Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi della 32° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Luca 9
1Egli allora chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demòni e di curare le malattie.2E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi.3Disse loro: "Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno.4In qualunque casa entriate, là rimanete e di là poi riprendete il cammino.5Quanto a coloro che non vi accolgono, nell'uscire dalla loro città, scuotete la polvere dai vostri piedi, a testimonianza contro di essi".6Allora essi partirono e giravano di villaggio in villaggio, annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni.
7Intanto il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: "Giovanni è risuscitato dai morti",8altri: "È apparso Elia", e altri ancora: "È risorto uno degli antichi profeti".9Ma Erode diceva: "Giovanni l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?". E cercava di vederlo.
10Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò verso una città chiamata Betsàida.11Ma le folle lo seppero e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlar loro del regno di Dio e a guarire quanti avevan bisogno di cure.12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: "Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle campagne dintorno per alloggiare e trovar cibo, poiché qui siamo in una zona deserta".13Gesù disse loro: "Dategli voi stessi da mangiare". Ma essi risposero: "Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente".14C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai discepoli: "Fateli sedere per gruppi di cinquanta".15Così fecero e li invitarono a sedersi tutti quanti.16Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché lo distribuissero alla folla.17Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste.
18Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: "Chi sono io secondo la gente?".19Essi risposero: "Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto".20Allora domandò: "Ma voi chi dite che io sia?". Pietro, prendendo la parola, rispose: "Il Cristo di Dio".21Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno.
22"Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno".
23Poi, a tutti, diceva: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.
24Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà.25Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?
26Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell'uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi.
27In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio".
28Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare.29E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante.30Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia,31apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme.32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli non sapeva quel che diceva.34Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura.35E dalla nube uscì una voce, che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo".36Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
37Il giorno seguente, quando furon discesi dal monte, una gran folla gli venne incontro.38A un tratto dalla folla un uomo si mise a gridare: "Maestro, ti prego di volgere lo sguardo a mio figlio, perché è l'unico che ho.39Ecco, uno spirito lo afferra e subito egli grida, lo scuote ed egli da' schiuma e solo a fatica se ne allontana lasciandolo sfinito.40Ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti".41Gesù rispose: "O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? Conducimi qui tuo figlio".42Mentre questi si avvicinava, il demonio lo gettò per terra agitandolo con convulsioni. Gesù minacciò lo spirito immondo, risanò il fanciullo e lo consegnò a suo padre.43E tutti furono stupiti per la grandezza di Dio.
Mentre tutti erano sbalorditi per tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli:44"Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini".45Ma essi non comprendevano questa frase; per loro restava così misteriosa che non ne comprendevano il senso e avevano paura a rivolgergli domande su tale argomento.
46Frattanto sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande.47Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse:48"Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande".
49Giovanni prese la parola dicendo: "Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci".50Ma Gesù gli rispose: "Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi".
51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme52e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui.53Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme.54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: "Signore, vuoi che diciamo che 'scenda un fuoco dal cielo e li consumi'?".55Ma Gesù si voltò e li rimproverò.56E si avviarono verso un altro villaggio.
57Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: "Ti seguirò dovunque tu vada".58Gesù gli rispose: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo".59A un altro disse: "Seguimi". E costui rispose: "Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre".60Gesù replicò: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va' e annunzia il regno di Dio".61Un altro disse: "Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa".62Ma Gesù gli rispose: "Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio".
Deuteronomio 5
1Mosè convocò tutto Israele e disse loro: "Ascolta, Israele, le leggi e le norme che oggi io proclamo dinanzi a voi: imparatele e custoditele e mettetele in pratica.2Il Signore nostro Dio ha stabilito con noi un'alleanza sull'Oreb.3Il Signore non ha stabilito questa alleanza con i nostri padri, ma con noi che siamo qui oggi tutti in vita.4Il Signore vi ha parlato faccia a faccia sul monte dal fuoco,5mentre io stavo tra il Signore e voi, per riferirvi la parola del Signore, perché voi avevate paura di quel fuoco e non eravate saliti sul monte. Egli disse:
6Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione servile.7Non avere altri dèi di fronte a me.8Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù in cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra.9Non ti prostrerai davanti a quelle cose e non le servirai. Perché io il Signore tuo Dio sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione per quanti mi odiano,10ma usa misericordia fino a mille generazioni verso coloro che mi amano e osservano i miei comandamenti.
11Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio perché il Signore non ritiene innocente chi pronuncia il suo nome invano.
12Osserva il giorno di sabato per santificarlo, come il Signore Dio tuo ti ha comandato.13Sei giorni faticherai e farai ogni lavoro,14ma il settimo giorno è il sabato per il Signore tuo Dio: non fare lavoro alcuno né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bue, né il tuo asino, né alcuna delle tue bestie, né il forestiero, che sta entro le tue porte, perché il tuo schiavo e la tua schiava si riposino come te.15Ricordati che sei stato schiavo nel paese d'Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato.
16Onora tuo padre e tua madre, come il Signore Dio tuo ti ha comandato, perché la tua vita sia lunga e tu sii felice nel paese che il Signore tuo Dio ti dà.
17Non uccidere.
18Non commettere adulterio.
19Non rubare.
20Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
21Non desiderare la moglie del tuo prossimo. Non desiderare la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna delle cose che sono del tuo prossimo.
22Queste parole pronunciò il Signore, parlando a tutta la vostra assemblea, sul monte, dal fuoco, dalla nube e dall'oscurità, con voce poderosa, e non aggiunse altro. Le scrisse su due tavole di pietra e me le diede.
23All'udire la voce in mezzo alle tenebre, mentre il monte era tutto in fiamme, i vostri capitribù e i vostri anziani si avvicinarono tutti a me24e dissero: Ecco il Signore nostro Dio ci ha mostrato la sua gloria e la sua grandezza e noi abbiamo udito la sua voce dal fuoco; oggi abbiamo visto che Dio può parlare con l'uomo e l'uomo restare vivo.25Ma ora, perché dovremmo morire? Questo grande fuoco infatti ci consumerà; se continuiamo a udire ancora la voce del Signore nostro Dio moriremo.26Poiché chi tra tutti i mortali ha udito come noi la voce del Dio vivente parlare dal fuoco ed è rimasto vivo?27Avvicinati tu e ascolta quanto il Signore nostro Dio dirà; ci riferirai quanto il Signore nostro Dio ti avrà detto e noi lo ascolteremo e lo faremo.28Il Signore udì le vostre parole, mentre mi parlavate, e mi disse: Ho udito le parole che questo popolo ti ha rivolte; quanto hanno detto va bene.29Oh, se avessero sempre un tal cuore, da temermi e da osservare tutti i miei comandi, per essere felici loro e i loro figli per sempre!30Va' e di' loro: Tornate alle vostre tende; ma tu resta qui con me31e io ti detterò tutti i comandi, tutte le leggi e le norme che dovrai insegnare loro, perché le mettano in pratica nel paese che io sto per dare in loro possesso.
32Badate dunque di fare come il Signore vostro Dio vi ha comandato; non ve ne discostate né a destra né a sinistra;33camminate in tutto e per tutto per la via che il Signore vostro Dio vi ha prescritta, perché viviate e siate felici e rimaniate a lungo nel paese di cui avrete il possesso.
Proverbi 3
1Figlio mio, non dimenticare il mio insegnamento
e il tuo cuore custodisca i miei precetti,
2perché lunghi giorni e anni di vita
e pace ti porteranno.
3Bontà e fedeltà non ti abbandonino;
lègale intorno al tuo collo,
scrivile sulla tavola del tuo cuore,
4e otterrai favore e buon successo
agli occhi di Dio e degli uomini.
5Confida nel Signore con tutto il cuore
e non appoggiarti sulla tua intelligenza;
6in tutti i tuoi passi pensa a lui
ed egli appianerà i tuoi sentieri.
7Non credere di essere saggio,
temi il Signore e sta' lontano dal male.
8Salute sarà per il tuo corpo
e un refrigerio per le tue ossa.
9Onora il Signore con i tuoi averi
e con le primizie di tutti i tuoi raccolti;
10i tuoi granai si riempiranno di grano
e i tuoi tini traboccheranno di mosto.
11Figlio mio, non disprezzare l'istruzione del Signore
e non aver a noia la sua esortazione,
12perché il Signore corregge chi ama,
come un padre il figlio prediletto.
13Beato l'uomo che ha trovato la sapienza
e il mortale che ha acquistato la prudenza,
14perché il suo possesso è preferibile a quello dell'argento
e il suo provento a quello dell'oro.
15Essa è più preziosa delle perle
e neppure l'oggetto più caro la uguaglia.
16Lunghi giorni sono nella sua destra
e nella sua sinistra ricchezza e onore;
17le sue vie sono vie deliziose
e tutti i suoi sentieri conducono al benessere.
18È un albero di vita per chi ad essa s'attiene
e chi ad essa si stringe è beato.
19Il Signore ha fondato la terra con la sapienza,
ha consolidato i cieli con intelligenza;
20dalla sua scienza sono stati aperti gli abissi
e le nubi stillano rugiada.
21Figlio mio, conserva il consiglio e la riflessione,
né si allontanino mai dai tuoi occhi:
22saranno vita per te
e grazia per il tuo collo.
23Allora camminerai sicuro per la tua strada
e il tuo piede non inciamperà.
24Se ti coricherai, non avrai da temere;
se ti coricherai, il tuo sonno sarà dolce.
25Non temerai per uno spavento improvviso,
né per la rovina degli empi quando verrà,
26perché il Signore sarà la tua sicurezza,
preserverà il tuo piede dal laccio.
27Non negare un beneficio a chi ne ha bisogno,
se è in tuo potere il farlo.
28Non dire al tuo prossimo: "Va', ripassa, te lo darò domani",
se tu hai ciò che ti chiede.
29Non tramare il male contro il tuo prossimo
mentre egli dimora fiducioso presso di te.
30Non litigare senza motivo con nessuno,
se non ti ha fatto nulla di male.
31Non invidiare l'uomo violento
e non imitare affatto la sua condotta,
32perché il Signore ha in abominio il malvagio,
mentre la sua amicizia è per i giusti.
33La maledizione del Signore è sulla casa del malvagio,
mentre egli benedice la dimora dei giusti.
34Dei beffardi egli si fa beffe
e agli umili concede la grazia.
35I saggi possiederanno onore
ma gli stolti riceveranno ignominia.
Salmi 140
1'Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.'
2Salvami, Signore, dal malvagio,
proteggimi dall'uomo violento,
3da quelli che tramano sventure nel cuore
e ogni giorno scatenano guerre.
4Aguzzano la lingua come serpenti;
veleno d'aspide è sotto le loro labbra.
5Proteggimi, Signore, dalle mani degli empi,
salvami dall'uomo violento:
essi tramano per farmi cadere.
6I superbi mi tendono lacci
e stendono funi come una rete,
pongono agguati sul mio cammino.
7Io dico al Signore: "Tu sei il mio Dio;
ascolta, Signore, la voce della mia preghiera".
8Signore, mio Dio, forza della mia salvezza,
proteggi il mio capo nel giorno della lotta.
9Signore, non soddisfare i desideri degli empi,
non favorire le loro trame.
10Alzano la testa quelli che mi circondano,
ma la malizia delle loro labbra li sommerge.
11Fa' piovere su di loro carboni ardenti,
gettali nel bàratro e più non si rialzino.
12Il maldicente non duri sulla terra,
il male spinga il violento alla rovina.
13So che il Signore difende la causa dei miseri,
il diritto dei poveri.
14Sì, i giusti loderanno il tuo nome,
i retti abiteranno alla tua presenza.
Amos 7
1Ecco ciò che mi fece vedere il Signore Dio: egli formava uno sciame di cavallette quando cominciava a germogliare la seconda erba, quella che spunta dopo la falciatura del re.2Quando quelle stavano per finire di divorare l'erba della regione, io dissi: "Signore Dio, perdona, come potrà resistere Giacobbe? È tanto piccolo".3Il Signore si impietosì: "Questo non avverrà", disse il Signore.
4Ecco ciò che mi fece vedere il Signore Dio: il Signore Dio chiamava per il castigo il fuoco che consumava il grande abisso e divorava la campagna.5Io dissi: "Signore Dio, desisti! Come potrà resistere Giacobbe? È tanto piccolo".6Il Signore se ne pentì: "Neanche questo avverrà", disse il Signore.
7Ecco ciò che mi fece vedere il Signore Dio: il Signore stava sopra un muro tirato a piombo e con un piombino in mano.8Il Signore mi disse: "Che cosa vedi, Amos?". Io risposi: "Un piombino". Il Signore mi disse: "Io pongo un piombino in mezzo al mio popolo, Israele; non gli perdonerò più.9Saranno demolite le alture d'Isacco e i santuari d'Israele saranno ridotti in rovine, quando io mi leverò con la spada contro la casa di Geroboàmo".
10Amasia, sacerdote di Betel, mandò a dire a Geroboàmo re di Israele: "Amos congiura contro di te in mezzo alla casa di Israele; il paese non può sopportare le sue parole,11poiché così dice Amos: Di spada morirà Geroboàmo e Israele sarà condotto in esilio lontano dal suo paese".12Amasia disse ad Amos: "Vattene, veggente, ritirati verso il paese di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare,13ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno".14Amos rispose ad Amasia:
"Non ero profeta, né figlio di profeta;
ero un pastore e raccoglitore di sicomori;
15Il Signore mi prese
di dietro al bestiame e il Signore mi disse:
Va', profetizza al mio popolo Israele.
16Ora ascolta la parola del Signore: Tu dici: Non profetizzare contro Israele, né predicare contro la casa di Isacco.17Ebbene, dice il Signore: Tua moglie si prostituirà nella città, i tuoi figli e le tue figlie cadranno di spada, la tua terra sarà spartita con la corda, tu morirai in terra immonda e Israele sarà deportato in esilio lontano dalla sua terra".
Lettera agli Ebrei 9
1Certo, anche la prima alleanza aveva norme per il culto e un santuario terreno.2Fu costruita infatti una Tenda: la prima, nella quale vi erano il candelabro, la tavola e i pani dell'offerta: essa veniva chiamata il Santo.3Dietro il secondo velo poi c'era una Tenda, detta Santo dei Santi, con4l'altare d'oro per i profumi e l'arca dell'alleanza tutta ricoperta d'oro, nella quale si trovavano un'urna d'oro contenente la manna, la verga di Aronne che aveva fiorito e le tavole dell'alleanza.5E sopra l'arca stavano i cherubini della gloria, che facevano ombra al luogo dell'espiazione. Di tutte queste cose non è necessario ora parlare nei particolari.
6Disposte in tal modo le cose, nella prima Tenda entrano sempre i sacerdoti per celebrarvi il culto;7nella seconda invece solamente il sommo sacerdote, una volta all'anno, e non senza portarvi del sangue, che egli offre per se stesso e per i peccati involontari del popolo.8Lo Spirito Santo intendeva così mostrare che non era ancora aperta la via del santuario, finché sussisteva la prima Tenda.9Essa infatti è una figura per il tempo attuale, offrendosi sotto di essa doni e sacrifici che non possono rendere perfetto, nella sua coscienza, l'offerente,10trattandosi solo di cibi, di bevande e di varie abluzioni, tutte prescrizioni umane, valide fino al tempo in cui sarebbero state riformate.
11Cristo invece, venuto come sommo sacerdote di beni futuri, attraverso una Tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano di uomo, cioè non appartenente a questa creazione,12non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue entrò una volta per sempre nel santuario, procurandoci così una redenzione eterna.13Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsi su quelli che sono contaminati, li santificano, purificandoli nella carne,14quanto più il sangue di Cristo, che con uno Spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalla opere morte, per servire il Dio vivente?
15Per questo egli è mediatore di una nuova alleanza, perché, essendo ormai intervenuta la sua morte per la rendenzione delle colpe commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l'eredità eterna che è stata promessa.16Dove infatti c'è un testamento, è necessario che sia accertata la morte del testatore,17perché un testamento ha valore solo dopo la morte e rimane senza effetto finché il testatore vive.18Per questo neanche la prima alleanza fu inaugurata senza sangue.19Infatti dopo che tutti i comandamenti furono promulgati a tutto il popolo da Mosè, secondo la legge, questi, preso il sangue dei vitelli e dei capri con acqua, lana scarlatta e issòpo, ne asperse il libro stesso e tutto il popolo,20dicendo: 'Questo è il sangue dell'alleanza che Dio ha stabilito per voi'.21Alla stessa maniera asperse con il sangue anche la Tenda e tutti gli arredi del culto.22Secondo la legge, infatti, quasi tutte le cose vengono purificate con il sangue e senza spargimento di sangue non esiste perdono.
23Era dunque necessario che i simboli delle realtà celesti fossero purificati con tali mezzi; le realtà celesti poi dovevano esserlo con sacrifici superiori a questi.24Cristo infatti non è entrato in un santuario fatto da mani d'uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore,25e non per offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui.26In questo caso, infatti, avrebbe dovuto soffrire più volte dalla fondazione del mondo. Ora invece una volta sola, alla pienezza dei tempi, è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso.27E come è stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio,28così Cristo, dopo essersi offerto una volta per tutte allo scopo di togliere i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione col peccato, a coloro che l'aspettano per la loro salvezza.
Capitolo III: Chi é colui che ama il bene e la pace
Leggilo nella Biblioteca1. Se, in primo luogo, manterrai te stesso nella pace, potrai dare pace agli altri; ché l'uomo di pace è più utile dell'uomo di molta dottrina. Colui che è turbato dalla passione trasforma anche il bene in male, pronto com'è a vedere il male dappertutto; mentre colui che ama il bene e la pace trasforma ogni cosa in bene. Chi è pienamente nella pace non sospetta di alcuno. Invece chi è inquieto e turbato sta sempre in agitazione per vari sospetti. Non è tranquillo lui, né permette agli altri di esserlo; dice sovente cose che non dovrebbe dire e tralascia cose che più gli converrebbe fare; sta attento a ciò che dovrebbero fare gli altri, e trascura ciò a cui sarebbe tenuto lui stesso. Sii dunque zelante, innanzi tutto , con te stesso; solo così potrai essere giustamente zelante con il tuo prossimo. Tu sei molto abile nel trovare giustificazioni per quello che fai e nel farlo apparire sotto una certa luce, mentre rifiuti di accettare le giustificazioni negli altri. Sarebbe invece più giusto che tu accusassi te stesso e scusassi il tuo fratello. Se vuoi essere sopportato, sopporta gli altri anche tu.
2. Vedi quanto sei ancora lontano dal vero amore e dalla umiltà di chi non sa adirarsi e indignarsi con alcuno, fuor che con se stesso. Non è grande merito stare con persone buone e miti; è cosa, questa, che fa naturalmente piacere a tutti, e nella quale tutti troviamo facile contentezza, giacché amiamo di più quelli che ci danno ragione. E' invece grande virtù, e lodevole comportamento, degno di un uomo, riuscire a vivere in pace con le persone dure e cattive, che si comportano senza correttezza e non hanno condiscendenza verso di noi. Ci sono alcuni che stanno, essi, nella pace e mantengono pace anche con gli altri. Ci sono invece alcuni che non stanno in pace essi, né lasciano pace agli altri: pesanti con il prossimo, e ancor più con se stessi. Ci sono poi alcuni che stanno essi nella pace e si preoccupano di condurre alla pace gli altri. La verità è che la vera pace, in questa nostra misera vita, la dobbiamo far consistere nel saper sopportare con umiltà, piuttosto che nel non avere contrarietà. Colui che saprà meglio sopportare, conseguirà una pace più grande. Vittorioso su se stesso e padrone del mondo, questi è l'amico di Cristo e l'erede del cielo.
DISCORSO 62 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MT 8, 8: "NON SONO DEGNO CHE TU ENTRI IN CASA MIA" ECC. E SULLE PAROLE DELL'APOSTOLO IN 1 COR 8, 10: "SE UNO VEDESSE COLUI CHE HA LA SCIENZA SEDUTO A MENSA IN UN TEMPIO PAGANO" ECC.
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaUmiltà del centurione.
1. 1. Mentre si leggeva il Vangelo abbiamo udito lodare la nostra fede perché pervasa di umiltà. Il Signore Gesù aveva promesso di recarsi nella casa del centurione per guarire il suo attendente, ma quello rispose: Non sono degno che tu entri in casa mia: ma di' solo una parola ed egli sarà guarito 1. Dicendosi indegno si mostrò degno che Cristo entrasse non già nella sua casa bensì nel suo cuore. Non avrebbe detto così con tanta fede ed umiltà se non avesse portato nel cuore Colui che si peritava d'accogliere nella propria casa. Non sarebbe stata infatti una gran felicità, se il Signore Gesù fosse entrato nella sua casa e non fosse nel suo petto. Il Maestro dell'umiltà non solo con le parole, ma altresì con l'esempio si mise a tavola in casa d'un superbo fariseo di nome Simone 2. Ma stando a tavola in casa di quello non v'era nel suo cuore il posto ove il Figlio dell'uomo potesse riposare 3.
Il Cristo non accoglie tra i suoi discepoli i superbi.
1. 2. Così in effetti il Signore rifiutò di ammettere tra i suoi discepoli - a quanto si può capire dalle parole dello stesso Signore - un individuo superbo che desiderava seguirlo di sua spontanea volontà. Ti seguirò, Signore - disse - dovunque andrai. Ma il Signore, vedendo nel suo cuore i sentimenti invisibili, gli rispose: Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli i loro nidi; il Figlio dell'uomo invece non ha un posto ove riposare 4. Voleva dire: "Nel tuo cuore si covano inganni come volpi, si annida la superbia come i volatili del cielo, mentre il Figlio dell'uomo, semplice di fronte agli inganni, umile di fronte alla superbia, non ha un posto ove reclinare la testa". E lo stesso atto della testa che si china e non s'innalza è una lezione d'umiltà. Il Cristo dunque allontana colui che desiderava seguirlo, mentre attrae a sé un altro che si scusava di non poterlo seguire. Poiché nella medesima circostanza disse ad un tale: Seguimi; ma quello rispose: Ti seguirò, Signore, ma permettimi di andare prima a seppellire mio padre 5. La sua scusa - in verità - era dettata da pietà filiale, e perciò era più degno che essa venisse rifiutata e la sua chiamata [alla sequela] venisse rafforzata. Era un atto di pietà filiale quello ch'egli voleva compiere; ma il Maestro gli insegnò che cosa doveva anteporre. Poiché voleva che fosse un banditore della parola vivente per fare degli uomini persone destinate a vivere [eternamente]. C'erano infatti degli altri che potevano compiere quell'azione doverosa. Lascia - disse Cristo - che i morti seppelliscano i loro morti 6. Quando gl'infedeli seppelliscono un cadavere sono dei morti che seppelliscono un morto. Il corpo del morto ha perduto l'anima, l'anima di quelli non ha Dio. In realtà, come la vita del corpo è l'anima, così la vita dell'anima è Dio. Come spira il corpo quando manda fuori l'anima, così spira l'anima quando manda lontano da sé Dio. La perdita di Dio è la morte dell'anima, l'emissione dell'anima è la morte del corpo. La morte del corpo è ineluttabile, la morte dell'anima è volontaria.
La fede del centurione è accompagnata dall'umiltà.
1. 3. Stava dunque a tavola il Signore in casa d'un fariseo superbo 7. Era nella casa di lui, come ho detto, ma non era nel suo cuore. Non entrò, al contrario, nella casa di questo centurione, ma ne possedeva il cuore. Zaccheo invece accolse il Signore non solo nella propria casa, ma anche nel suo animo 8. Tuttavia la fede del centurione viene lodata a causa dell'umiltà, poiché disse: Non sono degno che tu entri in casa mia 9. E il Signore: Io v'assicuro - disse - che non ho trovato una fede così grande in Israele 10, cioè in un israelita considerato secondo la carne, poiché questi era già un israelita secondo lo spirito. Il Signore era andato al popolo dell'Israele carnale, cioè ai giudei, per cercare prima in quel popolo le pecore sperdute 11; quel popolo nel quale e dal quale aveva anche preso il corpo: Non ho trovato una fede così grande in Israele, dice lui stesso. Noi possiamo misurare la fede degli uomini come uomini, mentre Colui che vedeva l'interno, che non poteva essere ingannato da nessuno, diede la testimonianza al cuore dell'uomo ascoltando le parole piene d'umiltà, pronunciando una sentenza di salvezza.
Nel centurione sono prefigurati i pagani.
2. 4. Ma in che cosa riponeva la sua fiducia? Anch'io - disse - sono agli ordini dei miei superiori e ho dei soldati ai miei ordini se dico ad uno: Va', egli va; se ad un altro dico: Vieni, egli viene; se dico al mio attendente: Fa' questo, egli lo fa 12. Sono un comandante di soldati a me sottoposti, ma anch'io sono dipendente dai miei superiori. Se dunque io - disse - pur essendo sottoposto ad altri capi, ho il potere di comandare, che cosa non potresti fare tu, a cui sono sottomesse tutte le potenze? Quest'ufficiale, d'altra parte, era un pagano, ed era centurione. La Giudea era già occupata dai soldati dell'Impero romano. Lì faceva il soldato, come poteva farlo un centurione: era sottoposto a dei superiori e nello stesso tempo aveva il comando; ubbidiva come dipendente e comandava nello stesso tempo ai suoi sottoposti. Ora il Signore - questa circostanza soprattutto deve considerare la Carità vostra - pur trovandosi in mezzo al popolo giudaico, già allora prediceva che in tutto il mondo ci sarebbe stata la Chiesa, alla quale avrebbe inviato gli Apostoli, lo prediceva lui non visto eppure creduto dai pagani, dai giudei visto eppure ucciso. Come il Signore non entrò con il suo corpo nella casa del centurione, ma vide la sua fede e, pur assente col corpo ma presente con la maestà, guarì il suo servo, così lo stesso Signore apparve visibile col corpo nel solo popolo giudaico, mentre gli altri popoli non lo videro nascere dalla Vergine, patire, camminare con i suoi piedi, essere soggetto alle condizioni della natura umana, compiere miracoli propri di Dio. Nulla di tutto questo fra gli altri popoli: ciononostante si compì la profezia ch'era stata fatta riguardo a lui: Un popolo, ch'io non conoscevo, mi ha servito. Come mai, se non lo ha conosciuto? All'udirmi, subito mi ha ubbidito 13. Il popolo giudaico lo conosceva, ma lo crocifisse; il mondo intero invece lo udì e divenne credente.
La donna che toccò il vestito di Cristo.
3. 5. Questa, per così dire, assenza del proprio corpo e presenza della propria potenza tra tutti i popoli, il Cristo la simboleggiò di anche in quella donna che aveva toccato l'orlo del suo vestito, quando chiese: Chi mi ha toccato? 14. Domanda come se fosse lontano, guarisce come se fosse presente. La folla - gli rispondono i discepoli - che ti circonda, ti schiaccia, e tu chiedi: Chi mi ha toccato? 15. Come se camminasse in modo da non essere toccato affatto da nessun corpo, egli chiese: Chi mi ha toccato? E quelli: La folla che ti circonda e ti schiaccia. È come se il Signore avesse detto: "Chiedo chi mi tocca, non chi mi schiaccia". Nella stessa condizione si trova anche adesso il suo corpo, cioè la sua Chiesa. Viene toccata dalla fede di pochi, oppressa dalla folla di molti individui. Che la Chiesa è il corpo di Cristo l'avete sentito dire essendo suoi figli; e se lo volete, siete voi stessi. L'Apostolo afferma ciò in molti passi: [Sono felice di soffrire] a vantaggio del suo corpo ch'è la Chiesa 16. E ancora: Voi siete il corpo di Cristo e membra di esso 17. Se dunque siamo il suo corpo, ciò che soffriva allora il suo corpo tra la folla, lo soffre ora la sua Chiesa: viene oppressa dalle folle, ma viene toccata da pochi. La opprime la carne, la tocca la fede. Alzate quindi gli occhi, vi scongiuro, voi che avete la possibilità di vedere. Avete in effetti una realtà da vedere. Alzate gli occhi della fede, toccate l'estremità dell'orlo del vestito: vi basterà per la salvezza.
Si è avverato ora ciò che era predetto nel Vangelo.
3. 6. Riconoscete come la profezia fatta allora e che avete udito si è avverato dal Vangelo, adesso si è compiuta. Per questo - dice il Signore - io vi dichiaro: cioè in considerazione della fede elogiata del centurione, ch'era straniero quanto alla carne, ma per il cuore apparteneva al popolo eletto. Per questo - dice - vi dichiaro che molti verranno da Oriente e da Occidente. Non tutti, ma molti; tuttavia verranno da Oriente e da Occidente, le due parti con cui s'indica tutto il mondo. Verranno molti da Oriente e da Occidente e staranno a tavola con Abramo, Isacco e Giacobbe, nel regno dei cieli. I figli del regno invece saranno gettati fuori, nelle tenebre 18. I figli del regno, vale a dire i giudei. Perché figli del regno? Perché ricevettero la Legge, perché a loro furono inviati i Profeti, perché presso di loro c'era il tempio e il sacerdozio, perché celebravano i riti ch'erano prefigurazioni di tutte le realtà future; essi però non riconobbero l'avverarsi delle realtà di cui celebravano la figura. I figli del regno dunque andranno fuori, nelle tenebre - dice - e lì sarà pianto e stridor di denti. Noi vediamo i giudei rigettati, i cristiani invece chiamati dall'Oriente e dall'Occidente a una specie di banchetto celeste, perché stiano a tavola con Abramo, Isacco e Giacobbe, dove il pane è la giustizia, la bevanda è la sapienza.
Da biasimarsi i banchetti in un tempio pagano.
4. 7. Fate dunque attenzione, fratelli: ecco che cosa voi siete: fate parte di questo popolo fin d'allora predetto, e ora esistente nella realtà. Siete appunto di quelli chiamati dall'Oriente e dall'Occidente a stare a tavola nel regno dei cieli, non in un tempio dedicato agli idoli. Siate dunque corpo di Cristo, non afflizione del corpo di Cristo. Avete l'orlo del vestito, che potete toccare per essere guariti dal flusso di sangue, cioè dalla dissolutezza dei piaceri carnali. Avete - ripeto - la possibilità di toccare l'orlo del vestito. Considerate come veste del Signore gli Apostoli, i quali, in virtù del tessuto dell'unità, sono uniti ai fianchi del Cristo. Tra gli Apostoli il più piccolo e l'ultimo, Paolo, era come una frangia, secondo la sua affermazione: Io sono l'ultimo degli Apostoli 19. In un vestito l'ultima e più piccola parte è la frangia. La frangia è guardata con disprezzo, ma si tocca in modo che salva. Fino a questo momento noi soffriamo la fame e la sete, siamo nudi e schiaffeggiati 20. Che cosa c'è di più meschino, di più spregevole? Toccalo se soffri perdite di sangue; da colui al quale appartiene la veste uscirà un'energia e ti guarirà. Ci veniva presentato poco fa l'orlo, quando si leggeva il seguente brano dell'Apostolo: Se infatti uno vedesse un altro, che ha la sua scienza, seduto a tavola in un tempio d'idoli, la coscienza di quel tale, essendo debole, non verrebbe forse spinta a mangiare le carni immolate agli idoli? E così, a causa della tua scienza, va in rovina il debole, il fratello per il quale è morto Cristo 21. In che modo, secondo voi, la gente può essere ingannata da idoli che crede vengano onorati dai cristiani? "Dio - si dice - conosce il mio cuore". Ma tuo fratello non conosce il tuo cuore. Se tu sei malato, devi evitare una malattia più grave; se invece sei forte, prenditi a cuore la debolezza di tuo fratello. Coloro che vedono questi fatti scandalosi vengono spinti ad altre azioni: non si accontenteranno di mangiare in tali templi ma avranno anche desiderio di offrirvi dei sacrifici. Ecco allora che con la tua scienza va in rovina un tuo fratello 22. Ascolta fratello: se disprezzavi un debole, disprezzerai anche un fratello? Svegliati. Che dire se peccherai contro Cristo? Orbene, considera attentamente ciò che non potresti disprezzare per nessun motivo: In tal modo, peccando contro i fratelli e urtando la loro coscienza debole, voi peccate contro Cristo 23. Coloro che disprezzano questi ammonimenti, vadano pure e si mettano a tavola in un tempio di idoli! Non saranno forse individui che opprimono, e non di quelli che toccano? E dopo essere stati a tavola in un tempio pagano, vengano in chiesa e la riempiano, non per ricevere la salvezza, ma per procurarle oppressione.
Chi banchetta in un tempio pagano per paura di un superiore.
5. 8. "Ma io temo - dirai - di offendere un mio superiore". Temi senz'altro un superiore e non offenderai Dio. D'altra parte però tu che temi di offendere un superiore, bada che non ci sia un altro superiore a colui che temi. Certo, non devi offendere un superiore. È questa la norma che ti viene prefissata. Ma non è forse evidente che non si deve affatto offendere Colui ch'è superiore a tutti gli altri? Esamina ora chi sono i tuoi superiori. In primo luogo vengono tuo padre e tua madre; se essi educano bene i figli, se li formano per Cristo, si devono ascoltare riguardo a ogni cosa, si devono ubbidire in tutto ciò che comandano; purché non comandino nulla contro chi sta al di sopra di loro, bisogna essere loro sottomessi. "Chi è - domanderai - superiore a chi mi ha generato?". Chi ha creato te stesso. Chi genera è l'uomo, ma chi crea è Dio. L'uomo non sa come genera e non sa neppure quale individuo egli farà nascere. Colui che ti vide per crearti prima che esistesse l'individuo da lui creato, è senza dubbio superiore a tuo padre. Superiore anche ai tuoi genitori dev'essere la patria, per cui ai tuoi genitori non si deve ubbidire in tutto ciò che comandassero contro la patria. Ma non si dovrà ubbidire alla patria in tutto ciò che comanda contro la legge di Dio. Se dunque, o donna, alla quale parlo come al simbolo della Chiesa, vuoi essere guarita, se dopo le perdite di sangue, se dopo dodici anni passati con quella malattia, se dopo aver speso tutti i tuoi denari per i medici senza recuperare la salute, se vuoi guarire, una cosa ti ordina tuo padre, un'altra il tuo popolo. Ma il tuo Signore ti dice: Dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre 24. Per quale vantaggio? Per quale guadagno? Per quale ricompensa? Perché - è detto - il re ha bramato la tua bellezza 25. Ha bramato ciò che ha creato; poiché per renderti bella ti ha bramata quando eri brutta. Ha versato il suo sangue per te infedele e deforme, ti ha resa fedele e bella, ha amato in te i suoi doni. Che cosa infatti hai tu portato al tuo sposo? Che cosa hai ricevuto in dote dal tuo precedente padre e dal precedente popolo? Non hai ricevuto forse solo peccati di lussuria e gli stracci dei peccati? Il re ha gettato via i tuoi cenci, ha spezzato il tuo cilicio; ha avuto pietà di te per adornarti, ti ha ornata per amarti.
Dare scandalo al fratello è peccare contro Cristo.
6. 9. Che dire di più, fratelli? Avete udito, cristiani, che, peccando contro i fratelli, e urtando la loro coscienza debole, peccate contro Cristo 26. Non disprezzate [questo ammonimento] se non volete essere cancellati dal libro della vita 27. Fino a quando ci sforzeremo di dirvi in modo chiaro e gradevole ciò che il nostro dolore ci costringe a dirvi comunque e non ci permette di tacere? Quelli che vorranno disprezzare queste esortazioni e peccano contro Cristo: badino a quel che fanno. Mentre noi vogliamo attirare alla nostra fede gli altri pagani, voi siete come pietre sulla strada; coloro che vogliono venire da noi inciampano e se ne tornano indietro. Dicono infatti nel loro cuore: "Perché dovremmo noi abbandonare gli dèi, che sono adorati con noi dagli stessi cristiani?". "Dio mi scampi - si dice - dall'adorare gli dèi pagani! Io so bene, capisco, credo". Che fai però della coscienza di uno debole nella fede, coscienza che da te viene scossa? Che fai del prezzo, se disprezzi ciò ch'è stato redento? Vedi a qual prezzo è stato riscattato! Andrà in rovina - è detto - il debole a causa della tua scienza, che tu dici di avere e t'insegna che un idolo è un bel nulla e ti fa rivolgere il pensiero a Dio e così te ne stai a banchettare in un tempio d'idoli! A causa di questa scienza perisce il debole. Inoltre, affinché tu non disprezzi il debole, l'Apostolo aggiunge: per il quale è morto il Cristo 28. Pensa al prezzo che è costato il fratello che vuoi disprezzare e pesa tutto il mondo insieme con la morte di Cristo. E perché non si pensasse ancora che si pecca solo contro uno ch'è debole e ciò si giudicasse un peccato leggero e se ne facesse poco conto, voi - disse l'Apostolo - peccate contro il Cristo. La gente è solita dire: "Pecco solo contro un uomo, pecco forse contro Dio?". Nega dunque che Cristo sia Dio. Oserai negare che Cristo è Dio? O forse stando a tavola nel tempio pagano hai imparato un'altra cosa? L'insegnamento di Cristo non ammette questo altro insegnamento. Ti domando dove hai imparato che Cristo non è Dio. Sono i pagani che sono abituati a dire così. Vedi che cosa fanno i cattivi banchetti? Vedi che i discorsi cattivi corrompono i buoni costumi 29? Tu lì non puoi parlare del Vangelo ma ascolti quelli che parlano degl'idoli. Lì dimentichi che Cristo è Dio, e ciò che lì bevi lo vomiti in chiesa. Qui arrivi forse a parlare, a mormorare tra la folla: "Cristo non era forse uomo? Non fu forse crocifisso?". Hai imparato ciò dai pagani, hai perduto la salvezza, non hai toccato l'orlo [del vestito di Cristo]. Tocca anche in questo caso l'orlo e riavrai la salvezza. Allo stesso modo che ti abbiamo insegnato a toccarlo a proposito di quanto sta scritto: Se qualcuno vede uno che sta a tavola in un tempio d'idoli 30, toccalo anche riguardo alla divinità di Cristo. Dei giudei diceva quel medesimo ultimo L'Apostolo]: Essi discendono dai Patriarchi, e da essi discende secondo la carne Cristo, ch'è Dio benedetto in eterno 31. Ecco il vero Dio contro il quale pecchi, quando stai a banchettare nel tempio dei falsi dèi.
Insulsa scusa di chi banchetta in un tempio pagano.
6. 10. Ma qui non si tratta di Dio - si dice - poiché si tratta del Genio di Cartagine. Come se Marte o Mercurio, ammesso ch'esistessero, fossero divinità. Ma considera attentamente non che cosa esso sia realmente, ma come viene considerato dai pagani, poiché anch'io, come te, so che si tratta solo di una pietra. Se il Genio è un ornamento, i cittadini di Cartagine vivano bene e saranno essi il genio di Cartagine. Se invece il Genio è un demonio, hai udito nella medesima lettera di Paolo: ciò che sacrificano, lo sacrificano ai demoni, non a Dio; ora io non voglio che siate in comunione con i demoni 32. Noi sappiamo che il Genio non è Dio; volesse il cielo che lo sapessero anch'essi, ma per rispetto ai deboli, che non lo sanno, non si deve turbare la loro coscienza. Di questo ci ammonisce l'Apostolo. Ora, ch'essi lo ritengano una divinità e giudichino quella statua come una divinità lo attesta l'altare. Che vi sta a fare l'altare se quella statua non è ritenuta una divinità? Nessuno venga a dirmi: "Non è una divinità, non è Dio". L'ho già detto. Volesse il cielo che lo sapessero anch'essi, come lo sappiamo tutti noi. Ma che cosa essi ritengano che sia questa statua, che cosa pensino che sia, che cosa facciano nel tempio, lo attesta l'altare. Quella statua condanna la mentalità di tutti i suoi adoratori; voglia il cielo che non condanni quelli che vi banchettano.
Opprimere e toccare il corpo di Cristo.
7. 11. Non siano dunque i cristiani ad opprimere [la Chiesa], se ad opprimerla sono i pagani. È il corpo di Cristo. Non dicevamo forse che il corpo di Cristo veniva schiacciato, non toccato? Egli tollerava quelli che lo schiacciavano, cercava chi lo toccava. E volesse il cielo, fratelli, che il corpo di Cristo fosse schiacciato solo dai pagani, che sono soliti schiacciarlo; ma non siano i cristiani a schiacciare il corpo di Cristo! È compito nostro, fratelli, di dirvelo; è compito nostro di parlare ai cristiani. Orbene, tocca forse a me giudicare quelli che sono fuori [della Chiesa] 33. Lo dice lo stesso Apostolo. Noi usiamo con loro un linguaggio diverso come con gente malata. Bisogna allettarli, perché ascoltino la verità; in voi al contrario bisogna amputar la cancrena. Se chiedete con qual mezzo si conquistano i pagani, come vengono illuminati e chiamati alla salvezza, [vi rispondo:] abbandonate le loro solennità, abbandonate le loro frottole e, se non acconsentono alle nostre verità, si vergognino della loro scarsità.
Il superiore, buono o cattivo che sia, non può danneggiare i buoni.
7. 12. Se il tuo superiore è buono, è tuo educatore; se invece è cattivo, è un tuo tentatore. Ricevi quindi volentieri i suoi insegnamenti e cerca d'esser purificato nella prova. Devi essere come l'oro. Considera questo mondo come un crogiolo di orefice: in un solo spazio assai stretto vi sono tre elementi: l'oro, la paglia, il fuoco. Sotto i due primi elementi si mette il fuoco, la paglia brucia, ma si purifica l'oro. Un tale cede alle minacce, viene condotto nel tempio pagano: povero me, che mi addoloro per la paglia e vedo la cenere! Un altro invece non cede alle minacce, non cede ai carnefici; condotto dal giudice resta fermo nella sua confessione, non si lascia piegare di fronte a un idolo: che fa la fiamma? Non purifica forse l'oro? Rimanete costanti nel Signore, fratelli 34. Colui che vi ha chiamati è assai potente. Non temete le minacce degli empi. Sopportate i vostri nemici; avete delle persone per le quali pregare: non vi devono spaventare per nulla. Questa è la buona salute, attingetela qui a questo banchetto; bevete qui per saziarvi, non lì per impazzire. Rimanete saldi nel Signore. Siete d'argento, sarete d'oro. Questo paragone non viene da me, bensì dalla Sacra Scrittura. L'avete letto, l'avete udito: Li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come la vittima di un olocausto 35. Ecco che cosa sarete per i tesori di Dio. Siate ricchi di Dio; non sarete voi a far ricco Dio, ma sarete voi ad essere ricchi di lui. Vi riempia lui, non fate entrare nient'altro nel vostro cuore.
La religione comanda il rispetto dell'autorità.
8. 13. Vogliamo forse farvi montare in superbia oppure insegnarvi a disprezzare le autorità stabilite? Niente affatto. Se le vostre idee a questo riguardo non sono sane, toccate la frangia di quel vestito. Lo stesso Apostolo afferma: Ognuno sia soggetto ai superiori in autorità, poiché non c'è autorità che non venga da Dio, e quelle che esistono sono stabilite da Dio. Chi perciò si oppone all'autorità, si oppone all'ordine stabilito da Dio 36. Ma se l'autorità vi comanda ciò che non si deve fare? Non tener conto allora di una autorità avendo paura di un'altra autorità. Considerate i diversi gradi dell'autorità umana. Se un funzionario della città dà un ordine non si deve forse osservarlo? Se tuttavia desse un ordine contrario a quello del proconsole, tu non disprezzerai certamente l'autorità, ma preferirai ubbidire a uno che gli è superiore. Non per questo l'inferiore deve irritarsi, se è stato preferito il proprio superiore. D'altra parte se lo stesso proconsole desse un ordine diverso da quello dell'imperatore, si dubiterà forse che si deve ubbidire a questo, trascurando l'altro? Se dunque l'imperatore dà un ordine e Dio uno diverso, che cosa pensate [di dover fare]? "Paga le tasse, ubbidisci ai miei ordini". "Va bene. Ma non nel tempio degl'idoli. Nel tempio degl'idoli è proibito". "Chi lo proibisce?". "Un'autorità superiore! Perdonami: tu minacci il carcere, quell'altro minaccia l'inferno". Per questo devi prendere subito lo scudo della fede con cui tu possa spegnere le frecce infocate del nemico 37.
Gli agguati del potente cattivo paragonati a un rasoio.
9. 14. Ma il potente trama insidie e complotta contro di te; egli però [è come chi] affila il rasoio per radere i capelli, non per tagliare la testa. Ciò che ho detto, l'avete udito poc'anzi nel salmo: Come rasoio affilato hai compiuto l'inganno 38. Perché paragona l'inganno d'un potente malvagio a un rasoio affilato? Perché il rasoio si usa solo per sbarazzarci del superfluo. Allo stesso modo che i capelli sembrano in certo modo superflui e si radono senza alcun danno del corpo, così tutto il male che ti può fare un potente sdegnato, annoveralo tra le tue cose superflue. Egli porta via la tua povertà: porta forse via le tue ricchezze? La tua povertà sono le tue ricchezze nel tuo cuore. Può toglierti i tuoi beni superflui, ti può danneggiare, gli è permesso d'arrivare fino a procurarti lesioni al corpo. Anche la vita presente, per coloro che sono pensosi dell'altra vita, anche la presente - ripeto - è da annoverarsi tra le cose superflue. Anche i martiri infatti la disprezzarono. Non persero la vita, ma acquistarono la [vera] vita.
La sicurezza dei buoni fedeli è sotto la protezione di Dio.
10. 15. Siate sicuri, fratelli, che i fedeli non sono esposti agli assalti dei nemici, se non nella misura ch'è utile per tentarli e metterli alla prova. Siatene certi, fratelli; nessuno dica diversamente. Gettate ogni vostra preoccupazione nel Signore, insomma gettate interamente voi stessi nelle sue braccia: egli non si tirerà indietro, così da lasciarvi cadere; egli che ci ha creati, ci ha dato la sicurezza anche riguardo ai nostri capelli: Io vi assicuro - dice - anche i capelli del vostro capo sono contati tutti 39. Il numero dei capelli nostri è contato da Dio; quanto maggior conto farà Dio dei nostri costumi, dal momento che gli sono così noti i nostri capelli! Vedete come Dio non disprezza le nostre cose più piccole. Se infatti le disprezzasse, neppure le creerebbe. Poiché è stato certamente lui a creare i nostri capelli e li ha contati. "Tuttavia anche se adesso esistono, forse andranno perduti". Anche riguardo a ciò ascolta la sua parola: Io vi assicuro: neppure un capello del vostro capo andrà perduto 40. Perché temi un uomo, o uomo che sei nelle braccia di Dio? Tu non cadere dalle sue braccia: qualunque cosa tu soffrirai, riuscirà utile per la tua salvezza, non per la tua rovina. I martiri hanno sofferto che le loro membra fossero straziate, e i cristiani temono le offese dei tempi cristiani? Chi adesso ti offende, lo fa con timore. Non ti dice apertamente: "Vieni ad adorare l'idolo"; non dice apertamente: "Vieni ai miei altari e prendi parte ai nostri banchetti". E se tu rifiuti il suo invito, potrebbe sporgere querela, intentare una azione giudiziaria contro di te, recarsi in tribunale a dire: "Non è voluto venire ai miei altari, non è voluto venire al tempio ch'io venero". Potrebbe dirlo, ma non oserà dirlo sebbene ordisca qualche altra trama insidiosa contro di te. Tieni pronti i tuoi capelli, poiché affila il rasoio: ha intenzione di sottrarti i tuoi beni superflui, di radere tutto ciò che [d'altronde] sei destinato a lasciare. Provi a portar via, se lo può, tutto ciò che dovrà rimanere per sempre! Che cosa ti ha portato via un potente arrecandoti un danno? Che cosa d'importante ti ha portato via? Ciò che porta via un ladro, uno scassinatore; anche ammesso che sia molto crudele, ti sottrae quello che porta via un brigante. Se gli sarà permesso di giungere perfino ad ucciderti, che cosa ti porta via se non ciò che ti può togliere un brigante? Gli ho fatto troppo onore chiamandolo brigante. Poiché, quale che sia un brigante, è sempre un uomo! Ti porta via ciò che ti porta via la febbre, uno scorpione, un fungo velenoso. Tutta la potenza di questi individui crudeli consiste nel fare ciò che fa un fungo velenoso. Si mangia un fungo velenoso e si muore. Ecco quanto è fragile la vita umana; poiché un giorno dovrai lasciarla, non lottare per conservarla fino al punto di rischiare che sia tu stesso ad essere abbandonato.
La vita eterna è ricompensa delle fatiche.
11. 16. La nostra vita è Cristo: osserva Cristo. Egli venne a patire ma anche a essere glorificato; a essere disprezzato ma anche ad essere esaltato; a morire, ma anche a risorgere. Se ti spaventa la fatica, guarda alla ricompensa. Perché vuoi arrivare con una vita molle ed effeminata al premio, al quale conduce solo il lavoro faticoso? Ma tu temi di perdere il tuo argento perché te lo sei procurato con grandi fatiche. Se a possedere dell'argento, che una volta, per lo meno alla morte, dovrai perdere, non sei arrivato senza fatiche, vuoi arrivare alla vita eterna senza fatiche? Ti dev'essere più cara la vita alla quale dopo tutte le fatiche arriverai in modo da non perderla mai. Se ti è caro ciò cui sei arrivato dopo tutte le fatiche e che una volta dovrai perdere, quanto più dovremo desiderare i beni eterni?.
Gli idoli si devono, abbattere solo dietro ordine del potere legittimo.
11. 17. Non dovete prestare fede alle parole dei pagani e non dovete temerle. Ci chiamano nemici dei loro idoli. Il Signore ci dia su tutti gl'idoli lo stesso potere che ci ha dato per quello ch'è stato abbattuto. Alla Carità vostra diciamo di non fare una simile cosa quando non è in vostro potere di farla. Ciò è proprio d'individui malvagi, dei forsennati circoncellioni, i quali, quando non hanno il potere d'infierire contro i cattolici, si affrettano a cercare la morte di propria volontà senza alcun motivo. Il passo che ora vi leggiamo l'avete udito voi tutti ch'eravate presenti poco tempo fa a Mappalia: Quando sarà data in vostro potere la terra (esige che prima sia in vostro potere, prima cioè di fare ciò che comanda) distruggerete - è detto - i loro altari, taglierete i loro boschi [sacri] e spezzerete tutte le statue dei loro idoli 41. Quando ne avrete avuto il potere, fate così. Se non ce n'è data la facoltà, non lo facciamo; quando ci è data, non tralasciamo di farlo. Molti pagani hanno questi idoli abominevoli nei loro poderi; ci entriamo forse noi per farli a pezzi? Noi cerchiamo, prima, di spezzare gl'idoli nel loro cuore. Quando anch'essi saranno diventati cristiani, essi stessi c'inviteranno a compiere un'azione tanto buona o ci preverranno. Ciò che dobbiamo fare adesso è pregare per la loro conversione, non irritarci contro di loro. Se adesso sentiamo un gran dolore, lo sentiamo contro i cristiani, contro i nostri fratelli che desiderano entrare in chiesa in modo da starci solo fisicamente, mentre spiritualmente sono altrove. Deve trovarsi dentro [la chiesa] tutto il nostro essere. Se dentro v'è ciò che vede l'uomo, perché rimane fuori ciò che vede Dio?.
Le ingiuste lamentele degli idolatri.
12. 18. Sappiate poi, carissimi, che le mormorazioni dei pagani si uniscono con quelle degli eretici e dei giudei. Eretici, giudei e pagani si sono uniti contro l'unità. È accaduto che in alcune località i giudei ricevessero una punizione a causa delle loro scelleratezze; [per questo] incolpano noi, sospettano, oppure immaginano che noi andiamo sempre in cerca di tali provvedimenti nei loro confronti. È successo che in altre località gli eretici fossero puniti dalle leggi a causa dell'empietà e del furore dei loro atti di violenza; per questo ci accusano già che noi andiamo in cerca di tutti i mezzi per dare loro molestia e per mandarli in rovina. A loro volta i pagani [si lamentano] perché si è deciso di promulgare delle leggi contro di loro, o meglio, se lo capissero, a loro favore. Così, per esempio, mentre i fanciulli scriteriati giocano con il fango e si sporcano le mani, quando arriva il pedagogo severo, scrolla il fango dalle loro mani e porge loro il libro. Allo stesso modo Dio, servendosi dei principi a lui sottomessi, ha voluto spaventare i cuori insensati delle persone simili ai bambini, perché si scrollino il fango dalle mani e facciano qualcosa di utile. A quale utilità possono far servire le mani? Spezza il pane all'affamato, introduci in casa tua il povero privo di un tetto 42. Ma tuttavia i ragazzi si allontanano dagli occhi del pedagogo e di nascosto ritornano al fango e, quando vengono scoperti, nascondono le mani perché non siano viste. Credono che noi, seguendo la volontà divina, cerchiamo gl'idoli dappertutto e li spezziamo ovunque li scopriamo. Ma perché? Non vediamo forse le località ove sono gl'idoli? O ignoriamo davvero dove questi si trovano? Eppure non facciamo nulla, poiché Dio non ce li ha dati in nostro potere. Quando Dio li darà in nostro potere? Quando diverrà cristiano colui al quale appartiene la proprietà. Solo allora il proprietario vorrà che ciò sia fatto. Se egli non volesse dare alla Chiesa la sua proprietà e ordinasse solamente di farvi sparire gl'idoli, io credo che i cristiani dovrebbero aiutare con la massima sollecitudine religiosa un'anima cristiana distante da loro, la quale nella terra in cui vuole ringraziare Dio, non vuole ci sia nulla ché possa offendere Dio. A ciò si aggiunge il fatto ch'egli ha dato gli stessi luoghi alla Chiesa. E nella proprietà della Chiesa ci sarebbero dovuti essere gl'idoli? Ecco, fratelli, che cosa dispiace ai pagani. Non basta loro che noi non portiamo via dalle loro tenute di campagna gl'idoli e non li spezziamo; vogliono che siano conservati anche nelle nostre. Noi predichiamo contro gl'idoli, cerchiamo di strapparli dai cuori: siamo persecutori degl'idoli, lo ammettiamo. Dovremmo esserne forse i conservatori? Non intervengo dove non ho il potere, né ove si lamenterebbe il padrone della proprietà, ma dove egli vuole che ciò sia fatto e ci ringrazia, sarei colpevole se non lo facessi.
1 - Mt 8, 8.
2 - Cf. Lc 7, 36.
3 - Cf. Mt 8, 20; Lc 9, 58.
4 - Mt 8, 19-20; Lc 9, 57-58.
5 - Lc 9, 59; Mt 8, 21.
6 - Mt 8, 22; Lc 9, 60.
7 - Cf. Lc 7, 36.
8 - Lc 19, 6.
9 - Mt 8, 8.
10 - Mt 8, 10.
11 - Cf. Mt 15, 24.
12 - Mt 8, 9.
13 - Sal 17, 45.
14 - Lc 8, 45.
15 - Lc 8, 45.
16 - Col 1, 24.
17 - 1 Cor 12, 27.
18 - Mt 8, 11-12
19 - 1 Cor 15, 9.
20 - 1 Cor 4, 11.
21 - 1 Cor 8, 10-11.
22 - 1 Cor 8, 11.
23 - 1 Cor 8, 12.
24 - Sal 44, 11.
25 - Sal 44, 12.
26 - 1 Cor 8, 12.
27 - Cf. Ap 22, 19.
28 - 1 Cor 8, 11.
29 - Cf. 1 Cor 15, 33.
30 - 1 Cor 8, 10.
31 - Rm 9, 5.
32 - 1 Cor 10, 20.
33 - 1 Cor 5, 12.
34 - Cf. Fil 4, 1.
35 - Sap 3, 6.
36 - Rm 13, 1-2.
37 - Cf. Ef 6, 16.
38 - Sal 51, 4.
39 - Mt 10, 30.
40 - Lc 21, 18.
41 - Dt 7, 15; 12, 3-9.
42 - Is 58, 7.
Le Orazioni di Santa Brigida
Santa Brigida di Svezia - Santa Brigida
Leggilo nella BibliotecaORAZIONI DI SANTA BRIGIDA SOPRA LA PASSIONE DI NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO
(Da recitare ogni giorno per un anno intero senza interruzione)Santa Brigida, desiderosa da molto tempo di sapere il numero dei colpi che Nostro Signore Gesù Cristo aveva ricevuto durante la sua Passione, apparve Gesu’ che le disse: “ figlia mia, ho ricevuto sul mio corpo 5480 colpi. Se tu vorrai onorarli, dirai ogni giorno 15 pater e ave con le orazioni seguenti che ti do, durante un anno. Trascorso un anno tu avrai salutato ognuna delle mie piaghe”
Promesse di Gesù
1. Libertà dal purgatorio di 15 anime della sua stirpe;
2. E 15 giusti della sua stirpe saranno confermati e conservati in grazia;
3. E 15 peccatori della sua stirpe si convertiranno;
4. La persona che le dirà avrà il primo grado di perfezione;
5. E 15 giorni prima di morire riceverà il mio prezioso corpo, di modo che sarà liberata dalla fame eterna e berrà il mio Prezioso Sangue perché non abbia sete eternamente;
6. E 15 giorni prima di morire avrà una amara contrizione di tutti i suoi peccati e una perfetta conoscenza di essi;
7. Metterò il segno della mia croce Vittoriosa davanti a lei per soccorrerla e difenderla contro gli attacchi dei suoi nemici;
8. Prima della sua morte io verrò a lei con la mia amatissima e dilettissima Madre; 9. E riceverò benignamente la sua anima e la condurrò alle gioie eterne;
10. E conducendola fino là, le darò con singolare tratto a bere alla fonte della mia Deità, ciò che non farò con quelli che non hanno recitato queste orazioni;
11. Perdonerò tutti i peccati a chiunque è vissuto per 30 anni in peccato mortale se dirà devotamente queste orazioni;
12. E lo difenderò dalle tentazioni;
13. E gli conserverò i suoi cinque sensi;
14. E lo preserverò dalla morte improvvisa;
15. E salverò la sua anima dalle pene eterne;
16. E la persona otterrà tutto quello che domanderà a Dio e alla Vergine Maria;
17. E se è vissuto, sempre secondo la sua volontà e se è dovuto morire l’indomani, la sua vita si prolungherà;
18. Tutte le volte che reciterà queste orazioni guadagnerà indulgenze:
19. E sarà sicura di essere aggiunta al coro degli Angeli;
20. E chi insegnerà queste orazioni ad un altro, avrà gioia e merito senza fine che saranno stabili in terra e dureranno eternamente in Cielo;
21. Dove sono e saranno dette queste orazioni, Dio è presente con la sua Grazia.
Prima orazione.
O Signore Gesù Cristo, eterna dolcezza di coloro che ti amano, giubilo che trapassa ogni gioia ed ogni desiderio, salute ed amore di coloro che si pentono, ai quali dicesti: “Le mie delizie sono con i figlioli degli uomini“, essendoti fatto uomo per loro salvezza ricordati di quelle cose che ti mossero a prendere la carne umana e di quello che sopportasti dal principio della tua incarnazione fino al salutifero tempo del tuo patire, ab aeterno ordinato nel Dio Uno e Trino. Ricordati del dolore che, come affermi tu stesso, ebbe l’anima tua, quando dicesti: “Mesta è l’anima mia fino alla morte“ quando nell’ultima cena che tu facesti coi tuoi discepoli, dando loro per vivanda il corpo e sangue tuoi, lavando i loro piedi e amorevolmente consolandoli predicesti la tua imminente Passione. Ricordati del tremito, dell’angustia e dolore che sopportasti nel santissimo corpo, prima di andare sul patibolo della Croce, quando dopo l’avere tu fatto tre volte orazione al Padre, pieno di sudor di sangue, ti vedesti tradito da uno dei tuoi discepoli, preso dal tuo popolo eletto, accusato da falsi testimoni, iniquamente da tre giudici condannato a morte, nel più solenne tempo della Pasqua, tradito, burlato, spogliato dei tuoi vestiti, percosso nella faccia (con gli occhi bendati), legato alla colonna, flagellato e coronato di spine. Concedimi adunque, ti prego dolcissimo Gesù, per le memorie che serbo di queste pene, prima della mia morte, sentimenti di vera contrizione, una sincera confessione e remissione di tutti i miei peccati. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore! Amen. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà.Pater, Ave.
Seconda orazione.
O Gesù, vera letizia degli Angeli e Paradiso di delizie, ricordati degli orribili tormenti che provasti, quando i nemici tuoi, come ferocissimi leoni, avendoti circondato con schiaffi, sputi, graffi ed altri inauditi supplizi, ti lacerarono; e per le ingiuriose parole, per le aspre percosse e durissimi tormenti, con i quali i nemici tuoi t’afflissero, io ti supplico che voglia liberarmi dai miei nemici così visibili come invisibili, e concedi che sotto l’ombra delle ali tue io ritrovi la protezione dell’eterna salute. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà.Pater, Ave.
Terza orazione
O Verbo incarnato. Onnipotente creatore del mondo, che sei immenso, incomprensibile e puoi racchiudere l’universo nello spazio di un palmo, ricordati dell’amarissimo dolore che sopportasti quando le santissime tue mani e piedi furono confitti con chiodi acuminati sul legno della croce. Oh! Qual dolore provasti, o Gesù, allorché i perfidi crocifissori dilaniarono le tue membra e sciolsero le congiunture delle tue ossa, tirarono il tuo corpo per ogni verso, a loro piacere. Ti prego per la memoria di questi dolori sopportati da te sopra la croce, che tu mi voglia concedere ch’io ti ami e tema quanto si conviene. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà.Pater, Ave.
Quarta orazione
O Signore Gesù Cristo Celeste Medico, ricordati delle sofferenze e dei dolori che sentisti nelle tue già lacerate membra, mentre si levava in alto la croce. Dai piedi alla testa eri tutto un cumulo di dolori; e nondimeno ti scordasti di tanta pena, e porgesti pietosamente preghiere al Padre per i nemici tuoi dicendo: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno“. Per questa smisurata carità e misericordia e per la memoria di questi dolori concedimi di ricordarmi della tua amatissima Passione, affinché essa mi giovi per una piena remissione di tutti i miei peccati. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà.Pater. Ave.
Quinta orazione
Rammentati, o Signore Gesù Cristo, specchio di eterna chiarezza, dell’afflizione che avesti quando, veduta la predestinazione di quelli eletti che, mediante la tua Passione, dovevano salvarsi, prevedesti ancora che molti non ne avrebbero profittato. Pertanto ti chiedo per la profondità della misericordia che mostrasti non solo nell’aver dolore dei perduti e disperati, ma nell’adoperarla verso il ladrone quando gli dicesti: “Oggi sarai meco in paradiso“, che tu voglia pietoso Gesù, adoperarla sopra di me al punto della mia morte. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, ragnante ora in cielo, abbi di noi pietà.Pater, Ave.
Sesta orazione
O Gesù Re amabile, ricordati del dolore che provasti, quando nudo e disprezzato pendesti in Croce, senza avere, fra tanti amici e conoscenti che t’erano d’intorno, chi ti consolasse, eccetto la tua diletta Madre, alla quale raccomandasti il discepolo prediletto, dicendo: “Donna, ecco il tuo figlio; ed al discepolo: ecco la tua Madre“. Fiducioso ti prego, pietosissimo Gesù, per il coltello del dolore che allora le trapassò l’anima, che tu abbia compassione di me nelle afflizioni e tribolazioni mie così del corpo come dello spirito, e mi consoli, porgendomi aiuto e gaudio in ogni prova ed avversità. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà.Pater, Ave.
Settima orazione
O Signore, Gesù Cristo, fonte di dolcezza inestinguibile che mosso da intimo affetto di amore, dicesti in Croce: “Io ho sete, cioè desidero sommamente la salute del genere umano”, accendi, ti preghiamo, in noi il desiderio di operare perfettamente, spegnendo del tutto la sete delle concupiscenze peccaminose e il fervore dei piaceri mondani. Amen.O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà.
Pater, Ave.
Ottava orazione
O Signore Gesù Cristo, dolcezza dei cuori e soavità grandissima delle menti, concedi a noi miseri peccatori, per l’amarezza dell’aceto e del fiele che per noi gustasti nell’ora della tua morte, che in ogni tempo, specialmente nell’ora del morire nostro, noi ci possiamo cibare del Corpo e Sangue tuo non indegnamente, ma in rimedio e consolazione delle anime nostre. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà.Pater, Ave.
Nona orazione
O Signore Gesù Cristo, giubilo della mente, ricordati dell’angustia e dolore che patisti quando per l’amarezza della morte e l’insulto dei giudei gridasti al Padre tuo: “Eloi, Eloi, lamma sabactani; cioè: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Per questo ti chiedo che nell’ora della mia morte tu non mi abbandoni. Signor mio e Dio mio. Amen.O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà.
Pater, Ave.
Decima orazione
O Signore Gesù Cristo, principio e termine ultimo del nostro amore, che dalla pianta dei piedi alla cima del capo ti sommergesti nel mare dei patimenti ti prego, per le larghe e profondissime tue piaghe, che mi voglia insegnare ad operare perfettamente con vera carità nella legge e nei precetti tuoi. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà.Pater, Ave.
Undicesima orazione
O Signore Gesù Cristo, profondo abisso di pietà e di misericordia io ti domando, per la profondità delle piaghe che trapassarono non solo la carne tua e le midolla delle ossa, ma anche le più intime viscere, che ti piaccia sollevare me, sommerso nei peccati e nascondermi nelle aperture delle tue ferite. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà.Pater, Ave.
Dodicesima orazione
O Signore Gesù Cristo, specchio di verità, segno d’unità e legame di carità, abbi in mente le innumerevoli ferite di cui fu ricoperto il tuo Corpo, lacerato dagli empi Giudei e imporporato del tuo stesso preziosissimo Sangue. Scrivi, ti prego, con quello stesso Sangue nel cuore mio le tue ferite, affinché, nella meditazione del tuo dolore e del tuo amore, si rinnovi in me ogni giorno il dolore del tuo patire, si accresca l’amore, ed io perseveri continuamente nel renderti grazie sino alla fine della mia vita, cioè fino a quando io non verrò da te, pieno di tutti i beni e di tutti i meriti che ti degnasti donarmi dal tesoro della tua Passione. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà.Pater, Ave.
Tredicesima orazione
O Signore Gesù Cristo, Re invittissimo ed immortale, rammentati del dolore che sentisti quando, essendo tutte le forze del Corpo e del Cuore tuo venute meno, inchinando il capo dicesti: “Tutto è compiuto“. Perciò ti prego per tale angustia e dolore, che tu abbia misericordia di me nell’ultima ora della mia vita, quando sarà l’anima mia turbata dall’ansia dell’agonia. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà.Pater, Ave.
Quattordicesima orazione
O Signore Gesù Cristo, Unigenito dell’altissimo Padre, splendore e figura della sostanza sua, ricordati dell’umile preghiera con la quale raccomandasti lo spirito tuo dicendo: “Padre, raccomando nelle tue mani lo spirito mio” . E dopo piegato il capo e aperte le viscere per riscattare, esclamando mandasti fuori l’ultimo respiro. Per questa preziosissima morte ti prego, Re dei Santi, che mi faccia forte nel resistere al diavolo, al mondo ed alla carne, affinché morto al mondo, io viva a te solo, e tu riceva nell’ultima ora della mia vita lo spirito mio, che dopo lungo esilio e pellegrinaggio desidera di ritornare alla sua patria. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà.Pater, Ave.
Quindicesima orazione
O Signore Gesù Cristo, vera e feconda vita, ricordati dell’abbondante effusione del sangue tuo, allorché piegato il capo sulla Croce, il soldato Longino ti squarciò il costato da cui uscirono le ultime gocce di sangue ed acqua. Per questa amarissima Passione ferisci, ti prego, dolcissimo Gesù, il cuor mio, affinché, giorno e notte io versi lacrime di penitenza e di amore: convertimi totalmente a te perché il mio cuore sia perpetua abitazione di te e la conversione mia ti piaccia e ti sia accetta, ed il termine della mia vita sia lodevole, per lodarti insieme con tutti i Santi in eterno. Amen. O Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me peccatore. O Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine, per la salute degli uomini crocifisso, regnante ora in cielo, abbi di noi pietà.Pater, Ave.
O Signore mio Gesù Cristo, Figlio di Dio vivo, accetta questa preghiera con lo stesso immenso amore, col quale sopportasti tutte le piaghe del tuo Santissimo Corpo; abbi di noi misericordia, ed a tutti i fedeli, vivi e defunti, concedi la tua misericordia, la tua grazia, la remissione di tutte le colpe e pene, e la vita eterna. Amen.
ORAZIONI DI SANTA BRIGIDA
da recitarsi per 12 anni, senza interruzioni.
Promesse di Gesù per coloro che reciteranno questa preghiera per 12 anni
1. L’anima che le recita non andrà in purgatorio.
2. L’anima che le recita sarà accettato tra i martiri come se avesse versato il suo sangue per la fede.
3. L’anima che le recita può scegliere altre tre persone che Gesù manterrà in uno stato di grazia sufficiente per diventare sante.
4. Nessuno delle quattro generazioni successive all’anima che le recita si dannerà.
5. L’anima che le recita sarà resa edotta della propria morte un mese prima. Se si dovesse morire prima dei 12 anni, Gesù riterrà valide le preghiere, come se fossero state completate. Se si salta uno o due giorni per particolari motivi, si possono recuperare in seguito. Coloro che si assumono questo impegno, non devono pensare che queste preghiere siano il lasciapassare automatico per il Paradiso e di poter quindi continuare a vivere secondo i propri desideri. Sappiamo che dobbiamo vivere con Dio in tutta coerenza e sincerità non solo quando si recitano queste preghiere, ma durante tutta la vita.
1. LA CIRCONCISIONE.
Padre, per le mani purissime di Maria e per il Cuore Divino di Gesù, Ti offro le prime ferite, i primi dolori e il primo sangue che Egli ha versato in espiazione di tutti i giovani, quale protezione contro il primo peccato mortale, in particolare dei miei consanguinei.
Pater, Ave.
2. LE SOFFERENZE DI GESU’ SUL MONTE DEGLI ULIVI.
Eterno Padre, per le mani purissime di Maria e per il Cuore Divino di Gesù, Ti offro le terribili sofferenze del Cuore Divino di Gesù sul Monte degli Ulivi e Ti offro ogni goccia del suo sangue in espiazione di tutti i miei peccati del cuore e di tutti quelli dell’umanità, quale protezione contro tali peccati e per la diffusione dell’Amore divino e fraterno.
Pater, Ave.
3. LA FLAGELLAZIONE DI GESU’.
Eterno Padre, per le mani purissime di Maria e per il Cuore Divino di Gesù, Ti offro i mille e mille colpi, dolori atroci e il Prezioso Sangue della Flagellazione in espiazione di tutti i miei peccati della carne e di tutti quelli dell’umanità, quale protezione contro di essi e per la salvaguardia dell’innocenza, in particolare tra i miei consanguinei.
Pater, Ave.
4. LA CORONAZIONE DI SPINE DI GESU’.
Eterno Padre, per le mani purissime di Maria e per il Cuore Divino di Gesù, ti offro le ferite, i dolori e il Preziosissimo Sangue sceso dal Capo di Gesù quando fu coronato di spine, in espiazione dei miei peccati dello spirito e quelli di tutta l’umanità, quale protezione contro di essi e per la costruzione del Regno di Dio su questa terra.
Pater, Ave.
5. LA SALITA DI GESU CARICO DELLA CROCE AL CALVARIO.
Eterno Padre, per le mani purissime di Maria e per il Cuore Divino di Gesù, ti offro le sofferenze patite da Gesù lungo la salita del monte Calvario e, in particolare, la Santa Piaga della Spalla e il Prezioso Sangue che da essa uscì, in espiazione dei miei e altrui peccati di ribellione alla croce, di rifiuto dei tuoi santi disegni e di ogni altro peccato della lingua, quale protezione contro di essi e per un amore autentico alla santa Croce.
Pater, Ave.
6. LA CROCIFISSIONE DI GESU’.
Eterno Padre, per le mani purissime di Maria e per il Cuore Divino di Gesù, Ti offro tuo Figlio inchiodato sulla Croce e innalzato su essa, le sue ferite alle mani e ai piedi e il Prezioso Sangue che da essa uscì per noi, i suoi terribili tormenti del Corpo e dello Spirito, la sua preziosa Morte e l’incruento suo rinnovarsi in tutte le Sante Messe celebrate sulla terra. Ti offro tutto questo in espiazione di tutte le mancanze fatte ai voti e alle regole negli ordini religiosi, in riparazione di tutti i miei e altrui peccati, per i malati e i moribondi, per i sacerdoti e per i laici, per le intenzioni del Santo Padre riguardanti la costruzione della famiglia cristiana, il rafforzamento della Fede, il nostro Paese, l’unità in Cristo fra le nazioni e all’interno della sua Chiesa, e per la Diaspora.
Pater, Ave.
7. LA FERITA DEL COSTATO DI GESU’.
Eterno Padre, accetta, per le necessità della Santa Chiesa e in espiazione dei peccati di tutta l’umanità, l’Acqua e il Sangue Preziosissimi usciti dalla ferita inflitta al Cuore Divino di Gesù e gli infiniti meriti che essi effondono. Ti supplichiamo, sii buono e misericordioso verso di noi! Sangue di Cristo, ultimo prezioso contenuto del Sacro Cuore di Gesù, purificami e purifica tutti i fratelli da ogni colpa! Acqua di Cristo, liberami da ogni pena meritata per i miei peccati e spegni le fiamme del Purgatorio per me e per tutte le anime purganti. Amen.
Pater, Ave, Gloria, Angelo di Dio.
29 luglio 1945
Maria Valtorta
Dice Gesù:
«E questo è per Marta piccina [1], che non deve lamentarsi di non avere mai una parola, che deve essere sicura di essere molto amata attivamente dal suo Signore, il quale ha pensato a proteggerla da quando l'ha messa sotto la tenda dove Egli ha il suo riposo. Ti amava da prima, perché amare è il suo respiro. Ma quando ti credesti sola ti ho amata per tutta una famiglia, dandoti pace presso Maria. Non ti lamentare se per te non ci sono parole. Le hai tutte vivendo presso Maria. Le lettere si scrivono ai lontani, non a quelli che abitano con noi. E tu sei dove Io abito. Sii buona. Infondi la tua attività di Marta della spiritualità di Maria che ha scelto la parte migliore, e per averla scelta col dolore e con l'amore completo e volontario ha avuto da Me la parte super-migliore. Tu sei sul cuore di Maria e Maria è sul mio Cuore. Non ti affannare perciò di troppe cose, fra le quali quella di chiederti se Io penso a te. Ripòsati sui cuori di quelli che ti amano e abbi fede. Dio non abbandona coloro che sperano in Lui ed esercitano la carità. Abbi la mia pace.»
E quest'altro invece me lo dico io, a me stessa, ricordando…
Due anni fa, come oggi, giungevano i parenti di Calabria [2], ai quali ho dato assistenza e affetto di parente e per i quali ho ingaggiato la più grande battaglia. Ma io non sono nelle condizioni di Marta di Lazzaro. Io non sono certa di avere in pugno la mia vittoria, nonostante tutte le proteste di fede ecc. ecc. che mi vengono scritte. Quello di cui sono certa è che io ho avuto molta sofferenza, e ce l'ho, e ce l'avrò, per questa ragione che due anni fa aveva inizio. Gesù dice: "Merita perdere un'amicizia per salvare un'anima". E va bene. Io credo proprio che sia questo il mio caso. E confesso anche che ne ho un dispiacere molto relativo. Penso che meno lacci avrò e più sarò libera di volare a Gesù. Parlo di lacci di affetti umani. E questi sento che sono tanto sfibrati da un logorio di meschinità e miserabilità umane, che non ne sussiste che una fibra già intaccata che un nulla può rompere. Così il mio amore verso i parenti si spoglia di tutto quanto è carne e sangue, ossia ancora godimento egoistico, e diviene aureo e doloroso amore di spirito che non abbandonerà questi spiriti per amore di Gesù. E questa è l'essenza che due anni di conoscenza intima hanno spremuto dal frutto di questa vicinanza…
1 Marta piccina è Marta Diciotti, il cui nome ricorre spesso nei "Quaderni". Presentata nel primo volume, in nota al 3 giugno 1943, l'abbiamo già menzionata, nel presente volume, in nota agli scritti del 29-30 marzo e del 1° aprile 1945. Qui è chiamata "piccina" in relazione a Marta di Betania, consolata da Gesù nei capitoli 235 e 237 dell'opera maggiore, scritti in quello stesso giorno 29 luglio, festa di Santa Marta. Le allusioni, che seguono, alla "parte migliore" scelta da Maria e agli affanni di Marta derivano dall'episodio evangelico riportato in Luca 10, 38-42.
2 giungevano i parenti di Calabria, come abbiamo esposto nell'ampia nota, messa in calce allo scritto del 24 aprile 1944, sullo sfollamento a causa della guerra. Seguono espressioni che riguardano la "grande battaglia" della scrittrice per ottenere la conversione del cugino Giuseppe Belfanti, dedito a pratiche spiritiche, e la "vittoria" che Gesù, nel capitolo 235 dell'opera maggiore, assicura a Marta di Lazzaro per la conversione della sorella Maria.