Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 1° settimana del tempo di Avvento
Vangelo secondo Luca 7
1Quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao.2Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l'aveva molto caro.3Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo.4Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: "Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicevano,5perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga".6Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: "Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto;7per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito.8Anch'io infatti sono uomo sottoposto a un'autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all'uno: Va' ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fa' questo, ed egli lo fa".9All'udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: "Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!".10E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.
11In seguito si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla.12Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei.13Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: "Non piangere!".14E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: "Giovinetto, dico a te, alzati!".15Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre.16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: "Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo".17La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione.
18Anche Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutti questi avvenimenti. Giovanni chiamò due di essi19e li mandò a dire al Signore: "Sei tu colui che viene, o dobbiamo aspettare un altro?".20Venuti da lui, quegli uomini dissero: "Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: Sei tu colui che viene o dobbiamo aspettare un altro?".21In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi.22Poi diede loro questa risposta: "Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: 'i ciechi riacquistano la vista', gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano, 'ai poveri è annunziata la buona novella'.23E beato è chiunque non sarà scandalizzato di me!".
24Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù cominciò a dire alla folla riguardo a Giovanni: "Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento?25E allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano vesti sontuose e vivono nella lussuria stanno nei palazzi dei re.26Allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, e più che un profeta.27Egli è colui del quale sta scritto:
'Ecco io mando davanti a te il mio messaggero,
egli preparerà la via davanti' a te.
28Io vi dico, tra i nati di donna non c'è nessuno più grande di Giovanni, e il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui.29Tutto il popolo che lo ha ascoltato, e anche i pubblicani, hanno riconosciuto la giustizia di Dio ricevendo il battesimo di Giovanni.30Ma i farisei e i dottori della legge non facendosi battezzare da lui hanno reso vano per loro il disegno di Dio.
31A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, a chi sono simili?32Sono simili a quei bambini che stando in piazza gridano gli uni agli altri:
Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato;
vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!
33È venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: Ha un demonio.34È venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori.35Ma alla sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi figli".
36Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola.37Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato;38e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato.
39A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé. "Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice".40Gesù allora gli disse: "Simone, ho una cosa da dirti". Ed egli: "Maestro, di' pure".41"Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta.42Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?".43Simone rispose: "Suppongo quello a cui ha condonato di più". Gli disse Gesù: "Hai giudicato bene".44E volgendosi verso la donna, disse a Simone: "Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli.45Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi.46Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi.47Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco".48Poi disse a lei: "Ti sono perdonati i tuoi peccati".49Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: "Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?".50Ma egli disse alla donna: "La tua fede ti ha salvata; va' in pace!".
Primo libro dei Maccabei 1
1Queste cose avvennero dopo che Alessandro il Macedone, figlio di Filippo, uscito dalla regione dei Kittim sconfisse Dario, re dei Persiani e dei Medi, e regnò al suo posto, cominciando dalla Grecia.2Intraprese molte guerre, si impadronì di fortezze e uccise i re della terra;3arrivò sino ai confini della terra e raccolse le spoglie di molti popoli. La terra si ridusse al silenzio davanti a lui; il suo cuore si esaltò e si gonfiò di orgoglio.4Radunò forze ingenti e conquistò regioni, popoli e principi, che divennero suoi tributari.5Dopo questo cadde ammalato e comprese che stava per morire.6Allora chiamò i suoi luogotenenti più importanti, che erano cresciuti con lui fin dalla giovinezza e mentre era ancora vivo divise tra di loro il suo impero.7Regnò dunque Alessandro dodici anni e morì.8I suoi subalterni assunsero il potere, ognuno nella sua regione;9dopo la sua morte tutti cinsero il diadema e dopo di loro i loro figli per molti anni e si moltiplicarono i mali sulla terra.
10Uscì da quelli una radice perversa, Antioco Epìfane, figlio del re Antioco che era stato ostaggio a Roma, e assunse il regno nell'anno centotrentasette del dominio dei Greci.11In quei giorni sorsero da Israele figli empi che persuasero molti dicendo: "Andiamo e facciamo lega con le nazioni che ci stanno attorno, perché da quando ci siamo separati da loro, ci sono capitati molti mali".12Parve ottimo ai loro occhi questo ragionamento;13alcuni del popolo presero l'iniziativa e andarono dal re, che diede loro facoltà di introdurre le istituzioni dei pagani.14Essi costruirono una palestra in Gerusalemme secondo le usanze dei pagani15e cancellarono i segni della circoncisione e si allontanarono dalla santa alleanza; si unirono alle nazioni pagane e si vendettero per fare il male.
16Quando il regno fu consolidato in mano di Antioco, egli volle conquistare l'Egitto per dominare due regni:17entrò nell'Egitto con un esercito imponente, con carri ed elefanti, con la cavalleria e una grande flotta18e venne a battaglia con Tolomeo re di Egitto. Tolomeo fu travolto davanti a lui e dovette fuggire e molti caddero colpiti a morte.19Espugnarono le fortezze dell'Egitto e Antioco saccheggiò il paese di Egitto.
20Ritornò quindi Antioco dopo aver sconfitto l'Egitto nell'anno centoquarantatré, si diresse contro Israele e mosse contro Gerusalemme con forze ingenti.21Entrò con arroganza nel santuario e ne asportò l'altare d'oro e il candelabro dei lumi con tutti i suoi arredi22e la tavola dell'offerta e i vasi per le libazioni, le coppe e gli incensieri d'oro, il velo, le corone e i fregi d'oro della facciata del tempio e lo sguarnì tutto;23si impadronì dell'argento e dell'oro e d'ogni oggetto pregiato e asportò i tesori nascosti che riuscì a trovare;24quindi, raccolta ogni cosa, fece ritorno nella sua regione. Fece anche molte stragi e parlò con grande arroganza.
25Allora vi fu lutto grande per gli Israeliti
in ogni loro regione.
26Gemettero i capi e gli anziani,
le vergini e i giovani persero vigore
e la bellezza delle donne svanì.
27Ogni sposo levò il suo lamento
e la sposa nel talamo fu in lutto.
28Tremò la terra per i suoi abitanti
e tutta la casa di Giacobbe si vestì di vergogna.
29Due anni dopo, il re mandò alle città di Giuda un sovrintendente ai tributi. Egli venne in Gerusalemme con ingenti forze30e rivolse loro con perfidia parole di pace ed essi gli prestarono fede. Ma all'improvviso piombò sulla città, le inflisse colpi crudeli e mise a morte molta gente in Israele.31Mise a sacco la città, la diede alle fiamme e distrusse le sue abitazioni e le mura intorno.32Trassero in schiavitù le donne e i bambini e si impossessarono dei greggi.33Poi costruirono attorno alla città di Davide un muro grande e massiccio, con torri solidissime, e questa divenne per loro una fortezza.34Vi stabilirono una razza empia, uomini scellerati, che si fortificarono dentro,35vi collocarono armi e vettovaglie e, radunato il bottino di Gerusalemme, lo depositarono colà e divennero come una grande trappola;36questo fu un'insidia per il santuario e un avversario maligno per Israele in ogni momento
37Versarono sangue innocente intorno al santuario
e profanarono il luogo santo.
38Fuggirono gli abitanti di Gerusalemme a causa loro
e la città divenne abitazione di stranieri;
divenne straniera alla sua gente
e i suoi figli l'abbandonarono.
39Il suo santuario fu desolato come il deserto,
le sue feste si mutarono in lutto,
i suoi sabati in vergogna
il suo onore in disprezzo.
40Quanta era stata la sua gloria
altrettanto fu il suo disonore
e il suo splendore si cambiò in lutto.
41Poi il re prescrisse con decreto a tutto il suo regno, che tutti formassero un sol popolo42e ciascuno abbandonasse le proprie leggi. Tutti i popoli consentirono a fare secondo gli ordini del re.43Anche molti Israeliti accettarono di servirlo e sacrificarono agli idoli e profanarono il sabato.44Il re spedì ancora decreti per mezzo di messaggeri a Gerusalemme e alle città di Giuda, ordinando di seguire usanze straniere al loro paese,45di far cessare nel tempio gli olocausti, i sacrifici e le libazioni, di profanare i sabati e le feste46e di contaminare il santuario e i fedeli,47di innalzare altari, templi ed edicole e sacrificare carni suine e animali immondi,48di lasciare che i propri figli, non circoncisi, si contaminassero con ogni impurità e profanazione,49così da dimenticare la legge e mutare ogni istituzione,50pena la morte a chiunque non avesse agito secondo gli ordini del re.51Secondo questi ordini scrisse a tutto il regno, stabilì ispettori su tutto il popolo e intimò alle città di Giuda di sacrificare città per città.52Anche molti del popolo si unirono a loro, tutti i traditori della legge, e commisero il male nella regione53e ridussero Israele a nascondersi in ogni possibile rifugio.
54Nell'anno centoquarantacinque, il quindici di Casleu il re innalzò sull'altare un idolo. Anche nelle città vicine di Giuda eressero altari55e bruciarono incenso sulle porte delle case e nelle piazze.56Stracciavano i libri della legge che riuscivano a trovare e li gettavano nel fuoco.57Se qualcuno veniva trovato in possesso di una copia del libro dell'alleanza o ardiva obbedire alla legge, la sentenza del re lo condannava a morte.58Con prepotenza trattavano gli Israeliti che venivano scoperti ogni mese nella città59e specialmente al venticinque del mese, quando sacrificavano sull'ara che era sopra l'altare dei sacrifici.60Mettevano a morte, secondo gli ordini, le donne che avevano fatto circoncidere i loro figli,61con i bambini appesi al collo e con i familiari e quelli che li avevano circoncisi.62Tuttavia molti in Israele si fecero forza e animo a vicenda per non mangiare cibi immondi63e preferirono morire pur di non contaminarsi con quei cibi e non disonorare la santa alleanza; così appunto morirono.64Sopra Israele fu così scatenata un'ira veramente grande.
Siracide 41
1O morte, come è amaro il tuo pensiero
per l'uomo che vive sereno nella sua agiatezza,
per l'uomo senza assilli e fortunato in tutto,
ancora in grado di gustare il cibo!
2O morte, è gradita la tua sentenza
all'uomo indigente e privo di forze,
vecchio decrepito e preoccupato di tutto,
al ribelle che ha perduto la pazienza!
3Non temere la sentenza della morte,
ricòrdati dei tuoi predecessori e successori.
4Questo è il decreto del Signore per ogni uomo;
perché ribellarsi al volere dell'Altissimo?
Siano dieci, cento, mille anni;
negli inferi non ci sono recriminazioni sulla vita.
5Figli abominevoli sono i figli dei peccatori,
una stirpe empia è nella dimora dei malvagi.
6L'eredità dei figli dei peccatori andrà in rovina,
con la loro discendenza continuerà il disonore.
7Contro un padre empio imprecano i figli,
perché sono disprezzati a causa sua.
8Guai a voi, uomini empi,
che avete abbandonato la legge di Dio altissimo!
9Quando nascete, nascete per la maledizione;
quando morite, erediterete la maledizione.
10Quanto è dalla terra ritornerà alla terra,
così gli empi dalla maledizione alla distruzione.
11Il lutto degli uomini riguarda i loro cadaveri,
il nome non buono dei peccatori sarà cancellato.
12Abbi cura del nome, perché esso ti resterà
più di mille grandi tesori d'oro.
13I giorni di una vita felice sono contati,
ma un buon nome dura sempre.
14Figli, custodite l'istruzione in pace;
ma sapienza nascosta e tesoro invisibile,
l'una e l'altro a che servono?
15Meglio chi nasconde la sua stoltezza
di chi nasconde la sua sapienza.
16Pertanto provate vergogna in vista della mia parola,
perché non è bene arrossire per qualsiasi vergogna;
non tutti stimano secondo verità tutte le cose.
17Vergognatevi della prostituzione davanti al padre e
alla madre
della menzogna davanti a un capo e a un potente,
18del delitto davanti a un giudice e a un magistrato,
dell'empietà davanti all'assemblea del popolo,
19della slealtà davanti al compagno e all'amico,
del furto nell'ambiente in cui ti trovi,
20di venir meno al giuramento e all'alleanza,
di piegare i gomiti sul pane,
21del disprezzo di ciò che prendi o che ti è dato,
di non rispondere a quanti salutano,
22dello sguardo su una donna scostumata,
del rifiuto fatto a un parente,
23dell'appropriazione di eredità o donazione,
del desiderio per una donna sposata,
24della relazione con la sua schiava,
- non accostarti al suo letto -
25delle parole ingiuriose davanti agli amici
- dopo aver donato, non offendere -
26della ripetizione di quanto hai udito
e della rivelazione di notizie segrete.
27Allora sarai veramente pudico
e troverai grazia presso chiunque.
Salmi 37
1'Di Davide.'
Alef. Non adirarti contro gli empi
non invidiare i malfattori.
2Come fieno presto appassiranno,
cadranno come erba del prato.
3Bet. Confida nel Signore e fa' il bene;
abita la terra e vivi con fede.
4Cerca la gioia del Signore,
esaudirà i desideri del tuo cuore.
5Ghimel. Manifesta al Signore la tua via,
confida in lui: compirà la sua opera;
6farà brillare come luce la tua giustizia,
come il meriggio il tuo diritto.
7Dalet. Sta' in silenzio davanti al Signore e spera in lui;
non irritarti per chi ha successo,
per l'uomo che trama insidie.
8He. Desisti dall'ira e deponi lo sdegno,
non irritarti: faresti del male,
9poiché i malvagi saranno sterminati,
ma chi spera nel Signore possederà la terra.
10Vau. Ancora un poco e l'empio scompare,
cerchi il suo posto e più non lo trovi.
11I miti invece possederanno la terra
e godranno di una grande pace.
12Zain. L'empio trama contro il giusto,
contro di lui digrigna i denti.
13Ma il Signore ride dell'empio,
perché vede arrivare il suo giorno.
14Het. Gli empi sfoderano la spada
e tendono l'arco
per abbattere il misero e l'indigente,
per uccidere chi cammina sulla retta via.
15La loro spada raggiungerà il loro cuore
e i loro archi si spezzeranno.
16Tet. Il poco del giusto è cosa migliore
dell'abbondanza degli empi;
17perché le braccia degli empi saranno spezzate,
ma il Signore è il sostegno dei giusti.
18Iod. Conosce il Signore la vita dei buoni,
la loro eredità durerà per sempre.
19Non saranno confusi nel tempo della sventura
e nei giorni della fame saranno saziati.
20Caf. Poiché gli empi periranno,
i nemici del Signore appassiranno
come lo splendore dei prati,
tutti come fumo svaniranno.
21Lamed. L'empio prende in prestito e non restituisce,
ma il giusto ha compassione e dà in dono.
22Chi è benedetto da Dio possederà la terra,
ma chi è maledetto sarà sterminato.
23Mem. Il Signore fa sicuri i passi dell'uomo
e segue con amore il suo cammino.
24Se cade, non rimane a terra,
perché il Signore lo tiene per mano.
25Nun. Sono stato fanciullo e ora sono vecchio,
non ho mai visto il giusto abbandonato
né i suoi figli mendicare il pane.
26Egli ha sempre compassione e dà in prestito,
per questo la sua stirpe è benedetta.
27Samech. Sta' lontano dal male e fa' il bene,
e avrai sempre una casa.
28Perché il Signore ama la giustizia
e non abbandona i suoi fedeli;
Ain. gli empi saranno distrutti per sempre
e la loro stirpe sarà sterminata.
29I giusti possederanno la terra
e la abiteranno per sempre.
30Pe. La bocca del giusto proclama la sapienza,
e la sua lingua esprime la giustizia;
31la legge del suo Dio è nel suo cuore,
i suoi passi non vacilleranno.
32L'empio spia il giusto
e cerca di farlo morire.
33Il Signore non lo abbandona alla sua mano,
nel giudizio non lo lascia condannare.
34Kof. Spera nel Signore e segui la sua via:
ti esalterà e tu possederai la terra
e vedrai lo sterminio degli empi.
35Res. Ho visto l'empio trionfante
ergersi come cedro rigoglioso;
36sono passato e più non c'era,
l'ho cercato e più non si è trovato.
37Sin. Osserva il giusto e vedi l'uomo retto,
l'uomo di pace avrà una discendenza.
38Ma tutti i peccatori saranno distrutti,
la discendenza degli empi sarà sterminata.
39Tau. La salvezza dei giusti viene dal Signore,
nel tempo dell'angoscia è loro difesa;
40il Signore viene in loro aiuto e li scampa,
li libera dagli empi e dà loro salvezza,
perché in lui si sono rifugiati.
Geremia 33
1La parola del Signore fu rivolta una seconda volta a Geremia, mentre egli era ancora chiuso nell'atrio della prigione:2"Così dice il Signore, che ha fatto la terra e l'ha formata per renderla stabile e il cui nome è Signore:3Invocami e io ti risponderò e ti annunzierò cose grandi e impenetrabili, che tu non conosci.4Poiché dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele, riguardo alle case di questa città e alle case dei re di Giuda, che saranno diroccate di fronte alle opere di assedio e alle armi5dei Caldei venuti a far guerra e a riempirle dei cadaveri degli uomini che io ho colpito nella mia ira e nel mio furore, poiché ho nascosto il volto distornandolo da questa città a causa di tutta la loro malvagità:6Ecco io farò rimarginare la loro piaga, li curerò e li risanerò; procurerò loro abbondanza di pace e di sicurezza.7Cambierò la sorte di Giuda e la sorte di Israele e li ristabilirò come al principio.8Li purificherò da tutta l'iniquità con cui hanno peccato contro di me e perdonerò tutte le iniquità che han commesso verso di me e per cui si sono ribellati contro di me.9Ciò sarà per me titolo di gioia, di lode e di gloria tra tutti i popoli della terra, quando sapranno tutto il bene che io faccio loro e temeranno e tremeranno per tutto il bene e per tutta la pace che concederò loro.10Dice il Signore: In questo luogo, di cui voi dite: Esso è desolato, senza uomini e senza bestiame; nelle città di Giuda e nelle strade di Gerusalemme, che sono desolate, senza uomini, senza abitanti e senza bestiame, si udranno ancora11grida di gioia e grida di allegria, la voce dello sposo e quella della sposa e il canto di coloro che dicono: 'Lodate il Signore degli eserciti, perché è buono, perché la sua grazia dura sempre', portando sacrifici di ringraziamento nel tempio del Signore, perché ristabilirò la sorte di questo paese come era prima, dice il Signore.
12Così dice il Signore degli eserciti: In questo luogo desolato, senza uomini e senza bestiame, e in tutte le sue città ci saranno ancora luoghi di pastori che vi faranno riposare i greggi.13Nelle città dei monti, nelle città della Sefèla, nelle città del mezzogiorno, nella terra di Beniamino, nei dintorni di Gerusalemme e nelle città di Giuda passeranno ancora le pecore sotto la mano di chi le conta, dice il Signore.
14Ecco verranno giorni - oracolo del Signore - nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa di Israele e alla casa di Giuda.15In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio di giustizia; egli eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra.16In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla. Così sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia.
17Così dice il Signore: Davide non sarà mai privo di un discendente che sieda sul trono della casa di Israele;18ai sacerdoti leviti non mancherà mai chi stia davanti a me per offrire olocausti, per bruciare l'incenso in offerta e compiere sacrifici tutti i giorni".
19Questa parola del Signore fu poi rivolta a Geremia:20"Dice il Signore: Se voi potete spezzare la mia alleanza con il giorno e la mia alleanza con la notte, in modo che non vi siano più giorno e notte al tempo loro,21così sarà rotta anche la mia alleanza con Davide mio servo, in modo che non abbia un figlio che regni sul suo trono, e quella con i leviti sacerdoti che mi servono.22Come non si può contare la milizia del cielo né numerare la sabbia del mare, così io moltiplicherò la discendenza di Davide, mio servo, e i leviti che mi servono".
23La parola del Signore fu ancora rivolta a Geremia:24"Non hai osservato ciò che questo popolo va dicendo: Il Signore ha rigettato le due famiglie che si era scelte! e così disprezzano il mio popolo quasi che non sia più una nazione ai loro occhi?".25Dice il Signore: "Se non sussiste più la mia alleanza con il giorno e con la notte, se io non ho stabilito le leggi del cielo e della terra,26in tal caso potrò rigettare la discendenza di Giacobbe e di Davide mio servo, così da non prendere più dai loro posteri coloro che governeranno sulla discendenza di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Poiché io cambierò la loro sorte e avrò pietà di loro".
Lettera di Giacomo 2
1Fratelli miei, non mescolate a favoritismi personali la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria.2Supponiamo che entri in una vostra adunanza qualcuno con un anello d'oro al dito, vestito splendidamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro.3Se voi guardate a colui che è vestito splendidamente e gli dite: "Tu siediti qui comodamente", e al povero dite: "Tu mettiti in piedi lì", oppure: "Siediti qui ai piedi del mio sgabello",4non fate in voi stessi preferenze e non siete giudici dai giudizi perversi?
5Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano?6Voi invece avete disprezzato il povero! Non sono forse i ricchi che vi tiranneggiano e vi trascinano davanti ai tribunali?7Non sono essi che bestemmiano il bel nome che è stato invocato sopra di voi?8Certo, se adempite il più importante dei comandamenti secondo la Scrittura: 'amerai il prossimo tuo come te stesso', fate bene;9ma se fate distinzione di persone, commettete un peccato e siete accusati dalla legge come trasgressori.10Poiché chiunque osservi tutta la legge, ma la trasgredisca anche in un punto solo, diventa colpevole di tutto;11infatti colui che ha detto: 'Non commettere adulterio', ha detto anche: 'Non uccidere'.
Ora se tu non commetti adulterio, ma uccidi, ti rendi trasgressore della legge.12Parlate e agite come persone che devono essere giudicate secondo una legge di libertà, perché13il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà usato misericordia; la misericordia invece ha sempre la meglio nel giudizio.
14Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo?15Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano16e uno di voi dice loro: "Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi", ma non date loro il necessario per il corpo, che giova?17Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa.18Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede.19Tu credi che c'è un Dio solo? Fai bene; anche i demòni lo credono e tremano!20Ma vuoi sapere, o insensato, come la fede senza le opere è senza valore?21Abramo, nostro padre, non fu forse giustificato per le opere, quando offrì Isacco, suo figlio, sull'altare?22Vedi che la fede cooperava con le opere di lui, e che per le opere quella fede divenne perfetta23e si compì la Scrittura che dice: 'E Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato a giustizia', e fu chiamato amico di Dio.24Vedete che l'uomo viene giustificato in base alle opere e non soltanto in base alla fede.25Così anche Raab, la meretrice, non venne forse giustificata in base alle opere per aver dato ospitalità agli esploratori e averli rimandati per altra via?26Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta.
Capitolo XLIV: Non ci si deve attaccare alle cose esteriori
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, molte cose occorre che tu le ignori, considerandoti come morto su questa terra, come uno per cui il mondo intero è crocifisso; molte altre cose, occorre che tu vi passi in mezzo, senza prestare ascolto, meditando piuttosto su ciò che costituisce la tua pace. Giova di più distogliere lo sguardo da ciò che non approviamo, lasciando che ciascuno si tenga il suo parere, piuttosto che metterci in accanite discussioni. Se sarai in regola con Dio e terrai conto del suo giudizio, riporterai più facilmente la vittoria.
2. Signore, a che punto siamo arrivati? Ecco per una perdita nelle cose di questo mondo, si piange; per un piccolo guadagno ci si affatica e si corre. Invece un danno spirituale passa nell'oblio, e a stento, troppo tardi, si ritorna in sé. Ci si preoccupa di ciò che non serve a nulla o a ben poco; e ciò che è sommamente necessario lo si lascia da parte con negligenza. Giacché l'uomo inclina tutto verso le cose esteriori, e beatamente vi si acquieta, se subito non si ravvede.
DISCORSO 299/E DISCORSO SUL NATALE DEI SANTI SCILLITANI NELLA BASILICA NOVARUM
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaDa Cristo la fortezza negli uomini e nelle donne. Gli anni passano all'indietro, non si fanno avanti.
1. La forza dei martiri di Cristo, uomini e donne, è Cristo. Giacché, se soltanto degli uomini si mostrassero forti nel martirio, la virtù sarebbe attribuita al sesso più forte. Il sesso più debole riuscì a superare da forte i patimenti per il fatto che Dio esercita la sua potenza su tutti. Quindi, sia l'uomo che la donna, quando sono tribolati, devono dire: Il Signore è la mia forza 1, e: Ti amo, Signore, mia forza 2. L'amore stesso è forza: infatti chi è capace di amare, tutto può tollerare coraggiosamente per colui che ama. E se l'amore sensuale ha portato a questo gli amanti, ad affrontare animosamente molte pene per le loro frivolezze e colpe, né fanno caso ad alcun pericolo quelli che attentano alla castità altrui, quanto devono essere più tenaci nell'amore di Dio coloro che lo amano, dal quale e in vita e in morte non si possono separare? Immancabilmente l'amante libertino perde ciò che ama se sarà stato ucciso a causa di colei che ama; al contrario, chi ama Dio, non solo forte e giusto, se muore, non perde ciò che ha amato, ma quel che ha amato lo trova morendo. Infine, chi ama la colpa, teme di confessare, chi ama Dio ha timore di rinnegare. Perciò, fratelli, scegliamo quell'amore che ci permette di vivere nell'innocenza, e moriamo serenamente; quindi, data la preferenza a un tale amore, una volta che avrà preso possesso del nostro essere interiore, per noi il vivere sarà Cristo e morire un guadagno 3. Con la morte evitiamo ciò che abbiamo odiato; morendo, raggiungiamo quel che amiamo. Pertanto lo faccia chi ama questa vita, se poi amando non può essere durevole. Sia che ami o che non ami, quel che ami sfugge: sfugge, non conservi quel che ami. Avanzano gli anni, l'età declina, quel che resta si fa breve: quindi, con il prolungarsi della tua vita, gli anni non sono venuti aumentando davanti a te, ma sono passati all'indietro, se fai caso a quanti ne possono rimanere. Infatti, se te li fossi trovati davanti, ti avrebbero reso più lunga la vita; supponiamo ora che ti restino trent'anni: tu stai vivendo perché essi trascorrano. Da quando sei nato, hai accumulato invano molti anni che, vivendo a lungo, hai reso più pochi. Osserva le dita di chi ne sta facendo il calcolo, non attendere che ti si informi di quelli che sono trascorsi, ma di quelli che sono rimasti; ti accorgi, anzi, che questi vengono per scomparire. Infatti, se hai raggiunto le ore nove, non puoi rendere attuali le ore sei: così pure non fai un domani del ieri che è passato; fra poco anche il 'domani' sarà 'ieri'. A che giova non disprezzare queste cose che con l'amore non riesci a conservare? Il giorno che ami ti sfugge, si fa vicino Dio desiderato. Questo ama, dove puoi giungere con l'amore. È fedele, ti sta accanto: accostati a lui. Ed a questo tu eri indolente: è venuto da te, è nato per te, è morto per te.
Il medico ha bevuto per primo il calice amaro della morte. Agli occhi degli uomini appare l'asprezza della morte dei martiri. Ogni parola di Cristo è insegnamento per noi. Nobile risposta di Donata martire.
2. Non temere, dunque, la coppa amara della morte; la morte è indubbiamente amara, ma attraverso questa amarezza si passa ad una grande soavità. Tale amarezza cura le profondità della tua anima, non in quanto tu muori, ma se tu muori per la verità. Tale amarezza è un farmaco, non un veleno: risana il tuo essere interiore, bevi tranquillo. Quel che non ha esitato a bere il medico, per quale ragione esita a berlo il malato? Egli non aveva in sé cosa curare con l'amarezza di quella coppa; beve per te, perché tu non creda ti si dia veleno. Beve per te, perché tu imparassi a dire: Davanti al Signore è preziosa la morte dei suoi santi 4. Confessando Cristo, [i martiri] tollerarono vari tormenti: alcuni furono decapitati, altri arsi al fuoco, altri esposti alle belve, altri privati della sepoltura. Tormenti penosi tutti, crudeli tutti, orribili tutti: ma davanti agli uomini. Pertanto la Scrittura, nel dar risalto alla morte dei martiri, dice: Davanti al Signore è preziosa la morte dei suoi santi, davanti a colui che sa giudicare e non può sbagliare. Notando infatti che la felicità terrena era disprezzata dai sapienti e dai fedeli, uomini stolti ed infedeli ritennero infelici quanti morivano per il nome di Cristo; non avendo gli occhi della fede erano quindi incapaci a scorgere quei beni che erano stati promessi. È venuto l'Autore e il Datore delle promesse: esortando rassicurò, concedendo lo Spirito operò una perfetta guarigione. Ha detto infatti: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla 5. Osserva gli stolti che infieriscono: nel caso ascoltino queste parole, non possono far più nulla. Giacché si accaniscono molto sui cadaveri: dilaniano, bruciano, disperdono, impediscono la sepoltura; e, come per farsene un vanto, dicono: Dov'è quanto ha detto Cristo, per cui quando un uomo avrà ucciso un altro uomo non può fare più nulla? Ecco ho infierito assai su un uomo morto. Gli somiglia nel cuore chi è fisicamente insensibile. Spietato e stolto, che cosa hai fatto? Se quello ha sensibilità, la tua opera c'è, se non l'ha, sei stato inutilmente crudele. Cristo ha detto: Vi mostro invece chi dovete temere: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettarvi nella Geenna 6. Tanto non può fare l'uomo che colpisce e uccide, che giunge a ferire il corpo e, poiché se n'è separato lo spirito che egli non vede, non può andare oltre. Chi dovete temere? Bada a chi può essere il tuo uccisore, fa' attenzione a come puoi morire. Dopo la morte sei in potere di chi ti aveva prima della morte; infatti un uomo niente potrebbe fare contro di te, se egli non lo permettesse. Ti meravigli che lo permetta? Ascolta il Principe dei martiri che, giudicato da un uomo, lui, Dio in occulto e uomo manifesto, come un uomo veniva disprezzato; così, mentre egli veniva giudicato da un uomo, questi si fece arrogante. Disse: Non mi rispondi? Non sai che ho il potere di ucciderti e di metterti in libertà? 7 E mite, egli, il Signore di tutti, il servo di tutti, che si dà a servire i malati, non per condizione ma per amore, volle curare anche quello, arrogante e pieno di sé. Da costui Cristo subiva una specie di giudizio e proprio questo veniva curato da Cristo: il superbo minacciò, ma il Medico tagliò sicuro. La risposta colpì là dove in sé soffiò a gonfiarsi come volle. Non dicendogli: Non sei tu ad avere potere su di me, ma sono io piuttosto ad avere potere su di te. Se avesse detto questo, il Signore avrebbe detto il vero, ma non ci avrebbe offerto un esempio. Cristo anche durante la passione volle farsi maestro, come pure quando venne tentato dette insegnamenti. Come ti insegnò che cosa tu debba rispondere al tentatore quando fu tentato, così ti insegnò che rispondere al persecutore quando venne giudicato. Quella sua voce era la nostra, il Capo parlava nelle veci del corpo. Che disse, allora? Non avresti alcun potere su di me se non ti fosse stato dato dall'alto 8. Non disse: Non hai, ma: Non avresti avuto se non avessi ricevuto. Insegnò che il martire non all'uomo dev'essere sottomesso, ma a Dio, insegnò al martire di non temere l'uomo quando dall'uomo gli viene qualche sofferenza, ma di temere colui che lascia fare all'uomo, colui che dà potere all'uomo. Formata a tale scuola, una donna di straordinaria fortezza disse: L'onore a Cesare in quanto Cesare, ma il timore a Dio 9. Rese a ciascuno il suo con giusta attribuzione; né superba né debole nella risposta. Si attenne all'apostolo Pietro che dice: Siate sottomessi ad ogni istituzione umana per amore di Dio 10. Disse: Onore a Cesare in quanto Cesare. Si onori, sia pure crudele; gli si renda la sottomissione dell'umiltà, anche se non ha il potere supremo. Potestà assoluta ha infatti colui che ha in suo potere noi e le nostre parole 11. Temete dunque - dice il Signore - solo chi, dopo aver ucciso, ha il potere di fare, non finché può quaggiù ed oltre più nulla, ma chi, anche dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nel fuoco della Geenna 12.
Lazzaro e il ricco: uguali quanto alla morte, ma con destino diverso. Le ricchezze non sono di per sé riprovevoli, come non merita lode la povertà in sé. Come vien condannato il ricco.
3. O infedele, tu guardi alle cose presenti, resti atterrito da quanto avviene al presente: pensa una buona volta a quel che sarà. Domani e domani, verrà la volta di un domani ultimo; un giorno incalza l'altro, né fa sparire colui che ha fatto il giorno. Da lui infatti c'è un giorno che non ha un 'ieri' e un 'domani', poiché da lui il giorno non conosce alba e tramonto: c'è da lui una luce senza fine, dove è la sorgente della vita, e nella sua luce vedremo la luce. Vi prenda dimora almeno l'affetto dell'anima, là sia fisso l'affetto dell'anima, fino a quando di necessità il corpo si trovi quaggiù; se ivi è il suo affetto, vi si troverà l'uomo tutto intero. Al ricco in porpora e bisso vennero meno le delizie; per il povero coperto di piaghe finirono gli stenti. L'uno temeva l'ultimo giorno, l'altro lo desiderava. Venne per entrambi, ma non trovò simile l'uno all'altro; non trovandoli uguali fra loro, non sopraggiunse allo stesso modo per entrambi. Simile il morire dell'uno e dell'altro; cessare di vivere e cessare di vivere: condizione pari. Hai inteso che avevano in comune, bada a quanto li separa. Accadde infatti che quel povero morì e fu portato dagli Angeli nel seno di Abramo, morì anche il ricco e fu sepolto 13. Forse quel povero non ebbe neppure una sepoltura. Già conoscete quel che segue: quello era nell'inferno fra i tormenti, l'altro aveva ristoro nel seno di Abramo. Trascorsero quei piaceri e quelle sventure, l'una e l'altra forma di esistenza ebbe fine e cambiò: il ricco passò dai godimenti alle pene, l'altro dall'estrema povertà all'abbondanza dei beni. Evidentemente quei piaceri e quelle sventure ebbero breve durata; le pene e i godimenti che invece subentrarono sono senza fine. In realtà non è che nel ricco sono incolpate le ricchezze e neppure che nel povero viene esaltata la povertà; ma in quello viene condannata l'empietà, in questo è lodata la fede religiosa. Si dà l'occasione che gli uomini ascoltino tutto questo dal Vangelo: coloro che nulla posseggono si rallegrano, il mendicante esulta a queste parole. Nel seno di Abramo sarò io, non quel ricco. Rispondiamo al povero: hai in meno le piaghe, aggiungitele attraverso i meriti, desidera anche le lingue dei cani. Ti vanti d'essere povero, io cerco se sei fedele: infatti la povertà priva della fede quaggiù è tormento, nell'altra vita è condanna. Rivolgiamo la parola anche al ricco: quando hai ascoltato dal Vangelo di quel ricco che vestiva di porpora e bisso e banchettava ogni giorno splendidamente, sei stato preso da timore; non riprovo il fatto che tu abbia avuto timore, ma vedi di temere maggiormente quel che è riprovevole nella situazione. Disprezzava il povero che giaceva davanti alla sua porta, questi bramava le briciole che cadevano dalla mensa di lui 14; non gli si porgeva di che coprirsi, non un riparo, non un gesto di solidarietà. Questo è punito nel ricco, la crudeltà, l'empietà, la vanagloria, la superbia, l'infedeltà: queste cose sono punite nel ricco. Come lo provi? - dice qualcuno -, in realtà ad essere punite sono le ricchezze. Se da parte mia non ne traggo le prove dalla stessa pericope evangelica, nessuno mi può dar retta. Quel ricco, trovandosi nei tormenti dell'inferno, desiderò sulla sua lingua una sola goccia d'acqua dal dito di quel povero che aveva desiderato le briciole della mensa di lui; quello ottenne forse più facilmente le briciole che non il ricco la goccia: infatti gli venne negata 15. Gli rispose Abramo nel cui seno era il povero: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita tua 16. Questo infatti mi son proposto di dimostrare, che in lui fu condannata l'empietà e l'infedeltà, non le ricchezze e l'abbondanza dei beni terreni. Hai ricevuto, disse, i tuoi beni durante la vita tua. Che s'intende per i tuoi beni? Che non hai creduto in altri beni. Che vuol dire durante la vita tua? Che non hai creduto nell'altra vita. Quindi, i tuoi beni, non di Dio; durante la vita tua, non di Cristo. Hai ricevuto i tuoi beni durante la vita tua: è venuto meno quello in cui hai creduto, perciò non hai ricevuto quei beni che sono migliori; infatti, trovandoti in mezzo a quelli di minor valore, non hai voluto credere a questi.
Discorsi blasfemi sulla vita eterna. I Giudei fratelli del ricco empio.
4. Forse noi poniamo sotto accusa questo ricco e il senso delle parole di Abramo lo interpretiamo secondo la nostra capacità di giudizio. Per rendere qualcosa in modo più chiaro, si spieghi quel che è oscuro, si renda evidente ciò che vi è riposto, si apra a chi bussa. Dopo che gli venne rifiutato il soccorso, minimo gesto di misericordia, perché si adempisse la Scrittura che afferma: Il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà usato misericordia 17, pregò che venisse inviato Lazzaro dai suoi fratelli ad avvertirli di che si tratti dopo questa vita. Gli si rispose che non poteva essere realizzato, ma se quelli volevano evitare quei medesimi luoghi di tormento, ascoltassero Mosè e i Profeti. Disse: Hanno Mosè e i Profeti, ascoltino quelli 18. Egli però si conosceva e conosceva i suoi fratelli, infatti erano soliti borbottare fra loro tali argomenti i fratelli senza fede. Beffandosi della parola di Dio, all'udire qualche espressione contenuta nella legge e nei Profeti che riguardava i supplizi eterni da evitare e i premi eterni da desiderare, si dicevano borbottando: Chi è tornato dall'al di là? chi ne è venuto? Chi potrà raccontare come ci si trova? Da quando ho seppellito mio padre non ne ho più udito la voce. Egli, sapendo questo, che con i suoi fratelli era solito fare discorsi blasfemi nell'intenzione e nell'espressione, chiedeva appunto che si facesse quanto essi dicevano non essersi verificato e per cui disprezzavano la parola di Dio. E disse: Vada qualcuno di qui e li avverta. E il padre Abramo: Hanno Mosè e i Profeti, ascoltino quelli. Ma egli, memore dei loro colloqui: No, padre Abramo 19. Quasi a dire: So io di che eravamo soliti parlare. No, padre Abramo: so quel che dico, so quel che chiedo. Dispregiatore del povero, compassionevole tardivo, volle che venisse usata verso i suoi fratelli quella misericordia che non riservò a se stesso. No, disse, no, padre Abramo: non credono a Mosè ed ai Profeti. Lo so, tale sono stato anch'io: Ma se qualcuno dai morti andrà da loro, gli crederanno 20. E il padre Abramo: Se non ascoltano Mosè e i Profeti - infatti erano Giudei e solo un giudeo può chiamare padre Abramo -. Rispose dunque il padre Abramo: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi 21. È avvenuto, si è adempiuto: non hanno ascoltato Mosè e i Profeti, non hanno riconosciuto il Signore risorto. Come sorsero infatti dei dispregiatori di Mosè e dei Profeti, così non vollero saperne del Signore risorto dai morti, contro il quale comprarono falsi testimoni. Vi daremo del denaro 22 - dicono ai custodi del sepolcro - e dichiarate: i suoi discepoli sono venuti e lo hanno rubato mentre noi dormivamo 23. Testimoni che dormono, comprati, corrotti, che rinnegano la loro vita, che inventano furti altrui! Se eravate desti a vigilare, perché non li avete arrestati? Se dormivate, com'è stato che avete veduto?
Il ricco Abramo accoglie il povero. In che conto ebbe Abramo quel che possedeva. Chi è ricco nello spirito è il vero ricco.
5. Per quanto posso giudicare, abbiamo dato le prove che in quel ricco non sono incolpate le ricchezze, ma l'empietà e la mancanza di fede, la superbia, la crudeltà. Ascolta un attestato di maggior valore a riprova che non si biasimano le ricchezze. Dove fu cacciato quel ricco? Nell'inferno, fra i tormenti. Dove fu portato il povero? Nel seno di Abramo. Vedi il povero nel seno di Abramo: Abramo l'accolse, egli fu accolto. Quello stesso Abramo che fu il patriarca fedele. Aggiungi e, quel che vorrei dire, leggi nel libro della Genesi delle ricchezze di Abramo, dell'oro, dell'argento, del bestiame, della servitù 24: Abramo era nell'abbondanza. Perché condanni il ricco? Il ricco accolse il povero. Lungi da noi dar colpa alle ricchezze, né con questo però vogliamo portare in alto l'avarizia. Il ricco non stia a dire che ho parlato per lui, che ho voluto rassicurarlo. Ha avuto timore infatti nella ripresentazione del passo evangelico: all'udire del ricco precipitato nelle pene infernali, ha avuto timore. Ho esposto le ragioni che danno sicurezza. [Il ricco] non abbia timore delle ricchezze, ma dei vizi: non tema l'abbondanza ma l'avarizia; non tema di avere, ma la bramosia di avere. Sia facoltoso come Abramo ed abbia, con le ricchezze, la fede: conservi, possegga, non si lasci possedere. Qualcuno mi dirà: In che modo seppe esser ricco Abramo? Vuoi sapere come si regolò Abramo quanto ai beni materiali? Che c'era in lui? il sentimento religioso; che cosa? la fede; che cosa? l'obbedienza; che cosa? i beni spirituali. Vuoi sapere? vuoi giungere a conoscerlo attraverso la lettura presentata? Ogni uomo conserva per i propri figli tutto ciò che giudica di poter mettere insieme senza colpa. Quindi, dal momento che tutti gli uomini conservano i loro averi per i propri figli - e coloro che non hanno figli vi si adattano di necessità, perché non hanno a chi lasciare il patrimonio costituito - essendo perciò evidente che tutti gli uomini amano più i loro figli che le ricchezze personali, ed amano di più coloro per i quali accumulano che quanto mettono insieme, vuoi sapere in che conto Abramo aveva quell'eredità? Leggi in che conto ebbe l'erede in seguito al comando di Dio. Fa' conto di vedere un padre ricco, quindi e colui che possiede, e ciò che possiede, e colui che è l'erede. Soppesa quello e quello, attribuisci i rispettivi valori, ordina l'amore. Senza dubbio contava di più colui al quale riservava il patrimonio che i beni a lui destinati. Credo che se a costui il Signore Gesù Cristo avesse detto: Se vuoi essere perfetto, va, vendi tutto quello che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi 25, come quel ricco nel Vangelo, anche Abramo si sarebbe allontanato triste. Avrebbe udito con tristezza: "abbandona le ricchezze" chi di buon animo ascoltò: "sacrifica a me l'erede"? Sacrifica a me il tuo figlio unico, il tuo amato figlio: rendilo a me che l'ho dato. Non dubitò, non esitò; non adombrò di mestizia la pietà né chi avrebbe offerto il sacrificio, né chi doveva essere sacrificato: infatti neppure il fanciullo stesso si allarmò sotto l'arma del padre. Fu condotto compiacente da chi si abbandonava in compiacenza, venne legato, posto sull'altare senza por tempo in mezzo: si levò la destra armata del padre per nulla tremante, niente affatto debole, né ritratta prima del comando di Colui che aveva voluto si levasse. Ecco in che modo dovete possedere; conservate pure il possesso di tutto quanto avete potuto avere; non allo scopo di fomentare le ambizioni, ma per compiere bene i doveri della pietà e poter attendere tranquilli l'ultimo giorno. Veramente ricchi quanti siano interiormente ricchi; all'esterno come avete potuto, nello spirito come vi è stato fatto obbligo. Possiedi? Il Signore ha dato. Hai perduto? Il Signore ha tolto 26. Rallegrati, perché colui che ha tolto non ha sottratto se stesso. Non ti basta colui che ti ha creato? Come è piaciuto al Signore, così si è verificato 27. Parla, di che temi? Forse che mentre tu sei cattivo ed egli è buono, a te piace il bene ed a lui il male? Non può essere. Credi buono ciò che piace a lui buono. Come è piaciuto al Signore, così si è verificato: sia benedetto il nome del Signore. Sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio 28.
1 - Sal 117, 14.
2 - Sal 17, 2.
3 - Fil 1, 21.
4 - Sal 115, 15.
5 - Lc 12, 4.
6 - Lc 12, 5.
7 - Gv 19, 10.
8 - Gv 19, 11.
9 - Passio sanct. Scillitanorum (ed. J.A. ROBINSON), P. 114.
10 - 1 Pt 2, 13.
11 - Sap 7, 16.
12 - Cf. Lc 12, 5.
13 - Lc 16, 22.
14 - Cf. Lc 16, 19-21.
15 - Cf. Lc 16, 22-24.
16 - Lc 16, 25.
17 - Gc 2, 13.
18 - Lc 16, 29.
19 - Lc 16, 30.
20 - Lc 16, 30.
21 - Lc 16, 31.
22 - Mt 28, 12.
23 - Mt 28, 13.
24 - Cf. Gn 13, 2.
25 - Mt 19, 21.
26 - Gb 1, 21.
27 - Gb 1, 21.
28 - Rm 8, 28.
Capitolo 8 - Giuseppe d'Arimatea chiede a Pilato il corpo di Gesù
La Passione di Gesù - Anna Caterina Emmerick
Leggilo nella BibliotecaGiuseppe d'Arimatea chiede a Pilato il corpo di Gesù
«C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta. Non aveva approvato la decisione né l'operato degli altri. Egli era di Arimatea, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. Andò da Filato e chiese il corpo di Gesù» (Luca 23,50-52).
Appena la città ebbe un po' di quiete, il sinedrio chiese a Pilato che fossero rotte le gambe ai condannati e tolti i corpi prima della festa imminente
Il procuratore romano inviò subito degli uomini allo scopo.
Giuseppe d'Arimatea si recò da Pilato e gli chiese la salma del Messia. Il buon sinedrista desiderava seppellire il corpo del Signore nel suo giardino vicino al Calvario.
Pilato fu molto turbato nel constatare che un uomo di tale rango voleva rendere gli estremi onori al corpo di Gesù, colui che egli aveva fatto crocifiggere. Così venne assalito dal rimorso del suo errore fatale.
Il procuratore romano si meravigliò che Gesù fosse morto così presto, perché generalmente i condannati alla crocifissione vivevano più a lungo, e per questo aveva inviato i soldati a fìnirli
In seguito alla relazione del centurione Abenadar, che descrisse i particolari della morte di Gesù e parlò senza timore della sua conversione, Pilato concesse la salma del Messia a Giuseppe.
Il procuratore romano era stato toccato dalle ultime parole di Gesù sulla croce, riportate dal centurione, ma acconsentì a Giuseppe anche per fare dispetto ai sommi sacerdoti del tempio, i quali avrebbero voluto vedere Gesù gettato nella fossa comune con i due ladroni.
Il procuratore inviò qualcuno al Calvario per far eseguire la consegna del corpo del Signore. Credo che quest'incarico fosse stato affidato ad Abenadar, perché lo vidi collaborare alla deposizione di Gesù dalla croce.
Intanto Nìcodemo era andato ad acquistare le erbe aromatiche per imbalsamare il santo corpo di Cristo.
A sua volta, Giuseppe acquistò una sindone di cotone finissimo per avvolgere la salma del Salvatore. Il lenzuolo funebre era lungo sei braccia.
I servi di Giuseppe prepararono tutto il necessario per pulire e imbalsamare il santo corpo di Gesù: le erbe, i balsami e le bende furono deposti su una lettiga che si chiu devacome un baule.
Apertura del costato di Gesù.
Morte dei due ladroni
Sul Golgota regnava la più assoluta disperazione. Il cielo era cupo e la natura sembrava in gran lutto. La Vergine Maria, Giovanni, Maria Maddalena, Maria, figlia di Cleo fa, e Salomè stavano col capo coperto di fronte alla croce e la contemplavano con il cuore contrito. Molte delle pie donne avevano fatto ritorno in città.
Alcuni soldati sedevano sul terrapieno, avevano le lance piantate a terra e discutevano con gli altri commilitoni più lontani.
Il luogotenente Cassio cavalcava da una parte all'altra. Era un giovane di venticinque anni, la cui aria d'importanza e lo strabismo suscitavano spesso la derisione dei suoi subordinati.
Sul promontorio delle croci giunsero sei carnefici che recavano scale, picconi e pesanti mazze di ferro per spezzare le gambe ai moribondi.
Alla loro vista gli amici di Gesù si allontanarono un poco. La santa Vergine soffrì nuove angosce al pensiero che essi avrebbero oltraggiato ancora il corpo del Figlio.
I carnefici appoggiarono le scale alla croce e scuoterono il santissimo corpo di Gesù per provare se fosse ancora vivo, e quantunque avessero visto benissimo che era bianco, freddo e rigido, non sembrarono convinti della sua morte.
In seguito alle insistenze di Giovanni e delle pie donne, per il momento essi lo lasciarono e salirono sulle croci dei due ladroni.
Con le pesanti mazze di ferro spezzarono a questi le ginocchia, le gambe e i gomiti, Dismas dette un gemito e spirò. Fu uno dei primi martiri che rivide il suo Redentore. Gesma invece lanciò urla orrende, i carnefici per finirlo gli assestarono altri tre colpi al petto.
Poi vennero staccate le funi e i due corpi martoriati caddero a terra; furono subito sepolti nella fossa comune dei condannati, tra il Calvario e le mura di Gerusalemme.
Subito dopo i carnefici ritornarono al corpo del Signore, gli amici di Gesù temettero che gli fossero spezzate le gambe.
In quel momento Cassio ebbe un'improvvisa ispirazione, mediante la quale tolse ogni dubbio sulla morte di Gesù: spronò il suo cavallo verso la croce e conficcò a due mani la lancia nel costato destro del Signore, trafiggendogli il cuore da parte a parte. Ne sgorgò un fiotto abbondante di sangue e acqua, che sprizzò sul volto di Cassio come una fontana di salvezza e di grazia.
Allora il giovane centurione smontò da cavallo, cadde in ginocchio, si batté il petto e riconobbe ad alta voce Gesù.
In quel momento riacquistò miracolosamente l'uso completo della vista e i suoi occhi si raddrizzarono.
La Vergine era rimasta svenuta tra le braccia delle pie onne, come se la lancia avesse attraversato anche il suo cuore.
Subito dopo l'episodio prodigioso Cassio divenne umile di cuore e lodò Dio alla presenza di tutti. Gli occhi della sua anima, come quelli del corpo, si erano aperti alla luce della verità.
Toccati dal miracolo, anche i soldati si gettarono spontaneamente in ginocchio e, battendosi il petto, riconobbero Gesù come Dio.
Frattanto il sacratissimo sangue di Cristo frammisto ad acqua aveva riempito la cavità della roccia ai piedi della croce.
Cassio, Maria Maddalena e la Vergine, che adesso si era ripresa, lo raccolsero in ampolle e asciugarono quel luogo con i lini. Le loro lacrime si mischiarono al sacratissimo sangue. Il centurione convertito a Cristo da quel momento si chiamò Longino; portò sempre con sé un'ampolla col preziosissimo sangue.
Questo miracolo presso la croce era avvenuto poco dopo le quattro, mentre Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo procuravano tutto il necessario per la sepoltura di Gesù.
I carnefici si ritirarono dal Golgota, avendo ricevuto l'ordine di lasciare la salma del Signore a Giuseppe d'Arimatea. Gli amici di Gesù appresero subito la notizia.
Giovanni e le pie donne ricondussero la santa Vergine al cenacolo per farla riposare.
Il giardino di Giuseppe d'Arimatea e il sepolcro
Ho visto il giardino di Giuseppe d'Arimatea: si trova presso la Porta di Betlemme [ di Efraim], poco distante dal Calvario. E un bel giardino di forma irregolare che sale fino alle mura della città; è pieno di grandi alberi, di panche e di luoghi ombrosi. La vegetazione è ricca di cespugli, di fiori e di erbe aromatiche.
A levante, dal lato dove il terreno è in salita, si vede una grotta sepolcrale circondata da una siepe verdeggiante, accanto vi è una grande pietra orbicolare per ostruire l'ingresso. Qualche palma si trova davanti alla tomba.
Non lontano da quest'ultima vi sono altri due sepolcri in grotte più piccole e uno stretto sentiero che conduce al lato occidentale del giardino.
Per accedere al sepolcro bisogna discendere alcuni passi. La grotta è molto pulita e l'ambiente interno ben lavorato; è piuttosto spaziosa, tanto che otto persone, quattro per lato, possono restare addossate alle pareti senza impedire i movimenti di coloro che depongono la salma.
In fondo alla grotta, proprio di fronte all'ingresso, c'è una specie di nicchia abbastanza ampia scavata nella pare te rocciosa. La cavità ha la forma di un altare, è sopraelevata dal suolo ed è appoggiata alla roccia da un solo lato.
La porta del sepolcro è di rame e si apre a due battenti. Appena sarà deposto il corpo di Gesù, la pietra orbicolare verrà rotolata davanti all'apertura.
Il masso sepolcrale è bianco, ricoperto d'erba, e presenta venature rosse e turchine.
La deposizione del corpo di Gesù
Il venerdì santo 30 marzo 1820, mentre suor Anna Katharina Einmerick contemplava la deposizione di Gesù dalla croce, svenne improvvisamente, al punto di sembrare morta.
Quando si riebbe, nonostante le sue sofferenze non fossero cessate, così proferì: «Mentre contemplavo il corpo di Gesù steso sul le ginocchia della Madre dissi a me stessa: Guarda come è forte Maria, non ha nemmeno un istante di debolezza!» (Clemens Brentano).
Cinque uomini si avvicinarono al Calvario, levarono gli occhi alla croce e si dileguarono. Forse erano discepoli di Gesù che venivano dalla valle di Betania. La croce era sorvegliata solo da poche guardie.
Ho visto tre volte Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea sul Calvario: quando fecero riscattare le vesti del Signore durante la crocifissione; mentre osservavano il popolo che rientrava pentito a Gerusalemme; e infine per attuare il piano di recupero del santissimo corpo di Cristo. Dopo di che rientrarono in città e iniziarono a raccogliere tutto il necessario per l'imbalsamazione, mentre i loro servi prende vano le scale e alcuni attrezzi con cui effettuare la deposizione di Gesù dalla croce.
La donna, presso la quale Nicodemo aveva acquistato cento libbre di balsamo e le erbe aromatiche, aveva preparato con gran cura la merce. Giuseppe d'Arimatea portava un vaso con un unguento prezioso, i servi recavano sulla portantina vasi, otri, spugne e altri attrezzi vari; vidi anche del fuoco in una lanterna chiusa. I servitori precedettero i loro signori sui Calvario passando per un'altra porta.
Vidi la santa Vergine e altre quattro donne seguire a qual che distanza i servi dei due sinedriti.
Esse portavano grossi involti di tela sotto gli ampi mantelli neri. Ebbi l'impressione che vestissero a lutto
Giuseppe e Nicodemo erano avvolti in ampi mantelli grigi con il cappuccio, che servivano anche a nascondere gli involti preziosi. Essi si diressero verso la porta principale che conduce al Calvario.
La maggior parte della popolazione di Gerusalemme si era chiusa in casa. Le strade pullulavano solo di soldati.
Giunti alla porta della città, Giuseppe e Nicodemo presentarono il lasciapassare di Pilato ai soldati, i quali spiegarono che, dopo il terremoto, la porta si era inceppata e non poteva più aprirsi. Ma appena i due amici di Gesù misero mano al chiavistello, la porta si aprì suscitando lo stupore dei presenti.
Quando i due buoni sinedriti giunsero sul Calvario, il cielo era ancora cupo e nuvoloso. Essi trovarono le pie donne piangenti sotto la croce. Cassio e alcuni legionari convertiti, con umile deferenza, si mantenevano a rispettosa distanza dalle discepole.
Giuseppe e Nicodemo narrarono alla Vergine e a Gioanni tutto quanto avevano fatto per sottrarre Gesù all'ignominiosa morte. Essi spiegarono che adesso la profezia aveva trovato il suo compimento.
Infine si parlò dell'episodio miracoloso vissuto da Cassio a seguito del colpo di lancia al costato di Gesù.
Appena arrivò il centurione Abenadar, gli amici di Gesù si prepararono a rendere gli ultimi onori al loro Signore, provvedendo alla sua deposizione dalla croce.
La santa Vergine e Maria Maddalena erano sedute ai piedi della croce in mesto raccoglimento, mentre le altre donne erano intente a preparare i lini, gli aromi, l'acqua, le spugne e i vasi.
Tutti erano piegati dal dolore, ma allo stesso tempo re stavano silenziosi e raccolti. Alcune pie donne, di tanto in tanto, non potevano trattenere dei gemiti sommessi. Maria Maddalena, soprattutto, si era abbandonata interamente al suo patimento, da cui nessuno poteva distoglierla.
Dopo aver collocato le scale dietro la croce, Nicodemo e Giuseppe vi salirono e legarono all'albero della stessa il santo corpo di Cristo, poi ne fissarono le braccia al tronco trasversale e iniziarono a sfilare i chiodi, battendoli da dietro. Giuseppe tolse il chiodo di sinistra, lasciando che il braccio di Gesù ricadesse col laccio che lo circondava. Nello stesso momento, Nicodemo fissò alla croce il santo capo del Signore, che si era tutto piegato sulla spalla destra, e tolse il chiodo di destra, lasciando ricadere il braccio di Gesù sul corpo. I chiodi delle mani subito caddero dalle piaghe ingrandite per il peso del corpo; Abenadar, in vece, strappò faticosamente il lungo chiodo che trapassa va i piedi. Cassio raccolse con gran rispetto i chiodi e li depose ai piedi della Vergine.
Una volta che ebbero estratto tutti i chiodi, Giuseppe e Nicodemo collocarono le scale sulla parte anteriore della croce, vicino al santo corpo del Signore.
Con molta cura lo liberarono dolcemente dalle corde e lo lasciarono calare con grande attenzione.
Il centurione, salito su uno sgabello, lo raccolse tra le sue braccia, al di sopra delle ginocchia, mentre Giuseppe e Nicodemo, sostenendolo dall'alto, lo facevano scendere adagio.
Ad ogni piolo delle scale essi si soffermavano, usando ogni precauzione, come se portassero il corpo di un amico fraterno gravemente ferito. Così la salma martoriata del Salvatore giunse fino a terra.
Le pie donne, i soldati convertiti e qualche altro amico di Gesù, con il cuore straziato, seguivano i movimenti del la sua discesa dalla croce. Essi esprimevano con le lacrime l'indicibile dolore che li stava attraversando. Qualcuno levava le braccia al cielo e gemeva.
Le manifestazioni di dolore, come tutti gli altri movimenti compiuti da questa gente, si svolgevano nella massima compostezza, che rivelava sincera umiltà verso la suprema volontà di Dio.
Al rumore dei colpi di martello, Maria santissima, Maria Maddalena e tutti gli altri che avevano assistito alla crocifissione, avvertirono un fremito di angoscia nel proprio cuore. Quei colpi rammentavano loro le sofferenze di Gesù.
Dopo la deposizione, il santissimo corpo di Cristo venne ricoperto con un panno di lino dalle ginocchia ai fianchi, poi fu deposto fra le braccia della Madre addolorata.
La santa Sindone
«Essi presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in bende di lino con aromi, secondo il modo di seppellire in uso presso gli Ebrei» (Giovanni 19,40).
Vidi la Vergine seduta al suolo sopra una coperta, col dorso appoggiato su alcuni mantelli arrotolati. Aveva il ginocchio destro un poco rialzato, sul quale riposava il santo capo di Gesù, il cui corpo era steso sul sudario.
La santa Madre teneva per l'ultima volta tra le braccia le sacre spoglie del Figlio amatissimo, al quale, durante il lungo martirio, non aveva potuto dare alcuna testimonianza d'amore. Ella baciava e adorava quel corpo orribilmente sfigurato e insanguinato, contemplandone le profonde piaghe e i terribili patimenti, mentre Maria Maddalena abbandonava delicatamente il volto sui suoi sacratissimi piedi.
Nel contempo gli uomini si erano ritirati in un piccolo avvallamento a sud-ovest del Calvario per preparare gli oggetti necessari all'imbalsamazione. Cassio e i soldati convertiti erano rimasti a rispettosa distanza in attesa di prestare aiuto.
Giovanni si prodigava tra il gruppo degli uomini e quello delle donne, le quali porgevano a questi primi i vasi, le spugne, i lini, gli unguenti, gli aromi e tutto quanto serviva. Fra le pie donne vidi Maria di Cleofa, Salomè e Veronica. Maria Maddalena stava sempre accanto a Gesù. Maria Heli, seduta, contemplava tutta la scena. Accanto al gruppo delle discepole vidi degli otri e un vaso pieno d'acqua collocato sopra un fuoco a carbone.
Nel suo indicibile dolore la santa Vergine conservava una magnifica prontezza d'animo. Ella non poteva lasciare il corpo di suo Figlio in quell'orribile stato, perciò incominciò a cancellare le tracce degli oltraggi che aveva sofferto.
Con estrema delicatezza gli tolse la corona di spine, aprendola dal lato posteriore, quindi posò la corona vicino ai chiodi.
Servendosi di una specie di tenaglia rotonda, tolse le spine che erano rimaste nel capo del Signore e le mostrò mestamente alle pie donne e ai discepoli. Anche queste vennero raccolte vicino ai chiodi e alla corona; alcune furono conservate a parte.
Vidi la Vergine lavare il capo e il volto insanguinato del Signore, passando la spugna bagnata sui suoi capelli per toglierne il sangue raggrumato. Via via che ella detergeva il santo corpo del Figlio, contemplandone le numerose piaghe, aumentavano la compassione e la tenerezza per le immani sofferenze che egli aveva subito.
La santa Vergine gli lavò le piaghe del capo, il sangue che riempiva gli occhi, le narici e le orecchie, con una spugna e un piccolo lino steso sulle dita della mano destra. Allo stesso modo gli pulì la bocca semiaperta, la lingua, i denti e le labbra.
Poi la santa Madre suddivise la capigliatura di suo Figlio in tre parti, una per ogni tempia e l'altra dietro il capo. Quando ebbe sgrovigliati i capelli davanti e li ebbe resi lucidi e lisci, li fece passare dietro le orecchie. Una volta ripulito il capo, dopo aver baciato il Figlio sulle guance, passò infine a ripulire il collo, le spalle, il petto, il dorso, le braccia e le sue tenere mani piagate.
La Madonna addolorata lavò e ripulì, ad una ad una, tutte le numerose e orribili piaghe. Allora solamente le fu possibile vedere in tutti i minimi particolari gli spaventosi martìri subiti dal Figlio.
Le ossa del petto e le giunture delle membra erano tutte slogate e non si potevano piegare. La spalla conservava la spaventosa ferita della croce e la parte superiore del santissimo corpo era coperta dalle lividure e dalle ferite del lo staffile.
Al lato sinistro del petto si trovava una piccola piaga, da cui era uscita la punta della lancia di Cassio; al lato destro si apriva la larga ferita dov'era entrata la lancia che aveva attraversato il cuore da parte a parte.
Maria Maddalena, in ginocchio, aiutava la santa Madre, senza lasciare i piedi del Signore. Li bagnava per l'ultima volta con le sue lacrime, li asciugava con la sua capigliatura e vi appoggiava il suo pallido volto, con il quale, per rispetto, non osava toccare quello di Gesù.
Il santissimo corpo, che aveva assunto un colore bianco bluastro, perché dissanguato al suo interno, riposava sul le ginocchia di Maria, la quale, lavati il capo, il petto e i piedi del Figlio, li coprì con un velo e iniziò a passare il balsamo su tutte le sante piaghe.
La pie donne, in ginocchio, davanti a lei, le passavano di volta in volta una scatola, dove ella prendeva gli unguenti e i preziosi balsami con cui ungeva le ferite del Figlio.
Maria santissima gli unse anche i capelli, poi prese nella sua mano sinistra entrambe le mani di Gesù e le baciò con profondo rispetto, alla fine riempì con un unguento i larghi buchi prodotti dai chiodi, e lo stesso fece con la profonda piaga del costato.
L'acqua che era servita a lavare le ferite non veniva gettata, ma era raccolta solertemente in otri di Cuoio in cui venivano spremute anche le spugne. Vidi Cassio e i soldati attingere acqua alla fontana di Gihon.
Quando la santa Vergine ebbe imbalsamato tutte le ferite, avvolse il sacro capo nei lini, ma senza coprire ancora il santo volto. Ella chiuse gli occhi semiaperti del Signore, lasciando riposare sopra la sua mano; poi gli chiuse anche la bocca, baciò il santo corpo e accostò il suo viso a quello del Figlio. Fu interrotta da Giovanni, che la pregò di separarsi dal corpo del Figlio perché il sabato era vicino e lo si doveva seppellire. Obbediente, ella abbracciò per l'ulti ma volta le sante spoglie e se ne distaccò con profonda commozione.
Dopo averle tolte dal grembo materno, gli uomini portarono le sante spoglie nell'avvallamento del Golgota dove avevano preparato tutto il necessario per l'imbalsamazione.
Lasciata di nuovo ai suoi dolori, Maria santissima, con il capo coperto, cadde svenuta tra le pie donne.
Maria Maddalena, come se fosse stata derubata del suo amato Sposo, fece qualche passo avanti tenendo le braccia protese verso il corpo del Signore, poi ritornò vicino alla Vergine.
Il corpo del Salvatore venne adagiato su un lino lavorato a maglia.
Probabilmente il lino era lavorato a giorno per lasciar colare meglio l'acqua. La parte superiore del sacro corpo fu coperta con un altro lenzuolo.
Nicodemo e Giuseppe s'inginocchiarono e, mettendo le mani al di sotto del lenzuolo, tolsero il lino col quale avevano cinto le reni di Gesù subito dopo la sua deposizione dalla croce, poi gli tolsero anche la cintura che gli aveva portato Jonadab prima della crocifissione. Passarono delle spugne sotto il lenzuolo e gli lavarono il corpo, tenendolo celato a ogni sguardo. Continuarono a lavarlo finché le spugne non diedero acqua chiara. A questo punto versarono acqua di mirra su tutto il santo corpo e, trattandolo con rispettoso amore, gli fecero riprendere la sua lunghezza, perché era rimasto curvo com'era morto sulla croce. Vidi che le ginocchia erano rimaste sollevate come al momento della morte.
Successivamente l'unsero bene e lo riempirono di aromi e di pacchetti d'erbe, che misero in abbondanza tra le gambe per tutta la loro lunghezza. Il tutto fu cosparso con una polvere preziosa che Nicodemo aveva portato con sé.
Quando si giunse alla fine, Giovanni ricondusse accanto alle sacre spoglie la santissima Vergine e le altre pie donne.
Inginocchiatasi vicino al volto di Gesù, la Madonna gli avvolse strettamente un lino finissimo intorno al capo e al le spalle. Ella aveva ricevuto questo lino dalla moglie di Pilato, e lo portava avvolto al collo sotto il mantello.
Aiutata dalle pie donne, la Vergine riempì di erbe, di aromi e di polvere odorosa lo spazio tra le spalle e le guance del Signore, mentre Maria Maddalena versava un flacone di balsamo nella piaga del costato. Le pie donne gli disposero delle erbe intorno alle mani ed ai piedi.
A loro volta, gli uomini riempirono di balsamo gli incavi delle ascelle del Signore, poi gli incrociarono sul petto le braccia irrigidite e avvolsero il santo corpo in un grande lino, come se fasciassero un neonato. Poi le sacratissime spoglie vennero messe nel grande lenzuolo funebre acquistato da Giuseppe d'Arimatea.
Mentre rendevano l'estremo omaggio alla santa salma di Gesù, si manifestò un prodigio assai commovente: l'immagine del Cristo apparve impressa sul lenzuolo funebre che lo ricopriva. I suoi amici compresero che il Signore aveva voluto lasciare la sua effigie per gratitudine verso le loro amorevoli cure. Essi, piangendo, la baciarono con pro fonda devozione.
La loro meraviglia fu tanto più grande quando essi sollevarono la sindone e videro il lino e tutte le bende sotto stanti bianche, constatando così che solo quella prima aveva ricevuto la miracolosa impressione. Anche la parte del lenzuolo funebre sul quale il santo corpo era coricato aveva ricevuto l'impronta dorsale del Redentore. Non erano impronte sanguinanti, essendo stata la salma di Gesù curata e ricoperta di aromi.
Vidi alcuni episodi della storia posteriore della santa Sindone, ma non li ricordo nei particolari. Posso solo dire questo: dopo la risurrezione del Signore fu custodita dalla prima comunità cristiana, operò molti miracoli e fu oggetto di aspre contese.
La sepoltura
Gli amici di Gesù deposero le sante spoglie sopra una barella di cuoio, la ricoprirono con una coperta di colore bruno e vi adattarono due lunghi bastoni ai lati.
Quell'immagine mi richiamò alla mente l'arca dell'alleanza.
Nicodemo e Giuseppe misero sulle spalle le stanghe dal la parte anteriore, Abenadar e Giovanni quelle della parte posteriore. Dietro di loro seguivano la Vergine Maria, Maria Heli, Maria Maddalena e Maria di Cleofa, e poi le pie donne rimaste più distanti dalla croce: Veronica, Giovanna Cusa, Maria madre di Marco, Salomè moglie di Zebedeo, Maria Salomè, Salomè di Gerusalemme, Susanna e Anna, una nipote di san Giuseppe cresciuta a Gerusalemme.
Cassio e i soldati convertiti chiudevano il corteo.
Maroni di Naim, Dma la Samaritana, Mara la Sufanita e le altre pie donne erano rimaste a Betania con Marta e Lazzaro.
Due soldati con le fiaccole accese illuminavano la via che conduceva al sepolcro.
Il funerale entrò nel giardino di Giuseppe d'Arimatea intonando i salmi con aria malinconica.
Vidi Giacomo il Maggiore, fratello di Giovanni, che osservava la scena dalla cima di una collina. Subito dopo egli corse a informare gli altri discepoli nascosti nelle caverne.
Quando il corteo fu giunto davanti al sepolcro, gli uomini levarono la coperta dalla barella e ne tolsero la salma. Entrati nella grotta, i due buoni sinedriti deposero il santo corpo del Signore sul letto tombale, mentre Giovanni e Abedenar ripiegarono uno sull'altro i lembi della sindone.
Le pie donne avevano preso posto davanti all'ingresso della grotta.
Il letto di roccia, che aveva ricevuto la santa salma, era stato precedentemente ricoperto con un grande lino e diverse erbe aromatiche.
La grotta era stata precedentemente ben pulita dai servi di Nicodemo, che vi avevano bruciato perfino incensi profumati. L'interno era abbastanza presentabile e, sulla parete in alto, vi era scolpita una bella decorazione.
Questi amici fedeli gli attestarono il loro amore baciandolo per l'ultima volta, quindi uscirono dalla grotta versando calde lacrime.
Subito dopo vi entrò la santa Vergine, si sedette dal lato della testa e si chinò a piangere sulle sacre spoglie del Figlio.
Appena ella uscì, Maria Maddalena si precipitò a sua volta nel sepolcro e gettò sopra al corpo di Gesù fiori e fronde, poi congiunse le mani piangendo e baciò i suoi piedi, finché gli uomini l'avvertirono che dovevano chiudere il sepolcro.
Conclusosi il pietoso ufficio, fecero rotolare il masso da vanti all'ingresso.
L'inumazione era avvenuta alla luce delle fiaccole.
Vidi alcuni discepoli di Gesù aggirarsi come ombre notturne nei pressi del sepolcro.
Il più doloroso tormento è la perdita di Dio
Beata Alexandrina Maria da Costa
Quando potrò tralasciare di obbedire circa l'obbligo di dettare i
sentimenti della mia anima? Vorrei che essi morissero e scomparissero
in me come io sento di essere morta e scomparsa. Tutto vive, tutto
canta e benedice il Signore; gli uccelli e ogni creatura Lo lodano;
eccetto io: da me non è lodato, non è amato. La mia vita non esiste; fu
una vita perduta. Quante volte sgorgano dalla mia anima violenti
impulsi e sfoghi quasi disperati: « Maledetta la mia vita! Meglio non
fossi nata; maledetto il latte che mi ha nutrita, e maledetti coloro
che mi hanno allevata ». Le fiamme dell'inferno si estendono su di me.
Colà tutto è orribile ma il maggiore e più doloroso tormento è la
perdita di Dio. Lo potessi almeno vedere! Nonostante il peso della sua
divina giustizia, vorrei amarLo. Almeno Lo amassi qui: voglio dire che
in mezzo a queste sofferenze che lacerano l'anima non perdessi la
serenità e la pace. A volte mi pare di disperare. Ma il mio Gesù
misericordioso mi soccorre e solleva il mio spirito;... io abbraccio la
mia croce con maggiore amore e più fiducia. Il demonio mi dice che sono
io che invento le mie lotte per aver da dettare. Mio Gesù, vorrei
amarti, ma non vorrei avere da dettare... Ebbi con il demonio due
attacchi violenti e di lunga durata... Il cuore mi batteva così forte
da non poter più resistere, il sudore mi bagnava tutta... Stavo
abbracciata al mio crocifisso, lo stringevo con tutta la forza
possibile, dicendo: - O Gesù, o Mammina, amarvi sempre; riparare sì,
peccare no, piuttosto l'inferno. - Le mie forze non resistevano più:
né quelle dell'anima né quelle del corpo. Venne Gesù e pose termine
alla lotta: - Maledetto, maledetto, sia tu maledetto ancora, maledetto
nella eternità. Vieni, figlia mia, vieni, mia vittima... sono
testimonio della tua riparazione: non Mi hai offeso... - (diario,
21-8-1945).