Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

La migliore e più desiderabile accortezza è la semplicità . (San Francesco di Sales)

Liturgia delle Ore - Letture

Giovedi della 2° settimana del tempo di Avvento

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 6

1Partito quindi di là, andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono.2Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: "Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani?3Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?". E si scandalizzavano di lui.4Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua".5E non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì.6E si meravigliava della loro incredulità.

Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando.
7Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi.8E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa;9ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche.10E diceva loro: "Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo.11Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro".12E partiti, predicavano che la gente si convertisse,13scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano.

14Il re Erode sentì parlare di Gesù, poiché intanto il suo nome era diventato famoso. Si diceva: "Giovanni il Battista è risuscitato dai morti e per questo il potere dei miracoli opera in lui".15Altri invece dicevano: "È Elia"; altri dicevano ancora: "È un profeta, come uno dei profeti".16Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: "Quel Giovanni che io ho fatto decapitare è risuscitato!".

17Erode infatti aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata.18Giovanni diceva a Erode: "Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello".19Per questo Erodìade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva,20perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
21Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea.22Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: "Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò".23E le fece questo giuramento: "Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno".24La ragazza uscì e disse alla madre: "Che cosa devo chiedere?". Quella rispose: "La testa di Giovanni il Battista".25Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: "Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista".26Il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto.27Subito il re mandò una guardia con l'ordine che gli fosse portata la testa.28La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre.29I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

30Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato.31Ed egli disse loro: "Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'". Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare.32Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte.
33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero.34Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.35Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: "Questo luogo è solitario ed è ormai tardi;36congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare".37Ma egli rispose: "Voi stessi date loro da mangiare". Gli dissero: "Dobbiamo andar noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?".38Ma egli replicò loro: "Quanti pani avete? Andate a vedere". E accertatisi, riferirono: "Cinque pani e due pesci".39Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull'erba verde.40E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta.41Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti.42Tutti mangiarono e si sfamarono,43e portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane e anche dei pesci.44Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.

45Ordinò poi ai discepoli di salire sulla barca e precederlo sull'altra riva, verso Betsàida, mentre egli avrebbe licenziato la folla.46Appena li ebbe congedati, salì sul monte a pregare.47Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli solo a terra.48Vedendoli però tutti affaticati nel remare, poiché avevano il vento contrario, già verso l'ultima parte della notte andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli.49Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: "È un fantasma", e cominciarono a gridare,50perché tutti lo avevano visto ed erano rimasti turbati. Ma egli subito rivolse loro la parola e disse: "Coraggio, sono io, non temete!".51Quindi salì con loro sulla barca e il vento cessò. Ed erano enormemente stupiti in se stessi,52perché non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore indurito.

53Compiuta la traversata, approdarono e presero terra a Genèsaret.54Appena scesi dalla barca, la gente lo riconobbe,55e accorrendo da tutta quella regione cominciarono a portargli sui lettucci quelli che stavano male, dovunque udivano che si trovasse.56E dovunque giungeva, in villaggi o città o campagne, ponevano i malati nelle piazze e lo pregavano di potergli toccare almeno la frangia del mantello; e quanti lo toccavano guarivano.


Genesi 36

1Questa è la discendenza di Esaù, cioè Edom.2Esaù prese le mogli tra le figlie dei Cananei: Ada, figlia di Elon, l'Hittita; Oolibama, figlia di Ana, figlio di Zibeon, l'Hurrita;3Basemat, figlia di Ismaele, sorella di Nebaiòt.4Ada partorì ad Esaù Elifaz, Basemat partorì Reuel,5Oolibama partorì Ieus, Iaalam e Core. Questi sono i figli di Esaù, che gli nacquero nel paese di Canaan.
6Poi Esaù prese le mogli e i figli e le figlie e tutte le persone della sua casa, il suo gregge e tutto il suo bestiame e tutti i suoi beni che aveva acquistati nel paese di Canaan e andò nel paese di Seir, lontano dal fratello Giacobbe.7Infatti i loro possedimenti erano troppo grandi perché essi potessero abitare insieme e il territorio, dove essi soggiornavano, non poteva sostenerli per causa del loro bestiame.8Così Esaù si stabilì sulle montagne di Seir. Ora Esaù è Edom.
9Questa è la discendenza di Esaù, padre degli Idumei, nelle montagne di Seir.10Questi sono i nomi dei figli di Esaù: Elifaz, figlio di Ada, moglie di Esaù; Reuel, figlio di Basemat, moglie di Esaù.11I figli di Elifaz furono: Teman, Omar, Zefo, Gatam, Kenaz.12Elifaz, figlio di Esaù, aveva per concubina Timna, la quale ad Elifaz partorì Amalek. Questi sono i figli di Ada, moglie di Esaù.13Questi sono i figli di Reuel: Naat e Zerach, Samma e Mizza. Questi furono i figli di Basemat, moglie di Esaù.14Questi furono i figli di Oolibama, moglie di Esaù, figlia di Ana, figlio di Zibeon; essa partorì a Esaù Ieus, Iaalam e Core.
15Questi sono i capi dei figli di Esaù: i figli di Elifaz primogenito di Esaù: il capo di Teman, il capo di Omar, il capo di Zefo, il capo di Kenaz,16il capo di Core, il capo di Gatam, il capo di Amalek. Questi sono i capi di Elifaz nel paese di Edom: questi sono i figli di Ada.
17Questi i figli di Reuel, figlio di Esaù: il capo di Naat, il capo di Zerach, il capo di Samma, il capo di Mizza. Questi sono i capi di Reuel nel paese di Edom; questi sono i figli di Basemat, moglie di Esaù.
18Questi sono i figli di Oolibama, moglie di Esaù: il capo di Ieus, il capo di Iaalam, il capo di Core. Questi sono i capi di Oolibama, figlia di Ana, moglie di Esaù.
19Questi sono i figli di Esaù e questi i loro capi. Egli è Edom.
20Questi sono i figli di Seir l'Hurrita, che abitano il paese: Lotan, Sobal, Zibeon, Ana,21Dison, Eser e Disan. Questi sono i capi degli Hurriti, figli di Seir, nel paese di Edom.22I figli di Lotan furono Ori e Emam e la sorella di Lotan era Timna.23I figli di Sobal sono Alvan, Manacat, Ebal, Sefo e Onam.24I figli di Zibeon sono Aia e Ana; questo è l'Ana che trovò le sorgenti calde nel deserto, mentre pascolava gli asini del padre Zibeon.25I figli di Ana sono Dison e Oolibama, figlia di Ana.26I figli di Dison sono Emdam, Esban, Itran e Cheran.27I figli di Eser sono Bilan, Zaavan e Akan.28I figli di Disan sono Uz e Aran.29Questi sono i capi degli Hurriti: il capo di Lotan, il capo di Sobal, il capo di Zibeon, il capo di Ana,30il capo di Dison, il capo di Eser, il capo di Disan. Questi sono i capi degli Hurriti, secondo le loro tribù nel paese di Seir.
31Questi sono i re che regnarono nel paese di Edom, prima che regnasse un re degli Israeliti.32Regnò dunque in Edom Bela, figlio di Beor, e la sua città si chiama Dinaba.33Poi morì Bela e regnò al suo posto Iobab, figlio di Zerach, da Bosra.34Poi morì Iobab e regnò al suo posto Usam, del territorio dei Temaniti.35Poi morì Usam e regnò al suo posto Adad, figlio di Bedad, colui che vinse i Madianiti nelle steppe di Moab; la sua città si chiama Avit.36Poi morì Adad e regnò al suo posto Samla da Masreka.37Poi morì Samla e regnò al suo posto Saul da Recobot-Naar.38Poi morì Saul e regnò al suo posto Baal-Canan, figlio di Acbor.39Poi morì Baal-Canan, figlio di Acbor, e regnò al suo posto Adar: la sua città si chiama Pau e la moglie si chiamava Meetabel, figlia di Matred, da Me-Zaab.
40Questi sono i nomi dei capi di Esaù, secondo le loro famiglie, le loro località, con i loro nomi: il capo di Timna, il capo di Alva, il capo di Ietet,41il capo di Oolibama, il capo di Ela, il capo di Pinon,42il capo di Kenan, il capo di Teman, il capo di Mibsar,43il capo di Magdiel, il capo di Iram. Questi sono i capi di Edom secondo le loro sedi nel territorio di loro proprietà. È appunto questo Esaù il padre degli Idumei.


Giobbe 32

1Quando Giobbe ebbe finito di parlare, quei tre uomini cessarono di rispondere a Giobbe, perché egli si riteneva giusto.2Allora si accese lo sdegno di Eliu, figlio di Barachele il Buzita, della tribù di Ram. Si accese di sdegno contro Giobbe, perché pretendeva d'aver ragione di fronte a Dio;3si accese di sdegno anche contro i suoi tre amici, perché non avevano trovato di che rispondere, sebbene avessero dichiarato Giobbe colpevole.4Però Eliu aveva aspettato, mentre essi parlavano con Giobbe, perché erano più vecchi di lui in età.5Quando dunque vide che sulla bocca di questi tre uomini non vi era più alcuna risposta, Eliu si accese di sdegno.
6Presa dunque la parola, Eliu, figlio di Barachele il Buzita, disse:

Giovane io sono di anni
e voi siete già canuti;
per questo ho esitato per rispetto
a manifestare a voi il mio sapere.
7Pensavo: Parlerà l'età
e i canuti insegneranno la sapienza.
8Ma certo essa è un soffio nell'uomo;
l'ispirazione dell'Onnipotente lo fa intelligente.
9Non sono i molti anni a dar la sapienza,
né sempre i vecchi distinguono ciò che è giusto.
10Per questo io oso dire: Ascoltatemi;
anch'io esporrò il mio sapere.
11Ecco, ho atteso le vostre parole,
ho teso l'orecchio ai vostri argomenti.
Finché andavate in cerca di argomenti
12su di voi fissai l'attenzione.
Ma ecco, nessuno ha potuto convincere Giobbe,
nessuno tra di voi risponde ai suoi detti.
13Non dite: Noi abbiamo trovato la sapienza,
ma lo confuti Dio, non l'uomo!
14Egli non mi ha rivolto parole,
e io non gli risponderò con le vostre parole.
15Sono vinti, non rispondono più,
mancano loro le parole.
16Ho atteso, ma poiché non parlano più,
poiché stanno lì senza risposta,
17voglio anch'io dire la mia parte,
anch'io esporrò il mio parere;
18mi sento infatti pieno di parole,
mi preme lo spirito che è dentro di me.
19Ecco, dentro di me c'è come vino senza sfogo,
come vino che squarcia gli otri nuovi.
20Parlerò e mi sfogherò,
aprirò le labbra e risponderò.
21Non guarderò in faccia ad alcuno,
non adulerò nessuno,
22perché io non so adulare:
altrimenti il mio creatore in breve mi eliminerebbe.


Salmi 73

1'Salmo. Di Asaf.'

Quanto è buono Dio con i giusti,
con gli uomini dal cuore puro!
2Per poco non inciampavano i miei piedi,
per un nulla vacillavano i miei passi,
3perché ho invidiato i prepotenti,
vedendo la prosperità dei malvagi.

4Non c'è sofferenza per essi,
sano e pasciuto è il loro corpo.
5Non conoscono l'affanno dei mortali
e non sono colpiti come gli altri uomini.

6Dell'orgoglio si fanno una collana
e la violenza è il loro vestito.
7Esce l'iniquità dal loro grasso,
dal loro cuore traboccano pensieri malvagi.
8Scherniscono e parlano con malizia,
minacciano dall'alto con prepotenza.

9Levano la loro bocca fino al cielo
e la loro lingua percorre la terra.
10Perciò seggono in alto,
non li raggiunge la piena delle acque.
11Dicono: "Come può saperlo Dio?
C'è forse conoscenza nell'Altissimo?".
12Ecco, questi sono gli empi:
sempre tranquilli, ammassano ricchezze.
13Invano dunque ho conservato puro il mio cuore
e ho lavato nell'innocenza le mie mani,
14poiché sono colpito tutto il giorno,
e la mia pena si rinnova ogni mattina.

15Se avessi detto: "Parlerò come loro",
avrei tradito la generazione dei tuoi figli.
16Riflettevo per comprendere:
ma fu arduo agli occhi miei,
17finché non entrai nel santuario di Dio
e compresi qual è la loro fine.
18Ecco, li poni in luoghi scivolosi,
li fai precipitare in rovina.

19Come sono distrutti in un istante,
sono finiti, periscono di spavento!
20Come un sogno al risveglio, Signore,
quando sorgi, fai svanire la loro immagine.

21Quando si agitava il mio cuore
e nell'intimo mi tormentavo,
22io ero stolto e non capivo,
davanti a te stavo come una bestia.
23Ma io sono con te sempre:
tu mi hai preso per la mano destra.
24Mi guiderai con il tuo consiglio
e poi mi accoglierai nella tua gloria.

25Chi altri avrò per me in cielo?
Fuori di te nulla bramo sulla terra.
26Vengono meno la mia carne e il mio cuore;
ma la roccia del mio cuore è Dio,
è Dio la mia sorte per sempre.
27Ecco, perirà chi da te si allontana,
tu distruggi chiunque ti è infedele.
28Il mio bene è stare vicino a Dio:
nel Signore Dio ho posto il mio rifugio,
per narrare tutte le tue opere
presso le porte della città di Sion.


Isaia 48

1Ascoltate ciò, casa di Giacobbe,
voi che siete chiamati Israele
e che traete origine dalla stirpe di Giuda,
voi che giurate nel nome del Signore
e invocate il Dio di Israele,
ma senza sincerità e senza rettitudine,
2poiché prendete il nome dalla città santa
e vi appoggiate sul Dio di Israele
che si chiama Signore degli eserciti.
3Io avevo annunziato da tempo le cose passate,
erano uscite dalla mia bocca, le avevo fatte udire.
D'improvviso io ho agito e sono accadute.
4Poiché sapevo che tu sei ostinato
e che la tua nuca è una sbarra di ferro
e la tua fronte è di bronzo,
5io te le annunziai da tempo,
prima che avvenissero te le feci udire,
per timore che dicessi: "Il mio idolo le ha fatte,
la mia statua e il dio da me fuso le hanno ordinate".
6Tutto questo hai udito e visto;
non vorresti testimoniarlo?
Ora ti faccio udire cose nuove
e segrete che tu nemmeno sospetti.
7Ora sono create e non da tempo;
prima di oggi tu non le avevi udite,
perché tu non dicessi: "Già lo sapevo".
8No, tu non le avevi mai udite né sapute
né il tuo orecchio era già aperto da allora
poiché io sapevo che sei davvero perfido
e che ti si chiama sleale fin dal seno materno.
9Per il mio nome rinvierò il mio sdegno,
per il mio onore lo frenerò a tuo riguardo,
per non annientarti.
10Ecco, ti ho purificato per me come argento,
ti ho provato nel crogiuolo dell'afflizione.
11Per riguardo a me, per riguardo a me lo faccio;
come potrei lasciar profanare il mio nome?
Non cederò ad altri la mia gloria.

12Ascoltami, Giacobbe,
Israele che ho chiamato:
Sono io, io solo, il primo
e anche l'ultimo.
13Sì, la mia mano ha posto le fondamenta della terra,
la mia destra ha disteso i cieli.
Quando io li chiamo,
tutti insieme si presentano.
14Radunatevi, tutti voi, e ascoltatemi.
Chi di essi ha predetto tali cose?
Uno che io amo compirà il mio volere
su Babilonia e, con il suo braccio, sui Caldei.
15Io, io ho parlato; io l'ho chiamato,
l'ho fatto venire e ho dato successo alle sue imprese.

16Avvicinatevi a me per udire questo.
Fin dal principio non ho parlato in segreto;
dal momento in cui questo è avvenuto io sono là.
Ora il Signore Dio
ha mandato me insieme con il suo spirito.
17Dice il Signore tuo redentore,
il Santo di Israele:
"Io sono il Signore tuo Dio
che ti insegno per il tuo bene,
che ti guido per la strada su cui devi andare.
18Se avessi prestato attenzione ai miei comandi,
il tuo benessere sarebbe come un fiume,
la tua giustizia come le onde del mare.
19La tua discendenza sarebbe come la sabbia
e i nati dalle tue viscere come i granelli d'arena;
non sarebbe mai radiato né cancellato
il tuo nome davanti a me".

20Uscite da Babilonia,
fuggite dai Caldei;
annunziatelo con voce di gioia,
diffondetelo,
fatelo giungere fino all'estremità della terra.
Dite: "Il Signore ha riscattato
il suo servo Giacobbe".
21Non soffrono la sete
mentre li conduce per deserti;
acqua dalla roccia egli fa scaturire per essi;
spacca la roccia,
sgorgano le acque.
22Non c'è pace per i malvagi, dice il Signore.


Lettera a Tito 1

1Paolo, servo di Dio, apostolo di Gesù Cristo per chiamare alla fede gli eletti di Dio e per far conoscere la verità che conduce alla pietà2ed è fondata sulla speranza della vita eterna, promessa fin dai secoli eterni da quel Dio che non mentisce,3e manifestata poi con la sua parola mediante la predicazione che è stata a me affidata per ordine di Dio, nostro salvatore,4a Tito, mio vero figlio nella fede comune: grazia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù, nostro salvatore.

5Per questo ti ho lasciato a Creta perché regolassi ciò che rimane da fare e perché stabilissi presbiteri in ogni città, secondo le istruzioni che ti ho dato:6il candidato deve essere irreprensibile, sposato una sola volta, con figli credenti e che non possano essere accusati di dissolutezza o siano insubordinati.7Il vescovo infatti, come amministratore di Dio, dev'essere irreprensibile: non arrogante, non iracondo, non dedito al vino, non violento, non avido di guadagno disonesto,8ma ospitale, amante del bene, assennato, giusto, pio, padrone di sé,9attaccato alla dottrina sicura, secondo l'insegnamento trasmesso, perché sia in grado di esortare con la sua sana dottrina e di confutare coloro che contraddicono.

10Vi sono infatti, soprattutto fra quelli che provengono dalla circoncisione, molti spiriti insubordinati, chiacchieroni e ingannatori della gente.11A questi tali bisogna chiudere la bocca, perché mettono in scompiglio intere famiglie, insegnando per amore di un guadagno disonesto cose che non si devono insegnare.12Uno dei loro, proprio un loro profeta, già aveva detto: "I Cretesi son sempre bugiardi, male bestie, ventri pigri".13Questa testimonianza è vera. Perciò correggili con fermezza, perché rimangano nella sana dottrina14e non diano più retta a favole giudaiche e a precetti di uomini che rifiutano la verità.
15Tutto è puro per i puri; ma per i contaminati e gli infedeli nulla è puro; sono contaminate la loro mente e la loro coscienza.16Dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti, abominevoli come sono, ribelli e incapaci di qualsiasi opera buona.


Capitolo LVIII: Non dobbiamo cercar di conoscere le superiori cose del cielo e gli occulti giudizi di Dio

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1. O figlio, guardati dal voler disputare delle cose del cielo e degli occulti giudizi di Dio: perché quello è così derelitto e quell'altro è portato a un così grande stato di grazia; ancora, perché quello viene tanto colpito e quell'altro viene tanto innalzato. Tutto ciò va al di là di ogni umana capacità; non v'è alcun ragionamento, non v'è alcuna disquisizione che valga a comprendere il giudizio di Dio. Quando, dunque, una spiegazione ti viene suggerita dal nemico, oppure certuni indiscreti la vanno cercando, rispondi con quel detto del profeta: "tu sei giusto, o Signore, e retto è il tuo giudizio" (Sal 118,137); o con quest'altro: "veri sono i giudizi di Dio, santi in se stessi" (Sal 18,10). Tu devi venerare i miei giudizi, non discuterli, perché essi sono incomprensibili per l'intelletto umano. Neppure devi indagare e discutere dei meriti dei beati: chi sia più santo o chi sia più grande nel regno dei cieli. Sono cose che danno luogo spesso a dispute e a contese inutili e fomentano la superbia e la vanagloria; onde nascono invidie e divisioni, giacché uno si sforza, presuntuosamente, di portare innanzi un santo, un altro, un altro santo. Ma sono cose che, a volerle conoscere ed indagare, non portano alcun frutto; cose che, invece sono sgradite ai beati, poiché "io non sono un Dio di discordia ma di pace" (1Cor 14,33). Una pace che consiste nella vera umiltà, più che nella esaltazione di sé.  

2. Ci sono alcuni che, quasi per un geloso affetto, sono tratti verso questi o questi altri santi, con maggior sentimento: sentimento umano, però, piuttosto che divino. Sono io che ho fatto i santi tutti; sono io che ho elargito la grazia; sono io che ho accordato la gloria; sono io che, conoscendo i meriti di ciascuno, sono andato loro incontro benedicendoli nella mia bontà (Sal 20,4): io che li sapevo eletti, prima di tutti i secoli. "Sono stato io a sceglierli dal mondo, non loro a scegliere me" (Gv 15,16.19); sono stato io a chiamarli con la mia grazia, ad attirarli con la mia misericordia; sono stato io a condurli attraverso varie tentazioni, e ad infondere loro stupende consolazioni; sono stato io a dar loro la perseveranza e a premiare le loro sofferenze. Io conosco chi è primo tra di essi, e chi è ultimo; ma tutti li abbraccio in un amore che non ha misura. In tutti i miei santi, a me va data la lode; sopra ogni cosa, a me va data la benedizione; a me va dato l'onore per ciascuno di quelli che io ho fatto grandi, con tanta gloria, ed ho predestinati, senza che ne avessero dapprima alcun merito. Per questo chi disprezza il più piccolo dei miei santi, non onora neppure quello che sia grande, perché "fui io a fare e il piccolo e il grande" (Sap 6,8). E chi diminuisce uno qualunque dei santi, diminuisce anche me e tutti gli altri che sono nel regno dei cieli. Una cosa sola costituiscono tutti i beati, a causa del vincolo dell'amore; uno è il loro sentimento, uno il loro volere, e tutti unitamente si amano. Di più - cosa molto più eccelsa - amano me più che se stessi e più che i propri meriti. Giacché, innalzati sopra di sé e strappati dall'amore di sé, essi, nell'amore, si volgono totalmente verso di me; di me godono, in me trovano pace. Non c'è nulla che li possa distogliere o tirare al basso: colmi dell'eterna verità, ardono del fuoco di un inestinguibile amore. Smettano, dunque, gli uomini carnali e materiali, essi che sanno apprezzare soltanto il proprio personale piacere, di disquisire della condizione dei santi. Essi tolgono e accrescono secondo il loro capriccio, non secondo quanto è disposto dall'eterna verità. Molti non capiscono; soprattutto quelli che, per scarso lume interiore, a stento sanno amare qualcuno di perfetto amore spirituale. Molti, per naturale affetto e per umano sentimento , sono attratti verso questi o quei santi, e concepiscono il loro atteggiamento verso i santi del cielo come quello verso gli uomini di quaggiù; mentre c'è un divario incolmabile tra il modo di pensare della gente lontana dalla perfezione e le intuizioni raggiunte, per superiore rivelazione, da coloro che sono particolarmente illuminati.

3. Guardati dunque, o figlio, dall'occuparti avidamente di queste cose, che vanno al di là della possibile tua conoscenza; preoccupati e sforzati piuttosto di poterti trovare tu nel regno dei cieli, magari anche ultimo. Ché, pure se uno sapesse chi sia più santo di un altro o sia considerato più grande nel regno dei cieli, a che cosa ciò gli gioverebbe, se non ne traesse motivo di abbassarsi dinanzi a me, levandosi poi a lodare ancor più il mio nome? Compie cosa molto più gradita a Dio colui che pensa alla enormità dei suoi peccati, alla pochezza delle sue virtù e a quanto egli sia lontano dalla perfezione dei santi; molto più gradita di quella che fa colui che disputa intorno alla maggiore o minore grandezza dei santi. E' cosa migliore implorare i santi, con devote preghiere e supplicarli umilmente affinché, dalla loro gloria, ci diano aiuto; migliore che andare indagando, con inutile ricerca, il segreto della loro condizione. Essi sono paghi, e pienamente. Magari gli uomini riuscissero a limitarsi, frenando i loro vaniloqui. I santi non si vantano dei loro meriti; non ascrivono a sé nulla di ciò che è buono, tutto attribuendo a me; poiché sono stato io, nel mio amore infinito a donare ad essi ogni cosa. Di un così grande amore di Dio e di una gioia così strabocchevole i santi sono ricolmi; ché ad essi nulla manca di gloria, nulla può mancare di felicità. I santi, quanto più sono posti in alto nella gloria, tanto più sono umili in se stessi, e a me più cari. Per questo trovi scritto che "deponevano le loro corone dinanzi a Dio, cadendo faccia a terra dinanzi all'Agnello e adorando il Vivente nei secoli dei secoli" (Ap 4,10; 5,14).

4. Molti cercano di sapere chi sia il maggiore nel regno di Dio, e non sanno neppure se saranno degni di essere colà annoverati tra i più piccoli. Ed è gran cosa essere pure il più piccolo, in cielo, dove tutti sono grandi, perché "saranno detti - e lo saranno - figli di Dio" (Mt 5,9); "il più piccolo diventerà come mille" (Is 60,22); "il più misero morirà di cento anni" (Is 65,20). Quando infatti i discepoli andavano chiedendo chi sarebbe stato il maggiore nel regno dei cieli, si sentirono rispondere così: "se non vi sarete convertiti e non vi sarete fatti come fanciulli non entrerete nel regno dei cieli; chi dunque si sarà fatto piccolo come questo fanciullo, questi è il più grande nel regno dei cieli" (Mt 18,3s). Guai a coloro che non vogliono accettare di buon grado di farsi piccoli come fanciulli: la piccola porta del regno dei cieli non permetterà loro di entrare. Guai anche ai ricchi, che hanno quaggiù le loro consolazioni; mentre i poveri entreranno nel regno di Dio, essi resteranno fuori, in lamenti. Godete, voi piccoli; esultate, voi "poveri, perché il regno di Dio è vostro" (Lc 6,20); a condizione però che voi camminiate nella verità.


Contro Fausto Manicheo - Libro trentaduesimo

Contro Fausto manicheo - Sant'Agostino di Ippona

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Se i Cattolici estrapolano dal Vecchio Testamento le sole profezie, i Manichei accettano del Nuovo solo ciò che ritengono opportuno.

1. FAUSTO. " Se accetti il Vangelo, devi credere a tutto ciò che in esso sta scritto ". Forse tu, per il fatto che accetti il Vecchio Testamento, credi per questo a tutto ciò che in esso sta scritto? In realtà, estrapolando da lì le sole profezie che preannunziavano ai Giudei la venuta di un re, poiché pensate che sia Gesù, e pochi altri precetti comuni alla legge civile, come: Non uccidere, non commettere adulterio 1, tralasciate il resto e lo considerate non meno di quel che Paolo ha reputato sterco 2. Che c'è dunque di insolito o di strano se anch'io, scegliendo dal Nuovo Testamento le cose più pure e convenienti alla mia salvezza, tralascio quelle che, introdotte ingannevolmente dai vostri antenati, ne corrompono la maestà e la bellezza?

Il Nuovo Testamento è pieno di errori e di contraddizioni, perché non fu scritto né da Cristo né dai suoi discepoli.

2. Se il Testamento del Padre contiene cose alle quali si deve prestare poco ascolto (voi infatti pretendete che la legge giudaica sia del Padre: e sappiamo quante cose in essa vi suscitino orrore e quanta vergogna, al punto che già da tempo la ritenete alterata quanto all'animo, benché crediate che in parte fu scritta per voi dal dito stesso di Dio e in parte da un Mosè fedele e integro), pensate che il Testamento del Figlio sia il solo che non abbia potuto essere corrotto, il solo che non abbia in sé qualcosa da rigettarsi? Soprattutto quando è sicuro che non fu scritto né da lui né dai suoi apostoli, bensì dopo un lungo tempo da uomini dal nome incerto i quali, per evitare che non si avesse fede in loro poiché scrivevano cose che non conoscevano, posero sul frontespizio dei loro scritti in parte i nomi degli apostoli, in parte i nomi di coloro che si pensava avessero seguito gli apostoli, affermando di aver scritto ciò che avevano scritto secondo l'insegnamento di questi. Con ciò, mi sembra che abbiano fatto un grande affronto ai discepoli di Cristo, poiché ricondussero a loro le dissonanze e le contraddizioni che essi stessi scrissero, e professarono di scrivere secondo i loro insegnamenti Vangeli come questi, pieni di errori così grandi e di narrazioni e affermazioni così contrastanti che non concordano né in se stessi né tra loro. Che altro è ciò, se non calunniare i buoni e incitare al crimine della discordia la concorde assemblea dei discepoli di Cristo? Poiché dunque, leggendoli, abbiamo avvertito questo con l'occhio purissimo del nostro cuore, abbiamo ritenuto sommamente giusto prendere da essi le cose utili, quelle cioè che edificano la nostra fede e propagano la gloria di Cristo Signore e di suo Padre, Dio onnipotente, e di rigettare le altre, che non si addicono né alla loro maestà né alla nostra fede.

I Cattolici rigettano molte cose del Vecchio Testamento; ne osservano alcune, ma solo in parte.

3. Dunque neppure voi, come avevo iniziato a dire, credete che dal Vecchio Testamento si debba accettare la circoncisione della carne, sebbene così stia scritto 3, né che si debba rispettare il sabato nell'ozio e nell'inattività, sebbene così si legga 4, e neanche che Dio vada placato con sacrifici e immolazioni, come pare a Mosè 5: anzi, avete disprezzato tutte queste cose come assolutamente estranee e lontane dalla pratica religiosa cristiana e del tutto inaccettabili. Alcune di esse invece le avete divise in due, abbracciando una parte e rigettando l'altra, come nel caso della Pasqua, che pure è la festa sacra annuale del Vecchio Testamento: sebbene stia scritto per voi che, nella sua celebrazione, si deve non solo uccidere un agnello per mangiarlo sul far della notte, ma anche astenersi per sette giorni dal lievito e accontentarsi di pane azzimo con lattughe amare 6, voi accettate la Pasqua ma tralasciate del tutto quel rituale e quel costume, secondo il quale è stato ordinato che si debba custodirla. Allo stesso modo, le sette settimane di giorni, cioè la Pentecoste, che Mosè stabilisce debba essere inaugurata da un preciso genere e numero di sacrifici 7, la osservate anche voi, però rifiutandone proprio quella parte, ovvero le offerte e i sacrifici, in quanto non si accordano con la fede cristiana. Riguardo poi al comandamento di astenersi dai cibi comuni, vi è parso e avete creduto fermamente che la carne di animali morti e immolati sia senz'altro impura 8: ma non avete voluto credere altrettanto della carne di maiale, o di lepre, o di riccio, né delle seppie, dei calamari e degli altri generi di pesci che vi piacciono, sebbene Mosè attesti che tutti sono impuri 9.

Critiche all'atteggiamento dei Cattolici circa il Vecchio Testamento.

4. Ecco però cose del Vecchio Testamento che, credo, non volete neppure udire né ammettere: e cioè che i suoceri dormano con le nuore, come Giuda; i padri con le figlie, come Lot; i profeti con le prostitute, come Osea; che i mariti vendano le notti delle loro mogli agli amanti, come Abramo; che un solo marito si unisca a due sorelle germane, come Giacobbe; che i reggitori del popolo e soprattutto quelli che ritieni ispirati da Dio si rotolino con cento e mille meretrici, come Davide e Salomone; o il fatto che nella legislazione matrimoniale del Deuteronomio sia stabilito che la moglie di un fratello morto senza figli debba sposare il fratello superstite e che costui debba avere da lei una progenie al posto del defunto: e se l'uomo non vorrà farlo, quella donnetta dovrà deporre una lamentela per l'empietà del suo congiunto davanti agli anziani, perché lo facciano venire e lo rimproverino con una gravità da censori; e se tuttavia egli si rifiuterà ancora, non dovrà rimanere impunemente in mezzo a loro, ma verrà scalzato della calzatura del piede destro e la suddetta donna lo colpirà in faccia, e se ne andrà coperto di sputi e di maledizioni, destinato a portare per sempre quest'onta nella sua discendenza 10. Questi, ed altri simili, sono esempi e leggi tratti dal Vecchio Testamento: se sono buoni, perché non li imitate? Se sono cattivi, perché non ne condannate l'autore, cioè l'Antico Testamento stesso? Se invece credete anche voi, come noi per il Nuovo Testamento, che si tratti di falsità che vi sono state introdotte, allora siamo pari. Smettete dunque di esigere da noi, riguardo al Nuovo Testamento, ciò che voi non rispettate riguardo al Vecchio.

I Cattolici dicono che il Vecchio Testamento viene da Dio, ma non lo osservano: ammettano allora che è stato corrotto.

5. Per quanto capisco, dato che volete convincerci che anche il Vecchio Testamento viene da Dio, sarebbe per voi più conveniente e vi scuserebbe di più del fatto che non ne osservate i comandamenti, l'ammettere che esso è viziato da aggiunte incoerenti, piuttosto che il pensare che sia inalterato e incorrotto e tuttavia disprezzarlo. Quindi ho sempre avuto e ho di voi questa opinione, ogni volta che ci si domanda per quale motivo trasgrediate i precetti del Vecchio Testamento: lo fate o perché, saggi, rigettate il falso o perché, renitenti e disobbedienti, disprezzate il vero. Per il momento, visto che pretendi che io debba credere tutto ciò che è compreso nei documenti del Nuovo Testamento, se lo accetto, sappi che anche tu, nel tuo animo, non credi a molte cose che si trovano nel Vecchio, sebbene confessi di accettarlo. Infatti tra le cose che confessi e ritieni credibili, non è compreso che sia maledetto chiunque pende da un legno 11, poiché ciò riguarderebbe anche Gesù, né che sia maledetto chi non lascia una discendenza in Israele, poiché ciò riguarderebbe anche tutte le vergini e i fanciulli dedicati a Dio; o che venga radicalmente estirpato dalla sua razza chi non è circonciso nella carne del prepuzio 12, poiché anche questo riguarderebbe ogni cristiano; o che si debba uccidere con la lapidazione chi viola il sabato 13; o che non si debba perdonare chi infrange un qualunque comandamento del Vecchio Testamento. Se tu credessi e ritenessi fermamente che tutte queste cose siano state ordinate da Dio, credi a me: saresti stato il primo a mettere le mani su Cristo e adesso non ti adireresti con i Giudei i quali, nel perseguitarlo con tutta l'anima e con tutte le forze, compirono i comandamenti del loro Dio.

Se i Cattolici vagliano il Vecchio Testamento in nome di Gesù, sia lecito ai Manichei vagliare il Nuovo in nome del Paraclito.

6. Non ignoro certo che voi non osiate affermare che queste cose sono false, e diciate invece che furono ordinate ai Giudei con riguardo al loro tempo, cioè sino all'avvento di Gesù, il quale, poiché è già venuto, annunziato come sostenete dal Vecchio Testamento, insegna ora egli stesso ciò che dobbiamo prenderne e ciò che dobbiamo rigettarne. Se però i profeti abbiano preannunziato Cristo, lo vedremo in seguito; intanto è opportuno che io risponda a questo, poiché se ora Gesù, annunziato dal Vecchio Testamento, distingue e carda e insegna che di esso poche cose vanno accettate, mentre la maggior parte vanno ripudiate, anche a noi il Paraclito promesso dal Nuovo Testamento insegna cosa di esso dobbiamo accettare e cosa dobbiamo ripudiare. Di lui Gesù, quando lo promette, dice spontaneamente nel Vangelo: Egli vi guiderà alla verità tutta intera e vi annunzierà e vi ricorderà ogni cosa 14. Per ciò, sia lecito anche a noi riguardo al Nuovo Testamento, in nome del Paraclito, quel tanto che ci mostrate essere lecito a voi riguardo al Vecchio, in nome di Gesù: a meno che il Testamento del Figlio non vi sembri di maggior valore di quello del Padre, posto che sia del Padre, in modo che, se a quest'ultimo si rimproverano tante cose, nell'altro nulla vi sia che non meriti approvazione; soprattutto quando consta che non è stato scritto da Cristo, come abbiamo detto, né dagli apostoli di lui.

Cosa i Manichei accettano e rifiutano circa Cristo nel Nuovo Testamento.

7. Ordunque, dal momento che voi del Vecchio Testamento ammettete solo le profezie e i precetti civili e attinenti alla regolamentazione della vita comune che abbiamo sopra ricordato, e soprassedete invece alla circoncisione, ai sacrifici, al sabato e alla sua osservanza e agli azimi, che c'è di strano se anche noi accettiamo del Nuovo Testamento solo ciò che troviamo detto in onore e lode del Figlio della Maestà da parte di lui stesso o dai suoi apostoli, e invece, ormai divenuti perfetti e fedeli, abbiamo passato sotto silenzio le altre cose, che furono o dette a quel tempo da ignoranti per sprovvedutezza e inesperienza, o obiettate da nemici con disonestà e cattiveria, o affermate e trasmesse ai posteri con imprudenza da chi le scrisse? Mi riferisco al fatto che egli stesso sarebbe nato vergognosamente da una donna, che circonciso come i Giudei avrebbe sacrificato alla maniera dei Gentili, che avrebbe subito l'umiliazione del battesimo, che sarebbe stato condotto dal diavolo nel deserto e da lui tentato nel modo più miserabile. Fatta eccezione per queste cose e per ciò che gli autori, sotto falsa testimonianza, inserirono prendendolo dal Vecchio Testamento, crediamo invece tutto il resto: in primo luogo la sua crocifissione mistica, con la quale si mostrano alla nostra anima le ferite della passione, e poi i suoi precetti salutari, le parabole e tutti i discorsi divinamente ispirati, i quali, soprattutto quando presentano la distinzione delle due nature, non sorge alcun dubbio che siano suoi. Non hai quindi alcun motivo per ritenere che io debba credere a tutto ciò che il Vangelo contiene, dal momento che tu, come è stato mostrato sopra, tocchi appena con la punta delle labbra, come si suol dire, la suprema bevanda del Vecchio Testamento.

Agostino: differenza tra osservanza e fede.

8. AGOSTINO. Noi lodiamo come vere e divine tutte le Scritture del Vecchio Testamento, com'è degno che sia, voi invece maltrattate le Scritture del Nuovo come fossero falsificate e corrotte. Noi non solo diciamo, ma anche mostriamo e insegniamo attraverso gli scritti apostolici, che le cose che oggi non osserviamo dei libri del Vecchio Testamento furono tuttavia prescritte in modo adeguato a quel tempo e a quel popolo, e che esse, che non osserviamo, sono per noi segno di realtà che dobbiamo capire e ritenere in senso spirituale; voi, invece, tutto ciò che non accettate nei libri del Nuovo Testamento lo biasimate completamente e sostenete che non fu né detto né scritto né da Cristo né dai suoi apostoli. Vedete dunque la grande distanza che c'è tra noi e voi, per quanto attiene a questo punto. Così, quando vi si domanda perché non accettate tutto quello che si trova nei libri del Nuovo Testamento, e perché anche nei libri in cui approvate alcune cose, molte invece le rifiutate, le criticate, le accusate, sostenendo che vi sono state introdotte da corruttori, vedete di non addurre ad esempio la nostra distinzione tra fede e osservanza, ma rendete piuttosto ragione della vostra presunzione.

Le realtà del Vecchio Testamento erano ombra di quelle future.

9. Se ci viene chiesto perché non adoriamo Dio con il rituale con cui lo adorarono i nostri padri ebrei al tempo del Vecchio Testamento, rispondiamo che Dio, attraverso i padri del Nuovo Testamento, ci ha ordinato una cosa diversa, che però non è contraria al Vecchio Testamento, essendo già stata predetta in esso. Così infatti ciò fu preannunziato per bocca del profeta: Ecco verranno giorni, dice il Signore, nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda concluderò un Testamento Nuovo, non come il Testamento che ho concluso con i loro padri nel giorno in cui li presi per mano per farli uscire dal paese d'Egitto 15. Ecco dunque profetizzato che quel Testamento non doveva durare, ma doveva venirne uno Nuovo. Se ci si obietta che noi non abbiamo nulla a che fare con la casa di Israele e con la casa di Giuda, ci difendiamo con la dottrina apostolica, giacché l'Apostolo insegna che Cristo è della stirpe di Abramo, e a noi che apparteniamo al suo corpo dice: Allora siete discendenza di Abramo 16. Se poi ci viene domandato perché continuiamo a ritenere autorevole quel Testamento, se non ne osserviamo il rituale, anche a questo rispondiamo con gli scritti apostolici. Dice infatti l'Apostolo: Nessuno dunque vi condanni più in fatto di cibo e di bevanda, o riguardo a feste, a noviluni o sabati: tutte cose, queste, che sono ombre delle future 17. In tal modo ci mostra anche perché è opportuno che leggiamo e accettiamo tali cose: affinché non estinguiamo la profezia, dal momento che esse furono compiute come ombra di realtà future; e ci mostra anche che non dobbiamo curarci di quelli che vorrebbero giudicarci perché non le osserviamo corporalmente, come altrove disse in modo simile: Queste cose accadevano loro in figura; ma sono state scritte per ammonimento nostro, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi 18. Pertanto, quando si legge nei documenti del Vecchio Testamento qualcosa che nel Nuovo non ci viene ordinato di osservare o ci è addirittura proibito, invece di biasimarlo se ne deve cercare il significato, poiché il fatto stesso che non venga più osservato dimostra non che è stato condannato, ma che si è compiuto. Di questo abbiamo già parlato molto e spesso.

Cosa è prefigurato nella legislazione matrimoniale di Deut 25, 5-10.

10. Ad esempio, questo stesso che Fausto, senza comprenderlo, ha imputato come crimine ai comandamenti del Vecchio Testamento, che cioè si ordini al fratello di sposare la moglie del proprio fratello, allo scopo di generare una discendenza non a sé ma a lui e di chiamare quel che nasca col nome di lui 19, cos'altro significa in figura se non che ogni predicatore del Vangelo deve lavorare nella Chiesa così da procurare una discendenza al proprio fratello defunto, cioè a Cristo che è morto per noi, e che ciò che nasca riceva il nome di lui? Infine l'Apostolo, osservando ciò non carnalmente nel suo significato di prefigurazione, ma spiritualmente nella verità compiuta, si adira con coloro che ricorda di aver generato in Cristo Gesù per mezzo del Vangelo 20, e rimproverandoli li corregge perché volevano essere di Paolo: È forse Paolo che è stato crocefisso per voi? O è nel nome di Paolo che siete stati battezzati 21? Come se dicesse: " Vi ho generati per mio fratello defunto: vi chiamate Cristiani, non Paolini". Invece colui che, essendo stato eletto dalla Chiesa, rifiuti il ministero di evangelizzare, è dalla Chiesa giustamente e degnamente disprezzato. Questo significa l'ordine di sputargli in faccia, non senza, come segno di questa onta, che gli si scalzi un piede, affinché non sia annoverato tra coloro ai quali lo stesso Apostolo dice: E avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il Vangelo della pace 22 e di cui il profeta ricorda: Come sono belli i piedi di coloro che annunziano la pace, che annunziano il bene 23! Chi infatti possiede la fede evangelica in modo da giovare a se stesso e da non rinunciare a giovare alla Chiesa, si intende bene che ha calzati ambedue i piedi. Chi invece pensa che gli sia sufficiente aver creduto e rifiuta la preoccupazione di guadagnare altri, non starà a significare l'onta di quello scalzato, ma la porterà realizzata su di sé.

Pasqua giudea e Pasqua cristiana.

11. E che ancora? Ci obietta che celebriamo la Pasqua e ci insulta perché non la celebriamo come i Giudei. Ma noi possediamo l'agnello non nell'ombra del futuro, ma nella realtà presente del Vangelo, e ogni giorno e massimamente in quella solennità annuale non prefiguriamo la sua uccisione come qualcosa che deve accadere, bensì la commemoriamo come già avvenuta: dunque il giorno della nostra solennità di Pasqua non coincide con quello della celebrazione dei Giudei, che è un'ombra, perché vogliamo che coincida con il giorno del Signore, nel quale Cristo resuscitò. Gli azimi poi, i Cristiani di retta fede li custodiscono non nel lievito della vecchia vita, cioè della malizia, ma nella verità e nella sincerità della fede stessa 24, non per sette giorni, ma ogni giorno: ciò è significato dal numero di sette giorni, secondo cui trascorre il tempo quotidiano. E sebbene non sia poca la fatica che si fa in questo mondo, poiché la via che conduce alla vita è stretta e oscura 25, tuttavia è assicurata una ricompensa certa: questa stessa fatica è simboleggiata da quelle erbe, che sono un poco amare.

Differenza tra prefigurazione e commemorazione.

12. Celebriamo anche la Pentecoste, cioè il cinquantesimo giorno dalla passione e resurrezione del Signore, nel quale egli ci inviò lo Spirito Santo Paraclito che aveva promesso 26. Questo avvenimento fu prefigurato dalla stessa Pasqua dei Giudei, allorché Mosè ricevette sul monte la legge scritta dal dito di Dio 27, nel cinquantesimo giorno dopo la celebrazione dell'uccisione dell'agnello. Leggete il Vangelo e accorgetevi che lì lo Spirito Santo è chiamato dito di Dio 28. Nella Chiesa si celebrano ogni anno i fatti più importanti avvenuti in determinati giorni, perché la celebrazione di una festività ne custodisca la memoria, necessaria e salutare. Vuoi dunque sapere perché celebriamo la Pasqua? " Perché allora Cristo si immolò per noi ". Vuoi sapere perché non la celebriamo secondo il rituale giudaico? " Perché quella era prefigurazione del vero che doveva venire, questa è la commemorazione del vero che si è già compiuto ". Neppure nel nostro parlare il futuro e il passato si enunziano allo stesso modo: ne abbiamo già parlato a sufficienza in quest'opera.

Perché i Cattolici non mangiano alcuni tipi di carne.

13. Se poi ci chiedete anche perché, tra tutti i cibi che furono vietati a quel popolo come ombra degli eventi futuri, noi ci asteniamo solo dal mangiare la carne degli animali morti e immolati, state dunque a sentire e anteponete una buona volta il vero alle menzogne della vanità. Perché non convenga a un cristiano mangiare carne immolata, lo dice l'Apostolo: Non voglio, dice, che entriate in comunione con i demoni. Non redarguisce infatti l'immolazione che compivano i padri, prefigurando il sangue del sacrificio con cui Cristo ci ha redento, ma dice: I sacrifici dei Gentili sono fatti ai demoni e non a Dio. E poi aggiunge ciò che ho già citato: Non voglio che entriate in comunione con i demoni 29. Infatti, se ad essere impura fosse la natura stessa della carne immolata, essa contaminerebbe anche un ignaro. Né è tanto meno impura quanto meno è consapevole chi la mangia, bensì a motivo della coscienza, per non sembrare di essere in comunione con i demoni. Per quanto riguarda invece la carne di animali morti, penso che l'uso umano non l'abbia ammessa come alimento per il fatto che essa, a differenza di quella degli animali uccisi, è morbida e non adatta alla salute del corpo, per la quale assumiamo il cibo. Ciò che fu comandato in figura agli antichi, cioè allo stesso Noè dopo il diluvio 30, a riguardo dello spargimento del sangue, - il significato del quale abbiamo già mostrato -, la maggior parte lo comprende 31. Anche negli Atti degli Apostoli si legge che gli apostoli ordinarono ai Gentili di astenersi soltanto dalla fornicazione, dalle carni immolate e dal sangue, cioè di non mangiare carne il cui sangue non fosse stato fatto fuoriuscire. Cosa che alcuni non intendono così, ma come se si ordinasse di astenersi dal sangue affinché nessuno si contamini con un omicidio. Sarebbe lungo adesso, e non necessario, discutere di questo; se a quel tempo gli apostoli comandarono ai Cristiani di astenersi dal sangue degli animali, di non cibarsi di animali soffocati, mi sembra che abbiano scelto una cosa facile per quel momento, affatto onerosa per chi doveva osservarla, e che anche i Gentili potessero osservare in comune con gli Israeliti, in virtù di quella pietra angolare che unisce due in uno 32; e insegnarono contemporaneamente che nella stessa arca di Noè, quando Dio comandò questo, fu prefigurata la Chiesa di tutte le Genti, avvenimento la cui profezia già cominciava a compiersi nelle Genti che pervenivano alla fede. Ma ormai è trascorso il tempo in cui quelle due pareti, l'una proveniente dalla circoncisione e l'altra dal prepuzio, pur essendo unite dalla pietra angolare, si distinguevano tuttavia ciascuna per caratteristiche proprie. Ora che la Chiesa delle Genti è divenuta tale che in essa non si trova più alcun Israelita secondo la carne, quale Cristiano osserva più di non toccare tordi o uccelli più piccoli se il loro sangue non è completamente fuoriuscito, o di non mangiare una lepre se è stata uccisa con un colpo della mano alla cervice, senza ferita cruenta? E quei pochi che per caso ancora temono di toccare cose simili, sono derisi da tutti gli altri. A tal punto gli animi di tutti sono posseduti da quella sentenza di verità: Non ciò che entra nella vostra bocca vi inquina, ma ciò che ne esce 33, la quale non condanna la natura di nessun cibo ammesso dall'umana società, ma i peccati commessi dall'iniquità.

Tutto il Vecchio Testamento è vero e utile per la vita eterna.

14. Riguardo alle azioni degli antichi, sia quelle che agli stolti e agli ignoranti sembrano peccati, mentre non lo sono, sia quelle che veramente sono peccati, abbiamo già dimostrato con sufficiente trattazione, mantenendo e ancor più accrescendo la venerazione della Scrittura stessa, per quale motivo furono scritte; non di meno, riguardo alla maledizione su colui che pende dal legno 34 e su colui che non lascerà discendenza in Israele, abbiamo risposto prima a suo luogo, quando abbiamo dissipato le obiezioni in proposito: e abbiamo difeso tutto, sia ciò di cui abbiamo già discusso in dettaglio nelle parti precedenti dell'opera, sia ciò che di simile Fausto ha citato nel testo al quale rispondiamo adesso, con l'unica solidissima ragione della verità che abbiamo attinto dall'autorità delle sacre Scritture. Tutto ciò che è scritto in quei libri del Vecchio Testamento, lo lodiamo, lo accettiamo, lo approviamo come scritto con totale verità e utilità per la vita eterna; quanto invece ai precetti che, in quei libri, non osserviamo corporalmente, abbiamo compreso che furono comandati in modo totalmente retto, abbiamo imparato che sono ombre di eventi futuri e riconosciamo che già ora si stanno compiendo. Pertanto, chi allora non osservava anche le opere che si comandava di compiere per significare altro, scontava con giustissimo giudizio le pene stabilite da Dio, come ora chi osasse violare con temerarietà sacrilega i misteri del Nuovo Testamento, distinti in ragione del tempo. Come infatti sono lodati a buon diritto gli uomini giusti di allora, che non rifiutarono neppure la morte per i misteri del Vecchio Testamento, allo stesso modo lo sono adesso i santi Martiri, che non la rifiutano per quelli del Nuovo. E come il malato non deve rimproverare la scienza medica se oggi gli ha ordinato una cosa e domani gli proibisce ciò che prima gli aveva ordinato - così infatti richiedeva il metodo di cura del suo corpo -, ugualmente il genere umano, malato e ferito da Adamo sino alla fine del mondo, finché il corpo che si corrompe appesantisce l'anima 35 non deve rimproverare la medicina di Dio, se in alcuni casi ha ordinato di osservare una cosa, in altri invece prima una cosa e poi un'altra: soprattutto perché essa stessa ha preannunziato che avrebbe ordinato qualcosa di diverso.

I Manichei errano circa il Paraclito.

15. È dunque privo di valore il paragone che Fausto adduce a pretesto: cioè che, come il Paraclito scelse per voi dal Nuovo Testamento ciò che dovete credere e vi mostrò ciò che dovete rigettare, essendo egli stesso profetizzato nel Nuovo Testamento, così Cristo fece per noi dal Vecchio, nel quale similmente fu profetizzato. Questo infatti si potrebbe affermare con qualche verosimiglianza se nei libri del Vecchio Testamento ci fosse qualcosa che sostenessimo non essere stata rettamente detta, divinamente ordinata, veridicamente scritta. Noi non affermiamo nulla di ciò: ma accettiamo ogni cosa, sia ciò che osserviamo, al fine di vivere rettamente, sia ciò che non osserviamo, in modo tuttavia da vedere che quelle cose allora ordinate e osservate in profezia ora giungono a compimento. Inoltre, se in quei libri di cui non volete accettare tutto leggiamo che il Paraclito fu promesso, allo stesso modo in quel libro che avete paura persino a nominare leggiamo che è già stato inviato. Negli Atti degli Apostoli, come spesso e anche poco fa ho ricordato, si legge in modo chiarissimo che nel giorno di Pentecoste fu inviato lo Spirito Santo, il quale manifestò chi fosse anche attraverso l'azione. Infatti coloro che per primi lo ricevettero parlarono in tutte le lingue 36, per promettere anche con questo segno che in tutte le lingue, cioè in tutti i popoli, sarebbe esistita la Chiesa, la quale avrebbe predicato lo Spirito, come il Padre e il Figlio, con assoluta verità.

I Manichei errano affermando che il Nuovo Testamento non è per intero autentica opera degli Apostoli.

16. Diteci ormai perché non accettate tutto il contenuto dei libri del Nuovo Testamento: se perché non sono degli apostoli di Cristo, o perché gli apostoli di Cristo insegnarono qualcosa di sbagliato. Rispondete: " Perché non sono degli apostoli di Cristo. Infatti, l'opinione di chi afferma che gli apostoli di Cristo insegnarono cose non corrette è propria dei pagani ". Che dite dunque? Su che basi dimostrate che quelle Scritture non furono fornite dagli apostoli? Rispondete: " Perché vi si trovano molte cose contraddittorie in se stesse e tra loro ". Ciò è del tutto falso: siete voi che non comprendete. Infatti, tutto ciò che Fausto ha presentato come contraddittorio perché così apparisse a voi, abbiamo dimostrato che non è tale: e vi insegneremo altrettanto, qualunque cosa ci presenterete. Chi potrà sopportare un lettore o un ascoltatore che osi incolpare più facilmente una Scrittura di così grande autorità che non il vizio della propria ottusità? Dite che il Paraclito vi insegnò che queste Scritture non sono degli apostoli, ma che furono scritte da altri sotto il loro nome? Insegnate almeno che furono opera di questo stesso Paraclito, dal quale avete appreso che non sono degli apostoli! Dite: " È il Paraclito che Cristo promise e inviò "? Vi si risponde: non è affatto quello che Cristo promise e inviò; e allo stesso tempo vi si mostra il momento in cui egli inviò quello che promise. Provateci dunque che Cristo lo inviò. Con che cosa sostenete l'identità del vostro autore, o piuttosto del vostro ingannatore? Rispondete che la provate con il Vangelo. Con quale Vangelo? Con quello che non accettate integralmente, che affermate essere stato falsificato. Chi mai esordisce dicendo che il proprio testimone è stato corrotto dalla falsità e poi lo chiama a testimoniare? Se infatti gli crediamo in ciò che voi volete e non gli crediamo in ciò che voi non volete, non è a lui che crediamo, ma a voi. Ma se volessimo credere a voi, non esigeremmo da voi un testimone. Inoltre, lo Spirito Santo paraclito fu promesso dicendo così: Egli vi condurrà alla verità tutta intera 37. Ma in che modo vi condurrà alla verità uno che vi insegna che Cristo è un mentitore? A ciò si aggiunge che, se anche dimostraste che tutte le cose che si leggono nel Vangelo circa la promessa del Paraclito sono tali che non si può comprenderle se non riferite al vostro Mani, così come è chiaro che nei profeti furono dette a proposito di Cristo cose che in nessun modo potrebbero adattarsi a un altro, qualora tuttavia le attingeste da quei codici che dite falsificati, noi diremmo che è falso e introdotto da corruttori del testo vostri antenati quello stesso che lì leggete scritto di Mani, tale che non potremmo comprenderlo riferito a un altro. Che fareste, ditemi, se non gridare che in alcun modo avreste potuto falsificare codici che già erano nelle mani di tutti i Cristiani? Poiché, non appena aveste cominciato a farlo, sareste stati convinti dalla verità degli esemplari più antichi. Dunque il motivo per cui voi non avete potuto falsificarli è lo stesso per cui non poté farlo nessuno. Il primo infatti che avesse osato farlo, sarebbe stato confutato mediante la comparazione con molti codici più antichi, soprattutto perché la medesima Scrittura è racchiusa non in una sola lingua, ma in molte. Infatti anche oggi alcuni errori dei codici vengono corretti sulla base di codici più antichi o scritti nella lingua precedente nel tempo. Quindi, o siete costretti a confessare che quei codici sono veraci, ed essi immediatamente abbatteranno la vostra eresia, oppure, se direte che sono fallaci, non potrete affermare il Paraclito mediante la loro autorità, ed ecco che avete abbattuto voi stessi la vostra eresia.

In nessun modo il Paraclito, che introduce alla verità, può essere identificato con Mani.

17. A ciò si aggiunge che le cose dette a promessa del Paraclito escludono del tutto l'ipotesi che si tratti di Mani, che viene così tanti anni dopo. Infatti, che lo Spirito Santo sarebbe venuto subito dopo la resurrezione e l'ascensione del Signore è detto con estrema chiarezza da Giovanni: Lo Spirito infatti non era ancora stato dato, perché Gesù non era ancora stato glorificato 38. Se dunque il motivo per cui non era stato dato era che Gesù non era ancora stato glorificato, è fuori di dubbio che, una volta glorificato Gesù, c'era motivo che venisse dato immediatamente. Infatti anche i Catafrigi affermarono di aver ricevuto il Paraclito promesso e per questo deviarono dalla fede cattolica, tentando di proibire ciò che Paolo ha concesso e di condannare le seconde nozze che egli ha permesso, insinuando, facendosi schermo di quelle parole, - sta scritto infatti del Paraclito: Egli stesso vi condurrà alla verità tutta intera -, che evidentemente Paolo e gli altri apostoli non insegnarono tutta la verità e lasciarono uno spazio per il Paraclito dei Catafrigi. A sostegno di questo addussero anche quel che Paolo disse: La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia: ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà 39, come se l'Apostolo avesse affermato: Faccia ciò che vuole: se si sposa, non pecca 40 con una conoscenza e una profezia imperfette, e il perfezionamento del Paraclito di Frigia avesse fatto scomparire questo. Di fronte a queste cose, quando si dice loro che sono condannati dall'autorità della Chiesa, promessa con tanto anticipo e diffusa nel mondo intero, rispondono che per ciò stesso si è compiuto in loro quello che fu detto del Paraclito, cioè che il mondo non lo può ricevere. E anche queste parole che voi solete dire: Egli stesso vi condurrà alla verità tutta intera; quando verrà ciò che è perfetto, ciò che è imperfetto scomparirà; il mondo non lo può ricevere 41, non sono forse una predizione sul vostro Mani? E infine, quale eresia potrebbe sorgere sotto il nome del Paraclito, che non osi appropriarsi con verosimiglianza di tutto ciò? Esiste forse un'eresia che non designi se stessa come verità, una verità inoltre tanto più perfetta quanto più è superba, così da promettere di condurre alla verità intera e da tentare di eliminare la dottrina degli apostoli che si contrappone al suo errore, quasi che mediante essa sia giunto ciò che è perfetto? E poiché la Chiesa tiene stretto ciò che l'Apostolo ha vivamente raccomandato: Se qualcuno vi predicasse un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema 42, quando quell'eresia, predicando qualcosa di diverso, comincerà ad essere anàtema per il mondo intero, non dirà forse subito: " Ecco, accade ciò che sta scritto: Il mondo non lo può ricevere "?

I Manichei selezionano il Nuovo Testamento sull'unica base del loro criterio carnale.

18. Come dunque potrete provare ciò che da voi si esige, che sia cioè il Paraclito quello da cui avete appreso che gli scritti evangelici non sono degli apostoli? Giacché anche noi proviamo che lo Spirito Santo Paraclito non è se non colui che venne immediatamente dopo che Gesù fu glorificato. Infatti non era ancora stato dato, perché Gesù non era ancora stato glorificato. Proviamo anche che egli stesso introduce alla verità intera, poiché non si entra nella verità se non attraverso l'amore: L'amore di Dio, dice l'Apostolo, è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato 43. Insegniamo infatti che Paolo, nel dire: Quando verrà ciò che è perfetto, si riferiva esclusivamente a quella perfezione che caratterizzerà la percezione della vita eterna. Parlando di questo, disse: Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia 44. A questo punto, se non volete apertamente comportarvi da folli, confesserete senza dubbio che non vedete Dio faccia a faccia: quindi, ciò che è perfetto non vi è ancora giunto. In questo modo infatti l'Apostolo ha spiegato a sufficienza ciò che pensava a riguardo. Né questo accadrà ai santi se non quando sarà avvenuto ciò che anche Giovanni dice: Siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è 45, e sarà allora che lo Spirito Santo ci introdurrà alla verità intera, della quale ora abbiamo ricevuto un pegno. Le parole: il mondo non lo può ricevere sono invece dette di coloro che nelle Scritture vengono solitamente chiamati con il termine " mondo ", cioè gli amanti del mondo, gli empi o i carnali, dei quali l'Apostolo dice: L'uomo naturale però non comprende le cose dello Spirito di Dio 46. Si dice infatti che sono di questo mondo fino a quando non possono conoscere null'altro che le cose corporee, apprese in questo mondo con i sensi; come null'altro conoscete voi che, guardando questa luce del sole e della luna, vi siete immaginati che ogni cosa del genere sia divina, avendo come ispiratore quel ciarlatano che, ingannati e ingannatori, chiamate Paraclito. Pertanto, non riuscendo in alcun modo a mostrare chi sia quel Paraclito, non avete su che basarvi per insegnare che avete scoperto, grazie a una solidissima autorità, che gli scritti evangelici che non volete accettare integralmente non sono degli apostoli di Cristo. Vi resta dunque questo da dire: che avete scoperto con la vostra ragione che lì ci sono cose che sfigurano la gloria di Cristo, cioè che vi si narra che nacque da una vergine, che fu circonciso, che per lui fu offerto il sacrificio che allora si usava offrire, che fu battezzato, che fu tentato dal diavolo.

I Manichei disprezzano l'autorità evangelica, però credono ciecamente a miti indimostrabili.

19. Eccezion fatta per queste cose e per le testimonianze prese dal Vecchio Testamento che furono interpolate in quegli scritti, voi ammettete di accettare, secondo quanto dice Fausto, " il resto: in primo luogo la sua mistica crocifissione, con la quale si mostrano alla nostra anima le ferite della passione, e poi i suoi precetti salutari, le parabole e tutti i discorsi divinamente ispirati, i quali, soprattutto quando presentano la distinzione delle due nature, non sorge alcun dubbio che siano suoi ". Vedete dunque come agite: si sottrae ogni autorità alla Scrittura e ognuno decide con la propria testa cosa approvare e cosa rigettare di ogni scritto; non in modo che ciascuno si sottometta all'autorità delle Scritture secondo la fede, ma che egli stesso sottometta a sé le Scritture, e non che a lui piaccia qualcosa perché lo si legge scritto in un'autorità sublime, bensì che gli sembri scritto bene perché è piaciuto a lui. A chi ti affidi, anima misera, senza nerbo, avvolta nelle nebbie carnali? A chi ti affidi? Elimina l'autorità: vediamo. Elimina l'autorità e ripristina la ragione. La tua ragione non ti induce forse al punto che, se non si crede che la natura di Dio è violabile e corruttibile, la vostra lunga commedia non può trovare un finale da teatro? E da ultimo, come fai a sapere che le terre sono otto e i cieli dieci, che Atlante regge il mondo e che il Portatore dello Splendore lo tiene sospeso, e innumerevoli cose simili? Come fai a saperle? " Me le ha insegnate Mani ", dici. Ma allora, o infelice, le hai credute: non le hai viste tu stessa. Se dunque, nelle mille invenzioni fantastiche di cui sei stata vergognosamente ingravidata, tu ti sei sottomessa a un'autorità del tutto ignota e completamente folle, così da credere a tutte queste cose solo perché stanno scritte in quei libri, ai quali per tuo deplorevole errore hai ritenuto di dover credere sebbene nulla ti venisse dimostrato, perché non ti sottometti piuttosto all'autorità evangelica, tanto solida, tanto stabilita, accreditata da tanta gloria e trasmessa dai tempi degli apostoli sino ai nostri tempi mediante successioni certissime? Così potresti credere, vedere! E apprenderesti che persino tutte quelle cose che ti offendono, ti offendono a motivo della tua vana e perversa opinione; e che davvero la natura immutabile di Dio ha assunto qualcosa della creatura mortale e, permanendo mutabilmente in essa in modo non fittizio ma reale, ha fatto e patito tutto ciò che conveniva che tale creatura facesse e patisse per la salvezza del genere umano da cui era stata assunta: invece di credere che la natura di Dio è violabile e corruttibile e che, insozzata e oppressa, non può essere totalmente liberata e purificata, ma è condannata alla pena eterna del globo da un dio supremamente necessitato.

Errore dei Manichei sulla natura del bene e del male.

20. " Ma io ", dici: " ho creduto ciò che egli non mi ha dimostrato perché, in maniera evidente, mi ha dimostrato che in questo mondo esistono due nature, quella del bene e quella del male ". Ma è proprio questa, o anima infelice, la fonte del tuo inganno, poiché anche in questo mondo, ugualmente che negli scritti evangelici, non hai potuto considerare altro male se non quello che offende il tuo senso carnale, come il serpente, il fuoco, il veleno e simili, né altro bene se non quello che lo blandisce con qualche piacevolezza, come la bontà dei sapori, la fragranza degli odori, lo splendore di questa luce e tutto ciò che di altro può similmente accarezzarti gli orecchi, gli occhi, le narici o il palato o il tatto. Ma se tu prima avessi guardato tutta la creazione così da assegnarle Dio come autore, quasi leggendo nel grande libro della natura, così da credere, se qualcosa in essa ti offende, che la causa rimanga nascosta a te in quanto uomo, piuttosto che azzardarti a criticare qualcosa nelle opere di Dio, non saresti mai caduta in sciocchezze sacrileghe e in invenzioni blasfeme con le quali, poiché non comprendi donde abbia origine il male, ti sforzi di riempire Dio di ogni male.

Motivo dell'autenticità apostolica degli scritti del Nuovo Testamento.

21. Ora, se ci chiedete come sappiamo che questi scritti sono degli apostoli, vi rispondiamo in breve che lo sappiamo allo stesso modo in cui anche voi sapete che sono di Mani quegli scritti che miserabilmente anteponete a questa autorità. Se infatti qualcuno vi solleverà la stessa questione e vi metterà in cuore il tormento della contraddizione, dicendo che i libri che presentate come di Mani non sono suoi, che cosa farete? Non riderete forse del delirio di costui, che alza la sua voce impudente contro una realtà confermata da così grande serie di collegamenti e di successioni? Come è certo che quei libri sono di Mani e che si deve deridere chi inopinatamente, essendo nato tanto tempo dopo, vi intentasse una lite per contraddirvi, è parimenti certo che sono da deridersi o anche da compatirsi Mani o i Manichei, i quali osano affermare qualcosa di simile nei confronti di un'autorità tanto fondata, custodita e tramandata con successioni sicure dai tempi degli apostoli sino a questi tempi.

Il Cristo annunziato degli Apostoli non è quello di Mani.

22. È ora dunque di comparare l'autorità di Mani con l'autorità degli apostoli: infatti, è sicuro che questi scritti sono loro, come è sicuro che quelli sono suoi. Però, chi mai paragona Mani agli apostoli, se non chi si separa da Cristo, che inviò gli apostoli? O chi mai intese nelle parole di Cristo due nature tra loro contrarie e provenienti da propri princìpi, se non chi non intende le parole di Cristo? Gli apostoli, come discepoli della verità, predicano di Cristo una vera nascita e una vera passione, mentre Mani si vanta di introdurre alla verità intera e vuole presentare un Cristo di cui predica la falsità della passione; gli uni, un Cristo circonciso nella carne, assunta dalla stirpe di Adamo; l'altro, un dio mutilato nella sua stessa natura dalla stirpe delle tenebre; gli uni, un sacrificio offerto per la carne di Cristo bambino, come piamente si faceva a quel tempo; l'altro, un membro non di carne, ma della stessa sostanza divina, gettato in balia della natura della stirpe nemica per essere immolato a tutti i demoni; gli uni, un Cristo battezzato nel Giordano per offrirci un esempio; l'altro, dio stesso ad opera di se stesso sommerso nella contaminazione delle tenebre, destinato non ad emergerne totalmente, bensì ad essere punito con condanna eterna in quella sua porzione che non potrà purificarsi; gli uni la carne di Cristo tentata dal capo dei demoni, l'altro una porzione di dio tenuta in possesso dalla razza dei demoni; gli uni quella carne tentata, per insegnare a noi a resistere al tentatore; l'altro, quella porzione posseduta in modo da non poter essere restituita al padre, neppure vittorioso. In conclusione Mani, quasi fosse superiore, annunzia altro, prendendolo dalla dottrina dei demoni, mentre gli apostoli, attingendo dagli insegnamenti di Cristo, raccomandano che chi annunzia altro sia scomunicato 47.

Note:



 

1 - Es 20, 13-14.

2 - Cf. Fil 3, 8.

3 - Cf. Gn 17, 9-14.

4 - Cf. Es 31, 13.

5 - Cf. Lv 1.

6 - Cf. Es 12.

7 - Cf. Lv 23.

8 - Cf. At 15, 29.

9 - Cf. Lv 11.

10 - Cf. Dt 25, 5-10.

11 - Cf. Dt 21, 23.

12 - Cf. Gn 22, 14.

13 - Cf. Nm 15, 35.

14 - Gv 16, 13.

15 - Ger 31, 31-32.

16 - Gal 3, 29.

17 - Col 2, 16-17.

18 - 1 Cor 10, 11.

19 - Cf. Dt 25, 5-10.

20 - Cf. 1 Cor 4, 15.

21 - 1 Cor 2, 13.

22 - Ef 6, 15.

23 - Is 52, 7.

24 - Cf. 1 Cor 5, 8.

25 - Cf. Mt 7, 13.

26 - Cf. At 2, 1-4.

27 - Cf. Es 19-31.

28 - Cf. Lc 11, 20.

29 - 1 Cor 10, 20.

30 - Cf. Gn 9, 6.

31 - Cf. At 15, 29.

32 - Cf. Ef 2, 11-22.

33 - Mt 15, 11.

34 - Cf. Gal 3, 13; Dt 21, 23.

35 - Cf. Sap 9, 15.

36 - Cf. At 2.

37 - Gv 16, 13.

38 - Gv 7, 39.

39 - 1 Cor 13, 9-10.

40 - 1 Cor 7, 36.

41 - Gv 14, 17.

42 - Gal 1, 9.

43 - Rm 5, 5.

44 - 1 Cor 13, 10. 12.

45 - 1 Gv 3, 2.

46 - 1 Cor 2, 14.

47 - Gal 1, 8-9.


La Madonna predice la guarigione del chierico Olive

I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco

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Nel dicembre del 1886 il chierico salesiano francese Lodovico Olive si ammalò gravemente di tifo. La vigilia di Natale Don Bosco andò a trovarlo e gli disse:
— Ti assicuro che la Madonna ti guarirà.
Ma i medici Vignolo, Gallenga, Fissore, Albertotti, a consulto, lo avevano dichiarato spacciato.
Nella notte dal 3 al 4 febbraio Don Bosco fece questo sogno. «Non so se fossi sveglio o nel sonno, quando una luce ordinaria cominciò a rischiarare l’ambiente nel quale mi trovavo.
Dopo un rumore prolungato, apparve una persona attorniata da molte e molte altre che andavano avvicinandosi. Le persone e i loro ornamenti erano così luminosi che ogni altra luce restò come tenebre, a segno che non si poteva più tenere lo sguardo fisso sopra nessuno degli astanti.
Allora la persona che pareva di guida alle altre si avanzò alquanto e cominciò a parlare in latino così:
— Io sono l’umile Ancella che il Signore ha mandato a guarire il tuo Lodovico infermo. Egli era già chiamato al riposo; ora invece, affinché si manifesti in lui la gloria di Dio, avrà ancora da pensare all’anima sua e a quella dei suoi. Io sono l’Ancella alla quale ha fatto cose grandi Colui che è potente, e santo è il suo nome. Rifletti attentamente a questo e capirai quello che deve avvenire. Amen. Dette queste parole, l’abitazione tornò nella prima oscurità, e io rimasi tutta la notte tra veglia e sonno, ma senza forza e come privo di cognizione. Al mattino mi sono dato premura di avere notizie del giovane Lodovico Olive e mi venne assicurato che, dopo una buona notte, egli era entrato in reale miglioramento».
La notte appresso Don Bosco rivide la stessa apparizione che gli diede, per il bene della Congregazione e dei giovani, parecchi avvertimenti in latino: eccoli tradotti fedelmente:
— Continuano le parole di Colei che si era detta l’Ancella del Signore. Negli altissimi cieli io ho la mia stanza, per far ricchi coloro che mi amano e riempire i loro tesori. Tesori dei giovani sono la purezza dei discorsi e delle azioni. Perciò voi, ministri di Dio, alzate la voce e non stancatevi mai di gridare: fuggite le cose contrarie, ossia i cattivi discorsi. I discorsi cattivi corrompono i buoni costumi. Coloro che hanno un parlare insensato e lubrico assai difficilmente si correggono. Se volete farmi cosa molto gradita, procurate di tenere buone conversazioni tra voi e datevi scambievolmente esempio di bene operare. Molti di voi promettono fiori e porgono spine a me e a mio Figlio.
Perché fate confessioni così frequenti e il vostro cuore è sempre lontano da me? Dite e fate il bene, e non il male. Io sono Madre che amo i miei figli e detesto le loro colpe. Ritornerò a voi per condurre alcuni al vero riposo. Mi prenderò cura di essi come la gallina custodisce i suoi pulcini.
E voi, artigiani, siate artefici di opere buone e non di iniquità. I cattivi discorsi sono una peste che serpeggia in mezzo a voi. E voi, chiamati ad amministrare l’eredità del Signore, alzate la voce, non vi stancate di gridare, finché venga Colui che chiamerà voi a rendere conto della vostra amministrazione. È mia delizia lo stare con i figli degli uomini; ma il tempo è breve, dunque finché avete tempo, comportatevi virilmente.
La mattina del 5 gennaio Don Bosco manifestò ogni cosa a Don Lemoyne, dando luogo a questo dialogo:
— Ti ho chiamato perché mi dia un consiglio. Debbo far sapere alla famiglia Olive quello che ho sognato?
— Lei sa meglio di me che la Madonna è sempre stata tanto buona con lei.
— Oh, sì, è vero.
— E che tanti di questi suoi sogni si sono avverati a puntino.
— E vero.
— E quindi, se mi permette e per dar gloria a Dio, li chiamo visioni, perché sono tali.
— Hai ragione.
— Dunque noi abbiamo ragione di credere che questo sogno sia cosa soprannaturale e che si avvererà; e che Olive, benché disperato dai medici, guarirà.
— E quale sarebbe dunque il tuo consiglio?
— Per usare, se lei crede, un pò di prudenza umana, io direi di cominciare a far correre la voce che Don Bosco ha sognato di Olive; e che nel sogno gli parve di aver concepito liete speranze.
— Ebbene, si faccia così.
— Ma lei, Don Bosco, faccia il piacere, scriva questo sogno:
si tratta della Madonna. Se il fatto si avvera, ecco un documento della materna bontà di Maria.
— Ebbene, scriverà.
E scrisse come sopra abbiamo riferito.
Merita di essere conosciuta un’altra circostanza. Il chierico Olive, quando stava malissimo, aveva sognato che Don Bosco era entrato nella sua camera e gli aveva detto:
— Sta’ tranquillo: fra dieci giorni verrai tu a trovare me nella mia camera.
La vivezza del sogno lasciò nel malato la persuasione che Don Bosco in persona fosse stato a trovarlo, e rifiutava di credere a chi gli asseriva il contrario.
Il 10 gennaio Lodovico era tanto migliorato che il padre ripartì per la Francia. 1112 si alzò e il 24 comparve nel refettorio dei superiori durante il pranzo, accolto con grandi manifestazioni di gioia.

Possiamo aggiungere che la sua salute si mantenne così buona che gli permise di prendere parte, nel 1906, alla prima spedizione di Missionari salesiani per la Cina, dove esercitò un fecondo apostolato fino al 1921, anno della sua santa morte.


27-33 Febbraio 6, 1930 Effetti di vivere nel Volere Divino e nel volere umano. Come il modo d’operare nell’anima simboleggia la Creazione. Come prima fa le cose piccole e poi le grandi.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Continuo il mio abbandono nel Volere Divino, la mia povera mente è sempre come affollata di ciò che riguarda un Volere sì Santo, anzi mi sembra che i miei pensieri si tuffano nel suo mare di luce, e poi escono come tanti messaggeri, che portano tante belle notizie da dentro quel mare dove sono stati, e chi vuol dire una cosa e chi un’altra di quel Fiat, di cui si gloriano di conoscerlo e di riceverne la vita. Ed io mi diletto ad ascoltarli, e molte volte non so dire in parole le tante belle notizie che i miei pensieri mi portano del mare di luce del Volere Divino, e sento il bisogno di Gesù che mi guidi, che mi imbocchi le parole, altrimenti non saprei dir nulla. Onde mentre mi trovavo nel mare del Fiat Divino, il mio dolce Gesù, facendosi vedere in atto di aiutarmi a cambiare in parole ciò che la mia mente pensava, mi ha detto:

(2) “Figlia mia, gli effetti del vivere nel mio Volere Divino sono mirabili. Il mio Fiat tiene la creatura sempre rivolta al Cielo e la fa crescere non di terra, ma di Cielo, e siccome la Volontà mia è una con la mia stessa Volontà che opera nella creatura, questa mia stessa Volontà mette l’anima in ordine al suo Creatore e le va manifestando chi è Colui che l’ha creata, quanto l’ama, e come vuol essere amato, e mettendola di fronte ai riflessi divini, fa dilettare al suo Creatore a via di riflessi, a far crescere e dipingere la sua immagine in colei che possiede e fa una la sua volontà con Colui che l’ha creata. E siccome il mio Fiat la tiene sempre rivolta al Cielo, né tiene il tempo di guardare la terra, perché è assorbita dall’Ente Supremo, ed ancorché la guardasse, tutte le cose si convertono in Cielo, perché dov’Essa regna tiene virtù di cambiare natura alle cose. E perciò la creatura che vive nel mio Volere Divino, tutto è Cielo per lei, cresce per il Cielo, perché il Cielo della mia Divina Volontà regna nell’anima sua. Invece chi vive di volontà umana è rivolta sempre in sé stessa, e col guardare sé stessa, l’umano volere le va scoprendo ciò ch’è umano, e la mette ai riflessi di ciò che esiste nel basso mondo, in modo che si può dire che vive di terra e cresce senza la somiglianza di Colui che l’ha creata. C’è tal differenza tra l’una e l’altra, che se le creature la potessero vedere, tutti amerebbero e sospirerebbero di vivere nel mio Fiat, ed aborrirebbero di vivere di volontà umana e terrebbero come la più grande sventura, che le fa perdere lo scopo e l’origine per cui furono create. Succederebbe come ad un re che depone la sua corona, le sue vesti regali, scende dalla sua reggia e veste di stracci sporchi, si ciba di cibi immondi, e vive in una stalla insieme con le bestie delle sue passioni; non sarebbe da piangere la sorte di costui? Tale è chi si fa dominare dalla sua volontà umana”.

(3) Dopo di ciò, seguivo a pensare alle tante cose che il mio amato Gesù ha operato nella povera e piccola anima mia, ai tanti suoi modi amorosi, che volerli dire tutti mi sarebbe impossibile. Ma chi può dire ciò che pensavo, e la causa perché la mia piccola intelligenza era come affollata di ciò che mi era successo nella mia esistenza? Ma mentre mi trovavo in preda di tanti pensieri, il mio sommo ed unico bene Gesù, stringendomi tutta a Sé, con tenerezza indicibile mi ha detto:

(4) “Figlia mia, il mio modo d’operare nell’anima tua simboleggia tutta la Creazione. Opera grande fu la Creazione, ma siccome le opere nostre sono ordinate, ci contentammo prima di creare le cose piccole, il cielo, le stelle, il sole, il mare, le piante e tutto il resto, cioè piccole al confronto della creazione dell’uomo, che tutto doveva superare e tenere la supremazia su tutto; e quando le cose devono servire a colui che le deve padroneggiare ed esserne il re, per quanto fossero o paressero grandi, sono sempre piccole a confronto di colui che devono servire. Onde dopo che l’universo fu creato e tutte le cose stavano al loro posto d’ordine, aspettando colui, che come un esercito ordinato, dovevano schierarsi in torno a lui, per servirlo ed ubbidire ai suoi cenni, creammo l’uomo. Tutte le cose create ed il suo stesso Creatore si riversarono su di lui per cantargli i nostri eterni amori e dirgli: “Tutti abbiamo l’impronta del nostro Creatore e la riversiamo su di te, che ne sei la sua immagine”. Cieli e terra fecero festa completa e la stessa nostra Divinità festeggiò con tanto amore la creazione dell’uomo, che il solo ricordarlo rigurgita tanto forte il nostro amore, che straripando forma mari immensi intorno a Noi.

(5) Ora, il regno della mia Divina Volontà è più grande dell’opera della Creazione, e perciò, si può dire, è il richiamo al nostro Essere Divino d’operare più della stessa Creazione. Onde tutto ciò che feci a principio nell’anima tua, simboleggia la Creazione, ti volli tutta a Me e tutta mia per essere libero di fare ciò che Io volessi; volli il vuoto nell’anima tua di tutto, per poter distendere il mio cielo, ed i tanti detti sulle virtù che ti dicevo erano stelle, che praticate da te, nel modo voluto da Me, me ne servivo per ornare il cielo che avevo esteso in te. Quindi volevo rifare in te, e rifarmi di tutto ciò che di male ed indegno aveva fatto l’umana famiglia; per richiamare il sole del mio Fiat Divino era necessario preparare con decoro colei che doveva ricevere, per la prima, la Vita della mia Divina Volontà. Ecco perciò facevo scorrere i mari di grazie, le più belle fioriture, quasi come nella creazione dell’uomo, in cui doveva regnare il mio Fiat Divino; così in te, tutto ciò che Io facevo si metteva in aspettativa per corteggiare come un esercito divino il sole del mio Eterno Volere. E come nella Creazione abbondammo tanto nel creare tante cose che dovevano servire l’uomo, ma perché quest’uomo doveva far regnare in lui la mia Divina Volontà, così in te, tutto è stato fatto perché Essa trovasse il suo posto d’onore e di gloria. Ecco perciò era necessario che prima dovevo prepararti con tante grazie ed insegnamenti, come cose piccole al confronto del gran sole del mio Volere Divino, che con tante sue manifestazioni mentre si faceva conoscere, formava la sua Vita per regnare e formare il suo primo regno nella creatura. Quindi non ti meravigliare, è l’ordine della nostra sapienza e provvidenza, che prima fa le cose piccole e poi le grandi, per corteggio e per decoro delle cose grandi. Che cosa non merita il mio Fiat Divino? Che non gli si deve? E che cosa non è stata fatta da Esso? Perciò quando si tratta di Essa o di farla conoscere, Cieli e terra si prostrano riverenti e tutti adorano in muto silenzio un’atto solo della mia Divina Volontà”.