Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

I mattoni si solidificano al fuoco: allo stesso modo l'anima debole e fiacca viene rassodata al fuoco della tribolazione, affinché non si sgretoli e si sbricioli nell'amore delle cose mondane. Dice Salomone: "Ciò che fa la fornace all'oro, la lima al ferro e la trebbia al grano, la stessa cosa fa la tribolazione al giusto" (Sap 3,6). (Sant'Antonio di Padova)

Liturgia delle Ore - Letture

Domenica della 33° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 7

1Dopo questi fatti Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più andare per la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
2Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, detta delle Capanne;3i suoi fratelli gli dissero: "Parti di qui e va' nella Giudea perché anche i tuoi discepoli vedano le opere che tu fai.4Nessuno infatti agisce di nascosto, se vuole venire riconosciuto pubblicamente. Se fai tali cose, manifèstati al mondo!".5Neppure i suoi fratelli infatti credevano in lui.6Gesù allora disse loro: "Il mio tempo non è ancora venuto, il vostro invece è sempre pronto.7Il mondo non può odiare voi, ma odia me, perché di lui io attesto che le sue opere sono cattive.8Andate voi a questa festa; io non ci vado, perché il mio tempo non è ancora compiuto".9Dette loro queste cose, restò nella Galilea.
10Ma andati i suoi fratelli alla festa, allora vi andò anche lui; non apertamente però: di nascosto.11I Giudei intanto lo cercavano durante la festa e dicevano: "Dov'è quel tale?".12E si faceva sommessamente un gran parlare di lui tra la folla; gli uni infatti dicevano: "È buono!". Altri invece: "No, inganna la gente!".13Nessuno però ne parlava in pubblico, per paura dei Giudei.
14Quando ormai si era a metà della festa, Gesù salì al tempio e vi insegnava.15I Giudei ne erano stupiti e dicevano: "Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato?".16Gesù rispose: "La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato.17Chi vuol fare la sua volontà, conoscerà se questa dottrina viene da Dio, o se io parlo da me stesso.18Chi parla da se stesso, cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che l'ha mandato è veritiero, e in lui non c'è ingiustizia.19Non è stato forse Mosè a darvi la Legge? Eppure nessuno di voi osserva la Legge! Perché cercate di uccidermi?".20Rispose la folla: "Tu hai un demonio! Chi cerca di ucciderti?".21Rispose Gesù: "Un'opera sola ho compiuto, e tutti ne siete stupiti.22Mosè vi ha dato la circoncisione - non che essa venga da Mosè, ma dai patriarchi - e voi circoncidete un uomo anche di sabato.23Ora se un uomo riceve la circoncisione di sabato perché non sia trasgredita la Legge di Mosè, voi vi sdegnate contro di me perché ho guarito interamente un uomo di sabato?24Non giudicate secondo le apparenze, ma giudicate con giusto giudizio!".

25Intanto alcuni di Gerusalemme dicevano: "Non è costui quello che cercano di uccidere?26Ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono niente. Che forse i capi abbiano riconosciuto davvero che egli è il Cristo?27Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia".28Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: "Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure io non sono venuto da me e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete.29Io però lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato".30Allora cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora.

31Molti della folla invece credettero in lui, e dicevano: "Il Cristo, quando verrà, potrà fare segni più grandi di quelli che ha fatto costui?".
32I farisei intanto udirono che la gente sussurrava queste cose di lui e perciò i sommi sacerdoti e i farisei mandarono delle guardie per arrestarlo.33Gesù disse: "Per poco tempo ancora rimango con voi, poi vado da colui che mi ha mandato.34Voi mi cercherete, e non mi troverete; e dove sono io, voi non potrete venire".35Dissero dunque tra loro i Giudei: "Dove mai sta per andare costui, che noi non potremo trovarlo? Andrà forse da quelli che sono dispersi fra i Greci e ammaestrerà i Greci?36Che discorso è questo che ha fatto: Mi cercherete e non mi troverete e dove sono io voi non potrete venire?".

37Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: "Chi ha sete venga a me e beva38chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno".39Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c'era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato.

40All'udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano: "Questi è davvero il profeta!".41Altri dicevano: "Questi è il Cristo!". Altri invece dicevano: "Il Cristo viene forse dalla Galilea?42Non dice forse la Scrittura che il Cristo 'verrà dalla stirpe di Davide' e 'da Betlemme', il villaggio di Davide?".43E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui.
44Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso.45Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: "Perché non lo avete condotto?".46Risposero le guardie: "Mai un uomo ha parlato come parla quest'uomo!".47Ma i farisei replicarono loro: "Forse vi siete lasciati ingannare anche voi?48Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei?49Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!".50Disse allora Nicodèmo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù:51"La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?".52Gli risposero: "Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea".

53E tornarono ciascuno a casa sua.


Secondo libro delle Cronache 31

1Quando tutto fu finito, gli Israeliti presenti andarono tutti nelle città di Giuda a infrangere le stele, a tagliare i pali sacri e a distruggere completamente le alture e gli altari in tutto Giuda, nel territorio di Beniamino, di Èfraim e di Manàsse. Poi gli Israeliti tornarono nelle loro città, ognuno nella sua proprietà.
2Ezechia ricostituì le classi dei sacerdoti e dei leviti secondo le loro funzioni, assegnando a ognuno, ai sacerdoti e ai leviti, il proprio servizio riguardo all'olocausto e ai sacrifici di comunione per celebrare e lodare con inni e per servire alle porte degli accampamenti del Signore.3Il re determinò quanto dei suoi beni dovesse essere destinato agli olocausti del mattino e della sera, agli olocausti dei sabati, dei noviluni e delle feste, come sta scritto nella legge del Signore.4Egli ordinò al popolo, agli abitanti di Gerusalemme, di consegnare ai sacerdoti e ai leviti la loro parte perché questi potessero attendere alla legge del Signore.5Appena si diffuse quest'ordine, gli Israeliti offrirono in abbondanza le primizie del grano, del mosto, dell'olio, del miele e di ogni altro prodotto agricolo e la decima abbondante di ogni cosa.6Anche gli Israeliti e i Giudei, che abitavano nelle città di Giuda, portarono la decima degli armenti e dei greggi; portarono la decima dei doni consacrati al Signore loro Dio, facendone grandi ammassi.
7Nel terzo mese si cominciò a fare gli ammassi, che furono completati nel settimo mese.8Vennero Ezechia e i capi; visti gli ammassi, benedissero il Signore e il popolo di Israele.9Ezechia interrogò i sacerdoti e i leviti riguardo agli ammassi10e il sommo sacerdote Azaria della casa di Zadòk gli rispose: "Da quando si è cominciato a portare l'offerta nel tempio, noi abbiamo mangiato e ci siamo saziati, ma ne è rimasto in abbondanza, perché il Signore ha benedetto il suo popolo; ne è rimasta questa grande quantità".11Ezechia allora ordinò che si preparassero stanze nel tempio; le prepararono.12Vi depositarono scrupolosamente le offerte, le decime e le cose consacrate. A tali cose presiedeva il levita Conania, alle cui dipendenze era il fratello Simei.13Iechièl, Azaria, Nacat, Asaèl, Ierimòt, Iozabàd, Eliel, Ismachia, Macat e Benaià erano impiegati sotto la direzione di Conania e di suo fratello Simei per ordine del re Ezechia e di Azaria preposto al tempio.14Kore figlio di Imna, levita custode della porta d'oriente, si occupava delle offerte spontanee fatte a Dio; egli distribuiva quanto si prelevava per l'offerta al Signore e le cose santissime.15Da lui dipendevano Eden, Miniàmin, Giosuè, Semaia, Amaria e Secania nelle città sacerdotali come distributori fedeli tra i loro fratelli, grandi e piccoli, secondo le loro classi,16oltre ai maschi registrati dai tre anni in su; questi entravano ogni giorno nel tempio per il loro servizio, secondo le loro funzioni e secondo le loro classi.
17La registrazione dei sacerdoti era fatta secondo i loro casati; quella dei leviti, dai vent'anni in su, secondo le loro funzioni e secondo le loro classi.18Erano registrati con tutti i bambini, le mogli, i figli e le figlie di tutta la comunità, poiché dovevano consacrarsi con fedeltà a ciò che è sacro.19Per i figli di Aronne, ossia per i sacerdoti residenti in campagna, nelle zone attorno alle loro città, in ogni città c'erano uomini designati nominalmente per distribuire la parte dovuta a ogni maschio fra i sacerdoti e a ogni registrato fra i leviti.
20Ezechia fece lo stesso in tutto Giuda; egli fece ciò che è buono e retto davanti al Signore suo Dio.21Quanto aveva intrapreso per il servizio del tempio, per la legge e per i comandi, lo fece cercando il suo Dio con tutto il cuore; per questo ebbe successo.


Salmi 20

1'Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.'

2Ti ascolti il Signore nel giorno della prova,
ti protegga il nome del Dio di Giacobbe.
3Ti mandi l'aiuto dal suo santuario
e dall'alto di Sion ti sostenga.

4Ricordi tutti i tuoi sacrifici
e gradisca i tuoi olocausti.
5Ti conceda secondo il tuo cuore,
faccia riuscire ogni tuo progetto.
6Esulteremo per la tua vittoria,
spiegheremo i vessilli in nome del nostro Dio;
adempia il Signore tutte le tue domande.

7Ora so che il Signore salva il suo consacrato;
gli ha risposto dal suo cielo santo
con la forza vittoriosa della sua destra.
8Chi si vanta dei carri e chi dei cavalli,
noi siamo forti nel nome del Signore nostro Dio.
9Quelli si piegano e cadono,
ma noi restiamo in piedi e siamo saldi.

10Salva il re, o Signore,
rispondici, quando ti invochiamo.


Salmi 28

1'Di Davide.'

A te grido, Signore;
non restare in silenzio, mio Dio,
perché, se tu non mi parli,
io sono come chi scende nella fossa.

2Ascolta la voce della mia supplica,
quando ti grido aiuto,
quando alzo le mie mani
verso il tuo santo tempio.
3Non travolgermi con gli empi,
con quelli che operano il male.
Parlano di pace al loro prossimo,
ma hanno la malizia nel cuore.

4Ripagali secondo la loro opera
e la malvagità delle loro azioni.
Secondo le opere delle loro mani,
rendi loro quanto meritano.
5Poiché non hanno compreso l'agire del Signore
e le opere delle sue mani,
egli li abbatta e non li rialzi.
6Sia benedetto il Signore,
che ha dato ascolto alla voce della mia preghiera;
7il Signore è la mia forza e il mio scudo,
ho posto in lui la mia fiducia;
mi ha dato aiuto ed esulta il mio cuore,
con il mio canto gli rendo grazie.

8Il Signore è la forza del suo popolo,
rifugio di salvezza del suo consacrato.
9Salva il tuo popolo e la tua eredità benedici,
guidali e sostienili per sempre.


Baruc 6

1Per i peccati da voi commessi di fronte a Dio sarete condotti prigionieri in Babilonia da Nabucodònosor re dei Babilonesi.2Giunti dunque in Babilonia, vi resterete molti anni e per lungo tempo fino a sette generazioni; dopo vi ricondurrò di là in pace.3Ora, vedrete in Babilonia idoli d'argento, d'oro e di legno, portati a spalla, i quali infondono timore ai pagani.4State attenti dunque a non imitare gli stranieri; il timore dei loro dèi non si impadronisca di voi.5Alla vista di una moltitudine che prostrandosi davanti e dietro a loro li adora, pensate: "Te dobbiamo adorare, Signore".6Poiché il mio angelo è con voi, egli si prenderà cura di voi.
7Essi hanno una lingua limata da un artefice, sono indorati e inargentati, ma sono simulacri falsi e non possono parlare.8Come si fa con una ragazza vanitosa, prendono oro e acconciano corone sulla testa dei loro dèi.9Talvolta anche i sacerdoti, togliendo ai loro dèi oro e argento, lo spendono per sé, dandone anche alle prostitute nei postriboli.
10Adornano poi con vesti, come si fa con gli uomini, questi idoli d'argento, d'oro e di legno; ma essi non sono in grado di salvarsi dalla ruggine e dai tarli.11Sono avvolti in una veste purpurea, ma bisogna pulire il loro volto per la polvere del tempio che si posa abbondante su di essi.12Come un governatore di una regione, il dio ha lo scettro, ma non stermina colui che lo offende.13Ha il pugnale e la scure nella destra, ma non si libera dalla guerra e dai ladri.14Per questo è evidente che non sono dèi; non temeteli, dunque!
15Come un vaso di terra una volta rotto diventa inutile, così sono i loro dèi, posti nei templi.16I loro occhi sono pieni della polvere sollevata dai piedi di coloro che entrano.17Come ad uno che abbia offeso un re si tiene bene sbarrato il luogo dove è detenuto perché deve essere condotto a morte, così i sacerdoti assicurano i templi con portoni, con serrature e con spranghe, perché non vengano saccheggiati dai ladri.18Accendono loro lumi, persino più numerosi che per se stessi, ma gli dèi non ne vedono alcuno.19Sono come una delle travi del tempio; il loro interno, come si dice, viene divorato e anch'essi senza accorgersene sono divorati dagli insetti che strisciano dalla terra, insieme con le loro vesti.20Il loro volto si annerisce per il fumo del tempio.21Sul loro corpo e sulla testa si posano pipistrelli, rondini e altri uccelli e anche i gatti.22Di qui potete conoscere che non sono dèi; non temeteli, dunque!
23L'oro di cui sono adorni per bellezza non risplende se qualcuno non ne toglie la patina; perfino quando venivano fusi, essi non se ne accorgevano.24Furono comprati a qualsiasi prezzo, essi che non hanno alito vitale.25Senza piedi, vengono portati a spalla, mostrando agli uomini la loro condizione vergognosa; arrossiscono anche i loro fedeli perché, se cadono a terra, non si rialzano più.26Neanche se uno li colloca diritti si muoveranno da sé, né se si sono inclinati si raddrizzeranno; si pongono offerte innanzi a loro come ai morti.27I loro sacerdoti vendono le loro vittime e ne traggono profitto; anche le mogli di costoro ne pongono sotto sale una parte e non ne danno né ai poveri né ai bisognosi; anche una donna in stato di impurità e la puerpera toccano le loro vittime.28Conoscendo dunque da questo che non sono dèi, non temeteli!
29Come infatti si potrebbero chiamare dèi? Perfino le donne presentano offerte a questi idoli d'argento, d'oro e di legno.30Nei templi i sacerdoti siedono con le vesti stracciate, la testa e le guance rasate, a capo scoperto.31Urlano alzando grida davanti ai loro dèi, come fanno alcuni durante un banchetto funebre.32I sacerdoti si portan via le vesti degli dèi e ne rivestono le loro mogli e i loro bambini.33Gli idoli non possono contraccambiare né il male né il bene ricevuto da qualcuno; non possono né costituire né spodestare un re;34nemmeno possono dare ricchezze né soldi. Se qualcuno, fatto un voto, non lo mantiene, non se ne curano.35Non liberano un uomo dalla morte né sottraggono il debole da un forte.36Non rendono la vista a un cieco né liberano un uomo dalle angosce.37Non hanno pietà della vedova né beneficano l'orfano.38Sono simili alle pietre estratte dalla montagna quegli idoli di legno, indorati e argentati. I loro fedeli saranno confusi.39Come dunque si può ritenere e dichiarare che costoro sono dèi?
40Inoltre, perfino gli stessi Caldei li disonorano; questi infatti quando trovano un muto incapace di parlare lo presentano a Bel pregandolo di farlo parlare, quasi che costui potesse sentire.41Costoro, pur rendendosene conto, non sono capaci di abbandonare gli idoli, perché non hanno senno.42Le donne siedono per la strada cinte di cordicelle e bruciano della crusca.43Quando qualcuna di esse, tratta in disparte da qualche passante, si è data a costui, schernisce la sua vicina perché non fu stimata come lei e perché la sua cordicella non fu spezzata.44Quanto avviene attorno agli idoli è menzogna; dunque, come si può credere e dichiarare che costoro sono dèi?
45Gli idoli sono lavoro di artigiani e di orefici; essi non diventano niente altro che ciò che gli artigiani vogliono che siano.46Coloro che li fabbricano non hanno vita lunga; come potrebbero le cose da essi fabbricate essere dèi?47Essi lasciano ai loro posteri menzogna e ignominia.48Difatti, quando sopraggiungono la guerra e le calamità, i sacerdoti si consigliano fra di loro sul come potranno nascondersi insieme con i loro dèi.49Come dunque è possibile non comprendere che non sono dèi coloro che non possono salvare se stessi né dalla guerra né dai mali?50Dopo tali fatti si riconoscerà che gli idoli di legno, indorati e argentati, sono una menzogna; a tutte le genti e ai re sarà evidente che essi non sono dèi, ma lavoro delle mani d'uomo e che sono privi di ogni qualità divina.51A chi dunque non sarà evidente che non sono dèi?
52Essi infatti non possono costituire un re sul paese né concedere la pioggia agli uomini;53non risolvono le contese, né liberano l'oppresso, poiché non hanno alcun potere; sono come cornacchie fra il cielo e la terra.54Infatti, se il fuoco si attacca al tempio di questi dèi di legno o indorati o argentati, mentre i loro sacerdoti fuggiranno e si metteranno in salvo, essi invece come travi bruceranno là in mezzo.55A un re e ai nemici non possono resistere.56Come dunque si può ammettere e pensare che essi siano dèi?
57Né dai ladri né dai briganti si salveranno questi idoli di legno, argentati e indorati, ai quali i ladri con la violenza tolgono l'oro, l'argento e la veste che li avvolge e poi fuggono tenendo la roba; essi non sono in grado di aiutare neppure se stessi.58Per questo vale meglio di questi dèi bugiardi un re che mostri coraggio oppure un arnese utile in casa, di cui si serve chi l'ha acquistato; anche meglio di questi dèi bugiardi è una porta, che tenga al sicuro quanto è dentro la casa o perfino una colonna di legno in un palazzo.59Il sole, la luna, le stelle, essendo lucenti e destinati a servire a uno scopo obbediscono volentieri.60Così anche il lampo, quando appare, è ben visibile; anche il vento spira su tutta la regione.61Quando alle nubi è ordinato da Dio di percorrere tutta la terra, eseguiscono l'ordine; il fuoco, inviato dall'alto per consumare monti e boschi, eseguisce il comando.62Gli idoli invece non assomigliano né per l'aspetto né per la potenza a queste cose.63Perciò non si deve ritenere né dichiarare che siano dèi, poiché non possono né rendere giustizia né beneficare gli uomini.64Conoscendo dunque che non sono dèi, non temeteli!
65Essi non maledicono né benedicono i re;66non mostrano alle genti segni nel cielo, né risplendono come il sole, né illuminano come la luna.67Le belve sono migliori di loro, perché possono fuggire in un riparo e provvedere a se stesse.68Dunque, in nessuna maniera è chiaro per noi che essi sono dèi; per questo non temeteli!
69Come infatti uno spauracchio che in un cocomeraio nulla protegge, tali sono i loro idoli di legno indorati e argentati;70ancora, i loro idoli di legno indorati e argentati si possono paragonare a un ramo nell'orto, su cui si posa ogni sorta di uccelli, o anche a un cadavere gettato nelle tenebre.71Dalla porpora e dal bisso che si logorano su di loro saprete che non sono dèi; infine saranno divorati e nel paese saranno una vergogna.72È migliore un uomo giusto che non abbia idoli, poiché sarà lontano dal disonore.


Lettera di Giuda 1

1Giuda, servo di Gesù Cristo, fratello di Giacomo, agli eletti che vivono nell'amore di Dio Padre e sono stati preservati per Gesù Cristo:2misericordia a voi e pace e carità in abbondanza.

3Carissimi, avevo un gran desiderio di scrivervi riguardo alla nostra salvezza, ma sono stato costretto a farlo per esortarvi a combattere per la fede, che fu trasmessa ai credenti una volta per tutte.4Si sono infiltrati infatti tra voi alcuni individui - i quali sono già stati segnati da tempo per questa condanna - empi che trovano pretesto alla loro dissolutezza nella grazia del nostro Dio, rinnegando il nostro unico padrone e signore Gesù Cristo.

5Ora io voglio ricordare a voi, che già conoscete tutte queste cose, che il Signore dopo aver salvato il popolo dalla terra d'Egitto, fece perire in seguito quelli che non vollero credere,6e che gli angeli che non conservarono la loro dignità ma lasciarono la propria dimora, egli li tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del gran giorno.7Così Sòdoma e Gomorra e le città vicine, che si sono abbandonate all'impudicizia allo stesso modo e sono andate dietro a vizi contro natura, stanno come esempio subendo le pene di un fuoco eterno.
8Ugualmente, anche costoro, come sotto la spinta dei loro sogni, contaminano il proprio corpo, disprezzano il Signore e insultano gli esseri gloriosi.9L'arcangelo Michele quando, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: 'Ti condanni il Signore'!10Costoro invece bestemmiano tutto ciò che ignorano; tutto ciò che essi conoscono per mezzo dei sensi, come animali senza ragione, questo serve a loro rovina.
11Guai a loro! Perché si sono incamminati per la strada di Caino e, per sete di lucro, si sono impegolati nei traviamenti di Balaàm e sono periti nella ribellione di Kore.12Sono la sozzura dei vostri banchetti sedendo insieme a mensa senza ritegno, pascendo se stessi; come nuvole senza pioggia portate via dai venti, o alberi di fine stagione senza frutto, due volte morti, sradicati;13come onde selvagge del mare, che schiumano le loro brutture; come astri erranti, ai quali è riservata la caligine della tenebra in eterno.
14Profetò anche per loro Ènoch, settimo dopo Adamo, dicendo: "Ecco, il Signore è venuto con le sue miriadi di angeli per far il giudizio contro tutti,15e per convincere tutti gli empi di tutte le opere di empietà che hanno commesso e di tutti gli insulti che peccatori empi hanno pronunziato contro di lui".16Sono sobillatori pieni di acredine, che agiscono secondo le loro passioni; la loro bocca proferisce parole orgogliose e adùlano le persone per motivi interessati.

17Ma voi, o carissimi, ricordatevi delle cose che furono predette dagli apostoli del Signore nostro Gesù Cristo.18Essi vi dicevano: "Alla fine dei tempi vi saranno impostori, che si comporteranno secondo le loro empie passioni".19Tali sono quelli che provocano divisioni, gente materiale, privi dello Spirito.

20Ma voi, carissimi, costruite il vostro edificio spirituale sopra la vostra santissima fede, pregate mediante lo Spirito Santo,21conservatevi nell'amore di Dio, attendendo la misericordia del Signore nostro Gesù Cristo per la vita eterna.22Convincete quelli che sono vacillanti,23altri salvateli strappandoli dal fuoco, di altri infine abbiate compassione con timore, guardandovi perfino dalla veste contaminata dalla loro carne.

24A colui che può preservarvi da ogni caduta e farvi comparire davanti alla sua gloria senza difetti e nella letizia,25all'unico Dio, nostro salvatore, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, gloria, maestà, forza e potenza prima di ogni tempo, ora e sempre. Amen!


Capitolo IV: La ponderatezza nell'agire

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Non dobbiamo credere a tutto ciò che sentiamo dire; non dobbiamo affidarci a ogni nostro impulso. Al contrario, ogni cosa deve essere valutata alla stregua del volere di Dio, con attenzione e con grandezza d'animo. Purtroppo, degli altri spesso pensiamo e parliamo più facilmente male che bene: tale è la nostra miseria. Quelli che vogliono essere perfetti non credono scioccamente all'ultimo che parla, giacché conoscono la debolezza umana, portata alla malevolenza e troppo facile a blaterare. Grande saggezza, non essere precipitosi nell'agire e, d'altra parte, non restare ostinatamente alle nostre prime impressioni. Grande saggezza, perciò, non andare dietro a ogni discorso della gente e non spargere subito all'orecchio di altri quanto abbiamo udito e creduto. Devi preferire di farti guidare da uno migliore di te, piuttosto che andare dietro alle tue fantasticherie; prima di agire, devi consigliarti con persona saggia e di retta coscienza. Giacché è la vita virtuosa che rende l'uomo l'uomo saggio della saggezza di Dio, e buon giudice in molti problemi. Quanto più uno sarà inutilmente umile e soggetto a Dio, tanto più sarà saggio, e pacato in ogni cosa.


Omelia 16: Se non vedete segni e prodigi non credete.

Commento al Vangelo di San Giovanni - Sant'Agostino d'Ippona

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1. Il brano evangelico che ci proponiamo di spiegare oggi, è una continuazione di quello di ieri. E in questo non ci sono significati difficili da ricercare, ma tali che meritano menzione, ammirazione e lode. Perciò, più che spiegarne le difficoltà, raccomanderemo questo passo alla vostra attenzione. Gesù, dopo i due giorni trascorsi in Samaria, partì per la Galilea, dove era cresciuto. L'evangelista continua: perché egli stesso aveva attestato che un profeta non è onorato nella propria patria (Gv 4, 43-44). Gesù non lasciò dopo due giorni la Samaria perché non vi era stato onorato: non era la Samaria la sua patria, ma la Galilea. Ma, dopo aver lasciato così presto quella regione per venire in Galilea, dov'egli era cresciuto, come poteva affermare che un profeta non è onorato nella sua patria? Mi sembra che sarebbe risultato più evidente che un profeta non è onorato nella sua patria, se egli fosse rimasto in Samaria, anziché tornare in Galilea.

2. La vostra Carità si renda conto che ci si presenta un mistero non trascurabile, che io cercherò di esporvi con l'aiuto e il suggerimento del Signore. Conoscete i termini del problema: ora si tratta di cercarne la soluzione. Ma vogliamo richiamarlo per stimolare in voi il desiderio della soluzione. Lo ha sollevato la frase dell'evangelista: Gesù stesso aveva attestato che un profeta non è onorato nella sua patria. Spinti da questa frase, ci rifacciamo ad un'altra precedente per vedere a che scopo l'evangelista abbia detto tale cosa, e vediamo che prima si parla del fatto che Gesù lasciò la Samaria dopo due giorni, per tornare in Galilea. Ora io domando all'evangelista: perché racconti che Gesù ha detto che nessun profeta è onorato nella sua patria? forse perché dopo due giorni lasciò la Samaria e tornò in Galilea? Vedrei infatti più coerente che Gesù, non ricevendo onore nella sua patria, non si fosse affrettato a raggiungerla lasciando la Samaria. Ma se non mi sbaglio, - e non mi sbaglio perché è vero - l'evangelista vedeva meglio di me ciò che racconta, meglio di me vedeva la verità, egli che la bevve dal cuore del Signore. Si tratta, infatti, dell'evangelista Giovanni che, unico fra tutti i discepoli, stava appoggiato sul petto del Signore (cf. Gv 13, 25), e che il Signore, affettuosissimo con tutti, amava più degli altri (cf. Gv 21, 20). Dovrei dunque pensare che l'evangelista si sia sbagliato e che io sono nel giusto? Che anzi, se davvero sono animato da un sentimento di reverenza, ascolterò volentieri ciò che egli ha detto per meritare di condividere la sua opinione.

[Condiscepoli in una medesima scuola.]

3. E così, o carissimi, accogliete la mia opinione: senza pregiudizio per ogni altra migliore interpretazione vostra. Tutti noi abbiamo, infatti, un solo maestro, e tutti siamo condiscepoli in una medesima scuola. Il mio pensiero è questo: vedete voi se è vero, o se almeno si accosta alla verità. Il Signore si fermò due giorni in Samaria e i Samaritani credettero in lui; in Galilea, invece, era rimasto tanti giorni e i Galilei non avevano creduto in lui. Ricordate e ripensate a ciò che vi è stato letto e commentato ieri. Giunse in Samaria, dove la prima ad annunciarlo fu quella donna, con la quale egli trattò grandi misteri presso il pozzo di Giacobbe. I Samaritani, dopo averlo visto e udito, credettero in lui, dapprima per le parole della donna e poi, più fermamente e in maggior numero, per le parole stesse del Signore. Così è scritto. Dopo essersi trattenuto colà due giorni [e in questo numero di giorni sono misticamente raffigurati i due precetti della carità nei quali sono riassunti tutta la Legge e i Profeti (cf. Mt 22, 37-40), come ieri abbiamo ricordato], passò in Galilea e giunse a Cana, dove aveva cambiato l'acqua in vino (cf. Gv 4, 46). E lì, quando cambiò l'acqua in vino, come scrive il medesimo Giovanni, credettero in lui solo i suoi discepoli (cf. Gv 2, 1-11); eppure la casa era piena d'invitati! Egli fece un miracolo così grande, ma in lui credettero soltanto i suoi discepoli. Ora il Signore torna in questa stessa città della Galilea. E c'era un ufficiale regio, il cui figlio era ammalato ... si recò da lui e lo pregava di scendere (in città o nella sua casa) a guarirgli il figliolo; era, infatti, moribondo. Colui che pregava, non credeva? Che cosa aspetti di sentire da me? Chiedi al Signore quel che pensava di lui. Egli, infatti, alla preghiera di quell'uomo rispose: Se non vedete segni e prodigi, non credete, dunque! (Gv 4, 46-48). Egli rimprovera quell'uomo tiepido o freddo nella fede, se non addirittura privo di fede, desideroso soltanto di vedere alla prova, attraverso la guarigione del figlio, chi fosse il Cristo, quale fosse la sua natura, quanta fosse la sua potenza. Abbiamo sentito la preghiera, ma non vediamo la diffidenza del cuore; ce l'ha rivelata colui che ha udito le parole e ha scrutato il cuore. Dal canto suo nel seguito della sua narrazione, l'evangelista ci fa vedere che colui che voleva che il Signore si recasse a casa sua per guarirgli il figlio, non credeva ancora. Infatti, dopo che gli fu annunziato che il figlio era guarito, e costatò che aveva cominciato a star meglio proprio nell'ora in cui Gesù gli aveva detto: Va', il tuo figlio vive, allora, credette - dice l'evangelista - lui e tutta la sua casa (Gv 4, 50 53). Ora, se credette lui con tutta la sua casa perché gli fu annunziato che suo figlio stava bene, e confrontò l'ora precisata dai servitori con quella in cui Gesù gli diede il preannuncio, vuol dire che quando pregava non credeva ancora. I Samaritani non avevano preteso alcun segno, avevano creduto unicamente sulla sua parola; i concittadini di Gesù, invece, meritarono il rimprovero: Voi, se non vedete segni e prodigi, non credete. Inoltre, dopo un così grande miracolo credettero in lui solamente quell'ufficiale e la sua casa. In Samaria, moltissimi avevano creduto ascoltando le sue parole: qui, di fronte a quel miracolo, credette in lui solo quella casa dove avvenne il miracolo. Quale insegnamento, o fratelli, il Signore vuole che noi raccogliamo da questo fatto? La Galilea era allora la patria del Signore, perché vi era cresciuto. Ma ora noi ci troviamo di fronte ad un presagio, al preannuncio di qualche cosa: i prodigi, infatti, non sono chiamati così a caso; è perché fanno presagire qualcosa: prodigio corrisponde a porrodicium, che significa un giudizio (iudicium) fatto prima (porro), cioè una previsione, un presagio di cosa futura. Se dunque tutti questi fatti contenevano un presagio del futuro, erano come predizioni di quanto sarebbe accaduto in seguito. Ammettiamo per un momento che la patria del Signore nostro Gesù Cristo secondo la carne (perché egli non ebbe patria in terra se non secondo la carne che rivestì in terra), fosse il popolo giudeo. Ecco che nella sua patria egli non è onorato. Considera ora questo popolo giudeo, questa nazione dispersa in tutto il mondo, strappata dalle sue radici; guarda quei rami stroncati, infranti, dispersi, inariditi: e, stroncati quei rami, fu innestato l'olivo selvatico (cf. Rm 11, 17). Che dice ora questa moltitudine di Giudei? Dice: colui che voi onorate, colui che voi adorate, era fratello nostro. E noi rispondiamo: Un profeta non è onorato in patria sua. Essi videro il Signore Gesù camminare sulla terra, lo videro compiere miracoli, illuminare i ciechi, aprire le orecchie ai sordi, sciogliere la lingua ai muti, ridar vigore alle membra dei paralitici; lo videro camminare sulle acque, comandare ai venti e ai flutti, risuscitare i morti; lo videro compiere tanti segni, eppure così pochi credettero. Mi rivolgo ora al popolo di Dio: noi, che in così gran numero abbiamo creduto, quali miracoli abbiamo veduto? Dunque, ciò che accadde allora era il presagio di ciò che ora accade. I Giudei furono, e sono, simili ai Galilei, così come noi siamo simili a quei Samaritani. Abbiamo udito il Vangelo, abbiamo aderito al Vangelo e per mezzo del Vangelo abbiamo creduto in Cristo: non abbiamo visto alcun prodigio, non pretendiamo alcun prodigio.

[Al posto dei rami stroncati.]

4. Benché fosse uno dei dodici eletti e santi, quel Tommaso che pretendeva mettere il dito nel posto delle ferite era un israelita, uno cioè del popolo del Signore. E il Signore lo rimproverò come aveva rimproverato l'ufficiale regio. A questi aveva detto: Voi, se non vedete segni e prodigi, non credete. A Tommaso disse: Hai creduto, perché hai veduto (Gv 20, 29). Il Signore si era recato dai Galilei dopo essere stato presso i Samaritani. Questi avevano creduto alla sua parola senza aver assistito ad alcun miracolo. E presto li lasciò, sicuro della fermezza della loro fede, perché, se egli se ne andava, non li privava della sua presenza divina. Perciò, quando il Signore disse a Tommaso: Vieni, metti qua la tua mano, e non voler essere incredulo ma fedele, e quello esclamò, dopo aver toccato il posto delle ferite: Signor mio, e Dio mio, il Signore lo rimproverò: Hai creduto, perché hai veduto (Gv 20, 27-29). E perché questo? Perché un profeta non è onorato nella sua patria. Ma siccome questo profeta presso gli stranieri viene onorato, ecco la dichiarazione: Beati quelli che credono senza aver veduto (Gv 20, 29). Questa beatitudine è per noi; è in noi che il Signore si è degnato realizzare ciò che allora esaltò. Quelli che lo crocifissero lo videro e lo palparono, e così pochi credettero; noi non abbiamo visto e non abbiamo toccato con mano: abbiamo udito e abbiamo creduto. Possa realizzarsi in noi fino alla perfezione la beatitudine che egli ha promesso qui, ora, perché siamo stati preferiti alla sua patria; nel secolo futuro, poiché siamo stati innestati al posto dei rami stroncati.

5. Il Signore fece capire che avrebbe stroncato quei rami e che avrebbe innestato l'olivo selvatico quando rimase commosso per la fede del centurione. Il centurione gli disse: Non son degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di' una parola e il mio servo sarà guarito; poiché anch'io, benché sia un subalterno, ho sotto di me dei soldati, e dico ad uno: "Vai" ed egli va; e a un altro: "Vieni" e viene; e al mio servo: "Fa' questo" e lo fa. Il Signore, rivoltosi alla folla che lo seguiva, disse: Vi dico: neppure in Israele ho trovato tanta fede (Mt 8, 8-11; Lc 7, 6-9). Perché in Israele non aveva trovato tanta fede? Perché un profeta non è onorato nella sua patria. Non poteva dire, il Signore, a quel centurione ciò che disse all'ufficiale regio: Va', il tuo figliolo vive (Gv 4, 50)? Notate la differenza: questo ufficiale voleva che il Signore scendesse a casa sua, mentre il centurione se ne riteneva indegno. Al centurione il Signore dice: Io verrò a guarirlo (Mt 8, 7), all'ufficiale dice: Va', il tuo figliolo vive. Ad uno promette una sua visita, all'altro concede la guarigione con la sola parola. Eppure questi pretendeva che il Signore andasse da lui, quello non si reputava degno di tanto onore. In un caso il Signore cede alla pressione, nell'altro si arrende all'umiltà. All'ufficiale sembra voler dire: Va', il tuo figliolo vive, non mi tediare oltre; voi, se non vedete segni e prodigi, non credete; tu pretendi che io venga personalmente in casa tua, quando è sufficiente che io comandi con la parola; non pretendere segni per credere; il centurione, che è straniero, ha ritenuto sufficiente la mia parola e ha creduto prima ancora che io operassi, mentre voi, se non vedete segni e prodigi, non credete. Allora, se è così, vengano stroncati i rami superbi e venga innestato l'umile olivo selvatico; tuttavia, recisi quei rami e innestati altri, rimanga la radice. Dove è la radice? Nei Patriarchi. La patria di Cristo è infatti il popolo d'Israele, poiché secondo la carne egli proviene da quel popolo; però la radice di quell'albero sono i santi patriarchi, Abramo, Isacco e Giacobbe. E dove sono adesso i patriarchi? Sono nella pace presso Dio, grandemente onorati: è nel seno di Abramo che il povero Lazzaro fu portato dopo la sua morte, ed è nel seno di Abramo che lo vide, da lontano, il ricco superbo (cf. Lc 16, 22-23). La radice dunque rimane, la radice viene esaltata. I rami superbi meritarono di essere recisi e di inaridire, mentre l'umile olivo selvatico è stato inserito al posto dei rami recisi (cf. Rm 11, 17).

6. Vedi come vengono recisi i rami naturali e come viene innestato l'olivo selvatico nel caso stesso del centurione, che ho voluto ricordare per confrontarlo con l'ufficiale regio. In verità, - disse il Signore - in verità vi dico, non ho trovato tanta fede in Israele; perciò vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente. Come si era esteso sulla terra l'olivo selvatico! Fino allora il mondo era una selva aspra; ma, grazie all'umiltà, grazie a quel non son degno che tu entri sotto il mio tetto, molti verranno dall'oriente e dall'occidente. E quando verranno, che cosa sarà di loro? Perché se verranno, vuol dire che sono già stati recisi dalla selva; e dove saranno innestati perché non abbiano a inaridire? Siederanno a mensa - dice il Signore - con Abramo, Isacco e Giacobbe. A quale banchetto? Forse dove non ci sarà da vivere sempre, ma da bere molto? Siederanno con Abramo, Isacco e Giacobbe. Dove? Nel regno dei cieli. E che sarà della discendenza della stirpe di Abramo? che sarà dei rami di cui era denso l'albero? Saranno recisi, affinché quegli altri vengano innestati. Ecco la prova che saranno recisi: I figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre (Mt 8, 11-12).

7. Sia onorato, dunque, presso di noi questo profeta che non è stato onorato nella sua patria. Non è stato onorato nella patria in cui è cresciuto: sia onorato nella patria che egli ha fondato. In quella il Creatore di tutti è stato creato secondo la forma di servo; ed egli stesso creò quella città in cui è stato creato, creò Sion, creò il popolo giudeo; egli stesso fondò Gerusalemme, essendo il Verbo di Dio presso il Padre: tutto fu fatto per mezzo di lui, e senza di lui nulla fu fatto. Di quell'uomo, dunque, di cui oggi abbiamo sentito parlare, unico mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù (cf. 1 Tim 2, 5), anche il salmo aveva già parlato cantando: Un uomo chiamerà Sion sua madre (Sal 86, 5). Un uomo, mediatore tra Dio e gli uomini, chiama Sion sua madre. Perché chiama Sion sua madre? Perché è da Sion che ha ricevuto la carne, è da Sion che discende la vergine Maria, nel cui grembo rivestì la forma di servo, nella quale si degnò apparire tra noi umilissimo. Un uomo chiama Sion sua madre, e quest'uomo che dice madre a Sion è stato fatto in essa, l'uomo che in essa fu fatto. Come Dio era prima di essa, come uomo fu fatto in essa. Quest'uomo che nacque in essa, ne è il fondatore, non in quanto umilissimo, ma in quanto Altissimo (Sal 8, 5). Come uomo fatto in lei è umilissimo, perché il Verbo si è fatto carne e abitò fra noi. Ed egli stesso, come Altissimo, l'ha fondata, perché in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio; tutto per mezzo di lui fu fatto (Gv 1, 14 1 3). Poiché, dunque, egli ha fondato questa patria, è giusto che in essa sia onorato. La patria in cui è stato generato lo ha rifiutato: lo accolga la patria che egli ha rigenerato.


Capitolo XXIII: La meditazione della morte

Libro I: Libro della imitazione di Cristo e del dispregio del mondo e di tutte le sue vanità - Tommaso da Kempis

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 1. Ben presto la morte sarà qui, presso di te. Considera, del resto, la tua condizione: l'uomo oggi c'è e domani è scomparso; e quando è sottratto alla vista, rapidamente esce anche dalla memoria. Quanto grandi sono la stoltezza e la durezza di cuore dell'uomo: egli pensa soltanto alle cose di oggi e non piuttosto alle cose future. In ogni azione, in ogni pensiero, dovresti comportarti come se tu dovessi morire oggi stesso; ché, se avrai retta la coscienza, non avrai molta paura di morire. Sarebbe meglio star lontano dal peccato che sfuggire alla morte. Se oggi non sei preparato a morire, come lo sarai domani? Il domani è una cosa non sicura: che ne sai tu se avrai un domani? A che giova vivere a lungo, se correggiamo così poco noi stessi? Purtroppo, non sempre una vita lunga corregge i difetti; anzi spesso accresce maggiormente le colpe. Magari potessimo passare santamente anche una sola giornata in questo mondo. Molti fanno il conto degli anni trascorsi dalla loro conversione a Dio; ma scarso è sovente il frutto della loro emendazione. Certamente morire è cosa che mette paura; ma forse è più pericoloso vivere a lungo. Beato colui che ha sempre dinanzi agli occhi l'ora della sua morte ed è pronto ogni giorno a morire. Se qualche volta hai visto uno morire, pensa che anche tu dovrai passare per la stessa strada. La mattina, fa conto di non arrivare alla sera; e quando poi si farà sera non osare sperare nel domani. Sii dunque sempre pronto; e vivi in tal modo che, in qualunque momento, la morte non ti trovi impreparato.  

2. Sono molti coloro che muoiono in un istante, all'improvviso; giacché "il Figlio dell'uomo verrà nell'ora in cui non si pensa che possa venire" (Mt 24,44; Lc 12,40). Quando sarà giunto quel momento estremo, comincerai a giudicare ben diversamente tutta la tua vita passata, e molto ti dorrai di esser stato tanto negligente e tanto fiacco. Quanto é saggio e prudente l'uomo che, durante la vita, si sforza di essere quale desidera esser trovato al momento della morte! Ora, una piena fiducia di morire santamente la daranno il completo disprezzo del mondo, l'ardente desiderio di progredire nelle virtù, l'amore del sacrificio, il fervore nella penitenza, la rinuncia a se stesso e il saper sopportare ogni avversità per amore di Cristo. Mentre sei in buona salute, molto puoi lavorare nel bene; non so, invece, che cosa potrai fare quando sarai ammalato. Giacché sono pochi quelli che, per il fatto di essere malati, diventano più buoni; così come sono pochi quelli che, per il fatto di andare frequentemente in pellegrinaggio, diventano più santi. Non credere di poter rimandare a un tempo futuro la tua salvezza, facendo affidamento sui suffragi degli amici e dei parenti; tutti costoro ti dimenticheranno più presto di quanto tu non creda. Perciò, più che sperare nell'aiuto di altri, è bene provvedere ora, fin che si è in tempo, mettendo avanti un po' di bene. Ché, se non ti prendi cura di te stesso ora, chi poi si prenderà cura di te? Questo è il tempo veramente prezioso; sono questi i giorni della salvezza; è questo il tempo che il Signore gradisce (2Cor 6,2). Purtroppo, invece, questo tempo tu non lo spendi utilmente in cose meritorie per la vita eterna. Verrà il momento nel quale chiederai almeno un giorno o un'ora per emendarti; e non so se l'otterrai. Ecco, dunque, mio caro, di quale pericolo ti potrai liberare, a quale pericolo ti potrai sottrarre, se sarai stato sempre nel timore di Dio, in vista della morte. Procura di vivere ora in modo tale che, nell'ora della morte, tu possa avere letizia, anziché paura; impara a morire al mondo, affinché tu cominci allora a vivere con Cristo; impara ora a disprezzare ogni cosa, affinché tu possa allora andare liberamente a Cristo; mortifica ora il tuo corpo con la penitenza, affinché tu passa allora essere pieno di fiducia.  

3. Stolto, perché vai pensando di vivere a lungo, mentre non sei sicuro di avere neppure una giornata? Quante persone sono state ingannate, inaspettatamente tolte a questa vita! Quante volte hai sentito dire che uno è morto di ferite e un altro è annegato; che uno, cadendo dall'alto, si è rotto la testa; che uno si è soffocato mentre mangiava e un altro è morto mentre stava giocando? Chi muore per fuoco, chi per spada; chi per una pestilenza, chi per un assalto dei predoni. Insomma, comunque destino è la morte; e passa rapidamente come un'ombra la vita umana. Chi si ricorderà di te, dopo che sarai scomparso, e chi pregherà per te? Fai, o mio caro, fai ora tutto quello che sei in grado di fare, perché non conosci il giorno della tua morte; né sai che cosa sarà di te dopo. Accumula, ora, ricchezze eterne, mentre sei in tempo. Non pensare a nient'altro che alla tua salvezza; preoccupati soltanto delle cose di Dio. Fatti ora degli amici, venerando i santi di Dio e imitando le loro azioni, "affinché ti ricevano nei luoghi eterni, quando avrai lasciato questa vita" (Lc 16,9). Mantienti, su questa terra, come uno che è di passaggio; come un ospite, che non ha a che fare con le faccende di questo mondo. Mantieni libero il tuo cuore, e rivolto al cielo, perché non hai stabile dimora quaggiù (Eb 13,14). Al cielo rivolgi continue preghiere e sospiri e lacrime, affinché, dopo la morte, la tua anima sia degna di passare felicemente al Signore. Amen.


L'umanità senza vittime sarebbe un giardino senza fiori

Beata Alexandrina Maria da Costa


... Ho ricevuto da Gesù due grandi regali: uno attraverso il mio padre spirituale e l'altro attraverso il nostro santo Car­dinale. Le parole dell'uno e dell'altro avrebbero dovuto essere mo­tivo di grande gioia, ma caddero nella mia morte e anch'esse morirono senza che io potessi gustarle. Oh, se almeno fossero di gioia per i Cuori divini di Gesù e di Maria! Sarebbe per me tutto. Che Gesù accetti questi indicibili desideri e mi dia come ricompensa il coraggio e la gioia nella mia croce, il conforto in questa notte tremenda di morte spaventosa di tutto il mio vivere. Parlano i miei occhi quando fisso Gesù e Mammina e quando li alzo e fisso il Cielo; parla questo cuore morto che si apre per mostrare al Signore quanto soffre e, anche così, quanto desidera amarlo. Solo il Cielo, solo Gesù possono e sanno dire come è do­loroso il mio calvario e quanto è triste il mio passaggio qui sulla terra. Sorrido a tutto per amore di Gesù e per Lui e in Lui tutto è gioia e contiene dolcezza... (diario, 5-1-1951).

... Sono 9 anni da quando è stato qui a celebrare e a con­fessarmi il mio padre spirituale. In quello stesso giorno rice­vette la proibizione di ritornare; quante sofferenze e angustie da quel giorno! O mio Dio, tutto per tuo amore: sopportato per Te, tutto è gioia, nulla è amaro. Ieri mattina ebbi per la seconda volta la santa Messa ce­lebrata dal figlio del mio buon medico; mi attorniavano alcune persone tra le più care; mi sentivo la più indegna. Come al solito, non sapendo assistere al santo Sacrificio, chiesi a Mam­mina di farlo per me: con la Sua sapienza, con i Suoi senti­menti, con il Suo amore. Io ero un cadavere in una tomba e tutto quanto avveniva si seppelliva in me: che tremendo martirio! Al momento della Comunione, Gesù entrò nel mio cuore: me lo trasformò; ero un'altra, più forte e illuminata da nuova luce. Udii la voce dolce e soave di Gesù dirmi: - Sono lo qui, sono entrato nel tabernacolo del tuo cuore e mio paradiso di delizie; vo­glio confortarti, rifornirti e animarti per maggior sofferenza. Soffri, anima eroica e generosa, soffri allegramente! Non negare nulla al tuo Gesù. Ti ringrazio per l'eroismo, per la generosità, per tutto quanto mi hai dato. Voglio ringraziare pure coloro che con te soffrono e ti aiutano nel più doloroso calvario per il trionfo della mia causa. ... Questo nuovo anno sarà per la causa divina anno di luce e di gloria per M: z. Non vi sono rose senza spine; tra le rose devono emergere le spine le quali dovranno ferire te e coloro che per Mio amore lavorano... - (diario, 6-1-1951).

... Abbandonata totalmente in Gesù e Mammina, cammino in Loro e con Loro fin dove vorranno. Sono al culmine del mio dolore e della mia afflizione. Il cuore e l'anima hanno sof­ferto e pianto assai. Frequentemente erompevano in grida che sembravano uscire dal più profondo del mio intimo ed echeg­giare come fossero voci e farsi udire da me. Sento il cuore profondamente aperto: vi cadono lacrime quasi costantemente; sovente queste lacrime intime spremono lacrime dai miei occhi; con fatica e grande sacrificio cerco di nasconderle. Nella mia ignoranza, non sapevo e non so giustificare la causa di queste lacrime. Sono lacrime che sgorgano da un es­sere infinito; perciò il dolore e l'agonia non sono miei: pas­sano attraverso di me; vengono dall'infinito e vi ritornano. Tutto viene da Dio e tutto va verso Dio... ... [Dopo la morte sul Calvario], Gesù mi disse: - L'abban­dono al Calvario ed alla croce è delle anime veramente vittime... L'umanità senza vittime sarebbe un giardino senza fiori, un cadavere senza vita, una vita senza luce... (diario, 12-1-1951) .

Aspetta, Gesù! Da' loro tempo!

... Lo stato della mia anima è doloroso e a volte insoppor­tabile. Allora grido subito al Cielo, chiamo Gesù e Mammina: - Aiutatemi perché non ne posso più, aiutatemi perché non mi vediate perduta eternamente! - Questo grido uscito dalla mia morte muore ed è seppellita prima di essere udito. Rimango spaventata. Per tale morte, tali tenebre, tale ignoranza, tremo e pare che con me tremi la terra. Gesù e Mammina non vengono di presenza, ma mi man­dano la Loro forza ed il Loro conforto. Respiro, più libera dal dolore, riprendo coraggio. Mi divorano nuove ansie e nuova sete di maggiore amore e di maggior dolore. Mi aggrappo in spirito nuovamente alla croce e dico: « Non ti lascerò più, ti voglio e ti amo per Gesù, ti voglio e ti amo per le anime ». ... Sento il cuore che non sta più nel petto, vuol venire a darsi al mondo, vuole possedere il mondo; vuole darsi inte­ramente e interamente possedere; non vuole vivere solo: non può vivere se non fra gli uomini. Come è tenero, dolce e ca­rezzevole questo « darsi »!

... [Dopo la Passione] ho udito Gesù: - Udite Chi vi parla! Udite Chi vi vuole! È Gesù che è la vostra Vita. Venite a Me tutti. Vi chiama, vi vuole il mio divin Cuore. Venite a Me tutti! Amatemi! Non peccate più! Presto, presto! Questo è invito di Gesù! Presto, presto! Più orazioni, più penitenza! Presto a rinnovare la vita e i costumi! Presto, figli miei! Ahi, per quanti è già tardi! Ho chiamato, invitato, prevenuto a tempo. Quanti e quanti hanno già rice­vuto la giustizia del Padre! Perché non hanno ascoltato la voce divina... - O Gesù, perché la tua premura? Per risparmiare i ca­stighi ai tuoi figli? Dimmi, ci libererai allora dai rigori della giustizia divina se tutto il mondo si rivolgerà subito a Te in un impeto di amore? - Mia figlia, perché ti ho posta in questo calvario? Per­ché fossi portavoce di Gesù in questi giorni tanto colmi di colpe e di pericoli. Per mezzo tuo Io ho invitato il mondo, per te il mio rappresentante sulla terra ha ascoltato le mie richieste; ha creduto, ha saputo che era Gesù [a richiedere] e ha parlato al mondo.

Non posso fare di più; Io li amo ed essi non Mi amano; Io li voglio ed essi non Mi vogliono; voglio perdonarli ed essi non vogliono ricevere il mio perdono. -

- Sì, o Gesù, che lo vogliono! Accetta tutte le sofferenze del mondo come fossero mie. Accetta tutto l'amore come fosse mio; tutto in unione ai dolori di Mammina e ai meriti della Tua santa Passione!... Tu dici « presto »; ora io dico: « aspetta, Gesù »; Tu dici « presto » affinché si convertano; io dico « aspetta, da' loro tempo », o Gesù; sono la tua vittima, sono la tua vittima e voglio perdono per il mondo... - ... (diario, 19-1-1951).