Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Dov'è carità , c'è pace, e dove c'è umiltà , c'è carità . (Sant'Agostino)

Liturgia delle Ore - Letture

Domenica della 34° settimana del tempo ordinario (Cristo Re)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 19

1Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare.2E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano:3"Salve, re dei Giudei!". E gli davano schiaffi.4Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: "Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa".5Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: "Ecco l'uomo!".6Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: "Crocifiggilo, crocifiggilo!". Disse loro Pilato: "Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa".7Gli risposero i Giudei: "Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio".
8All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura9ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: "Di dove sei?". Ma Gesù non gli diede risposta.10Gli disse allora Pilato: "Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?".11Rispose Gesù: "Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande".

12Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: "Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare".13Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà.14Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: "Ecco il vostro re!".15Ma quelli gridarono: "Via, via, crocifiggilo!". Disse loro Pilato: "Metterò in croce il vostro re?". Risposero i sommi sacerdoti: "Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare".16Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.

17Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota,18dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù nel mezzo.19Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: "Gesù il Nazareno, il re dei Giudei".20Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco.21I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: "Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei".22Rispose Pilato: "Ciò che ho scritto, ho scritto".

23I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo.24Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura:

'Si son divise tra loro le mie vesti
e sulla mia tunica han gettato la sorte.'

E i soldati fecero proprio così.

25Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala.26Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco il tuo figlio!".27Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre!". E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

28Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: "'Ho sete'".29Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di 'aceto' in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca.30E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: "Tutto è compiuto!". E, chinato il capo, spirò.

31Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via.32Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui.33Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe,34ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua.
35Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.36Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: 'Non gli sarà spezzato alcun osso'.37E un altro passo della Scrittura dice ancora: 'Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto'.

38Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatéa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù.39Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre.40Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei.41Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto.42Là dunque deposero Gesù, a motivo della Preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino.


Secondo libro dei Re 14

1Nell'anno secondo di Ioas figlio di Ioacaz, re di Israele, divenne re Amazia figlio di Ioas, re di Giuda.2Quando divenne re aveva venticinque anni; regnò ventinove anni in Gerusalemme. Sua madre era di Gerusalemme e si chiamava Ioaddain.3Egli fece ciò che è retto agli occhi del Signore, ma non come Davide suo antenato: agì in tutto come suo padre Ioas.4Solo non scomparvero le alture; il popolo ancora sacrificava e offriva incensi sulle alture.5Quando il regno fu saldo nelle sue mani, uccise gli ufficiali che avevano assassinato il re suo padre.6Ma non uccise i figli degli assassini, secondo quanto è scritto nel libro della legge di Mosè, ove il Signore prescrive: "I padri non moriranno per i figli né i figli per i padri, perché ognuno morirà per il suo peccato".7Egli sconfisse gli Idumei nella Valle del sale, uccidendone diecimila. In tale guerra occupò Sela e la chiamò Iokteèl, come è chiamata fino ad oggi.
8Allora Amazia mandò messaggeri a Ioas figlio di Ioacaz, figlio di Ieu, re di Israele, per dirgli: "Su, guardiamoci in faccia".9Ioas re di Israele fece rispondere ad Amazia re di Giuda: "Il cardo del Libano mandò a dire al cedro del Libano: Da' in moglie tua figlia a mio figlio. Ora passò una bestia selvatica del Libano e calpestò il cardo.10Tu hai sconfitto Edom, per questo il tuo cuore ti ha reso altero. Sii glorioso, ma resta nella tua casa. Perché provocare una calamità? Potresti precipitare tu e Giuda con te".11Amazia non lo ascoltò. Allora Ioas re di Israele si mise in marcia; si guardarono in faccia, lui e Amazia re di Giuda, in Bet-Sèmes, che appartiene a Giuda.12Giuda fu sconfitto di fronte a Israele e ognuno fuggì nella propria tenda.13Ioas re di Israele in Bet-Sèmes fece prigioniero Amazia re di Giuda figlio di Ioas, figlio di Acazia. Quindi, andato in Gerusalemme, ne demolì le mura dalla porta di Èfraim fino alla porta dell'Angolo per quattrocento cubiti.14Prese tutto l'oro e l'argento e tutti gli oggetti trovati nel tempio e nei tesori della reggia, insieme con gli ostaggi, e tornò in Samaria.
15Le altre gesta di Ioas, le sue azioni, le sue prodezze e le sue guerre con Amazia re di Giuda sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele.16Ioas si addormentò con i suoi padri; fu sepolto in Samaria vicino ai re di Israele. Al suo posto divenne re suo figlio Geroboamo.
17Amazia figlio di Ioas, re di Giuda, dopo la morte di Ioas figlio di Ioacaz, re di Israele, visse quindici anni.
18Le altre gesta di Amazia sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda.19Contro di lui si ordì una congiura in Gerusalemme. Egli fuggì a Lachis; lo fecero inseguire fino a Lachis e là l'uccisero.20Trasportato su dei cavalli, fu sepolto con i suoi padri nella città di Davide.21Tutto il popolo di Giuda prese Azaria, che aveva sedici anni, e lo proclamò re al posto di suo padre Amazia.22Egli fortificò Elat, da lui riconquistata a Giuda dopo che il re si era addormentato con i suoi padri.
23Nell'anno quindici di Amazia figlio di Ioas, re di Giuda, in Samaria divenne re Geroboamo figlio di Ioas, re di Israele, per quarantun anni.24Egli fece ciò che è male agli occhi del Signore; non si allontanò da nessuno dei peccati che Geroboamo figlio di Nebàt aveva fatto commettere a Israele.25Egli ristabilì i confini di Israele dall'ingresso di Amat fino al mare dell'Araba secondo la parola del Signore Dio di Israele, pronunziata per mezzo del suo servo il profeta Giona figlio di Amittai, di Gat-Chefer,26perché il Signore aveva visto l'estrema miseria di Israele, in cui non c'era più né schiavo né libero, né chi lo potesse soccorrere.27Egli che aveva deciso di non far scomparire il nome di Israele sotto il cielo, li liberò per mezzo di Geroboamo figlio di Ioas.
28Le altre gesta di Geroboamo, le sue azioni e le sue prodezze in guerra, la sua riconquista di Damasco e di Amat in favore di Israele, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele.29Geroboamo si addormentò con i suoi padri; fu sepolto in Samaria con i re di Israele. Al suo posto divenne re suo figlio Zaccaria.


Siracide 23

1Signore, padre e padrone della mia vita,
non abbandonarmi al loro volere,
non lasciarmi cadere a causa loro.
2Chi applicherà la frusta ai miei pensieri,
al mio cuore la disciplina della sapienza?
Perché non siano risparmiati i miei errori
e i miei peccati non restino impuniti,
3perché non si moltiplichino i miei errori
e non aumentino di numero i miei peccati,
io non cada davanti ai miei avversari
e il nemico non gioisca sul mio conto.
4Signore, padre e Dio della mia vita,
non mettermi in balìa di sguardi sfrontati
5e allontana da me la concupiscenza.
6Sensualità e libidine non s'impadroniscano di me;
a desideri vergognosi non mi abbandonare.

7Figli, ascoltate l'educazione della bocca,
chi l'osserva non si perderà.
8Il peccatore è vittima delle proprie labbra,
il maldicente e il superbo vi trovano inciampo.
9Non abituare la bocca al giuramento,
non abituarti a nominare il nome del Santo.
10Come uno schiavo interrogato di continuo
non sarà senza lividure,
così chi giura e ha sempre in bocca Dio
non sarà esente da peccato.
11Un uomo dai molti giuramenti si riempie di iniquità;
il flagello non si allontanerà dalla sua casa.
Se cade in fallo, il suo peccato è su di lui;
se non ne tiene conto, pecca due volte.
Se giura il falso non sarà giustificato,
la sua casa si riempirà di sventure.

12C'è un modo di parlare che si può paragonare alla
morte;
non si trovi nella discendenza di Giacobbe.
Dagli uomini pii tutto ciò sia respinto,
così non si rotoleranno nei peccati.
13La tua bocca non si abitui a volgarità grossolane,
in esse infatti c'è motivo di peccato.
14Ricorda tuo padre e tua madre, quando siedi tra i
grandi,
non dimenticarli mai davanti a costoro,
e per abitudine non dire sciocchezze;
potresti desiderare di non essere nato
e maledire il giorno della tua nascita.
15Un uomo abituato a discorsi ingiuriosi
non si correggerà in tutta la sua vita.
16Due specie di colpe moltiplicano i peccati,
la terza provoca l'ira:
17una passione ardente come fuoco acceso
non si calmerà finché non sarà consumata;
un uomo impudico nel suo corpo
non smetterà finché non lo divori il fuoco;
per l'uomo impuro ogni pane è appetitoso,
non si stancherà finché non muoia.
18L'uomo infedele al proprio letto
dice fra sé: "Chi mi vede?
Tenebra intorno a me e le mura mi nascondono;
nessuno mi vede, che devo temere?
Dei miei peccati non si ricorderà l'Altissimo".
19Il suo timore riguarda solo gli occhi degli uomini;
non sa che gli occhi del Signore
sono miriadi di volte più luminosi del sole;
essi vedono tutte le azioni degli uomini
e penetrano fin nei luoghi più segreti.
20Tutte le cose, prima che fossero create, gli erano
note;
allo stesso modo anche dopo la creazione.
21Quest'uomo sarà punito nelle piazze della città,
sarà preso dove meno se l'aspetta.

22Così della donna che abbandona suo marito,
e gli presenta eredi avuti da un estraneo.
23Prima di tutto ha disobbedito alle leggi
dell'Altissimo,
in secondo luogo ha commesso un torto verso il marito,
in terzo luogo si è macchiata di adulterio
e ha introdotto in casa figli di un estraneo.
24Costei sarà trascinata davanti all'assemblea
e si procederà a un'inchiesta sui suoi figli.
25I suoi figli non avranno radici,
i suoi rami non porteranno frutto.
26Lascerà il suo ricordo in maledizione,
la sua infamia non sarà cancellata.
27I superstiti sapranno
che nulla è meglio del timore del Signore,
nulla più dolce dell'osservare i suoi comandamenti.


Salmi 89

1'Maskil. Di Etan l'Ezraita.'
2Canterò senza fine le grazie del Signore,
con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli,
3perché hai detto: "La mia grazia rimane per sempre";
la tua fedeltà è fondata nei cieli.
4"Ho stretto un'alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide mio servo:
5stabilirò per sempre la tua discendenza,
ti darò un trono che duri nei secoli".

6I cieli cantano le tue meraviglie, Signore,
la tua fedeltà nell'assemblea dei santi.
7Chi sulle nubi è uguale al Signore,
chi è simile al Signore tra gli angeli di Dio?
8Dio è tremendo nell'assemblea dei santi,
grande e terribile tra quanti lo circondano.

9Chi è uguale a te, Signore, Dio degli eserciti?
Sei potente, Signore, e la tua fedeltà ti fa corona.
10Tu domini l'orgoglio del mare,
tu plachi il tumulto dei suoi flutti.
11Tu hai calpestato Raab come un vinto,
con braccio potente hai disperso i tuoi nemici.

12Tuoi sono i cieli, tua è la terra,
tu hai fondato il mondo e quanto contiene;
13il settentrione e il mezzogiorno tu li hai creati,
il Tabor e l'Ermon cantano il tuo nome.
14È potente il tuo braccio,
forte la tua mano, alta la tua destra.
15Giustizia e diritto sono la base del tuo trono,
grazia e fedeltà precedono il tuo volto.

16Beato il popolo che ti sa acclamare
e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto:
17esulta tutto il giorno nel tuo nome,
nella tua giustizia trova la sua gloria.
18Perché tu sei il vanto della sua forza
e con il tuo favore innalzi la nostra potenza.
19Perché del Signore è il nostro scudo,
il nostro re, del Santo d'Israele.

20Un tempo parlasti in visione ai tuoi santi dicendo:
"Ho portato aiuto a un prode,
ho innalzato un eletto tra il mio popolo.
21Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l'ho consacrato;
22la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza.

23Su di lui non trionferà il nemico,
né l'opprimerà l'iniquo.
24Annienterò davanti a lui i suoi nemici
e colpirò quelli che lo odiano.
25La mia fedeltà e la mia grazia saranno con lui
e nel mio nome si innalzerà la sua potenza.
26Stenderò sul mare la sua mano
e sui fiumi la sua destra.

27Egli mi invocherà: Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza.
28Io lo costituirò mio primogenito,
il più alto tra i re della terra.
29Gli conserverò sempre la mia grazia,
la mia alleanza gli sarà fedele.
30Stabilirò per sempre la sua discendenza,
il suo trono come i giorni del cielo.

31Se i suoi figli abbandoneranno la mia legge
e non seguiranno i miei decreti,
32se violeranno i miei statuti
e non osserveranno i miei comandi,
33punirò con la verga il loro peccato
e con flagelli la loro colpa.

34Ma non gli toglierò la mia grazia
e alla mia fedeltà non verrò mai meno.
35Non violerò la mia alleanza,
non muterò la mia promessa.
36Sulla mia santità ho giurato una volta per sempre:
certo non mentirò a Davide.
37In eterno durerà la sua discendenza,
il suo trono davanti a me quanto il sole,
38sempre saldo come la luna,
testimone fedele nel cielo".

39Ma tu lo hai respinto e ripudiato,
ti sei adirato contro il tuo consacrato;
40hai rotto l'alleanza con il tuo servo,
hai profanato nel fango la sua corona.
41Hai abbattuto tutte le sue mura
e diroccato le sue fortezze;
42tutti i passanti lo hanno depredato,
è divenuto lo scherno dei suoi vicini.

43Hai fatto trionfare la destra dei suoi rivali,
hai fatto gioire tutti i suoi nemici.
44Hai smussato il filo della sua spada
e non l'hai sostenuto nella battaglia.
45Hai posto fine al suo splendore,
hai rovesciato a terra il suo trono.
46Hai abbreviato i giorni della sua giovinezza
e lo hai coperto di vergogna.

47Fino a quando, Signore,
continuerai a tenerti nascosto,
arderà come fuoco la tua ira?
48Ricorda quant'è breve la mia vita.
Perché quasi un nulla hai creato ogni uomo?
49Quale vivente non vedrà la morte,
sfuggirà al potere degli inferi?

50Dove sono, Signore, le tue grazie di un tempo,
che per la tua fedeltà hai giurato a Davide?
51Ricorda, Signore, l'oltraggio dei tuoi servi:
porto nel cuore le ingiurie di molti popoli,
52con le quali, Signore, i tuoi nemici insultano,
insultano i passi del tuo consacrato.
53Benedetto il Signore in eterno.
Amen, amen.


Isaia 33

1Guai a te, che devasti e non sei stato devastato,
che saccheggi e non sei stato saccheggiato:
sarai devastato, quando avrai finito di devastare,
ti saccheggeranno, quando avrai finito di saccheggiare.
2Signore, pietà di noi, in te speriamo;
sii il nostro braccio ogni mattina,
nostra salvezza nel tempo dell'angoscia.
3Al rumore della tua minaccia fuggono i popoli,
quando ti levi si disperdono le nazioni.
4Si ammucchia la preda come si ammucchiano le cavallette
vi si precipita sopra come vi si precipitano le locuste.
5Eccelso è il Signore poiché dimora lassù;
egli riempie Sion di diritto e di giustizia.
6C'è sicurezza nelle sue leggi,
ricchezze salutari sono sapienza e scienza;
il timore di Dio è il suo tesoro.
7Ecco gli araldi gridano di fuori,
i messaggeri di pace piangono amaramente.
8Sono deserte le strade,
non c'è chi passi per la via.
Egli ha violato l'alleanza,
ha respinto i testimoni,
non si è curato di alcuno.
9La terra è in lutto e piena di squallore,
si scolora il Libano e intristisce;
la pianura di Saron è simile a una steppa,
brulli sono il Basan e il Carmelo.
10"Ora mi alzerò", dice il Signore,
"ora mi innalzerò, ora mi esalterò.
11Avete concepito fieno, partorirete paglia;
il mio soffio vi divorerà come fuoco.
12I popoli saranno fornaci per calce,
spini tagliati da bruciare nel fuoco.
13Sentiranno i lontani quanto ho fatto,
sapranno i vicini qual è la mia forza".
14Hanno paura in Sion i peccatori,
lo spavento si è impadronito degli empi.
"Chi di noi può abitare presso un fuoco divorante?
Chi di noi può abitare tra fiamme perenni?".
15Chi cammina nella giustizia e parla con lealtà,
chi rigetta un guadagno frutto di angherie,
scuote le mani per non accettare regali,
si tura gli orecchi per non udire fatti di sangue
e chiude gli occhi per non vedere il male:
16costui abiterà in alto,
fortezze sulle rocce saranno il suo rifugio,
gli sarà dato il pane, avrà l'acqua assicurata.

17I tuoi occhi vedranno un re nel suo splendore,
contempleranno un paese sconfinato.
18Il tuo cuore si chiederà nei suoi terrori:
"Dov'è colui che registra?
Dov'è colui che pesa il denaro?
Dov'è colui che ispeziona le torri?".
19Non vedrai più quel popolo straniero,
popolo dal linguaggio oscuro, incomprensibile,
dalla lingua barbara che non si capisce.
20Guarda Sion,
la città delle nostre feste!
I tuoi occhi vedranno Gerusalemme,
dimora tranquilla, tenda che non sarà più rimossa,
i suoi paletti non saranno divelti,
nessuna delle sue cordicelle sarà strappata.
21Poiché se là c'è un potente,
noi abbiamo il Signore,
al posto di fiumi e larghi canali;
non ci passerà nave a remi
né l'attraverserà naviglio più grosso.
22Poiché il Signore è nostro giudice,
il Signore è nostro legislatore,
il Signore è nostro re;
egli ci salverà.
23a Sono allentate le sue corde,
23b non tengono più l'albero diritto,
23c non spiegano più le vele.
23d Allora anche i ciechi divideranno una preda enorme
23e gli zoppi faranno un ricco bottino.
24Nessuno degli abitanti dirà:
"Io sono malato";
il popolo che vi dimora
è stato assolto dalle sue colpe.


Atti degli Apostoli 1

1Nel mio primo libro ho già trattato, o Teòfilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio2fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo.
3Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio.4Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre "quella, disse, che voi avete udito da me:5Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni".

6Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: "Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?".7Ma egli rispose: "Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta,8ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino agli estremi confini della terra".
9Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo.10E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n'andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero:11"Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo".

12Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato.13Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano. C'erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo.14Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui.

15In quei giorni Pietro si alzò in mezzo ai fratelli (il numero delle persone radunate era circa centoventi) e disse:16"Fratelli, era necessario che si adempisse ciò che nella Scrittura fu predetto dallo Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a Giuda, che fece da guida a quelli che arrestarono Gesù.17Egli era stato del nostro numero e aveva avuto in sorte lo stesso nostro ministero.18Giuda comprò un pezzo di terra con i proventi del suo delitto e poi precipitando in avanti si squarciò in mezzo e si sparsero fuori tutte le sue viscere.19La cosa è divenuta così nota a tutti gli abitanti di Gerusalemme, che quel terreno è stato chiamato nella loro lingua Akeldamà, cioè Campo di sangue.20Infatti sta scritto nel libro dei Salmi:

'La sua dimora diventi deserta, e nessuno vi abiti, '
e:
'il suo incarico lo prenda un altro'.

21Bisogna dunque che tra coloro che ci furono compagni per tutto il tempo in cui il Signore Gesù ha vissuto in mezzo a noi,22incominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di tra noi assunto in cielo, uno divenga, insieme a noi, testimone della sua risurrezione".
23Ne furono proposti due, Giuseppe detto Barsabba, che era soprannominato Giusto, e Mattia.24Allora essi pregarono dicendo: "Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti, mostraci quale di questi due hai designato25a prendere il posto in questo ministero e apostolato che Giuda ha abbandonato per andarsene al posto da lui scelto".26Gettarono quindi le sorti su di loro e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli.


Capitolo XVIII: L’uomo non si ponga ad indagare, con animo curioso, intorno al Sacramento, ma si faccia umile imitatore di Cristo e sottometta i suoi sensi alla santa fede

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Parola del Diletto

1. Se non vuoi essere sommerso nell'abisso del dubbio, devi guardarti dall'indagare, con inutile curiosità intorno a questo altissimo Sacramento. "Colui che pretende di conoscere la maestà di Dio, sarà schiacciato dalla grandezza di lui" (Pro 25,27). Dio può fare cose più grandi di quanto l'uomo possa capire All'uomo è consentita soltanto una pia ed umile ricerca della verità, sempre pronta ad essere illuminata, e desiderosa di muoversi entro i salutari insegnamenti dei Padri. Beata la semplicità, che tralascia le ardue strade delle disquisizioni e prosegue nel sentiero piano e sicuro dei comandamenti di Dio. Sono molti quelli che, volendo indagare cose troppo sublimi, perdettero la fede. Da te si esigono fede e schiettezza di vita, non altezza d'intelletto e capacità di penetrare nei misteri di Dio. Tu, che non riesci a conoscere e a comprendere ciò che sta più in basso di te, come potresti capire ciò che sta sopra di te? Sottomettiti a Dio, sottometti i tuoi sensi alla fede, e ti sarà dato lume di conoscenza, quale e quanto potrà esserti utile e necessario. Taluni subiscono forti tentazioni circa la fede e il Sacramento; sennonché, non a loro se ne deve fare carico, bensì al nemico. Non soffermarti su queste cose; non voler discutere con i tuoi stessi pensieri, né rispondere ai dubbi insinuati dal diavolo. Credi, invece alle parole di Dio; affidati ai santi e ai profeti (2Cor 20,20), e fuggirà da te l'infame nemico. Che il servo di Dio sopporti tali cose, talora è utile assai. Il diavolo non sottopone alle tentazioni quelli che non hanno fede, né i peccatori, che ha già sicuramente in sua mano; egli tenta, invece, tormenta, in vario modo, le persone credenti e devote.

2.  Procedi, dunque, con schietta e ferma fede; accostati al Sacramento con umile venerazione. Rimetti tranquillamente a Dio, che tutto può, quanto non riesci a comprendere: Iddio non ti inganna; mentre si inganna colui che confida troppo in se stesso. Dio cammina accanto ai semplici, si rivela agli umili, "dà lume d'intelletto ai piccoli" (Sal 118,130), apre la mente ai puri di cuore; e ritira la grazia ai curiosi e ai superbi. La ragione umana è debole e può sbagliare, mentre la fede vera non può ingannarsi. Ogni ragionamento, ogni nostra ricerca deve andare dietro alla fede; non precederla, né indebolirla. Ecco, predominano allora la fede e l'amore, misteriosamente operanti in questo santissimo ed eccellentissimo Sacramento. Il Dio eterno, immenso ed onnipotente, fa cose grandi e imperscrutabili, in cielo e in terra; e a noi non è dato investigare le meravigliose sue opere. Ché, se le opere di Dio fossero tali da poter essere facilmente comprese dalla ragione umana, non si potrebbero dire meravigliose e ineffabili.


LETTERA 23/A* [294]

Lettere - Sant'Agostino

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Si riferiscono le notizie sul promemoria di Alipio.

1. [...] dal [nostro] fratello Alipio non sono venuto a sapere nulla di certo, salvo quanto ho letto nel promemoria inviato a Tagaste 1 per mezzo del figlio di Severiano Longo, il quale è sbarcato nel nostro porto. È così in realtà che mi è capitato di leggere il promemoria, di cui quello era latore meravigliandomi assai che non mi abbia portato alcuna lettera per me. Nel promemoria ho letto dunque ch'essi aspettavano l'arrivo del conte maggiore per la causa di coloro che s'erano rifugiati nella chiesa. Poiché per i Cartaginesi, per i quali soprattutto eravamo stati in ansia a causa dell'azione che avevano compiuto, Alipio dice che lo stesso giorno in cui scrisse fu inviato un silenziario con il condono per loro e che lo hanno potuto ottenere per mezzo di una lettera, sebbene fossero assenti. In realtà però coloro che vengono da Cartagine affermano di non sapere se è arrivato, ma solo d'aver sentito dire che il condono era stato inviato a Largo e che si trovano a Roma ove sono stati inviati.

Il ritorno del patrizio.

2. Recentemente è venuto anche un certo Giosia, un prete della diocesi di Rusicade, il quale ci ha riferito che il giorno che è partito di lì, andarono incontro al patrizio, che ormai era vicino; ma da quando è partito da noi [...].

Le opere composte da Ag. dopo il suo ritorno ad Ippona.

3. [...] non so quale delle nostre opere stavamo dettando allorché tu ci hai lasciati. Richiamo quindi alla tua memoria le opere che ho dettate da quando siamo tornati da Cartagine. Ho scritto di nuovo al vescovo spagnolo Ottato riguardo alla questione dell'origine dell'anima. Ho scritto di nuovo a Gaudenzio, vescovo dei donatisti di Thamugadi, il aveva creduto di rispondere alla precedente che gli avevo scritta io. Ho dettato [un libro] contro gli Ariani per confutare un discorso che m'aveva inviato il nostro Dionigi della borgata di Giuliano e tre sermoni da inviare a Cartagine. Nel frattempo, mentre già mi preparavo a tornare ai libri della Città di Dio, ho ricevuto all'improvviso una lettera del fedele servo di Dio Renato che da Cesarea m'inviava due libri di un certo non so quale Vittore che, da donatista, anzi da rogatista, un tempo discepolo di quel Vincenzo, al quale poco tempo addietro avevo replicato, è divenuto cattolico. Egli ha voluto anche scrivere a proposito dell'anima biasimando la mia indecisione, perché non avrei osato stabilire con decisione se l'anima proviene per propagazione o se è infusa nuova in ciascuno di coloro che nascono, e afferma ch'essa non deriva da propagazione ma ci viene data [da Dio]. In quei due libri egli ha detto moltissime cose false e assurde e contrarie alla fede cattolica. Siccome il suddetto nostro amico mi aveva chiesto con insistenza di confutare quelle affermazioni, poiché alcune di esse trascinavano nell'errore molte persone a causa dello stile piacevole, ho scritto un libro su questo argomento e l'ho indirizzato allo stesso nostro carissimo amico e desidero scrivere a Vittore in persona poiché lo ritengo assai necessario. E, per fare anche i restanti commenti sul Vangelo di Giovanni, ho già cominciato a dettare le omelie esegetiche per il popolo, non molto lunghe, da inviare a Cartagine, a condizione che, se il nostro primate desidera gli siano inviate, [lo dica] e quando lo avrà detto, si affretti a pubblicarle. Ne ho già dettate sei, poiché ho riservato esclusivamente ad esse le notti del sabato e della domenica. Da quando dunque sono tornato [ad Ippona], cioè dall'undici di settembre al primo di dicembre, ho dettato circa seimila righe.

Impegni soddisfatti e da soddisfare.

4. Desidero vivamente che si avveri quanto mi ha scritto la Santità tua a proposito di Donaziano, a noi assai caro: il Signore ci conceda che ciò avvenga. Gli stessi fratelli infatti hanno aggiunto a quella questione un non so che da loro non detto prima e a cui dovremmo rispondere; io l'avrei inserito in quell'opera, se non fosse stata già pubblicata per i nostri carissimi fratelli, i vescovi spagnoli, e perciò non sembrasse opportuno doversi dettare in un'altra opera. Mi dispiace però che le cose, che di qua e di là ci vengono imposte inaspettatamente da dettare, c'impediscano di terminare quelle che abbiamo già predisposte e che stiamo scrivendo, e non ci dànno tregua e non si possono rimandare ad altro tempo. Subito dopo aver letto il promemoria della Carità tua, ho fatto copiare immediatamente i verbali ecclesiastici riguardanti la causa del fratello Maurenzio, perché potessero esserti inviati. Ti chiedo anch'io che, quando li avrai ricevuti, tu abbia la bontà di compiere senza ritardo, con l'aiuto del Signore, ciò che hai stabilito. Quanto a ciò che ci avrebbero scritto per mezzo del prete Numedio, io non me lo ricordo o non l'ho ricevuto. Se non mi sbaglio, abbiamo inviato alla tua Venerabilità una copia della lettera del papa Bonifacio, con la quale rispose alla nostra relazione; desidero sapere se ti è giunta. Noi infatti dobbiamo scrivere insieme ai nostri fratelli della Cesariense.

L'ambizione del vescovo Onorio, fonte di turbolenze a Cesarea.

5. Il diacono, che ha portato la suddetta lettera, si trova presso di noi da quando è arrivato da Roma. Lo trattengo io finché non si saprà chi sarà stato ordinato a Cesarea al posto del nostro fratello Deuterio - poiché la cosa è del massimo interesse - e finché non ci venga scritto, per farci sapere in qual modo dobbiamo scrivere. Abbiamo sentito dire appunto che il vescovo Onorio briga con tutte le forze per occupare la detta cattedra e - cosa di cui ti stupirai - si dice che il cuore di molti è propenso in suo favore; i vescovi però non hanno voluto dare il loro assenso e, per sottrarsi alle pressioni di coloro che cercavano di costringerli, hanno risposto che dovevamo essere consultati prima noi e anche il papa Bonifacio. Questo è quanto si vocifera e ci è stato riferito. Frattanto - e questo è certo - quella Chiesa è turbata da ribellioni.

Il vescovo Prisco s'è fermato ad Ippona, proveniente da Cartagine, rientrando in patria da Roma.

6. Si trova qui anche il vescovo Prisco che da Roma è giunto prima a Cartagine e lì dapprima ha cominciato a essere in comunione [con la Chiesa che è] in Africa; in seguito ha voluto recarsi presso di voi passando per Ippona; ma, da quando è arrivato qua gli è parso opportuno di trattenervisi finché non sapremo che cosa è successo lì a proposito dell'ordinazione del nuovo vescovo, poiché per lui si tratta della faccenda più importante, in relazione alla quale dobbiamo scrivere anche noi.


Confetture per i Salesiani

I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco

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Nella seconda metà di agosto del 1877, Don Bosco, nel dare i ricordi ai Salesiani che avevano fatto a Lanzo Torinese gli Esercizi Spirituali, raccontò questo sogno.
«Mi sembrava di passare per i viali di Porta Susa. Davanti alla caserma dei militari vidi una Donna che aveva l’aspetto di una venditrice di castagne arrostite, perché faceva girare una specie di cilindro, dentro il quale pareva facesse cuocere delle castagne. Mi avvicinai e le domandai che cosa facesse cuocere in quello strano arnese. Ed essa:
— Vado facendo confetture per i Salesiani.
— Come? — dissi —. Confetture per i Salesiani?!
— Sì — rispose.
Aperse il cilindro e me le mostrò. Potei così vedere confetture di vario colore: bianche, rosse, nere. Sopra di esse vidi una specie di zucchero ingommato, come gocce di rugiada caduta di fresco e qua e là sparsa di gocce rosse.
Io allora interrogai la Donna:
— Si possono mangiare questi confetti?
— Sì — disse; e me ne porse.
— E che vuoi dire che alcune di queste confetture sono rosse, altre bianche e altre nere?
— Le bianche — rispose — costano poca fatica, ma si possono facilmente macchiare; le rosse costano il sangue, le nere costano la vita. Chi gusta di queste non conosce fatiche, non conosce la morte.
— E quello zucchero ingommato che cosa significa?
— E simbolo della dolcezza del Santo che avete preso a imitare.
Quella specie di rugiada significa che si dovrà sudare, e sudare molto per conservare questa dolcezza, e che talvolta si dovrà spar gere persino il sangue per non perderla.
Io, tutto meravigliato, volevo continuare a far domande, ma essa non mi rispose più; e io continuai il mio cammino pensando alle cose udite. Ed ecco che, fatti appena pochi passi, incontro Don Picco con altri nostri preti, tutti meravigliati, tutti mortificati.
— Che cosa è accaduto? — domandai loro.
— Se sapesse!... — rispose Don Picco —; ha veduto quella donna che faceva confetture?
— Sì. E con ciò?
— Ebbene, mi ha detto che le raccomandassi di fare in modo che i suoi figliuoli lavorino, lavorino. Essa diceva: troveranno molte spine, ma troveranno anche molte rose.
— Ma... e non si lavora? — dissi io.
— Si lavora, ma si lavori! — rispose Don Picco.
Detto ciò, scomparve con tutti gli altri; e io, più meravigliato di prima, continuai nel sogno la mia strada verso l’Oratorio e, quivi giunto, mi svegliai».
Don Bosco concluse: « Quello che vorrei che si tenesse bene a mente è ciò che disse quella Donna, ossia che pratichiamo la mansuetudine del nostro San Francesco e che lavoriamo molto e sempre... Facciamoci coraggio, o figliuoli, incontreremo molte spine, ma ricordatevi che ci saranno anche molte rose. Non abbattiamoci d’animo nei pericoli e nelle difficoltà; preghiamo con fiducia e Dio ci darà l’aiuto promesso a chi lavora per la sua causa. Uniamoci tutti insieme e facciamo quello che dice la Scrittura dei primi cristiani: cor unum et anima una (un cuor solo e un ‘anima sola)».


11-40 Novembre 1, 1912 Chi pensa a sé stesso impoverisce, e sente necessità di tutto.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Stando molto afflitta per la privazione del mio adorabile Gesù, stavo pregando e riparando per tutti, e nell’estrema mia amarezza volsi il pensiero a me e dissi: “Pietà di me, perdona a quest’alma; il tuo sangue, le tue pene non sono anche mie? Valgono forse meno per me? ” Mentre ciò dicevo, il mio amabile Gesù da dentro il mio interno mi ha detto:

(2) “Ah! figlia mia, che fai pensando a te? Tu ora scendi e da padrona ti riduci alla misera condizione di chiedere, povera figlia, col pensare a te stessa t’impoverisci, perché stando nella mia Volontà tu sei padrona e da te stessa puoi prendere ciò che vuoi; se c’è da fare nella mia Volontà, è pregare, riparare per gli altri”.

(3) Ed io: “Dolcissimo Gesù, Tu ami tanto che chi sta nella tua Volontà non pensassi a sé stesso, e Tu pensi a Te stesso? (Che domanda spropositata) ”.

(4) E Gesù: “No, non penso a Me stesso, pensa a sé stesso chi ha bisogno di qualche cosa, Io non ho bisogno di nulla, Io sono la stessa santità, la stessa felicità, la stessa immensità, altezza, profondità, nulla, nulla mi manca, il mio Essere contiene in Sé stesso tutti i beni possibili ed immaginabili. Se pensiero mi potesse occupare, è il genere umano, che avendolo uscito da Me voglio che ritorni in Me. Ed in tale condizione metto le anime che vogliono fare veramente la mia Volontà, sono una sola cosa con Me, le rendo padrone dei miei beni, perché nella mia Volontà non ci sono schiavitù, ciò che è mio è di loro, e ciò che voglio Io vogliono loro. Onde, se uno sente bisogno di qualche cosa, significa che non sta davvero nella mia Volontà, o al più fa delle scese, come ora stai facendo tu, niente meno! Non ti pare strano che chi ha formato una sola cosa, un solo volere con Me, mi domanda pietà, perdono, sangue, pene, mentre l’ho costituito padrona insieme con Me? Io non so che pietà, che perdono darle, mentre le ho dato tutto, al più dovrei aver pietà, perdonare Me stesso di qualche fallo, ciò che non può essere mai. Quindi ti raccomando non uscire dalla mia Volontà, e seguita a non pensare a te stessa ma agli altri, come hai fatto finora, altrimenti verresti ad impoverire ed a sentire bisogno di tutto”.