Liturgia delle Ore - Letture
Sabato della 32° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Luca 2
1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra.2Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio.3Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città.4Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nàzaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme,5per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta.6Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto.7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.
8C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge.9Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento,10ma l'angelo disse loro: "Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo:11oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore.12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia".13E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva:
14"Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e pace in terra agli uomini che egli ama".
15Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: "Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere".16Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia.17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.18Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano.19Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.
20I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
21Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre.
22Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore,23come è scritto nella Legge del Signore: 'ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore';24e per offrire in sacrificio 'una coppia di tortore o di giovani colombi', come prescrive la Legge del Signore.
25Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele;26lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore.27Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge,28lo prese tra le braccia e benedisse Dio:
29"Ora lascia, o Signore, che il tuo servo
vada in pace secondo la tua parola;
30perché i miei occhi han visto la tua salvezza,
31preparata da te davanti a tutti i popoli,
32luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo Israele".
33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.34Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione35perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima".
36C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza,37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere.38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
39Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret.40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.
41I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua.42Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza;43ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero.44Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti;45non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.46Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava.47E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.48Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo".49Ed egli rispose: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?".50Ma essi non compresero le sue parole.
51Partì dunque con loro e tornò a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.52E Gesù 'cresceva' in sapienza, età 'e grazia davanti a Dio e agli uomini'.
Genesi 44
1Diede poi questo ordine al maggiordomo della sua casa: "Riempi i sacchi di quegli uomini di tanti viveri quanti ne possono contenere e metti il denaro di ciascuno alla bocca del suo sacco.2Insieme metterai la mia coppa, la coppa d'argento, alla bocca del sacco del più giovane, con il denaro del suo grano". Quegli fece secondo l'ordine di Giuseppe.3Al mattino, fattosi chiaro, quegli uomini furono fatti partire con i loro asini.4Erano appena usciti dalla città e ancora non si erano allontanati, quando Giuseppe disse al maggiordomo della sua casa: "Su, insegui quegli uomini, raggiungili e di' loro: Perché avete reso male per bene?5Non è forse questa la coppa in cui beve il mio signore e per mezzo della quale egli suole trarre i presagi? Avete fatto male a fare così".6Egli li raggiunse e ripeté loro queste parole.7Quelli gli dissero: "Perché il mio signore dice queste cose? Lungi dai tuoi servi il fare una tale cosa!8Ecco, il denaro che abbiamo trovato alla bocca dei nostri sacchi te lo abbiamo riportato dal paese di Canaan e come potremmo rubare argento od oro dalla casa del tuo padrone?9Quello dei tuoi servi, presso il quale si troverà, sarà messo a morte e anche noi diventeremo schiavi del mio signore".10Rispose: "Ebbene, come avete detto, così sarà: colui, presso il quale si troverà, sarà mio schiavo e voi sarete innocenti".11Ciascuno si affrettò a scaricare a terra il suo sacco e lo aprì.12Quegli li frugò dal maggiore al più piccolo, e la coppa fu trovata nel sacco di Beniamino.13Allora essi si stracciarono le vesti, ricaricarono ciascuno il proprio asino e tornarono in città.14Giuda e i suoi fratelli vennero nella casa di Giuseppe, che si trovava ancora là, e si gettarono a terra davanti a lui.15Giuseppe disse loro: "Che azione avete commessa? Non sapete che un uomo come me è capace di indovinare?".16Giuda disse: "Che diremo al mio signore? Come parlare? Come giustificarci? Dio ha scoperto la colpa dei tuoi servi... Eccoci schiavi del mio signore, noi e colui che è stato trovato in possesso della coppa".17Ma egli rispose: "Lungi da me il far questo! L'uomo trovato in possesso della coppa, lui sarà mio schiavo: quanto a voi, tornate in pace da vostro padre".
18Allora Giuda gli si fece innanzi e disse: "Mio signore, sia permesso al tuo servo di far sentire una parola agli orecchi del mio signore; non si accenda la tua ira contro il tuo servo, perché il faraone è come te!19Il mio signore aveva interrogato i suoi servi: Avete un padre o un fratello?20E noi avevamo risposto al mio signore: Abbiamo un padre vecchio e un figlio ancor giovane natogli in vecchiaia, suo fratello è morto ed egli è rimasto il solo dei figli di sua madre e suo padre lo ama.21Tu avevi detto ai tuoi servi: Conducetelo qui da me, perché lo possa vedere con i miei occhi.22Noi avevamo risposto al mio signore: Il giovinetto non può abbandonare suo padre: se lascerà suo padre, questi morirà.23Ma tu avevi soggiunto ai tuoi servi: Se il vostro fratello minore non verrà qui con voi, non potrete più venire alla mia presenza.24Quando dunque eravamo ritornati dal tuo servo, mio padre, gli riferimmo le parole del mio signore.25E nostro padre disse: Tornate ad acquistare per noi un po' di viveri.26E noi rispondemmo: Non possiamo ritornare laggiù: se c'è con noi il nostro fratello minore, andremo; altrimenti, non possiamo essere ammessi alla presenza di quell'uomo senza avere con noi il nostro fratello minore.27Allora il tuo servo, mio padre, ci disse: Voi sapete che due figli mi aveva procreato mia moglie.28Uno partì da me e dissi: certo è stato sbranato! Da allora non l'ho più visto.29Se ora mi porterete via anche questo e gli capitasse una disgrazia, voi fareste scendere con dolore la mia canizie nella tomba.30Ora, quando io arriverò dal tuo servo, mio padre, e il giovinetto non sarà con noi, mentre la vita dell'uno è legata alla vita dell'altro,31appena egli avrà visto che il giovinetto non è con noi, morirà e i tuoi servi avranno fatto scendere con dolore negli inferi la canizie del tuo servo, nostro padre.
32Ma il tuo servo si è reso garante del giovinetto presso mio padre: Se non te lo ricondurrò, sarò colpevole verso mio padre per tutta la vita.33Ora, lascia che il tuo servo rimanga invece del giovinetto come schiavo del mio signore e il giovinetto torni lassù con i suoi fratelli!34Perché, come potrei tornare da mio padre senz'avere con me il giovinetto? Ch'io non veda il male che colpirebbe mio padre!".
Giobbe 38
1Il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine:
2Chi è costui che oscura il consiglio
con parole insipienti?
3Cingiti i fianchi come un prode,
io t'interrogherò e tu mi istruirai.
4Dov'eri tu quand'io ponevo le fondamenta della terra?
Dillo, se hai tanta intelligenza!
5Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai,
o chi ha teso su di essa la misura?
6Dove sono fissate le sue basi
o chi ha posto la sua pietra angolare,
7mentre gioivano in coro le stelle del mattino
e plaudivano tutti i figli di Dio?
8Chi ha chiuso tra due porte il mare,
quando erompeva uscendo dal seno materno,
9quando lo circondavo di nubi per veste
e per fasce di caligine folta?
10Poi gli ho fissato un limite
e gli ho messo chiavistello e porte
11e ho detto: "Fin qui giungerai e non oltre
e qui s'infrangerà l'orgoglio delle tue onde".
12Da quando vivi, hai mai comandato al mattino
e assegnato il posto all'aurora,
13perché essa afferri i lembi della terra
e ne scuota i malvagi?
14Si trasforma come creta da sigillo
e si colora come un vestito.
15È sottratta ai malvagi la loro luce
ed è spezzato il braccio che si alza a colpire.
16Sei mai giunto alle sorgenti del mare
e nel fondo dell'abisso hai tu passeggiato?
17Ti sono state indicate le porte della morte
e hai visto le porte dell'ombra funerea?
18Hai tu considerato le distese della terra?
Dillo, se sai tutto questo!
19Per quale via si va dove abita la luce
e dove hanno dimora le tenebre
20perché tu le conduca al loro dominio
o almeno tu sappia avviarle verso la loro casa?
21Certo, tu lo sai, perché allora eri nato
e il numero dei tuoi giorni è assai grande!
22Sei mai giunto ai serbatoi della neve,
hai mai visto i serbatoi della grandine,
23che io riserbo per il tempo della sciagura,
per il giorno della guerra e della battaglia?
24Per quali vie si espande la luce,
si diffonde il vento d'oriente sulla terra?
25Chi ha scavato canali agli acquazzoni
e una strada alla nube tonante,
26per far piovere sopra una terra senza uomini,
su un deserto dove non c'è nessuno,
27per dissetare regioni desolate e squallide
e far germogliare erbe nella steppa?
28Ha forse un padre la pioggia?
O chi mette al mondo le gocce della rugiada?
29Dal seno di chi è uscito il ghiaccio
e la brina del cielo chi l'ha generata?
30Come pietra le acque induriscono
e la faccia dell'abisso si raggela.
31Puoi tu annodare i legami delle Plèiadi
o sciogliere i vincoli di Orione?
32Fai tu spuntare a suo tempo la stella del mattino
o puoi guidare l'Orsa insieme con i suoi figli?
33Conosci tu le leggi del cielo
o ne applichi le norme sulla terra?
34Puoi tu alzare la voce fino alle nubi
e farti coprire da un rovescio di acqua?
35Scagli tu i fulmini e partono
dicendoti: "Eccoci!"?
36Chi ha elargito all'ibis la sapienza
o chi ha dato al gallo intelligenza?
37Chi può con sapienza calcolare le nubi
e chi riversa gli otri del cielo,
38quando si fonde la polvere in una massa
e le zolle si attaccano insieme?
39Vai tu a caccia di preda per la leonessa
e sazi la fame dei leoncini,
40quando sono accovacciati nelle tane
o stanno in agguato fra le macchie?
41Chi prepara al corvo il suo pasto,
quando i suoi nati gridano verso Dio
e vagano qua e là per mancanza di cibo?
Salmi 12
1'Al maestro del coro. Sull'ottava. Salmo. Di Davide.'
2Salvami, Signore! Non c'è più un uomo fedele;
è scomparsa la fedeltà tra i figli dell'uomo.
3Si dicono menzogne l'uno all'altro,
labbra bugiarde parlano con cuore doppio.
4Recida il Signore le labbra bugiarde,
la lingua che dice parole arroganti,
5quanti dicono: "Per la nostra lingua siamo forti,
ci difendiamo con le nostre labbra:
chi sarà nostro padrone?".
6"Per l'oppressione dei miseri e il gemito dei poveri,
io sorgerò - dice il Signore -
metterò in salvo chi è disprezzato".
7I detti del Signore sono puri,
argento raffinato nel crogiuolo,
purificato nel fuoco sette volte.
8Tu, o Signore, ci custodirai,
ci guarderai da questa gente per sempre.
9Mentre gli empi si aggirano intorno,
emergono i peggiori tra gli uomini.
Isaia 8
1Il Signore mi disse: "Prenditi una grande tavoletta e scrivici con caratteri ordinari: A 'Mahèr-salàl-cash-baz'".2Io mi presi testimoni fidati, il sacerdote Uria e Zaccaria figlio di Iebarachìa.3Poi mi unii alla profetessa, la quale concepì e partorì un figlio. Il Signore mi disse: "Chiamalo 'Mahèr-salàl-cash-baz',4poiché, prima che il bambino sappia dire babbo e mamma, le ricchezze di Damasco e le spoglie di Samaria saranno portate davanti al re di Assiria".
5Il Signore mi disse di nuovo:
6"Poiché questo popolo ha rigettato
le acque di Siloe, che scorrono piano,
e trema per Rezìn e per il figlio di Romelia,
7per questo, ecco,
il Signore gonfierà contro di loro
le acque del fiume,
impetuose e abbondanti:
cioè il re assiro con tutto il suo splendore,
irromperà in tutti i suoi canali
e strariperà da tutte le sue sponde.
8Penetrerà in Giuda,
lo inonderà e lo attraverserà
fino a giungere al collo.
Le sue ali distese copriranno
tutta l'estensione del tuo paese, Emmanuele.
9Sappiatelo, popoli: sarete frantumati;
ascoltate voi tutte, nazioni lontane,
cingete le armi e sarete frantumate.
10Preparate un piano, sarà senza effetti;
fate un proclama, non si realizzerà,
perché Dio è con noi".
11Poiché così il Signore mi disse, quando mi aveva preso per mano e mi aveva proibito di incamminarmi nella via di questo popolo:
12"Non chiamate congiura
ciò che questo popolo chiama congiura,
non temete ciò che esso teme e non abbiate paura".
13Il Signore degli eserciti, lui solo ritenete santo.
Egli sia l'oggetto del vostro timore, della vostra paura.
14Egli sarà laccio e pietra d'inciampo
e scoglio che fa cadere
per le due case di Israele,
laccio e trabocchetto per chi abita in Gerusalemme.
15Tra di loro molti inciamperanno,
cadranno e si sfracelleranno,
saranno presi e catturati.
16Si chiuda questa testimonianza, si sigilli questa rivelazione nel cuore dei miei discepoli.17Io ho fiducia nel Signore, che ha nascosto il volto alla casa di Giacobbe, e spero in lui.18Ecco, io e i figli che il Signore mi ha dato, siamo segni e presagi per Israele da parte del Signore degli eserciti, che abita sul monte Sion.
19Quando vi diranno: "Interrogate gli spiriti e gli indovini che bisbigliano e mormorano formule. Forse un popolo non deve consultare i suoi dèi? Per i vivi consultare i morti?",20attenetevi alla rivelazione, alla testimonianza. Certo, faranno questo discorso che non offre speranza d'aurora.
21Egli si aggirerà nel paese oppresso e affamato,
e, quando sarà affamato e preso dall'ira,
maledirà il suo re e il suo dio.
Guarderà in alto
22e rivolgerà lo sguardo sulla terra
ed ecco angustia e tenebre
e oscurità desolante.
Ma la caligine sarà dissipata,
23poiché non ci sarà più oscurità
dove ora è angoscia.
In passato umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano e la curva di Goim.
Atti degli Apostoli 27
1Quando fu deciso che ci imbarcassimo per l'Italia, consegnarono Paolo, insieme ad alcuni altri prigionieri, a un centurione di nome Giulio della coorte Augusta.2Salimmo su una nave di Adramitto, che stava per partire verso i porti della provincia d'Asia e salpammo, avendo con noi Aristarco, un Macèdone di Tessalonica.3Il giorno dopo facemmo scalo a Sidone e Giulio, con gesto cortese verso Paolo, gli permise di recarsi dagli amici e di riceverne le cure.4Salpati di là, navigammo al riparo di Cipro a motivo dei venti contrari5e, attraversato il mare della Cilicia e della Panfilia, giungemmo a Mira di Licia.6Qui il centurione trovò una nave di Alessandria in partenza per l'Italia e ci fece salire a bordo.7Navigammo lentamente parecchi giorni, giungendo a fatica all'altezza di Cnido. Poi, siccome il vento non ci permetteva di approdare, prendemmo a navigare al riparo di Creta, dalle parti di Salmóne,8e costeggiandola a fatica giungemmo in una località chiamata Buoni Porti, vicino alla quale era la città di Lasèa.
9Essendo trascorso molto tempo ed essendo ormai pericolosa la navigazione poiché era già passata la festa dell'Espiazione, Paolo li ammoniva dicendo:10"Vedo, o uomini, che la navigazione comincia a essere di gran rischio e di molto danno non solo per il carico e per la nave, ma anche per le nostre vite".11Il centurione però dava più ascolto al pilota e al capitano della nave che alle parole di Paolo.12E poiché quel porto era poco adatto a trascorrervi l'inverno, i più furono del parere di salpare di là nella speranza di andare a svernare a Fenice, un porto di Creta esposto a libeccio e a maestrale.
13Appena cominciò a soffiare un leggero scirocco, convinti di potere ormai realizzare il progetto, levarono le ancore e costeggiavano da vicino Creta.14Ma dopo non molto tempo si scatenò contro l'isola un vento d'uragano, detto allora "Euroaquilone".15La nave fu travolta nel turbine e, non potendo più resistere al vento, abbandonati in sua balìa, andavamo alla deriva.16Mentre passavamo sotto un isolotto chiamato Càudas, a fatica riuscimmo a padroneggiare la scialuppa;17la tirarono a bordo e adoperarono gli attrezzi per fasciare di gòmene la nave. Quindi, per timore di finire incagliati nelle Sirti, calarono il galleggiante e si andava così alla deriva.18Sbattuti violentemente dalla tempesta, il giorno seguente cominciarono a gettare a mare il carico;19il terzo giorno con le proprie mani buttarono via l'attrezzatura della nave.20Da vari giorni non comparivano più né sole, né stelle e la violenta tempesta continuava a infuriare, per cui ogni speranza di salvarci sembrava ormai perduta.
21Da molto tempo non si mangiava, quando Paolo, alzatosi in mezzo a loro, disse: "Sarebbe stato bene, o uomini, dar retta a me e non salpare da Creta; avreste evitato questo pericolo e questo danno.22Tuttavia ora vi esorto a non perdervi di coraggio, perché non ci sarà alcuna perdita di vite in mezzo a voi, ma solo della nave.23Mi è apparso infatti questa notte un angelo del Dio al quale appartengo e che servo,24dicendomi: Non temere, Paolo; tu devi comparire davanti a Cesare ed ecco, Dio ti ha fatto grazia di tutti i tuoi compagni di navigazione.25Perciò non perdetevi di coraggio, uomini; ho fiducia in Dio che avverrà come mi è stato annunziato.26Ma è inevitabile che andiamo a finire su qualche isola".
27Come giunse la quattordicesima notte da quando andavamo alla deriva nell'Adriatico, verso mezzanotte i marinai ebbero l'impressione che una qualche terra si avvicinava.28Gettato lo scandaglio, trovarono venti braccia; dopo un breve intervallo, scandagliando di nuovo, trovarono quindici braccia.29Nel timore di finire contro gli scogli, gettarono da poppa quattro ancore, aspettando con ansia che spuntasse il giorno.30Ma poiché i marinai cercavano di fuggire dalla nave e già stavano calando la scialuppa in mare, col pretesto di gettare le ancore da prora, Paolo disse al centurione e ai soldati:31"Se costoro non rimangono sulla nave, voi non potrete mettervi in salvo".32Allora i soldati recisero le gòmene della scialuppa e la lasciarono cadere in mare.
33Finché non spuntò il giorno, Paolo esortava tutti a prendere cibo: "Oggi è il quattordicesimo giorno che passate digiuni nell'attesa, senza prender nulla.34Per questo vi esorto a prender cibo; è necessario per la vostra salvezza. Neanche un capello del vostro capo andrà perduto".35Ciò detto, prese il pane, rese grazie a Dio davanti a tutti, lo spezzò e cominciò a mangiare.36Tutti si sentirono rianimati, e anch'essi presero cibo.37Eravamo complessivamente sulla nave duecentosettantasei persone.38Quando si furono rifocillati, alleggerirono la nave, gettando il frumento in mare.
39Fattosi giorno non riuscivano a riconoscere quella terra, ma notarono un'insenatura con spiaggia e decisero, se possibile, di spingere la nave verso di essa.40Levarono le ancore e le lasciarono andare in mare; al tempo stesso allentarono i legami dei timoni e spiegata al vento la vela maestra, mossero verso la spiaggia.41Ma incapparono in una secca e la nave vi si incagliò; mentre la prua arenata rimaneva immobile, la poppa minacciava di sfasciarsi sotto la violenza delle onde.42I soldati pensarono allora di uccidere i prigionieri, perché nessuno sfuggisse gettandosi a nuoto,43ma il centurione, volendo salvare Paolo, impedì loro di attuare questo progetto; diede ordine che si gettassero per primi quelli che sapevano nuotare e raggiunsero la terra;44poi gli altri, chi su tavole, chi su altri rottami della nave. E così tutti poterono mettersi in salvo a terra.
Capitolo II: La verità si fa sentire dentro di noi senza altisonanti parole
Leggilo nella Biblioteca
1. "Parla, o Signore, il tuo servo ti ascolta" (1 Sam 3,10). "Io sono il tuo servo; dammi luce per apprezzare quello che tu proclami" (Sal 118,125). Disponi il mio cuore alle parole della tua bocca; il tuo dire discenda come rugiada. Dissero una volta a Mosè i figli di Israele: "Parlaci tu, e potremo ascoltarti; non ci parli il Signore, affinché non avvenga che ne moriamo" (Es 20,19). Non così, la mia preghiera, o Signore. Piuttosto, con il profeta Samuele, in umiltà e pienezza di desiderio, io ti chiedo ardentemente: "Parla, o Signore, il tuo servo ti ascolta" (1 Sam 3,10). Non mi parli Mosè o qualche altro profeta; parlami invece tu, Signore Dio, che ispiri e dai luce a tutti i profeti: tu solo, senza di loro, mi puoi ammaestrare pienamente; quelli, invece, senza di te, non gioverebbero a nulla. Possono, è vero, far risuonare parole, ma non danno lo spirito; parlano bene, ma, se tu non intervieni, non accendono il cuore; lasciano degli scritti, ma sei tu che ne mostri il significato; presentano i misteri, ma sei tu che sveli il senso di ciò che sta dietro al simbolo; emettono ordini, ma sei tu che aiuti ad eseguirli; indicano la strada , ma sei tu che aiuti a percorrerla. Essi operano solamente all'esterno, ma tu prepari ed illumini i cuori; essi irrigano superficialmente, ma tu rendi fecondi; essi fanno risuonare delle parole, ma sei tu che aggiungi all'ascolto il potere di comprendere.
2. Non mi parli dunque Mosè; parlami tu, Signore mio Dio, verità eterna, affinché, se ammonito solo esteriormente e privo di fuoco interiore, io non resti senza vita e non mi isterilisca; affinché non mi sia di condanna la parola udita non tradotta in pratica, conosciuta ma non amata, creduta ma non osservata. "Parla, dunque, o Signore, il tuo servo ti ascolta" (1 Sam 3,10): "tu hai infatti parole di vita eterna" (Gv 6,69). Parlami, affinché scenda un po' di consolazione all'anima mia, e tutta la mia vita sia purificata. E a te sia lode e onore perpetuo.
LETTERA 64: Agostino esorta Quinziano alla pazienza dicendosi desideroso di vederlo riconciliato col primate Aurelio
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta dopo dopo il Natale del 401.
Agostino esorta Quinziano alla pazienza (n. 1) dicendosi desideroso di vederlo riconciliato col primate Aurelio (n. 2); tratta del caso del chierico Privazione che Aurelio si lamentava fosse ospitato nel monastero di Agostino (n. 3) e loda i fedeli di Vigesili renitenti ad accogliere un vescovo degradato dal concilio plenario di Cartagine (n. 4).
AGOSTINO INVIA CRISTIANI SALUTI AL CARISSIMO SIGNORE QUINZIANO FRATELLO E COLLEGA DI SACERDOZIO
Pazienza e fiducia in Dio.
1. Noi non disdegniamo di guardare corpi meno belli, soprattutto tenendo presente che le nostre anime non sono ancora belle, come speriamo che saranno quando ci apparirà Colui ch'è indicibilmente bello, nel quale ora crediamo pur senza vederlo, poiché allora saremo simili a Lui in quanto lo vedremo qual Egli è 1. La stessa cosa t'esortiamo di pensare anche dell'anima tua, se ti piace d'ascoltarmi come fratello e non immaginarti falsamente ch'essa sia già bella, ma di gioire nella speranza, come ci raccomanda insistentemente l'Apostolo, e mettere in pratica l'esortazione ch'egli fa seguire dicendo: Siate lieti nella speranza, pazienti nelle sofferenze 2, poiché siamo stati salvati nella speranza; come egli stesso torna a dire: La speranza di ciò che si vede non è speranza, poiché ciò che si vede, a che sperarlo? Se invece speriamo ciò che non vediamo l'aspettiamo per mezzo della speranza 3. Non venga mai meno in te questa pazienza e, in pace con la tua coscienza, attendi fermamente il Signore, compòrtati coraggiosamente e l'animo tuo diventi forte e attendi fermamente il Signore 4.
Buone disposizioni di Agostino per aiutare l'amico.
2. È comunque evidente che se tu venissi da noi senza essere in comunione col venerabile vescovo Aurelio, non potresti essere in comunione neppure con noi, ma nonostante ciò agiremmo con la medesima carità con cui non dubito agirebbe anch'egli. La tua venuta però non ci sarebbe importuna, poiché è necessario che tu pure agisca con animo sereno per salvaguardare la disciplina della Chiesa, soprattutto se non ha nulla da rimproverarti la coscienza, manifesta a te e a Dio. In realtà, se Aurelio ha differito la discussione della tua causa, non l'ha fatto per risentimento verso di te ma impedito per cause di forza maggiore. Se tu le conoscessi, come conosci le tue, non ti meraviglieresti né ti rattristeresti. Parimenti ti chiediamo di credere alle nostre occupazioni, perché non le puoi ugualmente conoscere. Ci sono, del resto, vescovi più anziani di noi, più degni per autorità e più vicini di residenza, per mezzo dei quali potreste più facilmente discutere le vostre cause, cioè quelle della Chiesa affidata alla vostra cura. Ma non per questo ho taciuto presso il venerato primate Aurelio, encomiabile mio fratello e collega, pur con tutto il rispetto dovuto ai suoi meriti, né le tue angustie né le lamentele contenute nella tua lettera; ho anzi avuto premura di fargli nota la tua innocenza, mostrandogli una copia della tua lettera. Essa fu ricevuta da me la vigilia o l'antivigilia del Natale del Signore quando, stando alle tue informazioni, egli sarebbe dovuto andare alla Chiesa di Badesilit, dalla quale voi temete che il popolo di Dio venga turbato e traviato nella fede e nella morale. Io non ardisco rivolgermi con una lettera ai vostri fedeli, ma potrei rispondere a coloro che volessero scrivermi; come potrei infatti inviare uno scritto a fedeli non affidati alla mia giurisdizione?
Norme ecclesiastiche circa i monaci.
3. Quel che ti dico è per te solo, poiché mi hai scritto, ma puoi comunicarlo pure a chiunque ne avrà bisogno. Quanto a voi stessi, astenetevi dallo scandalizzare per primi la Chiesa, leggendo in pubblico ai fedeli scritture non accolte nel Canone ecclesiastico, con le quali gli eretici e soprattutto i Manichei son soliti distornare dalla vera fede le menti degl'ignoranti, che da quanto sento dire, si nascondono volentieri nel nostro campo. Mi stupisco dunque che la tua Prudenza mi abbia ammonito di dar ordine che non siano accolti coloro che da voi vengono a noi per entrare in monastero, affinché resti in vigore la norma stabilita da noi nel concilio, mentre tu non ricordi la norma conciliare sulle Scritture canoniche da leggersi al popolo di Dio. Esamina quindi nuovamente i decreti del Concilio e imprimi bene nella memoria ciò che rileggerai e vi troverai pure che riguarda solo i chierici, e non anche i laici, il decreto di non accogliere nel monastero quelli che provengono da un luogo qualsiasi. In un recente Concilio, inoltre, è stato stabilito che coloro i quali hanno abbandonato un monastero o ne sono stati espulsi, non diventino chierici altrove o superiori di monasteri. Se quindi sei un po' turbato per il caso di Privazione, sappi che non è stato ancora accolto in monastero, ma ho rimesso la questione al primate Aurelio, per eseguire quanto deciderà in merito. Mi stupisco comunque che possa essere considerato lettore uno che ha letto appena una sola volta i libri della Sacra Scrittura e neppure quelli canonici. Se infatti solo per questo egli è già lettore ecclesiastico, anche quella scrittura è certamente ecclesiastica. Se invece quella scrittura non è ecclesiastica, nessuno che la legga, sia pure in chiesa, è lettore ecclesiastico. Io comunque, riguardo a questo giovane, devo attenermi a quanto crederà opportuno stabilire il suddetto vescovo.
Un vescovo degradato.
4. Nel caso poi che i fedeli di Vigesilit, a noi carissimi assieme a voi nell'amore di Cristo 5, non vorranno accogliere di buon grado come loro vescovo un degradato dal Concilio plenario dell'Africa, agiranno saggiamente e non possono e non debbono essere costretti ad accoglierlo. Chiunque anzi li costringerà con la violenza, darà a vedere che razza di uomo egli è, e farà capire quale fosse già prima, quando non voleva che si pensasse male sul suo conto. Nessuno infatti manifesta quale causa abbia abbracciato meglio di chi mediante le autorità terrene e con qualsiasi mezzo violento, con turbamenti e con lamentele, tenta di riottenere un onore perduto. Poiché non vuol prestare a Cristo un servigio, di cui egli sia contento, ma piuttosto esercitare sui Cristiani un dominio di cui essi sono scontenti. Fratelli miei, state in guardia, poiché il diavolo è molto astuto, mentre Cristo è la sapienza di Dio 6.
1 - 1 Gv 3, 2.
2 - Rm 12, 12.
3 - Rm 8, 24-25.
4 - Sal 26, 14.
5 - Fil 1, 8.
6 - 1 Cor 1, 24.
Capitolo XXXI: Abbandonare ogni creatura, per poter trovare Dio
Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis
Leggilo nella Biblioteca1. O Signore, davvero mi occorre una grazia sempre più grande, se debbo giungere là dove nessuno né alcuna cosa creata mi potrà essere di impaccio; infatti, finché una qualsiasi cosa mi trattenga, non potrò liberamente volare a te. E liberamente volare a te, era appunto, l'ardente desiderio di colui che esclamava: "Chi mi darà ali come di colomba, e volerò, e avrò pace?" (Sal 54,7).
Quale pace più grande di quella di un occhio puro? Quale libertà più grande di quella di chi non desidera nulla di terreno? Occorre dunque passare oltre ad ogni creatura; occorre tralasciare pienamente se stesso, uscire spiritualmente da sé; occorre capire che tu, che hai fatto tutte le cose, non hai nulla in comune con le creature.
Chi non è libero da ogni creatura, non potrà attendere liberamente a ciò che è divino. Proprio per questo sono ben pochi coloro che sanno giungere alla contemplazione, perché pochi riescono a separarsi appieno dalle cose create, destinate a perire.
Per giungere a ciò, si richiede una grazia grande, che innalzi l'anima e la rapisca più in alto di se medesima. Ché, se uno non è elevato nello spirito e libero da ogni creatura; se non è totalmente unito a Dio, tutto quello che sa e anche tutto quello che possiede non ha grande peso. Sarà sempre piccolo e giacerà a terra colui che apprezza qualcosa che non sia il solo, unico, immenso ed eterno bene. In verità ogni cosa, che non sia Dio, è un nulla, e come un nulla va considerata.
Ben differenti sono la virtù della sapienza, propria dell'uomo illuminato e devoto, e la scienza, propria dell'erudito e dotto uomo di studio. Giacché la sapienza che emana da Dio, e fluisce dall'alto in noi, è di gran lunga più sublime di quella che faticosamente si acquista con il nostro intelletto.
2. Troviamo non poche persone che desiderano la contemplazione, ma poi non si preoccupano di mettere in pratica ciò che si richiede per la contemplazione stessa; e il grande ostacolo consiste in questo, che ci si accontenta degli indizi esterni e di ciò che cade sotto i sensi, possedendo ben poco della perfetta mortificazione.
Non so come sia, da quale spirito siamo mossi, a quale meta tendiamo, noi che sembriamo aver fama di spirituali: ci diamo tanta pena e ci preoccupiamo tanto di queste cose che passano e non hanno valore alcuno, mentre a stento riusciamo, qualche rara volta, a pensare al nostre essere interiore, in totale raccoglimento. Un raccoglimento breve, purtroppo; dopo del quale ben presto ci buttiamo alle cose esteriori, senza più sottoporre il nostro agire a un vaglio severo.
Dove siano posti e ristagnino i nostri affetti, noi non badiamo; e non ci disgusta che tutto sia corrotto. Invece il grande diluvio avvenne perché "ciascuno aveva corrotto la sua vita" (Gn 6,12).
Quando, dunque, la nostra interna inclinazione è profondamente guastata, necessariamente si guasta anche la conseguente azione esterna, rivelatrice di scarsa forza interiore. E' dal cuore puro che discendono frutti di vita virtuosa.
Si indaga quanto uno abbia fatto, ma non si indaga attentamente con quanta virtù egli abbia agito. Si guarda se uno sia stato uomo forte e ricco e nobile; se sia stato abile e valente scrittore, cantante eccellente o bravo lavoratore; ma si tace, da parte di molti, su quanto egli sia stato povero in spirito e paziente e mite e devoto, e quanta spiritualità interiore egli abbia avuto.
La natura bada alle cose esterne dell'uomo; la grazia si rivolge alle cose interiori. Quella frequentemente si inganna, questa si affida a Dio per non essere ingannata.
6 dicembre 1975 - DA MIHI VIRTUTEM CONTRA HOSTES TUOS
Mons. Ottavio Michelini
Figlio mio, queste sono parole che ogni mio fedele, ogni mio sacerdote non solo deve pronunciare con le labbra, ma deve pronunciare col cuore e con la mente, in umiltà di spirito e in semplicità di fede.
Non per nulla queste parole sono poste sulle labbra dei cristiani ed in particolare dei miei sacerdoti. Oltre che essere una preghiera, sono un avvertimento di straordinaria importanza, sono una indicazione della specifica missione del cristiano come soldato di Cristo, nell'instancabile lotta contro le forze tenebrose dell'inferno, nemiche di Dio e della salvezza delle anime.
Amici di Satana
Ho parlato nei precedenti messaggi delle contraddizioni molteplici nella mia Chiesa. Eccone una stridente: si prega, si domanda forza, potenza contro un Nemico a cui non si crede affatto o pochissimo e che poi si rifiuta di combattere nel modo più consono. (p. 75)
E' come se soldati e ufficiali chiedessero le armi e ottenutele si rifiutassero di usarle. Non è questa, figlio mio, una inspiegabile ed ingiustificabile contraddizione? Ma la contraddizione assume aspetti ancora più assurdi poiché non solo non si combatte il più pericoloso nemico, ma troppo spesso lo si coadiuva, lo si incoraggia nella sua azione devastatrice nelle anime. Quanti sacerdoti eretici, superbi e ribelli, quanti cristiani infedeli e bestemmiatori, amici di Satana più che di Dio!...
Io sono venuto nel mondo proprio per riprendermi, dalle mani di Satana e delle sue legioni, ciò che con l'inganno e la menzogna mi avevano sottratto. Ho combattuto e vinto la mia battaglia con l'umiliazione dell'Incarnazione, con la perseverante preghiera e con la infinita sofferenza della mia Immolazione, le armi sicure per una infallibile vittoria sui nemici di Dio e delle anime.
Non ho chiaramente detto: " Chi vuole venire dietro di Me, prenda la sua croce e mi segua "?, in altre parole non ho chiaramente detto: " Chi vuole essere mio seguace, faccia ciò che Io per primo ho fatto "?
Ora, figlio, lascio a te il giudicare se cristiani, sacerdoti e pastori fanno ciò che Io ho fatto. No, figlio mio; sono pochi, pochissimi oggi quelli disposti (p. 76) a seguirmi sulla via del Calvario, portando la loro corona di spine.
Osserva l'enorme contrasto tra la mia vita e la loro vita tra il mio cammino ed il loro cammino, tra le mie opere e le loro opere. Si marcia in direzione addirittura opposta.
Veramente tragica e drammatica situazione, che non può sfociare che nell'ora della purificazione. Incredibile è la cecità degli uomini e la durezza dei loro cuori inammissibile la condotta dei miei cristiani, provocante il tenore di vita di alcuni miei sacerdoti. Non temono Dio, non temono la sua giustizia; periranno e saranno dispersi come polvere al vento. Non Io, ma la loro ostinazione li perderà.
" Da mihi virtutem contra hostes tuos ", a fior di labbra, mentre nella realtà quotidiana della loro vita favoriscono, di fatto, i piani di devastazione delle anime.
Si guardano bene questi miei sacerdoti di valersi dell'esorcismo, usando del potere loro conferito ancor prima dell'Ordine sacro, sia perché in esso non credono, sia perché ne intuiscono la inutilità per il contrasto della loro vita con quella del sacerdote fedele che dell'esorcismo fa un'arma validissima a contenere, limitare, neutralizzare la spavalda tracotanza del Nemico. (p. 77)
Buio sul mondo
Oh, sì! Generazione perversa ed incredula che ogni problema riduce ad un problema di benessere materiale, misconoscendo di fatto i valori spirituali della vita umana, abbassando e addirittura annullando la dignità dell'uomo, livellandolo al rango di un animale qualsiasi...
Figlio mio, che buio profondo si è fatto sul mondo; gli uomini abbrutiti, i miei ministri ludibrio degli uomini e zimbello delle potenze del male!
Ciò che più rattrista il mio Cuore misericordioso e il Cuore Immacolato della Madre mia e vostra, è che l'amore sia ripudiato, che la luce sia respinta, che Dio sia osteggiato e si faccia di tutto per ostacolare il suo piano di salvezza.
Sono menzogna sulla bocca di molti le parole ""Da mihi virtutem contra hostes tuos ". Sì, è bugia che lascia vedere l'abisso in cui si è precipitati, lasciando cadere nel vuoto tutti i richiami (e tanti sono stati!) per evitare all'umanità la più tremenda sciagura della storia. Ma i Nemici non prevarranno.
La mia Misericordia, non mai disgiunta dalla mia Giustizia, trionferà. Trionferà ancora la Madre mia e nostra, che fugherà le tenebre calate sul mondo, per ridare all'umanità bene e giustizia. (p. 78)
Bella sarà la mia Chiesa purificata, rigenerata a nuova vita. Prenderà nel mondo il posto che le compete, e che nazioni e popoli le riconosceranno di Maestra e di Guida di tutta la grande famiglia
Ti benedico, ti chiedo la tua sofferenza e il tuo amore (p. 79)