Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

"MARIA È LA REGINA DEL MIO CUORE!" O Maria, santuario del silenzio in cui si ode chiara la voce di Dio, tu porti la Parola nella nostra vita. Insegnaci il silenzio interiore per comprendere che, solo guando avrà  taciuto il nostro io, potrà  parlare Dio. Facci capire che c'è una silenziosa storia di fede da scoprire per percorrere un saggio itinerario di vita. Insegnaci l'umiltà  per riconoscere di aver sempre bisogno di Dio. Insegnaci a riconoscere la volontà  di Dio e metterla in pratica. Facci comprendere che Dio può concedere in un attimo quello che non ha concesso per molto tempo, solo se trova in noi i vasi vuoti, i cuori aperti. Maria, aiutaci a diventare, come te, servi fedeli del Signore per ricevere da Lui la stessa corona di gloria. Così sia. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Giovedi della 34° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 10

1Partito di là, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l'ammaestrava, come era solito fare.2E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: "È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?".3Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?".4Dissero: "Mosè ha permesso di 'scrivere un atto di ripudio e di rimandarla'".5Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma.6Ma all'inizio della creazione 'Dio li creò maschio e femmina';7'per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola'.8Sicché non sono più due, ma una sola carne.9L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto".10Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse:11"Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei;12se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio".

13Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano.14Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio.15In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso".16E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva.

17Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?".18Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.19Tu conosci i comandamenti: 'Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza', non frodare, 'onora il padre e la madre'".
20Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza".21Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi".22Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.

23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!".24I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: "Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio!25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio".26Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: "E chi mai si può salvare?".27Ma Gesù, guardandoli, disse: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio".

28Pietro allora gli disse: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito".29Gesù gli rispose: "In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo,30che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.31E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi".

32Mentre erano in viaggio per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano stupiti; coloro che venivano dietro erano pieni di timore. Prendendo di nuovo in disparte i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto:33"Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani,34lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà".

35E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: "Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo".36Egli disse loro: "Cosa volete che io faccia per voi?". Gli risposero:37"Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra".38Gesù disse loro: "Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?". Gli risposero: "Lo possiamo".39E Gesù disse: "Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete.40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato".

41All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni.42Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: "Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere.43Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore,44e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti.45Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti".

46E giunsero a Gèrico. E mentre partiva da Gèrico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare.47Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!".48Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!".
49Allora Gesù si fermò e disse: "Chiamatelo!". E chiamarono il cieco dicendogli: "Coraggio! Alzati, ti chiama!".50Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.51Allora Gesù gli disse: "Che vuoi che io ti faccia?". E il cieco a lui: "Rabbunì, che io riabbia la vista!".52E Gesù gli disse: "Va', la tua fede ti ha salvato". E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.


Giuditta 1

1Nell'anno decimosecondo del regno di Nabucodònosor, che regnava sugli Assiri nella grande città di Ninive, Arpacsàd regnava sui Medi in Ecbàtana.2Questi edificò intorno a Ecbàtana mura con pietre tagliate nella misura di tre cubiti di larghezza e sei cubiti di lunghezza, portando l'altezza del muro a settanta cubiti e la larghezza a cinquanta cubiti.3Costruì alle porte della città le torri murali alte cento cubiti e larghe alla base sessanta cubiti;4costruì le porte portandole fino all'altezza di settanta cubiti: la larghezza di ciascuna era di quaranta cubiti, per il passaggio dell'esercito dei suoi forti e l'uscita in parata dei suoi fanti.5In quel periodo di tempo il re Nabucodònosor mosse guerra al re Arpacsàd nella grande pianura, cioè nella piana che si trova nel territorio di Ragau.6Ma si schierarono a fianco di costui tutti gli abitanti delle montagne e quelli della zona dell'Eufrate, del Tigri e dell'Idaspe e gli abitanti della pianura di Arioch, re degli Elamiti. Così molte genti si trovarono adunate in aiuto ai figli di Cheleud.7Allora Nabucodònosor re degli Assiri spedì messaggeri a tutti gli abitanti della Persia e a tutti gli abitanti delle regioni occidentali: a quelli della Cilicia e di Damasco, del Libano e dell'Antilibano e a tutti gli abitanti della fascia litoranea8e a quelli che appartenevano alle popolazioni del Carmelo e di Gàlaad, della Galilea superiore e della grande pianura di Esdrelon;9a tutti gli abitanti della Samaria e delle sue città, a quelli che stavano oltre il Giordano fino a Gerusalemme, Batane, Chelus e Cades e al torrente d'Egitto, nonché a Tafni, a Ramesse e a tutto il paese di Gessen,10fino a comprendere la regione al di sopra di Tanis e Menfi, e ancora a tutti gli abitanti dell'Egitto sino ai confini dell'Etiopia.11Ma gli abitanti di tutte queste regioni disprezzarono l'invito di Nabucodònosor re degli Assiri e non lo seguirono nella guerra, perché non avevano alcun timore di lui, che agli occhi loro era come un uomo qualunque. Essi respinsero i suoi messaggeri a mani vuote e con disonore.12Allora Nabucodònosor si accese di sdegno terribile contro tutte queste regioni e giurò per il suo trono e per il suo regno che avrebbe fatto sicura vendetta, devastando con la spada i paesi della Cilicia, di Damasco e della Siria, tutte le popolazioni della terra di Moab, gli Ammoniti, tutta la Giudea e tutti gli abitanti dell'Egitto fino al limite dei due mari.
13Quindi marciò con l'esercito contro il re Arpacsàd nel diciassettesimo anno, e prevalse su di lui in battaglia, travolgendo l'esercito di Arpacsàd con tutta la sua cavalleria e tutti i suoi carri.14S'impadronì delle sue città, giunse fino a Ecbàtana e ne espugnò le torri, ne saccheggiò le piazze e ne mutò lo splendore in ludibrio.15Poi sorprese Arpacsàd sui monti di Ragau, lo trafisse con le sue lance e lo tolse di mezzo in quel giorno.16Fece quindi ritorno a Ninive con tutto l'esercito eterogeneo, che era una moltitudine infinita di guerrieri e si fermò là, egli e il suo esercito, per centoventi giorni dandosi a divertimenti e banchetti.


Proverbi 17

1Un tozzo di pane secco con tranquillità è meglio
di una casa piena di banchetti festosi e di discordia.
2Lo schiavo intelligente prevarrà su un figlio disonorato
e avrà parte con i fratelli all'eredità.
3Il crogiuolo è per l'argento e il forno per l'oro,
ma chi prova i cuori è il Signore.
4Il maligno presta attenzione a un labbro maledico,
il bugiardo ascolta una lingua nociva.
5Chi deride il povero offende il suo creatore,
chi gioisce della sciagura altrui non resterà impunito.
6Corona dei vecchi sono i figli dei figli,
onore dei figli i loro padri.
7Non conviene all'insensato un linguaggio elevato,
ancor meno al principe un linguaggio falso.
8Il dono è come un talismano per il proprietario:
dovunque si volga ha successo.
9Chi copre la colpa si concilia l'amicizia,
ma chi la divulga divide gli amici.
10Fa più una minaccia all'assennato
che cento percosse allo stolto.
11Il malvagio non cerca altro che la ribellione,
ma gli sarà mandato contro un messaggero senza pietà.
12Meglio incontrare un'orsa privata dei figli
che uno stolto in preda alla follia.
13Chi rende male per bene
vedrà sempre la sventura in casa.
14Iniziare un litigio è come aprire una diga,
prima che la lite si esasperi, troncala.
15Assolvere il reo e condannare il giusto
sono due cose in abominio al Signore.
16A che serve il denaro in mano allo stolto?
Forse a comprar la sapienza, se egli non ha senno?
17Un amico vuol bene sempre,
è nato per essere un fratello nella sventura.
18È privo di senno l'uomo che offre garanzie
e si dà come garante per il suo prossimo.
19Chi ama la rissa ama il delitto,
chi alza troppo l'uscio cerca la rovina.
20Un cuore perverso non troverà mai felicità,
una lingua tortuosa andrà in malora.
21Chi genera uno stolto ne avrà afflizione;
non può certo gioire il padre di uno sciocco.
22Un cuore lieto fa bene al corpo,
uno spirito abbattuto inaridisce le ossa.
23L'iniquo accetta regali di sotto il mantello
per deviare il corso della giustizia.
24L'uomo prudente ha la sapienza davanti a sé,
ma gli occhi dello stolto vagano in capo al mondo.
25Un figlio stolto è un tormento per il padre
e un'amarezza per colei che lo ha partorito.
26Non sta bene multare chi ha ragione
e peggio ancora colpire gli innocenti.
27Chi è parco di parole possiede la scienza;
uno spirito calmo è un uomo intelligente.
28Anche lo stolto, se tace, passa per saggio
e, se tien chiuse le labbra, per intelligente.


Salmi 2

1Perché le genti congiurano
perché invano cospirano i popoli?
2Insorgono i re della terra
e i principi congiurano insieme
contro il Signore e contro il suo Messia:
3"Spezziamo le loro catene,
gettiamo via i loro legami".
4Se ne ride chi abita i cieli,
li schernisce dall'alto il Signore.
5Egli parla loro con ira,
li spaventa nel suo sdegno:
6"Io l'ho costituito mio sovrano
sul Sion mio santo monte".

7Annunzierò il decreto del Signore.
Egli mi ha detto: "Tu sei mio figlio,
io oggi ti ho generato.
8Chiedi a me, ti darò in possesso le genti
e in dominio i confini della terra.
9Le spezzerai con scettro di ferro,
come vasi di argilla le frantumerai".

10E ora, sovrani, siate saggi
istruitevi, giudici della terra;
11servite Dio con timore
e con tremore esultate;
12che non si sdegni e voi perdiate la via.
Improvvisa divampa la sua ira.
Beato chi in lui si rifugia.


Daniele 4

1Io Nabucodònosor ero tranquillo in casa e felice nella reggia,2quando ebbi un sogno che mi spaventò. Le immaginazioni che mi vennero mentre ero nel mio letto e le visioni che mi passarono per la mente mi turbarono.3Feci un decreto con cui ordinavo che tutti i saggi di Babilonia fossero condotti davanti a me, per farmi conoscere la spiegazione del sogno.
4Allora vennero i maghi, gli astrologi, i caldei e gli indovini, ai quali esposi il sogno, ma non me ne potevano dare la spiegazione.5Infine mi si presentò Daniele, chiamato Baltazzàr dal nome del mio dio, un uomo in cui è lo spirito degli dèi santi, e gli raccontai il sogno6dicendo: "Baltazzàr, principe dei maghi, poiché io so che lo spirito degli dèi santi è in te e che nessun segreto ti è difficile, ecco le visioni che ho avuto in sogno: tu dammene la spiegazione".
7Le visioni che mi passarono per la mente, mentre stavo a letto, erano queste:

Io stavo guardando
ed ecco un albero di grande altezza in mezzo alla terra.
8Quell'albero era grande, robusto,
la sua cima giungeva al cielo
e si poteva vedere fin dall'estremità della terra.
9I suoi rami erano belli e i suoi frutti abbondanti
e vi era in esso da mangiare per tutti.
Le bestie della terra si riparavano alla sua ombra
e gli uccelli del cielo facevano il nido fra i suoi rami;
di lui si nutriva ogni vivente.
10Mentre nel mio letto stavo osservando
le visioni che mi passavano per la mente,
ecco un vigilante, un santo, scese dal cielo
11e gridò a voce alta:
"Tagliate l'albero e stroncate i suoi rami:
scuotete le foglie, disperdetene i frutti:
fuggano le bestie di sotto e gli uccelli dai suoi rami.
12Lasciate però nella terra il ceppo con le radici,
legato con catene di ferro e di bronzo
fra l'erba della campagna.
Sia bagnato dalla rugiada del cielo
e la sua sorte sia insieme con le bestie sui prati.
13Si muti il suo cuore e invece di un cuore umano
gli sia dato un cuore di bestia:
sette tempi passeranno su di lui.
14Così è deciso per sentenza dei vigilanti
e secondo la parola dei santi.

Così i viventi sappiano che l'Altissimo domina sul regno degli uomini e che egli lo può dare a chi vuole e insediarvi anche il più piccolo degli uomini".
15Questo è il sogno, che io, re Nabucodònosor, ho fatto. Ora tu, Baltazzàr, dammene la spiegazione. Tu puoi darmela, perché, mentre fra tutti i saggi del mio regno nessuno me ne spiega il significato, in te è lo spirito degli dèi santi.

16Allora Daniele, chiamato Baltazzàr, rimase per qualche tempo confuso e turbato dai suoi pensieri. Ma il re gli si rivolse: "Baltazzàr, il sogno non ti turbi e neppure la sua spiegazione". Rispose Baltazzàr: "Signor mio, valga il sogno per i tuoi nemici e la sua spiegazione per i tuoi avversari.17L'albero che tu hai visto, grande e robusto, la cui cima giungeva fino al cielo e si poteva vedere da tutta la terra18e le cui foglie erano belle e i suoi frutti abbondanti e in cui c'era da mangiare per tutti e sotto il quale dimoravano le bestie della terra e sui cui rami facevano il nido gli uccelli del cielo,19sei tu, re, che sei diventato grande e forte; la tua grandezza è cresciuta, è giunta al cielo e il tuo dominio si è esteso sino ai confini della terra.
20Che il re abbia visto un vigilante, un santo che scendeva dal cielo e diceva: Tagliate l'albero, spezzatelo, però lasciate nella terra il ceppo delle sue radici legato con catene di ferro e di bronzo fra l'erba della campagna e sia bagnato dalla rugiada del cielo e abbia sorte comune con le bestie della terra, finché sette tempi siano passati su di lui,21questa, o re, ne è la spiegazione e questo è il decreto dell'Altissimo, che deve essere eseguito sopra il re, mio signore:22Tu sarai cacciato dal consorzio umano e la tua dimora sarà con le bestie della terra; ti pascerai d'erba come i buoi e sarai bagnato dalla rugiada del cielo; sette tempi passeranno su di te, finché tu riconosca che l'Altissimo domina sul regno degli uomini e che egli lo da' a chi vuole.
23L'ordine che è stato dato di lasciare il ceppo con le radici dell'albero significa che il tuo regno ti sarà ristabilito, quando avrai riconosciuto che al Cielo appartiene il dominio.24Perciò, re, accetta il mio consiglio: sconta i tuoi peccati con l'elemosina e le tue iniquità con atti di misericordia verso gli afflitti, perché tu possa godere lunga prosperità".

25Tutte queste cose avvennero al re Nabucodònosor.
26Dodici mesi dopo, passeggiando sopra la terrazza della reggia di Babilonia,27il re prese a dire: "Non è questa la grande Babilonia che io ho costruito come reggia per la gloria della mia maestà, con la forza della mia potenza?".
28Queste parole erano ancora sulle labbra del re, quando una voce venne dal cielo: "A te io parlo, re Nabucodònosor: il regno ti è tolto!29Sarai cacciato dal consorzio umano e la tua dimora sarà con le bestie della terra; ti pascerai d'erba come i buoi e passeranno sette tempi su di te, finché tu riconosca che l'Altissimo domina sul regno degli uomini e che egli lo da' a chi vuole".
30In quel momento stesso si adempì la parola sopra Nabucodònosor. Egli fu cacciato dal consorzio umano, mangiò l'erba come i buoi e il suo corpo fu bagnato dalla rugiada del cielo: il pelo gli crebbe come le penne alle aquile e le unghie come agli uccelli.
31"Ma finito quel tempo, io Nabucodònosor alzai gli occhi al cielo e la ragione tornò in me e benedissi l'Altissimo; lodai e glorificai colui che vive in eterno,

la cui potenza è potenza eterna
e il cui regno è di generazione in generazione.
32Tutti gli abitanti della terra
sono, davanti a lui, come un nulla;
egli dispone come gli piace delle schiere del cielo
e degli abitanti della terra.
Nessuno può fermargli la mano e dirgli: Che cosa fai?

33In quel tempo tornò in me la conoscenza e con la gloria del regno mi fu restituita la mia maestà e il mio splendore: i miei ministri e i miei prìncipi mi ricercarono e io fui ristabilito nel mio regno e mi fu concesso un potere anche più grande.34Ora io, Nabucodònosor, lodo, esalto e glorifico il Re del cielo: tutte le sue opere sono verità e le sue vie giustizia; egli può umiliare coloro che camminano nella superbia".


Atti degli Apostoli 10

1C'era in Cesarèa un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte Italica,2uomo pio e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio.3Un giorno verso le tre del pomeriggio vide chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo: "Cornelio!".4Egli lo guardò e preso da timore disse: "Che c'è, Signore?". Gli rispose: "Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite, in tua memoria, innanzi a Dio.5E ora manda degli uomini a Giaffa e fa' venire un certo Simone detto anche Pietro.6Egli è ospite presso un tal Simone conciatore, la cui casa è sulla riva del mare".7Quando l'angelo che gli parlava se ne fu andato, Cornelio chiamò due dei suoi servitori e un pio soldato fra i suoi attendenti e,8spiegata loro ogni cosa, li mandò a Giaffa.
9Il giorno dopo, mentre essi erano per via e si avvicinavano alla città, Pietro salì verso mezzogiorno sulla terrazza a pregare.10Gli venne fame e voleva prendere cibo. Ma mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi.11Vide il cielo aperto e un oggetto che discendeva come una tovaglia grande, calata a terra per i quattro capi.12In essa c'era ogni sorta di quadrupedi e rettili della terra e uccelli del cielo.13Allora risuonò una voce che gli diceva: "Alzati, Pietro, uccidi e mangia!".14Ma Pietro rispose: "No davvero, Signore, poiché io non ho mai mangiato nulla di profano e di immondo".15E la voce di nuovo a lui: "Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo più profano".16Questo accadde per tre volte; poi d'un tratto quell'oggetto fu risollevato al cielo.17Mentre Pietro si domandava perplesso tra sé e sé che cosa significasse ciò che aveva visto, gli uomini inviati da Cornelio, dopo aver domandato della casa di Simone, si fermarono all'ingresso.18Chiamarono e chiesero se Simone, detto anche Pietro, alloggiava colà.19Pietro stava ancora ripensando alla visione, quando lo Spirito gli disse: "Ecco, tre uomini ti cercano;20alzati, scendi e va' con loro senza esitazione, perché io li ho mandati".21Pietro scese incontro agli uomini e disse: "Eccomi, sono io quello che cercate. Qual è il motivo per cui siete venuti?".22Risposero: "Il centurione Cornelio, uomo giusto e timorato di Dio, stimato da tutto il popolo dei Giudei, è stato avvertito da un angelo santo di invitarti nella sua casa, per ascoltare ciò che hai da dirgli".23Pietro allora li fece entrare e li ospitò.
Il giorno seguente si mise in viaggio con loro e alcuni fratelli di Giaffa lo accompagnarono.24Il giorno dopo arrivò a Cesarèa. Cornelio stava ad aspettarli ed aveva invitato i congiunti e gli amici intimi.25Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo.26Ma Pietro lo rialzò, dicendo: "Alzati: anch'io sono un uomo!".27Poi, continuando a conversare con lui, entrò e trovate riunite molte persone disse loro:28"Voi sapete che non è lecito per un Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di altra razza; ma Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo.29Per questo sono venuto senza esitare quando mi avete mandato a chiamare. Vorrei dunque chiedere: per quale ragione mi avete fatto venire?".30Cornelio allora rispose: "Quattro giorni or sono, verso quest'ora, stavo recitando la preghiera delle tre del pomeriggio nella mia casa, quando mi si presentò un uomo in splendida veste31e mi disse: Cornelio, sono state esaudite le tue preghiere e ricordate le tue elemosine davanti a Dio.32Manda dunque a Giaffa e fa' venire Simone chiamato anche Pietro; egli è ospite nella casa di Simone il conciatore, vicino al mare.33Subito ho mandato a cercarti e tu hai fatto bene a venire. Ora dunque tutti noi, al cospetto di Dio, siamo qui riuniti per ascoltare tutto ciò che dal Signore ti è stato ordinato".

34Pietro prese la parola e disse: "In verità sto rendendomi conto che 'Dio non fa preferenze di persone',35ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto.36Questa è 'la parola che egli ha inviato' ai figli d'Israele, 'recando la buona novella' della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti.37Voi conoscete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni;38cioè come 'Dio consacrò in Spirito Santo' e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.39E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce,40ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse,41non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.42E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio.43Tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome".

44Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso.45E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo;46li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio.47Allora Pietro disse: "Forse che si può proibire che siano battezzati con l'acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?".48E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Dopo tutto questo lo pregarono di fermarsi alcuni giorni.


Capitolo XXV: Correggere fervorosamente tutta la nostra vita

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1. Che tu sia attento e preciso, nel servire Iddio; ripensa frequentemente alla ragione per la quale sei venuto qui, lasciando il mondo. Non è stato forse per vivere in Dio e farti tutto spirito? Che tu sia, dunque, fervoroso, giacché in breve tempo sarai ripagato dei tuoi sforzi; né avrai più, sul tuo orizzonte, alcun timore e dolore faticherai qui per un poco, e poi troverai una grande pace, anzi, una gioia perpetua. Se sarai costante nella fede e fervoroso nelle opere, Dio, senza dubbio, sarà giusto e generoso nella ricompensa. Che tu mantenga la santa speranza di giungere alla vittoria, anche se non è bene che tu ne abbia alcuna sicurezza, per non cadere in stato di torpore o di presunzione. Una volta, un tale, dibattuto interiormente tra il timore e la speranza, sfinito dal doloro, si prostrò in chiesa davanti ad un altare dicendo tra sé: "Oh! Se sapessi di poter perseverare!". E subito, di dentro, udì una risposta, che veniva da Dio: "Perché, se tu sapessi di poter perseverare, che cosa vorresti fare? Fallo adesso, quello che vorresti fare, e sarai del tutto tranquillo". Allora, rasserenato e confortato, egli si affidò alla volontà di Dio, e cessò in lui quella angosciosa incertezza; egli non volle più cercar di sapere quel che sarebbe stato di lui in futuro, e si diede piuttosto a cercare "quale fosse la volontà del Signore: volontà di bene e di perfezione", (Rm 12, 2) per intraprendere e portare a compimento ogni opera buona. Dice il profeta: "Spera nel Signore e fa il bene; abita la terra e nutriti delle sue ricchezze" (Sal 36,3).  

2. Una sola cosa è quella che distoglie molta gente dal progresso spirituale e dal fervoroso sforzo di correzione: lo sgomento di fronte agli ostacoli e l'asprezza di questa lotta. Invero avanzano nelle virtù coloro che si sforzano di superare virilmente ciò che è per essi più gravoso, e che più li contrasta; giacché proprio là dove più si vince se stessi, mortificandosi nello spirito, più si guadagna, e maggior grazia si ottiene. Certo che non tutti gli uomini hanno pari forze per vincere se stessi e per mortificarsi. Tuttavia, uno che abbia tenacia e buon volere, anche se le sue passioni sono più violente, riuscirà a progredire più di un altro, pur buono, ma meno fervoroso nel tendere verso le virtù. Due cose giovano particolarmente al raggiungimento di una totale emendazione: il fare violenza a se stessi, distogliendosi dal male, a cui ciascuno è portato per natura; e il chiedere insistentemente il bene spirituale di cui ciascuno ha maggior bisogno. Inoltre tu devi fare in modo di evitare soprattutto ciò che più spesso trovi brutto in altri. Da ogni parte devi saper trarre motivo di profitto spirituale. Così, se ti capita di vedere o di ascoltare dei buoni esempi, devi ardere dal desiderio di imitarli; se, invece, ti pare che qualcosa sia degno di riprovazione, devi guardarti dal fare altrettanto; se talvolta l'hai fatto, procura di emendarti. Come il tuo occhio giudica gli altri, così, a tua volta, sarai giudicato tu dagli altri. Quale gioia e quale dolcezza, vedere dei frati pieni di fervore e di devozione, santi nella vita interiore e nella loro condotta; quale tristezza, invece, e quale dolore, vedere certi frati, che vanno di qua e di là, disordinatamente, tralasciando di praticare proprio ciò per cui sono stati chiamati! Gran danno procura, questo dimenticarsi delle promesse della propria vocazione, volgendo i desideri a cose diverse da quelle che ci vengono ordinate.  

3. Ricordati della decisione che hai presa, e poni dinanzi ai tuoi occhi la figura del crocifisso. Riflettendo alla vita di Gesù Cristo, avrai veramente di che vergognarti, ché non hai ancora cercato di farti più simile a lui, pur essendo stato per molto tempo nella vita di Dio. Il monaco che si addestra con intensa devozione sulla vita santissima e sulla passione del Signore, vi troverà in abbondanza tutto ciò che gli può essere utile e necessario; e non dovrà cercare nulla di meglio, fuor di Gesù. Oh, come saremmo d'un colpo pienamente addottrinati se avessimo nel nostro cuore Gesù crocifisso! Il monaco pieno di fervore sopporta ogni cosa santamente e accetta ciò che gli viene imposto; invece quello negligente e tiepido trova una tribolazione sull'altra ed è angustiato per ogni verso, perché gli manca la consolazione interiore, e quella esterna gli viene preclusa. Il monaco che vive fuori della regola va incontro a piena rovina. Infatti chi tende ad una condizione piuttosto libera ed esente da disciplina sarà sempre nell'incertezza, poiché ora non gli andrà una cosa, ora un'altra. Come fanno gli altri monaci, così numerosi, che vivono ben disciplinati dalla regola del convento? Escono di rado e vivono liberi da ogni cosa; mangiano assai poveramente e vestono panni grossolani; lavorano molto e parlano poco; vegliano fino a tarda ora e si alzano per tempo; pregano a lungo, leggono spesso e si comportano strettamente secondo la regola. Guarda i Certosini, i Cistercensi, e i monaci e le monache di altri Ordini, come si alzano tutte le notti per cantare le lodi di Dio. Ora, sarebbe vergognoso che, in una cosa tanto meritoria, tu ti lasciassi prendere dalla pigrizia, mentre un grandissimo numero di monaci comincia i suoi canti di gioia, in unione con Dio. Oh!, se noi non avessimo altro da fare che lodare il Signore, nostro Dio, con tutto il cuore e con tutta la nostra voce. Oh!, se tu non avessi mai bisogno di mangiare, di bere, di dormire; e potessi invece, lodare di continuo il Signore, e occuparti soltanto delle cose dello spirito. Allora saresti più felice di adesso, che sei al servizio del tuo corpo per varie necessità. E volesse il Cielo che non ci fossero, queste necessità, e ci fossero soltanto i pasti spirituali dell'anima, che purtroppo gustiamo ben di rado.  

4. Quando uno sarà giunto a non cercare il proprio conforto in alcuna creatura, allora egli comincerà a gustare perfettamente Dio; allora accetterà di buon grado ogni cosa che possa succedere; allora non si rallegrerà, o rattristerà, per il molto o il poco che possieda. Si rimetterà del tutto e con piena fiducia in Dio: in Dio, che per lui sarà tutto, in ogni circostanza; in Dio, agli occhi del quale nulla muove o va interamente perduto; in Dio, e per il quale ogni cosa vive, servendo senza esitazione al suo comando. Abbi sempre presente che tutto finisce e che il tempo perduto non ritorna. Non giungerai a possedere forza spirituale, se non avrai sollecitudine e diligenza. Se comincerai ad essere spiritualmente malato. Se invece ti darai tutto al fervore, troverai una grande pace, e sentirai più lieve la fatica, per la grazia di Dio e per la forza dell'amore. Tutto può, l'uomo fervido e diligente. Impresa più grande delle sudate fatiche corporali è quella di vincere i vizi e di resistere alle passioni. E colui che non sa evitare le piccole mancanze, cade, a poco a poco, in mancanze maggiori. Sarai sempre felice, la sera, se avrai spesa la giornata fruttuosamente. Vigila su te stesso, scuoti e ammonisci te stesso; checché facciano gli altri, non dimenticare te stesso. Il tuo progresso spirituale sarà pari alla violenza che avrai fatto a te stesso. Amen.


Sermone 362/A Erfurt 5 Discorso di sant'Agostino vescovo sulla resurrezione finale

Discorsi - Sant'Agostino

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Ciò che si è già avverato e ciò che si avvererà.

1. Se c'è la fede, le consolazioni dei cristiani non sono vane. Ma perché ci sia la fede, prima sono venuti gli esempi dei santi, poi i documenti dei libri hanno levato la loro voce. Per quale motivo non dovremmo credere le cose avvenute nei tempi passati che ci vengono narrate, dal momento che vediamo accadere quelle che erano state predette come future? Quelli che ci hanno narrato le cose passate, proprio loro ci hanno preannunciato come futuri gli eventi che vediamo. Questi eventi, che ora vediamo sulla terra, cioè che gli uomini abbandonano tutti i demoni di cui erano servi, che i simulacri che adoravano vengono distrutti, che ovunque sono demoliti i templi pagani e che tutto il genere umano si volge a un unico Nome, sono stati predetti nei libri santi, e, quando venivano predetti, sembravano del tutto incredibili. Ora, però, che li vediamo realizzati ci sembrano divenuti di poco valore, in quanto sono evidenti. E dunque poniamoci davanti agli occhi i paesi e tutte le genti, che ci sono state in passato, quando non c'era nessun cristiano, quando si offrivano sacrifici a demoni, si costruivano altari di pietra, si immolavano sacrifici alle pietre, si costituivano sacerdoti e si concedeva ai falsi dèi, cioè ai demoni, quello che è dovuto al Dio vero. Mettiamo davanti ai nostri occhi questi paesi e immaginiamo che ci sia stato qualcuno, non so chi, che all'improvviso avesse detto che tutte quelle cose potevano cambiare in un momento e che, abbandonati i vani dèi, tutti gli uomini si sarebbero volti a un solo Dio: chi non l'avrebbe deriso? Chi non l'avrebbe ritenuto in preda al delirio? Chi si sarebbe degnato di ascoltarlo? Chi avrebbe avuto remore a percuoterlo? E tuttavia queste cose sono accadute. Dove sono scritte queste cose, che ora vediamo e che, quando venivano annunciate, non si vedevano, proprio là sono scritte anche quelle che non si vedono ancora. Quali sono queste cose che non si vedono ancora? Che il Signore verrà con quel corpo con cui si è degnato di apparire quaggiù, di morire e di risorgere, ma un corpo ormai immortale e incorruttibile, così come rimane in cielo e siede alla destra del Padre; che ci sarà un giudizio, che tutti i morti risorgeranno dai sepolcri, e che tutti i corpi saranno liberati da ogni decomposizione, e che non solo le tombe, ma il mondo stesso restituirà quegli elementi che ha ricevuto. Quando queste cose avverranno, non saranno più causa di stupore, come non sono causa di stupore quelle che sono ormai avvenute. E tuttavia ora non si crede ciò che non si vede. Qui si richiede la fede. Credi quello che ancora non vedi: che farai di straordinario se crederai quando vedrai? Si dà una ricompensa a chi ha creduto quello che non vedeva ancora, affinché gioisca quando vedrà; al contrario si dà un castigo alla mancanza di fede di chi non ha voluto credere quel che non vedeva ancora, affinché pianga quando vedrà.

Sul come risorgeranno i corpi.

2. Una sola cosa suole quasi turbare gli uomini, cioè in quale modo risorgeranno i corpi decomposti e che vengono sepolti proprio perché il vederli mentre si corrompono offendono la vista: infatti ci erano cari, insieme alle anime che essi contenevano, mentre invece, quando le anime se ne vanno, restano inerti quei corpi che amavamo e non vogliamo che si corrompano sotto il nostro sguardo; e per questo li seppelliamo. Quando si dice che risorgeranno, o cuore umano, tu intendi quello che avviene ora e non credi a quello che avverrà? Ma se ci rifletti e giudichi rettamente, considera un poco i prodigi misteriosi e quotidiani della natura. Da dove proviene, nel raccolto, quello che non è sotterrato nel seme? In che modo le foglie negli alberi ridiventano verdi? Come fanno i boschi, nudi in inverno, a rivestirsi in estate? Proprio perché tutte queste cose vengono ricreate, possiamo credere che, a suo tempo, anche i corpi potranno essere ricreati. È più incredibile che sia stato creato quel che non c'era piuttosto che ricreato quel che c'era. È stato creato l'uomo, che non c'era: e non credi che possa essere ricreato ciò che c'era? Sono le ossa e la carne a essere sepolti: e tu, prima di nascere, che cosa sei stato? Sei stato tratto fuori dai recessi della natura per manifestarti con questo aspetto visibile agli occhi: non credi che, quando te ne andrai nei recessi della natura, di là potrà trarre fuori proprio te chi ti ha potuto creare prima che tu fossi?

Fidarsi delle parole del Signore.

3. Infine crediamolo perché l'ha detto colui che non può ingannare. Ci ha promesso la resurrezione dei corpi chi, quando era in un corpo, ha risuscitato i morti. Chi ci ha promesso la risurrezione dei corpi, proprio lui, quando era in un corpo, è risuscitato il terzo giorno. Non crediamo pure che questi fatti siano avvenuti, se non sono accaduti in seguito quelli di cui si era predetto che sarebbero avvenuti! Quando il Signore, dopo la risurrezione, apparve ai suoi discepoli, poiché nemmeno loro credevano che sarebbe risuscitato, ritennero di vedere un fantasma. E disse loro: Perché siete turbati e pensierosi nel vostro cuore? Osservate le mie mani e i miei piedi, perché sono proprio io. Toccate e osservate: perché un fantasma non ha carne e ossa, e vedete bene che io li ho 1. Si offrì non solo alla vista degli occhi, ma anche al contatto delle mani. Rimase con loro quaranta giorni, entrando e uscendo, mangiando e bevendo 2, perché poteva farlo, non perché costretto. Li convinse della grazia della risurrezione per l'evidenza del suo vero corpo, e, sotto i loro occhi, salì al cielo. E quando lo videro dopo la risurrezione: disse loro: Queste sono le parole che vi avevo detto, quando ero ancora con voi: che era necessario che si compisse tutto quel che è scritto riguardo a me nella legge, nei profeti e nei salmi. Allora si aprì la loro mente - così dice il vangelo - per comprendere le Scritture, e disse loro che così era scritto ed era opportuno che il Cristo soffrisse in questo modo, e che risorgesse dai morti il terzo giorno e che nel suo nome fosse annunciata la penitenza e la remissione dei peccati in tutte le nazioni, iniziando da Gerusalemme 3. Questo è nel vangelo. Osservate quando è stato scritto. Veniva scritto allora, quando non si era effettivamente verificato ciò che là viene preannunciato; e infatti Cristo stava per andar via e i discepoli lo vedevano ancora con quel corpo con cui l'avevano conosciuto. Quando lo vedevano in quel corpo che avevano conosciuto, era forse già accaduto quel che sarebbe avvenuto dopo? Che cosa? E nel suo nome fosse annunciato il pentimento e la remissione dei peccati a tutte le nazioni, iniziando da Gerusalemme. La prima cosa era avvenuta, questa seconda no. I discepoli vedevano quello che era avvenuto, e credevano quello che non lo era ancora. Noi oggi lo vediamo già compiuto: il pentimento e la remissione dei peccati sono annunciati nel nome del Signore nostro Gesù Cristo in tutte le nazioni. Non avviene forse? Ma queste cose erano forse già accadute quando venivano annunciate e se ne scriveva? Come gli Apostoli, che vedevano Cristo, credevano nella Chiesa che ci sarebbe stata, così anche noi la Chiesa la vediamo e le cose riguardo a Cristo le crediamo. Anche quelli, di questi due realtà, una la vedevano, l'altra la credevano. Noi però non vediamo ciò che loro vedevano. Se noi vediamo ciò che essi credevano, crediamo ciò che vedevano.

La condiscendenza di Cristo.

4. Dunque questi è il nostro Signore Gesù Cristo, il Verbo del Padre, il Figlio unigenito, per mezzo del quale tutto è stato fatto, che si è degnato, nel momento opportuno, di ricevere la carne dalla Vergine Maria e rendersi visibile agli occhi umani, di compiere azioni degne e sopportarne di indegne, di operare cose divine e sopportarne di umane, di morire, risorgere e salire al cielo; ascoltate dunque cosa questo nostro Signore ha detto riguardo alla resurrezione futura e, messa da parte ogni discussione, credete, in quanto non può ingannare chi ha detto: Verrà l'ora, disse, in cui tutti quelli che sono nella tomba udranno la sua voce, e verranno fuori: chi fece il bene per una resurrezione di vita, chi fece il male per una resurrezione di condanna 4. Sia, dunque, ringraziato Dio per il fatto che risorgeranno <...> per la condanna quelli che fecero il male. Fratelli, tutto ci è stato perdonato nel battesimo. Credete, fratelli carissimi, che a chi ha voluto liberare in un solo istante da ogni peccato, Dio dona di regnare per sempre con Lui. 

 

1 - Lc 24, 37-39.

2 - Lc 24, 37-39.

3 - Lc 24, 44-47.


Lasciatemi solo; soffro troppo.

I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco

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La sera del 25 giugno 1867 Don Bosco narrava ai giovani uno dei suoi sogni più suggestivi.
Gli sembrò di essere sulla via che conduce a... (e nominò la città), quando si sentì chiamare per nome dalla sua Guida. La seguì. Viaggiavano con la rapidità del pensiero, senza che i loro piedi toccassero terra. Giunsero a un palazzo di mirabile struttura, ma inaccessibile.
— Entra in quel palazzo — gli disse la Guida.
— Come faccio se non c’è l’entrata?
— Entra! — replicò imperiosamente la Guida.
E vedendo che Don Bosco non si moveva, disse:
— Fa’ come faccio io: alza le braccia e salirai.
Così dicendo, allargò le braccia verso il cielo; Don Bosco lo imitò e si sentì sollevare in aria, finché si trovò sulla soglia del palazzo.
— Che cosa c’è qui dentro? — chiese Don Bosco.
— Entra, visitalo e vedrai. In fondo, in una sala, troverai chi ti ammaestrerà.
La Guida scomparve. Don Bosco percorse molte sale sfarzose con la rapidità del vento e, cosa mirabile, sospeso in aria, con le gambe unite, strisciava senza fatica, come sopra un cristallo, ma senza toccare il pavimento. Così passando da un appartamento all’altro, giunse a una grande sala, più splendida delle altre.
Alla sua estremità, sopra un seggiolone, scorse maestosamente seduto un Vescovo, in atto di chi aspetta per dare udienza.
«Mi avvicinai con rispetto — narra Don Bosco — e restai preso da somma meraviglia nel riconoscere in quel prelato un mio intimo amico. Era Monsignor... (e ne fece il nome), Vescovo di... Il suo aspetto era fondo, affettuoso e di tale bellezza che non si può esprimere».
— Oh, Monsignore! Lei qui? — gli disse —. Ma non è morto?
— Sì che sono morto. E voi, Don Bosco, siete vivo o morto?
— Io sono vivo: non vede che sono qui in corpo e anima?
— Qui non si può venire col corpo.
— Eppure ci sono.


Quindi Don Bosco fece al Vescovo molte domande:
— Mi dica, Monsignore, è salvo?
— Sì, sono in luogo di salvezza.
— Ma è in paradiso a godere Dio, oppure in purgatorio?
— Sono in luogo di salvezza, ma Dio non l’ho ancora visto e ho bisogno che preghiate ancora per me.
— E quanto tempo avrà ancora da stare in purgatorio?
— Guardate qui.
E gli porse una carta soggiungendo:
— Leggete.

Don Bosco esaminò il foglio, lo rivolse da ogni parte, ma non poté leggere nulla. Il Vescovo gli fece notare che bisognava leggerlo a rovescio, perché i giudizi di Dio sono diversi da quelli del mondo. Don Bosco non osò insistere per una risposta più chiara e domandò:
— Io mi salverò?
— Sperate.
— Ma non mi tenga in pena: mi dica subito se mi salverò.
— Non lo so.
— Almeno mi dica se io sono in grazia di Dio.
— Non lo so.
— E i miei giovani si salveranno?
— Non lo so.
— Ma, di grazia, la supplico, me lo dica.
— Ecco: queste cose il Signore le fa conoscere a chi vuole e, quando vuole, dà il permesso che siano comunicate a coloro che vivono ancora.

Qui Don Bosco dice che era smanioso di sapere tante cose; quindi fece al Vescovo altre domande:
— Ora mi dica qualche cosa da riportare ai giovani da parte sua.
— Dite loro che salvino l’anima, perché il resto a nulla giova.
— Ma lo sappiamo già che dobbiamo salvare l’anima; ma come dobbiamo fare a salvarla?
— Dite ai giovani che si facciano buoni e ubbidienti.
— E chi non le sa queste cose?
— Dite loro che siano puri e che preghino.
— Ma si spieghi più praticamente.
— Dite loro che si confessino sovente e facciano buone Comunioni.
— Mi dica qualche cosa di più speciale ancora.
— Ve lo dirò giacché lo volete. Dite loro che hanno davanti agli occhi una nebbia; e quando uno è giunto a vedere quella nebbia, è già a buon punto.
— Che cos’è questa nebbia?
— Sono le cose del mondo, che impediscono di vedere le cose celesti come sono.
— E come debbono fare a togliere quella nebbia?
— Considerino il mondo com’è: mundus totus in maligno posi tus est (tutto il mondo si trova sotto il potere del diavolo), e allora salveranno l’anima; non si lascino ingannare dalle apparenze del mondo. I giovani credono che i piaceri, le gioie, le amicizie del mondo possano renderli felici, e quindi non aspettano che il momento di godere di quei piaceri; ma si ricordino che tutto è vanità e afflizione di spirito.
— E questa nebbia da che cosa principalmente è prodotta?
— Dall’immodestia e dall’impurità. come un nero nuvolone densissimo che toglie la vista e impedisce ai giovani di vedere il precipizio al quale vanno incontro. Dite loro quindi che conservino gelosamente la virtù della purezza, perché quelli che la possiedono florebunt sicut lilium in civitate Dei (fioriranno come gigli nella città di Dio). — E che cosa ci vuole per conservare la purezza?
— Sono necessarie: ritiratezza, obbedienza, fuga dell’ozio e preghiera.
— E poi?
— Preghiera, fuga dell’ozio, obbedienza e ritiratezza.
— E niente altro?
— Obbedienza, ritiratezza, preghiera e fuga dell’ozio.

Appena il Vescovo ebbe finito di parlare — continua Don Bosco —, tutto smanioso di comunicarvi questi avvisi, lasciai in fretta quella sala e corsi all’Oratorio. Volavo con la rapidità del vento e in un istante mi trovai alla porta dell’Oratorio. Quando fui qui, mi arrestai e pensai: Perché non mi sono fermato di più con il Vescovo? Avrei avuto ancora altri schiarimenti. E subito ritornai indietro con la stessa rapidità con la quale ero venuto. Entrai di nuovo in quel palazzo e in quella sala.

Ma quale cambiamento era avvenuto in quei brevi istanti! Il Vescovo, pallidissimo come cera, era steso sul letto, sembrava un cadavere; gli spuntavano sugli occhi le ultime lacrime: era in agonia. Solo un leggero movimento del petto, scosso dagli estremi aneliti, indicava che era ancor vivo. Io mi accostai a lui affannoso:
— Monsignore, che cosa è avvenuto?
— Lasciatemi — rispose con un gemito.
— Monsignore, avrei ancora molte cose da domandarvi.
— Lasciatemi solo, soffro troppo.
— Che cosa posso fare per lei?
— Pregate e lasciatemi andare.
— Dove?
— Dove la mano onnipotente di Dio mi conduce.
— Ma, Monsignore, la supplico, mi dica dove.
— Soffro troppo, lasciatemi.
— Ancora una sola parola: non ha nessuna commissione che io possa eseguire nel mondo? Non mi lascia nulla da dire al suo successore?
— Andate dall’attuale Vescovo di... e ditegli da parte mia questo e questo.
Le cose che mi disse non fanno per voi, o miei cari giovani, e quindi le tralascio. Il Vescovo proseguì ancora:
— E poi dite alle tali e tali persone queste e queste altre cose segrete».
da Don Lemoyne se avesse eseguito le commissioni ricevute da quel Vescovo, rispose:
— Sì, ho eseguito fedelmente il mio mandato.
«— E niente altro? — io continuai.
— Dite ai vostri giovani che io ho sempre voluto loro molto bene, che finché ero in vita ho sempre pregato per loro e che anche adesso mi ricordo di loro. Ora essi preghino per me.
— Stia sicuro, lo dirò e cominceremo subito a fare suffragi per lei; ma lei appena sarà in paradiso si ricordi di noi. Il Vescovo intanto aveva preso un aspetto ancor più sofferente. Era uno strazio al vederlo. Soffriva un’agonia delle più angosciose.
— Lasciatemi — mi disse ancora —, lasciatemi che io vada dove il Signore mi chiama.
— Monsignore! ... Monsignore! ... — io andavo ripetendo stretto da irdicibile compassione.
— Lasciatemi! Lasciatemi! — ripeté e disparve.

Io, spaventato e commosso a tanto soffrire, mi volsi per tornare indietro, ma avendo urtato in qualche oggetto, mi svegliai e mi trovai nel mio letto».
Il biografo Don Lemoyne scrive: «Don Bosco non fece commenti sullo stato di quel buon Vescovo. Del resto da rivelazioni degnissime di fede e da attestazioni dei santi Padri si conosce che personaggi di santità consumata, gigli di purità verginale, ricchi di meriti, operatori di miracoli, e che ora noi veneriamo sugli altari, per difetti leggerissimi, un tempo anche lungo dovettero rimanere in purgatorio » .


12-38 Marzo 19, 1918 Gesù sente nausea della disunione dei preti.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Continuando il mio solito stato, il mio sempre amabile Gesù è venuto tutto afflitto e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, che nausea sento della disunione dei preti, mi è intollerabile. La loro vita disordinata è causa che la mia giustizia permetterà che i miei nemici li siano sopra per maltrattarli; già i cattivi stanno per uscire contro, e l’Italia sta per commettere il più grande peccato, di perseguire la mia Chiesa e di lordarsi le mani del sangue innocente”.

(3) E mentre ciò diceva, faceva vedere le nostre nazioni alleate devastate, e molti punti scomparsi e la loro superbia atterrata.