Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

I mezzi migliori per ottenere un progresso spiri­tuale sono la preghiera e la lettura spirituale. Tolle et lege (prendi e leggi) fu detto a Sant'Agostino e, dopo aver letto, l'intera sua vita subì un completo cambia­mento. Così accadde anche a Sant'Ignazio, soldato fe­rito, quando lesse le vite dei santi. Quanto spesso noi stessi abbiamo trovato la luce che penetrava nelle no­stre anime durante la lettura spirituale! Tommaso da Kempis scrive: “ Allora prendi in mano un libro come Simeone, quell'uomo giusto, prese tra le sue braccia Gesù bambino; e quando avrai finito, chiudi il libro e rendi grazie per ogni parola che esce dalla bocca di Dio, perché nel campo del Signore hai trovato un te­soro nascosto ”. San Bernardo dice: “ Cerca non tanto di cogliere il significato, quanto di gustare ciò che hai letto. Non lasciamoci morire di fame in mezzo all'ab­bondanza! ”. Vi è infatti poco profitto nella lettura se non leggiamo bene. La lettura spirituale è uno degli esercizi e dei doveri spirituali più preziosi, tanto che nessuno si può permettere di trascurarlo. Quando scegliete un libro, non prendete qualcosa che è al di sopra delle vostre capacità , ma sceglietene sempre uno che sia in grado di darvi il maggiore profitto spiri­tuale. (Madre Teresa di Calcutta)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 33° settimana del tempo ordinario (Santa Cecilia)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 7

1Non giudicate, per non essere giudicati;2perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati.3Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio?4O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave?5Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.

6Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.

7Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto;8perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.9Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra?10O se gli chiede un pesce, darà una serpe?11Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!

12Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti.

13Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa;14quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!

15Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci.16Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi?17Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi;18un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni.19Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco.20Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere.

21Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.22Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome?23Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità.
24Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia.25Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia.26Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia.27Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande".
28Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle restarono stupite del suo insegnamento:29egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi.


Secondo libro dei Re 5

1Nàaman, capo dell'esercito del re di Aram, era un personaggio autorevole presso il suo signore e stimato, perché per suo mezzo il Signore aveva concesso la vittoria agli Aramei. Ma questo uomo prode era lebbroso.2Ora bande aramee in una razzia avevano rapito dal paese di Israele una giovinetta, che era finita al servizio della moglie di Nàaman.3Essa disse alla padrona: "Se il mio signore si rivolgesse al profeta che è in Samaria, certo lo libererebbe dalla lebbra".4Nàaman andò a riferire al suo signore: "La giovane che proviene dal paese di Israele ha detto così e così".5Il re di Aram gli disse: "Vacci! Io invierò una lettera al re di Israele". Quegli partì, prendendo con sé dieci talenti d'argento, seimila sicli d'oro e dieci vestiti.6Portò la lettera al re di Israele, nella quale si diceva: "Ebbene, insieme con questa lettera ho mandato da te Nàaman, mio ministro, perché tu lo curi dalla lebbra".7Letta la lettera, il re di Israele si stracciò le vesti dicendo: "Sono forse Dio per dare la morte o la vita, perché costui mi mandi un lebbroso da guarire? Sì, ora potete constatare chiaramente che egli cerca pretesti contro di me".
8Quando Eliseo, uomo di Dio, seppe che il re si era stracciate le vesti, mandò a dire al re: "Perché ti sei stracciate le vesti? Quell'uomo venga da me e saprà che c'è un profeta in Israele".9Nàaman arrivò con i suoi cavalli e con il suo carro e si fermò alla porta della casa di Eliseo.10Eliseo gli mandò un messaggero per dirgli: "Va', bagnati sette volte nel Giordano: la tua carne tornerà sana e tu sarai guarito".11Nàaman si sdegnò e se ne andò protestando: "Ecco, io pensavo: Certo, verrà fuori, si fermerà, invocherà il nome del Signore suo Dio, toccando con la mano la parte malata e sparirà la lebbra.12Forse l'Abana e il Parpar, fiumi di Damasco, non sono migliori di tutte le acque di Israele? Non potrei bagnarmi in quelli per essere guarito?". Si voltò e se ne partì adirato.13Gli si avvicinarono i suoi servi e gli dissero: "Se il profeta ti avesse ingiunto una cosa gravosa, non l'avresti forse eseguita? Tanto più ora che ti ha detto: bagnati e sarai guarito".14Egli, allora, scese e si lavò nel Giordano sette volte, secondo la parola dell'uomo di Dio, e la sua carne ridivenne come la carne di un giovinetto; egli era guarito.
15Tornò con tutto il seguito dall'uomo di Dio; entrò e si presentò a lui dicendo: "Ebbene, ora so che non c'è Dio su tutta la terra se non in Israele". Ora accetta un dono dal tuo servo".16Quegli disse: "Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò". Nàaman insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò.17Allora Nàaman disse: "Se è no, almeno sia permesso al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne portano due muli, perché il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dèi, ma solo al Signore.18Tuttavia il Signore perdoni il tuo servo se, quando il mio signore entra nel tempio di Rimmòn per prostrarsi, si appoggia al mio braccio e se anche io mi prostro nel tempio di Rimmòn, durante la sua adorazione nel tempio di Rimmòn; il Signore perdoni il tuo servo per questa azione".19Quegli disse: "Va' in pace". Partì da lui e fece un bel tratto di strada.
20Ghecazi, servo dell'uomo di Dio Eliseo, disse fra sé: "Ecco, il mio signore è stato tanto generoso con questo Nàaman arameo da non prendere quanto egli aveva portato; per la vita del Signore, gli correrò dietro e prenderò qualche cosa da lui".21Ghecazi inseguì Nàaman. Questi, vedendolo correre verso di sé, scese dal carro per andargli incontro e gli domandò: "Tutto bene?".22Quegli rispose: "Tutto bene. Il mio signore mi ha mandato a dirti: Ecco, proprio ora, sono giunti da me due giovani dalle montagne di Èfraim, da parte dei figli dei profeti. Dammi per essi un talento d'argento e due vestiti".23Nàaman disse: "È meglio che tu prenda due talenti" e insistette con lui. Legò due talenti d'argento in due sacchi insieme con due vestiti e li diede a due dei suoi giovani, che li portarono davanti a Ghecazi.24Giunto all'Ofel, questi prese dalle loro mani il tutto e lo depose in casa, quindi rimandò gli uomini, che se ne andarono.25Poi egli andò a presentarsi al suo padrone. Eliseo gli domandò: "Ghecazi, da dove vieni?". Rispose: "Il tuo servo non è andato in nessun luogo".26Quegli disse: "Non era forse presente il mio spirito quando quell'uomo si voltò dal suo carro per venirti incontro? Era forse il tempo di accettare denaro e di accettare abiti, oliveti, vigne, bestiame minuto e grosso, schiavi e schiave?27Ma la lebbra di Nàaman si attaccherà a te e alla tua discendenza per sempre". Egli si allontanò da Eliseo, bianco come la neve per la lebbra.


Proverbi 23

1Quando siedi a mangiare con un potente,
considera bene che cosa hai davanti;
2mettiti un coltello alla gola,
se hai molto appetito.
3Non desiderare le sue ghiottonerie,
sono un cibo fallace.
4Non affannarti per arricchire,
rinunzia a un simile pensiero;
5appena vi fai volare gli occhi sopra,
essa già non è più:
perché mette ali come aquila
e vola verso il cielo.
6Non mangiare il pane di chi ha l'occhio cattivo
e non desiderare le sue ghiottonerie,
7perché come chi calcola fra di sé, così è costui;
ti dirà: "Mangia e bevi",
ma il suo cuore non è con te.
8Il boccone che hai mangiato rigetterai
e avrai sprecato le tue parole gentili.
9Non parlare agli orecchi di uno stolto,
perché egli disprezzerà le tue sagge parole.
10Non spostare il confine antico,
e non invadere il campo degli orfani,
11perché il loro vendicatore è forte,
egli difenderà la loro causa contro di te.
12Piega il cuore alla correzione
e l'orecchio ai discorsi sapienti.
13Non risparmiare al giovane la correzione,
anche se tu lo batti con la verga, non morirà;
14anzi, se lo batti con la verga,
lo salverai dagli inferi.
15Figlio mio, se il tuo cuore sarà saggio,
anche il mio cuore gioirà.
16Esulteranno le mie viscere,
quando le tue labbra diranno parole rette.
17Il tuo cuore non invidi i peccatori,
ma resti sempre nel timore del Signore,
18perché così avrai un avvenire
e la tua speranza non sarà delusa.
19Ascolta, figlio mio, e sii saggio
e indirizza il cuore per la via retta.
20Non essere fra quelli che s'inebriano di vino,
né fra coloro che son ghiotti di carne,
21perché l'ubriacone e il ghiottone impoveriranno
e il dormiglione si vestirà di stracci.
22Ascolta tuo padre che ti ha generato,
non disprezzare tua madre quando è vecchia.
23Acquista il vero bene e non cederlo,
la sapienza, l'istruzione e l'intelligenza.
24Il padre del giusto gioirà pienamente
e chi ha generato un saggio se ne compiacerà.
25Gioisca tuo padre e tua madre
e si rallegri colei che ti ha generato.
26Fa' bene attenzione a me, figlio mio,
e tieni fisso lo sguardo ai miei consigli:
27una fossa profonda è la prostituta,
e un pozzo stretto la straniera.
28Essa si apposta come un ladro
e aumenta fra gli uomini il numero dei perfidi.
29Per chi i guai? Per chi i lamenti?
Per chi i litigi? Per chi i gemiti?
A chi le percosse per futili motivi? A chi gli occhi rossi?
30Per quelli che si perdono dietro al vino
e vanno a gustare vino puro.
31Non guardare il vino quando rosseggia,
quando scintilla nella coppa
e scende giù piano piano;
32finirà con il morderti come un serpente
e pungerti come una vipera.
33Allora i tuoi occhi vedranno cose strane
e la tua mente dirà cose sconnesse.
34Ti parrà di giacere in alto mare
o di dormire in cima all'albero maestro.
35"Mi hanno picchiato, ma non sento male.
Mi hanno bastonato, ma non me ne sono accorto.
Quando mi sveglierò? Ne chiederò dell'altro".


Salmi 87

1'Dei figli di Core. Salmo. Canto.'

Le sue fondamenta sono sui monti santi;
2il Signore ama le porte di Sion
più di tutte le dimore di Giacobbe.
3Di te si dicono cose stupende,
città di Dio.
4Ricorderò Raab e Babilonia fra quelli che mi conoscono;
ecco, Palestina, Tiro ed Etiopia:
tutti là sono nati.
5Si dirà di Sion: "L'uno e l'altro è nato in essa
e l'Altissimo la tiene salda".

6Il Signore scriverà nel libro dei popoli:
"Là costui è nato".
7E danzando canteranno:
"Sono in te tutte le mie sorgenti".


Geremia 4

1"Se vuoi ritornare, o Israele - dice il Signore -
a me dovrai ritornare.
Se rigetterai i tuoi abomini,
non dovrai più vagare lontano da me.
2Il tuo giuramento sarà: Per la vita del Signore,
con verità, rettitudine e giustizia.
Allora i popoli si diranno benedetti da te
e di te si vanteranno".
3Dice il Signore
agli uomini di Giuda e a Gerusalemme:
"Dissodatevi un terreno incolto
e non seminate fra le spine.
4Circoncidetevi per il Signore,
circoncidete il vostro cuore,
uomini di Giuda e abitanti di Gerusalemme,
perché la mia ira non divampi come fuoco
e non bruci senza che alcuno la possa spegnere,
a causa delle vostre azioni perverse.

5Annunziatelo in Giuda,
fatelo udire a Gerusalemme;
suonate la tromba nel paese,
gridate a piena voce e dite:
Radunatevi ed entriamo
nelle città fortificate.
6Alzate un segnale verso Sion;
fuggite, non indugiate,
perché io mando da settentrione una sventura
e una grande rovina.
7Il leone è balzato dalla boscaglia,
il distruttore di nazioni
si è mosso dalla sua dimora
per ridurre la tua terra a una desolazione:
le tue città saranno distrutte,
non vi rimarranno abitanti.
8Per questo vestitevi di sacco,
lamentatevi e alzate grida,
perché non si è allontanata
l'ira ardente del Signore da noi.
9E in quel giorno
- dice il Signore -
verrà meno il coraggio del re
e il coraggio dei capi;
i sacerdoti saranno costernati
e i profeti resteranno stupiti.
10Essi diranno: Ah, Signore Dio,
hai dunque del tutto ingannato
questo popolo e Gerusalemme,
quando dicevi: Voi avrete pace,
mentre una spada giunge fino alla gola".
11In quel tempo si dirà:
a questo popolo e a Gerusalemme:
"Il vento ardente delle dune soffia dal deserto
verso la figlia del mio popolo,
non per vagliare, né per mondare il grano.
12Un vento minaccioso si alza al mio ordine.
Ora, anch'io voglio pronunziare
contro di essi la condanna".
13Ecco, egli sale come nubi
e come un turbine sono i suoi carri,
i suoi cavalli sono più veloci delle aquile.
Guai a noi che siamo perduti!
14Purifica il tuo cuore dalla malvagità, Gerusalemme,
perché possa uscirne salva.
Fino a quando albergheranno in te
pensieri d'iniquità?

15Ecco, una voce reca la notizia da Dan,
si annunzia la sventura dalle montagne di Efraim.
16Annunziatelo alle genti,
fatelo sapere a Gerusalemme.
Gli assedianti vengono da una terra lontana,
mandano urla contro le città di Giuda.
17Come custodi d'un campo l'anno circondata,
perché si è ribellata contro di me. Oracolo del Signore.
18La tua condotta e le tue azioni
ti hanno causato tutto ciò.
Questo il guadagno della tua malvagità; com'è amaro!
Ora ti penetra fino al cuore.
19Le mie viscere, le mie viscere! Sono straziato.
Le pareti del mio cuore!
Il cuore mi batte forte;
non riesco a tacere,
perché ho udito uno squillo di tromba,
un fragore di guerra.
20Si annunzia rovina sopra rovina:
tutto il paese è devastato.
A un tratto sono distrutte le mie tende,
in un attimo i miei padiglioni.
21Fino a quando dovrò vedere segnali
e udire squilli di tromba?
22"Stolto è il mio popolo:
non mi conoscono,
sono figli insipienti,
senza intelligenza;
sono esperti nel fare il male,
ma non sanno compiere il bene".
23Guardai la terra ed ecco solitudine e vuoto,
i cieli, e non v'era luce.
24Guardai i monti ed ecco tremavano
e tutti i colli ondeggiavano.
25Guardai ed ecco non c'era nessuno
e tutti gli uccelli dell'aria erano volati via.
26Guardai ed ecco la terra fertile era un deserto
e tutte le sue città erano state distrutte
dal Signore e dalla sua ira ardente.
27Poiché dice il Signore:
"Devastato sarà tutto il paese;
io compirò uno sterminio.
28Pertanto la terra sarà in lutto
e i cieli lassù si oscureranno,
perché io l'ho detto e non me ne pento,
l'ho stabilito e non ritratterò".
29Per lo strepito di cavalieri e di arcieri
ogni città è in fuga,
vanno nella folta boscaglia
e salgono sulle rupi.
Ogni città è abbandonata,
non c'è rimasto un sol uomo.
30E tu, devastata, che farai?
Anche se ti vestissi di scarlatto,
ti adornassi di fregi d'oro
e ti facessi gli occhi grandi con il bistro,
invano ti faresti bella.
I tuoi amanti ti disprezzano;
essi vogliono la tua vita.
31Sento un grido come di donna nei dolori,
un urlo come di donna al primo parto,
è il grido della figlia di Sion,
che spasima e tende le mani:
"Guai a me! Sono affranta,
affranta per tutti gli uccisi".


Apocalisse 3

1All'angelo della Chiesa di Sardi scrivi:
Così parla Colui che possiede i sette spiriti di Dio e le sette stelle: Conosco le tue opere; ti si crede vivo e invece sei morto.2Svegliati e rinvigorisci ciò che rimane e sta per morire, perché non ho trovato le tue opere perfette davanti al mio Dio.3Ricorda dunque come hai accolto la parola, osservala e ravvediti, perché se non sarai vigilante, verrò come un ladro senza che tu sappia in quale ora io verrò da te.4Tuttavia a Sardi vi sono alcuni che non hanno macchiato le loro vesti; essi mi scorteranno in vesti bianche, perché ne sono degni.5Il vincitore sarà dunque vestito di bianche vesti, non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma lo riconoscerò davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli.6Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese.

7All'angelo della Chiesa di Filadelfia scrivi:

Così parla il Santo, il Verace,
Colui che ha 'la chiave di Davide:
quando egli apre nessuno chiude,
e quando chiude nessuno apre'.

8Conosco le tue opere. Ho aperto davanti a te una porta che nessuno può chiudere. Per quanto tu abbia poca forza, pure hai osservato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome.9Ebbene, ti faccio dono di alcuni della sinagoga di satana - di quelli che si dicono Giudei, ma mentiscono perché non lo sono -: li farò venire perché si prostrino ai tuoi piedi e sappiano che io ti ho amato.10Poiché hai osservato con costanza la mia parola, anch'io ti preserverò nell'ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra.11Verrò presto. Tieni saldo quello che hai, perché nessuno ti tolga la corona.12Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più. Inciderò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che discende dal cielo, da presso il mio Dio, insieme con il mio nome nuovo.13Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese.

14All'angelo della Chiesa di Laodicèa scrivi:
Così parla l'Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio:15Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo!16Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca.17Tu dici: "Sono ricco, mi sono arricchito; non ho bisogno di nulla", ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo.18Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, vesti bianche per coprirti e nascondere la vergognosa tua nudità e collirio per ungerti gli occhi e ricuperare la vista.19Io tutti quelli che amo li rimprovero e li castigo. Mostrati dunque zelante e ravvediti.20Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me.21Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono.22Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese.


Capitolo XXII: La meditazione della miseria umana

Leggilo nella Biblioteca

1. Dovunque tu sia e dovunque ti volga, sei sempre misera cosa; a meno che tu non ti volga tutto a Dio. Perché resti turbato quando le cose non vanno secondo la tua volontà e il tuo desiderio? Chi è colui che tutto ha secondo il suo beneplacito? Non io, non tu, né alcun altro su questa terra. Non c'è persona al mondo, anche se è un re o un papa, che non abbia qualche tribolazione o afflizione. E chi è dunque che ha la parte migliore? Senza dubbio colui che è capace di sopportare qualche male per amore di Dio. Dice molta gente, debole e malata nello spirito: guarda che vita beata conduce quel tale; come è ricco e grande, come è potente e come è salito in alto! Ma, se poni mente ai beni eterni, vedrai che tutte queste cose passeggere sono un nulla, anzi qualcosa di molto insicuro e particolarmente gravoso, giacché le cose temporali non si possono avere senza preoccupazioni e paure. Per la felicità non occorre che l'uomo possieda beni terreni in sovrabbondanza; basta averne una modesta quantità, giacché la vita di quaggiù è veramente una misera cosa. Quanto più uno desidera elevarsi spiritualmente, tanto più la vita presente gli appare amara, perché constata pienamente le deficienze dovute alla corrotta natura umana. Invero mangiare, bere, star sveglio, dormire, riposare, lavorare, e dover soggiacere alle altre necessità che ci impone la nostra natura, tutto ciò, in realtà, è una miseria grande e un dolore per l'uomo religioso; il quale amerebbe essere sciolto e libero da ogni peccato. In effetti l'uomo che vive interiormente si sente schiacciato, come sotto un peso, dalle esigenze materiali di questo mondo; ed è perciò che il profeta prega fervorosamente di essere liberato, dicendo: "Signore, toglimi da queste necessità" (Sal 24,17).  

2. Guai a quelli che non riconoscono la loro miseria. Guai, ancor più, a quelli che amano questa vita miserabile e destinata a finire; una vita alla quale tuttavia certa gente - anche se, lavorando o elemosinando, mette insieme appena appena il necessario - si abbarbica, come se potesse restare quaggiù in eterno, senza darsi pensiero del regno di Dio. Gente pazza, interiormente priva di fede; gente sommersa dalle cose terrene, tanto da gustare solo ciò che è materiale. Alla fine, però, constateranno, con pena, quanto poco valessero - anzi come fossero un nulla - le cose che avevano amato. Ben diversamente, i santi di Dio, e tutti i devoti amici di Cristo; essi non andavano dietro ai piaceri del corpo o a ciò che rende fiorente questa vita mortale. La loro anelante tensione e tutta la loro speranza erano per i beni eterni; il loro desiderio - per non essere tratti al basso dall'attaccamento alle cose di quaggiù - si elevava interamente alle cose invisibili, che non vengono meno. O fratello, non perdere la speranza di progredire spiritualmente; ecco, ne hai il tempo e l'ora. Perché, dunque, vuoi rimandare a domani il tuo proposito? Alzati, e comincia all'istante, dicendo: è questo il momento di agire; è questo il momento di combattere; è questo il momento giusto per correggersi. Quando hai dolori e tribolazioni, allora è il momento per farti dei meriti. Giacché occorre che tu passi attraverso il "fuoco e l'acqua" prima di giungere nel refrigerio (Sal 65,12). E se non farai violenza a te stesso, non vincerai i tuoi vizi. Finché portiamo questo fragile corpo, non possiamo essere esenti dal peccato, né vivere senza molestie e dolori. Ben vorremmo aver tregua da ogni miseria; ma avendo perduto, a causa del peccato, la nostra innocenza, abbiamo perduto quaggiù anche la vera felicità. Perciò occorre che manteniamo in noi una ferma pazienza, nell'attesa della misericordia divina, "fino a che sia scomparsa l'iniquità di questo mondo" (Sal 56,2) e le cose mortali "siano assunte dalla vita eterna" (2Cor 5,4).  

3. Tanto è fragile la natura umana che essa pende sempre verso il vizio. Ti accusi oggi dei tuoi peccati e domani commetti di nuovo proprio ciò di cui ti sei accusato. Ti proponi oggi di guardarti dal male, e dopo un'ora agisci come se tu non ti fossi proposto nulla. Ben a ragione, dunque, possiamo umiliarci; né mai possiamo avere alcuna buona opinione di noi stessi, perché siamo tanto deboli e instabili. Inoltre, può andare rapidamente perduto per negligenza ciò che a stento, con molta fatica, avevamo alla fine raggiunto, per grazia di Dio. E che cosa sarà di noi alla fine, se così presto ci prende la tiepidezza? Guai a noi, se pretendessimo di riposare tranquillamente, come se già avessimo raggiunto pace e sicurezza, mentre, nella nostra vita, non si vede neppure un indizio di vera santità. Occorrerebbe che noi fossimo di nuovo plasmati, quasi in un buon noviziato, a una vita irreprensibile; in tal modo potremo sperare di raggiungere un certo miglioramento e di conseguire un maggior profitto spirituale.


LETTERA 243: Agostino a Leto, tentato di abbandonare la via della perfezione, ricorda come devono comportarsi le reclute di Cristo.

Lettere - Sant'Agostino

Leggilo nella Biblioteca

Scritta dopo il 395.

Agostino a Leto, tentato di abbandonare la via della perfezione, ricorda come devono comportarsi le reclute di Cristo (secondo gl'insegnamenti del medesimo) (nn. 1-5; 9) esortandolo a non anteporre l'amore della madre e dei parenti a quello di Dio (nn. 4; 6-8), a continuare a portare la croce provvedendo prima alle necessità della famiglia (nn. 11-12).

AGOSTINO SALUTA NEL SIGNORE IL DILETTISSIMO SIGNORE E AMATISSIMO FRATELLO LETO

I doveri delle reclute di Cristo.

1. Ho letto la lettera da te inviata ai fratelli; in ciò sei stato spinto dal desiderio d'essere consolato poiché l'inizio della tua vita di perfezione è travagliato da molte prove. In essa fai capire che desideri una mia lettera. Mi sono addolorato insieme con te, fratello, e non ho potuto esimermi dallo scriverti per non rifiutare non solo al tuo, ma anche al mio desiderio ciò che capivo essere mio dovere di carità. Se dunque ti professi una recluta di Cristo, non disertare il suo campo, ove tu devi anche edificare la torre di cui parla il Signore nel Vangelo 1. Se infatti starai saldo nell'interno di essa, combattendo con le armi della parola di Dio, da nessuna parte potranno penetrare nel tuo cuore tentazioni d'alcuna specie, anzi, dall'alto di essa, i colpi scagliati contro il nemico lo colpiranno con forza maggiore, mentre quelli che si vedono in anticipo venire contro verranno evitati al riparo d'un baluardo tanto sicuro. Rifletti inoltre che nostro Signor Gesù Cristo, pur essendo il nostro re, tuttavia, grazie alla natura comune che ha con noi, per cui s'è degnato d'essere anche nostro fratello, ha chiamati re i suoi soldati ed ha ammonito ciascuno di noi che per tener testa in battaglia a un re che ha ventimila uomini, deve essere in grado di schierarne diecimila 2.

L'insegnamento di Cristo riguardo ai suoi seguaci.

2. Ma fa' attenzione a cosa disse il Signore prima di esporre le similitudini della torre e del re per esortarci: Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, sua moglie, i suoi figli, i suoi fratelli, le sue sorelle e perfino la sua stessa vita, non può essere mio discepolo; e se non porterà la sua croce e non verrà dietro a me, non può essere mio discepolo. Di poi soggiunse: Chi di voi, volendo edificare una torre, non si mette prima al tavolino e fa il preventivo al fine di vedere se ha il denaro necessario per portarla a termine ed evitare che, non potendo terminarla, tutti i passanti vedendola non si mettano a dire: " Costui ha cominciato a costruire ma non ce l'ha fatta a finire "? Oppure chi è quel re che, partendo per la guerra contro un altro re, prima non si mette al tavolino per esaminare se gli è possibile con soli diecimila soldati tener testa a colui che gli viene incontro con ventimila? In caso contrario, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per chiedergli le condizioni di pace 3. A quale scopo mirano queste similitudini lo manifestò abbastanza chiaramente nella conclusione, poiché disse: Così dunque, chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi beni, non può essere mio discepolo 4.

Preferire Dio ai beni temporali e ai parenti.

3. Per conseguenza le spese occorrenti a costruire la torre e i diecimila soldati capaci di tener testa all'altro re che ne dispone di ventimila, non significano altro se non che ciascuno deve rinunciare ai suoi beni. Il preambolo del discorso concorda con la conclusione. Nel fatto per cui ciascuno rinuncia ai propri beni è compreso anche quello di odiare il padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita. Tutte queste cose, infatti, sono come beni particolari di ciascuno e sono, per lo più, d'impaccio e d'ostacolo per entrare in possesso, non già dei beni esclusivi di ciascuno, che sono destinati a passare col tempo, bensì dei beni comuni a tutti ed eterni. Per il fatto, per esempio, che una donna è tua madre, per ciò stesso non è certo la mia. Si tratta quindi d'un bene temporale e passeggero, come appunto puoi constatare ch'è già passato il fatto d'averti concepito, d'averti portato nel seno, d'averti dato alla luce e d'averti allattato. Per il fatto invece ch'essa è sorella in Cristo lo è non solo per te, ma anche per me e per tutti coloro ai quali è promessa l'unica eredità del cielo e hanno Dio per padre e Cristo per fratello, in virtù dell'amore che ci unisce in una sola famiglia 5. Questi, sì, sono i beni eterni e non si consumano per l'ingiuria del tempo; sono i beni che tanto più sicuramente speriamo di possedere, quanto meno predichiamo che si possono ottenere per diritto privato piuttosto che per diritto pubblico.

L'amore carnale della madre ostacolo alla perfezione cristiana.

4. Puoi comprendere assai facilmente questa verità a proposito di tua madre. Perché mai infatti essa ti tiene come avvolto in una rete e, dopo averti trattenuto dalla corsa intrapresa, cerca di farti tornare indietro e di farti incamminare per vie storte, se non perché è la tua propria madre? Poiché, per il fatto d'essere sorella di tutti coloro i quali hanno per padre Dio e per madre la Chiesa, essa non è d'ostacolo né a me, né a te, né ad alcun altro dei nostri fratelli che l'amano non già con un affetto particolare come l'ami tu nella tua propria famiglia, ma con un affetto comune con cui l'amano nella famiglia di Dio. Il fatto dunque che tu sei unito a lei anche dai vincoli del sangue dovrebbe darti la possibilità di parlarle con maggiore familiarità e di provvedere con maggior facilità a far sì che sia recisa in essa la radice del suo affetto disordinato verso di te, perché non dia al fatto d'averti generato più importanza che non a quello d'essere stata generata come te dalla Chiesa. Quanto poi ho detto di tua madre deve intendersi anche di tutti gli altri congiunti. La stessa cosa deve pensare ciascuno a proposito della propria anima per odiare in se stesso l'affetto egoistico che ognuno ha verso di sé, ch'è solo passeggero, e per amare piuttosto ciò che forma una sola famiglia spirituale, di cui è stato detto: (I primi Cristiani) formavano un cuore solo e un'anima sola protesi verso Dio 6. La tua anima così non è più tua, ma di tutti i fratelli e anche le loro anime sono tue, o meglio, le loro anime insieme alla tua non formano più se non un'anima sola, l'unica anima di Cristo, per la quale si canta, nel Salmo, che sia salvato dal potere del cane 7. Con tali sentimenti si arriva assai facilmente fino al disprezzo della morte.

Che vuol dire: Chi non odia la propria vita ecc.

5. I genitori poi non devono adirarsi contro il Signore che ci ordina di odiarli, dal momento che la medesima cosa ci viene ordinata riguardo all'anima nostra 8. Poiché, allo stesso modo che ora ci viene ordinato di odiare l'anima e i genitori per amore di Cristo, così può applicarsi molto bene anche ai genitori ciò che in un altro passo il Signore dice dell'anima: Chi ama la propria anima, la perderà 9. Dirò anzi senza esitazione: " Chi ama i propri genitori, li perderà", poiché riguardo all'anima usò in quel passo odierà come in questo perderà. Ma questo precetto di " perdere " la nostra anima non significa che dobbiamo ucciderci, cosa che sarebbe un delitto imperdonabile, ma significa che dobbiamo estirpare dall'anima l'affetto carnale, impedimento, questo, per la vita futura, a causa del quale si ama la vita presente: questo infatti vuol dire l'espressione evangelica " odierà la propria anima " e " la perderà "; ma ciò si compie amando, dal momento che nel medesimo precetto (Cristo) ricorda molto chiaramente il frutto che consiste nel guadagnare la propria anima, dicendo: Chi l'avrà perduta in questo mondo, la troverà per la vita eterna. Allo stesso modo, con tutta ragione, dei genitori si può dire che, se uno li ama, li perde non già uccidendoli come fanno i parricidi, ma in modo che chi li ama, animato da spirito di pietà e di fede, colpisca con la spada della parola di Dio e uccida il loro affetto carnale, col quale tentano d'impastoiare se stessi e i propri figli nei lacci del mondo, e faccia vivere in essi il vero amore cristiano in virtù del quale sono fratelli e insieme coi loro figli temporali riconoscono come genitori eterni Dio e la Chiesa.

Doveri d'una madre cristiana verso i figli.

6. Ecco: tu ti senti attratto dall'amore della verità e da quello di conoscere e scrutare la volontà di Dio nelle Sacre Scritture; ti senti attratto dal sentimento del dovere di predicare il Vangelo. Il Signore ci dà il segnale di vegliare nel suo accampamento, di costruire la torre dalla quale essere in grado di scorgere e respingere il nemico della vita eterna. La tromba celeste fa correre il soldato di Cristo alla battaglia mentre invece è trattenuto dalla madre, del tutto diversa da quella dei Maccabei e nemmeno simile alle madri spartane 10, delle quali è stato tramandato che, molto più insistentemente e più ardentemente dello strepito delle trombe, incitavano i propri figli ai combattimenti guerreschi affinché versassero il sangue per la patria terrena 11. Ora, tua madre che non ti permette d'allontanarti dalle occupazioni mondane, perché tu possa apprendere la vera vita, mostra a sufficienza che non ti permetterebbe assolutamente d'abbandonare il mondo per affrontare la morte qualora fosse necessario.

L'amore cristiano verso i genitori.

7. Ma che cosa dice essa? Quali sono i motivi addotti da essa? Forse i dieci mesi in cui sei stato come un peso nel suo seno, i dolori del parto e le fatiche per allevarti? Sono proprio queste ragioni che tu devi distruggere con la parola salvifica, è questo attaccamento a tua madre che tu devi distruggere per ritrovarla nella vita eterna 12. Queste cose ricordati di odiare nei suoi riguardi, se veramente le vuoi bene, se davvero sei una recluta di Cristo, se hai posto le fondamenta della torre, perché i passanti non abbiano a dire: Costui ha cominciato una fabbrica, ma non ha potuto terminarla 13! Un tale affetto è carnale e risente ancora dell'uomo vecchio 14. La milizia cristiana ci esorta a sopprimere in noi e nei nostri cari questo affetto carnale, senza tuttavia divenire ingrati verso i genitori e senza schernire quei medesimi benefici già elencati fattici dai genitori col metterci al mondo, col prendersi cura di noi e allevarci. Bisogna anzi che ognuno di noi conservi un amore filiale verso i genitori e che queste attenzioni abbiano luogo quando non ci chiamano doveri più importanti.

I diritti d'una madre e quelli della Chiesa.

8. La Chiesa tua madre è anche madre della tua mamma. È stata essa a concepirvi da Cristo, essa a partorirvi col sangue dei martiri, a generarvi per la luce eterna; è stata ed è essa a nutrirvi col latte della fede; e mentre essa vi prepara un alimento più solido, vede con orrore che volete restare a vagire come poppanti privi di denti. Questa madre, diffusa su tutta la terra, è turbata dagli assalti dell'errore, tanto vari e molteplici, che i suoi figli abortivi non esitano ormai d'insorgere contro di lei e di farle guerra con armi micidiali. Oltre a ciò essa si affligge anche per l'infingardaggine e la pigrizia di tanti suoi figli, che sono ancora dentro il suo seno, e nel vedere molti suoi membri raffreddarsi in parecchi luoghi ed essa diventare meno capace d'aiutare i piccoli. Da chi può venirle il giusto e doveroso aiuto, ch'essa reclama, se non da altri figli e da altri suoi membri al cui numero anche tu appartieni? Forse che abbandonandola nelle sue necessità, vuoi dare ascolto solo ai richiami della carne? Non ti fa essa risonare alle orecchie i suoi rimproveri molto più accorati? Non ti mostra forse un seno più caro e mammelle piene di alimento celeste? A ciò aggiungi l'incarnazione del suo sposo affinché tu non rimanessi attaccato alle cose carnali; aggiungi tutti i patimenti che ti rinfaccia tua madre e che il Verbo eterno prese per sé affinché tu non rimanessi impigliato in essi; aggiungi gli scherni, i flagelli e la morte, anzi la morte sopra una croce 15.

Come Cristo si comportò con la propria madre.

9. Concepito come sei in virtù di tali princìpi soprannaturali e generato da Gesù Cristo e dalla Chiesa per una vita nuova, tu languisci e ti struggi per l'uomo vecchio 16! Ma è mai possibile? Non aveva forse il tuo Capo anche lui una madre terrena? Eppure quando a lui che stava compiendo azioni divine, andarono a riferire che c'era sua madre, egli rispose: Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli? E, stendendo la mano verso i suoi discepoli, affermò che non appartiene alla sua parentela se non chi fa la volontà del Padre suo 17. Nel numero di tali persone l'affettuoso (figlio) incluse senza dubbio anche la sua stessa (madre) Maria, poiché anch'essa faceva la volontà del Padre. In tal modo l'ottimo e divino Maestro rigettò il nome della madre, che gli era stato annunciato per così dire come privato e personale, perché era terreno a confronto della parentela spirituale; ricordando inoltre la medesima parentela celeste nei confronti dei suoi discepoli, mostrò di riscontro con quale specie di vincolo fosse unita a lui la Vergine insieme con tutti gli altri fedeli servi di Dio. Per evitare inoltre che questo saluberrimo insegnamento, con cui c'insegnò a disprezzare l'affetto carnale riguardo ai genitori, fosse usato a sostegno dell'errore di alcuni, i quali dicono ch'egli non avesse una madre, in un altro passo mise in guardia i suoi discepoli dal dire d'aver un padre sulla terra 18 per mostrare che, allo stesso modo in cui evidentemente essi avevano un padre, così aveva anch'egli una madre; tuttavia, col non far nessun conto della parentela con la madre, volle dare ai suoi discepoli l'esempio di come dobbiamo non far conto di tali vincoli naturali di parentela.

L'amore carnale deriva dal peccato originale.

10. Questi insegnamenti vengono dunque turbati dalle lamentele di tua madre e, mentre tu li ascolti, ti vengono ricordati da tua madre la sua gravidanza e il suo allattamento affinché da Adamo e da Eva tu nascessi e fossi allevato come un altro Adamo? Considera piuttosto il secondo Adamo, quello celeste, e riproduci in te l'immagine dell'Adamo celeste come hai portato in te quella dell'Adamo terrestre 19. A questo punto, anzi, ricordati dei benefici che hai ricevuti da tua madre e ch'essa ti elenca per indebolire il tuo carattere; ricordatene davvero e non essere ingrato, ma dimostra a fatti la tua gratitudine dandole beni spirituali in cambio di beni carnali, beni eterni in cambio di beni temporali. Essa rifiuta di seguirti? Almeno non crei a te degli ostacoli. Essa rifiuta di cambiarsi in meglio? Sta' attento ch'essa non cambi te in peggio e ti conduca alla rovina morale! Che importa se si tratta di spose e di madri, purché da Eva si stia in guardia a proposito di qualsiasi donna 20? Poiché tale falso amore materno deriva dalle foglie di quell'albero con le quali i nostri progenitori coprirono la prima volta la loro riprovevole nudità. Inoltre tutto l'affetto che nelle parole e nei suggerimenti essa ti dimostra come doveroso, per allontanarti dal genuino e schiettissimo amore soprannaturale del Vangelo, appartiene all'astuzia del serpente infernale 21, e all'impostura di quel re che ci attacca con ventimila uomini e che noi - come ci è insegnato - dobbiamo sconfiggere con diecimila uomini, cioè con la semplicità del cuore con cui ricerchiamo Dio 22.

La croce che si deve portare.

11. Considera, piuttosto, attentamente queste idee, o carissimo, prendi la tua croce e mettiti a seguire il Signore 23. Quando tu stavi con me, io mi accorgevo che le preoccupazioni familiari ti ritardavano nell'amore di Dio e, anziché portare e tirarti dietro la tua croce, ti lasciavi portare e trascinare da essa. Infatti la nostra croce che il Signore ci comanda di portare affinché lo seguiamo il più speditamente possibile che cos'altro indica se non la mortalità della nostra carne? Questa infatti ci tormenta finché la morte non sarà inghiottita dalla vittoria 24. Proprio questa croce dobbiamo dunque crocifiggere e trafiggere con i chiodi del timor di Dio 25, per evitare che non possiamo più portarla una volta divenuta ribelle nelle membra non tenute a freno e infiacchite; d'altronde non puoi assolutamente seguire il Signore senza portarla. Come farai inoltre a seguirlo se non appartiene a lui? Orbene, coloro che appartengono a Gesù Cristo - dice l'Apostolo - hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e le sue voglie 26.

Rinunciando al mondo si provveda alle necessità della famiglia.

12. Se una parte del tuo patrimonio consiste in denaro liquido, poiché non è certamente né indispensabile né decoroso lasciarsi irretire nelle brighe ch'esso comporta, dev'essere distribuito in realtà a tua madre e agli altri membri della tua famiglia. Se, allo scopo d'essere perfetto, hai deciso di distribuire i tuoi beni ai poveri, deve rientrare al primo posto il bisogno dei tuoi familiari. Poiché se uno - dice l'Apostolo - non si cura dei suoi e soprattutto dei membri della propria famiglia, ha rinnegato la fede, anzi è peggiore d'un infedele 27. Se te ne sei andato via da noi, per regolare queste faccende e per essere libero così di sottoporti al giogo della saggezza, che male mai possono farti o quale turbamento arrecarti le lacrime d'una madre sgorganti dalla carne o la fuga d'uno schiavo, la morte delle domestiche, la cattiva salute dei tuoi fratelli, se sei animato da carità regolata, sapendo preferire le cose importanti alle sciocchezze e lasciarti muovere a pietà per i poveri affinché vengano evangelizzati 28, e l'abbondante messe del Signore non sia lasciata in preda ai volatili per mancanza di operai, se hai l'animo pronto a seguire la volontà di Dio nei suoi disegni 29, con i quali ha stabilito d'agire con i suoi servi mediante il castigo o col perdono? Considera attentamente queste cose, sii saldo in esse affinché sia noto a tutti il tuo profitto 30. Guardati - te ne scongiuro - di non dare ai buoni fratelli, col tuo torpore, un dolore maggiore della gioia che avevi loro procurata con la tua alacrità. Scrivere una lettera di raccomandazione alle persone alle quali tu desideravi, l'ho reputata una cosa altrettanto superflua che se altri mi avessero scritto per raccomandarti a me.

 

1 - Lc 14, 28.

2 - Lc 14, 31.

3 - Lc 14, 26-32.

4 - Lc 14, 33.

5 - Rm 8, 16-17.

6 - At 4, 32.

7 - Sal 21, 21.

8 - Lc 14, 26.

9 - Gv 12, 25; Mt 10, 39; 16, 25; Mc 8, 35; Lc 17, 33.

10 - Cf. PLUT., Mor. Lacaenarum apophth.

11 - 2 Mac 7, 1-6; 20, 29.

12 - Gv 12, 25.

13 - Lc 14, 28-30.

14 - Ef 4, 22; Col 3, 9; Rm 6, 6.

15 - Mt 20, 19; Mc 10, 34; Lc 18, 32-33; Gv 19, 1-3.

16 - Fil 2, 8.

17 - Mt 12, 47-50; Mc 3, 32-35; Lc 8, 20-21.

18 - Mt 23, 9.

19 - 1 Cor 15, 47-49.

20 - Gn 3, 7.

21 - Gn 3, 1.

22 - Lc 18, 31.

23 - Mt 16, 24; Mc 8, 34; Lc 9, 23.

24 - 1 Cor 15, 54.

25 - Sal 118, 120.

26 - Gal 5, 24.

27 - 1 Tm 5, 8.

28 - Mt 11, 5; Lc 7, 22.

29 - Mt 13, 4; Mc 4, 4; Lc 8, 5.

30 - 1 Tm 4, 15.


Corvi, beccate, balsamo

I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco

Leggilo nella Biblioteca

La notte precedente la domenica in Albis, 3 aprile 1864, a Don Bosco parve di trovarsi sul balcone prospiciente la sua cameretta, nell’atto di osservare i giovani a divertirsi, quando vide comparire un grande lenzuolo bianco, che coprì tutto il cortile con i giovani che si ricreavano. Mentre stava osservando, vide una grande quantità di corvi venire a svolazzare sopra il lenzuolo, girare qua e là e finalmente trovare le estremità, passare sotto e gettarsi sopra i giovani per beccarli.

Apparve allora uno spettacolo compassionevole: a uno cavavano gli occhi, a un altro beccavano la lingua facendola a pezzi; a questo davano beccate in fronte, a quell’altro straziavano il cuore. Ma ciò che stupiva Don Bosco era che nessuno si lamentava o gridava, ma tutti restavano freddi e insensibili, senza curarsi di difendersi. «— Sogno o son desto? — pensavo —. Quei corvi che siano demòni che danno l’assalto ai miei giovani? Mentre pensavo così, sentii un rumore e mi svegliai. Qualcuno aveva bussato alla mia porta.

Ma quale non fu la mia sorpresa quando il lunedì vidi diminuire le Comunioni, al martedì più ancora, al mercoledì poi in modo notevolissimo, sicché alla metà della Messa avevo terminato di confessare! Non volli però dir nulla, perché essendo prossimi gli Esercizi Spirituali, speravo che si sarebbe rimediato a tutto.

Ieri, 13 aprile, ebbi un altro sogno. Lungo il giorno avevo sempre confessato, quindi la mia mente era tutta occupata dell’anima dei miei giovani, come lo è quasi di continuo. Nella notte mi parve di nuovo di trovarmi sul balcone a osservare i giovani in ricrea zione. Scorgevo tutti quelli che erano stati feriti dai corvi e li osservavo, quando comparve un personaggio con un vasetto in mano, entro cui c’era del balsamo. Era accompagnato da un altro che recava un pannolino. Tutti e due si diedero attorno a medicare le ferite dei giovani che, appena toccati dal balsamo, restavano guariti. Ve ne furono però parecchi che non vollero essere guariti.

E ciò che più mi spiacque è che questi erano in numero notevole. Mi affrettai a prenderne i nomi su di un pezzo di carta, ma mentre scrivevo, mi svegliai e mi trovai a mani vuote. Tuttavia li ricordo quasi tutti e andrò via via parlando con loro, come già parlai con alcuni per indurli a sanare le loro ferite».

Questi due sogni spiegano quanto si legge nelle Memorie Biografiche: « Finiti gli Esercizi, Don Bosco si lamentò che alcuni degli alunni non ne avessero approfittato per il bene della loro anima. “Io, in questi giorni passati — disse —, vedevo così chiaramente i peccati di ciascuno di voi, come se li avessi tutti scritti davanti agli occhi. E una grazia singolare che il Signore mi ha fatto in questi giorni per il vostro bene “» .


8 dicembre 1980. Festa dell'Immacolata Concezione. La grande misericordia.

Don Stefano Gobbi

«Figli prediletti, oggi vi raccolgo tutti sotto il mio manto immacolato. E lo scudo con cui vi ricopro, per ripararvi da ogni attacco nella grande battaglia a cui vi chiamo. Dovete rivestirvi di questo potente scudo, che vi dono per la vostra difesa e per la vostra salvezza. Oggi quanto sono numerose le insidie del mio Avversario, che pare stia raggiungendo il culmine della sua grande offensiva! In tutti i modi e con i mezzi più subdoli, cerca di sedurvi, pur di riuscire a colpirvi nell'anima, a ferirvi con il peccato, in modo da allontanarvi da Gesù, che è il solo vostro Salvatore.

L'umanità intera è inquinata da questo invisibile veleno, ed ha ormai bisogno di essere guarita dall'amore misericordioso di Gesù. Esso si manifesterà a voi, in maniera straordinaria, attraverso l'intervento della vostra Mamma Immacolata. L'arma che vi dono per combattere, è la catena che vi lega al mio Cuore: il santo Rosario.

Figli prediletti, recitatelo spesso, perché è solo con la vostra sacerdotale preghiera, raccolta nel mio Cuore Immacolato che, in questi tempi, possiamo muovere, quasi forzare a manifestarsi la grande misericordia del Signore. Nell'ora in cui tutto sembrerà perduto, tutto sarà salvato dall'amore misericordioso del Padre, che si farà visibile attraverso la più grande manifestazione del Cuore Eucaristico di Gesù. Lo stendardo, sotto cui vi raduno, è quello di Gesù Crocifisso, che deve essere da voi mostrato, perché, anche per la vostra perversa generazione, non vi è altra salvezza se non nella Croce di Gesù. Con in una mano la corona del Rosario e nell'altra lo stendardo del Crocifisso, combattete ormai la fase decisiva della battaglia.

Questo mio materno intervento è stato fortemente sollecitato anche dalla fiduciosa preghiera del mio primo figlio prediletto, il Papa, che ha invocato per voi la misericordia di Dio. Questo suo potente grido ha penetrato il Cielo e ha mosso il mio Cuore di Mamma ad affrettare i tempi della vittoria. Per questo oggi vi raccolgo nella mia schiera e vi dono lo scudo, l'arma e lo stendardo per il combattimento. Tutti vi rafforzo e vi benedico».