Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi della 32° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Giovanni 6
1Dopo questi fatti, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade,2e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi.3Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli.4Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.5Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: "Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?".6Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare.7Gli rispose Filippo: "Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo".8Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro:9"C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?".10Rispose Gesù: "Fateli sedere". C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.11Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero.12E quando furono saziati, disse ai discepoli: "Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto".13Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
14Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: "Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!".15Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.
16Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare17e, saliti in una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro.18Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.19Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura.20Ma egli disse loro: "Sono io, non temete".21Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti.
22Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, notò che c'era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti.23Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberìade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie.24Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù.25Trovatolo di là dal mare, gli dissero: "Rabbì, quando sei venuto qua?".
26Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.27Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo".28Gli dissero allora: "Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?".29Gesù rispose: "Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato".
30Allora gli dissero: "Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: 'Diede loro da mangiare un pane dal cielo'".32Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero;33il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo".34Allora gli dissero: "Signore, dacci sempre questo pane".35Gesù rispose: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete.36Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete.37Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò,38perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.39E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno.40Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno".
41Intanto i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: "Io sono il pane disceso dal cielo".42E dicevano: "Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?".
43Gesù rispose: "Non mormorate tra di voi.44Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.45Sta scritto nei profeti: 'E tutti saranno ammaestrati da Dio'. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.46Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.47In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.48Io sono il pane della vita.49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti;50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".
52Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: "Come può costui darci la sua carne da mangiare?".53Gesù disse: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.58Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno".
59Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.60Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: "Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?".61Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: "Questo vi scandalizza?62E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima?63È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita.64Ma vi sono alcuni tra voi che non credono". Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito.65E continuò: "Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio".
66Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.
67Disse allora Gesù ai Dodici: "Forse anche voi volete andarvene?".68Gli rispose Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna;69noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio".70Rispose Gesù: "Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!". Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: questi infatti stava per tradirlo, uno dei Dodici.
Genesi 42
1Ora Giacobbe seppe che in Egitto c'era il grano; perciò disse ai figli: "Perché state a guardarvi l'un l'altro?".2E continuò: "Ecco, ho sentito dire che vi è il grano in Egitto. Andate laggiù e compratene per noi, perché possiamo conservarci in vita e non morire".3Allora i dieci fratelli di Giuseppe scesero per acquistare il frumento in Egitto.4Ma quanto a Beniamino, fratello di Giuseppe, Giacobbe non lo mandò con i fratelli perché diceva: "Non gli succeda qualche disgrazia!".5Arrivarono dunque i figli d'Israele per acquistare il grano, in mezzo ad altri che pure erano venuti, perché nel paese di Canaan c'era la carestia.
6Ora Giuseppe aveva autorità sul paese e vendeva il grano a tutto il popolo del paese. Perciò i fratelli di Giuseppe vennero da lui e gli si prostrarono davanti con la faccia a terra.7Giuseppe vide i suoi fratelli e li riconobbe, ma fece l'estraneo verso di loro, parlò duramente e disse: "Di dove siete venuti?". Risposero: "Dal paese di Canaan per comperare viveri".8Giuseppe riconobbe dunque i fratelli, mentre essi non lo riconobbero.9Si ricordò allora Giuseppe dei sogni che aveva avuti a loro riguardo e disse loro: "Voi siete spie! Voi siete venuti a vedere i punti scoperti del paese".10Gli risposero: "No, signore mio; i tuoi servi sono venuti per acquistare viveri.11Noi siamo tutti figli di un solo uomo. Noi siamo sinceri. I tuoi servi non sono spie!".12Ma egli disse loro: "No, voi siete venuti a vedere i punti scoperti del paese!".13Allora essi dissero: "Dodici sono i tuoi servi, siamo fratelli, figli di un solo uomo, nel paese di Canaan; ecco il più giovane è ora presso nostro padre e uno non c'è più".14Giuseppe disse loro: "Le cose stanno come vi ho detto: voi siete spie.15In questo modo sarete messi alla prova: per la vita del faraone, non uscirete di qui se non quando vi avrà raggiunto il vostro fratello più giovane.16Mandate uno di voi a prendere il vostro fratello; voi rimarrete prigionieri. Siano così messe alla prova le vostre parole, per sapere se la verità è dalla vostra parte. Se no, per la vita del faraone, voi siete spie!".17E li tenne in carcere per tre giorni.
18Al terzo giorno Giuseppe disse loro: "Fate questo e avrete salva la vita; io temo Dio!19Se voi siete sinceri, uno dei vostri fratelli resti prigioniero nel vostro carcere e voi andate a portare il grano per la fame delle vostre case.20Poi mi condurrete qui il vostro fratello più giovane. Allora le vostre parole si dimostreranno vere e non morirete". Essi annuirono.21Allora si dissero l'un l'altro: "Certo su di noi grava la colpa nei riguardi di nostro fratello, perché abbiamo visto la sua angoscia quando ci supplicava e non lo abbiamo ascoltato. Per questo ci è venuta addosso quest'angoscia".22Ruben prese a dir loro: "Non ve lo avevo detto io: Non peccate contro il ragazzo? Ma non mi avete dato ascolto. Ecco ora ci si domanda conto del suo sangue".23Non sapevano che Giuseppe li capiva, perché tra lui e loro vi era l'interprete.
24Allora egli si allontanò da loro e pianse. Poi tornò e parlò con essi. Scelse tra di loro Simeone e lo fece incatenare sotto i loro occhi.
25Quindi Giuseppe diede ordine che si riempissero di grano i loro sacchi e si rimettesse il denaro di ciascuno nel suo sacco e si dessero loro provviste per il viaggio. E così venne loro fatto.
26Essi caricarono il grano sugli asini e partirono di là.27Ora in un luogo dove passavano la notte uno di essi aprì il sacco per dare il foraggio all'asino e vide il proprio denaro alla bocca del sacco.28Disse ai fratelli: "Mi è stato restituito il denaro: eccolo qui nel mio sacco!". Allora si sentirono mancare il cuore e tremarono, dicendosi l'un l'altro: "Che è mai questo che Dio ci ha fatto?".
29Arrivati da Giacobbe loro padre, nel paese di Canaan, gli riferirono tutte le cose che erano loro capitate:30"Quell'uomo che è il signore del paese ci ha parlato duramente e ci ha messi in carcere come spie del paese.31Allora gli abbiamo detto: Noi siamo sinceri; non siamo spie!32Noi siamo dodici fratelli, figli di nostro padre: uno non c'è più e il più giovane è ora presso nostro padre nel paese di Canaan.33Ma l'uomo, signore del paese, ci ha risposto: In questo modo io saprò se voi siete sinceri: lasciate qui con me uno dei vostri fratelli, prendete il grano necessario alle vostre case e andate.34Poi conducetemi il vostro fratello più giovane; così saprò che non siete spie, ma che siete sinceri; io vi renderò vostro fratello e voi potrete percorrere il paese in lungo e in largo".
35Mentre vuotavano i sacchi, ciascuno si accorse di avere la sua borsa di denaro nel proprio sacco. Quando essi e il loro padre videro le borse di denaro, furono presi dal timore.36E il padre loro Giacobbe disse: "Voi mi avete privato dei figli! Giuseppe non c'è più, Simeone non c'è più e Beniamino me lo volete prendere. Su di me tutto questo ricade!".
37Allora Ruben disse al padre: "Farai morire i miei due figli, se non te lo ricondurrò. Affidalo a me e io te lo restituirò".38Ma egli rispose: "Il mio figlio non verrà laggiù con voi, perché suo fratello è morto ed egli è rimasto solo. Se gli capitasse una disgrazia durante il viaggio che volete fare, voi fareste scendere con dolore la mia canizie negli inferi".
Siracide 1
1Ogni sapienza viene dal Signore
ed è sempre con lui.
2La sabbia del mare, le gocce della pioggia
e i giorni del mondo chi potrà contarli?
3L'altezza del cielo, l'estensione della terra,
la profondità dell'abisso chi potrà esplorarle?
4Prima di ogni cosa fu creata la sapienza
e la saggia prudenza è da sempre.
5A chi fu rivelata la radice della sapienza?
Chi conosce i suoi disegni?
6Uno solo è sapiente, molto terribile,
seduto sopra il trono.
7Il Signore ha creato la sapienza;
l'ha vista e l'ha misurata,
l'ha diffusa su tutte le sue opere,
8su ogni mortale, secondo la sua generosità,
la elargì a quanti lo amano.
9Il timore del Signore è gloria e vanto,
gioia e corona di esultanza.
10Il timore del Signore allieta il cuore
e dà contentezza, gioia e lunga vita.
11Per chi teme il Signore andrà bene alla fine,
sarà benedetto nel giorno della sua morte.
12Principio della sapienza è temere il Signore;
essa fu creata con i fedeli nel seno materno.
13Tra gli uomini essa ha posto il nido, fondamento
resterà fedelmente con i loro discendenti.
14Pienezza della sapienza è temere il Signore;
essa inebria di frutti i propri devoti.
15Tutta la loro casa riempirà di cose desiderabili,
i magazzini dei suoi frutti.
16Corona della sapienza è il timore del Signore;
fa fiorire la pace e la salute.
17Dio ha visto e misurato la sapienza;
ha fatto piovere la scienza e il lume dell'intelligenza;
ha esaltato la gloria di quanti la possiedono.
18Radice della sapienza è temere il Signore;
i suoi rami sono lunga vita.
19La collera ingiusta non si potrà giustificare,
poiché il traboccare della sua passione sarà la sua
rovina.
20Il paziente sopporterà per qualche tempo;
alla fine sgorgherà la sua gioia;
21per qualche tempo terrà nascoste le parole
e le labbra di molti celebreranno la sua intelligenza.
22Fra i tesori della sapienza sono le massime istruttive,
ma per il peccatore la pietà è un abominio.
23Se desideri la sapienza, osserva i comandamenti;
allora il Signore te la concederà.
24Il timore del Signore è sapienza e istruzione,
si compiace della fiducia e della mansuetudine.
25Non essere disobbediente al timore del Signore
e non avvicinarti ad esso con doppiezza di cuore.
26Non essere finto davanti agli uomini
e controlla le tue parole.
27Non esaltarti per non cadere
e per non attirarti il disonore;
28il Signore svelerà i tuoi segreti
e ti umilierà davanti all'assemblea,
29perché non hai ricercato il timore del Signore
e il tuo cuore è pieno di inganno.
Salmi 11
1'Al maestro del coro. Di Davide.'
Nel Signore mi sono rifugiato, come potete dirmi:
"Fuggi come un passero verso il monte"?
2Ecco, gli empi tendono l'arco,
aggiustano la freccia sulla corda
per colpire nel buio i retti di cuore.
3Quando sono scosse le fondamenta,
il giusto che cosa può fare?
4Ma il Signore nel tempio santo,
il Signore ha il trono nei cieli.
I suoi occhi sono aperti sul mondo,
le sue pupille scrutano ogni uomo.
5Il Signore scruta giusti ed empi,
egli odia chi ama la violenza.
6Farà piovere sugli empi
brace, fuoco e zolfo,
vento bruciante toccherà loro in sorte;
7Giusto è il Signore, ama le cose giuste;
gli uomini retti vedranno il suo volto.
Isaia 55
1O voi tutti assetati venite all'acqua,
chi non ha denaro venga ugualmente;
comprate e mangiate senza denaro
e, senza spesa, vino e latte.
2Perché spendete denaro per ciò che non è pane,
il vostro patrimonio per ciò che non sazia?
Su, ascoltatemi e mangerete cose buone
e gusterete cibi succulenti.
3Porgete l'orecchio e venite a me,
ascoltate e voi vivrete.
Io stabilirò per voi un'alleanza eterna,
i favori assicurati a Davide.
4Ecco l'ho costituito testimonio fra i popoli,
principe e sovrano sulle nazioni.
5Ecco tu chiamerai gente che non conoscevi;
accorreranno a te popoli che non ti conoscevano
a causa del Signore, tuo Dio,
del Santo di Israele, perché egli ti ha onorato.
6Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
invocatelo, mentre è vicino.
7L'empio abbandoni la sua via
e l'uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui
e al nostro Dio che largamente perdona.
8Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie - oracolo del Signore.
9Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.
10Come infatti la pioggia e la neve
scendono dal cielo e non vi ritornano
senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme al seminatore
e pane da mangiare,
11così sarà della parola
uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata.
12Voi dunque partirete con gioia,
sarete condotti in pace.
I monti e i colli davanti a voi
eromperanno in grida di gioia
e tutti gli alberi dei campi batteranno le mani.
13Invece di spine cresceranno cipressi,
invece di ortiche cresceranno mirti;
ciò sarà a gloria del Signore,
un segno eterno che non scomparirà.
Lettera a Tito 2
1Tu però insegna ciò che è secondo la sana dottrina:2i vecchi siano sobri, dignitosi, assennati, saldi nella fede, nell'amore e nella pazienza.3Ugualmente le donne anziane si comportino in maniera degna dei credenti; non siano maldicenti né schiave di molto vino; sappiano piuttosto insegnare il bene,4per formare le giovani all'amore del marito e dei figli,5ad essere prudenti, caste, dedite alla famiglia, buone, sottomesse ai propri mariti, perché la parola di Dio non debba diventare oggetto di biasimo.
6Esorta ancora i più giovani a essere assennati,7offrendo te stesso come esempio in tutto di buona condotta, con purezza di dottrina, dignità,8linguaggio sano e irreprensibile, perché il nostro avversario resti confuso, non avendo nulla di male da dire sul conto nostro.9Esorta gli schiavi a esser sottomessi in tutto ai loro padroni; li accontentino e non li contraddicano,10non rubino, ma dimostrino fedeltà assoluta, per fare onore in tutto alla dottrina di Dio, nostro salvatore.
11È apparsa infatti la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini,12che ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo,13nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo;14il quale ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga, zelante nelle opere buone.
15Questo devi insegnare, raccomandare e rimproverare con tutta autorità. Nessuno osi disprezzarti!
Capitolo LVII: Non ci si deve abbattere eccessivamente quando si cade in qualche mancanza
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, più mi è cara l'umile sopportazione nelle avversità, che la pienezza di devota consolazione del tempo favorevole. Perché ti rattrista una piccolezza che venga detta contro di te? Anche se si trattasse di qualcosa di più, non dovresti turbarti. Lascia andare, invece. Non è cosa strana; non è la prima volta, né sarà l'ultima, se vivrai a lungo. Tu sei molto forte fino a che nulla ti contraria; sai persino dare buoni consigli e fare forza ad altri con le tue parole. Ma non appena si presenta alla tua porta un'improvvisa tribolazione, consiglio e forza ti vengono meno. Guarda alla tua grande fragilità, che hai constatata molto spesso, di fronte a piccole contraddizioni. Pure, è per il tuo bene che accadono simili cose; deponile, dunque, dal tuo cuore, come meglio puoi. E se una cosa ti colpisce, non per questo ti abbatta o ti tenga legato a lungo. Sopporta almeno con pazienza, se non ti riesce con gioia. Anche se una cosa te la senti dire malvolentieri e ne provi indignazione, devi dominarti; non devi permettere che dalla tua bocca esca alcunché di ingiusto, che dia scandalo ai semplici. Ben presto l'eccitazione emotiva si placherà, e l'eterna sofferenza si farà più lieve, con il ritorno della grazia.
2. Ecco, "io vivo - dice il Signore -" (Is 49,18), pronto ad aiutarti più ancora del solito, se a me ti affiderai, devotamente invocandomi. "Tu sii più rassegnato" (Bar 4,30); sii pronto a una maggiore sopportazione. Non è del tutto inutile che tu ti senta tribolato e fortemente tentato: sei un uomo, e non Dio; carne, non spirito angelico. Come potresti mantenerti sempre nel medesimo stato di virtù, quando questo venne meno a un angelo, in cielo, e al primo uomo, nel paradiso? Io sono "colui che solleva e libera quelli che piangono" (Gb 5,11); colui che innalza alla mia condizione divina quelli che riconoscono la loro debolezza. O Signore, benedetta sia la tua parola, dolce al mio orecchio "più del miele di favo" (Sal 18,11). Che farei io mai, in così grandi tribolazioni e nelle mie angustie, se tu non mi confortassi con le tue sante parole? Purché, alla fine, io giunga al porto della salvezza, che importa quali e quanto grandi cose dovrò aver patito? Concedimi un felice concepimento, un felice trapasso da questo mondo. "Ricordati di me , o mio Dio" (2Esd 13,22) e conducimi nel tuo regno, per retto cammino. Amen.
LETTERA 33: Agostino dichiara al vescovo donatista d'Ippona, Proculiano, l'affetto cristiano che nutre per lui
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta non dopo il 396.
Agostino dichiara al vescovo donatista d'Ippona, Proculiano, l'affetto cristiano che nutre per lui (n. 1) invitandolo ad una discussione per comporre lo scisma (n. 2) e pregandolo d'interpretare benevolmente una risposta un po' risentita avuta da Evodio, zelante fautore dell'unità (n. 3). Dopo aver posto le condizioni per un incontro fruttuoso invita a por fine alla divisione fra i Cristiani a motivo della carità che unisce (n. 4-6).
AGOSTINO A PROCULIANO, ONOREVOLE E DILETTISSIMO SIGNORE
Che cosa intende onorare in Proculiano.
1. A causa dei vani giudizi di persone ignoranti non debbo dilungarmi in una disputa sull'intestazione di questa mia lettera. Infatti noi ci sforziamo di liberarci l'un l'altro dell'errore; e quantunque, prima di discutere a fondo la questione, possa ad alcuni apparire incerto chi di noi sia nel torto, noi tuttavia ci rendiamo servizio a vicenda se siamo mossi da retta intenzione di eliminare il gran male della discordia. Che io sia realmente mosso ad agire con retta intenzione e con trepido sentimento di cristiana umiltà lo vede chi scruta le coscienze, anche se ciò non è manifesto ai più. Non ti riesce poi difficile capire che cosa in te non esito ad onorare. Certamente non reputo degno d'onore alcuno l'errore dello scisma, dal quale, per quanto mi riguarda, desidero che siano guariti tutti gli uomini. Ma sei tu in modo particolare che io voglio onorare per il fatto che non solo ci sei legato col vincolo della stessa comune natura umana, ma perché in te vi sono, più evidenti che in altri, segni d'animo eminentemente pacifico; per questo non bisogna perder la speranza che tu possa facilmente abbracciare la verità appena ti sarà dimostrata; ecco quello che io credo, senza la minima increspatura di dubbio, debba essere onorato nella tua persona. Debbo poi portarti tanto amore, quanto ne comanda Chi ci ha amato fino a subire l'obbrobrio della Croce.
Accetta di incontrasi con Proculiano.
2. Non ti meravigliare però del mio lungo silenzio con la tua Benignità; non credevo alla intenzione riferitami con tanta gioia dal fratello Evodio, al quale non posso non prestar fede. Egli infatti mi riferì che essendovi per caso incontrati insieme in una stessa casa ed essendo caduto tra voi il discorso su la nostra comune speranza, cioè sull'eredità di Cristo, la tua Benignità gli aveva manifestato il desiderio di conferire con me in una riunione di persone degne di stima. Godo assai che ti sia degnato d'indirizzarti alla mia modesta persona; d'altra parte non potrei lasciarmi sfuggire un'occasione sì propizia, offertami con tanta bontà, per cercare e discutere con te, nei limiti delle forze che il Signore vorrà concedermi, la causa, l'origine e il motivo per cui è sorta una così dolorosa e deplorevole scissione effettuatasi nella Chiesa, alla quale Cristo ha pure detto: A voi do la mia pace, a voi lascio la mia pace 1.
Si scusi un'asserzione troppo vivace.
3. Dal suddetto fratello ho sentito dire che ti sei lamentato con lui per non so quale risposta offensiva che ti avrebbe rivolto. Ti prego di non credere che ti abbia voluto offendere, poiché son certo che le sue parole non erano espressione d'un animo superbo, in quanto conosco bene questo mio fratello. Se in una discussione in difesa della propria fede e nel suo amore verso la Chiesa espresse forse con troppo ardore un giudizio non gradito alla tua dignità, non lo fece, dico, per arroganza ma per baldanza. Voleva, infatti, sostenere una discussione mediante argomenti e non esser soltanto compiacente adulatore. L'adulazione è appunto l'olio del peccatore, di cui il profeta non desidera avere impinguato il suo capo quando dice: Mi correggerà il giusto con misericordia e mi sgriderà; ma l'olio del peccatore non impingui la mia testa 2. Preferisco infatti d'essere emendato dalla severità misericordiosa del giusto anziché essere lodato dal delicato unguento dell'adulatore. La stessa cosa insinua il profeta col dire: V'ingannano e v'inducono in errore [proprio] quelli che vi chiamano felici 3. Per questo, di chi è divenuto arrogante per le adulazioni suol dirsi a ragione: "S'è montato la testa", perché fu impinguato dall'olio del peccatore, cioè non dall'amara verità di chi redarguisce, ma dalla falsa dolcezza di chi blandisce. Non prendere però le mie parole in senso cattivo, come se io volessi dire che sei stato ripreso da Evodio, come da un giusto. Temo infatti che tu attribuisca pure a me l'intenzione di offenderti con le mie parole, mentre io cerco d'evitare ciò con tutte le mie forze. Giusto è infatti Colui che ha detto: Son io la verità 4. Quando perciò sentiamo direi da uno qualche verità in tono alquanto pungente, noi veniamo corretti non già da quel tale, che forse è peccatore anche lui, ma dalla stessa Verità, cioè da Cristo, ch'è il Giusto, affinché il nostro capo non resti impinguato dall'olio della delicata ma dannosa adulazione, qual è l'olio del peccatore. Se però il fratello Evodio, un po' eccitato nel difendere la propria comunione, avesse alzato un po' troppo la voce per causa dell'interna agitazione, bisognerebbe che tu lo scusassi, tenuto conto dell'età e di una questione così essenziale.
Condizioni per una conferenza fruttuosa.
4. Ti prego intanto di ricordarti di quanto hai voluto promettere, di trattare cioè pienamente d'accordo un affare così importante e riguardante la salvezza di tutti, discutendolo alla presenza di persone da te scelte, a patto che le nostre parole non siano gettate al vento senza alcun risultato, ma siano fissate per iscritto. In tal modo potremo discutere con più calma e ordine, e richiamare alla mente quanto ci potesse sfuggire dalla memoria. Oppure, se ciò più ti garba, senza ricorrere ad interposte persone, potremo avere prima un incontro tra noi, o per corrispondenza epistolare o mediante conversazioni e letture, come ci parrà più opportuno. In tal modo potremmo pure evitare che persone piuttosto sfacciate vengano ad ascoltarci più per il gusto di assistere ad una specie di nostro duello oratorio, che pensare alla loro salvezza durante la nostra conversazione. Noi stessi potremmo, in seguito, portare a conoscenza del popolo le conclusioni del nostro incontro. Qualora invece tu preferissi trattare mediante uno scambio di lettere, se ne dovrebbe dare in seguito lettura alle rispettive comunità cristiane, augurandoci che si parli una buona volta non di due ma di una sola comunità cristiana. In una parola, accetto ben volentieri quanto tu deciderai, comanderai o preferirai che si faccia in proposito. Circa la disposizione d'animo del beatissimo e mio venerando padre Valerio, ora assente, posso assicurarti che apprenderà la cosa con molta gioia: so infatti quanto gli stia a cuore la pace e quanto rifugga dalla vanagloria e dalla futile brama di mettersi in mostra.
Si ponga fine alla funesta divisione dei cristiani.
5. Io poi ti domando: che colpa abbiamo noi delle vecchie discordie perché debbano durare fino ad ora le ferite inflitte alle nostre membra dall'animosità di persone gonfie di superbia? Essendosi le piaghe incancrenite, abbiamo perduto perfino il dolore che di solito spinge ad implorare il soccorso del medico. Vedi di quanta vergognosa sozzura sono state imbrattate le case e le famiglie cristiane! Mariti e mogli vivono d'accordo nell'intimità coniugale, eppure sono in discordia quando si tratta dell'altare di Cristo. Nel nome di Lui giurano di mantenere la pace nei rapporti vicendevoli, eppure non possono averla nei rapporti con Lui. I figli hanno un'unica casa coi genitori, eppure non hanno un'unica casa di Dio; desiderano entrare in possesso dell'eredità dei genitori, mentre sono in contrasto con essi sull'eredità di Cristo. Servi e padroni dividono il comune Signore, che prese la forma di servo 5, per liberare tutti gli uomini col servirli. Noi siamo trattati con rispetto dai vostri, come voi dai nostri. I vostri ci scongiurano per la nostra dignità sacerdotale, per la vostra vi scongiurano i nostri. A tutti diamo ascolto, non vogliamo offendere nessuno. È forse soltanto Cristo a farci torto, perché ne lacerassimo le membra? La gente, inoltre, quando desidera far dirimere da noi le sue liti riguardanti gli affari temporali, in qualunque modo le fossimo necessari, si rivolge a noi chiamandoci santi e servi di Dio, per concludere i suoi affari terreni; occupiamoci dunque noi pure una buona volta dell'affare comune della nostra e loro salvezza, non già dell'oro e dell'argento, dei poderi e del bestiame; per tutte queste cose tutti i giorni veniamo salutati con profondi inchini del capo, affinché dirimiamo controversie riguardanti uomini, mentre esiste tra noi un dissenso vergognoso e pernicioso riguardo allo stesso nostro Capo. Per quanto umilmente essi abbassino il capo per salutarci perché li rendiamo concordi sulla terra, non l'abbasseranno mai quanto s'è abbassato il nostro Capo, riguardo al quale non siamo affatto d'accordo; Egli è infatti disceso dal cielo fin sulla Croce!
Appello alla carità per l'unità dei cristiani.
6. Se hai un po' di quella umanità, di cui molti parlano, ti prego e ti scongiuro che la tua bontà si dimostri in quest'occasione, salvo che la tua non sia una finzione per raggiungere onori transitori: làsciati commuovere dai più intimi sentimenti di carità e deciditi a discutere quest'affare, insistendo con noi nella preghiera e mettendo a confronto ogni motivo di divergenza con pacatezza d'animo, affinché i poveri fedeli, che rendono omaggio alla nostra dignità con le loro manifestazioni d'ossequio, non ce ne facciano carico al giudizio di Dio, ma al contrario, distolti dagli errori e dalle discordie mediante la nostra sincera vicendevole carità, vengano guidati nella via della verità e della pace. T'auguro ogni felicità sotto lo sguardo di Dio, o mio onorato e amatissimo signore.
1 - Gv 14, 27.
2 - Sal 140, 5.
3 - Is 3, 12.
4 - Gv 14, 16.
5 - Fil 2, 7.
Gli appare Don Provera
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaLa notte dal 17 al 18 gennaio 1883 a Don Bosco comparve in sogno Don
Francesco Provera, santo salesiano, morto nel 1874. Appariva un po’ più
alto di statura che non fosse quando viveva quaggiù. Aveva la faccia
florida e ridente, dalla quale emanava un chiarore scintillante.
— Don Provera — disse Don Bosco —, sei veramente Don Provera?
— Sì che sono Don Provera — rispose.
E la sua faccia divenne così bella e luminosa che Don Bosco a gran fatica poteva rimirarla.
— Se tu sei veramente Don Provera, non fuggirmi, lasciami parlare.
— Sì, sì, parli pure che io l’ascolterò.
— Sei salvo?
— Sì che sono salvo. Sono salvo per la misericordia del Signore.
— Che cosa godi nell’altra vita?
— Tutto quello che il cuore può desiderare e la mente è capace di capire, l’occhio di vedere e la lingua di esprimere.
— Dimmi qualche cosa a mio riguardo.
— Ella continui a lavorare. Molte cose l’attendono.
— Ancora per molto tempo?
— Non tanto, ma lavori con tutti gli sforzi possibili come se dovesse vivere sempre; ma... sempre ben preparato.
— E per i confratelli della Congregazione?
— Ai fratelli della nostra Congregazione raccomandi il fervore.
— Come fare per ottenerlo?
— Ce lo dice il capo supremo dei maestri. Prenda un falcetto ben
arrotato e faccia da buon vignaiuolo: tagli i tralci secchi e inutili
per la vite. Allora essa diverrà vigorosa, farà frutti copiosi e, quello
che importa assai, frutterà per molto tempo.
— Ma ai nostri confratelli che debbo dire?
— Ai miei amici — disse con voce più forte —‘ ai miei confratelli dica
che sta preparato un gran premio, ma che Dio lo darà soltanto a quelli
che saranno perseveranti nelle battaglie del Signore.
— Per i nostri giovani che cosa mi raccomandi?
— Per i nostri giovani deve impiegare lavoro e sorveglianza.
— E altro?
— Altro: sorveglianza e lavoro, lavoro e sorveglianza.
— Che cosa dovranno praticare i nostri giovani per assicurarsi l’eterna salvezza?
— Si cibino sovente del cibo dei forti e facciano dei propositi fermi in confessione.
«In quel momento — continua Don Bosco —, un vivissimo splendore investì
tutta la sua persona; e io dovetti abbassare gli occhi, perché lo
sguardo si trovava in violenza, come chi fissa la luce elettrica, ma di
gran lunga più viva. In quell’istante egli si mise a parlare con voce
simile a chi canta: “Gloria a Dio Padre, Gloria a Dio Figlio, Gloria a
Dio Spirito Santo. A Dio che era, è e sarà il Giudice dei vivi e dei
morti”.
Io volevo ancora parlare, ma Don Provera, con la voce più bel la e
sonora che si possa immaginare, si mise solennemente a into nare:
“Laudate Dominum omnes gentes” (Genti tutte lodate il Si gnore), e un
coro di mille e mille voci si unirono a lui fino a tutto il Gloria.
Finito il canto, tutto tornò allo stato normale, Don Provera scom parve e
io mi svegliai» .
Defunctus adhuc loquitur (Benché sia morto, parla ancora). Don Provera
era stato uno dei Salesiani più fedeli a Don Bosco, il quale alla sua
morte ne aveva fatto questo elogio: « La Società Sale siana perde uno
dei migliori suoi soci». Ecco perché il Santo tenne in gran conto gli
avvisi ricevuti in sogno e riportò tutto il dialogo avuto con lui in un
suo scritto autografo.
22 maggio 1947
Maria Valtorta
Mi hanno portato Maria-Cristina1 appena levata dal suo bagnetto, seminuda nel suo camicino d'infante, e me l'hanno posata sul letto, e la piccina sgambettava e rideva beata…
Gesù mi dà una dolcissima lezione mentre io guardo la infante (5 mesi) che non si preoccupa di essere nuda… e mi fa considerare che anche la sofferenza, delle volte acuta come un martirio, del pudore, è conseguenza anche questa della malizia venuta col primo peccato.
Se lo sapessero i genitori della piccina che Gesù era curvo sulla sua figlioccina! e che sorrideva delle sue grazie innocenti! Gesù coi pargoli! È proprio il Gesù più sereno, dolce e giovanile che si possa contemplare. Che papà sarebbe stato Gesù se avesse potuto diventare un papà di creaturina umana!
Non posso, non ho potuto al momento – perché tenevo la piccina e Gesù, del resto, mi diceva: "È lezione per te sola" – ma ricorderò in sunto questo solo per ricordare sempre "che come avviene di Maria Cristina, innocente per età e grazia soprannaturale, sarebbe stato di tutti gli uomini", e mi commenta la profondità nascosta nel versetto 25 del II della Genesi.
1 Maria-Cristina, della cui nascita si parla nello scritto del 5 gennaio 1947.