Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi della 1° settimana del tempo di Avvento
Vangelo secondo Luca 9
1Egli allora chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demòni e di curare le malattie.2E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi.3Disse loro: "Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno.4In qualunque casa entriate, là rimanete e di là poi riprendete il cammino.5Quanto a coloro che non vi accolgono, nell'uscire dalla loro città, scuotete la polvere dai vostri piedi, a testimonianza contro di essi".6Allora essi partirono e giravano di villaggio in villaggio, annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni.
7Intanto il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: "Giovanni è risuscitato dai morti",8altri: "È apparso Elia", e altri ancora: "È risorto uno degli antichi profeti".9Ma Erode diceva: "Giovanni l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?". E cercava di vederlo.
10Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò verso una città chiamata Betsàida.11Ma le folle lo seppero e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlar loro del regno di Dio e a guarire quanti avevan bisogno di cure.12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: "Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle campagne dintorno per alloggiare e trovar cibo, poiché qui siamo in una zona deserta".13Gesù disse loro: "Dategli voi stessi da mangiare". Ma essi risposero: "Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente".14C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai discepoli: "Fateli sedere per gruppi di cinquanta".15Così fecero e li invitarono a sedersi tutti quanti.16Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché lo distribuissero alla folla.17Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste.
18Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: "Chi sono io secondo la gente?".19Essi risposero: "Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto".20Allora domandò: "Ma voi chi dite che io sia?". Pietro, prendendo la parola, rispose: "Il Cristo di Dio".21Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno.
22"Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno".
23Poi, a tutti, diceva: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.
24Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà.25Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?
26Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell'uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi.
27In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio".
28Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare.29E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante.30Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia,31apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme.32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli non sapeva quel che diceva.34Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura.35E dalla nube uscì una voce, che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo".36Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
37Il giorno seguente, quando furon discesi dal monte, una gran folla gli venne incontro.38A un tratto dalla folla un uomo si mise a gridare: "Maestro, ti prego di volgere lo sguardo a mio figlio, perché è l'unico che ho.39Ecco, uno spirito lo afferra e subito egli grida, lo scuote ed egli da' schiuma e solo a fatica se ne allontana lasciandolo sfinito.40Ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti".41Gesù rispose: "O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? Conducimi qui tuo figlio".42Mentre questi si avvicinava, il demonio lo gettò per terra agitandolo con convulsioni. Gesù minacciò lo spirito immondo, risanò il fanciullo e lo consegnò a suo padre.43E tutti furono stupiti per la grandezza di Dio.
Mentre tutti erano sbalorditi per tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli:44"Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini".45Ma essi non comprendevano questa frase; per loro restava così misteriosa che non ne comprendevano il senso e avevano paura a rivolgergli domande su tale argomento.
46Frattanto sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande.47Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse:48"Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande".
49Giovanni prese la parola dicendo: "Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci".50Ma Gesù gli rispose: "Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi".
51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme52e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui.53Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme.54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: "Signore, vuoi che diciamo che 'scenda un fuoco dal cielo e li consumi'?".55Ma Gesù si voltò e li rimproverò.56E si avviarono verso un altro villaggio.
57Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: "Ti seguirò dovunque tu vada".58Gesù gli rispose: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo".59A un altro disse: "Seguimi". E costui rispose: "Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre".60Gesù replicò: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va' e annunzia il regno di Dio".61Un altro disse: "Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa".62Ma Gesù gli rispose: "Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio".
Secondo libro dei Maccabei 3
1Nel periodo in cui la città santa godeva completa pace e le leggi erano osservate perfettamente per la pietà del sommo sacerdote Onia e la sua avversione al male,2gli stessi re avevano preso ad onorare il luogo santo e a glorificare il tempio con doni insigni,3al punto che Selèuco, re dell'Asia, provvedeva con le proprie entrate a tutte le spese riguardanti il servizio dei sacrifici.4Ma un certo Simone della tribù di Bilga, nominato sovrintendente del tempio, venne a trovarsi in contrasto con il sommo sacerdote intorno all'amministrazione della città.5Non potendo aver ragione con Onia, si recò da Apollonio di Tarso, che in quel periodo era stratega della Celesiria e della Fenicia,6e gli riferì che il tesoro di Gerusalemme era colmo di ricchezze immense tanto che l'ammontare del capitale era incalcolabile e non serviva per le spese dei sacrifici; era quindi ben possibile ridurre tutto in potere del re.
7Apollonio si incontrò con il re e gli riferì intorno alle ricchezze a lui denunciate; quegli designò l'incaricato degli affari Eliodòro e lo inviò con l'ordine di effettuare il prelevamento delle suddette ricchezze.8Eliodòro si mise subito in viaggio, in apparenza per visitare le città della Celesiria e della Fenicia, in realtà per compiere l'incarico del re.9Giunto a Gerusalemme e accolto con deferenza dal sommo sacerdote della città, espose le segnalazioni ricevute e disse chiaro il motivo per cui era venuto; domandava poi se le cose stavano realmente così.10Il sommo sacerdote gli spiegò che quelli erano i depositi delle vedove e degli orfani;11che una parte era anche di Ircano, figlio di Tobia, persona di condizione assai elevata; che l'empio Simone andava denunciando la cosa a suo modo, ma complessivamente si trattava di quattrocento talenti d'argento e duecento d'oro;12che era assolutamente impossibile permettere che fossero ingannati coloro che si erano fidati della santità del luogo e del carattere sacro e inviolabile di un tempio venerato in tutto il mondo.
13Ma Eliodòro, a causa degli ordini ricevuti dal re, rispose recisamente che quelle ricchezze dovevano essere trasferite nell'erario del re.14Venne in un giorno da lui stabilito per ordinare l'inventario delle medesime, mentre tutta la città era in grande agitazione.15I sacerdoti, rivestiti degli abiti sacerdotali, si erano prostrati davanti all'altare ed elevavano suppliche al Cielo che aveva sancito la legge dei depositi, perché fossero conservati integri a coloro che li avevano consegnati.16Chi guardava l'aspetto del sommo sacerdote riportava uno strazio al cuore, poiché il volto e il cambiamento di colore ne mostravano l'intimo tormento.17Tutta la sua persona era immersa in un timore e in un tremito del corpo da cui appariva manifesta, a chi osservava, l'angoscia che aveva in cuore.18Anche dalle case uscivano per accorrere in folla a una pubblica supplica, perché il luogo santo stava per essere violato.19Le donne, cingendo sotto il petto il cilicio, riempivano le strade; anche le fanciulle, di solito ritirate, in parte accorrevano alle porte, in parte sulle mura, altre si sporgevano dalle finestre;20tutte, con le mani protese verso il Cielo, moltiplicavano le suppliche.21Muoveva a compassione il pianto confuso della moltitudine e l'ansia tormentosa del sommo sacerdote.22Essi supplicavano l'onnipotente Signore che volesse conservare intatti in piena sicurezza i depositi per coloro che li avevano consegnati.
23Eliodòro metteva ugualmente in esecuzione il suo programma.
24Ma appena fu arrivato sul posto con gli armati, presso il tesoro, il Signore degli spiriti e di ogni potere compì un'apparizione straordinaria, così che tutti i temerari che avevano osato entrare, colpiti dalla potenza di Dio, si trovarono fiaccati e atterriti.25Infatti apparve loro un cavallo, montato da un cavaliere terribile e rivestito di splendida bardatura, il quale si spinse con impeto contro Eliodòro e lo percosse con gli zoccoli anteriori, mentre il cavaliere appariva rivestito di armatura d'oro.26A lui apparvero inoltre altri due giovani dotati di gran forza, splendidi di bellezza e con vesti meravigliose, i quali, postisi ai due lati, lo flagellavano senza posa, infliggendogli numerose percosse.27In un attimo fu atterrato e si trovò immerso in una fitta oscurità. Allora i suoi lo afferrarono e lo misero in una barella.28Egli che era entrato poco prima nella suddetta camera del tesoro con numeroso seguito e con tutta la guardia, fu portato via impotente ad aiutarsi. Dopo aver sperimentato nel modo più evidente la potenza di Dio.29Così, mentre egli, prostrato dalla forza divina, era là senza voce e privo d'ogni speranza di salvezza,30gli altri benedicevano il Signore che aveva glorificato il suo luogo santo; il tempio, che poco prima era pieno di trepidazione e confusione, dopo che il Signore onnipotente aveva manifestato il suo intervento, si riempì di gioia e letizia.31Subito alcuni compagni di Eliodòro pregarono Onia che supplicasse l'Altissimo e impetrasse la grazia della vita a costui che stava irrimediabilmente esalando l'ultimo respiro.32Il sommo sacerdote, temendo che il re per avventura venisse a sospettare che i Giudei avessero teso un tranello a Eliodòro, offrì un sacrificio per la salute dell'uomo.33Mentre il sommo sacerdote compiva il rito propiziatorio, apparvero a Eliodòro gli stessi giovani adorni delle stesse vesti, i quali in piedi dissero: "Ringrazia ampiamente il sommo sacerdote Onia, per merito del quale il Signore ti ridà la vita.34Tu poi, che hai sperimentato i flagelli del Cielo, annuncia a tutti la grande potenza di Dio". Dette queste parole, disparvero.
35Eliodòro offrì un sacrificio al Signore e innalzò grandi preghiere a colui che gli aveva restituito la vita, poi si congedò da Onia e fece ritorno con il suo seguito dal re.36Egli testimoniava a tutti le opere del sommo Dio, che aveva visto con i suoi occhi.37Quando poi il re gli domandava chi fosse adatto ad essere inviato ancora una volta in Gerusalemme, rispondeva:38Se hai qualcuno che ti è nemico o insidia il tuo governo, mandalo là e l'avrai indietro flagellato per bene, se pure ne uscirà salvo, perché in quel luogo c'è veramente una potenza divina.39Lo stesso che ha la sua dimora nei cieli è custode e difensore di quel luogo ed è pronto a percuotere e abbattere coloro che vi accedono con cattiva intenzione.40Così dunque si sono svolti i fatti riguardanti Eliodòro e la difesa del tesoro.
Proverbi 16
1All'uomo appartengono i progetti della mente,
ma dal Signore viene la risposta.
2Tutte le vie dell'uomo sembrano pure ai suoi occhi,
ma chi scruta gli spiriti è il Signore.
3Affida al Signore la tua attività
e i tuoi progetti riusciranno.
4Il Signore ha fatto tutto per un fine,
anche l'empio per il giorno della sventura.
5È un abominio per il Signore ogni cuore superbo,
certamente non resterà impunito.
6Con la bontà e la fedeltà si espia la colpa,
con il timore del Signore si evita il male.
7Quando il Signore si compiace della condotta di un uomo,
riconcilia con lui anche i suoi nemici.
8Poco con onestà è meglio
di molte rendite senza giustizia.
9La mente dell'uomo pensa molto alla sua via,
ma il Signore dirige i suoi passi.
10Un oracolo è sulle labbra del re,
in giudizio la sua bocca non sbaglia.
11La stadera e le bilance giuste appartengono al Signore,
sono opera sua tutti i pesi del sacchetto.
12È in abominio ai re commettere un'azione iniqua,
poiché il trono si consolida con la giustizia.
13Delle labbra giuste si compiace il re
e ama chi parla con rettitudine.
14L'ira del re è messaggera di morte,
ma l'uomo saggio la placherà.
15Nello splendore del volto del re è la vita,
il suo favore è come nube di primavera.
16È molto meglio possedere la sapienza che l'oro,
il possesso dell'intelligenza è preferibile all'argento.
17La strada degli uomini retti è evitare il male,
conserva la vita chi controlla la sua via.
18Prima della rovina viene l'orgoglio
e prima della caduta lo spirito altero.
19È meglio abbassarsi con gli umili
che spartire la preda con i superbi.
20Chi è prudente nella parola troverà il bene
e chi confida nel Signore è beato.
21Sarà chiamato intelligente chi è saggio di mente;
il linguaggio dolce aumenta la dottrina.
22Fonte di vita è la prudenza per chi la possiede,
castigo degli stolti è la stoltezza.
23Una mente saggia rende prudente la bocca
e sulle sue labbra aumenta la dottrina.
24Favo di miele sono le parole gentili,
dolcezza per l'anima e refrigerio per il corpo.
25C'è una via che pare diritta a qualcuno,
ma sbocca in sentieri di morte.
26L'appetito del lavoratore lavora per lui,
perché la sua bocca lo stimola.
27L'uomo perverso produce la sciagura,
sulle sue labbra c'è come un fuoco ardente.
28L'uomo ambiguo provoca litigi,
chi calunnia divide gli amici.
29L'uomo violento seduce il prossimo
e lo spinge per una via non buona.
30Chi socchiude gli occhi medita inganni,
chi stringe le labbra ha già commesso il male.
31Corona magnifica è la canizie,
ed essa si trova sulla via della giustizia.
32Il paziente val più di un eroe,
chi domina se stesso val più di chi conquista una città.
33Nel grembo si getta la sorte,
ma la decisione dipende tutta dal Signore.
Salmi 130
1'Canto delle ascensioni.'
Dal profondo a te grido, o Signore;
2Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia preghiera.
3Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi potrà sussistere?
4Ma presso di te è il perdono:
e avremo il tuo timore.
5Io spero nel Signore,
l'anima mia spera nella sua parola.
6L'anima mia attende il Signore
più che le sentinelle l'aurora.
7Israele attenda il Signore,
perché presso il Signore è la misericordia
e grande presso di lui la redenzione.
8Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe.
Daniele 13
1Abitava in Babilonia un uomo chiamato Ioakìm,2il quale aveva sposato una donna chiamata Susanna, figlia di Chelkìa, di rara bellezza e timorata di Dio.3I suoi genitori, che erano giusti, avevano educato la figlia secondo la legge di Mosè.4Ioakìm era molto ricco e possedeva un giardino vicino a casa ed essendo stimato più di ogni altro i Giudei andavano da lui.5In quell'anno erano stati eletti giudici del popolo due anziani: erano di quelli di cui il Signore ha detto: "L'iniquità è uscita da Babilonia per opera di anziani e di giudici, che solo in apparenza sono guide del popolo".6Questi frequentavano la casa di Ioakìm e tutti quelli che avevano qualche lite da risolvere si recavano da loro.7Quando il popolo, verso il mezzogiorno, se ne andava, Susanna era solita recarsi a passeggiare nel giardino del marito.8I due anziani che ogni giorno la vedevano andare a passeggiare, furono presi da un'ardente passione per lei:9persero il lume della ragione, distolsero gli occhi per non vedere il Cielo e non ricordare i giusti giudizi.10Eran colpiti tutt'e due dalla passione per lei,11ma l'uno nascondeva all'altro la sua pena, perché si vergognavano di rivelare la brama che avevano di unirsi a lei.12Ogni giorno con maggior desiderio cercavano di vederla. Un giorno uno disse all'altro:13"Andiamo pure a casa: è l'ora di desinare" e usciti se ne andarono.14Ma ritornati indietro, si ritrovarono di nuovo insieme e, domandandosi a vicenda il motivo, confessarono la propria passione. Allora studiarono il momento opportuno di poterla sorprendere sola.
15Mentre aspettavano l'occasione favorevole, Susanna entrò, come al solito, con due sole ancelle, nel giardino per fare il bagno, poiché faceva caldo.16Non c'era nessun altro al di fuori dei due anziani nascosti a spiarla.17Susanna disse alle ancelle: "Portatemi l'unguento e i profumi, poi chiudete la porta, perché voglio fare il bagno".18Esse fecero come aveva ordinato: chiusero le porte del giardino ed entrarono in casa dalla porta laterale per portare ciò che Susanna chiedeva, senza accorgersi degli anziani poiché si erano nascosti.19Appena partite le ancelle, i due anziani uscirono dal nascondiglio, corsero da lei e le dissero:20"Ecco, le porte del giardino sono chiuse, nessuno ci vede e noi bruciamo di passione per te; acconsenti e datti a noi.21In caso contrario ti accuseremo; diremo che un giovane era con te e perciò hai fatto uscire le ancelle".22Susanna, piangendo, esclamò: "Sono alle strette da ogni parte. Se cedo, è la morte per me; se rifiuto, non potrò scampare dalle vostre mani.23Meglio però per me cadere innocente nelle vostre mani che peccare davanti al Signore!".24Susanna gridò a gran voce. Anche i due anziani gridarono contro di lei25e uno di loro corse alle porte del giardino e le aprì.
26I servi di casa, all'udire tale rumore in giardino, si precipitarono dalla porta laterale per vedere che cosa stava accadendo.27Quando gli anziani ebbero fatto il loro racconto, i servi si sentirono molto confusi, perché mai era stata detta una simile cosa di Susanna.
28Il giorno dopo, tutto il popolo si adunò nella casa di Ioakìm, suo marito e andarono là anche i due anziani pieni di perverse intenzioni per condannare a morte Susanna.29Rivolti al popolo dissero: "Si faccia venire Susanna figlia di Chelkìa, moglie di Ioakìm". Mandarono a chiamarla30ed essa venne con i genitori, i figli e tutti i suoi parenti.31Susanna era assai delicata d'aspetto e molto bella di forme;32aveva il velo e quei perversi ordinarono che le fosse tolto per godere almeno così della sua bellezza.33Tutti i suoi familiari e amici piangevano.
34I due anziani si alzarono in mezzo al popolo e posero le mani sulla sua testa.35Essa piangendo alzò gli occhi al cielo, con il cuore pieno di fiducia nel Signore.36Gli anziani dissero: "Mentre noi stavamo passeggiando soli nel giardino, è venuta con due ancelle, ha chiuse le porte del giardino e poi ha licenziato le ancelle.37Quindi è entrato da lei un giovane che era nascosto, e si è unito a lei.38Noi che eravamo in un angolo del giardino, vedendo una tale nefandezza, ci siamo precipitati su di loro e li abbiamo sorpresi insieme.39Non abbiamo potuto prendere il giovane perché, più forte di noi, ha aperto la porta ed è fuggito.40Abbiamo preso lei e le abbiamo domandato chi era quel giovane, ma lei non ce l'ha voluto dire. Di questo noi siamo testimoni".41La moltitudine prestò loro fede poiché erano anziani e giudici del popolo e la condannò a morte.42Allora Susanna ad alta voce esclamò: "Dio eterno, che conosci i segreti, che conosci le cose prima che accadano,43tu lo sai che hanno deposto il falso contro di me! Io muoio innocente di quanto essi iniquamente hanno tramato contro di me".44E il Signore ascoltò la sua voce.
45Mentre Susanna era condotta a morte, il Signore suscitò il santo spirito di un giovanetto, chiamato Daniele,46il quale si mise a gridare: "Io sono innocente del sangue di lei!".
47Tutti si voltarono verso di lui dicendo: "Che vuoi dire con le tue parole?".48Allora Daniele, stando in mezzo a loro, disse: "Siete così stolti, Israeliti? Avete condannato a morte una figlia d'Israele senza indagare la verità!49Tornate al tribunale, perché costoro hanno deposto il falso contro di lei".
50Il popolo tornò subito indietro e gli anziani dissero a Daniele: "Vieni, siedi in mezzo a noi e facci da maestro, poiché Dio ti ha dato il dono dell'anzianità".51Daniele esclamò: "Separateli bene l'uno dall'altro e io li giudicherò".52Separati che furono, Daniele disse al primo: "O invecchiato nel male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce,53quando davi sentenze ingiuste opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi, mentre il Signore ha detto: Non ucciderai il giusto e l'innocente.54Ora dunque, se tu hai visto costei, di': sotto quale albero tu li hai visti stare insieme?". Rispose: "Sotto un lentisco".55Disse Daniele: "In verità, la tua menzogna ricadrà sulla tua testa. Già l'angelo di Dio ha ricevuto da Dio la sentenza e ti spaccherà in due".56Allontanato questo, fece venire l'altro e gli disse: "Razza di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore!57Così facevate con le donne d'Israele ed esse per paura si univano a voi. Ma una figlia di Giuda non ha potuto sopportare la vostra iniquità.58Dimmi dunque, sotto quale albero li hai trovati insieme?". Rispose: "Sotto un leccio".59Disse Daniele: "In verità anche la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Ecco l'angelo di Dio ti aspetta con la spada in mano per spaccarti in due e così farti morire".
60Allora tutta l'assemblea diede in grida di gioia e benedisse Dio che salva coloro che sperano in lui.61Poi insorgendo contro i due anziani, ai quali Daniele aveva fatto confessare con la loro bocca di aver deposto il falso, fece loro subire la medesima pena alla quale volevano assoggettare il prossimo62e applicando la legge di Mosè li fece morire. In quel giorno fu salvato il sangue innocente.63Chelkìa e sua moglie resero grazie a Dio per la figlia Susanna insieme con il marito Ioakìm e tutti i suoi parenti, per non aver trovato in lei nulla di men che onesto.64Da quel giorno in poi Daniele divenne grande di fronte al popolo.
Seconda lettera ai Corinzi 1
1Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, e il fratello Timòteo, alla chiesa di Dio che è in Corinto e a tutti i santi dell'intera Acaia:2grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo.
3Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione,4il quale ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio.5Infatti, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione.6Quando siamo tribolati, è per la vostra consolazione e salvezza; quando siamo confortati, è per la vostra consolazione, la quale si dimostra nel sopportare con forza le medesime sofferenze che anche noi sopportiamo.7La nostra speranza nei vostri riguardi è ben salda, convinti che come siete partecipi delle sofferenze così lo siete anche della consolazione.
8Non vogliamo infatti che ignoriate, fratelli, come la tribolazione che ci è capitata in Asia ci ha colpiti oltre misura, al di là delle nostre forze, sì da dubitare anche della vita.9Abbiamo addirittura ricevuto su di noi la sentenza di morte per imparare a non riporre fiducia in noi stessi, ma nel Dio che risuscita i morti.10 Da quella morte però egli ci ha liberato e ci libererà, per la speranza che abbiamo riposto in lui, che ci libererà ancora,11grazie alla vostra cooperazione nella preghiera per noi, affinché, per il favore divino ottenutoci da molte persone, siano rese grazie per noi da parte di molti.
12Questo infatti è il nostro vanto: la testimonianza della coscienza di esserci comportati nel mondo, e particolarmente verso di voi, con la santità e sincerità che vengono da Dio, non con la sapienza della carne ma con la grazia di Dio.13 Non vi scriviamo in maniera diversa da quello che potete leggere o comprendere; spero che comprenderete sino alla fine,14come ci avete già compresi in parte, che noi siamo il vostro vanto, come voi sarete il nostro, nel giorno del Signore nostro Gesù.
15Con questa convinzione avevo deciso in un primo tempo di venire da voi, perché riceveste una seconda grazia,16e da voi passare in Macedonia, per ritornare nuovamente dalla Macedonia in mezzo a voi ed avere da voi il commiato per la Giudea.17Forse in questo progetto mi sono comportato con leggerezza? O quello che decido lo decido secondo la carne, in maniera da dire allo stesso tempo "sì, sì" e "no, no"?18Dio è testimone che la nostra parola verso di voi non è "sì" e "no".19Il Figlio di Dio, Gesù Cristo che abbiamo predicato tra voi, io, Silvano e Timoteo, non fu "sì" e "no", ma in lui c'è stato il "sì".20E in realtà tutte le promesse di Dio in lui sono divenute "sì". Per questo sempre attraverso lui sale a Dio il nostro "Amen" per la sua gloria.21È Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo, e ci ha conferito l'unzione,22ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori.
23Io chiamo Dio a testimone sulla mia vita, che solo per risparmiarvi non sono più venuto a Corinto.24Noi non intendiamo far da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia, perché nella fede voi siete già saldi.
Capitolo XXVII: Più di ogni altra cosa l’amore di se stesso distoglie massimamente dal Sommo Bene
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, per avere tutto, devi dare tutto e non più appartenerti per nulla: sappi che l'amore di te stesso ti danneggia più di ogni altra cosa di questo mondo. Ciascuna cosa sta più o meno fortemente a te abbracciata, a seconda dell'amore e della passione che tu porti per essa. Ma se il tuo sarà un amore puro, libero e conforme al volere di Dio, sarai affrancato dalla schiavitù delle cose. Non desiderare ciò che non ti è lecito avere; non volere ciò che ti può essere d'impaccio, privandoti della libertà interiore. Pare incredibile che tu non ti rimetta a me, dal profondo del cuore, con tutto te stesso e con tutte le cose che puoi desiderare ed avere. Perché ti consumi in vana tristezza? Perché ti opprimi con inutili affanni? Sta' al mio volere, e non subirai alcun nocumento. Se tu andrai cercando questo o quest'altro; se vorrai essere qui oppure là, per conseguire maggiormente il tuo comodo e il tuo piacere, non sarai mai in pace, libero da angosce; perché in ogni cosa ci sarà qualche difetto e dappertutto ci sarà uno che ti contrasta.
2. Quello che giova, dunque, non è ciò che possa essere da noi raggiunto o fatto più grande, fuori di noi; quello che giova è ciò che viene da noi disprezzato e strappato radicalmente dal nostro cuore. E questo va inteso non solamente della stima, del denaro o delle ricchezze, ma anche della bramosia degli onori e del desiderio di vane lodi: tutte cose che passano, col passare di questo mondo. Non sarà un certo luogo che ti darà sicurezza, se ti manca il fervore spirituale. Non sarà una pace cercata fuori di te che reggerà a lungo, se ti manca quello che è il vero fondamento della fermezza del cuore: vale a dire se tu non sei saldamente in me. Puoi trasferirti altrove, quanto vuoi; ma non puoi migliorare te stesso. Se, affacciandosi un'occasione, la coglierai, troverai ancora, e ancora di più, quello che avevi fuggito.
Preghiera per ottenere la purificazione del cuore e la celeste sapienza.
3. O Dio, dammi vigore, con la grazia dello Spirito Santo; fa' che il mio cuore si liberi da ogni vano, angoscioso tormento, senza lasciarsi allettare da vari desideri di cosa alcuna, di poco prezzo o preziosa; fa' che io guardi tutte le cose come passeggere, e me con esse, parimenti passeggero, poiché nulla resta fermo, sotto il sole, qui dove tutto è "vanità e afflizione di spirito" (Qo 1,14). Quanto è saggio chi ragiona così. Dammi, o Signore, la celeste sapienza; così che io apprenda a cercare e a trovare te, sopra ogni cosa; apprenda a gustare e ad amare te, sopra ogni cosa; apprenda a considerare tutto il resto per quello che è, secondo il posto assegnatogli dalla sapienza. Dammi la prudenza, per saper allontanare chi mi lusinga; dammi la pazienza, per sopportare chi mi contrasta. Perché qui è grande saggezza, nel non lasciarsi smuovere da ogni vuota parola e nel non prestare orecchio alla sirena che perfidamente ci invita. Cominciata in tal modo la strada, si procede in essa con sicurezza.
Sermone 350/E Erfurt 3 Discorso di sant'Agostino vescovo Su lo scambio di beni tra pastori e fedeli
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaIl sostentamento dei predicatori.
1. L'Apostolo dice: Chi viene istruito nella parola, sia in piena comunione di beni con chi lo istruisce 1, dando così quell'ammonimento che egli stesso in un altro brano, chiamando a testimone la legge, conferma, che cioè non si deve mettere la museruola al bue che trebbia. Dice infatti: I presbiteri siano oggetto di un doppio onore, soprattutto quelli che lavorano per la predicazione e l'insegnamento. La Scrittura, infatti, dice: «Non metterai la museruola al bue che trebbia! » 2. Questo scrive a Timoteo; ai Corinzi, invece, quando si occupava di questo argomento e spiegava che un compenso era a lui legittimamente dovuto, ma che non lo pretendeva, diceva: Chi mai presta servizio militare a sue spese? Chi pianta una vigna e non mangia del suo frutto? Chi pascola un gregge e non prende il latte del gregge? Infatti nella legge di Mosè è scritto: Non metterai la museruola al bue che trebbia. Forse che a Dio importa dei buoi? O lo dice per noi? Infatti è stato scritto per noi, perché chi ara deve arare con la speranza e, trebbiando, deve sempre farlo con la speranza di avere una parte. Se noi seminiamo per voi beni dello spirito, è una gran cosa se raccogliamo i vostri beni materiali? Se altri partecipano di ciò che è vostra proprietà, quanto più noi? Ma non abbiamo usato di questo diritto 3.
I beni spirituali e quelli materiali.
2. Poiché le cose stanno così, carissimi fratelli, dal momento che nessuno dei fedeli e dei buoni figli della chiesa dubita che ai servi e a ministri di Dio, dispensatori dei beni dello spirito, si debbano offrire con il dovuto ossequio i beni materiali di cui è necessario servirsi, potrebbe sembrare strano che quegli stessi beni materiali che vengono offerti siano seminati non nella carne ma nello spirito. Quando scrive ai Galati, come ho ricordato poco sopra, l'Apostolo dice: Chi viene istruito nella Parola di Dio, sia in piena comunione di beni con chi lo istruisce, continuando poi aggiunge: Non illudetevi: Dio non può essere ingannato. L'uomo raccoglierà ciò che avrà seminato: chi avrà seminato nella carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi avrà seminato nello spirito, dallo spirito raccoglierà vita eterna. Non perdiamoci d'animo nel fare il bene: raccoglieremo al momento opportuno. Pertanto facciamo del bene a tutti, senza stancarci, adesso che ne abbiamo il tempo, e soprattutto a chi è a noi congiunto per la fede 4. Se dunque chi semina nella carne raccoglierà dalla carne corruzione, è evidente che quei beni materiali, che sono offerti come vitto agli amministratori di Dio, non si seminano nella propria carne, dal momento che da ciò non si raccoglie corruzione, ma vita eterna, come dice il Signore: Infatti ho avuto fame e mi avete dato da mangiare 5, e risponde a chi lo interroga: Quando l'avete fatto al più piccolo dei miei, l'avete fatto a me 6, indicando alla fine la ricompensa stessa: E così gli empi se ne andranno nel fuoco eterno, i giusti invece nella vita eterna 7. Quelli che danno il cibo all'affamato e la bevanda all'assetato offrono a Cristo, nei più piccoli di Cristo, i beni della carne, secondo quanto dice l'Apostolo: È una gran cosa se raccogliamo i vostri beni della carne 8, e tuttavia, pur seminando beni materiali, raccolgono dallo spirito la vita eterna, non certo nella loro carne ma nello spirito. Non vale tanto quello che viene dato, quanto la disposizione d'animo con cui viene dato: quello che viene dato è un cibo terreno che, come ricorda il Signore, e la stessa realtà dimostra, passa nel ventre e va a finire nella fogna 9; si aggiunge però l'intenzione di chi dà in modo da seminare nello spirito qualcosa di materiale, e così una piccola porzione dei frutti della terra diventa prezzo del regno dei cieli.
Il bene materiale diventa spirituale...
3. Cos'altro sono queste, se non opere grandi e meravigliose di Dio? Si seminano beni dello spirito e si raccolgono beni della carne: cos'altro significa quel: Se abbiamo seminato per voi i beni dello spirito, è una gran cosa se raccogliamo i vostri beni della carne? 10Allo stesso modo si seminano beni della carne e si raccolgono beni dello spirito: cos'altro significa quel: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno preparato per voi fin dall'origine del mondo; infatti ho avuto fame e mi avete dato da mangiare? 11 O venerabile scambio di cose sante! Si danno cose grandi e si ricevono cose piccole e, al contrario, per quelle stesse piccole cose ne vengono restituite di grandi, se davvero devono essere chiamate grandi le une e piccole le altre, come è grande il sole e piccola la luna, benché entrambi siano astri del cielo: qui invece non si deve fare questo confronto, come se si paragonasse una piccola stella al grande sole, perché anche in questo caso sono entrambi corpi celesti. Non sia mai che noi diciamo grande la dottrina della sapienza, che gli apostoli di Cristo predicavano, quasi che essa sia dello stesso genere dell'offerta benevole della mensa, che i credenti offrivano ai predicatori, anche se questa è piccola, in quanto quella consiste nell'illuminazione della mente, questa nel nutrimento del ventre; per quella è cosa da nulla superare il sole, e questa non può resistere sotto il sole. Se i beni dello spirito, che i santi maestri seminano, superano in incomparabilmente questi beni della carne che raccolgono dai fedeli devoti, che cosa si deve dire della vita eterna che verrà data alla fine come ricompensa preziosissima in cambio di questi beni di infimo valore? Allora infatti si vedrà Dio, a Lui si aderirà, di Lui si gioirà senza fine: Questa è la vita eterna, che conoscano te, unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo 12. Lo ha promesso apertamente quando ha detto: Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, mi ama; chi mi ama è amato dal Padre mio, e anch'io lo amerò e gli mostrerò me stesso 13. Dunque in cambio di queste cose terrene, esigue e temporali, in considerazione del fatto che il cibo dato ai più piccoli tra i suoi è dato a Cristo affamato, egli restituirà non qualcosa di suo, ma se stesso. Che gran vincitore sarà, nel giudizio, colui il cui premio sarà lo stesso giudice!
... perché Dio vuole così!
4. L'Apostolo, quando gli venivano offerti questi beni carnali per le sue necessità temporali, non si rallegrava per il proprio vantaggio, ben sapendo quale ricompensa sarebbe riservata a queste opere. Pertanto parlandone, dice: Non vado in cerca di quello che viene dato, ma ne desidero il frutto 14. Quell'operaio del campo del Signore, infatti, poteva prendere il cibo anche altrove, ma questo sarebbe stato un male per l'albero che restava sterile. Il Signore infatti nutrì Elia per mezzo di alcuni corvi, che lo servivano, e in seguito lo affidò ad una vedova perché fosse nutrito 15 non certo perché non ci fosse un altro mezzo, mediante il quale il servo di Dio potesse essere alimentato, ma perché ella avesse la possibilità di rendersi propizio il suo Signore. Dunque i dispensatori di Dio gioiscono quando seminano beni dello spirito e raccolgono quelli della carne, ma gioiscono non per la bramosia di quanto viene loro dato, ma per la carità di chi dona. Altrimenti sarebbero ben più felici coloro che, offrendo beni terreni, riceveranno alla fine beni celesti, di coloro che seminano i beni dello spirito e raccolgono quelli della carne. Ma dal momento che, ancora una volta, gli stessi beni della carne che raccolgono, tornano a vantaggio di quelli da cui li raccolgono, la carità abbraccia tutti con l'unico scopo che tutti regnino insieme senza fine. Da ciò deriva il fatto che Dio voglia istruire tutti i suoi figli per mezzo di una saggia amministrazione, operata da uomini, e sostentare i suoi amministratori attraverso un servizio prestato da altri uomini, in modo che, quando gli uni vanno in soccorso alle necessità degli altri, partoriscano benevolenza e diano alla luce beneficenza. Del resto Dio ha nutrito gli affamati, quando e come ha voluto, senza che nessuno offrisse qualcosa a un altro, così come ha nutrito Elia per mezzo degli uccelli del cielo o il popolo di Israele con la manna dal cielo 16, allo stesso modo può istruire gli ignoranti senza nessuna parola di uomini, come avvenne a Mosè, ad alcuni profeti e all'Apostolo che dice: Non da uomini né con la mediazione di un uomo 17 o come a quell'altro apostolo a cui viene detto: Sei beato, Simone Bar Iona, perché non te l'ha rivelato né la carne né il sangue, ma il Padre mio che è nei cieli 18. Egli dunque istruisce alcuni attraverso i quali possa istruire anche gli altri, e arricchisce alcuni attraverso i quali possa nutrire anche gli altri: pur potendo, senza opera d'uomo, sia insegnare a tutti che nutrirli, vuole che le opere di misericordia siano esercitate dagli uomini, in modo che uno si procuri, a motivo dell'indigenza temporale di un altro, il merito di un'abbondanza eterna. Elia viene inviato alla vedova per ciò che serve alla carne, lui a cui gli uccelli fornivano il cibo; si ordina al popolo di dare le decime ai leviti, che, tutti quanti, la manna aveva saziato 19; in seguito, ora un certo Zaccheo 20, ora una certa Marta 21 accolgono lo stesso Signore nostro fatto uomo per noi e nutrono, come se fosse un povero, lui che sazia molte migliaia di uomini con pochissimi pani 22. Allo stesso modo, nell'amministrazione dei beni spirituali, Anania accoglie Saulo, chiamato dal cielo, che deve essere istruito 23; un angelo, inviato a Cornelio, lo manda da Pietro 24; lo Spirito Santo scende su tutti e tuttavia costituisce alcuni maestri per gli altri 25. La debolezza, a livello temporale, rende i poveri necessari gli uni agli altri, perché la carità renda tutti ricchi e l'eternità tutti accolga alla fine del tempo.
Donare con una generosa intenzione
5. Pertanto, finché c'è il tempo, comprate il campo con il tesoro, comprate la perla dal candore eterno, che non si corrompe mai; ciò di cui parlo è il regno dei cieli annunciato nel vangelo dalla bocca del Signore 26. Lo comprarono i nostri padri e l'hanno lasciato a noi da comprarlo ancora. Da chi lo compra è conservato integro per chi lo comprerà; è comprato alternativamente da tutti e posseduto singolarmente da ognuno. Non vi tormenti la preoccupazione del prezzo: non è fatto in modo tale che chi è più ricco possa comprarlo facilmente e chi è più povero non possa acquistarlo: vale per quanto ciascuno possiede. Prese la metà dei beni del ricchissimo Zaccheo, ma non disdegnò le reti dei pescatori 27 e accettò le due monetine di una povera vedova; pesandole sulla bilancia della carità le trovò più pesanti del quelle offerte dai molti ricchi 28; non potrai tener lontano da questo commercio nemmeno un bicchiere di acqua fresca, se arde la carità di chi compra 29. Se qualcuno è privo di tutto, non si disperi: ami, e comprerà! Le intenzioni virtuose sono, in un certo modo, le grandi ricchezze dei poveri; cosa, infatti, è più preziosa della pace o dove tendiamo attraverso tutte le fatiche, se non alla pace eterna? Ascolta dunque al riguardo la testimonianza degli angeli che, appena nato il Salvatore, lodavano Dio e dicevano: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace agli uomini di buona volontà 30. Quest'ultima non si tira fuori dalla borsa o dalla dispensa: si conserva nel cuore, dal cuore viene distribuita; non si corrompe quando è conservata, né si disperde quando viene distribuita.
1 - Gal 6, 6.
2 - 1 Tim 5, 17-18; Deut 25, 4.
3 - 1 Cor 9, 7-12
4 - Gal 6, 6-10.
5 - Mt 25, 35.
6 - Mt 25, 40.
7 - Mt 25, 46.
8 - 1 Cor 9, 11
9 - Cf. Mt 15, 17.
10 - 1 Cor 9, 11.
11 - Mt 25, 34-35.
12 - Io 17, 3.
13 - Io 14, 21.
14 - Fil 4, 17.
15 - 1 Re 17, 6-16.
16 - Ex 16.
17 - Gal 1, 1.
18 - Mt 16, 17.
19 - Cf. Num 11, 4-9; 18, 21.24.
20 - Cf. Lc 19, 6.
21 - Cf. Lc 10, 38.
22 - Cf. Mt 14, 15-21; 15, 32-38; Mc 6, 35-44; 8, 1-9; Lc 9, 12-17; Io 6, 5-13.
23 - Cf. Act 9, 10-19.
24 - Cf. Act 10, 1-8.
25 - Cf. 1 Cor 12, 28.
26 - Cf. Mt 13, 44-46.
27 - Cf. Mt 4, 18-21; Mc 1, 16-18; Lc 5, 1-11.
28 - Cf. Mc 12, 41-44; Lc 21, 1-4.
29 - Cf. Mt 10, 42; Mc 9, 41.
30 - Lc 2, 13-14.
7 - Devozioni vere o false
Trattato della vera devozione a Maria - San Luigi Maria Grignion de Montfort
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90. Esposte queste cinque verità, bisogna ora finalmente fare una buona scelta della vera devozione alla Santa Vergine, poiché vi sono delle false devozioni che è facile prendere come vere. Il demonio, come un falsario e ingannatore sperimentato, ha già raggirato e fatto perdere tante anime con una falsa devozione alla Santa Vergine; e ogni giorno, nella sua diabolica esperienza, si dà da fare per perderne molte altre, illudendole e facendole addormentare nel peccato, con il pretesto di qualche preghiera, recitata male, e di qualche pratica esteriore da lui suggerita. Come un falsario non contraffa di solito che l'oro e l'argento e solo raramente gli altri metalli, perché non ne vale la pena, così lo spirito maligno non falsifica tante altre devozioni, ma quelle di Gesù e di Maria, cioè la devozione all'Eucaristia e quella mariana, perché queste rappresentano ciò che l'oro e l'argento sono in confronto agli altri metalli.
91. E' dunque molto importante conoscere anzitutto le false devozioni alla Vergine Santa per evitarle, e quella vera per abbracciarla. In secondo luogo, tra le tante e diverse pratiche della vera devozione alla Santa Vergine, bisogna conoscere quella che è la più perfetta e gradita alla Santa Vergine, la più gloriosa per Dio e la più santificante per noi, per impegnarci a viverla.
92. Ho trovato sette specie di false devozioni alla Santa Vergine: 1°. i devoti critici; 2°. i devoti scrupolosi; 3°. i devoti esteriori; 4°. i devoti presuntuosi; 5°. i devoti incostanti; 6°. i devoti ipocriti; 7°. i devoti interessati.
93. I devoti critici sono di solito degli intellettuali orgogliosi, spiriti forti e presuntuosi, che hanno in fondo una certa devozione alla Santa Vergine, ma che criticano quasi tutte le pratiche di essa che le persone semplici rivolgono semplicemente e santamente a questa buona Madre. Le criticano perché tali pratiche non sono di loro gusto; mettono in dubbio tutti i miracoli e i racconti riportati da autori degni di fede, o tratte dalle cronache degli ordini religiosi, che testimoniano le misericordie e la potenza della Vergine Santa; guardano con fastidio le persone semplici e umili inginocchi davanti a un altare, o ad un'immagine della Vergine, a volte in un angolo della strada, per pregare Dio; e li accusano pure di idolatria, come se adorassero il legno o la pietra; dicono che - per quanto li riguarda - non amano per nulla queste devozioni esteriori e che non sono così deboli di spirito da aggiungere alla fede tutti quei racconti e storielle circa la Santa Vergine. Quando vengono poi riferite loro le lodi meravigliose che i santi Padri tributano alla Vergine Santa, essi rispondono dicendo che quelli hanno parlato da oratori, esagerando, oppure ne danno una loro spiegazione alterata. Questa specie di falsi devoti e di persone orgogliose e mondane è molto da temere; essi fanno un torto enorme alla Vergine Santa e riescono ad allontanare il popolo, con il pretesto di estirparne gli abusi
94. I devoti scrupolosi sono persone che temono di disonorare il Figlio onorando la Madre, di abbassare l'uno elevando l'altra. Non sanno accettare che vengano attribuite alla Santa Vergine le lodi giustissime che le hanno dato i santi Padri; accettano con difficoltà che vi sia più gente inginocchiata davanti all'altare della Santa Vergine che davanti al Santissimo Sacramento, come se l'uno fosse contro l'altro, come se coloro che pregano la Santa Vergine non pregassero Gesù Cristo per mezzo di lei! Non vogliono che si parli Spesso della Vergine Santa e che ci si rivolga a lei tanto di frequente. Ecco alcune loro affermazioni ricorrenti: A che servono tanti Rosari, tante confraternite e tante pratiche esteriori di devozione mariana? Quanta ignoranza in questi casi! Si mette in ridicolo la nostra fede! Parlatemi di chi è devoto di Gesù Cristo (e lo nominano senza scoprirsi il capo, lo dico tra Parentesi): bisogna ricorrere a Gesù Cristo, è lui il nostro unico mediatore; bisogna pregare Gesù Cristo, ecco ciò che è serio! Quanto essi dicono è vero da una parte, ma l'applicazione che ne fanno, per impedire la devozione alla Santa Vergine, è molto pericolosa; è un tranello del demonio, con il pretesto di un bene maggiore; infatti non si onora di più Gesù Cristo che quando si onora molto la Santa Vergine; si onora lei allo scopo di onorare più perfettamente Gesù Cristo; si va infatti a lei come alla strada per giungere al traguardo del cammino, che è Gesù.
95. La Santa Chiesa, con lo Spirito Santo, benedice prima la Santa Vergine e poi Gesù Cristo: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo, Gesù». Non perché la Santa Vergine sia, più di Gesù Cristo, o uguale a lui: sarebbe un'eresia intollerabile; ma è che per benedire più perfettamente Gesù Cristo, bisogna prima benedire Maria. Diciamo dunque con tutti i veri devoti della Vergine Santa, contro questi falsi devoti scrupolosi: «O Maria, tu sei benedetta tra tutte le donne e benedetto è il frutto del tuo grembo, Gesù».
96. I devoti esteriori sono persone che fanno consistere tutta la devozione alla Santa Vergine nelle pratiche esteriori; esse non gustano che l'esteriore della devozione alla Santa Vergine, perché non hanno uno spirito interiore; recitano molti Rosari, ma in fretta; ascoltano molte Messe, ma senza attenzione; vanno alle processioni, ma senza devozione; si iscrivono a tutte le confraternite, ma senza cambiare vita, senza vincere le loro passioni e senza giungere a imitare le virtù di questa Vergine santissima. Non amano che l'aspetto sensibile della devozione, senza gustarne la sostanza; se non trovano gusto sensibile nelle loro pratiche, credono che non siano efficaci e se ne distaccano, le abbandonano, o le fanno a capriccio. Il mondo è pieno di questa specie di devoti esteriori e nessuno più di loro critica le persone di orazione, che si applicano all'interiore come all'essenziale, senza disprezzare l'esteriore di modestia, che sempre accompagna la vera devozione.
97. I devoti presuntuosi sono dei peccatori abbandonati alle proprie passioni, o degli amanti del mondo, i quali, sotto il bel nome di cristiani e di devoti della Santa Vergine, nascondono l'orgoglio, o l'avarizia, o l'impurità, o l'ubriachezza, o la collera, o la bestemmia, o la maldicenza o l’ingiustizia, ecc. Essi dormono tranquilli nelle loro cattive abitudini, senza sforzarsi molto per correggersi, con la scusa che sono devoti della Vergine e pensano che Dio li perdonerà e che non moriranno senza essersi confessati e che non andranno dannati perché recitano il Rosario, digiunano il sabato, sono iscritti la confraternita del Santo Rosario o a quella dello Scapolare, o perché sono membri di un'associazione, o portano l'abitino o la catenella della Santa Vergine, ecc. Quando si dice loro che questa devozione non è che una illusione del demonio e una pericolosa presunzione, capace di perderli, essi non lo vogliono credere; rispondono che Dio è buono e misericordioso, che non ci ha creati per dannarci e che non c'è uomo che non pecchi; dicono che non moriranno senza confessarsi e che un buon mea culpa in punto di morte basterà; e aggiungono che in più sono devoti della Santa Vergine, portano lo scapolare e recitano in suo onore ogni giorno sette Pater e sette Ave fedelmente e senza ostentazione, e anzi ogni tanto recitano pure il Rosario e l'ufficio della Santa Vergine e che digiunano, ecc. A conferma di quanto dicono e per accecarsi ancor più, raccontano qualche episodio, sentito o letto sui libri, non importa loro se vero o falso, in cui si dice di qualcuno, morto in peccato mortale e senza confessarsi, e che, avendo in vita recitato qualche preghiera o compiuto qualche pratica di devozione alla Santa Vergine, sarebbe stato fatto risuscitare per confessarsi, o che la sua anima sarebbe rimasta miracolosamente nel corpo fino a che non avesse potuto confessarsi, oppure che, per la misericordia della Vergine Santa, abbia ottenuto da Dio, in punto di morte, la contrizione e il perdono dei suoi peccati e con questo sia stato salvato. E concludono dicendo che sperano la stessa cosa per loro stessi.
98. Nulla, nel cristianesimo, è più condannabile di una simile presunzione diabolica; come si può dire infatti di amare e onorare davvero la Santa Vergine, quando a causa dei propri peccati, si continua a colpire, a trafiggere, a mettere in croce e ad offendere senza pietà Gesù Cristo suo Figlio? Se Maria si facesse un dovere di salvare con la sua misericordia simili persone, sarebbe come se autorizzasse la colpa e contribuisse ad oltraggiare e a crocifiggere il Figlio suo; chi oserebbe mai pensare questo?
99. Io sono convinto che se si abusa in questo modo della devozione alla Santa Vergine, che è la più santa e la più solida delle devozioni, dopo quella a Gesù Cristo Signore, si commette un orribile sacrilegio, il più grave e meno perdonabile, dopo quello della Comunione ricevuta indegnamente. Ammetto che per essere un vero devoto della Vergine Santa, non è strettamente necessario essere cosi santo da evitare ogni peccato, anche se ciò sarebbe augurabile, ma - si noti bene ciò che dico - bisogna almeno: 1°. essere sinceramente decisi ad evitare almeno tutti i peccati mortali, che offendono tanto la Madre quanto il Figlio; 2°. sforzarsi di evitare ogni altro peccato; 3°. iscriversi alle confraternite, recitare il Rosario o altre preghiere, digiunare il sabato, ecc.
100. Tutto questo è mirabilmente utile alla conversione di un peccatore, anche indurito. Se tu che leggi fossi uno di questi, se avessi pure un piede sull'abisso, io ti consiglio queste pratiche, ma a condizione che tu compia tali buone opere con l'intenzione di ottenere da Dio, per intercessione della Vergine Santa, la grazia della contrizione e del perdono dei tuoi peccati e per vincere le tue cattive abitudini, e non per rimanere pigramente nello stato di peccato, resistendo ai rimorsi di coscienza, all'esempio di Gesù Cristo e dei santi e agli insegnamenti del santo Vangelo.
101. I devoti incostanti sono coloro che manifestano devozione alla Santa Vergine solo a intervalli e in modo volubile: ora sono fervorosi e ora tiepidi; ora sembrano pronti a tutto per servirla e poco dopo non sono più gli stessi. A un momento vorrebbero abbracciare tutte le pratiche di devozione alla Santa Vergine, dare il nome a tutte le confraternite, e poi non ne praticano per nulla le regole con fedeltà; cambiano come la luna, e Maria li mette sotto i suoi piedi come questa, perché sono instabili e non meritano di essere posti tra i servitori di questa Vergine fedele, i quali invece hanno come divisa la fedeltà e la costanza. Piuttosto che caricarsi di tante preghiere e pratiche di devozione, è meglio farne poche con amore e perseveranza, resistendo al mondo, al demonio e alla carne.
102. Vi sono altri falsi devoti della Vergine Santa che sono gli ipocriti. Questi coprono i loro peccati e le cattive abitudini sotto il manto di questa Vergine fedele, per apparire agli occhi degli altri diversi da quello che sono.
103. Un'altra categoria sono i devoti interessati, i quali ricorrono alla Vergine Santa solo per vincere qualche processo, o per evitare un pericolo, guarire da una malattia, o per qualche altro bisogno di questo genere; senza queste circostanze la dimenticherebbero. Gli uni e gli altri sono falsi devoti, senza valore davanti a Dio e alla sua santa Madre.
104. Facciamo dunque bene attenzione per non essere nel numero dei devoti critici, che non credono a nulla e criticano tutto; né dei devoti scrupolosi, che temono di essere troppo devoti della Santa Vergine in rapporto a Gesù Cristo; né dei devoti esteriori, che fanno consistere tutta la devozione in pratiche esteriori; né dei devoti presuntuosi, che con il pretesto della loro falsa devozione alla Santa Vergine marciscono nel peccato; né dei devoti incostanti, che cambiano con leggerezza le loro pratiche di devozione, o alla prima tentazione le abbandonano del tutto; né dei devoti ipocriti, che si iscrivono alle confraternite e portano le insegne della Vergine Santa per farsi credere buoni; né infine dei devoti interessati, che ricorrono alla Vergine Santa solo per essere liberati dai mali del corpo, o per ottenere dei beni temporali.
105. Dopo aver smascherato e condannato le false devozioni alla Santa Vergine, bisogna ora brevemente descrivere quella vera, che invece è: 1°. interiore; 2°. tenera; 3°. santa; 4°. costante; 5° disinteressata.
106. In primo luogo, una vera devozione alla Santa Vergine è interiore, cioè proviene dallo spirito e dal cuore e deriva dalla stima che si ha per la Santa Vergine, dalla profonda consapevolezza delle sue grandezze e dall'amore che le si porta.
107. In secondo luogo, una devozione vera è tenera, cioè piena di fiducia nella Santa Vergine, come quella di un bambino nei confronti della sua buona mamma. Questo fa sì che un'anima ricorra a Maria e per tutti i propri bisogni, del corpo e dello spirito, con molta semplicità, confidenza e tenerezza; in ogni momento, in ogni luogo e per tutto, l'anima invoca l'aiuto della sua buona Madre: nei dubbi, per essere illuminata; negli smarrimenti, per ritrovare il cammino; nelle tentazioni, per essere sostenuta; nelle debolezze, per essere rinvigorita; nelle cadute, per essere rialzata; negli scoraggiamenti, per essere rincuorata; negli scrupoli, per esserne liberata; nelle croci, nelle fatiche e contrarietà della vita, per essere consolata. In ogni sorta di mali, del corpo e dello spirito, Maria è il suo soccorso ordinario, senza timore che questa buona Madre si senta disturbata, o che Gesù Cristo ne sia dispiaciuto.
108. In terzo luogo, la vera devozione alla Santa Vergine è santa, cioè deve condurre un'anima a evitare il peccato e a imitare le virtù della Vergine Santa, in particolare la sua umiltà profonda, la viva fede, l'obbedienza cieca, la continua orazione, la mortificazione universale, la purezza divina, l'ardente carità, la pazienza eroica, l'angelica dolcezza e la sapienza divina. Sono queste le dieci principali virtù della Vergine Santa.
109. In quarto luogo, la vera devozione alla Santa Vergine è costante. Essa stabilizza l'anima nel bene e la conduce a non abbandonare con facilità le sue pratiche di devozione. La rende coraggiosa nell'opporsi al mondo, con le sue mode e principi, alla carne, con le sue molestie e passioni, al demonio, con le sue tentazioni. In questo modo una persona veramente devota della Vergine Santa non è per nulla volubile, né afflitta, ne scrupolosa o timorosa. Non è che non cada, o che non possa a volte cambiare nelle espressioni sensibili della sua devozione; ma se cade, si rialza, tendendo la mano alla sua buona Madre; se perde ogni gusto, o diviene insensibile, non se ne dà pena: il giusto vive di fede, e il fedele devoto di Maria vive della fede di Gesù e di Maria e non dell'emozione sensibile del corpo.
110. In quinto luogo, la vera devozione alla Santa Vergine è disinteressata, cioè ispira ad un'anima di non cercare se stessa, ma Dio solo, nella sua santa Madre. Un autentico devoto di Maria non serve questa augusta Regina con intenzione di lucro e di interesse, ne per un proprio vantaggio, temporale o eterno, corporale o spirituale, ma unicamente perché ella merita di essere servita, e in lei Dio solo. Precisamente, non ama Maria perché gli fa del bene, o perché spera di averne da lei, ma perché ella è degna di essere amata. Per questo egli la ama e la serve fedelmente, sia quando non prova gusto sensibile o si sente nell'aridità, sia quando ne gusta la dolcezza e il fervore sensibile; la ama allo stesso modo sul Calvario e alle nozze di Cana. Oh! com'è gradito e prezioso agli occhi di Dio e della sua santa Madre, il devoto di lei che non ricerca per nulla se stesso nei servizi che rende. Ma com’è raro trovarne oggi! Ed è perché non sia più così raro, che ho preso carta e penna per mettere per iscritto ciò che ho insegnato con frutto, in pubblico e in privato, nelle missioni che ho predicato durante parecchi anni.
111. Ho già detto molte cose sulla Santa Vergine, ma ne ho ancora molte da dire e ne tralascerò ancora un numero infinito, sia per ignoranza e incapacità, che per mancanza di tempo, nel proposito che ho di formare un vero devoto di Maria e autentico discepolo di Gesù Cristo.
112. Oh! quanto sarebbe spesa bene la mia fatica, se questo breve scritto, capitando fra le mani di un'anima per bene, veramente nata da Dio e da Maria, e «non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo», le scoprisse e ispirasse, con la grazia dello Spirito Santo, la grandezza e il valore di questa vera e solida devozione alla Santa Vergine che sto per esporre ora! Se sapessi che il mio sangue di peccatore potesse servire a far penetrare nei cuori le verità che scrivo in onore della mia cara Madre e regale Sovrana, di cui mi sento l'ultimo dei figli e schiavi, me ne servirei invece dell'inchiostro, per tracciare questi caratteri, nella speranza che ho di trovare delle anime buone, le quali sapranno - con la loro fedeltà alla pratica di devozione che voglio insegnare - compensare la mia cara Madre e Sovrana dei - danni subiti a causa della mia ingratitudine e infedeltà
113. Più che mai sono portato a credere e a sperare che si realizzi tutto ciò che ho profondamente impresso nel cuore, e che da molti anni vado chiedendo a Dio; cioè che presto o tardi la Santa Vergine avrà sempre più figli, servi e schiavi d'amore e che, per questo mezzo, Gesù Cristo, mio caro Signore, regnerà sempre più nei cuori
114. Prevedo molte belve arrabbiate, che arriveranno con furia per strappare con i loro denti diabolici questo piccolo scritto e colui del quale lo Spirito Santo si è servito per scriverlo, o almeno per avvolgerlo nelle tenebre e nel silenzio di un baule, affinché non venga Lui conosciuto; costoro anzi attaccheranno e perseguiteranno quelli e quelle che lo leggeranno e cercheranno di metterlo in pratica. Ma non importa! Anzi, tanto meglio! Questa previsione mi incoraggia e mi fa sperare un grande successo, cioè una grande schiera di valorosi e coraggiosi soldati di Gesù e di Maria, dell'uno e dell'altro sesso, per combattere il mondo, il demonio e la natura corrotta, nei tempi difficili che sempre più si avvicinano! «Chi legge comprenda». «Chi può capire, capisca».
115. Vi sono diverse pratiche interiori di vera devozione alla Santa Vergine. Ecco una sintesi delle principali. 1°. Onorarla come la degna Madre di Dio con il culto di iperduliha, cioè stimarla e onorarla più che tutti gli altri santi, come il capolavoro della grazia e la prima dopo Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo. 2°. Meditare sulle sue virtù, sui suoi privilegi e sul suo agire. 3°. Contemplare le sue grandezze. 4°. Esprimerle atti di amore, di lode e di ringraziamento. 5°. Invocarla di cuore. 6°. Offrirsi e unirsi a lei. 7°. Compiere le proprie azioni per essere a lei gradito. 8°. Iniziare, continuare e terminare ogni nostra azione per mezzo di lei, in lei, con lei e per lei, allo scopo di compierle per mezzo di Gesù Cristo, in Gesù Cristo, con Gesù Cristo e per Gesù Cristo, nostro ultimo fine. Spiegheremo poi questa ultima pratica.
116. La vera devozione alla Santa Vergine comprende anche diverse pratiche esteriori, di cui ecco le principali. 1°. Iscriversi alle sue confraternite ed entrare nelle sue associazioni. 2°. Entrare negli ordini e istituti religiosi fondati in suo onore. 3°. Proclamare le sue lodi. 4°. Fare elemosine, digiuni, e mortificazioni del corpo e dello spirito, in suo onore. 5°. Portare su di sè le sue insegne, come la corona del Rosario, lo scapolare, una catenella. 6°. Recitare con attenzione, devozione e semplicità il santo Rosario di quindici decine di Ave Maria, in onore dei quindici principali misteri di Gesù Cristo, o la corona di cinque decine, che è un terzo del Rosario, in onore dei cinque misteri della gioia, che sono: l'Annunciazione, la Visitazione, la Nascita di Gesù Cristo, la Purificazione e il Ritrovamento di Gesù al tempio; o in onore dei cinque misteri del dolore, che sono: l'Agonia di Gesù Cristo nel giardino degli ulivi, la Flagellazione, l'Incoronazione di spine, il Viaggio al Calvario, la Crocifissione; o in onore dei cinque misteri della gloria, che sono: la Risurrezione di Gesù Cristo, la sua Ascensione, la Discesa dello Spirito Santo, o Pentecoste, l'Assunzione della Vergine Santa in corpo e anima in cielo e la sua Incoronazione da parte delle tre Persone della santissima Trinità. Si può anche recitare una corona di sei o sette decine, in onore degli anni che si crede abbia vissuto la Santa Vergine sulla terra; o la piccola corona della Santa Vergine, composta da tre Pater e dodici Ave, in onore della sua corona di dodici stelle o privilegi; oppure l'ufficio della Santa Vergine, così universalmente accolto e recitato nella Chiesa; o il piccolo salterio della Santa Vergine, che san Bonaventura ha composto in suo onore e che è così affettuoso e pio che non si può recitare senza sentirsi inteneriti; oppure quattordici Pater e Ave in onore delle quattordici allegrezze; o qualche altra preghiera, inno o cantico della Chiesa, come la Salve Regina, O madre del Redentore, Ave Regina dei cieli, Regina del cielo, secondo i diversi tempi liturgici, o Ave stella del mare, O gloriosa Signora, il Magnificat, o altre devote preghiere di cui i libri sono pieni. 7°. Cantare e far cantare dei cantici spirituali in suo onore. 8°. Farle un certo numero di riverenze o genuflessioni, dicendo per esempio, ogni mattina, sessanta o cento volte: Ave Maria, Vèrgine fedele, per ottenere da Dio, per suo mezzo, la fedeltà alle grazie di Dio durante la giornata; e alla sera: Ave Maria, madre di misericordia, per chiedere perdono a Dio, per mezzo di lei, per i peccati commessi durante il giorno. 9°. Avere cura delle sue confraternite, decorare i suoi altari, coronare e abbellire le sue immagini. 10°. Portare e far portare le sue immagini in processione, portarne una su di sè, come una potente arma contro il demonio. 11°. Far eseguire le sue immagini, o il suo nome, e collocarli nelle chiese, o nelle case, o sulle porte e le entrate di città, di chiese, di case. 12°. Consacrarsi a lei in maniera speciale e solenne.
117. Vi sono molte altre pratiche di devozione alla Santa Vergine, che lo Spirito Santo ha suggerito a delle sante anime e che sono molto santificanti; le si potrà leggere più in esteso nel libro Il Paradiso aperto a Filagia, scritto dal padre Paul Barry, della Compagnia di Gesù, dove egli ha raccolto un gran numero di pratiche che i santi hanno esercitato in onore della Vergine Santa; queste devozioni possono servire in modo meraviglioso per santificare le anime, a condizione che siano fatte come si deve, cioè: 1°. con buona e retta intenzione di piacere a Dio solo, di unirsi a Gesù Cristo come al nostro fine ultimo e di edificare il prossimo; 2°. con attenzione e senza distrazione volontaria; 3°. con devozione, senza fretta o negligenza; 4°. con umile semplicità e in un atteggiamento del corpo che sia rispettoso ed edificante.
118. Dopo tutto ciò, posso dire ad alta voce che, avendo letto quasi tutti i libri che trattano della devozione alla Santa Vergine, e avendo conversato - familiarmente con tante persone sante e dotte di questi ultimi tempi, non ho conosciuto ne appreso una pratica di devozione verso la Santa Vergine come quella che sto per esporre, che domandi da un'anima più dedizione a Dio, che la sappia maggiormente svuotare di se stessa e del suo amor proprio, che la conservi più fedelmente nella grazia e mantenga la grazia in lei, che la unisca più perfettamente e con maggior facilità a Gesù Cristo e che infine produca maggior gloria a Dio, santificazione per l'anima e utilità per il prossimo.
119. Poiché la sostanza di questa devozione consiste nell'interiorità che deve formare, essa non sarà compresa da tutti nella stessa misura: alcuni si fermeranno a quanto essa propone di esteriore e non andranno oltre, e saranno i più; altri, un piccolo numero, arriveranno alla sua interiorità, ma non vi saliranno che un gradino. Chi salirà al secondo? Chi arriverà fino al terzo? E infine chi vi dimorerà in modo stabile? Solo colui al quale lo Spirito di Gesù Cristo rivelerà questo segreto. Sarà lui a guidare l'anima fedele, per farla avanzare di virtù in virtù, di grazia in grazia e di luce in luce, per arrivare fino alla trasformazione di se stessi in Gesù Cristo e alla pienezza della sua età sulla terra e della sua gloria in cielo.
11-41 Novembre 2, 1912 Come dobbiamo riconoscerci solo in Dio.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Continuando la mia afflizione dicevo tra me: “Non mi riconosco più, dolce vita mia, dove sei? Che cosa dovrei fare per ritrovarti? Mancando Tu, amor mio, non trovo la bellezza che mi abbellisce, la fortezza che mi fortifica, la vita che mi vivifica, mi manca tutto, tutto è morte per me, e la stessa vita senza di Te è più straziante di qualunque morte, ah! è sempre morire, vieni oh! Gesù, non posso più! Oh! luce suprema, vieni, non più farmi aspettare, mi fai sentire i tocchi delle tue mani, e mentre faccio per prenderti mi sfuggi, mi fai vedere la tua ombra, e mentre faccio per guardare dentro dell’ombra la maestà, la bellezza del mio Sole Gesù, sperdo ombra e Sole. Deh! pietà, il mio cuore è straziato, è lacerato a brani, non posso più vivere. Ah! potessi morire almeno! ” Mentre ciò dicevo, appena è venuto il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, sono qui dentro di te, se vuoi riconoscerti vieni in Me, e dentro di Me vieni a riconoscerti. Se verrai in Me a riconoscerti ti metterai nell’ordine, perché in Me troverai la tua immagine fatta da Me e simile a Me, troverai tutto ciò che bisogna a conservare e ad abbellire questa immagine, e venendo a riconoscerti in Me, riconoscerai anche il prossimo in Me, e vedendo come Io amo te, e come amo il prossimo, salirai al grado del vero amor divino, e tutto, dentro e fuori di te, le cose prenderanno il vero ordine, che è l’ordine divino. Invece, se ti vuoi riconoscere dentro di te, primo, che non ti riconoscerai davvero, perché ti mancherà il lume divino; secondo, tutte le cose le troverai in disordine e cozzeranno tra loro; la miseria, la debolezza, le tenebre, le passioni e tutto il resto, sarà il disordine che troverai dentro e fuori di te, che non solo guerreggeranno te, ma anche tra loro, a chi più potrà farti male, e immaginati tu stessa in che ordine ti metteranno il prossimo. E non solo voglio che debba riconoscerti in Me, ma se vuoi ricordarti di te devi venire a farlo in Me, altrimenti se vuoi ricordarti di te senza di Me, farai più male che bene”.