Liturgia delle Ore - Letture
Giovedi della 33° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Giovanni 18
1Detto questo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli.2Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli.3Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò là con lanterne, torce e armi.4Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: "Chi cercate?".5Gli risposero: "Gesù, il Nazareno". Disse loro Gesù: "Sono io!". Vi era là con loro anche Giuda, il traditore.6Appena disse "Sono io", indietreggiarono e caddero a terra.7Domandò loro di nuovo: "Chi cercate?". Risposero: "Gesù, il Nazareno".8Gesù replicò: "Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano".9Perché s'adempisse la parola che egli aveva detto: "'Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato'".10Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco.11Gesù allora disse a Pietro: "Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?".
12Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono13e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno.14Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: "È meglio che un uomo solo muoia per il popolo".
15Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote;16Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro.17E la giovane portinaia disse a Pietro: "Forse anche tu sei dei discepoli di quest'uomo?". Egli rispose: "Non lo sono".18Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.
19Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina.20Gesù gli rispose: "Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto.21Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto".22Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: "Così rispondi al sommo sacerdote?".23Gli rispose Gesù: "Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?".24Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote.
25Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi. Gli dissero: "Non sei anche tu dei suoi discepoli?". Egli lo negò e disse: "Non lo sono".26Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: "Non ti ho forse visto con lui nel giardino?".27Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.
28Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua.29Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: "Che accusa portate contro quest'uomo?".30Gli risposero: "Se non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato".31Allora Pilato disse loro: "Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!". Gli risposero i Giudei: "A noi non è consentito mettere a morte nessuno".32Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire.
33Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: "Tu sei il re dei Giudei?".34Gesù rispose: "Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?".35Pilato rispose: "Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?".36Rispose Gesù: "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù".37Allora Pilato gli disse: "Dunque tu sei re?". Rispose Gesù: "Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce".38Gli dice Pilato: "Che cos'è la verità?". E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: "Io non trovo in lui nessuna colpa.39Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?".40Allora essi gridarono di nuovo: "Non costui, ma Barabba!". Barabba era un brigante.
Primo libro delle Cronache 6
1(16)Figli di Levi: Gherson, Keat e Merari.2(17)Questi sono i nomi dei figli di Gherson: Libni e Simei.3(18)Figli di Keat: Amram, Izear, Ebron e Uzzièl.4(19)Figli di Merari: Macli e Musi; queste sono le famiglie di Levi secondo i loro casati.
5(20)Gherson ebbe per figlio Libni, di cui fu figlio Iacàt, di cui fu figlio Zimma,6(21)di cui fu figlio Ioach, di cui fu figlio Iddo, di cui fu figlio Zerach, di cui fu figlio Ieotrai.
7(22)Figli di Keat: Amminadàb, di cui fu figlio Core, di cui fu figlio Assir,8(23)di cui fu figlio Elkana, di cui fu figlio Abiasaf, di cui fu figlio Assir,9(24)di cui fu figlio Tacat, di cui fu figlio Urièl, di cui fu figlio Ozia, di cui fu figlio Saul.10(25)Figli di Elkana: Amasai e Achimòt,11(26)di cui fu figlio Elkana, di cui fu figlio Sufai, di cui fu figlio Nacat,12(27)di cui fu figlio Eliàb, di cui fu figlio Ierocàm, di cui fu figlio Elkana.13(28)Figli di Samuele: Gioele primogenito e Abia secondo.
14(29)Figli di Merari: Macli, di cui fu figlio Libni, di cui fu figlio Simei, di cui fu figlio Uzza,15(30)di cui fu figlio Simeà, di cui fu figlio Agghìa, di cui fu figlio Asaià.
16(31)Ecco coloro ai quali Davide affidò la direzione del canto nel tempio dopo che l'arca aveva trovato una sistemazione.17(32)Essi esercitarono l'ufficio di cantori davanti alla Dimora della tenda del convegno finché Salomone non costruì il tempio in Gerusalemme. Nel servizio si attenevano alla regola fissata per loro.
18(33)Questi furono gli incaricati e questi i loro figli. Dei Keatiti: Eman il cantore, figlio di Gioele, figlio di Samuele,19(34)figlio di Elkana, figlio di Ierocàm, figlio di Elièl, figlio di Toach,20(35)figlio di Zuf, figlio di Elkana, figlio di Macat, figlio di Amasài,21(36)figlio di Elkana, figlio di Gioele, figlio di Azaria, figlio di Sofonia,22(37)figlio di Tacat, figlio di Assir, figlio di Abiasaf, figlio di Core,23(38)figlio di Izear, figlio di Keat, figlio di Levi, figlio di Israele.
24(39)Suo collega era Asaf, che stava alla sua destra: Asaf, figlio di Berechia, figlio di Simeà,25(40)figlio di Michele, figlio di Baasea, figlio di Malchia,26(41)figlio di Etni, figlio di Zerach, figlio di Adaià,27(42)figlio di Etan, figlio di Zimma, figlio di Simei,28(43)figlio di Iacat, figlio di Gherson, figlio di Levi.
29(44)I figli di Merari, loro colleghi, che stavano alla sinistra, erano Etan, figlio di Kisi, figlio di Abdi, figlio di Malluch,30(45)figlio di Casabià, figlio di Amasia, figlio di Chilkia,31(46)figlio di Amsi, figlio di Bani, figlio di Semer,32(47)figlio di Macli, figlio di Musi, figlio di Merari, figlio di Levi.
33(48)I loro colleghi leviti, erano addetti a ogni servizio della Dimora nel tempio.34(49)Aronne e i suoi figli presentavano le offerte sull'altare dell'olocausto e sull'altare dell'incenso, curavano tutto il servizio nel Santo dei santi e compivano il sacrificio espiatorio per Israele secondo quanto aveva comandato Mosè, servo di Dio.
35(50)Questi sono i figli di Aronne: Eleàzaro, di cui fu figlio Pincas, di cui fu figlio Abisuà,36(51)di cui fu figlio Bukki, di cui fu figlio Uzzi, di cui fu figlio Zerachia,37(52)di cui fu figlio Meraiòt, di cui fu figlio Amaria, di cui fu figlio Achitòb,38(53)di cui fu figlio Zadòk, di cui fu figlio Achimàaz.
39(54)Queste sono le loro residenze, secondo le loro circoscrizioni nei loro territori. Ai figli di Aronne della famiglia dei Keatiti, che furono sorteggiati per primi,40(55)fu assegnata Ebron nel paese di Giuda con i pascoli vicini,41(56)ma il territorio della città e i suoi villaggi furono assegnati a Caleb, figlio di Iefunne.42(57)Ai figli di Aronne furono assegnate Ebron, città di rifugio, Libna con i pascoli, Iattir, Estemoà con i pascoli,43(58)Chilez con i pascoli, Debir con i pascoli,44(59)Asan con i pascoli, Bet-Sèmes con i pascoli45(60)e, nella tribù di Beniamino, Gheba con i pascoli, Alèmet con i pascoli, Anatòt con i pascoli. Totale: tredici città con i loro pascoli.
46(61)Agli altri figli di Keat, secondo le loro famiglie, furono assegnate in sorte dieci città prese dalla tribù di Èfraim, dalla tribù di Dan e da metà della tribù di Manàsse.47(62)Ai figli di Gherson, secondo le loro famiglie, furono assegnate tredici città prese dalla tribù di Ìssacar, dalla tribù di Aser, dalla tribù di Nèftali e dalla tribù di Manàsse in Basàn.48(63)Ai figli di Merari, secondo le loro famiglie, furono assegnate in sorte dodici città prese dalla tribù di Ruben, dalla tribù di Gad e dalla tribù di Zàbulon.
49(64)Gli Israeliti assegnarono ai leviti queste città con i pascoli.50(65)Le suddette città prese dalle tribù dei figli di Giuda, dei figli di Simeone e dei figli di Beniamino, le assegnarono in sorte dando loro il relativo nome.
51(66)Alle famiglie dei figli di Keat furono assegnate in sorte città appartenenti alla tribù di Èfraim.52(67)Assegnarono loro Sichem città di rifugio, con i suoi pascoli, sulle montagne di Èfraim, Ghezer con i pascoli,53(68)Iokmeàm con i pascoli, Bet-Coròn con i pascoli,54(69)Aialòn con i pascoli, Gat-Rimmòn con i pascoli55(70)e, da metà della tribù di Manàsse, Taanach con i pascoli, Ibleàm con i pascoli. Le suddette città erano per la famiglia degli altri figli di Keat.
56(71)Ai figli di Gherson, secondo le loro famiglie assegnarono in sorte dalla metà della tribù di Manàsse: Golan in Basàn con i pascoli e Asaròt con i pascoli;57(72)dalla tribù di Ìssacar: Kedes con i pascoli, Daberat con i pascoli,58(73)Iarmut con i pascoli e Anem con i pascoli;59(74)dalla tribù di Aser: Masal con i pascoli, Abdon con i pascoli,60(75)Cukok con i pascoli e Recob con i pascoli;61(76)dalla tribù di Nèftali: Kedes di Galilea con i pascoli, Cammòn con i pascoli e Kiriatàim con i pascoli.
62(77)Agli altri figli di Merari della tribù di Zàbulon furono assegnate: Rimmòn con i pascoli e Tabor con i pascoli;63(78)oltre il Giordano di Gèrico, a oriente del Giordano, dalla tribù di Ruben: Bezer nel deserto con i pascoli, Iaza con i pascoli,64(79)Kedemòt con i pascoli, Mefaàt con i pascoli;65(80)della tribù di Gad: Ramot di Gàlaad con i pascoli, Macanàim con i pascoli,66(81)Chesbon con i pascoli e Iazer con i pascoli.
Cantico 5
1Son venuto nel mio giardino, sorella mia, sposa,
e raccolgo la mia mirra e il mio balsamo;
mangio il mio favo e il mio miele,
bevo il mio vino e il mio latte.
Mangiate, amici, bevete;
inebriatevi, o cari.
2Io dormo, ma il mio cuore veglia.
Un rumore! È il mio diletto che bussa:
"Aprimi, sorella mia,
mia amica, mia colomba, perfetta mia;
perché il mio capo è bagnato di rugiada,
i miei riccioli di gocce notturne".
3"Mi sono tolta la veste;
come indossarla ancora?
Mi sono lavata i piedi;
come ancora sporcarli?".
4Il mio diletto ha messo la mano nello spiraglio
e un fremito mi ha sconvolta.
5Mi sono alzata per aprire al mio diletto
e le mie mani stillavano mirra,
fluiva mirra dalle mie dita
sulla maniglia del chiavistello.
6Ho aperto allora al mio diletto,
ma il mio diletto già se n'era andato, era scomparso.
Io venni meno, per la sua scomparsa.
L'ho cercato, ma non l'ho trovato,
l'ho chiamato, ma non m'ha risposto.
7Mi han trovato le guardie che perlustrano la città;
mi han percosso, mi hanno ferito,
mi han tolto il mantello
le guardie delle mura.
8Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,
se trovate il mio diletto,
che cosa gli racconterete?
Che sono malata d'amore!
9Che ha il tuo diletto di diverso da un altro,
o tu, la più bella fra le donne?
Che ha il tuo diletto di diverso da un altro,
perché così ci scongiuri?
10Il mio diletto è bianco e vermiglio,
riconoscibile fra mille e mille.
11Il suo capo è oro, oro puro,
i suoi riccioli grappoli di palma,
neri come il corvo.
12I suoi occhi, come colombe
su ruscelli di acqua;
i suoi denti bagnati nel latte,
posti in un castone.
13Le sue guance, come aiuole di balsamo,
aiuole di erbe profumate;
le sue labbra sono gigli,
che stillano fluida mirra.
14Le sue mani sono anelli d'oro,
incastonati di gemme di Tarsis.
Il suo petto è tutto d'avorio,
tempestato di zaffiri.
15Le sue gambe, colonne di alabastro,
posate su basi d'oro puro.
Il suo aspetto è quello del Libano,
magnifico come i cedri.
16Dolcezza è il suo palato;
egli è tutto delizie!
Questo è il mio diletto, questo è il mio amico,
o figlie di Gerusalemme.
Salmi 88
1'Canto. Salmo. Dei figli di Core.
Al maestro del coro. Su "Macalat".
Per canto. Maskil. Di Eman l'Ezraita.'
2Signore, Dio della mia salvezza,
davanti a te grido giorno e notte.
3Giunga fino a te la mia preghiera,
tendi l'orecchio al mio lamento.
4Io sono colmo di sventure,
la mia vita è vicina alla tomba.
5Sono annoverato tra quelli che scendono nella fossa,
sono come un morto ormai privo di forza.
6È tra i morti il mio giaciglio,
sono come gli uccisi stesi nel sepolcro,
dei quali tu non conservi il ricordo
e che la tua mano ha abbandonato.
7Mi hai gettato nella fossa profonda,
nelle tenebre e nell'ombra di morte.
8Pesa su di me il tuo sdegno
e con tutti i tuoi flutti mi sommergi.
9Hai allontanato da me i miei compagni,
mi hai reso per loro un orrore.
Sono prigioniero senza scampo;
10si consumano i miei occhi nel patire.
Tutto il giorno ti chiamo, Signore,
verso di te protendo le mie mani.
11Compi forse prodigi per i morti?
O sorgono le ombre a darti lode?
12Si celebra forse la tua bontà nel sepolcro,
la tua fedeltà negli inferi?
13Nelle tenebre si conoscono forse i tuoi prodigi,
la tua giustizia nel paese dell'oblio?
14Ma io a te, Signore, grido aiuto,
e al mattino giunge a te la mia preghiera.
15Perché, Signore, mi respingi,
perché mi nascondi il tuo volto?
16Sono infelice e morente dall'infanzia,
sono sfinito, oppresso dai tuoi terrori.
17Sopra di me è passata la tua ira,
i tuoi spaventi mi hanno annientato,
18mi circondano come acqua tutto il giorno,
tutti insieme mi avvolgono.
19Hai allontanato da me amici e conoscenti,
mi sono compagne solo le tenebre.
Geremia 6
1Mettetevi in salvo, figli di Beniamino,
fuori di Gerusalemme.
In Tekoa date fiato alle trombe;
innalzate segnali su Bet-Cherem,
perché dal settentrione si affaccia una sventura
e una grande rovina.
2È forse simile a un tenero prato
la figlia di Sion?
3Verso di essa muovono pastori
con i loro greggi;
le fissano le tende tutto intorno,
ognuno di loro pascola la sua parte.
4"Ingaggiate la santa battaglia contro di essa;
su, assaliamola in pieno giorno.
Noi sventurati! Già il giorno declina,
già si allungano le ombre della sera.
5Su, allora assaliamola di notte,
distruggiamo i suoi palazzi".
6Perché così dice il Signore degli eserciti:
"Tagliate i suoi alberi,
costruite un terrapieno davanti a Gerusalemme.
Essa è la città della menzogna,
in essa tutto è oppressione.
7Come una sorgente fa scorrere l'acqua,
così essa fa scorrere la sua iniquità.
Violenza e oppressione risuonano in essa,
dinanzi a me stanno sempre dolori e piaghe.
8Lasciati correggere, o Gerusalemme,
perché io non mi allontani da te
e non ti riduca a un deserto,
a una regione disabitata".
9Così dice il Signore degli eserciti:
"Racimolate, racimolate come una vigna
il resto di Israele;
stendi ancora la tua mano come un vendemmiatore
verso i suoi tralci".
10A chi parlerò
a chi scongiurerò perché mi ascoltino?
Ecco, il loro orecchio non è circonciso,
sono incapaci di prestare attenzione.
Ecco, la parola del Signore è per loro
oggetto di scherno; non la gustano.
11Io perciò sono pieno dell'ira del Signore,
non posso più contenerla.
"Riversala sui bambini nella strada,
e anche sull'adunanza dei giovani,
perché saranno presi insieme uomini e donne,
l'anziano e il decrepito.
12Le loro case passeranno a stranieri,
anche i loro campi e le donne,
perché io stenderò la mano
sugli abitanti di questo paese".
Oracolo del Signore.
13Perché dal piccolo al grande
tutti commettono frode;
dal profeta al sacerdote
tutti praticano la menzogna.
14Essi curano la ferita del mio popolo,
ma solo alla leggera, dicendo:
"Bene, bene!" ma bene non va,
15Dovrebbero vergognarsi dei loro atti abominevoli,
ma non si vergognano affatto,
non sanno neppure arrossire.
"Per questo cadranno con le altre vittime,
nell'ora del castigo saranno prostrati", dice il Signore.
16Così dice il Signore:
"Fermatevi nelle strade e guardate,
informatevi circa i sentieri del passato,
dove sta la strada buona e prendetela,
così troverete pace per le anime vostre".
Ma essi risposero: "Non la prenderemo!".
17Io ho posto sentinelle presso di voi:
"Fate attenzione allo squillo di tromba".
Essi hanno risposto: "Non ci baderemo!".
18Per questo ascoltate, o popoli,
e sappi, o assemblea, ciò che avverrà di loro.
19Ascolta, o terra!
"Ecco, io mando contro questo popolo la sventura,
il frutto dei loro pensieri,
perché non hanno prestato attenzione alle mie parole
e hanno rigettato la mia legge.
20Perché mi offrite incenso portato da Saba
e la preziosa cannella che giunge da un paese lontano?
I vostri olocausti non mi sono graditi
e non mi piacciono i vostri sacrifici".
21Perciò dice il Signore:
"Ecco, io porrò per questo popolo
pietre di inciampo,
in esse inciamperanno insieme padri e figli;
vicini e amici periranno".
22Così dice il Signore:
"Ecco, un popolo viene da un paese del settentrione,
una grande nazione si muove dall'estremità della terra.
23Impugnano archi e lance;
sono crudeli, senza pietà.
Il loro clamore è quello di un mare agitato;
essi montano cavalli:
sono pronti come un solo guerriero alla battaglia
contro di te, figlia di Sion".
24"Abbiamo udito la loro fama,
ci sono cadute le braccia;
l'angoscia si è impadronita di noi,
come spasimo di partoriente".
25Non uscite nei campi
e non camminate per le strade,
perché la spada nemica
e il terrore sono tutt'intorno.
26Figlia del mio popolo, vestiti di sacco
e rotolati nella polvere.
Fa' lutto come per un figlio unico,
lamentati amaramente,
perché piomberà improvviso
il distruttore su di noi!
27Io ti ho posto come saggiatore fra il mio popolo,
perché tu conoscessi e saggiassi la loro condotta.
28Essi sono tutti ribelli,
spargono calunnie,
tutti sono corrotti.
29Il mantice soffia con forza,
il piombo è consumato dal fuoco;
invano si vuol raffinarlo a ogni costo,
le scorie non si separano.
30Scoria di argento si chiamano,
perché il Signore li ha rigettati.
Prima lettera ai Corinzi 15
1Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi,2e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l'ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano!
3Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture,4fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture,5e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.6In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti.7Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli.8Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.9Io infatti sono l'infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio.10Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.11Pertanto, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.
12Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti?13Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato!14Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede.15Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono.16Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto;17ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati.18E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti.19Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini.
20Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti.21Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti;22e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo.23Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo;24poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza.25Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi.26L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte,27perché 'ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi'. Però quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa.28E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.
29Altrimenti, che cosa farebbero quelli che vengono battezzati per i morti? Se davvero i morti non risorgono, perché si fanno battezzare per loro?30E perché noi ci esponiamo al pericolo continuamente?31Ogni giorno io affronto la morte, come è vero che voi siete il mio vanto, fratelli, in Cristo Gesù nostro Signore!32Se soltanto per ragioni umane io avessi combattuto a Èfeso contro le belve, a che mi gioverebbe? Se i morti non risorgono, 'mangiamo e beviamo, perché domani moriremo'.33Non lasciatevi ingannare: "Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi".34Ritornate in voi, come conviene, e non peccate! Alcuni infatti dimostrano di non conoscere Dio; ve lo dico a vostra vergogna.
35Ma qualcuno dirà: "Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?".36Stolto! Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore;37e quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco, di grano per esempio o di altro genere.38E Dio gli dà un corpo come ha stabilito, e a ciascun seme il proprio corpo.39Non ogni carne è la medesima carne; altra è la carne di uomini e altra quella di animali; altra quella di uccelli e altra quella di pesci.40Vi sono corpi celesti e corpi terrestri, ma altro è lo splendore dei corpi celesti, e altro quello dei corpi terrestri.41Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle stelle: ogni stella infatti differisce da un'altra nello splendore.42Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile;43si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza;44si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale.
Se c'è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale, poiché sta scritto che45il primo 'uomo', Adamo, 'divenne un essere vivente', ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita.46Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale.47Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cielo.48Quale è l'uomo fatto di terra, così sono quelli di terra; ma quale il celeste, così anche i celesti.49E come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste.50Questo vi dico, o fratelli: la carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che è corruttibile può ereditare l'incorruttibilità.
51Ecco io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati,52in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati.53È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità.
54Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura:
'La morte è stata ingoiata per la vittoria.'
55'Dov'è, o morte, la tua vittoria?
Dov'è, o morte, il tuo pungiglione'?
56Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge.57Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!58Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.
Capitolo XXIII: La meditazione della morte
Leggilo nella Biblioteca 1. Ben presto la morte sarà qui, presso di te. Considera, del resto, la tua condizione: l'uomo oggi c'è e domani è scomparso; e quando è sottratto alla vista, rapidamente esce anche dalla memoria. Quanto grandi sono la stoltezza e la durezza di cuore dell'uomo: egli pensa soltanto alle cose di oggi e non piuttosto alle cose future. In ogni azione, in ogni pensiero, dovresti comportarti come se tu dovessi morire oggi stesso; ché, se avrai retta la coscienza, non avrai molta paura di morire. Sarebbe meglio star lontano dal peccato che sfuggire alla morte. Se oggi non sei preparato a morire, come lo sarai domani? Il domani è una cosa non sicura: che ne sai tu se avrai un domani? A che giova vivere a lungo, se correggiamo così poco noi stessi? Purtroppo, non sempre una vita lunga corregge i difetti; anzi spesso accresce maggiormente le colpe. Magari potessimo passare santamente anche una sola giornata in questo mondo. Molti fanno il conto degli anni trascorsi dalla loro conversione a Dio; ma scarso è sovente il frutto della loro emendazione. Certamente morire è cosa che mette paura; ma forse è più pericoloso vivere a lungo. Beato colui che ha sempre dinanzi agli occhi l'ora della sua morte ed è pronto ogni giorno a morire. Se qualche volta hai visto uno morire, pensa che anche tu dovrai passare per la stessa strada. La mattina, fa conto di non arrivare alla sera; e quando poi si farà sera non osare sperare nel domani. Sii dunque sempre pronto; e vivi in tal modo che, in qualunque momento, la morte non ti trovi impreparato.
2. Sono molti coloro che muoiono in un istante, all'improvviso; giacché "il Figlio dell'uomo verrà nell'ora in cui non si pensa che possa venire" (Mt 24,44; Lc 12,40). Quando sarà giunto quel momento estremo, comincerai a giudicare ben diversamente tutta la tua vita passata, e molto ti dorrai di esser stato tanto negligente e tanto fiacco. Quanto é saggio e prudente l'uomo che, durante la vita, si sforza di essere quale desidera esser trovato al momento della morte! Ora, una piena fiducia di morire santamente la daranno il completo disprezzo del mondo, l'ardente desiderio di progredire nelle virtù, l'amore del sacrificio, il fervore nella penitenza, la rinuncia a se stesso e il saper sopportare ogni avversità per amore di Cristo. Mentre sei in buona salute, molto puoi lavorare nel bene; non so, invece, che cosa potrai fare quando sarai ammalato. Giacché sono pochi quelli che, per il fatto di essere malati, diventano più buoni; così come sono pochi quelli che, per il fatto di andare frequentemente in pellegrinaggio, diventano più santi. Non credere di poter rimandare a un tempo futuro la tua salvezza, facendo affidamento sui suffragi degli amici e dei parenti; tutti costoro ti dimenticheranno più presto di quanto tu non creda. Perciò, più che sperare nell'aiuto di altri, è bene provvedere ora, fin che si è in tempo, mettendo avanti un po' di bene. Ché, se non ti prendi cura di te stesso ora, chi poi si prenderà cura di te? Questo è il tempo veramente prezioso; sono questi i giorni della salvezza; è questo il tempo che il Signore gradisce (2Cor 6,2). Purtroppo, invece, questo tempo tu non lo spendi utilmente in cose meritorie per la vita eterna. Verrà il momento nel quale chiederai almeno un giorno o un'ora per emendarti; e non so se l'otterrai. Ecco, dunque, mio caro, di quale pericolo ti potrai liberare, a quale pericolo ti potrai sottrarre, se sarai stato sempre nel timore di Dio, in vista della morte. Procura di vivere ora in modo tale che, nell'ora della morte, tu possa avere letizia, anziché paura; impara a morire al mondo, affinché tu cominci allora a vivere con Cristo; impara ora a disprezzare ogni cosa, affinché tu possa allora andare liberamente a Cristo; mortifica ora il tuo corpo con la penitenza, affinché tu passa allora essere pieno di fiducia.
3. Stolto, perché vai pensando di vivere a lungo, mentre non sei sicuro di avere neppure una giornata? Quante persone sono state ingannate, inaspettatamente tolte a questa vita! Quante volte hai sentito dire che uno è morto di ferite e un altro è annegato; che uno, cadendo dall'alto, si è rotto la testa; che uno si è soffocato mentre mangiava e un altro è morto mentre stava giocando? Chi muore per fuoco, chi per spada; chi per una pestilenza, chi per un assalto dei predoni. Insomma, comunque destino è la morte; e passa rapidamente come un'ombra la vita umana. Chi si ricorderà di te, dopo che sarai scomparso, e chi pregherà per te? Fai, o mio caro, fai ora tutto quello che sei in grado di fare, perché non conosci il giorno della tua morte; né sai che cosa sarà di te dopo. Accumula, ora, ricchezze eterne, mentre sei in tempo. Non pensare a nient'altro che alla tua salvezza; preoccupati soltanto delle cose di Dio. Fatti ora degli amici, venerando i santi di Dio e imitando le loro azioni, "affinché ti ricevano nei luoghi eterni, quando avrai lasciato questa vita" (Lc 16,9). Mantienti, su questa terra, come uno che è di passaggio; come un ospite, che non ha a che fare con le faccende di questo mondo. Mantieni libero il tuo cuore, e rivolto al cielo, perché non hai stabile dimora quaggiù (Eb 13,14). Al cielo rivolgi continue preghiere e sospiri e lacrime, affinché, dopo la morte, la tua anima sia degna di passare felicemente al Signore. Amen.
DISCORSO 107/A OMELIA SUL VANGELO CHE NARRA DEI DUE FRATELLI
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaChe cosa rispose il Signore a chi lo aveva interpellato per l'eredità.
1. Il Signore Gesù Cristo che largisce la carità, condanna la cupidità. Egli infatti vuole sradicare l'albero cattivo e piantare l'albero buono. Dall'amore del mondo non nasce alcun frutto buono; dall'amore di Dio non nasce alcun frutto cattivo. Ecco i due alberi, parlando dei quali il Signore dice: Un albero buono non produce frutti cattivi; un albero cattivo invece produce frutti cattivi 1. La nostra parola dunque, dal momento che proviene da Dio, è come la scure alla radice d'un albero cattivo 2. Le stesse parole che sono risonate dal santo Vangelo hanno colpito gli alberi cattivi. Li potano, non li tagliano. Ciò che il tuo Creatore non ha voluto che tu avessi, sappi ch'è cosa la quale non ti giova. Il Signore non vuole che noi abbiamo la cupidigia del mondo. Nessuno dunque dica: "Cerco il mio, non l'altrui". Guardatevi da ogni specie di cupidigia 3. Se amerai troppo i tuoi beni che possono perire, perderai davvero i tuoi beni che non possono perire. "Io - dici - non voglio né perdere ciò ch'è mio né prendere ciò ch'è di altri". Una simile scusa è segno d'una certa cupidità, non è un vanto della carità. Della carità è stato detto: Non va in cerca dei propri interessi, ma di quelli degli altri 4. Non cerca i propri vantaggi ma cerca la salvezza dei fratelli. Poiché anche costui che pregò il Signore d'interporsi come arbitro, se avete fatto attenzione, se lo avete capito bene, andava in cerca dei propri interessi, non di quelli altrui. Suo fratello infatti aveva preso per sé tutto il patrimonio e non aveva dato la parte dovuta al fratello. Egli vide il Signore giusto; non poteva trovare un giudice migliore e gli si rivolse perché facesse da giudice e disse: Signore, di' a mio fratello di spartire con te l'eredità 5. Che cosa c'è di più giusto? "Si prenda la sua parte e mi dia la mia! Né tutto io, né tutto lui, poiché siamo fratelli". E dire che le stesse sostanze che cercavano di spartire le avrebbero possedute sempre intere, se fossero vissuti d'accordo. Tutto ciò che si divide, diminuisce. Se fossero stati concordi nella loro famiglia come lo erano stati durante la vita del loro padre, avrebbero posseduto ciascuno di essi anche l'intero patrimonio. Se per esempio avessero posseduto due case di campagna, sarebbero appartenute entrambe a tutti e due e chi avesse loro domandato di chi fosse ciascuna di esse, avrebbero risposto: "È mia". Se ad uno di loro uno avesse chiesto: "Di chi è quella fattoria?", avrebbe risposto: "È nostra". Ugualmente se uno avesse chiesto di chi fosse l'altra, avrebbe risposto similmente: "È nostra". Se invece ciascuno di loro ne avesse presa una, la proprietà sarebbe diventata più piccola e la risposta sarebbe stata diversa. Allora, se uno avesse chiesto: "Di chi è questa casa di campagna?" il proprietario avrebbe risposto: "È mia". "Di chi è quella?". "Di mio fratello". Non ne hai acquistata una, ma ne hai perduta una, poiché l'hai divisa. Gli pareva dunque d'avere un desiderio giusto poiché cercava la propria parte, non bramava l'altrui; confidando quindi nella giustizia della propria causa, chiamò a fare da arbitro il giudice giusto. Ma che gli rispose il giudice giusto? Dimmi, o uomo, - poiché non ti lasci guidare dallo spirito di Dio ma dall'egoismo umano - chi mi ha costituito mediatore nella divisione dei vostri beni? 6. Rifiutò ciò che gli era stato chiesto ma diede più di quanto rifiutò di dare. Quel tale gli aveva chiesto una sentenza riguardo alla spartizione dell'eredità; egli invece gli diede il consiglio di non avere la cupidità. "Perché vai in cerca d'una fattoria? Perché vai in cerca della terra? Perché ricerchi la tua parte? Se non avrai la cupidigia, avrai tutto!". Vedete, voi che siete avidi, colui che non aveva la cupidigia, e che ha detto: Siamo come persone che non hanno nulla eppure possiedono tutto 7. "Tu dunque - dice il Cristo - mi chiedi che tuo fratello ti dia la parte dell'eredità che ti spetta. Io invece vi dico: Guardatevi da ogni specie di cupidigia 8". Tu credi di guardarti bene dal desiderare i beni altrui. Io invece ti dico: Guardatevi da ogni specie di cupidigia. Ma tu vuoi amare eccessivamente i tuoi beni e per il tuo patrimonio vuoi far cadere il tuo cuore dal cielo e, volendo accumulare tesori sulla terra, cerchi di opprimere l'anima tua: l'anima infatti ha le proprie ricchezze come anche la carne ha le proprie.
Esempio propostoci da Cristo per metterci in guardia da ogni avidità.
2. Infine ci viene presentato un non so quale ricco per metterci in guardia da ogni avidità. Che significa "da ogni"? Anche dai beni che si dicono tuoi. Ci viene presentato un ricco al quale erano venute in eredità delle terre 9, cioè aveva in campagna i suoi possedimenti; gli erano venuti abbondanti raccolti; un buon esito infatti si chiama prosperità. Allora si mise a ragionare tra sé, dicendo quel che avete udito durante la lettura del Vangelo: Che cosa farò, dove radunerò i miei raccolti? 10. Non aveva il posto dove metterli. Erano troppi. Si sentiva alle strette a causa dell'abbondanza, non della mancanza. Quanto era infelice, dal momento ch'era turbato non dalla povertà ma dall'abbondanza! Gli pareva di non aver un locale ove riporre i raccolti per non perdere nulla. E gli sembrò di aver trovato un progetto molto utile. Ho trovato - disse - che cosa fare. Demolirò i vecchi magazzini e ne costruirò altri più spaziosi e li riempirò; allora potrò dire a me stesso: Ora hai molte provviste per molti anni. Riposati, mangia, bevi, datti alla bella vita. Ma Dio gli disse: Stolto 11, ti pare d'essere saggio perché hai trovato il progetto di abbattere i magazzini poco spaziosi e di costruirne di più grandi? Sei stolto per il fatto che ti sembra d'essere saggio. Perché hai agito così, dicendo a te stesso: "Hai molte provviste per molti anni"? Questa notte ti sarà richiesta la tua vita 12, dove sono i lunghi anni? Questa notte ti sarà richiesta la tua vita. Di chi saranno le provviste che hai preparate? Non ti turbi forse inutilmente? Accumuli tesori senza sapere per chi li raduni 13. Non aveva locali ove riporre i raccolti! E dov'erano i poveri? Ciò che la strettezza dei tuoi magazzini non poteva più ricevere, l'avrebbe potuto ricevere uno dei tuoi fratelli, l'avrebbe potuto ricevere il tuo Signore che dice: Quando avete fatto ciò a uno dei più piccoli dei miei fratelli, lo avete fatto a me 14. Affidi i tuoi raccolti ai magazzini e non li perderai? Li trasferisci in cielo e li perderai? Non hai dove riporli? Fa' l'elemosina e aspetta che ti venga restituita. Tu la riponi nella mano del povero, la riceverai dalla mano del ricco. Ciò che non riesci a mettere in un magazzino, chi te l'ha dato? Colui che te l'ha dato vuol ricevere qualcosa di quel che ti ha dato. È povero e ti chiede l'elemosina Colui che ti ha creato. Se egli ha bisogno dei tuoi beni e te li chiede, dagli qualcosa di ciò che hai. È vero, tu hai dei frutti terreni, ma hai forse la vita eterna? Quanto grande proprietà è essa! Quanto poco costa! Volete sapere quanto costa? È tale possedimento la vita eterna, tale possedimento che quando vi giungerai - o stolto, che fai i tuoi calcoli sulla terra e perderai il cielo! - quando cioè arriverai a tale possesso, non potrai andar via, ma lo possederai anche in perpetuo e senza alcun termine. Tu vedi quanto è grande. Considera adesso quanto costa poco. Vale quanto non entra nei tuoi magazzini, poiché non lo possono ricevere, poiché sono strapieni e perciò ne vuoi costruire di più ampi. Che dire poi? Quanto è il prezzo del possedimento? Supponi che venisse dato ai poveri come a dei facchini. Sai bene infatti e vedi che coloro ai quali tu dài, camminano sulla terra. Ciò che dài loro lo portano in cielo, e quando lo avranno portato in cielo, non riceverai quello che darai, poiché invece dei beni terreni riceverai quelli celesti, invece dei beni mortali quelli immortali, al posto dei beni temporali quelli eterni. Se tu dessi a interesse e invece di tanto argento ricevessi tant'oro, per esempio invece d'una libbra d'argento una libbra d'oro, chi sarebbe più ricco di te? Sapresti trattenerti dalla gioia allorché ti fosse possibile realizzare tanti interessi? Di che specie sarebbe questa operazione finanziaria? Vedi che cosa dài e che cosa riceverai. Dài ciò che quaggiù dovrai abbandonare; riceverai ciò che non potrai perdere mai. Poiché tu dài ciò da cui non dipende la tua vita - ecco perché il Signore, se avete fatto attenzione, nello stesso passo del Vangelo, dice: La vita d'un individuo non dipende dall'abbondanza dei suoi beni 15 - e lo dài per ricevere la possibilità di vivere sempre. Le ricchezze materiali sono l'oro, l'argento, il frumento, il vino e l'olio, i poderi, i possedimenti: queste sono le ricchezze materiali. Lo stesso corpo quanto può averne, quando il ventre è pieno? Vedi che tutte le altre cose sono superflue. Se uno fosse costretto a mangiare tutto ciò che possiede, non sarebbe costretto a spirare?
Chi disprezza le cose terrene possederà come eredità il Creatore.
3. Guardatevi dunque, fratelli, da ogni specie di cupidigia 16. Su questa terra si vive con pochissimo ed anche la gloriosa vita eterna s'acquista a pochissimo prezzo. Sembra quasi che Zaccheo l'acquistasse a prezzo più caro? Egli infatti era molto ricco, capo degli esattori delle imposte 17. Ma quando il Signore entrò nella sua casa, allora vi entrò la salvezza: Io do - disse - la metà dei miei beni ai poveri 18. A caro prezzo comprò una cosa così preziosa. E dell'altra metà? Se ho rubato a qualcuno, gli restituisco quattro volte quanto gli ho preso 19. Ecco perché si riserbava l'altra metà, non perché fosse posseduta per brama di denaro, ma per essere restituita come un debito. A caro prezzo comprò egli che aveva grandi ricchezze e ne diede la metà ai poveri. Qualunque cosa egli diede, che cos'è? Quante sono le ricchezze d'un potente qualsiasi? Che cos'è tutta la terra? Cos'è la terra e il mare? Considera il cielo, considera le stelle, considera tutto il creato. Se disprezzerai le cose di poca importanza, possederai come eredità lo stesso Creatore. Ecco che cosa ti dice il tuo Signore: Guardati da ogni specie di cupidigia. Guardati dall'acquistare beni terreni e io ti riempirò. Rispondigli e di': "Di che cosa mi riempirai?". Questo infatti tu cercavi, quando disprezzavi cose poco importanti, cercavi d'essere riempito di cose di maggior importanza. Poiché hai dato qualcosa dei tuoi frutti e hai sentito dire dal tuo Signore: "Sarò io a riempirti", tu dirai: "Egli ha intenzione di riempire la mia casa d'oro e d'argento". "Sarò io a riempirti. Tu cerchi che io riempia la tua casa? Ti riempirò io, se sarai la mia casa". Riconosci e ama Colui che ti ha creato ed egli ti riempirà non di qualche suo bene ma di se stesso. Possederai Dio, sarai pieno di Dio. Questa è la grande ricchezza dell'anima. La ricchezza materiale è superflua, poiché il nostro corpo ha bisogno di poco per mantenersi in vita. La ricchezza spirituale non è superflua. Quanto Dio ti darà, quanto ti concederà di spirito di fede, di carità, di giustizia, di castità, tutto quel che ti darà di se stesso, non può essere superfluo. La tua ricchezza interiore è molto importante. Come si chiama? Si chiama Dio. Amico mio, se tu sei povero, non possiedi dunque nulla, se possiedi Iddio? Amico mio, che sei ricco, possiedi dunque qualcosa se non possiedi Dio?
Chi è avido di denaro è suo schiavo.
4. Per tornare dunque alle parole del Signore, guardiamoci da ogni specie di cupidigia. "Da ogni specie"? domanderai. "È roba mia". Il Signore però risponderà: "Da ogni specie". Ti è stato forse detto di non possedere la tua roba? Possiedila ma senza cupidigia. Allora sì che la possederai. Se invece ne avrai cupidigia, sarai da essa posseduto, non la possederai. Non amare il denaro, se vuoi possederlo. Poiché possederai il denaro se non l'amerai. Se lo amerai, sarai tu a esser posseduto dal denaro. Non sarai padrone ma schiavo del denaro e, poiché sarai schiavo, lo seguirai dovunque ti trascinerà. Non sei forse schiavo quando sei trascinato dalla brama di possederlo? L'amore per il denaro non ti fa svegliare quando dormi? Se tu fossi schiavo d'un uomo, forse ti lascerebbe dormire. Se tu non avessi il denaro ma ne fossi avido, a causa della brama di esso tu staresti sveglio per averlo. Se tu lo possedessi, veglieresti per la paura di perderlo. Tu hai anche paura che a causa di esso vada in malora anche tu; io penso che, quando ne avevi poco, dormivi tranquillo.
Il ricco incontra il povero nella stessa via: dia del suo a quello e ambedue arriveranno alla patria.
5. Guardatevi da ogni specie di cupidigia 20. Vi giovi, fratelli, il fatto d'essere poveri. Non desiderate essere ricchi. Vi basti Dio, poiché egli non vi abbandona. Ha pensato a voi prima che voi esisteste e non pensa a voi perché viviate? Avete già creduto in lui, lo avete lodato, avete sperato in lui, e vi mancherà ciò ch'egli sa esservi necessario? Negherà forse ai suoi ciò che dà agli estranei? Lo negherà ai suoi lodatori egli che lo dà ai suoi bestemmiatori? Quando possedete lui, fate conto d'aver tutto. Il Padre vostro infatti - dice nel Vangelo lo stesso Signore - sa di che cosa avete bisogno ancor prima che glielo chiediate 21. E riguardo alle cose materiali ha detto così: Cercate anzitutto il regno di Dio e la giustizia di Dio e tutte queste cose vi saranno date in più 22. Ma qualche volta il giusto soffre la fame e vede l'iniquo che rutta per l'indigestione. Non ti stupire: il primo vien messo alla prova, il secondo vien condannato. Viene messo alla prova il primo che, pur trovandosi nella mancanza di risorse, loda Dio. Viene condannato il secondo che, proprio a causa dell'abbondanza, offende Dio. Dice la Scrittura: Si sono incontrati il ricco e il povero; ma l'uno e l'altro li ha fatti il Signore 23. Dove si sono incontrati? In una via. Qual è questa via? È la vita presente. Qui si sono incontrati il ricco e il povero, poiché nasce il ricco e nasce il povero. Si sono incontrati. Si sono visti nella via. Camminano tutti e due per la via: l'uno oppresso da pesi, l'altro sollevato. Ma quello ch'è senza pesi ha fame, quello ch'è carico di pesi si lamenta. Colui che porta pesi si sollevi [scaricandoseli]. Ne dia un po' a quell'altro che lo incontra; questo non avrà fame e quello non si lamenterà più. L'uno e l'altro arriveranno alla mèta. Da che ti deriva il tuo lamento, o ricco? Dal fatto che non hai un locale ove riporre i tuoi raccolti? C'è un posto ove riporli. Non voglio che ti lamenti. Guarda chi ha fame e hai ove riporli. Hai paura di perderli? È piuttosto allora che non li perderai.
Un fatto che è un esempio.
6. È molto bello e debbo raccontarlo alla Carità vostra un fatto ch'è accaduto. Un sant'uomo di modeste condizioni vendette tutto il suo patrimonio per i bisogni della propria casa. Ma poiché era timorato di Dio, prese dal capitale ricavato dalla vendita cento monete di rame e le distribuì ai poveri per destinare il rimanente alle necessità della propria casa. Perché fosse messo alla prova s'introdusse da lui un ladro ed egli perse tutto il denaro ricavato dalla vendita di tutta la sua roba. Lo fece apposta il diavolo perché quello si pentisse d'aver dato qualcosa ai poveri ed esclamasse: "Ma, Signore, a te piacciono solo i malfattori. Gli uomini commettono il male e s'arricchiscono. Io invece ho fatto un'opera buona e ho perduto tutto". Quel tale però non disse così e, poiché era una persona quadrata, anche dopo aver subìto quel rovescio restò in piedi. Pur avendo dunque perduto tutto il denaro ricavato dalla vendita della sua roba e di cui aveva dato cento monete ai poveri, "Me infelice - disse - perché non ho dato l'intera somma ai poveri! Ciò che ho dato non l'ho perduto; ho potuto solo perdere ciò che non ho dato!". Gli venne in mente ciò che aveva sentito dal Vangelo o vi aveva letto e lo aveva creduto. È infatti il consiglio di nostro Signore. Richiamatelo alla memoria, vedete: Non accumulate ricchezze sulla terra, ove i tarli e la ruggine distruggono tutto e i ladri scavano e rubano. Accumulate invece le vostre ricchezze in cielo dove non si avvicinano i ladri e la ruggine non le distrugge. Perché dove sono le tue ricchezze, lì c'è anche il tuo cuore 24. Il ladro poté portargli via il denaro, ma non poté tirar giù dal cielo il suo cuore.
Vale più avere Dio nell'anima che qualunque ricchezza.
7. Ciò che possedete, possedetelo in modo da darne agli indigenti. Infatti dopo che Cristo Signore aveva detto a un individuo che non rubava i beni altrui, ma che amava la sua roba smoderatamente: Stolto, questa notte ti sarà tolta la vita; ciò che hai preparato, a chi apparterrà? 25, soggiunse dicendo: In questa condizione si trova chiunque accumula ricchezze solo per se stesso e non è ricco davanti a Dio 26. Vuoi essere ricco davanti a Dio? Da' a Dio. Da' non servendoti delle tue grandi proprietà ma della tua propria volontà. Poiché non si riceverà come poco quel che darai, se darai poco del poco che hai. Dio non pesa la proprietà, ma la volontà. Ricordate quella vedova, o fratelli. Avete sentito Zaccheo: La metà dei miei beni la do ai poveri 27. Diede molto dei suoi molti beni e a noi parrebbe comprasse a caro prezzo il possesso del regno dei cieli. Se però consideriamo quanto esso valga, vale poco qualsiasi cosa darai. Tuttavia sembra che desse molto, poiché era molto ricco. Ricordate invece quella povera vedova che metteva [nella cassetta del tempio] due monetine di rame 28; c'erano dei ricchi che gettavano nella cassetta offerte cospicue e le persone presenti guardavano e osservavano le offerte di molto valore. Entrò quella vedova e vi mise due monetine di rame. Chi si degnò anche solo di vederla? Ma la vide il Signore in modo da vedere lei soltanto e la fece notare a coloro che non la vedevano, cioè perché fosse considerata colei che neppure era stata vista. "Vedete - disse - questa vedova?". Allora rivolsero lo sguardo verso di lei. Essa - disse - ha offerto a Dio più dei grandi doni di quei ricchi 29 presi da grandi proprietà. Gli astanti guardavano e lodavano i grandi doni dei ricchi. Le due monetine invece quando le avevano viste sebbene poi vedessero la vedova in persona? Essa - disse - ha offerto a Dio più di quei ricchi. Essi avevano messo molto dei molti loro averi, essa invece aveva messo tutto quello che aveva. Aveva molto poiché aveva Dio nel cuore. Vale più aver Dio nell'animo che l'oro nella borsa. Chi mise più di lei che per sé nulla serbò?
A che prezzo si conquista il regno celeste.
8. Tuttavia, carissimi, fate attenzione che parlavamo di procurarci il possesso del cielo. Non vale forse tanto quanto spese Zaccheo per ottenerlo, e non vale tanto quanto aveva quella vedova? Il suo prezzo era quello sborsato da Zaccheo, come il suo prezzo erano pure le due monetine di rame. Se si volesse fare un paragone tra la metà dei beni di Zaccheo e le due monetine, non si potrebbe. Si deve invece paragonare la volontà di Zaccheo e quella della vedova. Si scoprirà che i beni sono disuguali, ma queste uguali. Non ti si rattristi dunque il cuore quando della tua poca roba dài poco. Ciò ch'è poco per un povero è molto per Colui che conosce il povero e il ricco. Poiché Dio sa con qual animo, con quale volontà tu dài. Soltanto guardati da ogni genere di avidità e da' qualunque cosa in virtù della carità. Si trova forse qualcosa di minor valore di due monetine? Un bicchiere d'acqua fresca. Chi darà - è detto - un bicchiere d'acqua fresca a uno di questi più piccoli, vi assicuro che non perderà la sua ricompensa 30. Ora, quanto può valere un bicchiere d'acqua fresca per il quale non è stata data neppure la legna per farla bollire? Ecco perché non disse solo un bicchiere d'acqua, ma aggiunse fresca. Vedete quanto poco sia ciò che si dà e quanto grande ciò che si acquista. C'è qualcosa che costi meno d'un bicchiere d'acqua fresca. Che cosa? Nulla. Se dunque c'è, in qual modo non è nulla? È nulla e non è nulla. È ciò che dài: ma: pace in terra agli uomini di buona volontà 31. A questo prezzo fu comprato dai Patriarchi e si poté comprare anche in seguito dai Profeti. Per questo forse non è stato serbato per altri? Lo comprarono i Profeti: lasciarono la possibilità di comprarlo agli Apostoli. Lo comprarono gli Apostoli; lasciarono la possibilità di comprarlo anche ai martiri. L'hanno comprato i martiri ma rimane in nostra completa disposizione di poterlo comprare. Amiamolo e lo compreremo. Non c'è motivo che tu dica: "Costa tanto e non ho il denaro. Prenderò una sufficiente somma in prestito e poi la restituirò", come è solita dire la gente quando mette insieme una certa somma per comprare una casa o un possedimento messo in vendita. Non rovistare nelle tue casse, rientra nella tua coscienza, dove troverai il prezzo del tuo possedimento. Se vi è la fede, la speranza, la carità, dàlle e comprerai; ma quando le avrai date non le perderai. Non accadrà che se hai dato la fede, perderai la fede, oppure se hai dato la speranza, perderai la speranza o se avrai dato la carità, rimarrai senza la carità. Sono delle sorgenti; la loro abbondanza viene dall'effondersi.
Siate voi stessi la casa di Dio, e la chiesa materiale è costruita.
9. Ecco: voi siete poveri eppure costruite la chiesa. Come avviene ciò, se siete poveri, se non perché siete ricchi nell'animo? Fate dunque in modo, con l'aiuto del Signore, di portarla a termine. Poiché a Dio piace chi dona con gioia 32. Quando dài con gioia, ti viene messo in conto. Quando invece dài con tristezza, non solo non hai nulla al di fuori, ma nell'interno, dove c'è la tristezza, c'è il tormento. Si perde il denaro, non si compra quel possedimento, poiché è la buona volontà che lo compra. Sia pure poco o molto quello che dài, ci sia la buona volontà e lo comprerai. E quanto al fatto che costruite la chiesa, con l'aiuto di Dio, la costruite per voi. Un'altra cosa è il fatto che voi date ai poveri; essi passano e vengono. Il tempio invece lo costruite per voi. È la casa dove radunarvi per le vostre preghiere, per celebrare i divini misteri, per elevare inni e lodi a Dio, ove possiate pregare e ricevere i sacramenti. Voi capite ch'è la casa delle vostre preghiere. Volete costruirla? Siate voi stessi la casa di Dio e la casa è costruita. Amen.
1 - Mt 7, 17.
2 - Cf. Mt 3, 10; Lc 3, 9-
3 - Lc 12, 15.
4 - 1 Cor 13, 5; Fil 2, 4.
5 - Lc 12, 13-21.
6 - Lc 12, 14; Mt 16, 23.
7 - 2 Cor 6, 10.
8 - Lc 12, 15.
9 - Lc 12, 16.
10 - Lc 12, 17.
11 - Lc 12, 18-19.
12 - Lc 12, 20.
13 - Cf. Sal 38, 7.
14 - Mt 25, 40.
15 - Lc 12, 15.
16 - Lc 12, 15.
17 - Lc 19, 2.
18 - Lc 19, 8.
19 - Lc 19, 8.
20 - Lc 12, 15.
21 - Mt 6, 8.
22 - Mt 6, 33.
23 - Prv. 22, 2.
24 - Mt 6,19-21.
25 - Lc 12, 20.
26 - Lc 12, 21.
27 - Lc 19, 8.
28 - Cf. Lc 21, 1-4.
29 - Lc 21, 3.
30 - Mt 10, 42.
31 - Lc 2, 14.
32 - 2 Cor 9, 7.
20 - Alcuni benefici che Maria santissima fece a casa di Zaccaria.
La mistica Città di Dio - Libro terzo - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca254. È proprietà ben nota dell'amore l'essere ardente ed attivo come il fuoco, se trova materia su cui operare; il fuoco spirituale lo è anche maggiormente, tanto che, se non ha materia, la cerca. Questo maestro ha trasmesso tanti consigli e tante arti virtuose a coloro che amano Cristo che non li lascia affatto stare oziosi. Poiché non è cieco né insano, ma conosce bene la natura del suo nobilissimo oggetto e la sua unica gelosia è quella che non sia amato da tutti, procura di comunicarlo senza invidia. Ora, l'amore che tutti portano a Dio, per quanto fervoroso e santo, è certamente limitato rispetto a quello di Maria santissima, eppure nei santi ha dato luogo ad un ammirabile e potente zelo delle anime, come appare da ciò che hanno compiuto per la loro salvezza; che mai sarà stato, allora, quello che operò in beneficio del prossimo questa grande Regina che era madre dell'amore divino e portava con sé il fuoco vivo e vero che veniva ad incendiare il mondo? In tutto il corso di quest'Opera i mortali conosceranno quanto devono a questa Signora. Anche se sarebbe impossibile riferire i casi particolari ed i benefici che fece a molte anime, tuttavia, affinché da alcuni si argomentino gli altri, in questo capitolo narrerò qualcosa di quanto successe riguardo a ciò mentre la Regina stava in casa di sua cugina santa Elisabetta.
255. Vi era una donna di servizio di sinistre inclinazioni, inquieta, iraconda e che era solita giurare e maledire. Con questi vizi ed altri disordini, mentre avrebbe voluto sopraffare i suoi padroni, stava tanto soggetta al demonio che questo tiranno con estrema facilità la muoveva a qualunque miseria e sregolatezza. Per questo, per lo spazio di quattordici anni fu assistita ed accompagnata da molti demoni, senza che la lasciassero un istante, per assicurarsi il possesso della sua anima. Solamente quando si trovava alla presenza della signora del cielo Maria santissima, i nemici si ritiravano, perché, come altre volte ho detto, la virtù della nostra regina li tormentava, e tanto più ora che racchiudeva nel suo reliquiario verginale il Signore onnipotente e Dio delle virtù; così, la serva non sentiva i cattivi effetti della loro compagnia. D'altra parte, la dolce vista e la conversazione della Regina andavano operando in lei un rinnòvamento tale che cominciò ad affezionarsi molto alla sua riparatrice. Per questo, procurava di assisterla con molto affetto e di offrirsi per servirla, guadagnando tutto il tempo che poteva per andare a starsene con sua Altezza, che guardava con riverenza, poiché tra le sue sregolate inclinazioni ne aveva una buona, cioè una certa naturale pietà e compassione per i bisognosi e gli umili, verso i quali si chinava volentieri facendo loro del bene.
256. La santissima Principessa, che conosceva profondamente le inclinazioni di quella donna, lo stato della sua coscienza, il pericolo della sua anima e la malizia dei demoni nei suoi confronti, rivolse a lei gli occhi della sua misericordia e la guardò con pietoso affetto di madre. Anche se sua Maestà sapeva che quell'assedio e dominio dei demoni era giusta pena dei suoi peccati, pregò per lei e le ottenne il perdono, il rimedio e la salvezza. Con la potestà che aveva su di loro, comandò ben presto ai demoni che lasciassero libera quella creatura e non tornassero più a turbarla e molestarla. Allora essi, non potendo resistere al comando della nostra grande Regina, si sottomisero e sbigottiti fuggirono, senza conoscere la causa di quel suo potere. Parlavano tra sé con meraviglia e sdegno, dicendo: «Chi è mai questa donna che ha su di noi una così straordinaria autorità? Da dove mai le viene un così irresistibile potere che opera tutto ciò che vuole?». Per questo, i nemici concepirono nuovo sdegno e nuova rabbia contro colei che con tanta forza schiacciava loro la testa. Intanto, però, quella felice peccatrice restò libera dalle loro grinfie; Maria santissima la ammonì, la corresse, le insegnò il cammino della salvezza e la mutò in tutt'altra donna, mansueta di cuore e senza alterigia. Ella perseverò, poi, in tale rinnovamento per tutta la sua vita, confessando che tutto il suo bene le era venuto dalla mano della nostra Regina, anche se non conobbe né penetrò il segreto della sua dignità. Tuttavia, continuò ad essere umile e riconoscente e finì la sua vita santamente.
257. Non era di qualità migliori un'altra donna vicina di casa a Zaccaria, la quale, come tale, soleva entrare e conversare con quelli della famiglia di santa Elisabetta. Viveva licenziosamente e, quando intese l'arrivo della nostra Regina a quella città e la modestia e serietà di lei, disse con leggerezza e curiosità: «Chi è questa forestiera tanto santa e ritirata che ci è capitata come ospite e vicina?». Per il desiderio vano e curioso di novità, come sogliono fare simili persone, procurò di vedere la santissima Signora per osservare il garbo e l'aspetto che aveva. Impertinente ed ozioso era questo fine, ma tale non fu il suo effetto, perché, avendo conseguito il suo intento, questa donna restò talmente ferita nel cuore alla vista di Maria santissima e per la sua presenza che si cambiò in tutt'altra e si trasformò in un nuovo essere. Mutò le proprie inclinazioni e, senza conoscere la virtù di quell'efficace strumento, la sentì così viva che le fece versare torrenti di lacrime per intimo dolore dei suoi peccati. Così, solo per avere posto gli occhi con attenzione curiosa sulla Madre della purezza verginale, questa felice donna ottenne in cambio la virtù della castità, restando libera dai vizi e dalle inclinazioni sensuali. Si ritirò per piangere la sua vita dissipata, ma poi fece in modo di vedere nuovamente la Madre della grazia e di parlare con lei. Sua Altezza acconsentì per confermarla, come colei che ben conosceva l'accaduto, portando nel suo seno l'Autore della grazia che fa santi e giustifica, poiché era in virtù di lui che l'avvocata dei peccatori operava. Perciò, la accolse con un materno sentimento di pietà, la ammonì e la istruì nelle virtù, lasciandola migliore e forte per perseverare.
258. In questo modo la nostra grande Signora operò conversioni ammirabili di un grande numero di anime, benché sempre in silenzio e nel segreto. Tutta la famiglia di santa Elisabetta e di san Zaccaria venne santificata dal suo comportamento e dalla sua conversazione. Migliorò ed arricchì di nuovi doni e favori i giusti, rese tali ed illuminò mediante la sua intercessione quelli che non lo erano. Con il suo riverenziale amore soggiogò tutti con tanta forza che ciascuno a gara le ubbidiva e la riconosceva come Madre, rifugio e conforto in tutte le necessità. Causavano questi effetti il solo vederla o poche parole, sebbene non negasse mai quelle necessarie per tali opere. Siccome, poi, di tutti penetrava l'intimo del cuore e conosceva lo stato della coscienza, applicava a ciascuno la medicina più opportuna. Alcune volte, benché non sempre, il Signore le manifestava se quelli che vedeva erano del numero degli eletti o dei reprobi, dei predestinati o dei dannati. Sia l'una che l'altra cosa produceva nel suo cuore ammirabili effetti di virtù perfettissima. A quelli che conosceva giusti e predestinati, infatti, dava molte benedizioni, come fa ancora dal cielo, ed il Signore se ne congratulava con lei; ella, intanto, intercedeva perché li conservasse nella sua grazia ed amicizia, intento per il quale faceva incomparabili sforzi e richieste. Quando vedeva qualcuno nel peccato, supplicava con intimo affetto per la sua giustificazione e di solito la otteneva. Se poi era reprobo, piangeva con amarezza e si umiliava alla presenza dell'Altissimo per la perdita di quella immagine ed opera della Divinità; faceva 'profonde orazioni, offerte ed umiliazioni perché altri non si dannassero, essendo ella in tutto una fiamma di amore divino, che non riposava né si quietava nell'operare cose grandi.
Insegnamento che mi diede la Regina del cielo
259. Figlia mia carissima, su due punti, come su due poli, si deve muovere tutta l'armonia delle tue facoltà e delle tue attenzioni: questi devono essere il conservarti nell'amicizia e nella grazia dell'Altissimo ed il procurarle ad altre anime. In questo si risolvano tutta la tua vita e tutte le tue occupazioni. Per conseguire fini così alti, quando occorra, non voglio che tu ti risparmi alcuna fatica, supplicando il Signore, offrendoti di patire persino la morte e sopportando realmente tutte le tribolazioni che ti saranno date ed a cui arriveranno le tue forze. Anche se per ottenere il bene delle anime non devi fare dispute con le creature, perché al tuo sesso non sono convenienti, devi cercare ed applicare con prudenza tutti i mezzi nascosti e più efficaci che conoscerai adatti allo scopo. Se tu sei figlia mia e sposa del mio Figlio santissimo, considera che le ricchezze della nostra casa sono le creature razionali, le quali, come ricchi gioielli, egli acquistò a prezzo della sua vita, della sua morte e di tutto il suo sangue, essendogli state tolte per la loro disubbidienza, mentre le aveva create da sé e per sé.
260. Perciò, quando il Signore ti manderà qualche anima bisognosa e ti farà conoscere il suo stato, affaticati con fedeltà per la sua redenzione; piangi e grida con affetto intimo e fervoroso per conseguire da Dio la riparazione di tanto danno e pericolo, non trascurando alcun mezzo né divino né umano, nel modo che ti è proprio, per ottenere la salvezza e la vita dell'anima che ti sarà consegnata. Con quella prudenza e misura che ti ho insegnato, non tralasciare di ammonirla e di pregare per tutto ciò che comprenderai esserle utile e con ogni segretezza affaticati per beneficarla. Similmente voglio che, quando sarà necessario, comandi ai demoni con tutto l'imperio, in nome dell'onnipotente Dio e mio, di allontanarsi e separarsi dalle anime che saprai da loro oppresse; poiché ciò succede in segreto, puoi spiegare tutta la franchezza e l'ardire per eseguirlo. Considera che il Signore ti ha posta e ti porrà in occasioni in cui tu possa praticare questo insegnamento; non dimenticarlo e non farlo rimanere sterile, poiché sei tenuta, come figlia di sua Maestà, a prenderti cura dei beni della casa di tuo padre. Non devi trovare riposo, quando non lo fai con ogni diligenza. Non temere, perché tutto potrai in colui che ti dà la forza; il suo potere divino corroborerà il tuo braccio per opere grandi.
28 dicembre 1978 - L'ORGOGLIO NON NASCE DALLA MATERIA MA DALLO SPIRITO
Mons. Ottavio Michelini
Scrivi figlio mio sono Gesù che intendo riprendere il discorso.
Ancora una volta voglio parlarti della vostra natura umana lesionata nella parte più nobile di sè stessa cioé nello spirito, nell'anima; il movente della ribellione dei vostri progenitori a Dio e stato l'orgoglio e l'orgoglio non nasce dalla materia ma dallo spirito.
La " disobbedienza " nata dall'orgoglio è anch'essa generata dallo spirito e l'infezione spirituale nata nell'anima ben presto si estende e contagia tutta la " vita dello spirito ", per cui l'anima, che compenetra, informa e da vita al corpo, essendo già contagiata, contagia del proprio male il corpo in cui hanno sede i sensi e così la " vita spirituale " e "materiale" dell'uomo è presa fra le spire del male ed indebolita a tal punto per cui basta una piccola spinta per farlo cadere e a provocare la piccola spinta è o il Principe delle Tenebre o qualcuno dei suoi satelliti sempre pronti a far scattare la molla della tentazione.
Colpita così la natura umana in Adamo ed Eva ne è rimasta ferita mortalmente tutta l'umanità, conseguenza tremenda che ha dato origine come in una reazione a catena ad altri innumerevoli mali... primo fra tutti la perdita dei doni soprannaturali, perchè distrutta l'amicizia tra Dio e l'Umanità, ne è venuta la perdita del Paradiso, dell'immortalità e di tutti gli altri doni extra naturali per cui l'uomo da ricco che era... diventò povero; da libero Figlio di Dio è diventato... preda e schiavo del Demonio soggetto quindi a tutti i mali spirituali e materiali. (p. 156)
Lucifero crede alla propria convinzione di essere simile a Dio
Voi tutti conoscete questi mali; la morte dell'anima e del corpo, l'anima in peccato è morta alla Vita Divina per cui non potrà più vedere, possedere o godere Dio... il corpo è soggetto ad una serie innumerevole di mali... deformazioni, malattie, violenze, guerre, crimini, calamità di ogni genere....
salite a ritroso la storia dell'uomo e vedrete una tragica sequenza di dolori e sofferenze inenarrabili, di lotte intime ed esteriori... era " re " e " principe " del Creato, era " fatto " per dominare... ora così spesso e dominato e sopraffatto dallo stesso creato che risente la perdita della prima armonia distrutta dal peccato;
i suoi sforzi per risalire la china della sua rovina vengono quasi sempre distrutti dalla sua stessa perfidia in un perenne tentativo di evasione senza possibilità di riuscita, non cessano mai nel loro continuo flusso e riflusso.
Quale lingua umana potrà mai descrivere la tragicità delle spaventose conseguenze del " primo " peccato dell'umanità? Tutti i mali morali spirituali e fisici che hanno invaso la Terra traggono origine dal primo peccato!
In un precedente messaggio ebbi a dirti che i Progenitori nel Paradiso Terrestre erano stati arricchiti con una abbondanza tale di doni naturali extra naturali e soprannaturali, proprio in vista del loro stato di Capostipiti dell'intera umanità ed erano quindi in una situazione favorevolissima per poter respingere ogni attacco del Nemico;
l'odio delle potenze oscure dell'Inferno per l'umanità era tale da spingere Lucifero ad insistere ad oltranza con tutta l'astuzia nella convinzione che solo operando per ottenere il crollo dei Progenitori avrebbe avuto la possibilità di formarsi il suo regno... successo purtroppo che in realtà ha ottenuto e sta ottenendo.
Lucifero è congelato nella convinzione che l'intera umanità sia sua di diritto, cioé che tutta l'umanità gli appartenga perchè fatta sua per conquista... non importa il modo...;
non crede alla Redenzione, ma crede alla propria convinzione di essere simile a Dio e quindi di poter e dover come Dio regnare sull'umanità... non ha e non può avere un'idea diversa da questa!
Da tutto il suo male trarrò tanto bene per voi e per le anime
Non ha la certezza che la Redenzione sia stata compiuta da Me Verbo eterno di Dio fatto Carne, ne ha un forte, fortissimo dubbio ma non la certezza assoluta.
Mi odia con tutto l'odio di cui è capace e poiché è congelato nell'errore non pensa di essere un usurpatore, anzi lui l'usurpatore per eccellenza, considera un usurpatore Me che gli strappo le anime per darle al Padre e così pure considera usurpatori tutti coloro che mi seguono operando con Me per la salvezza delle anime.
Figlio mio tu ti chiedi e lo pensi tante volte ma perché ce l'ha con me e mi è causa di tanta sofferenza...?
perché è riuscito a mettere fuori combattimento un numero grandissimo di "consacrati", di coloro cioè che avrebbero dovuto essere i miei naturali collaboratori....
in questo modo può buttare tutto il veleno suo e dei suoi seguaci contro quelli che ancora gli resistono.
Quindi figlio mio poiché tu, voi e i membri della Comunità siete risoluti a non cedere alle sue astuzie né alle sue minacce, egli usa tutta la sua potenza per crearvi difficoltà.
Prevengo la tua obbiezione cui ho già risposto tante volte... lo permetto questo perchè dal male e in particolare dal " suo male " ne trarrò tanto bene per Voi e per le anime ed ancora perchè dal sopportare la sua persecuzione, poichè siete veramente perseguitati e lo sarete ancora, vi renderò più forti e più idonei per l'attuazione del Mio disegno d'Amore.
Per ora figlio mio basta ti benedico e con te benedico d.P. e tutta la Comunità.
Io Gesù con la Madre Mia e San Giuseppe siamo con voi, questo Vi rassicuri. (p. 158)