pesci del mare e su gli uccelli del cielo, su tutto il bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra. E Dio creò l'uomo, lo creò a sua immagine; li creò maschio e femmina. E Dio li benedisse dicendo: Crescete e moltiplicatevi e riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e su gli uccelli del cielo, su tutte le bestie, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra 2. L'uomo dunque era già stato formato con il fango e, mentre egli era immerso in un sonno profondo, era stata formata con una sua costola la donna, ma questi particolari, che non erano stati menzionati nel primo racconto, sono ricordati adesso in questa ricapitolazione. L'uomo cioè non fu creato maschio il sesto giorno né la donna fu creata solo in seguito, nel corso del tempo, ma la Scrittura dice: Egli lo creò; maschio e femmina li creò e li benedisse. Ma in qual modo, allora, la donna fu creata per l'uomo quando questi era già nel paradiso? Forse che la Scrittura ricorda anche questo particolare ch'essa aveva tralasciato? Anche il paradiso infatti fu piantato il sesto giorno e vi fu collocato l'uomo che cadde in un sonno profondo in modo che poté essere formata Eva e, dopo che Eva fu formata, egli si svegliò e le pose il nome. Ma questi eventi sarebbero potuti esser compiuti solo nel corso del tempo. Essi perciò non furono compiuti allo stesso modo che furono create simultaneamente tutte le cose.
La stessa ipotesi viene discussa su altri passi della Scrittura.
3. 4. Per quanto grande possa immaginarsi la facilità con cui Dio creò anche queste cose simultaneamente con tutte le altre, sappiamo in ogni caso che le parole umane non possono essere pronunciate se non a brevi intervalli di tempo. Allorché dunque noi sentiamo le parole di un uomo [Adamo], sia allorché diede il nome agli animali o alla donna, sia quando immediatamente dopo disse anche: L'uomo perciò abbandonerà suo padre e sua madre, si unirà alla sua donna e i due saranno una carne sola 3 - quali che fossero le sillabe con cui poterono essere pronunciate - neppure due sillabe qualsiasi di quelle parole poterono essere pronunciate simultaneamente; quanto meno poterono essere fatte queste cose simultaneamente con le opere che furono create nello stesso tempo! Per conseguenza, una delle due ipotesi: o anche quelle opere non furono fatte contemporaneamente all'inizio stesso dei secoli ma in differenti periodi e intervalli di tempo, e il giorno, fatto al principio non come una sostanza spirituale ma corporale, produceva un mattino e una sera mediante non so quale percorso circolare o emissione e contrazione della luce; oppure, tenuto conto di tutte le spiegazioni date da me prima in questo commento, abbiamo una fondata ragione per concludere che quel "giorno" spirituale, creato misteriosamente all'origine, fu chiamato "giorno" in quanto luce di sapienza perché quel "giorno" fu fatto presente alle opere create e ciò avvenne nella conoscenza rivelata secondo uno schema costituito conforme al numero sei. Questa spiegazione concorda con le parole della Scrittura, poiché questa in seguito dice: Quando fu creato il giorno, Dio creò il cielo e la terra e ogni specie di piante silvestri prima che fosse sulla terra, e ogni specie di piante coltivate prima che germogliassero 4, come è attestato anche da un altro passo [della Scrittura] ove è detto: Colui che vive in eterno creò ogni cosa simultaneamente 5. Secondo quest'ipotesi senz'alcun dubbio il fatto che l'uomo fu fatto con il fango della terra e che per lui fu formata la donna con una costa di lui non fa parte della creazione in virtù della quale tutte le cose furono create simultaneamente e dalle quali Dio si riposò dopo averle compiute, ma fa parte dell'azione che ormai si compie nel volgere dei tempi e grazie alla quale Dio continua sempre ad agire.
Dio creò le cose simultaneamente ma opera fino al presente.
3. 5. A questa si aggiunge un'altra considerazione: le parole con cui la Scrittura narra come Dio piantò il paradiso e vi mise l'uomo da lui creato e gli condusse gli animali perché imponesse loro il nome e tra essi non era stato trovato uno di aiuto simile a lui e allora Dio formò per lui la donna con una costola tolta a lui. Tutti questi particolari - dico - sono una prova assai chiara ch'essi non sono da ascrivere all'attività [creatrice] di Dio, dalla quale si riposò il settimo giorno, ma piuttosto a quella con cui seguita ad operare sempre fino al presente attraverso il corso dei tempi. Ecco infatti le parole con le quali la sacra Scrittura narra come fu piantato il paradiso: Dio poi piantò il paradiso nell'Eden a Oriente e vi mise l'uomo da lui creato. Dio fece spuntare dal suolo ogni sorta di alberi belli a vedersi e buoni a mangiare 6.
4. 5. Allorché dunque [la Scrittura] dice: Dio fece inoltre spuntare dal suolo ogni specie di alberi belli a vedersi 7dichiara apertamente che in questo caso Dio fece spuntare gli alberi dal suolo in maniera diversa da quella in cui agì allorché il terzo giorno fece spuntare dal suolo le piante foraggere producenti il seme secondo la propria specie e gli alberi recanti il frutto secondo le proprie specie. Questo infatti vuol dire la frase: fece inoltre germogliare, ossia oltre a ciò che aveva già fatto germogliare [antecedentemente]; in quel caso Dio creò, naturalmente, le cose in potenza e nelle loro ragioni causali quando effettuò la creazione simultanea di tutti gli esseri e dalla quale si riposò il settimo giorno dopo averli compiuti; in questo caso invece creò le cose in modo visibile in un'opera che appartiene al corso dei tempi, per la quale egli agisce ognora senza interruzione.
Risposta a un'obiezione sugli alberi del paradiso.
4. 6. Si potrebbe forse obiettare che il terzo giorno non fu creata ogni specie di alberi, ma la creazione di alcune specie sarebbe stata differita al sesto giorno in cui fu creato l'uomo e messo nel paradiso. La Scrittura però indica molto chiaramente quali esseri furono creati il sesto giorno: cioè le creature viventi, ciascuna secondo la propria specie, quadrupedi, rettili, bestie selvatiche e l'uomo, maschio e femmina, fatti a immagine di Dio. Il narratore poté quindi omettere di dire come fu creato l'uomo, - sebbene narrasse il fatto della sua creazione nello stesso sesto giorno - in modo che in seguito, riprendendo di nuovo il racconto, c'informasse in qual modo fu creato, cioè col fango della terra e la donna per lui con una sua costola; d'altra parte però egli non avrebbe potuto tralasciare alcuna specie di creature sia quando Dio disse: Sia, o: Facciamo, sia quando è detto: e così fu, o: Dio fece. In caso diverso sarebbe stato inutile che ogni cosa fosse distribuita con tanta cura per ognuno di quei giorni, se ci fosse qualche sospetto che i giorni fossero confusi e per conseguenza, mentre la creazione di piante [foraggere] e di alberi è assegnata al terzo giorno, dovessimo credere che alcune specie di alberi furono create anche il sesto giorno, sebbene la Scrittura non li menzioni nel sesto giorno.
Creazione potenziale e causale dell'uomo e sua creazione nel tempo.
5. 7. Che cosa risponderemo, infine, a proposito delle bestie dei campi e degli uccelli del cielo che Dio condusse ad Adamo per vedere come li avrebbe chiamati? Ecco che cosa dice [la Scrittura]: E il Signore Dio disse: Non è bene che l'uomo sia solo, facciamogli un aiuto simile a lui. E Dio formò ancora dal suolo ogni specie di bestie del campo e di uccelli del cielo e li condusse ad Adamo per vedere come li avrebbe chiamati; e il nome di ogni essere vivente è quello che pose Adamo. Così Adamo diede il nome a ogni specie del bestiame e degli uccelli del cielo e delle bestie dei campi. Per Adamo, al contrario, non fu trovato alcun aiuto simile a lui. Dio allora infuse in Adamo un torpore che gli fece perdere i sensi, cosicché Adamo si addormentò e Dio gli tolse una delle costole e al suo posto vi pose della carne. E il Signore Dio trasformò in donna la costola che aveva tolto all'uomo 8. Poiché dunque, per conseguenza, non era stato trovato tra il bestiame, tra le bestie del campo e tra gli uccelli del cielo un aiuto confacente, Dio fece per lui un aiuto che gli si addicesse traendolo da una costola del suo petto. Ebbene, ciò avvenne dopo che Dio ebbe formato ancora una volta dal suolo le stesse bestie del campo e gli uccelli del cielo e li ebbe condotti ad Adamo. In qual modo si può dunque concepire che ciò sia potuto avvenire il sesto giorno, dal momento che in quel giorno la terra produsse gli esseri viventi al comando di Dio mentre ugualmente, al comando di Dio, le acque produssero gli uccelli del cielo nel quinto giorno? La Scrittura quindi in questo passo non direbbe: E Dio formò ancora dal suolo ogni specie di bestie del campo e di uccelli del cielo, se la terra non avesse già prodotto tutte le specie delle bestie del campo il sesto giorno, e l'acqua ogni specie di uccelli del cielo il quinto giorno. In modo diverso dunque Dio li creò nel primo caso, cioè potenzialmente e causalmente in conformità con l'opera con cui creò simultaneamente tutte le cose da cui si riposò il settimo giorno, in modo diverso nel secondo caso, come gli esseri che noi vediamo e ch'egli crea nel corso dei tempi nel modo ch'egli continua ad agire senza interruzione. Eva quindi fu creata dal fianco di suo marito durante i giorni di luce fisica che ci sono molto ben noti e che risultano dal corso circolare del sole. Allora infatti Dio formò ancora dalla terra le bestie e gli uccelli e poiché tra essi non fu trovato un aiuto che si addicesse ad Adamo, fu formata la donna. In giorni di tal genere Dio formò anche Adamo con il fango della terra.
Seconda ipotesi: la duplice creazione dell'uomo.
5. 8. Ma non si può neppure dire che il maschio fu creato il sesto giorno e la femmina, al contrario, nel corso dei giorni posteriori, poiché è detto in modo assai chiaro che lo stesso sesto giorno [Dio] li fece maschio e femmina e li benedisse 9, con tutto il resto che [la Scrittura] dice di entrambi e a entrambi. La creazione primordiale di tutti e due fu dunque diversa da quella posteriore: nella primordiale essi furono creati per mezzo del Verbo di Dio in potenza, insita - per così dire - come un germe nel mondo allorché Dio creò simultaneamente tutte le cose dopo le quali si riposò il settimo giorno; con quelle creature sarebbero state fatte poi tutte le cose, ciascuna al proprio tempo nel corso dei secoli; nella creazione posteriore invece essi sono creati secondo l'attività creatrice [di Dio] che svolge la sua opera attraverso il corso del tempo senza alcuna interruzione e in base alla quale era stabilito che in seguito, al tempo opportuno, fosse creato Adamo col fango della terra e sua moglie dal fianco del marito.
Bisogna comprendere bene la creazione primordiale o causale.
6. 9. In quanto alla suddetta distinzione delle opere di Dio, alcune appartengono ai "giorni" invisibili in cui Dio creò tutte le cose in un solo istante, e altre ai giorni che noi conosciamo e nei quali egli produce ogni giorno tutte le cose che si sviluppano nel tempo e derivano da quelle, che si potrebbero chiamare involucri primordiali. Spiegando così le cose, credo di non aver detto nulla di errato né d'illogico, interpretando le parole della Scrittura che mi hanno indotto a fare quella distinzione. Ma poiché è un po' difficile comprendere questi argomenti che sono al di sopra della portata dei lettori piuttosto tardi d'ingegno, devo preoccuparmi che non si pensi che io pensi o affermi qualcosa che so bene né di pensare né di affermare. Sebbene nelle mie precedenti spiegazioni io abbia premunito - per quanto possibile - il lettore, credo tuttavia che ci saranno parecchi i quali da queste spiegazioni non siano stati istruiti con sufficiente chiarezza e immaginano che nella creazione primordiale, in cui tutti gli esseri furono creati simultaneamente, l'uomo esistesse già dotato d'una certa forma di vita con cui potesse capire, credere e comprendere la frase rivoltagli da Dio allorché disse: Ecco, vi ho dato ogni specie di piante erbacee aventi in se stesse il seme 10. Chi dunque immagina ciò, sappia che io non ho né pensato né affermato una simile cosa.
L'uomo fu creato dapprima nelle sue cause.
6. 10. D'altronde se dirò che nella creazione primordiale, in cui Dio creò tutti gli esseri simultaneamente, l'uomo non era non solo come quando è giunto all'età matura ma neppure come quando è bambino, né solo come un bambino ma neppure com'è un embrione nel ventre materno - e non solo non era un embrione, ma neppure un germe visibile d'uomo - se dirò così, uno potrà credere che l'uomo non esisteva affatto. Questo eventuale individuo torni dunque alla Scrittura e vi troverà che l'uomo fu fatto ad immagine di Dio il sesto giorno e fu fatto maschio e femmina 11. Cerchi parimenti quando fu fatta la donna e troverà che fu fatta all'infuori di quei sei "giorni", poiché fu fatta quando Dio con la terra formò "ancora" le bestie del campo e gli uccelli del cielo, non già quando le acque produssero gli uccelli e la terra produsse esseri viventi, tra cui c'erano anche le bestie. Allora, nella creazione primordiale l'uomo fu fatto maschio e femmina; dunque, sia allora che dopo, non allora e non dopo o, al contrario, dopo e non allora; e neppure erano esseri diversi poi, ma erano gli stessi identici, in un modo però allora e in un altro modo poi. Mi si chiederà: "In che modo poi?". Risponderò: "Visibilmente, nella forma della struttura umana che noi conosciamo, pur non generato da genitori ma l'uomo formato dal fango e la donna formata dalla sua costola". Mi si chiederà ancora come furono fatti nella creazione primordiale e io risponderò: "Invisibilmente, potenzialmente, nelle loro cause, come sono fatti gli esseri destinati a esser fatti ma non ancora fatti".
Le cause costitutive dell'uomo sono anteriori a tutti i germi visibili.
6. 11. Forse però quel tale non mi capirà poiché gli vengono sottratte tutte le nozioni delle cose che gli sono familiari, inclusa la materialità dei semi. L'uomo infatti non era già qualcosa di simile quando fu creato nella creazione primordiale dei sei "giorni". I semi presentano - è vero - una certa rassomiglianza con ciò, di cui qui trattiamo, per i princìpi in essi racchiusi e destinati a svilupparsi, e tuttavia le cause di cui qui parlo esistono prima di tutti i semi visibili. Quel tale però non comprende. Che dovrei fare dunque, se non dargli un consiglio salutare - per quanto mi è possibile - di credere cioè alla Scrittura di Dio, che l'uomo fu creato non solo allorché Dio, dopo aver creato il "giorno", fece il cielo e la terra; di lui in un altro passo la Scrittura dice: Chi vive per sempre ha creato ogni cosa simultaneamente 12 ma [fu creato] anche allorché Dio, creando le cose non più simultaneamente, ma ciascuna al proprio tempo, formò l'uomo con il fango della terra e la donna con un osso di lui. La Scrittura infatti non ci consente né d'interpretarla nel senso che [l'uomo e la donna] furono creati in questo modo al sesto giorno né tuttavia nel senso che non furono creati al sesto giorno.
Non si può dire che le anime sono state create prima dei corpi.
7. 12. Si potrebbe dunque supporre che nel sesto giorno erano state create le anime di Adamo e di Eva in quanto si pensa logicamente che lì, nello spirito della loro anima c'è anche l'immagine di Dio, mentre il loro corpo sarebbe stato formato in seguito? Ma la medesima Scrittura non ci permette una siffatta interpretazione: in primo luogo perché la creazione era stata completata - e io non vedo come si possa intendere questa affermazione se mancava un qualcosa che allora non era stato creato nelle sue cause per essere creato in seguito sotto forma visibile - in secondo luogo il sesso maschile e femminile può esistere solo in rapporto ai corpi. Se invece uno penserà che i due sessi sono in certo qual modo l'intelletto e l'azione in un'unica anima, che cosa farà dei frutti degli alberi dati da Dio come alimento nello stesso giorno, dal momento che l'alimento è certamente necessario solo a un uomo dotato di corpo? Poiché, se uno vorrà prendere anche questo alimento in senso figurato, si allontanerà dal senso vero e proprio dei fatti, che innanzitutto e con ogni scrupolo dev'essere messo alla base per quanto riguarda narrazioni di tal genere.
Obiezione: la voce di Dio rivolta all'uomo il sesto giorno.
8. 13. "In qual modo allora - mi obietterà quel tale - Dio parlava ad essi che ancora non potevano né udire né comprendere, poiché nemmeno esistevano in modo da percepire le parole?". Potrei rispondere che Dio parlava loro allo stesso modo che parlava Cristo non solo a noi che non eravamo ancora nati ed eravamo destinati a nascere tanto tempo dopo, ma parlava anche a tutti coloro che verranno dopo di noi. Orbene, a tutti coloro che prevedeva sarebbero stati suoi seguaci, Cristo diceva: Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo 13. Allo stesso modo era noto a Dio il Profeta, al quale disse: Prima di formarti nel grembo materno io già ti conoscevo 14. Allo stesso modo Levi pagò la decima quando era ancora solo nei lombi d'Abramo 15. Perché dunque anche Abramo stesso non sarebbe stato allo stesso modo in Adamo e lo stesso Adamo nelle prime opere del mondo create da Dio tutte insieme? Ma le parole del Signore [Gesù Cristo] sono proferite dalla bocca del suo corpo e le parole di Dio dalla bocca dei Profeti per mezzo d'una voce corporea risonante nel tempo e con tutte le loro sillabe assumono e consumano convenienti spazi di tempo. Quando, al contrario, Dio diceva: Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza, e domini sui pesci del mare e su gli uccelli del cielo, su tutte le bestie e su tutti i rettili che strisciano sulla terra, e: Crescete e moltiplicatevi, riempite la terra e assoggettatela, abbiate il dominio sui pesci del mare e su gli uccelli del cielo e su ogni specie di bestie e su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra, e inoltre: Ecco, io vi ho dato ogni specie d'erba che produce seme e che si trova su tutta la terra e ogni specie d'alberi che portano frutto e hanno in sé il frutto che produce seme e che sarà il vostro nutrimento 16, queste parole di Dio proferite prima che ci fosse alcuna vibrazione di voce nell'aria e prima ch'esistesse alcuna voce proveniente dalla carne e dalla nube, furono pronunciate dalla sua sovrana Sapienza per mezzo della quale furono fatte tutte le cose. Esse non erano simili alle parole che risonavano a orecchie umane, ma nelle cose create inserivano le cause delle cose da creare mediante il suo potere onnipotente, creava ciò che sarebbe esistito nel futuro, e l'uomo che doveva essere formato a suo tempo lo creava - per così dire - nel seme e radice dei tempi allorché Dio, che esiste prima dei secoli, creava l'origine da cui dovevano cominciare i secoli. Senza dubbio certe creature ne precedono altre, alcune nel tempo, altre nelle cause, ma Dio precede non solo in ragione della sua superiorità ma anche della sua eternità tutte le cose create da lui. Ma su questo argomento si dovrà discutere forse in seguito in maniera più completa a proposito di passi della Scrittura più direttamente connessi con esso.
Dio conosce le creature prima che vengano all'esistenza.
9. 14. Dobbiamo ora concludere quanto abbiamo intrapreso a dire sull'uomo serbando una tale moderazione per cui, trattandosi della profondità di pensiero della Scrittura, dimostriamo più diligenza nel ricercare che temerarietà nel sostenere un'opinione. Che Dio conoscesse Geremia prima di formarlo nel seno materno non è lecito dubitarne. Poiché Dio dice assai chiaramente: Prima di formarti nel seno materno io ti conoscevo 17. Ma dove lo conobbe prima di formarlo? Alla nostra debolezza è difficile o impossibile saperlo. Lo conobbe forse in cause più prossime come nel caso di Levi che pagò le decime quand'era nei lombi di Abramo? Oppure nello stesso Adamo, in cui fu creato, per così dire, in radice il genere umano? Inoltre, se in Adamo, forse quando fu formato col fango oppure quando fu creato nelle sue cause tra le opere che Dio fece tutte nello stesso tempo? Oppure, al contrario, non lo conobbe prima d'ogni creatura come scelse e predestinò i suoi santi prima della creazione del mondo 18? O piuttosto lo conobbe in tutte le cause antecedenti, sia quelle che ho ricordato o che non ho ricordato, prima ch'egli fosse formato nel seno materno? Io penso che non occorra fare questa indagine troppo scrupolosamente, purché rimanga fermo che, dal momento in cui Geremia fu dato alla luce dai genitori, condusse una sua vita personale per cui, crescendo col crescere dell'età, fu in grado di vivere bene o male, mentre prima ciò non gli era possibile in alcun modo, non solo prima che fosse formato nel seno materno ma neppure quando vi era stato formato, prima d'essere nato. L'asserzione dell'Apostolo relativa ai gemelli che nel seno di Rebecca non facevano ancora nulla di bene o di male 19, non lascia alcuna esitazione in proposito.
Non ha alcun merito chi non è ancora nato.
9. 15. Ma tuttavia non senza ragione sta scritto che neppure un bambino avente un sol giorno di vita sulla terra è esente dal peccato, e quanto è detto nel Salmo: Io sono stato concepito nella colpa e nel peccato mi ha nutrito mia madre nel suo seno 20, e [San Paolo dice] che tutti muoiono in Adamo poiché in lui hanno peccato tutti 21. Adesso però dobbiamo tener per certo che, quali che siano i meriti che dai genitori passano nei figli e quale che sia la grazia di Dio che santifica uno prima della nascita, in Dio non c'è ingiustizia e che nessuno compie alcunché di bene o di male prima d'esser nato e che sia imputabile alla sua persona. L'opinione poi secondo la quale alcuni pensano che le anime hanno commesso peccati più o meno gravi in un altro mondo e sono state precipitate in corpi diversi secondo la gravità dei peccati non è conforme all'asserzione dell'Apostolo, poiché questi dice assai chiaramente che quelli non ancora nati non hanno fatto nulla di bene o di male.
Obiezione: l'eredità del peccato.
9. 16. A questo proposito c'è pure un'altra questione da trattare a suo tempo: in qual misura cioè l'intera massa del genere umano fu contaminata dal peccato dei progenitori, che furono i due soli a commetterlo. È tuttavia fuori discussione che l'uomo non poteva avere alcuno di siffatti demeriti prima d'essere formato col fango della terra, prima di vivere nel suo tempo. Noi infatti non potremmo dire che Esaù e Giacobbe - i quali, al dire dell'Apostolo, non essendo ancora nati, non avevano compiuto nulla di bene o di male 22 - ereditarono alcun merito [positivo o negativo] dai loro genitori, se neppure gli stessi genitori avessero compiuto nulla di bene o di male, né potremmo dire che il genere umano ha peccato in Adamo - Adamo poi non avrebbe potuto peccare, se già non avesse vissuto [la propria vita] a suo tempo, in cui avrebbe potuto compiere il bene e il male --; è quindi inutile cercare un suo peccato o una sua azione buona quando era ancora creato solo nelle sue ragioni causali tra gli esseri creati simultaneamente, e non viveva una vita sua personale e neppure era nei genitori viventi d'una loro propria vita. Poiché nella creazione primordiale del mondo, allorché Dio creò tutte le cose simultaneamente, l'uomo fu fatto [nella potenzialità di quel che] era destinato a essere, cioè fu fatta la ragione causale dell'uomo, non l'attualità dell'uomo già creato.
Soluzione: duplice specie di causalità.
10. 17. Ma queste cose si trovano sotto una forma nel Verbo di Dio in cui non sono create ma sono eterne, e sotto un'altra forma sono nei primi elementi dell'universo, in cui tutte le cose destinate a esistere furono fatte simultaneamente, e sotto ancora un'altra forma sono nelle cose che, in conformità con le cause create simultaneamente, vengono create non più simultaneamente ma ciascuna a suo tempo. Tra queste era Adamo già formato col fango e animato dal soffio di Dio, come il fieno spuntato dalla terra; sotto un'altra forma si trovano anche nei semi in cui si ritrova anche una specie di cause primordiali derivate dalle cose venute all'esistenza conforme alle cause che Dio inserì nel mondo all'origine, come le piante erbacee spuntate dalla terra e il seme prodotto dalle piante. Tra tutte queste cose quelle già create hanno ricevuto il loro modo di essere e di agire al tempo fissato; esse si sono sviluppate in forme e nature palesi da ragioni occulte e invisibili, latenti nella creazione sotto forma di semi causali, [si sono sviluppate] come l'erba spuntata sulla terra e l'uomo creato come un essere animato vivente e così tutte le altre creature di tal genere, sia vegetali che animali, che hanno relazione con l'azione con la quale Dio continua sempre a operare. Ma oltre a ciò questi esseri portano con se stessi - per così dire - di nuovo se stessi invisibilmente in un'occulta facoltà generativa che trassero dalle cause primordiali del loro essere e per mezzo delle quali furono inseriti nel mondo creato quando fu creato il "giorno", prima di nascere nella forma visibile della propria specie.
In qual senso le opere del sesto giorno furono simultaneamente abbozzate e terminate.
11. 18. Se infatti le opere primordiali, in cui Dio creò tutte le cose simultaneamente, non fossero state completate conforme alla loro natura specifica, senza dubbio sarebbero state loro aggiunte in seguito le perfezioni mancanti al loro completo essere; in tal modo risulterebbe una specie di completezza dell'universo formata - per così dire - dalle opere di una metà e dell'altra metà di esso, come se fossero le parti di un tutto, dall'unione delle quali risulterebbe completo lo stesso tutto, di cui quelle erano parti. D'altronde, se quelle opere fossero giunte alla perfezione nel senso che sono rese perfette quando sono prodotte ciascuna di esse a suo tempo nella loro forma visibile e nella loro realtà, certamente in seguito lungo il corso dei tempi o non nascerebbe nulla da essi o ne nascerebbero gli effetti che Dio non cessa di produrre servendosi degli esseri che ormai nascono ciascuno a suo tempo. Ora però in un certo senso sono state portate a perfezione e in altro senso sono abbozzate le stesse cose che Dio creò tutte simultaneamente al principio quando creò il mondo e che si dovevano sviluppare nei tempi che sarebbero seguiti: esse sono state portate a perfezione senza dubbio poiché nella natura loro propria - nella quale trascorrono il corso dei loro tempi - non hanno nulla che in esse non fosse presente come creato nelle loro cause, ma d'altra parte sono state anche abbozzate, poiché in esse erano, per così dire, i semi degli esseri futuri che, nel corso della durata di questo mondo, dovevano esser fatti uscire dal loro stato occulto ed essere resi palesi a tempo opportuno. Per questo le parole della sacra Scrittura posseggono una grande efficacia per insegnare questa verità se uno le considera attentamente. Essa infatti da una parte dice che le opere di Dio furono portate a perfezione e dall'altra che furono abbozzate. Se non fossero state condotte a perfezione, la Scrittura non direbbe: Il cielo e la terra furono portati a termine con tutto il loro ornamento. E il sesto giorno Dio portò a termine tutte le opere che aveva fatte. Dio inoltre benedisse il settimo giorno e lo dichiarò sacro 23. D'altronde, se prima non fossero state solo abbozzate, essa non aggiungerebbe: In quel giorno Dio si riposò da tutte le opere che aveva cominciato a fare 24.
Conclusioni: l'uomo creato a suo tempo invisibilmente nell'anima e visibilmente nel corpo.
11. 19. Se dunque ora uno mi chiedesse in qual modo Dio portò a termine e cominciò le sue opere, la risposta risulta chiara da quanto abbiamo detto poco prima; poiché Dio non portò a termine alcune opere e ne cominciò altre, ma si tratta assolutamente delle medesime opere dalle quali egli si riposò il settimo giorno. Noi infatti possiamo capire che Dio completò le sue opere nell'atto di creare tutte le cose simultaneamente in uno stato così perfetto che non avrebbe dovuto creare più nulla nell'ordine temporale, che non avesse già creato allora nell'ordine causale, ma possiamo capire anche che Dio ha cominciato le sue opere nel senso che, quanto egli aveva stabilito all'origine nelle cause, lo avrebbe compiuto poi negli effetti. Così Dio formò l'uomo che è polvere dalla terra, o col fango della terra - cioè con la polvere o fango della terra - e alitò, o soffiò, sulla faccia di lui l'alito vitale e l'uomo divenne un essere vivente 25; ma l'uomo non fu predestinato allora ad esistere - ciò infatti avvenne prima dei secoli nella prescienza del Creatore - e neppure fu fatto allora nelle sue cause, sia che fosse iniziato in uno stato completo o compiuto in uno stato iniziale - poiché ciò accadde all'inizio del tempo nelle ragioni primordiali quando furono create simultaneamente tutte le cose - ma fu creato a suo tempo, visibilmente quanto al suo corpo, invisibilmente quanto all'anima, essendo composto d'anima e di corpo.
Quando si pensa a Dio che plasmò l'uomo è da rigettarsi qualunque antropomorfismo.
12. 20. Ora dunque vediamo in qual modo Dio fece l'uomo, considerando prima il suo corpo plasmato con la terra; in seguito tratteremo anche dell'anima, nella misura che saremo capaci. Pensare che Dio abbia usato delle mani corporee per plasmare l'uomo col fango è un'idea troppo puerile: per conseguenza, se la Scrittura avesse affermato una simile cosa, dovremmo pensare che lo scrittore avrebbe usato quel termine in senso metaforico anziché immaginarci Dio circoscritto nei lineamenti delle membra come le vediamo nel nostro corpo. La Scrittura - è vero - dice: La tua mano ha disperso le genti 26 e: Hai fatto uscire il tuo popolo con mano potente e braccio teso 27, ma chi è tanto insensato da non capire che questi termini sono usati per indicare la potenza e la forza di Dio?
In che senso l'uomo è l'opera principale di Dio.
12. 21. Non dobbiamo neppure ascoltare l'opinione di certuni secondo i quali l'uomo è l'opera principale di Dio perché [quando creò] le altre opere Dio disse ed esse furono fatte, mentre l'uomo lo fece egli stesso in persona. Ma non è così: la superiorità dell'uomo sta piuttosto nel fatto che Dio lo creò a sua propria immagine. Poiché quanto alle cose che Dio disse e furono fatte, la Scrittura si esprime così, poiché le cose furono fatte per mezzo della sua Parola (Verbum) allo stesso modo che un uomo può dire ad altri uomini con le parole (verbis ) le cose da lui pensate nel tempo e proferite con la voce, Dio invece non parla in questo modo se non quando parla per mezzo d'una creatura fisica, come parlò ad Abramo e a Mosè, come parlò a proposito del proprio Figlio attraverso la nube. Ma prima d'ogni creazione, affinché quella creazione potesse avvenire, Dio parlò per mezzo del suo Verbo che al principio era Dio in Dio. E poiché tutto è stato fatto per mezzo del Verbo e nulla è stato fatto senza di lui 28, di certo anche l'uomo è stato fatto per mezzo di lui. Senza dubbio Dio ha fatto il cielo per mezzo del suo Verbo, poiché egli disse e il cielo fu fatto. La Scrittura ciononostante dice: I cieli sono opera delle sue mani 29. Inoltre della parte più bassa del mondo, che è, per così dire, il suo fondamento, la Scrittura dice: Poiché suo è il mare, lo ha fatto lui e la terraferma l'hanno formata le sue mani 30. Noi perciò non dobbiamo attribuire all'uomo una speciale dignità per il motivo che fu fatto da Dio in persona, come se, [quando si trattò] delle altre cose, Dio avesse detto e fossero state fatte, mentre l'uomo lo avrebbe fatto personalmente lui, oppure come se le altre cose le avesse fatte per mezzo della sua Parola (Verbum ), l'uomo invece lo avesse fatto con le sue proprie mani. La superiorità dell'uomo sta, al contrario, nel fatto che Dio creò l'uomo a propria immagine, poiché gli diede un'anima spirituale e un'intelligenza, per cui è superiore agli animali bruti, come abbiamo spiegato più sopra. Se però l'uomo non comprenderà a quale onore egli è stato elevato al fine di compiere il bene, sarà paragonato agli animali bruti, al di sopra dei quali è stato [invece] elevato. Poiché ecco che cosa dice [la Scrittura]: L'uomo posto nell'onore non comprende; si trova paragonato agli animali senza ragione ed è diventato simile ad essi 31. È bensì vero che Dio ha creato anche gli animali bruti ma non li ha creati a propria immagine.
Dio creò l'uomo e gli animali mediante il suo Verbo.
12. 22. Ma non deve dirsi neppure: "Dio in persona fece l'uomo, mentre riguardo agli animali bruti egli ordinò che fossero fatti e furono fatti", poiché l'uomo e gli animali bruti Dio li fece per mezzo del suo Verbo, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose. Ma siccome il Verbo e la Sapienza e Potenza di Dio sono un'unica e identica realtà, è chiamata anche "mano" di Dio, che non è un membro visibile, ma la potenza del suo agire efficiente. Infatti la medesima Scrittura, la quale dice che Dio formò l'uomo col fango della terra, dice anche che formò ugualmente gli animali dei campi quando con gli uccelli del cielo li condusse davanti ad Adamo per vedere come li avrebbe chiamati. Poiché la Scrittura dice così: Dio inoltre formò con la terra anche tutti gli animali 32. Se dunque Dio in persona formò con la terra sia l'uomo che gli animali bruti, che cosa ha mai l'uomo di superiore quanto alla creazione, se non il fatto d'essere stato creato, lui, ad immagine di Dio? E tuttavia questa non è prerogativa del corpo ma dell'anima intellettiva, di cui parleremo in seguito. Cionondimeno anche nel suo corpo l'uomo ha una caratteristica sua peculiare che è segno della sua eccellenza, quella cioè d'essere stato creato con il portamento eretto, affinché ciò stesso lo ammonisse a non cercare le cose terrene come fanno gli animali bruti, il cui unico piacere viene tutto dalla terra e per conseguenza sono tutti piegati in avanti sul ventre, curvati verso il basso. Anche il corpo dell'uomo è dunque in armonia con l'anima razionale non a causa delle fattezze [del volto] e la conformazione delle membra, ma piuttosto per il fatto che ha il portamento eretto e volge gli occhi al cielo per contemplare le realtà più alte esistenti nel corpo di questo mondo, allo stesso modo che l'anima deve innalzarsi verso le realtà spirituali, superiori per loro natura, in modo da pensare alle realtà celesti, non a quelle terrestri 33.
In quale età o statura fu creato Adamo.
13. 23. Ma in quale stato Dio fece l'uomo col fango della terra? Lo fece forse tutto a un tratto in età perfetta, ossia adulta, nel fiore della giovinezza oppure lo fece come lo forma ancora adesso nel ventre della madre? Poiché Colui che fa queste cose non è altri che Colui il quale disse: Prima di formarti nel ventre, già ti conoscevo 34. Per conseguenza l'unica caratteristica personale che distingue Adamo [da noi] è quella di non essere nato da genitori, ma di essere stato fatto con la terra, in modo tuttavia che, prima di arrivare all'età adulta, sarebbe dovuto passare attraverso gli stadi dello sviluppo umano richiesto dai ritmi di tempo che vediamo assegnati come necessari alla natura del genere umano. O questo non è piuttosto un quesito che non si dovrebbe porre? Poiché quale che fosse lo stato in cui creò l'uomo, Dio fece solo quanto alla sua onnipotenza e sapienza conveniva poter [fare] e fare. Egli infatti ha stabilito determinate leggi che regolano il tempo in cui le differenti specie e qualità di esseri devono esser prodotti e così passare dallo stato latente a quello visibile in modo però che la sua volontà resti al di sopra di ogni cosa. Fu infatti la sua potenza ad assegnare i ritmi alle creature, senza tuttavia vincolare la sua potenza a quei ritmi. Il suo Spirito infatti si portava sul mondo da creare, come si porta ancora adesso sul mondo già creato, non attraverso gli spazi fisici ma in virtù della sua potenza sovrana.
Dio non ha bisogno del tempo per compiere le sue opere.
13. 24. Chi non sa, infatti, che l'acqua mescolandosi con la terra e venendo a contatto con le radici d'una vite si trasforma in nutrimento della pianta e vi acquista una nuova proprietà, grazie alla quale arriva a diventar grappolo che spunta a poco a poco? che il grappolo cresce e in esso l'acqua si trasforma in vino che diventa dolce col maturare e dopo la pigiatura continua a fermentare, ma dopo un certo periodo d'invecchiamento acquista forza e arriva a essere una bevanda salubre e saporita? Ebbe forse perciò bisogno il Signore d'una vite o di terra o degli intervalli di tempo quando con rapidità straordinaria cambiò l'acqua in vino, e in un vino talmente squisito che fu decantato perfino dai convitati già alticci 35? Ebbe forse bisogno del tempo? Ogni specie di serpenti non richiede forse un determinato numero di giorni secondo ciascuna specie perché s'impianti l'embrione [nell'uovo], si formi, nasca e s'irrobustisca? Furono forse attesi tutti quei giorni perché la verga si cambiasse in serpente nella mano di Mosè e di Aronne 36? Quando avvengono questi prodigi, non avvengono contro natura se non per noi che conosciamo un corso diverso della natura, ma non per Dio, per il quale la natura è ciò che ha fatto lui.
Le ragioni causali inserite originariamente nel mondo.
14. 25. A giusta ragione possiamo però chiederci secondo quali leggi furono costituite le ragioni causali che Dio inserì nel mondo quando all'origine creò simultaneamente tutte le cose. Dio le costituì forse per produrre la formazione e lo sviluppo delle cose attraverso differenti spazi di tempo a seconda delle diverse loro specie - come vediamo avvenire nella formazione e nello sviluppo di tutti gli organismi che nascono, sia vegetali che animali - oppure dovevano formarsi in un istante, come si crede sia stato formato Adamo nell'età virile senza alcuna previa crescita progressiva? Ma perché non dobbiamo credere che le ragioni causali avevano l'una e l'altra potenzialità, in modo che di volta in volta si sviluppasse da esse tutto ciò che sarebbe piaciuto al Creatore? Poiché se affermeremo [ ch'esse furono predisposte secondo] la prima ipotesi, subito ci apparirà in contrasto con esse non solo la trasformazione dell'acqua in vino, ma anche tutti i miracoli che avvengono contro il consueto corso della natura; se invece abbracciassimo la seconda ipotesi, ne verrebbe una conseguenza molto più illogica, che cioè le forme e le specie della natura, che vediamo ogni giorno, compirebbero le tappe del loro sviluppo in contrasto con le originarie ragioni causali di tutti gli organismi che nascono. Si deve dunque concludere che quelle ragioni sono state create per effettuare la loro causalità nell'uno e nell'altro dei due modi: sia in quello secondo il quale ordinariamente si sviluppano in periodi appropriati di tempo gli esseri temporali, sia in quello secondo il quale avvengono fatti rari o straordinari come piacerà di compierli a Dio e come si conviene alle circostanze.
Il primo uomo fu formato secondo le ragioni causali.
15. 26. L'uomo, tuttavia, fu creato come le cause primordiali richiedevano che fosse fatto il primo uomo, che non doveva nascere da genitori in quanto nessun altro era esistito prima di lui, ma doveva essere formato con il fango della terra conforme alla ragione causale in cui era stato creato originariamente. Se infatti fu creato in modo diverso, Dio non lo aveva creato tra le opere dei sei giorni. Ora, siccome la Scrittura dice che fu creato in quei "giorni", naturalmente Dio aveva creato la causa in virtù della quale l'uomo sarebbe venuto all'esistenza nel tempo fissato e conforme alla quale doveva essere creato. Dio infatti aveva compiuto simultaneamente secondo la perfezione delle ragioni causali le opere che aveva cominciate e aveva cominciato le opere che avrebbero dovuto essere compiute nel corso del tempo. Se dunque nelle ragioni causali primordiali, che all'origine aveva inserite nel mondo, il Creatore pose non solo la determinazione che avrebbe formato l'uomo col fango della terra, ma anche la decisione riguardante il modo in cui lo avrebbe formato - se cioè come un bambino nel seno della madre oppure come un giovane - senza il minimo dubbio lo creò come lo aveva predeterminato nelle ragioni causali, poiché non lo avrebbe creato in modo contrario a quanto aveva prestabilito. Se invece nelle ragioni seminali Dio pose solo la potenzialità che l'uomo esistesse, in qualunque maniera egli sarebbe stato creato, in questa o in quella - cioè se nelle ragioni causali c'era anche la potenzialità che l'uomo potesse essere creato in un modo o in un altro, ma Dio s'era riservato nella sua volontà l'unico modo in cui aveva intenzione di creare l'uomo senza inserirlo negli elementi costitutivi del mondo - è evidente che anche in questo modo l'uomo non fu fatto in modo contrario a quello fissato nella creazione primordiale delle cause poiché in esse era già determinato ciò che sarebbe potuto esser creato anche in questo modo, sebbene non dovesse esser creato necessariamente in questo modo. Questa determinazione non era insita negli elementi costitutivi del mondo ma nella decisione del Creatore, la cui volontà costituisce la necessità delle cose.
Potenzialità e attualità negli esseri.
16. 27. Mi spiego: anche noi, pur nella limitata capacità della nostra intelligenza umana, possiamo sapere, per quanto riguarda le cose venute alla luce nel passato, che cosa c'è nella natura di ciascuna di esse, per averlo appreso dall'esperienza, ma ignoriamo se sarà così anche in avvenire. Nella natura del giovane c'è, per esempio, la potenzialità d'invecchiare, ma non sappiamo se essa sia anche nella volontà di Dio. D'altra parte questa potenzialità non sarebbe neppure nella natura, se non fosse stata in precedenza nella volontà di Dio che ha creato ogni cosa. C'è inoltre sicuramente una ragione occulta della vecchiaia nel corpo di un giovane o della giovinezza nel corpo d'un ragazzo; essa però non si scorge con gli occhi come si vede l'infanzia in un bambino, la giovinezza in un giovane, ma mediante una conoscenza di specie diversa si arguisce che nella natura c'è un principio latente, grazie al quale si sviluppano e si manifestano ai nostri occhi le potenzialità latenti della giovinezza insite nell'infanzia o della vecchiaia insite nella giovinezza. Questo principio causale per cui è possibile lo sviluppo suddetto è dunque nascosto - è vero - agli occhi ma non allo spirito. Se poi lo sviluppo deve anche realizzarsi necessariamente non lo sappiamo affatto. Sappiamo, sì, che il principio che rende possibile lo sviluppo è insito nella natura stessa del corpo, ma non è evidente che nel corpo ci sia il principio per cui esso debba avvenire.
Prescienza di Dio e gioco delle cause seconde.
17. 28. Ma forse nell'universo creato c'è un principio determinante per cui un tizio deve vivere fino alla vecchiaia; se però questo principio non è nel mondo creato, esso è in Dio. Ciò che Dio vuole, dovrà infatti avvenire necessariamente e dovranno realmente accadere le cose che Egli ha previste. Ora, molte cose dovranno avvenire da cause inferiori, ma se esse sono anche nella prescienza di Dio come cose che dovranno avvenire; se invece esse sono nella prescienza di Dio in maniera differente, si attueranno solo come sono nella prescienza con cui prevede il futuro Colui che non può ingannarsi. A proposito d'un giovane si dice infatti che arriverà alla vecchiaia, cosa che tuttavia non si avvererà, se è destinato a morire prima del tempo. Il suo futuro invece sarà condizionato da altre cause, siano esse inserite intimamente nella trama del mondo o nascoste nella prescienza divina. Così Ezechia sarebbe dovuto morire com'era determinato da certe cause degli eventi futuri, ma Dio aggiunse quindici anni della sua vita 37 facendo naturalmente ciò che prima della creazione del mondo aveva previsto avrebbe fatto e che teneva in serbo nella sua volontà. Dio non fece dunque ciò che non doveva accadere, poiché al contrario doveva avvenire ciò ch'Egli prevedeva che avrebbe fatto. Non sarebbe tuttavia giusto dire che quegli anni furono aggiunti, se non nel senso che furono aggiunti a qualcosa ch'era stato disposto diversamente in altre cause. Conforme a certe cause secondarie la vita di Ezechia era quindi già finita ma in conformità di altre cause esistenti nella volontà e prescienza di Dio, che da tutta l'eternità sapeva quel che avrebbe fatto a suo tempo - e ciò doveva avvenire realmente - Ezechia era destinato a terminare la vita quando in realtà la terminò, poiché, sebbene quella aggiunta di anni fosse stata concessa grazie alle sue preghiere, tuttavia Dio, la cui prescienza non poteva ingannarsi, aveva previsto anche, senza dubbio, che Ezechia avrebbe pregato in modo che la sua preghiera sarebbe dovuta essere esaudita. Ecco perché ciò che Dio conosceva in precedenza doveva avverarsi necessariamente.
Adamo fu creato secondo le cause primordiali.
18. 29. Pertanto, se le cause di tutte le cose, destinate a esistere, furono inserite nell'universo quando fu creato il "giorno", in cui Dio creò tutte le cose simultaneamente, Adamo quando fu formato col fango già nella forma di perfetta virilità - come è più verosimile che sia stato formato - non fu creato diversamente da come era nelle cause in cui Dio fece l'uomo durante le opere effettuate nei sei giorni. In esse infatti c'era non solo la potenzialità che Adamo fosse fatto così, ma anche la determinazione della necessità che fosse fatto così. Poiché Dio non lo fece contrariamente alla causa stabilita sicuramente in precedenza dalla sua volontà, allo stesso modo che non agisce in contrasto con la propria volontà. Se al contrario Dio non fissò tutte le cause nella creazione primordiale, ma ne serbò alcune nella propria volontà, quelle serbate nella sua volontà non sono di certo dipendenti dalla necessità delle cause create da lui. Cionondimeno le cause riservate nella volontà di Dio non possono essere contrarie a quelle prestabilite dalla sua volontà, poiché la volontà di Dio non può contraddire se stessa. Le cause della prima specie le ha stabilite Dio in modo che da esse possa, pur non necessariamente, derivare l'effetto di cui sono causa; queste altre invece le ha nascoste in modo che da esse derivi necessariamente l'effetto che Dio ha stabilito possa derivare.
Dio creò forse il nostro corpo: animale, non spirituale?
19. 30. Suole porsi parimenti il quesito se il corpo formato con il fango all'origine del mondo per l'uomo fu un corpo naturale, come quello che abbiamo adesso, o spirituale, come quello che avremo nella risurrezione. Infatti anche se il nostro corpo attuale sarà trasformato in un corpo spirituale - poiché si seppellisce un corpo naturale, ma risorgerà un corpo spirituale - si discute tuttavia quale fu la natura originale del corpo dell'uomo. Poiché se esso fu fatto come un corpo naturale, noi riceveremo non ciò che abbiamo perduto in Adamo ma una qualità tanto più grande quanto quella spirituale è da anteporre a quella naturale, quando saremo uguali agli angeli di Dio 38. Gli angeli però possono essere [tra loro] superiori ad altri anche nella giustizia; ma possono forse essere superiori anche al Signore? Di lui tuttavia [la Scrittura] dice: Lo hai fatto di poco inferiore agli angeli 39. E per qual motivo dice così, se non a causa della debolezza della carne ch'egli prese dalla Vergine nell'atto di assumere la natura di schiavo 40, affinché per mezzo di essa potesse morire e così riscattarci dalla schiavitù [del peccato]? Ma perché dilungarci su questa discussione? Poiché il pensiero dell'Apostolo a questo proposito è molto chiaro. Egli, volendo addurre un testo [biblico] per provare che il nostro corpo è "naturale" in riferimento non tanto al proprio corpo o a quello di qualunque altro uomo vivente al suo tempo, quanto a quel medesimo passo della Scrittura, lo ricordò e lo usò dicendo: Se c'è un corpo naturale, c'è anche un corpo spirituale. Ecco perché [anche la Scrittura] dice: Il primo uomo, Adamo, fu fatto creatura vivente, ma l'ultimo Adamo fu fatto spirito che dà vita. Non fu fatto prima ciò che è spirituale, ma ciò che è naturale; ciò che è spirituale fu fatto dopo. Il primo uomo fu tratto dalla terra, terrestre; il secondo Uomo viene dal cielo, celeste. Come fu l'uomo fatto con la terra, così sono coloro che sono terrestri; come è l'Uomo celeste, così sono anche quelli che sono celesti. E come abbiamo portato l'immagine dell'uomo terrestre, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste 41. Che cosa può aggiungersi a ciò? Adesso pertanto noi portiamo l'immagine dell'uomo celeste in virtù della fede, destinati come siamo ad avere nella risurrezione ciò che crediamo; l'immagine dell'uomo terrestre invece l'abbiamo indossata fin dall'origine del genere umano.
Obiezione: in qual modo il nostro corpo sarà rinnovato.
20. 31. Qui si affaccia un'altra questione: in qual modo saremo rinnovati se per mezzo di Cristo non saremo richiamati a ciò che all'origine eravamo in Adamo? Sebbene infatti molte cose vengano rinnovate in uno stato migliore senz'essere restituite nella condizione originaria, tuttavia il loro rinnovamento avviene passando da uno stato inferiore a quello ch'esse avevano prima del rinnovamento. Come mai dunque quel figlio [prodigo] era morto eppure tornò in vita, era perduto eppure fu ritrovato 42? E come mai gli viene portato il vestito migliore se non riceve l'immortalità che Adamo aveva perduta? Ma in che modo Adamo perse l'immortalità, se aveva un corpo naturale? Il corpo infatti non sarà più naturale ma spirituale quando l'attuale nostra natura corruttibile si vestirà dell'incorruttibilità, e l'attuale nostra natura mortale si rivestirà dell'immortalità 43. Molti esegeti, messi alle strette da queste difficoltà, hanno cercato, da una parte, di sostenere la verità dell'asserzione dell'Apostolo in cui porta l'esempio del corpo naturale a proposito di questo argomento dicendo: Il primo uomo, Adamo, fu fatto una creatura vivente 44, e da un'altra parte hanno cercato di mostrare che non è illogico affermare che l'uomo sarà rinnovato e riavrà l'immortalità allo stato originario, cioè in quello perduto da Adamo. Costoro perciò hanno pensato che all'origine l'uomo aveva un corpo naturale, ma fu cambiato quando egli fu messo nel paradiso [terrestre], come saremo cambiati anche noi nella risurrezione. Questo cambiamento - è vero - non è menzionato nel libro della Genesi, ma per mettere d'accordo i testi della Scrittura riguardanti tutte e due le affermazioni, cioè quella sul corpo naturale [di Adamo] e quella sul rinnovamento dei nostri corpi ricorrente in moltissimi testi della sacra Scrittura, quegli esegeti hanno creduto che la loro opinione sia una conclusione necessaria.
Discussione e soluzione della precedente obiezione.
21. 32. Ma se è valida la suddetta conclusione, invano ci sforziamo d'intendere anzitutto in senso letterale, come cioè cose realmente storiche, il paradiso con i suoi alberi e i loro frutti prescindendo dal senso figurato. Chi infatti potrebbe credere che cibi di quella specie, ossia i frutti degli alberi, potessero essere già necessari a corpi immortali e spirituali? Se, tuttavia, non si può trovare un'altra soluzione, noi preferiamo intendere il paradiso [terrestre] in senso spirituale anziché pensare che l'uomo non si rinnovi, poiché il suo rinnovamento è ricordato tante volte dalla Scrittura, o credere che riceverà uno stato che non si può dimostrare essere stato perduto da lui. Oltre a ciò vi è la realtà della morte: i molti passi della Scrittura sono concordi nell'affermare che Adamo si meritò la morte a causa del peccato, dimostrando così che l'uomo non sarebbe stato soggetto alla morte se non avesse peccato. In qual modo dunque sarebbe potuto essere mortale, se non doveva morire? O in qual modo non sarebbe potuto essere mortale, se il corpo era naturale?
La morte dovuta al peccato.
22. 33. Ecco perché alcuni interpreti [della Scrittura] pensano che l'uomo meritò, per causa del peccato, non la morte del corpo ma quella dell'anima, procurata dal suo peccato. Costoro infatti credono che l'uomo, poiché aveva un corpo naturale, sarebbe uscito da questo corpo per giungere alla pace che adesso godono i fedeli servi di Dio già morti e, alla fine del mondo, avrebbe riavuto le medesime membra rivestite d'immortalità. In tal modo la morte del corpo sembrerebbe non un effetto del peccato, ma un fatto naturale come la morte degli altri animali. A costoro però si oppone un'altra affermazione dell'Apostolo che dice: Il corpo è, sì, una cosa morta a causa del peccato, ma lo Spirito è vita a causa della giustificazione. E se lo Spirito di Colui, che ha risuscitato Cristo dai morti, abita in voi, Colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi 45. Per conseguenza anche la morte del corpo deriva dal peccato. Se dunque Adamo non avesse peccato, non sarebbe stato soggetto neppure alla morte del corpo e perciò avrebbe avuto anche un corpo immortale. Come dunque quel corpo sarebbe potuto essere immortale se era un corpo naturale?
Il corpo di Adamo era insieme animale e condizionatamente immortale.
23. 34. D'altra parte coloro i quali pensano che il corpo di Adamo fu cambiato da naturale in spirituale quand'era nel paradiso, non s'avvedono che non ci sarebbe stato nulla in contrario a che Adamo, qualora non avesse peccato, dopo aver vissuto nel paradiso una vita in santità e obbedienza, ricevesse la medesima trasformazione nella vita eterna, dove non avrebbe avuto più bisogno d'alimenti corporali. Quale mai necessità dunque ci obbligherebbe ormai a intendere il paradiso in senso figurato anziché in senso proprio per sostenere che il corpo non sarebbe potuto morire se non a causa del peccato? La verità è che l'uomo non sarebbe morto neppure quanto al corpo, se non avesse peccato. Lo afferma chiaramente l'Apostolo: Il corpo è morto a causa del peccato 46; ciononostante prima del peccato il corpo poteva essere un corpo naturale e dopo una vita santa poteva diventare un corpo spirituale quando l'avesse voluto Dio.
Come saremo rinnovati quaggiù e nella risurrezione dei corpi.
24. 35. Come mai - obiettano [quei commentatori] - si dice che noi veniamo rinnovati, se non riceviamo ciò che perse il primo uomo nel quale tutti muoiono? Noi lo riceviamo senza dubbio in un certo senso e non lo riceviamo in un altro senso. Sì, noi non riceviamo l'immortalità di un corpo spirituale che l'uomo non aveva ancora, ma riceviamo la giustizia da cui l'uomo è decaduto per il peccato. Noi perciò saremo rinnovati allontanandoci dalla vecchiezza del peccato e non trasformati nel corpo naturale in cui fu fatto Adamo all'origine, ma in uno migliore, cioè in un corpo spirituale, quando diverremo simili agli angeli di Dio 47, quando saremo adatti ad abitare nella nostra casa celeste, ove non avremo più bisogno d'un cibo che si corrompe. Noi dunque siamo rinnovati nello spirito della nostra mente 48 conforme all'immagine di Colui che ci ha creati e che Adamo perse peccando. Ma noi saremo rinnovati anche nella carne quando questo corpo corruttibile si vestirà dell'incorruttibilità 49 in modo da diventare un corpo spirituale in cui Adamo non era stato ancora trasformato ma era destinato ad esserlo se, a causa del suo peccato, non avesse meritato anche la morte del suo corpo materiale.
24. 36. L'Apostolo dunque non dice: "Il corpo, veramente, è mortale a causa del peccato", ma: Il corpo è morto a causa del peccato 50.
Mortale era Adamo per il suo corpo animale, immortale per un dono del Creatore.
25. 36. Il corpo di Adamo infatti, prima che peccasse, poteva chiamarsi mortale per un verso e immortale per un altro: cioè mortale perché poteva morire, immortale invece perché poteva non morire. Una cosa è infatti non poter morire, come è il caso di certe nature create immortali da Dio; un'altra cosa è invece poter non morire, nel senso in cui fu creato immortale il primo uomo; questa immortalità gli era data non dalla costituzione della sua natura ma dall'albero della vita. Dopo ch'ebbe peccato, Adamo fu allontanato dall'albero della vita con la conseguenza di poter morire, mentre, se non avesse peccato, avrebbe potuto non morire. Mortale era dunque Adamo per la costituzione del suo corpo naturale, immortale per un dono concessogli dal Creatore. Se infatti il corpo era naturale, era certamente mortale poiché poteva anche morire, sebbene fosse nello stesso tempo immortale poiché poteva anche non morire. In realtà solo un essere spirituale è immortale per il fatto che non potrà assolutamente morire, e questa qualità ci è promessa solo per il futuro, vale a dire nella risurrezione. Per conseguenza il corpo naturale, e perciò mortale di Adamo - che in virtù della giustizia sarebbe divenuto spirituale e perciò del tutto immortale - non divenne mortale a causa del peccato essendo tale anche prima, ma una cosa morta; ciò sarebbe potuto non accadere, se l'uomo non avesse peccato.
Differenza tra il corpo di Adamo e quello nostro.
26. 37. Come mai dunque l'Apostolo afferma che il nostro corpo è morto parlando di persone ancora viventi, se non perché ormai la condizione di dover morire a causa del peccato dei progenitori è inerente nei loro discendenti? Poiché è naturale anche il nostro corpo come quello del primo uomo, ma anche nella sua condizione di corpo naturale il nostro è molto inferiore a quello di Adamo in quanto non può evitare la morte, mentre quello poteva evitarla. Infatti, sebbene il corpo di Adamo dovesse aspettare ancora la trasformazione per divenire spirituale e ricevere la piena e perfetta immortalità in cui non avrebbe avuto bisogno di un nutrimento corruttibile, se tuttavia fosse vissuto santamente, il suo corpo sarebbe stato trasformato nello stato di corpo spirituale, non sarebbe andato incontro alla morte. Quanto a noi, invece, anche se viviamo santamente, il nostro corpo è destinato a morire. A causa di questa ineluttabilità, proveniente dal peccato del primo uomo, l'Apostolo non dice che il nostro corpo è mortale ma che esso è morto poiché tutti noi moriamo in quanto siamo tutti solidali con Adamo 51. L'Apostolo dice anche: Come esige la verità che è in Gesù, voi dovete spogliarvi dell'uomo vecchio vivente secondo la condotta precedente, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici 52, vale a dire [dovete spogliarvi] di ciò che divenne Adamo a causa del peccato. Osserva quindi ciò che segue: Dovete inoltre rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestirvi dell'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella verità della santità 53. Ecco ciò che Adamo perse a causa del peccato.
Il rinnovamento dell'uomo nel corpo e nello spirito.
27. 37. Noi dunque ci rinnoviamo rispetto a ciò che perse Adamo, cioè rispetto allo spirito della nostra mente; per quanto invece riguarda il corpo che viene sepolto come un corpo naturale non risorgerà spirituale, saremo rinnovati in uno stato migliore che Adamo non poté ancora raggiungere.
27. 38. L'Apostolo dice ancora: Spogliandovi dell'uomo vecchio con le sue azioni rivestitevi di quello nuovo, che si rinnova nella conoscenza di Dio secondo l'immagine del suo Creatore 54. Questa immagine, impressa nello spirito dell'anima nostra e perduta da Adamo a causa del suo peccato, noi la riceviamo per la grazia della giustificazione; riceviamo non un corpo spirituale e immortale, come non era ancora quello di Adamo ma come sarà quello di tutti i fedeli servi di Dio quando risorgeranno dai morti. Questo corpo spirituale sarà il compenso per il merito perduto da Adamo. Per conseguenza la veste migliore 55 è la giustizia dalla quale decadde Adamo oppure, se significa la veste dell'immortalità corporale, Adamo perse anche questa quando, a causa del peccato, non poté arrivare a possederla. Si suol dire infatti che uno ha perduto sua moglie, ma anche che uno ha perduto una carica onorifica da lui sperata avendo offeso colui dal quale sperava di riceverla.
Adamo, spirituale per la mente, era animale per il corpo anche nel paradiso.
28. 39. Adamo dunque, secondo la suddetta interpretazione, aveva un corpo naturale non solo prima che fosse nel paradiso, ma anche dopo che fu messo nel paradiso, sebbene rispetto all'uomo interiore fosse spirituale conforme all'immagine del suo Creatore. Questa qualità però la perse a causa del peccato, per cui meritò anche la morte del corpo, mentre, se non avesse peccato, avrebbe meritato anche la trasformazione in corpo spirituale. Se infatti egli visse una vita naturale anche quanto all'anima non si può dire che veniamo rinnovati nello stato in cui era lui. Poiché coloro ai quali è detto: Rinnovatevi nello spirito della vostra mente 56, sono esortati a divenire spirituali; se invece Adamo non era spirituale neppure nella sua mente, in qual modo veniamo rinnovati nello stato in cui l'uomo non fu mai? Gli Apostoli, invece, e tutti i giusti avevano ancora - è vero - un corpo naturale ma tuttavia nell'anima vivevano spiritualmente, erano cioè rinnovati nella conoscenza di Dio, simili a lui che li aveva creati; ma non per questo essi erano immuni dal peccare qualora avessero acconsentito al male. L'Apostolo infatti mostra che anche gli spirituali possono soccombere alla tentazione di peccare, nel passo ove dice: Fratelli, anche se per caso uno venisse sorpreso in qualche colpa, voi che siete spirituali correggetelo con spirito di dolcezza; tu però vigila su te stesso per non soccombere tu pure alla tentazione 57. Ho detto ciò per evitare che uno pensi sia impossibile che Adamo peccò se era spirituale riguardo alla mente, quantunque fosse naturale riguardo al corpo. Sebbene le cose stiano così, non voglio tuttavia fare alcuna affermazione troppo frettolosa, ma preferisco aspettare per vedere se gli altri successivi passi della Scrittura non si oppongano a questa mia interpretazione.
Il problema dell'anima di Adamo.
29. 40. Ora poi dobbiamo trattare una questione assai difficile relativa all'anima, per risolvere la quale si sono affaticati molti esegeti e hanno lasciato anche a noi materia in cui affaticarci. A questo proposito non mi è stato possibile leggere tutti gli scritti di tutti coloro che su questo argomento sono potuti arrivare a una conclusione chiara e del tutto sicura, conforme alla verità delle nostre Scritture; la questione inoltre è così difficile che neanche gli scrittori, che ne dànno una soluzione esatta, sono facilmente capiti da persone come me; confesso perciò che finora nessuno mi ha convinto di pensare che non sia necessario di fare ulteriori ricerche sul problema dell'anima. Se però adesso riuscirò a trovare e affermare qualcosa di preciso al riguardo, io non lo so; cercherò comunque di spiegare nel libro seguente ciò che mi sarà possibile se Dio aiuterà i miei sforzi.
1 - Gn 2, 7.
2 - Gn 1, 26-28.
3 - Gn 2, 24.
4 - Gn 2, 4-5.
5 - Sir 18, 1.
6 - Gn 2, 8-9.
7 - Gn 2, 9.
8 - Gn 2, 18-22.
9 - Gn 1, 27-28.
10 - Gn 1, 29.
11 - Cf. Gn 1, 27.
12 - Sir 18, 1.
13 - Mt 28, 20.
14 - Ger 1, 5.
15 - Cf. Eb 7, 9-10.
16 - Gn 1, 26-29.
17 - Ger 1, 5.
18 - Cf. Ef 1, 4.
19 - Cf. Rm 9, 11.
20 - Gb 14, 4 (sec. LXX).
21 - Cf. Rm 5, 12.
22 - Cf. Rm 9, 11.
23 - Gn 2, 1-3.
24 - Gn 2, 3.
25 - Gn 2, 7.
26 - Sal 43, 3.
27 - Sal 135, 11-12.
28 - Cf. Gv 1, 3.
29 - Sal 101, 26.
30 - Sal 94, 5.
31 - Sal 48, 13.
32 - Gn 1, 25.
33 - Cf. Col 3, 2.
34 - Ger 1, 5.
35 - Cf. Gv 2, 9.
36 - Cf. Es 7, 10.
37 - Cf. Is 38, 5; 2 Re 20, 6.
38 - Cf. Mt 22, 30.
39 - Sal 8, 6.
40 - Cf. Fil 2, 7.
41 - 1 Cor 15, 44-49.
42 - Cf. Lc 15, 32.
43 - Cf. 1 Cor 15, 53.
44 - 1 Cor 15, 45.
45 - Rm 8, 10-11.
46 - 1 Cor 15, 45.
47 - Cf. Mt 22, 30.
48 - Cf. Ef 4, 23.
49 - Cf. 1 Cor 15, 53-54.
50 - Rm 8, 10.
51 - Cf. Rm 5, 12; 1 Cor 15, 22.
52 - Ef 4, 21-22.
53 - Ef 4, 23-24.
54 - Col 3, 9-10.
55 - Cf. Lc 15, 22.
56 - Ef 4, 23.
57 - Gal 6, 1.
Capitolo XIX: Come si deve addestrare colui che si e' dato a Dio
Libro I: Libro della imitazione di Cristo e del dispregio del mondo e di tutte le sue vanità - Tommaso da Kempis
Leggilo nella Biblioteca 1. La vita di colui che si è dato a Dio deve essere rigogliosa di ogni virtù, cosicché, quale egli appare esteriormente alla gente, tale sia anche interiormente. Anzi, e a ragione, di dentro vi deve essere molto più di quanto appare di fuori; giacché noi siamo sotto gli occhi di Dio, e a lui dobbiamo sommo rispetto, ovunque ci troviamo; Dio, dinanzi al quale dobbiamo camminare puri come angeli. Ogni giorno dobbiamo rinnovare il nostro proposito e spronare noi stessi al fervore, come fossimo appena venuti, oggi, alla vita del monastero. Dobbiamo dire: aiutami, Signore Iddio, nel mio buon proposito e nel santo servizio che ti è dovuto; concedimi di ricominciare oggi radicalmente, perché quel che ho fatto fin qui è nulla. Il nostro progresso spirituale procede di pari passo con il nostro proposito. Grande vigilanza occorre per chi vuol avanzare nel bene; ché, se cade spesso colui che ha forti propositi, che cosa sarà di colui che soltanto di rado si propone alcunché, e con poca fermezza? Svariati sono i modi nei quali ci accade di abbandonare il nostro proposito; anche la semplice omissione di un solo esercizio di pietà porta quasi sempre qualche guasto. In verità, la fermezza di proposito dei giusti dipende, più che dalla loro saggezza, dalla grazia di Dio, nel quale essi ripongono la loro fiducia, qualunque meta riescano a raggiungere, giacché l'uomo propone ma chi dispone è Dio, le cui vie noi non conosciamo. Se talvolta, per fare del bene o per essere utili ai fratelli, si omette un abituale esercizio di pietà, esso potrà facilmente essere recuperato più tardi; che se, invece, quasi senza badare, lo si tralascia per malavoglia o negligenza, ciò costituisce già una colpa, e deve essere sentito come una perdita.
2. Per quanto ci mettiamo tutto l'impegno possibile, sarà facile che abbiamo a cadere ancora, in varie occasioni. Tuttavia dobbiamo fare continuamente qualche proponimento preciso, specialmente in contrapposto a ciò che maggiormente impedisce il nostro profitto spirituale. Cose esterne e cose interiori sono necessarie al nostro progresso spirituale, perciò, le une come le altre, dobbiamo esaminarle attentamente e metterle nel giusto ordine. Se non riesci a stare sempre concentrato in te stesso, raccogliti di tempo in tempo, almeno una volta al giorno, la mattina o la sera: la mattina per fare i tuoi propositi, la sera per esaminare come ti sei comportato, cioè come sei stato, nelle parole, nonché nei pensieri, con i quali forse hai più spesso offeso Dio o il prossimo. Armati, come un soldato, contro le perversità del diavolo. Tieni a freno la gola; così terrai più facilmente a freno ogni altra cattiva tendenza del corpo. Non stare mai senza far nulla: sii occupato sempre, a leggero o a scrivere, a pregare o a meditare, o a fare qualche lavoro utile per tutti. Gli esercizi corporali di ciascuno siano compiuti separatamente; né tutti possono assumersene ugualmente. Se non sono esercizi di tutta la comunità, non devono essere palesati a tutti, giacché ciò che è personale si fa con maggior profitto nel segreto. Tuttavia guarda di non essere tardo alle pratiche comunitarie; più pronto, invece, a quelle tue proprie. Che, compiuto disciplinatamente e interamente il dovere imposto, se avanza tempo, ritornerai a te stesso, come vuole la tua devozione personale. Non è possibile che tutti abbiano a fare il medesimo esercizio, giacché a ciascuno giova qualcosa di particolare. E poi si amano esercizi diversi secondo i momenti: alcuni ci sono più graditi nei giorni di festa, altri nei giorni comuni. Inoltre, nel momento della tentazione e nel momento della pacifica tranquillità, abbiamo bisogno di esercizi ben diversi. Infine quando siamo nella tristezza ci piace pensare a certe cose; ad, invece quando siamo nella Letizia del Signore.
3. Nelle feste più solenni dobbiamo rinnovare gli esercizi di pietà ed implorare con fervore più grande l'aiuto dei santi. I nostri proponimenti devono andare da una ad altra festività, come se in quel punto dovessimo lasciare questo mondo e giungere alla festa eterna. Per questo, nei periodi di particolare devozione, dobbiamo prepararci con cura, e mantenerci in più grande pietà, attenendoci più rigorosamente ai nostri doveri, quasi stessimo per ricevere da Dio il premio delle nostre fatiche. Che se tale premio sarà rimandato, dobbiamo convincerci che non eravamo pienamente preparati e che non eravamo ancora degni della immensa gloria, che ci sarà rivelata (Rm 8,18) nel tempo stabilito; e dobbiamo fare in modo di prepararci meglio alla morte. "Beato quel servo - dice Luca evangelista - che il padrone, al suo arrivo, avrà trovato sveglio e pronto. In verità vi dico che gli darà da amministrare tutti i suoi beni" (Lc 12,44; cfr. Lc 12,37).
13-57 Febbraio 2, 1922 La Divina Volontà è seme che moltiplica le immagine di Dio. Per operare Gesù in noi, ci vuole somma uguaglianza in tutte le nostre cose.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Questa mattina, il mio sempre amabile Gesù è venuto tutto bontà e dolcezza; portava una corda al collo ed in mano uno strumento come se volesse fare qualche cosa. Onde si è tolta la corda dal collo ed ha cinto il mio, poi ha fissato lo strumento nel centro della mia persona, e d’un diametro che faceva girare da una rotella che vi stava nel centro di quello strumento, mi misurava tutta per vedere se in tutte le parti della mia persona, trovasse tutte le parti eguali, Lui era tutto attento per vedere se il diametro, nel girare che faceva, trovava la perfetta uguaglianza, ed avendola trovato ha dato un sospiro di grande contento, dicendo:
(2) “Se non l’avessi trovato eguale non avrei potuto compiere ciò che voglio; a qualunque costo sono deciso di farne un portento della grazia”.
(3) Ora, quella rotella che stava nel centro pareva che fosse una rotella di sole, e Gesù si rimirava dentro per vedere se la sua adorabile persona ricompariva tutta intera in quella rotella di sole, e ricomparendo, tutto contento pareva che pregava. In questo mentre è scesa dal Cielo un’altra rotella di luce, simile a quella che tenevo nel centro della mia persona, ma senza distaccare i raggi da dentro il Cielo, e si sono immedesimate insieme e Gesù le ha impresse in me con le sue santissime mani ed ha soggiunto:
(4) “Per ora l’incisione l’ho fatto, il suggello l’ho messo, poi penserò a svolgere ciò che ho fatto”.
(5) Ed è scomparso. Io sono rimasta stupita, ma non so che cosa sia. Solo ho capito che per operare Gesù in noi, ci vuole somma uguaglianza in tutte le cose, altrimenti Lui opera ad un punto dell’anima nostra, e noi distruggiamo ad un altro punto. Le cose ineguali sono sempre moleste, difettose, e se si vuole poggiare qualche cosa, c’è pericolo che la parte ineguale la faccia andare per terra. Un giorno, un’anima che non è sempre uguale vuol fare il bene, vuol sopportare tutto; un altro giorno non si riconosce più: svogliata, impaziente, sicché non si può fare nessun assegnamento su di lei. Dopo ciò il mio Gesù è ritornato, ed avendomi tirato nel suo Volere mi ha detto:
(6) “Figlia mia, la terra, col gettare il seme dentro di essa germoglia, moltiplica il seme che si è gettato. La mia Volontà si stende più che terra e vi getta il seme del mio Volere nelle anime, e fa germogliare e moltiplicare tant’altre mie immagini simili a Me. Il mio Volere germoglia i miei figli e li moltiplica. Sappi però che gli atti fatti nel mio Volere sono come il sole, che tutti pretendono la luce, il calore ed il bene che contiene il sole, né nessuno può impedire che si godesse dei beni di esso, senza che uno defraudi l’altro tutti ne godono, tutti sono proprietari del sole, ognuno può dire: il sole è mio. Così gli atti fatti nel mio Volere, più che sole, sono voluti e pretesi da tutti, li aspettano le generazioni passate, per ricevere su tutto ciò che hanno fatto la luce smagliante del mio Volere; li aspettano i presenti, per sentirsi fecondare ed investire da questa luce; li aspettano i futuri, per compimento del bene che faranno. Insomma, la mia Volontà sono Io, e gli atti fatti nel mio Volere gireranno sempre nella ruota interminabile dell’eternità per costituirsi vita, luce e calore di tutti”.