Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi della 3° settimana del tempo di Avvento
Vangelo secondo Giovanni 2
1Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù.2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.3Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno più vino".4E Gesù rispose: "Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora".5La madre dice ai servi: "Fate quello che vi dirà".
6Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili.7E Gesù disse loro: "Riempite d'acqua le giare"; e le riempirono fino all'orlo.8Disse loro di nuovo: "Ora attingete e portatene al maestro di tavola". Ed essi gliene portarono.9E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo10e gli disse: "Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono".11Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
12Dopo questo fatto, discese a Cafàrnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono colà solo pochi giorni.
13Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.14Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco.15Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi,16e ai venditori di colombe disse: "Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato".17I discepoli si ricordarono che sta scritto: 'Lo zelo per la tua casa mi divora'.18Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: "Quale segno ci mostri per fare queste cose?".19Rispose loro Gesù: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere".20Gli dissero allora i Giudei: "Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?".21Ma egli parlava del tempio del suo corpo.22Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
23Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa molti, vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome.24Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti25e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro, egli infatti sapeva quello che c'è in ogni uomo.
Giosuè 15
1La porzione che toccò in sorte alla tribù dei figli di Giuda, secondo le loro famiglie, si trova ai confini di Edom, dal deserto di Sin verso il Negheb, all'estremo sud.2Il loro confine a mezzogiorno cominciava alla parte estrema del Mar Morto, dalla punta rivolta verso mezzodì,3poi procedeva a sud della salita di Akrabbim, passava per Sin e risaliva a sud di Kades-Barnea; passava poi da Chezron, saliva ad Addar e girava verso Karkaa;4passava poi da Azmon e raggiungeva il torrente d'Egitto e faceva capo al mare. Questo sarà il vostro confine meridionale.5A oriente il confine era costituito dal Mar Morto fino alla foce del Giordano. Dal lato settentrionale il confine partiva dalla lingua di mare presso la foce del Giordano,6saliva a Bet-Ogla e passava a nord di Bet-Araba e saliva alla Pietra di Bocan, figlio di Ruben.7Poi il confine saliva a Debir, per la valle di Acor e, a nord, girava verso le curve, che sono di fronte alla salita di Adummin, a mezzogiorno del torrente; passava poi alle acque di En-Semes e faceva capo a En-Roghel.8Saliva poi la valle di Ben-Innom a sud del fianco dei Gebusei, cioè di Gerusalemme; poi il confine saliva sulla vetta della montagna che domina la valle di Innom ad ovest ed è alla estremità della pianura dei Refaim, al nord.9Poi il confine piegava dalla vetta della montagna verso la fonte delle Acque di Neftoach e usciva al monte Efron; piegava poi verso Baala, che è Kiriat-Iearim.10Indi il confine girava da Baala, ad occidente, verso il monte Seir, passava sul pendio settentrionale del monte Iearim, cioè Chesalon, scendeva a Bet-Semes e passava a Timna.11Poi il confine raggiungeva il pendio settentrionale di Ekron, quindi piegava verso Siccaron, passava per il monte Baala, raggiungeva Iabneel e terminava al mare.12La frontiera occidentale era il Mar Mediterraneo. Questo era da tutti i lati il confine dei figli di Giuda, secondo le loro famiglie.
13A Caleb figlio di Iefunne fu data una parte in mezzo ai figli di Giuda, secondo l'ordine del Signore a Giosuè: fu data Kiriat-Arba, padre di Anak, cioè Ebron.14Caleb scacciò di là i tre figli di Anak, Sesai, Achiman e Talmai, discendenti di Anak.15Di là passò ad assalire gli abitanti di Debir. Si chiamava Debir Kiriat-Sefer.16Disse allora Caleb: "A chi colpirà Kiriat-Sefer e se ne impadronirà, io darò in moglie Acsa, mia figlia".17Se ne impadronì Otniel, figlio di Kenaz, fratello di Caleb; a lui diede in moglie sua figlia Acsa.18Quand'essa arrivò presso il marito, questi la persuase a chiedere un campo al padre. Allora essa smontò dall'asino e Caleb le disse: "Che fai?".19Gli disse: "Concedimi un favore. Poiché tu mi hai dato il paese del Negheb, dammi anche alcune sorgenti d'acqua". Le diede allora la sorgente superiore e la sorgente inferiore.20Questa fu l'eredità della tribù dei figli di Giuda, secondo le loro famiglie.
21Le città poste all'estremità della tribù dei figli di Giuda, verso il confine di Edom, nel Negheb, erano Kabseel, Eder, Iagur,22Kina, Dimona, Arara,23Kedes, Cazor-Itnan,24Zif, Telem, Bealot,25Caroz-Adatta, Keriot-Chezron, cioè Cazor,26Amam, Sema, Molada,27Cazar-Gadda, Esmon, Bet-Pelet,28Cazar-Sual, Bersabea e le sue dipendenze,29Baala, Iim, Ezem,30Eltolad, Chesil, Corma,31Ziklag, Madmanna, Sansanna,32Lebaot, Silchim, En-Rimmon: in tutto ventinove città e i loro villaggi.
33Nella Sefela: Estaol, Sorea, Asna,34Zanoach, En-Gannim, Tappuach, Enam,35Iarmut, Adullam, Soco, Azeka,36Saaraim, Aditaim, Ghedera e Ghederotaim: quattordici città e i loro villaggi;37Senan, Cadasa, Migdal-Gad,38Dilean, Mizpe, Iokteel,39Lachis, Boskat, Eglon,40Cabbon, Lacmas, Chitlis,41Ghederot, Bet-Dagon, Naama e Makkeda: sedici città e i loro villaggi;42Libna, Eter, Asan,43Iftach, Asna, Nesib,44Keila, Aczib e Maresa: nove città e i loro villaggi;45Ekron, le città del suo territorio e i suoi villaggi;46da Ekron fino al mare, tutte le città vicine a Asdod e i loro villaggi;47Asdod, le città del suo territorio e i suoi villaggi; Gaza, le città del suo territorio e i suoi villaggi fino al torrente d'Egitto e al Mar Mediterraneo, che serve di confine.
48Sulle montagne: Samir, Iattir, Soco,49Danna, Kiriat-Sanna, cioè Debir,50Anab, Estemoa, Anim,51Gosen, Olon e Ghilo: undici città e i loro villaggi.52Arab, Duma, Esean,53Ianum, Bet-Tappuach, Afeka,54Umta, Kiriat-Arba, cioè Ebron e Sior: nove città e i loro villaggi.55Maon, Carmelo, Zif, Iutta,56Izreel, Iokdeam, Zanoach,57Kain, Ghibea e Timna: dieci città e i loro villaggi.58Calcul, Bet-Sur, Ghedor,59Maarat, Bet-Anot e Eltekon: sei città e i loro villaggi. Tekoa, Efrata, cioè Betlemme, Peor, Etam, Culon, Tatam, Sores, Carem, Gallim, Beter, Manak: undici città e i loro villaggi.60Kiriat-Baal, cioè Kiriat-Iearim, e Rabba: due città e i loro villaggi.
61Nel deserto: Bet-Araba, Middin, Secaca,62Nibsan, la città del sale e Engaddi: sei città e i loro villaggi.
63Quanto ai Gebusei che abitavano in Gerusalemme, i figli di Giuda non riuscirono a scacciarli; così i Gebusei abitano a Gerusalemme insieme con i figli di Giuda fino ad oggi.
Proverbi 9
1La Sapienza si è costruita la casa,
ha intagliato le sue sette colonne.
2Ha ucciso gli animali, ha preparato il vino
e ha imbandito la tavola.
3Ha mandato le sue ancelle a proclamare
sui punti più alti della città:
4"Chi è inesperto accorra qui!".
A chi è privo di senno essa dice:
5"Venite, mangiate il mio pane,
bevete il vino che io ho preparato.
6Abbandonate la stoltezza e vivrete,
andate diritti per la via dell'intelligenza".
7Chi corregge il beffardo se ne attira il disprezzo,
chi rimprovera l'empio se ne attira l'insulto.
8Non rimproverare il beffardo per non farti odiare;
rimprovera il saggio ed egli ti amerà.
9Da' consigli al saggio e diventerà ancora più saggio;
istruisci il giusto ed egli aumenterà la dottrina.
10Fondamento della sapienza è il timore di Dio,
la scienza del Santo è intelligenza.
11Per mezzo mio si moltiplicano i tuoi giorni,
ti saranno aggiunti anni di vita.
12Se sei sapiente, lo sei a tuo vantaggio,
se sei beffardo, tu solo ne porterai la pena.
13Donna irrequieta è follia,
una sciocca che non sa nulla.
14Sta seduta alla porta di casa,
su un trono, in un luogo alto della città,
15per invitare i passanti
che vanno diritti per la loro strada:
16"Chi è inesperto venga qua!".
E a chi è privo di senno essa dice:
17"Le acque furtive sono dolci,
il pane preso di nascosto è gustoso".
18Egli non si accorge che là ci sono le ombre
e che i suoi invitati se ne vanno nel profondo degli inferi.
Salmi 38
1'Salmo. Di Davide. In memoria.'
2Signore, non castigarmi nel tuo sdegno,
non punirmi nella tua ira.
3Le tue frecce mi hanno trafitto,
su di me è scesa la tua mano.
4Per il tuo sdegno non c'è in me nulla di sano,
nulla è intatto nelle mie ossa per i miei peccati.
5Le mie iniquità hanno superato il mio capo,
come carico pesante mi hanno oppresso.
6Putride e fetide sono le mie piaghe
a causa della mia stoltezza.
7Sono curvo e accasciato,
triste mi aggiro tutto il giorno.
8Sono torturati i miei fianchi,
in me non c'è nulla di sano.
9Afflitto e sfinito all'estremo,
ruggisco per il fremito del mio cuore.
10Signore, davanti a te ogni mio desiderio
e il mio gemito a te non è nascosto.
11Palpita il mio cuore,
la forza mi abbandona,
si spegne la luce dei miei occhi.
12Amici e compagni si scostano dalle mie piaghe,
i miei vicini stanno a distanza.
13Tende lacci chi attenta alla mia vita,
trama insidie chi cerca la mia rovina.
e tutto il giorno medita inganni.
14Io, come un sordo, non ascolto
e come un muto non apro la bocca;
15sono come un uomo che non sente e non risponde.
16In te spero, Signore;
tu mi risponderai, Signore Dio mio.
17Ho detto: "Di me non godano,
contro di me non si vantino
quando il mio piede vacilla".
18Poiché io sto per cadere
e ho sempre dinanzi la mia pena.
19Ecco, confesso la mia colpa,
sono in ansia per il mio peccato.
20I miei nemici sono vivi e forti,
troppi mi odiano senza motivo,
21mi pagano il bene col male,
mi accusano perché cerco il bene.
22Non abbandonarmi, Signore,
Dio mio, da me non stare lontano;
23accorri in mio aiuto,
Signore, mia salvezza.
Daniele 11
1 e io, nell'anno primo di Dario, mi tenni presso di lui per dargli rinforzo e sostegno.
2Ed ora io ti manifesterò la verità. Ecco, vi saranno ancora tre re in Persia: poi il quarto acquisterà ricchezze superiori a tutti gli altri e dopo essersi reso potente con le ricchezze, muoverà con tutti i suoi contro il regno di Grecia.3Sorgerà quindi un re potente e valoroso, il quale dominerà sopra un grande impero e farà ciò che vuole;4ma appena si sarà affermato, il suo regno verrà smembrato e diviso ai quattro venti del cielo, ma non fra i suoi discendenti né con la stessa forza che egli possedeva; il suo regno sarà infatti smembrato e dato ad altri anziché ai suoi discendenti.
5Il re del mezzogiorno diverrà potente e uno dei suoi capitani sarà più forte di lui e il suo impero sarà grande.6Dopo qualche anno faranno alleanza e la figlia del re del mezzogiorno verrà al re del settentrione per fare la pace, ma non potrà mantenere la forza del suo braccio e non resisterà né lei né la sua discendenza e sarà condannata a morte insieme con i suoi seguaci, il figlio e il marito.7In quel tempo, da un germoglio delle sue radici sorgerà uno, al posto di costui, e verrà con un esercito e avanzerà contro le fortezze del re del settentrione, le assalirà e se ne impadronirà.8Condurrà in Egitto i loro dèi con le loro immagini e i loro preziosi oggetti d'oro e d'argento, come preda di guerra, poi per qualche anno si asterrà dal contendere con il re del settentrione.9Questi muoverà contro il re del mezzogiorno, ma se ne ritornerà nel suo paese.
10Poi suo figlio si preparerà alla guerra, raccogliendo una moltitudine di grandi eserciti, con i quali avanzerà come una inondazione: attraverserà il paese per attaccare di nuovo battaglia e giungere sino alla sua fortezza.11Il re del mezzogiorno, inasprito, uscirà per combattere con il re del settentrione, che si muoverà con un grande esercito, ma questo cadrà in potere del re del mezzogiorno,12il quale dopo aver disfatto quell'esercito si gonfierà d'orgoglio, ma pur avendo abbattuto decine di migliaia, non per questo sarà più forte.13Il re del settentrione di nuovo metterà insieme un grande esercito, più grande di quello di prima, e dopo qualche anno avanzerà con un grande esercito e con grande apparato.14In quel tempo molti si alzeranno contro il re del mezzogiorno e uomini violenti del tuo popolo insorgeranno per adempiere la visione, ma cadranno.15Il re del settentrione verrà, costruirà terrapieni e occuperà una città ben fortificata. Le forze del mezzogiorno, con truppe scelte, non potranno resistere, mancherà loro la forza per opporre resistenza.16L'invasore farà ciò che vuole e nessuno gli si potrà opporre; si stabilirà in quella magnifica terra e la distruzione sarà nelle sue mani.17Quindi si proporrà di occupare tutto il regno del re del mezzogiorno, stipulerà un'alleanza con lui e gli darà sua figlia per rovinarlo, ma ciò non riuscirà e non raggiungerà il suo scopo.
18Poi volgerà le mire alle isole e ne prenderà molte, ma un comandante straniero farà cessare la sua arroganza, facendola ricadere sopra di lui.19Si volgerà poi verso le fortezze del proprio paese, ma inciamperà, cadrà, scomparirà.20Sorgerà quindi al suo posto uno che manderà esattori nella terra perla del suo regno, ma in pochi giorni sarà stroncato, non nel furore di una rivolta né in battaglia.
21Gli succederà poi un uomo abbietto, privo di dignità regale: verrà di nascosto e occuperà il regno con la frode.22Le forze armate saranno annientate davanti a lui e sarà stroncato anche il capo dell'alleanza.23Non appena sarà stata stipulata un'alleanza con lui, egli agirà con la frode, crescerà e si consoliderà con poca gente.24Entrerà di nascosto nei luoghi più fertili della provincia e farà cose che né i suoi padri né i padri dei suoi padri osarono fare; distribuirà alla sua gente preda, spoglie e ricchezze e ordirà progetti contro le fortezze, ma ciò fino ad un certo tempo.
25La sua potenza e il suo ardire lo spingeranno contro il re del mezzogiorno con un grande esercito e il re del mezzogiorno verrà a battaglia con un grande e potente esercito, ma non potrà resistere, perché si ordiranno congiure contro di lui:26i suoi stessi commensali saranno causa della sua rovina; il suo esercito sarà travolto e molti cadranno uccisi.27I due re non penseranno che a farsi del male a vicenda e seduti alla stessa tavola parleranno con finzione, ma senza riuscire nei reciproci intenti, perché li attenderà la fine, al tempo stabilito.28Egli ritornerà nel suo paese con grandi ricchezze e con in cuore l'avversione alla santa alleanza: agirà secondo i suoi piani e poi ritornerà nel suo paese.29Al tempo determinato verrà di nuovo contro il paese del mezzogiorno, ma quest'ultima impresa non riuscirà come la prima.30Verranno contro lui navi dei Kittìm ed egli si sentirà scoraggiato e tornerà indietro. Si volgerà infuriato e agirà contro la santa alleanza, e nel suo ritorno se la intenderà con coloro che avranno abbandonato la santa alleanza.31Forze da lui armate si muoveranno a profanare il santuario della cittadella, aboliranno il sacrificio quotidiano e vi metteranno l'abominio della desolazione.
32Con lusinghe egli sedurrà coloro che avranno apostatato dall'alleanza, ma quanti riconoscono il proprio Dio si fortificheranno e agiranno.33I più saggi tra il popolo ammaestreranno molti, ma cadranno di spada, saranno dati alle fiamme, condotti in schiavitù e saccheggiati per molti giorni.34Mentre così cadranno, riceveranno un po' di aiuto: molti però si uniranno a loro ma senza sincerità.35Alcuni saggi cadranno perché fra di loro ve ne siano di quelli purificati, lavati, resi candidi fino al tempo della fine, che dovrà venire al tempo stabilito.
36Il re dunque farà ciò che vuole, s'innalzerà, si magnificherà sopra ogni dio e proferirà cose inaudite contro il Dio degli dèi e avrà successo finché non sarà colma l'ira; poiché ciò che è stato determinato si compirà.37Egli non si curerà neppure delle divinità dei suoi padri né del dio amato dalle donne, né di altro dio, poiché egli si esalterà sopra tutti.38Onorerà invece il dio delle fortezze: onorerà, con oro e argento, con gemme e con cose preziose, un dio che i suoi padri non hanno mai conosciuto.39Nel nome di quel dio straniero attaccherà le fortezze e colmerà di onori coloro che lo riconosceranno: darà loro il potere su molti e distribuirà loro terre in ricompensa.
40Al tempo della fine il re del mezzogiorno si scontrerà con lui e il re del settentrione gli piomberà addosso, come turbine, con carri, con cavalieri e molte navi; entrerà nel suo territorio invadendolo.41Entrerà anche in quella magnifica terra e molti paesi soccomberanno. Questi però scamperanno dalla sua mano: Edom, Moab e gran parte degli Ammoniti.42Metterà così la mano su molti paesi; neppure l'Egitto scamperà.43S'impadronirà di tesori d'oro e d'argento e di tutte le cose preziose d'Egitto: i Libi e gli Etiopi saranno al suo seguito.44Ma notizie dall'oriente e dal settentrione lo turberanno: egli partirà con grande ira per distruggere e disperdere molti.45Pianterà le tende del suo palazzo fra il mare e il bel monte santo: poi giungerà alla fine e nessuno verrà in suo aiuto.
Prima lettera ai Corinzi 15
1Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi,2e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l'ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano!
3Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture,4fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture,5e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.6In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti.7Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli.8Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.9Io infatti sono l'infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio.10Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.11Pertanto, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.
12Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti?13Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato!14Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede.15Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono.16Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto;17ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati.18E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti.19Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini.
20Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti.21Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti;22e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo.23Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo;24poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza.25Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi.26L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte,27perché 'ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi'. Però quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa.28E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.
29Altrimenti, che cosa farebbero quelli che vengono battezzati per i morti? Se davvero i morti non risorgono, perché si fanno battezzare per loro?30E perché noi ci esponiamo al pericolo continuamente?31Ogni giorno io affronto la morte, come è vero che voi siete il mio vanto, fratelli, in Cristo Gesù nostro Signore!32Se soltanto per ragioni umane io avessi combattuto a Èfeso contro le belve, a che mi gioverebbe? Se i morti non risorgono, 'mangiamo e beviamo, perché domani moriremo'.33Non lasciatevi ingannare: "Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi".34Ritornate in voi, come conviene, e non peccate! Alcuni infatti dimostrano di non conoscere Dio; ve lo dico a vostra vergogna.
35Ma qualcuno dirà: "Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?".36Stolto! Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore;37e quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco, di grano per esempio o di altro genere.38E Dio gli dà un corpo come ha stabilito, e a ciascun seme il proprio corpo.39Non ogni carne è la medesima carne; altra è la carne di uomini e altra quella di animali; altra quella di uccelli e altra quella di pesci.40Vi sono corpi celesti e corpi terrestri, ma altro è lo splendore dei corpi celesti, e altro quello dei corpi terrestri.41Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle stelle: ogni stella infatti differisce da un'altra nello splendore.42Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile;43si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza;44si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale.
Se c'è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale, poiché sta scritto che45il primo 'uomo', Adamo, 'divenne un essere vivente', ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita.46Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale.47Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cielo.48Quale è l'uomo fatto di terra, così sono quelli di terra; ma quale il celeste, così anche i celesti.49E come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste.50Questo vi dico, o fratelli: la carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che è corruttibile può ereditare l'incorruttibilità.
51Ecco io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati,52in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati.53È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità.
54Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura:
'La morte è stata ingoiata per la vittoria.'
55'Dov'è, o morte, la tua vittoria?
Dov'è, o morte, il tuo pungiglione'?
56Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge.57Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!58Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.
Capitolo I: Il raccoglimento interiore
Leggilo nella Biblioteca1. "Il regno di Dio è dentro di voi" (Lc 17,21), dice il Signore. Volgiti a Dio con tutto il tuo cuore, lasciando questo misero mondo, e l'anima tua troverà pace. Impara a disprezzare ciò che sta fuori di te, dandoti a ciò che è interiore, e vedrai venire in te il regno di Dio. Esso è, appunto, "pace e letizia nello Spirito Santo" (Rm 14,17); e non è concesso ai malvagi. Se gli avrai preparato, dentro di te, una degna dimora, Cristo verrà a te e ti offrirà il suo conforto. Infatti ogni lode e ogni onore, che gli si possa fare, viene dall'intimo; e qui sta il suo compiacimento. Per chi ha spirito di interiorità è frequente la visita di Cristo; e, con essa, un dolce discorrere, una gradita consolazione, una grande pace, e una familiarità straordinariamente bella. Via, anima fedele, prepara il tuo cuore a questo sposo, cosicché si degni di venire presso di te e di prendere dimora in te. Egli dice infatti: Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e verremo a lui e abiteremo presso di lui" (Gv 14,23). Accogli, dunque, Cristo, e non far entrare in te nessun'altra cosa. Se avrai Cristo sarai ricco, sarai pienamente appagato. Sarà lui a provvedere e ad agire fedelmente per te. Così non dovrai affidarti agli uomini. Questi mutano in un momento e vengono meno rapidamente, mentre cristo "resta in eterno" (Gv 12, 34) e sta fedelmente accanto a noi, fino alla fine. Non dobbiamo far molto conto sull'uomo, debole e mortale, anche se si tratta di persona che ci è preziosa e cara; né dobbiamo troppo rattristarci se talvolta ci combatte e ci contrasta. Quelli che oggi sono con te, domani si possono mettere contro di te; spesso si voltano come il vento.
2. Riponi interamente la fiducia in Dio, e sia lui il tuo timore e il tuo amore. Risponderà lui per te, e opererà per il bene, nel modo migliore. "Non hai stabile dimora quaggiù" (Eb 13,14); dovunque tu abbia a trovarti, sei un forestiero e un pellegrino, né mai avrai pace se non sarai strettamente unito a Cristo. Perché ti guardi tutto attorno quaggiù, se non è questo il luogo della tua pace? La tua dimora deve essere tra le cose celesti; quelle terrene le devi guardare come di passaggio. Passano tutte le cose, e con esse anche tu; vedi di non invischiarti, per evitare di essere catturato e perire. Sia il tuo pensiero sempre presso l'Altissimo; e la tua preghiera si diriga, senza sosta a Cristo. Che se non riesci a meditare le profonde realtà celesti, cerca rifugio nella passione di Cristo e prendi lieta dimora nelle sue sante ferite. Se ti sarai rifugiato, con animo devoto, nelle ferite e nelle piaghe preziose di Gesù, sentirai un gran conforto nella tribolazione, e non farai molto caso del disprezzo degli uomini, sopportando con facilità quanto si dice contro di te. Anche Cristo fu disprezzato dagli uomini in questo mondo e, nel momento in cui ne aveva maggior bisogno, fu abbandonato, tra sofferenze disonoranti, da quelli che lo conoscevano e gli erano amici. Cristo volle soffrire ed essere disprezzato; e tu osi lamentarti di qualcuno? Cristo ebbe avversari e oppositori; e tu vuoi che tutti ti siano amici e ti facciano del bene? Come potrà essere premiata la tua capacità di soffrire se non avrai incontrato alcuna avversità? Se non vuoi sopportare nulla che ti si opponga, in che modo potrai essere amico di Cristo? Se vuoi regnare con Cristo, sorreggiti in Cristo e per mezzo di Cristo. Che se, una sola volta tu riuscissi ad entrare perfettamente nell'intimo di Gesù, gustando un poco dell'ardente suo amore, non ti preoccuperesti per nulla di ciò che ti piace o non ti piace; troveresti gioia, invece nelle offese che ti si fanno. Giacché l'amore per Gesù ci porta a disprezzare noi stessi.
3. L'uomo che ama Gesù e la verità, l'uomo veramente interiore e libero da desideri contrari alla suprema volontà, può volgersi a Dio senza impacci, e innalzarsi in ispirito sopra se stesso, ricavandone una pace ricca di frutto. Veramente saggio, e dotto di una dottrina impartita da Dio più che dagli uomini, è colui che stima tutte le cose per quello che sono, non per quello che se ne dice nei giudizi umani. Se uno sa procedere secondo la guida interiore, evitando di valutare le cose secondo i criteri del mondo, non si perde nel ricercare il luogo adatto o nell'attendere il tempo opportuno per dedicarsi ad esercizi di devozione. Se uno ha spirito di interiorità, subito si raccoglie in se stesso, giacché non si disperde mai del tutto nelle cose esterne. Per lui non è un ostacolo un lavoro che gli venga imposto né una occupazione che, in quel momento, appaia doverosa; giacché egli sa adattarsi alle situazioni, così come esse si presentano. Colui che è intimamente aperto e rivolto al bene, non bada alle azioni malvagie degli uomini, pur se possano apparire mirabili; infatti, quanto più uno attira a sé le cose esteriori, tanto più resta legato, e distratto da sé medesimo. Se tutto fosse a posto in te, e tu fossi veramente puro, ogni cosa accadrebbe per il tuo bene e per il tuo vantaggio; che se molte cose spesso ti sono causa i disagio o di turbamento, è proprio perché non sei ancora perfettamente morto a te stesso e distaccato da tutto ciò che è terreno. Nulla insozza e inceppa il cuore umano quanto un amore non ancora purificato, volto alle cose di questo mondo; se invece tu rinunci a cercare gioia in ciò che sta fuori di te, potrai contemplare le realtà celesti e godere frequentemente di gioia interiore.
DISCORSO 302 NEL NATALE DI SAN LORENZO
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella Biblioteca
Perché Dio accorda favori temporali dietro intercessione dei martiri.
1. Ricorre oggi la solennità del beato martire Lorenzo. Sono risuonate le sacre letture proprie di tale solennità. Abbiamo ascoltato e abbiamo cantato e con la più grande attenzione abbiamo seguito la lettura del Vangelo. Per non celebrare senza frutto le loro solennità, seguiamo, dunque, con l'imitazione, le orme dei martiri. Ma chi non sa quale merito abbia il martire che è stato ricordato? Chi ha implorato là e non ha ottenuto? Ad un gran numero di deboli il suo merito elargì anche favori temporali, che disprezzò per se stesso. Vennero infatti concessi non perché si prolungasse la fiacchezza morale dei supplicanti, ma perché, ottenuta la concessione di beni di minore importanza, l'amore si volgesse a desiderare beni migliori. Un padre infatti concede ai figlioletti dei doni, in genere piccoli e divertenti; se non li avranno avuti, ne fanno un gran pianto. L'affettuosa indulgenza paterna dà di queste cose, dona di queste cose che non vuole siano nelle mani dei più grandicelli, già più avanti in età. Dona perciò delle noci ai fanciulli per i quali mette da parte l'eredità. L'affetto paterno condiscende ad essi che si trastullano e si dilettano in alcuni giochi, perché la debolezza dell'età non si avvilisca. È questo il tratto proprio di chi accarezza, non di chi cerca il profitto. Quel che realizzarono i martiri, quel che riuscirono a raggiungere, quel che conservarono in un grande animo, per cui versarono il sangue, l'avete udito dalla lettura del Vangelo: La vostra ricompensa è grande nei cieli 1.
Le due vite. La vita presente nelle tribolazioni, ma tenacemente amata. Si ami la vita dell'eternità come la vita del tempo.
2. Nondimeno, carissimi, poiché due sono le vite, una prima della morte l'altra dopo la morte, tutt'e due hanno avuto ed hanno i loro amatori. Che bisogno c'è di stare a dire quant'è breve questa vita? Sappiamo per esperienza quanto sia travagliata, come provochi lagnanze: attorniata da tentazioni, carica di timori, bruciante di passioni, soggetta alle contingenze; dolente nelle avversità, piena di orgoglio negli eventi prosperi; festante per i guadagni, in angustie per le perdite. E, nel compiacimento per i guadagni stessi, sta in trepidazione nel timore di perdere quanto ha guadagnato; vuole evitare dispiaceri chi non aveva motivo di lamentarsi prima di possedere. Infelicità autentica, falsa felicità. L'umile ambisce a salire, chi è posto in alto teme di scendere. Chi non ha, invidia chi possiede; chi possiede, disprezza chi non ha nulla. E chi può rendere a parole così grande e così diffusa bruttura? Eppure questa bruttura ha tali i suoi amatori quali ci auguriamo incontrare i pochissimi che amino tanto la vita eterna, di cui non possono vedere la fine, come essi amano questa che si conclude in breve e, nel caso la loro vita si prolunghi, giorno per giorno si teme che abbia fine da un'ora all'altra. Che possiamo fare? Come comportarci? Che dire? Di quali pungenti minacce, di quali infuocate esortazioni ci possiamo servire per stimolare gli spiriti impassibili e pigri, irrigiditi dal gelo dello stordimento terreno, perché scuotano una buona volta il torpore mondano e si accendano di amore per le cose eterne? Che fare? ripeto; che dire? È alla mia portata, e frattanto mi si para davanti, in quanto sono le stesse vicende quotidiane che ci fanno avvertiti e suggeriscono che dobbiamo dire. Dall'amore per questa vita del tempo, se possibile, muoviti ad amare la vita eterna, quella che hanno amato i martiri, che hanno disprezzato queste cose temporali. Prego, scongiuro, esorto non solo voi, ma anche noi con voi: amiamo la vita eterna. Non pretendo di più, per quanto sia di più: amiamola così come viene amata la vita del tempo dai suoi amatori, non come è stata amata dai santi martiri la vita del tempo. In realtà, per nulla affatto o appena l'hanno amata e ad essa hanno senz'altro preferito la vita senza fine. È per questo che non ho fatto riferimento ai martiri quando ho detto: Amiamo la vita eterna come è amata la vita terrena; ho detto invece: come è amata la vita del tempo dai suoi amatori, così amiamo l'eterna, del cui amore fa professione il cristiano.
Siamo cristiani non per la vita temporale ma per quella eterna. Di che ci fa avvertiti la croce di Cristo sulla fronte.
3. Appunto per questo ci siamo fatti cristiani, non per questa vita temporale. Quanti non sono infatti i cristiani che vengono strappati alla vita in giovane età, mentre uomini empi sopravvivono fino alla decrepitezza? Ma, d'altra parte, anche presso di loro, molti muoiono prima della maturità. Molte le perdite dei cristiani e i vantaggi degli empi; e, per contro, molte le perdite degli empi e i vantaggi dei cristiani. Anche molti gli onori degli empi e molte le umiliazioni dei cristiani; di rimando, molti gli onori dei cristiani e molte le umiliazioni degli empi. Di conseguenza, poiché questi beni e questi mali sono comuni agli uni e agli altri, forse che, fratelli, quando ci siamo fatti cristiani, abbiamo dato il nome a Cristo e abbiamo sottoposto la fronte a così eccelso segno per evitare tali mali o per acquisire tali beni? Sei cristiano, porti sulla fronte la croce di Cristo. Il tuo marchio indica chi debba tu confessare. Quando egli pendeva sulla croce - quella croce che tu porti sulla fronte; non ti conquista il segno del nudo legno, ma il segno di colui che vi pende - perciò, quando egli pendeva sulla croce, scorgeva intorno a sé dei carnefici, tollerava gli offensori, pregava per i nemici. Il Medico, anche quando era messo a morte, sanava i malati con il proprio sangue. Disse infatti: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno 2. Né questa invocazione fu priva di senso o senza effetto. E da questi stessi derivarono in seguito migliaia di credenti in colui che avevano ucciso, perché apprendessero a morire proprio per lui che patì proprio per loro e proprio da parte loro. Di qui si comprende allora, fratelli, da questo segno, da questo marchio che il cristiano riceve fin da quando diventa catecumeno, di qui si comprende per quale ragione siamo cristiani; infatti non per le cose temporali e provvisorie, siano esse buone, siano esse infauste, ma proprio per evitare i mali che non passeranno e per raggiungere i beni che non avranno termine.
La vita eterna non si ama quanto la vita terrena.
4. Torno a scongiurarvi come avevo iniziato, fratelli; volgiamo l'attenzione a ciò che avevo fatto avvertire, a ciò che avevo proposto, al modo con il quale viene amata questa vita temporale dai suoi amatori. In quale grande timore si trovano gli uomini, destinati a morire, per non morire. Puoi notare che l'uomo è in trepidazione, fugge, cerca riparo nelle tenebre, è ansioso di premunirsi, prega, si prostra; se possibile, cede tutto ciò che ha in cambio della vita, per poter vivere ancora un giorno, perché si prolunghi un po' più a lungo un'età di cui sfugge il compimento. A tanto giungono gli uomini: chi fa qualcosa di simile per la vita eterna? Rivolgiamoci ad un amatore della vita presente: A che ti dai da fare? perché sei impaziente, perché sei agitato, perché fuggi, perché cerchi le tenebre? Per vivere, dice. Proprio per vivere? Per vivere sempre da vincitore? No. Ti affanni, dunque, non per eliminare la morte, ma per differirla. Tu che ti dai tanto da fare per morire un po' più tardi, fa' qualcosa per non morire mai.
L'uomo si priva del necessario per una vita più lunga anche se dura; però non è pronto ad elargire il superfluo, per regnare con Cristo.
5. Quanti abbiamo incontrato di quelli che dicono: Porti via le mie robe il fisco perché io muoia più tardi; quanto raramente abbiamo incontrato chi dica: Porti via Cristo le mie robe perché io non muoia mai. Pur tuttavia, o amatore della vita temporale, se è il fisco a portar via ti spoglia in questo mondo, se è Cristo a portar via te lo conserva in cielo. Gli uomini, per questa vita, vogliono avere di che vivere e, per questa vita, vogliono dare di che vivere. Quanto tu hai in serbo per vivere, questo dai per vivere, per venir meno dalla fame, forse. E tuttavia dici: Porti pure via, che m'importa? Preferisco mendicare. Tu dai di che vivi, pronto a mendicare per vivere. Tu sei pronto, dopo aver ceduto ogni cosa necessaria, a mendicare in questo mondo, e non sei pronto, dopo aver elargito il superfluo, a regnare con Cristo? Te lo chiedo, pondera. Se nello scrigno del tuo cuore c'è una bilancia di precisione, tirala fuori, deponivi queste due cose e pesa: mendicare in questo mondo e regnare con Cristo. Non c'è contrappeso. Infatti, a paragone di quella realtà, questo non ha peso alcuno. Se dicessi: regnare in questo mondo e regnare con Cristo, non reggerebbe il confronto. Mi pento di aver detto: pesa; non c'è proprio da paragonare. Qual vantaggio avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero e poi perde l'anima? 3 Ma chi non avrà fatto perire la propria anima, questo regnerà con Cristo. Chi, al contrario, regna sicuro in questo mondo? Ammetti che regni sicuro: è eterno il suo regnare?
E un'ingiustizia amare molto questa vita.
6. Riflettete su ciò che proponevo: quali amatori abbia la vita presente, la vita del tempo, la vita breve, la vita cattiva, quali amatori abbia. Di solito, l'uomo, per questa vita, si riduce nudo, mendico. Gliene chiedi ragione? Risponde così: Per vivere. Che hai amato e che ami? Dove sei arrivato? Che stai per dire, o amatore fallito, amatore perverso? Che stai per dire a questa tua amata? Parla, rivolgi la parola, sii tenero, se puoi. Che dirai? A questo stato di privazione mi ha portato la tua bellezza. Essa ti grida: Sono brutta e tu mi ami? Grida: Sono insensibile e tu mi abbracci? Sono fuggevole e tu ti sforzi di tenermi dietro? Ecco risponderti la tua amata: Non resterò con te e, se sarò un poco con te, non mi fermerò con te: ti ho potuto privare di tutto, ma non ho potuto farti felice.
La vita eterna è Dio; un soffio la vita presente.
7. Dunque, poiché siamo cristiani, invocato in aiuto il Signore nostro Dio contro le lusinghe di quella che a torto viene amata, amiamo la bellezza di quella vita che né occhio vide, né orecchio udì, né mai entrò in cuore di uomo. Questa, infatti, ha preparato Dio per coloro che lo amano 4; e proprio questa vita è Dio stesso. Avete acclamato, avete sospirato. Amiamola con tutto l'ardore. Ci conceda il Signore di amarla. Per essa, alla sua presenza, mostriamoci in lacrime, non solo per raggiungerla, ma anche per amarla. Che esortazioni faremo, che prove daremo? Forse che daremo lettura di libri per mostrare quanto questa vita sia malsicura, quanto provvisoria, quasi quanto un nulla e quanto veritiero sia ciò che è stato scritto: Che è mai la vostra vita? È come vapore che appare per un istante e poi scompare 5. Ieri era vivo, oggi non è più; poco prima si vedeva, ora chi si vedeva non c'è. Un uomo è portato alla sepoltura, tornano indietro afflitti, subito dimenticandosene. Si dice: Che nullità è l'uomo, e chi lo dice è egli stesso uomo, e l'uomo non si corregge per non essere un nulla, anzi, per essere qualcosa. I martiri, quindi, sono stati amatori della vita eterna, e quelli che acquistano questa vita sono martiri. Sono in possesso di ciò che hanno amato e, con la risurrezione dai morti, l'avranno con maggior pienezza. Con i loro immani tormenti, ci hanno così ben preparato questo itinerario.
Quali le ricchezze della Chiesa offerte da S. Lorenzo.
8. San Lorenzo fu arcidiacono. Quanto alla tradizione, il persecutore andava richiedendogli le ricchezze della Chiesa; ebbe per questo a soffrire tanti travagli che, all'ascolto, c'è da inorridire. Posto su una graticola, fu arso in tutte le parti del corpo, torturato dagli atrocissimi dolori procurati dalle fiamme, superando tuttavia le sofferenze del corpo, con grande forza di carità, per l'aiuto di colui che tale lo rese. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo 6. Ma ad inasprire la collera del persecutore - non per farlo adirare lo fece, ma desideroso di tramandare ai posteri la sua fede e mostrare con quanta serenità accettasse la morte - disse: "Vengano avanti con me dei veicoli per caricarvi le ricchezze della Chiesa". Vennero mandati dei carri e li riempì di poveri e comandò che tornassero indietro, affermando: "Queste sono le ricchezze della Chiesa". Ed è vero, fratelli, che le necessità dei bisognosi sono le grandi ricchezze dei cristiani, se riusciamo a comprendere dove dobbiamo mettere in serbo quanto possediamo. I poveri sono davanti a noi; se avremo messo in serbo là, non avremo perdite. Non abbiamo il timore che altri rubi: infatti, a conservare è colui che ha dato, né possiamo trovare custode migliore, né chi sia più fedele alla promessa.
Imitare i martiri.
9. Perciò, intenti a riflettere su questo, decidiamoci senz'altro per l'imitazione dei martiri, se vogliamo trarre vantaggio dalle solennità che celebriamo. È la nostra esortazione di sempre, fratelli, mai vi siamo venuti meno, non abbiamo mai taciuto. È la vita eterna che deve essere amata, la vita presente non va tenuta in conto. La vita va degnamente vissuta, il bene dev'essere il contenuto della speranza. Il malvagio deve diventare tutt'altro; una volta cambiato, va istruito; appreso quanto deve, bisogna che perseveri. Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato 7.
Ingiusta la crudeltà verso i malvagi.
10. Ma dicono: Molti i malvagi, molti i mali. E che vorresti tu? il bene dai malvagi? Non cercare uva in mezzo alle spine 8: ne sei impedito. La bocca parla dalla pienezza del cuore 9. Se ti è possibile far qualcosa, se tu ora non sei malvagio, augura al malvagio che diventi buono. Perché sei duro verso i malvagi? Perché sono cattivi, tu dici. Conta te stesso tra di loro, mentre fai il crudele nei loro confronti. Ti do un consiglio: sei scontento di un malvagio? che non siano due. Tu biasimi, ed eccoti aggiunto: tu condanni, ne aumenti il numero. Vuoi vincere il male con il male? Vuoi vincere la malizia con la malizia? Saranno due le malizie, tutt'e due da vincere. Non ascolti il consiglio del tuo Signore per mezzo dell'Apostolo: Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene 10? Quello è peggiore forse: ma essendo anche tu cattivo, alla fine i malvagi sono due, io vorrei che almeno uno fosse buono. Insomma è inesorabile fino alla morte. Che sarà anche dopo morte, quando quel malvagio non è più punibile e si sfoga solo la cattiveria dell'altro? Questo è un agire da pazzo, non un porre rimedio.
Si deve proibire di nuocere ai cattivi.
11. Che volete vi dica, fratelli miei, che volete vi dica? Non abbiate simpatia per questi tali. Che non debba davvero venire a sapere di voi che vi garbano di questi tali? Dio mi liberi dal sentire questo di voi. Ma è poco che non abbiate simpatia per questi tali, è poco: c'è da esigere qualcosa d'altro da voi. Non stia a dire qualcuno: Anche Dio sa che non l'ho fatto, sa Dio che non l'ho fatto, anche Dio sa che sono stato contrario a che si facesse. Ecco, hai detto due cose: e 'non l'ho fatto' e 'sono stato contrario a che si facesse'. È ancora poco. Evidentemente è poco essere stato contrario, se non hai anche impedito. I malvagi hanno i loro giudici, hanno le loro autorità, di cui l'Apostolo afferma: Non invano [l'autorità] porta la spada. È infatti vindice dell'ira [di Dio] per far giustizia in chi opera il male. È vindice dell'ira [di Dio] per far giustizia in chi opera il male. Ma se avrai fatto il male - dice - allora temi 11. Perché non invano essa porta la spada. Vuoi non aver da temere l'autorità? Fa' il bene e ne avrai lode 12.
La lode di chi è in autorità.
12. C'è chi dice: Che aveva fatto allora di male san Lorenzo per essere stato messo a morte dall'autorità? Come si è verificato in lui: Fa' il bene e ne avrai lode 13, dal momento che operando il bene ne ricevette tanti tormenti? Il santo martire Lorenzo se non avesse avuto lode dall'autorità, oggi non sarebbe onorato, non ne faremmo l'elogio, non verrebbe così pubblicamente esaltato. Essa gli dà dunque lode, anche suo malgrado. L'Apostolo infatti non dice: Fa' il bene e avrai lode direttamente dall'autorità. Giacché operarono il bene tutti gli Apostoli e i martiri, eppure le autorità fecero tutt'altro che lodarli, li uccisero. Quindi, se avesse detto: Fa' il bene e l'autorità ti loderà, ti ingannerebbe. Ma ora ha misurato le parole, s'è guardato intorno, ha ponderato, si è moderato, ha tagliato corto. Esamina quel che hai ascoltato: Fa' il bene e ne avrai lode. Infatti, se l'autorità è giusta, ne avrai lode anche direttamente da essa. Se, invece, è ingiusta, morendo per la fede, per la giustizia, per la verità, ne avrai lode, pur se direttamente colpisce. Avrai infatti lode da essa, non perché lodi direttamente, ma offrendo essa l'occasione che ti fa ricevere la lode. Di conseguenza, fa' il bene, ed avrai, e sarai sicuro.
A nessuno è lecito sopprimere i malvagi.
13. Ma quel malvagio ha commesso tante iniquità, fu oppressore di tanti, tanti ridusse alla mendicità e all'indigenza. Ha i suoi giudici, ha le sue autorità. È costituita una repubblica. Infatti, quelle che esistono sono stabilite da Dio 14. Per quale ragione vuoi infierire? Che autorità hai ricevuto, dal momento che non si tratta di pubbliche condanne, ma di palesi abusi di violenza? E come? Considerate che nelle stesse attribuzioni dei poteri, da altri, che non sia chi ha l'incarico, non è lecito ferire uno sotto sentenza di supplizio, condannato, che ha già la spada alla gola. Vi è addetto il carnefice questorio: da lui viene soppresso il condannato. Se a dare il colpo al condannato già destinato al supplizio sia il cancelliere del tribunale, non uccide un condannato? Eppure viene punito quale omicida. È vero che all'uomo che uccide era già stata decretata la pena di morte, era già destinato il supplizio: ma colpire a morte contro le disposizioni regolamentari è omicidio. Se mettere a morte contro ordine un condannato è commettere omicidio, che cos'è, vi domando, voler uccidere un uomo senza ascoltarne la difesa, voler uccidere un uomo senza che sia stato citato in giudizio, voler uccidere un uomo malvagio senza averne legittimo incarico? Non intendiamo però difendere i malvagi o sostenere che i malvagi non sono tali. Ne daranno ragione i giudici. Perché vuoi accollarti l'onere di far valere motivazioni che giustifichino la morte altrui, tu che non porti il peso dell'autorità? Dio ti ha preservato dall'essere giudice: perché ti appropri delle funzioni di altri? Rendi conto di te.
La parola del Signore contro gli uomini spietati.
14. Quali punture hai inflitto, Signore, nel cuore di quegli uomini spietati quando dicesti: Chi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei 15. Eccitati nell'intimo dalla parola grave e penetrante, conobbero lo stato della loro coscienza e arrossirono davanti alla giustizia che era presente; quindi, allontanandosi l'uno dopo l'altro, lasciarono sola l'infelice donna 16. Ma la colpevole non si trovò sola, era con lei il giudice, non ancora in funzione di giudice, ma dispensatore di misericordia. Partiti gli accusatori, sono state lasciate infatti la misera e la misericordia. Ed a quella disse il Signore: Nessuno ti ha condannata? Rispose: Nessuno, Signore. Neppure io ti condanno - egli disse - va' e non peccare più 17.
La malizia nella vita militare. Doveri degli esattori e di tutti i cristiani.
15. "Ma questo militare mi ha recato tanto male". Vorrei vedere, se tu fossi un militare, se non ti comporteresti allo stesso modo. Non è che desideriamo si compiano di tali cose da parte dei militari per nuocere ai poveri, non vogliamo questo: il nostro volere è che anch'essi ascoltino il Vangelo. Non è la milizia contraria a fare il bene ma la malizia. Recatisi infatti dei militari al battesimo di Giovanni, dissero: E noi che dobbiamo fare? E Giovanni a loro: Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe 18. E in verità, fratelli, se tali fossero i militari, questa repubblica sarebbe felice, e se fosse tale non solo il militare, ma anche l'esattore delle gabelle fosse tale quale vi è descritto. Gli dissero infatti i pubblicani, cioè gli esattori delle gabelle: E noi che dobbiamo fare? Fu risposto: Non esigete più di quanto vi è stato fissato 19. Ricevette la correzione il militare, la ricevette l'esattore delle gabelle: si corregga anche chi governa la provincia. Vi trovi una correzione valida per tutti. Che dobbiamo fare 20 tutti? Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto 21. Vogliamo che i militari ascoltino gli insegnamenti di Cristo, ascoltiamo anche noi. Infatti non è che Cristo conti per loro e non per noi: oppure è il loro Dio e non il nostro. Mettiamoci tutti in ascolto e vediamo di vivere concordemente in pace.
In commercio: frode e ricatto. Si deve voler bene a tutti.
16. "Mi ha ricattato quando ero negoziante". Tu hai condotto rettamente questo negozio? Non hai commesso frode? Nelle stesse trattazioni non hai giurato il falso? Non hai giurato: "Per colui che mi ha fatto attraversare il mare stesso, tanto l'ho pagato", eppure quello non lo avevi pagato tanto? Fratelli, vi parlo con tutta chiarezza e, per quanto concede il Signore, senza paura: Solo i malvagi sono inesorabili verso i malvagi. Altra è la necessità dell'autorità. Il più delle volte il giudice, a metter fuori la spada, è costretto, e non vorrebbe colpire. Infatti, per quanto lo riguarda, voleva riservare una sentenza che non avesse comportato spargimento di sangue: forse però non volle compromettere l'ordine pubblico. Esserne obbligato è stato inerente alla sua professione, alla necessità della sua autorità. Che spetta a te se non implorare Dio: Liberaci dal male 22? Dio ti liberi da te stesso, o tu che hai detto: Liberaci dal male.
Corresponsabilità del vescovo con l'autorità secolare.
17. Insomma, fratelli, a che serve insistere più a lungo? Tutti siamo cristiani, e noi sosteniamo anche il carico di un pericolo più grande. Spesso si dice di noi: "Perché va da quella autorità? Che ha da spartire il vescovo con quell'autorità?". E tuttavia, tutti sapete che sono le vostre necessità che ci obbligano a recarci dove non vogliamo: spiare il momento buono, stare in piedi davanti alla porta, attendere quanti vogliono entrare, degni o indegni, essere annunziato, talora accolto con difficoltà, tollerare le umiliazioni, chiedere, a volte ottenere, a volte doversi allontanare afflitti. Chi vorrebbe tollerare di queste cose, se non vi fossimo obbligati? Ci si lasci liberi, non possiamo tollerare tali cose, nessuno ci costringa: ecco, ci sia concesso, dateci riposo da questa responsabilità. Vi preghiamo, vi scongiuriamo, nessuno ci costringa: non vogliamo avere a che fare con le autorità: Dio sa che vi siamo costretti. E il nostro comportamento con le autorità è quello stesso che dobbiamo avere verso i cristiani, se al potere troviamo dei cristiani; come pure, con i pagani in autorità, è quello stesso che dobbiamo avere verso i pagani: volendo bene a tutti. "Ma - si dice - che ammonisca le autorità perché agiscano rettamente". Dovremo ammonire alla vostra presenza? Sapete se abbiamo ammonito? Voi non sapete se l'abbiamo fatto, né se non l'abbiamo fatto. Da parte mia so questo: non sapete e giudicate temerariamente. Tuttavia - vi scongiuro, fratelli miei, - quanto alle autorità mi si può dire: "Lo dovrebbe ammonire e farebbe cose buone". Ed io rispondo: "L'ho fatto e non mi ha dato retta ed ho ammonito là dove tu non hai udito". Chi ammonisce il popolo in disparte? Magari abbiamo potuto ammonire in disparte un uomo solo e dire: "Così devi fare, fa' almeno così", dove non potesse esser presente alcun altro. Chi può chiamare da parte il popolo e ammonirlo senza che nessuno sappia?
Doppiamente va pianto chi muore due volte.
18. È questa necessità a obbligarci a parlarvi così per non fare un cattivo rendiconto di voi a Dio; perché non ci dovesse dire: "Tu dovevi correggere, dovevi dare, io dovevo esigere" 23. Perciò tenetevi lontani, perciò distoglietevi assolutamente da questi fatti di sangue. Vi si addice solo la compassione vedendo e ascoltando di tali cose. "Il malvagio, però, morì!". Bisogna doppiamente compiangerlo perché è morto due volte: e in questa vita e per l'eternità. Se fosse morto un uomo onesto, infatti, ne proveremmo dolore per affezione umana, perché ci ha lasciati, perché era nostro desiderio che vivesse con noi. Dei malvagi c'è più da affliggersi perché dopo questa vita sono fatti prigionieri delle pene eterne. Perciò, fratelli miei, dovete provarne dolore, è da voi dispiacervene, non di essere crudeli.
Ognuno deve fare il possibile per sedare i disordini civili.
19. Ma è poco, come ho detto, è poco astenervene, è poco provarne afflizione, se non procurate pure di impedire secondo le vostre forze anche quelle cose che il popolo non è autorizzato a compiere. Non dico, fratelli, che uno di voi può uscir fuori e frenare il popolo: neppure noi possiamo farlo; ciascuno, però, nella propria casa distolga suo figlio, il suo servo, il suo amico, il suo vicino, il suo cliente, il suo pupillo: datevi da fare con loro perché non facciano di tali cose. Fate opera di persuasione con quelli che potete; e, quanto a coloro sui quali avete autorità, mostratevi severi. Una cosa io so, di cui tutti sono informati insieme a me, che in questa città si trovano molte famiglie nelle quali nemmeno un membro è pagano, mentre non c'è famiglia dove non ci siano dei cristiani. E, se si vuole indagare accuratamente, non c'è famiglia ove il numero dei cristiani non superi quello dei pagani. È la verità, voi lo riconoscete. Notate allora che non si verificherebbero cattive azioni se i cristiani fossero ad esse contrari. Non c'è chi possa fare obiezione. Se i cristiani lo proibiscono e non lo vogliono, possono avvenire delitti in privato ma non in pubblico, perché ognuno terrebbe a freno il proprio servo, ciascuno terrebbe lontano il figlio: dovrebbe moderare il ragazzo la severità del padre, dello zio, del maestro, del buon vicino, la severità di una punizione più grave inflitta al corpo stesso. Se ci si comportasse in tal modo, non ci contristerebbero tanto i delitti.
I peccati del popolo provocano l'ira di Dio.
20. Fratelli miei, temo l'ira di Dio: Dio non teme le folle. Si fa molto presto a dire: "Quello che il popolo avrà fatto, ha fatto. Chi è che può punire il popolo?". Davvero, chi è? Non è Dio? Dio ebbe paura dell'universo intero quando mandò il diluvio? Ebbe timore di tante città di Sodoma e Gomorra, che distrusse con fuoco dal cielo? Non mi riferisco ora ai delitti attuali, quanti siano e dove compiuti, né intendo rievocare i mali che ne sono derivati perché non sembri che io voglia offendere. O che nella sua ira Dio distinse gli autori dei delitti da coloro che non ne commettevano? Ma prese i colpevoli insieme a quelli che non si erano loro opposti.
Compiti esclusivi dell'autorità. Il popolo non sia crudele con i malvagi.
21. Vediamo dunque di concludere una buona volta questo discorso. Fratelli miei, vi esortiamo, vi scongiuriamo per il Signore e per la sua benevolenza, a vivere nella bontà, a vivere nella pace 24; restate nella calma, permettendo alle autorità di agire secondo le loro attribuzioni, di cui devono rendere conto a Dio e ai loro superiori: ed ogni volta che è necessario rivolgersi a loro, fatelo con rispetto e discrezione, non cacciatevi in mezzo a quelli che operano il male e abusano infelicemente dandosi ad infierire; non desiderate di trovarvi presenti a tali fatti o di poterli vedere. Ma, per quanto potete - ciascuno nella propria casa e tra i suoi vicini, con chi ha legami di amicizia e di affetto - vedete di avvisare, di convincere, di insegnare, di rimproverare, cercate di tenerli lontani da tanti delitti, servendovi anche di qualsiasi minaccia, in modo che venga l'ora in cui Dio abbia misericordia e ponga fine alle umane sventure. Che egli non ci tratti secondo i nostri peccati e che non ci ripaghi secondo le nostre colpe 25, ma, quanto dista l'Oriente dall'Occidente, tanto allontani da noi i nostri peccati 26; ci salvi per la gloria del suo nome e ci perdoni i nostri peccati perché i popoli non possano dire: Dov'è il loro Dio? 27
DOPO IL DISCORSO
La Chiesa offre a tutti diritto di asilo.
22. Fratelli, non siate pigri ed indecisi a trovarvi numerosi nella madre Chiesa, non allontanatevene a motivo di coloro che vi cercano riparo, proprio perché è un comune rifugio: ha essa infatti premura perché nulla si permetta una turba di gente in tumulto. Del resto, quanto alle autorità costituite - poiché anche le leggi sono promulgate in nome di Dio dagli imperatori cristiani - esse proteggono la Chiesa con forze adeguate ed anche più che a sufficienza, ed a loro volta sembra non ardiscano agire contro la loro madre e per questo finire per essere in colpa davanti agli uomini e incorrere nel giudizio di Dio; lungi da loro questo, né lo crediamo di loro, né lo vediamo. Ad evitare che una moltitudine in disordine commetta qualcosa di male, dovete radunarvi in molti nella Madre vostra: come infatti ho detto, questo non è luogo di riparo per una o due persone, ma asilo per tutti. E chi non ha briga, sia in timore per non averne. Alla Carità vostra io dico: in Chiesa e i colpevoli sfuggono alle persone oneste e i giusti vi si ritirano per sfuggire ai malviventi. Talora i malvagi vi trovano scampo anche da altri come loro. Tre le categorie di fuggitivi. I buoni non sfuggono i buoni, soltanto i giusti non scansano i giusti; ma i cattivi sfuggono i giusti, o i giusti evitano i cattivi, oppure sono i malviventi che si eludono a vicenda. Ma volendo fare una discriminazione per espellere di Chiesa i malviventi, non ci sarà un luogo dove possano scampare quanti operano rettamente; volendo permettere che di qui vengano espulsi i facinorosi, mancherà un riparo agli innocenti. Di conseguenza, è meglio che anche i malintenzionati siano protetti all'interno della Chiesa, piuttosto che uomini innocui siano portati a forza fuori della Chiesa. Tenete per fermo questo: sia causa di timore - come ho detto - non la violenza, ma la vostra presenza poco numerosa.
1 - Mt 5, 12.
2 - Lc 23, 34.
3 - Mt 16, 26.
4 - 1 Cor 2, 9.
5 - Gc 4, 15.
6 - Ef 2, 10.
7 - Mt 10, 22; 24, 13.
8 - Cf. Mt 7, 16.
9 - Lc 6, 45.
10 - Rm 12, 21.
11 - Rm 13, 4.
12 - Rm 13, 6.
13 - Rm 13, 6.
14 - Rm 13, 1.
15 - Gv 8, 7.
16 - Cf. Gv 8, 9.
17 - Gv 8, 10-11.
18 - Lc 3, 14.
19 - Lc 3, 13.
20 - Lc 3, 10.
21 - Lc 3, 11.
22 - Mt 6, 13.
23 - Cf. Lc 19, 23.
24 - Cf. 2 Cor 10, 1.
25 - Cf. Sal 102, 10.
26 - Cf. Sal 102, 12.
27 - Sal 78, 9-10.
Capitolo LV: La corruzione della natura e la potenza della grazia divina
Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis
Leggilo nella Biblioteca1. O Signore mio Dio, che mi hai creato a tua immagine e somiglianza, concedimi questa grazia grande, indispensabile per la salvezza, come tu ci hai rivelato; così che io possa superare la mia natura, tanto malvagia, che mi trae al peccato e alla perdizione. Ché, nella mia carne, io sento, contraria alla "legge della mia ragione, la legge del peccato" (Rm 7,23), la quale mi fa schiavo e di frequente mi spinge ad obbedire ai sensi. E io non posso far fronte alle passioni peccaminose, provenienti da questa legge del peccato, se non mi assiste la tua grazia santissima, infusa nel mio cuore, che ne avvampa. Appunto una tua grazia occorre, una grazia grande, per vincere la natura, sempre proclive al male, fin dal principio. Infatti, per colpa del primo uomo Adamo, la natura decadde, corrotta dal peccato; e la triste conseguenza di questa macchia passò in tutti gli uomini, talché quella "natura", da te creata buona e retta, ormai è intesa come "vizio e debolezza della natura corrotta". Così, per la libertà che le è lasciata, la natura trascina verso il male e verso il basso. E quel poco di forza che rimane nella natura è come una scintilla coperta dalla cenere. E' questa la ragione naturale, che, pur se circondata da oscurità, è ancora capace di giudicare il bene ed il male, e di separare il vero dal falso; anche se non riesce a compiere tutto quello che riconosce come buono, anche se non possiede la pienezza del lume della verità e la perfetta purezza dei suoi affetti. E' per questo, o mio Dio, che "nello spirito, mi compiaccio della tua legge" (Rm 7,22), sapendo che il tuo comando è buono, giusto e santo, tale che ci invita a fuggire ogni male e ogni peccato. Invece, nella carne, io mi sottometto alla legge del peccato, obbedendo più ai sensi che alla ragione. E' per questo che "volere il bene mi è facile, ma a compiere il bene non riesco" (Rm 7,18). E' per questo che vado spesso proponendomi molte buone cose; ma mi manca la grazia che mi aiuti nella mia debolezza, e mi ritiro e vengo meno anche per una piccola difficoltà. E' per questo che mi avviene di conoscere la via della perfezione e di vedere con chiarezza quale debba essere la mia condotta; ma poi, schiacciato dal peso della corruzione dell'umanità, non riesco a salire a cose più elevate.
2. La tua grazia, o Signore, mi è davvero massimamente necessaria per cominciare, portare avanti e condurre a compimento il bene: "senza di essa non posso far nulla" (Gv 15,5), "mentre tutto posso in te" che mi dai forza, con la tua grazia (Fil 4,13). Grazia veramente di cielo, questa; mancando la quale i nostri meriti sono un nulla, e un nulla si devono considerare anche i doni naturali. Abilità e ricchezza, bellezza e forza, intelligenza ed eloquenza, nulla valgono presso di te, o Signore, se manca la grazia. Ché i doni di natura li hanno sia i buoni che i cattivi; mentre dono proprio degli eletti è la grazia, cioè l'amore di Dio. Rivestiti di tale grazia, gli eletti sono ritenuti degni della vita eterna. Tutto sovrasta, questa grazia; tanto che né il dono della profezia, né il potere di operare miracoli, né la più alta contemplazione non valgono nulla, senza di essa. Neppure la fede, neppure la speranza, né le altre virtù sono a te accette, senza la carità e la grazia.
3. O grazia beata, che fai ricco di virtù chi è povero nello spirito e fai ricco di molti beni chi è umile di cuore, vieni, discendi in me, colmami, fin dal mattino della tua consolazione, cosicché l'anima mia non venga meno per stanchezza e aridità interiore! Ti scongiuro, o Signore: che io trovi grazia ai tuoi occhi. La tua gloria mi basta (2Cor 12,9), pur se non otterrò tutto quello cui tende la natura umana. Anche se sarò tentato e angustiato da molte tribolazioni, non temerò alcun male, finché la tua grazia sarà con me. Essa mi dà forza, guida ed aiuto; vince tutti i nemici, è più sapiente di tutti i sapienti. Essa è maestra di verità e di vita, luce del cuore, conforto nell'afflizione. Essa mette in fuga la tristezza, toglie il timore, alimenta la pietà, genera le lacrime. Che cosa sono io mai, senza la grazia, se non un legno secco, un ramo inutile, da buttare via? "La tua grazia, dunque, o Signore, mi preceda sempre e mi segua, e mi conceda di essere sempre pronto a operare, per Gesù Cristo, Figlio tuo. Amen. (Messale Romano, oremus della XVI domenica dopo Pentecoste).
Vorrei andare a Roma dal Santo Padre
Beata Alexandrina Maria da Costa
... Sento, non so che cosa, dentro di me che mi spinge a volere andare
a Roma: non per vedere Sua Santità, né i luoghi santi e le tante
meraviglie, anche se tutto ciò sarebbe una gioia. La mia necessità non
è questa. Vorrei dal Santo Padre un qualcosa che nessuno mi può dare.
Vorrei lanciarmi ai suoi piedi, baciarli, bagnarli con le mie lacrime;
sono convinta che ne avrebbe compassione e che la mia anima riceverebbe
ciò che brama e che io non conosco. O mio Gesù, Tu sai che io non posso
farlo; supplisci Tu, per misericordia, in altro modo alla mia
impossibilità (diario, 23-5-1947) 21.
... Il mio spirito vola a Roma: non soltanto accompagna coloro che vi
sono andati, ma è già presso il Santo Padre per implorare e ricevere da
lui ciò che non sa, ma che brama e che solo da lui potrà venire. Povera
me! Tutto anelo e nulla possiedo se non miseria... (diario,
13-6-1947). ... Il mio cuore è unito, legato per così dire al Santo
Padre. Spera e confida che ha molto da ricevere da lui. Da persona
molto cara mi è stato dato il piacere di ascoltare per radio la
canonizzazione di San Giovanni de Brito. Ho sentito parlare il Papa.
Sentivo in lui molto viva la presenza del Signore: mi parve di udire in
lui la voce stessa di Gesù. Ho seguito la Santa Messa: non so dire la
mia gioia. Da quasi sei anni non avevo questa fortuna. Ho chiesto a
Gesù tante cose: Gli ho chiesto Grazie per coloro che mi sono cari, per
la mia famiglia, per tutti coloro che si raccomandano alle mie povere
preghiere e infine per il mondo intero. Nell'udire quanto avveniva a
Roma pensavo al Cielo... Ho accompagnato tutto con il sorriso sulle
labbra, soddisfatta per quanto udivo, ma nel dolore più profondo che
si possa immaginare: il cuore era straziato; e l'anima, in pianto
continuo, accompagnava il mio sorriso. Le lacrime dell'anima, il dolore
del cuore erano immensamente maggiori della contentezza e del sorriso
delle labbra. Contentezza e sorriso erano cose umane che, sebbene
fossero in me, parevano non appartenermi. Ho lodato e benedetto la mia
croce... (diario, 27-6-1947).