Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi della 1° settimana del tempo di Avvento
Vangelo secondo Giovanni 6
1Dopo questi fatti, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade,2e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi.3Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli.4Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.5Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: "Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?".6Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare.7Gli rispose Filippo: "Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo".8Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro:9"C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?".10Rispose Gesù: "Fateli sedere". C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.11Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero.12E quando furono saziati, disse ai discepoli: "Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto".13Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
14Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: "Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!".15Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.
16Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare17e, saliti in una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro.18Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.19Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura.20Ma egli disse loro: "Sono io, non temete".21Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti.
22Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, notò che c'era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti.23Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberìade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie.24Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù.25Trovatolo di là dal mare, gli dissero: "Rabbì, quando sei venuto qua?".
26Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.27Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo".28Gli dissero allora: "Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?".29Gesù rispose: "Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato".
30Allora gli dissero: "Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: 'Diede loro da mangiare un pane dal cielo'".32Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero;33il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo".34Allora gli dissero: "Signore, dacci sempre questo pane".35Gesù rispose: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete.36Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete.37Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò,38perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.39E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno.40Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno".
41Intanto i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: "Io sono il pane disceso dal cielo".42E dicevano: "Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?".
43Gesù rispose: "Non mormorate tra di voi.44Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.45Sta scritto nei profeti: 'E tutti saranno ammaestrati da Dio'. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.46Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.47In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.48Io sono il pane della vita.49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti;50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".
52Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: "Come può costui darci la sua carne da mangiare?".53Gesù disse: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.58Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno".
59Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.60Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: "Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?".61Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: "Questo vi scandalizza?62E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima?63È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita.64Ma vi sono alcuni tra voi che non credono". Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito.65E continuò: "Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio".
66Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.
67Disse allora Gesù ai Dodici: "Forse anche voi volete andarvene?".68Gli rispose Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna;69noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio".70Rispose Gesù: "Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!". Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: questi infatti stava per tradirlo, uno dei Dodici.
Secondo libro dei Re 6
1I figli dei profeti dissero a Eliseo: "Ecco, il luogo in cui ci raduniamo alla tua presenza è troppo stretto per noi.2Andiamo fino al Giordano; là prenderemo una trave per ciascuno e ci costruiremo una residenza". Quegli rispose: "Andate!".3Uno disse: "Degnati di venire anche tu con i tuoi servi". Egli rispose: "Ci verrò".4E andò con loro. Giunti al Giordano, tagliarono alcuni alberi.5Ora, mentre uno abbatteva un tronco, il ferro dell'ascia gli cadde in acqua. Egli gridò: "Oh, mio signore! Era stato preso in prestito!".6L'uomo di Dio domandò: "Dove è caduto?". Gli mostrò il posto. Eliseo, allora, tagliò un legno e lo gettò in quel punto e il ferro venne a galla.7Disse: "Prendilo!". Quegli stese la mano e lo prese.
8Mentre il re di Aram era in guerra contro Israele, in un consiglio con i suoi ufficiali disse: "In quel tal posto sarà il mio accampamento".9L'uomo di Dio mandò a dire al re di Israele: "Guardati dal passare per quel punto, perché là stanno scendendo gli Aramei".10Il re di Israele mandò a esplorare il punto indicatogli dall'uomo di Dio. Questi l'avvertiva e il re si metteva in guardia; ciò accadde non una volta o due soltanto.11Molto turbato in cuor suo per questo fatto, il re di Aram convocò i suoi ufficiali e disse loro: "Non mi potreste indicare chi dei nostri è per il re di Israele?".12Uno degli ufficiali rispose: "No, re mio signore, perché Eliseo profeta di Israele riferisce al re di Israele quanto tu dici nella tua camera da letto".13Quegli disse: "Andate, informatevi dove sia costui; io manderò a prenderlo". Gli fu riferito: "Ecco, sta in Dotan".14Egli mandò là cavalli, carri e un bel numero di soldati; vi giunsero di notte e circondarono la città.
15Il giorno dopo, l'uomo di Dio, alzatosi di buon mattino, uscì. Ecco, un esercito circondava la città con cavalli e carri. Il suo servo disse: "Ohimè, mio signore, come faremo?".16Quegli rispose: "Non temere, perché i nostri sono più numerosi dei loro".17Eliseo pregò così: "Signore, apri i suoi occhi; egli veda". Il Signore aprì gli occhi del servo, che vide. Ecco, il monte era pieno di cavalli e di carri di fuoco intorno a Eliseo.
18Poiché gli Aramei scendevano verso di lui, Eliseo pregò il Signore: "Oh, colpisci questa gente di cecità!". E il Signore li colpì di cecità secondo la parola di Eliseo.19Disse loro Eliseo: "Non è questa la strada e non è questa la città. Seguitemi e io vi condurrò dall'uomo che cercate". Egli li condusse in Samaria.20Quando giunsero in Samaria, Eliseo disse: "Signore, apri i loro occhi; essi vedano!". Il Signore aprì i loro occhi ed essi videro. Erano in mezzo a Samaria!
21Il re di Israele quando li vide, disse a Eliseo: "Li devo uccidere, padre mio?".22Quegli rispose: "Non ucciderli. Forse uccidi uno che hai fatto prigioniero con la spada e con l'arco? Piuttosto metti davanti a loro pane e acqua; mangino e bevano, poi se ne vadano dal loro padrone".23Fu imbandito loro un gran banchetto. Dopo che ebbero mangiato e bevuto, li congedò ed essi se ne andarono dal loro padrone. Le bande aramee non penetrarono più nel paese di Israele.
24Dopo tali cose Ben-Hadàd, re di Aram, radunò tutto il suo esercito e venne ad assediare Samaria.25Ci fu una carestia eccezionale in Samaria, mentre l'assedio si faceva più duro, tanto che una testa d'asino si vendeva ottanta sicli d'argento e un quarto di 'qab' di tuberi cinque sicli.26Mentre il re di Israele passava sulle mura, una donna gli gridò contro: "Aiuto, mio signore re!".27Rispose: "Non ti aiuta neppure il Signore! Come potrei aiutarti io? Forse con il prodotto dell'aia o con quello del torchio?".28Il re aggiunse: "Che hai?". Quella rispose: "Questa donna mi ha detto: Dammi tuo figlio; mangiamocelo oggi. Mio figlio ce lo mangeremo domani.29Abbiamo cotto mio figlio e ce lo siamo mangiato. Il giorno dopo io le ho detto: Dammi tuo figlio; mangiamocelo, ma essa ha nascosto suo figlio".30Quando udì le parole della donna, il re si stracciò le vesti. Mentre egli passava sulle mura, lo vide il popolo; ecco, aveva un sacco di sotto, sulla carne.31Egli disse: "Dio mi faccia questo e anche di peggio, se oggi la testa di Eliseo, figlio di Safat, resterà sulle sue spalle".
32Eliseo stava seduto in casa; con lui sedevano gli anziani. Il re si fece precedere da un uomo. Prima che arrivasse il messaggero, quegli disse agli anziani: "Avete visto? Quel figlio di assassino ordina che mi si tolga la vita. Fate attenzione! Quando arriva il messaggero, chiudete la porta; tenetelo fermo sulla porta. Forse dietro non si sente il rumore dei piedi del suo padrone?".33Stava ancora parlando con loro, quando il re scese da lui e gli disse: "Tu vedi quanto male ci viene dal Signore; che aspetterò più io dal Signore?".
Siracide 13
1Chi maneggia la pece si sporca,
chi frequenta il superbo diviene simile a lui.
2Non portare un peso troppo grave,
non associarti ad uno più forte e più ricco di te.
Come una pentola di coccio farà società con una caldaia?
Questa l'urterà e quella andrà in frantumi.
3Il ricco commette ingiustizia e per di più grida
forte,
il povero riceve ingiustizia e per di più deve scusarsi.
4Se puoi essergli utile, approfitterà di te;
se hai bisogno, ti abbandonerà.
5Se possiedi, vivrà con te;
ti spoglierà e non ne avrà alcuna pena.
6Ha bisogno di te? Ti imbroglierà, ti sorriderà
e ti darà una speranza, ti rivolgerà belle parole
e domanderà: "Di che cosa hai bisogno?".
7Ti farà arrossire con i suoi banchetti,
finché non ti avrà spremuto due o tre volte.
Alla fine ti deriderà; poi vedendoti ti eviterà
e scuoterà il capo davanti a te.
8Sta' attento a non lasciarti imbrogliare
né umiliare per la tua stoltezza.
9Quando un potente ti chiama, allontànati;
egli ti chiamerà sempre di più.
10Non essere invadente per non essere respinto,
ma non allontanarti troppo per non essere dimenticato.
11Non credere di trattare alla pari con lui
e non fidarti delle sue molte parole;
12con la sua molta loquacità ti metterà alla prova
e quasi sorridendo ti esaminerà.
13Spietato chi non mantiene le parole,
non ti risparmierà maltrattamenti e catene.
14Guardati e sta' attento,
perché cammini insieme alla tua rovina.
15Ogni creatura vivente ama il suo simile,
ogni uomo il suo vicino.
16Ogni essere si accoppia secondo la sua specie;
l'uomo si associa a chi gli è simile.
17Che cosa vi può essere in comune tra il lupo e
l'agnello?
Lo stesso accade fra il peccatore e il pio.
18Quale pace può esservi fra la iena e il cane?
Quale intesa tra il ricco e il povero?
19Sono preda dei leoni gli ònagri nel deserto;
così pascolo dei ricchi sono i poveri.
20La condizione umile è in abominio al superbo,
così il povero è in abominio al ricco.
21Se il ricco vacilla, è sostenuto dagli amici;
se il povero cade, anche dagli amici è respinto.
22Se cade il ricco, molti lo aiutano;
dice cose insulse? Eppure lo si felicita.
Se cade il povero, lo si rimprovera;
se dice cose assennate, non ci si bada.
23Parla il ricco, tutti tacciono
ed esaltano fino alle nuvole il suo discorso.
Parla il povero e dicono: "Chi è costui?".
Se inciampa, l'aiutano a cadere.
24La ricchezza è buona, se è senza peccato;
la povertà è cattiva a detta dell'empio.
25Il cuore dell'uomo cambia il suo volto
o in bene o in male.
26Indice di un cuore buono è una faccia gioiosa,
ma la scoperta di proverbi è un lavoro ben faticoso.
Salmi 88
1'Canto. Salmo. Dei figli di Core.
Al maestro del coro. Su "Macalat".
Per canto. Maskil. Di Eman l'Ezraita.'
2Signore, Dio della mia salvezza,
davanti a te grido giorno e notte.
3Giunga fino a te la mia preghiera,
tendi l'orecchio al mio lamento.
4Io sono colmo di sventure,
la mia vita è vicina alla tomba.
5Sono annoverato tra quelli che scendono nella fossa,
sono come un morto ormai privo di forza.
6È tra i morti il mio giaciglio,
sono come gli uccisi stesi nel sepolcro,
dei quali tu non conservi il ricordo
e che la tua mano ha abbandonato.
7Mi hai gettato nella fossa profonda,
nelle tenebre e nell'ombra di morte.
8Pesa su di me il tuo sdegno
e con tutti i tuoi flutti mi sommergi.
9Hai allontanato da me i miei compagni,
mi hai reso per loro un orrore.
Sono prigioniero senza scampo;
10si consumano i miei occhi nel patire.
Tutto il giorno ti chiamo, Signore,
verso di te protendo le mie mani.
11Compi forse prodigi per i morti?
O sorgono le ombre a darti lode?
12Si celebra forse la tua bontà nel sepolcro,
la tua fedeltà negli inferi?
13Nelle tenebre si conoscono forse i tuoi prodigi,
la tua giustizia nel paese dell'oblio?
14Ma io a te, Signore, grido aiuto,
e al mattino giunge a te la mia preghiera.
15Perché, Signore, mi respingi,
perché mi nascondi il tuo volto?
16Sono infelice e morente dall'infanzia,
sono sfinito, oppresso dai tuoi terrori.
17Sopra di me è passata la tua ira,
i tuoi spaventi mi hanno annientato,
18mi circondano come acqua tutto il giorno,
tutti insieme mi avvolgono.
19Hai allontanato da me amici e conoscenti,
mi sono compagne solo le tenebre.
Geremia 16
1Mi fu rivolta questa parola del Signore:2"Non prendere moglie, non aver figli né figlie in questo luogo,3perché dice il Signore riguardo ai figli e alle figlie che nascono in questo luogo e riguardo alle madri che li partoriscono e ai padri che li generano in questo paese:4Moriranno di malattie strazianti, non saranno rimpianti né sepolti, ma saranno come letame sulla terra. Periranno di spada e di fame; i loro cadaveri saranno pasto degli uccelli dell'aria e delle bestie della terra".5Poiché così dice il Signore: "Non entrare in una casa dove si fa un banchetto funebre, non piangere con loro né commiserarli, perché io ho ritirato da questo popolo la mia pace - dice il Signore - la mia benevolenza e la mia compassione.
6Moriranno in questo paese grandi e piccoli; non saranno sepolti né si farà lamento per essi; nessuno si farà incisioni né si taglierà i capelli.7Non si spezzerà il pane all'afflitto per consolarlo del morto e non gli si darà da bere il calice della consolazione per suo padre e per sua madre.8Non entrare nemmeno in una casa dove si banchetta per sederti a mangiare e a bere con loro,9poiché così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Ecco, sotto i vostri occhi e nei vostri giorni farò cessare da questo luogo le voci di gioia e di allegria, la voce dello sposo e della sposa.
10Quando annunzierai a questo popolo tutte queste cose, ti diranno: Perché il Signore ha decretato contro di noi questa sventura così grande? Quali iniquità e quali peccati abbiamo commesso contro il Signore nostro Dio?11Tu allora risponderai loro: Perché i vostri padri mi abbandonarono - parola del Signore - seguirono altri dèi, li servirono e li adorarono, mentre abbandonarono me e non osservarono la mia legge.12Voi però avete agito peggio dei vostri padri; ognuno di voi, infatti, segue la caparbietà del suo cuore malvagio rifiutandosi di ascoltarmi.13Perciò vi scaccerò da questo paese verso un paese che né voi né i vostri padri avete conosciuto e là servirete divinità straniere giorno e notte, poiché io non vi userò più misericordia.
14Pertanto, ecco, verranno giorni - oracolo del Signore - nei quali non si dirà più: Per la vita del Signore che ha fatto uscire gli Israeliti dal paese d'Egitto;15ma piuttosto si dirà: Per la vita del Signore che ha fatto uscire gli Israeliti dal paese del settentrione e da tutte le regioni dove li aveva dispersi. E io li ricondurrò nel loro paese che avevo concesso ai loro padri.
16Ecco, io invierò numerosi pescatori - dice il Signore - che li pescheranno; quindi invierò numerosi cacciatori che daranno loro la caccia su ogni monte, su ogni colle e nelle fessure delle rocce;17poiché i miei occhi osservano le loro vie che non possono restar nascoste dinanzi a me, né si può occultare la loro iniquità davanti ai miei occhi.18Innanzi tutto ripagherò due volte la loro iniquità e il loro peccato, perché hanno profanato il mio paese con i cadaveri dei loro idoli e hanno riempito la mia eredità con i loro abomini".
19Signore, mia forza e mia difesa,
mio rifugio nel giorno della tribolazione,
a te verranno i popoli
dalle estremità della terra e diranno:
"I nostri padri ereditarono soltanto menzogna,
vanità che non giovano a nulla".
20Può forse l'uomo fabbricarsi dèi?
Ma questi non sono dèi!
21Perciò, ecco io mostrerò loro,
rivolgerò loro questa volta
la mia mano e la mia forza.
Essi sapranno che il mio nome è Signore.
Prima lettera ai Corinzi 6
1V'è tra voi chi, avendo una questione con un altro, osa farsi giudicare dagli ingiusti anziché dai santi?2O non sapete che i santi giudicheranno il mondo? E se è da voi che verrà giudicato il mondo, siete dunque indegni di giudizi di minima importanza?3Non sapete che giudicheremo gli angeli? Quanto più le cose di questa vita!
4Se dunque avete liti per cose di questo mondo, voi prendete a giudici gente senza autorità nella Chiesa?5Lo dico per vostra vergogna! Cosicché non vi sarebbe proprio nessuna persona saggia tra di voi che possa far da arbitro tra fratello e fratello?6No, anzi, un fratello viene chiamato in giudizio dal fratello e per di più davanti a infedeli!7E dire che è già per voi una sconfitta avere liti vicendevoli! Perché non subire piuttosto l'ingiustizia? Perché non lasciarvi piuttosto privare di ciò che vi appartiene?8Siete voi invece che commettete ingiustizia e rubate, e ciò ai fratelli!9O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri,10né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio.
11E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio!
12"Tutto mi è lecito!". Ma non tutto giova. "Tutto mi è lecito!". Ma io non mi lascerò dominare da nulla.13"I cibi sono per il ventre e il ventre per i cibi!". Ma Dio distruggerà questo e quelli; il corpo poi non è per l'impudicizia, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo.14Dio poi, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza.
15Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una prostituta? Non sia mai!16O non sapete voi che chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo? 'I due saranno', è detto, 'un corpo solo'.17Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito.18Fuggite la fornicazione! Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà alla fornicazione, pecca contro il proprio corpo.19O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi?20Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!
Capitolo XXIII: Le quattro cose che recano una vera grande pace
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, ora ti insegnerò la via della pace e della vera libertà. Fa', o Signore, come tu dici; mi è gradito ascoltare il tuo insegnamento. Studiati, o figlio, di fare la volontà di altri, piuttosto che la tua. Scegli sempre di aver meno, che più. Cerca sempre di avere il posto più basso e di essere inferiore a tutti. Desidera sempre, e prega, che in te si faccia interamente la volontà di Dio. Un uomo che faccia tali cose, ecco, entra nel regno della pace e della tranquillità. Una grande dottrina di perfezione è racchiusa, o Signore, in queste tue brevi parole: brevi a dirsi, ma piene di significato e ricche di frutto. Che se io potessi fedelmente custodirle, tali parole, nessun turbamento dovrebbe tanto facilmente sorgere in me; in verità, ogni volta che mi sento inquieto od oppresso, trovo che mi sono allontanato da questa dottrina. Ma tu, che tutto puoi; tu che hai sempre caro il progresso dell'anima mia, accresci sempre la tua grazia, così che io possa adempiere alle tue parole e raggiungere la mia salvezza.
Preghiera contro i malvagi pensieri
2. O Signore, mio Dio, "non allontanarti da me; Dio mio, volgiti in mio aiuto" (Sal 70,12); ché vennero contro di me vari pensieri e grandi terrori, ad affliggere l'anima mia. Come ne uscirò illeso, come mi aprirò un varco attraverso di essi? Dice il Signore: io andrò innanzi a te e "abbatterò i grandi della terra" (Is 45,2). Aprirò le porte della prigione e ti rivelerò i più profondi segreti. O Signore, fa' come dici; e ogni iniquo pensiero fugga dinanzi a te. Questa è la mia speranza, questo è il mio unico conforto: in tutte le tribolazioni rifugiarmi in te, porre la mia fiducia in te; invocarti dal profondo del mio cuore e attendere profondamente la tua consolazione.
Preghiera per ottenere luce all'intelletto
3. Rischiarami, o buon Gesù, con la luce del lume interiore, e strappa ogni tenebra dal profondo del mio cuore; frena le varie fantasie; caccia le tentazioni che mi fanno violenza; combatti valorosamente per me e vinci queste male bestie, dico le allettanti concupiscenze, cosicché, per la forza che viene da te, si faccia pace, e nell'aula santa, cioè nella coscienza pura (Sal 121,7), risuoni la pienezza della tua lode. Comanda ai venti e alle tempeste. Dì al mare "calmati", al vento "non soffiare"; e si farà grande bonaccia (Mt 8,26). "Manda la tua luce e la tua verità" (Sal 52,3) a brillare sulla terra; ché terra io sono, povera e vuota, fino a quando tu non mi illumini. Effondi dall'alto la tua grazia; irriga il mio cuore di celeste rugiada; versa l'acqua della devozione ad irrigare la faccia della terra, che produca buono, ottimo frutto. Innalza la mia mente schiacciata dalla mole dei peccati; innalza alle cose celesti tutto l'animo mio, in modo che gli rincresca di pensare alle cose di questo mondo, dopo aver gustato la dolcezza della felicità suprema. Strappami e distoglimi dalle effimere consolazioni che danno le creature; poiché non v'è cosa creata che possa soddisfare il mio desiderio e darmi pieno conforto. Congiungimi a te con il vincolo indissolubile dell'amore, poiché tu solo basti a colui che ti ama, e a nulla valgono tutte le cose, se non ci sei tu.
Omelia 6: Colui che battezza nello Spirito Santo.
Commento al Vangelo di San Giovanni - Sant'Agostino d'Ippona
Leggilo nella Biblioteca1. Temevo - non lo nascondo alla vostra Santità - che questo freddo potesse raffreddare il vostro desiderio di riunirvi. La vostra larga partecipazione, invece, dimostra il fervore del vostro spirito: e sono certo che avete pregato per me affinché possa assolvere il debito che ho con voi. Vi avevo promesso, nel nome di Cristo, di trattare oggi ciò che la mancanza di tempo ci ha impedito di chiarire ieri; e cioè perché Dio volle manifestare lo Spirito Santo sotto forma di colomba. Ecco giunto il giorno destinato a spiegare questo: e vedo che voi vi siete raccolti più numerosi del solito, spinti dal desiderio di ascoltare e animati da sincera devozione. Voglia Iddio soddisfare, per bocca nostra, la vostra aspettativa. Certo, voi non sareste venuti, se non fosse stato l'amore a spingervi: ma quale amore? Se è amore per noi, va bene anche questo. Noi desideriamo essere amati da voi; solo che non vogliamo essere amati per noi. Noi vi amiamo in Cristo; ed è in Cristo che voi, a vostra volta, dovete amarci. E il nostro amore vicendevole gema verso Dio: è, questo, il gemito della colomba.
[Il gemito della colomba.]
2. Se dunque gemere è proprio della colomba, come tutti sappiamo, e se la colomba geme per amore, ascoltate allora ciò che dice l'Apostolo, e non vi meraviglierete, se lo Spirito Santo s'è voluto manifestare sotto forma di colomba: Poiché non sappiamo cosa chiedere nella preghiera, né come bisogna chiederlo, lo stesso Spirito intercede per noi con gemiti inesprimibili (1 Rom 8, 26). Che diremo dunque, o fratelli miei? Che lo Spirito geme, mentre egli gode piena ed eterna beatitudine insieme al Padre e al Figlio? Lo Spirito Santo è Dio, come è Dio il Figlio, come è Dio il Padre. Ho detto tre volte Dio, ma non ho detto tre dèi, perché è giusto dire tre volte Dio invece che tre dèi. Voi sapete benissimo che il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo sono un solo Dio. Non geme quindi lo Spirito Santo in sé e presso di sé, in quella Trinità, in quella beatitudine, in quella eterna essenza; ma è in noi che geme, perché ci fa gemere. Né è cosa da poco che lo Spirito Santo ci insegni a gemere: è così che ci fa sentire pellegrini quaggiù e ci insegna a sospirare verso la patria; e questo desiderio ci fa gemere. Chi si trova bene in questo mondo, o piuttosto crede di starvi bene, chi si diletta nei piaceri della carne, nell'abbondanza dei beni temporali e in una felicità illusoria, costui ha la voce del corvo; e il corvo gracchia, non geme. Chi, invece, sente l'oppressione di questa vita mortale, e sa di essere esule dal Signore (2 Cor 5, 6), e di non possedere ancora quella perpetua beatitudine che ci è stata promessa, ma di possederla solo nella speranza, in attesa di averla nella realtà piena, quando il Signore, che prima venne a noi occulto nell'umiltà, verrà manifestando la sua gloria: colui che sa tutto questo, geme. E finché geme per questo motivo, il suo gemito è buono: è lo Spirito che gli ha insegnato a gemere, è dalla colomba che ha imparato a gemere. Molti, infatti, gemono a causa dell'infelicità terrena, o perché bersagliati dalla sventura, o perché afflitti da malattie, o perché incarcerati, incatenati, sbattuti dai flutti del mare, circondati dalle insidie dei nemici; per tutti questi motivi gemono. Ma non gemono, costoro, del gemito della colomba, non gemono per amore di Dio, non gemono nello Spirito. Perciò, appena liberati da queste sventure, alzano grida di gioia, dimostrando così di essere corvi, non colombe. Non a caso il corvo fu mandato fuori dell'arca, e non vi fece ritorno; mentre fu mandata la colomba, e ritornò. Sono, vi ricordate?, i due uccelli mandati fuori da Noè (cf. Gn 8, 6-9). Nell'arca c'era il corvo e c'era la colomba; e se l'arca raffigurava la Chiesa, voi vedete allora come sia inevitabile che la Chiesa, nel diluvio di questo mondo, contenga ambedue le specie, il corvo e la colomba. Chi sono i corvi? Quelli che cercano i propri interessi. Chi sono le colombe? Quelli che cercano gli interessi di Cristo (cf: Fil 2, 21).
3. Quando il Signore inviò lo Spirito Santo lo manifestò visibilmente in due modi: sotto forma di colomba e sotto forma di fuoco. Sotto forma di colomba, quando discese sul Signore appena battezzato; sotto forma di fuoco, quando discese sugli Apostoli riuniti insieme. Quando il Signore, infatti, ascese al cielo dopo la risurrezione, avendo trascorso quaranta giorni con i suoi discepoli, mandò loro, nel giorno di Pentecoste, lo Spirito Santo, come aveva promesso. Venne allora lo Spirito e riempì il luogo dove i discepoli si trovavano, facendo prima sentire la sua voce dal cielo come raffica di vento impetuoso. Lo leggiamo negli Atti degli Apostoli: Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e presero a posarsi su ciascun di loro... e cominciarono a parlare in altre lingue, secondo che lo Spirito dava loro d'esprimersi (At 2, 3-4). In un caso abbiamo visto la colomba discendere sopra il Signore, in un altro le lingue dividersi e posarsi sopra i discepoli riuniti: nel primo caso viene indicata la semplicità, nel secondo il fervore. Ci sono taluni, infatti, che si dicono semplici, e sono pigri: sono detti semplici, e sono invece indolenti. Non era così Stefano, pieno di Spirito Santo: era semplice perché non faceva del male a nessuno, ma era pieno di ardore perché rimproverava gli empi. Non rimase infatti a bocca chiusa davanti ai Giudei: sono sue queste parole di fuoco: Duri di cervice e incirconcisi di cuore e di orecchi, voi avete sempre resistito allo Spirito Santo (At 7, 51). E' violento; ma la collera della colomba è senza fiele. Ecco la prova che la sua collera era senza fiele: a queste parole di Stefano, quelli che erano corvi subito si precipitarono a raccoglier pietre per scagliarle contro la colomba; e si cominciò a lapidare Stefano. E lui, che poco prima, fremente e ardente nello Spirito, s'era scagliato come contro dei nemici, e quasi con violenza li aveva attaccati con quelle parole di fuoco che avete sentito: Duri di cervice e incirconcisi di cuore e di orecchi, tanto che ascoltando quelle parole si poteva pensare che volesse incenerire sull'istante i suoi avversari; mentre gli grandinavano addosso le pietre, in ginocchio pregò: Signore, non imputare loro questo delitto (At 7, 59). Era profondamente unito alla colomba. Prima di lui s'era comportato così il Maestro, sul quale era discesa la colomba: pendendo dalla croce, disse: Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno (Lc 23, 34). Insomma, la colomba dice che quanti sono stati santificati dallo Spirito, devono essere senza inganno; il fuoco sta a indicare che la semplicità non dev'essere freddezza. Non deve stupire, poi, il fatto che le lingue di fuoco si divisero. Le lingue sono diverse, per questo lo Spirito si manifestò in lingue distinte: E apparvero loro lingue divise come di fuoco, e si posarono una su ciascuno di loro. Le lingue sono distinte una dall'altra, ma questa distinzione non significa rottura dell'unità. Non hai da temere la dispersione nella divisione delle lingue, se riconosci l'unità nella colomba.
4. Era dunque necessario che lo Spirito Santo discendesse sul Signore sotto forma di colomba perché comprenda ogni cristiano che, se ha lo Spirito Santo, deve essere semplice come la colomba: deve mantenere con i fratelli la pace vera, quella simboleggiata dal bacio della colomba. Esiste anche il bacio dei corvi, ma la loro pace è falsa, mentre quella della colomba è vera. Non chiunque dice: la pace sia con voi, è da ascoltare come colomba. Come si distingue il bacio del corvo dal bacio della colomba? Il corvo quando bacia dilania, mentre la colomba è inoffensiva per natura. Dove si dilania, il bacio non può essere simbolo di vera pace: la vera pace è solo quella che posseggono coloro che non dilaniano la Chiesa. I corvi si pascono di cadaveri, cosa che non fa la colomba: essa vive dei frutti della terra, il suo cibo è innocuo. E' un particolare, questo, o fratelli, davvero degno di nota. I passerotti sono piccolissimi, eppure uccidono le mosche: niente di tutto questo fa la colomba: essa non si nutre uccidendo. Quelli che dilaniano la Chiesa si pascono di morti. Dio è potente: preghiamo affinché ritornino alla vita quelli che sono divorati da costoro e non se ne rendono conto. Molti se ne rendono conto, perciò tornano alla vita; e ogni giorno abbiamo di che rallegrarci nel nome di Cristo per il loro ritorno. Quanto a voi, siate semplici ma altrettanto ferventi; e il vostro fervore vi renda eloquenti. Non tacete; con l'ardore della vostra parola accendete coloro che sono freddi.
5. Ebbene, fratelli miei, chi non vede ciò che essi, invece, non vedono? Né fa meraviglia: essi fanno come il corvo, che, mandato fuori dell'arca, non fece ritorno. Chi non vede ciò che essi non vedono? Oltretutto sono ingrati verso lo Spirito Santo! Ecco, la colomba discese sul Signore, ma sul Signore battezzato; e allora si manifestò la santa e vera Trinità, che per noi è un solo Dio. Il Signore uscì dall'acqua, come leggiamo nel Vangelo: ed ecco che sopra di lui i cieli si apersero, ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba, e fermarsi su di lui; ed ecco una voce dai cieli che diceva: Tu sei il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto (Mt 3, 16-17). La Trinità si rivela qui molto chiaramente: il Padre nella voce, il Figlio nell'uomo, lo Spirito nella colomba. In questa Trinità, nel cui nome furono inviati gli Apostoli, cerchiamo di renderci conto di ciò che vediamo. E' strano che quelli non vedano. Veramente non si può dire che non vedano; è che chiudono gli occhi davanti a ciò che urta il loro sguardo. I discepoli sono stati inviati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e da quello stesso del quale è scritto: E' lui quello che battezza. Questo ha detto ai suoi ministri colui che ha riservato a sé la potestà di battezzare.
[La colomba è una.]
6. Questo vide Giovanni in lui, e conobbe ciò che ancora non sapeva. Sapeva che Gesù era il Figlio di Dio; sapeva che egli era il Signore e il Cristo; sapeva anche che egli era colui che doveva battezzare in acqua e Spirito Santo; tutto questo lo sapeva; ma ciò che non sapeva, e che apprese per mezzo della colomba, è che il Cristo avrebbe riservato a sé la potestà di battezzare e non l'avrebbe trasmessa a nessun ministro. E' su questa potestà, che il Cristo riservò a sé e non trasferì in nessun ministro, sebbene si sia degnato servirsi di loro per battezzare, è su questa potestà che si fonda l'unità della Chiesa, che è simboleggiata nella colomba della quale è stato detto: Unica è la mia colomba, unica è per sua madre (Ct 6, 8). Infatti, o miei fratelli, come già vi ho detto, se il Signore avesse trasferito questa potestà nei suoi ministri, ci sarebbero tanti battesimi quanti ministri, e non si salverebbe l'unità del battesimo.
7. Prestate attenzione, fratelli. Fu dopo il battesimo del Signore nostro Gesù Cristo, che la colomba discese su di lui e fece conoscere a Giovanni una caratteristica del Signore, secondo ciò che gli era stato detto: Colui sul quale vedrai discendere e fermarsi lo Spirito, come colomba, è lui quello che battezza nello Spirito Santo. Prima che il Signore si presentasse per il battesimo, Giovanni sapeva che è lui quello che battezza nello Spirito Santo; ma è dalla colomba che Giovanni apprende che la potestà del Signore è così personale che non passerà in nessun altro, anche se ad altri darà facoltà di battezzare. Dove abbiamo la prova che Giovanni sapeva già dapprima che il Signore doveva battezzare nello Spirito Santo? E dove abbiamo la prova che dalla colomba apprese che il battesimo del Signore nello Spirito Santo era tale che questa potestà non sarebbe passata in nessun altro uomo? La colomba discese sul Signore quando egli era già stato battezzato. Ora, noi abbiamo detto che prima che Gesù venisse per farsi battezzare da Giovanni nel Giordano, Giovanni lo conosceva, come attesta egli stesso quando dice: Tu vieni da me a farti battezzare? sono io che devo essere battezzato da te (Mt 3, 14). Sapeva dunque che era il Signore, sapeva che era il Figlio di Dio; che prova abbiamo che sapeva anche che egli doveva battezzare nello Spirito Santo? Prima che Gesù scendesse nel fiume, allorché molti accorrevano a Giovanni per farsi battezzare, egli disse loro: Io battezzo in acqua: ma colui che viene dopo di me, è più grande di me, e io non sono degno di sciogliergli i legacci dei calzari; è lui che vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco (Mt 3, 11). Dunque, Giovanni sapeva ciò. Che cosa apprese allora per mezzo della colomba, sì da non dover essere poi considerato bugiardo (allontani Dio da noi un tale sospetto)? Apprese che ci sarebbe stata in Cristo una proprietà tale per cui, malgrado la moltitudine dei ministri, santi o peccatori, che avrebbero battezzato, la santità del battesimo non era da attribuirsi se non a colui sopra il quale discese la colomba, e del quale fu detto: E' lui quello che battezza nello Spirito Santo (Gv 1, 33). Battezzi pure Pietro, è Cristo che battezza; battezzi Paolo, è Cristo che battezza; e battezzi anche Giuda, è Cristo che battezza.
8. Se la santità del battesimo dipendesse dalla diversità dei meriti dei ministri, ci sarebbero tanti battesimi quanti possono essere i meriti; e ognuno penserebbe d'aver ricevuto una cosa tanto migliore quanto migliore considera il ministro dal quale è stato battezzato. Gli stessi santi, - intendetemi bene, fratelli miei - i buoni che appartengono alla colomba, che sono cittadini della celeste Gerusalemme, i buoni che sono nella Chiesa, dei quali l'Apostolo dice: Il Signore sa chi sono i suoi (2 Tim 2, 19), sono diversi quanto a doni spirituali, e i loro meriti non sono uguali. Certuni sono più santi e migliori degli altri. Perché dunque, se uno viene battezzato, mettiamo, da un tale che è giusto e santo, e un altro invece da uno di minor merito davanti a Dio, di una virtù meno elevata, di una castità meno perfetta, insomma di vita meno santa; perché entrambi i battezzati ricevono la stessa identica cosa se non perché è lui quello che battezza? Allora, come quando battezzano due santi dotati di meriti diversi, la grazia è una e identica, e malgrado il diverso grado di santità dei ministri, non è superiore in uno e inferiore nell'altro; così ugualmente una e identica è la grazia donata dal battesimo amministrato da un indegno, che battezza perché la Chiesa non sa che è cattivo, o perché lo tollera (i cattivi, infatti, restano ignorati o tollerati; come si tollera la pula in attesa che, alla fine, l'aia venga ripulita). La grazia data da questo battesimo è una e identica, e non viene compromessa dall'indegnità del ministro; è sempre uguale perché è lui quello che battezza.
9. Vediamo dunque, o dilettissimi, ciò che quelli non vogliono vedere. Anzi, non è che non vedano, ma non riescono ad accettare ciò che è contro di loro. Dove furono inviati i discepoli a battezzare come ministri nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo? Dove furono inviati? Andate, battezzate tutte le genti (Mt 28, 19). Voi conoscete, fratelli, l'origine di questa eredità: Chiedimi e ti darò le genti in eredità, e in tuo possesso i confini della terra (Sal 2, 8). Avete sentito come da Sion sia uscita la legge, e la parola del Signore da Gerusalemme (cf. Is 2, 3); là infatti i discepoli si sentirono dire: Andate, battezzate tutte le genti nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28, 19). Abbiamo fatto attenzione alle parole: Andate e battezzate tutte le genti. Ma in nome di chi? Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. E' dunque un solo Dio; poiché non è detto: nei nomi del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, ma nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Dove senti pronunciare un solo nome, là c'è un solo Dio. Così quando si parla della discendenza di Abramo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti; l'Apostolo spiega: La Scrittura non dice "nei tuoi discendenti", come se si trattasse di molti, ma "nella tua discendenza" come di uno solo, cioè Cristo (Gal 3, 16; cf. Gen 22, 18). Come dunque dal fatto che in quel passo "nei tuoi discendenti" l'Apostolo ti vuole insegnare che il Cristo è uno solo, così se è detto nel nome, non "nei nomi" (come nella tua discendenza, non "nei tuoi discendenti"), è per affermare che c'è un solo Dio: Padre e Figlio e Spirito Santo.
10. Va bene, dicono i discepoli al Signore, sappiamo adesso nel nome di chi dobbiamo battezzare; ci hai fatti ministri e ci hai detto: Andate e battezzate nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Ma, dove dobbiamo andare? Ancora lo domandate? Non avete sentito, dove? Alla mia eredità! Mi chiedete: dove andremo noi? A tutto ciò che io ho redento con il mio sangue. Dove dunque? A tutte le genti! Pensavo che avrebbe detto: Andate e battezzate gli Africani nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Rendiamo grazie a Dio! Il Signore ha risolto il problema, la colomba ci insegna che cosa dobbiamo fare. Rendiamo grazie a Dio! Gli Apostoli sono stati inviati a tutte le genti; e se a tutte le genti, agli uomini di tutte le lingue. Questo è il significato dello Spirito Santo diviso nelle lingue e unito nella colomba. Da una parte le lingue si dividono, dall'altra la colomba le unisce. Le lingue delle genti hanno trovato l'accordo, e solo la lingua dell'Africa sarebbe discordante? Cosa c'è di più evidente, o miei fratelli? Nella colomba si trova l'unità, nelle lingue delle genti si realizza la comunità. Ci fu un momento in cui la superbia ruppe l'accordo delle lingue e di una se ne fecero molte. Dopo il diluvio, infatti, certi uomini superbi, come nel tentativo di fortificarsi contro Dio (quasi che ci possa essere qualcosa di elevato nei confronti di Dio o di sicuro per la superbia), questi uomini eressero una torre per salvarsi da un altro eventuale diluvio. Avevano sentito dire e ricordavano che il diluvio aveva distrutto ogni sorta di iniquità; e siccome non volevano rinunciare all'iniquità, cercavano di premunirsi contro un nuovo diluvio con l'altezza di una torre, e ne costruirono una molto elevata. Dio vide la loro superbia e li fece cadere in una tale confusione che non riuscirono più a intendersi nei loro discorsi: e così dalla superbia ebbe origine la diversità delle lingue (cf. Gn 11, 1-9). La superbia creò la diversità delle lingue, l'umiltà di Cristo le ha raccolte in unità. La Chiesa riunisce ciò che la torre disgregò. Da una sola lingua se ne produssero molte: non ti meravigliare, è la superbia che ha fatto questo. Di molte lingue se ne fa una sola: non ti meravigliare, è la carità che fa questo. Benché infatti siano diversi i suoni delle lingue, è un solo Dio che viene invocato nel cuore, è una sola pace che viene custodita. In quale modo, o cristiani, lo Spirito Santo, volendo designare l'unità, avrebbe dovuto manifestarsi se non sotto forma di colomba, affinché si potesse dire della Chiesa pacificata: Una sola è la mia colomba? (Ct 6, 8). Sotto quale altra forma poteva manifestarsi l'umiltà, se non come uccello semplice e gemente? Non poteva certo manifestarsi sotto forma di uccello superbo e presuntuoso come il corvo.
[Fuori della colomba non c'è battesimo.]
11. Probabilmente diranno: Poiché c'è la colomba, e una sola colomba, non può esservi battesimo fuori di quest'unica colomba; ebbene, se la colomba è presso di te, o se tu sei la colomba, quando vengo da te dammi ciò che io non ho. Sapete che questi sono i loro argomenti: ora potrete rendervi conto come la loro voce non sia quella della colomba, ma quella del corvo. La vostra Carità presti un po' d'attenzione; state in guardia contro le insidie; anzi aprite gli occhi e raccogliete le parole degli avversari per ribatterle, non per trangugiarle e assimilarle. Fate come il Signore che quando gli offrirono l'amara bevanda, la gustò e non volle berne (cf. Mt 27, 34); così anche voi, ascoltate le loro parole e respingetele. Vediamo cosa dicono. Dicono: La colomba sei tu, o Chiesa cattolica, a te è stato detto: Unica è la mia colomba, l'unica di sua madre (Ct 6, 8); certamente queste parole si riferiscono a te. Allora aspettate prima d'interrogarmi; prima dimostratemi se queste parole si riferiscono a me, ho fretta di saperlo. Essi affermano: Certamente, si riferiscono a te. Ed io confermo, facendo mia la voce della Chiesa cattolica; sì, è a me che si riferiscono. Fratelli, sono certo che questa affermazione che avete udito sulla mia bocca trova piena risonanza nei vostri cuori, e perciò in coro abbiamo ripetuto ciò che è stato detto alla Chiesa cattolica: Unica è la mia colomba, l'unica di sua madre. Ma l'obiettante incalza: Non può esserci battesimo fuori dell'unica colomba, e siccome io sono stato battezzato fuori dell'unica colomba, io non ho il battesimo; e se non ho il battesimo, perché non me lo dai quando vengo a te?
12. Sono io adesso che ti pongo una domanda. Intanto mettiamo al sicuro che le parole: Unica è la mia colomba, unica è per sua madre, si riferiscono alla Chiesa cattolica; e poi chiediamoci se queste parole si riferiscono a me o a te, o ad altri. Ecco ciò che mi preme di sapere. Se la colomba è semplice, innocente, senza fiele, pacifica nei suoi baci, priva d'artigli crudeli; voglio sapere se possono essere membra di questa colomba gli avari, i rapaci, i bugiardi, gli ubriaconi, i facinorosi. Tu mi rispondi che assolutamente no. E invero, o fratelli, chi oserebbe sostenerlo? Per non dire d'altri, limitandomi ai briganti, direi che se mai sono membra di uno sparviero, non certo di una colomba. I falchi sono rapaci, gli sparvieri sono rapaci, i corvi sono rapaci! ma le colombe non sono rapaci, né dilaniano; dunque i ladri non sono membra della colomba. Ci sarà ben stato presso di voi almeno un ladro. Perché dunque rimane valido il battesimo dato non dalla colomba ma dallo sparviero? Perché presso di voi non si ribattezza chi è stato battezzato da un ladro, da un adultero, o da un ubriaco o da un avaro? Forse che tutti costoro sono membra della colomba? A tal punto oltraggiate la vostra colomba, da procurarle membra di avvoltoi? Cosa dobbiamo dire allora, o fratelli? Nella Chiesa cattolica ci sono buoni e cattivi, ma presso quelli soltanto cattivi. In seguito si vedrà se parlo così solo per animosità. Essi dovranno, quanto meno, riconoscere che anche tra loro ci sono buoni e cattivi; perché se dicessero che ci sono soltanto buoni, si affidino pure ad essi i loro seguaci, io non ho niente in contrario. Hanno un bel dire che tra loro non ci sono che santi, giusti, casti e temperanti; che non ci sono adulteri, usurai, frodatori, spergiuri, ubriaconi. Lo dicano pure: io non tengo conto delle loro parole, ma dei loro cuori. Noi li conosciamo, anche voi li conoscete, e tra essi si conoscono, così come voi, nella Chiesa cattolica, vi conoscete a vicenda e anch'essi vi conoscono; non intendiamo accusarli, ma loro siano meno presuntuosi. Noi confessiamo che nella Chiesa ci sono buoni e cattivi, come nell'aia c'è il grano e la paglia. Uno può venir battezzato dal grano ed esser paglia; un altro è battezzato dalla paglia ed è grano. Che se il battesimo amministrato dal grano fosse valido, e il battesimo amministrato dalla paglia non fosse valido, sarebbe falsa l'affermazione: E' lui quello che battezza (Gv 1, 33). Se invece è vero che è lui quello che battezza, il battesimo dato da un ministro indegno è valido, e battezza allo stesso modo della colomba. Il ministro indegno non è certo la colomba, né fa parte delle membra della colomba; e questo vale tanto per la Chiesa cattolica quanto per loro, se sostengono che la loro chiesa si identifica con la colomba. Che cosa dobbiamo concludere, o fratelli? E' evidente e noto a tutti, anche se non vogliono convincersene, che tanto da loro come da noi non si deve ripetere il battesimo conferito da un ministro indegno. La colomba non battezza dopo il corvo; perché, allora, il corvo vuole battezzare dopo la colomba?
13. La Carità vostra mi presti attenzione. Perché è per mezzo della colomba, discesa sul Signore appena battezzato, che Dio ha fatto conoscere questa verità ancora nascosta? Cioè, perché lo Spirito Santo discese sotto forma di colomba e si fermò sul Signore, e in questo modo rivelò a Giovanni questa potestà del tutto personale di Cristo, di battezzare? Già l'ho detto: è perché su questa potestà personale di Cristo è fondata la pace della Chiesa. Uno può ricevere il battesimo fuori della colomba, ma fuori della colomba il battesimo non gli serve. La vostra Carità mi ascolti, e comprenda dove voglio arrivare. Essi, con la loro maniera di circuire, seducono i nostri fratelli che sono pigri e freddi. Dobbiamo essere più semplici e più fervidi. Essi dicono: Ho ricevuto o non ho ricevuto il battesimo? Io rispondo: sì che lo hai ricevuto. Se dunque l'ho ricevuto, non occorre che tu me lo dia; posso star tranquillo, grazie anche alla tua testimonianza; infatti io dico di averlo ricevuto, e tu confermi che l'ho ricevuto. Ho quindi la garanzia di una duplice testimonianza; e allora che cosa mi prometti? perché vuoi che mi faccia cattolico quando non puoi darmi niente di più, e tu stesso riconosci che io ho già ricevuto ciò che tu dici di avere? Quando invece io ti dico di venire da me, asserisco che tu non l'hai: e tu ammetti che io ce l'ho; e allora perché mi dici: vieni a me?
[Il battesimo senza la carità non serve a niente.]
14. Ascoltiamo l'insegnamento della colomba. Essa lo attinge dal suo Capo, che è il Signore, e dice: Tu hai il battesimo ma non hai la carità, quella carità che mi fa gemere. Egli replica: che significa, ho il battesimo e non ho la carità? Ho forse i sacramenti senza avere la carità? Non protestare, ma dimostrami come può avere la carità chi divide l'unità. Io ho il battesimo, tu dici. E' vero, lo hai, ma il battesimo senza la carità non ti serve a niente, perché senza la carità tu sei niente. Intendiamoci, un tal battessimo è niente solo in uno che è niente; poiché in sé il battesimo è qualcosa, anzi una grande cosa se si tiene conto di colui del quale è stato detto: E' lui quello che battezza. Ma affinché non t'illudessi che una cosa così grande possa giovarti fuori dell'unità, sul Cristo battezzato discese la colomba come per dire: se hai il battesimo devi essere nella colomba, altrimenti quello che hai non ti giova. Vieni dunque alla colomba, noi ti diciamo, non perché tu debba cominciare ad avere ciò che non hai, ma perché cominci a giovarti ciò che hai. Fuori della Chiesa, infatti, avresti il battesimo per la rovina; nel seno della Chiesa, se lo hai, comincerà a giovarti per la salvezza.
15. Il battesimo, anzi, non solo non ti giovava, ma ti era dannoso. Anche le cose sante possono diventare nocive: nei buoni sono portatrici di salvezza, nei cattivi di condanna. Certo, o fratelli, noi sappiamo ciò che riceviamo, e ciò che riceviamo è sicuramente una cosa santa, nessuno afferma il contrario. Ma, cosa dice l'Apostolo? Chi mangia e beve indegnamente, mangia e beve la propria condanna (1 Cor 11, 29). Non dice che quella cosa è cattiva; ma che quel cattivo, ricevendola indegnamente, riceve a sua condanna la cosa buona che riceve. Forse che era cattivo il boccone di pane che il Signore porse a Giuda (cf. Gv 13, 26)? Sicuramente no. Da medico, Cristo non avrebbe dato il veleno; diede, da medico, la salute; ma chi indegnamente ricevette il boccone, lo ricevette a sua rovina, perché non lo ricevette in pace con gli altri. Altrettanto succede a colui che viene battezzato. Io il battesimo ce l'ho, tu dici. Va bene, tu hai il battesimo; però fa' attenzione a ciò che hai; potresti essere condannato proprio in nome di ciò che hai. Perché? Perché tu possiedi il sacramento della colomba fuori della colomba. Se tu possedessi il sacramento della colomba nella colomba, non avresti niente da temere. Supponi di essere un soldato: se porti impresso su di te il marchio del tuo comandante, e rimani nelle file, puoi star tranquillo; ma se lo porti fuori dell'accampamento, non solo non ti giova, ma sarai punito come disertore. Vieni, dunque, vieni e non stare a dire: Ho ricevuto il battesimo, quindi sto a posto. Vieni, la colomba ti chiama, con i suoi gemiti ti chiama. E' a voi che mi rivolgo, o miei fratelli: Chiamate gemendo, non polemizzando; chiamate pregando, chiamate invitando cordialmente, chiamate facendo penitenza; dalla vostra carità comprendano che siete in pena per loro. Sono certo, fratelli miei, che se vedranno il vostro dolore, rimarranno confusi e torneranno alla vita. Vieni, dunque, vieni e non temere. Devi temere se non vieni; anzi più che temere, dovresti piangere. Vieni, sarai contento se verrai; gemerai, sì, nelle tribolazioni della peregrinazione, ma gioirai nella speranza. Vieni dove è la colomba, cui è stato detto: Unica è la mia colomba, l'unica di sua madre (Ct 6, 8). Vedi l'unica colomba sul capo di Cristo, e non vedi le lingue nell'universo mondo? E' il medesimo Spirito che si manifesta per mezzo della colomba, e si manifesta per mezzo delle lingue: e se è il medesimo Spirito, quello che si manifesta per mezzo della colomba e per mezzo delle lingue, vuol dire che lo Spirito Santo è stato elargito al mondo intero, dal quale ti sei isolato per gracchiare insieme al corvo invece di gemere insieme alla colomba. Vieni, dunque.
16. Forse c'è una cosa che ti preoccupa. Dici: sono stato battezzato fuori della Chiesa, e temo di essere colpevole per aver ricevuto il battesimo fuori dell'unità. Se dici così, cominci a riconoscere per che cosa bisogna gemere; dici il vero, che sei colpevole, ma non per aver ricevuto il battesimo, quanto per averlo ricevuto fuori della Chiesa. Custodisci ciò che hai ricevuto, fa' ammenda per averlo ricevuto fuori. Hai ricevuto il sacramento della colomba fuori della colomba: sono due cose distinte: hai ricevuto il sacramento, e l'hai ricevuto fuori della colomba; approvo l'averlo ricevuto, ma ti rimprovero d'averlo ricevuto fuori. Custodisci ciò che hai ricevuto; non viene cambiato, ma riconosciuto: è il sigillo del mio re, non voglio essere sacrilego; correggo il disertore, non altero il sigillo.
17. Non vantarti del battesimo, per il fatto che io dico che è lo stesso e tutta la Chiesa cattolica lo riconosce valido. La colomba guarda, lo riconosce e geme; geme perché questo battesimo tu lo possiedi fuori. Essa vede in te ciò che deve riconoscere, e vede anche ciò che deve correggere. E' questo il battesimo, vieni: ti glori del fatto che è valido e non vuoi venire? Che dire allora dei cattivi che non fanno parte della colomba? La colomba ti dice: Anche i cattivi che non fanno parte delle mie membra, in mezzo ai quali io gemo - e non posso fare a meno di gemere - , non hanno forse il medesimo battesimo che tu ti vanti di avere? Non è forse vero che molti hanno ricevuto il battesimo e sono ubriaconi, avari, idolatri e, quel che è peggio, lo sono di nascosto? I pagani non si recano forse pubblicamente, come in passato, ad adorare gli idoli? Ora i cristiani si recano dagli indovini e consultano gli astrologhi di nascosto. Tutti questi hanno il battesimo, ma la colomba è costretta a gemere in mezzo ai corvi. Perché ti accontenti di avere il battesimo? Tu hai ciò che anche un cattivo ha. Procura di avere umiltà, carità, pace; procura di avere quel bene che ancora non hai, se vuoi che ti giovi il bene che hai.
18. Ciò che tu hai, lo aveva anche Simon Mago: lo testimoniano gli Atti degli Apostoli, quel libro ispirato che si deve leggere ogni anno nella Chiesa. Come sapete, questo libro, si legge ogni anno con solennità dopo aver celebrato la passione del Signore. In esso si narra come si convertì l'Apostolo, diventando predicatore da persecutore che era (cf. At 9, 1 ss); vi si narra altresì che nel giorno di Pentecoste fu inviato lo Spirito Santo in lingue come di fuoco che si divisero (cf. At 2, 1-4). Vi si narra che molti in Samaria credettero per la predicazione di Filippo (cf. At 8, 5-8), che era uno degli Apostoli o uno dei diaconi: sappiamo infatti che furono ordinati sette diaconi, tra i quali era Filippo (cf. At 6, 3-6). Per mezzo della predicazione di Filippo, i Samaritani credettero e la Samaria si riempì di fedeli. In Samaria si trovava Simon Mago che con le sue arti magiche aveva sedotto il popolo, dal quale veniva considerato una potenza divina. Tuttavia, impressionato dai prodigi che Filippo compiva, anche Simone credette. Ma in che modo avesse creduto, lo dimostrano gli avvenimenti successivi. Simone si fece battezzare. Gli Apostoli, che si trovavano a Gerusalemme, ebbero notizia di quanto avveniva in Samaria e vi mandarono Pietro e Giovanni, i quali trovarono che molti erano stati battezzati. Ma, siccome nessuno di loro aveva ancora ricevuto lo Spirito Santo nel modo in cui allora discendeva, che era indicativo delle genti che avrebbero creduto (quelli, infatti, sui quali lo Spirito Santo discendeva, parlavano le lingue), Pietro e Giovanni imposero su di loro le mani pregando per loro, e quelli ricevettero lo Spirito Santo. Ora, Simone che non era nella Chiesa come colomba, ma come corvo, perché cercava i suoi interessi e non quelli di Gesù Cristo (cf. Fil 2, 21), e per questo nei Cristiani amava più la potenza che la santità, vedendo che lo Spirito Santo veniva conferito mediante l'imposizione delle mani degli Apostoli (non perché fosse loro dono, ma perché veniva donato mentre essi pregavano), disse agli Apostoli: Quanto denaro volete da me, affinché anch'io possa conferire lo Spirito Santo con l'imposizione delle mani? Pietro gli rispose: Il tuo denaro vada con te in perdizione, perché hai osato pensare di acquistare con denaro il dono di Dio. A chi è detto: il tuo denaro vada con te in perdizione? A un battezzato. Aveva ricevuto il battesimo, ma nell'intimo del suo cuore non aderiva alla colomba. Ne volete la prova? Ponete attenzione alle parole che l'apostolo Pietro gli rivolge subito dopo: Non v'è parte né sorte alcuna in questa fede... perché ti vedo pieno di fiele amaro. La colomba non ha fiele, Simone l'aveva (cf. At 8, 9-23); perciò era separato dalle viscere della colomba. Che cosa gli poteva giovare il battesimo? Non riporre quindi la tua gloria nel battesimo, come se ti bastasse per essere salvo; non adirarti, deponi il fiele, vieni dalla colomba; qui ti gioverà ciò che fuori, non solo non ti giova, ma ti nuoce.
19. E non dire: io non vengo perché sono stato battezzato fuori della Chiesa. Comincia ad avere la carità, comincia a portare frutti; e se in te si troveranno i frutti, la colomba ti porterà dentro la Chiesa. C'è nella Scrittura un particolare: l'arca era stata fabbricata con legno che non poteva marcire (cf. Gn 6, 14). Questo legno che non marcisce sono i santi, i fedeli che appartengono a Cristo. Come i fedeli sono chiamati pietre vive del tempio, con le quali il tempio si costruisce, così vengono detti legno che non marcisce coloro che perseverano nella fede. Nell'arca, dunque, il legno era incorruttibile; l'arca è la Chiesa: è qui che battezza la colomba. L'arca, infatti, galleggiava sull'acqua; il legno incorruttibile fu battezzato dentro l'arca. L'altra legna, tutti gli alberi che esistevano nel mondo, furono battezzati fuori. L'acqua però era la stessa: veniva tutta dal cielo e dalle sorgenti sotterranee; nella medesima acqua fu battezzato il legno dell'arca e quello fuori. Fu inviata la colomba, che non avendo trovato dove posarsi, fece ritorno all'arca; era tutto ricoperto dalle acque, e preferì tornare piuttosto che farsi ribattezzare. Il corvo, invece, che fu mandato fuori prima che l'acqua si ritirasse, siccome si lasciò battezzare di nuovo e non volle tornare all'arca, perì nelle acque. Dio ci risparmi la fine del corvo. Perché, infatti, il corvo non fece ritorno, se non perché fu sommerso dalle acque? La colomba, invece, poiché non aveva trovato dove posarsi, ritornò all'arca, malgrado gli insistenti inviti che da ogni parte le acque le facevano giungere: "vieni, vieni, immergiti qui" così come gridano gli eretici: "vieni, vieni, qui trovi il battesimo". Noè la rimandò fuori, così come l'arca manda fuori voi affinché parliate a costoro. E che cosa fece la colomba? Dato che anche fuori gli alberi erano stati battezzati, portò nell'arca un ramo d'olivo. Quel ramo aveva foglie e frutti (cf. Gn 8, 6-11). Non siano in te soltanto parole, non soltanto foglie; siano in te anche i frutti; e tornerai all'arca, non da te stesso, ma perché la colomba ti chiama. Che si senta fuori il vostro gemito, per richiamare dentro quelli che stanno fuori.
20. Basta osservare il frutto dell'olivo, per coglierne il significato. Il frutto dell'olivo simboleggia la carità. Come si prova? L'olio non si lascia spingere in basso da nessun liquido, ma, superandoli, emerge e galleggia sopra tutti. Così è della carità: non si lascia spingere in basso, tende irresistibilmente verso l'alto. Di essa perciò l'Apostolo dice: Vi mostrerò una via ancora più eccellente (1 Cor 12, 31). Abbiamo detto che l'olio tende verso l'alto. Se mai ci fosse dubbio che l'Apostolo dicendo: Vi mostrerò una via ancora più eccellente, intenda riferirsi alla carità, sentiamo quello che dice dopo: Quando pure io parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, se non ho la carità sono un bronzo sonante o un cembalo squillante (1 Cor 13, 1). Adesso, Donato, vieni a gridare che sei eloquente; adesso vieni a gridare che sei sapiente! Quanto sei eloquente, quanto sei sapiente? Hai forse parlato le lingue degli angeli? Ma quand'anche tu parlassi le lingue degli angeli, se non hai la carità, io sentirei soltanto bronzi sonanti e cembali squillanti. Cerco qualcosa di più solido, vorrei trovare il frutto in mezzo alle foglie: non siano sole le parole, portino anche il frutto, tornino all'arca.
21. Dirai che possiedi il sacramento. E' vero, il sacramento è un dono di Dio; tu possiedi il battesimo ed io lo riconosco. Ma che dice il medesimo Apostolo? Se conoscessi tutti i misteri, e avessi la profezia e tutta la fede in modo da trasportare le montagne... (1 Cor 13, 2). Non puoi neanche dire che ti basta la fede, perché l'apostolo Giacomo dice: Anche i demoni credono e tremano (Gc 2, 19). Gran cosa è la fede, ma non ti giova nulla se non hai la carità. Anche i demoni confessavano Cristo; credendo in lui senza amarlo, dicevano: che cosa c'è tra noi e te (Mc 1, 24)? Avevano la fede, ma non avevano la carità. Non per nulla erano demoni. Non vantarti della fede, non ti distingui ancora dai demoni. Non dire a Cristo: Che cosa c'è tra me e te? E' l'unità di Cristo che ti parla: vieni, riconosci il fondamento della pace, rientra nell'intimità della colomba. Sei stato battezzato fuori; produci frutti e ritornerai nell'arca.
22. Perché ci vieni a cercare, dirai, se siamo cattivi? Perché diventiate buoni. Vi cerchiamo appunto perché siete cattivi; se non lo foste vi avremmo già trovati, e non staremmo a cercarvi. Chi è buono è già stato trovato, chi è cattivo ha bisogno d'essere cercato. Ecco perché vi cerchiamo. Ritornate nell'arca. Ma tu ripeti che hai già il battesimo. Se conoscessi tutti i misteri, e avessi la profezia e tutta la fede in modo da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, sarei nulla. Se ci fosse in te il frutto, se in te si potesse vedere l'oliva, ti sentiresti richiamato nell'arca.
[Se sei per Donato, non sei nella colomba.]
23. Ma dici: Che mai? ecco noi soffriamo per Cristo tanti mali. Non è per Cristo che voi soffrite tutti questi mali, bensì per la vostra gloria. Ascoltate quanto segue: costoro si vantano talvolta perché fanno molte elemosine, beneficano i poveri; si vantano perché soffrono persecuzioni; ma è per Donato, non per Cristo. Vedi per qual motivo soffri: se è per Donato che soffri, soffri per un superbo; non sei nella colomba, se soffri per Donato. Costui non era amico dello sposo, ché se fosse stato amico dello sposo avrebbe cercato la gloria dello sposo, non la sua (cf. Gv 3, 29). Guarda l'amico dello sposo che dice: E' lui quello che battezza. Non era amico dello sposo colui per il quale tu soffri. Tu non possiedi la veste nuziale; sei venuto al banchetto, ma sarai cacciato fuori (cf. Mt 22, 11-13). Anzi, sei già stato cacciato fuori, e per questo sei un infelice: ritorna una buona volta e smetti di gloriarti. Ascolta cosa dice l'Apostolo: E se anche distribuisco tutte le mie sostanze ai poveri, e se anche do il mio corpo per essere bruciato, ma non ho la carità... Ecco che cosa non hai. Anche se do - dice - il mio corpo per essere bruciato: e fosse per il nome di Cristo! ma siccome molti fanno questo per vanagloria, e non mossi dalla carità, allora: se anche do il mio corpo per essere bruciato, ma non ho la carità, non mi giova nulla (1 Cor 13, 3). Erano animati dalla carità quei martiri che soffrirono in tempo di persecuzione; agirono spinti dalla carità; costoro, invece, agiscono per vanagloria e superbia; perché se manca il persecutore, si uccidono da soli. Vieni, dunque, per avere la carità. Anche noi abbiamo i martiri, dirai. Ma quali martiri? Non sono colombe; perciò hanno tentato di volare, e si sono sfracellati sulla pietra.
[Se siamo la colomba, gemiamo, sopportiamo, speriamo.]
24. Vedete, dunque, fratelli miei, come tutto grida contro di essi, ogni pagina, ogni profezia, tutto il Vangelo, tutte le lettere degli Apostoli, tutti i gemiti della colomba: e tuttavia non si scuotono e non si svegliano. Ma se siamo la colomba, gemiamo, tolleriamo, speriamo: non mancherà, la misericordia di Dio, di suscitare il fuoco dello Spirito Santo, servendosi della vostra semplicità. E torneranno. Non bisogna disperare: pregate, predicate, amate; il Signore è veramente potente. Già molti han cominciato a riconoscere la loro sfrontatezza: molti hanno capito, e si sono vergognati; Cristo farà sì che anche gli altri capiscano. E potesse, o miei fratelli, rimanere fuori soltanto la paglia, e tutto il grano venire raccolto! Tutto ciò che da loro ha fruttificato, per mezzo della colomba ritorni nell'arca.
25. Adesso, che un po' dappertutto perdono terreno, non sapendo più che dire, ecco che cosa inventano contro di noi: che noi abbiamo preso le loro ville, che ci siamo appropriati delle loro terre. Tirano fuori i testamenti dei donatori. Ecco, qui, risulta che Caio Seio donò un terreno alla Chiesa, di cui era capo Faustino. Di quale Chiesa era vescovo Faustino? Di quale Chiesa si tratta? Della Chiesa di cui Faustino era capo. Ma Faustino non era capo della Chiesa, bensì soltanto di una parte di essa. Ora, la colomba è la Chiesa. Perché protestate? Noi non ci siamo appropriati di queste ville: esse spettano alla colomba. Cerchiamo chi è la colomba, e diamogliele. Credo che sappiate, o miei fratelli, che queste proprietà non sono di Agostino; e se non lo sapete, e credete che io voglia godermele, Dio lo sa e conosce bene i miei sentimenti e le soddisfazioni che mi procurano questi beni; conosce i miei gemiti, lui che ha voluto in qualche cosa rendermi partecipe di ciò che spetta alla colomba. Ecco le proprietà. In nome di quale diritto le rivendichi? In nome del diritto divino o di quello umano? Mi diranno che il diritto divino si trova nelle Scritture, quello umano nelle leggi dei re. Io replico: a che titolo uno possiede una cosa? non forse in virtù del diritto umano? perché in virtù del diritto divino al Signore appartiene la terra e la sua pienezza (Sal 23, 1). Con una medesima terra Dio ha creato i poveri e i ricchi ed una medesima terra sostiene i poveri e i ricchi. Tuttavia è in virtù del diritto umano che uno dice: questa terra è mia, questa casa è mia, questo servo è mio. Dunque in virtù del diritto umano, del diritto degli imperatori. E perché? Perché questi diritti Dio li ha distribuiti al genere umano per mezzo degli imperatori e dei re di questo mondo. Volete che prendiamo atto delle leggi degli imperatori e in base ad esse definiamo la questione della proprietà? Se volete possedere basandovi sul diritto umano, si proceda alla lettura delle leggi degli imperatori, e vediamo se era loro intenzione che gli eretici fossero proprietari. Ma che mi importa dell'imperatore! - dirai. Gli è che tu possiedi la terra in base al diritto da lui fissato. Sopprimendo questo diritto, nessuno potrà dire: questa terra è mia, questo servo è mio, questa casa è mia. Se, invece, gli uomini hanno questa proprietà perché ne hanno ricevuto il diritto dai re, volete che leggiamo queste leggi per convincervi che se godete il possesso anche soltanto di un orto, non lo dovete se non alla mansuetudine della colomba, che se non altro vi ci lascia? Esistono leggi precise con le quali gli imperatori non consentono di possedere qualcosa a nome della Chiesa, a coloro che usurpano il nome di cristiani fuori della comunione con la Chiesa cattolica, e non vogliono onorare in pace l'Autore della pace.
26. Ma che c'è di comune tra noi e l'imperatore? L'ho già detto: è questione di diritto umano. D'altronde, l'apostolo Pietro vuole che si presti obbedienza ai re, vuole che si renda onore ai re, dicendo: Rispettate il re (1 Pt 2, 17). Non dire dunque: che c'è di comune tra me e il re? E allora che c'è di comune fra te e la proprietà? E' per diritto del re che si entra in possesso di una proprietà. Chiedi che cosa c'è di comune fra te e il re? Ma, allora, non parlare più di tua proprietà, dato che rinunci ai diritti umani in base ai quali puoi possedere. Ma, tu dici, si tratta di diritto divino. Leggiamo allora il Vangelo, e vediamo fin dove la Chiesa cattolica appartiene a Cristo, sul quale discese la colomba che insegnò: E' lui quello che battezza (Gv 1, 33). In che modo, dunque, colui che dice "sono io che battezzo", può possedere qualcosa per diritto divino, quando la colomba dice: è lui quello che battezza? e quando la Scrittura dice: Unica è la mia colomba, unica è per sua madre? Perché avete dilaniato la colomba? O meglio, perché avete dilaniato le vostre stesse viscere? E' voi stessi, infatti, che dilaniate, la colomba rimane intatta. Quindi, fratelli miei, non avendo essi nulla da controbattere, dirò io che cosa debbono fare: vengano nella Chiesa cattolica, e possederanno con noi, non solo la terra, ma anche colui che ha fatto il cielo e la terra.
Capitolo XV: Umiltà e rinnegamento di sé, mezzo per ottenere la grazia della devozione
Libro IV: Libro del sacramento del corpo di Cristo - Tommaso da Kempis
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1. La grazia della devozione devi cercarla senza posa, chiederla con gran desiderio, aspettarla con fiduciosa pazienza; devi riceverla con gratitudine e umilmente conservarla; con essa devi diligentemente operare; devi poi rimetterti a Dio per il tempo e il modo di questa visita dall'alto. Quando dentro di te non senti alcuna devozione, o ne senti ben poca, ti devi fare particolarmente umile, ma senza abbatterti troppo, senza rattristarti oltre misura. Quello che per lungo tempo non aveva concesso, spesso Dio lo concede in un breve istante; quello che al principio della preghiera non aveva voluto dare, talvolta Dio lo dà alla fine. Se questa grazia venisse data sempre prontamente e si presentasse ogni volta che la si desidera, l'uomo, nella sua fragilità, non la saprebbe portare. Perciò la grazia della devozione la si deve attendere con totale fiducia e con umile pazienza. Quando non ti viene data, oppure ti viene tolta senza che tu ne veda la ragione, danne la colpa a te stesso e ai tuoi peccati. Talvolta è una piccola cosa che fa ostacolo alla grazia e la nasconde: se pur piccola, e non grande cosa, possa chiamarsi ciò che impedisce un bene così eccelso. E se questa piccola, o, meglio, grande cosa riuscirai a rimuoverla e a vincerla del tutto, ciò che chiedevi si avvererà. In verità, non appena ti sarai dato a Dio con tutto il tuo cuore; non appena, anziché chiedere questo o quest'altro, ti sarai rimesso interamente a lui, ti troverai tranquillo e in pace con te stesso, giacché nulla avrà per te sapore più gradito di ciò che vuole Iddio.
2. Perciò colui che, con semplicità di cuore, avrà elevato la sua intenzione a Dio, liberandosi da qualsiasi attaccamento non retto e da un distorto amore per le cose di questo mondo, sarà veramente degno di ricevere la grazia e meriterà il dono della devozione. Giacché dove trova un terreno sgombro, là il Signore concede la sua benedizione. E tanto più rapida scende la grazia, tanto più copiosa si riversa, tanto più in alto trasporta un cuore libero, quanto più uno rinuncia del tutto alle cose di quaggiù, morendo a se stesso e disprezzando se stesso. Allora, "il cuore di costui vedrà e sarà traboccante, e contemplerà e si allargherà in Dio" (Is 60,5), poiché "con lui è la potenza del Signore" (Ez 3,14; Lc 1,66), nelle mani del quale egli si è messo, interamente e per sempre. "Ecco, così sarà benedetto" (Sal 127,4), colui che cerca il Signore con tutto il cuore, e "non ha ricevuto invano la sua vita" (Sal 23,4). Della grazia grande di essere unito a Dio egli si rende degno proprio qui, nel ricevere la santa Eucarestia; perché non mira alla propria devozione e alla propria consolazione, e mira invece, di là di ogni devozione o consolazione, a glorificare e ad onorare Iddio.
6-78 Ottobre 27, 1904 Luisa resta senza il patire per dare un po’ di vuoto alla Giustizia, e così possa castigare le gente.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Trovandomi nel solito mio stato me la sono passata molto agitata, non solo per la quasi totale privazione dell’unico e solo mio bene, ma pure ché trovandomi fuori di me stessa, vedevo che si dovevano uccidere come tanti cani, come se l’Italia sarà compromessa in guerra con altre nazioni; tanti soldati che partivano a turbe a turbe, e che avendo fatto vittime quelli, altri ancora ne chiamavano. Chi può dire come mi sentivo oppressa, molto più che mi sentivo quasi senza sofferenze. Onde mi stavo lamentando, dicendo tra me: “A che pro il vivere, Gesù non viene, il patire mi manca, i miei più cari ed indivisibili compagni, Gesù ed il dolore mi hanno lasciato; eppure io vivo, io credevo che senza dell’uno e dell’altro non avessi potuto vivere, tanto mi erano inseparabili, eppure vivo ancora. Oh! Dio, che mutamento, che punto doloroso, che strazio indicibile, che crudeltà inaudita, se le altre anime le hai lasciate prive di Te, ma non mai senza il dolore, a nessuno hai fatto questo affronto così ignominioso, solo a me, solo per me stava preparato questo smacco così terribile; solo io meritavo questo castigo così insopportabile. Ma giusto castigo dei miei peccati, anzi meritavo peggio”. In questo mentre, come un lampo è venuto dicendomi con imponenza:
(2) “Che hai con questo tuo dire? Ti basta la mia Volontà per tutto; sarebbe castigo se ti mettessi fuori dall’ambiente divino e ti facessi mancare il cibo della mia Volontà, cui voglio che soprattutto facessi conto e stima. E poi è necessario che per qualche tempo ti mancasse il patire per dare un po’ di vuoto alla giustizia, e così poter castigare le gente”.