Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Oggi... seguiamo le orme di Santa Teresina e la sua "piccola via". Quanto è bella una persona umile! Dal suo cuore, come dall'incensiere, esce un profumo molto gradito a Dio e Lui la innalza fino a Sé. Più una persona è umile più Dio si china verso di essa e la riveste di grazia. Una persona umile è come un fiore, è come una violetta: è nascosta, non si nota, non appare, eppure - grazie al suo profumo - si riconosce facilmente. Anche se passano gli anni, la persona umile rimane sempre bella. Anzi con gli anni la sua bellezza è ancora più preziosa. Una persona umile non smette mai di profumare. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi della 34° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 16

1Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi.2Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio.3E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me.4Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato.

Non ve le ho dette dal principio, perché ero con voi.
5Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai?6Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore.7Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò.8E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio.9Quanto al peccato, perché non credono in me;10quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più;11quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato.
12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.13Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future.14Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà.15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà.

16Ancora un poco e non mi vedrete; un po' ancora e mi vedrete".17Dissero allora alcuni dei suoi discepoli tra loro: "Che cos'è questo che ci dice: Ancora un poco e non mi vedrete, e un po' ancora e mi vedrete, e questo: Perché vado al Padre?".18Dicevano perciò: "Che cos'è mai questo "un poco" di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire".19Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: "Andate indagando tra voi perché ho detto: Ancora un poco e non mi vedrete e un po' ancora e mi vedrete?20In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia.
21La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo.22Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e23nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. In quel giorno non mi domanderete più nulla.
In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà.24Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
25Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l'ora in cui non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre.26In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi:27il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio.28Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre".29Gli dicono i suoi discepoli: "Ecco, adesso parli chiaramente e non fai più uso di similitudini.30Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t'interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio".31Rispose loro Gesù: "Adesso credete?32Ecco, verrà l'ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
33Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!".


Giudici 7

1Ierub-Baal dunque, cioè Gedeone, con tutta la gente che era con lui, alzatosi di buon mattino, si accampò alla fonte di Carod. Il campo di Madian era al nord, verso la collina di More, nella pianura.2Il Signore disse a Gedeone: "La gente che è con te è troppo numerosa, perché io metta Madian nelle sue mani; Israele potrebbe vantarsi dinanzi a me e dire: La mia mano mi ha salvato.3Ora annunzia davanti a tutto il popolo: Chiunque ha paura e trema, torni indietro". Gedeone li mise così alla prova. Tornarono indietro ventiduemila uomini del popolo e ne rimasero diecimila.4Il Signore disse a Gedeone: "La gente è ancora troppo numerosa; falli scendere all'acqua e te li metterò alla prova. Quegli del quale ti dirò: Questi venga con te, verrà; e quegli del quale ti dirò: Questi non venga con te, non verrà".5Gedeone fece dunque scendere la gente all'acqua e il Signore gli disse: "Quanti lambiranno l'acqua con la lingua, come la lambisce il cane, li porrai da una parte; porrai da un'altra quanti, per bere, si metteranno in ginocchio".6Il numero di quelli che lambirono l'acqua portandosela alla bocca con la mano, fu di trecento uomini; tutto il resto della gente si mise in ginocchio per bere l'acqua.7Allora il Signore disse a Gedeone: "Con questi trecento uomini che hanno lambito l'acqua, io vi salverò e metterò i Madianiti nelle tue mani. Tutto il resto della gente se ne vada, ognuno a casa sua".8Egli prese dalle mani del popolo le brocche e le trombe; rimandò tutti gli altri Israeliti ciascuno alla sua tenda e tenne con sé i trecento uomini. L'accampamento di Madian gli stava al di sotto, nella pianura.
9In quella stessa notte il Signore disse a Gedeone: "Alzati e piomba sul campo, perché io te l'ho messo nelle mani.10Ma se hai paura di farlo, scendivi con Pura tuo servo11e udrai quello che dicono; dopo, prenderai vigore per piombare sul campo". Egli scese con Pura suo servo fino agli avamposti dell'accampamento.12I Madianiti, gli Amaleciti e tutti i figli dell'oriente erano sparsi nella pianura e i loro cammelli erano senza numero come la sabbia che è sul lido del mare.13Quando Gedeone vi giunse, ecco un uomo raccontava un sogno al suo compagno e gli diceva: "Ho fatto un sogno. Mi pareva di vedere una pagnotta di orzo rotolare nell'accampamento di Madian: giunse alla tenda, la urtò e la rovesciò e la tenda cadde a terra".14Il suo compagno gli rispose: "Questo non è altro che la spada di Gedeone, figlio di Ioas, uomo di Israele; Dio ha messo nelle sue mani Madian e tutto l'accampamento".15Quando Gedeone ebbe udito il racconto del sogno e la sua interpretazione, si prostrò; poi tornò al campo di Israele e disse: "Alzatevi, perché il Signore ha messo nelle vostre mani l'accampamento di Madian".
16Divise i trecento uomini in tre schiere, consegnò a tutti trombe e brocche vuote con dentro fiaccole;17disse loro: "Guardate me e fate come farò io; quando sarò giunto ai limiti dell'accampamento, come farò io, così farete voi.18 Quando io, con quanti sono con me, suonerò la tromba, anche voi suonerete le trombe intorno a tutto l'accampamento e griderete: Per il Signore e per Gedeone!".19Gedeone e i cento uomini che erano con lui giunsero all'estremità dell'accampamento, all'inizio della veglia di mezzanotte, quando appena avevano cambiato le sentinelle. Egli suonò la tromba spezzando la brocca che aveva in mano.20Allora le tre schiere suonarono le trombe e spezzarono le brocche, tenendo le fiaccole con la sinistra e con la destra le trombe per suonare e gridarono: "La spada per il Signore e per Gedeone!".21Ognuno di essi rimase al suo posto, intorno all'accampamento; tutto il campo si mise a correre, a gridare, a fuggire.22Mentre quelli suonavano le trecento trombe, il Signore fece volgere la spada di ciascuno contro il compagno, per tutto l'accampamento. L'esercito fuggì fino a Bet-Sitta a Zerera fino alla riva di Abel-Mecola, sopra Tabbat.
23Gli Israeliti di Nèftali, di Aser e di tutto Manàsse si radunarono e inseguirono i Madianiti.24Intanto Gedeone aveva mandato messaggeri per tutte le montagne di Efraim a dire: "Scendete contro i Madianiti e tagliate loro i guadi sul Giordano fino a Bet-Bara". Così tutti gli uomini di Efraim si radunarono e si impadronirono dei guadi sul Giordano fino a Bet-Bara.25Presero due capi di Madian, Oreb e Zeeb; uccisero Oreb alla roccia di Oreb e Zeeb al Torchio di Zeeb. Inseguirono i Madianiti e portarono le teste di Oreb e di Zeeb a Gedeone, oltre il Giordano.


Salmi 119

1Alleluia.

Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.

3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.

5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.

9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.

17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.

25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.

33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.

41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.

49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.

57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.

65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.

73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.

81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?

85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.

89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.

97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.

105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.

113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.

121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.

125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.

129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.

137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.

145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.

153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.

161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.

169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.


Salmi 62

1'Al maestro del coro. Su "Iduthun". Salmo. Di Davide.'

2Solo in Dio riposa l'anima mia;
da lui la mia salvezza.
3Lui solo è mia rupe e mia salvezza,
mia roccia di difesa: non potrò vacillare.
4Fino a quando vi scaglierete contro un uomo,
per abbatterlo tutti insieme,
come muro cadente,
come recinto che crolla?
5Tramano solo di precipitarlo dall'alto,
si compiacciono della menzogna.
Con la bocca benedicono,
e maledicono nel loro cuore.

6Solo in Dio riposa l'anima mia,
da lui la mia speranza.
7Lui solo è mia rupe e mia salvezza,
mia roccia di difesa: non potrò vacillare.
8In Dio è la mia salvezza e la mia gloria;
il mio saldo rifugio, la mia difesa è in Dio.
9Confida sempre in lui, o popolo,
davanti a lui effondi il tuo cuore,
nostro rifugio è Dio.
10Sì, sono un soffio i figli di Adamo,
una menzogna tutti gli uomini,
insieme, sulla bilancia, sono meno di un soffio.

11Non confidate nella violenza,
non illudetevi della rapina;
alla ricchezza, anche se abbonda,
non attaccate il cuore.
12Una parola ha detto Dio,
due ne ho udite:
il potere appartiene a Dio,
tua, Signore, è la grazia;
13secondo le sue opere
tu ripaghi ogni uomo.


Ezechiele 33

1Mi fu rivolta questa parola del Signore:2"Figlio dell'uomo, parla ai figli del tuo popolo e di' loro: Se mando la spada contro un paese e il popolo di quella terra prende un uomo del suo territorio e lo pone quale sentinella,3e questa, vedendo sopraggiungere la spada sul paese, suona la tromba e da' l'allarme al popolo:4se colui che ben sente il suono della tromba non ci bada e la spada giunge e lo sorprende, egli dovrà a se stesso la propria rovina.5Aveva udito il suono della tromba, ma non ci ha badato: sarà responsabile della sua rovina; se ci avesse badato, si sarebbe salvato.6Se invece la sentinella vede giunger la spada e non suona la tromba e il popolo non è avvertito e la spada giunge e sorprende qualcuno, questi sarà sorpreso per la sua iniquità: ma della sua morte domanderò conto alla sentinella.7O figlio dell'uomo, io ti ho costituito sentinella per gli Israeliti; ascolterai una parola dalla mia bocca e tu li avvertirai da parte mia.8Se io dico all'empio: Empio tu morirai, e tu non parli per distoglier l'empio dalla sua condotta, egli, l'empio, morirà per la sua iniquità; ma della sua morte chiederò conto a te.
9Ma se tu avrai ammonito l'empio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte, egli morirà per la sua iniquità. Tu invece sarai salvo.

10Tu, figlio dell'uomo, annunzia agli Israeliti: Voi dite: I nostri delitti e i nostri peccati sono sopra di noi e in essi noi ci consumiamo! In che modo potremo vivere?11Di' loro: Com'è vero ch'io vivo - oracolo del Signore Dio - io non godo della morte dell'empio, ma che l'empio desista dalla sua condotta e viva. Convertitevi dalla vostra condotta perversa! Perché volete perire, o Israeliti?
12Figlio dell'uomo, di' ancora ai figli del tuo popolo: La giustizia del giusto non lo salva se pecca, e l'empio non cade per la sua iniquità se desiste dall'iniquità, come il giusto non potrà vivere per la sua giustizia se pecca.13Se io dico al giusto: Vivrai, ed egli, confidando sulla sua giustizia commette l'iniquità, nessuna delle sue azioni buone sarà più ricordata e morirà nella malvagità che egli ha commesso.14Se dico all'empio: Morirai, ed egli desiste dalla sua iniquità e compie ciò che è retto e giusto,15rende il pegno, restituisce ciò che ha rubato, osserva le leggi della vita, senza commettere il male, egli vivrà e non morirà;16nessuno dei peccati che ha commessi sarà più ricordato: egli ha praticato ciò che è retto e giusto e certamente vivrà.
17Eppure, i figli del tuo popolo vanno dicendo: Il modo di agire del Signore non è retto. È invece il loro modo di agire che non è retto!18Se il giusto desiste dalla giustizia e fa il male, per questo certo morirà.19Se l'empio desiste dall'empietà e compie ciò che è retto e giusto, per questo vivrà.20Voi andate dicendo: Non è retto il modo di agire del Signore. Giudicherò ciascuno di voi secondo il suo modo di agire, Israeliti".

21Il cinque del decimo mese dell'anno decimosecondo della nostra deportazione arrivò da me un fuggiasco da Gerusalemme per dirmi: La città è presa.22La sera prima dell'arrivo del fuggiasco, la mano del Signore fu su di me e al mattino, quando il fuggiasco giunse, il Signore mi aprì la bocca. La mia bocca dunque si aprì e io non fui più muto.
23Mi fu rivolta questa parola del Signore:24"Figlio dell'uomo, gli abitanti di quelle rovine, nel paese d'Israele, vanno dicendo: Abramo era uno solo ed ebbe in possesso il paese e noi siamo molti: a noi dunque è stato dato in possesso il paese!
25Perciò dirai loro: Così dice il Signore Dio: Voi mangiate la carne con il sangue, sollevate gli occhi ai vostri idoli, versate il sangue, e vorreste avere in possesso il paese?26Voi vi appoggiate sulle vostre spade, compite cose nefande, ognuno di voi disonora la donna del suo prossimo e vorreste avere in possesso il paese?27Annunzierai loro: Dice il Signore Dio: Com'è vero ch'io vivo, quelli che stanno fra le rovine periranno di spada; darò in pasto alle belve quelli che sono per la campagna e quelli che sono nelle fortezze e dentro le caverne moriranno di peste.28Ridurrò il paese ad una solitudine e a un deserto e l'orgoglio della sua forza cesserà. I monti d'Israele saranno devastati, non ci passerà più nessuno.29Sapranno che io sono il Signore quando farò del loro paese una solitudine e un deserto, a causa di tutti gli abomini che hanno commessi.

30Figlio dell'uomo, i figli del tuo popolo parlano di te lungo le mura e sulle porte delle case e si dicono l'un l'altro: Andiamo a sentire qual è la parola che viene dal Signore.31In folla vengono da te, si mettono a sedere davanti a te e ascoltano le tue parole, ma poi non le mettono in pratica, perché si compiacciono di parole, mentre il loro cuore va dietro al guadagno.32Ecco, tu sei per loro come una canzone d'amore: bella è la voce e piacevole l'accompagnamento musicale. Essi ascoltano le tue parole, ma non le mettono in pratica.33Ma quando ciò avverrà ed ecco avviene, sapranno che c'è un profeta in mezzo a loro".


Prima lettera ai Corinzi 14

1Ricercate la carità. Aspirate pure anche ai doni dello Spirito, soprattutto alla profezia.2Chi infatti parla con il dono delle lingue non parla agli uomini, ma a Dio, giacché nessuno comprende, mentre egli dice per ispirazione cose misteriose.3Chi profetizza, invece, parla agli uomini per loro edificazione, esortazione e conforto.4Chi parla con il dono delle lingue edifica se stesso, chi profetizza edifica l'assemblea.5Vorrei vedervi tutti parlare con il dono delle lingue, ma preferisco che abbiate il dono della profezia; in realtà è più grande colui che profetizza di colui che parla con il dono delle lingue, a meno che egli anche non interpreti, perché l'assemblea ne riceva edificazione.
6E ora, fratelli, supponiamo che io venga da voi parlando con il dono delle lingue; in che cosa potrei esservi utile, se non vi parlassi in rivelazione o in scienza o in profezia o in dottrina?7È quanto accade per gli oggetti inanimati che emettono un suono, come il flauto o la cetra; se non si distinguono con chiarezza i suoni, come si potrà distinguere ciò che si suona col flauto da ciò che si suona con la cetra?8E se la tromba emette un suono confuso, chi si preparerà al combattimento?9Così anche voi, se non pronunziate parole chiare con la lingua, come si potrà comprendere ciò che andate dicendo? Parlerete al vento!10Nel mondo vi sono chissà quante varietà di lingue e nulla è senza un proprio linguaggio;11ma se io non conosco il valore del suono, sono come uno straniero per colui che mi parla, e chi mi parla sarà uno straniero per me.
12Quindi anche voi, poiché desiderate i doni dello Spirito, cercate di averne in abbondanza, per l'edificazione della comunità.13Perciò chi parla con il dono delle lingue, preghi di poterle interpretare.14Quando infatti prego con il dono delle lingue, il mio spirito prega, ma la mia intelligenza rimane senza frutto.15Che fare dunque? Pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con l'intelligenza; canterò con lo spirito, ma canterò anche con l'intelligenza.16Altrimenti se tu benedici soltanto con lo spirito, colui che assiste come non iniziato come potrebbe dire l'Amen al tuo ringraziamento, dal momento che non capisce quello che dici?17Tu puoi fare un bel ringraziamento, ma l'altro non viene edificato.18Grazie a Dio, io parlo con il dono delle lingue molto più di tutti voi;19ma in assemblea preferisco dire cinque parole con la mia intelligenza per istruire anche gli altri, piuttosto che diecimila parole con il dono delle lingue.
20Fratelli, non comportatevi da bambini nei giudizi; siate come bambini quanto a malizia, ma uomini maturi quanto ai giudizi.21Sta scritto nella Legge:

'Parlerò a questo popolo in altre lingue
e con labbra di stranieri,
ma neanche' così mi 'ascolteranno',

dice il Signore.22Quindi le lingue non sono un segno per i credenti ma per i non credenti, mentre la profezia non è per i non credenti ma per i credenti.23Se, per esempio, quando si raduna tutta la comunità, tutti parlassero con il dono delle lingue e sopraggiungessero dei non iniziati o non credenti, non direbbero forse che siete pazzi?24Se invece tutti profetassero e sopraggiungesse qualche non credente o un non iniziato, verrebbe convinto del suo errore da tutti, giudicato da tutti;25sarebbero manifestati i segreti del suo cuore, e così prostrandosi a terra adorerebbe Dio, proclamando che veramente Dio è fra voi.

26Che fare dunque, fratelli? Quando vi radunate ognuno può avere un salmo, un insegnamento, una rivelazione, un discorso in lingue, il dono di interpretarle. Ma tutto si faccia per l'edificazione.27Quando si parla con il dono delle lingue, siano in due o al massimo in tre a parlare, e per ordine; uno poi faccia da interprete.28Se non vi è chi interpreta, ciascuno di essi taccia nell'assemblea e parli solo a se stesso e a Dio.29I profeti parlino in due o tre e gli altri giudichino.30Se uno di quelli che sono seduti riceve una rivelazione, il primo taccia:31tutti infatti potete profetare, uno alla volta, perché tutti possano imparare ed essere esortati.32Ma le ispirazioni dei profeti devono essere sottomesse ai profeti,33perché Dio non è un Dio di disordine, ma di pace.
34Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge.35Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea.
36Forse la parola di Dio è partita da voi? O è giunta soltanto a voi?37Chi ritiene di essere profeta o dotato di doni dello Spirito, deve riconoscere che quanto scrivo è comando del Signore;38se qualcuno non lo riconosce, neppure lui è riconosciuto.39Dunque, fratelli miei, aspirate alla profezia e, quanto al parlare con il dono delle lingue, non impeditelo.40Ma tutto avvenga decorosamente e con ordine.


Capitolo XXIII: Le quattro cose che recano una vera grande pace

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1. O figlio, ora ti insegnerò la via della pace e della vera libertà. Fa', o Signore, come tu dici; mi è gradito ascoltare il tuo insegnamento. Studiati, o figlio, di fare la volontà di altri, piuttosto che la tua. Scegli sempre di aver meno, che più. Cerca sempre di avere il posto più basso e di essere inferiore a tutti. Desidera sempre, e prega, che in te si faccia interamente la volontà di Dio. Un uomo che faccia tali cose, ecco, entra nel regno della pace e della tranquillità. Una grande dottrina di perfezione è racchiusa, o Signore, in queste tue brevi parole: brevi a dirsi, ma piene di significato e ricche di frutto. Che se io potessi fedelmente custodirle, tali parole, nessun turbamento dovrebbe tanto facilmente sorgere in me; in verità, ogni volta che mi sento inquieto od oppresso, trovo che mi sono allontanato da questa dottrina. Ma tu, che tutto puoi; tu che hai sempre caro il progresso dell'anima mia, accresci sempre la tua grazia, così che io possa adempiere alle tue parole e raggiungere la mia salvezza.

Preghiera contro i malvagi pensieri

2. O Signore, mio Dio, "non allontanarti da me; Dio mio, volgiti in mio aiuto" (Sal 70,12); ché vennero contro di me vari pensieri e grandi terrori, ad affliggere l'anima mia. Come ne uscirò illeso, come mi aprirò un varco attraverso di essi? Dice il Signore: io andrò innanzi a te e "abbatterò i grandi della terra" (Is 45,2). Aprirò le porte della prigione e ti rivelerò i più profondi segreti. O Signore, fa' come dici; e ogni iniquo pensiero fugga dinanzi a te. Questa è la mia speranza, questo è il mio unico conforto: in tutte le tribolazioni rifugiarmi in te, porre la mia fiducia in te; invocarti dal profondo del mio cuore e attendere profondamente la tua consolazione.

Preghiera per ottenere luce all'intelletto

3. Rischiarami, o buon Gesù, con la luce del lume interiore, e strappa ogni tenebra dal profondo del mio cuore; frena le varie fantasie; caccia le tentazioni che mi fanno violenza; combatti valorosamente per me e vinci queste male bestie, dico le allettanti concupiscenze, cosicché, per la forza che viene da te, si faccia pace, e nell'aula santa, cioè nella coscienza pura (Sal 121,7), risuoni la pienezza della tua lode. Comanda ai venti e alle tempeste. Dì al mare "calmati", al vento "non soffiare"; e si farà grande bonaccia (Mt 8,26). "Manda la tua luce e la tua verità" (Sal 52,3) a brillare sulla terra; ché terra io sono, povera e vuota, fino a quando tu non mi illumini. Effondi dall'alto la tua grazia; irriga il mio cuore di celeste rugiada; versa l'acqua della devozione ad irrigare la faccia della terra, che produca buono, ottimo frutto. Innalza la mia mente schiacciata dalla mole dei peccati; innalza alle cose celesti tutto l'animo mio, in modo che gli rincresca di pensare alle cose di questo mondo, dopo aver gustato la dolcezza della felicità suprema. Strappami e distoglimi dalle effimere consolazioni che danno le creature; poiché non v'è cosa creata che possa soddisfare il mio desiderio e darmi pieno conforto. Congiungimi a te con il vincolo indissolubile dell'amore, poiché tu solo basti a colui che ti ama, e a nulla valgono tutte le cose, se non ci sei tu.


Discorso 299/A augm. DISCORSO AL POPOLO TENUTO DA SANT'AGOSTINO NELLA FESTA DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO

Discorsi - Sant'Agostino

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Ricavare frutti dalla celebrazione degli Apostoli.

1. Ci raduna oggi la solennità di un giorno santo: una solennità, ben nota al vostro orecchio, alla vostra mente e alla vostra vita vissuta. Vogliamo commemorarla partecipando alla vostra allegrezza e assaporando la medesima vostra letizia. Brilla al nostro animo la luce del giorno natalizio degli apostoli Pietro e Paolo, quando essi nacquero non per essere imbrigliati dal mondo presente ma per esserne liberati. In effetti quando l'uomo nasce nella miseria della sua umanità nasce per la sofferenza; i martiri al contrario mediante la carità di Cristo nascono per la corona. Ebbene questo giorno nel quale esaltiamo i meriti degli apostoli ci viene offerto perché mentre celebriamo la loro festa ne imitiamo la santità, perché ricordando la gloria dei Martiri amiamo in loro ciò che in loro odiavano i persecutori e onoriamo il martirio, innamorati della loro virtù. In effetti con la virtù essi guadagnarono i meriti dei quali nel martirio ottennero la ricompensa. Il medesimo giorno fu dedicato alla glorificazione dei due martiri e apostoli, sebbene, a quanto sappiamo dalla tradizione della Chiesa, non siano stati martirizzati tutti e due in uno stesso giorno [cioè nello stesso anno] ma comunque nel medesimo giorno. In antecedenza in questo giorno subì il martirio Pietro; successivamente, ma sempre in questo giorno, lo subì Paolo: il merito li rese uguali nel martirio, l'amore li volle abbinati nel medesimo giorno. Ciò ha operato nei loro riguardi Colui che risiedeva in loro, che pativa in loro, che al loro fianco sosteneva il martirio, che li aiutava nella lotta e li coronava nella vittoria. Eccoci dunque offerto -come dicevamo - un giorno di festa, e noi non vogliamo celebrarlo senza ricavarne i frutti né per procurarci una gioia solo materiale ma piuttosto vogliamo attraverso l'imitazione conseguire la corona spirituale. Noi tutti in realtà vogliamo essere coronati ma pochi vogliamo lottare. Ebbene, procediamo seguendo la successione cronologica del martirio e non l'ordine del lezionario, e ascoltiamo prima dal Vangelo i meriti di Pietro e poi dalla lettera dell'Apostolo i meriti di Paolo.

Pietro pasce le pecore di Cristo.

2. Or ora ci è stato letto il Vangelo e noi abbiamo ascoltato questo episodio: Il Signore disse a Pietro: " Simon Pietro, mi ami tu? ". Rispose: " Ti amo "; e il Signore a lui: " Pasci le mie pecore ". E di nuovo il Signore: " Simon Pietro, mi ami tu? ". E l'apostolo: " Signore, ti amo "; e un'altra volta il Signore: " Pasci le mie pecore ". Lo interroga per la terza volta su ciò che gli aveva chiesto già per due volte: al Signore sembrò opportuno interrogarlo tre volte, mentre Pietro si sentì come infastidito per dover rispondere tre volte. Infatti - così riferisce il Vangelo - Pietro fu rattristato dal fatto che il Signore lo interrogasse per la terza volta ed esclamò: " Signore, tu sai tutto; tu sai che io ti amo ". E il Signore: " Pasci le mie pecore " 1. Uno che ti interroga su una cosa che già conosce lo fa certamente per insegnarti qualcosa. Cosa dunque si proponeva il Signore d'insegnare a Pietro quando per tre volte lo interrogò su cose che egli già conosceva? Cosa penseremo, fratelli, se non questo: che cioè l'amore doveva cancellare la debolezza? Pietro doveva rendersi conto che per la forza dell'amore doveva confessare tre volte [il Signore] come prima lo aveva rinnegato tre volte mosso dal timore. E fu gran merito per Pietro essere incaricato di pascere le pecore del Signore. Se avesse condotto al pascolo pecore di sua proprietà, mai avrebbe conseguito la corona del martirio. Non fu infatti senza motivo che il Signore precisò le mie pecore; ma così egli disse perché sarebbero sorti certuni che avrebbero preteso di ottenere la gloria del martirio pascendo le loro proprie pecore. Al contrario chi ha l'anima apostolica e cattolica, un'anima semplice, umile e sottomessa a Dio, chi non cerca la propria gloria ma quella di Lui, sicché chi si vanta si vanti nel Signore 2, costui pasce il gregge per amore del Pastore, e in questo Pastore è pastore anche lui. Gli eretici pascolano le loro proprie pecore, ma in queste pecore imprimono il contrassegno del Signore, non certo per amore della verità ma per potersi difendere. Si regolano come quei tali - e sono in molti, lo sappiamo, anzi di questi esempi è pieno il mondo -, come quei tali che, temendo di perdere le loro proprietà, vi collocano le insegne di qualche potente, in modo che uno ne sia il padrone e l'altro incuta timore. Così gli eretici, non vedendo che il loro nome è in gloria dappertutto nel mondo, hanno imposto alle loro pecore il nome di Cristo; e magari le avessero da lui ottenute e non gliele avessero rapinate! Uno solo le comprò; gli altri le hanno rubate. Le comprò colui che le redense dal potere del diavolo e come prezzo versò il suo sangue: prezzo veramente inestimabile, capace di redimere tutto il mondo. Fu dato un prezzo superiore a quello che noi valevamo, ma il nostro compratore era innamorato di noi. Or ecco che dei servi dannati alla perdizione si sono impossessati delle pecore: non dico delle pecore loro proprie ma che essi pretendono fare proprie; e a queste pecore rubate imprimono il marchio del Signore. Ma il vero Padrone delle pecore non rimane inerte: per mezzo di altri suoi servi rivolge alle sue pecore parole di verità affinché riconoscano la voce del Pastore e tornino all'ovile 3: tornino al [resto del] gregge e vi tornino senza titubanze. Noi pertanto, allorché riammettiamo nell'ovile una qualche pecora, ci guardiamo dal cancellare il marchio [del suo padrone].

Di fronte alla violenza dei circoncellioni.

3. È probabile che alcuni dei nostri fratelli, conoscendo il nostro zelo nel recuperare e distogliere dal loro mortifero errore i nostri fratelli, siano rimasti sorpresi del fatto che nei discorsi tenuti in antecedenza non abbiamo mai parlato degli eretici. Ci è stato anzi riferito che gli eretici stessi, miseri e miserabili come sono, siano andati dicendo che un tale silenzio è stato a noi imposto dal timore che abbiamo dei circoncellioni. È infatti una realtà che questi tali non cessano d'intimorirci affinché non predichiamo la parola della pace, ma, se ci lasciamo intimorire dai lupi, cosa risponderemo a colui che ha detto: Pasci le mie pecore 4? Loro tiran fuori i denti per sbranare, noi tiriamo fuori la lingua per guarire. E di fatto noi parliamo apertamente, non ci teniamo in silenzio: ripetiamo le stesse cose e le ripetiamo di frequente. Ascoltino ciò che non vorrebbero ascoltare ed eseguano ciò che debbono eseguire. A chi ricusa d'ascoltare siamo, certo, importuni ma a chi gradisce l'ascolto siamo ben accetti, e se trovandoci fra gli oppositori corriamo dei pericoli, abbiamo fiducia di poter continuare nell'annunzio della parola di Dio 5 poiché lo facciamo nel nome di Cristo e perché voi ci aiutate con le vostre preghiere. È infatti nostra convinzione che quando venite a sapere dei nostri pericoli e come siamo esposti ai furiosi assalti di questi briganti voi pregate per noi. Ne è prova l'amore che ci lega gli uni agli altri. Non che siamo penetrati all'interno del vostro cuore ma ce l'attesta Colui che è in voi come anche in noi. Voglio peraltro ricordarvi che, quando pregate per noi, preghiate soprattutto perché Dio, al di sopra di ogni altra cosa, voglia proteggerci nella nostra salute, intendendo con ciò la salute eterna. Per quanto invece si riferisce alla salute che si gode in questa vita, faccia lui quel che conosce essere vantaggioso e a noi e alla sua Chiesa. Da lui infatti, che è nostro maestro e pastore, anzi principe e capo dei pastori, ci siamo sentiti dire che non dobbiamo temere coloro che uccidono il corpo ma non possono uccidere l'anima 6; e dalle parole del salmo abbiamo ascoltato quella efficacissima orazione: Signore, non consegnarmi al peccatore in base al mio desiderio 7. È una brutta cosa infatti che uno venga consegnato al peccatore a motivo del suo desiderio. Ai peccatori furono certo consegnati i martiri, furono consegnati gli apostoli di cui oggi celebriamo la festa, e prima di loro fu consegnato nelle mani dei peccatori il Signore dei martiri e degli apostoli. Tutti costoro sono stati consegnati nelle mani dei peccatori, ma non per il loro desiderio. Chi sono dunque coloro che vengono consegnati ai peccatori dal loro proprio desiderio? Senza dubbio coloro che condividono i sentimenti dei loro persecutori sospinti da un qualche desiderio di ordine temporale. E voglio farvi un esempio senza andare lontano dall'argomento che stiamo trattando. Ecco che il persecutore ricorre alle minacce e nella sua ferocia ci tormenta con nerbate o sottopone alla spada o al fuoco. Se noi desiderando conservare la vita presente ce ne restiamo in silenzio, siamo consegnati al peccatore dal nostro desiderio e pur vivendo siamo morti: abbiamo la salute del corpo ma perdiamo l'anima, cioè la carità. Per vivere la vita buona dobbiamo amare e voi, impedendo che siate sedotti, e loro, cercando di conquistarli [alla vita]. Se ci minacciano rimproveriamoli; se ci maltrattano preghiamo per loro; se ci respingono seguitiamo a istruirli.

Seguire l’esempio degli Apostoli.

4. Sul merito di Paolo abbiamo già ascoltato qualcosa, ma ora voglio parlarvi dei suoi meriti, seguendo l'ordine che vi avevo promesso di seguire. Predicendo al suo discepolo il martirio ormai prossimo, per togliergli dal cuore mediante il suo esempio ogni timore, gli diceva: Attesto dinanzi a Dio e a Cristo Gesù, giudice dei vivi e dei morti, per la sua manifestazione e il suo regno. Lo vincolò con giuramento e poi gli ingiunse: Predica la parola, insisti in modo opportuno e non opportuno 8. Ascoltando questo richiamo, anche noi, nel nostro piccolo, compiamo ciò che è gradito a voi, ma è sgradito agli avversari. Comunque, nel nome di Cristo non cessiamo di predicare e ripetere in modo opportuno e non opportuno l'annunzio della pace. A chi ha fame giunge opportuno colui che gli porge un pane; quando invece contro voglia si vuol far mangiare un malato, gli si è inopportuni. All'uno si offre un'attesa vivanda, all'altro la si caccia in gola per forza. Il mangiare è gradito dall'uno e intollerabile all'altro; tuttavia la carità non ci fa abbandonare né l'uno né l'altro. Prendiamo dunque ad esempio le gesta degli Apostoli, e non lasciamoci intimorire dalle sofferenze ma, se necessario, accogliamole con fortezza. Ascoltate le parole che al riguardo dice lo stesso Apostolo: Io ormai sto per essere immolato, ovvero offerto in libagione, dato che alcuni codici leggono offerto in libagione mentre altri sto per essere immolato 9; ma sia l'essere offerto in libagione che l'essere immolato rientrano nel linguaggio sacrificale. Egli dunque sapeva che la sua morte era un sacrificio offerto a Dio. Un tale sacrificio aveva offerto al Padre non coloro che lo uccidevano ma quel sommo Sacerdote che aveva detto a noi di non temere coloro che uccidono il corpo 10. E l'Apostolo: È imminente il tempo della mia dipartita 11. Cosa ti attendi, o Paolo, per quando arriverà l'ora della dipartita? Per quale riposo ti sei tanto affaticato? Dice: È imminente il tempo della mia dipartita. Cosa hai fatto durante la vita? Cosa speri? Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede 12. In che senso si conservò fedele [a Cristo] se non perché non si lasciò spaventare dai persecutori, trascurando perciò di predicare la parola di Dio in modo opportuno e non opportuno 13? Quale colpa inaudita sarebbe quindi per noi se per timore non ci mantenessimo fedeli a Colui che al di sopra di tutto c'insegna d'amare i beni più alti e di temere i mali più gravi!

Cristo, medico sapiente.

5. Qualunque dolcezza possa offrire la vita presente, essa non è il paradiso, non è il cielo, non è il regno di Dio, non è la compagnia degli angeli, non è la società dei beati cittadini della Gerusalemme celeste. Eleviamo in alto il cuore, calpestiamo col corpo la terra! Il Signore infatti ci ha insegnato a disprezzare ciò che passa e ad amare ciò che è eterno. Ce l'ha insegnato e ce ne ha dato la medicina, anzi ce la dà ancora per sua degnazione. Egli infatti non ci trovò sani ma venne, medico pietoso, a curare i malati. Il calice dei patimenti è amaro ma cura fin dalla radice tutti i mali; il calice dei patimenti è amaro ma l'ha bevuto per primo lo stesso medico, perché il malato non ricusasse di berlo. Se dunque a Lui piacerà, beviamolo. Il desiderio che Egli ha del nostro bene supera il nostro desiderio. Egli è più sapiente di noi e sa meglio di noi ciò che più ci giova, come sa meglio di noi il valore di quanto ci accade. Ripensa al caso del malato e del medico. Il primo si sente male ma non conosce di che male si tratti; il secondo osserva i disturbi dell'altro e sentenzia secondo verità. Eccoti dunque un uomo che, per sapere cosa gli stia succedendo, si rivolge a un altro uomo e riguardo al suo interno desidera avere la testimonianza di un estraneo. Orbene, se a tanto arrivano la scienza e l'arte di un medico-uomo, quanto di più potrà la potenza del Signore! La stessa festa che oggi celebriamo mi suggerisce un esempio che voglio presentarvi. Prima della passione del Signore, e anche quando questa passione era imminente, san Pietro, di cui oggi celebriamo la nascita al cielo, era un malato che non conosceva di qual male soffrisse nel suo interno. Non conoscendo completamente la sua debolezza interiore, presumeva d'affrontare la morte insieme col Signore 14. Si arrogava risorse superiori a quelle che possedeva. Il malato si sentiva capace di subire la morte; il medico gli prediceva che l'avrebbe rinnegato. E c'è da stupirsi che, in quello stato di infermità, il parere del medico sia risultato più veritiero che non l'opinione del malato? La febbre giunse al punto critico, per dire così, e Pietro non ce la fece a seguire il Signore nella passione. Beviamo quindi il calice della passione quando ce l'invia Colui che conosce cosa invia e a chi l'invia. Se viceversa non vuole che lo beviamo, troverà un'altra maniera di guarirci: l'importante è che ci guarisca. Quanto a noi, abbandoniamoci docilmente e serenamente nelle mani del medico, con l'assoluta certezza che non ci somministrerà nulla che non sia vantaggioso alla nostra salute.

Dio misericordioso corona i meriti di Paolo.

6. Quanto a Paolo, egli esigeva il compenso e se lo riprometteva come cosa dovuta al suo merito. Merito in che senso? Ho terminato la corsa, ho combattuto la buona battaglia, ho conservato la fede 15. Questo hai fatto, e cosa ti attendi? Per il rimanente, mi è riservata la corona di giustizia che in quel giorno mi consegnerà il Signore, giudice giusto 16. Il giudice giusto [la] consegnerà; ma chi lo rese capace di meritarla fu il Padre che gli usò misericordia. Com'era infatti quel Saulo che poi divenne Paolo? Come lo trovò Cristo [quando gli si fece incontro]? Non era forse più che malato, anzi in pericolo [di morte], in preda a un male che, come pazzia, lo rendeva furioso più degli altri giudei? Non era quel Saulo che presente alla lapidazione di Stefano, custodiva le vesti di tutti i lapidatori 17, come per lanciare pietre con le mani di tutti? Non era colui che dai sommi sacerdoti aveva ricevuto lettere e si recava dovunque gli era possibile per incatenare i cristiani e condurli al supplizio? Non fu lui che, come leggiamo, mentre andava [a Damasco] con il cuore fremente di minacce e di stragi fu chiamato per nome e gettato per terra dalla voce celeste 18, cioè dal Verbo che lo chiamava [a dedicarsi] al Verbo? Ebbene, perché il Signore lo chiamasse con una simile vocazione, quali meriti si era egli acquistato con la sua vita precedente? Non dico: " Cosa c'era in lui che potesse meritare la corona ", ma: " Cosa c'era che non meritasse la condanna? ". Ebbene, Dio prese il persecutore della Chiesa e ne fece un messaggero di pace. Gli perdonò tutti i peccati e lo collocò in un ministero dove egli avrebbe potuto perdonare i peccati altrui. Ora questi furono doni della divina misericordia, non mercede dovuta ai meriti dell'uomo. Ascolta lo stesso Paolo, non più ingrato ai doni della bontà di Dio; ascolta com'egli ricordi tutto questo e come lo proclami apertamente. Dice: Un tempo io ero bestemmiatore e persecutore e violento, ma ho ottenuto misericordia 19. Dice forse in questo passo: " Mi è stato assegnato [il compenso dovuto] "? Se avesse detto: Un tempo io ero bestemmiatore e persecutore e violento ma " mi è stato assegnato [il compenso dovuto] ", cosa gli si sarebbe dovuto assegnare in compenso se non la dannazione? Egli però dice: " Ho ottenuto misericordia. Non mi fu applicata la pena meritata perché in seguito mi fosse concessa la corona ". Ecco dunque fratelli! A uno che meritava la pena viene data come ricompensa la corona. Dice: Un tempo io ero bestemmiatore e persecutore e violento. Tu vedi cosa si sarebbe meritato: certamente la pena. Ma questa pena non gli viene inflitta: in vece della pena ottiene la misericordia. Ottenuta la misericordia, non volendo essere ingrato [a Dio], combatte la buona battaglia, porta a termine la corsa e conserva la fede 20. Facendo questo, rese debitore nei suoi confronti colui che gli aveva rimesso i peccati. Dice: Mi è riservata la corona di giustizia che in quel giorno mi consegnerà il Signore, giudice giusto 21. Non dice: " Mi dà ", ma: Mi consegnerà. Se gliela consegnerà vuol dire che gli era dovuta. Lo dico con estrema convinzione: " Se gliela consegnerà è segno che gli era dovuta ". Ma che forse Dio aveva ricevuto un prestito da Paolo per essergli debitore? Gli deve dare la corona, gli consegna la corona. Egli è diventato nostro debitore non per un prestito che noi abbiamo fatto a lui ma per una promessa da lui fatta a noi. Quando infatti coronava i meriti di Paolo, altro non coronava se non i suoi doni.

La fedeltà di Dio nel mantenere le promesse.

7. Dunque, fratelli, Dio s'è reso debitore nei nostri confronti in forza delle sue promesse. In realtà quando uno ci ha promesso qualcosa, allorché andiamo da lui per ritirarla gli diciamo: " Consegnami quel che hai promesso ". Dicendogli: " Consegnami " lo consideriamo un debitore dal quale esigiamo il dovuto; ma riconosciamo la sua generosità quando aggiungiamo: " Quanto hai promesso " e non: " Quanto hai da me ricevuto ". Orbene, Dio ha promesso a noi tutti e all'intero mondo creato alcune cose, che sono veramente grandiose. Per non farla troppo lunga, egli ci ha promesso il Cristo, la passione di Cristo, il sangue che Cristo avrebbe versato per noi: e ciò ha promesso per bocca dei profeti, l'ha promesso attraverso i suoi libri. Inoltre ha promesso che la Chiesa si sarebbe sparsa in tutto il mondo, ha promesso ai martiri la vittoria, ha promesso alla Chiesa la distruzione degli idoli e, per la fine, ha promesso il giudizio e la vita eterna. Per non ricordare troppe cose - anche perché sarebbe veramente difficile elencare tutte le sue promesse - soffermiamoci a considerare le cose a cui ho ora accennato. Ha promesso il Cristo dicendo: Ecco la Vergine concepirà e partorirà un figlio, e voi lo chiamerete Emmanuele, che significa " Dio con noi " 22, con tutto il resto, che voi conoscete e sarebbe lungo riferire. Promise la sua passione, la sua resurrezione e glorificazione; e tutto questo è accaduto. Promise che ci sarebbero stati martiri per il suo nome, forti nell'affrontare i patimenti e vincitori mediante la perseveranza. Il mondo si accanisce contro di loro e gli si consente d'infuriare, non perché il seme venga calpestato ma perché ne germogli la messe. In ogni parte del mondo è stato versato il sangue dei martiri e la messe della Chiesa ha riempito la terra. Son cose accadute. Nelle Scritture si prometteva alla Chiesa che avrebbe conquistato il regno, ma ciò non appariva ancora nella realtà dei fatti. Gli apostoli la predicavano e ne gettavano la semente per ogni dove, ma non si erano ancora avverate le parole: Lo adoreranno tutti i re della terra, tutte le genti lo serviranno 23. Non si era ancora avverata la cosa ma se ne aveva la garanzia. Volle infatti Dio rendere sicura la debolezza dell'uomo nei confronti della sua promessa, e per questo si servì non solo della parola ma anche dello scritto. La confermò a chi vi credeva, la garantì a chi ne dubitava, e tutte le sue parole erano conservate in un manoscritto, la sacra Scrittura: non le si poteva constatare nella loro realizzazione. E poi ecco che anche i re hanno abbracciato la fede; così infatti era contenuto nel manoscritto di Dio: Lo adoreranno tutti i re della terra, lo serviranno tutte le genti. E difatti la Chiesa si è estesa a tal segno che tutte le genti ormai lo servono. In quel manoscritto trovi ancora: E tra gli idoli delle nazioni [straniere] regnerà il panico 24. E così pure vi leggi: Signore Dio, mio rifugio, verranno a te le genti fin dalle estremità della terra e diranno: I nostri padri hanno realmente venerato simulacri menzogneri, dai quali non ottennero alcunché di utile 25. In effetti essi non adoravano i simulacri. È vero tuttavia che, proprio per questi simulacri, demoni e uomini divennero feroci e uccisero i martiri, facendoli trionfare su di loro. Ma ricade su Babilonia il male che ha fatto [alla Chiesa].

Le due città.

8. Nella Scrittura troviamo descritta una città empia, una specie di agglomerato dell'empietà umana disseminata su tutta la terra e, nella stessa Scrittura, a questa città si dà il nome simbolico di Babilonia. Dal lato opposto è collocata un'altra città, che qui sulla terra è in pellegrinaggio ed è diffusa fra tutti i popoli, concorde nella vera pietà. A questa si dà il nome di Gerusalemme. Queste due città al presente sono mescolate, alla fine però saranno separate. In molti passi la divina Scrittura rivolge loro il discorso, e uno di questi è là dove, rivolgendosi a Gerusalemme, le dice: Ripagate con doppia misura colei che [le] fece [il male], ripagatela 26. Indica che Gerusalemme deve ripagare con doppia misura Babilonia. Cos'è questa doppia misura? Come intenderemo quest'ordine di ripagare la città di Babilonia con doppia misura? Per l'attaccamento ai suoi idoli costei uccideva i cristiani ma non poteva uccidere Cristo, il nostro Dio. Lacerava la carne dei cristiani ma non poteva far del male allo spirito: quindi non poteva raggiungere il nostro Dio. Ora la si ripaga con doppia misura: negli uomini e negli dèi. Loro uccidevano gli uomini ma non potevano uccidere il nostro Dio; al presente viceversa accade che gli uomini, uccisa la loro incredulità, vengono accolti dentro le mura di Gerusalemme, mentre i loro simulacri vengono abbattuti. Gli idolatri cercano i loro adepti ma non li trovano 27, poiché da pagani si son fatti cristiani. Ora, di uno che non è più di quello che era, diciamo che è stato ucciso, come possiamo dire di Paolo antecedentemente Saulo: egli viveva in quanto era diventato predicatore ma come persecutore della Chiesa la sua vita era finita. Di fronte al furore dei pagani un tempo i cristiani cercavano nascondigli per rifugiarsi, oggi i pagani cercano luoghi dove nascondere i loro dèi. E quando questi vengono abbattuti, i loro patrocinatori non si rassegnano ancora a tacere e, nell'ambito delle loro fazioni, continuano a brontolare. Nelle rare volte però che osano far questo cos'altro fanno se non quanto ci ha promesso il nostro Padrone? Se poi un tempo attuavano [i loro propositi], ci riuscivano forse per il loro potere? Osservate: i cristiani, se arrestati, confessavano Cristo e venivano uccisi. Venga ora uno che crede in Mercurio e invochi Mercurio nei suoi giuramenti. Se si imbatte in una guardia, anche in borghese, eccolo gridare: " Non ho fatto la tal cosa, non ero presente, non ho sacrificato. Dove mi hai visto? ". Al contrario, se ai nostri santi, ai servi di Dio [si chiede]: " Sei stato in quel raduno dei cristiani? ", subito rispondevano: " Sì, c'ero ". Per questo, quando noi leggiamo le dichiarazioni dei martiri, ci rallegriamo per la gioia che ci procurano i loro esempi. E son fatti accaduti: condotti a termine dal Signore che li aveva in antecedenza promessi. Un tempo erano racchiusi nella Scrittura, ora si mostrano nei fatti. Così anche quanto ho detto a proposito degli idoli è un fatto palese, di ieri e di oggi. Parimenti la Chiesa si è diffusa in tutto il mondo e ha ormai conquistato tutti i popoli. Quelli che non ha conquistati li conquisterà, poiché è in continua crescita e nel nome di Cristo aumenta per ogni dove il popolo cristiano.

Conclusione.

9. Eppure i cristiani che vivono bene sono pochi, molti quelli che vivono male. Tuttavia quei pochi sono pochi in confronto con la paglia. Lo ripeto: Sono pochi in confronto con la paglia. Quando si arriverà alla vagliatura apparirà il gigantesco mucchio della paglia ma apparirà anche la fulgida accolta dei santi. La paglia andrà al fuoco, il grano nel granaio 28, ma ora son dappertutto mescolati. Perché questo? Ci furono, o fratelli, dei seminatori, come coloro di cui oggi celebriamo la memoria. Per loro mezzo Dio ha mostrato come si sia verificato quanto aveva promesso a loro e, per loro mezzo, anche noi. Cosa aveva promesso? Per il rimanente mi è riservata la corona di giustizia, che in quel giorno mi consegnerà il Signore, giudice giusto 29. E a noi cosa ha promesso? Nella tua discendenza saranno benedette tute le genti 30. Ma come si è adempiuto questo per opera degli apostoli? Per tutta la terra s'è diffuso il loro grido e fino agli estremi confini della terra la loro parola 31. Contro queste affermazioni quale scrittura potranno citare gli eretici? Credo che anch'essi oggi celebrino la nascita al cielo degli apostoli. In realtà anche se fingono di celebrare questo giorno, non hanno certo il coraggio di cantare il salmo che noi cantiamo.

 

 

1 - Gv 21, 15-17.

2 - 1 Cor 1, 31 (2 Cor 10, 17).

3 - Cf. Gv 10, 4.

4 - Gv 21, 17.

5 - Cf. At 4, 31.

6 - Mt 10, 28.

7 - Sal 139, 9.

8 - 2 Tm 4, 1-2.

9 - 2 Tm 4, 6.

10 - Mt 10, 28.

11 - 2 Tm 4, 6.

12 - 2 Tm 4, 7.

13 - 2 Tm 4, 2.

14 - Cf. Mt 26, 33-35 (Mc 14, 29-31; Lc 22, 33-34; Gv 13, 37-38).

15 - 2 Tm 4, 7.

16 - 2 Tm 4, 8.

17 - Cf. At 7, 57-58 (58-59).

18 - Cf. At 9, 1-7.

19 - 1 Tm 1, 13.

20 - Cf. 2 Tm 4, 7.

21 - 2 Tm 4, 8.

22 - Mt 1, 23.

23 - Sal 71, 11.

24 - Sap 14, 11.

25 - Ger 16, 19.

26 - Ap 18, 6.

27 - Cf. Is 41, 12 (?).

28 - Cf. Mt 3, 12 (Lc 3, 17).

29 - 2 Tm 4, 8.

30 - Gn 22, 18 (26, 4).

31 - Sal 18, 5 (Rm 10, 18).


27 - Cristo, nostro salvatore, alla fine del suo digiuno permette a Lucifero di tentarlo e lo vince.

La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda

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1009. Sua Maestà, avendo gloriosamente conseguito i nascosti e sublimi fini del suo digiuno e della sua solitudine con le vittorie ottenute sul demonio e su tutti i suoi vizi, decise di uscire dal deserto per portare avanti le opere della redenzione. Prima di farlo, si prostrò a terra magnificando il Padre che gliele aveva affidate e ringraziandolo di quanto aveva già compiuto per la sua umanità santissima a propria esaltazione e a beneficio dei mortali. Elevò una ferventissima preghiera per tutti coloro che, volendolo imitare, si sarebbero ritirati in disparte o per sempre o per qualche tempo per dedicarsi alla contemplazione e all'ascesi, distaccandosi dal mondo e dalle sue preoccupazioni. L'Altissimo gli promise di favorirli, di parlare al loro cuore con parole di vita eterna e di andare loro incontro con larghe benedizioni e aiuti speciali, se si fossero aperti a riceverli e a corrispondervi. Quindi, Gesù gli domandò, come uomo vero, il permesso di lasciare quel luogo e partì assistito dagli angeli.

1010. Si diresse verso il Giordano, dove il suo precursore continuava a battezzare e a predicare, affinché fosse da lui data nuova testimonianza al suo ministero di salvatore e alla sua divinità. Accondiscese anche al desiderio del medesimo Giovanni di rivederlo e conversare ancora con lui. Questi, infatti, dopo averlo incontrato in occasione del battesimo che egli stesso gli aveva amministrato, era stato completamente infiammato e ferito da quella nascosta e celeste forza che attirava a sé tutte le cose e negli animi più disponibili, come il suo, si comunicava con maggior ardore di carità. Il nostro Maestro arrivò alla sua presenza per la seconda volta ed egli, scorgendolo mentre si avvicinava, prima di proferire altro dichiarò ciò che è riferito nella Scrittura: «Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!». Attestò questo additando il Signore e, rivolgendosi alla gente che stava con lui per essere immersa nel fiume e per ascoltarlo, proseguì: «Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele».

1011. Asserì ciò perché in antecedenza non lo aveva visto né aveva avuto la rivelazione del suo avvento, che ebbe in quella circostanza. Soggiunse anche che aveva contemplato lo Spirito Santo scendere su di lui e testificare che era davvero il Figlio di Dio. Mentre, infatti, questi soggiornava nel deserto, i giudei di Gerusalemme avevano inviato al Battista la delegazione di cui il quarto evangelista dà notizia nel capitolo primo, chiedendogli chi fosse. Aveva allora risposto che battezzava con acqua, ma in mezzo a loro c'era uno che essi non conoscevano e che era stato fra loro nel Giordano; sarebbe venuto dopo di lui ed egli non era degno di sciogliere il laccio dei suoi sandali. Così, quando l'Unigenito ritornò presso di lui, egli lo chiamò agnello di Dio e ripeté la testimonianza resa da poco ai farisei, aggiungendo che aveva osservato lo Spirito sopra il suo capo come gli era stato preannunciato. San Matteo e san Luca riportano, inoltre, la voce del Padre che si udì dall'alto nel medesimo istante, ma san Giovanni parla solamente dello Spirito Santo in forma di colomba perché il precursore non palesò di più agli astanti.

1012. La Regina nel suo oratorio ebbe luce sulla sincerità con cui quel fidatissimo servo confessò di non essere il Cristo e professò nel modo già esposto la divinità di Gesù. Supplicò l'Onnipotente che in contraccambio lo premiasse e ricompensasse, ed egli, con sconfinata generosità, stabilì che fosse innalzato sopra tutti i nati di donna e riempito di nuove grazie, determinando di dargli tutto l'onore che era capace di ricevere come uomo fra gli uomini, poiché non aveva accettato quello di essere considerato il Messia. Alcuni dei presenti furono molto colpiti da ciò che il Battista aveva affermato e gli domandarono a chi si riferisse; ma, proprio mentre li stava informando della veridicità delle sue parole, sua Maestà si allontanò incamminandosi verso Gerusalemme, essendo rimasto assai poco con lui. Non vi si recò però direttamente, ed anzi per vari giorni visitò piccoli villaggi, ammaestrandone gli abitanti senza divulgare la propria identità, rendendo loro noto che colui che aspettavano era nel mondo, indirizzandoli con la sua dottrina alla vita eterna e invitando molti al battesimo di Giovanni, affinché si disponessero con la penitenza ad accogliere la redenzione.

1013. I testi sacri non specificano dove egli dimorò dopo il digiuno, né quali opere fece, né il tempo che impiegò in esse. Ciò che mi è stato svelato è che si trattenne quasi dieci mesi in Giudea senza rientrare a Nazaret dalla sua santissima Madre e neppure in Galilea, sino a quando incontrò ancora il Battista e questi gli disse la seconda volta: «Ecco l'agnello di Dio!». Andarono allora dietro a lui sant'Andrea e i primi discepoli che sentirono tale espressione e, subito dopo, egli chiamò san Filippo, come ci è tramandato. In questo periodo rischiarò e preparò le anime con ammonimenti e aiuti ammirevoli, perché si risvegliassero dall'oblio in cui si trovavano e, in seguito, quando avrebbe incominciato a predicare e a fare gesti straordinari, fossero più pronte al dono della fede in lui e lo seguissero, come accadde a molti di quelli che lasciò così illuminati e catechizzati. È certo che per il momento non discusse con i farisei e con i dottori della legge, perché non erano tanto propensi a credere alla verità, che cioè l'Atteso era venuto; infatti, non l'accettarono neanche dopo, benché confermata da meraviglie, discorsi e segni tanto evidenti. È certo, inoltre, che si rivolse agli umili e ai poveri, i quali meritarono di essere evangelizzati e istruiti per primi, elargendo loro in quella provincia immense misericordie, non solo con un particolare insegnamento e celati favori, ma anche con alcuni miracoli compiuti da lui in segreto. Per questo lo ritenevano un grande profeta e un uomo santo. Con tali richiami ridestò i cuori di innumerevoli persone e le mosse a staccarsi dal peccato e a cercare il regno di Dio, che già si stava avvicinando con l'annuncio che portava e con l'ormai prossimo riscatto.

1014. Maria era a conoscenza di tutte le occupazioni di suo Figlio, sia per mezzo della sublime luce che già ho spiegato sia tramite le ambasciate dei suoi mille angeli, che sempre l'assistevano in apparenza visibile mentre era lontano. Per conformarsi totalmente a lui in ogni cosa, anch'ella uscì dal suo luogo di ritiro quando egli abbandonò il deserto. Come il Signore, pur non potendo di sicuro crescere nella carità, la mostrò più fervidamente dopo avere vinto il diavolo col digiuno e con tutte le altre virtù, così sua Madre, con i nuovi aumenti di grazia acquistati, si infiammò maggiormente nell'imitare con sollecitudine le sue azioni in ordine alla salvezza e per precorrere la sua manifestazione. La Maestra divina peregrinò per i dintorni accompagnata dai suoi custodi e, con la pienezza della sua sapienza e la potestà di nostra sovrana, operò prodigi mirabili, ma di nascosto, come il Verbo incarnato. Proclamava la venuta del Messia senza svelare chi fosse, indicava a molti la via della vita, li discostava dal male, abbatteva i demoni e diradava le tenebre di coloro che erano nell'inganno e nell'ignoranza, disponendoli a ricevere la redenzione e a confessarne l'autore. A questi benefici spirituali ne univa molti corporali, sanando gli infermi, consolando gli afflitti e andando a trovare i miseri; sebbene li indirizzasse più frequentemente alle donne, ne fece tanti anche agli uomini, i quali, se erano di modesta condizione e disprezzati, non perdevano questo sostegno, né la felicità di essere visitati dal la Regina dell'universo.

1015. Tali viaggi durarono lo stesso tempo che Gesù impiegò per percorrere la Giudea ; ella si comportò sempre come lui in tutto, anche nello spostarsi a piedi e, benché talora rientrasse nella sua città, ripartiva subito dopo. In questi dieci mesi poi mangiò assai poco, poiché fu tanto nutrita e rinvigorita dal cibo celeste che egli le aveva inviato da avere forze non solo per camminare attraverso molte località e strade, ma anche per non avvertire troppo la necessità di altro sostentamento. Ebbe allo stesso modo notizia di quanto san Giovanni faceva, esortando e battezzando sulle sponde del Giordano, e alcune volte gli mandò anche parecchi dei suoi messaggeri perché lo confortassero e ripagassero la lealtà che dimostrava al suo Dio. In tutto questo provava grandi estasi d'amore per il naturale e santo affetto col quale aspirava a stare con il suo Unigenito, il cui cuore veniva ferito da quei divini e castissimi gemiti. Prima che egli tornasse da lei per risollevarla e per dare inizio ai suoi miracoli e alla predicazione pubblica, accadde però ciò che dirò tra breve.

 

Insegnamento della Regina del cielo

1016. Figlia mia, ti do l'insegnamento di questo capitolo, racchiuso in due importanti ammonimenti. Il primo è quello di aver cara la solitudine e fare in modo di custodirla con singolare cura, affinché ti spettino le benedizioni e le promesse che Cristo meritò e preannunciò a quelli che lo avrebbero seguito in essa: cerca sempre di stare appartata, quando per obbedienza non sei obbligata a conversare con qualcuno e, anche in questo caso, se ne esci, portala con te nel segreto in maniera che né i sensi né il loro uso la allontanino. Negli affari di questo mondo devi essere come di passaggio, fissa nel deserto che è dentro di te, e, affinché qui tu possa ritrovarla, non devi lasciare che vi si introducano immagini di creature, immagini che talvolta ci occupano più delle creature stesse e sempre tolgono la libertà interiore. Sarebbe cosa riprovevole che ti soffermassi su qualcuna di esse o che qualcuna prendesse posto nel tuo cuore, poiché mio Figlio lo brama tutto e solo per sé, e anch'io desidero questo. Il secondo è quello di attendere innanzitutto a ritenere degno di stima il tuo intimo per conservarlo puro e senza macchia. Quindi, è mia volontà che ti impegni per la giustificazione di tutti e particolarmente che imiti il Signore e me in ciò che operammo a favore dei più poveri e piccoli. Essi chiedono spesso il pane del consiglio e della sapienza e non trovano chi lo comunichi e distribuisca loro, come accade invece ai più potenti e ricchi, i quali hanno numerosi ministri da poter consultare. Molti di questi umili e sventurati vengono da te: ricevili con la compassione che ne senti, consolali e accarezzali, affinché con la loro sincerità accettino la luce e i suggerimenti che ai più accorti si devono dare in diverso modo. Procura di guadagnare tali anime, che tra le miserie temporali sono preziose agli occhi di Dio, e lavora incessantemente affinché esse e le altre non perdano il frutto della redenzione. Non essere mai soddisfatta, ma stai sempre pronta anche a morire, se fosse necessario.


35-44 Aprile 10, 1938 In chi vive nella Divina Volontà, Gesù vuole trovare tutto in essa, e la vuol trovare in tutti. Come Dio vuol trovare nel nostro amore il poggio delle sue opere, il nascondiglio della sua Vita.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) La mia povera mente è sempre di ritorno nel Voler Divino, e avendo fatto la santa comunione, stavo dicendo al mio amabile Gesù: “Nel tuo Volere tutto è mio, perciò ti amo con l’amore della mia e tua Mamma Regina, ti bacio con le sue labbra, ti abbraccio stretto stretto con le sue braccia, e prendo te e mi rifugio nel suo cuore per darti le sue gioie, le sue delizie, la sua maternità, affinché trovi le dolcezze, la custodia che ti sa fare la tua Mamma”. Ma mentre mi chiudevo insieme con Gesù nella mia Mamma, il dolce Gesù, tutto tenerezza mi ha detto:

(2) “Figlia mia e figlia della Madre mia, come sono contento di trovare la figlia con la mia Madre, e la Mamma con la figlia, perché Lei vuole che le creature mi amino col suo stesso amore, e si servano della sua bocca per baciarmi, e delle sue braccia per abbracciarmi, vuol dare loro la sua maternità per mettermi al sicuro e farmi fare da Mamma. Trovare la Madre e la figlia, che mi amano con un solo amore, è per Me il più grande contento; sento che ambedue mi danno un nuovo paradiso in terra. Ma ciò non mi basta, in chi vive nella mia Volontà voglio trovare tutto; se manca qualche cosa non posso dire che Essa è completa nella creatura. E non solo voglio trovare al suo posto d’onore, di Regina e di Madre, la Madre mia in essa, ma voglio trovare il mio Celeste Padre e lo Spirito Santo, che facendo suo il loro amore, mi ama con l’immensità ed infinità del loro amore, quindi figlia mia, dammi il gusto di dirmi che mi ami col Padre e con lo Spirito Santo”.

(3) Gesù ha fatto silenzio, per aspettare che gli dicessi come Lui voleva; ed io, sebbene indegna, per contentarlo gli ho detto: “Ti amo nella potenza e amore immenso del Padre, con l’amore interminabile dello Spirito Santo; ti amo con l’amore con cui ti amano tutti: Angeli e santi; ti amo con quell’amore con cui ti amano o dovrebbero amarti tutte le creature presenti, passate e future; ti amo per tutte le cose create e con quell’amore con cui le creasti”. Il caro Gesù ha tirato un lungo sospiro, e ha soggiunto:

(4) “Finalmente mi sento appagate le mie brame di trovare tutto nella creatura. Trovo i nostri mari d’amore che non finiscono mai, trovo le delizie della mia Mamma che mi ama, trovo tutto e tutti, sicché in chi vive nella mia Volontà devo trovare tutto e tutti, e a questa creatura la devo trovare in tutti. E poi, il mio Padre Celeste mi generò nell’amore, e chi mi ama e non si fa sfuggire nulla del nostro amore, me la sento con Me in atto di darmi e di ricevere amore continuo”.

(5) Dopo ciò ha soggiunto: “Figlia mia, ecco perché sentiamo nel nostro amore un bisogno estremo che le creature ci conoscano e conoscano le nostre opere. Se non ci conoscono restiamo come appartati da loro, mentre viviamo dentro e fuori di loro, e mentre siamo a giorno di ciò che fanno e pensano, amandole in ogni atto loro, non solo non ci amano, ma neppure ci riconoscono. Che dolore! Se non ci riconoscono l’amore non sorge, e se manca l’amore non abbiamo dove poggiare le nostre opere, né il nostro amore trova un rifugio dove sfogarsi e ricoverarsi, tutto resta come sospeso. Perciò vogliamo trovare nelle nostre opere il ti amo della creatura, che armandolo della nostra potenza, possiamo poggiare le nostre opere più grandi; ed oh! come restiamo contenti nel trovare il piccolo ti amo di essa per appoggio delle nostre opere. Operare e non trovare dove poggiarle è un dolore per Noi, pare che ci manca la Vita del nostro amore, il nostro amore operante viene represso, soffocato; poter fare e non fare, e solo perché la creatura ingrata né ci riconosce né ci ama. E siccome tutte le opere nostre sono dirette a pro di esse; non potendole dare, perché mancando la conoscenza e l’amore manca lo spazio dove poter mettere le opere nostre, quindi ci legano le braccia e ci mettono nell’inutilità. E poi, a che pro operare se non troviamo chi le vuole ricevere? Anzi, tu devi sapere che prima di operare guardiamo chi le deve conoscere, ricevere e amare, e poi operiamo. La mia stessa Umanità non faceva atto se prima non trovava a chi doveva amare e dare quell’atto, e ancorché non trovassi chi lo ricevesse per allora, Io guardavo i secoli e dirigevo il mio atto a chi lo avrebbe amato, conosciuto e ricevuto. Tanto che, bambino nato Io piangevo, quelle mie lacrime erano dirette a chi doveva compungersi, dolersi dei suoi peccati e lavarsi per riacquistare la Vita della Grazia; camminavo, i miei passi erano già diretti a coloro che dovevano camminare la via del bene, per forza, per guida del loro cammino. Non ci fu opera che feci, parola che dissi, pene che soffrii, in cui non cercai le opere delle creature per poggio delle mie, la mia parola per poggiarla nelle parole di esse, le mie pene cercavano il poggio nelle loro pene per dare il bene che conteneva ciò che Io facevo. Era la mia passione d’amore che non mi faceva fare altro se non ciò che poteva essere utile per i figli miei; ed è questa una delle ragioni più potenti perché voglio che si viva nel mio Volere, perché solo allora tutte le opere mie, la Creazione, la Redenzione, anche un mio sospiro, troveranno dove poggiarsi, per farsi opere delle loro opere, pene delle loro pene, passi dei loro passi, vita della loro vita; e allora tutto ciò che ho fatto e sofferto si cambierà in gloria e vittoria, da sbandire tutti i nemici e richiamare in mezzo a loro l’ordine, l’armonia, la pace, il celeste sorriso della Patria Celeste”.

(6) Io sono rimasta sorpresa nel sentire ciò, ed il mio amato Gesù ha soggiunto:

(7) “Figlia mia benedetta, il vivere nella mia Volontà racchiuderà tali sorprese e molteplici novità divine, da far stupire gli stessi angeli e santi; molto più che nella mia Volontà non ci sono parole, ma fatti. Le stesse parole, i desideri, le intenzioni, le converte in fatti e opere compiute. Fuori della mia Volontà, ciò che la creatura vuole si riduce a parole, desideri ed intenzioni; ma dentro di Essa, standovi la virtù creante, ciò che vuole la creatura acquista fatti compiuti, opere piene di vita. Molto più che stando nel nostro Volere, già è a giorno di ciò che Noi facciamo, sente ciò che Noi vogliamo. Perciò ci segue nelle opere, vuole ciò che vogliamo; né può farne a meno, né mettersi da parte, per essa, diventa il nostro Fiat la più grande delle sue necessità, di cui non può farne a meno; per essa è più che respiro che deve dare e ricevere; più che moto che sente l’estremo bisogno di muoversi. Insomma, la mia Volontà è tutto per essa, vivere senza di Essa le riesce impossibile. Perciò sii attenta, ed il tuo volo sia sempre nel nostro Fiat”. Sia tutto a Gloria di Dio e per compimento della Divina Volontà.