Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 3 luglio 2025 - San Tommaso (Letture di oggi)

Un solo grammo di umiltà  vale frutta più che mille chili di onori. (San Francesco di Sales)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 33° settimana del tempo ordinario (Santa Cecilia)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 1

1Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi,2come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola,3così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo,4perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.

5Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta.6Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore.7Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
8Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe,9secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso.10Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso.11Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso.12Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore.13Ma l'angelo gli disse: "Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni.14Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita,15poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre16e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio.17Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, 'per ricondurre i cuori dei padri verso i figli' e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto".18Zaccaria disse all'angelo: "Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni".19L'angelo gli rispose: "Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio.20Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo".
21Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio.22Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
23Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa.24Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva:25"Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini".

26Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret,27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.28Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te".29A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.30L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.31Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.32Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine".
34Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo".35Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.36Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile:37'nulla è impossibile a Dio'".38Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei.

39In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo42ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!43A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?44Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.45E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore".

46Allora Maria disse:

"'L'anima mia' magnifica 'il Signore'
47e il mio spirito 'esulta in Dio, mio salvatore,'
48perché 'ha guardato l'umiltà della' sua 'serva.'
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
49Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e 'Santo è il suo nome:'
50'di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.'
51Ha spiegato la potenza del suo 'braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri' del loro cuore;
52'ha rovesciato i potenti' dai troni,
'ha innalzato gli umili;'
53'ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.'
54'Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,'
55come aveva promesso 'ai nostri padri,
ad Abramo e alla' sua 'discendenza,'
per sempre".

56Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

57Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio.58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei.

59All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria.60Ma sua madre intervenne: "No, si chiamerà Giovanni".61Le dissero: "Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome".62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse.63Egli chiese una tavoletta, e scrisse: "Giovanni è il suo nome". Tutti furono meravigliati.64In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose.66Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: "Che sarà mai questo bambino?" si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui.

67Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo, e profetò dicendo:

68"'Benedetto il Signore Dio d'Israele,'
perché ha visitato e redento il suo popolo,
69e ha suscitato per noi una salvezza potente
nella casa di Davide, suo servo,
70come aveva promesso
per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo:
71salvezza 'dai' nostri 'nemici,'
'e dalle mani di quanti ci odiano.'
72'Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri'
'e si è ricordato della sua' santa 'alleanza,'
73'del giuramento fatto ad Abramo', nostro padre,
74di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore,75in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
76E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo
perché andrai 'innanzi al Signore a preparargli le strade,'
77per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati,
78grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio,
per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge
79'per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre'
'e nell'ombra della morte'
e dirigere i nostri passi sulla via della pace".

80Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.


Genesi 25

1Abramo prese un'altra moglie: essa aveva nome Chetura.2Essa gli partorì Zimran, Ioksan, Medan, Madian, Isbak e Suach.3Ioksan generò Saba e Dedan e i figli di Dedan furono gli Asurim, i Letusim e i Leummim.4I figli di Madian furono Efa, Efer, Enoch, Abida ed Eldaa. Tutti questi sono i figli di Chetura.
5Abramo diede tutti i suoi beni a Isacco.6Quanto invece ai figli delle concubine, che Abramo aveva avute, diede loro doni e, mentre era ancora in vita, li licenziò, mandandoli lontano da Isacco suo figlio, verso il levante, nella regione orientale.
7La durata della vita di Abramo fu di centosettantacinque anni.8Poi Abramo spirò e morì in felice canizie, vecchio e sazio di giorni, e si riunì ai suoi antenati.9Lo seppellirono i suoi figli, Isacco e Ismaele, nella caverna di Macpela, nel campo di Efron, figlio di Zocar, l'Hittita, di fronte a Mamre.10È appunto il campo che Abramo aveva comperato dagli Hittiti: ivi furono sepolti Abramo e sua moglie Sara.11Dopo la morte di Abramo, Dio benedisse il figlio di lui Isacco e Isacco abitò presso il pozzo di Lacai-Roi.
12Questa è la discendenza di Ismaele, figlio di Abramo, che gli aveva partorito Agar l'Egiziana, schiava di Sara.
13Questi sono i nomi dei figli d'Ismaele, con il loro elenco in ordine di generazione: il primogenito di Ismaele è Nebaiòt, poi Kedar, Adbeèl, Mibsam,14Misma, Duma, Massa,15Adad, Tema, Ietur, Nafis e Kedma.16Questi sono gli Ismaeliti e questi sono i loro nomi secondo i loro recinti e accampamenti. Sono i dodici principi delle rispettive tribù.17La durata della vita di Ismaele fu di centotrentasette anni; poi morì e si riunì ai suoi antenati.18Egli abitò da Avìla fino a Sur, che è lungo il confine dell'Egitto in direzione di Assur; egli si era stabilito di fronte a tutti i suoi fratelli.
19Questa è la discendenza di Isacco, figlio di Abramo. Abramo aveva generato Isacco.20Isacco aveva quarant'anni quando si prese in moglie Rebecca, figlia di Betuèl l'Arameo, da Paddan-Aram, e sorella di Làbano l'Arameo.21Isacco supplicò il Signore per sua moglie, perché essa era sterile e il Signore lo esaudì, così che sua moglie Rebecca divenne incinta.22Ora i figli si urtavano nel suo seno ed essa esclamò: "Se è così, perché questo?". Andò a consultare il Signore.23Il Signore le rispose:

"Due nazioni sono nel tuo seno
e due popoli dal tuo grembo si disperderanno;
un popolo sarà più forte dell'altro
e il maggiore servirà il più piccolo".

24Quando poi si compì per lei il tempo di partorire, ecco due gemelli erano nel suo grembo.25Uscì il primo, rossiccio e tutto come un mantello di pelo, e fu chiamato Esaù.26Subito dopo, uscì il fratello e teneva in mano il calcagno di Esaù; fu chiamato Giacobbe. Isacco aveva sessant'anni quando essi nacquero.
27I fanciulli crebbero ed Esaù divenne abile nella caccia, un uomo della steppa, mentre Giacobbe era un uomo tranquillo, che dimorava sotto le tende.28Isacco prediligeva Esaù, perché la cacciagione era di suo gusto, mentre Rebecca prediligeva Giacobbe.
29Una volta Giacobbe aveva cotto una minestra di lenticchie; Esaù arrivò dalla campagna ed era sfinito.30Disse a Giacobbe: "Lasciami mangiare un po' di questa minestra rossa, perché io sono sfinito" - Per questo fu chiamato Edom -.31Giacobbe disse: "Vendimi subito la tua primogenitura".32Rispose Esaù: "Ecco sto morendo: a che mi serve allora la primogenitura?".33Giacobbe allora disse: "Giuramelo subito". Quegli lo giurò e vendette la primogenitura a Giacobbe.34Giacobbe diede ad Esaù il pane e la minestra di lenticchie; questi mangiò e bevve, poi si alzò e se ne andò. A tal punto Esaù aveva disprezzato la primogenitura.


Salmi 27

1'Di Davide.'

Il Signore è mia luce e mia salvezza,
di chi avrò paura?
Il Signore è difesa della mia vita,
di chi avrò timore?
2Quando mi assalgono i malvagi
per straziarmi la carne,
sono essi, avversari e nemici,
a inciampare e cadere.

3Se contro di me si accampa un esercito,
il mio cuore non teme;
se contro di me divampa la battaglia,
anche allora ho fiducia.

4Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per gustare la dolcezza del Signore
ed ammirare il suo santuario.

5Egli mi offre un luogo di rifugio
nel giorno della sventura.
Mi nasconde nel segreto della sua dimora,
mi solleva sulla rupe.
6E ora rialzo la testa
sui nemici che mi circondano;
immolerò nella sua casa sacrifici d'esultanza,
inni di gioia canterò al Signore.

7Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me! Rispondimi.
8Di te ha detto il mio cuore: "Cercate il suo volto";
il tuo volto, Signore, io cerco.

9Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.
10Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato,
ma il Signore mi ha raccolto.

11Mostrami, Signore, la tua via,
guidami sul retto cammino,
a causa dei miei nemici.

12Non espormi alla brama dei miei avversari;
contro di me sono insorti falsi testimoni
che spirano violenza.
13Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
14Spera nel Signore, sii forte,
si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore.


Salmi 116

1Alleluia.

Amo il Signore perché ascolta
il grido della mia preghiera.
2Verso di me ha teso l'orecchio
nel giorno in cui lo invocavo.

3Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi.
Mi opprimevano tristezza e angoscia
4e ho invocato il nome del Signore:
"Ti prego, Signore, salvami".
5Buono e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
6Il Signore protegge gli umili:
ero misero ed egli mi ha salvato.

7Ritorna, anima mia, alla tua pace,
poiché il Signore ti ha beneficato;
8egli mi ha sottratto dalla morte,
ha liberato i miei occhi dalle lacrime,
ha preservato i miei piedi dalla caduta.
9Camminerò alla presenza del Signore
sulla terra dei viventi.

10Alleluia.

Ho creduto anche quando dicevo:
"Sono troppo infelice".
11Ho detto con sgomento:
"Ogni uomo è inganno".

12Che cosa renderò al Signore
per quanto mi ha dato?
13Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.

14Adempirò i miei voti al Signore,
davanti a tutto il suo popolo.
15Preziosa agli occhi del Signore
è la morte dei suoi fedeli.

16Sì, io sono il tuo servo, Signore,
io sono tuo servo, figlio della tua ancella;
hai spezzato le mie catene.
17A te offrirò sacrifici di lode
e invocherò il nome del Signore.

18Adempirò i miei voti al Signore
e davanti a tutto il suo popolo,
19negli atri della casa del Signore,
in mezzo a te, Gerusalemme.


Lamentazioni 3

1Io sono l'uomo che ha provato la miseria
sotto la sferza della sua ira.
2Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare
nelle tenebre e non nella luce.
3Solo contro di me egli ha volto e rivolto
la sua mano tutto il giorno.
4Egli ha consumato la mia carne e la mia pelle,
ha rotto le mie ossa.
5Ha costruito sopra di me, mi ha circondato
di veleno e di affanno.
6Mi ha fatto abitare in luoghi tenebrosi
come i morti da lungo tempo.
7Mi ha costruito un muro tutt'intorno,
perché non potessi più uscire;
ha reso pesanti le mie catene.
8Anche se grido e invoco aiuto,
egli soffoca la mia preghiera.
9Ha sbarrato le mie vie con blocchi di pietra,
ha ostruito i miei sentieri.
10Egli era per me un orso in agguato,
un leone in luoghi nascosti.
11Seminando di spine la mia via, mi ha lacerato,
mi ha reso desolato.
12Ha teso l'arco, mi ha posto
come bersaglio alle sue saette.
13Ha conficcato nei miei fianchi
le frecce della sua faretra.
14Son diventato lo scherno di tutti i popoli,
la loro canzone d'ogni giorno.
15Mi ha saziato con erbe amare,
mi ha dissetato con assenzio.
16Mi ha spezzato con la sabbia i denti,
mi ha steso nella polvere.
17Son rimasto lontano dalla pace,
ho dimenticato il benessere.
18E dico: "È sparita la mia gloria,
la speranza che mi veniva dal Signore".
19Il ricordo della mia miseria e del mio vagare
è come assenzio e veleno.
20Ben se ne ricorda e si accascia
dentro di me la mia anima.
21Questo intendo richiamare alla mia mente,
e per questo voglio riprendere speranza.
22Le misericordie del Signore non sono finite,
non è esaurita la sua compassione;
23esse son rinnovate ogni mattina,
grande è la sua fedeltà.
24"Mia parte è il Signore - io esclamo -
per questo in lui voglio sperare".
25Buono è il Signore con chi spera in lui,
con l'anima che lo cerca.
26È bene aspettare in silenzio
la salvezza del Signore.
27È bene per l'uomo portare
il giogo fin dalla giovinezza.
28Sieda costui solitario e resti in silenzio,
poiché egli glielo ha imposto;
29cacci nella polvere la bocca,
forse c'è ancora speranza;
30porga a chi lo percuote la sua guancia,
si sazi di umiliazioni.
31Poiché il Signore non rigetta mai...
32Ma, se affligge, avrà anche pietà
secondo la sua grande misericordia.
33Poiché contro il suo desiderio egli umilia
e affligge i figli dell'uomo.
34Quando schiacciano sotto i loro piedi
tutti i prigionieri del paese,
35quando falsano i diritti di un uomo
in presenza dell'Altissimo,
36quando fan torto a un altro in una causa,
forse non vede il Signore tutto ciò?
37Chi mai ha parlato e la sua parola si è avverata,
senza che il Signore lo avesse comandato?
38Dalla bocca dell'Altissimo non procedono forse
le sventure e il bene?
39Perché si rammarica un essere vivente,
un uomo, per i castighi dei suoi peccati?
40"Esaminiamo la nostra condotta e scrutiamola,
ritorniamo al Signore.
41Innalziamo i nostri cuori al di sopra delle mani,
verso Dio nei cieli.
42Abbiamo peccato e siamo stati ribelli;
tu non ci hai perdonato.
43Ti sei avvolto nell'ira e ci hai perseguitati,
hai ucciso senza pietà.
44Ti sei avvolto in una nube,
così che la supplica non giungesse fino a te.
45Ci hai ridotti a spazzatura e rifiuto
in mezzo ai popoli.
46Han spalancato la bocca contro di noi
tutti i nostri nemici.
47Terrore e trabocchetto sono la nostra sorte,
desolazione e rovina".
48Rivoli di lacrime scorrono dai miei occhi,
per la rovina della figlia del mio popolo.
49Il mio occhio piange senza sosta
perché non ha pace
50finché non guardi e non veda il Signore dal cielo.
51Il mio occhio mi tormenta
per tutte le figlie della mia città.
52Mi han dato la caccia come a un passero
coloro che mi son nemici senza ragione.
53Mi han chiuso vivo nella fossa
e han gettato pietre su di me.
54Son salite le acque fin sopra il mio capo;
io dissi: "È finita per me".
55Ho invocato il tuo nome, o Signore,
dalla fossa profonda.
56Tu hai udito la mia voce: "Non chiudere
l'orecchio al mio sfogo".
57Tu eri vicino quando ti invocavo,
hai detto: "Non temere!".
58Tu hai difeso, Signore, la mia causa,
hai riscattato la mia vita.
59Hai visto, o Signore, il torto che ho patito,
difendi il mio diritto!
60Hai visto tutte le loro vendette,
tutte le loro trame contro di me.
61Hai udito, Signore, i loro insulti,
tutte le loro trame contro di me,
62i discorsi dei miei oppositori e le loro ostilità
contro di me tutto il giorno.
63Osserva quando siedono e quando si alzano;
io sono la loro beffarda canzone.
64Rendi loro il contraccambio, o Signore,
secondo l'opera delle loro mani.
65Rendili duri di cuore,
la tua maledizione su di loro!
66Perseguitali nell'ira e distruggili
sotto il cielo, Signore.


Atti degli Apostoli 1

1Nel mio primo libro ho già trattato, o Teòfilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio2fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo.
3Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio.4Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre "quella, disse, che voi avete udito da me:5Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni".

6Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: "Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?".7Ma egli rispose: "Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta,8ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino agli estremi confini della terra".
9Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo.10E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n'andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero:11"Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo".

12Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato.13Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano. C'erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo.14Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui.

15In quei giorni Pietro si alzò in mezzo ai fratelli (il numero delle persone radunate era circa centoventi) e disse:16"Fratelli, era necessario che si adempisse ciò che nella Scrittura fu predetto dallo Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a Giuda, che fece da guida a quelli che arrestarono Gesù.17Egli era stato del nostro numero e aveva avuto in sorte lo stesso nostro ministero.18Giuda comprò un pezzo di terra con i proventi del suo delitto e poi precipitando in avanti si squarciò in mezzo e si sparsero fuori tutte le sue viscere.19La cosa è divenuta così nota a tutti gli abitanti di Gerusalemme, che quel terreno è stato chiamato nella loro lingua Akeldamà, cioè Campo di sangue.20Infatti sta scritto nel libro dei Salmi:

'La sua dimora diventi deserta, e nessuno vi abiti, '
e:
'il suo incarico lo prenda un altro'.

21Bisogna dunque che tra coloro che ci furono compagni per tutto il tempo in cui il Signore Gesù ha vissuto in mezzo a noi,22incominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di tra noi assunto in cielo, uno divenga, insieme a noi, testimone della sua risurrezione".
23Ne furono proposti due, Giuseppe detto Barsabba, che era soprannominato Giusto, e Mattia.24Allora essi pregarono dicendo: "Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti, mostraci quale di questi due hai designato25a prendere il posto in questo ministero e apostolato che Giuda ha abbandonato per andarsene al posto da lui scelto".26Gettarono quindi le sorti su di loro e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli.


Capitolo I: Il raccoglimento interiore

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1. "Il regno di Dio è dentro di voi" (Lc 17,21), dice il Signore. Volgiti a Dio con tutto il tuo cuore, lasciando questo misero mondo, e l'anima tua troverà pace. Impara a disprezzare ciò che sta fuori di te, dandoti a ciò che è interiore, e vedrai venire in te il regno di Dio. Esso è, appunto, "pace e letizia nello Spirito Santo" (Rm 14,17); e non è concesso ai malvagi. Se gli avrai preparato, dentro di te, una degna dimora, Cristo verrà a te e ti offrirà il suo conforto. Infatti ogni lode e ogni onore, che gli si possa fare, viene dall'intimo; e qui sta il suo compiacimento. Per chi ha spirito di interiorità è frequente la visita di Cristo; e, con essa, un dolce discorrere, una gradita consolazione, una grande pace, e una familiarità straordinariamente bella. Via, anima fedele, prepara il tuo cuore a questo sposo, cosicché si degni di venire presso di te e di prendere dimora in te. Egli dice infatti: Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e verremo a lui e abiteremo presso di lui" (Gv 14,23). Accogli, dunque, Cristo, e non far entrare in te nessun'altra cosa. Se avrai Cristo sarai ricco, sarai pienamente appagato. Sarà lui a provvedere e ad agire fedelmente per te. Così non dovrai affidarti agli uomini. Questi mutano in un momento e vengono meno rapidamente, mentre cristo "resta in eterno" (Gv 12, 34) e sta fedelmente accanto a noi, fino alla fine. Non dobbiamo far molto conto sull'uomo, debole e mortale, anche se si tratta di persona che ci è preziosa e cara; né dobbiamo troppo rattristarci se talvolta ci combatte e ci contrasta. Quelli che oggi sono con te, domani si possono mettere contro di te; spesso si voltano come il vento.

2. Riponi interamente la fiducia in Dio, e sia lui il tuo timore e il tuo amore. Risponderà lui per te, e opererà per il bene, nel modo migliore. "Non hai stabile dimora quaggiù" (Eb 13,14); dovunque tu abbia a trovarti, sei un forestiero e un pellegrino, né mai avrai pace se non sarai strettamente unito a Cristo. Perché ti guardi tutto attorno quaggiù, se non è questo il luogo della tua pace? La tua dimora deve essere tra le cose celesti; quelle terrene le devi guardare come di passaggio. Passano tutte le cose, e con esse anche tu; vedi di non invischiarti, per evitare di essere catturato e perire. Sia il tuo pensiero sempre presso l'Altissimo; e la tua preghiera si diriga, senza sosta a Cristo. Che se non riesci a meditare le profonde realtà celesti, cerca rifugio nella passione di Cristo e prendi lieta dimora nelle sue sante ferite. Se ti sarai rifugiato, con animo devoto, nelle ferite e nelle piaghe preziose di Gesù, sentirai un gran conforto nella tribolazione, e non farai molto caso del disprezzo degli uomini, sopportando con facilità quanto si dice contro di te. Anche Cristo fu disprezzato dagli uomini in questo mondo e, nel momento in cui ne aveva maggior bisogno, fu abbandonato, tra sofferenze disonoranti, da quelli che lo conoscevano e gli erano amici. Cristo volle soffrire ed essere disprezzato; e tu osi lamentarti di qualcuno? Cristo ebbe avversari e oppositori; e tu vuoi che tutti ti siano amici e ti facciano del bene? Come potrà essere premiata la tua capacità di soffrire se non avrai incontrato alcuna avversità? Se non vuoi sopportare nulla che ti si opponga, in che modo potrai essere amico di Cristo? Se vuoi regnare con Cristo, sorreggiti in Cristo e per mezzo di Cristo. Che se, una sola volta tu riuscissi ad entrare perfettamente nell'intimo di Gesù, gustando un poco dell'ardente suo amore, non ti preoccuperesti per nulla di ciò che ti piace o non ti piace; troveresti gioia, invece nelle offese che ti si fanno. Giacché l'amore per Gesù ci porta a disprezzare noi stessi.

3. L'uomo che ama Gesù e la verità, l'uomo veramente interiore e libero da desideri contrari alla suprema volontà, può volgersi a Dio senza impacci, e innalzarsi in ispirito sopra se stesso, ricavandone una pace ricca di frutto. Veramente saggio, e dotto di una dottrina impartita da Dio più che dagli uomini, è colui che stima tutte le cose per quello che sono, non per quello che se ne dice nei giudizi umani. Se uno sa procedere secondo la guida interiore, evitando di valutare le cose secondo i criteri del mondo, non si perde nel ricercare il luogo adatto o nell'attendere il tempo opportuno per dedicarsi ad esercizi di devozione. Se uno ha spirito di interiorità, subito si raccoglie in se stesso, giacché non si disperde mai del tutto nelle cose esterne. Per lui non è un ostacolo un lavoro che gli venga imposto né una occupazione che, in quel momento, appaia doverosa; giacché egli sa adattarsi alle situazioni, così come esse si presentano. Colui che è intimamente aperto e rivolto al bene, non bada alle azioni malvagie degli uomini, pur se possano apparire mirabili; infatti, quanto più uno attira a sé le cose esteriori, tanto più resta legato, e distratto da sé medesimo. Se tutto fosse a posto in te, e tu fossi veramente puro, ogni cosa accadrebbe per il tuo bene e per il tuo vantaggio; che se molte cose spesso ti sono causa i disagio o di turbamento, è proprio perché non sei ancora perfettamente morto a te stesso e distaccato da tutto ciò che è terreno. Nulla insozza e inceppa il cuore umano quanto un amore non ancora purificato, volto alle cose di questo mondo; se invece tu rinunci a cercare gioia in ciò che sta fuori di te, potrai contemplare le realtà celesti e godere frequentemente di gioia interiore.


LETTERA 189: Agostino prescrive a Bonifacio la regola della condotta cristiana consistente nell'amore di Dio.

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta verso il 417.

Agostino prescrive a Bonifacio (lo stesso generale cui è indirizzata la lettera 185) la regola della condotta cristiana consistente nell'amore di Dio (nn. 1-3) mostrandogli che anche a un cristiano è lecito fare il militare per la pubblica pace (nn. 4-6), ma ch'è molto più necessario vincere le proprie passioni (nn. 7-8).

ALL'ILLUSTRE SIGNORE, MERITAMENTE INSIGNE ED ONORANDO FIGLIO BONIFACIO, AGOSTINO AUGURA SALUTE NEL SIGNORE

Agostino s'affretta a scrivere all'amico.

1. Avevo già pronta la risposta per la tua Carità e cercavo un'occasione per inviartela quand'ecco arrivare il mio dilettissimo figliolo Fausto, ch'era diretto alla volta dell'Eccellenza tua. Egli aveva preso la lettera da me già scritta per recapitarla alla Benevolenza tua, allorché mi fece presente il tuo ardente desiderio di ricevere da me per iscritto qualche buon pensiero capace di spingerti a raggiungere la salvezza eterna che speri di ottenere mediante la grazia di nostro Signore Gesù Cristo. Per quanto io fossi occupato, egli insistette tanto quanto è l'affetto sincero che tu sai nutre per te, perché io non indugiassi a farlo. Per accontentare dunque il latore che aveva fretta ho preferito scriverti qualche pensiero alla svelta, anziché tardare ad esaudire il tuo religioso desiderio, o esimio Signore, e davvero illustre ed onorando figlio.

Il compendio della religione cristiana: la fede operante nella carità.

2. Ecco dunque ciò che posso dirti in breve: Ama il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le tue forze; e: Ama il tuo prossimo come te stesso 1. Ecco la formula in cui il Signore compendiò la sua dottrina sulla terra, poiché dice nel Vangelo: Su questi due comandamenti si fonda tutta la Legge ed i Profeti 2. Progredisci dunque ogni giorno in questo amore, non solo pregando, ma anche vivendo bene, affinché sia nutrito e cresca mediante la grazia di Dio che te lo ha comandato e largito, fino a tanto che, divenuto perfetto, renda perfetto te stesso. Questo amore è la carità la quale, come dice l'Apostolo, è stata riversata nei nostri cuori per opera dello Spirito Santo che ci è stato largito 3. Questo amore è lo stesso di cui la Scrittura dice ancora che è il compimento della Legge 4; proprio in virtù di esso opera la fede; ecco perché la Scrittura dice ancora: A nulla vale essere circonciso o incirconciso, ma è la fede che opera in virtù della carità 5.

Radice delle virtù e della beatitudine, la fede operante.

3. Mediante la carità piacquero dunque a Dio i Santi nostri antenati nella fede, ossia i Patriarchi, i Profeti e gli Apostoli. Mediante la carità tutti i veri martiri riuscirono a lottare fino all'ultima goccia di sangue contro il demonio e lo vinsero, poiché in essi né si raffreddò né venne mai meno 6. Mediante la carità progrediscono ogni giorno nella virtù i fedeli desiderosi di arrivare non già a un regno mortale, ma al regno dei cieli 7, non già ad una eredità temporale, ma a quella eterna 8; progrediscono non per accumulare oro e argento, ma le incorruttibili ricchezze degli Angeli; non per acquistare beni di questo mondo, tra i quali si vive in grande apprensione e che nessuno può portarsi appresso quando muore, ma per arrivare alla visione di Dio 9. La dolcezza e il diletto della visione di Dio sorpassa qualunque bellezza non solo dei corpi terrestri ma anche celesti, sorpassa tutto lo splendore delle anime giuste e sante quanto si voglia; oltrepassa la magnificenza degli Angeli del cielo e delle Virtù, insomma tutto ciò che non solo può dirsi, ma anche pensarsi di Dio. Un bene sì grande a noi promesso non dobbiamo disperare di ottenerlo perché è molto grande, ma dobbiamo piuttosto aver fede di riceverlo perché molto grande è Colui che ce l'ha promesso. Noi infatti, come dice l'apostolo Giovanni, siamo figli di Dio; ancora non ci è stato rivelato quel che saremo, ma sappiamo che, quando egli apparirà, saremo simili a lui poiché lo vedremo come egli è realmente 10.

Anche i militari possono piacere a Dio.

4. Non credere che non possa piacere a Dio nessuno il quale faccia il soldato tra le armi destinate alla guerra. Era guerriero il santo re David, al quale il Signore diede una sì grande testimonianza. Erano guerrieri moltissimi altri giusti di quel tempo. Era soldato anche quel centurione che al Signore disse: Non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di' una sola parola ed il mio attendente guarirà. Infatti sono anch'io rivestito d'autorità avendo dei soldati ai miei ordini e dico a uno: 'Va' ed egli va; ad un altro: 'Vieni', ed egli viene; e al mio attendente: 'Fa' ciò, ed egli lo fa. Per conseguenza il Signore disse di lui: In verità vi dico che non ho trovato tanta fede in Israele 11. Era soldato anche quel Cornelio al quale l'Angelo rivolse le seguenti parole: Cornelio, gradite sono state le tue elemosine ed esaudite le tue preghiere 12, quando lo esortò di mandare a chiamare l'apostolo Pietro, per sentire che cosa doveva fare. Mandò infatti un soldato timorato di Dio dall'Apostolo per pregarlo di recarsi da lui. Erano soldati anche quelli ch'erano andati a ricevere il battesimo da Giovanni 13, il santo precursore del Signore e amico dello Sposo, del quale proprio il Signore disse: Tra i nati di donna non è sorto nessuno più grande di Giovanni Battista 14. Quei soldati gli avevano chiesto che cosa dovessero fare ed egli rispose: Non fate vessazioni ad alcuno, non fate false denunce ed accontentatevi della vostra paga 15. Egli dunque non proibì loro di fare il soldato sotto le armi, dal momento che raccomandò loro di accontentarsi della loro paga.

Come combattere i nemici invisibili e come i barbari visibili.

5. E' bensì vero che presso Dio sono tenuti in maggiore considerazione coloro i quali, rinunciando a tutte codeste occupazioni mondane, lo servono anche nella perfetta continenza della castità, ma ognuno - come afferma l'Apostolo - ha il proprio dono da Dio, chi in una maniera, chi in un'altra 16. Altri dunque combattono contro i nemici invisibili pregando per voi, mentre voi spendete le vostre energie combattendo per loro contro i barbari visibili. Volesse però il cielo che tutti avessimo un'unica fede, poiché allora saremmo angustiati di meno e vinceremmo più facilmente il demonio con gli angeli suoi. Ma poiché in questo mondo è inevitabile che i cittadini del regno dei cieli vivano in mezzo alle prove e alle avversità insieme agli erranti e agli empi per essere tribolati e purificati come l'oro nel crogiuolo 17, per questo non dobbiamo pretendere di vivere solo in compagnia dei buoni e dei giusti prima del tempo, per meritare di ricevere questo premio a suo tempo.

La guerra è lecita solo per conquistare la pace.

6. Quando perciò indossi le armi per combattere, pensa anzitutto che la tua stessa vigoria fisica è un dono di Dio; così facendo non ti passerà neppure per la mente di abusare d'un dono di Dio contro di lui. La parola data, infatti, si deve mantenere anche verso il nemico contro il quale si fa guerra; quanto più dev'essere mantenuta verso l'amico per il quale si combatte! La pace deve essere nella volontà e la guerra solo una necessità, affinché Dio ci liberi dalla necessità e ci conservi nella pace! Infatti non si cerca la pace per provocare la guerra, ma si fa la guerra per ottenere la pace! Anche facendo la guerra sii dunque ispirato dalla pace in modo che, vincendo, tu possa condurre al bene della pace coloro che tu sconfiggi. Beati i pacificatori - dice il Signore - perché saranno chiamati figli di Dio 18. Ora, se la pace umana è tanto dolce a causa della salvezza temporale dei mortali, quanto più dolce è la pace divina, a causa dell'eterna salvezza degli Angeli! Sia pertanto la necessità e non la volontà il motivo per togliere di mezzo il nemico che combatte. Allo stesso modo che si usa la violenza con chi si ribella e resiste, così deve usarsi misericordia con chi è ormai vinto o prigioniero, soprattutto se non c'è da temere, nei suoi riguardi, che turbi la pace.

Vergogna è lasciarsi vincere dalle passioni, non dalle armi.

7. La tua condotta risplenda per la pudicizia coniugale, per la sobrietà e per la frugalità: sarebbe infatti cosa assai vergognosa che fosse vinto dalle passioni chi non è vinto dalle persone e fosse sopraffatto dal vino chi non è vinto dalla spada. Se non possediamo ricchezze terrene, non cerchiamo di procurarcele con le azioni cattive; se invece ne possediamo, conserviamole per il cielo con le azioni buone. Esse non devono fare inorgoglire un animo virile e cristiano se sono possedute, né abbatterlo se sono perdute. Riflettiamo piuttosto a quel che dice il Signore: Dov'è il tuo tesoro, ivi sarà anche il tuo cuore 19. Così pure, quando sentiamo l'esortazione di tenere in alto il cuore, non dobbiamo rispondere con una bugia quando rispondiamo come tu ben sai 20.

Come placare Dio, sdegnato per i peccati.

8. So bene quanto sei zelante per queste cose e mi compiaccio della fama che godi e me ne congratulo con te nel Signore, di modo che la presente vuol essere solo uno specchio che ti faccia vedere quale sei, anziché insegnarti quale dovresti essere. Comunque, se leggendo la presente lettera o le Sacre Scritture, troverai che ti manca ancora qualche virtù per condurre una vita buona, insisti per acquistarla con le opere buone e con le preghiere. Delle virtù che hai ringrazia Dio come la sorgente della bontà da cui le hai ricevute. Per quanto poi riguarda tutte le tue buone azioni, rendine onore a Dio e rifuggi dall'orgoglio, poiché sta scritto: Ogni dote ottima e ogni dono perfetto deriva dall'alto e discende dal Padre della luce 21. Per quanti progressi però potrai fare nell'amore di Dio e del prossimo e nella vera pietà, non reputarti immune da peccati finché sarai in questa vita. Di essa infatti sta scritto nei Libri santi: Non è forse una milizia la vita dell'uomo sulla terra? 22 Perciò, finché sei in codesto corpo, ti è sempre necessario ripetere nella preghiera quel che c'insegnò il Signore: Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori 23; ricordati di perdonare prontamente se uno peccherà contro di te e ti chiederà perdono, affinché in tal modo tu possa veramente pregare ed ottenere il perdono dei tuoi peccati. Questi pensieri li ho scritti bensì in fretta alla tua Dilezione poiché ero incalzato dalla fretta del latore, ma ringrazio Dio d'aver, come che sia, soddisfatto il tuo buon desiderio. Ti protegga sempre la misericordia di Dio, o eccellentissimo Signore, meritamente illustre e rispettabile figlio.

 

1 - Mt 22, 37. 39; Mc 12, 30-31; Lc 10, 27; Dt 6, 5; Lv 19, 18.

2 - Mt 22, 40.

3 - Rm 5, 5.

4 - Rm 13, 10.

5 - Gal 5, 6.

6 - Mt 24, 12.

7 - Mt 7, 21.

8 - Eb 9, 15.

9 - Mt 5, 8.

10 - 1 Gv 3, 2.

11 - Mt 8, 8-10; Lc 7, 6-9.

12 - At 10, 1-8. 30-33.

13 - Lc 3, 12.

14 - Mt 11, 11.

15 - Lc 3, 14.

16 - 1 Cor 7, 7.

17 - Sap 3, 5-6.

18 - Mt 5, 9.

19 - Mt 6, 21; Lc 12, 34.

20 - Cf. Ep. 131.

21 - Gc 1, 17.

22 - Gb 7, 1.

23 - Mt 6, 12; Lc 11, 4.


15 - Si parla di altre feste che Maria beatissima celebrava.

La mistica Città di Dio - Libro ottavo - Suor Maria d'Agreda

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662. Nel rinnovare la memoria della vita e passione del nostro Redentore, la Regina non mirava soltanto a ren­dergli l'adeguata riconoscenza per se stessa e per l'intero genere umano e ad insegnare alla Chiesa questa scienza, come maestra della santità e della sapienza; oltre al sod­disfare un simile debito, era suo disegno vincolarlo a sé, inclinando la sua sconfinata bontà alla pietà, di cui com­prendeva bisognosa la fragilità e miseria degli uomini. Nel­la sua prudenza intendeva che egli e il Padre erano assai irritati dalle loro colpe e che nel tribunale della clemenza celeste essi non avevano niente da addurre a proprio fa­vore se non l'immensa benevolenza con la quale Dio stes­so li aveva amati e riconciliati quando erano peccatori e suoi nemici'. Dal momento che ciò era stato realizzato dal­l'Unigenito con le sue opere, i suoi tormenti e i suoi mi­steri, giudicava le date in cui questi si erano compiuti adat­te per moltiplicare le suppliche e per muoverlo al perdo­no, implorandolo di amarli perché li aveva amati, di chia­marli alla fede e all'amicizia con lui perché le aveva egli medesimo guadagnate loro, di giustificarli perché aveva conquistato loro la giustificazione e la vita eterna.

663. Né i mortali né gli angeli arriveranno a ponderare degnamente quanto il mondo debba alla sua benignità ma­terna. 1 tanti benefici che ricevette dalla destra divina, come anche le tante visioni beatifiche che le furono conces­se mentre era quaggiù, non furono per lei sola, ma pure per noi; in tali occasioni, infatti, la sua intelligenza e ca­rità giunsero al massimo grado possibile in una semplice creatura, e in misura proporzionata ella desiderava la glo­ria dell'Altissimo nella salvezza degli essere dotati di ra­gione. Siccome al tempo stesso restava viatrice per meri­tare, vince qualsiasi capacità l'incendio che divampava nel suo purissimo cuore affinché non si dannasse nessuno di coloro che potevano arrivare a godere di sua Maestà. Da quell'anelito le risultò un prolungato martirio, che sosten­ne nella sua esistenza e che l'avrebbe consumata ad ogni ora e ad ogni istante se non fosse stata preservata e sor­retta. Il supplizio fu il pensare che molti si sarebbero per­si e sarebbero rimasti per sempre privi della gioia della contemplazione del sommo Bene, e per di più avrebbero subito i perenni castighi dell'inferno, senza la speranza del rimedio da loro disprezzato.

664. La Vergine si angustiava con enorme tristezza di questa straziante infelicità, giacché la valutava e calcolava con uguale cognizione, alla quale corrispondeva peraltro il suo incredibile fervore; dunque, non avrebbe trovato sol­lievo alle sue pene qualora esse fossero state lasciate cre­scere in base alla forza della sua affezione e della conside­razione di quanto Cristo aveva fatto per riscattare i suoi fratelli. L'Onnipotente impediva le conseguenze di questo dolore fatale: a volte la conservava miracolosamente; altre la distraeva con diverse illuminazioni; altre ancora le sve­lava gli occulti segreti della predestinazione perché, capen­do le motivazioni e l'equità della sua giustizia, avesse quie­te. I suddetti erano alcuni degli espedienti con cui egli si preoccupava che non venisse meno per i misfatti e per la condanna perpetua dei reprobi. Se una sorte così sciagu­rata da lei prevista la amareggiava tanto pesantemente e se in suo Figlio produceva effetti tali che per riparare si consegnò alla crocifissione, con che parole si definirà la cieca insensatezza di chi si abbandona precipitosamente e con animo insensibile all'insanabile e mai esagerata rovina?

665. Gesù alleggeriva i suoi affanni esaudendola, di­chiarandosi impegnato dalla sua tenerezza, elargendole i suoi infiniti tesori, designandola sua elemosiniera maggio­re e affidando alla sua volontà la distribuzione delle ric­chezze delle sue misericordie, affinché con la sua luce le applicasse a coloro per i quali le reputava convenienti. Que­ste promesse erano ordinarie come erano continue le in­vocazioni che le sollecitavano, e tutto aumentava nelle fe­ste. Nel giorno in cui era avvenuta la circoncisione, Maria cominciava la preparazione allo stesso orario che nelle al­tre solennità e al solito il Verbo incarnato entrava nel suo oratorio con grande splendore, attorniato dai ministri su­perni e dagli eletti. Poiché in quella circostanza egli aveva iniziato a spargere il suo sangue e si era umiliato ad as­soggettarsi alla legge dei rei, erano ineffabili gli atti della sua castissima Madre nel commemorare la sua generosità e indulgenza.

666. La Principessa si piegava a toccare il fondo della virtù dell'umiltà: si affliggeva soavemente di ciò che il bam­bino aveva sostenuto in tanto giovane età, lo ringraziava per la progenie di Adamo, piangeva l'universale dimenti­canza nel non stimare il prezioso sangue versato con am­pio anticipo per la redenzione e, come confusa al suo co­spetto a non pagare un simile dono, si offriva di perire e di dare il proprio per sdebitarsi e per imitare il suo Mae­stro. Su queste aspirazioni teneva con lui sino a sera ar­moniosi colloqui e, non essendo opportuno porre in ese­cuzione il suo sacrificio sebbene fosse accetto, aggiungeva ulteriori invenzioni di bontà. Quanto alle carezze e ai fa­vori di cui era colmata, gli chiedeva che fossero ripartiti tra tutti; quanto invece al soffrire per suo amore e con ta­le strumento, che ella fosse singolare, ma la ricompensa

fosse condivisa con gli altri e ciascuno gustasse la sua dol­cezza perché, invitato da essa al sentiero della vita, non si smarrisse con la morte, quando egli medesimo aveva pati­to per attirare tutto a sé. Quindi, presentava al Padre il sangue che era stillato nel rito e l'abbassamento che il suo Unigenito aveva esercitato facendosi circoncidere mentre era impeccabile, e venerava quest'ultimo come Dio e uo­mo vero. Dopo altre opere di incomparabile perfezione, egli la benediva e tornava alla destra dell'Eterno.

667. Si disponeva all'adorazione dei Magi qualche gior­no prima, quasi andando mettendo insieme degli omaggi per il Signore. Il principale, che la Regina chiamava oro, erano le anime che riconduceva allo stato di grazia avva­lendosi dei custodi, che avevano da lei l'ordine di aiutar­la infondendo in numerose di esse speciali ispirazioni a conoscere l'Altissimo ed a ravvedersi, e soprattutto con le sue suppliche, con le quali affrancava tanti dall'errore, o li guidava alla fede e al battesimo, o li strappava durante l'agonia dalle grinfie del drago. C'erano, poi, la mirra, cioè le prostrazioni, le mortificazioni e altre penitenze, e l'in­censo, costituito dagli incendi e dai voli del suo ardore, dalle giaculatorie e da altri impulsi deliziosi e pieni di sa­pienza.

668. Per accoglierli, venuto il momento, sua Maestà scendeva dall'empireo con una moltitudine di angeli e di santi, ed ella, esortata l'intera corte ad assisterla, glieli por­geva con mirabile devozione e affetto elevando un'intensa orazione per tutti. Era allora innalzata al seggio di lui, do­ve partecipava in modo inesprimibile della gloria della sua umanità, divinamente unita ad essa e come trasfigurata dalla sua chiarezza e dal suo fulgore, e talora, affinché prendesse riposo nei suoi ferventissimi sentimenti, Cristo stesso la reclinava tra le sue braccia. I benefici erano tali che non vi sono vocaboli appropriati per spiegarli, poiché egli ne estraeva quotidianamente dai suoi scrigni di anti­chi e di nuovi.

669. Ricevutili, la Vergine lasciava il trono, implorava pietà per noi tutti, finiva con un inno di lode e si racco­mandava ai beati perché l'accompagnassero in questo. Suc­cedeva una cosa straordinaria: per concludere la celebra­zione, domandava ad uno ad uno ai patriarchi e agli altri di pregare l'Onnipotente di starle accanto e di dirigerla in ogni azione, inchinandosi davanti a loro come chi si ac­costasse per baciare la mano. Il Salvatore permetteva con enorme compiacimento che praticasse l'umiltà verso per­sone della sua natura, ma ella non lo faceva con gli esse­ri spirituali, che erano alle sue dipendenze e non avevano con lei quel legame. Essi le mostravano differentemente il proprio ossequio.

670. In seguito Maria ricordava il battesimo di Gesù al Giordano esternandogli magnificamente gratitudine per questo sacramento e perché aveva voluto che gli fosse am­ministrato per dargli principio. Dopo aver interceduto per i credenti, si ritirava per quaranta giorni ininterrotti in me­moria del suo digiuno, ripetendolo nella maniera in cui era stato vissuto da lui e da ella medesima sul suo modello: non dormiva, non mangiava, non usciva tranne che per gravi necessità che esigessero il suo intervento, conversa­va solo con Giovanni per la comunione e per il disbrigo delle questioni delle quali era conveniente che fosse infor­mata per il governo della comunità ecclesiale. In quel pe­riodo il prediletto era più assiduo nella casa del cenacolo e se ne allontanava di rado. Venivano molti bisognosi e in­fermi, ed egli li curava e risanava applicando loro qualco­sa della grande Signora. Venivano parecchi indemoniati ed alcuni erano liberati prima di arrivare, poiché quelli che li possedevano non avevano l'ardire di appressarsi oltre alla dimora di costei, mentre agli altri accadeva che, appena erano toccati con il suo manto, con il suo velo o con un suo oggetto qualunque, i nemici si precipitavano negli abis­si. Quando certi diavoli erano ribelli, l'Evangelista la av­vertiva e, nell'attimo in cui giungeva dai pazienti, essi li abbandonavano senza altro comando.

671. Quanto agli eventi prodigiosi che le avvenivano, oc­correrebbero molti libri per riferirli, giacché, se non si co­ricava né si nutriva, chi potrà raccontare ciò che la sua di­ligentissima sollecitudine e solerzia realizzavano in tanto tempo? Basti sapere che offriva tutto per la crescita della Chiesa, per la giustificazione delle anime, per la conver­sione del mondo, nonché per soccorrere gli apostoli e i di­scepoli che lo percorrevano per predicare. Al termine del­la quaresima il Redentore le preparava un convito somi­gliante a quello che gli era stato imbandito nel deserto e che aveva come dolcezza particolare la vicinanza di lui stes­so, splendente e circondato da migliaia di creature celesti impegnate in parte nel provvedere alla mensa e in parte nel cantare con sublime armonia, e il fatto che era egli stesso che le passava il cibo. Questa giornata era piacevo­lissima più per la prossimità dell'Unigenito e per le sue ca­rezze che per il gusto di quegli ottimi alimenti, e per rin­graziarlo ella si stendeva a terra e gli chiedeva la benedi­zione adorandolo; il nostro Maestro gliela concedeva e ri­saliva nelle altezze. In tutte le sue apparizioni la nostra so­vrana compiva eroici atti di abbassamento, sottomissione e venerazione, baciandogli i piedi, confessandosi immeri­tevole di simili privilegi e supplicando aiuti per meglio ser­virlo in futuro con la sua protezione.

672. Forse qualcuno con prudenza umana riterrà ec­cessivo il numero delle manifestazioni del Signore, che io qui narro in frequenti occasioni. Chi pensa così è ob­bligato a valutare l'eccellenza della Regina delle virtù e l'amore reciproco di tale Madre e di tale Figlio e poi a dirci quanto quelle elargizioni superino la misura trova­ta, che la fede e la ragione stimano incalcolabile con il nostro giudizio. A me, per non avere dubbi sulle mie af­fermazioni, sono sufficienti la luce con cui le apprendo e la consapevolezza che in ogni ora e in ogni istante sua Maestà discende nelle mani del sacerdote che legittima­mente pronuncia le parole di consacrazione in qualsiasi zona del pianeta, e non con un movimento fisico, ma perché il pane e il vino divengono il suo corpo e il suo sangue. Sebbene ciò si verifichi in un modo che non il­lustro e sul quale non intendo disputare, la dottrina cat­tolica mi insegna che Cristo medesimo si fa presente nel­l'ostia. Egli opera spesso questa meraviglia per gli uo­mini e per la loro salvezza, benché siano tanti gli inde­gni, persino tra i ministri dell'altare; se potesse essere vincolato a continuarla, lo farebbe soltanto per la Vergi ­ne, e lo fece in effetti principalmente per lei. Non sem­bri dunque troppo che visitasse lei sola, se ella sola lo guadagnò per sé e per noi.

673. Successivamente, la Principessa celebrava la pro­pria purificazione e la presentazione al tempio del bambi­no; per questo dono e per la sua accettazione, compariva nella sua stanza la Trinità con la sua corte. Gli angeli la vestivano e ornavano con lo sfarzo e con i ricchi gioielli da me descritti nella festa dell'incarnazione, ed ella prega­va a lungo per tutti e specialmente per i devoti. In premio della sua implorazione, dell'umiltà con la quale si era as­soggettata alla legge comune alle donne e dei suoi eserci­zi, riceveva per sé un aumento di grazia e per gli altri no­tevoli benefici.

674. Ricordava la passione, l'istituzione dell'eucaristia e la risurrezione non solo tutte le settimane, ma anche annualmente nei giorni corrispondenti, come si fa ades­so nella settimana santa, e in essi alle solite pratiche ne accompagnava varie: all'ora della crocifissione si metteva a forma di croce e vi restava per tre ore, ripetendo le do­mande di Gesù e rammentando i suoi dolori; in quella domenica, però, era innalzata all'empireo, dove la visio­ne di cui godeva era beatifica e non astrattiva come nel­le altre.

 

Insegnamento della Regina del cielo

675. Carissima, lo Spirito, la cui sapienza governa la Chiesa , ha disposto per mia intercessione che ci siano so­lennità differenti per due serie di motivazioni: affinché si rinnovi la memoria dei misteri divini, della redenzione, del mio esempio e di quello degli altri santi, e i mortali siano grati al loro Creatore e liberatore e non dimentichino fa­vori che non riconosceranno mai adeguatamente; inoltre, affinché in tale periodo attendano unicamente alle cose di Dio, si raccolgano allontandosi dalle cure che abitualmen­te impiegano per gli affari temporali, bilancino con azioni lodevoli e con il buon uso dei sacramenti ciò che distrat­ti hanno perso, prendano a modello il comportamento dei beati, cerchino con insistenza il mio soccorso ed ottenga­no la remissione dei peccati e quanto la misericordia ce­leste tiene pronto per loro.

676. Così la Chiesa desidera guidare e nutrire i suoi piccoli come madre pietosa, e io, che lo sono di tutti, mi sono prefissa di condurli per questa via alla sicurezza del­la vita; ma il serpente infernale ha costantemente procu­rato, e soprattutto nella tua infelice epoca, di impedire i fini dell'Onnipotente e miei. Quando non riesce a perver­tire l'ordine della comunità ecclesiale, tenta almeno di far sì che non fruttifichi nella maggioranza dei suoi membri e che per molti una simile concessione si converta in un più pesante carico per la dannazione. Il demonio stesso l'addurrà contro di essi nel tribunale della giustizia superna e li accuserà di non aver trascorso i momenti più sacri in atti virtuosi e nell'esaltazione dell'Eterno, e di ave­re allora commesso colpe peggiori, come normalmente ac­cade alla gente mondana. Certamente è grande ed assai riprensibile la trascuratezza e il disprezzo che in genere i credenti hanno di questa verità, profanando le festività con giochi, piaceri, eccessi, e nel mangiare e bere con meno moderazione. Mentre dovrebbero placare l'Altissimo lo ir­ritano ancor più e, piuttosto che abbattere i nemici invi­sibili, sono sconfitti e permettono alla loro superbia e ma­lizia di trionfare.

677. Piangi questa rovina, giacché a me non è possi­bile come nell'esistenza terrena, sforzati di compensarla per quanto ti sarà consentito e affaticati nell'aiutare i tuoi fratelli nella loro spensieratezza. Sebbene ai religiosi competa una condotta diversa da quella dei secolari nel non fare distinzione di giorni per dedicarsi incessante­mente al culto, e così voglio che istruisca le tue suddite, bramo pure che nell'orazione e nello zelo tu e loro vi se­gnaliate nel celebrare le feste, in primo luogo quelle del Signore e le mie, con singolare preparazione e purezza di coscienza. Riempi sempre notte e dì di gesti ammirevoli e graditi a sua Maestà, ma in esse aggiungi nuovi eser­cizi interiori ed esteriori. Infervora il tuo cuore, concen­trati tutta in te stessa e, se ti parrà tanto, accresci l'im­pegno per rendere ferma la tua vocazione ed elezione, guardandoti dal tralasciare mai qualcosa per negligenza. Considera che i giorni sono cattivi e somiglianti ad om­bra che passa. Sii estremamente diligente per non tro­varti vuota di meriti e dai ad ogni ora la sua legittima occupazione, come era mia consuetudine e come soven­te ti ho insegnato.

678. Ti esorto ad essere attentissima alle ispirazioni del tuo sovrano, e fra gli altri benefici stima quello che ricevi con i suoi avvertimenti, con sollecitudine tale che tu non ometta di eseguire come puoi alcuna delle opere di mag­gior perfezione che ti verranno in mente. Ti garantisco che gli uomini per la loro noncuranza e indifferenza si priva­no di immensi tesori di grazia e di gloria. lo imitavo scru­polosamente ciò che avevo visto compiere a mio Figlio stando con lui e ascoltavo tutti i suggerimenti dello Spiri­to; questa avida premura era per me come l'ossigeno e muoveva il mio Unigenito ai suoi doni e alle sue numero­se apparizioni.

679. Perché tu e le tue sorelle ricalchiate le mie orme nel ritiro che osservavo, stabilisci nel tuo convento in che maniera dobbiate gestire gli esercizi che è vostro costume fare, stando appartate per quanto sarà accordato dall'ob­bedienza. Hai già esperienza del profitto che deriva dalla solitudine, avendo scritto in essa quasi per intero la mia storia ed essendo stata visitata in essa da Gesù con più lar­ghe elargizioni per il tuo miglioramento e per la tua vit­toria sugli avversari; dunque, affinché le tue monache sap­piano come regolarsi per uscirne con vantaggio e giova­mento, ti chiedo di redigere un trattato e di assegnare lo­ro tutte le attività e i tempi in cui ripartirle, disposte in modo che chi fa gli esercizi non manchi alla liturgia co­mune, poiché questo obbligo è da preferirsi a quelli parti­colari. Per il resto rispettino inviolabilmente il silenzio e vadano coperte con un velo, perché siano riconosciute e nessuna rivolga loro la parola. Anche chi ha degli uffici ha diritto a un simile bene, e quindi li affiderai provvisoria­mente ad altre. Domanda luce a Dio e io ti assisterò così che tu intenda più in dettaglio come mi comportavo in ta­li occasioni e lo fissi come dottrina.


6-4 Novembre 16, 1903 Non c’è sacrificio senza rinnegamento di sé stesso, ed il sacrificio e il rinnegamento di sé, fa nascere l’amore più puro e perfetto.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Questa mattina, trovandomi fuori di me stessa mi sono trovata col bambino Gesù in braccia, ed una vergine che mi ha disteso in terra per farmi soffrire la crocifissione, ma non con i chiodi, ma col fuoco, mettendomi un carbone di fuoco alle mani ed ai piedi, ed il benedetto Gesù che mi assisteva mentre soffrivo, mi diceva:

(2) “Figlia mia, non c’è sacrificio senza rinnegamento di sé stesso, ed il sacrificio ed il rinnegamento di sé, fa nascere l’amore più puro e perfetto, ed essendo il sacrificio sacro, avviene che mi consacra l’anima come degno mio santuario per farvi la mia perpetua dimora. Onde, fa’ che il sacrificio lavori in te per renderti sacra l’anima ed il corpo, per poter essere in te tutto sacro, e tutto a Me consacrami”.