Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

O mio Gesù, anima della mia anima e mia vita, mio Salvatore e mio Giudice, quando sarà  giunta per me l'ultima ora non conterò su nessuno dei miei meriti, ma unicamente sulla tua misericordia. Perciò, fin d'ora m'immergo nella tua misericordia, aperta in continuazione ad ogni anima. (Santa Faustina Kowalska)

Liturgia delle Ore - Letture

Lunedi della 2° settimana del tempo di Avvento (Immacolata Concezione della B.V. Maria)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 12

1Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia.2Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto.3Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.
4A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla.5Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui.6Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio.7Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri.
8Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio;9ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
10Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato.
11Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire;12perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire".

13Uno della folla gli disse: "Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità".14Ma egli rispose: "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?".15E disse loro: "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni".16Disse poi una parabola: "La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto.17Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?18E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni.19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia.20Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?21Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio".

22Poi disse ai discepoli: "Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete.23La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito.24Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete!25Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?26Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto?27Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.28Se dunque Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede?29Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l'animo in ansia:30di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno.31Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta.
32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno.

33Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma.34Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

35Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese;36siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa.37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!39Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa.40Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate".
41Allora Pietro disse: "Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?".42Il Signore rispose: "Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro.44In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi.45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi,46il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli.47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse;48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

49Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!50C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!

51Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.52D'ora innanzi in una casa di cinque persone53si divideranno tre contro due e due contro tre;

padre contro figlio e 'figlio contro padre',
madre contro figlia e 'figlia contro madre',
suocera contro nuora e 'nuora contro suocera'".

54Diceva ancora alle folle: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade.55E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade.56Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?57E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?58Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esecutore e questi ti getti in prigione.59Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo".


Genesi 15

1Dopo tali fatti, questa parola del Signore fu rivolta ad Abram in visione: "Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande".2Rispose Abram: "Mio Signore Dio, che mi darai? Io me ne vado senza figli e l'erede della mia casa è Eliezer di Damasco".3Soggiunse Abram: "Ecco a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede".4Ed ecco gli fu rivolta questa parola dal Signore: "Non costui sarà il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede".5Poi lo condusse fuori e gli disse: "Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle" e soggiunse: "Tale sarà la tua discendenza".6Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia.7E gli disse: "Io sono il Signore che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questo paese".8Rispose: "Signore mio Dio, come potrò sapere che ne avrò il possesso?".9Gli disse: "Prendimi una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una tortora e un piccione".10Andò a prendere tutti questi animali, li divise in due e collocò ogni metà di fronte all'altra; non divise però gli uccelli.11Gli uccelli rapaci calavano su quei cadaveri, ma Abram li scacciava.12Mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco un oscuro terrore lo assalì.13Allora il Signore disse ad Abram: "Sappi che i tuoi discendenti saranno forestieri in un paese non loro; saranno fatti schiavi e saranno oppressi per quattrocento anni.14Ma la nazione che essi avranno servito, la giudicherò io: dopo, essi usciranno con grandi ricchezze.15Quanto a te, andrai in pace presso i tuoi padri; sarai sepolto dopo una vecchiaia felice.16Alla quarta generazione torneranno qui, perché l'iniquità degli Amorrei non ha ancora raggiunto il colmo".
17Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un forno fumante e una fiaccola ardente passarono in mezzo agli animali divisi.18In quel giorno il Signore concluse questa alleanza con Abram:

"Alla tua discendenza
io do questo paese
dal fiume d'Egitto
al grande fiume, il fiume Eufrate;

19il paese dove abitano i Keniti, i Kenizziti, i Kadmoniti,20gli Hittiti, i Perizziti, i Refaim,21gli Amorrei, i Cananei, i Gergesei, gli Evei e i Gebusei".


Proverbi 29

1L'uomo che, rimproverato, resta di dura cervice
sarà spezzato all'improvviso e senza rimedio.
2Quando comandano i giusti, il popolo gioisce,
quando governano gli empi, il popolo geme.
3Chi ama la sapienza allieta il padre,
ma chi frequenta prostitute dissipa il patrimonio.
4Il re con la giustizia rende prospero il paese,
l'uomo che fa esazioni eccessive lo rovina.
5L'uomo che adula il suo prossimo
gli tende una rete per i suoi passi.
6Sotto i passi del malvagio c'è un trabocchetto,
mentre il giusto corre ed è contento.
7Il giusto si prende a cuore la causa dei miseri,
ma l'empio non intende ragione.
8I beffardi mettono sottosopra una città,
mentre i saggi placano la collera.
9Se un saggio discute con uno stolto,
si agiti o rida, non vi sarà conclusione.
10Gli uomini sanguinari odiano l'onesto,
mentre i giusti hanno cura di lui.
11Lo stolto dà sfogo a tutto il suo malanimo,
il saggio alla fine lo sa calmare.
12Se un principe dà ascolto alle menzogne,
tutti i suoi ministri sono malvagi.
13Il povero e l'usuraio si incontrano;
è il Signore che illumina gli occhi di tutti e due.
14Un re che giudichi i poveri con equità
rende saldo il suo trono per sempre.
15La verga e la correzione danno sapienza,
ma il giovane lasciato a se stesso disonora sua madre.
16Quando governano i malvagi, i delitti abbondano,
ma i giusti ne vedranno la rovina.
17Correggi il figlio e ti farà contento
e ti procurerà consolazioni.
18Senza la rivelazione il popolo diventa sfrenato;
beato chi osserva la legge.
19Lo schiavo non si corregge a parole,
comprende, infatti, ma non obbedisce.
20Hai visto un uomo precipitoso nel parlare?
C'è più da sperare in uno stolto che in lui.
21Chi accarezza lo schiavo fin dall'infanzia,
alla fine costui diventerà insolente.
22Un uomo collerico suscita litigi
e l'iracondo commette molte colpe.
23L'orgoglio dell'uomo ne provoca l'umiliazione,
l'umile di cuore ottiene onori.
24Chi è complice del ladro, odia se stesso,
egli sente l'imprecazione, ma non denuncia nulla.
25Il temere gli uomini pone in una trappola;
ma chi confida nel Signore è al sicuro.
26Molti ricercano il favore del principe,
ma è il Signore che giudica ognuno.
27L'iniquo è un abominio per i giusti
e gli uomini retti sono in abominio ai malvagi.


Salmi 55

1'Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Maskil.'
'Di Davide.'

2Porgi l'orecchio, Dio, alla mia preghiera,
non respingere la mia supplica;
3dammi ascolto e rispondimi,
mi agito nel mio lamento e sono sconvolto
4al grido del nemico, al clamore dell'empio.

Contro di me riversano sventura,
mi perseguitano con furore.

5Dentro di me freme il mio cuore,
piombano su di me terrori di morte.
6Timore e spavento mi invadono
e lo sgomento mi opprime.

7Dico: "Chi mi darà ali come di colomba,
per volare e trovare riposo?
8Ecco, errando, fuggirei lontano,
abiterei nel deserto.
9Riposerei in un luogo di riparo
dalla furia del vento e dell'uragano".

10Disperdili, Signore,
confondi le loro lingue:
ho visto nella città violenza e contese.
11Giorno e notte si aggirano
sulle sue mura,
12all'interno iniquità, travaglio e insidie
e non cessano nelle sue piazze
sopruso e inganno.
13Se mi avesse insultato un nemico,
l'avrei sopportato;
se fosse insorto contro di me un avversario,
da lui mi sarei nascosto.
14Ma sei tu, mio compagno,
mio amico e confidente;
15ci legava una dolce amicizia,
verso la casa di Dio camminavamo in festa.

16Piombi su di loro la morte,
scendano vivi negli inferi;
perché il male è nelle loro case,
e nel loro cuore.
17Io invoco Dio
e il Signore mi salva.
18Di sera, al mattino, a mezzogiorno mi lamento e sospiro
ed egli ascolta la mia voce;
19mi salva, mi dà pace da coloro che mi combattono:
sono tanti i miei avversari.
20Dio mi ascolta e li umilia,
egli che domina da sempre.

Per essi non c'è conversione
e non temono Dio.
21Ognuno ha steso la mano contro i suoi amici,
ha violato la sua alleanza.
22Più untuosa del burro è la sua bocca,
ma nel cuore ha la guerra;
più fluide dell'olio le sue parole,
ma sono spade sguainate.

23Getta sul Signore il tuo affanno
ed egli ti darà sostegno,
mai permetterà che il giusto vacilli.

24Tu, Dio, li sprofonderai nella tomba
gli uomini sanguinari e fraudolenti:
essi non giungeranno alla metà dei loro giorni.
Ma io, Signore, in te confido.


Isaia 38

1In quei giorni Ezechia si ammalò gravemente.
Il profeta Isaia figlio di Amoz si recò da lui e gli parlò: "Dice il Signore: Disponi riguardo alle cose della tua casa, perché morirai e non guarirai".
2Ezechia allora voltò la faccia verso la parete e pregò il Signore.3Egli disse: "Signore, ricordati che ho passato la vita dinanzi a te con fedeltà e con cuore sincero e ho compiuto ciò che era gradito ai tuoi occhi". Ezechia pianse molto.
4Allora la parola del Signore fu rivolta a Isaia:5"Va' e riferisci a Ezechia: Dice il Signore Dio di Davide tuo padre: Ho ascoltato la tua preghiera e ho visto le tue lacrime; ecco io aggiungerò alla tua vita quindici anni.6Libererò te e questa città dalla mano del re di Assiria; proteggerò questa città.7Da parte del Signore questo ti sia come segno che egli manterrà la promessa che ti ha fatto.8Ecco, io faccio tornare indietro di dieci gradi l'ombra sulla meridiana, che è già scesa con il sole sull'orologio di Acaz".
E il sole retrocesse di dieci gradi sulla scala che aveva disceso.

9Cantico di Ezechia re di Giuda, quando cadde malato e guarì dalla malattia.

10Io dicevo: "A metà della mia vita
me ne vado alle porte degli inferi;
sono privato del resto dei miei anni".
11Dicevo: "Non vedrò più il Signore
sulla terra dei viventi,
non vedrò più nessuno
fra gli abitanti di questo mondo.
12La mia tenda è stata divelta e gettata lontano da me,
come una tenda di pastori.
Come un tessitore hai arrotolato la mia vita,
mi recidi dall'ordito.
In un giorno e una notte mi conduci alla fine".
13Io ho gridato fino al mattino.
Come un leone, così egli stritola
tutte le mie ossa.
14Come una rondine io pigolo,
gemo come una colomba.
Sono stanchi i miei occhi di guardare in alto.
Signore, io sono oppresso; proteggimi.15Che dirò? Sto in pena
poiché è lui che mi ha fatto questo.
Il sonno si è allontanato da me
per l'amarezza dell'anima mia.
16Signore, in te spera il mio cuore;
si ravvivi il mio spirito.
Guariscimi e rendimi la vita.
17Ecco, la mia infermità si è cambiata in salute!
Tu hai preservato la mia vita
dalla fossa della distruzione,
perché ti sei gettato dietro le spalle
tutti i miei peccati.
18Poiché non gli inferi ti lodano,
né la morte ti canta inni;
quanti scendono nella fossa
non sperano nella tua fedeltà.
19Il vivente, il vivente ti rende grazie
come io oggi faccio.
Il padre farà conoscere ai figli
la tua fedeltà.
20Il Signore si è degnato di aiutarmi;
per questo canteremo sulle cetre
tutti i giorni della nostra vita,
canteremo nel tempio del Signore.

21Isaia disse: "Si prenda un impiastro di fichi e si applichi sulla ferita, così guarirà".22Ezechia disse: "Qual è il segno per cui io entrerò nel tempio?".


Seconda lettera di Pietro 1

1Simon Pietro, servo e apostolo di Gesù Cristo, a coloro che hanno ricevuto in sorte con noi la stessa preziosa fede per la giustizia del nostro Dio e salvatore Gesù Cristo:2grazia e pace sia concessa a voi in abbondanza nella conoscenza di Dio e di Gesù Signore nostro.

3La sua potenza divina ci ha fatto dono di ogni bene per quanto riguarda la vita e la pietà, mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la sua gloria e potenza.4Con queste ci ha donato i beni grandissimi e preziosi che erano stati promessi, perché diventaste per loro mezzo partecipi della natura divina, essendo sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza.5Per questo mettete ogni impegno per aggiungere alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza,6alla conoscenza la temperanza, alla temperanza la pazienza, alla pazienza la pietà,7alla pietà l'amore fraterno, all'amore fraterno la carità.8Se queste cose si trovano in abbondanza in voi, non vi lasceranno oziosi né senza frutto per la conoscenza del Signore nostro Gesù Cristo.9Chi invece non ha queste cose è cieco e miope, dimentico di essere stato purificato dai suoi antichi peccati.10Quindi, fratelli, cercate di render sempre più sicura la vostra vocazione e la vostra elezione. Se farete questo non inciamperete mai.11Così infatti vi sarà ampiamente aperto l'ingresso nel regno eterno del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo.

12Perciò penso di rammentarvi sempre queste cose, benché le sappiate e stiate saldi nella verità che possedete.13Io credo giusto, finché sono in questa tenda del corpo, di tenervi desti con le mie esortazioni,14sapendo che presto dovrò lasciare questa mia tenda, come mi ha fatto intendere anche il Signore nostro Gesù Cristo.15E procurerò che anche dopo la mia partenza voi abbiate a ricordarvi di queste cose.

16Infatti, non per essere andati dietro a favole artificiosamente inventate vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza.17Egli ricevette infatti onore e gloria da Dio Padre quando dalla maestosa gloria gli fu rivolta questa voce: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto".18Questa voce noi l'abbiamo udita scendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte.19E così abbiamo conferma migliore della parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l'attenzione, come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori.20Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione,21poiché non da volontà umana fu recata mai una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio.


Capitolo IX: Obbedienza e sottomissione

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 1.     Stare sottomessi, vivere soggetti a un superiore e non disporre di sé è cosa grande e valida. E' molto più sicura la condizione di sudditanza, che quella di comando. Ci sono molti che stanno sottomessi per forza, più che per amore: da ciò traggono sofferenza, e facilmente se ne lamentano; essi non giungono a libertà di spirito, se la loro sottomissione non viene dal profondo del cuore e non ha radice in Dio. Corri pure di qua e di là; non troverai pace che nell'umile sottomissione sotto la guida di un superiore. Andar sognando luoghi diversi, e passare dall'uno all'altro, è stato per molti un inganno.  

2.     Certamente ciascuno preferisce agire a suo talento, ed è maggiormente portato verso chi gli dà ragione. Ma, se Dio è dentro di noi, dobbiamo pur talvolta lasciar perdere i nostri desideri, per amore della pace. C'è persona così sapiente che possa conoscere pienamente ogni cosa? Perciò non devi avere troppa fiducia nelle tue impressioni; devi ascoltare volentieri anche il parere degli altri. Anche se la tua idea era giusta, ma la abbandoni per amore di Dio seguendo quella di altri, da ciò trarrai molto profitto. Stare ad ascoltare ed accettare un consiglio - come spesso ho sentito dire - è cosa più sicura che dare consigli. Può anche accadere che l'idea di uno sia buona; ma è sempre segno di superbia e di pertinacia non volersi arrendere agli altri, quando la ragionevolezza o l'evidenza lo esigano.


DISCORSO 22/A DISCORSO SUL RESPONSORIO DEL SALMO 70: "DIO MIO, LIBERAMI DALLA MANO DEL PECCATORE"

Discorsi - Sant'Agostino

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Dio va amato gratuitamente.

1. Ognuno che con attenzione canta a Dio con la voce del salmo, deve pensare ai propri pericoli personali e deve essere toccato nella sua privata emotività, se cioè sta soffrendo qualche pena da parte di altri o qualche difficoltà interiore. In tal caso ovviamente riferisce le parole che canta alla propria situazione di sofferenza. Rispondiamo: "Signore, liberami dalla mano del peccatore e dalla mano dello scellerato e del malvagio" 1. Probabilmente ciascuno di voi, nell'ascoltare queste parole dal lettore o nel ripeterle egli stesso, pensa a qualche proprio nemico, che lo calunnia o che si accinge a mandarlo in carcere o forse sta compilando contro di lui un falso chirografo. Per chi soffre così, colui che lo fa soffrire è il peccatore, lo scellerato da cui desidera essere liberato. Lo vedi cantare e cantare con sentimento, adattare i lineamenti del volto alle parole del salmo, ogni tanto vedi le lacrime solcargli le gote, lo vedi emettere sospiri tra una parola e l'altra del canto. Chi non sa discernere le disposizioni dell'animo, loda quell'uomo dicendo: "Ascolta la lettura con profondo sentimento. Come geme, come sospira!". Egli invece sta pensando al suo nemico, dal quale teme qualche calunnia, qualche atto di forza, qualche inganno o raggiro; e con tutte le forze, con tutto il cuore, con la voce, con l'atteggiamento del volto, con sospiri dice: Signore, liberami dalla mano del peccatore e dalla mano dello scellerato e del malvagio. Chi canta in tale modo canta da uomo vecchio e, vedendo le cose alla maniera carnale, si sforza, pur essendo uomo vecchio, di cantare il cantico nuovo. Canti da uomo nuovo, se canta il cantico nuovo. Che cosa significa: canti da uomo nuovo? Si rinnovi nel desiderio di una vita nuova, desideri altre cose, per altre cose sospiri verso Dio, sia innamorato del regno dei cieli. Per dirla in breve: sia innamorato di Dio, ami Dio, lo ami gratuitamente. Anche il diavolo voleva fare questa insinuazione e di ciò voleva accusare il santo uomo Giobbe: che cioè egli fosse uomo vecchio. Non voleva che raggiungesse le promesse riservate all'uomo nuovo, quando disse: Forse gratuitamente Giobbe onora Dio? 2. Se perciò Giobbe onora Dio gratuitamente, vince sul diavolo; se non lo onora gratuitamente viene vinto dal diavolo. L'insinuazione del calunniatore avrebbe ragione di essere se Giobbe non onorasse Dio gratuitamente. "Per questo ti onora - dice - perché gli hai dato tanti beni". Perciò Dio permise che Giobbe venisse messo alla prova per mostrarcelo come esempio. Egli sapeva bene che veniva onorato gratuitamente da lui 3; ma ciò era conosciuto da Dio, a noi nascosto. Vedete dunque a che cosa ha approdato la perversità del diavolo: volendo far passare una persona per prevaricatore, ha fatto sì che molti diventassero imitatori del santo uomo. Non è riuscito a soggiogarlo, anzi ha ottenuto l'effetto di farcelo conoscere. Che dunque? Da dove si è capito che Giobbe onorava Dio gratuitamente? Dal fatto che non ha ringraziato Dio nella ricchezza per bestemmiarlo poi nella miseria, ma ha anteposto la volontà di Dio ad ogni sua ricchezza, come se dicesse: "Possiedo colui che ha dato perché cerco ciò che ha dato?".

L'esempio di Giobbe.

2. Dirò dunque, fratelli, che chiunque onora il Signore per avere ricchezze, per averne gli onori del mondo, e chiede queste cose, è chiaro che non lo onora gratuitamente. Lo onora per riceverne la ricompensa. Se Dio non gli accordasse tali cose, lo abbandonerebbe. [Logicamente] chi dà è da valutarsi più di quello che dà. E chi dà non è se non lui. Tuttavia, se un altro potesse dare, i desiderosi di queste cose, abbandonato Dio, ricorrerebbero a quest'altro. Appoggiati a Dio, sia Dio tutto il tuo bene, sia Dio il vero tuo bene. Nonostante che il diavolo avesse sottratto a Giobbe tutti i suoi beni - ma non gli sottrasse colui che egli amava disinteressatamente - venne dalla parola di lui sonoramente sconfitto: Il Signore ha dato e il Signore ha tolto; come a Dio è piaciuto è avvenuto 4. Non disse: "Che cosa posso fare contro il Signore? Mi batterò il petto, perché non posso vincere su di lui". Sia benedetto - disse - il nome del Signore 5. Solo per i suoi figli che temeva essere morti nel peccato, stracciò le sue vesti, pregando con paterno affetto per essi 6. Accettò di buon grado invece il fatto che Dio gli aveva tolto le altre cose, poiché in quella maniera poteva meglio accogliere Dio stesso.

Che cosa significa amare Dio gratuitamente.

3. Viene un tale e dice: "Non onoro Dio per le ricchezze, ed egli lo sa, né per gli onori passeggeri e temporali". E per che cosa? - Cerchiamo l'uomo che onori gratuitamente Dio, che gratuitamente lo ami -. E per che cosa? "Non voglio - risponde - le ricchezze, voglio le cose che mi sono necessarie. Niente manchi nella mia casa, sia sano io, insieme a mia moglie e ai figli. Questo mi basta". Ancora non onori Dio gratuitamente. Dio ce lo ha mostrato nello stesso Giobbe. Il diavolo infatti, con il permesso certamente di Dio - era stato lui che gli aveva tolto le ricchezze non il diavolo - lo aveva colpito, perché disprezzava le ricchezze per dipendere da Dio. Gli tolse anche la salute, permettendolo Dio 7. E Giobbe diede prova di onorare Dio in modo talmente disinteressato da non onorarlo né amarlo nemmeno per la salute del corpo 8. Né il diavolo si limitò a colpirlo in una sola parte del corpo. Lo fece diventare pieno di piaghe dal capo fino ai piedi 9. E poté fare ciò perché la sua umiliazione fosse più piena, perché la sua sconfitta fosse maggiore perché chi aveva sedotto Adamo immortale, venisse vinto da un uomo in decomposizione. Lo colpì dunque con una piaga maligna dal capo fino ai piedi e, pieno di vermi, Giobbe deve sopportare anche la moglie che lo tenta, lasciatagli come collaboratrice del diavolo 10. Lei era Eva, ma lui non era Adamo. Gli suggerì di bestemmiare perché, perduta la pazienza, perdesse anche colui che onorava gratuitamente. Ma come avrebbe potuto perdere colui a cui era unito così strettamente? Che cosa rispose infatti alla donna che gli suggeriva tali cose? Hai parlato come parlerebbe una stupida! Se abbiamo ricevuto i beni dalla mano del Signore, perché non dovremmo accettare anche i mali? 11. Ecco come risponde chi onora Dio gratuitamente, chi non lo onora per qualcosa, neanche per la stessa salute del corpo, che abbiamo in comune con le bestie.

Ama ora Dio nella fede, lo amerai nella visione.

4. Un'altra è dunque la cosa che il Signore ci riserva. Per questa cosa venga onorato, per questa cosa venga amato. Riserva se stesso a coloro che lo amano. Vuol mostrare il suo volto a coloro che hanno l'occhio purificato, non quello del corpo ma quello del cuore: Beati i puri di cuore perché vedranno Dio 12. Ama per vedere, perché non è cosa da nulla ciò che vedrai, né insignificante. Vedrai colui che ha fatto tutto quanto desideri. E se le cose che desideri sono belle, come sarà colui che le ha fatte? Dio non vuole che ami la terra, Dio non vuole che ami il cielo, cioè le cose che vedi, ma vuole che ami lui, che non vedi. Ma un giorno lo vedrai, se lo amerai. Amalo mentre sei lontano da lui, per goderlo quando sarai davanti a lui. Desidera di possederlo, di abbracciarlo. Rimani prima unito a lui con la fede, poi sarai unito a lui nella visione. Ora infatti cammini pellegrino nella fede e nella speranza 13. Quando sarai giunto alla meta godrai di colui che, mentre eri pellegrino, hai amato. Egli stesso ha costruito la patria, alla quale ti affretti di giungere. Di lì ti ha inviato delle lettere perché tu non abbia a procrastinare il ritorno dal pellegrinaggio. Perciò, se tendi a quella patria dove potrai godere il Creatore stesso della patria, ora, trovandoti nel deserto e fra molte tentazioni, ti devi guardare dal nemico. Impara contro quale nemico devi cantare: Dio mio, liberami dalla mano del peccatore e dalla mano dello scellerato e del malvagio 14. Questo peccatore è il diavolo, fratelli; lo scellerato, il malvagio è il diavolo. Dalla sua mano desidera di essere liberato affinché, percorsa la via, lungo la quale egli cercherà di insidiarti, arrivi alla patria, dove egli non potrà entrare.

Il nemico è il diavolo.

5. Ascolta dove si dice che il peccatore è il diavolo. È scritto: Il diavolo è peccatore fin da principio 15. Che sia scellerato e malvagio, chi non lo sa? Chi è più scellerato di un omicida? 16 E chi per primo ha ucciso l'uomo se non chi ingannò Adamo? Ed è malvagio, agisce contro la giustizia, perché mai è stato nella verità 17. Contro questo scellerato e malvagio si canta: Signore, liberami... dalla mano dello scellerato e del malvagio 18. Non rivolgere questa preghiera contro il tuo vicino che ti calunnia, non rivolgerla contro il potente che sposta il tuo confine, non rivolgerla neanche contro chi, insidiandoti, si prepara ad ucciderti. Tutti costoro che tramano contro di te sono uomini. Sono carne, sono sangue, passano. Da' ascolto all'Apostolo che dice: La vostra lotta non è contro la carne e il sangue 19. Allora contro chi è la lotta? Contro chi bisogna pregare: Liberami, Signore, dalla mano del peccatore, e dalla mano dello scellerato e del malvagio? La vostra lotta -dice l'Apostolo - non è contro la carne e il sangue, ma contro i principati e le potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro gli spiriti del male sparsi nell'aria 20. Ti puoi guardare dall'uomo evitandolo, dal diavolo pregando. Il nemico visibile si evita in questo modo: dove è lui, tu non ti ci rechi; si tratta infatti di evitare uno che vedi. Ma come eviterai uno che non vedi? Pregando. Prega contro di lui: le tue armi sono quelle della preghiera. Tu taci ed egli ti tende insidie; preghi ed egli arde di rabbia. Ma prega con quel sentimento con il quale ami Dio gratuitamente, perché la tua preghiera giunga fino a lui, che ami gratuitamente.

 

1 - Sal 70, 4.

2 - Gb 1, 9.

3 - Cf. Gb 1, 12; 2, 10.

4 - Gb 1, 21.

5 - Gb 1, 21.

6 - Cf - Gb 1, 20.

7 - Cf. Gb 2, 7.

8 - Cf. Gb 2, 10.

9 - Cf. Gb 2, 7.

10 - Cf. Gb 2, 7-9.

11 - Gb 2, 10.

12 - Mt 5, 8.

13 - Cf. 2 Cor 5, 6-7.

14 - Sal 70, 4.

15 - 1 Gv 3, 8.

16 - Cf. Gv 8, 44.

17 - Cf. Gv 8, 44.

18 - Sal 70, 4.

19 - Ef 6, 12.

20 - Ef 6, 12.


9 - Maria santissima viene a conoscere che Lucifero si rialza per perseguitare la Chiesa e opera contro di lui a difesa dei fedeli.

La mistica Città di Dio - Libro settimo - Suor Maria d'Agreda

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135. La grande Signora dell'universo, collocata nel su­premo grado della grazia e della santità possibile a una sem­plice creatura, mirava con gli occhi della sua conoscenza divina il piccolo gregge dei credenti, che si moltiplicava con­tinuamente. Con la vigilanza di una madre e di un pastore, dall'elevato monte su cui l'aveva posta la destra del suo Uni­genito onnipotente, controllava e indagava se sulle sue pe­corelle incombessero pericoli o insidie dei voraci lupi infer­nali, dei quali le era noto l'odio contro di esse. Custodita da lei, Regina della luce, la famiglia che aveva accettato come sua e che stimava eredità e porzione di Gesù, eletta dall'Al­tissimo tra tutti, era ben protetta. Per alcuni giorni, la na­vicella della Chiesa avanzò felicemente, governata sia con i consigli e gli ammonimenti che le dava sia con le suppliche che incessantemente innalzava per essa, attendendo senza perdere alcuna occasione a quanto era necessario a questo fine e per la consolazione dei Dodici e degli altri.

136. Poco dopo la discesa dello Spirito ella, rinnovan­do tali preghiere, disse: «Figlio mio e Dio d'amore, so che il vostro gregge, del quale mi avete fatto madre e difesa, non vale meno dell'infinito prezzo del vostro sangue, con il quale l'avete riscattato dal potere delle tenebre. Dunque, è giusto che io vi doni ancora la mia vita e tutto quello che sono, per la conservazione e la crescita di ciò che è tanto prezioso nel vostro beneplacito. Mio sovrano, che io muoia se sarà necessario, affinché il vostro nome sia ma­gnificato e la vostra gloria si dilati ovunque. Gradite il sa­crificio delle mie labbra e del mio volere, che vi offro in­sieme ai vostri stessi meriti. Posate con pietà lo sguardo sui devoti, accompagnate quanti solo in voi sperano e si abbandonano alla vera fede. Guidate Pietro, vostro vicario, così che possa dirigere con prudenza e saggezza le peco­relle che gli avete affidato. Volgetevi con benevolenza ver­so gli apostoli, vostri ministri e miei signori: andate in­contro ad essi con le benedizioni della vostra dolcezza, perché tutti noi possiamo compiere la vostra volontà».

137. Alle sue domande, sua Maestà rispose: «Sposa e di­letta mia, scelta tra tutti per la pienezza del mio compiaci­mento, i vostri desideri mi stanno a cuore. Come già sape­te, però, bisogna che i cristiani ricalchino le mie orme e met­tano in pratica i miei insegnamenti, imitandomi sulla via della sofferenza e della croce, che i miei discepoli, amici in­timi e seguaci devono abbracciare, poiché non possono es­sere tali se non a queste condizioni. È anche essenziale che essi portino la zavorra delle persecuzioni, affinché si inol­trino sicuri tra la prosperità del mondo e i suoi pericoli; co­sì richiede la mia sublime provvidenza. State dunque atten­ta e osservate l'ordine con il quale ciò deve essere disposto».

138. Ed ecco che immediatamente alla Vergine venne ma­nifestato in visione che Lucifero e numerosissimi demoni si rialzavano dalle caverne dove erano rimasti oppressi da quan­do vi erano stati precipitati. Questo enorme drago con sette teste usciva come dal mare, precedendo gli altri. Benché mol­to debilitato, come un convalescente che dopo una lunga e grave malattia può appena reggersi in piedi, nella superbia aveva implacabile furore e tracotanza, in misura superiore alla sua forza, secondo la profezia di Isaia. Da una parte mostrava l'abbattimento provocato in lui dalla vittoria del no­stro Maestro e dal trionfo che questi aveva riportato sul du­ro legno, dall'altra un vulcano di sdegno che ardeva nel suo petto contro la comunità ecclesiale e i suoi membri. Appena salito sulla terra, la percorse e la riconobbe tutta; quindi, si diresse subito a Gerusalemme per cominciare in tale città a esprimere la sua rabbia contro quel gregge e iniziò a spiar­lo da lontano aggirandosi intorno ad esso, che era umile ma terribile per la sua arrogante malizia.

139. Allorché ebbe scrutato la moltitudine di quelli che avevano accolto il Vangelo e ogni giorno ricevevano il sacro battesimo, ebbe visto che i Dodici diffondevano il lo­ro annuncio e operavano tante meraviglie a beneficio del­le anime e che i convertiti rinunciavano alle ricchezze e le disprezzavano, ed ebbe esaminato tutti i principi di invin­cibile santità con i quali veniva fondata la Chiesa , accreb­be la sua collera e prese a lanciare tremende urla, ricon­centrandosi nella sua stessa perfidia. Come furibondo ver­so se stesso per quanto poco potesse contro l'Eterno e bra­moso di bere le pure acque del Giordano, si sforzava di avvicinarsi all'assemblea dei credenti, ma non ci riusciva, perché essi erano tutti uniti in carità perfetta. Questa, con la fede, la speranza e l'umiltà, era un castello insuperabi­le per lui e per i suoi malvagi servitori. Cercava di scopri­re se alcuni vivessero trascuratamente per investirli e di­vorarli, provava parecchi stratagemmi per tentarli e per at­tirare qualcuno a permettergli l'ingresso, aprendo una brec­cia nella fortezza delle virtù che ravvisava in essi; ma cia­scun punto era ben difeso per la vigilanza degli apostoli, per l'efficacia della grazia e, molto più, per la protezione di Maria beatissima.

140. Quando la Madre scorse satana con un tale eser­cito e capì con quanta ira insorgesse, fu trafitta da un dar­do di compassione e di dolore, poiché era consapevole da un lato della debolezza e dell'ignoranza degli uomini e dal­l'altro dell'astuzia del serpente antico. Per frenare il suo or­goglio, si rivolse contro di lui con queste parole: «Chi è co­me Dio che dimora nelle altezze? O stolto e folle avversa­rio, quello stesso che ti ha sconfitto sul Calvario e ha pro­strato la tua arroganza riscattando il genere umano dalla tua crudele tirannia ti comandi adesso: la sua potenza ti annienti e la sua sapienza ti confonda e ti scagli nel profon­do abisso. Io lo faccio in suo nome, affinché tu non possa impedire l'esaltazione che tutti gli devono rendere in quan­to loro Signore e liberatore». Detto ciò, continuò le sue im­plorazioni: «Padre mio, se il vostro braccio non trattiene e dissipa la furia del diavolo e dei suoi, senza dubbio egli ro­vinerà e distruggerà tutta la terra nei suoi abitanti. Voi sie­te sovrano di misericordia e di clemenza per le vostre crea­ture: non lasciate che questo serpente inietti il suo veleno in coloro che sono stati lavati con il sangue dell'agnello, vo­stro Figlio. È ammissibile che vogliano essi stessi metter­si in balia di una bestia così brutta, del nemico mortale? Come avrà riposo il mio cuore, se vedrò finire in tanto mi­serevole sfortuna qualcuno a cui è già toccato il frutto di questo sacrificio? Oh, se l'odio del principe delle tenebre si riversasse tutto su di me e fossero salvi i redenti! Io, mio Re, combatterò per voi: rivestitemi del vostro vigore per pie­garlo e per schiacciare la sua alterigia».

141. Per merito di tale supplica e resistenza, Lucifero si avvilì molto e per il momento non ebbe l'ardire di accostarsi a nessuno dei devoti; la sua irritazione, però, non trovò per questo sollievo, ed anzi egli usò l'espediente di avvalersi de­gli scribi, dei farisei e di quanti ancora sapeva costanti nel­la loro ostinazione e cattiveria. Si recò da costoro e, trami­te diverse seduzioni, li riempì di invidia e di furore contro i discepoli, ottenendo così la persecuzione che non aveva potuto mettere in atto da solo. Fece immaginare a tutti che la predicazione della Chiesa sarebbe stata più deleteria di quella di Gesù di Nazaret, il cui nome si pretendeva di ce­lebrare davanti a loro, che lo avevano crocifisso come mal­fattore. Ne sarebbero stati pesantemente disonorati ed essa, con i frequenti miracoli che venivano compiuti tra il popo­lo, avrebbe attirato tutti a sé. I maestri e i dottori della leg­ge sarebbero stati disprezzati e non avrebbero più guadagnato come al solito, perché i nuovi fedeli davano ogni co­sa ai capi della comunità; questo danno, poi, avanzava a grandi passi, in quanto essi erano già numerosissimi.

142. I suoi consigli scellerati erano ben adattati alla cie­ca ingordigia e ambizione dei giudei, che dunque li accet­tarono come assai buoni e conformi ai loro desideri. Ne risultò che i farisei, i sadducei, i magistrati e i sacerdoti tennero molte sedute contro i Dodici, come riferisce san Luca negli Atti. La prima fu quando san Pietro e san Gio­vanni alla porta del tempio guarirono un tale, storpio fin dalla nascita, che aveva quarant'anni ed era noto in tutta Gerusalemme. Ciò si divulgò tanto che accorse un'enorme folla, fuori di sé per lo stupore. Il vicario di sua Maestà tenne un lungo discorso, provando che non c'era salvezza in alcun altro nome fuorché in quello di Gesù, per il cui potere avevano sanato quella persona. L'indomani i mem­bri del sinedrio si riunirono e li citarono in giudizio; però, dato che il fatto era ormai risaputo e la gente glorificava l'Altissimo per esso, furono così sconcertati che non osa­rono castigarli, ma imposero loro di non insegnare più nel nome di Gesù di Nazaret. San Pietro replicò con animo in­vitto che non era possibile, perché l'Onnipotente ordinava loro il contrario e non era giusto disobbedire a lui per ob­bedire agli uomini. Dopo aver ricevuto questa minaccia, i due furono rimessi in libertà e andarono subito a infor­mare la Regina , benché le fosse stato mostrato tutto in vi­sione. Quindi, iniziarono a pregare e di nuovo lo Spirito discese su ognuno con segni visibili.

143. Di lì a qualche giorno avvenne la prodigiosa pu­nizione di Ananìa e di Saffira, i quali, tentati dall'avidità, cercarono di ingannare san Pietro portandogli solo parte di quanto avevano ricavato dalla cessione di un podere e nascondendo il resto. Poco prima Bàrnaba, chiamato an­che Giuseppe, un levita originario di Cipro, aveva vendu­to un campo consegnando l'intero importo agli apostoli. Affinché si comprendesse bene che tutti dovevano agire con la stessa sincerità, caddero morti l'uno dopo l'altro ai pie­di del capo dei dodici. Tutta la città fu intimorita da un evento così terribile e questi ultimi poterono evangelizza­re con franchezza; ma i magistrati e i sadducei, pieni di livore, fecero arrestare san Pietro e san Giovanni e li fe­cero gettare nella prigione pubblica, dove rimasero solo per un breve tempo grazie all'intervento di Maria.

144. Non voglio passare sotto silenzio ciò che accadde segretamente nell'episodio di Ananìa e Saffira, sua moglie. La Signora del cielo apprese che il demonio e i suoi mini­stri provocavano i responsabili dei giudei perché ostacolas­sero la proclamazione della lieta novella, e che per tali sug­gestioni essi avevano accusato i due discepoli dopo la gua­rigione dello storpio e avevano intimato loro di non parla­re più nel nome di Gesù. Considerando l'impedimento che ne sarebbe derivato per la conversione delle anime, se non si fosse bloccata una simile malvagità, si rivolse un'altra volta contro il drago, come si era offerta di fare. Prenden­do come sua questa causa con più vigore di quello che ave­va avuto Giuditta, dichiarò al crudele tiranno: «Nemico del­l'Eterno, come hai l'audacia di insorgere contro le sue crea­ture, mentre per la passione del mio unigenito e Dio vero sei stato superato, oppresso e spogliato delle tue facoltà? Che cosa puoi, basilisco velenoso, legato e incarcerato pe­rennemente tra le pene infernali? Non sai che sei soggetto alla forza infinita dell'eccelso sovrano e non sei in grado di opporti alla sua invincibile volontà? In suo nome, ti ingiungo di precipitare con i tuoi servitori nelle caverne dal­le quali sei uscito per perseguitare i cristiani».

145. Satana non poté resistere al suo comando, perché il Redentore, per atterrire maggiormente i diavoli, permi­se che in quel momento lo riconoscessero tutti presente sotto le specie sacramentali nel petto dell'imbattibile Ma­dre come nel trono della sua gloria; fu lo stesso anche in altre occasioni nelle quali ella confondeva Lucifero. In que­sta, le legioni che lo accompagnavano piombarono con lui negli abissi, schiacciate dalla virtù divina che percepivano provenire da quella donna singolare. Per un po restarono tutti laggiù, emettendo urla tremende e adirandosi spa­ventosamente con se stessi sia per la loro sorte disgrazia­ta, che erano consapevoli di non poter mai cambiare, sia perché disperavano di avere la meglio sulla Principessa e su quanti ella avrebbe accolto sotto la sua protezione. Con tale furioso dispetto, il serpente disse ai suoi: «Quale sven­tura è mai questa nella quale mi vedo? Consigliatemi: che cosa posso fare contro questa mia rivale, che tanto mi tor­menta? Ella da sola mi combatte più di tutti gli altri. Vi pare forse bene che io cessi di osteggiarla, affinché non fi­nisca di calpestarmi? Esco regolarmente sconfitto dagli scontri con lei. Mi rendo conto che abbatte sempre più le mie energie e che a poco a poco le annienterà, e allora non potrò più niente contro i seguaci del Salvatore. Come posso, però, sopportare un fardello così ingiusto? Dove è finita la mia altera potenza? Devo forse sottometterla a co­stei, di natura tanto inferiore e vile rispetto alla mia? Per il momento non ho il coraggio di affrontarla. Facciamo in modo di circuire qualcuno dei suoi amati: ciò alleggerirà il mio sconcerto e io sarò soddisfatto».

146. Il Signore lasciò che il principe infernale e gli al­tri tornassero a tentare e mettere alla prova i suoi. Quan­do ebbero capito lo stato in cui questi erano e la grandez­za delle loro doti, non trovavano vie per entrare né riuscivano a far accettare ad alcuno le insanie e le illusioni che presentavano. Valutando le caratteristiche e le inclinazioni di tutti, attraverso le quali - ahimè - ci muovono sempre duramente guerra, scorsero che Ananìa e Saffira erano più attaccati degli altri al denaro e in passato lo avevano cer­cato smaniosamente. Il seduttore li ferì in questo punto, in cui li ravvisava più deboli, suggerendo loro di riservarsi una parte del ricavato della vendita di un podere che cedevano per dare i soldi a coloro dai quali avevano ricevuto la fede e il battesimo. Essi si fecero sopraffare dal suo ignobile in­ganno, perché era conforme ai loro istinti; ma il peccato di entrambi fu manifestato a san Pietro che li punì facendoli accasciare improvvisamente morti ai suoi piedi, prima il marito e poi la moglie. Questa, ignara di quello che era già avvenuto al consorte, arrivò appena dopo e, mentendo co­me aveva fatto lui, spirò nella stessa maniera.

147. La Vergine intese subito le trame del demonio e che quei coniugi gli facevano insinuare le sue perfide suggestioni. Piena di compassione e di dolore, si prostrò davanti a sua Maestà e, gemendo interiormente, gli parlò: «Ahimè! Mio te­soro e mio Re, come questo drago feroce fa presa sulle sem­plici pecorelle del vostro gregge? Come tollererò di osserva­re il contagio dell'avidità e della falsità infettare le anime che sono costate il vostro sangue? Se il crudelissimo nemi­co si impossesserà impunemente di esse, crescerà la rovina con il cattivo esempio e con la fragilità umana, così che gli uni andranno dietro agli altri nella caduta. Perirò per la pe­na di aver compreso quanto pesi la colpa nella vostra equità, e quella dei figli più di quella degli estranei. Mio adorato, ponete rimedio a un simile danno, dato che me lo avete sve­lato». Ed egli: «Mia diletta, non si affligga il vostro cuore, nel quale vivo, perché ricaverò molti vantaggi per i miei de­voti da questo male, che a tale scopo la mia provvidenza ha permesso. Il castigo che infliggerò sarà un avvertimento per gli altri, affinché abbiano timore e in avvenire si guardino dalla cupidigia, poiché la stessa fine o il mio sdegno sovra­stano chi se ne macchia; il mio giudizio, infatti, è sempre il medesimo nei confronti di coloro che sono ribelli al mio volere, che la santa legge indica».

148. Ella si consolò, pur sentendo molta pietà dei due. Frattanto, pregò per tutti gli altri credenti perché non fos­sero irretiti da satana, e si rivolse di nuovo contro di lui at­terrandolo e precipitandolo perché non istigasse i giudei. Grazie al vigore con cui tratteneva gli avversari, i primi cri­stiani godevano di somma pace e tranquillità. Quella felicità e protezione sarebbe continuata perennemente, se gli uo­mini non l'avessero disprezzata, abbandonandosi alle stesse menzogne e ad altre peggiori. Oh, se paventassero l'espe­rienza di Ananìa e Saffira e ricalcassero le orme degli apo­stoli! Questi, dal carcere, invocarono il favore dell'Altissimo e quello della loro Signora e madre, la quale, appena co­nobbe con l'illuminazione divina che erano stati arrestati, stesa a forma di croce fece per loro questa orazione:

149. «Glorioso sovrano, Creatore dell'universo, mi sot­tometto completamente al vostro beneplacito e confesso che è conveniente che, come la vostra infinita sapienza di­spone e ordina, i discepoli si modellino su di voi, loro mae­stro, vera luce e guida degli eletti. Voi siete venuto in umiltà sulla terra per avvalorare tale virtù, abbattere la superbia e additare il cammino della croce per mezzo della pazien­za nelle tribolazioni e negli oltraggi. So anche che i vostri seguaci devono conformarsi a questa dottrina e stabilirla nella comunità ecclesiale. Se è possibile, però, che per ades­so essi abbiano libertà e vita per fondare la Chiesa e pro­clamare il vostro sublime nome al mondo, conducendolo alla vera fede, vi supplico di darmi licenza di soccorrere il vostro vicario, il mio figlio e vostro prediletto e tutti quel­li che sono reclusi per astuzia di Lucifero. Costui non pos­sa vantarsi di avere trionfato sui vostri servi e non alzi la testa contro gli altri».

150. A questa domanda, egli rispose: «Mia sposa, si com­pia quanto chiedi, poiché tale è la mia volontà. Invia i tuoi angeli a distruggere le opere del diavolo, perché la mia for­za è con te». Con il suo consenso, ella ne scelse uno di ge­rarchia assai elevata, affinché sciogliesse le catene a Pietro e Giovanni. Nel capitolo quinto degli Atti san Luca afferma che egli li fece uscire di notte, come gli era stato coman­dato, ma non rivela il segreto di questo miracolo. Lo spiri­to superno, rivestito di splendore e bellezza, manifestò di aver ricevuto dalla sua Regina l'incarico di condurli fuori; quindi, li esortò a recarsi a predicare, come essi fecero. Al­tri dei custodi di Maria furono mandati dai magistrati e dai sacerdoti, per allontanare i demoni e suggerire che non osas­sero ostacolare l'evangelizzazione. Essi obbedirono e adem­pirono puntualmente quanto era stato affidato loro. Ne con­seguì ciò che lo stesso autore riferisce, nel passo già citato, riguardo al discorso tenuto nel sinedrio dal venerabile dot­tore Gamalièle. Mentre gli altri erano confusi sul modo in cui si sarebbe dovuto procedere con i due apostoli, che era­no già nel tempio, senza che si capisse da chi e come fos­sero stati tratti fuori dalla prigione, egli espresse il consi­glio di non occuparsi di essi: se la loro attività veniva da Dio, non l'avrebbero potuta impedire; altrimenti, sarebbe svanita da sé, come era accaduto nel caso dei falsi profeti Tèuda e Giuda il Galileo, che avevano inventato delle sette ed erano periti entrambi con tutti i loro ammiratori.

151. Fu per ispirazione degli esseri celesti che Gamalièle parlò in quella maniera e che gli altri lo ascoltarono, anche se ingiunsero che Gesù di Nazaret non fosse più annunciato, per la propria reputazione e il proprio interesse. Dunque, dopo averli castigati, li lasciarono andare, dato che li avevano fatti catturare ancora. Come al solito, essi tornarono subito ad informare la Principessa , che sempre li accoglieva con affetto materno e con gioia constatando in loro tanta costanza nel dolore e tanto zelo della salvezza dei fratelli. In questa occa­sione, disse: «Signori miei, ora vi vedo autentici imitatori di Cristo, ora che per lui sopportate ingiurie e offese, e con leti­zia lo aiutate a portare la croce. Ora siete suoi degni ministri e collaboratori, così che gli uomini conseguano i frutti del suo sangue, sparso per essi. La sua destra onnipotente vi benedi­ca e vi comunichi la sua forza». Pronunciò queste parole in ginocchio e baciando loro le mani, e poi si mise a servirli.

 

Insegnamento della Regina del cielo

152. Carissima, da ciò che qui hai inteso e scritto puoi ricavare molti avvertimenti per il bene tuo e di tutti i fe­deli. In primo luogo, devi considerare la sollecitudine e la premura con cui mi prendevo cura della felicità perpetua di tutti i credenti, senza sottovalutare la loro più piccola necessità e il più lieve rischio. Insegnavo loro la verità, pre­gavo instancabilmente, li rianimavo nelle difficoltà, facevo in modo di vincolare a me l'Eterno affinché li assistesse, li difendevo dalle lusinghe e dal furibondo sdegno dei ne­mici infernali. Continuo a fare lo stesso da quassù e, se non tutti lo sperimentano, non è perché io non mi impe­gni in loro favore, ma perché sono assai pochi coloro che mi invocano di tutto cuore e si dispongono per guadagnare l'efficacia della mia tenerezza di madre. Li soccorrerei, se si rivolgessero a me e temessero i terribili inganni con i quali il grande drago li inviluppa e li lega alla loro con­danna. Per farli risvegliare dal loro letargo, do ad essi que­sto ammonimento: quanti si dannano dopo la morte del mio beatissimo Unigenito, nonostante i benefici che per mia intercessione egli incessantemente concede, subiscono tormenti peggiori di coloro che si sono smarriti prima del­la sua incarnazione e della mia stessa nascita. Così, chi da adesso in poi comprenderà questi misteri e li disprezzerà sarà punito con pene nuove e più dure.

153. Inoltre, è opportuno che i discepoli riflettano sul­la stima in cui devono tenere se stessi, dal momento che ho fatto e ancora faccio tanto per loro dopo che sua Mae­stà li ha redenti. La spensieratezza su questo è realmente riprensibile e meritevole di supplizi tremendi. Quale ra­gione può volere o a quale intelletto può sembrare giusto che per un diletto passeggero dei sensi, che nel migliore dei casi finisce con la vita e spesso in brevissimo tempo, si affatichi tanto una persona che ha fede? E che, al con­trario, non si preoccupi affatto della propria anima che è imperitura, trascurandola come se anch'essa avesse termi­ne con le cose visibili? Non si pondera che, quando tutto scompare, questa comincia a soffrire o a godere per sem­pre. Tu ne sei consapevole e ti è nota la comune perver­sità: non stupirti che oggi satana abbia tanto vigore, per­ché, dove vi è ininterrotta battaglia, chi vince acquista le energie perse dallo sconfitto. Ciò si verifica maggiormente nella crudele lotta con il demonio, poiché chi lo supera re­sta saldo e debilita lui, come avvenne quando mio Figlio lo abbatté, ed io dopo di lui. Se, però, egli si riconosce trionfante, innalza la sua presunzione e riprende potere, come ne ha attualmente nel mondo, perché quanti amano la sua vanità gli si sono assoggettati, seguendolo sotto la sua bandiera e andando dietro alle sue fallaci promesse.

154. Guardati da questo pericolo e sii sempre attenta a non aprire alcuna porta alle seduzioni della cruentissima be­stia. Tieni davanti agli occhi l'esempio di Ananìa e Saffira, nei quali si introdusse avendo intuito la loro sete di dena­ro. Voglio che tu non desideri niente sulla terra e che estingua le inclinazioni della tua debole natura, in maniera tale che neppure i medesimi diavoli con tutta la loro diligenza possano congetturare in te alcun moto sregolato di super­bia, avidità, vanità, ira o di qualunque altra passione. Que­sta è la scienza dei santi, senza la quale nessuno può esse­re sicuro nella carne corruttibile e per la cui ignoranza mol­tissimi vanno in rovina. Apprendila bene e trasmettila alle tue religiose, affinché ciascuna sia vigile sentinella di se stes­sa; così, rimarranno nella pace e nella carità vera e, unite nella quiete e tranquillità dello Spirito di Dio e fortificate dall'esercizio di tutte le virtù, saranno un castello inespu­gnabile per gli avversari. Richiama alla loro memoria il ca­stigo dei due coniugi ed esortale ad osservare scrupolosa­mente la Regola e le Costituzioni, perché in tal modo si con­quisteranno la mia protezione e la mia particolare custodia.


7-49 Ottobre 4, 1906 Come il retto operare è soffio per accendere il fuoco dell’amore.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Avendo ricevuto l’ubbidienza di dire poche parole se venisse qualcuno, stavo con timore d’aver mancato all’ubbidienza, con l’aggiunta che il benedetto Gesù non ci veniva. Chi può dire lo strazio dell’anima mia, pensando che per aver commesso peccato non ci veniva. E’ sempre strazio crudele la sua privazione, ma il pensiero di averci dato occasione per qualche mancamento, è strazio che fa impazzire e che uccide di un colpo. Onde, dopo d’aver molto stentato è venuto e mi ha toccato tre volte dicendomi:

(2) “Figlia mia, ti rinnovo nella Potenza del Padre, nella mia Sapienza, e nell’Amore dello Spirito Santo”.

(3) Quello che ho provato, non so dirlo mentre così diceva, poi pareva che si coricava in me, e poggiava la sua testa coronata di spine sul mio cuore, ed ha soggiunto:

(4) “Il retto operare mantiene sempre accesso l’Amor Divino nell’anima, e il non retto operare lo va sempre smorzando, e se fa per accenderlo, ora va il soffio dell’amor proprio e lo smorza, ora il rispetto umano, ora la propria stima, ora il soffio del desiderio di piacere ad altri; insomma tanti soffi che lo vanno sempre smorzando, invece, il retto operare non sono tanti soffi che accendono questo fuoco divino nell’anima, ma un continuo soffio che lo tiene sempre acceso, ed è il soffio onnipotente di un Dio solo”.