Liturgia delle Ore - Letture
Domenica della 34° settimana del tempo ordinario (Cristo Re)
Vangelo secondo Luca 11
1Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: "Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli".2Ed egli disse loro: "Quando pregate, dite:
Padre, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
3dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
4e perdonaci i nostri peccati,
perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore,
e non ci indurre in tentazione".
5Poi aggiunse: "Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani,6perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti;7e se quegli dall'interno gli risponde: Non m'importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli;8vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza.
9Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto.10Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.11Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe?12O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione?13Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!".
14Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate.15Ma alcuni dissero: "È in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni".16Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.17Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: "Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra.18Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl.19Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici.20Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio.
21Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro.22Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino.
23Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde.
24Quando lo spirito immondo esce dall'uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo e, non trovandone, dice: Ritornerò nella mia casa da cui sono uscito.25Venuto, la trova spazzata e adorna.26Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi alloggiano e la condizione finale di quell'uomo diventa peggiore della prima".
27Mentre diceva questo, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: "Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!".28Ma egli disse: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!".
29Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: "Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona.30Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione.31La regina del sud sorgerà nel giudizio insieme con gli uomini di questa generazione e li condannerà; perché essa venne dalle estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, ben più di Salomone c'è qui.32Quelli di Nìnive sorgeranno nel giudizio insieme con questa generazione e la condanneranno; perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, ben più di Giona c'è qui.
33Nessuno accende una lucerna e la mette in luogo nascosto o sotto il moggio, ma sopra il lucerniere, perché quanti entrano vedano la luce.34La lucerna del tuo corpo è l'occhio. Se il tuo occhio è sano, anche il tuo corpo è tutto nella luce; ma se è malato, anche il tuo corpo è nelle tenebre.35Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra.36Se il tuo corpo è tutto luminoso senza avere alcuna parte nelle tenebre, tutto sarà luminoso, come quando la lucerna ti illumina con il suo bagliore".
37Dopo che ebbe finito di parlare, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli entrò e si mise a tavola.38Il fariseo si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo.39Allora il Signore gli disse: "Voi farisei purificate l'esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità.40Stolti! Colui che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno?41Piuttosto date in elemosina quel che c'è dentro, ed ecco, tutto per voi sarà mondo.42Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio, e poi trasgredite la giustizia e l'amore di Dio. Queste cose bisognava curare senza trascurare le altre.43Guai a voi, farisei, che avete cari i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze.44Guai a voi perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo".
45Uno dei dottori della legge intervenne: "Maestro, dicendo questo, offendi anche noi".46Egli rispose: "Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!47Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi.48Così voi date testimonianza e approvazione alle opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite loro i sepolcri.49Per questo la sapienza di Dio ha detto: Manderò a loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno;50perché sia chiesto conto a questa generazione del sangue di tutti i profeti, versato fin dall'inizio del mondo,51dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l'altare e il santuario. Sì, vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione.52Guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l'avete impedito".
53Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo ostilmente e a farlo parlare su molti argomenti,54tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.
Genesi 2
1Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere.2Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro.3Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto.4a Queste le origini del cielo e della terra, quando vennero creati.
4bQuando il Signore Dio fece la terra e il cielo,5nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata - perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e nessuno lavorava il suolo6e faceva salire dalla terra l'acqua dei canali per irrigare tutto il suolo -7allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente.
8Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato.9Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male.10Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi.11Il primo fiume si chiama Pison: esso scorre intorno a tutto il paese di Avìla, dove c'è l'oro12e l'oro di quella terra è fine; qui c'è anche la resina odorosa e la pietra d'ònice.13Il secondo fiume si chiama Ghicon: esso scorre intorno a tutto il paese d'Etiopia.14Il terzo fiume si chiama Tigri: esso scorre ad oriente di Assur. Il quarto fiume è l'Eufrate.
15Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.
16Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: "Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino,17ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti".
18Poi il Signore Dio disse: "Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile".19Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome.20Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile.21Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto.22Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo.23Allora l'uomo disse:
"Questa volta essa
è carne dalla mia carne
e osso dalle mie ossa.
La si chiamerà donna
perché dall'uomo è stata tolta".
24Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne.25Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna.
Siracide 36
1Abbi pietà di noi, Signore Dio di tutto, e guarda,
infondi il tuo timore su tutte le nazioni.
2Alza la tua mano sulle nazioni straniere,
perché vedano la tua potenza.
3Come ai loro occhi ti sei mostrato santo in mezzo a noi,
così ai nostri occhi mòstrati grande fra di loro.
4Ti riconoscano, come noi abbiamo riconosciuto
che non c'è un Dio fuori di te, Signore.
5Rinnova i segni e compi altri prodigi,
glorifica la tua mano e il tuo braccio destro.
6Risveglia lo sdegno e riversa l'ira,
distruggi l'avversario e abbatti il nemico.
7Affretta il tempo e ricòrdati del giuramento;
si narrino le tue meraviglie.
8Sia consumato dall'ira del fuoco chi cerca scampo;
gli avversari del tuo popolo vadano in perdizione.
9Schiaccia le teste dei capi nemici
che dicono: "Non c'è nessuno fuori di noi".
10Raduna tutte le tribù di Giacobbe,
rendi loro il possesso come era al principio.
11Abbi pietà, Signore, del popolo chiamato con il tuo
nome,
di Israele che hai trattato come un primogenito.
12Abbi pietà della tua città santa, di Gerusalemme
tua stabile dimora.
13Riempi Sion della tua maestà
il tuo popolo della tua gloria.
14Rendi testimonianza alle creature che sono tue fin dal
principio,
adempi le profezie fatte nel tuo nome.
15Ricompensa coloro che sperano in te,
i tuoi profeti siano degni di fede.
16Ascolta, Signore, la preghiera dei tuoi servi,
secondo la benedizione di Aronne sul tuo popolo.
17Sappiano quanti abitano sulla terra
che tu sei il Signore, il Dio dei secoli.
18Il ventre consuma ogni cibo,
eppure un cibo è preferibile a un altro.
19Il palato distingue al gusto la selvaggina,
così una mente assennata distingue i discorsi bugiardi.
20Un cuore perverso causerà dolore,
un uomo dalla molta esperienza saprà ripagarlo.
21Una donna accetterà qualsiasi marito,
ma una giovane è migliore di un'altra.
22La bellezza di una donna allieta il volto;
e sorpassa ogni desiderio dell'uomo;
23se vi è poi sulla sua lingua bontà e dolcezza,
suo marito non è più uno dei comuni mortali.
24Chi si procura una sposa, possiede il primo dei beni,
un aiuto adatto a lui e una colonna d'appoggio.
25Dove non esiste siepe, la proprietà è saccheggiata,
ove non c'è moglie, l'uomo geme randagio.
26Chi si fida di un ladro armato
che corre di città in città?
27Così dell'uomo che non ha un nido
e che si corica là dove lo coglie la notte.
Salmi 147
1Alleluia.
Lodate il Signore:
è bello cantare al nostro Dio,
dolce è lodarlo come a lui conviene.
2Il Signore ricostruisce Gerusalemme,
raduna i dispersi d'Israele.
3Risana i cuori affranti
e fascia le loro ferite;
4egli conta il numero delle stelle
e chiama ciascuna per nome.
5Grande è il Signore, onnipotente,
la sua sapienza non ha confini.
6Il Signore sostiene gli umili
ma abbassa fino a terra gli empi.
7Cantate al Signore un canto di grazie,
intonate sulla cetra inni al nostro Dio.
8Egli copre il cielo di nubi,
prepara la pioggia per la terra,
fa germogliare l'erba sui monti.
9Provvede il cibo al bestiame,
ai piccoli del corvo che gridano a lui.
10Non fa conto del vigore del cavallo,
non apprezza l'agile corsa dell'uomo.
11Il Signore si compiace di chi lo teme,
di chi spera nella sua grazia.
12Alleluia.
Glorifica il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion.
13Perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.
14Egli ha messo pace nei tuoi confini
e ti sazia con fior di frumento.
15Manda sulla terra la sua parola,
il suo messaggio corre veloce.
16Fa scendere la neve come lana,
come polvere sparge la brina.
17Getta come briciole la grandine,
di fronte al suo gelo chi resiste?
18Manda una sua parola ed ecco si scioglie,
fa soffiare il vento e scorrono le acque.
19Annunzia a Giacobbe la sua parola,
le sue leggi e i suoi decreti a Israele.
20Così non ha fatto con nessun altro popolo,
non ha manifestato ad altri i suoi precetti.
Alleluia.
Geremia 24
1Il Signore mi mostrò due canestri di fichi posti davanti al tempio, dopo che Nabucodònosor re di Babilonia aveva deportato da Gerusalemme Ieconia figlio di Ioiakìm re di Giuda, i capi di Giuda, gli artigiani e i fabbri e li aveva condotti a Babilonia.2Un canestro era pieno di fichi molto buoni, come i fichi primaticci, mentre l'altro canestro era pieno di fichi cattivi, così cattivi che non si potevano mangiare.
3Il Signore mi disse: "Che cosa vedi, Geremia?". Io risposi: "Fichi; i fichi buoni sono molto buoni, i cattivi sono molto cattivi, tanto cattivi che non si possono mangiare".
4Allora mi fu rivolta questa parola del Signore:5"Dice il Signore Dio di Israele: Come si ha riguardo di questi fichi buoni, così io avrò riguardo, per il loro bene, dei deportati di Giuda che ho fatto andare da questo luogo nel paese dei Caldei.6Io poserò lo sguardo sopra di loro per il loro bene; li ricondurrò in questo paese, li ristabilirò fermamente e non li demolirò; li pianterò e non li sradicherò mai più.7Darò loro un cuore capace di conoscermi, perché io sono il Signore; essi saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio, se torneranno a me con tutto il cuore.8Come invece si trattano i fichi cattivi, che non si possono mangiare tanto sono cattivi - così parla il Signore - così io farò di Sedecìa re di Giuda, dei suoi capi e del resto di Gerusalemme, ossia dei superstiti in questo paese, e di coloro che abitano nel paese d'Egitto.9Li renderò oggetto di spavento per tutti i regni della terra, l'obbrobrio, la favola, lo zimbello e la maledizione in tutti i luoghi dove li scaccerò.10Manderò contro di loro la spada, la fame e la peste finché non scompariranno dal paese che io diedi a loro e ai loro padri".
Prima lettera ai Corinzi 14
1Ricercate la carità. Aspirate pure anche ai doni dello Spirito, soprattutto alla profezia.2Chi infatti parla con il dono delle lingue non parla agli uomini, ma a Dio, giacché nessuno comprende, mentre egli dice per ispirazione cose misteriose.3Chi profetizza, invece, parla agli uomini per loro edificazione, esortazione e conforto.4Chi parla con il dono delle lingue edifica se stesso, chi profetizza edifica l'assemblea.5Vorrei vedervi tutti parlare con il dono delle lingue, ma preferisco che abbiate il dono della profezia; in realtà è più grande colui che profetizza di colui che parla con il dono delle lingue, a meno che egli anche non interpreti, perché l'assemblea ne riceva edificazione.
6E ora, fratelli, supponiamo che io venga da voi parlando con il dono delle lingue; in che cosa potrei esservi utile, se non vi parlassi in rivelazione o in scienza o in profezia o in dottrina?7È quanto accade per gli oggetti inanimati che emettono un suono, come il flauto o la cetra; se non si distinguono con chiarezza i suoni, come si potrà distinguere ciò che si suona col flauto da ciò che si suona con la cetra?8E se la tromba emette un suono confuso, chi si preparerà al combattimento?9Così anche voi, se non pronunziate parole chiare con la lingua, come si potrà comprendere ciò che andate dicendo? Parlerete al vento!10Nel mondo vi sono chissà quante varietà di lingue e nulla è senza un proprio linguaggio;11ma se io non conosco il valore del suono, sono come uno straniero per colui che mi parla, e chi mi parla sarà uno straniero per me.
12Quindi anche voi, poiché desiderate i doni dello Spirito, cercate di averne in abbondanza, per l'edificazione della comunità.13Perciò chi parla con il dono delle lingue, preghi di poterle interpretare.14Quando infatti prego con il dono delle lingue, il mio spirito prega, ma la mia intelligenza rimane senza frutto.15Che fare dunque? Pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con l'intelligenza; canterò con lo spirito, ma canterò anche con l'intelligenza.16Altrimenti se tu benedici soltanto con lo spirito, colui che assiste come non iniziato come potrebbe dire l'Amen al tuo ringraziamento, dal momento che non capisce quello che dici?17Tu puoi fare un bel ringraziamento, ma l'altro non viene edificato.18Grazie a Dio, io parlo con il dono delle lingue molto più di tutti voi;19ma in assemblea preferisco dire cinque parole con la mia intelligenza per istruire anche gli altri, piuttosto che diecimila parole con il dono delle lingue.
20Fratelli, non comportatevi da bambini nei giudizi; siate come bambini quanto a malizia, ma uomini maturi quanto ai giudizi.21Sta scritto nella Legge:
'Parlerò a questo popolo in altre lingue
e con labbra di stranieri,
ma neanche' così mi 'ascolteranno',
dice il Signore.22Quindi le lingue non sono un segno per i credenti ma per i non credenti, mentre la profezia non è per i non credenti ma per i credenti.23Se, per esempio, quando si raduna tutta la comunità, tutti parlassero con il dono delle lingue e sopraggiungessero dei non iniziati o non credenti, non direbbero forse che siete pazzi?24Se invece tutti profetassero e sopraggiungesse qualche non credente o un non iniziato, verrebbe convinto del suo errore da tutti, giudicato da tutti;25sarebbero manifestati i segreti del suo cuore, e così prostrandosi a terra adorerebbe Dio, proclamando che veramente Dio è fra voi.
26Che fare dunque, fratelli? Quando vi radunate ognuno può avere un salmo, un insegnamento, una rivelazione, un discorso in lingue, il dono di interpretarle. Ma tutto si faccia per l'edificazione.27Quando si parla con il dono delle lingue, siano in due o al massimo in tre a parlare, e per ordine; uno poi faccia da interprete.28Se non vi è chi interpreta, ciascuno di essi taccia nell'assemblea e parli solo a se stesso e a Dio.29I profeti parlino in due o tre e gli altri giudichino.30Se uno di quelli che sono seduti riceve una rivelazione, il primo taccia:31tutti infatti potete profetare, uno alla volta, perché tutti possano imparare ed essere esortati.32Ma le ispirazioni dei profeti devono essere sottomesse ai profeti,33perché Dio non è un Dio di disordine, ma di pace.
34Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge.35Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea.
36Forse la parola di Dio è partita da voi? O è giunta soltanto a voi?37Chi ritiene di essere profeta o dotato di doni dello Spirito, deve riconoscere che quanto scrivo è comando del Signore;38se qualcuno non lo riconosce, neppure lui è riconosciuto.39Dunque, fratelli miei, aspirate alla profezia e, quanto al parlare con il dono delle lingue, non impeditelo.40Ma tutto avvenga decorosamente e con ordine.
Capitolo XXXIII:L’instabilità del nostro cuore e la intenzione ultima, che deve essere posta in Dio
Leggilo nella BibliotecaO figlio, non ti fidare della disposizione d'animo nella quale ora ti trovi; ben presto essa muterà in una disposizione diversa. Per tutta la vita sarai oggetto, anche se tu non lo vuoi, a tale mutevolezza. Volta a volta, sarai trovato lieto o triste, tranquillo o turbato, fervente oppure no, voglioso o pigro, pensoso o spensierato. Ma colui che è ricco di sapienza e di dottrina spirituale si pone saldamente al di sopra di tali mutevolezze, non badando a quello che senta dentro di sé, o da che parte spiri il vento della instabilità; badando, invece, che tutto il proposito dell'animo suo giovi al fine dovuto e desiderato. Così infatti egli potrà restare sempre se stesso in modo irremovibile, tenendo costantemente fisso a me, pur attraverso così vari eventi, l'occhio puro della sua intenzione.
E quanto più puro sarà l'occhio dell'intenzione, tanto più sicuro sarà il cammino in mezzo alle varie tempeste. Ma quest'occhio puro dell'intenzione, in molta gente, è offuscato, perché lo sguardo si volge presto a qualcosa di piacevole che balzi dinanzi. E poi raramente si trova uno che sia esente del tutto da questo neo, di cercare la propria soddisfazione: Come gli Ebrei, che erano venuti, quella volta, a Betania, da Marta e Maria, "non già per vedere Gesù, ma per vedere Lazzaro" (Gv 12,9).
Occorre, dunque, che l'occhio dell'intenzione sia purificato, reso semplice e retto; occorre che esso, al di là di tutte le varie cose che si frappongono, sia indirizzato a me.
DISCORSO 91 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MT 22, 42-46 DOVE IL SIGNORE CHIESE AI GIUDEI DI CHI RITENESSERO FIGLIO IL CRISTO
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaContro i giudei si dimostra che Cristo è il Messia.
1. 1. Come abbiamo sentito poco fa dal Vangelo mentre veniva letto, i giudei non furono in grado di rispondere alla domanda come mai nostro Signore Gesù Cristo fosse figlio di Davide, mentre Davide stesso lo chiama suo Signore. In effetti riguardo al Signore essi sapevano solo ciò che appariva ai loro occhi; in realtà ai loro occhi appariva solo il figlio dell'uomo, mentre rimaneva occulto il Figlio di Dio. Con ciò si spiega il fatto ch'essi credevano ch'egli poteva essere vinto e lo schernirono quando, essendo inchiodato sulla croce, gli dissero: Se è Figlio di Dio, discenda dalla croce e noi gli crederemo 1. Vedevano in lui una natura ma non conoscevano l'altra. Poiché se lo avessero conosciuto, non avrebbero mai crocifisso il re della gloria 2. Sapevano tuttavia che il Cristo era figlio di Davide. In realtà anche adesso sperano ch'egli venga. Ignorano che sia già venuto ma lo ignorano di proposito. Se infatti non lo riconobbero mentre era inchiodato alla croce, non per questo avrebbero dovuto misconoscerlo anche dopo che aveva stabilito il suo regno. Orbene, nel nome di chi sono chiamati alla salvezza e ricevono la benedizione tutti i popoli, se non di colui ch'essi credono che non sia il Cristo? Egli infatti, figlio di Davide, discendente proprio della stirpe di Davide secondo la carne, è il figlio di Abramo. Ma se fu detto ad Abramo: Nel tuo discendente saranno benedetti tutti i popoli 3, e vedono che ormai nel nostro Cristo vengono benedette tutte le genti, perché aspettano ancora Colui ch'è venuto e non temono Colui che dovrà venire? Nostro Signore Gesù Cristo in persona, per dimostrare la propria potenza, chiamò se stesso "pietra", citando il testo d'un Profeta. Una pietra però di tal genere che, se uno cadrà su di essa, si sfracellerà e colui sul quale essa cadrà ne rimarrà schiacciato 4. Quando infatti si cade su di essa, giace in basso; rimanendo in basso sfracella chi vi cade sopra, venendo dall'alto stritola chi s'inorgoglisce. I giudei dunque si sono già sfracellati per esservi caduti sopra; non resta altro che siano anche stritolati dalla sua venuta gloriosa, salvo che durante la loro vita lo riconoscano per evitare la morte eterna. Dio infatti è paziente e ogni giorno l'invita alla fede.
Gesù Cristo discendente e Signore di Davide.
2. 2. I giudei dunque non furono in grado di rispondere al quesito posto loro dal Signore il quale chiedeva di chi asserivano fosse "figlio" il Cristo; essi avevano risposto ch'era figlio di Davide; ma il Signore proponendo il quesito soggiunse: Come si spiega allora che Davide stesso, ispirato dallo Spirito Santo, lo chiama suo Signore dicendo: Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra finché non porrò i tuoi nemici come sgabello sotto i tuoi piedi? Se dunque Davide, guidato dallo Spirito Santo, lo chiama Signore - disse - in qual modo può essere suo figlio? 5. Non disse: "Non è suo figlio", ma: In qual modo è suo figlio? Quando dice: In qual modo, lo dice per domandare, non per negare; come se avesse detto loro così: "Va bene: voi dite che il Cristo è figlio di Davide, ma lo stesso Davide lo chiama suo Signore; se lo chiama suo Signore, in qual modo sarà suo figlio?". Se i giudei fossero stati istruiti nella fede cristiana che noi riteniamo per vera; se non avessero chiuso i loro cuori contro il Vangelo, se avessero voluto avere in loro la vita spirituale, se fossero stati istruiti nella fede della Chiesa, avrebbero risposto a questo quesito dicendo: "In principio era il Verbo e il Verbo era con Dio e il Verbo era Dio 6. Ecco come il Cristo è il Signore di Davide. Ma poiché il Verbo è divenuto carne ed è dimorato in mezzo a noi 7, ecco in che modo è figlio di Davide". Ma poiché non lo sapevano, ammutolirono; rimasti con la bocca chiusa, non aprirono neppure le orecchie per essere istruiti e sapere ciò che non erano stati in grado di rispondere quando erano stati interrogati.
Il mistero del Verbo incarnato.
3. 3. È dunque importante conoscere questo mistero: come mai cioè il Cristo è il Signore di Davide e figlio di questo; come egli sia uomo e Dio in un'unica persona; come sia minore del Padre a causa della natura umana e uguale al Padre in virtù della sua natura divina; come nello stesso tempo per un verso dice: Il Padre è più grande di me 8, ma per un altro dice: Io e il Padre siamo una cosa sola 9, poiché è un grande mistero e per comprenderlo dobbiamo regolare i nostri costumi. Rimane infatti oscuro per gl'indegni mentre risulta chiaro a quelli che ne diventano degni. Non con le pietre o con le stanghe, non con i pugni o con i calci bussiamo alla porta del Signore. È la vita che deve bussare, è alla vita che si apre la porta. Si chiede, si cerca, si bussa col cuore; è al cuore che si apre. Ma se il nostro cuore vuol chiedere, bussare e cercare nella giusta maniera, dev'essere animato da spirito religioso. Anzitutto amare Dio disinteressatamente, poiché questa è la religiosità, e non proporsi all'infuori di lui alcuna altra ricompensa, che si possa aspettare da lui. Niente infatti vale più di lui. E qual bene di gran pregio potrà chiedere a Dio colui per il quale Dio stesso ha poco valore? Ti dà la terra e tu, che ami la terra e sei diventato terra, ti rallegri. Se ti rallegri quando ti dà la terra, quanto più dovresti rallegrarti quando ti dà se stesso, lui che ha fatto il cielo e la terra? Dio dunque si deve amare disinteressatamente. Il diavolo infatti lanciò contro il fedele servo di Dio, Giobbe, del quale ignorava gl'intimi sentimenti, quella grave accusa dicendo: Forse che Giobbe onora Dio per nulla? 10.
Il diavolo è l'avversario calunniatore.
4. 4. Se dunque l'avversario lanciò quest'accusa, dobbiamo temere che la faccia anche a noi. Noi infatti abbiamo a che fare con un gran calunniatore. Se cerca d'inventare colpe inesistenti, quanto più cercherà di accusarci di colpe reali! Dobbiamo tuttavia rallegrarci d'avere un giudice che non può essere ingannato dal nostro accusatore. Se infatti avessimo come giudice un uomo, l'avversario gli potrebbe dare ad intendere tutte le menzogne che volesse. Non c'è nessuno più astuto del diavolo a inventare bugie. Anche adesso infatti è lui che inventa tutte le calunnie sul conto dei fedeli servi di Dio. Egli sa che le sue calunnie non possono avere alcun potere davanti a Dio, ma le sparge tra gli uomini. Questo però a che gli giova? L'Apostolo infatti dice: Il nostro vanto consiste nella testimonianza della nostra coscienza 11. Ma voi tuttavia credete forse ch'egli inventi calunnie senza alcuna scaltrezza? No. Egli sa bene il male che fa in questo modo, se non gli si opporrà la vigilanza della fede. Egli infatti sparge calunnie anche sul conto dei buoni, affinché i deboli non credano che ci sono dei buoni e si lascino travolgere e lacerare nell'intimo dalle passioni, dicendo tra sé: "Ebbene, chi osserva i comandamenti di Dio, oppure chi osserva la castità?". Pensando che nessuno è buono egli stesso diventa cattivo come crede lo siano tutti. Ecco dunque che cosa fa il diavolo. Giobbe però era una persona così retta che sul suo conto il diavolo non poteva inventare alcuna calunnia: la sua vita infatti era nota e assai specchiata. Ma poiché aveva molte ricchezze, il diavolo lo accusò di una colpa che, anche ammesso ch'esistesse, sarebbe potuta essere nel cuore, ma non sarebbe potuta apparire nella condotta di Giobbe. Egli rendeva l'onore dovuto a Dio, faceva elemosine, ma nessuno, neppure lo stesso diavolo, sapeva con qual sentimento le faceva, ma lo sapeva bene Dio. Il Signore rende testimonianza al proprio servo: il diavolo invece calunnia il servo di Dio. Al diavolo è permesso di tentare Giobbe; questi viene sottoposto alla prova, ma il diavolo viene ricoperto di confusione. Si trova che Giobbe onora Dio e lo ama senza interesse, non perché gli ha dato qualcosa, ma perché non gli ha sottratto se stesso. Poiché disse: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto; è avvenuto come il Signore ha deciso; sia benedetto il nome del Signore 12. Gli fu addosso il fuoco della prova, ma lo trovò oro e non paglia; portò via le sozzure, non lo mutò in cenere.
Dopo il quesito sul Messia, perché si tratta dei costumi.
5. 5. Per capire dunque il mistero di Dio, come cioè il Cristo è non solo uomo, ma anche Dio, bisogna cambiare il cuore, mutarlo però nei costumi, nella vita, vivendo cioè nella castità, nella santità, nella carità e nella fede che opera mediante la carità 13; tutto ciò di cui parlo è come un albero, che ha la sua radice nel cuore, poiché le azioni provengono solo dalla radice del cuore; se vi pianterai la cupidigia spunteranno le spine, se invece vi pianterai la carità, ne verranno fuori i frutti. Per il motivo suddetto il Signore, dopo aver posto quel quesito ai giudei, che non furono in grado di rispondere, fece seguire immediatamente il discorso sui costumi, per dimostrare perché erano indegni di capire la domanda rivolta loro. Orbene, quei miserabili superbi, non essendo stati in grado di rispondere, avrebbero dovuto senz'altro dire: "Noi non lo sappiamo, o Maestro, diccelo tu". Essi invece rimasero muti riguardo alla questione loro posta e non aprirono bocca per chiedergli la soluzione. E subito il Signore parlando della loro superbia: Guardatevi - disse - dagli scribi, i quali vogliono avere i posti d'onore nelle sinagoghe e desiderano i primi posti nei banchetti 14. Non perché li ricevano, ma perché li bramano. In questo passo infatti Gesù accusa le disposizioni del loro cuore. Ora, non potrebbe accusarle se non Colui che scruta il cuore. È necessario infatti che a un servo di Dio che ha una carica nella Chiesa sia concesso il primo posto, poiché qualora non gli venisse concesso, sarebbe un male per chi non glielo concedesse; ma non è un vantaggio per colui al quale è concesso. Bisogna perciò che nell'assemblea dei cristiani coloro che sono a capo del popolo di Dio abbiano un seggio più elevato perché si distinguano mediante la stessa cattedra episcopale che dev'essere segno di distinzione per essi e dimostri sufficientemente il loro ufficio; essi tuttavia non devono inorgoglirsi della cattedra, ma devono pensare al fardello della carica di cui dovranno rendere conto. Ma chi sa se amano ciò o non lo amano? Questo è un sentimento del cuore e non può avere a giudice se non Dio. Ma il Signore stesso ammoniva i propri discepoli di non farsi corrompere da tale lievito, come dice in un altro passo: Tenetevi lontani dal lievito dei farisei e dei sadducei 15. E poiché essi pensavano ch'egli dicesse così perché non avevano portato con loro il pane, rispose loro: Non vi ricordate quante migliaia di persone si saziarono con cinque pani? Allora - dice la Scrittura - capirono che chiamava lievito l'insegnamento di quegli individui 16. Quelli infatti amavano i beni temporali; al contrario non temevano i mali eterni e non amavano i beni eterni. Avendo il cuore chiuso non potevano capire la domanda rivolta loro dal Signore.
In qual modo lo spirito diventa capace d'intendere i misteri.
6. 6. Ora, che cosa dovrà fare la Chiesa di Dio per poter capire ciò che per prima ha meritato di credere? Dovrà rendere l'animo capace di ricevere il premio che sarà concesso. Perché ciò si avveri, cioè perché l'animo sia capace, Dio nostro Signore non ha sottratto, ma ha sospeso soltanto l'esecuzione delle promesse. Le tiene sospese affinché noi ci protendiamo verso di esse; noi ci protendiamo verso di esse al fine di crescere e cresciamo per raggiungerle. Osserva come si protendeva verso le promesse sospese l'Apostolo: Io non sono ancora arrivato alla mèta e non sono ancora perfetto. Fratelli, io non penso d'aver già conquistato il premio: dimentico di ciò che sta alle mie spalle mi slancio verso ciò che mi sta davanti; continuo la corsa verso il traguardo per ricevere il premio celeste al quale Dio mi chiama per mezzo di Cristo Gesù 17. Egli correva sulla terra, la ricompensa celeste pendeva dal cielo. Correva dunque sulla terra ma con lo spirito saliva in alto. Osservalo dunque proteso, nell'ansia e nell'attesa del premio sospeso. Continuo - dice - la corsa verso il premio del cielo, al quale mi chiama Dio per mezzo di Gesù Cristo.
Non sale al cielo se non chi è unito al Cristo.
6. 7. Bisogna dunque camminare; ma non c'è bisogno di frizionare i piedi né di andare in cerca di bestie da soma o da tiro oppure di procurarsi una nave. Devi correre col sentimento, camminare con l'amore, salire con la carità. Perché vai in cerca della via? Sta' unito a Cristo ch'è diventato egli stesso via con la sua discesa dal cielo e la sua ascensione. Vuoi salire? Tienti attaccato a lui che sale al cielo. Tu infatti non potresti innalzarti da te stesso. Poiché nessuno è mai asceso al cielo tranne Colui ch'è disceso dal cielo, cioè il Figlio dell'uomo che sta in cielo 18. Se nessuno è salito in cielo tranne Colui ch'è sceso dal cielo, e questo è il Figlio dell'uomo, Gesù nostro Signore, vuoi salirvi anche tu? Cerca d'essere un membro di lui ch'è stato il solo a salirvi. Poiché egli, quale capo con tutte le altre membra, è un unico uomo. Dal momento dunque che nessuno può salire in cielo tranne chi sarà diventato membro dello stesso Cristo nel suo corpo, si avvera l'affermazione: Nessuno è mai asceso al cielo, tranne Colui che n'è disceso. Non potresti infatti dire: "Perché allora vi è asceso, per esempio, Pietro, perché vi è asceso Paolo, perché vi sono ascesi gli Apostoli, se non v'è salito mai nessuno tranne Colui che n'è disceso?". Ti si risponde: Pietro, Paolo, tutti gli altri Apostoli e tutti i fedeli, che cosa sentono dire dall'Apostolo? Ma voi siete il corpo di Cristo e ciascuno di voi in particolare siete sue membra 19. Se dunque il corpo di Cristo e le sue membra formano una sola persona, bada di non farne due. Egli infatti lasciò il padre e la madre e si unì alla sposa perché i due formassero una sola carne 20. Lasciò il Padre perché quaggiù non si mostrò uguale al Padre, ma spogliò se stesso prendendo la natura di servo 21. Lasciò anche la Sinagoga, sua madre, dalla quale nacque nella carne. Si unì alla propria sposa, cioè alla sua Chiesa. Ricordando anch'egli quel testo sacro, dimostrò che non è lecito che i coniugi si separino. Non avete letto - disse - che Dio fin dal principio li fece maschio e femmina? E saranno - dice la Scrittura - due in una sola carne. L'uomo dunque non deve separare ciò che Dio ha unito 22. E che significa: saranno due in una sola carne? Continuando il discorso, disse: Non sono quindi più due ma una sola carne 23 Nessuno è mai asceso al cielo tranne Colui che n'è disceso 24.
Il Cristo e la Chiesa sono un sol uomo.
7. 8. Sappiate dunque che secondo la natura umana del Cristo e non secondo la divinità lo sposo e la sposa formano un sol uomo; poiché secondo la divinità noi non possiamo essere quello ch'è lui, giacché egli è il Creatore, noi invece le creature, egli è l'artefice, noi l'opera fatta da lui, egli il plasmatore, noi quelli plasmati, ma perché fossimo una sola cosa insieme con lui volle essere nostro capo col prendere da noi la carne per mezzo della quale potesse morire per noi; perché dunque voi sappiate che l'unico Cristo è tutto ciò, per bocca d'Isaia disse: Come uno sposo mi ha cinto con il diadema e come una sposa mi ha fatto indossare gli ornamenti 25. Egli è lo sposo e nello stesso tempo la sposa. Egli è proprio lo sposo in quanto capo e sposa in quanto corpo. Saranno - è detto - due in una sola carne, e non più due ma una carne sola 26.
Arriviamo alla visione di Dio con la fede e le buone opere.
7. 9. Poiché dunque, fratelli, noi tutti siamo membra del Cristo, al fine di comprendere - come ho detto - questo mistero, cerchiamo di vivere con lo spirito di fede e d'amare Dio disinteressatamente. Ora, egli stesso a coloro che sono ancora lontani dalla patria celeste mostra la natura di servo, ma per coloro che vi arrivano riserva la sua natura divina. Con la sua natura di servo ci ha aperta la strada, con la sua natura divina ci ha procurata la patria. Poiché dunque è difficile per noi capire questo mistero, ma non è difficile crederlo (Se infatti non crederete - dice Isaia - non capirete 27), finché siamo lontani dal Signore, camminiamo per mezzo della fede finché non arriveremo alla visione quando vedremo Dio faccia a faccia 28. Camminando per mezzo della fede, cerchiamo di compiere il bene. Mediante le opere buone sia gratuito l'amore verso Dio, sia benefico l'amore verso il prossimo. Noi infatti non abbiamo nulla da dare a Dio, ma poiché abbiamo di che dare al prossimo, dando a chi ha bisogno meriteremo di possedere Colui che possiede ogni bene. Ciascuno quindi dia ad altri ciò che ha, dia generosamente al povero il superfluo dei suoi averi. Uno ha beni di fortuna? Ebbene, dia da mangiare ai poveri, da vestire agli ignudi, edifichi la chiesa, con il denaro compia tutte le opere buone che può fare. Se un altro ha il dono del consiglio, sia guida del prossimo, cerchi di dissolvere con la luce del suo spirito di fede le tenebre del dubbio. Se un altro ha il dono della scienza, prelevi dalla dispensa del Signore e somministri l'alimento ai propri conservi, rianimi i fedeli, richiami gli erranti, vada in cerca degli sperduti, faccia tutto ciò che gli è possibile. Perfino i poveri hanno la possibilità di dar qualcosa l'uno all'altro; uno presti i propri piedi allo zoppo, un altro offra al cieco i propri occhi per guidarlo; un altro visiti chi è infermo, un altro dia sepoltura a chi è morto. Tutti possono rendere tali servizi, sicché è del tutto difficile trovare uno che non abbia qualcosa da dare a un altro. C'è infine da osservare il grande precetto insegnato dall'Apostolo: Aiutatevi a portare i pesi gli uni degli altri e così adempirete la legge di Cristo 29.
1 - Mt 27, 40.
2 - 1 Cor 2, 8.
3 - Gn 22, 18.
4 - Cf. Lc 20, 17-18; Sal 117, 22.
5 - Mt 22, 42-45.
6 - Gv 1, l.
7 - Gv 1, 14.
8 - Gv 14, 28.
9 - Gv 10, 30.
10 - Gb 1, 9.
11 - 2 Cor 1, 12-
12 - Gb 1, 21.
13 - Cf. Gal 5, 6.
14 - Mt 23, 6; Mc 12, 38.
15 - Mt 16, 16; cf. Mc 8,15.
16 - Mt 16, 9. 12.
17 - Fil 3, 12-14.
18 - Gv 3, 13.
19 - 1 Cor 12, 27.
20 - Cf. Ef 5, 31; Gn 2, 24.
21 - Fil 2, 7.
22 - Mt 19, 4-6.
23 - Mt 19, 6.
24 - Gv 3, 13.
25 - Is 61, 10.
26 - Mt 19, 5; cf. Gn 2, 24.
27 - Is 7, 9 (sec. LXX).
28 - Cf. 2 Cor 5, 6-7;1 Cor 13, 12.
29 - Gal 6, 2.
3 - Insegnamento datomi dalla Regina del cielo sui quattro voti della mia professione
La mistica Città di Dio - Libro secondo - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca443. Figlia ed amica mia, non voglio negarti l'insegnamento che mi chiedi con tanto desiderio di tradurlo in pratica; ricevilo con stima, con animo devoto e pronto a metterlo in atto. Il libro dei Proverbi dice: Figlio mio, se hai garantito per il tuo prossimo, se hai dato la tua mano per un estraneo, se ti sei legato con le parole delle tue labbra e ti sei lasciato prendere dalle parole della tua bocca... Conforme a questa verità chi ha fatto voto a Dio ha dato la mano della propria volontà, per non restare libero di scegliere altre opere fuorché quelle per cui si è obbligato, secondo la volontà di colui a cui si è legato con la sua stessa bocca, mediante le parole della professione religiosa. Prima di fare i voti, poteva scegliere la strada da seguire, ma dopo essersi vincolata, l'anima religiosa deve sapere che ha perso totalmente la sua libertà, consegnandola a Dio nella persona del proprio superiore. La rovina o la salvezza delle anime dipende da come usano la loro libertà. Ora, siccome i più la usano male e si perdono, l'Altissimo ha disposto lo stato religioso e l'ha reso stabile mediante i voti. La creatura, usando una sola volta della sua libertà, quando sceglie definitivamente quello stato con prudente determinazione, consegna con quel solo atto alla Maestà divina ciò che perderebbe con molti, se rimanesse libera di volere o non volere.
444. Con questi voti si perde felicemente la libertà per il male e si assicura per il bene, mediante il freno che svia dal pericolo e addestra a un cammino piano e sicuro. L'anima perde servitù e soggezione alle proprie passioni ed acquista su di esse un nuovo potere, divenendo regina e padrona di se stessa. Resta così soltanto subordinata alla grazia dello Spirito Santo, che la guida in tutte le sue azioni, dal momento che ella impiega tutta la sua volontà nell'operare soltanto quello che ha promesso a Dio. Con ciò la creatura passa dallo stato di schiava all'eccellente dignità di figlia dell'Altissimo, dalla condizione terrena a quella angelica, cosicché i difetti, castigo del peccato, non la toccano affatto. Nella vita mortale non è possibile che tu possa giungere a comprendere quali e quanti beni e tesori spirituali acquista l'anima, disponendosi con tutte le sue forze e tutti i suoi affetti ad adempiere perfettamente i voti della sua professione; perciò ti assicuro, o carissima, che le religiose perfette e austere possono giungere al merito dei martiri ed anche superarli.
445. Figlia mia, tu hai conseguito il felice principio di tanti beni il giorno in cui hai scelto la parte migliore; fai attenzione però, perché ti sei legata a un Dio eterno e potente, a cui ogni segreto del cuore è manifesto. Se mentire con gli uomini e mancare con loro alle giuste promesse è cosa tanto brutta e disprezzabile per chi ragiona, quanto più sarà grave mancare di fedeltà a Dio nei santi voti a lui fatti? A lui come tuo Creatore, custode e benefattore, devi gratitudine; come padre, riverenza; come sposo, lealtà; come amico, cordiale corrispondenza; come colui che è fedele per sempre, fede e speranza; come sommo ed eterno bene, amore; come Dio onnipotente, sottomissione e come giudice giusto, timore santo e umile. Ora, se tu venissi meno alle promesse fatte nella tua professione, commetteresti il più sleale tradimento contro tutti questi titoli e molti altri ancora. E se per tutte le religiose, che vivono con l'obbligo di condurre una vita spirituale, è abominevole cosa chiamarsi spose di Cristo ed essere membra e schiave del diavolo, ciò sarebbe molto più brutto per te, che hai ricevuto più di ogni altra e che per questo sei tenuta a superare tutte nell'amore, nella sofferenza, nella riconoscenza per tanti incomparabili benefici e favori.
446. Considera, dunque, o anima, quanto tale colpa ti renderebbe disprezzabile di fronte al Signore, nonché a me, agli angeli ed ai santi, dal momento che tutti siamo testimoni dell'amore e della fedeltà che egli ha mostrato con te, come sposo ricco, benigno e generoso. Adoperati per non offenderlo nel molto e neppure nel poco; non costringerlo ad abbandonarti lasciandoti in potere delle passioni peccaminose. Non sarebbe forse questa peggiore sventura dell'essere abbandonati al furore degli elementi, a quello degli animali selvaggi o degli stessi demoni? Infatti, anche se tutte queste cose esercitassero contro di te la loro ira e il mondo ti assoggettasse ad ogni pena e disonore, tutto sarebbe per te meno dannoso del commettere una sola colpa veniale contro Dio, che devi servire ed amare in tutto e per tutto. Qualunque tribolazione di questa vita è male minore della colpa, perché finisce con la morte; invece, la colpa può essere eterna, e con essa sarebbe tale la pena.
447. Nella vita attuale qualsiasi sofferenza intimorisce molto i mortali e li spaventa, perché essendo presente li ferisce nella loro sensibilità; invece la colpa non li turba né li intimorisce perché, distratti e abbagliati dalle cose visibili, non riflettono su ciò che la segue, cioè la pena eterna dell'inferno. E quantunque questa sia inclusa nello stesso peccato e non possa esserne separata, il cuore umano è così greve e tardo da lasciarsi ingannare dalla colpa senza vedere il castigo, perché i suoi sensi non l'avvertono ancora. E' vero che i mortali potrebbero vederlo e sentirlo con la fede, ma la lasciano inoperosa e morta come se neanche l'avessero! O disgraziata cecità, o negligenza e stupidità, che tieni ingannevolmente oppresse tante anime capaci di ragione e di gloria! Non vi sono parole adeguate a descrivere questo tremendo pericolo! Figlia mia, fuggi e liberati, mediante un santo timore, da uno stato così infelice e, anziché cadere in esso, sopporta tutti i tormenti della vita che passa presto, poiché niente ti mancherà se non perderai Dio. Un mezzo molto efficace sarà considerare che per te e per coloro che sono nel tuo stato non esiste una colpa di scarsa importanza. Il poco devi temerlo molto, poiché non è tale agli occhi dell'Altissimo che conosce come, disprezzando le piccole cose, il cuore si apre per introdurne delle maggiori; inoltre non è lodevole un amore che non si cura del dispiacere della persona amata, fosse anche in cose piccole.
448. Le anime religiose devono osservare un certo ordine nei loro desideri. Prima di tutto devono mostrarsi sollecite e puntuali nell'adempiere gli obblighi dei voti e di tutte le virtù che in essi sono contenute. In secondo luogo vengono le altre opere volontarie, che eccedono il dovuto. Quest'ordine viene di solito invertito da certe anime che, ingannate dal demonio con uno zelo di perfezione eccessivo, mancano gravemente agli obblighi che derivano dal loro stato e cercano di aggiungere altre azioni cui si impegnano di propria volontà; generalmente sono cose piccole ed inutili e sono causate da spirito di presunzione, per la brama di rendersi singolari, di essere osservate, di distinguersi fra tutte come molto zelanti e perfette, mentre in realtà sono molto lontane dall'esserlo. Io non voglio vederti cadere in questa mancanza troppo biasimevole e perciò ti chiedo in primo luogo di adempiere all'obbligo dei voti e della vita comune; solo dopo aggiungerai ciò che, con la grazia divina e secondo le tue forze, ti sarà possibile; tutto ciò, se è ben ordinato e congiunto, abbellisce l'anima rendendola perfetta e ben accetta agli occhi di Dio.
449. Il voto principale e più importante della vita religiosa è quello dell'obbedienza, perché contiene la rinuncia totale alla propria volontà, in modo tale che alla religiosa non resta giurisdizione né diritto alcuno su se stessa per dire: «Voglio o non voglio, voglio fare o non voglio fare». A questo ha rinunciato con l'obbedienza, lasciando tutto nelle mani del superiore. Per adempiere bene questo voto, fa' in modo di non ritenerti sapiente, né padrona del tuo volere o intendere, poiché l'ubbidienza vera dev'essere come la fede, stimando, riverendo e credendo ciò che comanda il superiore, senza pretendere di esaminarlo o di comprenderlo. Tu, quindi, per ubbidire ti devi considerare senza ragione, senza vita e senza giudizio; come corpo morto che si lascia muovere e governare a piacere, vivi unicamente per eseguire con la più grande prontezza la volontà del superiore. Non fermarti mai a ragionare su ciò che hai da fare, pensa solo a come eseguire bene ciò che ti comanderanno, sacrifica il tuo volere e mortifica tutti i desideri delle tue passioni; con questa efficace determinazione, moriranno in te tutti i tuoi moti e solo l'obbedienza sarà la vita e l'anima delle tue opere. Nella volontà del tuo superiore deve stare racchiusa la tua con tutti i tuoi movimenti, le tue parole, le tue opere; in tutto devi cercare che ti venga tolto il tuo modo di essere e te ne venga dato uno nuovo, che non sia per niente tuo, ma tutto dell'obbedienza, senza alcuna resistenza.
450. Considera bene che il modo più perfetto di obbedire è questo: il superiore non incontri dissonanza alcuna che lo disgusti, ma anzi trovi un'obbedienza che lo compiaccia pienamente al vedere che quanto comanda viene fatto con prontezza, senza replicare, né mormorare, né avere altre reazioni scomposte. Il superiore fa le veci di Dio, chi ubbidisce ai superiori ubbidisce a Dio stesso, che li dirige e illumina su quanto ordinano ai loro sudditi per il bene e la salvezza delle loro anime. Perciò il disprezzo che si mostra verso i superiori va a colpire Dio stesso, che, per mezzo di loro ed in loro, manifesta la sua volontà. Devi pensare che è lo stesso Signore a muovere la loro lingua, ossia che essi sono la lingua di Dio onnipotente. Figlia mia, adoperati per essere obbediente al fine di cantar vittoria; non temere mai di sbagliare quando obbedisci, perché questa è la via sicura, e lo è a tal punto che per il giorno del giudizio Dio non tiene conto degli errori di chi ubbidisce ed anzi cancella gli altri peccati per il solo sacrificio dell'obbedienza. Mio Figlio santissimo offrì all'eterno Padre la sua preziosissima passione e morte con particolare amore per gli obbedienti, affinché per questa virtù fossero avvantaggiati nel perdono e nella grazia e perché quanto avrebbero operato per ubbidienza fosse opera sicura e perfetta. Molte volte, per placare il Padre sdegnato con gli uomini, gli mostra ch'egli morì per loro, obbedendo fino alla morte di croce. Anche l'obbedienza di Abramo e di suo figlio Isacco fu così gradita al Padre che egli si ritenne obbligato non solo a salvare dalla morte un figlio che si mostrava tanto obbediente, ma anche a farlo padre del suo Unigenito, distinguendolo fra tutti gli altri e stabilendolo come capo e fondamento di tante benedizioni.
451. Il voto di povertà è un generoso liberarsi del pesante carico delle cose temporali. Esso alleggerisce lo spirito, solleva la debolezza umana e libera il cuore, capace per la sua nobiltà di beni eterni e spirituali. Esso lascia lo spirito soddisfatto e sazio, fermando il desiderio dei tesori terreni e dando un certo dominio su tutte le ricchezze, di cui consente di fare un nobile uso. La povertà liberamente scelta contiene, o figlia, questi ed altri beni maggiori, sconosciuti ai figli del secolo; essi sono privi di tutti questi beni, perché amano le ricchezze e sono nemici della santa e veramente ricca povertà. Costoro non si rendono conto, benché ne siano vittima, di quanto sia opprimente il peso delle ricchezze che li abbassa fino a terra, anzi fin dentro le viscere della terra, a cercarvi l'oro e l'argento con inquietudini, veglie, fatiche degne non d'uomini ragionevoli, ma di irragionevoli bruti, che non sanno né ciò che fanno, né quel che patiscono. Se le ricchezze sono tanto pesanti prima di essere acquistate, quanto più lo saranno dopo il loro conseguimento? Lo dicano quanti con questo carico sono caduti fino all'inferno, lo dicano gli smisurati affanni nel conservarle, e molto più le leggi intollerabili che hanno introdotto nel mondo le ricchezze ed i loro facoltosi possessori.
452. Se tutto ciò aggrava lo spirito, se opprime tirannicamente la sua debolezza, se avvilisce la nobile capacità che l'anima ha dei beni eterni e dello stesso Dio, è certo che la povertà, liberamente scelta, ristabilisce la creatura nella sua generosa condizione, la solleva dalla vile servitù e la pone nuovamente nella nobile libertà in cui fu creata come signora di tutte le cose. La creatura mai ne è così padrona come quando le disprezza, mai ha un possesso maggiore o fa un uso migliore delle ricchezze di quando le distribuisce o le lascia volontariamente; niente sazia maggiormente l'appetito che il gusto di non averne. Ma quello che è più importante è che la povertà, lasciando libero il cuore, lo rende capace di essere riempito da Dio dei tesori della sua divinità.
453. Figlia mia, io desidero che tu approfondisca molto questa filosofia e scienza divina così dimenticata dal mondo e non solo dal mondo, ma anche da molte anime religiose che ne hanno fatto promessa a Dio. L'indignazione di Dio è grande contro questa colpa e i trasgressori, senza neanche avvertirlo, ricevono subito un grave castigo; scacciando da sé la povertà, allontanano al tempo stesso lo spirito di Cristo, mio figlio santissimo, e quel che lui ed io siamo venuti ad insegnare agli uomini con la pratica della più stretta povertà. Al presente non si accorgono di un tale castigo, perché il giusto giudice dissimula, ed essi sguazzano nell'abbondanza che desiderano; ma nel rendiconto che li attende si troveranno confusi e disingannati di fronte al rigore che li aspetta e a cui prima non pensavano, non immaginandosi neppure che la giustizia di-vina fosse così dura.
454. I beni temporali furono creati dall'Altissimo perché servissero ai mortali soltanto per sostentare la vita; ottenuto questo fine, cessano di essere necessari. La vita, essendo limitata, con poco si può soddisfare, poiché in breve finisce, mentre l'anima sopravvive; non è cosa ragionevole che il pensiero di questa, che è eterna, sia solo temporaneo e passeggero, e che invece la bramosia di acquistare le ricchezze per la vita, che è passeggera, sia perpetua ed eterna negli uomini. È una grandissima perversità aver scambiato i fini ed i mezzi in cose tanto importanti e disparate; abbiamo dato ignorantemente alla breve e mal sicura vita del corpo tutto il tempo, tutta la sollecitudine e tutte le forze, nonché tutta la vigilanza dell'intelletto, mentre alla povera anima non vogliamo concedere in molti anni più di qualche ora e molte volte alla fine della vita!
455. Approfitta dunque, o figlia mia carissima, della vera luce che ti ha dato l'Altissimo per liberarti da un errore così pericoloso. Rinunzia ad ogni attaccamento ed amore per qualunque cosa terrena, non essere disordinatamente sollecita per il sostentamento della vita con il pretesto che ne hai bisogno e che il convento è povero. Quando poi ti occuperai di questo per quanto è necessario, fallo in modo tale che, quando ti venisse meno quello che desideri, tu non ti turbi, né lo brami con afflizione, quantunque ti sembri di farlo per il servizio di Dio, poiché tanto meno lo ami, quanto più pretendi di amare con lui altre cose. Al molto devi rinunziare come superfluo di cui non hai bisogno e che sarebbe delitto trattenere inutilmente. Il poco poi devi stimarlo poco, essendo stoltezza maggiore lasciarsi occupare il cuore da ciò che non vale niente e disturba molto. Se poi ottieni tutto ciò di cui a tuo giudizio credi aver bisogno, non sei veramente povera, poiché la povertà in senso proprio e rigoroso sta nell'aver meno di quello che è necessario e colui al quale niente manca si chiama ricco; ma l'aver di più, anziché ricchezza, è piuttosto inquietudine ed afflizione di spirito, come il bramarlo e custodirlo, senza farne uso, viene ad essere una specie di povertà che priva per di più di quiete e di riposo.
456. Voglio che tu abbia una libertà di spirito tale da non attaccarti a cosa alcuna, piccola o grande che sia, necessaria o superflua. Quanto a ciò che ti occorrerà per la vita corporale, devi accettare soltanto quanto è indispensabile per non morire, o per non vestire indecentemente; però il tuo abito sia il più povero e rattoppato e nel mangiare scegli il cibo più grossolano, senza ricerca di gusto particolare. Domanda piuttosto quello a cui senti maggiore avversione e che meno ti sollecita il gusto, cosicché ti venga dato ciò che non desideri e ti manchi ciò che più appetisci; in tal modo riuscirai ad operare in tutto la più grande perfezione.
457. Il voto di castità abbraccia la purezza dell'anima e quella del corpo, cosa facile a perdersi; a seconda del modo in cui si perde è difficile, o anche impossibile, riacquistarla. Questo gran tesoro è depositato in un castello con molte porte e finestre: se non sono ben custodite e difese non lo rendono sicuro. Figlia mia, per osservare questo voto con perfezione, è indispensabile che tu faccia un patto inviolabile con i tuoi sensi: essi devono muoversi soltanto per ciò che sarà loro ordinato dalla ragione e a gloria del Creatore. Morti i sentimenti, è cosa agevole sconfiggere i nemici, che solamente per mezzo di essi potrebbero vincerti, poiché i pensieri non si risvegliano, se per mezzo dei sensi non entrano nell'anima immagini che li fomentino. Tu non devi toccare, né guardare nessuno, non devi parlare a persona umana di qualsiasi condizione, tanto uomo che donna, né devi lasciar entrare nella tua fantasia le loro immagini. In questa cura vigilante, che molto ti raccomando, consiste la custodia della purezza che voglio da te; se ti occorrerà di dover parlare per carità o per obbedienza - solo per queste due ragioni devi trattare con le creature - fallo con severità, modestia e riservatezza.
458. Per ciò che riguarda la tua persona, vivi come pellegrina e forestiera nel mondo: povera, mortificata, tribolata, amando l'asprezza di ogni cosa temporale, senza desiderare riposo né comodità, come persona assente dalla sua casa, dalla propria patria, che viene condotta in campo contro forti nemici soltanto per faticare e combattere. Siccome tra questi nemici il più grave e pericoloso è la carne, ti conviene resistere alacremente alle tue passioni e, in esse, alle tentazioni del diavolo. Innalzati sopra te stessa e cerca un abitazione molto elevata, distante da ogni cosa terrena. Qui potrai vivere all'ombra di colui che desideri e nella sua protezione godere tranquillità e riposo vero. Abbandonati con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze al suo casto e santo amore; immaginati che per te più non esistano creature, se non in quanto ti aiutano ed obbligano ad amare e servire il Signore.
459. A colei che si chiama sposa di Cristo e lo è per professione, nessuna virtù deve mancare, specialmente la castità, perché è quella che più l'avvicina e rende simile al suo sposo. Essa la spiritualizza, l'alleggerisce della corruzione terrena, la solleva alla natura angelica rendendola in qualche modo perfino partecipe della natura divina. È' una virtù che abbellisce ed adorna tutte le altre, innalza il corpo ad uno stato più elevato, illumina la mente e conserva le anime nella loro nobiltà, superiore a tutto ciò che è corruttibile. Siccome questa virtù è un frutto speciale della redenzione, meritato dal mio santissimo Figlio sulla croce, dove tolse i peccati del mondo, viene perciò singolarmente detto che le vergini accompagnano e seguono l'Agnello.
460. Muro che difende la castità e tutte le altre virtù è il voto di clausura; è come l'incastonatura in cui esse si conservano e risplendono; è un privilegio del cielo per esimere le religiose, spose di Cristo, dai gravi e pericolosi tributi che la libertà del mondo paga al principe delle sue vanità. Mediante questo voto le religiose vivono in un sicuro porto, mentre le altre anime, nella tempesta dei pericoli, sono sbattute e minacciate di naufragio ad ogni passo. Godendo di tanti vantaggi la clausura non si deve reputare come un luogo angusto; ivi si aprono dinanzi alla religiosa i vasti campi della virtù e della conoscenza di Dio, delle sue infinite perfezioni, dei suoi misteri, nonché delle ammirabili opere che fece e fa per gli uomini. In questi campi estesi e spaziosi, l'anima può e deve espandersi e ricrearsi; solo quando non lo fa, la clausura, che è la maggiore delle libertà, le pare uno stretto carcere. Per te, figlia mia, non vi è altra estensione, né io voglio che tu ti restringa tanto da contentarti dei brevi limiti del mondo intero. Poggia in alto sulla sublime cima della conoscenza di Dio e del suo amore, dove solo puoi vivere in libertà senza confini né limiti che ti angustino; li conoscerai quanto stretto, vile e disprezzabile è tutto il creato.
461. A questa clausura obbligatoria del corpo, tu fa' di aggiungere quella dei tuoi sensi. Essi, così rafforzati, conserveranno la tua purezza interiore e con essa il fuoco del santuario, che sempre devi alimentare e custodire affinché non si estingua. Per lucrare il merito della clausura e custodire bene i tuoi sensi, non andar mai alla porta, né alla grata, né alla finestra; anzi, non ricordarti neppure che il convento ne abbia, se non per adempiere gli stretti doveri del tuo ufficio, o per ubbidienza. Non desiderare cosa alcuna, poiché non devi ottenerla, e non ti affaticare per ciò che non devi desiderare. Insomma, dalla tua riservatezza, circospezione e cautela, dipenderanno il tuo bene e la tua pace, il dar soddisfazione a me e il meritare per te l'abbondante frutto d'amore e di grazia, che desideri come premio.
13 novembre 1978 - L'UOMO CREATO PERFETTO, PER SUA COLPA SI E' IMMERSO NELLA RIBELLIONE
Mons. Ottavio Michelini
Scrivi figlio mio sono sempre Io Gesù che, dopo una meritata pausa ti dico di rimetterti al lavoro per la seconda volta, mia piccola penna spuntata.
L'Uomo, piccola ma stupenda sintesi dei tre regni dell'universo, vero " microcosmos ", non uscì dall'infinita Potenza Creatrice di Dio qual è oggi, ne uscì bello e perfetto col riflesso di un'anima, soffio della Potenza Divina e quindi libero e responsabile dei suoi atti e capace di dominare la materia e di spaziare negli orizzonti infiniti dell'eternità divina e di inoltrarsi e uscire dai confini della natura umana per raggiungere e toccare col suo spirito le infinite bellezze e gioie della Trinità Divina... e tutto questo, mentre era in attesa di poter entrare nella Casa del Padre Comune, il Paradiso.
Ma un giorno, il più triste fra tutti i giorni, fu sfiorato dall'oscurità dell'Inferno fatta di odio e di ribellione e, per sua colpa, fu immerso nella ribellione e nell'odio da cui mai ne sarebbe uscito se l'Amore di Dio Creatore non gli avesse assicurato la salvezza per opera di una Fanciulla Madre del Verbo eterno, Redentore dell'umanità.
Alla " promessa " fece seguito la " venuta " del Redentore
L'uomo bello, perfetto e felice cessò di essere tale quando toccato dalla colpa voluta, fu cacciato dalla sua luminosa dimora dando inizio al travaglio che l'accompagnerà per tutto il tempo della sua durata sulla Terra fino alla consumazione del tempi.
Come fu detto però Dio ebbe pietà di lui e non (p. 60) l'abbandonò, così alla " promessa " della Redenzione, fece seguito la " venuta " del Redentore, preceduto da una preparazione millenaria scritta per Volontà Divina con l'infallibile assistenza dello Spirito Santo, Luce e Guida sicura per tutti coloro che avessero voluto, amato e preferito la " Via " della salvezza a quella oscura della perdizione.
Ora se tu consideri la situazione attuale dell'umanità da un osservatorio neutrale, voglio dire se consideri l'attuale umanità spoglia da pregiudizi, tu vedi figlio mio una situazione tanto contrastante da quella che dovrebbe essere logicamente secondo il retto uso del lume della ragione e della Fede.
Gli aiuti divini della Redenzione di una abbondanza e ricchezza tale da superare ogni immaginazione infatti, dovrebbero incidere logicamente per il sopravvento del Bene sul Male, della pace sulla guerra, della Verità sull'errore e quindi a favore di un giudizio positivo, ma se guardi obbiettivamente qual è la realtà che vedi?
Perché gli uomini, i Cristiani e i Miei Ministri nonostante i mezzi potentissimi soprannaturali di cui possono disporre sono arrivati al caos attuale? perché figlio mio?
Cosciente e voluta rivolta a Dio
Non bastano a giustificare la situazione attuale della Chiesa e dei popoli la " ferita " inferta all'umanità all'inizio quindi la tendenza alle passioni e al male, né gli interventi delle forze oscure dell'Inferno, oltre questo vi è la responsabilità umana dei singoli e dei popoli; responsabilità che non bisogna affatto svalutare ma che è anzi necessario vedere fino in fondo per capire ciò che sta per accadere.
Dio è giusto e non permetterebbe mai una punizione non meritata, per questo l'ora della purificazione, annunciata fin dagli antichi tempi, è la schiacciante prova della responsabilità umana, e dei singoli e delle nazioni e della Chiesa, è la prova della cosciente e voluta rivolta a Dio. (p. 61)
Osserva figlio mio questa umanità nei suoi molteplici aspetti:
Osserva i mezzi di comunicazione che in genere sono mezzi di pervertimento; televisione, stampa, radio tutto è ormai putrido e col pretesto d'informare l'opinione pubblica la deformano e la corrompono dilagando il contagio del male, incoraggiando la violenza, la corruzione e operando la disgregazione del tessuto sociale;
chi può capire l'estensione del male fatta ai minorenni con la stampa pornografica introdotta nelle famiglie spesso dagli stessi genitori o da qualche " apostolo " del male per il semplice gusto del male;
guarda la prostituzione diventata oggi un fatto abituale come l'adulterio, l'aborto o come tanti altri peccati contro natura di cui si rivendica apertamente la legittimità servendosi proprio dei mezzi di comunicazione e del cinema che altro ormai non è se non una scuola di violenza, di furti e di rapine nonché di tanti altri mali;
osserva gli altri aspetti del corpo sociale come la moda eccitante la sensualità e causa di tanti peccati la cui gravità nessuno potrà mai comprendere veramente fino in fondo, moda che è entrata ovunque, accettata dalle famiglie e dalla Chiesa stessa per cui si è permesso perfino di portare in Chiesa minigonne e blujeans, mode veramente diaboliche dinnanzi alle quali si sono piegate le ginocchia pervenendo ai più iniqui compromessi;
osserva il mondo della Politica, che ha quasi sempre come leva la sete del potere e in cui la lealtà fa capolino poche volte e che non disdegna, pur di arrivare allo scopo, neppure il delitto e dove l'ipocrisia e la falsità regnano sovrane;
osserva il mondo dell'arte nelle sue varie manifestazioni, questa rispecchia sempre la fonte da cui scaturisce... e un corpo in piena putrefazione non può che emanare un nauseante lezzo; non potrà mai un uomo esprimere ciò che non ha o ciò che non sente, per questo le bizzarrie e le cose più strane sono il cosiddetto prodotto artistico di una società (p. 62) compenetrata dal materialismo, e che può esprimere il materialismo oggi se non un sempre deteriore materialismo?
Grande colpa della Chiesa il non essersi opposta che debolmente
Figlio mio potresti passare in rassegna tutti gli aspetti della vita moderna ma il quadro che ti si offrirebbe non cambierebbe affatto, Io però Gesù, voglio attrarre ancora un volta la tua attenzione sulla Mia Chiesa e sulla sua responsabilità nelle vicende della vita moderna.
Sua grande colpa è quella di non essersi opposta se non debolmente alla grande valanga del materialismo che altro non vuol dire se non Paganesimo;
la Chiesa " bambina " non cedé al materialismo pagano e ci diede i Martiri, la Chiesa attuale ha ceduto in tutto e ci sta dando disertori e traditori, eresie sopra eresie, mali sopra mali... ma per tutto questo nessuno può avanzare giustificazioni plausibili.
Nella Chiesa come nelle Nazioni della terra coloro che più ebbero perché maggiormente dotati di doni, sempre tenuto conto delle debite eccezioni, sono coloro che peggio risposero e quindi sono i più responsabili del processo di disintegrazione spirituale, morale, civile, artistica e letteraria.
Quanti uomini superbi e presuntuosi si ritengono artefici di una civiltà puramente materiale senza alcunché di spirituale, ma che importa all'uomo in cammino sulla terra dei supersonici, delle navicelle spaziali, della televisione a colori se poi lui, il " re del creato " finisce all'Inferno?
E' una realtà questa che l'uomo d'oggi, nella stolta cecità che lo pervade può irridere, ma è realtà che rimane in tutta la sua tragicità; questi uomini cosiddetti grandi non dovevano far progredire solo le cose materiali, ma " essi " dovevano progredire nelle Vie dello Spirito!
Che capovolgimento totale figlio mio; questi uomini veramente diabolici anziché sviluppare i valori morali, spirituali e artistici con un grande accanimento ne hanno fatto (p. 63) mezzi di pervertimento, di corruzione, di morte e di violenze di ogni natura... non uomini quindi ma solo mostri pervasi dallo spirito del male sempre però camuffato da parvenza di bene.
Ecco figlio mio, questi uomini, che in genere il mondo onora come dei benefattori, sono i più grandi nemici dell'umanità, sono " figli dell'Inferno ", dall'Inferno generati, protetti e organizzati nella chiesa creata dall'inestinguibile odio di Satana, questo è il più colossale imbroglio, il più colossale inganno teso all'umanità e alla mia Chiesa.
A questa luce si potrà meglio capire un giorno l'ora della purificazione.
Ora basta, ti benedico e come sempre ti dico donami il tuo amore; prega e ripara.
(p. 64)