Liturgia delle Ore - Letture
Domenica della 1° settimana del tempo di Avvento
Vangelo secondo Marco 13
1Mentre usciva dal tempio, un discepolo gli disse: "Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!".2Gesù gli rispose: "Vedi queste grandi costruzioni? Non rimarrà qui pietra su pietra, che non sia distrutta".3Mentre era seduto sul monte degli Ulivi, di fronte al tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo interrogavano in disparte:4"Dicci, quando accadrà questo, e quale sarà il segno che tutte queste cose staranno per compiersi?".
5Gesù si mise a dire loro: "Guardate che nessuno v'inganni!6Molti verranno in mio nome, dicendo: "Sono io", e inganneranno molti.7E quando sentirete parlare di guerre, non allarmatevi; bisogna infatti che ciò avvenga, ma non sarà ancora la fine.8Si leverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti sulla terra e vi saranno carestie. Questo sarà il principio dei dolori.
9Ma voi badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe, comparirete davanti a governatori e re a causa mia, per render testimonianza davanti a loro.10Ma prima è necessario che il vangelo sia proclamato a tutte le genti.11E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi di ciò che dovrete dire, ma dite ciò che in quell'ora vi sarà dato: poiché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo.12Il fratello consegnerà a morte il fratello, il padre il figlio e i figli insorgeranno contro i genitori e li metteranno a morte.13Voi sarete odiati da tutti a causa del mio nome, ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato.
14Quando vedrete 'l'abominio della desolazione' stare là dove non conviene, chi legge capisca, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano ai monti;15chi si trova sulla terrazza non scenda per entrare a prender qualcosa nella sua casa;16chi è nel campo non torni indietro a prendersi il mantello.17Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni!18Pregate che ciò non accada d'inverno;19perché quei giorni saranno 'una tribolazione, quale non è mai stata dall'inizio della creazione', fatta da Dio, 'fino al presente', né mai vi sarà.20Se il Signore non abbreviasse quei giorni, nessun uomo si salverebbe. Ma a motivo degli eletti che si è scelto ha abbreviato quei giorni.21Allora, dunque, se qualcuno vi dirà: "Ecco, il Cristo è qui, ecco è là", non ci credete;22perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e portenti per ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti.23Voi però state attenti! Io vi ho predetto tutto.
24In quei giorni, dopo quella tribolazione,
'il sole si oscurerà
e la luna non darà più il suo splendore'
25'e gli astri si metteranno a cadere' dal cielo
'e le potenze che sono nei cieli' saranno sconvolte.
26Allora vedranno 'il Figlio dell'uomo venire sulle nub'i con grande potenza e gloria.27Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.
28Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina;29così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte.30In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute.31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.32Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre.
33State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso.34È come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare.35Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino,36perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati.37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!".
Secondo libro di Samuele 15
1Ma dopo, Assalonne si procurò un carro, cavalli e cinquanta uomini che correvano davanti a lui.2Assalonne si alzava la mattina presto e si metteva da un lato della strada di accesso alla porta della città; quando qualcuno aveva una lite e veniva dal re per il giudizio, Assalonne lo chiamava e gli diceva: "Di quale città sei?", l'altro gli rispondeva: "Il tuo servo è di tale e tale tribù d'Israele".3Allora Assalonne gli diceva: "Vedi, le tue ragioni sono buone e giuste, ma nessuno ti ascolta da parte del re".4Assalonne aggiungeva: "Se facessero me giudice del paese! Chiunque avesse una lite o un giudizio verrebbe da me e io gli farei giustizia".5Quando uno gli si accostava per prostrarsi davanti a lui, gli porgeva la mano, l'abbracciava e lo baciava.6Assalonne faceva così con tutti gli Israeliti che venivano dal re per il giudizio; in questo modo Assalonne si cattivò l'affetto degli Israeliti.
7Ora, dopo quattro anni, Assalonne disse al re: "Lasciami andare a Ebron a sciogliere un voto che ho fatto al Signore.8Perché durante la sua dimora a Ghesùr, in Aram, il tuo servo ha fatto questo voto: Se il Signore mi riconduce a Gerusalemme, io servirò il Signore a Ebron!".9Il re gli disse: "Va' in pace!". Egli si alzò e andò a Ebron.10Allora Assalonne mandò emissari per tutte le tribù d'Israele a dire: "Quando sentirete il suono della tromba, allora direte: Assalonne è divenuto re a Ebron".11Con Assalonne erano partiti da Gerusalemme duecento uomini, i quali, invitati, partirono con semplicità, senza saper nulla.12Assalonne convocò Achitòfel il Ghilonita, consigliere di Davide, perché venisse dalla sua città di Ghilo ad assistere mentre offriva i sacrifici. La congiura divenne potente e il popolo andava crescendo di numero intorno ad Assalonne.
13Arrivò un informatore da Davide e disse: "Il cuore degli Israeliti si è volto verso Assalonne".14Allora Davide disse a tutti i suoi ministri che erano con lui a Gerusalemme: "Alzatevi, fuggiamo; altrimenti nessuno di noi scamperà dalle mani di Assalonne. Partite in fretta perché non si affretti lui a raggiungerci e faccia cadere su di noi la sventura e colpisca la città a fil di spada".15I ministri del re gli dissero: "Tutto secondo ciò che sceglierà il re mio signore; ecco, noi siamo i tuoi ministri".16Il re dunque uscì a piedi con tutta la famiglia; lasciò dieci concubine a custodire la reggia.17Il re uscì dunque a piedi con tutto il popolo e si fermarono all'ultima casa.18Tutti i ministri del re camminavano al suo fianco e tutti i Cretei e tutti i Peletei e Ittài con tutti quelli di Gat, seicento uomini venuti da Gat al suo seguito, sfilavano davanti al re.19Allora il re disse a Ittài di Gat: "Perché vuoi venire anche tu con noi? Torna indietro e resta con il re, perché sei un forestiero e per di più un esule dalla tua patria.20Appena ieri sei arrivato e oggi ti farei errare con noi, mentre io stesso vado dove capiterà di andare? Torna indietro e riconduci con te i tuoi fratelli; siano con te la grazia e la fedeltà al Signore!".21Ma Ittài rispose al re: "Per la vita del Signore e la tua, o re mio signore, in qualunque luogo sarà il re mio signore, per morire o per vivere, là sarà anche il tuo servo".22Allora Davide disse a Ittài: "Va', prosegui pure!". Ittài, quello di Gat, proseguì con tutti gli uomini e con tutte le donne e i bambini che erano con lui.23Tutti quelli del paese piangevano ad alta voce, mentre tutto il popolo passava. Il re stava in piedi nella valle del Cedron e tutto il popolo passava davanti a lui prendendo la via del deserto.
24Ecco venire anche Zadòk con tutti i leviti, i quali portavano l'arca dell'alleanza di Dio. Essi deposero l'arca di Dio presso Ebiatàr, finché tutto il popolo non finì di uscire dalla città.25Il re disse a Zadòk: "Riporta in città l'arca di Dio! Se io trovo grazia agli occhi del Signore, egli mi farà tornare e me la farà rivedere insieme con la sua Dimora.26Ma se dice: Non ti gradisco, eccomi: faccia di me quello che sarà bene davanti a lui".27Il re aggiunse al sacerdote Zadòk: "Vedi? Torna in pace in città con tuo figlio Achimaaz e Giònata figlio di Ebiatàr.28Badate: io aspetterò presso i guadi del deserto, finché mi sia portata qualche notizia da parte vostra".29Così Zadòk ed Ebiatàr riportarono a Gerusalemme l'arca di Dio e là dimorarono.
30Davide saliva l'erta degli Ulivi; saliva piangendo e camminava con il capo coperto e a piedi scalzi; tutta la gente che era con lui aveva il capo coperto e, salendo, piangeva.31Fu intanto portata a Davide la notizia: "Achitòfel è con Assalonne tra i congiurati". Davide disse: "Rendi vani i consigli di Achitòfel, Signore!".32Quando Davide fu giunto in vetta al monte, al luogo dove ci si prostra a Dio, ecco farglisi incontro Cusài, l'Archita, con la tunica stracciata e il capo coperto di polvere.33Davide gli disse: "Se tu procedi con me, mi sarai di peso;34ma se torni in città e dici ad Assalonne: Io sarò tuo servo, o re; come sono stato servo di tuo padre prima, così sarò ora tuo servo, tu dissiperai in mio favore i consigli di Achitòfel.35E non avrai forse là con te i sacerdoti Zadòk ed Ebiatàr? Quanto sentirai dire della reggia, lo riferirai ai sacerdoti Zadòk ed Ebiatàr.36Ecco, essi hanno con loro i due figli, Achimaaz, figlio di Zadòk e Giònata, figlio di Ebiatàr; per mezzo di loro mi farete sapere quanto avrete sentito".37Cusài, amico di Davide, arrivò in città quando Assalonne entrava in Gerusalemme.
Giobbe 38
1Il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine:
2Chi è costui che oscura il consiglio
con parole insipienti?
3Cingiti i fianchi come un prode,
io t'interrogherò e tu mi istruirai.
4Dov'eri tu quand'io ponevo le fondamenta della terra?
Dillo, se hai tanta intelligenza!
5Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai,
o chi ha teso su di essa la misura?
6Dove sono fissate le sue basi
o chi ha posto la sua pietra angolare,
7mentre gioivano in coro le stelle del mattino
e plaudivano tutti i figli di Dio?
8Chi ha chiuso tra due porte il mare,
quando erompeva uscendo dal seno materno,
9quando lo circondavo di nubi per veste
e per fasce di caligine folta?
10Poi gli ho fissato un limite
e gli ho messo chiavistello e porte
11e ho detto: "Fin qui giungerai e non oltre
e qui s'infrangerà l'orgoglio delle tue onde".
12Da quando vivi, hai mai comandato al mattino
e assegnato il posto all'aurora,
13perché essa afferri i lembi della terra
e ne scuota i malvagi?
14Si trasforma come creta da sigillo
e si colora come un vestito.
15È sottratta ai malvagi la loro luce
ed è spezzato il braccio che si alza a colpire.
16Sei mai giunto alle sorgenti del mare
e nel fondo dell'abisso hai tu passeggiato?
17Ti sono state indicate le porte della morte
e hai visto le porte dell'ombra funerea?
18Hai tu considerato le distese della terra?
Dillo, se sai tutto questo!
19Per quale via si va dove abita la luce
e dove hanno dimora le tenebre
20perché tu le conduca al loro dominio
o almeno tu sappia avviarle verso la loro casa?
21Certo, tu lo sai, perché allora eri nato
e il numero dei tuoi giorni è assai grande!
22Sei mai giunto ai serbatoi della neve,
hai mai visto i serbatoi della grandine,
23che io riserbo per il tempo della sciagura,
per il giorno della guerra e della battaglia?
24Per quali vie si espande la luce,
si diffonde il vento d'oriente sulla terra?
25Chi ha scavato canali agli acquazzoni
e una strada alla nube tonante,
26per far piovere sopra una terra senza uomini,
su un deserto dove non c'è nessuno,
27per dissetare regioni desolate e squallide
e far germogliare erbe nella steppa?
28Ha forse un padre la pioggia?
O chi mette al mondo le gocce della rugiada?
29Dal seno di chi è uscito il ghiaccio
e la brina del cielo chi l'ha generata?
30Come pietra le acque induriscono
e la faccia dell'abisso si raggela.
31Puoi tu annodare i legami delle Plèiadi
o sciogliere i vincoli di Orione?
32Fai tu spuntare a suo tempo la stella del mattino
o puoi guidare l'Orsa insieme con i suoi figli?
33Conosci tu le leggi del cielo
o ne applichi le norme sulla terra?
34Puoi tu alzare la voce fino alle nubi
e farti coprire da un rovescio di acqua?
35Scagli tu i fulmini e partono
dicendoti: "Eccoci!"?
36Chi ha elargito all'ibis la sapienza
o chi ha dato al gallo intelligenza?
37Chi può con sapienza calcolare le nubi
e chi riversa gli otri del cielo,
38quando si fonde la polvere in una massa
e le zolle si attaccano insieme?
39Vai tu a caccia di preda per la leonessa
e sazi la fame dei leoncini,
40quando sono accovacciati nelle tane
o stanno in agguato fra le macchie?
41Chi prepara al corvo il suo pasto,
quando i suoi nati gridano verso Dio
e vagano qua e là per mancanza di cibo?
Salmi 68
1'Al maestro del coro. Di Davide. Salmo. Canto.'
2Sorga Dio, i suoi nemici si disperdano
e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.
3Come si disperde il fumo, tu li disperdi;
come fonde la cera di fronte al fuoco,
periscano gli empi davanti a Dio.
4I giusti invece si rallegrino,
esultino davanti a Dio
e cantino di gioia.
5Cantate a Dio, inneggiate al suo nome,
spianate la strada a chi cavalca le nubi:
"Signore" è il suo nome,
gioite davanti a lui.
6Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
7Ai derelitti Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri;
solo i ribelli abbandona in arida terra.
8Dio, quando uscivi davanti al tuo popolo,
quando camminavi per il deserto,
9la terra tremò, stillarono i cieli
davanti al Dio del Sinai,
davanti a Dio, il Dio di Israele.
10Pioggia abbondante riversavi, o Dio,
rinvigorivi la tua eredità esausta.
11E il tuo popolo abitò il paese
che nel tuo amore, o Dio, preparasti al misero.
12Il Signore annunzia una notizia,
le messaggere di vittoria sono grande schiera:
13"Fuggono i re, fuggono gli eserciti,
anche le donne si dividono il bottino.
14Mentre voi dormite tra gli ovili,
splendono d'argento le ali della colomba,
le sue piume di riflessi d'oro".
15Quando disperdeva i re l'Onnipotente,
nevicava sullo Zalmon.
16Monte di Dio, il monte di Basan,
monte dalle alte cime, il monte di Basan.
17Perché invidiate, o monti dalle alte cime,
il monte che Dio ha scelto a sua dimora?
Il Signore lo abiterà per sempre.
18I carri di Dio sono migliaia e migliaia:
il Signore viene dal Sinai nel santuario.
19Sei salito in alto conducendo prigionieri,
hai ricevuto uomini in tributo:
anche i ribelli abiteranno
presso il Signore Dio.
20Benedetto il Signore sempre;
ha cura di noi il Dio della salvezza.
21Il nostro Dio è un Dio che salva;
il Signore Dio libera dalla morte.
22Sì, Dio schiaccerà il capo dei suoi nemici,
la testa altéra di chi percorre la via del delitto.
23Ha detto il Signore: "Da Basan li farò tornare,
li farò tornare dagli abissi del mare,
24perché il tuo piede si bagni nel sangue,
e la lingua dei tuoi cani riceva la sua parte tra i nemici".
25Appare il tuo corteo, Dio,
il corteo del mio Dio, del mio re, nel santuario.
26Precedono i cantori, seguono ultimi i citaredi,
in mezzo le fanciulle che battono cèmbali.
27"Benedite Dio nelle vostre assemblee,
benedite il Signore, voi della stirpe di Israele".
28Ecco, Beniamino, il più giovane,
guida i capi di Giuda nelle loro schiere,
i capi di Zàbulon, i capi di Nèftali.
29Dispiega, Dio, la tua potenza,
conferma, Dio, quanto hai fatto per noi.
30Per il tuo tempio, in Gerusalemme,
a te i re porteranno doni.
31Minaccia la belva dei canneti,
il branco dei tori con i vitelli dei popoli:
si prostrino portando verghe d'argento;
disperdi i popoli che amano la guerra.
32Verranno i grandi dall'Egitto,
l'Etiopia tenderà le mani a Dio.
33Regni della terra, cantate a Dio,
cantate inni al Signore;
34egli nei cieli cavalca, nei cieli eterni,
ecco, tuona con voce potente.
35Riconoscete a Dio la sua potenza,
la sua maestà su Israele,
la sua potenza sopra le nubi.
36Terribile sei, Dio, dal tuo santuario;
il Dio d'Israele dà forza e vigore al suo popolo,
sia benedetto Dio.
Geremia 41
1Ora, nel settimo mese, Ismaele figlio di Natania, figlio di Elisamà, di stirpe reale, si recò con dieci uomini da Godolia figlio di Achikàm in Mizpà e mentre là in Mizpà prendevano cibo insieme,2Ismaele figlio di Natania si alzò con i suoi dieci uomini e colpirono di spada Godolia figlio di Achikàm, figlio di Safàn. Così uccisero colui che il re di Babilonia aveva messo a capo del paese.3Ismaele uccise anche tutti i Giudei che erano con Godolia a Mizpà e i Caldei, tutti uomini d'arme, che si trovavano colà.
4Il secondo giorno dopo l'uccisione di Godolia, quando nessuno sapeva la cosa,5vennero uomini da Sichem, da Silo e da Samaria: ottanta uomini con la barba rasa, le vesti stracciate e con incisioni sul corpo. Essi avevano nelle mani offerte e incenso da portare nel tempio del Signore.6Ismaele figlio di Natania uscì loro incontro da Mizpà, mentre essi venivano avanti piangendo. Quando li ebbe raggiunti, disse loro: "Venite da Godolia, figlio di Achikàm".
7Ma quando giunsero nel centro della città, Ismaele figlio di Natania con i suoi uomini li sgozzò e li gettò in una cisterna.
8Fra quelli si trovarono dieci uomini, che dissero a Ismaele: "Non ucciderci, perché abbiamo nascosto provviste nei campi, grano, orzo, olio e miele". Allora egli si trattenne e non li uccise insieme con i loro fratelli.9La cisterna in cui Ismaele gettò tutti i cadaveri degli uomini che aveva uccisi era la cisterna grande, quella che il re Asa aveva costruita quando era in guerra contro Baasa re di Israele; Ismaele figlio di Natania la riempì dei cadaveri.
10Poi Ismaele fece prigioniero il resto del popolo che si trovava in Mizpà, le figlie del re e tutto il popolo rimasto in Mizpà, su cui Nabuzaradàn, capo delle guardie, aveva messo a capo Godolia figlio di Achikàm. Ismaele figlio di Natania li condusse via e partì per rifugiarsi presso gli Ammoniti.
11Intanto Giovanni figlio di Kàreca e tutti i capi delle bande armate che erano con lui ebbero notizia di tutto il male compiuto da Ismaele figlio di Natania.12Raccolsero i loro uomini e si mossero per andare ad assalire Ismaele figlio di Natania. Essi lo trovarono presso la grande piscina di Gàbaon.
13Appena tutto il popolo che era con Ismaele vide Giovanni figlio di Kàreca e tutti i capi delle bande armate che erano con lui, se ne rallegrò.14Tutto il popolo che Ismaele aveva condotto via da Mizpà si voltò e, ritornato indietro, raggiunse Giovanni figlio di Kàreca.15Ma Ismaele figlio di Natania sfuggì con otto uomini a Giovanni e andò presso gli Ammoniti.
16Giovanni figlio di Kàreca e tutti i capi delle bande armate che erano con lui presero tutto il resto del popolo che Ismaele figlio di Natania aveva condotto via da Mizpà dopo aver ucciso Godolia figlio di Achikàm, uomini d'arme, donne, fanciulli ed eunuchi, e li condussero via da Gàbaon.17Essi partirono e sostarono in Gherut-Chimàm, che si trova a fianco di Betlemme, per proseguire ed entrare in Egitto,18lontano dai Caldei. Infatti essi temevano costoro, poiché Ismaele figlio di Natania aveva ucciso Godolia figlio di Achikàm, che il re di Babilonia aveva messo a capo del paese.
Prima lettera ai Tessalonicesi 5
1Riguardo poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva;2infatti voi ben sapete che come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore.3E quando si dirà: "Pace e sicurezza", allora d'improvviso li colpirà la rovina, come le doglie una donna incinta; e nessuno scamperà.4Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro:5voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre.6Non dormiamo dunque come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobrii.
7Quelli che dormono, infatti, dormono di notte; e quelli che si ubriacano, sono ubriachi di notte.8Noi invece, che siamo del giorno, dobbiamo essere sobrii, 'rivestiti con la corazza' della fede e della carità e avendo come 'elmo' la speranza 'della salvezza'.9Poiché Dio non ci ha destinati alla sua collera ma all'acquisto della salvezza per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo,10il quale è morto per noi, perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui.11Perciò confortatevi a vicenda edificandovi gli uni gli altri, come già fate.
12Vi preghiamo poi, fratelli, di aver riguardo per quelli che faticano tra di voi, che vi sono preposti nel Signore e vi ammoniscono;13trattateli con molto rispetto e carità, a motivo del loro lavoro. Vivete in pace tra voi.14Vi esortiamo, fratelli: correggete gli indisciplinati, confortate i pusillanimi, sostenete i deboli, siate pazienti con tutti.15Guardatevi dal rendere male per male ad alcuno; ma cercate sempre il bene tra voi e con tutti.16State sempre lieti,17pregate incessantemente,18in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.19Non spegnete lo Spirito,20non disprezzate le profezie;21esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono.22Astenetevi da ogni specie di male.
23Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo.24Colui che vi chiama è fedele e farà tutto questo!
25Fratelli, pregate anche per noi.
26Salutate tutti i fratelli con il bacio santo.27Vi scongiuro, per il Signore, che si legga questa lettera a tutti i fratelli.
28La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con voi.
Capitolo XXIII: La meditazione della morte
Leggilo nella Biblioteca 1. Ben presto la morte sarà qui, presso di te. Considera, del resto, la tua condizione: l'uomo oggi c'è e domani è scomparso; e quando è sottratto alla vista, rapidamente esce anche dalla memoria. Quanto grandi sono la stoltezza e la durezza di cuore dell'uomo: egli pensa soltanto alle cose di oggi e non piuttosto alle cose future. In ogni azione, in ogni pensiero, dovresti comportarti come se tu dovessi morire oggi stesso; ché, se avrai retta la coscienza, non avrai molta paura di morire. Sarebbe meglio star lontano dal peccato che sfuggire alla morte. Se oggi non sei preparato a morire, come lo sarai domani? Il domani è una cosa non sicura: che ne sai tu se avrai un domani? A che giova vivere a lungo, se correggiamo così poco noi stessi? Purtroppo, non sempre una vita lunga corregge i difetti; anzi spesso accresce maggiormente le colpe. Magari potessimo passare santamente anche una sola giornata in questo mondo. Molti fanno il conto degli anni trascorsi dalla loro conversione a Dio; ma scarso è sovente il frutto della loro emendazione. Certamente morire è cosa che mette paura; ma forse è più pericoloso vivere a lungo. Beato colui che ha sempre dinanzi agli occhi l'ora della sua morte ed è pronto ogni giorno a morire. Se qualche volta hai visto uno morire, pensa che anche tu dovrai passare per la stessa strada. La mattina, fa conto di non arrivare alla sera; e quando poi si farà sera non osare sperare nel domani. Sii dunque sempre pronto; e vivi in tal modo che, in qualunque momento, la morte non ti trovi impreparato.
2. Sono molti coloro che muoiono in un istante, all'improvviso; giacché "il Figlio dell'uomo verrà nell'ora in cui non si pensa che possa venire" (Mt 24,44; Lc 12,40). Quando sarà giunto quel momento estremo, comincerai a giudicare ben diversamente tutta la tua vita passata, e molto ti dorrai di esser stato tanto negligente e tanto fiacco. Quanto é saggio e prudente l'uomo che, durante la vita, si sforza di essere quale desidera esser trovato al momento della morte! Ora, una piena fiducia di morire santamente la daranno il completo disprezzo del mondo, l'ardente desiderio di progredire nelle virtù, l'amore del sacrificio, il fervore nella penitenza, la rinuncia a se stesso e il saper sopportare ogni avversità per amore di Cristo. Mentre sei in buona salute, molto puoi lavorare nel bene; non so, invece, che cosa potrai fare quando sarai ammalato. Giacché sono pochi quelli che, per il fatto di essere malati, diventano più buoni; così come sono pochi quelli che, per il fatto di andare frequentemente in pellegrinaggio, diventano più santi. Non credere di poter rimandare a un tempo futuro la tua salvezza, facendo affidamento sui suffragi degli amici e dei parenti; tutti costoro ti dimenticheranno più presto di quanto tu non creda. Perciò, più che sperare nell'aiuto di altri, è bene provvedere ora, fin che si è in tempo, mettendo avanti un po' di bene. Ché, se non ti prendi cura di te stesso ora, chi poi si prenderà cura di te? Questo è il tempo veramente prezioso; sono questi i giorni della salvezza; è questo il tempo che il Signore gradisce (2Cor 6,2). Purtroppo, invece, questo tempo tu non lo spendi utilmente in cose meritorie per la vita eterna. Verrà il momento nel quale chiederai almeno un giorno o un'ora per emendarti; e non so se l'otterrai. Ecco, dunque, mio caro, di quale pericolo ti potrai liberare, a quale pericolo ti potrai sottrarre, se sarai stato sempre nel timore di Dio, in vista della morte. Procura di vivere ora in modo tale che, nell'ora della morte, tu possa avere letizia, anziché paura; impara a morire al mondo, affinché tu cominci allora a vivere con Cristo; impara ora a disprezzare ogni cosa, affinché tu possa allora andare liberamente a Cristo; mortifica ora il tuo corpo con la penitenza, affinché tu passa allora essere pieno di fiducia.
3. Stolto, perché vai pensando di vivere a lungo, mentre non sei sicuro di avere neppure una giornata? Quante persone sono state ingannate, inaspettatamente tolte a questa vita! Quante volte hai sentito dire che uno è morto di ferite e un altro è annegato; che uno, cadendo dall'alto, si è rotto la testa; che uno si è soffocato mentre mangiava e un altro è morto mentre stava giocando? Chi muore per fuoco, chi per spada; chi per una pestilenza, chi per un assalto dei predoni. Insomma, comunque destino è la morte; e passa rapidamente come un'ombra la vita umana. Chi si ricorderà di te, dopo che sarai scomparso, e chi pregherà per te? Fai, o mio caro, fai ora tutto quello che sei in grado di fare, perché non conosci il giorno della tua morte; né sai che cosa sarà di te dopo. Accumula, ora, ricchezze eterne, mentre sei in tempo. Non pensare a nient'altro che alla tua salvezza; preoccupati soltanto delle cose di Dio. Fatti ora degli amici, venerando i santi di Dio e imitando le loro azioni, "affinché ti ricevano nei luoghi eterni, quando avrai lasciato questa vita" (Lc 16,9). Mantienti, su questa terra, come uno che è di passaggio; come un ospite, che non ha a che fare con le faccende di questo mondo. Mantieni libero il tuo cuore, e rivolto al cielo, perché non hai stabile dimora quaggiù (Eb 13,14). Al cielo rivolgi continue preghiere e sospiri e lacrime, affinché, dopo la morte, la tua anima sia degna di passare felicemente al Signore. Amen.
DISCORSO 152 DALLE PAROLE SEGUENTI DELL'APOSTOLO (ROM 7, 8. 1-4); FINO A: " DIO HA MANDATO IL PROPRIO FIGLIO IN UNA CARNE SIMILE A QUELLA DEL PECCATO ", ECC.
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaNon c'è difficoltà nell'oscurità del senso quando aiuta lo Spirito Santo.
1. La Carità vostra deve ricordare che ho trattato per voi una questione difficilissima da una Lettera dell'apostolo Paolo [nel discorso precedente], in cui egli dice: Infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto, quello io faccio 1. Perciò quelli che siete intervenuti ricordate: siate ora presenti con lo spirito per aggiungere questo a ciò che avete ascoltato. Prosegue infatti la lettura che è stata proclamata oggi, che certamente il lettore ha iniziato da quel punto. Dio ha mandato il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e, in vista del peccato, ha condannato il peccato nella carne; perché la giustizia della legge si adempisse in noi, in modo che non camminiamo secondo la carne, ma secondo lo spirito 2. Ma il testo che è stato letto allora e non è stato commentato, è questo che segue: Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio; con la carne, invece, la legge del peccato. Non c'è più dunque nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù. Poiché la legge dello spirito di vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte. Infatti ciò era impossibile alla legge perché la carne la rendeva impotente 3. E segue ciò che è stato letto oggi: Dio ha mandato il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato. Non c'è difficoltà nell'oscurità del senso quando aiuta lo Spirito Santo. Così ci aiuti per le vostre preghiere; perché è preghiera a Dio lo stesso desiderio, in quanto volete capire. Bisogna quindi che da lui vi attendiate l'aiuto. Noi infatti, come contadini nel campo, lavoriamo all'esterno. Ma se non ci fosse alcuno che operasse all'interno, né il seme si fisserebbe al terreno, né la cima spunterebbe nel campo, né potrebbe irrobustirsi lo stelo e giungere a diventare tronco; né rami, né frutti, né foglie potrebbero nascere. Per questo appunto l'Apostolo, facendo distinzione tra il lavoro degli operai e l'azione del Creatore, ha detto: Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma Dio ha fatto crescere. E ha aggiunto: Né chi pianta è qualche cosa, né chi irriga, ma Dio che fa crescere 4. Se Dio non fa crescere all'interno, è inutile questa voce che risuona alle vostre orecchie. Se invece fa crescere, ha valore un qualche cosa che piantiamo e irrighiamo, e non è inutile la nostra fatica.
Si tratta il medesimo argomento.
2. Vi ho già detto che quanto afferma l'Apostolo: Con la mente servo la legge di Dio, con la carne, invece, la legge del peccato 5, va inteso in questo modo: che alla carne dovete concedere niente di più dei desideri, senza i quali non può esistere. Ma, se avrete assecondato desideri perversi, e non avrete combattuto contro di essi, vinti, piangerete; ed è auspicabile che finiate col piangere, per non perdere sensibilità al rimorso. Quindi, per quanto è nei nostri voti, nella nostra volontà, nella nostra preghiera, quando diciamo: Non c'indurre in tentazione, ma liberaci dal male 6, aspiriamo certamente a questo: a che non esistano desideri perversi nella nostra carne. Ma non siamo in grado di conseguirlo finché viviamo quaggiù. Per questo afferma: Ma non c'è in me la capacità di attuarlo 7. Che ho il potere di fare? Non assecondare il desiderio perverso. Non c'è in me la capacità di attuare di non avere un desiderio perverso. Rimane, in questa lotta che, rifiutandosi la mente di consentire agli appetiti perversi, tu serva la legge di Dio; e non che tu serva la legge del peccato, mentre la carne ribolle di concupiscenza al di fuori del tuo assenso. La carne segue i suoi desideri; segui anche tu i tuoi. I desideri suoi da te non vengono soffocati, non vengono spenti; che non si estinguano i tuoi, così che, impegnandoti nella lotta, tu non sia fatto schiavo perché vinto.
Il male della concupiscenza nei battezzati non comporta colpa.
3. Così l'Apostolo prosegue dicendo: Non c'è più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù 8. Anche se hanno gli appetiti della carne, che non assecondano, e se la legge nelle loro membra si oppone alla legge della loro mente, e vuole renderla schiava, tuttavia è perché, per la grazia del Battesimo e del lavacro della rigenerazione, è stata cancellata anche la stessa colpa con la quale eri nato. E tutto ciò che anteriormente hai consentito alla perversa concupiscenza - sia si tratti di qualsiasi turpitudine, sia di qualsiasi delitto, sia di qualunque maligno pensiero, sia di qualunque cattiva espressione -, tutte queste colpe sono state cancellate in quel fonte nel quale sei entrato schiavo, da dove sei uscito libero; dunque, poiché le cose stanno così: Non c'è più alcuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù 9. Prima c'è stata, ora non ce n'è alcuna. Da uno solo tutti condannati. La generazione aveva fatto questo male, la rigenerazione ha fatto questo bene. La legge dello Spirito di vita in Cristo Gesù, ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte 10. E' presente nelle membra, ma non ti rende colpevole. Ne sei stato liberato; da libero, combatti; ma bada a non lasciarti vincere, per diventare di nuovo schiavo. Ti affatichi lottando ma ti rallegrerai nel trionfo.
Si deve evitare l'errore dei Manichei.
4. Ma vi ho detto, e dovete ricordarlo in particolar modo, perché non sia che, forse a causa di questa lotta - senza la quale l'uomo non può esistere, anche colui che vive nella giustizia: anzi è chi vive nella giustizia a trovarsi in essa, giacché chi non vive secondo giustizia non combatte ma si lascia sedurre -, a causa dunque di ciò arriviate a pensare all'esistenza di due nature derivanti da princìpi opposti, come vaneggiano i Manichei, come se il corpo non proceda da Dio. E' falso. Sia l'anima che il corpo procedono da Dio. Ma la natura umana, a causa del peccato, meritò questa lite in se stessa. E' dunque un'infermità: viene risanata, e sparisce. Il contrasto che ora esiste tra lo spirito e la carne è ordinato alla concordia; lo spirito si sforza in questo senso, a che la carne sia in armonia con esso. Allo stesso modo che in una casa abbiano un litigio il marito e la moglie; il marito deve preoccuparsi di questo, di rendere remissiva la moglie. La moglie resa docile si assoggetti al marito; sottomessa la moglie al marito, ecco la pace nella casa.
Triplice legge: la legge del peccato, la legge della fede, la legge delle opere.
5. Ma avendo detto: La legge dello spirito di vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte, ha presentato tali leggi alla nostra comprensione. Consideratele e distinguete: tale discernimento è molto necessario per voi. La legge - ha detto - dello spirito di vita, ecco una legge; ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte, ecco una seconda legge. E prosegue: Ciò era impossibile alla legge perché la carne la rendeva impotente 11, ecco una terza legge. Oppure una sola legge è forse la sintesi delle due? Indaghiamo e, con l'aiuto del Signore, accertiamocene. Di quella legge buona che ha detto? La legge dello spirito di vita ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte. Non ha detto che questa sia stata senza efficienza: Ti ha liberato - ha detto - la legge dello spirito di vita dalla legge del peccato e della morte. Quella legge buona ti ha liberato da questa legge cattiva. Qual è dunque la legge cattiva? Nelle mie membra vedo un'altra legge che muove guerra alla legge della mia mente, e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra 12. Per quale ragione anch'essa è chiamata " legge "? E' perfettamente giusto. Si è verificato in modo del tutto legittimo che all'uomo, il quale non volle obbedire al suo Signore, non fosse soggetta la propria carne. Sopra di te il tuo Signore, soggetta a te la tua carne. Obbedisci al più grande di te, perché ti serva chi è inferiore a te. Hai disprezzato chi ti è superiore, sei tormentato da ciò che ti è inferiore. Questa è dunque la legge del peccato, questa è anche la legge della morte. Infatti, a causa del peccato, la morte. Il giorno che ne mangiaste, morireste 13. Perciò questa legge del peccato seduce lo spirito e si sforza di assoggettarlo. Ma mi compiaccio della legge di Dio secondo l'uomo interiore 14. Appunto per questo avviene quella lotta, e proprio in quel combattimento si dice: Con la mente servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato. La legge dello spirito di vita ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte 15. Allora come ti ha liberato quella legge dello spirito di vita? Anzitutto ha dato il perdono di tutti i peccati. Questa è infatti la legge di cui nel Salmo si dice a Dio: Abbi pietà di me secondo la tua legge 16. Legge di misericordia, legge di fede, non di opere. Qual è allora la legge delle opere? Avete già sentito esporre la legge buona della fede: La legge dello spirito di vita ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte. Avete sentito anche dell'altra legge del peccato e della morte. Infatti ciò era impossibile alla legge perché la carne la rendeva impotente. Questa è dunque la legge che è stata nominata al terzo posto, quasi non raggiunga non so che cosa; ma quella legge dello spirito di vita porta a compimento, perché ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte. Pertanto tale legge, che è stata nominata al terzo posto, la stessa legge che fu data al popolo per mezzo di Mosè sul monte Sinai, proprio questa è detta la legge delle opere. Questa sa minacciare, non soccorrere; sa comandare, non aiutare. E' proprio la legge che ha detto: Non desiderare. Al riguardo dice l'Apostolo: Non avrei conosciuto la concupiscenza se la legge non avesse detto: Non desiderare. E a che mi ha giovato l'aver detto la legge: Non desiderare? Il peccato infatti, prendendo occasione da questo comandamento, mi ha sedotto e, per mezzo di esso, mi ha dato la morte 17. Mi è stato imposto di non desiderare, e non ho osservato i comandi ma sono stato vinto. Prima della legge sono stato peccatore; ricevuta la legge, sono stato trasgressore. Il peccato infatti, prendendo occasione da questo comandamento, mi ha sedotto e, per mezzo di esso, mi ha dato la morte.
La Legge di Mosè è difesa contro i manichei.
6. Così - dice - la legge è veramente santa. Buona è dunque anche questa legge (perché anche questa riprovano i Manichei, come la carne). Di essa dice l'Apostolo: Così la legge è veramente santa e santo e giusto e buono è il comandamento. Ciò che è bene è allora diventato morte per me? No davvero! Ma il peccato per rivelarsi peccato, mi ha dato la morte servendosi di ciò che è bene. Sono parole dell'Apostolo, considerate e state attenti. Così la legge è veramente santa. Che così santo quanto: Non desiderare? Non sarebbe colpevole la prevaricazione della legge se questa stessa non fosse buona. Se non fosse infatti buona, non sarebbe invero una colpa trasgredire una cosa cattiva. Poiché in realtà è una colpa trasgredirla, di conseguenza è buona. Che così buono quanto: Non desiderare? Quindi la legge è veramente santa e santo e giusto e buono è il comandamento. Come insiste! come inculca! Quasi grida contro i calunniatori. Che dici, Manicheo? E' cattiva la legge che è stata data per mezzo di Mosè? E' cattiva, dicono. Che mostruosità! Che sfacciataggine! Tu hai detto una volta sola: " cattiva "; ascolta l'Apostolo che dice: La legge è veramente santa e santo e giusto e buono è il comandamento. Finalmente tu taci? Ciò che è bene - dice - è allora diventato morte per me? No davvero. Ma il peccato, per rivelarsi peccato, mi ha dato la morte servendosi di ciò che è bene. Anche qui dice: servendosi di ciò che è bene, e così accusa il reo senza cessare di lodare la legge. Servendosi di ciò che è bene - dice - mi ha procurato la morte. Per quale bene? Il comandamento. Per quale bene? La legge. Come ha procurato la morte? Per rivelarsi peccato; perché apparisse oltre misura peccato, peccando servendosi del comandamento 18. Perciò, oltre misura. Quando peccava, mancando il comandamento, era cosa abituale; quando peccò, servendosi del comandamento, oltrepassò la misura. Infatti quando uno non si trova di fronte ad un divieto, ritiene di agire bene; ricevuto il divieto, comincia a non voler fare: è vinto, è sedotto, è soggiogato; non gli resta altro che invocare la grazia, poiché non ha potuto osservare la legge.
Tre leggi.
7. E per questo, quella legge, di cui è stato detto: Infatti la legge dello spirito di vita ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte 19, è la legge della fede, è la legge dello Spirito, è la legge della grazia, è la legge della misericordia. In realtà quella del peccato e della morte non è la legge di Dio, ma del peccato e della morte. Quell'altra, in verità, di cui dice l'Apostolo: La legge è santa e santo e giusto e buono il comandamento 20, è la legge di Dio, ma dei fatti, la legge delle opere; la legge delle opere, quella che impone, non giova; è la legge che ti rivela il peccato, non lo cancella. Da una legge ti è rivelato il peccato, da un'altra viene cancellato. Due sono i Testamenti: il Vecchio e il Nuovo. Ascolta le parole dell'Apostolo: Ditemi voi che volete essere sotto la legge: non sentite forse che dice la legge? Sta scritto infatti che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla libera. Ma quello dalla schiava è nato secondo la carne; quello dalla donna libera in virtù della promessa. Ora, tali cose sono dette per allegoria. Queste infatti sono i due Testamenti, uno quello del monte Sinai, che genera nella schiavitù rappresentata da Agar, schiava di Sara, che fu data ad Abramo e generò schiavo Ismaele. E' dunque il Vecchio Testamento, rappresentato da Agar, che genera nella schiavitù. Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la nostra madre 21. Così i figli della grazia sono i figli della libera: i figli della lettera sono i figli della schiava. Cerca i figli della schiava: La lettera uccide. Cerca i figli della libera: Lo spirito, invece, dà vita 22. La legge dello Spirito di vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte, da cui non ti ha potuto liberare la legge della lettera. Infatti ciò era impossibile alla legge perché la carne la rendeva impotente 23. Poiché la tua carne era ribelle, la tua carne ti assoggettava; ascoltava la legge e più stimolava la tua concupiscenza. Perciò la legge della lettera era resa impotente a causa della carne; per questo alla legge della lettera era impossibile liberare dalla legge del peccato e della morte.
Solo la carne di Cristo non è carne di peccato.
8. Dio mandò il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato 24, non nella carne del peccato. Davvero nella carne, ma non nella carne del peccato. Perciò, ogni altra carne degli uomini è carne del peccato; la sola carne di lui non è carne del peccato, perché la madre non lo concepì dalla concupiscenza, ma dalla grazia. Avendo tuttavia la somiglianza della carne del peccato, per questo poté essere e allevato, e aver fame, e aver sete, e dormire, e affaticarsi, e morire. Dio mandò il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato.
In vista del peccato, come in Cristo è condannato il peccato.
9. E in vista del peccato egli ha condannato il peccato nella carne. In vista di quale peccato? Che peccato? In vista del peccato egli ha condannato il peccato nella carne; perché la giustizia della legge si adempisse in noi. Si adempia ormai in noi quella giustizia della legge; ormai quella giustizia che è comandata si adempia in noi per mezzo dello Spirito che aiuta: cioè per mezzo dello Spirito di vita, la legge della lettera si adempia in noi, che non camminiamo secondo la carne, ma secondo lo Spirito 25. Allora in vista di che peccato, quale peccato ha condannato il Signore? Vedo, vedo certo quale peccato ha condannato, vedo perfettamente: Ecco l'Agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo 26. Quale peccato? Egli ha condannato ogni peccato, ogni nostro peccato. Ma con che peccato? Egli non aveva peccato; di lui è stato detto: Egli non commise peccato, né si trovò inganno nella sua bocca 27. Assolutamente nessuno, né ereditandolo, né aggiungendolo personalmente; non ebbe alcun peccato, né di origine né di ingiustizia personale. La vergine ne dimostra l'origine; anche la sua santa condotta di vita dimostra a sufficienza che egli non ha commesso nulla che fosse degno di morte. Per questo afferma: Ecco, viene il principe di questo mondo (indicando il diavolo), ma in me non troverà nulla. Non troverà motivo di farmi morire il principe della morte. E allora perché muori? Ma perché tutti sappiano che io faccio la volontà del Padre mio. Andiamo via da qui 28. E s'incamminò alla passione, verso la morte, morte volontaria, non di necessità, ma per libera decisione. Ho il potere di offrire la mia vita e il potere di riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso e di nuovo la riprendo 29. Se ti stupisci del suo potere, comprendi la sua maestà. Cristo parla come parla Dio.
L'opinione di alcuni sul passo dell'Apostolo.
10. Allora con quale peccato condannò il peccato? Alcuni trovarono un modo d'intendere e giunsero ad una interpretazione ammissibile. Ma, a mio modo di vedere, fu tuttavia ridottissima la loro possibilità d'indagare che cosa abbia voluto dire l'Apostolo. Non dettero, però, un'interpretazione distorta: a voi dico prima questa, quindi espongo il mio pensiero e ciò che la stessa divina Scrittura afferma essere assolutamente certo. Richiedendosi loro: Con quale peccato condannò il peccato? Aveva il peccato? Risposero così: Con il peccato condannò il peccato, con il peccato non suo; tuttavia con il peccato condannò il peccato. Di chi il peccato allora, se non con il suo? Con il peccato di Giuda, con il peccato dei Giudei. Come infatti versò il sangue in remissione dei peccati? Perché fu crocifisso. Da chi fu crocifisso? Dai Giudei. Chi il traditore? Giuda. Giuda lo tradì quando i Giudei gli diedero la morte. Fecero bene o peccarono? Peccarono. Ecco con quale peccato condannò il peccato. E' stato detto bene ed è stato detto con verità, perché anche con il peccato dei Giudei Cristo condannò ogni peccato, perché, facendosi quelli persecutori, versò il sangue con il quale cancellò ogni peccato. Nondimeno, fa' attenzione a quel che vuol dire l'Apostolo in un altro passo: In nome di Cristo - egli dice - noi fungiamo da ambasciatori, come se Dio esortasse per mezzo nostro; vi supplichiamo in nome di Cristo, cioè come se Cristo vi supplicasse, noi vi supplichiamo in suo nome, lasciatevi riconciliare con Dio. E prosegue: Colui che non aveva conosciuto peccato... Dio - con il quale vi supplichiamo di essere riconciliati -, fece peccato a nostro favore, perché noi potessimo diventare giustizia di Dio per mezzo di lui 30, colui che non aveva conosciuto peccato, cioè Cristo-Dio, lui il Cristo, che non aveva conosciuto peccato. Si può forse intendere qui il peccato di Giuda, il peccato dei Giudei, il peccato di qualsiasi altro uomo, dal momento che senti dire: Colui che non aveva conosciuto peccato lo fece peccato in nostro favore? Chi? Nei confronti di chi? Dio nei confronti di Cristo, Dio fece Cristo peccato in nostro favore. Non ha detto: Dio lo fece peccatore in nostro favore, ma lo fece peccato. Se è un'empietà dire che Cristo abbia peccato, chi può tollerare che Cristo sia " peccato "? Eppure non possiamo contraddire l'Apostolo. Non gli possiamo dire: Che è ciò che vai dicendo? Poiché, dicendolo all'Apostolo, lo diciamo a Cristo stesso. Afferma infatti in un altro passo: O magari volete averne una prova che Cristo parla in me? 31
Una più certa interpretazione dell'Apostolo. In che modo Cristo fu trattato da peccatore.
11. Com'è dunque? La Carità vostra veda di comprendere un grande e profondo mistero. Sarete felici se ne avrete desiderato la comprensione e giungerete ad amarlo. Veramente, precisamente, Cristo Signore nostro, Gesù Salvatore nostro, Redentore nostro è stato fatto peccato perché noi fossimo giustizia di Dio in lui. In che modo? Ascoltate la legge. Coloro che conoscono sanno quel che io dico; e quelli che non conoscono leggano, oppure ascoltino. Nella legge erano chiamati " peccati " anche i sacrifici che si offrivano per i peccati. Quando la vittima per il peccato veniva portata, eccoti che dice la legge: I sacerdoti posino le loro mani sul peccato 32; cioè sulla vittima per il peccato. E che altro è Cristo se non sacrificio per il peccato? Come anche Cristo - dice - vi ha amato, e ha dato se stesso per voi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore 33. Ecco con quale peccato condannò il peccato: con il sacrificio che egli divenne per i peccati, con esso condannò il peccato. Proprio questa è la legge dello spirito di vita, la quale ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte 34. Perché quella legge, l'altra, la legge della lettera, la legge che comanda è senza dubbio buona; santo, e giusto e buono il comandamento 35; ma era impotente a causa della carne 36; dunque ciò che comandava non si poteva adempiere in noi. Così una legge, come dicevo inizialmente, ti può far conoscere il peccato, l'altra lo può cancellare; la legge della lettera può far conoscere il peccato, la legge della grazia può togliere il peccato.
1 - Rm 7, 15.
2 - Rm 8, 3-4.
3 - 1 Cor 3, 6-7.
4 - 1 Cor 3, 6-7.
5 - Rm 7, 25.
6 - Mt 6, 13.
7 - Rm 7, 18.
8 - Rm 8, 1.
9 - Rm 5, 16.
10 - Rm 8, 2.
11 - Rm 8, 3.
12 - Rm 7, 23.
13 - Gn 2, 17.
14 - Rm 7, 22.
15 - Rm 7, 25.
16 - Sal 118, 29.
17 - Rm 7, 7-8.
18 - Rm 7, 13.
19 - Rm 7, 9.
20 - Ibidem.
21 - Gal 4, 21-26.
22 - 2 Cor 3, 6.
23 - Rm 8, 3.
24 - Ibidem.
25 - Rm 8, 4.
26 - Gv 1, 29.
27 - 1 Pt 2, 22.
28 - Gv 14, 30-31.
29 - Gv 14, 30-31.
30 - 2 Cor 5, 20-21.
31 - 2 Cor 13, 3.
32 - Lv 4,
33 - Ef 5, 2.
34 - Gv 8, 2.
35 - Gv 7, 12.
36 - Ibidem.
Un pergolato di rose
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaIl sogno seguente porta evidenti i caratteri di una visione più
che di un sogno. Infatti Don Bosco, nel raccontarlo ai suoi primi
Salesiani, s’introdusse così: «Perché
ognuno di noi abbia la sicurezza che è Maria Vergine che vuole
la nostra Congregazione, vi racconterà non già la
descrizione di un sogno, ma quello che la stessa Beata Madre si
compiacque di farmi vedere».
Continua quindi narrando il
sogno, che riportiamo con le stesse sue parole, omettendo per brevità
alcuni particolari. «Un giorno dell’anno 1847, avendo io
molto meditato sul modo di far del bene alla gioventù, mi
comparve la Regina del cielo e mi condusse in un giardino
incantevole».
Quindi Don Bosco descrive il giardino, poi
prosegue: «c’era un pergolato che si prolungava a vista
d’occhio, fiancheggiato e coperto da rosai in piena fioritura.
Anche il suolo era tutto coperto di rose. La Beata Vergine mi
disse:
— Togliti le scarpe! —, e poiché me le
ebbi tolte, soggiunse:
— Va’ avanti per quel
pergolato; è quella la strada che devi percorrere.
Cominciai
a camminare, ma subito mi accorsi che quelle rose celavano spine
acutissime, cosicché i miei piedi sanguinavano. Quindi fatti
appena pochi passi, fui costretto a ritornare indietro.
—
Qui ci vogliono le scarpe —, dissi allora alla mia Guida.
—
Certamente — mi rispose —; ci vogliono buone scarpe.
Mi
calzai e mi rimisi in via con un certo numero di compagni, che
avevano chiesto di seguirmi. Il pergolato appariva sempre più
stretto e basso. Molti rami si abbassavano e si alzavano come
festoni; altri pendevano perpendicolari sopra il sentiero. Erano
tutti rivestiti di rose, e io non vedevo che rose ai lati, rose di
sopra, rose innanzi ai miei passi. Mentre ancora provavo vivi dolori
ai piedi, toccavo rose di qua e di là, sentendo spine ancor
più pungenti; e mi pungevo e sanguinavo non solo nelle mani,
ma in tutta la persona. Al di sopra anche le rose che pendevano
celavano spine pungentissime, che mi si infiggevano nel capo.
Tuttavia, incoraggiato dalla Beata Vergine, proseguii il mio
cammino.
Intanto tutti coloro che mi osservavano, dicevano:
—
Oh, come Don Bosco cammina sempre sulle rose! Egli va avanti
tranquillissimo; tutte le cose gli vanno bene.
Ma essi non
vedevano le spine che laceravano le mie membra. Molti preti, chierici
e laici, allettati dalla bellezza di quei fiori, si erano messi a
seguirmi con gioia, ma quando sentirono la puntura delle spine, si
misero a gridare:
— Siamo stati ingannati!
Percorso un
bel tratto di via, mi volsi indietro e con dolore vidi che mi avevano
abbandonato. Ma fui tosto consolato perché vidi un altro
stuolo di preti, chierici e laici avanzarsi verso di me dicendo:
—
Eccoci: siamo tutti suoi, siamo pronti a seguirla».
Don
Bosco continua dicendo che, giunto in fondo al pergolato, si trovò
con i suoi in un bellissimo giardino, dove lo circondarono i suoi
pochi seguaci, tutti dimagriti, scarmigliati, sanguinanti. Allora si
levò una brezza leggera, e a quel soffio tutti guarirono come
per incanto. Soffiò un altro vento e si trovò
attorniato da un numero immenso di giovani, assistiti da molti preti
e coadiutori che si misero a lavorare con lui.
Intanto si vide
trasportato con i suoi in una «spaziosissima sala di tale
ricchezza che nessuna reggia al mondo può vantarne
l’uguale.
Era tutta cosparsa e adorna di rose freschissime e
senza spine dalle quali emanava una soavissima fragranza. Allora la
Vergine SS. che era stata la mia guida, mi interrogò:
—
Sai che cosa significa tutto ciò?
— No —
risposi —, vi prego di spiegarmelo.
Allora Ella mi disse:
—
Sappi che la via che hai percorso tra le rose e le spine significa la
cura che tu hai da prenderti della gioventù: tu vi devi
camminare con le scarpe della mortificazione. Le spine per terra
rappresentano le affezioni sensibili, le simpatie e le antipatie
umane che distraggono l’educatore e lo distolgono dal vero
fine, lo feriscono, lo arrestano nella sua missione, gli impediscono
di raccogliere meriti per la vita eterna. Le rose sono simbolo della
carità ardente che deve distinguere te e tutti i tuoi
coadiutori. Le altre spine significano gli ostacoli, i patimenti, i
dispiaceri che vi toccheranno. Ma non vi perdete di coraggio. Con la
carità e la mortificazione tutto supererete e giungerete alle
rose senza spine. Appena la Madre di Dio ebbe finito di parlare,
rinvenni in me e mi trovai nella mia camera».
Sentii come un assalto dentro di me
Beata Alexandrina Maria da Costa
Verso le ore 14, appoggiata ai miei cuscini e distesa sopra la mia
croce in una amarezza profonda, invocavo Gesù, soltanto Gesù. Alcune
note armoniose mi attrassero. Dapprima pensai che fossero suoni della
terra e mi posi in ascolto per scoprire da dove provenissero. Ma
scendevano dall'alto. Lo compresi benissimo ed allora il mio cuore
palpitò con tanta forza da non poter più resistere... Passò tutta la
tempesta... Mi sentii rapita da grande dolcezza e soavità. L'armonia si
componeva di molti suoni, come emessi da tanti strumenti... Li udivo
tutti, ma uno fra i molti mi attirava di più... Non so quanto durò
questo rapimento... forse una mezz'ora (diario, 12-8-1944). Dopo il
sollievo concessomi il giorno 12, ritornai nel mio stato di amarezza.
Venne il giorno della assunzione di Mammina, e nel pensare alla
solennità... e al giubilo del cielo, mi parve di non resistere più ai
dolori della terra. Pochi minuti dopo la Comunione, sentii come un
assalto dentro di me. Mi parve che fosse Gesù, il quale, come un ladro,
entrò ed usci subito portando con sé quel po' di vita che era vita del
mio dolore. Mi sentii morta, ma continuai a soffrire di più per il
fatto di sentirmi privata di quel poco di vita che era vita al mio
dolore. Sentivo che mi mancava tutto ed ero come scissa in due parti:
il mio cadavere rimasto quaggiù e, là in alto, in cielo, quella
refurtiva che era una parte di me stessa. Questa parte era immersa nel
gaudio completo, meno la visione di Dio, ma non dava alla parte rimasta
sulla terra nessun sollievo; al contrario, la lasciava prostrata in un
abisso di dolore senza fine. Passai tutta la giornata in un'ansia
dolorosa di possedere quella parte di me che mi apparteneva e senza la
quale io ero un cadavere. Fu un giorno interminabile: lo passai in un
grido continuo a Gesù e a Mammina mentre mi domandavo: - O mio Dio,
come posso vivere senza vita? -
Verso sera udii nuovamente le armonie del giorno 12 e questo fu come un
balsamo per la mia sofferenza; senza di esso mi pare non avrei
resistito qui molte ore.
A notte, non saprei dire l'ora, mi fu restituita quella refurtiva; me ne accorsi perché mi sentii rivivere (diario, 15-8-1944).