Liturgia delle Ore - Letture
Domenica della 1° settimana del tempo di Avvento
Vangelo secondo Giovanni 13
1Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.2Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo,3Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava,4si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita.5Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto.6Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: "Signore, tu lavi i piedi a me?".7Rispose Gesù: "Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo".8Gli disse Simon Pietro: "Non mi laverai mai i piedi!". Gli rispose Gesù: "Se non ti laverò, non avrai parte con me".9Gli disse Simon Pietro: "Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!".10Soggiunse Gesù: "Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti".11Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: "Non tutti siete mondi".
12Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: "Sapete ciò che vi ho fatto?13Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono.14Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri.15Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi.16In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato.17Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica.18Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: 'Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno'.19Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono.20In verità, in verità vi dico: Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato".
21Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò: "In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà".22I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse.23Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù.24Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: "Di', chi è colui a cui si riferisce?".25Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: "Signore, chi è?".26Rispose allora Gesù: "È colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò". E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone.27E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: "Quello che devi fare fallo al più presto".28Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo;29alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: "Compra quello che ci occorre per la festa", oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri.30Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte.
31Quand'egli fu uscito, Gesù disse: "Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui.32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.33Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho già detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire.34Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri.35Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri".
36Simon Pietro gli dice: "Signore, dove vai?". Gli rispose Gesù: "Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi".37Pietro disse: "Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!".38Rispose Gesù: "Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte".
Giosuè 8
1Il Signore disse a Giosuè: "Non temere e non abbatterti. Prendi con te tutti i guerrieri. Su, va' contro Ai. Vedi, io ti metto in mano il re di Ai, il suo popolo, la sua città e il suo territorio.2Farai ad Ai e al suo re come hai fatto a Gèrico e al suo re; tuttavia prenderete per voi il suo bottino e il suo bestiame. Tendi un agguato contro Ai, dietro ad essa".
3Giosuè dunque e tutti quelli del popolo atti alla guerra si accinsero ad assalire Ai; Giosuè scelse trentamila uomini, guerrieri valenti, li inviò di notte4e comandò loro: "State attenti: voi tenderete un agguato contro la città, dietro ad essa. Non allontanatevi troppo dalla città e state tutti pronti.5Io, con tutta la gente, mi avvicinerò alla città. Ora, quando essi usciranno contro di noi come l'altra volta, noi fuggiremo davanti a loro.6Essi usciranno ad inseguirci finché noi li avremo tirati lontani dalla città, perché diranno: Fuggono davanti a noi come l'altra volta! Mentre noi fuggiremo davanti a loro,7voi balzerete dall'agguato e occuperete la città e il Signore vostro Dio la metterà in vostro potere.8Come l'avrete in potere, appiccherete il fuoco alla città: farete secondo il comando del Signore. Fate attenzione! Questo è il mio comando".9Giosuè allora li inviò ed essi andarono al luogo dell'agguato e si posero fra Betel e Ai, ad occidente di Ai; Giosuè passò quella notte in mezzo al popolo.10Si alzò di buon mattino, passò in rassegna il popolo e andò con gli anziani di Israele alla testa del popolo verso Ai.11Tutti quelli del popolo atti alla guerra, che erano con lui, salendo avanzarono e arrivarono di fronte alla città e si accamparono a nord di Ai. Tra Giosuè e Ai c'era di mezzo la valle.12Prese circa cinquemila uomini e li pose in agguato tra Betel e Ai, ad occidente della città.13Il popolo pose l'accampamento a nord di Ai mentre l'agguato era ad occidente della città; Giosuè andò quella notte in mezzo alla valle.
14Non appena il re di Ai si accorse di ciò, gli uomini della città si alzarono in fretta e uscirono per il combattimento incontro ad Israele, il re con tutto il popolo, verso il pendio di fronte all'Araba. Egli non s'accorse che era teso un agguato contro di lui dietro la città.15Giosuè e tutto Israele si diedero per vinti dinanzi a loro e fuggirono per la via del deserto.16Tutta la gente che era dentro la città corse ad inseguirli; inseguirono Giosuè e furono attirati lontano dalla città.17Non ci rimase in Ai nessuno che non inseguisse Israele e così lasciarono aperta la città per inseguire Israele.
18Disse allora il Signore a Giosuè: "Tendi verso la città il giavellotto che tieni in mano, perché io te la metto nelle mani". Giosuè tese il giavellotto, che teneva in mano, verso la città.19Come ebbe stesa la mano, quelli che erano in agguato balzarono subito dal loro nascondiglio, entrarono di corsa nella città, la occuparono e s'affrettarono ad appiccarvi il fuoco.20Gli uomini di Ai si voltarono indietro ed ecco videro che il fumo della città si alzava verso il cielo. Allora non ci fu più possibilità per loro di fuggire in alcuna direzione, mentre il popolo che fuggiva verso il deserto si rivolgeva contro quelli che lo inseguivano.21Infatti Giosuè e tutto Israele s'erano accorti che il gruppo in agguato aveva occupata la città e che il fumo della città si era levato; si voltarono dunque indietro e colpirono gli uomini di Ai.22Anche gli altri uscirono dalla città contro di loro, e così i combattenti di Ai si trovarono in mezzo agli Israeliti, avendoli da una parte e dall'altra. Li colpirono finché non rimase nessun superstite e fuggiasco.23Il re di Ai lo presero vivo e lo condussero da Giosuè.24Quando Israele ebbe finito di uccidere tutti i combattenti di Ai nella campagna, nel deserto, dove quelli li avevano inseguiti, e tutti fino all'ultimo furono caduti sotto i colpi della spada, gli Israeliti si riversarono in massa in Ai e la colpirono a fil di spada.25Tutti i caduti in quel giorno, uomini e donne, furono dodicimila, tutti di Ai.26Giosuè non ritirò la mano, che brandiva il giavellotto, finché non ebbero votato allo sterminio tutti gli abitanti di Ai.27Gli Israeliti, secondo l'ordine che il Signore aveva dato a Giosuè, trattennero per sé soltanto il bestiame e il bottino della città.28Poi Giosuè incendiò Ai e ne fece una rovina per sempre, una desolazione fino ad oggi.29Fece appendere il re di Ai ad un albero fino alla sera. Al calar del sole Giosuè comandò che il suo cadavere fosse calato dall'albero; lo gettarono all'ingresso della porta della città e vi eressero sopra un gran mucchio di pietre, che dura fino ad oggi.
30In quell'occasione Giosuè costruì un altare al Signore, Dio di Israele, sul monte Ebal,31secondo quanto aveva ordinato Mosè, servo del Signore, agli Israeliti, come è scritto nel libro della legge di Mosè, un altare di pietre intatte, non toccate dal ferro; vi si sacrificarono sopra olocausti e si offrirono sacrifici di comunione.
32In quel luogo scrisse sulle pietre una copia della legge di Mosè, che questi aveva scritto per gli Israeliti.33Tutto Israele, i suoi anziani, i suoi scribi, tutti i suoi giudici, forestieri e cittadini stavano in piedi da una parte e dall'altra dell'arca, di fronte ai sacerdoti leviti, che portavano l'arca dell'alleanza del Signore, una metà verso il monte Garizim e l'altra metà verso il monte Ebal, come aveva prima prescritto Mosè, servo del Signore, per benedire il popolo di Israele.34Giosuè lesse tutte le parole della legge, la benedizione e la maledizione, secondo quanto è scritto nel libro della legge.35Non ci fu parola, di quante Mosè aveva comandate, che Giosuè non leggesse davanti a tutta l'assemblea di Israele, comprese le donne, i fanciulli e i forestieri che soggiornavano in mezzo a loro.
Sapienza 19
1Sugli empi si riversò sino alla fine
uno sdegno implacabile,
perché Dio prevedeva anche il loro futuro,
2che cioè, dopo aver loro permesso di andarsene
e averli fatti in fretta partire,
cambiato proposito, li avrebbero inseguiti.
3Mentre infatti erano ancora occupati nei lutti
e piangevano sulle tombe dei morti,
presero un'altra decisione insensata,
e inseguirono come fuggitivi
coloro che già avevan pregato di partire.
4Li spingeva a questo punto estremo un meritato destino,
che li gettò nell'oblio delle cose avvenute,
perché colmassero la punizione,
che ancora mancava ai loro tormenti,
5e mentre il tuo popolo intraprendeva un viaggio straordinario,
essi incorressero in una morte singolare.
6Tutta la creazione assumeva da capo,
nel suo genere, nuova forma,
obbedendo ai tuoi comandi,
perché i tuoi figli fossero preservati sani e salvi.
7Si vide la nube coprire d'ombra l'accampamento,
terra asciutta apparire dove prima c'era acqua,
una strada libera aprirsi nel Mar Rosso
e una verdeggiante pianura in luogo dei flutti violenti;
8per essa passò tutto il tuo popolo,
i protetti della tua mano,
spettatori di prodigi stupendi.
9Come cavalli alla pastura,
come agnelli esultanti,
cantavano inni a te, Signore, che li avevi liberati.
10Ricordavano ancora i fatti del loro esilio,
come la terra, invece di bestiame, produsse zanzare,
come il fiume, invece di pesci, riversò una massa di rane.
11Più tardi videro anche una nuova produzione di uccelli,
quando, spinti dall'appetito, chiesero cibi delicati;
12poiché, per appagarli, salirono dal mare le quaglie.
13Sui peccatori invece caddero i castighi
non senza segni premonitori di fulmini fragorosi;
essi soffrirono giustamente per la loro malvagità,
avendo nutrito un odio tanto profondo verso lo straniero.
14Altri non accolsero ospiti sconosciuti;
ma costoro ridussero schiavi ospiti benemeriti.
15Non solo: ci sarà per i primi un giudizio,
perché accolsero ostilmente dei forestieri;
16ma quelli, dopo averli festosamente accolti,
poi, quando già partecipavano ai loro diritti
li oppressero con lavori durissimi.
17Furono perciò colpiti da cecità,
come lo furono i primi alla porta del giusto,
quando avvolti fra tenebre fitte
ognuno cercava l'ingresso della propria porta.
18Difatti gli elementi scambiavano ordine fra loro,
come le note di un'arpa variano la specie del ritmo,
pur conservando sempre lo stesso tono.
E proprio questo si può dedurre
dalla attenta considerazione degli avvenimenti:
19animali terrestri divennero acquatici,
quelli che nuotavano passarono sulla terra.
20Il fuoco rafforzò nell'acqua la sua potenza
e l'acqua dimenticò la sua proprietà naturale di spegnere.
21Le fiamme non consumavano le carni
di animali gracili, che vi camminavano dentro,
né scioglievano quella specie di cibo celeste,
simile alla brina e così facile a fondersi.
22In tutti i modi, o Signore, hai magnificato
e reso glorioso il tuo popolo
e non l'hai trascurato
assistendolo in ogni tempo e in ogni luogo.
Salmi 24
1'Di Davide. Salmo.'
Del Signore è la terra e quanto contiene,
l'universo e i suoi abitanti.
2È lui che l'ha fondata sui mari,
e sui fiumi l'ha stabilita.
3Chi salirà il monte del Signore,
chi starà nel suo luogo santo?
4Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non pronunzia menzogna,
chi non giura a danno del suo prossimo.
5Otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
6Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.
7Sollevate, porte, i vostri frontali,
alzatevi, porte antiche,
ed entri il re della gloria.
8Chi è questo re della gloria?
Il Signore forte e potente,
il Signore potente in battaglia.
9Sollevate, porte, i vostri frontali,
alzatevi, porte antiche,
ed entri il re della gloria.
10Chi è questo re della gloria?
Il Signore degli eserciti è il re della gloria.
Lamentazioni 1
1Ah! come sta solitaria
la città un tempo ricca di popolo!
È divenuta come una vedova,
la grande fra le nazioni;un tempo signora tra le province
è sottoposta a tributo.
2Essa piange amaramente nella notte,
le sue lacrime scendono sulle guance;
nessuno le reca conforto,
fra tutti i suoi amanti;
tutti i suoi amici l'hanno tradita,
le sono divenuti nemici.
3Giuda è emigrato
per la miseria e la dura schiavitù.
Egli abita in mezzo alle nazioni,
senza trovare riposo;
tutti i suoi persecutori l'hanno raggiunto
fra le angosce.
4Le strade di Sion sono in lutto,
nessuno si reca più alle sue feste;
tutte le sue porte sono deserte,
i suoi sacerdoti sospirano,
le sue vergini sono afflitte
ed essa è nell'amarezza.
5I suoi avversari sono i suoi padroni,
i suoi nemici sono felici,
perché il Signore l'ha afflitta
per i suoi misfatti senza numero;
i suoi bambini sono stati condotti in schiavitù,
sospinti dal nemico.
6Dalla figlia di Sion
è scomparso ogni splendore;
i suoi capi sono diventati come cervi
che non trovano pascolo;
camminano senza forze
davanti agli inseguitori.
7Gerusalemme ricorda
i giorni della sua miseria e del suo vagare,
tutti i suoi beni preziosi dal tempo antico;
ricorda quando il suo popolo cadeva
per mano del nemico
e nessuno le porgeva aiuto.
I suoi nemici la guardavano
e ridevano della sua rovina.
8Gerusalemme ha peccato gravemente,
per questo è divenuta un panno immondo;
quanti la onoravano la disprezzano,
perché hanno visto la sua nudità;
anch'essa sospira
e si volge indietro.
9La sua sozzura è nei lembi della sua veste,
non pensava alla sua fine;
essa è caduta in modo sorprendente
e ora nessuno la consola.
"Guarda, Signore, la mia miseria,
perché il nemico ne trionfa".
10L'avversario ha steso la mano
su tutte le sue cose più preziose;
essa infatti ha visto i pagani
penetrare nel suo santuario,
coloro ai quali avevi proibito
di entrare nella tua assemblea.
11Tutto il suo popolo sospira in cerca di pane;
danno gli oggetti più preziosi in cambio di cibo,
per sostenersi in vita.
"Osserva, Signore, e considera
come sono disprezzata!
12Voi tutti che passate per la via,
considerate e osservate
se c'è un dolore simile al mio dolore,
al dolore che ora mi tormenta,
e con cui il Signore mi ha punito
nel giorno della sua ira ardente.
13Dall'alto egli ha scagliato un fuoco
e nelle mie ossa lo ha fatto penetrare;
ha teso una rete ai miei piedi,
mi ha fatto cadere all'indietro;
mi ha reso desolata,
affranta da languore per sempre.
14S'è aggravato il giogo delle mie colpe,
nella sua mano esse sono annodate;
il loro giogo è sul mio collo
ed ha fiaccato la mia forza;
il Signore mi ha messo nelle loro mani,
non posso rialzarmi.
15Ha ripudiato tutti i miei prodi
il Signore in mezzo a me.
Egli ha chiamato a raccolta contro di me
per fiaccare i miei giovani;
il Signore ha pigiato come uva nel tino
la vergine figlia di Giuda.
16Per tali cose io piango,
dal mio occhio scorrono lacrime,
perché lontano da me è chi consola,
chi potrebbe ridarmi la vita;
i miei figli sono desolati,
perché il nemico ha prevalso".
17Sion protende le mani,
nessuno la consola.
Il Signore ha inviato contro Giacobbe
i suoi nemici da tutte le parti.
Gerusalemme è divenuta
come panno immondo in mezzo a loro.
18"Giusto è il Signore,
poiché mi sono ribellata alla sua parola.
Ascoltate, vi prego, popoli tutti,
e osservate il mio dolore!
Le mie vergini e i miei giovani
sono andati in schiavitù.
19Ho chiamato i miei amanti,
ma essi mi hanno tradita;
i miei sacerdoti e i miei anziani
nella città sono spirati
mentre cercavano cibo
per sostenersi in vita.
20Guarda, Signore, quanto sono in angoscia;
le mie viscere si agitano,
il mio cuore è sconvolto dentro di me,
poiché sono stata veramente ribelle.
Di fuori la spada mi priva dei figli,
dentro c'è la morte.
21Senti come sospiro,
nessuno mi consola.
Tutti i miei nemici han saputo della mia sventura,
ne hanno gioito, perché tu hai fatto ciò.
Manda il giorno che hai decretato
ed essi siano simili a me!
22Ti sia presente tutta la loro malvagità
e trattali duramente come hai trattato me,
a causa di tutte le mie prevaricazioni.
Molti sono infatti i miei sospiri
e il mio cuore si consuma".
Atti degli Apostoli 18
1Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto.2Qui trovò un Giudeo chiamato Aquila, oriundo del Ponto, arrivato poco prima dall'Italia con la moglie Priscilla, in seguito all'ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si recò da loro3e poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì nella loro casa e lavorava. Erano infatti di mestiere fabbricatori di tende.4Ogni sabato poi discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere Giudei e Greci.
5Quando giunsero dalla Macedonia Sila e Timòteo, Paolo si dedicò tutto alla predicazione, affermando davanti ai Giudei che Gesù era il Cristo.6Ma poiché essi gli si opponevano e bestemmiavano, scuotendosi le vesti, disse: "Il vostro sangue ricada sul vostro capo: io sono innocente; da ora in poi io andrò dai pagani".7E andatosene di là, entrò nella casa di un tale chiamato Tizio Giusto, che onorava Dio, la cui abitazione era accanto alla sinagoga.8Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia; e anche molti dei Corinzi, udendo Paolo, credevano e si facevano battezzare.
9E una notte in visione il Signore disse a Paolo: "Non aver paura, ma continua a parlare e non tacere,10'perché io sono con te' e nessuno cercherà di farti del male, perché io ho un popolo numeroso in questa città".11Così Paolo si fermò un anno e mezzo, insegnando fra loro la parola di Dio.
12Mentre era proconsole dell'Acaia Gallione, i Giudei insorsero in massa contro Paolo e lo condussero al tribunale dicendo:13"Costui persuade la gente a rendere un culto a Dio in modo contrario alla legge".14Paolo stava per rispondere, ma Gallione disse ai Giudei: "Se si trattasse di un delitto o di un'azione malvagia, o Giudei, io vi ascolterei, come di ragione.15Ma se sono questioni di parole o di nomi o della vostra legge, vedetevela voi; io non voglio essere giudice di queste faccende".16E li fece cacciare dal tribunale.17Allora tutti afferrarono Sòstene, capo della sinagoga, e lo percossero davanti al tribunale ma Gallione non si curava affatto di tutto ciò.
18Paolo si trattenne ancora parecchi giorni, poi prese congedo dai fratelli e s'imbarcò diretto in Siria, in compagnia di Priscilla e Aquila. A Cencre si era fatto tagliare i capelli a causa di un voto che aveva fatto.19Giunsero a Èfeso, dove lasciò i due coniugi, ed entrato nella sinagoga si mise a discutere con i Giudei.20Questi lo pregavano di fermarsi più a lungo, ma non acconsentì.21Tuttavia prese congedo dicendo: "Ritornerò di nuovo da voi, se Dio lo vorrà", quindi partì da Èfeso.22Giunto a Cesarèa, si recò a salutare la Chiesa di Gerusalemme e poi scese ad Antiòchia.
23Trascorso colà un po' di tempo, partì di nuovo percorrendo di seguito le regioni della Galazia e della Frigia, confermando nella fede tutti i discepoli.
24Arrivò a Èfeso un Giudeo, chiamato Apollo, nativo di Alessandria, uomo colto, versato nelle Scritture.25Questi era stato ammaestrato nella via del Signore e pieno di fervore parlava e insegnava esattamente ciò che si riferiva a Gesù, sebbene conoscesse soltanto il battesimo di Giovanni.26Egli intanto cominciò a parlare francamente nella sinagoga. Priscilla e Aquila lo ascoltarono, poi lo presero con sé e gli esposero con maggiore accuratezza la via di Dio.27Poiché egli desiderava passare nell'Acaia, i fratelli lo incoraggiarono e scrissero ai discepoli di fargli buona accoglienza. Giunto colà, fu molto utile a quelli che per opera della grazia erano divenuti credenti;28confutava infatti vigorosamente i Giudei, dimostrando pubblicamente attraverso le Scritture che Gesù è il Cristo.
Capitolo X: La santa Comunione non va tralasciata con leggerezza
Leggilo nella BibliotecaVoce del Diletto
1. A questa sorgente della grazia e della misericordia divina, a questa sorgente della bontà e di ogni purezza devi ricorrere frequentemente, fino a che tu non riesca a guarire dalle tue passioni e dai tuoi vizi; fino a che tu non ottenga di essere più forte e più vigilante contro tutte le tentazioni e gli inganni del diavolo. Questi, il nemico, ben sapendo quale sia il beneficio e il rimedio grande insito nella santa Comunione, tenta in ogni modo e in ogni momento di ostacolare, per quanto può, le anime fedeli e devote, distogliendole da essa. Taluni, infatti, quando vogliono prepararsi alla santa Comunione, subiscono i più forti assalti del demonio. Lo spirito del male - come è detto nel libro di Giobbe (1,6; 2,1) - viene in mezzo ai figli di Dio, per turbarli, con la consueta sua perfidia, e per renderli troppo timorosi e perplessi, finché non abbia affievolito il loro slancio o abbia loro strappato, di forza, la fede: nella speranza che essi lascino del tutto la Comunione o vi si accostino con poco fervore. Ma non ci si deve curare per nulla delle sue astuzie e delle sue suggestioni, per quanto turpi e terrorizzanti, Su di lui bisogna ritorcere le immaginazioni che provengono da lui. Va disprezzato e deriso, quel miserabile. Per quanti assalti egli compia e per quante agitazioni egli susciti, la santa Comunione non deve essere tralasciata. Talora avviene che siano di ostacolo alla Comunione persino una eccessiva preoccupazione di essere sufficientemente devoti e una certa angustia dubbiosa sul confessarsi. Ma tu agisci secondo il consiglio dei saggi, tralasciando ansie e scrupoli, che costituiscono impedimento alla grazia divina e distruggono lo spirito di devozione. Non lasciare la santa Comunione, per ogni piccola difficoltà o stanchezza. Ma va subito a confessarti e perdona di cuore agli altri ogni offesa ricevuta; che se tu hai offeso qualcuno e chiedi umilmente scusa, il Signore prontamente avrà misericordia di te.
2. Che giova ritardare tanto la confessione o rimandare la santa Comunione? Purificati al più presto; sputa subito il veleno; corri a prendere il rimedio: ti sentirai meglio che se tu avessi differito tutto ciò. Se oggi, per una piccola cosa, rinunci, domani forse accadrà qualcosa di più grave: così ti potrebbe essere impossibile per lungo tempo, la Comunione e potresti diventare ancora più indegno. Scuotiti al più presto dalla stanchezza e dall'inerzia, in cui oggi ti trovi: non serve a nulla restare a lungo nell'ansietà e tirare avanti nel turbamento, separandoti, in tal modo, per questi quotidiani ostacoli, dalle cose divine. Anzi è molto dannoso rimandare tanto la Comunione, perché ciò suole anche ingenerare grave torpore. Avviene persino - cosa ben dolorosa - che taluni, nella loro tiepidezza e leggerezza, accettino di buon grado questi ritardi della confessione, e desiderino di ritardare così la santa Comunione, proprio per non essere obbligati a una più severa custodia di sé. Oh!, come è scarso l'amore, come è fiacca la devozione di coloro che rimandano tanto facilmente la Comunione. E come è felice e caro a Dio colui che vive in modo da custodire la sua coscienza in una tale limpidezza da essere pronto e pieno di desiderio di comunicarsi anche ogni giorno, se gli fosse consentito e se potesse farlo senza essere criticato. Se uno qualche volta si astiene dalla Comunione per umiltà, o per un giusto impedimento, gli va data lode, a causa del suo rispettoso timore. Se invece fa questo per una sorta di torpore, che si è insinuato in lui, deve scuotersi e agire, quanto gli è possibile: il Signore aderirà al suo desiderio, grazie alla buona volontà, alla quale Dio guarda in modo speciale.
3. Se, invece, uno è trattenuto da ragioni valide, ma avrà la buona volontà e la devota intenzione di comunicarsi, costui non mancherà dei frutti del Sacramento. Giacché ognuno che abbia spirito di devozione può, in ogni giorno e in ogni ora, darsi salutarmente, senza che alcuno glielo impedisca, alla comunione spirituale con Cristo; pur dovendo, in certi giorni e nel tempo stabilito, con reverente affetto, prendere sacramentalmente in cibo il corpo del suo Redentore, mirando più a dare lode e onore a Dio che ad avere consolazione per sé. Infatti questo invisibile ristoro dell'anima, che è la comunione spirituale, si ha ogni volta che uno medita con devozione il mistero dell'incarnazione e della passione di Cristo, accendendosi di amore per lui. Chi si prepara soltanto perché è imminente il giorno festivo, o perché la consuetudine lo sospinge, è per lo più tutt'altro che pronto. Beato colui che si offre a Dio in sacrificio ogni qualvolta celebra la Messa o si comunica.
4. Nel celebrare, non essere né troppo prolisso né troppo frettoloso; ma osserva il ragionevole uso, comune a coloro con i quali ti trovi a vivere. Non devi, infatti, ingenerare in altri fastidio e noia; devi mantenere invece la via consueta, secondo la volontà dei superiori, e badare più all'utile degli altri, che alla tua devozione e al tuo sentimento.
DISCORSO 130/A DISCORSO DI SANT'AGOSTINO VESCOVO SULLE PAROLE DEL VANGELO: IO SONO IL PANE DISCESO DAL CIELO, E: PROCURATEVI IL CIBO CHE NON PERISCE MA RIMANE IN ETERNO 1
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella Bibliotecal cibo materiale e il cibo spirituale.
1. Il nostro Signore Gesù Cristo chiamandosi pane va in cerca di affamati 2. Ora di questo pane non può aver fame se non chi ha sana la mente, cioè lo stomaco interiore. Prendi l'esempio dal nostro pane materiale: gli uomini debilitati, cioè coloro che per una malattia provano della nausea, di fronte a un pane eccellente possono elogiarlo ma non riescono a mangiarlo. Lo stesso è dell'uomo interiore: quando è interiormente illanguidito, non è portato a mangiare il pane celeste perché è impedito dalla nausea, e, sebbene sia capace di farne gli elogi, non prova gusto a cibarsene. Ma il Signore, come abbiamo ascoltato, dice: Procuratevi non il cibo che perisce ma quello che rimane per la vita eterna 3, distinguendo il suo cibo da quello visibile e materiale, di cui diceva altrove: Tutto ciò che entra nella bocca va a finire nel ventre e si scarica nella fogna 4. È dunque un cibo che perisce. Ma voi - dice - procuratevi non il cibo che perisce ma quello che rimane per la vita eterna 5. Questo cibo egli lo chiama " pane " e dimostra che quel pane è lui stesso. Ma che vorrà significare quel "procurarsi un tal cibo " se non mangiarlo? Se infatti quel cibo è un pane, esso è anche Cristo. Ora chi di noi può procurarsi Cristo, chi di noi può realizzare Cristo se non chi adempie i precetti di Cristo? Lo dice l'Apostolo: Voi siete il corpo di Cristo e le sue membra 6. Realizziamo dunque Cristo, cioè procuriamoci questo cibo.
Compie l’opera di Dio colui che crede in Cristo.
2. Ben a proposito, quelli che posero la domanda e ne udirono la risposta la udirono anche per noi, come anche a nome nostro gli avevano posto la domanda, dicendo: Cosa dobbiamo fare per compiere l'opera di Dio? 7 Egli rispose con una frase breve ma stupenda e grandiosa. Disse: L'opera di Dio è questa: che crediate in colui che egli ha mandato 8. È questa una parola breve, ma, se la apprezzi a dovere, è grandiosa: si fa presto a dirla, ma non è facile compierla. Ora, fra tanta gente che mi si accalca attorno qualcuno mi dirà: " Chi di noi - dice - non crede in Cristo?". Quindi, se tutti abbiamo creduto in Cristo, non c'è più motivo di farci delle esortazioni. Perché? Perché questa è l'opera di Dio; e tu, cos'altro cerchi se non che compiamo l'opera di Dio e da Dio ci aspettiamo la ricompensa? Perché dunque stai ad angustiarti? Perché continui a scartabellare i paginoni della Scrittura e percorrendoli in lungo e in largo ti sforzi di cercare e trovare come si compia l'opera di Dio? Ecco tu hai, nelle parole che ti rivolge il tuo Signore, e la verità e la brevità. Non fare tanti sforzi, non sudare, non affaticarti, non agitarti! Questa è l'opera di Dio - dice - che tu creda in colui che egli ha mandato ". Ma come la mettiamo con quel che dice Giacomo quando ammonisce: Credi tu che c'è un solo Dio? Fai bene: ma anche i demoni lo credono e ne tremano! 9 E vuol dire: Non pensare che compi un'opera straordinaria quando credi che Dio è uno solo. Anche i demoni lo credono e ne tremano! O che forse i demoni non credono nel Figlio di Dio? Come fanno allora a dirgli: Noi sappiamo chi sei 10? Lo dicono forse mentendo? O lo dicono senza sapere ciò che dicono? Ecco un altro passo dove il senso è più chiaro. Dicono: Tu sei il Santo di Dio 11; e gli dicono ancora: Tu sei il Figlio di Dio 12. Quando Pietro gli disse questa medesima cosa, sentì rispondersi dal Signore: Beato te, Simone figlio di Giona, perché non te lo hanno rivelato la carne e il sangue, ma il Padre mio che è nei cieli. E io dico a te, Simone figlio di Giona, che tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa 13. Perché tutto questo? Perché egli aveva detto: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente 14. La stessa cosa dissero i demoni e a loro fu detto: State zitti! 15 Chi riuscirà a distinguere facilmente le due affermazioni? Se alle stesse parole non fu tributata la stessa lode, non dipenderà per caso dal fatto che diversi erano i cuori? In conformità con le nostre esortazioni, vogliate dunque, o carissimi, comprendere bene ciò che leggete e dite ogni giorno. Anche i demoni credevano che egli era il Cristo e il Figlio di Dio. Lo credevano il Cristo, ma non credevano in Cristo. Da adesso dunque il proposito del nostro discorso, per quanto ci è possibile con l'aiuto del Signore, tenderà a questo scopo: spiegare cosa significhi credere in Cristo.
Credere a Cristo e credere in Cristo.
3. L'opera di Dio è questa: credere in colui che egli ha mandato 16. Non disse di credere a lui né credere di lui, ma di credere in lui. Noi abbiamo udito le parole dei profeti, e crediamo a loro, ma non crediamo in loro. Abbiamo udito la predicazione degli apostoli, e ad essa noi crediamo, ma non crediamo negli apostoli. Non crediamo in Paolo, sebbene noi crediamo a Paolo. Ci furono infatti alcuni che volevano riporre in lui la speranza e quasi credere in lui, ma egli li dissuase con energia, scrivendo che non dovevano credere in lui ma che lui insieme con loro dovevano credere in Cristo. O che forse Paolo è stato crocifisso per voi o siete stati battezzati nel nome di lui? 17. Questo non lo dissero solo gli apostoli e i nostri santi maestri, ma noi stessi, che ad essi non possiamo paragonarci nemmeno per l'idea, diciamo ogni giorno: " Credimi ", ma non oseremo mai dire: " Credi in me ". Chi non dice frequentemente: " Credimi "?, ma "Credi in me " chi osa dirlo? E come non ritenere pazzo colui che lo dicesse? Ma, allora, in chi bisogna credere? In colui del quale Paolo afferma: A chi crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede gli viene computata come giustizia 18. Non è pertanto Paolo colui che giustifica l'empio, per cui credendo tu in lui, la tua fede ti possa essere computata come giustizia, appunto perché hai creduto in colui che giustifica l'empio. Ma tu non credi in lui, poiché chi giustifica l'empio non è Paolo, non è Elia, non è uno degli angeli, ma il solo Giusto, il Santo dei santi, del quale fu detto: Affinché egli sia giusto nel concedere la giustizia a colui che è animato dalla fede 19. Quanto a te, si potrà dire che sei giusto, ma è inaudito affermare che tu sei uno che giustifica. Che significa infatti giustificare se non rendere giusto? Come vivificante è colui che fa vivere, come salvifico è colui che salva, così è giustificatore colui che rende giusto. Orbene, chi è che rende giusto l'uomo? Colui che è venuto fra noi giusto, cioè senza peccato. Chi è che rende giusto l'uomo? Colui che non è diventato giusto in questo mondo ma era giusto quando venne nel mondo. Ecco chi è colui nel quale dobbiamo credere se vogliamo compiere l'opera di Dio, poiché l'opera di Dio 20 consiste effettivamente in questo: credere in colui che giustifica l'empio 21.
La fede in Cristo e i precetti della legge.
4. Qualcuno mi dirà: A me basta l'aver creduto in Cristo. Perché continui con i tuoi richiami? Questa è l'opera di Dio 22; e colui che mi ha promesso la ricompensa, non esigerà da me alcun'altra opera. In effetti, colui che mi assicura la ricompensa, mi prescrive quello che debbo fare e mi promette quel che riceverò. In questo modo mi delinea la meta del lavoro che compirò infiammato d'amore per la ricompensa. Egli mi dice: " Vuoi vivere in eterno? ", proprio come disse a quel tale che gli pose la domanda: Cosa debbo fare per ottenere la vita eterna? 23 Vuoi vivere in eterno? Fa' questo e vivrai! 24 Ecco dunque che, se io vado a chiedergli: Cosa debbo fare? 25, mi risponde molto brevemente: " L'opera di Dio è questa: credere in colui che egli ha mandato 26 ". Come mai, quindi, a quel ricco disse: Se vuoi raggiungere la vita, osserva i comandamenti 27? E poi, alla domanda di lui: " Ma quali comandamenti? ", elencò i precetti della legge: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non dire falsa testimonianza, onora tuo padre e tua madre, e ama il prossimo tuo come te stesso 28. Egli domandava: Cosa debbo fare per ottenere la vita eterna? 29; e non avrebbe potuto rispondere, il Signore, con una frase molto succinta: " Credi in me "? Questa infatti è l'opera di Dio, che aveva precisato antecedentemente, senza aggiunte di sorta. Cosa stai cercando ancora? L'opera di Dio è questa: credere in colui che egli ha mandato 30. A quel tale vengono dati numerosi precetti, a noi si dice: L'opera di Dio è questa: credere in colui che egli ha mandato. O che forse il Signore ha voluto usare speciale benevolenza con noi, rovesciando invece su di lui dei pesi e non sollevarlo? Certo no. Comprendiamo dunque, se ci è possibile, cosa significhi credere in Cristo: verità che noi avevamo promesso di spiegarvi, per quanto ci è consentito. Sì, facciamo questo; compiamo quest'opera; in questo impegno progrediamo quotidianamente; a questa meta avviciniamoci giorno per giorno, finché avvicinandoci [con perseveranza] non la raggiungiamo. Questo infatti è quanto ci siamo ripromessi anche agli inizi della nostra fede: cominciare in qualche modo [questo cammino], del quale quando saremo giunti al termine, non ci si debba richiedere altro. Questa infatti è l'opera di Dio (non ce n'è un'altra!): credere in colui che egli ha mandato.
Credere in Cristo significa amare Cristo.
5. Ricordiamo la distinzione fatta poc'anzi: una cosa è credere a Cristo, un'altra è crederlo Cristo, un'altra credere in Cristo. Credere a lui significa credere che son vere le cose che egli dice; crederlo Cristo significa credere che egli è il Cristo; credere in lui significa amarlo. " Ebbene, spiegaci ora queste tue affermazioni: credere che son vere le cose dette da lui, credere che egli è il Cristo, amare Cristo! ". Credere che son vere le cose da lui dette, è una verità che molti possono accettare, anche i cattivi. Costoro credono nella verità delle sue parole, ma si rifiutano di metterle in pratica, essendo pigri ad agire. Che poi egli sia il Cristo, è cosa che anche i demoni riuscirono ad ammettere. Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente 31, lo dissero e Pietro e i demoni, ma l'uno mosso dall'amore, gli altri dal timore. Ora, non tutti coloro che temono hanno l'amore, mentre tutti quelli che amano hanno anche il timore. È probabile - anzi non probabile ma certo - che ogni innamorato teme, ma teme con timore casto, non con timore servile, poiché è il timore casto del Signore quello che rimane in eterno 32. In effetti la carità, quando è perfetta, esclude il timore 33. E certamente una cosa è temere che egli venga e un'altra temere che ci abbandoni. " Temere che venga " era in coloro che dicevano: Sappiamo chi sei. Perché sei venuto prima del tempo per rovinarci? 34 " Temere che egli ci abbandoni " era in colui che gli disse: Sarò con te sino alla morte 35. Quando dunque ti si dice: " Credi in Cristo ", non pensare che ti sia sufficiente credere a Cristo, cioè che siano vere le parole di Cristo, o che ti basti crederlo il Cristo, che cioè egli sia colui che Dio promise per bocca dei profeti. " Credi in Cristo " vuol dire " ama Cristo ". Se adempirai questo precetto non ti si chiederà altro, poiché la carità è il pieno compimento della legge 36. Se crederai in Cristo amandolo con un tale ardore, vedi se non saranno tue anche queste parole: Chi ci separerà dall'amore di Cristo? 37 Non dilungarti dunque nel cercare ciò che Cristo ti comanda: non ci sarà precetto che tu non pratichi se ami Cristo. Ama e stai già praticando [la legge]. E quanto più ami, tanto più ne adempi le opere; se al contrario le compi in maniera ridotta, vuol dire che ami poco. Sii perfetto nell'amore ed avrai eseguito le opere [della legge]. Ecco con quanto grande verità fu detto: L'opera di Dio è questa: credere in colui che egli ha mandato 38, che cioè andiate a lui per via d'amore e a lui siate incorporati.
L’amore per Cristo e l’amore per i ministri di Cristo.
6. Qualcuno potrebbe ribattere le mie affermazioni e invitarmi a parlare con più oculatezza. " Tu hai detto - osserva - che credere in Cristo vuol dire amare Cristo, e hai aggiunto che noi dobbiamo credere in Cristo e non in Paolo. Non dobbiamo quindi amare Paolo? ". Effettivamente, come abbiamo distinto fra credere e credere, così dobbiamo distinguere tra amore e amore. Amo Paolo ma non credo in Paolo. Cristo non lo amo se non credo in lui. Amo Paolo ma con il mio amore non mi muovo verso Paolo: di Paolo io sarò un compagno; non sarà in Paolo la mia dimora. Cos'è infatti Apollo? cos'è Paolo? Ministri ad opera dei quali siete venuti alla fede 39, non persone in cui avete posto la vostra fede. Dunque, fratelli, noi dobbiamo credere in Dio; con la fede e la carità dobbiamo andare a Cristo, come lui stesso ebbe a dire: Credete in Dio e credete anche in me 40. Quale profeta oserebbe dire una cosa come questa? quale patriarca? quale apostolo o martire? quale angelo? Crediamo dunque in Cristo, amiamo Cristo e per via d'amore diventiamo suo corpo. Cerchiamo di comprendere com'egli, che è nostro Dio, si è fatto uomo per noi, e per questo, per essere cioè Dio fattosi uomo, egli è in grado di giustificarci. Se fosse soltanto uomo, avrebbe bisogno di giustificazione alla pari di noi; non sarebbe colui che ci giustifica. Siccome però egli è il nostro Dio e quando ha preso la natura umana, che non aveva, egli è rimasto in possesso della natura che aveva, per questo noi abbiamo in lui e la via in cui camminare e la meta a cui pervenire. Crediamo dunque in lui, cioè amiamolo come Dio, e amandolo torniamo da colui che avevamo messo da parte allontanandoci da lui.
Per gustare il pane celeste bisogna essere sani.
7. Il pane, quando ne mangiamo, ci reca piacere, non nausea; non ci capita di lodarlo per poi gettarlo via. Dopo averlo lodato, lo mangiamo in silenzio: siamo attratti dall'amore, mentre la ripugnanza è scomparsa essendo ormai guarita la nostra languidezza. Orbene, come potrà ripagare il Signore la nostra anima, la quale dice: Cosa renderò al Signore? 41, e ancora: Benedici il Signore, anima mia, e non dimenticare gli innumerevoli suoi benefici. Egli ti perdona tutte le tue iniquità 42? Questo è avvenuto quando fummo battezzati. Adesso si verifica quanto detto subito dopo: Egli guarisce tutte le tue malattie 43. Quanto più radicalmente son guarite le malattie, tanto più reca gusto il pane del cielo: il pane della vita disceso dal cielo 44 ci piace tanto più quanto più ci siamo guariti dai nostri mali. Ma chi può guarirci all'infuori di colui al quale abbiamo detto: Convertici, Dio della nostra salvezza 45? Convertici, cioè voltaci indietro poiché, fino a quando non ci avrai risanati, noi siamo portati al rigetto e, sebbene lodiamo il pane, tuttavia per la nausea non vogliamo assaggiarlo. Malati, lo rigettiamo; guariti, ci volgiamo ad esso. Su dunque, convertici, Dio della nostra salvezza e distogli da noi la tua collera 46. Il nostro languore è infatti [segno della] tua collera. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna 47. Perché? Perché compie l'opera di Dio. Difatti questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato 48. Chi non crede nel Figlio non avrà la vita ma l'ira di Dio rimane su di lui 49. Non verrà su di lui ma rimane su di lui: egli è abbandonato, non guarito. Per questo motivo colui che aveva detto: Convertici, o Dio, dovendo constatare che noi non possiamo convertirci se non veniamo risanati, aggiungeva: Della nostra salvezza 50. Il pane celeste infatti non piace se non a chi è sano, e per questo egli volle aggiungere anche un motivo per la conversione. Che significa: Convertici? Risanaci. Poiché fino a quando non abbiamo acquistato la salute, stentiamo a volgerci al pane della salute. Lo magnifichiamo, ma non ne gustiamo il sapore. Se io dico: Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te 51, chi non ne conviene? Chi non dice che è vero? Lo gridi, e gridi una cosa verissima. Ebbene, mangia ciò che decanti! Tu invece, ecco che cerchi d'ingannare la gente, mentre tu stesso non vuoi essere ingannato da nessuno; vuoi arricchire con danno altrui, non vuoi che alcuno arricchisca con danno tuo. Non formuli una legge che ti condanna? Non è il tuo stesso cuore un codice che ti punisce? Perché non vuoi che la tal cosa sia fatta a te, se è una cosa buona? Se è cosa cattiva, perché la fai? Come potrai rispondere, come potrai dire: " Mi piace, mi piace fare così ", e: " Questo mi piace e così pure quest'altro "? Son parole di uno che sta male. Grida dunque: Convertici, Dio della nostra salvezza, e distogli da noi la tua collera 52.
La nostra anima non fruttifica senza l’azione di Dio.
8. Nello stesso salmo è stato detto anche questo: Il Signore darà la dolcezza e la nostra terra produrrà il suo frutto 53. Orbene frutto dello Spirito è la carità 54. E da dove proviene questo frutto se non dal Signore, il quale dà la dolcezza e con essa viene riversata nei nostri cuori la carità di Dio? Non deriva da noi stessi ma ci è elargita ad opera dello Spirito Santo, che ci è stato dato 55. Vedete com'è il Signore colui che dà la dolcezza per la quale la nostra terra produce il suo frutto 56. Vedete come " la nostra terra ", cioè il nostro cuore, la nostra anima, e come questa nostra terra non produce il suo frutto se Dio non le manda la pioggia. La terra si è mossa: si è mossa per generare figli e darli alla luce. Ma perché si è mossa? Perché i cieli stillarono, non da loro stessi ma dal volto di Dio 57. Cos'è infatti Apollo?, cos'è Paolo? Ministri di Dio ad opera dei quali siete venuti alla fede 58. Essi sono nubi di Dio: se non sono riempiti, non versano acqua. Dunque la terra si è mossa 59 perché si è volto ad essa il Dio della nostra salvezza 60; la terra si è mossa perché i cieli stillarono dinanzi al volto di Dio 61. È stata mossa da Dio: né si sarebbe mossa senza la pioggia volontaria 62, come prosegue il testo. Infatti, dopo aver detto: La terra si è mossa poiché i cieli stillarono dinanzi al volto di Dio 63, affinché non pensassi che quella pioggia era inviata dai cieli e non da Dio, dice che quella pioggia era volontaria 64., non dovuta. Cosa ci era infatti dovuto se non il castigo? Si tratta dunque di pioggia volontaria, come anche è detto: Ci hai coronati con lo scudo del tuo buon volere 65. Non con lo splendore dei nostri meriti ma con lo scudo del tuo buon volere. Dio dunque per la sua eredità teneva in serbo una pioggia volontaria; eppure si è indebolita 66. Si indebolisce anche la donna che sta soffrendo nel parto; in effetti la terra si è mossa 67 dovendo partorire. Non partorirebbe se il parto non fosse preceduto da indebolimento 68, ma tu l'hai resa perfetta 69.
Facciamoci deboli per diventare robusti.
9. Che significa Eppure si è indebolita 70? Che non presume di se stessa. Che significa Eppure si è indebolita? Che tutto spera da te. Che significa Eppure si è indebolita? Quando sono debole è allora che sono forte 71. Dunque, si è indebolita: ha compreso che tutto è [dono] della grazia di Dio e non frutto dei propri meriti, delle proprie forze. Ha compreso questo e si è indebolita. Ha deposto la presunzione, ha ricevuto la benedizione. Si è indebolita. Non presuma dunque di se stessa, ma nella sua debolezza gridi al Signore: Convertici, Dio della nostra salvezza! 72 Il testo infatti prosegue così: Si è indebolita ma tu l'hai resa perfetta 73. Perché l'hai resa perfetta? Perché lei si è indebolita, perché ha compreso che da sola non può diventare perfetta. Proprio perché essa si è indebolita, tu l'hai resa perfetta. Questa stessa terra grida nella persona di Paolo: Per questo motivo ho pregato il Signore affinché me lo togliesse 74, mi togliesse cioè quel pungiglione conficcato nella carne per mio emendamento 75. Qual è infatti il motivo per cui, secondo la sue parole, quel rimedio gli era stato applicato? Non forse perché fosse tenuta a freno la sua presunzione, basata su risorse personali? Dice: Affinché non mi inorgoglisca per la grandezza delle rivelazioni mi è stato dato un pungiglione [conficcato] nella mia carne, un messo di Satana che mi schiaffeggi 76. Diventa dunque debole! Ti è stata messa da parte una pioggia volontaria 77, non a te dovuta. Nella tua debolezza grida: Non son degno del nome di apostolo 78. Renditi dunque debole perché egli ti conduca alla perfezione. Quando infatti lo pregavi ti ha risposto: Ti basta la mia grazia; la virtù diventa perfetta nella debolezza 79.
La nostra giustizia viene dalla fede; la fede da Cristo.
10. Nella lettura che abbiamo ascoltato lo stesso Apostolo conclude così: Perché io sia trovato in lui. In che senso, trovato in lui? Privo della mia giustizia 80. Se infatti fosse tua, non sarebbe in lui. E che significa Privo della mia giustizia? Della giustizia che io mi son come procurato da me, inquanto io l'ho attuata con le mie forze. Privo della mia giustizia, derivante dalla legge, ma in possesso di quella che viene dalla fede 81. In che senso è mia se deriva dalla legge? Questione imbrogliata; e poi già siamo stanchi, per cui se ometterò di dire qualcosa, mi completerà colui al quale apparteniamo. E sia trovato in lui, privo della mia giustizia. Se non avesse aggiunto: Quella che deriva dalla legge, chi non avrebbe pensato che, quando egli dice: Privo della mia giustizia, non parli della giustizia che deriva dal sapere dell'uomo? In tal senso ebbe a dire Cristo Signore in un altro passo: La mia dottrina non è mia 82, cioè non è umana, non è di questa natura corporea che voi vedete. In effetti, come poteva non essere sua quella dottrina se il Verbo del Padre è la sua dottrina? E chi, se non Cristo, è il Verbo del Padre? Di conseguenza la gente non avrebbe dovuto pensare che la stessa cosa volesse affermare Paolo quando diceva: Che io sia trovato in lui privo della mia giustizia, se non avesse aggiunto: Quella che deriva dalla legge ma con quella che proviene dalla fede in Cristo Gesù 83? Perché? Non è forse Cristo colui che diede la legge? Avendo la giustizia che deriva dalla legge, come puoi avere una giustizia che sia tua, dal momento che non sei stato tu a darti la legge ma l'hai ricevuta da Cristo, dal Figlio di Dio? Cristo infatti non cominciò ad esistere quando fu concepito dalla Vergine, ma era stato generato dal Padre prima d'avere quella madre che egli si creò per essere creato, si plasmò per essere plasmato. Infatti Madre Sion, dice l'uomo, e si è fatto uomo in essa. E colui che si è fatto uomo in essa, lui stesso è l'Altissimo che l'ha fondata 84. Egli si è formato colei nella quale fu formato. Egli dunque esisteva al tempo di Mosè, e così poté dare la legge. Mosè poi discendeva da Abramo attraverso una serie di gradini intermedi, ma Cristo poté dire: Prima di Abramo io sono 85. È poco dire: Prima di Abramo. Egli esisteva prima degli angeli, prima del cielo e della terra, prima di ogni creatura. Infatti per opera di lui sono state fatte tutte le cose 86.
Il timore della pena e l’amore della giustizia.
11. Orbene l'Apostolo aveva detto: Che io sia trovato in lui privo della mia giustizia; perché vi aggiunge: Quella che deriva dalla legge 87? Ve lo dirò brevemente, per quanto mi è possibile; l'Autore della grazia poi completerà [l'opera] nell'intimo dei vostri cuori. Cosa vuol significare se non che i giudei, avendo la stessa nostra legge, ne praticavano le opere mossi da timore servile e non infiammati dal fuoco dell'amore? Osservando la legge per timore servile, erano schiavi. Quando tu, viceversa, ti metti a praticare la prescrizione della legge di non desiderare malamente 88, come ci riesci se non perché la carità di Dio è stata riversata nel tuo cuore, non da te stesso ma dallo Spirito Santo che ti è stato dato 89? In effetti, Dio teneva in serbo una pioggia volontaria per la sua eredità, ed essa si è indebolita 90, non potendo sperare nulla da se stessa. Le fu detto pertanto: " Fa' questo ", ed essa lo fece; " Non uccidere ", ed essa non uccise; " Non commettere adulterio abusando della donna altrui ", e si astenne dall'adulterio. Le fu detto dunque " Fa' ", ed essa fece 91; le fu detto: " Ama quello che fai ", e lei si è indebolita. Tu non uccidi il tuo nemico perché temi. Se ti fosse garantita l'impunità, lo risparmieresti? Faresti quel che fece Davide quando il Signore gli lasciò in mano il suo nemico perché gli facesse quello che voleva, ed egli preferì risparmiarlo? _Preferì lasciar vivo colui che avrebbe potuto uccidere impunemente 92. Tu lasceresti vivere il tuo nemico se ti fosse assicurata l'impunità nel caso che tu lo uccida? Come gli risparmieresti la morte, se di lui vai dicendo: " Magari morisse! "? Si conclude pertanto che all'uomo animato da timore servile la legge con le sue prescrizioni impedisce di fare il male, ma non sradica dal suo cuore il desiderio di farlo. E perché rimane in te questo cattivo desiderio? Perché non hai l'amore per la giustizia, e quindi ti manca ciò che ti dovrebbe trattenere in tal senso. Ama dunque! E per amare, cosa debbo fare? Làsciati vincere dall'amore, poiché, se agisci per timore, non ami. Otterrai una tua giustizia, poiché, sebbene essa derivi dalla legge inquanto tu eviti di fare ciò che la legge proibisce, è tuttavia una giustizia tua. Agisci infatti mosso da timore, non da amore. Quando la tua giustizia non sarà una giustizia tua? Quando sua sorgente sarà la fede in Cristo. Credendo infatti in lui, da lui ottieni di poter adempiere i precetti della legge.
La fede, dandoci la possibilità di osservare la legge, ci consente di pervenire alla salute.
12. Questo sottolinea il testo del presente salmo. Non dice forse Dio: Convertitevi a me 93? Ne son piene le Scritture: Convertitevi a me, convertitevi a me. In effetti, la malattia aveva cominciato un certo qual moto; e pertanto che vuol dire: Convertitevi a me? Non certo che tu, rivolto verso occidente, ti volga verso oriente. È cosa troppo facile. Magari tu facessi la medesima cosa nel tuo interno! Ma questo non è facile. Tu giri il corpo da una direzione a un'altra; ebbene indirizza il tuo cuore da un amore a un altro. Dio grida: Convertitevi a me, e la terra ha cominciato a temere la condanna per non essersi convertita. Si è mossa verso la conversione, ma la spossatezza non l'ha seguita: il pane [di Dio] non è piaciuto ai malati. Convertitevi a me 94. L'infermo, debilitato com'era, ha visto che la cosa a lui comandata gli era impossibile, e con le parole del profeta si è messo a gridare: O Dio, convertici! Ed ecco che gli è entrata nel cuore la fede e si è messo a pregare per compiere quanto prescritto dalla legge. Ha detto: O Dio, convertici! In effetti essa si era indebolita ma tu l'hai resa perfetta 95; e così io mi son trovato in lui privo della mia giustizia derivante dalla legge ma con la giustizia di Cristo, che deriva dalla fede 96. Che significa: Dalla fede? Una giustizia che chiedendo ottiene quanto non è possibile ottenere sotto la legge. Infatti, chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvo 97. Questa è la giustizia della fede che noi predichiamo 98, questo è il pane vivo disceso dal cielo 99, che risana perché lo si mangi, che rafforza quando lo si mangia, che impingua quando lo si desidera. Di questo pane fu detto alla nostra anima: Sazia di beni il tuo desiderio 100. Ecc.
1 - Gv 6, 41 (51) e 27.
2 - Cf. Gv 6, 35 (48, 51).
3 - Gv 6, 27.
4 - Mt 15, 17.
5 - Gv 6, 27.
6 - 1 Cor 12, 27.
7 - Gv 6, 28.
8 - Gv 6, 29.
9 - Gc 2, 19.
10 - Mc 1, 24 (Lc 4, 34).
11 - Mc 1, 24 (Lc 4, 34).
12 - Mc 3, 12 (Lc 4, 41).
13 - Mt 16, 17-18.
14 - Mt 16, 16.
15 - Mc 1, 25 (Lc 4, 35).
16 - Gv 6, 29.
17 - 1 Cor 1, 13.
18 - Rm 4, 5.
19 - Rm 3, 26.
20 - Gv 6, 29.
21 - Rm 4, 5.
22 - Gv 6, 29.
23 - Mt 19, 16 (Mc 10, 17; Lc 18, 18).
24 - Lc 10, 28.
25 - Mt 19, 16.
26 - Gv 6, 29.
27 - Mt 19, 17.
28 - Mt 19, 18-19.
29 - Mt 19, 16.
30 - Gv 6, 29.
31 - Mt 16, 16.
32 - Sal 18, 10.
33 - 1 Gv 4, 18.
34 - Mc 1, 24 (Lc 4, 34).
35 - Lc 22, 33.
36 - Rm 13, 10.
37 - Rm 8, 35.
38 - Gv 6, 29.
39 - 1 Cor 3, 4-5.
40 - Gv 14, 1.
41 - Sal 115, 12.
42 - Sal 102, 2-3.
43 - Sal 102, 3.
44 - Cf. Gv 6, 33 (41, 51).
45 - Sal 84, 5.
46 - Sal 84, 5.
47 - Gv 3, 36 (6, 40 e 47).
48 - Gv 6, 29.
49 - Gv 3, 36.
50 - Sal 84, 5.
51 - Praeceptum aureum (cf. Tb 4, 16?).
52 - Sal 84, 5.
53 - Sal 84, 13.
54 - Gal 5, 22.
55 - Rm 5, 5.
56 - Cf. Sal 84, 13.
57 - Sal 67, 9.
58 - 1 Cor 3, 4-5.
59 - Sal 67, 9.
60 - Cf. Sal 84, 5.
61 - Sal 67, 9.
62 - Sal 67, 10.
63 - Sal 67, 9.
64 - Sal 67, 10.
65 - Sal 5, 13.
66 - Sal 67, 10.
67 - Sal 67, 9.
68 - Cf. Gn 3, 16.
69 - Sal 67, 10.
70 - Sal 67, 10.
71 - 2 Cor 12, 10.
72 - Sal 84, 5.
73 - Sal 67, 10.
74 - 2 Cor 12, 8.
75 - Cf. 2 Cor 12, 7.
76 - 2 Cor 12, 7.
77 - Cf. Sal 67, 10.
78 - 1 Cor 15, 9.
79 - 2 Cor 12, 9.
80 - Fil 3, 9.
81 - Fil 3, 9.
82 - Gv 7, 16.
83 - Fil 3, 9.
84 - Sal 86, 5.
85 - Gv 8, 58.
86 - Gv 1, 3.
87 - Fil 3, 9.
88 - Rm 7, 7 (13, 9; Es 20, 17).
89 - Cf. Rm 5, 5.
90 - Sal 67, 10.
91 - Cf. Mt 8, 9 (Lc 7, 8); Mt 19, 18.
92 - Cf. 1 Sam 26, 5-12.
93 - Zc 1, 3 (Ml 3, 7; Is 45, 22).
94 - Sal 84, 5.
95 - Sal 67, 10.
96 - Fil 3, 9.
97 - Rm 10, 13 (Gi 2, 32 [3, 5]; At 2, 21).
98 - Cf. Rm 4, 13 (Fil 3, 9).
99 - Gv 6, 59 (33, 41, 51).
100 - Sal 102, 5.
Capitolo XIX: Come si deve addestrare colui che si e' dato a Dio
Libro I: Libro della imitazione di Cristo e del dispregio del mondo e di tutte le sue vanità - Tommaso da Kempis
Leggilo nella Biblioteca 1. La vita di colui che si è dato a Dio deve essere rigogliosa di ogni virtù, cosicché, quale egli appare esteriormente alla gente, tale sia anche interiormente. Anzi, e a ragione, di dentro vi deve essere molto più di quanto appare di fuori; giacché noi siamo sotto gli occhi di Dio, e a lui dobbiamo sommo rispetto, ovunque ci troviamo; Dio, dinanzi al quale dobbiamo camminare puri come angeli. Ogni giorno dobbiamo rinnovare il nostro proposito e spronare noi stessi al fervore, come fossimo appena venuti, oggi, alla vita del monastero. Dobbiamo dire: aiutami, Signore Iddio, nel mio buon proposito e nel santo servizio che ti è dovuto; concedimi di ricominciare oggi radicalmente, perché quel che ho fatto fin qui è nulla. Il nostro progresso spirituale procede di pari passo con il nostro proposito. Grande vigilanza occorre per chi vuol avanzare nel bene; ché, se cade spesso colui che ha forti propositi, che cosa sarà di colui che soltanto di rado si propone alcunché, e con poca fermezza? Svariati sono i modi nei quali ci accade di abbandonare il nostro proposito; anche la semplice omissione di un solo esercizio di pietà porta quasi sempre qualche guasto. In verità, la fermezza di proposito dei giusti dipende, più che dalla loro saggezza, dalla grazia di Dio, nel quale essi ripongono la loro fiducia, qualunque meta riescano a raggiungere, giacché l'uomo propone ma chi dispone è Dio, le cui vie noi non conosciamo. Se talvolta, per fare del bene o per essere utili ai fratelli, si omette un abituale esercizio di pietà, esso potrà facilmente essere recuperato più tardi; che se, invece, quasi senza badare, lo si tralascia per malavoglia o negligenza, ciò costituisce già una colpa, e deve essere sentito come una perdita.
2. Per quanto ci mettiamo tutto l'impegno possibile, sarà facile che abbiamo a cadere ancora, in varie occasioni. Tuttavia dobbiamo fare continuamente qualche proponimento preciso, specialmente in contrapposto a ciò che maggiormente impedisce il nostro profitto spirituale. Cose esterne e cose interiori sono necessarie al nostro progresso spirituale, perciò, le une come le altre, dobbiamo esaminarle attentamente e metterle nel giusto ordine. Se non riesci a stare sempre concentrato in te stesso, raccogliti di tempo in tempo, almeno una volta al giorno, la mattina o la sera: la mattina per fare i tuoi propositi, la sera per esaminare come ti sei comportato, cioè come sei stato, nelle parole, nonché nei pensieri, con i quali forse hai più spesso offeso Dio o il prossimo. Armati, come un soldato, contro le perversità del diavolo. Tieni a freno la gola; così terrai più facilmente a freno ogni altra cattiva tendenza del corpo. Non stare mai senza far nulla: sii occupato sempre, a leggero o a scrivere, a pregare o a meditare, o a fare qualche lavoro utile per tutti. Gli esercizi corporali di ciascuno siano compiuti separatamente; né tutti possono assumersene ugualmente. Se non sono esercizi di tutta la comunità, non devono essere palesati a tutti, giacché ciò che è personale si fa con maggior profitto nel segreto. Tuttavia guarda di non essere tardo alle pratiche comunitarie; più pronto, invece, a quelle tue proprie. Che, compiuto disciplinatamente e interamente il dovere imposto, se avanza tempo, ritornerai a te stesso, come vuole la tua devozione personale. Non è possibile che tutti abbiano a fare il medesimo esercizio, giacché a ciascuno giova qualcosa di particolare. E poi si amano esercizi diversi secondo i momenti: alcuni ci sono più graditi nei giorni di festa, altri nei giorni comuni. Inoltre, nel momento della tentazione e nel momento della pacifica tranquillità, abbiamo bisogno di esercizi ben diversi. Infine quando siamo nella tristezza ci piace pensare a certe cose; ad, invece quando siamo nella Letizia del Signore.
3. Nelle feste più solenni dobbiamo rinnovare gli esercizi di pietà ed implorare con fervore più grande l'aiuto dei santi. I nostri proponimenti devono andare da una ad altra festività, come se in quel punto dovessimo lasciare questo mondo e giungere alla festa eterna. Per questo, nei periodi di particolare devozione, dobbiamo prepararci con cura, e mantenerci in più grande pietà, attenendoci più rigorosamente ai nostri doveri, quasi stessimo per ricevere da Dio il premio delle nostre fatiche. Che se tale premio sarà rimandato, dobbiamo convincerci che non eravamo pienamente preparati e che non eravamo ancora degni della immensa gloria, che ci sarà rivelata (Rm 8,18) nel tempo stabilito; e dobbiamo fare in modo di prepararci meglio alla morte. "Beato quel servo - dice Luca evangelista - che il padrone, al suo arrivo, avrà trovato sveglio e pronto. In verità vi dico che gli darà da amministrare tutti i suoi beni" (Lc 12,44; cfr. Lc 12,37).
15 agosto 1959.
Beata Elena Aiello
La Madonna: «[...] la Chiesa è ferita dai propri ministri. Le anime consacrate e sacerdotali sono attaccate al mondo e alle creature. Molte anime si perdono per causa loro e molti di loro non sono degni di portare la loro divisa, sono addormentati nel sonno della morte, sono distaccati dalla santa Madre Chiesa».