Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Ricordalo: è più vicino a Dio il malfattore che ha vergogna di operare il male che l'uomo onesto il quale arrossisce di operare il bene. (San Pio da Pietrelcina)

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 1° settimana del tempo di Avvento

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 7

1Quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao.2Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l'aveva molto caro.3Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo.4Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: "Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicevano,5perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga".6Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: "Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto;7per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito.8Anch'io infatti sono uomo sottoposto a un'autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all'uno: Va' ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fa' questo, ed egli lo fa".9All'udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: "Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!".10E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

11In seguito si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla.12Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei.13Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: "Non piangere!".14E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: "Giovinetto, dico a te, alzati!".15Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre.16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: "Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo".17La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione.

18Anche Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutti questi avvenimenti. Giovanni chiamò due di essi19e li mandò a dire al Signore: "Sei tu colui che viene, o dobbiamo aspettare un altro?".20Venuti da lui, quegli uomini dissero: "Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: Sei tu colui che viene o dobbiamo aspettare un altro?".21In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi.22Poi diede loro questa risposta: "Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: 'i ciechi riacquistano la vista', gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano, 'ai poveri è annunziata la buona novella'.23E beato è chiunque non sarà scandalizzato di me!".
24Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù cominciò a dire alla folla riguardo a Giovanni: "Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento?25E allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano vesti sontuose e vivono nella lussuria stanno nei palazzi dei re.26Allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, e più che un profeta.27Egli è colui del quale sta scritto:

'Ecco io mando davanti a te il mio messaggero,
egli preparerà la via davanti' a te.

28Io vi dico, tra i nati di donna non c'è nessuno più grande di Giovanni, e il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui.29Tutto il popolo che lo ha ascoltato, e anche i pubblicani, hanno riconosciuto la giustizia di Dio ricevendo il battesimo di Giovanni.30Ma i farisei e i dottori della legge non facendosi battezzare da lui hanno reso vano per loro il disegno di Dio.

31A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, a chi sono simili?32Sono simili a quei bambini che stando in piazza gridano gli uni agli altri:

Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato;
vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!

33È venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: Ha un demonio.34È venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori.35Ma alla sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi figli".

36Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola.37Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato;38e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato.
39A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé. "Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice".40Gesù allora gli disse: "Simone, ho una cosa da dirti". Ed egli: "Maestro, di' pure".41"Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta.42Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?".43Simone rispose: "Suppongo quello a cui ha condonato di più". Gli disse Gesù: "Hai giudicato bene".44E volgendosi verso la donna, disse a Simone: "Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli.45Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi.46Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi.47Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco".48Poi disse a lei: "Ti sono perdonati i tuoi peccati".49Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: "Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?".50Ma egli disse alla donna: "La tua fede ti ha salvata; va' in pace!".


Esodo 26

1Quanto alla Dimora, la farai con dieci teli di bisso ritorto, di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto. Vi farai figure di cherubini, lavoro d'artista.2Lunghezza di un telo: ventotto cubiti; larghezza: quattro cubiti per un telo; la stessa dimensione per tutti i teli.3Cinque teli saranno uniti l'uno all'altro e anche gli altri cinque saranno uniti l'uno all'altro.4Farai cordoni di porpora viola sull'orlo del primo telo all'estremità della sutura; così farai sull'orlo del telo estremo nella seconda sutura.5Farai cinquanta cordoni al primo telo e farai cinquanta cordoni all'estremità della seconda sutura: i cordoni corrisponderanno l'uno all'altro.6Farai cinquanta fibbie d'oro e unirai i teli l'uno all'altro mediante le fibbie, così il tutto formerà una sola Dimora.7Farai poi teli di pelo di capra per costituire la tenda al di sopra della Dimora. Ne farai undici teli.8Lunghezza di un telo: trenta cubiti; larghezza: quattro cubiti per un telo. La stessa dimensione per gli undici teli.9Unirai insieme cinque teli a parte e sei teli a parte. Piegherai indietro il sesto telo raddoppiandolo sulla parte anteriore della tenda.10Farai cinquanta cordoni sull'orlo del primo telo, che è all'estremità della sutura, e cinquanta cordoni sull'orlo del telo della seconda sutura.11Farai cinquanta fibbie di rame, introdurrai le fibbie nei cordoni e unirai insieme la tenda; così essa formerà un tutto unico.12La parte che pende in eccedenza nei teli della tenda, la metà cioè di un telo che sopravanza, penderà sulla parte posteriore della Dimora.13Il cubito in eccedenza da una parte, come il cubito in eccedenza dall'altra parte, nel senso della lunghezza dei teli della tenda, ricadranno sui due lati della Dimora per coprirla da una parte e dall'altra.14Farai poi per la tenda una copertura di pelli di montone tinte di rosso e al di sopra una copertura di pelli di tasso.
15Poi farai per la Dimora le assi di legno di acacia, da porsi verticali.16Dieci cubiti la lunghezza di un'asse e un cubito e mezzo la larghezza.17Ogni asse avrà due sostegni, congiunti l'uno all'altro da un rinforzo. Così farai per tutte le assi della Dimora.18Farai dunque le assi per la Dimora: venti assi sul lato verso il mezzogiorno, a sud.19Farai anche quaranta basi d'argento sotto le venti assi, due basi sotto un'asse, per i suoi due sostegni e due basi sotto l'altra asse per i suoi sostegni.20Per il secondo lato della Dimora, verso il settentrione, venti assi,21come anche le loro quaranta basi d'argento, due basi sotto un'asse e due basi sotto l'altra asse.22Per la parte posteriore della Dimora, verso occidente, farai sei assi.23Farai inoltre due assi per gli angoli della Dimora sulla parte posteriore.24Esse saranno formate ciascuna da due pezzi uguali abbinati e perfettamente congiunti dal basso fino alla cima, all'altezza del primo anello. Così sarà per ambedue: esse formeranno i due angoli.25Vi saranno dunque otto assi con le loro basi d'argento: sedici basi, due basi sotto un'asse e due basi sotto l'altra asse.26Farai inoltre traverse di legno di acacia: cinque per le assi di un lato della Dimora27e cinque traverse per le assi dell'altro lato della Dimora e cinque traverse per le assi della parte posteriore, verso occidente.28La traversa mediana, a mezza altezza delle assi, le attraverserà da una estremità all'altra.29Rivestirai d'oro le assi, farai in oro i loro anelli, che serviranno per inserire le traverse, e rivestirai d'oro anche le traverse.30Costruirai la Dimora nel modo che ti è stato mostrato sul monte.
31Farai il velo di porpora viola, di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto. Lo si farà con figure di cherubini, lavoro di disegnatore.32Lo appenderai a quattro colonne di acacia, rivestite d'oro, con uncini d'oro e poggiate su quattro basi d'argento.
33Collocherai il velo sotto le fibbie e là, nell'interno oltre il velo, introdurrai l'arca della Testimonianza. Il velo sarà per voi la separazione tra il Santo e il Santo dei santi.34Porrai il coperchio sull'arca della Testimonianza nel Santo dei santi.
35Collocherai la tavola fuori del velo e il candelabro di fronte alla tavola sul lato meridionale della Dimora; collocherai la tavola sul lato settentrionale.36Poi farai una cortina all'ingresso della tenda, di porpora viola e di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto, lavoro di ricamatore.37Farai per la cortina cinque colonne di acacia e le rivestirai d'oro. I loro uncini saranno d'oro e fonderai per esse cinque basi di rame.


Salmi 44

1'Al maestro del coro. Dei figli di Core. Maskil.'

2Dio, con i nostri orecchi abbiamo udito,
i nostri padri ci hanno raccontato
l'opera che hai compiuto ai loro giorni,
nei tempi antichi.
3Tu per piantarli, con la tua mano hai sradicato le genti,
per far loro posto, hai distrutto i popoli.
4Poiché non con la spada conquistarono la terra,
né fu il loro braccio a salvarli;
ma il tuo braccio e la tua destra
e la luce del tuo volto,
perché tu li amavi.

5Sei tu il mio re, Dio mio,
che decidi vittorie per Giacobbe.
6Per te abbiamo respinto i nostri avversari
nel tuo nome abbiamo annientato i nostri aggressori.

7Infatti nel mio arco non ho confidato
e non la mia spada mi ha salvato,
8ma tu ci hai salvati dai nostri avversari,
hai confuso i nostri nemici.
9In Dio ci gloriamo ogni giorno,
celebrando senza fine il tuo nome.

10Ma ora ci hai respinti e coperti di vergogna,
e più non esci con le nostre schiere.
11Ci hai fatti fuggire di fronte agli avversari
e i nostri nemici ci hanno spogliati.
12Ci hai consegnati come pecore da macello,
ci hai dispersi in mezzo alle nazioni.
13Hai venduto il tuo popolo per niente,
sul loro prezzo non hai guadagnato.
14Ci hai resi ludibrio dei nostri vicini,
scherno e obbrobrio a chi ci sta intorno.
15Ci hai resi la favola dei popoli,
su di noi le nazioni scuotono il capo.
16L'infamia mi sta sempre davanti
e la vergogna copre il mio volto
17per la voce di chi insulta e bestemmia,
davanti al nemico che brama vendetta.

18Tutto questo ci è accaduto
e non ti avevamo dimenticato,
non avevamo tradito la tua alleanza.
19Non si era volto indietro il nostro cuore,
i nostri passi non avevano lasciato il tuo sentiero;
20ma tu ci hai abbattuti in un luogo di sciacalli
e ci hai avvolti di ombre tenebrose.
21Se avessimo dimenticato il nome del nostro Dio
e teso le mani verso un dio straniero,
22forse che Dio non lo avrebbe scoperto,
lui che conosce i segreti del cuore?
23Per te ogni giorno siamo messi a morte,
stimati come pecore da macello.

24Svègliati, perché dormi, Signore?
Dèstati, non ci respingere per sempre.
25Perché nascondi il tuo volto,
dimentichi la nostra miseria e oppressione?

26Poiché siamo prostrati nella polvere,
il nostro corpo è steso a terra.
Sorgi, vieni in nostro aiuto;
27salvaci per la tua misericordia.


Salmi 102

1'Preghiera di un afflitto che è stanco'
'e sfoga dinanzi a Dio la sua angoscia'.
2Signore, ascolta la mia preghiera,
a te giunga il mio grido.
3Non nascondermi il tuo volto;
nel giorno della mia angoscia
piega verso di me l'orecchio.
Quando ti invoco: presto, rispondimi.

4Si dissolvono in fumo i miei giorni
e come brace ardono le mie ossa.
5Il mio cuore abbattuto come erba inaridisce,
dimentico di mangiare il mio pane.
6Per il lungo mio gemere
aderisce la mia pelle alle mie ossa.

7Sono simile al pellicano del deserto,
sono come un gufo tra le rovine.
8Veglio e gemo
come uccello solitario sopra un tetto.
9Tutto il giorno mi insultano i miei nemici,
furenti imprecano contro il mio nome.
10Di cenere mi nutro come di pane,
alla mia bevanda mescolo il pianto,
11davanti alla tua collera e al tuo sdegno,
perché mi sollevi e mi scagli lontano.
12I miei giorni sono come ombra che declina,
e io come erba inaridisco.

13Ma tu, Signore, rimani in eterno,
il tuo ricordo per ogni generazione.
14Tu sorgerai, avrai pietà di Sion,
perché è tempo di usarle misericordia:
l'ora è giunta.
15Poiché ai tuoi servi sono care le sue pietre
e li muove a pietà la sua rovina.

16I popoli temeranno il nome del Signore
e tutti i re della terra la tua gloria,
17quando il Signore avrà ricostruito Sion
e sarà apparso in tutto il suo splendore.
18Egli si volge alla preghiera del misero
e non disprezza la sua supplica.

19Questo si scriva per la generazione futura
e un popolo nuovo darà lode al Signore.
20Il Signore si è affacciato dall'alto del suo santuario,
dal cielo ha guardato la terra,
21per ascoltare il gemito del prigioniero,
per liberare i condannati a morte;
22perché sia annunziato in Sion il nome del Signore
e la sua lode in Gerusalemme,
23quando si aduneranno insieme i popoli
e i regni per servire il Signore.

24Ha fiaccato per via la mia forza,
ha abbreviato i miei giorni.
25Io dico: Mio Dio,
non rapirmi a metà dei miei giorni;
i tuoi anni durano per ogni generazione.
26In principio tu hai fondato la terra,
i cieli sono opera delle tue mani.
27Essi periranno, ma tu rimani,
tutti si logorano come veste,
come un abito tu li muterai
ed essi passeranno.

28Ma tu resti lo stesso
e i tuoi anni non hanno fine.
29I figli dei tuoi servi avranno una dimora,
resterà salda davanti a te la loro discendenza.


Geremia 3

1Se un uomo ripudia la moglie
ed essa, allontanatasi da lui,
si sposa con un altro uomo,
tornerà il primo ancora da lei?
Forse una simile donna non è tutta contaminata?
Tu ti sei disonorata con molti amanti
e osi tornare da me? Oracolo del Signore.
2Alza gli occhi sui colli e osserva:
dove non ti sei disonorata?
Tu sedevi sulle vie aspettandoli,
come fa l'Arabo nel deserto.
Così anche la terra hai contaminato
con impudicizia e perversità.
3Per questo sono state fermate le piogge
e gli scrosci di primavera non sono venuti.
Sfrontatezza di prostituta è la tua,
ma tu non vuoi arrossire.
4E ora forse non gridi verso di me: Padre mio,
amico della mia giovinezza tu sei!
5Serberà egli rancore per sempre?
Conserverà in eterno la sua ira?
Così parli, ma intanto ti ostini
a commettere il male che puoi".

6Il Signore mi disse al tempo del re Giosia: "Hai visto ciò che ha fatto Israele, la ribelle? Si è recata su ogni luogo elevato e sotto ogni albero verde per prostituirsi.7E io pensavo: Dopo che avrà fatto tutto questo tornerà a me, ma essa non è ritornata. La perfida Giuda sua sorella ha visto ciò,8ha visto che ho ripudiato la ribelle Israele proprio per tutti i suoi adultéri, consegnandole il documento del divorzio, ma la perfida Giuda sua sorella non ha avuto alcun timore. Anzi anch'essa è andata a prostituirsi;9e con il clamore delle sue prostituzioni ha contaminato il paese; ha commesso adulterio davanti alla pietra e al legno.10Ciò nonostante, la perfida Giuda sua sorella non è ritornata a me con tutto il cuore, ma soltanto con menzogna". Parola del Signore.11Allora il Signore mi disse: "Israele ribelle si è dimostrata più giusta della perfida Giuda.12Va' e grida tali cose verso il settentrione dicendo:

Ritorna, Israele ribelle, dice il Signore.
Non ti mostrerò la faccia sdegnata,
perché io sono pietoso, dice il Signore.
Non conserverò l'ira per sempre.
13Su, riconosci la tua colpa,
perché sei stata infedele al Signore tuo Dio;
hai profuso l'amore agli stranieri
sotto ogni albero verde
e non hai ascoltato la mia voce. Oracolo del Signore.

14Ritornate, figli traviati - dice il Signore - perché io sono il vostro padrone. Io vi prenderò uno da ogni città e due da ciascuna famiglia e vi condurrò a Sion.15Vi darò pastori secondo il mio cuore, i quali vi guideranno con scienza e intelligenza.16Quando poi vi sarete moltiplicati e sarete stati fecondi nel paese, in quei giorni - dice il Signore - non si parlerà più dell'arca dell'alleanza del Signore; nessuno ci penserà né se ne ricorderà; essa non sarà rimpianta né rifatta.17In quel tempo chiameranno Gerusalemme trono del Signore; tutti i popoli vi si raduneranno nel nome del Signore e non seguiranno più la caparbietà del loro cuore malvagio.18In quei giorni la casa di Giuda andrà verso la casa di Israele e tutte e due torneranno insieme dalla regione settentrionale nel paese che io avevo dato in eredità ai loro padri.

19Io pensavo:
Come vorrei considerarti tra i miei figli
e darti una terra invidiabile,un'eredità che sia l'ornamento più prezioso dei popoli!
Io pensavo: Voi mi direte: Padre mio,
e non tralascerete di seguirmi.
20Ma come una donna è infedele al suo amante,
così voi, casa di Israele, siete stati infedeli a me".
Oracolo del Signore.
21Sui colli si ode una voce,
pianto e gemiti degli Israeliti,
perché hanno reso tortuose le loro vie,
si sono dimenticati del Signore loro Dio.
22"Ritornate, figli traviati,
io risanerò le vostre ribellioni".
"Ecco, noi veniamo a te
perché tu sei il Signore nostro Dio.
23In realtà, menzogna sono le colline,
come anche il clamore sui monti;
davvero nel Signore nostro Dio
è la salvezza di Israele.
24L'infamia ha divorato fino dalla nostra giovinezza
il frutto delle fatiche dei nostri padri,
i loro greggi e i loro armenti,
i loro figli e le loro figlie.
25Avvolgiamoci nella nostra vergogna,
la nostra confusione ci ricopra,
perché abbiamo peccato contro il Signore nostro Dio,
noi e i nostri padri,
dalla nostra giovinezza fino ad oggi;
non abbiamo ascoltato la voce del Signore nostro Dio".


Prima lettera ai Tessalonicesi 5

1Riguardo poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva;2infatti voi ben sapete che come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore.3E quando si dirà: "Pace e sicurezza", allora d'improvviso li colpirà la rovina, come le doglie una donna incinta; e nessuno scamperà.4Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro:5voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre.6Non dormiamo dunque come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobrii.
7Quelli che dormono, infatti, dormono di notte; e quelli che si ubriacano, sono ubriachi di notte.8Noi invece, che siamo del giorno, dobbiamo essere sobrii, 'rivestiti con la corazza' della fede e della carità e avendo come 'elmo' la speranza 'della salvezza'.9Poiché Dio non ci ha destinati alla sua collera ma all'acquisto della salvezza per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo,10il quale è morto per noi, perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui.11Perciò confortatevi a vicenda edificandovi gli uni gli altri, come già fate.

12Vi preghiamo poi, fratelli, di aver riguardo per quelli che faticano tra di voi, che vi sono preposti nel Signore e vi ammoniscono;13trattateli con molto rispetto e carità, a motivo del loro lavoro. Vivete in pace tra voi.14Vi esortiamo, fratelli: correggete gli indisciplinati, confortate i pusillanimi, sostenete i deboli, siate pazienti con tutti.15Guardatevi dal rendere male per male ad alcuno; ma cercate sempre il bene tra voi e con tutti.16State sempre lieti,17pregate incessantemente,18in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.19Non spegnete lo Spirito,20non disprezzate le profezie;21esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono.22Astenetevi da ogni specie di male.
23Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo.24Colui che vi chiama è fedele e farà tutto questo!
25Fratelli, pregate anche per noi.
26Salutate tutti i fratelli con il bacio santo.27Vi scongiuro, per il Signore, che si legga questa lettera a tutti i fratelli.
28La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con voi.


Capitolo VII: Evitare l'eccessiva familiarità

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"Non aprire il tuo cuore al primo che capita" (Sir 8,22); i tuoi problemi, trattali invece con chi ha saggezza e timore di Dio. Cerca di stare raramente con persone sprovvedute e sconosciute; non metterti con i ricchi per adularli; non farti vedere volentieri con i grandi. Stai, invece, accanto alle persone umili e semplici, devote e di buoni costumi; e con esse tratta di cose che giovino alla tua santificazione. Non avere familiarità con alcuna donna, ma raccomanda a Dio tutte le donne degne. Cerca di essere tutto unito soltanto a Dio e ai suoi angeli, evitando ogni curiosità riguardo agli uomini. Mentre si deve avere amore per tutti, la familiarità non è affatto necessaria. Capita talvolta che una persona che non conosciamo brilli per fama eccellente; e che poi, quando essa ci sta dinanzi, ci dia noia solo al vederla. D'altra parte, talvolta speriamo di piacere a qualcuno, stando con lui, e invece cominciamo allora a non piacergli, perché egli vede in noi alcunché di riprovevole.


LETTERA 44: Agostino rende note le iniziative rivolte a riportare la concordia tra le chiese e Fortunio, lamentandosi per i tumulti

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta tra l'anno 396 e il 397.

Agostino rende note le iniziative rivolte a riportare la concordia tra le chiese e Fortunio, lamentandosi per i tumulti (n. 1-7). Respinge l'accusa di un delitto addebitato ai Cattolici e rinfaccia i misfatti dei Circoncellioni (n. 8-9). Battesimo e comunione di Giuda, persecuzione e ripetizione del battesimo (n. 10-12). Condizioni per una fruttuosa e pacifica disputa (n. 13-14).

AGOSTINO SALUTA I DILETTISSIMI E STIMATISSIMI FRATELLI EUSEBIO, GLORIO E I FELICI

Incontro di Agostino con Fortunio e discussione disturbata.

1. 1. Mentre mi recavo alla Chiesa di Cirta, son passato per la città di Tubursico e vi ho conosciuto, sebbene in un incontro purtroppo brevissimo, Fortunio, vescovo di quella città, in tutto quale voi, pieni di bontà, siete soliti presentarlo. Avendogli fatto sapere ciò che ci avevate detto di lui e il desiderio che avevo di vederlo, non si rifiutò affatto di ricevermi. Andai pertanto da lui; mi sembrò doveroso dare questo segno di deferenza alla sua età piuttosto che esigere ch'egli fosse il primo a venire da me. Mi recai dunque da lui insieme con non poche persone che in quella circostanza si trovavano per caso in mia compagnia. Essendoci poi accomodati in casa sua, la voce, che s'era sparsa del mio arrivo, fece affluire una gran folla; ma tra tutta quella gente molto pochi apparivano desiderosi di trattare quella causa con utilità e con risultati apportatori di salvezza, e di discutere con spirito di prudenza e di religione una questione sì importante circa un affare altrettanto importante. Tutti gli altri invece erano accorsi alla nostra discussione come si va a teatro, cioè come per assistere a uno spettacolo piuttosto che ascoltare con devozione cristiana un'istruzione concernente la salvezza. Non potevano quindi né fare silenzio né discorrere con noi attentamente o per lo meno con rispetto e moderazione, tranne, come ho detto, solo pochi, la cui attenzione appariva religiosa e sincera. Tutti insomma parlavano senza modo e misura a seconda dell'impulso del proprio animo con gran confusione e strepito e non potemmo ottenere che facessero rispettoso silenzio per quanto li pregassimo, ora io ora lui, e talora pure li rimproverassimo.

I Donatisti impediscono la discussione stenografata.

1. 2. Si cominciò comunque alla meno peggio la discussione e continuammo il dialogo per alcune ore nella misura che ce lo permettevano gl'intervalli di silenzio della folla che schiamazzava, chi per un verso chi per un altro. Senonché proprio all'inizio della discussione ci rendemmo conto che quanto si diceva cadeva immediatamente dopo dalla memoria sia nostra sia di coloro dei quali ci stava a cuore la salvezza; allora, non solo perché la discussione procedesse più cauta e più misurata, ma anche perché voi e gli altri fratelli, allora assenti, poteste leggere e conoscere quali erano stati gli argomenti trattati nella nostra discussione, chiedemmo che i nostri discorsi venissero stenografati. Fortunio e i suoi correligionari vi si opposero a lungo. Alla fine però egli acconsentì. Ma gli stenografi presenti, capacissimi di compiere quel lavoro, non so per qual motivo, si rifiutarono. Ottenemmo tuttavia per lo meno che i fratelli, ch'erano con noi, stenografassero, sebbene non fossero molto veloci, mentre noi promettemmo che avremmo lasciato là le tavolette stenografate. Si rimase d'accordo. I nostri discorsi cominciarono ad essere stenografati ed alcune frasi da una parte e dall'altra furono messe a protocollo. Gli stenografi in seguito se ne andarono, non riuscendo a tener fronte alle confuse interruzioni di quanti strepitavano e per conseguenza neppure alla nostra discussione, divenuta piuttosto turbolenta: noi però continuammo a parlare a lungo a seconda della possibilità che a ciascuno si presentava. Non ho voluto privare la Carità vostra di tutto quel che abbiamo detto e fatto nella discussione di tutta la faccenda, per quanto posso ricordare. Voi infatti potete far leggere la mia lettera al vescovo affinché attesti la verità di quel che ho scritto oppure vi faccia sapere senza indugio quel che ricorda meglio di me.

La vera Chiesa.

2. 3. Anzitutto egli si degnò d'elogiare la nostra condotta che diceva conoscere da quanto gli avevate detto voi con più bontà forse che verità: aggiunse pure di avervi detto che avremmo potuto far bene tutto quel che voi gli avevate suggerito per parte nostra, se lo avessimo fatto nel seno della Chiesa. Cominciammo quindi a domandargli quale fosse la Chiesa ove occorreva vivere in quel modo, se cioè quella che, secondo la predizione della Sacra Scrittura fatta tanto tempo prima, era diffusa in tutto il mondo, oppure quella limitata a una parte dell'Africa e degli Africani. Egli allora si sforzò di provare anzitutto che la sua comunione era diffusa su tutta la terra. Gli chiesi pertanto se potesse darmi, per andare ovunque io volessi, le lettere di comunione che diciamo patenti e affermavo, com'era a tutti palese, che in tal modo si sarebbe potuta dirimere assai facilmente la nostra questione. Avrei pure procurato, se avesse acconsentito, che fossero da noi inviate siffatte lettere a quelle chiese che negli scritti sacri degli Apostoli leggevamo essere stata fondate già al tempo degli stessi Apostoli.

Persecuzioni e "traditori".

2. 4. Siccome però l'affermazione di Fortunio era evidentemente falsa, ben presto egli andò a finire col sovvertire il significato delle espressioni tra cui ricordò quel monito del Signore in cui disse: Guardatevi dai falsi profeti: molti vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci: li conoscerete dai loro frutti 1. Siccome io gli risposi che quelle stesse parole avremmo potuto citarle a proposito degli scismatici, si arrivò a parlare della persecuzione, ch'egli gonfiando i fatti affermava essere stata subita spesso dal suo partito, per dimostrare che i veri Cristiani erano i suoi per il fatto che subivano la persecuzione. Mentre io, nel sentire quelle parole, mi preparavo a rispondere citando il Vangelo, egli mi prevenne citando quel passo ove il Signore dice: Beati coloro che soffrono la persecuzione a causa della giustizia, poiché di essi è il regno dei cieli 2. Io allora, felicitandomi che avesse citato quel passo, soggiunsi subito che si doveva dunque esaminare se quelli avevano sopportato la persecuzione proprio per la giustizia. Era appunto la questione a proposito della quale desideravo discutere, cosa che d'altronde era chiara a tutti, se al tempo dello scisma di Macario si trovavano ancora nell'unità della Chiesa o se n'erano già staccati: così coloro che volessero vedere se avessero patito la persecuzione per causa della giustizia, avrebbero dovuto piuttosto considerare se avevano fatto bene a distaccarsi dall'unità di tutto il mondo. Se fosse stato dimostrato che lo scisma era ingiusto, sarebbe stato evidente ch'essi avevano patito la persecuzione per causa dell'ingiustizia piuttosto che della giustizia; perciò non potevano annoverarsi tra i beati, di cui è stato detto: Beati quelli che soffrono la persecuzione per causa della giustizia. Fu ricordata allora la consegna dei Libri Sacri, più che sicura. Ma si rispondeva dai nostri fedeli che a consegnare i Libri Sacri erano stati piuttosto i loro caporioni. Se poi riguardo a ciò non volevano credere ai nostri documenti scritti, nemmeno noi dovevamo esser costretti a credere ai loro.

La comunione con le Chiese d'oltremare.

3. 5. Senonché, messa da parte questa difficile e pericolosa questione, domandai come i Donatisti potevano essersi separati per giusta ragione da tutti gli altri Cristiani immuni da colpe, i quali, conservando la serie della successione delle antichissime Chiese in cui erano stabiliti, ignoravano del tutto quali fossero in Africa i "traditori" né potevano essere in comunione se non con quei vescovi che sapevano legittimamente insediati nelle rispettive sedi episcopali. Rispose che le Chiese d'oltremare s'erano mantenute immuni da colpe finché non approvarono l'uccisione di coloro, i quali - a suo dire - avevano subìto la persecuzione di Macario. Io allora gli avrei potuto rispondere che le Chiese d'oltremare non avrebbero potuto perdere la loro santità né macchiarsi per l'odiosità dei tempi di Macario, dal momento che in nessun modo si poteva dimostrare, quanto alle stesse azioni provate, che egli le avesse fatte per istigazione di quelle Chiese. Preferii invece domandare brevemente se, qualora le Chiese d'oltremare avessero perso la loro incensurabilità a causa delle crudeli repressioni di Macario a cui, si diceva, avevano acconsentito, si poteva almeno provare che i Donatisti fossero rimasti nell'unità con le Chiese Orientali e con tutte le altre Chiese delle altre parti del mondo fino a quei tempi.

Il Concilio di Sardica e i Donatisti.

3. 6. Egli allora presentò un libro con cui pretendeva di provare che il concilio di Sardica aveva inviato lettere di comunione ai vescovi Africani della setta donatista. Mentre leggeva, tra i nomi degli altri vescovi ai quali essi avevano scritto, udimmo quello di Donato. Noi perciò cominciammo a supplicarlo che ci spiegasse se quel Donato fosse il capo della loro setta, dal quale essi prendono il nome, poiché poteva darsi che il Donato, al quale avevano scritto, fosse un vescovo di un'altra setta, soprattutto per il fatto che in quell'elenco di nomi non era fatta nemmeno menzione dell'Africa. In qual modo avrebbe dunque potuto provare che con quel nome doveva intendersi Donato, vescovo della setta donatista, dal momento che non avrebbe potuto provare nemmeno che quelle lettere erano state inviate in particolare ai vescovi delle Chiese africane? Sebbene infatti Donato sia di solito un nome africano, non sarebbe per sé impossibile che qualche vescovo di quelle regioni si chiamasse realmente con un nome africano o qualche africano fosse costituito vescovo in quelle regioni. In quelle lettere poi non trovammo alcuna indicazione né della data né del console, che ci permettesse di ricavare almeno dalle circostanze qualche elemento di certezza. Posso assicurare infatti d'aver udito, non so quando, che gli Ariani, dopo essersi separati dalla comunione cattolica, tentarono d'associare a sé i Donatisti dell'Africa: questo preciso particolare me lo sussurrò all'orecchio il fratello Alipio. Presi allora il libro ed esaminando i decreti del concilio, vi lessi che da quel concilio di Sardica furono condannati Atanasio, vescovo cattolico di Alessandria, che si distinse su tutti gli altri per l'energica lotta sostenuta nel confutare gli Ariani, e Giulio, vescovo della Chiesa di Roma, parimenti cattolico. Per tali motivi ci risultò provato che quello era stato un concilio di Ariani, ai quali i suddetti vescovi cattolici opponevano la più forte resistenza. Desideravamo quindi prendere e portar via con noi il libro per un più accurato esame anche delle circostanze, ma Fortunio non volle darcelo, dicendo che noi potevamo trovarlo lì, a nostra disposizione, qualora volessimo consultarlo. Lo pregai pure che mi permettesse di farvi di mia mano un segno di riconoscimento, temendo - lo confesso - che se per qualche motivo lo avessi dovuto chiedere, me ne presentasse un altro invece di quello; ma non volle concedermi neppure questo!

Persecutori e perseguitati.

4. 7. Cominciò poi a insistere che rispondessi brevemente alla sua domanda, se cioè ritenessi giusto chi perseguita o chi è perseguitato. Gli risposi che la domanda non era posta bene, poiché può darsi che siano ingiusti ambedue; oppure che uno più giusto perseguiti uno più ingiusto. Non ne verrebbe logicamente che uno sia più giusto per il fatto di patire persecuzione, quantunque di solito avvenga così. Vedendo poi che insisteva su questo punto al fine di far capire che la giustizia stava certamente nella sua setta per il fatto di aver sofferto la persecuzione, gli chiesi se riteneva giusto e cristiano Ambrogio, vescovo della Chiesa milanese. Messo così con le spalle al muro era costretto a negare che quel famoso personaggio fosse cristiano e giusto, poiché se lo avesse ammesso, gli avrei subito obiettato che nondimeno egli pensava ch'era necessario ribattezzarlo. Essendo dunque costretto a dire i motivi per cui egli non doveva essere considerato né cristiano né giusto, gli ricordai la dura persecuzione da lui sostenuta fino al punto che la sua chiesa fu assediata da soldati armati. Gli chiesi pure se riteneva giusto e cristiano Massimiano, che aveva fatto lo scisma nella loro setta a Cartagine. Non avrebbe potuto rispondere se non negativamente. Gli ricordai dunque che anch'egli subì una persecuzione così violenta che la sua chiesa fu distrutta dalle fondamenta. Con tali esempi cercavo di persuaderlo, se avessi potuto, a smetterla di affermare che il patire la persecuzione è prova certissima di giustizia cristiana.

Un delitto rinfacciato ai Cattolici.

4. 8. Mi narrò pure che proprio agli inizi dello scisma i primi Donatisti, pensando di voler sopire in qualsiasi modo la colpa di Ceciliano, per evitare uno scisma, concessero un vescovo interinale (6-a) ai fedeli della sua comunione residenti a Cartagine, prima che fosse ordinato Maggiorino contro Ceciliano. Diceva dunque che quel vescovo era stato ucciso dai nostri nella sua chiesa. Confesso che non avevo mai udito prima un fatto simile, sebbene i nostri dovessero sfatare e confutare tanti delitti da essi rinfacciati e se ne rinfacciassero loro più numerosi e peggiori. Cionondimeno, dopo aver narrato il fatto, di nuovo cominciò a domandarmi con petulanza chi io ritenessi giusto, chi viene ucciso o chi uccide, come se già mi avesse provato che il delitto era stato commesso come lo aveva narrato lui. Gli risposi che bisognava prima esaminare se il fatto fosse autentico, poiché non si deve credere alla leggera tutto ciò che si dice, e d'altronde poteva darsi che fossero malvagi tutt'e due o anche peggiore quello ucciso dal malvagio. In realtà può darsi che più scellerato di chi ammazza soltanto il corpo sia chi ribattezza l'intera persona.

Le stragi fatte dai Circoncellioni.

4. 9. Dopo ciò non avrebbe dovuto farmi la domanda rivoltami dopo, dicendo che neppure il malvagio avrebbe dovuto essere ammazzato da Cristiani e giusti, come se noi chiamassimo giusti coloro che nella Chiesa cattolica commettono simili delitti. Ciononostante per essi questi crimini è più facile affermarli che provarli, sebbene molti di essi, anche vescovi, preti e chierici di ogni grado, per mezzo delle bande composte da individui forsennati, non cessino d'infliggere, quando possono, tante efferate uccisioni e stragi non solo ai cattolici, ma talora anche ai loro stessi seguaci. Sebbene le cose stessero così, egli passando tuttavia sopra gli scelleratissimi delitti dei suoi, a lui stesso molto più noti, incalzava che rispondessi quale giusto avesse mai ucciso una persona, fosse pure malvagia. Ciò non aveva nulla a che vedere con la nostra questione, poiché avevamo convenuto che dovunque tali delitti si commettessero da persone che portano il nome di Cristiani, non sono commessi dai buoni: ciononostante, per fargli comprendere cosa bisognava discutere, rispondemmo con la domanda se gli sembrava che Elia fosse giusto; non poté negarlo. Soggiungemmo allora dicendo quanti falsi profeti egli uccise di sua mano 3. Allora egli capì davvero quel che doveva capirsi, che allora tali azioni erano lecite ai giusti. Elia infatti compiva quelle azioni mosso dallo spirito profetico e per ordine di Dio, il quale certamente sa a chi giova perfino d'essere ucciso. Esigeva dunque che gl'indicassi quale giusto ormai al tempo del Nuovo Testamento uccidesse una persona sia pure scellerata ed empia.

Del battesimo e della comunione di Giuda.

5. 10. Si ritornò allora alla esposizione precedente della Sacra Scrittura, con cui volevamo dimostrare che né noi dovevamo rinfacciare ad essi i loro delitti, né essi a noi, qualora si fossero trovate tali azioni compiute dai nostri. In base al Nuovo Testamento non si può dimostrare che alcun giusto uccidesse qualcuno; al contrario, con l'esempio stesso dei Signore si può provare che gli scellerati furono tollerati dagli innocenti. Sopportò infatti che il suo traditore, che aveva già ricevuto il suo prezzo, rimanesse con sé fino all'ultimo bacio di pace tra gli innocenti, ai quali non nascose che c'era tra loro un individuo così scellerato; ciononostante diede per la prima volta a tutti insieme, senza escludere lui, il sacramento del suo Corpo e del suo Sangue 4. Essendo rimasti quasi tutti impressionati di quest'esempio, Fortunio tentò di rispondere che quella comunione fatta con lo scellerato prima della passione del Signore non aveva recato alcun danno agli Apostoli, poiché non avevano ricevuto ancora il battesimo di Cristo, ma quello di Giovanni. Dopo ch'ebbe detto ciò, cominciai a domandargli come mai dunque stava scritto che Gesù aveva battezzato più persone di Giovanni, benché non fosse lui in persona a battezzare ma i suoi discepoli 5; amministrava cioè il battesimo per mezzo dei suoi discepoli. In qual modo adunque potevano dare ciò che non avevano ricevuto, come sono soliti affermare soprattutto i Donatisti? O forse che Cristo battezzava col battesimo di Giovanni? Avevo intenzione di fare molte domande di tal sorta; volevo domandare per esempio come mai a Giovanni fu chiesto perché anche il Signore battezzasse e rispose che il Signore aveva la sposa ed era lo sposo 6. Era dunque forse lecito che lo sposo battezzasse col battesimo di Giovanni, cioè col battesimo dell'amico o del servo? Volevo pure domandare in qual modo gli Apostoli avrebbero potuto ricevere l'Eucarestia, se non fossero stati ancora battezzati. Oppure perché a Pietro, che desiderava esser lavato interamente, rispose: Chi ha preso un bagno, non ha bisogno di lavarsì ma è interamente mondo 7. Ora, la mondezza completa non è nel battesimo di Giovanni, poiché il battesimo riceve la validità dal nome del Signore, se chi lo riceve se ne mostri degno; se invece se ne mostra indegno, i sacramenti rimarranno validi non per la sua salvezza, bensì per la sua rovina, ma rimarranno comunque validi. Avendo io accennato a porgli di queste domande, anch'egli capì che non avrebbe dovuto fare domande a proposito del battesimo dei discepoli.

Psicosi Donatista di persecuzioni da parte cattolica.

5. 11. In seguito si passò a discutere lungamente da una parte e dall'altra su diversi argomenti. Fra l'altro si disse che i nostri avrebbero continuato a perseguitare i loro seguaci; a noi diceva che voleva vedere come ci saremmo dimostrati in quella persecuzione, se avremmo cioè approvato quella crudeltà oppure avremmo rifiutato il nostro consenso. Rispondemmo che Dio vedeva nel nostro cuore nel quale essi non potevano vedere, che essi nutrivano ancora senza motivo il timore di vessazioni e che se anche capitassero, sarebbero opera di malvagi, ma che tra loro c'erano degl'individui ancora peggiori. Aggiungemmo che però non avremmo dovuto staccarci dalla comunione cattolica qualora per caso fosse stato compiuto qualche delitto contro la nostra volontà oppure nonostante gli sforzi che avessimo fatti per impedirli, avendo imparato la tolleranza pacifica dalle parole dell'Apostolo: Sopportandovi l'un l'altro con amore, studiandovi di conservare l'unità dello spirito mediante il vincolo àella pace 8. Aggiungemmo che a non mantenere questa pace e tolleranza furono gli autori dello scisma, come ora i più miti tra loro tollerano colpe anche più gravi perché non avvengano altre scissioni nella scissione, mentre non vorrebbero tollerare colpe più leggere per amore dell'unità stessa. Aggiungemmo pure che al tempo del Vecchio Testamento la pace dell'unità e la tolleranza non erano ancora state raccomandate tanto quanto lo furono poi con l'esempio del Signore e con l'amore proclamato dal Nuovo Testamento: cionondimeno i Profeti e i santi personaggi solevano denunciare al popolo le loro colpe senza tuttavia nemmeno lontanamente provare a distaccarsi dall'unità del popolo e continuando a partecipare in comune ai riti sacri di allora.

La ripetizione del battesimo.

5. 12. S'arrivò quindi, non so come, a ricordare la santa memoria di Genetlio, vescovo di Cartagine prima di Aurelio, che annullò un decreto emanato contro di loro e ne proibì l'applicazione. Tutti lo lodavano e lo esaltavano con grande entusiasmo. In mezzo a quelle grida di approvazione io soggiunsi che tuttavia perfino Genetlio, se fosse capitato tra le loro mani, avrebbero reputato necessario ribattezzarlo. Eravamo già alzati in piedi, quando pronunciammo tali parole perché urgeva il tempo di partire. Il buon vecchio disse apertamente che ormai era stata fissata la regola che qualunque dei nostri fedeli passasse nella loro setta doveva essere ribattezzato: appariva però chiaro con quale ripugnanza e dolore diceva ciò. Deplorava inoltre per parte sua in modo quanto mai esplicito molte ribalderie commesse dai suoi; mostrava pure quanto fosse alieno da simili azioni, com'era provato dalla testimonianza di tutta la città. Ricordava pure che soleva farne rimprovero perfino ai suoi correligionari lamentandosene con spirito di dolcezza e di moderazione. Noi rammentammo perciò il passo dei profeta Ezechiele ove chiaramente è scritto, che la colpa del figlio non deve imputarsi al padre, né quella del padre al figlio; in quel passo è detto: Poiché, come l'anima del padre, così l'anima del figlio è mia; qualunque anima peccherà sarà essa a perire 9. Dopo queste considerazioni e discussioni tutti fummo d'accordo che non ci dovevamo rimproverare a vicenda le violenze perpetrate dai malvagi dell'una e dell'altra parte. Rimaneva la questione dello scisma. Lo esortammo quindi a fare con noi sempre maggiori sforzi con calma e serenità, affinché si arrivasse a concludere, dopo diligente esame, la questione. Egli allora ebbe la bontà di dire che a desiderare una simile discussione, eravamo noi soli ma non i cattolici. Partimmo infine dopo avergli promesso che gli avremmo presentato molti nostri colleghi d'episcopato, certamente almeno dieci, desiderosi di discutere la questione con tanta benevolenza e mitezza, con tanto zelo religioso, quale m'ero accorto d'aver egli riscontrato e gradito in noi. Un numero altrettanto grande di suoi colleghi promise egli pure.

Raccomanda di continuare gli sforzi per l'unione.

6. 13. Vi esorto quindi e vi scongiuro, per il sangue del Signore, di ricordargli la sua promessa e d'insistere negli sforzi tendenti a condurre a termine l'impresa incominciata, che voi stessi vedete ormai condotta a buon fine. A mio parere, assai difficilmente potete trovare nei vostri vescovi una disposizione d'animo e una propensione tanto confacente quale ho constatato in questo vegliardo. Egli infatti venne da me il giorno dopo e cominciammo di nuovo a discutere questi problemi. Ma siccome da un momento all'altro dovevo partire per andare a compiere l'ordinazione di un vescovo, non potei trattenermi più a lungo con lui. Avevo tra l'altro mandato ad avvisare il Capo dei Celicoli, il quale - come avevo sentito dire - aveva istituito un nuovo battesimo presso i Donatisti e aveva sedotto molti con quell'empia sua eresia. Desideravo che venisse a intrattenersi a conversare con me per quanto ce lo avrebbe permesso la ristrettezza del tempo. Fortunio, venuto a sapere che quello sarebbe venuto, vedendo che mi ero assunto un'altra incombenza ed essendo anch'egli costretto a partire per non so quale necessità, si congedò da noi benevolmente e serenamente.

Condizioni per una pacata e proficua discussione.

6. 14. Per evitare poi ad ogni costo le turbe turbolente, più dannose che vantaggiose, e per portare a termine con l'aiuto di Dio e con animo veramente amichevole e tranquillo la grande impresa che ci siamo assunta, sarà bene - a mio parere - radunarci in un villaggio non grande, dove non ci sia alcuna chiesa dei fedeli di nessuna delle due confessioni, ma sia di proprietà dei nostri come dei loro, come sarebbe il villaggio di Tiziano. Sia dunque che un luogo siffatto venga trovato nel territorio di Tubursico, sia in quello di Tagaste o quello da me accennato o un altro qualsiasi, procuriamo che vi siano a nostra disposizione i Libri canonici della Sacra Scrittura e i documenti che potranno essere esibiti da una parte e dall'altra. In tal modo, messe da parte tutte le altre brighe, senz'essere disturbati, a Dio piacendo, da alcuna molestia, potremo dedicarci a quest'affare per tutti i giorni che potremo; pregando inoltre ciascuno di noi il Signore in casa del proprio ospite, con l'aiuto di Lui al quale è assai gradita la pace cristiana, potremo portare al termine della discussione un'impresa così importante, incominciata con tante buone disposizioni. Rispondi per farmi sapere qual'è la vostra opinione e quella di Fortunio a questo proposito.

 

1 - Mt 7, 15 16.

2 - Mt 5, 10.

3 - 1 Re 18, 40.

4 - Mt 16, 20-28.

5 - Gv 4, 1 s.

6 - Gv 3, 22-29.

7 - Gv 13, 10.

8 - Ef 4, 2 s.

9 - Ez 18, 20 4.


Capitolo 2: visioni sui misteri e il concepimento di Maria

Vita della Santa Vergine Maria - Beata Anna Caterina Emmerick

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Narrazione dell’8 dicembre 1819


Dopo aver trascorso tutta la notte assorta nella triste contemplazione dei peccati e delle colpe degli uomini, allo spuntar dell’alba mi addormentai e vidi Gerusalemme, mi vidi vicina al tempio, poi mi recai nei dintorni di Nazareth dove c’era la casa di Anna e di Gioacchino. Riconobbi quei posti per averli contemplati altre volte. Improvvisamente, nella visione, vidi sorgere dal terreno una debole colonna di luce che, come uno stelo, portava alla sommità un fiore simile ad un calice. Esso portava alla cima una chiesa ottangolare piena di luce: era la Chiesa celeste. La colonna luminosa assumeva la forma di un alberello all’interno della chiesa, sui cui rami stavano le figure dei componenti la famiglia della Beata Vergine Maria. La Santa Madre Anna stava tra San Giacomo e un altro uomo, forse suo padre. Sotto il petto della Santa vidi uno spazio luminoso a forma di calice in cui appariva in embrione la figura di una fanciulla vestita di luce, la quale diveniva sempre più grande invadendo lo spazio luminoso. Teneva le mani incrociate sul petto e la piccola testa, pure inclinata sul petto, mandava un’infinità di raggi lucenti verso una determinata direzione del globo. Mi sorprese di vedere che i raggi erano diretti in una sola e precisa direzione. Sopra gli altri rami dell’albero vidi diverse figure in adorazione, mentre intorno alla Chiesa c’erano Cori innumerevoli di Santi che pregavano e veneravano la Santa Madre della Madonna. La dolce armonia e la concordia soave, che prendeva sempre più posto in quel rito, non può essere descritta con le parole umane perché appartiene al mondo celeste.

A queste visioni mi sovviene però l’immagine di un soave campo di fiori, i quali emanano il loro profumo nell’aria e mostrano i variopinti colori al sole da cui hanno ricevuto la vita. Questo era il simbolo della festa della venerazione dell’Immacolata Concezione. Alla cima dell’alberello si riprodussero nuovi rami dove vidi Maria e Giuseppe inginocchiati e, sotto di essi, la Santa Madre Anna in preghiera: essi adoravano solennemente il bambino Gesù che sedeva alla cima suprema dell’albero circondato da uno splendore abbagliante mentre manteneva il globo del mondo. Vidi inoltre, genuflessi a terra, assorti in profonda orazione, i Re Magi, gli Apostoli, i pastori e i discepoli, e, ad una certa distanza da tutti, i Cori dei Santi. Più in alto ancora scorsi delle forme indefinite di altre potenze e dignità Celesti illuminate da un fascio di luce vivissima. Ancora più sopra, come attraverso la cupola di una chiesa, provenivano i raggi di un mezzo sole. Ebbi la sensazione spirituale che quest’immagine annunciasse la prossima festa della Nascita di Cristo dopo quella della Concezione. Dapprima contemplai la visione sentendomi fuori della chiesa celeste ma poco dopo mi sentii all’interno, vicino alla colonna di luce. A questo punto mi fu svelato nei particolari il mistero della Concezione senza il peccato originale, allora vidi la nascitura che, da sotto il cuore luminoso della Santa Madre Anna, inviava i raggi dorati dell’amore più sublime in direzione di una chiesa in cui si onorava questa nascita divina. Il sacro luogo poi andò distrutto a causa di indecenti controversie sul santissimo mistero; la Chiesa celeste però continua a festeggiarne la ricorrenza nello stesso posto.

 

 La Santa Vergine parla dei misteri del Concepimento


Così narrò in stato estatico Suor Emmerick, il 16 dicembre 1822, interrompendo le visioni sulla vita di Gesù.

Spesso odo la Santa Vergine partecipare alle sue devote, Giovanna Chusa, Susanna di Gerusalemme e altre, i misteri della sua vita e quelli del suo Signore. La Madonna aveva appreso questi misteri per rivelazione interiore al tempio, e in parte anche dalla sua Santa Madre Anna. Un’altra volta Maria raccontò a Susanna e a Marta che quando portava Nostro Signore sotto il proprio cuore non ebbe a risentire il minimo dolore ma la gioia più grande. Anch’Ella fu concepita sotto il cuore di sua madre per intervento dello Spirito Divino nel momento solenne in cui Gioacchino ed Anna si erano ritrovati sotto la "porta d’oro" del tempio. Maria Santissima disse che altrettanto pura come la sua sarebbe stata la concezione di tutti gli altri uomini se non ci fosse stato il peccato originale. Poi parlò della sua amata sorella maggiore, Maria Heli, la quale non era il vero frutto promesso. Allora i genitori, divenuti coscienti della propria impurità, decisero di ritirarsi nell’astinenza più completa e nelle preghiere. Mi fece piacere sentire proprio dalla Santa Vergine quelle stesse cose che avevo precedentemente udito da altre persone e visto in altre occasioni. Rividi quei due sposi eletti circondati da una schiera di Angeli fiammanti. Credo che sotto la "porta d’oro" si eseguissero pure gli esami e le cerimonie di purificazione e di assoluzione delle donne incolpate di adulterio e altre cerimonie di riconciliazione. Sotto il tempio si contavano cinque sotterranei simili, uno dei quali era sito sotto il corridoio abitato dalle vergini. Dopo alcune cerimonie espiatorie occorreva un permesso per essere introdotti in uno di questi vestiboli di "espiazione, purificazione e conciliazione", il cui accesso non era concesso con molta facilità. I sacerdoti infatti erano assai austeri nel concedere permessi alle coppie condannate alla sterilità. Le mie visioni mi mostrarono solo Gioacchino ed Anna introdotti nel vestibolo sotterraneo.

Il Monte dei Profeti. La Veggente di Dùlmen annuncia la Concezione di Maria Santissima nei vari Paesi del mondo

L’8 dicembre 1820, nella festa dell’Immacolata Concezione di Maria Santissima, l’anima della Veggente fu trasportata dal suo Angelo custode in numerose regioni della terra. Dalle visioni su questo lungo viaggio della sua anima, che lei comunicò al "pellegrino", diamo solo un accenno di quelle che qui ci riguardano. La Veggente giunse a Roma e si recò presso il Santo Pontefice, visitò una monaca in Sardegna a lei assai cara; poi fu a Palermo, arrivò in Palestina e nelle Indie, finalmente salì sopra un Monte chiamato "dei profeti” . Giunse poi nell’Abissinia e salì sopra un’altra rupe sulla quale sorgeva una meravigliosa città ebraica, vi si recò a visitare la regina Giuditta con la quale tenne una conversazione intorno al Messia e all’odierna festa della Concezione di Maria. In questo lunghissimo viaggio mistico attraverso il mondo e i continenti, la Veggente di Dulmen si comportò come un diligente Apostolo, approfittando di ogni occasione per pregare, insegnare, prestare soccorso, consolare e preparare il mondo di quell’epoca alla festa della Concezione di Maria.

I Santi tre Magi celebrano la Concezione di Maria

L’8 dicembre di ogni anno, secondo la loro corrispondente datazione, i Magi celebravano col popolo una solennità di tre giorni per commemorare la ricorrenza dell’apparizione della cometa. Quella era la stella promessa da Balaam che, quindici anni prima della nascita di Cristo, essi avevano veduto nella notte ed era attesa da diversi secoli dai loro antenati. I Magi riconobbero nella stella il simbolo di una Vergine che teneva in una mano lo scettro e nell’altra la bilancia,. Manteneva da un lato della bilancia una bella spiga e sull’altro un grappolo, in modo da stabilire un perfetto equilibrio. Dei tre Magi ne sopravvissero poi due che celebrarono sempre più devotamente la ricorrenza dell’8 dicembre.

Abolizione dei sacrifici cruenti di fanciulli da parte dei popoli Caldei osservatori delle stelle

Dalla notte in cui la stella fece la sua apparizione nei cieli della Caldea, annunciando la Concezione della Santa Vergine, i popoli astronomi abolirono l’orribile culto del crudele sacrificio di fanciulli, usanza sanguinaria praticata fin dai tempi più antichi. Il rito proveniva da rivelazioni diaboliche. Costoro sceglievano un fanciullo tra i figli di una donna nota per la sua devozione, la quale si sentiva felice di vedere suo figlio prescelto per il sacrificio. La vittima veniva cosparsa di farina poi la si immolava e se ne raccoglieva il sangue. La farina intrisa nel sangue veniva trangugiata come un cibo sacro, e, finché il ragazzo non era del tutto dissanguato, continuavano a coprirlo di farina ed inghiottirla. Infine la vittima veniva tagliata a pezzi, divisa e divorata. La pratica cannibalesca affondava la sua origine in una devozione demoniaca e grossolana. Dalla mia voce interiore seppi che questi sacrifici orrendi erano frutto della cattiva interpretazione dei profeti intorno alle visioni della santa Cena. Nel giorno della Concezione di Maria, il re della Caldea ebbe una rivelazione celeste in cui venne esortato interiormente ad abolire quei sacrifici disumani.

Visione ed interpretazione delle offerte sacrificali dei fanciulli

Una notte, mentre ero stesa sul mio giaciglio, vidi alla mia destra l’immagine straziante del fanciullo assassinato. Ne fui molto spaventata, mi voltai sul fianco sinistro e mi trovai ancora dinanzi la sanguinosa scena. Pregai ardentemente il Signore che mi liberasse da quell’immagine così orribile. Allora mi svegliai e, mentre udivo battere l’orologio, mi apparve il mio Sposo celeste che indicò col dito lo spazio intorno a sé dicendomi: "Guarda quante offese si commettono ogni giorno nel mondo contro di me!" Si presentò così nella mia anima una visione in cui mi fu concesso di contemplare in modo profondo la crudeltà di quel sacrificio e di tutti i crimini orrendi della cosiddetta umanità. Scorsi Gesù stesso, crudelmente immolato sull’altare sacrificale, celebrato falsamente e spietatamente, così come oggigiorno i Santi Misteri vengono celebrati da alcuni sacerdoti. Vidi il bambino Gesù giacente sull’altare, dinanzi a sacerdoti indegni e degenerati, mutilato con la patena. Vidi i tormenti e le persecuzioni fatte a innumerevoli brave persone ed anche ai buoni sacerdoti veri figli Dio, come se questi tormenti fossero fatti a Gesù Cristo stesso. I nostri tempi sono davvero orribili, nessuno può più sfuggire la nebbia densa della colpa che pesa sull’universo intero. La cosa più tragica è che vedo l’uomo perseverare con fredda indifferenza nelle perversità. Mentre venivo trasportata con l’anima da un luogo all’altro del mondo mi si presentavano numerose visioni, tra queste ancora alcune sulla festa della Concezione di Maria.

 

 Visioni sulla storia della Concezione di Maria Santissima

Mentre dormivo fui trasportata in luoghi lontanissimi e in epoche diverse, dove ho veduto celebrare la solennità della Concezione della Santa Vergine. Ad Efeso vidi la celebrazione di questa solennità nella casa della Madre di Dio, la casa mi apparve in forma di tempio e dietro vidi la seconda Via della Passione eretta da Maria. La prima Via Crucis fu segnata a Gerusalemme con le lacrime della Madonna sulle orme insanguinate di suo Figlio, la terza poi a Roma. Molto tempo prima che si staccassero dalla Chiesa cattolica, vidi i Greci che celebravano già la Concezione di Maria. Mi apparve un Santo (forse Sabas) il quale aveva veduto la Santa Vergine sul globo terrestre mentre schiacciava la testa del serpente. Da allora egli comprese che la Madre di Dio era stata concepita Immacolata, cioè non toccata dall’alito del serpente. In questo contesto vidi anche che una chiesa dei Greci, o un vescovo, non voleva accettare la festa dell’Immacolata Concezione. Allora l’immagine dell’Immacolata si presentò a loro attraversando il mare, entrò nella chiesa e si collocò sull’altare maggiore. Subito dopo quell’evento miracoloso, la festa fu accettata e celebrata.

Allo stesso posto dove era apparsa l’Immacolata Concezione fu appeso un dipinto meraviglioso di San Luca, raffigurante in grandezza naturale la Santa Vergine bianco vestita e con un velo dello stesso colore, che corrispondeva all’abbigliamento effettivamente usato nella sua vita. Io credo che quel dipinto fosse un dono di Roma e sostituì in quella chiesa un altro di Maria Santissima a mezzo busto. In Inghilterra vidi introdurre e celebrare la festa dell’Immacolata Concezione fin dai tempi più antichi. Alla festa di San Nicolò ebbi una visione in cui un prete inglese che si trovava su un vascello in alto mare correva il serio pericolo di annegare nei marosi. Mentre tutti i marinai invocavano soccorso alla Madre Divina, vidi apparire nell’aria la figura del vescovo Nicolò di Myra inviato dalla Madonna che, librandosi sulle onde agitate, s’avvicinò al vascello ed offrì al prete inglese la salvezza a condizione che egli introducesse in Inghilterra la celebrazione della Concezione dell’Immacolata. Quando il prete domandò quali preghiere si dovessero elevare, il Santo gli rispose: "Le stesse che si usano in occasione del parto di Maria". Dopo che la festa fu istituita si suppose che il sacerdote sul vascello in pericolo fosse stato un certo Anselmo. Vidi la solennità introdotta anche in Francia e San Bernardo opporsi con i suoi scritti perché la festa non era stata ufficializzata da Roma

Precisazioni dello scrittore sull’incontro tra Gioacchino ed Anna

Nella ricorrenza dell’Immacolata Concezione del 1821, Suor Emmerick ebbe la percezione che l’incontro tra Gioacchino e Anna sotto la "porta d’oro" non si sarebbe svolto in occasione della festa dei Tabernacoli (25 novembre Casleu), citata dalle fonti ufficiali, ma piuttosto alla fine dei Tabernacoli, durante la ricorrenza della consacrazione del tempio fatta da Salomone. A quest’ultima vi assistè una volta anche Gesù nel secondo anno di predicazione. Le più autorevoli fonti di antichità ebraiche tacciono su questa festa. Durante la solennità Dio benedì con la sua grazia l’incontro della santa coppia, e con i raggi luminosi della sua volontà sigillò la nuova epoca di purificazione nel mondo.

 

Concepimento di Maria Santissima

Fui confortata da una meravigliosa visione sull’unione dell’anima di Maria Santissima col suo castissimo corpo: mi apparve una massa luminosa che assumeva dimensioni sempre più grandi. Si trovava sotto la Santissima Trinità. Era un’anima pura che lentamente veniva rivestita di forme materiali finché assunse l’aspetto di una figura umana. Era sola al cospetto di Dio. Vidi il Signore indicare l’indescrivibile bellezza di quell’anima agli Angeli e questi ultimi provare un indefinibile gioia nel contemplarla. Non posso descrivere con parole opportune questa meravigliosa visione. Subito dopo vidi Anna a buon punto con la sua gravidanza: aveva concepito nel suo seno la Santa Vergine da diciassette settimane e due giorni. La vidi dormire tranquilla nel letto della sua casa vicino a Nazareth, ricoperta da un raggio luminoso. Da questo se ne prolungava un altro che penetrava all’interno del suo corpo e si trasformava in una piccola figura umana luminosa. Ad un tratto Anna, avvolta da uno splendore indescrivibile, si alzò dal giaciglio. La vidi entrare in uno stato di santo rapimento, contemplava l’interno del suo corpo trasformato nel tabernacolo salvifico dell’umanità. Quello fu il momento in cui Anna iniziò a sentire il corpicino di Maria che si muoveva sotto il suo cuore. Allora si vesti e partecipò la sua gioia a Gioacchino; quindi ambedue ringraziarono il Signore con l’orazione. Vidi la Santa pregare in giardino vicino all’albero dove fu consolata dall’Angelo.

 Nascita di Maria Santissima

Giunse il momento del parto, vidi Anna mentre lo annunciava a Gioacchino. Quindi la santa Donna inviò alcuni messi ad invitare le parenti a recarsi da lei: a Sephoris presso sua sorella minore Maraha, nella valle di Zabulon dalla vedova Enue e dalla sorella Elisabetta, ed infine anche a Betsaida dalla nipote Maria Salome. Vidi queste donne mettersi in viaggio: la vedova Enue fu accompagnata da due servi mentre le altre due dai rispettivi mariti, che le accompagnarono fino alle porte di Nazareth. Il giorno prima del parto di Anna, Gioacchino mandò i suoi servi a pascolare il gregge. Egli stesso se ne andò al pascolo più vicino mentre a casa restarono solo le ancelle. Maria Heli si assunse la cura delle cose domestiche; allora aveva diciannove anni ed era sposata con Cleofa, il capo dei pastori di Gioacchino. Maria di Cleofa, di quattro anni, era la loro figlioletta. Gioacchino scelse i migliori agnelli, capretti e buoi per offrirli a Dio come dono di ringraziamento; li fece quindi condurre al tempio dai pastori. Egli ritornò a casa a notte inoltrata. Quella stessa sera giunsero da Anna le tre congiunte: entrate nella stanza da letto dietro al focolare, abbracciarono la santa Donna. Anna disse loro che il momento del parto era vicino, allora tutte insieme intonarono il salmo: "Lodate Dio, il Signore, poiché ebbe pietà del suo popolo, ha redento Israele ed ha compiuto la promessa fatta nel paradiso ad Abramo; il seme della donna schiaccerà la testa al serpente…".

Vidi Anna che, rapita in questa preghiera, iniziò ad esaltare la Vergine con simpatiche espressioni: "In me è maturato il seme dato dal Signore ad Abramo". Poi parlò della promessa fatta ad Isacco e Sara: "Il fiore dello scettro d’Aronne è nato in me". Mentre Anna innalzava questi canti di lode, vidi la stanza illuminarsi intensamente di una luce meravigliosa e apparirle vicino la Scala di Giacobbe; credo che anche le altre donne avessero avuto quest’apparizione perché le vidi intimamente rapite in estasi profonda. Dopo le preghiere, seguì un pasto frugale consistente in pane, frutta e aromi. Le donne mangiarono in piedi, poi andarono a riposarsi e dormirono fino a mezzanotte, momento in cui Anna le destò. Si alzarono e si recarono in un luogo chiuso da una tenda dove la Santa era solita ritirarsi in meditazione. Vidi Anna accostarsi vicino ad un piccolo armadio infisso nella parete che conteneva alcune reliquie chiuse in un’urna con due candele ai lati. Nel reliquiario, posto su una specie di sedia a due braccioli, vidi una ciocca di capelli di Sara, per i quali Anna coltivava una devozione particolare, inoltre c’erano le ossa di Giuseppe, che Mosè aveva recato con sé dall’Egitto, e alcune reliquie di Tobia, consistenti in brandelli di una sua veste; vidi pure quel piccolo bicchiere scintillante a forma di pera in cui aveva bevuto Abramo quando fu benedetto dall’Angelo.

Questo bicchiere fu poi tolto dall’Arca e dato a Gioacchino quando gli fu impartita la grazia. Adesso comprendo che la grazia gli fu donata nel pane e nel vino, il cibo e ristoro. Dopo aver aperto l’armadio, Anna s’inginocchiò e iniziò a cantare un salmo nel quale mi sembrò si accennasse al roveto ardente di Mosè. Frattanto due delle parenti si posero ai lati della santa madre, l’una a destra e l’altra a sinistra, la terza si mise dietro a lei. Allora vidi una luce soprannaturale invadere nuovamente la stanza, poi, agitandosi vicino al corpo di Anna, si condensò intorno a lei. Le parenti, frattanto, si erano genuflesse a terra in contemplazione profonda e il fascio di luce, che avvolgeva intensamente Anna, aveva assunto una forma simile a quella del roveto ardente veduto da Mosè. Così fu che Anna accolse tra le proprie mani quella luce fatta di forme umane, la bambina Maria intrisa di splendore.

La Santa Madre l’avvolse subito nel proprio mantello e se la strinse al seno, poi continuando a pregare, la depose nuda dinanzi al reliquiario sulla sedia. Appena la Neonata iniziò a piangere, Anna l’avvolse nei pannolini color rosso e bruno che aveva estratto dall’ampio mantello. Le lasciò scoperto solo il petto, le braccia e la testa. Frattanto il roveto ardente che la circondava era scomparso. Le donne, invase dalla gioia e dalla magnificenza del momento miracoloso, presero tra le braccia la Neonata intonando un nuovo canto di lode. Infine Anna protese in alto Maria Santissima, in atto di offerta al Creatore per la salvezza del mondo e dell’umanità. A quel gésto vidi la stanza invasa dai raggi del sole, affollarsi di numerose figure angeliche che intonavano il Gloria e l’Alleluia. Gli Angeli comunicarono ad Anna che trascorsi venti giorni la Neonata avrebbe dovuto ricevere il nome "Maria".

Quindi la Santa Madre si recò nella sua camera e si coricò. Le donne frattanto bagnarono Maria, la fasciarono e la posero dentro una piccola cesta di vimini vicino a sua madre. Appena le tre donne annunciarono a Gioacchino l’evento, questi entrò nella stanza e, avvicinandosi al letto di Anna, s’inginocchiò e pianse commosso contemplando la Neonata. Poi la prese tra le braccia e l’offri anch’egli al Cielo in segno di offerta devozionale, mentre intonava un canto di lode simile a quello di Zaccaria quando nascerà Giovanni. Nell’inno di lode di Gioacchino si celebrava il salmo del seme posto da Dio in Abramo. Il seme che si era conservato nell’Alleanza suggellata dalla circoncisione e aveva reso possibile quella nascita benedetta. Si compiva così anche l’Oracolo del profeta: "Nascerà un ramo dalla radice di lesse". Gioacchino esclamò con profonda umiltà che in quel momento di radiosa letizia avrebbe voluto morire. Durante la notte molti avevano visto la casa di Anna stranamente illuminata. Fin dal primo mattino servi, ancelle e gente del popolo furono richiamati dalla notizia del lieto evento. Numerosi, invasero l’alloggio della pia famiglia. Dopo aver atteso, a poco a poco vennero introdotti nella stanza di Anna e videro la Neonata. Non pochi si sentirono intimamente convinti che quella nascita fosse miracolosa, essendo stata Anna per molto tempo sterile. Alcuni si sentirono profondamente commossi e, toccati nella coscienza, si dedicarono alla vita devota. Sebbene Maria Heli fosse madre di Maria di Cleofa, non le fu consentito di assistere alla nascita della Santa Vergine, forse in osservanza alla legislazione religiosa ebraica.

Letizia in Paradiso per la nascita di Maria Santissima


Contemporaneamente alle visioni della venuta di Maria Santissima nel mondo, La vidi in Cielo, al cospetto della Santissima Trinità, salutata dai Cori celesti dei Santi e degli Angeli con giubili di gioia indescrivibili. Appresi allora che in quel momento le fu rivelato tutto il suo passaggio sulla terra: le future letizie e i dolori. Nonostante i grandi misteri che le furono svelati, Maria si mantenne sempre umile ed innocente. Questo suo modo silenzioso di conoscere le cose Celesti è certamente a noi sconosciuto. L’intuizione della Santissima Maria era profondissima e la sede dell’apprendimento era il centro del cuore. La Santa Vergine conosceva tutto in un modo molto semplice e ingenuo, così come un bambino che conosce istintivamente la sede dell’allattamento nel seno della madre. Scorsi la Madonna istruita dalla Grazia del Cielo; la vidi per la prima volta piangere. Sono sicura che non potrei descrivere le altre meravigliose immagini nel modo giusto e nemmeno gli altri le saprebbero comprendere nel significato più profondo, perciò preferisco tacere.

La nascita della Santissima Vergine è annunciata nel Limbo agli antichi Patriarchi

Nello stesso momento in cui nacque Maria Santissima giunse nel Limbo l’annuncio di quest’avvenimento e vidi gli antichi Patriarchi dell’umanità festeggiarlo con giubilo immenso. Particolarmente Adamo ed Eva videro in questa nascita il compimento della Promessa del Cielo. Appresi che da quel momento essi avanzarono nello stato di grazia, la loro dimora s’illuminò e s’ingrandì e da allora acquistarono maggiore influenza sulla terra. Era come se la penitenza e i dolori che avevano sostenuto, la lotta, la speranza, il desiderio di redenzione avessero raggiunto il loro compimento salvifico.

Commozione nella natura e negli uomini per la nascita della "Vergine celeste"

Quando nacque Maria Santissima ci fu un risveglio generale della natura assopita, negli animali e nei cuori delle persone buone, mentre una deliziosa armonia si diffondeva su tutta la terra. Al contrario, i peccatori erano invasi da angoscia e da spavento. Infatti in tutta la terra promessa, in particolare nella zona di Nazareth, al momento della santa nascita molti ossessi caddero in un delirio disperato. Con strida violente venivano gettati di qua e di là ed i demoni, insediati nelle viscere di costoro, sussurravano: "Dobbiamo cedere, non abbiamo speranza! Dobbiamo andarcene da questo luogo!" Il vecchio Simeone, un sacerdote di Gerusalemme che abitava vicino al tempio, rimase spaventato dalle grida strazianti dei pazzi e degli ossessionati che stavano rinchiusi in un edificio sito vicino al tempio. Simeone aveva con altri l’incarico di sorvegliare quei numerosi infelici. A mezzanotte, quando le urla di questi indemoniati si erano fatte terrificanti, il sacerdote si recò nella piazza dinanzi alla Casa degli ossessionati e domandò ad uno di loro quale fosse il motivo per cui mandava tali grida che svegliavano tutti dal sonno. Questi, gridando forte, gli disse che voleva uscire; allora gli fu aperta la porta e il posseduto si precipitò fuori mentre Satana gridava all’interno di lui: "Devo partire! È nata la Vergine celeste! La terra è piena di Angeli che ci tormentano; dobbiamo andar via, non possiamo possedere più nessuno". Il vecchio sacerdote pregò ardentemente per quel povero uomo posseduto dal demonio; alla fine, dopo essere caduto in convulsioni tremende, lo spirito infernale dovette abbandonare la vittima e allontanarsi. Mi ha fatto molto piacere aver avuto visioni del vecchio Simeone. Anche le profetesse Anna e Noemi, quest’ultima era la sorella della madre di Lazzaro, si svegliarono improvvisamente e per mezzo di visioni vennero edotte sulla nascita dell’eletta Fanciulla. Esse si comunicarono quanto avevano veduto; credo che conoscessero già la Santa Madre Anna.

La nascita di Maria Santissima è annunciata ai Caldei da cinque vergini veggenti

Nella stessa notte in cui nacque la Madonna vidi cinque vergini sibille in una città caldea. Queste ebbero una visione molto significativa della nascita della Madre di Dio e subito corsero ad avvertire i sacerdoti. Annunciarono dappertutto la Concezione di una Vergine più grande di tutte le vergini, in ossequio alla quale erano scese sulla terra numerose figure angeliche e spiriti buoni mettendo in fuga i demoni e gli spiriti del male. Quel popolo osservatore degli astri aveva già veduto in una stella l’immagine di una Vergine con una bilancia, dentro c’era dell’uva e del frumento; ma quando Maria Santissima venne alla luce, e fu annunciata dalle cinque veggenti, nell’astro l’immagine non si vide più. Dopo l’annuncio delle verginiveggenti, i Caldei collocarono nel loro tempio un idolo mostruoso che si riferiva a questa Vergine. Tempo dopo posero un’altra immagine della Vergine e un piccolo giardino recintato con una grata d’oro. Nel tempio Caldeo c’erano animali dalle più strane fattezze; vidi anche dei cani assai grandi ben accuditi, capii allora che quegli animali servivano da loro alimento. Nel tempio dei Santi Magi si manteneva per tutta la notte un’illuminazione magnifica, con torce e lampade. Guardando verso il soffitto vi era dipinto un cielo stellato simile al naturale, alcuni lumi erano disposti in modo tale da ottenere quest’effetto. Quel cielo artificiale seguiva il cambiamento delle osservazioni delle stelle: i candelieri erano disposti nella posizione adatta ad indicare le diverse situazioni. Così avvenne anche in occasione della nascita di Maria Santissima: l’illuminazione fu disposta in modo che i raggi di luce provenissero dal di fuori verso l’interno.

La caduta della "vergine alata" in Egitto

Quando nacque Maria Santissima, vidi che l’idolo della vergine alata in Egitto fu rovesciato in mare. Qualche tempo dopo il tempio fu sostituito da una chiesa. Nello stesso giorno, nell’altro tempio egiziano, l’idolo della vergine con tre mammelle assicurato al soffitto, improvvisamente si lesionò: il volto e tutta la parte inferiore del corpo si frantumarono in cento pezzi, mentre la corona che la statua teneva sul capo, le braccia che tenevano le spighe di frumento e le ali rimasero intatte.

Visite alla neonata Maria

Due giorni dopo la nascita della Santa Vergine, cioè il dieci settembre, numerosi parenti si recarono in visita dalla Santa Madre Anna. Sentii pronunciare i nomi di molte persone. Dai pascoli più lontani vidi giungere i pastori di Gioacchino. A tutti venne mostrata la Neonata, e li vidi ricolmi di gioia. Fu tenuto un allegro banchetto. Il 10 e l’11 settembre altre persone giunsero in visita alla piccola Maria, e fra queste, gli altri parenti di Gioacchino che abitavano nella valle di Zabulon. La Bimba venne portata nella parte anteriore della casa e posta con la sua culla sopra un alto piedistallo simile ad un tronco su cui si sega il legname. In questo modo tutti poterono ammirarla meglio. Fu avvolta in un panno rosso che la fasciava fin sotto le ascelle ed intorno al collo aveva un velo trasparente. La piccola culla era dipinta esternamente di bianco e di rosso. Vidi Maria di Cleofa, una bella bambina, accarezzare Maria e giocare con lei. Era molto robusta e indossava una piccola veste bianca senza maniche, il cui orlo rosso era adornato di bottoncini dello stesso colore che parevano piccole mele. Le sue braccine ignude portavano dei braccialetti bianchi fatti di penne, seta o lana.

La neonata riceve il nome "Maria"

Oggi ho veduto nella casa di Anna una gran festa; tutte le pareti di vimini erano state rimosse per preparare un’ampia sala con al centro una tavola lunghissima e bassa, addobbata di vasi e di altri arredi per il banchetto. Vidi molti arredi e vasi che altre volte non avevo notato. Si mostravano colà disposti dei vasi leggerissimi e forati alle estremità, somigliavano a canestri e pareva che dovessero servire per riporvi dei fiori. Sopra un tavolo vidi dei piccoli bastoncini bianchi che parevano d’osso, cucchiai che assomigliavano a profonde conchiglie munite di un manico e terminanti con un anello, delle canne ricurve che servivano forse a succhiare bevande. Nel mezzo della sala si ergeva una specie di altare addobbato di rosso e bianco sul quale stava una culla dai medesimi colori, con una piccola coperta azzurra; vicino a questa vidi un leggio con sopra vari rotoli di pergamene sacre per le preghiere. Cinque sacerdoti di Nazareth stavano dinanzi all’altare rudimentale, fieri nei loro pomposi abiti sacerdotali. Uno di quei religiosi portava una veste adornata con i simboli del supremo sacerdote. In mezzo a costoro vidi anche Gioacchino.

Circondavano l’altare molti uomini e donne con abbigliamenti da cerimonia. Vidi anche la sorella di Anna, Maria di Sephoris, e altri. Nonostante si fosse alzata, Anna non si presentò alla cerimonia ma rimase nella propria camera dietro al focolare. Enue pose Maria tra le braccia di Gioacchino, la Neonata era tutta fasciata fino agli omeri da un velo rosso e trasparente. I sacerdoti avanzarono verso l’altare ponendosi intorno alle sacre pergaméne e cominciarono a pregare ad alta voce.Due di essi sostenevano lo strascico dei paramenti al sommo sacerdote. Allora Gioacchino tese la Neonata a quest’ultimo che la sollevò verso il cielo, elevandola alla grazia di Dio e offrendola in sacrificio, indi la ripose nella culla sull’altare. Poi prese un paio di forbici, alla cui estremità c’era un piccolo contenitore dove cadeva quello che si era tagliato, e tagliò alla neonata tre ciocche di capelli: l’una a destra, l’altra a sinistra e la terza nel mezzo del capo; quindi le arse sopra un braciere. Prese una boccetta d’olio e unse alla Neonata le sedi dei cinque sensi, col pollice le strofinò le orecchie col balsamo, gli occhi, il naso, la bocca e la cavità del petto. Scrisse, infine, sopra una pergamena il nome "Maria" e pose lo scritto sul petto della Fanciulla. Poi Gioacchino riebbe Maria e la consegnò ad Enue che la riportò ad Anna. Quindi si intonarono dei salmi ed incominciò il banchetto. A questo punto non vidi più nulla….

L’avvenimento che diede origine alla festa della nascita di Maria Santissima

La sera del 7 settembre, la vigilia della solennità, sebbene Suor Emmerick si sentisse assai male, appariva d’umore straordinariamente lieto, come poi confermò Lei stessa. La pia Suora parlò vivacemente del giubilo che inondava l’intera natura per la ricorrenza della nascita di Maria. Disse che l’indomani sarebbe stato un giorno di vera gioia per lei e per molti altri.

Odo il cinguettio degli uccelli, vedo gli agnelli ed i capretti che saltellano, e le colombe che volano aggirandosi sul luogo dove fu la casa di Anna. Adesso non è rimasto nulla che la ricordi, è tutto abbandonato. La natura però emana una piena armonia come se fosse stata rigenerata. Nei tempi antichi questo luogo fu abitato da eremiti scesi dal monte Carmelo. Vidi alcuni pellegrini di passaggio domandare meravigliati agli eremiti quale fosse la causa della gioia che regnava nella natura. I pellegrini portavano il cappuccio calato sul volto ed erano appoggiati ai loro bordoni, essi attraversavano questo territorio con profondo spirito devozionale ed avevano ricevuto da Dio la sensibilità di percepire i movimenti interiori della natura circostante. Alla domanda dei pellegrini risposero che alla vigilia di ogni ricorrenza della Concezione di Maria la natura reagiva con movimenti di gioia e di armonia, anche per il fatto che probabilmente in quel luogo si era trovata la casa di Anna. Mi fu poi mostrata l’origine della festività della nascita della Madonna. Duecentocinquant’anni dopo la morte della Beata Vergine Maria vidi un mistico pellegrinare in Terrasanta; visitò tutti i luoghi dove era vissuto il Salvatore, i suoi discepoli e i parenti. Sentii che quell’uomo era guidato da ispirazioni divine, lo vidi soffermarsi, meditare e pregare per diversi giorni nei luoghi che portavano impressi i ricordi più evidenti delle sante persone vissute all’epoca di Gesù. Spesso il mistico cadeva in dolcissimo rapimento. Da molti anni, nella notte tra il sette e l’otto settembre, percepiva il levarsi nella natura ed udiva una deliziosa armonia diffondersi nell’aria.

Una volta gli comparve in sogno un Angelo e gli rivelò che quella data corrispondeva all’anniversario in cui era nata la Vergine Maria. Egli ebbe tale visione mentre era in viaggio per il monte Sinai. L’Angelo gli rivelò pure che su quel Monte si trovava la caverna del profeta Elia, ed in essa una cappella murata eretta in onore della Madre del Messia; infine lo esortò a comunicare queste notizie agli eremiti di quel luogo. Il mistico giunse al Sinai, precisamente nel luogo dove ora sorge il convento; in quel tempo gli eremiti vivevano isolati nelle caverne. Dalla parte della valle, il Monte si ergeva a picco e quindi per raggiungere la cima bisognava farsi alzare per mezzo di rudimentali carrucole di legno e funi. L’uomo manifestò la cosa ad un gruppetto di eremiti e poi si genuflesse assorbendosi in preghiera e chiedendo a Dio che gli fosse rivelato dove si trovasse la caverna di Elia. Per mezzo della locuzione interiore gli fu risposto che avrebbe riconosciuto la caverna del profeta da un segno evidente: dal rifiuto di un Giudeo di entrarvi. Un vecchio si prestò ad accompagnarlo e insieme si posero alla ricerca della grotta. Dopo aver cercato tra le numerose caverne abitate dagli eremiti e dagli Esseni, ne trovarono a fatica una che sembrava quella di Elia con la cappelletta eretta in onore della Vergine. La spelonca era circondata da giardini di piante fruttifere ormai inselvatichite.

Quando giunsero all’ingresso angusto della spelonca, il Giudeo ne fu rigettato fuori da una forza misteriosa. In tal modo il mistico e gli eremiti seppero con certezza che quella era la caverna di Elia. Scoprirono all’interno della medesima una seconda caverna murata. Vi praticarono quindi un foro e penetrarono nel luogo in cui Elia aveva pregato per il compimento della Promessa. L’ingresso era stato chiuso con grandi pietre scolpite a florami, le quali più tardi furono adoperate per erigere la chiesa. Nella spelonca furono rinvenute le sante ossa dei profeti e degli antichi abitanti delle caverne, così pure i resti delle pareti di vimini e gli arredi sacri che erano servite ai riti antichi. Tutto questo venne conservato nella chiesa che sorse più tardi. In quest’occasione vidi molte cose intorno al monte Oreb, ma ora mi ricordo solo del posto dove Mosè scorse il roveto ardente, "il luogo dell’ombra di Dio". Vidi anche un monte di sabbia rossa sopra il quale cresceva della bellissima frutta. In seguito alle rivelazioni del mistico, i devoti eremiti celebrarono la Festa della nascita della Santa Vergine l’8 settembre dell’anno 250. La solennità sarà adottata poi da tutta la Chiesa di Gesù Cristo.

La preghiera nella ricorrenza della nascita di Maria Santissima (La novena delle partorienti)

Ebbi molte visioni su Santa Brigida, la quale mi comunicò alcune rivelazioni che aveva avuto sulla Concezione e la nascita della Madre di Dio. La Santa Vergine, fra l’altro, così le aveva detto: "Se le partorienti celebreranno la vigilia della ricorrenza della mia nascita con digiuni e con la devozione delle nove Ave Maria, onoreranno la mia permanenza nel grembo materno, e se questa commemorazione fosse rinnovata più spesso dalle partorienti anche durante il corso della loro gravidanza, innanzi tutto alla vigilia del loro parto con l’accoglienza dei Santi Sacramenti, allora io porterò le mie preghiere davanti a Dio per loro. In particolare per quelle partorienti che si trovano in circostanze difficili, esorterò Dio a soccorrerle affinché abbiano un parto fortunato". Stamattina ho avuto io stessa un’apparizione della Santa Vergine che, avvicinandosi al mio letto, mi ha detto tra l’altro: "Chi, oggi a mezzogiorno, per onorare la mia nascita e per dimostrare il suo amore per me nel tempo della mia permanenza nel grembo materno potrà recitare le nove Ave Maria e proseguire così per nove giorni, l’Angelo allora riceverà da queste preghiere quotidianamente nove fiori. Egli me li porterà ed io ne farò subito dono alla Santissima Trinità esortandoLa ad esaudire la preghiera dell’orante". Quindi mi sentii come trasportata sopra un’altura fra il cielo e la terra. La terra era mesta ed oscura sotto i miei piedi; in Cielo vedevo i Cori degli Angeli, i Santi ed in mezzo a loro la Santa Vergine dinanzi al trono di Dio. Vidi due porte e due troni di gloria innalzarsi alla Vergine, crescere e divenire templi e poi trasformarsi in intere città nate dalle preghiere dei credenti. Era meraviglioso vedere quegli edifici formati da erbe, fiori e ghirlande, che esprimevano la maniera ed il valore dei diversi modi con cui erano state elevate quelle preghiere dai singoli credenti. Gli Angeli ed i Santi prendevano dalla mano degli oranti le loro preghiere sacrificali e le portavano in Cielo.

Sacrificio di purificazione della Santa Madre Anna

Alcune settimane dopo la cerimonia battesimale, Anna e Gioacchino con la Figlioletta intrapresero un viaggio verso il tempio per offrire il sacrificio di ringraziamento. Condussero la Neonata nel tempio come atto di devozione e di gratitudine verso Dio che li aveva liberati dalla lunga sterilità. Il giorno seguente al loro arrivo offrirono il sacrificio e promisero di consacrare per alcuni anni la loro Bimba al servizio di Dio nel tempio. Quindi ritornarono a Nazareth con Maria. Così pure farà la Santa Vergine, quando, obbedendo alla Legge, offrirà nel tempio il bambino Gesù.

La festa della vestizione della Santa Vergine

Il 28 ottobre 1821, in stato estatico, la Veggente così descrisse le sue visioni sulla piccola Maria: Alcuni anni dopo la Fanciulla era già preparata per essere condotta al tempio di Gerusalemme: Anna sedeva in una stanza della sua casa di Nazareth e istruiva Maria Santissima alla preghiera, mentre si attendevano i sacerdoti che dovevano esaminare la Fanciulla per ammetterla al tempio. Nella casa di Anna si festeggiava la festa della preparazione e presso di lei vedevo raccolti tutti gli ospiti, parenti, uomini, donne e perfino ragazzi. Vidi tre sacerdoti, tra i quali Sephoris, un nipote di Anna, un altro di Nazareth e l’ultimo di un paese di montagna distante circa quattro ore da Nazareth. Erano venuti per esaminare se Maria Santissima fosse stata idonea per essere presentata al tempio ed anche per istruire i genitori sui dettagli della vestizione prescritta per quest’occasione dal tempio. Tre erano gli abbigliamenti di differenti colori e consistevano ciascuno in una piccola giubba, in una tunica e in un mantello. Si aggiungevano due ghirlande aperte, una di seta e l’altra di lana e una corona con sopra piccoli archi. il sacerdote tagliò alcune parti degli abiti e le adattò insieme secondo la prescrizione di rito.

Alcuni giorni dopo il 2 novembre, la narrazione della mistica continuò.Oggi ho visto di nuovo una gran festa in casa dei genitori della Santa Vergine. Non posso dire se questa fosse una continuazione della festa che vidi o solo una ripetizione della mia visione, perché già da tre giorni mi si presenta la stessa immagine dinanzi agli occhi. Ho visto ancora i tre sacerdoti, numerosi parenti e molti figli, come per esempio Maria Heli con la figlia di sette anni, Maria di Cleofa, molto più forte e robusta della Madonna. Maria Santissima infatti aveva un fisico molto delicato, aveva i capelli biondi, un po’ rossicci e ricci. La Santa Fanciulla sapeva già leggere e tutti si meravigliavano della sapienza delle sue risposte. Era presente anche la sorella di Anna, Maraha, venuta da Sephoris con le sue figlie; vidi altri parenti con le loro figliole. Dopo che i sacerdoti ebbero tagliato le vesti di Maria Santissima, le donne le ricucirono insieme. Quegli abiti furono fatti indossare alla Fanciulla in differenti occasioni. Mentre si abbigliava delle sacre vesti le furono poste varie domande. La cerimonia fu solenne. I vecchi sacerdoti guardavano sorridendo con santa soddisfazione la saggia Fanciulla ed i suoi genitori che piangevano di gioia. La funzione si svolgeva in una camera quadrata, vicino alla sala dei banchetti, ed era illuminata da un’apertura praticata nel soffitto e ricoperta da un velo. Un tappeto rosso era steso al suolo dove s’ergeva l’altare addobbato di rosso e bianco. Una specie di tenda nascondeva un piccolo armadio in cui stavano gli scritti sacri e le pergamene delle preghiere. Sulla tenda era ricamata o cucita un’immagine.

Oltre ai tre abbigliamenti liturgici, dinanzi all’altare erano state offerte molte stoffe donate dai parenti per la vestizione della Santa Vergine. Una specie di piccolo trono su alcuni gradini si vedeva quasi al centro della sala e intorno vi erano radunati Gioacchino, Anna e tutti gli altri parenti; le donne stavano ritirate da un lato, ma le ragazzine invece circondavano Maria Santissima e la guardavano ammirate. I sacerdoti camminavano a piedi scalzi. Adesso erano cinque, ma tre soli vestivano paramenti sacerdotali durante la cerimonia. Uno di questi prendeva i singoli pezzi del vestiario di Maria Santissima, e dopo averne indicato l’uso e il suo significato li passava alla sorella di Anna, giunta da Sephoris, la quale vestiva la piccola Maria. Prima di tutte le altre vesti la donna porse alla Santa Vergine una tunica gialla con piccoli fiocchi e con uno scapolare o un ornamento sul petto guarnito di nastri. Quest’abbigliamento veniva infilato prima intorno al collo, quindi scivolava sul corpo coprendolo. Quindi Maria indossò un mantello scuro che aveva fori per passarvi le braccia. Calzava dei sandali di colore marrone che avevano le suole alte di color verde. I capelli, arricciati alle estremità, erano ben pettinati. Si pose poi attraverso la testa della pia Bambina un gran panno di forma quadrangolare di color cenere che poteva passare fin sotto i gomiti, permettendo alle braccia di riposare fra le due grandi pieghe.

Sembrava che fosse un mantello da utilizzare in viaggio o per la preghiera o da penitenza. Quando Maria Santissima fu così completamente abbigliata, i sacerdoti la istruirono e le rivolsero varie domande sul metodo di vita che dovevano tenere le ancelle del tempio, fra le altre cose le dissero: "Quando i tuoi genitori ti hanno consacrata al tempio, hanno fatto voto per te che non avresti assaggiato né vino, né aceto e nemmeno uva o fichi; vuoi aggiungere tu stessa a questo voto un altro? Pensaci durante il banchetto". Bisogna sapere che gli Ebrei e specialmente le donne amavano assai l’aceto, e Maria pure lo gradiva moltissimo. Perciò la rinuncia al medesimo costituiva da parte di un ebreo un vero sacrificio. Dopo simili interrogazioni fecero cambiare a Maria il primo abbigliamento e le si fece indossare il secondo. Questo consisteva in una veste color celeste, un corpetto molto più pesante del primo e un mantello di colore azzurro chiaro, un altro di seta scintillante e formato a pieghe era assicurato sulla testa da una coroncina di foglie verdi. Poi i sacerdoti la rivestirono di un velo bianco, annodato superiormente come un cappuccio. Tre fibbie lo tenevano unito in modo che il cappuccio si fosse potuto alzare dal viso per un terzo, per una metà o interamente. La Bambina venne istruita sull’uso che doveva fare di questo velo: doveva alzarlo mentre mangiava ed abbassarlo quando rispondeva alle domande dei sacerdoti, e così via. Inoltre venne istruita su tutte le altre pratiche da osservarsi durante il pranzo; poi tutti passarono in una sala vicina dove avrebbero pranzato. Durante il banchetto il posto di Maria Santissima fu in mezzo a due sacerdoti, l’altro le sedeva dirimpetto.

Le donne e le fanciulle sedevano separate dagli uomini all’altra estremità del tavolo. Durante il pranzo Maria fu interrogata più volte sull’uso del velo, poi le dissero che poteva gustare ogni cibo e le presentarono diverse vivande per tentarla, ma la pia fanciulla non cadde nell’inganno e prese solo una piccola porzione di alcune vivande. Con i suoi assennati ragionamenti fece meravigliare tutti. Vidi che durante il banchetto fu ispirata dagli Angeli. Più tardi tutti ritornarono dinanzi all’altare. Maria indossò allora il terzo indumento, che era il paramento solenne. Questo consisteva in una veste di color violetto scuro a fiori gialli, e un corsetto ricamato a vari colori. Sopra indossava un mantello color violaceo, più adorno e pomposo degli altri, che terminava nella parte posteriore con uno strascico ricurvo. Le falde del manto avevano sul davanti tre strisce in argento e tra queste si vedevano rose dorate come bottoni. All’altezza del petto il manto era tenuto da una sciarpa che passava per un nodo del corsetto. Degli uncini tenevano unito il manto nella parte inferiore del corpo, e lungo i lembi si scorgevano cinque linee di ricami.

Anche l’orlo era adorno di ricami. Lateralmente nella direzione delle braccia il manto pendeva in ricche pieghe. Infine le si pose sul capo un gran velo scintillante, bianco da una parte e violaceo dall’altra. La corona questa volta consisteva in un cerchio piccolo e leggero di cui l’arco superiore, che era più ampio di quello inferiore, era formato a punte ed adornato di nodini lucenti e da cinque pietre preziose. il cerchio risplendeva internamente d’oro. Superiormente alla corona si congiungevano cinque piccoli fili di seta che la chiudevano sul capo formando un nodo piuttosto grande. Così solennemente abbigliata, e dopo essere stata sufficientemente istruita sull’uso speciale di ciascuna parte dell’abbigliamento, Maria fu condotta sul piccolo palco dinanzi all’altare. Le altre giovinette rimasero vicino a lei. Allora Ella manifestò le rinunce che intendeva sostenere nel tempio. Disse che mai avrebbe mangiato carne né pesce e non avrebbe bevuto latte, che sarebbe stato sostituito da una bevanda consistente in succo di canna palustre con acqua e qualche volta si sarebbe permessa di aggiungere a quella pozione un po’ di succo di terebinto. Le famiglie povere nella Terra Promessa usano quella bevanda pressappoco come da noi si usa l’acqua di orzo. Il succo di terebinto è una specie di olio glutinoso assai rinfrescante, sebbene non sia pregevole come il balsamo.

Maria rinunciò a qualunque specie di radice e alla frutta, con la sola eccezione di alcune bacche gialle, le quali crescono in grappoli e servono di nutrimento alla povera gente. La pia fanciulla disse che avrebbe voluto dormire sulla terra nuda, e che tre volte ogni notte si sarebbe alzata per pregare. Le altre novizie non si alzavano che una volta per notte. I genitori di Maria furono intimamente commossi dalle sue parole. Gioacchino l’abbracciò esclamando: "Oh! Mia diletta figliola, questa vita è per te troppo severa ed il tuo vecchio padre forse non ti rivedrà più". I sacerdoti le dissero che bastava si alzasse una sola volta per notte come tutte le altre. Inoltre mitigarono anche i suoi proponimenti mistici, per esempio permettendole di mangiare pesce nei giorni di grande solennità. A questo punto vidi il grande mercato del pesce situato in uno dei quartieri più bassi di Gerusalemme. Vidi pure un rivolo d’acqua proveniente dal lago di Bethseda che forniva l’acqua al quartiere. Quando una volta il rivolo si essiccò, Erode il grande pensò di costruire una fontana ed un acquedotto; per sostenerne le spese pensò di vendere i paramenti sacri ed i vasi del tempio; quando si diffuse tra il popolo la notizia poco mancò che non scoppiasse una sommossa. Gli Esseni, che avevano gran considerazione e devozione per gli abiti sacerdotali, si riunirono e si recarono a Gerusalemme per opporsi chiaramente al disegno di Erode.

Dopo queste visioni rividi Maria in mezzo ai sacerdoti. Essi le dissero: "Molte novizie che non possono sostenersi e non hanno corredo vengono ugualmente ricevute al tempio, devono però corrispondere alle spese di mantenimento lavando i sacri abbigliamenti cosparsi dal sangue sacrificale delle vittime. Inoltre, in un’età più matura e appena le loro forze lo concederanno, devono lavare le altre ruvide stoffe di lana. Quest’ultimo è un lavoro molto duro e faticoso, spesso le mani sanguinano, ma tu non hai bisogno di farlo poiché i tuoi parenti hanno la possibilità di mantenerti al tempio". Maria allora, senza esitazione alcuna, dichiarò che si sarebbe assunta volentieri anche quell’incarico se i sacerdoti l’avessero creduta degna di adempierlo. Con questi colloqui, ai quali Maria partecipò con molta umiltà e saggezza, si concluse la festa della vestizione. Durante la sacra cerimonia, l’immagine di Maria Santissima appariva al mio sguardo gigantesca in mezzo ai sacerdoti che la circondavano. Ciò mi parve un simbolo della sapienza e della grazia di cui Dio la colmava. Vidi i sacerdoti pieni di santa ammirazione.

Appena la cerimonia ebbe termine, il loro superiore impartì a Maria la benedizione. Due sacerdoti stavano ai fianchi della Santa Vergine che sedeva su un piccolo alto trono. Mentre costoro pregavano, secondo le pergamene su cui erano scritte le preci, il capo dei sacerdoti benedisse la Santa Vergine stendendo su di lei la mano. Nello stesso momento ebbi un’altra visione in cui vidi le condizioni dello spirito della Santa Fanciulla. Fu uno spettacolo meraviglioso: la benedizione del sommo sacerdote penetrò di luce la futura Madre del Redentore e sotto il suo cuore vidi che le si manifestò, circondato da una luce indescrivibile, quello splendore che avevo già veduto nell’Arca dell’Alleanza. Ebbi poi una visione in cui il frumento ed il vino, la carne ed il sangue si fondevano insieme. Vidi infine il cuore della Madre di Dio aprirsi a questa fusione, come la porta di un tempio. L’apertura del suo cuore era circondata da pietre preziose di ogni genere. Fu come se avessi visto l’Arca entrare nel santuario del tempio. Vidi infine il cuore della divina Fanciulla chiudersi dopo aver raccolto in sé il supremo bene della terra.

Mi restò dinanzi agli occhi la divina Fanciulla penetrata dal favore della Grazia e mi parve che, illuminata da Dio, s’alzasse aleggiante dal suolo. Nello stesso momento vidi cadere su uno dei sommi sacerdoti un raggio di quella Grazia ricevuta dalla Vergine. Così egli fu convinto che Maria Santissima fosse l’eletto Vaso della salvezza. Quando Maria fu abbigliata solennemente, i sacerdoti la condussero alla presenza dei suoi genitori. Anna strinse la figlioletta al petto materno e la baciò con fervore devozionale. Gioacchino, profondamente commosso, le strinse con rispetto la mano. La sorella maggiore di Maria abbracciò la Santa Vergine con molta più vivacità di Anna, che era in tutte le cose prudente e moderata. Maria di Cleofa, la piccola nipote, anch’essa piena di spontaneità, le gettò le braccia al collo. Quando tutti gli astanti se ne andarono, la Fanciulla si spogliò delle sacre vesti ed indossò il suo solito abbigliamento. Gli ospiti, e fra questi alcuni sacerdoti, prima di ritornarsene alle proprie abitazioni presero un piccolo pasto con frutta e pane e bevvero tutti da un solo bicchiere in segno di fraternità; le donne, come era d’uso, erano rimaste separate dagli uomini.


RINNOVERÓ IL MONDO E LA MIA CHIESA PC- 13. 4

Catalina Rivas

Oh, figlia amatissima, il Mio Cuore è schiacciato e saturo di obbrobri. Che cosa dovrei fare ancora che non abbia già fatto, per salvarvi? Se in qualcosa ho mancato, riguardo voi, desidererei saperlo. Io ho dato Me stesso e continuo a darmi in sacrificio perpetuo, ma questo sembra che non basti. Potrei richiamare l’attenzione dell’uomo con il castigo... Ma no, Io sono Dio-Amore. Dio che salva colui che è perduto. La vittoria sarà Mia. Confonderò il male con il bene, la perfidia con la bontà e il perdono. Dimenticherò tutto per ricominciare tutto di nuovo. Rinnoverò il mondo. Ma prima di rinnovare il mondo, rinnoverò la Chiesa, i Miei Ministri... Le Mie anime consacrate... Le Mie Spose ...

Darò alla Chiesa un volto nuovo, fresco, giovane. Essa rivestirà la sua veste di nozze, l’adornerò con pietre preziose e si presenterà bella e ringiovanita nel cammino dei secoli. I Miei Ministri la seguiranno, ornamento indiscutibile di Verità di Fede; e le Mie vere Spose, caste e modeste. La nuova Gerusalemme canterà l’inno della liberazione, come ai tempi dell’Antico Testamento. Canterà l’Exsultet. Ma, figlia Mia, tutto questo è desiderabile quanto rischioso, poiché Io ho creato l’uomo libero e per rinnovare il mondo, ho bisogno della cooperazione dei buoni. Un poco più di fede basterà per accendere nel cuore dell’uomo l’amore che può tutto. Io non aspetterò di ricompensarvi nel cielo per questo vostro sforzo. Ve ne darò qui la ricompensa, pur se per breve tempo.

È questo un tempo in cui la carità nel mondo si è raffreddata. È anche il tempo del rinnovamento. Così come dopo il tempestoso inverno, appare la dolce e soave primavera che risveglia la natura addormentata, nello stesso modo la creazione tutta intera si risveglierà al nuovo soffio di vita che la farà uscire dalla letargia di un mondo vecchio. Allora apparirà una umanità nuova e una nuova Chiesa nel suo più esuberante rinascere di una eterna giovinezza nella perenne Carità del suo Fondatore. Tutto un mondo nuovo di pace, di concordia e di amore, come eterna lode a Dio. Tale sarà il mondo rinnovato nel sacrificio dei dolori del parto.

Io che sono il tuo Dio, il tuo Creatore, ho bisogno di te, Mia creatura, per fare giungere questo messaggio. Ho fatto lo stesso con i Miei Profeti, nei tempi passati.