Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Se sei stata assegnata alle mansioni di cucina, non devi pensare che questo non richieda intelligen­za... Quello star seduti e in piedi, quell'andare innan­zi e indietro o qualsiasi altra mansione assolva, Dio non domanderà  a quella Sorella quanti libri ha letto, quanti miracoli ha compiuto; ma le domanderà  se ha fatto del suo meglio per amore suo. Ella potrà  in tutta sincerità  affermare: « Ho fatto del mio meglio ». An­che se il meglio corrisponderà  a un insuccesso, questo dovrà  essere il meglio che abbiamo saputo fare, il no­stro massimo. (Madre Teresa di Calcutta)

Liturgia delle Ore - Letture

Lunedi della 2° settimana del tempo di Avvento (Immacolata Concezione della B.V. Maria)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 11

1Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.

2Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli:3"Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?".4Gesù rispose: "Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete:5'I ciechi ricuperano la vista', gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, 'ai poveri è predicata la buona novella',6e beato colui che non si scandalizza di me".7Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: "Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento?8Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re!9E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta.10Egli è colui, del quale sta scritto:

'Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero
che preparerà la tua via davanti a te.'

11In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.12Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono.13La Legge e tutti i Profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni.14E se lo volete accettare, egli è quell'Elia che deve venire.15Chi ha orecchi intenda.

16Ma a chi paragonerò io questa generazione? Essa è simile a quei fanciulli seduti sulle piazze che si rivolgono agli altri compagni e dicono:

17Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto.

18È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: Ha un demonio.19È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere".

20Allora si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite:21"Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere.22Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della vostra.23E tu, Cafàrnao,

'sarai' forse 'innalzata fino al cielo?
Fino agli inferi precipiterai!'

Perché, se in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe!24Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua!".

25In quel tempo Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.26Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.27Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.

28Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, 'e troverete ristoro' per le vostre anime.30Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero".


Primo libro di Samuele 13

1Saul aveva trent'anni quando cominciò a regnare e regnò vent'anni su Israele...2Egli si scelse tremila uomini da Israele: duemila stavano con Saul in Micmas e sul monte di Betel e mille stavano con Giònata a Gàbaa di Beniamino; rimandò invece il resto del popolo ciascuno alla sua tenda.3Allora Giònata sconfisse la guarigione dei Filistei che era in Gàbaa e i Filistei lo seppero subito. Ma Saul suonò la tromba in tutta la regione gridando: "Ascoltino gli Ebrei!".4Tutto Israele udì e corse la voce: "Saul ha battuto la guarnigione dei Filistei e ormai Israele s'è urtato con i Filistei". Il popolo si radunò dietro Saul a Gàlgala.5Anche i Filistei si radunarono per combattere Israele, con tremila carri e seimila cavalieri e una moltitudine numerosa come la sabbia che è sulla spiaggia del mare. Così si mossero e posero il campo a Micmas a oriente di Bet-Aven.6Quando gli Israeliti si accorsero di essere in difficoltà, perché erano stretti dal nemico, cominciarono a nascondersi in massa nelle grotte, nelle macchie, fra le rocce, nelle fosse e nelle cisterne.7Alcuni Ebrei passarono oltre il Giordano nella terra di Gad e Gàlaad.
Saul restava in Gàlgala e tutto il popolo che stava con lui era impaurito.8Aspettò tuttavia sette giorni secondo il tempo fissato da Samuele. Ma Samuele non arrivava a Gàlgala e il popolo si disperdeva lontano da lui.9Allora Saul diede ordine: "Preparatemi l'olocausto e i sacrifici di comunione". Quindi offrì l'olocausto.10Ed ecco, appena ebbe finito di offrire l'olocausto, giunse Samuele e Saul gli uscì incontro per salutarlo.11Samuele disse subito: "Che hai fatto?". Saul rispose: "Vedendo che il popolo si disperdeva lontano da me e tu non venivi al termine dei giorni fissati, mentre i Filistei si addensavano in Micmas,12ho detto: ora scenderanno i Filistei contro di me in Gàlgala mentre io non ho ancora placato il Signore. Perciò mi sono fatto ardito e ho offerto l'olocausto".13Rispose Samuele a Saul: "Hai agito da stolto, non osservando il comando che il Signore Dio tuo ti aveva imposto, perché in questa occasione il Signore avrebbe reso stabile il tuo regno su Israele per sempre.14Ora invece il tuo regno non durerà. Il Signore si è già scelto un uomo secondo il suo cuore e lo costituirà capo del suo popolo, perché tu non hai osservato quanto ti aveva comandato il Signore".15Samuele poi si alzò e salì da Gàlgala per andarsene per la sua strada. Il resto del popolo salì dietro a Saul incontro ai guerrieri e vennero da Gàlgala a Gàbaa di Beniamino; Saul contò la gente che era rimasta con lui: erano seicento uomini.
16Saul e Giònata e la gente rimasta con loro stavano a Gàbaa di Beniamino e i Filistei erano accampati in Micmas.17Dall'accampamento filisteo uscì una pattuglia d'assalto divisa in tre schiere: una si diresse sulla via di Ofra verso il paese di Suàl;18un'altra si diresse sulla via di Bet-Coron; la terza schiera si diresse sulla via del confine che sovrasta la valle di Zeboìm verso il deserto.19Allora non si trovava un fabbro in tutto il paese d'Israele: "Perché - dicevano i Filistei - gli Ebrei non fabbrichino spade o lance".20Così gli Israeliti dovevano sempre scendere dai Filistei per affilare chi il vomere, chi la zappa, chi la scure o la falce.21L'affilatura costava due terzi di siclo per i vomeri e le zappe e un terzo l'affilatura delle scuri e dei pungoli.22Nel giorno della battaglia, in tutta la gente che stava con Saul e Giònata, non si trovò in mano ad alcuno né spada né lancia. Si poté averne solo per Saul e suo figlio Giònata.23Intanto una guarnigione di Filistei era uscita verso il passo di Micmas.


Qoelet 1

1Parole di Qoèlet, figlio di Davide, re di Gerusalemme.

2Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità, tutto è vanità.
3Quale utilità ricava l'uomo da tutto l'affanno
per cui fatica sotto il sole?
4Una generazione va, una generazione viene
ma la terra resta sempre la stessa.
5Il sole sorge e il sole tramonta,
si affretta verso il luogo da dove risorgerà.
6Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana;
gira e rigira
e sopra i suoi giri il vento ritorna.
7Tutti i fiumi vanno al mare,
eppure il mare non è mai pieno:
raggiunta la loro mèta,
i fiumi riprendono la loro marcia.
8Tutte le cose sono in travaglio
e nessuno potrebbe spiegarne il motivo.
Non si sazia l'occhio di guardare
né mai l'orecchio è sazio di udire.
9Ciò che è stato sarà
e ciò che si è fatto si rifarà;
non c'è niente di nuovo sotto il sole.
10C'è forse qualcosa di cui si possa dire:
"Guarda, questa è una novità"?
Proprio questa è già stata nei secoli
che ci hanno preceduto.
11Non resta più ricordo degli antichi,
ma neppure di coloro che saranno
si conserverà memoria
presso coloro che verranno in seguito.

12Io, Qoèlet, sono stato re d'Israele in Gerusalemme.13Mi sono proposto di ricercare e investigare con saggezza tutto ciò che si fa sotto il cielo. È questa una occupazione penosa che Dio ha imposto agli uomini, perché in essa fatichino.14Ho visto tutte le cose che si fanno sotto il sole ed ecco tutto è vanità e un inseguire il vento.

15Ciò che è storto non si può raddrizzare
e quel che manca non si può contare.

16Pensavo e dicevo fra me: "Ecco, io ho avuto una sapienza superiore e più vasta di quella che ebbero quanti regnarono prima di me in Gerusalemme. La mia mente ha curato molto la sapienza e la scienza".17Ho deciso allora di conoscere la sapienza e la scienza, come anche la stoltezza e la follia, e ho compreso che anche questo è un inseguire il vento,18perché

molta sapienza, molto affanno;
chi accresce il sapere, aumenta il dolore.


Salmi 41

1'Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.'

2Beato l'uomo che ha cura del debole,
nel giorno della sventura il Signore lo libera.
3Veglierà su di lui il Signore,
lo farà vivere beato sulla terra,
non lo abbandonerà alle brame dei nemici.
4Il Signore lo sosterrà sul letto del dolore;
gli darai sollievo nella sua malattia.

5Io ho detto: "Pietà di me, Signore;
risanami, contro di te ho peccato".
6I nemici mi augurano il male:
"Quando morirà e perirà il suo nome?".
7Chi viene a visitarmi dice il falso,
il suo cuore accumula malizia
e uscito fuori sparla.

8Contro di me sussurrano insieme i miei nemici,
contro di me pensano il male:
9"Un morbo maligno su di lui si è abbattuto,
da dove si è steso non potrà rialzarsi".
10Anche l'amico in cui confidavo,
anche lui, che mangiava il mio pane,
alza contro di me il suo calcagno.

11Ma tu, Signore, abbi pietà e sollevami,
che io li possa ripagare.
12Da questo saprò che tu mi ami
se non trionfa su di me il mio nemico;
13per la mia integrità tu mi sostieni,
mi fai stare alla tua presenza per sempre.
14Sia benedetto il Signore, Dio d'Israele,
da sempre e per sempre. Amen, amen.


Baruc 2

1Per questo il Signore ha adempiuto le sue parole pronunziate contro di noi, contro i nostri giudici che governano Israele, contro i nostri re e contro i nostri principi, contro ogni uomo d'Israele e di Giuda.2Non era mai avvenuto sotto la volta del cielo quello che egli ha compiuto in Gerusalemme, come sta scritto nella legge di Mosè,3fino al punto di mangiarsi uno le carni del figlio e un altro quelle della figlia.4Il Signore li mise in potere di tutti i regni vicini e li rese oggetto di vituperio e di disprezzo per tutti quei popoli in mezzo ai quali li aveva dispersi.5Così ci ha reso schiavi invece di padroni, perché abbiamo offeso il Signore nostro Dio e non abbiamo ascoltato la sua voce.6Al Signore nostro Dio la giustizia, a noi e ai padri nostri il disonore sul volto, come avviene ancor oggi.7Tutte le calamità che il Signore ci aveva minacciate, ci sono venute addosso.8Ma noi non abbiamo placato lo sdegno del Signore, rinunziando ai perversi affetti del nostro cuore.9Così il Signore, che è pronto al castigo, lo ha mandato sopra di noi, poiché egli è giusto in tutte le opere che ci ha comandate,10mentre noi non abbiamo dato ascolto alla sua voce, eseguendo i decreti che ci aveva posti davanti.

11Ora, Signore Dio d'Israele, che hai fatto uscire il tuo popolo dall'Egitto con mano forte, con segni e prodigi, con grande potenza e braccio possente e ti sei fatto un nome glorioso come oggi lo possiedi,12noi abbiamo peccato, siamo stati empi, abbiamo trasgredito, Signore Dio nostro, i tuoi comandamenti.13Allontana da noi lo sdegno, poiché siamo rimasti molto pochi in mezzo alle genti fra le quali tu ci hai dispersi.14Ascolta, Signore, la nostra preghiera, la nostra supplica, liberaci per il tuo amore e facci trovar grazia davanti a coloro che ci hanno deportati,15perché tutta la terra sappia che tu sei il Signore nostro Dio e che il tuo nome è stato invocato su Israele e su tutta la sua stirpe.16Guarda, Signore, dalla tua santa dimora e pensa a noi; inclina il tuo orecchio, Signore, e ascolta;17apri, Signore, gli occhi e osserva: non i morti che sono negli inferi, il cui spirito se n'è andato dalle loro viscere, danno gloria e giustizia al Signore,18ma chi geme sotto il peso, chi se ne va curvo e spossato, chi ha gli occhi languenti, chi è affamato, questi sono coloro che ti rendono gloria e giustizia, Signore.19Non per i meriti dei nostri padri e dei nostri re ti presentiamo le nostre suppliche, Signore Dio nostro,20ma perché tu hai mandato sopra di noi la tua collera e il tuo sdegno, come avevi dichiarato per mezzo dei tuoi servi i profeti:21"Ecco, dice il Signore: Curvate le spalle, servite il re di Babilonia e dimorerete nella terra da me data ai vostri padri.22Ma se non darete ascolto alla voce del Signore che comanda di servire il re di Babilonia,23farò cessare nelle città di Giuda e per le vie di Gerusalemme il grido di gioia e di letizia, il canto dello sposo e della sposa e tutto il territorio diventerà un deserto senza abitanti".24Noi non abbiamo dato ascolto alla tua voce di servire il re di Babilonia, perciò tu hai eseguito la minaccia, fatta per mezzo dei tuoi servi i profeti, che le ossa dei nostri re e dei nostri padri sarebbero rimosse dalla loro tomba.25Ed eccole abbandonate al calore del giorno e al gelo della notte. Essi son morti fra atroci dolori, di fame, di spada e di peste;26il tempio che porta il tuo nome tu lo hai ridotto nello stato in cui oggi si trova, per la malvagità della casa d'Israele e di Giuda.27Tuttavia tu hai agito verso di noi, Signore Dio nostro, secondo tutta la tua bontà e secondo tutta la tua grande misericordia,28come avevi detto per mezzo del tuo servo Mosè, quando gli ordinasti di scrivere la tua legge davanti agli Israeliti, dicendo:29"Se voi non darete ascolto alla mia voce, questa moltitudine che ora è così grande sarà ridotta a un piccolo resto in mezzo alle nazioni fra le quali io la disperderò;30poiché io so che non mi ascolterà, perché è un popolo di dura cervice. Però nella terra del loro esilio ritorneranno in sé31e riconosceranno che io sono il Signore loro Dio. Darò loro un cuore e orecchi che ascoltano;32nella terra del loro esilio mi loderanno e si ricorderanno del mio nome33e ripensando alla sorte subìta dai loro padri che peccarono contro di me, abbandoneranno la loro caparbietà e la loro malizia.34Io li ricondurrò nella terra promessa con giuramento ai loro padri, ad Abramo, a Isacco, a Giacobbe; essi ne avranno di nuovo il dominio e io li moltiplicherò e non diminuiranno più;35farò con loro un'alleanza perenne: io sarò Dio per loro ed essi saranno popolo per me, né scaccerò mai più il mio popolo Israele dal paese che gli ho dato".


Lettera agli Ebrei 5

1Ogni sommo sacerdote, preso fra gli uomini, viene costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati.2In tal modo egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell'ignoranza e nell'errore, essendo anch'egli rivestito di debolezza;3proprio a causa di questa anche per se stesso deve offrire sacrifici per i peccati, come lo fa per il popolo.
4Nessuno può attribuire a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne.5Nello stesso modo Cristo non si attribuì la gloria di sommo sacerdote, ma gliela conferì colui che gli disse:

'Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato'.

6Come in un altro passo dice:

'Tu sei sacerdote per sempre, alla maniera di Melchìsedek'.

7Proprio per questo nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà;8pur essendo Figlio, imparò tuttavia l'obbedienza dalle cose che patì9e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono,10essendo stato proclamato da Dio sommo sacerdote 'alla maniera di Melchìsedek'.

11Su questo argomento abbiamo molte cose da dire, difficili da spiegare perché siete diventati lenti a capire.12Infatti, voi che dovreste essere ormai maestri per ragioni di tempo, avete di nuovo bisogno che qualcuno v'insegni i primi elementi degli oracoli di Dio e siete diventati bisognosi di latte e non di cibo solido.13Ora, chi si nutre ancora di latte è ignaro della dottrina della giustizia, perché è ancora un bambino.14Il nutrimento solido invece è per gli uomini fatti, quelli che hanno le facoltà esercitate a distinguere il buono dal cattivo.


Capitolo XIV: L’ardente brama del Corpo di Cristo in alcuni devoti

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Parola del discepolo

1. "Quanto è grande, o Signore, la ricchezza della tua bontà, riservata a coloro che ti temono" (Sal 30,20). O Signore, quando penso a certe anime devote, che si accostano al tuo Sacramento con grandissima devozione ed amore, spesso mi sento in colpa ed arrossisco. Al tuo altare e alla mensa della santa Comunione io vengo infatti con tanta tiepidezza e freddezza, restando così arido e senza slancio del cuore, non totalmente infiammato dinanzi a te, o mio Dio, e non così fortemente attratto d'amore verso di te, come lo furono molte anime devote. Nel loro grande desiderio della Comunione e nel palpitante loro amore, queste anime devote non potevano trattenersi dal pianto; con la bocca del cuore, e insieme con quella del corpo, anelavano dal profondo a te, fonte viva, non potendo calmare o saziare la propria sete in altro modo che ricevendo il tuo corpo, con piena letizia e con spirituale avidità. Veramente ardente, la loro fede; tale da costituire essa stessa motivo di prova della tua presenza. Questi devoti riconoscono davvero il loro Signore nello spezzare il pane, e il loro cuore arde tutto per quel Gesù, che sta camminando con loro (Lc 24,30s). Da me sono spesso ben lontani un tale slancio devoto, un amore così ardente.

2. Usami misericordia, o buon Gesù, dolce e benigno. Al poveretto tuo, che va implorando, concedi di sentire, almeno qualche volta, nella santa Comunione, un poco dell'impeto amoroso del tuo cuore; così si irrobustirà la mia fede, si dilaterà la speranza nella tua bontà, e in me non verrà mai meno un amore che già arde pienamente e che ha potuto gustare la manna del cielo. Ben può la tua misericordia concedermi almeno la grazia del desiderio e venire a me donandomi ardore di spirito, finché non giunga il giorno da te stabilito. In verità, benché io non sia acceso da una brama così grande come quella delle persone particolarmente a te devote, tuttavia sento, per grazia sua, di desiderare quel desiderio, grande e ardente; prego e sospiro di essere unito a tutti coloro che ti amano con fervore e di essere considerato della loro santa schiera.


Omelia 112: Gesù arrestato.

Commento al Vangelo di San Giovanni - Sant'Agostino d'Ippona

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1. Dopo aver riferito il grande e lungo discorso che il Signore, prossimo ormai a versare il sangue per noi, tenne dopo la cena ai discepoli che erano allora con lui, e dopo aver riportato l'orazione che rivolse al Padre, l'evangelista Giovanni così comincia il racconto della Passione: Detto questo, Gesù andò con i suoi discepoli di là del torrente Cedron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché spesso Gesù si ritirava là con i suoi discepoli (Gv 18, 1-2). L'ingresso del Signore e dei suoi discepoli nel giardino, di cui parla l'evangelista, non avvenne subito appena finita l'orazione, a proposito della quale dice: Appena Gesù ebbe pronunciato queste parole. Nel frattempo accaddero altri fatti, che, se sono omessi da questo evangelista, sono però ricordati dagli altri, così come, del resto, si trovano nella narrazione di Giovanni molti particolari di cui tacciono gli altri evangelisti. Se uno poi vuole rendersi conto come concordino tra loro, e come uno non contraddica la verità annunciata dall'altro, non deve cercare le prove in questi nostri discorsi, ma in altri nostri studi specifici. E non è stando in piedi e ascoltando un discorso che si possono approfondire le cose, ma stando comodamente seduti, leggendo o ascoltando con molta attenzione e serio impegno chi legge. Tuttavia, sia che si giunga a tale accertamento in questa vita, sia che non vi si possa giungere per qualche impedimento, prima ancora di conoscere si deve credere che il racconto di un evangelista, che gode presso la Chiesa di autorità canonica, non può essere in contraddizione con se stesso né con quanto altrettanto veracemente un altro evangelista riferisce. Vediamo dunque ora la narrazione del nostro san Giovanni, che abbiamo preso a commentare, senza confrontarla con quella degli altri, e senza soffermarci sui punti che sono chiari, per poterlo fare dove il testo lo richieda. Le parole dell'evangelista: Detto questo, Gesù andò con i suoi discepoli di là dal torrente Cedron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli, non dobbiamo intenderle come se subito dopo il discorso e l'orazione Gesù sia entrato nel giardino; ma le parole: Dette Gesù queste cose, vogliono dire semplicemente che Gesù entrò nel giardino non prima di aver concluso il suo discorso e completata la sua orazione.

2. Conosceva anche Giuda, il traditore, quel posto. L'ordine logico delle parole è questo: Quel posto era ben noto al traditore perché - nota l'evangelista - spesso Gesù si ritirava là con i suoi discepoli. Il lupo, coperto di pelle di pecora, e, per misteriosa disposizione del padre di famiglia, tollerato in mezzo alle pecore, studiò il luogo, dove per un po' di tempo potesse disperdere il piccolo gregge, insidiando il pastore. Giuda, dunque, conducendo la coorte e guardie fornite dai gran sacerdoti, arriva là con lanterne, torce e armi (Gv 18, 3). La coorte non era formata di Giudei ma di soldati romani. Ciò significa che era stata inviata dal governatore romano, come se si trattasse di arrestare un colpevole, in difesa dell'ordine costituito, cosicché nessuno osasse impedire l'arresto; quantunque quel dispiegamento di forze fosse sufficiente a spaventare, nonché a mettere in fuga chiunque avesse osato difendere Cristo. Talmente era nascosta la sua potenza, e talmente era palese la sua debolezza, che ai nemici erano parse sufficienti queste misure nei confronti di Cristo, contro il quale niente sarebbe servito se egli non avesse voluto. Ma egli, che era buono, si serviva dei malvagi come strumenti per compiere il bene, traendo così il bene dal male per far diventare buoni i malvagi e discernere i buoni dai malvagi.

3. Allora Gesù, - prosegue l'evangelista -, che sapeva tutto ciò che stava per accadergli, si avanzò e disse loro: Chi cercate? Gli risposero: Gesù il Nazareno. Dice loro Gesù: Sono io! Anche Giuda, il traditore, stava con loro. Come, dunque, ebbe detto loro: Sono io, indietreggiarono e caddero in terra (Gv 18, 4-6). Dove sono ora la coorte dei soldati, e le guardie dei grandi sacerdoti e dei farisei? Dov'è il terrore che doveva essere prodotto da tutto quel dispiegamento di forze? E' bastata una voce che ha detto: Sono io! a colpire, senza alcun dardo, a respingere e ad atterrare tutta quella folla, inferocita dall'odio e terribilmente armata. Nella carne infatti si nascondeva Dio, e il giorno eterno era talmente occultato dalle membra umane che le tenebre, per ucciderlo, dovettero cercarlo con lanterne e torce. Sono io, egli dice, e atterra gli empi. Che cosa farà quando verrà a giudicare, colui che ha fatto questo quando doveva essere giudicato? Quale sarà la sua potenza quando verrà per regnare, se era tanta quando stava per morire? Anche adesso, per mezzo del Vangelo, Cristo fa sentire ovunque la sua voce: Sono io, e i Giudei aspettano l'Anticristo per indietreggiare e cadere in terra, perché, disertando le cose celesti, aspirano a quelle terrene. E' certo che i persecutori andarono, guidati dal traditore, per arrestare Gesù; trovarono colui che cercavano e udirono la sua voce: Sono io: perché non lo presero, ma indietreggiarono e caddero in terra, se non perché così volle colui che poteva tutto ciò che voleva? Ma in verità, se egli non si fosse mai lasciato prendere, essi certamente non avrebbero potuto compiere ciò per cui erano andati, ma nemmeno lui avrebbe potuto effettuare ciò per cui era venuto. Essi lo cercavano, nella loro crudeltà, per metterlo a morte; egli cercava noi per salvarci con la sua morte. Egli ha dato una prova della sua potenza a coloro che invano hanno tentato di arrestarlo; lo prendano ormai, affinché egli possa compiere la sua volontà per mezzo di essi che lo ignorano.

4. Di nuovo egli domandò: Chi cercate? Essi dissero: Gesù il Nazareno. Rispose Gesù: Vi ho detto che sono io! Se dunque cercate me, lasciate che costoro se ne vadano. Così si adempiva la parola da lui detta: Di coloro che mi hai dato, non ho perduto nessuno (Gv 18, 7-9). Disse: Se cercate me, lasciate che costoro se ne vadano. Egli ha di fronte a sé dei nemici che obbediscono ai suoi ordini: lasciano andare quelli che Gesù volle sottrarre alla morte. Ma non sarebbero forse morti più tardi? E perché egli li avrebbe perduti, se fossero morti allora? E' perché essi allora non credevano ancora in lui nel modo che credono tutti quelli che non si perdono.

[Colui che beve il calice ne è anche l'autore.]

5. Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la sguainò e colpì il servo del sommo sacerdote mozzandogli l'orecchio destro. Il servo si chiamava Malco (Gv 18, 10). Solo Giovanni riferisce il nome di questo servo, così come soltanto Luca riferisce che il Signore gli toccò l'orecchio e lo guarì (cf. Lc 22, 51). Malco vuol dire "colui che regnerà". Che significa quindi questo orecchio mozzato per difendere il Signore e dal Signore guarito, se non l'orecchio rinnovato mediante la rimozione di quanto fa parte dell'uomo vecchio, affinché si ascolti in novità di spirito e non in vetustà di lettera (cf. Rm 7, 6)? Se uno ha ricevuto da Cristo un tale beneficio, potrà dubitare che regnerà con Cristo? Il fatto poi che a ottenere questo beneficio sia stato un servo, è simbolo dell'antica Alleanza che non generava che schiavi, come Agar (cf. Gal 4, 24). Nella guarigione ottenuta c'era anche l'annuncio della libertà. Il Signore tuttavia disapprovò il gesto di Pietro, e gli proibì di procedere oltre, dicendo: Rimetti la spada nel fodero. Non berrò il calice che il Padre mi ha dato? (Gv 18, 11). E' certo che quel discepolo, con il suo gesto, aveva voluto soltanto difendere il maestro, senza riflettere sul significato che esso poteva assumere. Era quindi opportuno che Pietro ricevesse una lezione di pazienza e che l'episodio fosse riferito a nostro ammaestramento. Quanto al calice della passione, che dice offertogli dal Padre, trova conferma nelle parole dell'Apostolo: Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato alla morte per tutti noi (Rm 8, 31-32). In verità, anche colui che lo beve è l'autore di questo calice, come appunto dice il medesimo Apostolo: Cristo ci ha amato e ha offerto se stesso per noi come oblazione e sacrificio a Dio in odore di soavità (Ef 5, 2).

6. Allora la coorte, il tribuno e le guardie dei Giudei si impadronirono di Gesù e lo legarono (Gv 18, 12). Si impadronirono di colui al quale prima neppure avevano potuto avvicinarsi. Egli era il giorno, ed essi le tenebre, e tenebre rimasero perché non ascoltarono l'invito: Avvicinatevi a lui e sarete illuminati (Sal 33, 6). Se si fossero avvicinati a lui in questo modo, lo avrebbero preso non per ucciderlo ma per accoglierlo nel loro cuore. Ma siccome lo presero in ben altro modo, si allontanarono da lui ancora di più; e legarono colui dal quale piuttosto avrebbero dovuto essere sciolti. E forse, tra coloro che caricarono Cristo di catene, vi era qualcuno che più tardi, da lui liberato, disse: Tu hai spezzato le mie catene (Sal 115, 16). Per oggi basta così. Il seguito, se Dio vorrà, ad un altro discorso.


16 - Si narra come Maria beatissima celebrava le feste dell'A­scensione del Salvatore.

La mistica Città di Dio - Libro ottavo - Suor Maria d'Agreda

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680. In ciascun atto e in ciascun mistero della nostra Regina trovo continuamente nuovi segreti da penetrare e nuovi motivi di stupore e di encomio, ma mi mancano le parole adatte a palesare quanto conosco. Per quello che mi è stato dato di comprendere dell'amore del Signore verso la sua purissima Madre e degnissima sposa, pare che, se­condo l'inclinazione e il vigore di una simile carità, egli avrebbe rinunciato al trono e ai beati per stare con lei, se per ragioni diverse non fosse stato necessario che dimo­rasse nell'empireo mentre ella rimaneva sulla terra, per il periodo della loro separazione e lontananza corporale. Non si pensi che questa ponderazione dell'eccellenza di lei de­roghi a quella dell'Unigenito e a quella degli eletti, perché la divinità del Padre e dello Spirito sta nel Verbo indivisa con somma unità individuale e le tre Persone stanno tut­te inseparabilmente in ognuna, e mai il Verbo poteva sta­re senza il Padre e lo Spirito. È certo, poi, che la vicinan­za degli esseri celesti e dei santi, paragonata a quella di Maria, era per lui di minor conto, qualora ci limitiamo a considerare l'intensità del loro affetto reciproco. Per altri motivi, però, occorreva che egli, compiuta la redenzione, risalisse alla destra dell'Eterno e che la felicissima Vergine restasse nel mondo, affinché per la sua sollecitudine si ot­tenessero gli effetti del riscatto ed ella fomentasse e quasi partorisse la passione e morte di Cristo.

681. Tale fu l'ineffabile provvidenza con la quale il Sal­vatore ordinò le sue opere, lasciandole piene di sapienza e di magnificenza con il confidare con tutto il cuore in questa donna forte, come affermò per bocca di Salomone nei Proverbi. Non fu deluso nella sua fiducia, giacché costei, applicando i tesori delle sue sofferenze e del suo sangue tramite i propri meriti, gli comprò il campo in cui piantò la vigna della Chiesa sino alla fine dei tempi, cioè le anime dei fedeli, nei quali essa si conserverà fino ad allora, e dei predestinati, nei quali sarà trasferita alla Ge­rusalemme trionfante per i secoli dei secoli. Se conveni­va alla maestà dell'Altissimo che questo fosse affidato a lei, perché Gesù entrasse nella gloria dopo la sua prodi­giosa risurrezione, conveniva anche che il medesimo Ge­sù mantenesse con quella stessa che lo aveva generato, e che gli era smisuratamente cara, il rapporto e la familia­rità possibili, obbligato non solo dalla tenerezza che sen­tiva, ma pure dallo stato della Signora e dall'impresa che la impegnava quaggiù, dove la grazia, i mezzi e i benefi­ci dovevano essere proporzionati alla sublimità della cau­sa e dell'obiettivo di arcani così imperscrutabili. Egli con­seguiva nobilmente ciò con le sue assidue visite e con il frequente innalzamento di Maria al suo trono, affinché non stesse ininterrottamente fuori della corte e i membri di questa non stessero tanto a lungo privi della sua in­cantevole vista, poiché si trattava di un godimento op­portuno per tutti.

682. Le suddette meraviglie, oltre che nelle occasioni delle quali ho parlato, si ripetevano quando ella ricordava l'Ascensione, che era una festa assai grande per lei e per il paradiso. Cominciava a prepararsi dalla Pasqua, stando occupata nel meditare le elargizioni ricevute dal suo pre­ziosissimo Figlio, la compagnia degli antichi prigionieri del limbo, ormai liberati, e quanto le era accaduto in quei qua­ranta giorni, e ringraziando in maniera speciale con inni ed esercizi, come se stesse succedendo in tale momento, perché teneva tutto vivo nella sua indefettibile memoria. Non mi trattengo a riferire i particolari, avendone già scrit­to abbastanza negli ultimi capitoli della seconda parte, e dichiaro unicamente che le erano quotidianamente con­cessi incomparabili favori e influssi superni, che la divi­nizzavano e la disponevano per gli altri che avrebbe ac­colto nella solennità.

683. Arrivata la data che coincideva con il ritorno al cie­lo del nostro Maestro, questi scendeva nell'oratorio scortato da innumerevoli ministri e dai patriarchi che aveva condot­to con sé in quella circostanza. La Principessa lo attendeva stesa al suolo come al solito, annientata nel profondo della sua straordinaria umiltà, ma elevata al di sopra dell'imma­ginazione umana e angelica, al supremo grado di amore di Dio concepibile per una semplice creatura. Immediatamen­te egli le si manifestava attorniato dai cori dei beati e, rin­novando la dolcezza delle sue benedizioni, comandava che fosse tirata su dalla polvere e posta al suo fianco. Ciò era subito eseguito e i serafini adagiavano sul suo seggio colei dalla quale aveva assunto la nostra sostanza. Là l'interroga­va su che cosa desiderasse, bramasse e volesse, ed ella pro­clamava: «Mio diletto e mio sovrano, desidero la vostra esal­tazione, bramo di esprimervi gratitudine a nome degli uo­mini per la generosità con cui la vostra onnipotenza ha sol­levato la nostra natura allo splendore e al giubilo perenne, voglio che tutti vi confessino e onorino».

684. Il suo Unigenito la chiamava: «Colomba mia, pre­scelta per essere mia dimora, venite con me alla patria, do­ve sarete esaudita e vi rallegrerete di questa celebrazione con i suoi abitanti, e non con i mortali». All'istante l'inte­ra processione si incamminava nell'aria, come era avvenu­to allora, e giungeva all'empireo con la Vergine sempre al­la destra del Salvatore, fermandosi ordinatamente avvolta da singolare silenzio e attenzione non soltanto dei santi, ma dello stesso Santo dei santi. La Madre chiedeva pron­tamente licenza di lasciare il trono e, prostrata al cospet­to della Trinità, intonava una stupenda lode, comprenden­te i misteri dell'incarnazione e della redenzione con tutte le vittorie ottenute da Cristo sino alla sua mirabile salita al Padre.

685. Il Signore mostrava il suo compiacimento e gli elet­ti facevano seguire altri cantici, glorificandolo in lei, e pro­vavano un gaudio più intenso per la vicinanza e l'eccel­lenza della loro Regina. Quindi, a un suo cenno, la ricol­locavano presso di lui ed ella, dopo le illuminazioni e l'or­namento che ho illustrato altrove, gioiva per alcune ore di una visione intuitiva, durante la quale le era dato ancora il possesso di quel luogo, che le era riservato in eterno. Per nostra maggiore sorpresa e nostro maggiore debito, avver­to che ogni anno le domandava se intendesse rimanere op­pure continuare a sostenere la Chiesa sulla terra, rimet­tendo la decisione al suo arbitrio, e gli era risposto che con il suo beneplacito avrebbe ripreso a faticare per colo­ro che erano il frutto della passione.

686. Le tre Persone accettavano nuovamente la sua ri­nuncia tra l'ammirazione dei presenti, così che Maria si privò non una volta sola, bensì molte volte, del godimen­to della contemplazione per quel tempo, allo scopo di go­vernare la comunità ecclesiale e di arricchirla con i suoi ineffabili meriti. Giacché le nostre limitate capacità non sono sufficienti per spiegarli adeguatamente, non sarà un difetto di questa Storia rimandarne la conoscenza a quan­do la conseguiremo in sua Maestà; ma tutti i premi erano come conservati nel consenso di lui, affinché poi nel pos­sesso fosse nella misura possibile simile al Figlio, stando­gli degnamente accanto. Ella pregava per la magnificazio­ne dell'Altissimo, per la propagazione del Vangelo, per la conversione delle genti e per il trionfo sul demonio. Tutto le era accordato nel modo in cui si è verificato e si verifica nei secoli, e i benefici sarebbero superiori se i peccati non li impedissero rendendo la progenie di Adamo non idonea a riceverli. Successivamente, i custodi la riportava­no con sublime musica e armonia al cenacolo, dove si ab­bassava e si umiliava in segno di ringraziamento. Informo che Giovanni aveva notizia di questi prodigi e che guada­gnò di parteciparne in qualcosa, perché scorgeva la Signora tanto piena di luce che non poteva fissarla in volto per il fulgore che sprigionava. Inoltre, poiché la Maestra dell'u­miltà andava come per terra e ai suoi piedi per avere dei permessi, aveva numerose occasioni di osservarla e soven­te si smarriva per il timore riverenziale, benché sentisse rari effetti ed immensa felicità.

687. La Principessa ordinava questi favori a solennizza­re più convenientemente la Pentecoste e con essi si prepa­rava nei nove giorni mancanti, senza cessare i suoi eserci­zi e con l'ardente anelito che fossero rinnovati in lei i set­te doni. Arrivato il momento, ciò si adempiva perché, alla medesima ora della prima discesa sul sacro collegio, lo Spi­rito veniva su quella stessa che aveva concepito Gesù ed era sua sposa e suo tempio. Appariva sotto l'aspetto di fuo­co con eccezionale luminosità e strepito, ma non in ma­niera palese a tutti, non essendo più necessario come allo­ra. Ella, assistita da diverse migliaia di esseri celesti che elevavano dolcissime melodie, era completamente infiam­mata e riempita di sovrabbondanti elargizioni e di aumen­ti di quanto già aveva in grado eminente. Subito gli espri­meva la sua gratitudine per sé e per gli apostoli e i disce­poli, che erano stati colmati di sapienza e di grazie perché fossero ministri valenti e adatti a fondare la fede, e pure per il sigillo che aveva posto alle opere della redenzione; lo supplicava poi di estendere alle varie epoche i suoi influs­si e di non sospenderli mai per le colpe con le quali gli uo­mini lo avrebbero irritato. Era esaudita e i cristiani ne trae­vano e ne trarranno vantaggio sino alla fine del mondo.

688. Celebrava con speciale giubilo e devozione anche altre due feste: quella dei santi e quella degli angeli. Si disponeva ad onorare questi ultimi con le solite pratiche e con lodi che compendiavano la loro creazione, giusti­ficazione e glorificazione, con i misteri che penetrava di tutti e di ciascuno. Nella data stabilita li invitava e ne accorrevano parecchie miriadi, di ogni ordine, che en­travano con mirabile leggiadria nel suo oratorio. Qui si formavano due cori, uno composto dagli spiriti sovrani e l'altro dalla Vergine, che dava inizio ai canti alternan­dosi con loro come a versetti finché non era sera; se si udissero, sarebbero indubbiamente una delle meraviglie del Signore e provocherebbero stupore. Non trovo ter­mìni né posso dilungarmi per dichiarare il poco che ho afferrato di questo arcano: ínnanzitutto, esaltavano il lo­ro Autore in se stesso, e nelle perfezioni e negli attrìbu­ti che ne coglievano; quindi, la Regina lo benediva per come la sua grandezza, scienza e potenza sì erano ma­nifestate nell'aver chiamato all'esistenza tante e così bel­le sostanze spirìtuali e nell'averle ornate dì molteplici do­ti naturali e soprannaturali, nonché per i loro incarichi, le loro fatiche e il loro ossequio nel fare la volontà di luì e nel soccorrere e guidare i mortali e tutte le cose visi­bili e inferiori. Quelli rispondevano con la riconoscenza e con il pagamento del debito, e insieme intonavano al­l'Eterno inni nei quali lo encomiavano per aver plasma­to e prescelto a divenire sua genitrice una donna di tale purezza ed eccellenza, meritevole dei maggiori privilegi, e per averla sollevata al di sopra di tutti in virtù e splen­dore, concedendole il dominio assoluto perché fosse ser­vita, venerata e confessata degna Madre di Dio e nostra riparatrice.

689. In questo modo scorrevano le sue prerogative e ma­gnificavano sua Maestà in lei, che a sua volta lo osanna­va elencando le loro. Era dunque una giornata di straor-

dinaria gioia e consolazione per Maria e di profondo gau­dio accidentale per essi, in particolare per i mille che la custodivano, sebbene ognuno ne avesse parte nella manie­ra a lui propria. Siccome non c'erano impedimenti dovuti a ignoranza né scarsità di intelligenza e di stima di ciò che era proclamato, quel colloquio risultava incomparabilmen­te apprezzabile, e lo sarà per noi allorché lo intenderemo in paradiso.

690. Anche quando festeggiava tutti i santi di natura umana faceva precedere molte preghiere e molti esercizi, e poi scendevano nella sua stanza gli antichi patriarchi, i profeti e gli altri beati del tempo successivo alla risurre­zione. Innalzava nuovi ringraziamenti per la loro gloria e per l'efficacia che aveva avuto in costoro il sangue del Sal­vatore, e provava enorme felicità capendo il segreto della predestinazione e constatando che, dopo avere affrontato la vita nella carne tra innumerevoli rischi, erano già nella sicura letizia di quella imperitura. Acclamava per questo il Padre delle misericordie, riassumendo i favori che ciascu­no aveva ricevuto. Chiedeva a tutti di intercedere per la Chiesa e per chi militava in essa, combattendo con il pe­ricolo di perdere la corona da loro ormai conquistata. Quindi, ricordava i trionfi che aveva ottenuto con la forza divina negli scontri sostenuti con il demonio, e si mostra­va grata per tali benefici e per le anime riscattate dal po­tere delle tenebre.

691. Sarà motivo di ammirazione per gli uomini, co­me lo fu per i ministri superni, vedere una semplice crea­tura terrena realizzare prodigi così continui che sembre­rebbero inverosimili a più persone unite assieme, per quanto infiammate al pari dei supremi serafini; ma la no­stra Signora aveva una certa partecipazione dell'onnipo­tenza dell'Altissimo, che rendeva in lei facile quello che negli altri è impossibile. Negli anni finali della sua vita la sua solerzia aumentò tanto che la nostra capacità non arriva a ponderare il suo incessante operare, nel quale non lasciava ozioso alcun minuto e non riposava né di giorno né di notte; infatti, non più ostacolata dal peso della natura corruttibile, era instancabile come un ange­lo, anzi come parecchi di questi congiuntamente, ed era tutta un incendio d'immensa attività. Le ore le parevano brevi, rare le occasioni e limitati gli esercizi, perché il suo amore si estendeva sempre oltre, benché ciò che compi­va fosse senza misura. Non ho spiegato quasi niente di simili miracoli in se stessi, poiché scorgo una distanza pressoché infinita tra le rivelazioni che ho avuto e la com­prensione che riesco a raggiungere quaggiù. Non essen­do neppure in grado di esprimere pienamente quello che mi è stato palesato, come dirò quello di cui sono all'o­scuro e di cui so solo che ne sono ignara? Cerchiamo di non privarci per le nostre mancanze della luce che ci at­tende per illuminarci in cielo, giacché questo premio e godimento basterebbe a spingerci a penare e a soffrire per tutti i secoli ogni tormento e dolore dei martiri, e ne saremmo ben ricompensati con l'esultanza di conoscere la dignità e grandezza della Vergine, contemplandola al­la destra del suo Unigenito, elevata su tutti gli esseri spi­rituali e gli eletti.

 

Insegnamento della Regina del cielo

692. Figlia mia, mentre avanzi nello stendere la mia Storia, devi inoltrarti pure nella mia perfetta imitazione. Questo desiderio cresce in me come crescono in te la pe­netrazione e la meraviglia di quanto apprendi e riferisci. È il momento di risarcire quello che hai trascurato e di levare il volo allo stato al quale il Signore ti chiama e io ti invito. Riempi i tuoi atti di santità e rammenta che em­pia e crudele è l'opposizione dei nemici, di satana e del mondo per contrastarti. Non potrai superare tante difficoltà e tentazioni se non accenderai nel tuo cuore una fer­vente emulazione e un intenso ardore che con impeto in­vincibile confondano e schiaccino il capo del velenoso ser­pente, che con astuzia diabolica si avvale di svariati mez­zi ingannevoli per abbatterti o almeno arrestarti nel cam­mino, così che tu non pervenga al fine che brami e alla condizione preparata per te dall'Eterno, che ti ha prescelta per essa.

693. Non ignorare l'attenzione di Lucifero per qualun­que dimenticanza e minima inavvertenza dei mortali, poi­ché si aggira senza sosta spiando i loro comportamenti e approfitta di tutte le negligenze per insinuare scaltramen­te le sue suggestioni, muovendo le inclinazioni dal lato in cui li ravvisa incauti, perché ricevano la ferita della colpa prima di accorgersene interamente. Egli è cosciente che, quando poi la sentono e ambiscono il rimedio, trovano maggiore impedimento e dunque, per riprendersi dopo le cadute, necessitano di più abbondante grazia ed energia di quella che sarebbe stata sufficiente per resistere. Con il peccato ci si infiacchisce, l'avversario acquista vigore e le passioni divengono più indomite e insormontabili, e per questo molti cascano e pochi si rialzano. Per evitare il pe­ricolo bisogna essere vigilanti ed ansiosi di guadagnare l'aiuto divino, gareggiando ininterrottamente per fare il me­glio e affinché non rimanga vuoto alcun istante nel quale l'anima si presenti senza occupazione, distratta e non im­pegnata in opere buone. In tal modo il medesimo peso del­la natura terrena si alleggerisce, le tendenze cattive si in­deboliscono, lo stesso demonio si spaventa, lo spirito si sol­leva ed acquista forze contro la carne e dominio sui sen­si, assoggettandoli alla volontà superna.

694. Hai un vivido esempio nelle mie azioni e, perché non le scordi, te le ho manifestate con chiarezza e tu le stai scrivendo. Considera diligentemente quello che ti è mostrato in un così nitido specchio e, se mi confessi tua maestra e madre, nonché dotata di ogni eccellenza, non essere tarda nel seguirmi. Non è possibile che tu o un'al­tra creatura arriviate alla mia altezza, né Dio ti obbliga a ciò, ma è assolutamente possibile che con il suo soc­corso tu ti adorni di virtù, spendendo in questo tutto il tuo tempo e tutte le tue facoltà, aggiungendo esercizi ad esercizi, orazioni ad orazioni, suppliche a suppliche, me­riti a meriti, e non lasciando passare un giorno o un'ora senza compiere il bene. Io ero assai attiva nel governo della Chiesa e, come hai illustrato, celebravo numerose solennità, cominciando subito a dispormi alla successiva appena ne finivo una. I cristiani possono ricalcare le mie orme, e tu sei tenuta a farlo più di tutti, poiché per que­sto sono state fissate le feste e le memorie di Gesù, mie e degli altri santi.

695. Come sovente ti ho inculcato, distinguiti special­mente in quelle dei misteri del Salvatore e miei. Quindi, abbi singolare venerazione e affetto per gli angeli, sia per la loro nobiltà e bellezza e per i loro ministeri sia per i favori e benefici che hai avuto. Procura di assomigliare ad essi nella purezza, nell'elevatezza dei pensieri, nell'in­cendio di amore e nel vivere come se non avessi un cor­po e i suoi istinti. Devono essere tuoi amici e tuoi com­pagni nel pellegrinaggio, affinché poi lo siano nella pa­tria. Conversa e intrattieniti con loro ed essi ti riveleran­no le qualità e le caratteristiche del tuo sposo, dandoti notizia certa delle sue perfezioni, ti insegneranno i retti sentieri della giustizia e della pace, ti difenderanno dal maligno e ti avviseranno dei suoi raggiri, e alla loro scuo­la apprenderai le leggi della carità. Ascoltali, pertanto, e obbedisci loro in tutto.


13 giugno 1948 Ore 13

Maria Valtorta

  Sto leggendo un giornale riportante un'ordinanza dell'Ordinario di Arezzo sulle statue semoventi.    "Per sfatare le superstizioni e forse anche maligne dicerie che si espongono in proposito di ciò che succede in codesta chiesa (S. Francesco in Arezzo), le impongo senz'altro di togliere alla vista del pubblico ogni statua o sacra immagine, oppure di chiudere la chiesa! Mi duole parlare così, ma  oggi la cosa si impone. Firmato Mignone-Vescovo".

   Non riesco a conciliare questo tono con le parole dette da Padre Pio, e da altri spiriti guidati per    vie straordinarie, i quali dicono: "Sarà una Pentecoste Mariana. È l'ora di Maria. Questo è nulla rispetto a ciò che verrà".

   Mi rivolgo a Dio perché mi illumini. Chi ha ragione? Coloro che combattono o coloro che dicono "è opera di misericordia"? Glielo chiedo per la pace della mia coscienza di cattolica...

   Tonante e (per me sola) dolcissima mi risponde la voce del Verbo Ss.:

   «In verità l'Avversario sta iniziando il suo lavoro di distruzione della terza parte delle stelle del cielo [1]. La mia Chiesa non sarà colpita che dalla Chiesa. Ogni altro nemico sarà vinto da Me. Ma l'abominio nel suo seno Io non lo posso vincere perché sacra mi è la libertà d'arbitrio di ogni uomo, di ogni uomo, di ogni uomo. E coloro che saranno abominio hanno più di ogni altro le grazie per tendere al loro fine... Per questo sarà abominio la loro caduta, la loro apostasia.

   Oh! dolore! Ma così è scritto...

   Non mi ricusare il tuo soffrire che aumenterò in tutte le cose. Perché ho bisogno di vittime. Per placare l'ira del Padre. E per consolarmi dei nuovi Giuda di Keriot».

   Penso che ieri fui pigra nel mio servizio. E soffro come se io pure fossi di coloro che offendono Dio e feriscono il Figlio e sono lenti a servire e benedire l'Amore.

   Ma chiedo ancora: «E allora? Chi ha ragione? Quali le manifestazioni buone se anime illuminate dicono vere molte di queste e i Vescovi le sconfessano?».

   Risponde Gesù:

   «Quelle delle quali ti ho dato i termini il 25 maggio 48. Quelle dove sono conversioni d'anime soprattutto. Perché dove i cuori vengono toccati dalla grazia là non può essere che il Cielo in azione.
   Non essere troppo afflitta. Tu non dai dolore, anche se la stanchezza ti soverchia e ti fa perdere una frase. Il richiamo di ieri non è per punirti ma per dare un segno ai tuoi scrutatori. Sta' in pace».

   Ore 23,30 stesso giorno.

   L'ultimo giornale radio delle 23 annuncia che a S. Sepolcro, provincia di Arezzo, è venuto il terremoto che ha ucciso una donna proprio per la caduta del portale della Chiesa di S. Francesco...

   Terremoto a S. Sepolcro dopo i fulmini del Vescovo... Terremoto in questa zona mercoledì 26 maggio e mercoledì 9 giugno dopo i fulmini del Vescovo di Pisa contro apparizioni ecc. ecc.

   I commenti li lascio a chi li vuoi fare, se avrà modo di farli. Per me dico: Dio castiga i fanatici. Oh! Maria! Se tu non ci aiuti, Dio ci distruggerà, e ce lo meritiamo. Ma sii Madre, distingui le pecore dai pastori, perché le pecore saranno stolte, ma ti amano e si rifugiano in te perché hanno paura del castigo di Dio.

   Sono così angosciata! Io mi sento come fossi flagellata, e chi mi vede dice: "Ma ha pianto?". No. Con gli occhi no. Ma il cuore è tutto il pomeriggio che piange. Non so più Sopportare certe cose. La misconoscenza dei doni di Dio mi tortura come un'agonia.