Liturgia delle Ore - Letture
Sabato della 1° settimana del tempo di Avvento
Vangelo secondo Luca 21
1Alzati gli occhi, vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro.2Vide anche una vedova povera che vi gettava due spiccioli3e disse: "In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti.4Tutti costoro, infatti, han deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere".
5Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse:6"Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta".7Gli domandarono: "Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?".
8Rispose: "Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: "Sono io" e: "Il tempo è prossimo"; non seguiteli.9Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine".
10Poi disse loro: "Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno,11e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo.12Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome.13Questo vi darà occasione di render testimonianza.14Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa;15io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere.16Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi;17sarete odiati da tutti per causa del mio nome.18Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà.19Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime.
20Ma quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina.21Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città;22saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia.
23Guai alle donne che sono incinte e allattano in quei giorni, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo.24Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri tra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti.
25Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti,26mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. 'Le' potenze 'dei cieli' infatti saranno sconvolte.
27Allora vedranno 'il Figlio dell'uomo venire su una nube' con potenza e gloria grande.
28Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina".
29E disse loro una parabola: "Guardate il fico e tutte le piante;30quando già germogliano, guardandoli capite da voi stessi che ormai l'estate è vicina.31Così pure, quando voi vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino.32In verità vi dico: non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto.33Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
34State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso;35come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.36Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo".
37Durante il giorno insegnava nel tempio, la notte usciva e pernottava all'aperto sul monte detto degli Ulivi.38E tutto il popolo veniva a lui di buon mattino nel tempio per ascoltarlo.
Ester 4
1Quando Mardocheo seppe quanto era stato fatto, si stracciò le vesti, si coprì di sacco e di cenere e uscì in mezzo alla città, mandando alte e amare grida;2venne fin davanti alla porta del re, ma a nessuno che fosse coperto di sacco era permesso di entrare per la porta del re.3In ogni provincia, dovunque giungevano l'ordine del re e il suo editto, ci fu gran desolazione fra i Giudei: digiuno, pianto, lutto e a molti servirono di letto il sacco e la cenere.4Le ancelle di Ester e i suoi eunuchi vennero a riferire la cosa e la regina ne fu molto angosciata; mandò vesti a Mardocheo, perché se le mettesse e si togliesse di dosso il sacco, ma egli non le accettò.5Allora Ester chiamò Atàch, uno degli eunuchi che il re aveva messo al suo servizio, e lo incaricò di andare da Mardocheo per domandare che cosa era avvenuto e perché si comportava così.6Atàch si recò da Mardocheo sulla piazza della città davanti alla porta del re.7Mardocheo gli narrò quanto gli era accaduto e gli indicò la somma di denaro che Amàn aveva promesso di versare al tesoro reale per far distruggere i Giudei;8gli diede anche una copia dell'editto promulgato a Susa per il loro sterminio, perché lo mostrasse a Ester, la informasse di tutto e le ordinasse di presentarsi al re per domandargli grazia e per intercedere in favore del suo popolo.8a(a)"Ricordati - le fece dire - dei giorni della tua povertà, quando eri nutrita dalla mia mano; perché Amàn, il secondo in dignità dopo il re, ha parlato contro di noi per farci mettere a morte. Invoca il Signore, parla al re in nostro favore e liberaci dalla morte!".9Atàch ritornò da Ester e le riferì le parole di Mardocheo.10Ester ordinò ad Atàch di riferire a Mardocheo:11"Tutti i ministri del re e il popolo delle sue province sanno che se qualcuno, uomo o donna, entra dal re nell'atrio interno, senza essere stato chiamato, in forza di una legge uguale per tutti, deve essere messo a morte, a meno che il re non stenda verso di lui il suo scettro d'oro, nel qual caso avrà salva la vita. Quanto a me, sono già trenta giorni che non sono stata chiamata per andare dal re".12Le parole di Ester furono riferite a Mardocheo13e Mardocheo fece dare questa risposta a Ester: "Non pensare di salvare solo te stessa fra tutti i Giudei, per il fatto che ti trovi nella reggia.14Perché se tu in questo momento taci, aiuto e liberazione sorgeranno per i Giudei da un altro luogo; ma tu perirai insieme con la casa di tuo padre. Chi sa che tu non sia stata elevata a regina proprio in previsione d'una circostanza come questa?".15Allora Ester fece rispondere a Mardocheo:16"Va', raduna tutti i Giudei che si trovano a Susa: digiunate per me, state senza mangiare e senza bere per tre giorni, notte e giorno; anch'io con le ancelle digiunerò nello stesso modo; dopo entrerò dal re, sebbene ciò sia contro la legge e, se dovrò perire, perirò!".17Mardocheo se ne andò e fece quanto Ester gli aveva ordinato.
17a(a)Poi pregò il Signore, ricordando tutte le sue gesta, e disse:
17b(b)"Signore, Signore re, sovrano dell'universo, tutte le cose sono sottoposte al tuo potere e nessuno può opporsi a te nella tua volontà di salvare Israele.
17c(c)Tu hai fatto il cielo e la terra e tutte le meraviglie che si trovano sotto il firmamento. Tu sei il Signore di tutte le cose e nessuno può resistere a te, Signore.
17d(d)Tu conosci tutto; tu sai, Signore, che non per orgoglio, non per superbia né per vanagloria ho fatto il gesto di non prostrarmi davanti al superbo Amàn, perché avrei anche baciato la pianta dei suoi piedi per la salvezza d'Israele.
17e(e)Ma ho fatto ciò per non porre la gloria di un uomo al di sopra della gloria di Dio; non mi prostrerò mai davanti a nessuno se non davanti a te, che sei il mio Signore, e non farò così per superbia.
17f(f)Ora, Signore Dio, Re, Dio di Abramo, risparmia il tuo popolo! Perché mirano a distruggerci e bramano di far perire quella che è la tua eredità dai tempi antichi.
17g(g)Non trascurare la porzione che per te stesso hai liberato dal paese d'Egitto.17h(h)Ascolta la mia preghiera e sii propizio alla tua eredità; cambia il nostro lutto in gioia, perché vivi possiamo cantare inni al tuo nome, Signore, e non lasciare scomparire la bocca di quelli che ti lodano".
17i(i)Tutti gli Israeliti gridavano con tutta la forza, perché la morte stava davanti ai loro occhi.
17k(k)Anche la regina Ester cercò rifugio presso il Signore, presa da un'angoscia mortale. Si tolse le vesti di lusso e indossò gli abiti di miseria e di lutto; invece dei superbi profumi si riempì la testa di ceneri e di immondizie. Umiliò molto il suo corpo e con i capelli sconvolti si muoveva dove prima era abituata agli ornamenti festivi. Poi supplicò il Signore e disse:17l(l)"Mio Signore, nostro re, tu sei l'unico! Vieni in aiuto a me che sono sola e non ho altro soccorso se non te, perché un grande pericolo mi sovrasta.
17m(m)Io ho sentito fin dalla mia nascita, in seno alla mia famiglia, che tu, Signore, hai scelto Israele da tutte le nazioni e i nostri padri da tutti i loro antenati come tua eterna eredità, e hai fatto loro secondo quanto avevi promesso.17n(n)Ora abbiamo peccato contro di te e ci hai messi nelle mani dei nostri nemici, per aver noi dato gloria ai loro dèi. Tu sei giusto, Signore!
17o(o)Ma ora non si sono accontentati dell'amarezza della nostra schiavitù, hanno anche posto le mani sulle mani dei loro idoli, giurando di abolire l'oracolo della tua bocca, di sterminare la tua eredità, di chiudere la bocca di quelli che ti lodano e spegnere la gloria del tuo tempio e il tuo altare,17p(p)di aprire invece la bocca delle nazioni a lodare gli idoli vani e a proclamare per sempre la propria ammirazione per un re di carne.
17q(q)Non consegnare, Signore, il tuo scettro a dèi che neppure esistono. Non abbiano a ridere della nostra caduta; ma volgi contro di loro questi loro progetti e colpisci con un castigo esemplare il primo dei nostri persecutori.
17r(r)Ricordati, Signore; manifèstati nel giorno della nostra afflizione e a me da' coraggio, o re degli dèi e signore di ogni autorità.17s(s)Metti nella mia bocca una parola ben misurata di fronte al leone e volgi il suo cuore all'odio contro colui che ci combatte, allo sterminio di lui e di coloro che sono d'accordo con lui.
17t(t)Quanto a noi, salvaci con la tua mano e vieni in mio aiuto, perché sono sola e non ho altri che te, Signore!
17u(u)Tu hai conoscenza di tutto e sai che io odio la gloria degli empi e detesto il letto dei non circoncisi e di qualunque straniero.17v(v)Tu sai che mi trovo nella necessità, che detesto l'emblema della mia fastosa posizione che cinge il mio capo nei giorni in cui devo fare comparsa; lo detesto come un panno immondo e non lo porto nei giorni in cui mi tengo appartata.17x(x)La tua serva non ha mangiato alla tavola di Amàn né ha onorato il banchetto del re né bevuto il vino delle libazioni.17y(y)La tua serva da quando ha cambiato condizione fino ad oggi, non ha gioito di nulla, se non di te, Signore, Dio di Abramo.
17z(z)Dio, che su tutti eserciti la forza, ascolta la voce dei disperati e liberaci dalla mano dei malvagi; libera me dalla mia angoscia!".
Salmi 89
1'Maskil. Di Etan l'Ezraita.'
2Canterò senza fine le grazie del Signore,
con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli,
3perché hai detto: "La mia grazia rimane per sempre";
la tua fedeltà è fondata nei cieli.
4"Ho stretto un'alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide mio servo:
5stabilirò per sempre la tua discendenza,
ti darò un trono che duri nei secoli".
6I cieli cantano le tue meraviglie, Signore,
la tua fedeltà nell'assemblea dei santi.
7Chi sulle nubi è uguale al Signore,
chi è simile al Signore tra gli angeli di Dio?
8Dio è tremendo nell'assemblea dei santi,
grande e terribile tra quanti lo circondano.
9Chi è uguale a te, Signore, Dio degli eserciti?
Sei potente, Signore, e la tua fedeltà ti fa corona.
10Tu domini l'orgoglio del mare,
tu plachi il tumulto dei suoi flutti.
11Tu hai calpestato Raab come un vinto,
con braccio potente hai disperso i tuoi nemici.
12Tuoi sono i cieli, tua è la terra,
tu hai fondato il mondo e quanto contiene;
13il settentrione e il mezzogiorno tu li hai creati,
il Tabor e l'Ermon cantano il tuo nome.
14È potente il tuo braccio,
forte la tua mano, alta la tua destra.
15Giustizia e diritto sono la base del tuo trono,
grazia e fedeltà precedono il tuo volto.
16Beato il popolo che ti sa acclamare
e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto:
17esulta tutto il giorno nel tuo nome,
nella tua giustizia trova la sua gloria.
18Perché tu sei il vanto della sua forza
e con il tuo favore innalzi la nostra potenza.
19Perché del Signore è il nostro scudo,
il nostro re, del Santo d'Israele.
20Un tempo parlasti in visione ai tuoi santi dicendo:
"Ho portato aiuto a un prode,
ho innalzato un eletto tra il mio popolo.
21Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l'ho consacrato;
22la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza.
23Su di lui non trionferà il nemico,
né l'opprimerà l'iniquo.
24Annienterò davanti a lui i suoi nemici
e colpirò quelli che lo odiano.
25La mia fedeltà e la mia grazia saranno con lui
e nel mio nome si innalzerà la sua potenza.
26Stenderò sul mare la sua mano
e sui fiumi la sua destra.
27Egli mi invocherà: Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza.
28Io lo costituirò mio primogenito,
il più alto tra i re della terra.
29Gli conserverò sempre la mia grazia,
la mia alleanza gli sarà fedele.
30Stabilirò per sempre la sua discendenza,
il suo trono come i giorni del cielo.
31Se i suoi figli abbandoneranno la mia legge
e non seguiranno i miei decreti,
32se violeranno i miei statuti
e non osserveranno i miei comandi,
33punirò con la verga il loro peccato
e con flagelli la loro colpa.
34Ma non gli toglierò la mia grazia
e alla mia fedeltà non verrò mai meno.
35Non violerò la mia alleanza,
non muterò la mia promessa.
36Sulla mia santità ho giurato una volta per sempre:
certo non mentirò a Davide.
37In eterno durerà la sua discendenza,
il suo trono davanti a me quanto il sole,
38sempre saldo come la luna,
testimone fedele nel cielo".
39Ma tu lo hai respinto e ripudiato,
ti sei adirato contro il tuo consacrato;
40hai rotto l'alleanza con il tuo servo,
hai profanato nel fango la sua corona.
41Hai abbattuto tutte le sue mura
e diroccato le sue fortezze;
42tutti i passanti lo hanno depredato,
è divenuto lo scherno dei suoi vicini.
43Hai fatto trionfare la destra dei suoi rivali,
hai fatto gioire tutti i suoi nemici.
44Hai smussato il filo della sua spada
e non l'hai sostenuto nella battaglia.
45Hai posto fine al suo splendore,
hai rovesciato a terra il suo trono.
46Hai abbreviato i giorni della sua giovinezza
e lo hai coperto di vergogna.
47Fino a quando, Signore,
continuerai a tenerti nascosto,
arderà come fuoco la tua ira?
48Ricorda quant'è breve la mia vita.
Perché quasi un nulla hai creato ogni uomo?
49Quale vivente non vedrà la morte,
sfuggirà al potere degli inferi?
50Dove sono, Signore, le tue grazie di un tempo,
che per la tua fedeltà hai giurato a Davide?
51Ricorda, Signore, l'oltraggio dei tuoi servi:
porto nel cuore le ingiurie di molti popoli,
52con le quali, Signore, i tuoi nemici insultano,
insultano i passi del tuo consacrato.
53Benedetto il Signore in eterno.
Amen, amen.
Salmi 134
1'Canto delle ascensioni.'
Ecco, benedite il Signore,
voi tutti, servi del Signore;
voi che state nella casa del Signore
durante le notti.
2Alzate le mani verso il tempio
e benedite il Signore.
3Da Sion ti benedica il Signore,
che ha fatto cielo e terra.
Osea 1
1Parola del Signore rivolta a Osea figlio di Beerì, al tempo di Ozia, di Iotam, di Acaz, di Ezechia, re di Giuda, e al tempo di Geroboàmo figlio di Ioas, re d'Israele.
2Quando il Signore cominciò a parlare a Osea, gli disse:
"Va', prenditi in moglie una prostituta
e abbi figli di prostituzione,
poiché il paese non fa che prostituirsi
allontanandosi dal Signore".
3Egli andò a prendere Gomer, figlia di Diblàim: essa concepì e gli partorì un figlio.4E il Signore disse a Osea:
"Chiamalo Izreèl, perché tra poco
vendicherò il sangue di Izreèl sulla casa di Ieu
e porrò fine al regno della casa d'Israele.
5In quel giorno
io spezzerò l'arco d'Israele nella valle di Izreèl".
6La donna concepì di nuovo e partorì una figlia e il Signore disse a Osea:
"Chiamala Non-amata,
perché non amerò più
la casa d'Israele,
non ne avrò più compassione.
7Invece io amerò la casa di Giuda
e saranno salvati dal Signore loro Dio;
non li salverò con l'arco, con la spada, con la guerra,
né con cavalli o cavalieri".
8Dopo aver divezzato Non-amata, Gomer concepì e partorì un figlio.9E il Signore disse a Osea:
"Chiamalo Non-mio-popolo,perché voi non siete mio popolo
e io non esisto per voi".
Atti degli Apostoli 12
1In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa2e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni.3Vedendo che questo era gradito ai Giudei, decise di arrestare anche Pietro. Erano quelli i giorni degli Azzimi.4Fattolo catturare, lo gettò in prigione, consegnandolo in custodia a quattro picchetti di quattro soldati ciascuno, col proposito di farlo comparire davanti al popolo dopo la Pasqua.5Pietro dunque era tenuto in prigione, mentre una preghiera saliva incessantemente a Dio dalla Chiesa per lui.6E in quella notte, quando poi Erode stava per farlo comparire davanti al popolo, Pietro piantonato da due soldati e legato con due catene stava dormendo, mentre davanti alla porta le sentinelle custodivano il carcere.7Ed ecco gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella. Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse: "Alzati, in fretta!". E le catene gli caddero dalle mani.8E l'angelo a lui: "Mettiti la cintura e legati i sandali". E così fece. L'angelo disse: "Avvolgiti il mantello, e seguimi!".9Pietro uscì e prese a seguirlo, ma non si era ancora accorto che era realtà ciò che stava succedendo per opera dell'angelo: credeva infatti di avere una visione.
10Essi oltrepassarono la prima guardia e la seconda e arrivarono alla porta di ferro che conduce in città: la porta si aprì da sé davanti a loro. Uscirono, percorsero una strada e a un tratto l'angelo si dileguò da lui.11Pietro allora, rientrato in sé, disse: "Ora sono veramente certo che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che si attendeva il popolo dei Giudei".12Dopo aver riflettuto, si recò alla casa di Maria, madre di Giovanni detto anche Marco, dove si trovava un buon numero di persone raccolte in preghiera.13Appena ebbe bussato alla porta esterna, una fanciulla di nome Rode si avvicinò per sentire chi era.14Riconosciuta la voce di Pietro, per la gioia non aprì la porta, ma corse ad annunziare che fuori c'era Pietro.15"Tu vaneggi!" le dissero. Ma essa insisteva che la cosa stava così. E quelli dicevano: "È l'angelo di Pietro".16Questi intanto continuava a bussare e quando aprirono la porta e lo videro, rimasero stupefatti.17Egli allora, fatto segno con la mano di tacere, narrò come il Signore lo aveva tratto fuori del carcere, e aggiunse: "Riferite questo a Giacomo e ai fratelli". Poi uscì e s'incamminò verso un altro luogo.
18Fattosi giorno, c'era non poco scompiglio tra i soldati: che cosa mai era accaduto di Pietro?19Erode lo fece cercare accuratamente, ma non essendo riuscito a trovarlo, fece processare i soldati e ordinò che fossero messi a morte; poi scese dalla Giudea e soggiornò a Cesarèa.
20Egli era infuriato contro i cittadini di Tiro e Sidone. Questi però si presentarono a lui di comune accordo e, dopo aver tratto alla loro causa Blasto, ciambellano del re, chiedevano pace, perché il loro paese riceveva i viveri dal paese del re.21Nel giorno fissato Erode, vestito del manto regale e seduto sul podio, tenne loro un discorso.22Il popolo acclamava: "Parola di un dio e non di un uomo!".23Ma improvvisamente un angelo del Signore lo colpì, perché non aveva dato gloria a Dio; e roso, dai vermi, spirò.
24Intanto la parola di Dio cresceva e si diffondeva.25Bàrnaba e Saulo poi, compiuta la loro missione, tornarono da Gerusalemme prendendo con loro Giovanni, detto anche Marco.
Capitolo XII: I vantaggi delle avversità
Leggilo nella Biblioteca1. E' bene per noi che incontriamo talvolta difficoltà e contrarietà; queste, infatti, richiamano l'uomo a se stesso, nel profondo, fino a che comprenda che quaggiù egli è in esilio e che la sua speranza non va riposta in alcuna cosa di questo mondo. E' bene che talvolta soffriamo contraddizione e che la gente ci giudichi male e ingiustamente, anche se le nostre azioni e le nostre intenzioni sono buone. Tutto ciò suol favorire l'umiltà, e ci preserva dalla vanagloria. Invero, proprio quando la gente attorno a noi ci offende e ci scredita, noi aneliamo con maggior forza al testimone interiore, Iddio.
2. Dovremmo piantare noi stessi così saldamente in Dio, da non avere necessità alcuna di andar cercando tanti conforti umani. Quando un uomo di buona volontà soffre tribolazioni e tentazioni, o è afflitto da pensieri malvagi, allora egli sente di aver maggior bisogno di Dio, e di non poter fare nulla di bene senza di lui. E si rattrista e piange e prega, per il male che soffre; gli viene a noia che la vita continui; e spera che sopraggiunga la morte (2 Cor 1,8), così da poter scomparire e dimorare in Cristo (Fil 1,23). Allora egli capisce che nel mondo non può esserci completa serenità e piena pace.
DISCORSO 159 DALLE MEDESIME PAROLE DELL'APOSTOLO (ROM 8, 30-31), O SULLA GIUSTIFICAZIONE ED ANCHE DALLE PAROLE DI GIACOMO (1, 2-4): " CONSIDERATE PERFETTA LETIZIA, FRATELLI MIEI, L'ESSERVI IMBATTUTI IN OGNI GENERE DI TRIBOLAZIONI ", ECC.
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaSulla terra non è piena la nostra giustificazione. La giustificazione è perfetta nei Martiri. E' ingiurioso suffragare i Martiri.
1. 1. Ieri, a voi in ascolto, sul tema della nostra giustificazione - che riceviamo dal Signore Dio nostro - per dono di lui, attraverso il mio ministero, è stato presentato un discorso. E poiché in questa vita siamo gravati dal carico della carne corruttibile, non certamente senza peccato, perché se diremo che non abbiamo peccato inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi 1. A mio avviso, è risultato chiaro alla Carità vostra che noi siamo giustificati, tuttavia in modo confacente alla nostra situazione di pellegrini, che viviamo di fede fin quando non possiamo godere della visione. Si parte pertanto dalla fede, nel senso del progredire verso la visione; la via si percorre in fretta, la patria si desidera. Nel corso del pellegrinaggio, l'anima nostra dice: Poiché davanti a te e ogni mio desiderio e il mio gemito a te non è nascosto 2. In realtà, nella patria la supplica è fuori luogo, ma vi ha posto soltanto la voce della lode. Per quale motivo non ci sarà posto per la preghiera? Perché non manca nulla. Ciò che qui si crede, là si vede; ciò che qui si spera, là si possiede; ciò che qui si chiede, là si riceve. Tuttavia in questa vita esiste una qualche perfezione, alla quale sono giunti i martiri. E per questo si ha la disciplina ecclesiastica, che i fedeli conoscono, per cui i martiri sono nominati all'altare di Dio in un momento nel quale non si debba pregare in loro favore; si prega, invece, in suffragio degli altri defunti, dei quali si fa memoria. E' ingiurioso infatti pregare a favore di un martire; siamo noi nella necessità di raccomandarci alle sue preghiere. Ha combattuto davvero fino al sangue contro il peccato. In realtà, di certuni che sono ancora imperfetti e, tuttavia, parzialmente giustificati, dice l'Apostolo agli Ebrei: Veramente non avete ancora resistito fino al sangue, lottando contro il peccato 3. Ne segue che se quelli non hanno durato fino a versare il sangue, indubbiamente alcuni sono giunti fino al sangue. Quali fino al sangue? Certamente i santi martiri; a loro riguardo è stata appena ascoltata la lettura del santo apostolo Giacomo: Considerate perfetta letizia, fratelli miei, l'esservi imbattuti in ogni genere di tribolazioni 4. Si dice ai già perfetti, i quali per di più possono dire: Scrutami, Signore, e mettimi alla prova 5. Sapendo - dice - che la prova produce la pazienza; la pazienza, poi, porta a compimento l'opera 6.
L'amore della giustizia comprende una gradualità. Il primo grado. I piaceri dei sensi leciti ed illeciti.
2. 2. Evidentemente la giustizia dev'essere amata; e questo doveroso amore della giustizia è presente secondo una gradualità in coloro che progrediscono. Il primo grado comporta che all'amore della giustizia non siano preferite le cose piacevoli tutte. Questo è il primo grado. Che cosa ho voluto dire? Che fra tutte le cose che procurano diletto, sia appunto la giustizia a farti godere di più; non perché le altre cose non siano piacevoli, ma prevalga l'amore per essa. Alcune cose infatti soddisfano naturalmente la nostra debolezza, come il cibo e la bevanda quanti hanno fame ed hanno sete; come ci giova questa luce che al levar del sole s'irradia dal cielo, o che risplende dagli astri e dalla luna, o che si accende sulla terra con i lumi che alla vista compensano le tenebre; è dilettevole una voce armoniosa e una soavissima canzone; piace un buon odore; è gradito al nostro tatto ciò che riguarda un qualche piacere della carne. E di tutte queste cose che comunicano un'impressione gradevole ai sensi del corpo, alcune sono lecite. Infatti, come ho detto, procurano godimento allo sguardo questi magnifici spettacoli della natura, ma sono un diletto per gli occhi anche gli spettacoli dei teatri. Quelli leciti, questi proibiti. Il sacro Salmo modulato soavemente è gradito all'ascolto, ma fanno piacere anche i canti degli istrioni; quello è un piacere lecito, questo illecito. Sono un piacere per l'olfatto i fiori e gli aromi, anche queste cose creazione di Dio; sono un piacere per l'olfatto anche gli incensi sugli altari degli idoli. Quello è concesso, questo è proibito. Si gusta con piacere un cibo non vietato, sono un godimento per il palato anche le vivande di sacrifici sacrileghi. Quello un piacere lecito, questo illecito. Danno piacere gli amplessi coniugali, ma anche quelli delle meretrici. Quello legittimo, questo illecito. Quindi, voi notate, carissimi, come in questi sensi del corpo si avvertano godimenti leciti e illeciti. La giustizia vi procuri un piacere tale che sorpassi anche le gioie legittime; ma anteponi la giustizia a qualsiasi diletto di cui ti compiaci lecitamente.
Il godere della mente quanto alla giustizia e alla fede.
3. 3. In riferimento a ciò di cui ho parlato, poniamoci davanti agli occhi l'esempio di una gara. Ti domando se ami la giustizia; risponderai: Io l'amo. Non sarebbe la tua risposta secondo verità, se in una certa misura non ti piacesse. Non si ama infatti se non ciò che fa piacere. Cerca la gioia nel Signore 7, dice la Scrittura. Ma la giustizia è il Signore. Non ti devi raffigurare Dio quasi fosse un idolo. Dio è simile alle realtà invisibili, e in noi proprio le realtà invisibili sono le migliori. La fede è migliore della carne, la fede è migliore dell'oro, la fede è migliore dell'argento, del denaro, dei poderi, della famiglia, delle ricchezze; ma tutte queste cose si vedono, la fede non si vede. Penseremo allora che Dio sia più simile alle realtà visibili, oppure a quelle invisibili? Alle cose preziose o alle vili? Parlerò delle più vili. Tu hai due schiavi, uno deforme fisicamente, uno bellissimo; ma fedele quello deforme, perfido l'altro. Dimmi quale ami di più: ma mi accorgo che tu ami le realtà invisibili. Come mai ti sei sbagliato nell'amare di più lo schiavo fedele, sebbene deforme nel corpo, che non lo schiavo perfido di bell'aspetto, ed hai preferito quel che è brutto a ciò che è bello? Certamente no, ma hai anteposto le cose belle alle deformi. Non hai tenuto conto degli occhi della carne, ed hai sollevato gli occhi del cuore. Ti sei rivolto agli occhi della carne e quale risposta ti hanno dato? Questo è bello, quello è brutto. Li hai respinti, hai riprovato la loro attestazione; hai levato gli occhi del cuore verso lo schiavo fedele e verso lo schiavo perfido; quello hai trovato deforme nel corpo, bello quest'altro; ma hai pronunziato la sentenza e hai detto: Che più bello della fede? Che più brutto della perfidia ?
Alla giustizia spetta un amore di preferenza su tutti i godimenti permessi.
4. 4. Quindi la giustizia dev'essere amata al di sopra di tutti i godimenti, cioè anche delle gioie lecite. Se hai infatti sensi interiori, tutti quei sensi interiori godono del piacere della giustizia. Se hai occhi interiori, volgi lo sguardo alla luce della giustizia: Poiché presso di te è la sorgente della vita, e nella tua luce vedremo la luce 8. Di quella luce dice il Salmo: Da' luce ai miei occhi affinché io non finisca nel sonno della morte 9. Ugualmente, se hai orecchi interiori, ascolta la giustizia. Colui che diceva: Chi ha orecchi per intendere, intenda 10, cercava di tali orecchi. Se hai olfatto nel più intimo, ascolta l'Apostolo: Dovunque, noi siamo per Dio il buon odore di Cristo 11. Se hai il gusto nel più intimo, ascolta: Gustate e vedete com'è buono il Signore 12. Se hai tatto nel più intimo, ascolta che canta la sposa dello Sposo: La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia 13.
Il godere della giustizia dev'essere preferito a tutti gli altri piaceri.
4. 5. Come avevo cominciato a dire prima, proponiamo un esempio di questo confronto. Vediamo, fratelli miei, se mai ci sia qualcuno; pongo una domanda e risponda a ciò che dirò: se si compiaccia della giustizia al punto da preferirla agli altri godimenti che toccano questi sensi del corpo. Ecco, ti piace l'oro, è un diletto per i tuoi occhi; è un metallo nobile, lucidissimo, che si fa desiderare. E' bello, non nego; poiché se avrò negato che è bello, offendo il Creatore. Viene dunque un seduttore e ti dice: Ti porto via l'oro se tu non dài una falsa testimonianza a mio favore; ma se l'avrai data, te ne aggiungerò altro. In te sono in lotta due opposte attrattive: ora ti chiedo a quale dài preferenza, che cosa ti avvince di più: se l'oro o la verità; l'oro o l'attestazione del vero. O che quello risplende e questo non risplende? La fede si cerca in una vera testimonianza. L'oro risplende, la fede non risplende? Arrossisci, avrai gli occhi; rendi al tuo Signore ciò che amavi nel tuo servo. Poco fa, infatti, domandando quale tu amassi di più dei tuoi due servi, quello deforme e fedele, l'altro di bell'aspetto e perfido, mi rispondevi rettamente e preferivi ciò che era da apprezzare di più. Rientra in te, perché ora si tratta di te stesso. Hai amato certamente il servo fedele: il Signore non merita di avere in te un servo fedele? E tu, al tuo schiavo fedele, che cosa promettevi come un gran bene? Per amarlo assai, il più grande dei doni, la libertà. Che di grande promettevi al tuo schiavo fedele? La libertà in questa vita. Non è vero forse che vediamo molti schiavi che sono liberi dal bisogno e molti uomini liberi che sono schiavi della miseria? A chi promettevi l'affrancamento, proprio da lui pretendevi la fedeltà; ma da parte tua non ti mantieni fedele neppure a colui che ti promette l'eternità!
La giustizia unita al compiacimento va ricercata con slancio dall'amore.
5. 6. Si va per le lunghe ad esplorare i singoli sensi corporei; ma ciò che ho detto degli occhi, questo intendete degli altri sensi; e preferite la soddisfazione della mente ai piaceri della carne. I piaceri sensuali illeciti certamente procurano godimento alla vostra carne; sia la giustizia, invisibile, bella, casta, santa, piena di armonia e di dolcezza il diletto della vostra mente, per non essere costretti ad essa dal timore. Infatti, se ad essa siete indotti dal timore, non può essere ancora motivo di gioia. Devi evitare il peccato, per amore della giustizia, non per il timore della pena. Di qui dice l'Apostolo: Parlo in modo umano, a causa della debolezza della vostra carne. Infatti come avete messo le vostre membra a servizio dell'impurità e dell'iniquità, a favore dell'iniquità, così ora mettete le vostre membra a servizio della giustizia per la santificazione 14. Che ha voluto dire? Parlo in modo umano: mi esprimo come potete ricevere. Quando avete messo le vostre membra a servizio dell'iniquità per commettere turpitudini, siete stati indotti dal timore o attirati dal piacere? Che dite? Rispondeteci, perché anche voi che vivete onestamente, forse un tempo siete vissuti male. Nel commettere i peccati, il vostro godimento era nei vostri peccati; vi spingeva a peccare il timore o la piacevolezza del peccato? Risponderete: La piacevolezza. Al peccato vi sospinge la piacevolezza, oppure è il timore a imporre la giustizia? Verificatevi, scrutatevi. Porti pur via l'oro chi minaccia: la giustizia ha maggior dolcezza, la giustizia è più fulgente. Non offra oro chi promette: all'oro è da preferirsi la giustizia, va preferita con l'amarla; è più risplendente, è più luminosa, è più soave, è più dolce. Ora, dunque, se alcuno si verifica e trova di aver vinto in questo confronto, ha ascoltato dire dall'Apostolo: Parlo in modo umano a causa della debolezza della vostra carne. Senza dubbio ha tenuto conto della debolezza; e non so che cosa ha tentato di più accessibile ai meno capaci.
Per la giustizia non solo va disprezzata la sensualità, ma si deve tollerare anche il dolore.
6. 7. Ecco, egli dice, parlo di ciò che potete capire: avete ceduto le vostre membra a piaceri illeciti, per compiere di tali cose, vi siete lasciati indurre dalla seduzione dei peccati; ti guidi la soavità e la dolcezza della giustizia ad operare rettamente; amate la giustizia, come avete amato l'iniquità. La giustizia merita di ottenere da voi che mettiate al suo servizio ciò che avete ceduto al male; questo è: Parlo in modo umano 15, vale a dire ciò che la vostra debolezza fino ad ora è capace di portare. Come mai l'Apostolo fa riserve? Perché differisce il discorso? Darò ragione del suo rimandare se mi sarà possibile. Metti a confronto la giustizia e l'iniquità. Si può equiparare il bene che deriva dalla giustizia a quello che viene dall'iniquità? Quella dev'essere amata come è amata questa? Non sia mai in tal modo, ma anzi, magari così fosse. Di più allora? Assolutamente di più. Nel male hai seguito la seduzione, per la giustizia tollera il dolore. Non nell'ingiustizia, ripeto, hai seguito il piacere, per la giustizia tollera il dolore: questo è " di più ". Ecco, un certo qual ragazzo lascivo, dall'età malsicura, adescato dal piacere carnale, pose gli occhi su una donna coniugata, l'amò e desiderò farla sua, tuttavia ebbe cura che non lo si sapesse; ama il piacere in modo che è più grande il timore della pena. Per quale ragione si preoccupa del segreto? Ha paura di essere preso, messo in catene, condotto in tribunale, posto in carcere, chiamato in giudizio, torturato, ucciso. Nel timore di tutte queste conseguenze, cerca l'oscurità nel cogliere il suo piacere; spia l'assenza del marito, teme di trovare un complice della sua turpe azione, ha terrore di finire nei guai, se fatto consapevole di sé. E lo vediamo portato dalla seduzione, ma la forza dell'attrattiva non è tanta da superare il timore e il dolore e la minaccia delle pene. Dammi la nobile giustizia, dammi la bellezza della fede; si ponga al centro, si riveli agli occhi del cuore, infiammi i suoi amanti. Ora senti dirti: Vuoi godere di me? Disprezza ogni altra cosa che ti piace, disprezzala per me. Ecco che sei giunto al disprezzo, ma è poco per essa. Questo è umano a causa della debolezza della vostra carne. Non basta che tu disprezzi tutto ciò che ti faceva piacere, disprezza tutto ciò che ti incuteva terrore; disprezza il carcere, disprezza le catene, disprezza la tortura, disprezza i tormenti, disprezza la morte. Hai superato queste cose, hai trovato me. Nell'uno e nell'altro grado voi verificate coloro che amano la giustizia.
I Martiri amano perfettamente la giustizia.
7. 8. E' possibile che si trovino coloro che preferiscano la gioia che deriva dalla giustizia ai diletti sensuali ed al piacere del proprio corpo. Credi tu che in mezzo a voi si trovi qualcuno che, invece, per la giustizia disprezzi sofferenze, dolori, la morte? Almeno riflettiamo su ciò che non abbiamo il coraggio di dichiarare. Che ne pensiamo? Dov'è il nostro pensiero? Migliaia di martiri sono sotto i nostri occhi, sono essi gli autentici e perfetti amanti della giustizia. Di essi è stato detto: Considerate perfetta letizia, fratelli miei, quando v'imbattete in ogni genere di prove; sapendo che la prova della vostra fede produce la pazienza; la pazienza, poi, porta a compimento l'opera 16. Che cosa si può aggiungere perché porti a compimento l'opera? Ama, brucia, s'infiamma; calpesta ogni cosa che procura diletto e va oltre; perviene a subire asprezze, orrori, crudeltà, minacce; calpesta, supera e va oltre. O che forza di amare, o che slancio a salire, o che superarsi morendo, o che incontro con Dio ! Chi ama la propria anima la perderà, e chi avrà perduto la propria anima per me, la ritroverà per la vita eterna 17. In tal modo si deve premunire chi ama la giustizia, così si deve proteggere l'amante della bellezza invisibile. Quello che dico nelle tenebre ditelo nella luce; e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti 18. Che significa: Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce? Quello che vi dico e ascoltate interiormente ditelo senza esitazione. E quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti. Che significa: ascoltate all'orecchio? Lo ascoltate in segreto perché ancora temete di dichiararlo apertamente, di renderlo manifesto. Che vuol dire allora: predicatelo sui tetti? Le vostre case sono i vostri corpi; le vostre case sono la vostra carne. Sali sul tetto, calpesta la carne e predica la parola.
Se abbiamo una certa giustizia, essa viene da Dio.
8. 9. Per prima cosa però, fratelli miei, piangete ciò che eravate, perché vi sia possibile essere ciò che non siete ancora. Quanto vado dicendo è qualcosa di grande. E come ci viene qualcosa di grande? E' il sommo, è il perfetto, è il migliore: come a noi? Ascoltate come ci viene: Ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall'alto e discende dal Padre dei lumi, nel quale non c'è variazione né ombra di cambiamento 19. Da lui procede ciò che abbiamo di bene, da lui ciò che non abbiamo ancora. Non l'avete ancora? Chiedete e riceverete 20. Se voi - afferma il Salvatore - se voi, pur essendo cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste non darà cose buone a coloro che gliele domandano? 21 Ognuno verifichi se stesso e renda grazie a colui che ha donato tutto ciò che di bene avrà trovato in sé, ciò che deve servire alla nostra giustificazione; e, nel ringraziare colui che ha dato, gli domandi anche ciò che non ha dato ancora. Per il fatto che tu, ricevendo, fai profitto, non è che egli subisca perdita nel dare. Per quanto sia la capacità della tua gola, la capacità del tuo ventre, la sorgente sopravanza il bisogno dell'assetato.
1 - 1 Gv 1, 8.
2 - Sal 37, 10.
3 - Eb 12, 4.
4 - Gc 1, 2.
5 - Sal 25, 2.
6 - Gc 1, 3.
7 - Sal 36, 4.
8 - Sal 35, 10.
9 - Sal 12, 4.
10 - Lc 8, 8.
11 - 2 Cor 2, 15.
12 - Sal 33, 9.
13 - Ct 2, 6.
14 - Rm 6, 19.
15 - Ibidem.
16 - Gc 1, 2.
17 - Mt 10, 39.
18 - Mt 10, 27.
19 - Gc 1, 17.
20 - Mt 7, 7.
21 - Mt 7, 11.
1 - Maria santissima parte con Giovanni per Efeso e lì viene visitata da Giacomo.
La mistica Città di Dio - Libro ottavo - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca365. Appena la Signora , di nuovo nel suo oratorio, fu scesa dalla nube sulla quale era stata trasportata ed ebbe toccato il suolo, si prostrò ad abbracciare la polvere allo scopo di magnificare l'Onnipotente per quanto la sua destra aveva prodigiosamente operato in quella circostanza a vantaggio di lei stessa, di Giacomo e del regno in cui si era recata. Considerando con la sua ineffabile semplicità che, mentre ancora ella viveva nella carne mortale, si stava costruendo un tempio a lei intitolato perché vi fosse invocata, si annientò a tal punto nella stima di sé al suo cospetto che pareva si fosse completamente dimenticata di essere sua vera madre, creatura impeccabile e infinitamente superiore in santità a tutti i supremi serafini. Si abbassò e apprezzò questi benefici come se fosse stata un vermiciattolo e l'essere più insignificante e peccatore, giudicando che, con un simile debito, doveva sollevarsi al di sopra di se stessa a gradi di perfezione più eminente. Tanto decise e tanto fece, giungendo con la sua sapienza e modestia fin dove la nostra capacità non può innalzarsi.
366. Per quattro giorni ella spese la maggior parte del tempo in questo, come anche nel pregare con fervore per la difesa e la crescita della Chiesa, mentre Giovanni preparava quanto era necessario al percorso e all'imbarco per Efeso. Quindi, il cinque gennaio dell'anno quarantesimo dall'incarnazione, egli la avvisò che era ormai il momento di andare perché tutto era stato disposto. La Maestra dell'obbedienza si inginocchiò senza replica né indugio, chiese al Signore licenza di uscire dalla città e subito si congedò dal padrone della casa e dagli altri che vi dimoravano. Si può facilmente immaginare il dolore che essi dovettero provare, dato che, legati a lei e costretti ad esserle affezionati con ossequio per la sua dolcissima conversazione e per i favori della sua generosità, in un istante restavano senza consolazione e senza il ricchissimo tesoro del cielo nel quale trovavano tanti beni. Si offrirono di seguirla e, poiché non era conveniente, la supplicarono tra le lacrime di affrettare il rientro e di non separarsi definitivamente da quella abitazione, della quale già da molto era in possesso. Ella gradì queste pie e caritatevoli profferte, lo esternò con umili e riconoscenti dimostrazioni e, dando speranza del suo ritorno, mitigò la loro sofferenza.
367. Domandò, poi, all'Apostolo il permesso di visitare i luoghi santi, adorando colui che li aveva consacrati con la sua presenza e con il suo prezioso sangue; lo fece con straordinaria devozione e nel pianto, insieme a lui, che con il sommo conforto che ricevette standole accanto esercitò eroici atti di virtù. La beatissima Vergine vide presso ciascuno di essi l'angelo che lo difendeva e raccomandò ancora a tutti di resistere a Lucifero ed ai suoi, affinché non li distruggessero o profanassero, come desideravano e avrebbero tentato di fare per mezzo dei giudei. Per questo li avvertì di sventare con le loro ispirazioni i pensieri malvagi e le suggestioni diaboliche con cui il drago procura di indurre gli uomini a cancellare la memoria di Cristo, e li incaricò di ciò per tutti i secoli, perché tale rabbia sarebbe durata per sempre. Essi eseguirono tutto quello che ordinò loro.
368. Quindi ella, genuflessa, si fece benedire per dare inizio al viaggio, come soleva fare con suo Figlio, perché nei confronti del discepolo amato, da lui lasciatole in sua vece, fu sempre docile e sottomessa. Molti credenti di Gerusalemme le presentarono denaro, doni e cocchi per il tragitto da lì alla costa, come anche tutto l'occorrente fino all'arrivo. La prudente Regina della povertà, però, manifestando dimessamente gratitudine, soddisfece tutti senza prendere nulla e si diresse al porto su un asinello. Il ricordo degli spostamenti fatti in passato con Gesù e Giuseppe e l'ardore per l'Altissimo, che la obbligava come allora a peregrinare, risvegliavano nel suo cuore teneri e riverenti sentimenti. Per essere ineccepibile in tutto, si rimise un'altra volta alla volontà di Dio, accettando, per la sua gloria e per l'esaltazione del suo nome, la pena di essere priva della vicinanza del suo Unigenito e del suo sposo, mentre in molte occasioni ne aveva goduto con abbondante sollievo, nonché di perdere la quiete del cenacolo, posti così venerabili e la compagnia di tanti bravi fedeli; poi, lo lodò per aver messo al suo fianco l'Evangelista per assisterla nonostante tali assenze.
369. Per darle più sostegno e alleviamento, alla partenza le si resero visibili tutti i suoi custodi, che la circondarono. Con questa scorta e quella terrena del solo Giovanni camminò fino alla nave in procinto di salpare, intrattenendosi in continui e soavi colloqui e cantici con gli spiriti sovrani, e talora con il fortunato Apostolo, il quale, premuroso e sollecito, si prodigava per lei con mirabile riguardo in tutto quello che sapeva opportuno. Per tale atteggiamento, aveva verso di lui riconoscenza con inespri-
mibile umiltà, perché queste due qualità le facevano apparire i suoi servizi immensi e gratuiti, benché essi le fossero dovuti per tante cause.
370. Quando furono sulla riva, salirono a bordo con altri passeggeri. La Signora , che non era mai stata prima in mare in questo modo, penetrò con assoluta chiarezza il vastissimo Mediterraneo e la sua comunicazione con l'oceano: ne scrutò la profondità, l'estensione e la larghezza, le caverne nascoste e l'occulta disposizione, le sabbie e le miniere, i flussi e i riflussi, gli animali, le balene, le varietà di pesci piccoli e grossi e ciò che vi era racchiuso. Ebbe, poi, nozione di quante persone vi erano annegate ed erano perite solcandolo; si rammentò, dunque, della verità contenuta nel Siracide, cioè che i naviganti parlano dei suoi pericoli, e del passo del salmo in cui si afferma che sono mirabili l'elevarsi e la superbia delle sue tumide onde. Intese tutto questo, oltre che per concessione speciale del Salvatore, anche perché partecipava in grado sublime dei privilegi della natura angelica, come pure degli attributi divini, a imitazione e somiglianza dell'umanità santissima di lui. Con queste prerogative, non solo ella comprendeva ogni cosa quale è in se stessa e senza inganni, ma la sfera delle sue cognizioni sorpassava quella degli esseri celesti.
371. Quando dinanzi alle sue facoltà e alla sua sapienza si aprì quell'ampia prospettiva, in cui riverberava come in uno specchio nitidissimo la grandezza di Dio, sollevò il suo spirito con ardentissimo volo fino a lui, che tanto risplende nelle sue meravigliose opere, magnificandolo in tutte e per tutte. Provando compassione come madre pietosa per coloro che si abbandonano all'indomita forza dei flutti per attraversarli con enorme rischio, pregò ferventemente per loro sua Maestà di proteggerli se l'avessero supplicata chiedendo con devozione la sua intercessione e il suo patrocinio. Egli le accordò subito quello che domandava e si impegnò a favorire chi avesse avuto con sé qualche immagine di lei e nelle burrasche l'avesse invocata con affetto come stella del mare. Questa promessa permette di capire che, se i cattolici vanno incontro a incidenti e affogano, ciò accade perché essi ignorano tale soccorso o perché, per i propri peccati, meritano di non ricordarsene nelle tempeste e non la implorano con vera fede; infatti, la parola dell'Altissimo non può venire meno, né la Regina negherebbe il suo aiuto ai bisognosi e agli afflitti in grave difficoltà.
372. In questa circostanza avvenne ancora un fatto eccezionale. Quando Maria scorse i diversi animali acquatici, li benedisse e comandò loro di confessare e celebrare il proprio Creatore nella forma ad essi conveniente. Allora questi, docili, con incredibile velocità accorsero in una moltitudine innumerevole intorno all'imbarcazione, senza che ne mancasse alcuna specie; mostrarono le teste in superficie e, muovendosi e agitandosi in modo singolare e piacevole, si trattennero a lungo, per riconoscerla come signora, prestarle obbedienza, festeggiarla e in qualche maniera ringraziarla di essersi degnata di entrare nell'elemento in cui vivevano. Tutti coloro che erano lì si stupirono per questo prodigio mai visto, che dette motivo di riflessione e discussione perché tale quantità di pesci di disparate dimensioni, così stretti e accalcati, impediva di procedere; però, non ne colsero la ragione, tranne Giovanni, che per un bel po' non riuscì a frenare le lacrime per la gioia e poi invitò la dolce Vergine a dare loro licenza di andarsene, dato che l'avevano ascoltata tanto prontamente allorché li aveva esortati alla lode. Lo fece e immediatamente quella massa disparve, lasciando il mare calmo, sereno e assai limpido, per cui proseguirono il viaggio e in poche giornate giunsero alla meta.
373. Scesero a terra e anche qui ella compì delle azioni straordinarie, curando infermi e indemoniati, che in sua presenza restavano liberi all'istante. Non mi attardo ad esporle, perché occorrerebbero parecchi libri e più tempo se dovessi riportare tutto quanto faceva e i benefici del cielo che spargeva ovunque, come strumento e dispensatrice dell'onnipotenza divina. Riferisco solo quelle che sono necessarie per la Storia e che bastano per manifestare qualcosa di ciò che non si sa ancora dei suoi miracoli. Risiedevano ad Efeso dei credenti provenienti dalla Palestina, sebbene non molti, e avuta notizia dell'arrivo della Madre di Gesù si recarono a visitarla e ad offrirle le proprie case e sostanze. Ella, che non cercava né ostentazione né comodità mondane, scelse come alloggio l'abitazione di alcune donne ritirate e non ricche, che stavano sole, senza compagnia di uomini. Queste, per beneplacito del Signore, la misero a sua disposizione con carità e benevolenza e, dopo avere esaminato la costruzione con l'intervento degli angeli, assegnarono una camera notevolmente appartata a lei e un'altra all'Evangelista; essi vi rimasero finché stettero in tale città.
374. Maria beatissima espresse la sua gratitudine e subito andò nella sua stanza, dove, prostrata come al solito, adorò l'essere immutabile di Dio. Consegnandosi in sacrificio per servirlo in quel posto, disse: «Altissimo, con la vostra immensità riempite l'universo. Io, umile ancella, desidero eseguire perfettamente la vostra volontà in ogni occasione, luogo e momento in cui la vostra provvidenza mi porrà, perché siete tutto il mio bene e tutta la mia vita. Solo a voi si indirizzano i miei aneliti e sentimenti. Orientate i miei pensieri, le mie parole e le mie opere affinché vi compiacciano». La prudentissima Regina comprese che egli accoglieva questa preghiera e rispondeva con la sua virtù promettendole di assisterla e governarla sempre.
375. Continuò l'orazione intercedendo per la Chiesa e ordinando ciò che era sua intenzione fare per aiutare da lì i suoi membri. Chiamò i custodi e ne inviò alcuni a soccorrere i Dodici e i discepoli, che sapeva più provati dalle persecuzioni suscitate dai diavoli per mezzo degli infedeli. Ne mandò diversi anche a difendere Paolo dai pericoli che incombevano su di lui in Damasco, da dove in quei giorni egli fuggì perché i giudei gli davano la caccia come afferma nella seconda lettera ai corinzi raccontando che fu calato per il muro, e da quelli che Lucifero gli preparava sulla strada per Gerusalemme, che stava per percorrere; contro di lui, infatti, lo sdegno dell'inferno era più furente che contro gli altri apostoli. Di tale spostamento egli scrive ai galati, precisando che lo fece dopo tre anni, che non si devono calcolare dalla sua conversione, ma dal suo ritorno dall'Arabia. Lo si deduce anche dal testo, in cui, terminando di parlare di quest'ultimo, soggiunge subito che andò da Cefa; esso, altrimenti, resterebbe molto confuso.
376. Con più chiarezza lo si verifica in base al computo che si è fatto dalla lapidazione di Stefano e del trasferimento della Vergine. Il protomartire fu ucciso dopo il compimento del trentaquattresimo anno dalla nascita del Salvatore, contando dal Natale; se lo si fa dalla circoncisione, come si usa oggi, morì a sette giorni dalla fine di quell'anno, poiché tanti ne mancavano al primo gennaio. Paolo divenne cristiano il venticinque gennaio del trentasei e, se fosse giunto nella città santa dopo tre anni, vi avrebbe trovato Maria e Giovanni, ma egli stesso attesta che dei Dodici non vide nessun altro se non Giacomo di Alfeo, il Minore; certo, se essi fossero stati presenti, non avrebbe omesso di incontrarli, e così avrebbe nominato anche l'Evangelista. Ciò avvenne nel quaranta, dopo che erano già trascorsi completamente quattro anni da allora e poco più di un mese dalla partenza della Signora, mentre gli apostoli, eccetto i due che conobbe, erano già ciascuno nella propria provincia.
377. Secondo questo calcolo, egli spese il primo anno, o la maggior parte di esso, dirigendosi in Arabia e portandovi l'annuncio, e i tre successivi in Damasco. Perciò Luca, benché non narri quel primo viaggio, nel capitolo nono degli Atti comunica che, parecchi giorni dopo che aveva abbracciato la fede, gli abitanti di tale località fecero un complotto per ammazzarlo, intendendo con tale indicazione temporale i quattro anni che erano passati. Aggiunge immediatamente che, scoperte tali trame, i discepoli lo fecero discendere di notte dalle mura, e così egli arrivò a Gerusalemme. Sebbene qui fosse risaputa la trasformazione che si era realizzata in lui, c'era sempre timore riguardo alla sua perseveranza, essendo stato in precedenza un nemico tanto dichiarato del Redentore, e dunque la comunità ecclesiale al principio si guardava da lui. Allora Bàrnaba lo prese con sé e lo condusse presso Pietro, Giacomo e gli altri. Paolo, ai piedi del vicario di Cristo, glieli baciò domandandogli con fiumi di lacrime che lo perdonasse, poiché si era pentito dei suoi errori e peccati, e lo accettasse tra i suoi sudditi e tra i seguaci del suo Maestro, il cui nome desiderava diffondere fino a versare il proprio sangue.
378. Anche da questo sospetto si desume che la Regi na non fosse più lì, perché in caso contrario egli le si sarebbe presentato prima che ad alcun altro e sarebbe venuta meno ogni paura; inoltre, sarebbero state chieste informazioni direttamente a lei, che anzi nella sua prudenza avrebbe prevenuto ciò, premurosa ed attenta come era a dare consolazione. Dato che ella era in Efeso, non c'era chi potesse assicurare della sua costanza e della sua grazia, finché Pietro non le sperimentò vedendolo prostrato davanti a sé. A quel punto lo accolse con profondo gaudio suo e degli altri, che benedissero tutti con umiltà e fervore il Signore e disposero che egli uscisse fuori a proclamare il lieto messaggio, come in effetti fece con meraviglia di chi lo conosceva. Le sue parole erano dardi infuocati che penetravano i cuori di coloro che le udivano, lasciandoli attoniti; per questo, in due giorni l'intera città entrò in agitazione allo spargersi della notizia della conversione, che già si andava apprendendo per esperienza.
379. Satana e i suoi non dormivano in questa circostanza, nella quale, per loro più grande tormento, li risvegliò maggiormente il flagello dell'Onnipotente; all'ingresso dell'Apostolo in Gerusalemme, infatti, percepirono che la virtù divina operante in lui li opprimeva e rovinava. Essi, però, dal momento che la loro superbia e malizia non si estinguerà mai per l'eternità, appena sentirono contro di sé una forza tanto violenta, si irritarono ancor più nei suoi confronti. Il drago convocò con incredibile rabbia molte legioni dei suoi demoni, che esortò un'altra volta a farsi animo e a misurare in quell'impresa il vigore della loro malvagità per annientare Paolo, senza che restasse in tutto il mondo una sola pietra che non fosse smossa a tal fine. Quelli eseguirono senza indugio il piano concertato e inasprirono Erode e i giudei nei suoi confronti, approfittando del singolare zelo con cui egli cominciò a predicare.
380. La Madre era al corrente di tutto, non solo per la sua mirabile scienza, ma anche perché i custodi che aveva mandato a proteggerlo la avvisavano di quello che succedeva. Ella aveva previsto da un lato il sollevamento che costoro avrebbero provocato contro di lui e dall'altro l'importanza di conservarlo in vita per l'esaltazione dell'Altissimo e la propagazione della buona novella, ed inoltre sapeva che cosa lo minacciasse in tale frangente; quindi, ne ricevette nuova sollecitudine, che era ulteriormente accresciuta dalla distanza dalla Palestina, dove avrebbe potuto dare sostegno ai suoi più da vicino. Comunque, non trascurò di farlo anche da lì con l'efficacia delle incessanti suppliche che tra i gemiti moltiplicava senza sosta, e contemporaneamente prendendosi cura di essi in altri modi tramite il servizio degli angeli. Dio, per sollevarla, in seguito ad una di tali invocazioni le disse che l'avrebbe esaudita e avrebbe liberato il giovane dalle macchinazioni diaboliche. E così fu; questi, infatti, mentre stava pregando nel tempio, ebbe un'estasi straordinaria con sublimi illuminazioni e rivelazioni che lo resero giubilante, e gli fu comandato di allontanarsi prontamente per trovare riparo da quanti lo odiavano e non avrebbero tollerato la sua testimonianza.
381. Per questo motivo egli in quella occasione non si trattenne più di quindici giorni, come scrive ai galati; negli Atti si legge poi che dopo alcuni anni, ritornato da Mileto e da Efeso nella città santa, dove fu catturato, comunicò tale rapimento e l'ordine che gli era stato impartito. Riferì tutto al capo degli apostoli e, in considerazione del pericolo che correva, fu accompagnato in segreto a Cesarèa e quindi a Tarso, affinché evangelizzasse i gentili senza differenze. Di tutti questi eccelsi benefici Maria era lo strumento e la mediatrice, per intercessione della quale venivano elargiti dal suo Unigenito, e di ogni cosa aveva immediatamente cognizione, dando grazie da parte sua e della Chiesa.
382. Posto al sicuro Paolo, ella aveva fiducia che la Provvidenza avrebbe soccorso suo cugino Giacomo, per il quale aveva particolare preoccupazione e che era ancora a Saragozza, assistito dai cento spiriti celesti che a Granada gli aveva messo accanto perché lo difendessero; questi andavano e venivano dal suo cospetto con le domande del futuro martire e gli avvertimenti che gli dava, e in tale maniera egli fu informato del trasferimento di lei. Quando, poi, la cappella del Pilar fu sistemata convenientemente, la affidò al vescovo e ai discepoli che rimanevano in quella località, come anche in altre della Spagna. Fatto ciò, alcuni mesi dopo l'apparizione, partì da lì continuando a trasmettere il lieto annuncio. Giunto sulla costa della Catalogna, si imbarcò per l'Italia, dove presto proseguì il viaggio finché non salpò per l'Asia, ansioso di incontrare la Vergi ne, sua sovrana e suo rifugio.
383. Egli ottenne facilmente quello che bramava e poté prostrarsi ai piedi di colei che aveva partorito il suo Creatore, versando copiose lacrime di gioia e di venerazione. Con questi accesi sentimenti le espresse umilmente riconoscenza per gli incomparabili aiuti che per mezzo di lei gli erano stati concessi dalla divina destra nel corso della sua missione, nonché per le visite che ella gli aveva fatto e per quanto in esse gli aveva donato. La Maestra della modestia lo fece subito rialzare dichiarando: «Ricordate che voi siete unto del Signore, suo Cristo e suo ministro, e io un vile vermiciattolo»; proferendo ciò, si inginocchiò e gli chiese di benedirla come sacerdote. L'Apostolo si fermò per alcuni giorni, così che dette ragguaglio al fratello di quello che gli era accaduto ed ebbe con lei arcani colloqui, dei quali basta riportare i seguenti.
384. La prudentissima Regina per congedarlo gli disse: «Carissimo, vi resta ormai poco tempo. Siete consapevole di quanto profondamente vi ami nel mio Gesù e aspiri ad introdurvi nell'intimo della sua amicizia senza fine, per la quale egli vi ha plasmato, redento e chiamato; voglio manifestarvi adesso questo affetto e vi offro tutto quello che con l'ausilio del cielo potrò fare per voi come vera madre». A tanto ineffabile generosità Giacomo rispose con eccezionale riverenza: «Signora mia, che avete generato il mio Salvatore, vi ringrazio con tutta l'anima per questo nuovo favore, confacente alla vostra smisurata carità, ed imploro la vostra benedizione per andare al supplizio per lui. Se sarà suo beneplacito e a suo onore, vi scongiuro di non lasciarmi solo nel mio sacrificio e di mostrarvi ai miei occhi nel transito, in modo tale che mi possiate presentare a sua Maestà come ostia gradita».
385. Ella assicurò che si sarebbe rivolta all'Onnipotente e non avrebbe mancato di adempiere ciò se questi avesse disposto così a sua gloria. Con tale speranza e con altre parole di vita eterna lo confortò e lo incoraggiò alla sofferenza che lo sovrastava; fra l'altro affermò: «Quali tormenti e quali pene potranno mai parere gravi per entrare nel gaudio intramontabile? Tutto quello che è violento diviene soave, e quanto c'è di più terribile risulta amabile e appetibile per chi ha inteso che bene infinito avrà in cambio di una momentanea tribolazione. Mi congratulo con voi perché è prossimo il vostro affrancamento dalle passioni della carne, per esultare in Dio come comprensore e vedere l'allegrezza del suo volto. A causa di tale sorte meravigliosa vi traete dietro il mio cuore, dato che conseguirete tanto imminentemente quello cui anelo e abbandonerete il mondo per il possesso indefettibile del riposo senza termine. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, affinché tutte le tre Persone nell'unità di una essenza vi sostengano nel dolore e vi dirigano nei vostri desideri; e il mio vi accompagnerà nel vostro luminoso olocausto».
386. Oltre a questo per accomiatarsi aggiunse altre cose, con mirabile sapienza e somma capacità di consolazione, e gli impose che, arrivato alla visione beatifica, esaltasse la Trinità da parte di lei e di tutti e pregasse per la Chie sa. Egli lo promise, supplicandola ancora di custodirlo e proteggerlo nell'ora suprema, ed ella confermò il proprio impegno. Infine, il discepolo parlò così: «Benedetta fra le donne, il vostro esempio e la vostra intercessione sono l'appoggio sul quale la comunità ecclesiale, adesso e per tutti i secoli, deve posare sicura tra le persecuzioni e le tentazioni dei nemici del Signore; e la vostra carità sarà lo strumento del vostro legittimo martirio. Non dimenticatevi mai del regno di Spagna, dove è stato portato il Vangelo: tenetelo sotto il vostro speciale patrocinio e conservate in esso il vostro sacro tempio e la fede che io, indegno, vi ho annunciato. Datemi la vostra benedizione». Maria gli garantì che lo avrebbe esaudito e, benedicendolo, lo licenziò.
387. Giacomo salutò anche Giovanni, con abbondante pianto di entrambi, non tanto per la tristezza quanto piuttosto per il giubilo dovuto alla fortuna del fratello più grande, che sarebbe stato il primo nella felicità perenne e nella palma della vittoria. Quindi, si incamminò subito verso la città santa, dove poté predicare per qualche giorno. L'eccelsa sovrana dell'universo rimase lì, attenta a ciò che succedeva a lui e agli altri apostoli, senza perderli dalla sua vista interiore e senza interrompere le sue orazioni per loro e per tutti i credenti. L'ormai vicina uccisione del testimone di Cristo fu occasione perché nell'ardente Madre si suscitassero tanti incendi d'amore e struggimenti di morire per il suo Unigenito che ella conquistò assai più corone di lui e di tutti assieme; infatti, con ciascuno si caricò di molti patimenti, più duri per il suo castissimo e ferventissimo cuore di quelli provocati dai coltelli e dal fuoco per i loro corpi.
Insegnamento della Regina del cielo
388. Figlia mia, negli ammonimenti di questo capitolo ti sono date numerose regole per agire irreprensibilmente. Considera che, come l'Altissimo è principio e origine delle creature e delle loro facoltà, così ne è logicamente il fine: se esse ricevono tutto immeritatamente, devono tutto a chi lo concesse loro per grazia; e se è accordato loro per operare, devono tutte le opere a lui, e non a se stesse né ad alcun altro. Questa verità, che io comprendevo chiaramente e ponderavo in me, mi spingeva all'esercizio che parecchie volte hai recepito e scritto con stupore, cioè a prostrarmi al suolo e ad adorare l'essere immutabile di Dio con profonda venerazione. Meditavo su come egli mi avesse fatto dal nulla e modellato dalla terra, e mi umiliavo al suo cospetto, confessando che mi dava vita, movimento ed esistenza, che senza di lui non sarei stata niente e che a lui dovevo ogni cosa. Con tali riflessioni tutto quello che facevo e sopportavo mi sembrava poco, pur non cessando di compiere il bene agognavo continuamente ad affaticarmi e a penare, e non mi saziavo mai trovandomi obbligata e indigente. Questa scienza è conforme alla razionalità e ancor più alla luce della rivelazione, e potrebbe essere acquistata, dato che il debito è comune e manifesto. Intanto, tra la smemorataggine generale, ti chiedo di essere intenta ad imitarmi negli atti che ti ho reso noti, e ti esorto soprattutto ad abbracciare la polvere e a piegarti maggiormente quando sarai sollevata ai favori dei più intimi amplessi. Osserva in che modo mi comportavo se ottenevo qualche beneficio singolare, come allorché l'Onnipotente ordinò che, prima del mio trapasso, mi venisse dedicato un santuario dove fossi invocata e celebrata. Questo ed altri doni mi fecero abbassare al di là di qualsiasi immaginazione, ed io ero traboccante di azioni ammirevoli; valuta, allora, quello che tocca a te, così scarsamente riconoscente di fronte alla sua liberalità.
389. Bramo anche, carissima, che ricalchi le mie orme nell'essere alquanto circospetta e povera nel soddisfare le tue necessità senza molte comodità, benché ti siano profferte dalle tue monache e da coloro che ti vogliono bene. Al riguardo, scegli sempre o accetta ciò che è più misero, modesto, rigettato e vile, poiché non puoi seguire diversamente me, che rinunciai senza rumore e di buon garbo all'ostentazione, agli averi e a tutti gli agi che mi furono messi a disposizione a Gerusalemme e ad Efeso per il viaggio e per l'abitazione, prendendo il minimo indispensabile. In questa virtù ne sono racchiuse molte che fanno lieti, mentre il mondo cieco e abbindolato si appaga e si precipita dietro a tutto quello che è opposto ad essa.
390. Stai in guardia con sollecitudine anche da un altro diffuso errore: gli uomini, sebbene sappiano che tutte le ricchezze del corpo e dell'anima appartengono al Signore, abitualmente se ne appropriano e le tengono così strette che non solo non gliele porgono spontaneamente, ma, se egli talora le toglie loro, se ne affliggono e lamentano come se fossero stati ingiuriati e avesse fatto loro qualche aggravio. Tanto disordinatamente i genitori sono soliti amare i figli e i figli i genitori; i mariti le mogli e le mogli i mariti; tutti, poi, la roba, l'onore, la salute e gli altri beni temporali, e taluni anche quelli spirituali. Se questi vengono loro a mancare, non hanno misura nel dolore e, pur non potendo recuperare ciò a cui aspirano, sono inquieti e inconfortabili e passano dai sentimenti alla ragione e all'ingiustizia. Con un simile vizio non soltanto condannano i decreti della provvidenza divina e si lasciano sfuggire i meriti che acquisirebbero consegnando a sua Maestà quello che hanno perso e sacrificandogli quello che è suo, ma fanno capire che avrebbero reputato felicità ultima il godere di tali realtà caduche e transitorie, e con esse sarebbero stati contenti per molti secoli.
391. Nessuno dei discendenti di Adamo poté mai avere per nulla di quaggiù più o altrettanto affetto di quanto ne ebbi io per mio Figlio e per Giuseppe; però, poiché esso era ordinato in modo assolutamente corretto mentre ero in loro compagnia, offrii di tutto cuore al Padre il rimanere priva della loro presenza familiare per tutti gli anni che vissi senza di essi. Sii rassegnata ed abbandonata nella stessa maniera quando avrai bisogno di qualche cosa di quelle che devi amare in Dio, giacché fuori di lui non hai licenza di amarne alcuna. Non sia perpetua in te che l'ansia di posare il tuo sguardo sul sommo Bene e di possederlo completamente e in eterno nella patria; anela a questo con lacrime, e a tale scopo sostieni con allegrezza tutte le amarezze e gli affanni. D'ora innanzi abbi il vivo desiderio di patire come hanno fatto i santi, per renderti degna di lui, e fai attenzione che esso sia tale che la volontà di soffrire compensi le tribolazioni che non consegui, rattristandoti di non essere all'altezza di quanto vagheggi tanto intensamente. Nei voli interiori delle persone assetate della visione beatitifica non si deve mescolare l'intento di sgravarsi con essa dei travagli della vita, il quale indica che non si è attaccati al Creatore, ma a se stessi e ai propri comodi; e questo non vale alcun premio ai suoi occhi, che penetrano e soppesano tutto. Se, però, come fedele serva e sposa di Gesù, opererai ciò senza inganno e con pienezza di perfezione, ambendo la sua contemplazione per stringerti a lui, lodarlo e non offenderlo mai più, e ricercherai tutte le pene solo a tal fine, stai certa che ci vincolerai molto a te e giungerai a quello stato di amore che sospiri, dato che è appunto per questo che siamo così generosi con te.
7 aprile 1943
Madre Pierina Micheli
Ieri sera disturbata e agitata telefonai al Padre... poi tornai in Cappella. S. Silvestro venne con me e recitammo l'Ufficio insieme, Mattutino e Lodi e mi disse essere venuto, perché mi vinsi a dipendere. Compresi con tanta chiarezza come Gesù preferisce in me l'umile dipendenza, che la maggior sofferenza. Continuando la mia preghiera e rivolgendomi alla Madonna per sciogliere un dubbio circa lo scapolare, che torna spesso alla mia mente, mi disse: FIGLIA MIA, STA TRANQUILLA CHE LO SCAPOLARE È SUPPLITO DALLA MEDAGLIA CON LE STESSE PROMESSE E FAVORI, C't SOLO DA DIFFONDERLA. SEMPRE PIÙ. ORA MI STA A CUORE LA FESTA DEL VOLTO DEL MIO DIVIN FIGLIO. DILLO AL PAPA CHE TANTO MI PREME. Mi benedisse e mi lasciò in cuore il Paradiso...
Il nemico oggi tenta turbare l'animo mio; mi pare di essere un'illusa, un'ipocrita ... mi spingeva a tacere al Padre sotto pretesto di ingannarLo... ma non ci riuscii... lo non voglio che una cosa, glorificare Dio salvando le anime, costi quello che costi. Come sono debole e miserabile nella prova... Gesù perdono, che non Ti offenda mai, proprio mai.