Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 32° settimana del tempo ordinario (San Giosafat)
Vangelo secondo Marco 12
1Gesù si mise a parlare loro in parabole: "Un uomo 'piantò una vigna, vi pose attorno una siepe, scavò un torchio, costruì una torre', poi la diede in affitto a dei vignaioli e se ne andò lontano.2A suo tempo inviò un servo a ritirare da quei vignaioli i frutti della vigna.3Ma essi, afferratolo, lo bastonarono e lo rimandarono a mani vuote.4Inviò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo coprirono di insulti.5Ne inviò ancora un altro, e questo lo uccisero; e di molti altri, che egli ancora mandò, alcuni li bastonarono, altri li uccisero.6Aveva ancora uno, il figlio prediletto: lo inviò loro per ultimo, dicendo: Avranno rispetto per mio figlio!7Ma quei vignaioli dissero tra di loro: Questi è l'erede; su, uccidiamolo e l'eredità sarà nostra.8E afferratolo, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.9Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e sterminerà quei vignaioli e darà la vigna ad altri.10Non avete forse letto questa Scrittura:
'La pietra che i costruttori hanno scartata
è diventata testata d'angolo;'
11'dal Signore è stato fatto questo
ed è mirabile agli occhi nostri'"?
12Allora cercarono di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. E, lasciatolo, se ne andarono.
13Gli mandarono però alcuni farisei ed erodiani per coglierlo in fallo nel discorso.14E venuti, quelli gli dissero: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e non ti curi di nessuno; infatti non guardi in faccia agli uomini, ma secondo verità insegni la via di Dio. È lecito o no dare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare o no?".15Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse: "Perché mi tentate? Portatemi un denaro perché io lo veda".16Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: "Di chi è questa immagine e l'iscrizione?". Gli risposero: "Di Cesare".17Gesù disse loro: "Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio". E rimasero ammirati di lui.
18Vennero a lui dei sadducei, i quali dicono che non c'è risurrezione, e lo interrogarono dicendo:19"Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che 'se muore il fratello di uno' e lascia la moglie 'senza figli, il fratello ne prenda la moglie per dare discendenti al fratello'.20C'erano sette fratelli: il primo prese moglie e morì senza lasciare discendenza;21allora la prese il secondo, ma morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente,22e nessuno dei sette lasciò discendenza. Infine, dopo tutti, morì anche la donna.23Nella risurrezione, quando risorgeranno, a chi di loro apparterrà la donna? Poiché in sette l'hanno avuta come moglie".24Rispose loro Gesù: "Non siete voi forse in errore dal momento che non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio?25Quando risusciteranno dai morti, infatti, non prenderanno moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli.26A riguardo poi dei morti che devono risorgere, non avete letto nel libro di Mosè, a proposito del roveto, come Dio gli parlò dicendo: 'Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e di Giacobbe'?27Non è un Dio dei morti ma dei viventi! Voi siete in grande errore".
28Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?".29Gesù rispose: "Il primo è: 'Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore';30'amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore', con tutta la tua mente 'e con tutta la tua forza'.31E il secondo è questo: 'Amerai il prossimo tuo come te stesso'. Non c'è altro comandamento più importante di questi".32Allora lo scriba gli disse: "Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è 'unico e non v'è altri all'infuori di lui';33'amarlo con tutto il cuore', con tutta la mente 'e con tutta la forza' e 'amare il prossimo come se stesso' val più di tutti gli olocausti e i sacrifici".34Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: "Non sei lontano dal regno di Dio". E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
35Gesù continuava a parlare, insegnando nel tempio: "Come mai dicono gli scribi che il Messia è figlio di Davide?36Davide stesso infatti ha detto, mosso dallo Spirito Santo:
'Disse il Signore al mio Signore:
Siedi alla mia destra,
finché io ponga i tuoi nemici
come sgabello ai tuoi piedi'.
37Davide stesso lo chiama Signore: come dunque può essere suo figlio?". E la numerosa folla lo ascoltava volentieri.
38Diceva loro mentre insegnava: "Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze,39avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti.40Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna più grave".
41E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte.42Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino.43Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: "In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.44Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere".
Neemia 3
1Eliasìb, sommo sacerdote, con i suoi fratelli sacerdoti si misero a costruire la porta delle Pecore; la consacrarono e vi misero i battenti; continuarono a costruire fino alla torre di Mea, che poi consacrarono, e fino alla torre di Cananeèl.2Accanto a Eliasìb lavoravano gli uomini di Gèrico e accanto a loro lavorava Zaccùr figlio di Imri.3I figli di Senaà costruirono la porta dei Pesci, ne fecero l'intelaiatura e vi posero i battenti, le serrature e le sbarre.4Accanto a loro lavorava alle riparazioni Meremòt figlio di Uria, figlio di Akkoz; accanto a loro lavorava alle riparazioni Mesullàm, figlio di Berechia figlio di Mesezabèel; accanto a loro lavorava alle riparazioni Zadòk figlio di Baana;5accanto a loro lavoravano alle riparazioni quelli di Tekòa; ma i loro notabili non piegarono il collo a lavorare all'opera del loro Signore.6Ioiadà figlio di Pasèach e Mesullàm figlio di Besodia, restaurarono la porta Vecchia; ne fecero l'intelaiatura e vi posero i battenti, le serrature e le sbarre.7Accanto a loro lavoravano alle riparazioni Melatia il Gabaonita, Iadon il Meronotita, e gli uomini di Gàbaon e di Mizpà, alle dipendenze della sede del governatore dell'Oltrefiume;8accanto a loro lavorava alle riparazioni Uzzièl figlio di Caraia tra gli orefici e accanto a lui lavorava Anania tra i profumieri. Essi hanno rinforzato Gerusalemme fino al Muro Largo;9accanto a loro lavorava alle riparazioni Refaia figlio di Cur, capo della metà del distretto di Gerusalemme.10Accanto a loro lavorava alle riparazioni, di fronte alla sua casa, Iedaia figlio di Carumaf e accanto a lui lavorava Cattus figlio di Casabnià.11Malchia figlio di Carim e Cassùb figlio di Pacat-Moab restaurarono la parte successiva di mura e la torre dei Forni.12Accanto a loro lavorava alle riparazioni insieme con le figlie, Sallùm figlio di Allòches, capo della metà del distretto di Gerusalemme.13Canun e gli abitanti di Zanòach restaurarono la porta della Valle; la ricostruirono, vi posero i battenti, le serrature e le sbarre. Fecero inoltre mille cubiti di muro fino alla porta del Letame.14Malchia figlio di Recàb, capo del distretto di Bet-Kerem, restaurò la porta del Letame; la ricostruì, vi pose i battenti, le serrature e le sbarre.15Sallùm figlio di Col-Coze, capo del distretto di Mizpà, restaurò la porta della Fonte; la ricostruì, la coprì, vi pose i battenti, le serrature e le sbarre. Fece inoltre il muro della piscina di Siloe, presso il giardino del re, fino alla scalinata per cui si scende dalla città di Davide.16Dopo di lui Neemia figlio di Azbuk, capo della metà del distretto di Bet-Zur, lavorò alle riparazioni fin davanti alle tombe di Davide, fino alla piscina artificiale e fino alla casa dei Prodi.17Dopo di lui lavoravano alle riparazioni i leviti, sotto Recum figlio di Bani; accanto a lui lavorava per il suo distretto Casabià, capo della metà del distretto di Keilà.18Dopo di lui lavoravano alle riparazioni i loro fratelli, sotto Binnui figlio di Chenadàd, capo dell'altra metà del distretto di Keilà;19accanto a lui Ezer figlio di Giosuè, capo di Mizpà, restaurava un'altra parte delle mura, di fronte alla salita dell'arsenale, all'angolo.20Dopo di lui Baruch figlio di Zaccai ne restaurava con ardore un'altra parte dall'angolo fino alla porta della casa di Eliasìb sommo sacerdote.21Dopo di lui Meremòt figlio di Uria, figlio di Akkoz, ne restaurava un'altra parte, dalla porta della casa di Eliasìb fino all'estremità della casa di Eliasìb.22Dopo di lui lavoravano i sacerdoti che abitavano la periferia.23Dopo di loro Beniamino e Cassùb lavoravano di fronte alla loro casa. Dopo di loro Azaria figlio di Maaseia, figlio di Anania, lavorava presso la sua casa.24Dopo di lui Binnui figlio di Chenadàd restaurò un'altra parte delle mura, dalla casa di Azaria fino alla svolta, cioè all'angolo.25Palal figlio di Uzai lavorò di fronte alla svolta e alla torre sporgente dal piano di sopra della reggia, che dà sul cortile della prigione dopo di lui lavorava Pedaia figlio di Pareos.26Gli oblati che abitavano sull'Ofel, lavoravano fin davanti alla porta delle Acque, verso oriente, e di fronte alla torre sporgente.27Dopo di loro quelli di Tekòa ne restaurarono un'altra parte, di fronte alla gran torre sporgente e fino al muro dell'Ofel.28I sacerdoti lavoravano alle riparazioni sopra la porta dei Cavalli, ciascuno di fronte alla sua casa.29Dopo di loro Zadòk figlio di Immer lavorava di fronte alla sua casa. Dopo di lui lavorava Semaia figlio di Secania, custode della porta d'oriente.30Dopo di lui Anania figlio di Selemia e Canun sesto figlio di Zalaf restaurarono un'altra parte delle mura. Dopo di loro Mesullàm figlio di Berechia lavorava di fronte alla sua stanza.31Dopo di lui Malchia, uno degli orefici, lavorava fino alla casa degli oblati e dei mercanti, di fronte alla porta della Rassegna e fino al piano di sopra dell'angolo.32Gli orefici e i mercanti lavorarono alle riparazioni fra il piano di sopra dell'angolo e la porta delle Pecore.
33Quando Sanballàt seppe che noi edificavamo le mura, si adirò, si indignò molto, si fece beffe dei Giudei34e disse in presenza dei suoi fratelli e dei soldati di Samaria: "Che vogliono fare questi miserabili Giudei? Rifarsi le mura e farvi subito sacrifici? Vogliono finire in un giorno? Vogliono far rivivere pietre sepolte sotto mucchi di polvere e consumate dal fuoco?".35Tobia l'Ammonita, che gli stava accanto, disse: "Edifichino pure! Se una volpe vi salta su, farà crollare il loro muro di pietra!".
36Ascolta, Dio nostro, come siamo disprezzati! Fa' ricadere sul loro capo il loro dileggio e abbandonali al saccheggio in un paese di schiavitù!37Non coprire la loro iniquità e non sia cancellato dalla tua vista il loro peccato, perché hanno offeso i costruttori.
38Noi dunque andavamo ricostruendo le mura che furono dappertutto portate fino a metà altezza; il popolo aveva preso a cuore il lavoro.
Siracide 20
1C'è un rimprovero che è fuori tempo,
c'è chi tace ed è prudente.
2Quanto è meglio rimproverare che covare l'ira!
3Chi si confessa colpevole evita l'umiliazione.
4Un eunuco che vuol deflorare una ragazza,
così chi vuol rendere giustizia con la violenza.
5C'è chi tace ed è ritenuto saggio,
e c'è chi è odiato per la sua loquacità.
6C'è chi tace, perché non sa che cosa rispondere,
e c'è chi tace, perché conosce il momento propizio.
7L'uomo saggio sta zitto fino al momento opportuno,
il millantatore e lo stolto lo trascurano.
8Chi abbonda nel parlare si renderà abominevole;
chi vuole assolutamente imporsi sarà odiato.
9Nelle disgrazie può trovarsi la fortuna per un uomo,
mentre un profitto può essere una perdita.
10C'è una generosità, che non ti arreca vantaggi
e c'è chi dall'umiliazione alza la testa.
11.12C'è chi compra molte cose con poco,
e chi le paga sette volte il loro valore.
13Il saggio si rende amabile con le sue parole,
le cortesie degli stolti sono sciupate.
14Il dono di uno stolto non ti gioverà,
perché i suoi occhi bramano ricevere più di quanto ha
dato.
15Egli darà poco, ma rinfaccerà molto;
aprirà la sua bocca come un banditore.
Oggi darà un prestito e domani richiederà;
uomo odioso è costui.
16Lo stolto dice: "Non ho un amico,
non c'è gratitudine per i miei benefici.
17Quelli che mangiano il mio pane sono lingue cattive".
Quanto spesso e quanti si burleranno di lui!
18Meglio scivolare sul pavimento che con la lingua;
per questo la caduta dei cattivi giunge rapida.
19Un uomo senza grazia è un discorso inopportuno:
è sempre sulla bocca dei maleducati.
20Non si accetta una massima dalla bocca dello stolto,
perché non è mai detta a proposito.
21C'è chi è impedito di peccare dalla miseria
e durante il riposo non avrà rimorsi.
22C'è chi si rovina per rispetto umano
e si rovina per la faccia di uno stolto.
23C'è chi per rispetto umano fa promesse a un amico;
in tal modo se lo rende gratuitamente nemico.
24Brutta macchia nell'uomo la menzogna,
si trova sempre sulla bocca degli ignoranti.
25Meglio un ladro che un mentitore abituale,
ma tutti e due condivideranno la rovina.
26L'abitudine del bugiardo è un disonore,
la vergogna lo accompagnerà sempre.
27Il saggio si fa onore con i discorsi,
l'uomo prudente piace ai grandi.
28Chi lavora la terra accrescerà il raccolto;
chi piace ai grandi si fa perdonare l'ingiustizia.
29Regali e doni accecano gli occhi dei saggi,
come bavaglio sulla bocca, soffocano i rimproveri.
30Sapienza nascosta e tesoro invisibile:
a che servono l'una e l'altro?
31Fa meglio chi nasconde la stoltezza
che colui che nasconde la sapienza.
Salmi 77
1'Al maestro del coro. Su "Iditum". Di Asaf. Salmo.'
2La mia voce sale a Dio e grido aiuto;
la mia voce sale a Dio, finché mi ascolti.
3Nel giorno dell'angoscia io cerco il Signore,
tutta la notte la mia mano è tesa e non si stanca;
io rifiuto ogni conforto.
4Mi ricordo di Dio e gemo,
medito e viene meno il mio spirito.
5Tu trattieni dal sonno i miei occhi,
sono turbato e senza parole.
6Ripenso ai giorni passati,
ricordo gli anni lontani.
7Un canto nella notte mi ritorna nel cuore:
rifletto e il mio spirito si va interrogando.
8Forse Dio ci respingerà per sempre,
non sarà più benevolo con noi?
9È forse cessato per sempre il suo amore,
è finita la sua promessa per sempre?
10Può Dio aver dimenticato la misericordia,
aver chiuso nell'ira il suo cuore?
11E ho detto: "Questo è il mio tormento:
è mutata la destra dell'Altissimo".
12Ricordo le gesta del Signore,
ricordo le tue meraviglie di un tempo.
13Mi vado ripetendo le tue opere,
considero tutte le tue gesta.
14O Dio, santa è la tua via;
quale dio è grande come il nostro Dio?
15Tu sei il Dio che opera meraviglie,
manifesti la tua forza fra le genti.
16È il tuo braccio che ha salvato il tuo popolo,
i figli di Giacobbe e di Giuseppe.
17Ti videro le acque, Dio,
ti videro e ne furono sconvolte;
sussultarono anche gli abissi.
18Le nubi rovesciarono acqua,
scoppiò il tuono nel cielo;
le tue saette guizzarono.
19Il fragore dei tuoi tuoni nel turbine,
i tuoi fulmini rischiararono il mondo,
la terra tremò e fu scossa.
20Sul mare passava la tua via,
i tuoi sentieri sulle grandi acque
e le tue orme rimasero invisibili.
21Guidasti come gregge il tuo popolo
per mano di Mosè e di Aronne.
Isaia 15
1Oracolo su Moab.
È stata devastata di notte,
Ar-Moab è stata distrutta;
è stata devastata di notte,
Kir-Moab è stata distrutta.
2È salita la gente di Dibon
sulle alture, per piangere;
su Nebo e su Màdaba
Moab innalza un lamento;
ogni testa è stata rasata,
ogni barba è stata tagliata.
3Nelle sue strade si indossa il sacco,
sulle sue terrazze si fa il lamento.
Nelle sue piazze ognuno si lamenta,
si scioglie in lacrime.
4Emettono urla Chesbòn ed Elealè,
le loro grida giungono fino a Iàas.
Per questo tremano le viscere di Moab,
freme la sua anima.
5Il cuore di Moab geme;
i suoi fuggiaschi giungono fino a Zoar.
Ah, la salita di Luchìt salgono piangendo.
Sulla via di Coronàim
mandano grida strazianti.
6Le acque di Nimrìm sono un deserto,
l'erba si è seccata, finita è la pastura;
non c'è più nulla di verde.
7Per questo fanno provviste,
le loro riserve
trasportano al di là del torrente dei Salici.
8Risuonano grida
per tutto il territorio di Moab;
fino a Eglaim giunge il suo urlo,
fino a Bir-Elim il suo urlo.
9Le acque di Dimòn sono piene di sangue,
eppure colpirò Dimòn con altri mali;
un leone per i fuggiaschi di Moab
e per il resto del paese.
Atti degli Apostoli 13
1C'erano nella comunità di Antiòchia profeti e dottori: Bàrnaba, Simeone soprannominato Niger, Lucio di Cirène, Manaèn, compagno d'infanzia di Erode tetrarca, e Saulo.2Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: "Riservate per me Bàrnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati".3Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono.
4Essi dunque, inviati dallo Spirito Santo, discesero a Selèucia e di qui salparono verso Cipro.5Giunti a Salamina cominciarono ad annunziare la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei, avendo con loro anche Giovanni come aiutante.6Attraversata tutta l'isola fino a Pafo, vi trovarono un tale, mago e falso profeta giudeo, di nome Bar-Iesus,7al seguito del proconsole Sergio Paolo, persona di senno, che aveva fatto chiamare a sé Bàrnaba e Saulo e desiderava ascoltare la parola di Dio.8Ma Elimas, il mago, - ciò infatti significa il suo nome - faceva loro opposizione cercando di distogliere il proconsole dalla fede.9Allora Saulo, detto anche Paolo, pieno di Spirito Santo, fissò gli occhi su di lui e disse:10"O uomo pieno di ogni frode e di ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di ogni giustizia, quando cesserai di sconvolgere le vie diritte del Signore?11Ecco la mano del Signore è sopra di te: sarai cieco e per un certo tempo non vedrai il sole". Di colpo piombò su di lui oscurità e tenebra, e brancolando cercava chi lo guidasse per mano.12Quando vide l'accaduto, il proconsole credette, colpito dalla dottrina del Signore.
13Salpati da Pafo, Paolo e i suoi compagni giunsero a Perge di Panfilia. Giovanni si separò da loro e ritornò a Gerusalemme.14Essi invece proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia di Pisidia ed entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, si sedettero.15Dopo la lettura della Legge e dei Profeti, i capi della sinagoga mandarono a dire loro: "Fratelli, se avete qualche parola di esortazione per il popolo, parlate!".
16Si alzò Paolo e fatto cenno con la mano disse: "Uomini di Israele e voi timorati di Dio, ascoltate.17Il Dio di questo popolo d'Israele scelse i nostri padri ed esaltò il popolo durante il suo esilio in terra d'Egitto, 'e con braccio potente li condusse via di là'.18Quindi, 'dopo essersi preso cura di loro per circa quarant'anni nel deserto',19'distrusse sette popoli nel paese di Canaan e concesse loro in eredità' quelle terre,20per circa quattrocentocinquanta anni. Dopo questo diede loro dei Giudici, fino al profeta Samuele.21Allora essi chiesero un re e Dio diede loro Saul, figlio di Cis, della tribù di Beniamino, per quaranta anni.22E, dopo averlo rimosso dal regno, suscitò per loro come re Davide, al quale rese questa testimonianza: 'Ho trovato Davide', figlio di Iesse, 'uomo secondo il mio cuore'; egli adempirà tutti i miei voleri.
23Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio trasse per Israele un salvatore, Gesù.24Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di penitenza a tutto il popolo d'Israele.25Diceva Giovanni sul finire della sua missione: Io non sono ciò che voi pensate che io sia! Ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di sciogliere i sandali.
26Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata questa parola di salvezza.27Gli abitanti di Gerusalemme infatti e i loro capi non l'hanno riconosciuto e condannandolo hanno adempiuto le parole dei profeti che si leggono ogni sabato;28e, pur non avendo trovato in lui nessun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che fosse ucciso.29Dopo aver compiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce e lo misero nel sepolcro.30Ma Dio lo ha risuscitato dai morti31ed egli è apparso per molti giorni a quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme, e questi ora sono i suoi testimoni davanti al popolo.
32E noi vi annunziamo la buona novella che la promessa fatta ai padri si è compiuta,33poiché Dio l'ha attuata per noi, loro figli, risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel salmo secondo:
'Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato.'
34E che Dio lo ha risuscitato dai morti, in modo che non abbia mai più a tornare alla corruzione, è quanto ha dichiarato:
'Darò a voi le cose sante promesse a Davide, quelle
sicure.'
35Per questo anche in un altro luogo dice:
'Non permetterai che il tuo santo subisca la
corruzione.'
36Ora Davide, dopo aver eseguito il volere di Dio nella sua generazione, morì e fu unito ai suoi padri e subì la corruzione.37Ma colui che Dio ha risuscitato, non ha subìto la corruzione.38Vi sia dunque noto, fratelli, che per opera di lui vi viene annunziata la remissione dei peccati39e che per lui chiunque crede riceve giustificazione da tutto ciò da cui non vi fu possibile essere giustificati mediante la legge di Mosè.40Guardate dunque che non avvenga su di voi ciò che è detto nei Profeti:
41'Mirate, beffardi,
stupite e nascondetevi,
poiché un'opera io compio ai vostri giorni,
un'opera che non credereste, se vi fosse
raccontata'!".
42E, mentre uscivano, li pregavano di esporre ancora queste cose nel prossimo sabato.43Sciolta poi l'assemblea, molti Giudei e proseliti credenti in Dio seguirono Paolo e Bàrnaba ed essi, intrattenendosi con loro, li esortavano a perseverare nella grazia di Dio.
44Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola di Dio.45Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono pieni di gelosia e contraddicevano le affermazioni di Paolo, bestemmiando.46Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: "Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani.47Così infatti ci ha ordinato il Signore:
'Io ti ho posto come luce per le genti,
perché tu porti la salvezza sino all'estremità della
terra'".
48Nell'udir ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola di Dio e abbracciarono la fede tutti quelli che erano destinati alla vita eterna.49La parola di Dio si diffondeva per tutta la regione.50Ma i Giudei sobillarono le donne pie di alto rango e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li scacciarono dal loro territorio.51Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio,52mentre i discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.
Capitolo III: Dare umile ascolto alla parola di Dio, da molti non meditata a dovere
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1. Ascolta, figlio, le mie parole; parole dolcissime, più alte di tutta la dottrina dei filosofi e dei sapienti di questo mondo. "Le mie parole sono spirito e vita" (Gv 6,63), e non vanno valutate secondo l'umano sentire. Non si debbono convertire in vano compiacimento; ma si debbono ascoltare nel silenzio, accogliendole con tutta umiltà e con grande amore. E dissi: "Beato colui che sarà stato formato da te, o Signore, e da te istruito intorno alla legge, così che gli siano alleviati i giorni del dolore" ed egli non sia desolato su questa terra (Sal 93,12s). Io, dice il Signore, fin dall'inizio ammaestrai i profeti, e ancora non manco di parlare a tutti. Ma molti sono sordi e duri alla mia voce. Numerosi sono coloro che ascoltano più volentieri il mondo che Dio, e seguono più facilmente i desideri della carne che la volontà di Dio. Il mondo promette cose da poco e che durano ben poco; eppure ci si fa schiavi del mondo, con grande smania. Io prometto cose grandissime ed eterne; eppure il cuore degli uomini resta torbido. Chi mai mi obbedisce e mi serve con tanto zelo, come si serve al mondo a ai suoi padroni? "Arrossisci, o Signore, così dice il mare" (Is 23,4). E se vuoi sapere il perché, ascolta. Per uno scarso vantaggio si percorre un lungo cammino; ma. Per la vita eterna, molti a stento alzano da terra un piede. Si corre dietro ad un modesto guadagno; talora, per un soldo, si litiga vergognosamente; per una cosa da nulla e dietro una piccola speranza non si esita a faticare giorno e notte; ma - cosa spudorata - per un bene che non viene meno, per un premio inestimabile, per l'onore più grande e la gloria che non ha fine, si stenta a faticare anche un poco.
2. Arrossisci, dunque, servo pigro e lamentoso; ché certuni sono più pronti ad andare alla perdizione di quanto non sia pronto tu ad andare alla vita: trovano essi più gioia in cose false di quanta ne trovi tu nella verità. Eppure essi sono ben spesso traditi dalla loro speranza, mentre la mia promessa non delude nessuno, né lascia a mani vuote colui che confida in me. Quel che ho promesso, darò; quel che ho detto adempirò, purché uno sia rimasto costante, sino alla fine, nel mio amore. Io sono colui che compenserà tutti i buoni e metterà severamente alla prova tutte le persone devote. Scrivi le mie parole nel tuo cuore e meditale attentamente; ti saranno molto utili nell'ora della tentazione. Quello che non avrai capito alla prima lettura, lo comprenderai nel giorno in cui io verrò a te. Due sono i modi con i quali io visito i miei eletti; la tentazione e la consolazione. Due sono le lezioni che io do loro ogni giorno; una, rimproverando i loro vizi, l'altra, esortandoli a rafforzare le loro virtù. Colui che, avendo ricevuto "le mie parole, le disprezza, avrà chi lo giudica". Nell'ultimo giorno (Gv 12,48).
Preghiera per chiedere la grazia della devozione.
3. Signore mio Dio, tu sei tutto il mio bene. E io, chi sono per osare di rivolgermi a te? Sono il tuo miserabile piccolo servo, un abietto vermiciattolo, molto più misero e disprezzabile di quanto io stesso non capisca e non osi confessare. Tuttavia, Signore, ricordati di me, che sono un nulla, nulla ho e nulla valgo. Tu solo sei buono, giusto e santo; tutto puoi e ogni cosa viene da te; tutto tu colmi, soltanto il peccatore tu lasci a mani vuote. Ricordati della tua misericordia (Sal 24,6) e riempi il mio cuore con la tua grazia; tu, che non permetti che resti vana la tua opera. Come potrò sopportare me stesso, in questa misera vita, se tu non mi conforterai con la tua pietà e con la grazia? Non distogliere da me la tua faccia, non tardare con la tua visita, non farmi mancare la tua grazia, affinché l'anima mia non divenga per te come una terra arida (Sal 142,6). Signore, insegnami a fare la tua volontà (Sal 142,10); insegnami a stare degnamente e umilmente accanto a te. Tutto tu sai di me, poiché mi conosci nell'intimo; anzi mi conoscevi prima che il mondo esistesse, prima che io fossi nato.
Contro Fausto Manicheo - Libro sesto
Contro Fausto manicheo - Sant'Agostino di Ippona
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Prescrizioni dell'Antico Testamento.
1. FAUSTO. " Accetti il Vecchio Testamento? ". Ma come dovrei accettarlo io che non ne rispetto i comandamenti? Ma neppure tu li rispetti. Per quanto mi riguarda ho rifiutato la circoncisione come vergognosa; e anche tu, se non mi sbaglio, rifiuti la cessazione dal lavoro del sabato perché inutile. Penso e sono certo che anche tu rifiuti i sacrifici come idolatria. Non mi astengo certamente dalla sola carne suina; parimenti tu non mangi solo quella. Io lo faccio perché ritengo impuro ogni tipo di carne, tu perché non ne ritieni impuro nessuno. Entrambi, ciascuno per una sua ragione, distruggiamo il Vecchio Testamento. Entrambi rifiutiamo come consuetudini vane e inutili le settimane degli azimi e la festa dei tabernacoli. Altre consuetudini rifiutate sono: non inserire la porpora nelle vesti di lino, considerare come un adulterio l'unione della lana e del lino, annoverare fra i sacrilegi l'accoppiare anche in caso di necessità l'asino e il bue. Entrambi abbiamo rifiutato ridendo e non considerando né fra i primi né fra i minori comandamenti la proibizione di consacrare sacerdote un uomo calvo e stempiato o con un simile difetto perché entrambi immondi presso Dio. Tutte quelle elencate sono prescrizioni e ordinanze del Vecchio Testamento. Ciò che tu mi contesti ci riguarda entrambi sia che lo si debba considerare come un male sia che si riveli come un bene: entrambi infatti respingiamo il Vecchio Testamento. Se dunque mi chiedi che differenza ci sia fra la tua fede e la mia ti rispondo così: a te piace mentire e comportarti in modo indegno sì da lodare a parole ciò che disprezzi nel tuo intimo, io non so ingannare, dico ciò che penso, ammetto di odiare coloro che fanno certe indegne prescrizioni quanto le prescrizioni stesse.
Precetti esecutivi e precetti figurati.
2. AGOSTINO. Abbiamo già detto in che modo e perché il Vecchio Testamento sia accettato dagli eredi del Nuovo Testamento. Ma poiché poco fa Fausto ha trattato delle promesse, ora ha voluto parlare delle prescrizioni. Rispondo dicendo che costoro ignorano completamente che differenza ci sia fra precetti di vita pratica e precetti di vita significativa. Per esempio: non concupirai 1, è un precetto di vita pratica; Circonciderai ogni nato maschio l'ottavo giorno 2 è precetto di vita figurativa. Per questa imperfetta conoscenza i Manichei e tutti coloro cui dispiace la lettura del Vecchio, non comprendendo che tutte le prescrizioni cerimoniali imposte da Dio al precedente popolo erano ombra di ciò che sarebbe avvenuto e constatando che non vengono più osservate, criticano in base all'uso attuale delle prescrizioni che in ogni caso si adattavano a quel tempo in cui i fatti che ora si sono manifestati venivano significati come futuri. Ma come reagiranno contro queste parole dell'Apostolo: Tutte queste cose li riguardavano per il loro senso figurato; sono però state scritte per noi cui capita di vivere alla fine dei tempi 3. Ecco ch'egli stesso ci rivela perché quegli scritti siano accettati da noi e perché oramai non sia più necessario che quei segni degli eventi siano da noi osservati. Quando infatti dice: Furono scritti per noi, dimostra senza dubbio con quanta cura debbano essere letti e compresi e in quanto grande autorità debbano essere tenuti dal momento che furono scritti per noi. Quando poi dice: Erano figure relative a noi e: Li riguardavano in modo figurato 4, mostra che oramai non è più necessario, essendo noi a conoscenza dei fatti significati, che ci preoccupiamo di porre attenzione alle figure profetiche. Dice perciò in un altro passo: Nessuno vi giudichi per ciò che mangiate o bevete o per l'inosservanza di qualche giorno festivo, della luna nuova o del sabato: trattasi di un'ombra degli eventi futuri 5. Perciò anche quando dice: Nessuno vi giudichi per quei vostri atti dimostra come non sia più necessario che certe regole vadano osservate. Quando però dice che sono ombra degli eventi futuri mostra quanto sia stato opportuno che fossero osservate in quel tempo in cui quegli eventi, che sono stati rivelati a noi nella loro piena realizzazione, venivano predetti in modo oscuro e figurato.
La circoncisione della carne.
3. Inoltre se i Manichei fossero giustificati dalla risurrezione del Signore (risurrezione avvenuta nel giorno terzo dalla passione, ottavo dopo il giorno di sabato, cioè dopo il settimo), si spoglierebbero del velo carnale dei desideri mortali e rallegrandosi per la circoncisione del cuore non deriderebbero quella adombrata e figurata nella carne ai tempi del Vecchio Testamento, pur non essendo tenuti sotto la legge del Nuovo a praticarla e a osservarla. In quale membro è figurata con maggiore congruenza la spoliazione della concupiscenza carnale e mortale di quello da cui ha origine il feto carnale e mortale? Dice l'Apostolo: Tutto è puro per i puri, per gli impuri e gli infedeli nulla è puro, ma sono inquinate la loro mente e la loro coscienza 6. Pertanto costoro, cui sembra di essere troppo puri perché avversano quei membri in quanto immondi, o fingono di avversarli, sono caduti nella sozzura dell'errore e della infedeltà. Detestando la circoncisione della carne che l'Apostolo definì segno della giustizia della fede 7 credono che le divine membra del loro Dio siano tenute prigioniere, incatenate e inquinate nelle stesse membra carnali. E poiché definiscono impura la carne sono costretti a dire che anche Dio, dalla parte in cui è trattenuto, è divenuto impuro. Asseriscono quindi che deve essere purificato, ma che in attesa che ciò avvenga, ed entro i limiti in cui potrà avvenire, Dio soffre tutto ciò che soffrono le creature fatte di carne e non solo per l'afflizione derivante dalla sofferenza e dal dolore, ma anche per l'azione corruttrice dei piaceri. Dicono infatti di risparmiarlo astenendosi dal sesso perché non sia troppo strettamente legato dai nodi della carne e sia più sconciamente inquinato. Quando l'Apostolo dice: Tutto è puro per i puri si rivolge ad uomini che possono mutare in peggio per un atteggiamento perverso della volontà: quanto più dunque tutto è puro per Dio che resta sempre immutabile e incontaminabile, quel Dio della cui divina sapienza è detto in quei libri cui voi criticandoli fate violenza: Nulla di impuro si trova in lei e attinge dovunque per la sua purezza 8. Dunque, o impurissima vanità, ti scandalizza tanto che quel Dio, per il quale tutto è puro, abbia ordinato di collocare il segno della rigenerazione umana in quel membro dal quale tutto il genere umano deriva e ti soddisfa invece che anche nelle calamità che vengono causate da uomini impudichi con quel membro lo stesso vostro Dio, per il quale tutto è impuro, in parte della sua natura sia macchiato e corrotto? Che cosa soffre fra i vari casi di turpi corruzioni lui che credete essere inquinato dal rapporto coniugale? Solete dire: " Dio dunque non poteva trovare alcun luogo dove collocare il segno della giustizia della fede se non in quel membro? ". Si può rispondere: perché non anche lì? Prima di tutto poiché, se tutto è puro per i puri, tanto più la cosa varrà per Dio. In secondo luogo poiché questo ha detto l'Apostolo che in questa circoncisione fu dato ad Abramo il segno della giustizia della fede. Voi non arrossite, se potete, quando vi si dice: Dio dunque non sapeva che fare per evitare che una parte della sua natura fosse in rapporto con quei membri che voi disprezzate? Questi membri sono detti vergogne dagli uomini per la corruzione e la colpevolezza caratterizzanti la propagazione della nostra stirpe mortale. I casti li coprono con la modestia, gli impudichi li esaltano fino all'incontinenza. Dio applica loro la giustizia.
Il Sabato degli Ebrei.
4. 1. Consideriamo superfluo osservare il riposo del sabato dal momento che ci è stata rivelata la speranza del nostro riposo eterno. Non dobbiamo però smettere di leggere e di capire. Poiché tuttavia le cose che oggi ci sono rivelate dovettero essere prefigurate e preannunziate nei tempi non con parole ma con fatti, ciò che oggi noi sappiamo è stato anticipato dal segno che leggiamo. Vorrei che mi diceste perché non volete osservare il vostro riposo. I Giudei nel giorno di sabato, che sentono ancora in modo carnale, non solo non colgono nel campo alcun frutto, ma neppure lo tagliano o cuociono in casa. Voi mentre riposate aspettate che qualcuno dei vostri uditori si rechi, per nutrirvi, nell'orto munito di un coltello o di un falcetto e improvvisandosi omicida delle zucche delle quali offrirvi, mirabile a dirsi, i vivi cadaveri. Infatti se non le uccide cosa avete da temere in questo fatto? Se invece vengono uccise nel momento in cui vengono colte in che modo può conservarsi in esse la vita alla cui purificazione e al cui risanamento voi dite di provvedere mangiando e ruttando? Ricevete dunque delle zucche viventi che, se poteste, dovreste deglutire in modo che, dopo quell'unica ferita di cui il vostro uditore si rese reo nell'atto di coglierle, anche se degno di assoluzione da parte vostra, le zucche possano giungere illese e integre almeno nell'officina del vostro ventre dove voi possiate ricostruire il vostro Dio spaccato da quella battaglia. In realtà prima ancora che i vostri denti si mettano a spaccarle vengono da voi ridotte in pezzi minutissimi se ciò piace al palato e in seguito a un così elevato numero di ferite come non potete ritenervi colpevoli? Vedete dunque come sarebbe per voi più conveniente fare ogni giorno ciò che i Giudei fanno un giorno su sette e astenervi da questo lavoro casalingo. Inoltre che sofferenza subiscono le zucche nel fuoco dove certamente non si ricostituisce la vita che è in loro? Una marmitta ardente non può certo essere paragonata a un santo ventre: e tuttavia voi deridete come superfluo il riposo del sabato. Quanto sarebbe più corretto che voi non solo non criticaste il riposo nei Padri, quando non era superfluo, ma lo conservaste anche ora che è superfluo in luogo del vostro che nel significato non è accettabile, ma che è condannabile perché erroneo. Non osservandolo, secondo l'opinione scaturente dalla vostra vanità, sareste colpevoli e osservandolo sareste realmente vani. Voi dite che il frutto sente dolore quando è colto dall'albero e lo sente quando è spezzato, triturato, cotto, mangiato. Non dovreste dunque nutrirvi se non di quei prodotti che possono essere divorati crudi e intatti sì da provar dolore solo nel momento in cui sono colti e non da parte vostra ma dei vostri uditori.
4. 2. Obiettate: Ma come possiamo venire in aiuto a una vita così grande assumendo soltanto quei cibi che possono essere assorbiti molli e senza esser cotti? Se per un risultato così importante imponete ai vostri cibi tante sofferenze, perché vi astenete dall'infliggere quel solo dolore al quale vi obbliga questa circostanza? Infatti il frutto può essere consumato anche crudo, come si sono esercitati a fare alcuni di voi, e non soltanto con le mele, ma anche con tutti i legumi. Se non venisse colto, o tagliato o in qualche modo strappato dalla terra o dalla pianta non potrebbe servire da alimento. Sarebbe comunque quasi sicuramente una colpa veniale, senza la quale non sareste in grado di dare il vostro aiuto, ben diversa dalle molte sofferenze che voi non esitate, nel preparare i cibi, ad arrecare alle membra del vostro Dio. Ma l'albero piange - obietterete - quando si coglie il frutto, e nel dire questo non arrossite. Certo conosce ogni cosa la vita che è lì e prevede chi viene a lei. Quando vengono gli Eletti e colgono i frutti dovrebbe godere, non piangere, compensando quel provvisorio dolore con tanta felicità e ritenendo di essere sfuggita al grande dispiacere che avrebbe provato se fosse capitato ad altri. Perché dunque non cogliete il frutto colto il quale procurerete piaghe e dolori? Rispondete, se potete. Gli stessi digiuni non vi si adattano. Non conviene infatti che resti inattiva la fornace nella quale l'oro spirituale viene depurato dalla commistione con lo sterco e le membra divine vengono sciolte dai loro miserandi legami. Ragion per cui è fra voi più misericordioso colui che ha potuto esercitarsi in modo che nulla si opponga alla sua salute come consumare cibi crudi e mangiare in abbondanza. Ma voi mangiate con crudeltà arrecando molte pene al vostro cibo e con crudeltà digiunate smettendo di collaborare alla purificazione delle membra divine.
I sacrifici nell'Antico Testamento.
5. E osate tuttavia esecrare anche i sacrifici del Vecchio Testamento e chiamarli idolatria e associare anche noi in siffatto sacrilegio. Perciò prima di tutto rispondiamo per noi e diciamo che quei sacrifici non fanno più parte di ciò che noi sogliamo fare e tuttavia li consideriamo fra i misteri delle Scritture divine per comprendere gli eventi che da essi sono preannunciati. Essi infatti fecero parte delle nostre figure e tutti i misteri di tal fatta in molti e diversi modi significarono un unico sacrificio del quale celebriamo la memoria. Una volta che questo sacrificio è stato svelato ed offerto a suo tempo i precedenti sono stati tolti dalle celebrazioni ufficiali ma se ne è conservata la loro autorità profetica. Sono state scritte, infatti, per noi, per i quali è arrivata la fine dei tempi 9. In questi sacrifici però vi turba l'uccisione degli animali dal momento che ognuna di queste creature serve solo condizionatamente alle esigenze dell'uomo. Ma voi, che vi rifiutate di dare il pane a un mendicante affamato, siete misericordiosi verso gli animali nei quali ritenete che siano incluse anime umane. Il Signore Gesù fu crudele con essi quando permise ai demoni che gliene avevano fatta richiesta di entrare in un gregge di porci 10. Quando ancora non s'era rivelato il sacrificio del suo corpo attraverso la passione lo stesso Gesù disse a un lebbroso che aveva sanato: Va', presentati ai sacerdoti ed offri come testimonianza il tuo dono che è quello stesso che Mosè prescrisse ad essi 11. Ma c'è di più: il Signore spesso attesta anche attraverso i profeti ch'egli non ha bisogno di un dono siffatto ed è facile ragionando comprendere che non ha bisogno di quel dono chi non ha bisogno di nulla. L'animo dell'uomo è spinto a chiedersi che cosa abbia voluto insegnarci con queste cose: il Signore infatti non ordinerebbe certamente di offrirgli cose di cui non ha bisogno se non avesse da mostrare in esse qualcosa che può esserci di giovamento e che occorre sia prefigurato con tali segni. Come sarebbe meglio e più dignitoso che voi accettaste questi sacrifici non più necessari ai nostri tempi, ma contenenti un significato e un insegnamento anziché ordinare che siano i vostri uditori a recarvi le vive vittime del vostro pasto e credere a certe sciocchezze. L'apostolo Paolo a proposito di coloro che predicano il Vangelo in vista dei banchetti li ha giustamente definiti quelli il cui Dio è il loro ventre 12. Ma con quanta maggiore arroganza e empietà voi vi vantate, voi che non esitate a considerare il vostro ventre non già come Dio, ma, ciò che è segno di una ancora più scellerata audacia, come purificatore di Dio! Inoltre di quale demenza è segno il voler sembrare pii per il fatto di astenersi dall'uccidere degli animali pur ritenendo che tutti i loro alimenti abbiano un'anima, alimenti ai quali, visto che li ritengono viventi, infliggono tante ferite con le mani e coi denti?
Animali puri ed animali impuri.
6. Perché, se non volete cibarvi di carni, non uccidete gli stessi animali dopo averli offerti al vostro Dio? In questo modo quelle anime che non solo ritenete umane ma che a tal punto ritenete divine da considerarle come le membra stesse di Dio, sarebbero liberate dal carcere della carne e otterrebbero di non rientrarvi grazie alle vostre preghiere. Forse che voi le aiutate meglio col ventre che con la mente e si salva preferibilmente quella parte della natura divina che ha meritato di passare attraverso le vostre viscere rispetto a quella che ha meritato di essere raccomandata dalle vostre preghiere? Voi dunque non sacrificate animali al vostro ventre perché non potete ingoiarli vivi in modo da liberare le loro anime per intercessione del vostro stomaco. O felici i legumi ai quali, una volta che siano stati colti con la mano, tagliati col ferro, tormentati col fuoco e triturati coi denti, è concesso di giungere vivi fino agli altari dei vostri intestini! E infelici gli animali che, una volta usciti rapidamente dal loro corpo, non possono entrare nel vostro. Ci considerate perciò deliranti in quanto, quali nemici del Vecchio, non consideriamo impura nessuna carne conservandoci ligi al pensiero dell'Apostolo che dice: Tutto è puro per i puri 13 e a quel passo in cui il Signore dice: Non vi inquina ciò che entra nella vostra bocca, ma ciò che ne esce 14. Questo il Signore non lo disse alle sole turbe, come volle invece che si intendesse il vostro Adimanto, che Fausto loda particolarmente dopo Mani, nel suo attacco contro il Vecchio Testamento: questo medesimo concetto il Signore lo ha ribadito, con maggiore chiarezza ed energia, dinanzi ai suoi discepoli mentre si trovava lontano dalle masse. Adimanto, avendo opposto questo concetto espresso dal Signore al Vecchio Testamento nel quale si parla delle carni di alcuni animali dalle quali quel popolo era tenuto ad astenersi perché considerate impure, temeva questa obiezione. Perché dunque voi considerate impure non alcune, ma tutte le carni, e vi astenete da tutte, mentre tu stesso presenti una testimonianza evangelica secondo la quale l'uomo non viene corrotto dagli alimenti che penetrano nella sua bocca e quindi vanno nel suo ventre e vengono espulsi nella latrina? A questo punto cercando di uscire da tali anguste strettoie denuncianti in modo evidentissimo la sua falsità disse che il Signore avrebbe espresso questo concetto alle masse, quasi a dire ch'egli esprimeva la verità a pochi e in segreto mentre gettava delle falsità in pasto alle masse. Ma credere questo del Signore è sacrilego. E tutti coloro che leggono sanno ch'egli disse questo alle masse lontane e in forma più distesa ai discepoli. Poiché dunque nell'esordio di queste sue lettere Fausto ammira a tal punto Adimanto da preferirgli soltanto Mani, ti chiedo in breve se codesta affermazione del Signore secondo la quale l'uomo non è inquinato da ciò che entra nella sua bocca sia vera o falsa: se la dicono falsa perché il loro così grande maestro Adimanto dicendola pronunciata da Cristo l'ha usata per attaccare il Vecchio Testamento, o se è vera perché credono, contro di essa, di restare inquinati qualunque sia la carne mangiata? A meno che vogliano rispondere il vero e dire che l'Apostolo non ha detto che tutto è puro per gli eretici, ma che tutto è puro per i puri. Per dimostrare che tutto è impuro per gli eretici l'Apostolo così continua: Per gli impuri e gli infedeli nulla è puro, ma sono inquinate la loro mente e la loro coscienza 15. Ne deriva che in realtà nulla è puro per i Manichei, dal momento che secondo loro non solo la stessa sostanza o natura di Dio avrebbe potuto essere inquinata, ma anche che sarebbe stata di fatto inquinata in parte e non solo che sarebbe stata inquinata, ma che non potrebbe essere recuperata e purificata integralmente. Non c'è quindi da meravigliarsi se dicono di considerare a tal punto impure tutte le carni che si astengono dal mangiarle come se ritenessero che esiste qualcosa di puro non solo fra i cibi ma anche fra tutte le creature. Ritengono infatti contaminati per la commistione con la stirpe delle tenebre gli stessi legumi, la frutta e tutti i cereali, unitamente al cielo e alla terra. Volesse il cielo che per tutti gli altri cibi fossero coerenti col loro errore e astenendosi da tutti quei cibi che ritengono impuri morissero di fame piuttosto che continuare ostinatamente a proclamare siffatte bestemmie! Per gente che non si vuol correggere né emendare chi non comprenderebbe la maggiore utilità di tale soluzione?
Perché alcuni fra gli animali sono giudicati puri ed altri impuri?
7. Perché non c'è contraddizione fra il Vecchio Testamento, nel quale sono proibiti alcuni alimenti costituiti da carne, e l'affermazione dell'Apostolo secondo la quale tutto è puro per i puri e ogni creatura di Dio è buona 16? Se possono, i nostri avversari comprendano che ciò che dice l'Apostolo riguarda le nature per se stesse e che quelle lettere, volendo fare delle prefigurazioni congruenti col tempo, definirono impuri certi animali non per la loro natura ma per il loro significato. Così, per esempio, se prendiamo in considerazione il maiale e l'agnello, entrambi per natura risultano puri in quanto ogni creatura di Dio è buona. Se ci rifacciamo però a un implicito significato l'agnello è puro e il maiale è impuro. È come se tu considerassi i due termini sapiente e stolto. Entrambe queste parole per la natura della voce e delle lettere e delle sillabe di cui constano sono pure; per il significato una di queste due parole, cioè stolto, può dirsi impura non per la sua natura, ma perché indica qualcosa di impuro. Ci sembra possibile dire che quello che è il termine maiale nella rappresentazione visiva delle cose lo è il termine stolto nella considerazione del genere di realtà cui ci si riferisce. In tal modo sia quell'animale sia le due sillabe di cui è costituito il termine stolto indicano una e medesima cosa. La legge indica quell'animale come impuro perché non rumina, una caratteristica che non è un difetto, ma riguarda la sua natura. Ma sono gli uomini ad essere indicati attraverso questo animale, quegli uomini che sono impuri per un loro difetto, non per natura, e che, pur ascoltando volentieri le parole della sapienza, in seguito non ne fanno alcun conto. Che altro è se non un ruminare spiritualmente nella dolcezza del ricordo l'atto di richiamare da quelle che potremmo definire le viscere della memoria alla bocca del pensiero ciò che si è udito di utile? Coloro che non fanno questo sono immaginati come appartenenti ad un definito genere di animali. Per conseguenza la stessa astinenza dalle loro carni ci raccomanda di guardarci da questo vizio. Posto che la sapienza è un ambito tesoro, a proposito della purezza del ruminare e della impurità del non ruminare così si esprime la Scrittura in un altro passo: Un ambito tesoro riposa nella bocca del saggio, ma l'uomo stolto lo ingoia 17. Queste similitudini delle cose contenute nelle locuzioni e nelle osservazioni figurate stimolano utilmente e piacevolmente le menti ragionanti esercitandole nell'attività di ricerca e comparazione. Per il popolo precedente, però, molte di tali prescrizioni non dovevano soltanto essere ascoltate, ma anche osservate. Era un tempo nel quale occorreva non solo con le parole ma anche coi fatti profetare ciò che sarebbe stato rivelato in un tempo successivo. Una volta rivelate quelle profezie attraverso Cristo e in Cristo non fu più imposto alla fede il peso di osservare le prescrizioni, anche se fu raccomandata l'autorità della profezia. Ecco che noi vi abbiamo spiegato per quale motivo, pur non considerando impuro nessun animale alla luce di quanto ci hanno insegnato il Signore e l'Apostolo, non ci poniamo contro il Vecchio Testamento dove alcuni animali sono detti impuri. Ora voi spiegateci perché considerate impure le carni.
L'origine della carne secondo i Manichei.
8. Se, seguendo il vostro errore, è stato a causa della commistione della stirpe delle tenebre, che non le carni, ma lo stesso vostro Dio è impuro in quella parte ch'egli inviò e mescolò perché fosse assorbita e inquinata al fine di debellare e di far prigionieri i suoi nemici, è a causa della stessa commistione che qualunque cosa mangiate è impura. Ma voi dite che le carni sono assai più impure. Quanto poi al motivo per cui le carni sarebbero assai più impure è troppo lungo ricordare i deliranti discorsi di costoro su questo argomento. Toccherò brevemente quanto basta per esaminare la posizione di questi detrattori del Vecchio Testamento in preda alla più incancrenita follia e per convincere i denigratori della carne che, sprovvisti di ogni verità spirituale, sono totalmente immersi nella sola carnalità. Forse infatti questa risposta un po' più ampia istruirà i lettori contro di loro in modo da non richiedere da noi nelle altre risposte un così gran numero di parole. Dicono infatti questi millantatori e seduttori dell'anima che in quella famosa battaglia nella quale il loro primo uomo irretì con elementi fallaci la stirpe delle tenebre, furono presi dal medesimo luogo i primi rappresentanti di entrambi i sessi. Poiché erano occupati nella costruzione del mondo si trovarono per la maggior parte riuniti nelle fabbriche celesti e fra loro c'erano anche alcune donne gravide. Quando il cielo iniziò il suo moto di rotazione quelle donne, non essendo in grado di sopportare la vertigine, versarono fuori con un aborto i figli da esse concepiti e gli stessi feti abortivi sia maschi che femmine caddero dal cielo in terra. Questi però sopravvissero, crebbero, si unirono, generarono. Di qui, dicono, traggono origine tutte le carni che si muovono sulla terra, nell'acqua, nell'aria. Se dunque l'origine di tutte le carni è il cielo la cosa più assurda è considerarle più impure per questo. Il discorso è tanto più valido se si considera che secondo i Manichei nella struttura del mondo gli stessi principi delle tenebre erano talmente collegati fra loro attraverso tutte le possibili connessioni, dalle zone più basse alle più alte, che quanto più ciascuno possedeva di bene mescolato al male, tanto più meritava di essere collocato nelle zone più alte. Per questo le carni che hanno la loro origine in cielo dovrebbero essere più pure delle messi che derivano dalla terra. Inoltre che si può dire di tanto folle quanto sostenere che dei feti concepiti prima di ottenere la vita sarebbero stati tanto vitali da vivere dopo essere stati abortiti ed essere scivolati dal cielo sulla terra? In realtà gli uomini anche dopo il contatto con la vita se non nascono, a maturità raggiunta, nel tempo stabilito non possono vivere e se cadono da un luogo poco più alto subito muoiono. In ogni caso se il regno della vita fosse in guerra col regno della morte la commistione con la vita avrebbe dovuto rendere i belligeranti più vivaci e non più corrotti. Se poi ogni cosa possiede maggiormente nella sua natura la capacità di evitare la corruzione non avrebbero dovuto parlare di due nature di cui una buona e una cattiva, ma di due buone delle quali una migliore. Come possono dunque dichiarare più impure le carni che affermano trarre la loro origine dal cielo, specialmente quelle a tutti note? Infatti ritengono che gli stessi primi corpi dei principi delle tenebre trarrebbero origine come dei vermiciattoli dagli alberi nati nello stesso posto. Gli stessi alberi sarebbero nati da quei cinque elementi. Perciò se i corpi degli animali traggono la loro prima origine dagli alberi e la seconda dal cielo, che motivo c'è di considerarli più impuri dei frutti degli alberi? Se inoltre quando muoiono rendono l'anima in modo che resta impuro ciò che rimane dopo il loro abbandono da parte della vita, perché allo stesso modo non sarebbero impuri i legumi e le mele che in ogni caso, come s'è già detto, muoiono quando sono colti o strappati? Non vogliono essere rei di questi omicidi dal momento che non strappano nulla dalla terra o dall'albero. Inoltre, affermando che in un unico corpo di animale vi sono due anime, una buona derivante dalla stirpe della luce ed una cattiva derivante dalla stirpe delle tenebre, forse che quando l'animale resta ucciso fugge l'anima buona e resta la cattiva? Se ciò fosse l'animale ucciso vivrebbe come viveva fra la stirpe delle tenebre quando aveva solo l'anima della sua stirpe con la quale si ribellava contro i regni divini. Poiché dunque alla morte di qualsiasi animale entrambe le anime, sia la buona che la cattiva, lasciano la carne perché la carne è detta impura come se fosse abbandonata dalla sola anima buona? Poiché anche se rimangono alcune reliquie di vita provenienti da entrambe le anime, neppure il letame dicono che rimanga senza alcune esigue reliquie delle membra di Dio. Non trovano dunque alcun motivo per affermare che le carni sono più impure delle messi. Ma ovviamente, cercando di ostentare la loro falsa castità, considerano più impura la carne che deriva da un rapporto sessuale quasi non fossero tanto più energicamente costretti a venire in aiuto a quel membro divino mangiandolo quanto più strettamente ritengono ch'egli sia colà incatenato. Alla fine, se questa è la causa di una maggiore impurità delle carni mangino i corpi di quegli animali che non derivano da un rapporto come sono gli innumerevoli tipi di vermi, alcuni dei quali, nati dagli alberi, costituiscono il normale alimento degli abitanti del Veneto. Se odiano quella carne che deriva da un rapporto sessuale costoro avrebbero dovuto mangiare anche le rane, che la terra produce immediatamente dopo una pioggia, per liberare le membra divine miste a forme siffatte. Potrebbero allora accusare di errore il genere umano per il fatto di cibarsi di galline e colombe, nate dall'unione di maschi e di femmine, e di respingere animali più puri come le rane figlie del cielo e della terra. Infatti secondo una loro favola i primi principi delle tenebre, i cui genitori furono gli alberi, sarebbero più puri dello stesso Mani che un padre e una madre generarono accoppiandosi. Anche i loro pidocchi che, senza una unione sessuale, nascono dal calore della carne o da una esalazione del corpo, sarebbero più puri di quegli stessi infelici che sono nati dall'accoppiamento dei genitori. Se poi ritengono impuro tutto ciò che, anche in assenza di un rapporto, deriva dalla carne, per il solo fatto che la carne deriva da un rapporto, impuri saranno anche i legumi e i cereali che si sviluppano ampiamente e abbondantemente dallo sterco. Vedano un po', a questo punto, che cosa dire e che cosa rispondere a coloro che ritengono i cereali più puri delle carni. Infatti quale residuo più impuro dello sterco viene emesso dalla carne e quale concime più efficace viene usato per far crescere i seminati? Certo essi dicono che per la triturazione e la digestione dei cibi la vita se ne va e che qualche esiguo residuo rimane nello sterco. Perché dunque, dove rimane poca vita, di lì i vostri cibi, cioè i frutti della terra, grazie allo sterco risultano migliori, più grandi e più abbondanti? La carne non nasce dalle immondizie della terra, ma dai feti, la terra è invece fecondata dalle immondizie della carne, non dai feti. Scelgano che cosa sia più puro oppure, se già corretti nel loro errore, cessino di essere impuri ed infedeli, per i quali tutto è impuro e assieme a noi accolgano l'Apostolo che dice: Tutto è puro per i puri 18. Del Signore è la terra e la sua pienezza 19. Ogni creatura di Dio è buona 20. Tutte le cose che esistono per natura nel loro ordine sono buone e nessuno in esse pecca se non colui che, non conservando il suo ordine nell'obbedienza a Dio, usando male anche il loro ordine lo turba.
Pane azzimo, vestiti proibiti e altre prescrizioni.
9. 1. I nostri padri, che piacquero a Dio, mantennero la loro posizione nell'ordine per il fatto stesso di praticare l'obbedienza in modo tale che quanto nel momento opportuno veniva ordinato da Dio era osservato così come era stato ordinato. In tal modo non si limitarono in quel tempo ad astenersi dal mangiare le carni commestibili, che pur essendo tutte pure per natura, ne annoveravano alcune impure per il loro significato: era stato infatti ordinato loro di non mangiarle affinché, grazie a tali significati, si prefigurasse ciò che in futuro sarebbe stato rivelato. [Per converso] sarebbero stati gravemente colpevoli gli uomini di quel tempo e di quel popolo se non avessero rispettato le prescrizioni relative al pane azzimo e agli altri alimenti consimili nei quali l'Apostolo scorgeva l'ombra degli eventi futuri 21: occorreva infatti che quelle pratiche venissero rispettate e che gli eventi che ci sono stati rivelati fossero preannunciati in quel modo. Quanto saremmo insipienti se ora che s'è già manifestato il Nuovo Testamento pensassimo che possano in qualche modo giovarci quelle osservanze profetiche. Saremmo però sacrileghi ed empi se continuassimo a trattenere con fede e fermezza quei libri che sono stati scritti per noi, ben sapendo che gli eventi che ci sono stati rivelati e manifestamente annunciati erano stati predetti molti anni prima dalle solite figure, ma ritenessimo di dover rigettare quegli stessi libri. Nostro Signore ci impone non già di osservare materialmente ciò che in essi è scritto, ma di comprenderlo e attuarlo spiritualmente. Sono state scritte per noi - dice l'Apostolo - che siamo alla fine del tempo 22. Tutto ciò che fu scritto in precedenza fu scritto perché noi ne fossimo informati 23. Pertanto non mangiare pane azzimo nei sette giorni stabiliti al tempo del Vecchio Testamento era peccato, ma non lo è più ai tempi del Nuovo. Nella speranza però del secolo futuro che ci dà il Cristo che tutti ci rinnoverà rivestendo la nostra anima di giustizia e il nostro corpo di immortalità 24 credere che dovremo passivamente o attivamente essere soggetti a una qualche sofferenza derivante dalla fatalità e dalla miseria dell'antico stato di corruzione sarà sempre peccato, per tutti i sette giorni che sono alla base della divisione del tempo. Questa verità, occultata in una figura ai tempi del Vecchio Testamento, fu compresa da alcuni giusti e manifestamente rivelata ai tempi del Nuovo viene predicata ai popoli. Quella che nella Vecchia Scrittura era una prescrizione, ora è una testimonianza. Non celebrare talora la festa delle Capanne era peccato 25, ora non lo è più. Non entrare però nel tabernacolo di Dio che è la Chiesa è sempre peccato. Ma allora si agiva sotto una prescrizione figurata, ora si legge in una testimonianza rivelata. Infatti il tabernacolo che fu fatto allora non sarebbe chiamato tabernacolo della testimonianza a meno che per una certa congruenza di significato non attestasse una verità che sarebbe stata manifestata più tardi. Inserire la porpora in vesti di lino e indossare una veste di lino e di lana un tempo fu peccato 26, ora non lo è; ma vivere disordinatamente e mescolare insieme diversi tipi di professione quale sarebbe il caso di una consacrata a Dio che si adornasse con i gioielli delle donne sposate o di una donna sposata e incontinente che si atteggiasse a vergine è in ogni modo peccato. Ciò vale in tutti i casi in cui in modo sconveniente si mettono insieme elementi diversi non armonizzati. Allora era raffigurato nelle vesti ciò che ora si manifesta nei costumi. Quello era tempo di significazione, il nostro di manifestazione. La stessa Scrittura che era creatrice di opere significanti ora è testimone delle cose significate. E quella Scrittura che era analizzata per profetare ora è citata per confermare. Allora non era lecito aggiogare insieme per lavorare l'asino e il bue 27, ora lo è. Ciò è stato dichiarato attraverso l'Apostolo là dove riprende un passo della Scrittura a proposito del divieto di mettere la museruola al bue che trebbia il grano, un passo che dice: Forse che Dio ha cura dei buoi? Perché dunque ora si legge il testo sacro dal momento che ora è lecito ciò ch'esso proibiva? Perché l'Apostolo prosegue dicendo: La Scrittura parla per noi 28; e in ogni caso è empio non leggere ciò che è scritto per noi, scritto per noi ai quali è manifestato, più che per coloro per i quali era espresso in figure. Chiunque può, se necessario, aggiogare assieme l'asino e il bue senza danno per il suo lavoro. Non senza scandalo invece si potrebbero accoppiare un saggio e uno stolto, ove non avvenga che il saggio insegni e lo stolto apprenda, ma entrambi con pari autorità annunzino la parola di Dio. È la stessa Scrittura quella che noi possediamo e che allora prescriveva autorevolmente ciò che doveva essere velato d'ombre per essere oggi rivelato, e oggi testimonia con autorità oramai aperto alla luce ciò che allora era nascosto.
9. 2. A proposito del calvo e dello stempiato 29, che la legge considerava impuri, Fausto aveva fatto poca attenzione o si era imbattuto in un codice corrotto. Oh se lo stesso Fausto avesse voluto una fronte calva e non si fosse vergognato di rappresentare in essa la croce di Cristo! certamente non avrebbe creduto che Cristo, che va proclamando: Io sono la verità 30, né fosse morto per false ferite o fosse risuscitato con false cicatrici. Anzi è egli stesso a dire: " Io non ho imparato ad ingannare, ciò che penso lo dico ". Non è quindi discepolo del suo Cristo e nella sua follia pensa che questi avrebbe mostrato ai suoi discepoli che dubitavano delle false cicatrici; e non solo vuole che si creda a lui in quanto veritiero circa le altre verità, ma anche per quanto attiene alla fallacia di Cristo. Sarebbe dunque migliore di Cristo mentendo il quale egli non mentirebbe, o, per ciò stesso, essendo discepolo non del vero Cristo ma del falso Mani, anche in questo si ingannerebbe, nel vantarsi di non aver imparato a ingannare.
Note:
1 - Es 20, 17.
2 - Gn 17, 10-12.
3 - 1 Cor 10, 11.
4 - 1 Cor 10, 6.
5 - Col 2, 16, 17.
6 - Tt 1, 15.
7 - Rm 4, 11.
8 - Sap 7, 24, 25.
9 - 1 Cor 10, 11.
10 - Mt 8, 32.
11 - Lc 5, 14.
12 - Fil 3, 19.
13 - Tt 1, 15.
14 - Mt 15, 11.
15 - Tt 1, 15.
16 - 1 Tm 4, 4.
17 - Prv 21, 20.
18 - Sal 23, 1.
19 - 1 Tm 4, 4.
20 - Cf. Eb 10, 1.
21 - 1 Cor 10, 11.
22 - Rm 15, 4.
23 - Cf. Es 12, 15.
24 - Cf. 1 Cor 15, 53-54.
25 - Lv 23, 34.
26 - Cf. Dt 22, 11.
27 - Cf. Dt 22, 10.
28 - 1 Cor 9, 9, 10.
29 - Lv 13, 40.
30 - Gv 14, 6.
Venite a me
Beata Alexandrina Maria da Costa - Beata Alexandrina Costa
Leggilo nella BibliotecaCAPITOLO I
Ascoltate e vivrete». (Is. 55,3)
Pentitevi dunque e cambiate vita perché siano cancellati i vostri peccati
e così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore».
(At. 3,19-20)
«Che questo grido sia come una campana forzata...»
«convertitevi e credete al Vangelo» (Mc. 1,15)
«Le tenebre di oggi sono le tenebre del peccato.
Il mio grido di oggi è il grido di agonia nel vedere i miei figli fuggirmi.
Piango e grido perchè il peccato ha raggiunto il suo massimo. Le onde
nere dei vizi sono salite alla più grande altezza.»
§ 1° - Alexandrina impersona l'ùmanità peccatrice
Mi pareva di sentire
il Signore schiacciarmi sotto i suoi santissimi piedi, mentre mi diceva:
«Svégliati!
Ti sei addormentata nel peccato. Rialzati, risuscita! Ascolta la voce che ti
chiama:
esci da questo abisso di immondezze, di miserie, di crimini in cui tu stessa
ti sei sepolta!»
In altri momenti ancora Alexandrina sente Gesù che la scuote con esortazioni
e anche con minacce.
«Disgraziata! Il tuo sonno è mortale: ti sveglieranno gli orrori
dell'inferno.
Guai a te, se non ti converti!
Tu non mi temi, non senti i rimorsi perché il peccato ha reso insensibile
la tua coscienza.
E' morta: te l'ha uccisa il peccato.
Tenti di persuaderti che non esiste l'eternità, sia beata, sia dannata.
Per la tua vita, ti conviene che non esista l'eternità.
Disgraziata! Bada come vivi! Pagami, dammi i conti!»
Alexandrina accoglie le legnanze di Gesù e fa da sua portavoce
«Figlia mia,
chiedi, dì al mio cardinale, al mio caro Cerejeira (carcimale di Lisbona
e Patriarca del Portogallo) scelto da me per tanto alto compito, che parli al
suo popolo: chieda, chieda ai prelati che facciano altrettanto: si faccia molta
orazione, molta penitenza per tanto tempo!
Vi sia grande vigilanza nella Chiesa, vi sia grande vigilanza nella Nazione:
Salazar (capo del governo), Salazar, allerta! Vi è veleno da ogni parte.
Vi sia vigilanza nelle Nazioni: da ogni parte tentano di svilupparsi le fiamme
(del male)...
E' tanto il veleno che si diffonde!...
Agguati pieni di falsità si tramano.
Io vorrei, figlia
mia, che le mie lacrime cadessero sul mondo intero come in un'altra ora sulla
città ingrata (Gerusalemme).
Grida, grida e chiedi che gridino in tuo nome
- perchè è in nome di Gesù - che si faccia orazione, molta
orazione e continua penitenza.
Che questo grido sia come la campana forzata da mani umane a scampanare senza
tregua...»
Gesù insiste
contro il peccato della carne.
Singhiozzando continuò:
«Guarda il mio divino Cuore squarciato: è il peccato, è
il piacere della carne; è il peccato, è il mondo.
Il mio divin Cuore
chiede amore; i crimini del mondo, le iniquità, richiedono, esigono riparazione.
La esigono i peccati di lussuria, le iniquità degli sposi e delle anime
pie consacrate a me; la esigono le vanità: a quale scopo tanto sperpero?
Questo sperpero grida al Cielo. Ciò che si spreca in vanità estinguerebbe
la fame a tutti gli affamati, vestirebbe tutti gli ignudi.
Dillo al mondo, figlia mia! Diffondi le mie lagnanze.
Satana si è incarnato nella vanità, nella lussuria, nella disonestà.
Vi è Satana nella donna e nell'uomo di oggi che vivono senza pudore una
vita provocante.
Avanti, avanti, o uomini del potere!
La impurità è una finestra aperta che dà entrata a tutti
i peccati mortali.
Ah, tanta innocenza perduta, tanta vita rubata al Cielo prima della sua esistenza
sulla terra!
Ah, quanta iniquità umana! Io sono ferito persino da un grande numero
di anziani, di vecchi. Che orrore, che orrore! Tutto è fango.
La catena più
forte e che lega più anime a Satana è la carne, è l'impurità.
Solo la catena del più grande amore e della più grande purezza
può spezzarla e strappare le anime dagli artigli di Satana.
Mai l'umanità vide, mai il Cielo contemplò tale incendio di vizi,
malvagità e crimini! Mai si peccò così.
Tutta la riparazione è poca.
Non vi sono giusti sulla terra per estinguere tanta iniquità, tanta gravità
di crimini.
Questa è una lagnanza piena di amore del mio divin Cuore al tuo.
E' necessario un freno, freno che leghi gli uomini pazzi per il peccato, pazzi
per le passioni.
Si pongano freni alle passioni, ai divertimenti, ai balli, ai cinematografi,
alle case di peccato!
Sia il freno dell'amore.
Se vi sarà purezza, se vi sarà amore, verrà dal Cielo la
compassione.
Se non sarà così, l'umanità sarà salva con dolore,
solo con dolore: fuoco e guerra, dolore e sangue.»
«E'
prossima l'ora della pace
(diario del 7-4-45).
Se il mondo, e più ancora il Portogallo, sapranno essere grati per la
grazia che fu loro data, la pace sarà duratura. Io regnerò tra
gli uomini: fra di loro ci sarà sempre la mia pace divina.
Se non mi saranno grati, se non faranno orazione e penitenza, se non si rialzeranno
dai loro crimini, presto tutto il mondo sentirà cadergli addosso non
il fuoco delle armi ma il fuoco della giustizia divina, non la distruzione fatta
dagli uomini, ma la distruzione che proviene dal potere e dalla maestà
di Dio.
E' Gesù
l'implorante, è Gesù il mendicante.
Chiedo amore per amore. Voglio essere amato perchè il mio Eterno Padre
perdoni. Egli è adirato, adirato contro la terra; la sua indignazione
è giusta, è santa, è divina...
Da' retta, o mondo crudele!...
O uomini, è il Signore che vi chiama, è il Signore della terra
e del Cielo, il Signore che ha creato tutto, il Signore a cui dovete rendere
conto di tutta la vostra vita.
Non tardate, non indugiatevi a guardare nulla.
Presto, presto! L'ora è grave. Grida, grida, figlia mia:
batti, sveglia il mondo! Esso è impazzito nei vizi, si è addormentato
nel fango melmoso. Grida presto:
sta per essere tardi per la riconciliazione.»
(Gesù è
in croce) Ad una pioggia di insulti mormorava:
«Non vi smuove il mio amore e il vedermi inchiodato sulla croce.
Vi smuova almeno il timore dell'inferno, castigo eterno che è preparato
per voi.
Attenzione, attenzione, peccatori, attenzione!
Ascoltate la voce del Signore.
Ascoltate, ascoltate ciò che si ode da lontano, ma un lontano che incalza,
un lontano che si avvicina, un lontano che è rapido nel venire.
Ascoltate: sono fragori prodotti dalla giustizia del Signore.
Si faccia orazione, si faccia penitenza: vi sia emenda di vita!
E' grande, molto grande, infinitamente grande la misericordia del Signore; è
severa,infinitamente severa la sua giustizia.
Egli è misericordia infinita, è severità infinita.
Badate, badate, state attenti: Gesù perdona, il Signore vuole perdonare,
il Signore vuole il vostro pentimento.
Gesù verrà a giudicarvi. Allerta, allerta! Il Signore vi avverte:
non peccate, non peccate!
E' severa, molto severa la giustizia di Dio.
Io sono triste, molto triste, figlia mia, per il giorno della giustizia di mio
Padre: il giorno dell'ira, il giorno dell'ira si avvicina, figlia mia! Guai
al mondo, guai al Portogallo, se non saprà trarre profitto dalle grazie
di Gesù!
Io sono triste, triste, molto triste, sposa mia. Tanti inviti, tanti avvertimenti!
E la povera umanità non dà retta! Sono ore, sono giorni di lacrime,
di molte lacrime e non di allegria, di falsa allegria.»
Non può
mancare l'intervento di Maria
«Vengo a chiederti, figlia mia, ciò che in mio nome venne a chiedere
a Fatima mia Madre benedetta: penitenza, orazione, emenda di vita.
I peccatori corrono verso l'abisso della perdizione eterna.
Conducili tutti a me, per mezzo dell'intervento di mia Madre benedetta...
Và, messaggera di Gesù e di Maria! Quando parlo io, parla Lei
con me; quando parla Lei,
parlo io pure: i suoi desidéri sono i miei, i miei sono i suoi.
Chiama il mondo, chiamalo a me: invitalo ad amare il mio divin Cuore e quello
di mia Madre benedetta.
Chiedi alle madri che La imitino nella sua missione di educatrice e di' ai giovani
e alle giovani che La imitino nella sua modestia, purezza e candore. Consiglia
ai padri la fedeltà e l'autorità caritativa di San Giuseppe.
Di' al mondo che non pecchi, che sia puro.»
INVITI ALL’EUCARESTIA
«Vieni a
passare un po' della notte sveglia nei miei tabernacoli, nelle mie prigioni.
Sono tue e mie.
Ciò che mi portò a queste prigioni fu l'amore; e per tanti...
per che cosa?
Non credono alla mia esistenza, non credono che io abito là. Bestemmiano
contro di me.
Altri credono, ma non mi amano, non vengono a farmi visita; vivono come se io
non fossi là...
Ma là dentro, oh, quale ricchezza! E' la ricchezza del Cielo e della
terra.
Chiama a me le
anime... Parla della mia Eucaristia: di' che lì sto come Uomo e come
Dio. Di' che voglio che mi amino come amo io.
Parla loro dell'amore eucaristico e della necessità di ricevermi.
Parla loro del Rosario, parla loro dell'amore di mia Madre benedetta.
L'Eucaristia e la devozione a mia Madre benedetta: queste devozioni, insieme
alle tue sofferenze, sono i gioielli più preziosi per le anime.
Invita le anime ad amare il mio divin Cuore, ad amare l'Eucaristia e ad avvicinarsi
ad Essa; ad amare il Cuore di mia Madre benedetta.
Chi farà questo con retta intenzione, con amore puro, non corre il rischio
di perdersi:
prometto loro la salvezza.
Voglio essere amato
nella Santissiama Eucaristia...
Se sarò amato, il mondo sarà santo e si convertirà molto
a me. Infatti, se io sarò veramente amato, non potrò essere offeso.
Là è la fonte di tutte le grazie.
Di', figliolina, di' al tuo padre spirituale che non vi sia sosta nel diffondere
per il mondo ciò che io ho detto della mia Eucaristia: che non vi è
altro rimedio, che è da lì che vengono i puntelli saldi per sostenere
la giustizia divina.
Presto, presto! Molte anime si prostrino davanti al tabernacolo! Presto, presto
molti cuori consolino e riparino il Signore del tabernacolo!
Figlia mia, mia cara figlia, ah, quanti crimini, quanti sacrilegi commessi nel
tabernacolo contro il Signore, contro il Re del tabernacolo!
Vengano anime, molte anime! Gesù le chiede. Vengano a gruppi, per mezzo
di Maria, a riparare il Signore del tabernacolo.
Figlia mia, mia sposa cara, vittima prediletta di questo Calvario (nome della
frazione dove abita Alexandrina), nessuna prece mi può essere più
gradita di quella che viene dalle labbra di mia Madre benedetta.
Vengano anime, vengano anime a Gesù, tramite Maria; vengano a riparare,
tramite Maria e a ricevere grazie, tramite Maria!
INTERVENGA IL PAPA!
Per ottenere un maggior ascolto alla sua richiesta, Gesù si rivolge al Papa, sempre tramite Alexandrina sua portavoce.
«Io vorrei
prostrarmi davanti ad ogni uomo per chiedergli di non offendermi.
Io vorrei prostrarmi davanti a colui che rappresenta il Padre dell'umanità
e che ha su di essa tutto il potere e chiedergli di ordinare che si faccia orazione,
penitenza, che si ripari il mio divin Cuore e quello di mia Madre benedetta,
affinchè il mondo possa essere salvo.
Chiedi tu, sposa cara, chiedi tu in nome di Gesù.
L'odio, la vendetta, la superbia, l'ambizione perdurano nei cuori degli uomini.
Si pensa a nuove lotte e ci si prepara.
Echeggi in tutta l'umanità la voce del suo Pastore, la voce del Santo
Padre: che la sua voce si faccia udire da un polo all'altro.
Gesù parlerà attraverso la sue labbra; la luce del divino Spirito
Santo lo illuminerà.1
Chi ode il Papa, ode Cristo; chi dà retta al Papa, dà retta a
Cristo. Chi dà retta ed ubbidisce, salva la sua anima.
Egli, che è il padre sulla terra, chieda in nome del Padre celeste.
Io voglio una riconciliazione salda e sincera. Voglio un mondo nuovo di purezza
e di amore.
Penitenza, al posto dei piaceri. Orazione invece delle vanità e dei passatempi
illeciti.
Unione con me, amore puro, amore ardente per il mio divin Cuore.
Che il Papa si appelli ai sacerdoti, soprattutto degli Ordini religiosi, affinchè
moltiplichino la purezza, il fervore e l'amore nel santo Sacrificio della Messa.
Quante cose vi sono da correggere e perfezionare!
Le case Religiose, frati, suore, non vivono la vita dei loro fondatori.
1Nel Diario del 20-3-53 si legge: (... che tutta l'umanità dia retta alla voce del Santo Padre, alla voce di colui che sarà innalzato agli onori degli altari, che sarà annoverato nel numereo dei miei santi.» (si tratta di Pio XII)
Che il Papa parli
ai vescovi in forma riservata affinchè questi parlino ai loro sacerdoti.
Sono così pochi quelli che sono la luce del mondo e il sale della terra!
I sacerdoti secolari che compiono il loro dovere sono come petali che il vento
ha trasportato sparpagliandoli uno qui e un altro molto più in là...
La mia Passione e Morte è sempre rinnovata. Come il sangue scorre!
Vigilanza, vigilanza nella Chiesa! Cominci la Chiesa una vita nuova, affinchè
vi sia nel mondo una vita nuova.
Chiedo a gran voce vigilanza: da parte del Papa, dei cardinali, dei vescovi...
Io sono ferito e la giustizia di mio Padre vuol punire.
O mondo, cosa ti aspetta, se non vivi un'altra vita!
Se io potessi morire,
morirei ad ogni momento per causa dei peccatori. Il mondo, il mondo sfida la
giustizia del mio Eterno Padre.
Il mondo, il mondo non conosce il pericolo che lo attende. Esso è come
circondato da bombe: quando se ne incendia una, tutte esplodono nello stesso
tempo.
Grida ben forte; figlia mia, grida con l'anima e col cuore affinchè il
tuo grido arrivi a sua Santità, al caro figlio del mio Cuore, perchè
egli si faccia udire da tutta l'umanità.
Si faccia udire con più forza di quella che chiamava all'arca di Noè,
con un suono più
squillante della tromba che annuncerà il giudizio finale:
"Andate, figli miei, andate tutti a Gesù! E' Lui che vi chiama,
è Lui che vi avverte del rigore della giustizia di suo Padre... Si approssima
l'ora del castigo del Signore. Andate a Lui che vi chiama e vi vuole!"
E' la voce di Cristo attraverso il suo rappresentante sulla terra.
Si preghi, si faccia
penitenza e riparazione.
Si unisca tutto ai dolori di Maria Santissima, affinchè dalle sue mani
sia presentato a suo Figlio e da questi al suo Eterno Padre.
Nell'ultimo Diario,
del 2-9-55 (morira il 13-10-55), si legge ancora un appello alla Chiesa.
«Lascia, figlia mia, che Gesù gridi attraverso le tue labbra: o
Chiesa, o Chiesa, accogli la voce del Signore!
Vigilanza, vigilanza! O Chiesa, mia diletta Chiesa, vigila, vigila, non dormire,
non afflosciarti!
Mai il mondo peccò tanto; mai fu urgente tanta riparazione.»
Per finire questo paragrafo riportiamo il seguente desiderio di Gesù.
«Voglio che il Santo Padre faccia un Atto di riparazione e lo passi ai
vescovi e questi ai propri parroci perchè sia letto al 1° di gennaio
di ogni anno davanti ai miei tabernacoli; non davanti ad uno solo, ma a tutti
quelli del mondo intero, con una fervorosa comunione di fedeli, soprattutto
di bambini innocenti per ripararmi delle offese che ricevo durante l'anno per
la maledetta impurità:
CAPITOLO II
L'umanità non ascolta
“…invece di voltarmi la faccia mi voltarono le spalle . Questo è il popolo che non ascolta la voce del Signore suo Dio, nè accetta la correzione...” (Ger. 7, 24-28)
“…rattristato
per la durezza dei loro cuori…” (Mc 3,5)
«Voglio anime! Le vedo fuggire. Il mio dolore è infinito...»
§ 1°- Aexandrina impersona l'umanità peccatrice
«Vieni al
tuo Dio, al tuo Signore che ti ha creata per sé.»
Quale voce tanto triste e piena di tenerezza! Io, come se non lo udissi, lo
lasciavo abbandonato e correvo pazzamente verso i piaceri del mondo.
Quale dolore, quale tristezza, quella di Gesù!
«Basta, basta, figlia mia! La tua iniquità è vergognosa,
è nauseante.
Dove corri con questa marcia tanto affrettata? Verso l'inferno.
Esso ti aspetta a porte aperte...
Cambia strada! E' questa che percorri nella corsa tempestosa delle passioni
che ti conduce là. Férmati, férmati! Non fare più
un passo sulla strada della perdizione:
non è questa che ti ho scelta.»
Il Signore non poteva più sopportare la mia indifferenza e la mia durezza.
Egli mi chiamava, ma io fuggivo, non volevo udirlo, non cambiavo vita.
Di più: volevo respingerlo lontano, molto lontano.
«Non sei più mia figlia! Mi hai disprezzato e hai preferito Satana
a me: a lui appartieni.
Ti sei venduta per i piaceri e le passioni. Disgraziata vendita, triste preferenza:
disgraziato il figlio che vende suo padre per accondiscendere alla carne, ai
suoi appetiti!»
Sentivo che mani immonde mi stringevano la gola e il Signore mi diceva:
«Satana è il tuo Signore! Hai espulso me perché ti possedesse
lui. Egli vuole installarti corpo e anima nella sua dimora che è l'inferno:
sei degna di esso. Le tue passioni sregolate te lo hanno fatto meritare.
Convértiti! Ascolta la voce del tuo Dio: lasciami di nuovo prendere possesso
del tuo cuore affinché tu possa essere degna della mia dimora celeste,
affinché io ti possa installare là.»
Io rimasi sempre nella disperazione, ma senza voler udire la voce del Signore.
Egli, molto contristato, singhiozzava amaramente nel mio cuore.
«Vieni, séguimi! La mia via è difficile, ma non vi è
altro che ti prenda se non il mio amore e, di tanto in tanto, trovi dolcezza.
In quella della perdizione ti prendono la melma, il fango, i tuoi appetiti,
le passioni disordinate: è perché tu ti dànni.
Rialzati, séguimi!»
L'afflizione che io sentivo non era per la paura del Signore che mi sgridava,
perché era uno sgridare con dolcezza: sgridava come chi invita.
Mi causava una tremenda afflizione il dolore che il mio Gesù sentiva
per la durezza del mio cuore: io non mi muovevo al pentimento; volevo restare
nelle tenebre, avvolta nella melma e nel putridume.
«Non vedi che per te diedi tutto il mio sangue e la vita? Fu morte in
croce e in mezzo a sofferenze le più atroci... Preferisci un vile piacere,
soddisfare le tue passioni, alle tenerezze del tuo Dio che ti ha creata, che
ti ama tanto? Preferisci l'inferno o il Cielo?
§ 2° - Gesù rivolge le sue lagnanze ad Aexandrina, come a sua sposa e vittima riparatrice
«Io chiamo
le anime.
Mi voltano le spalle, non vogliono udire la mia voce.
Le lascio in balia delle passioni. »
Ma tu implorami tanto, che ancora ne soccorrerai molte.
Vivi nei miei tabernacoli; invocami per i peccatori.
Il mio Cuore sta nei tabernacoli angosciato:
io chiamo i peccatori in tutti i modi: infelici! Sono sordi alla mia voce divina,
sono ciechi alla luce del loro Dio.
Io piango perché i peccatori dormono nel peccato e grido notte e giorno:
svegliatevi, riaizatevi, uscite da lì!
Ma non mi odono: è sonno mortale. Hanno continuato la loro vita di crimini
sull'onda sregolata delle passioni.
Le anime tiepide non si sono infervorate.
Le anime che mi amavano si sono arrestate nel loro amore.
Io sono triste, sono triste, figlia mia: è grande, infinita la mia tristezza,
e così il mio dolore.
Ho freddo, sono gelato: è caduto su di me il gelo dei cuori tiepidi;
sono cadute su di me le onde delle passioni e dei vizi.
Che rivolta, che rivolta contro il Cielo: l'iniquità contro Dio, i figli
contro il Padre!
E' necessario, è urgente porre termine alle tempeste dei vizi.
Povero mondo, povero mondo! Non ascolta la voce del suo Dio, non accoglie la
richiesta di Gesù.
Venite a me, amatemi! Non peccate più! Presto, presto! Questo invito
è di Gesù, presto, presto...
Ah, per quanti questo invito arriva troppo tardi! Ho chiamato, ho invitato,
ho preavvisato in tempo. Quanti e quanti hanno già ricevuto la giustizia
di mio Padre! E perché? Perché non hanno prestato attenzione alla
voce divina, all'invito del Cielo.
Già cadde la giustizia e più ancora cadrà. Già milioni
di peccatori sono stati castigati e altri milioni di peccatori stanno per esserlo.
Io voglio un mondo di grazia, di purezza e di amore. Il mondo non dà
retta alle mie richieste.
Voglio anime, voglio anime!
Le vedo fuggire. Il mio dolore è infinito...
Quanto è bello, quanto è bello il Cielo, figlia mia!
Parlane alle anime: di' loro quanto devono soffrire, quanto devono evitare il
peccato ed amare il mio divin Cuore per meritarlo. E' bello il Cielo, figlia
mia, oh, come è bello!..
Con quale dolore, con quale pena io dico che il Cielo è bello, perché
i miei figli, i miei cari figli non vogliono goderlo! La mia tristezza è
grande, il mio dolore è infinitamente grande: i miei figli, i miei cari
figli non vogliono il Cielo, non vogliono godere di me!
Le passioni, le passioni sregolate li portano al rifiuto di un Cielo bello,
di un Cielo trionfante, di una eternità di gaudio.
Parla alle anime, mia colomba bella, istruiscile nelle cose del Signore; metti
nei loro cuori l'orrore per il peccato, quanto più ti è possibile.
Parla loro, parla loro del mio amore. Di' loro che le voglio per me...
(da un’estasi
cantata) «Vieni, figlio mio, prendi la tua croce. Vieni, figlio mio, segui
i miei passi. Vieni a chiedere perdono al tuo Gesù, al tuo Gesù,
al tuo Gesù!»
«Chiamo, invito, ma il mio invito non è accettato.
Chiamo, voglio perdonare, ma i peccatori, il mondo intero, non accetta il mio
perdono!»
Finiamo con
4 frammenti di dialogo tra Gesù ed Alexandrina.
«O figlia mia, se il mondo si affrettasse, se i peccatori si convertissero,
se vi fosse un rinnovamento di vita, quante anime riceverebbero il perdono,
quanti castighi sarebbero risparmiati a questa povera umanità!
Ma no, non c'è da sperare. Che incendio di vizi, che mare agitatissimo
di passioni!
E non odono affatto la voce del loro Dio, non prestano affatto attenzione a
Colui che chiama, che chiama ed avverte con amore di padre.»
«O Gesù, continuate ad avvertire sempre! Guardate solo alla vostra
misericordia infinita!
Io ho molta pena per Voi; non Vi posso vedere soffrire; ma le anime, le anime,
ah, se si perdono eternamente! Le amo tanto perché in loro vedo solo
Voi.»
Improvvisamente
si illuminò il luogo dove mi trovavo.
Davanti a me apparvero Gesù e la Mamma tenendosi per mano. Staccarono
le mani ed entrambi, con gli occhi fissi al Cielo, mi additarono con la mano
destra i loro Cuori che avevano visibili al centro del petto - scena che mai
più dimenticherò - Tanto il Cuore di Gesù quanto quello
della Mamma erano cerchiati di molte spine dalle quali cadevano molte molte
gocce di sangue.
La mia ansia di raccogliere nel mio petto tutte quelle gocce di sangue era infinita.
O Gesù, Mamma, non voglio che cada al suolo neppure una di queste gocce
di valore infinito!»
Gesù parlò: «Figlia mia, ti abbiamo additato i nostri Cuori
sofferenti, così sofferenti per farti comprendere la crudeltà
degli uomini, la gravità dei loro crimini.
Fissiamo il Cielo per mostrarti che stiamo anche noi chiedendo all'Eterno Padre
l'allontanamento della sua giustizia e ancora una volta la misericordia ed il
perdono per l'umanità.» (siamo nell'agosto del 54)
Non può
più essere trattenuta la giustizia del Signore. Affréttati, figlia
mia, a diffondere il messaggio di afflizione di Gesù.
Che l'umanità si prostri con fervore davanti all'immagine della Regina
del Cielo, della Regina del mondo, chiedendole che sia ancora una volta la Regina
della pace, la Signora della vittoria.»
«O Gesù, io sono confusa. Farò quello che mi ordinate, ma
temo che non mi crederanno.»
«Anche a me molti non hanno creduto e molti mi hanno denigrato, pur sapendomi
risuscitato e vittorioso.»
Mi apparve Gesù
insieme alla Mamma, in grandezza naturale. I loro vestiti e il manto viola scuro,
i loro volti tristissimi e i loro aspetti pure tristissimi mi causarono la più
profonda, la più grande agonia...
«Figlia mia, stiamo contemplando il mondo; guardiamo il Portogallo, guardiamo
le Nazioni:
che corruzione, che iniquità, che veleno criminoso!
Ho tanto chiesto, ho tanto invitato, attraverso le tue labbra, a venire al mio
divin Cuore in una completa emenda di vita! Ho chiesto io, ha chiesto mia Madre
benedetta: non siamo stati ascoltati!»
Prostrata davanti a Gesù e alla Mamma, chiesi loro: «Aspettate,
Gesù, aspettate, Mamma! Alzate le vostre mani divine verso l'Eterno Padre,
sostenete per altro tempo la sua giustizia! Lasciate che il Portogallo, l'umanità
facciano penitenza!...
Gesù, Mamma, perdonate, perdonate... Dimenticate le nostre ingratitudini.
Perdonate ancora una volta!»
«Chiedi, figlia mia! Chiedi, figlia nostra! Chiedi, chiedi, chiedi!»
dicevano Gesù e la Mamma nello stesso tempo, mentre mi accarezzavano.
CAPITOLO III
L'opera delle anime riparatrici
Il castigo che
ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe siamo
stati guariti.» (Is; 53,5)
Egli ha dato la vita per noi; anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli.»
(1° Gv. 3)
«E' irata la giustizia divina... Le anime pie alzino al Cielo le loro preghiere e invocazioni.»
Per comprendere questo capitolo occorre fare un po di luce sul significato e sul ruolo della sofferenza umana - quando è accolta con accettazione d'amore alla volontà divina - occorre penetrare almeno un po' nel «mistero della croce», iniziatosi con Gesù, Modello di vittima espiatrice. Ne parla Giovanni, per es. nella sua 1° Lettera (versetti qui riportati sotto il titolo di questo capitolo). Notissima è poi la frase di S. Paolo: «Nel mio corpo dà compimento a quella porzione di patimenti che il Cristo mi ha riservato per il bene della Chiesa, che è il suo Corpo mistico.» (Col. 1,24) Nel decorrere dei secoli abbiamo una «inondazione continua» di sofferenze salvifiche... anche descritte e commentate da chi le ha vissute in prima persona con martiri più o meno rivelati. Ricordiamo qui solo quanto disse il nostro pontefice Giovanni Paolo II il 24 maggio 1981, degente all'Ospedale «Gemelli» dopo l'attentato: «La sofferenza accettata in unione con Cristo sofferente ha una sua efficacia impareggiabile per l'attuazione del disegno divino della salvezza... Invito tutti i malati ad unirsi a me nell'offerta a Cristo dei loro patimenti per il bene della Chiesa e dell'umanità...»
§ 1° - Alexandrina vittima riparatrice per ta salvezza
«Ti ho chiesto
il tuo corpo per crocifiggerlo e tu hai accettato: me lo hai consegnato... Nota
Era necessario, figlia mia, che vi fosse qualcuno che si lasciasse crocifiggere
con questa crocifissione tanto crudele: in questa come in nessun'altra8 dò
prova di quanto ho sofferto; tante, tante sofferenze sinora sconosciute! Ho
scelto te, sposa amata, perché attraverso te fossero mostrate al mondo.
Guai a lui, se non ti fossi lasciata immolare per lui!
Non ti faccio la richiesta del dolore (di espiazione) solo per udire dalle tue
labbra un «sì» pieno di amore e di generosità. Ti
chiedo il dolore, dolore, dolore che salva!
Il fuoco delle passioni si è appiccato al mondo: non vi è nessuno
che lo spenga; invece di acqua per spegnerlo vi gettano sopra la legna delle
iniquità, dei crimini luridi, delle maggiori
Nota: Alexandrina ha rivissuto settimanalmente, nel corpo, nel cuore e nell'anima, la S. Passione dal 1938 sino alla morte (1955).
malvagità
per riattizzarlo: le fiamme di fuoco criminoso hanno raggiunto il loro culmine.
La giustizia divina deve cadere su questa terra colpevole. Le tue sofferenze,
il tuo amore sono puntelli saldissimi della giustizia di Dio. Offrimi dolore,
dolore, dolore doloroso per essere tu ancora una volta il sostegno del mio forte
e virtuoso Salazar. Offrimi dolore, offrimi dolore affinché il suo zelo
per la tua patria trionfi ancora una volta insieme alla mia Chiesa, di cui egli
è stato grande sostegno ed aiuto. Offrimi dolore affinché, per
mezzo suo (di Salazar), la Chiesa possa irradiare di più la sua luce,
i suoi ragggi luminosi.
Vigilanza, molta vigilanza! Da una parte e dall'altra si tramano lacci mortali...
Nota
Lasciati immolare, mia follemente innamorata, mia vittima diletta!»
«Lasciate il peccato, lasciate le vanità, venite al vostro Dio! Vi parla Gesù che è sceso dal Cielo (nell'estasi di Alexandrina), che è sceso per amore, per avvertirvi, per salvarvi.
Nota . Si può intendere dal comunismo e dalla massoneria. Questo Diario è del 21-1-49
Morii sul Calvario,
morii per dare la vita, e fu solo per amore.
Venite a questo Calvario (frazione dove abita Alexandrina): immolo la mia vittima,
ed è solo per amore... Voglio salvare il mondo, voglio salvare gli uomini,
voglio salvare i figli miei.
Si, figlia mia, è grazie a te che io regno nelle anime. Sapessi tu quante
trasformazioni, quante conversioni con sincera emenda di vita avvengono presso
di te in questa tua cameretta, in questo Calvario dove ti ho collocata, Calvario
di dolore e di amore! Quante anime che vi entrarono con Satana in cuore e da
qui uscirono portando me, con un dolore profondo e con fermo proposito di emenda!
Hanno espulso il demonio e io ho preso il posto nei loro cuori.
Coraggio, mia vittima amata! Il tuo dolore, il tuo martirio non cessano un momento
perché neppure per un solo momento le anime cessano di aver bisogno di
te.
La tua riparazione, la riparazione che Ci viene fatta (a Gesù e all'Eterno Padre) riesce a far si che le anime non siano condannate eternamente all'inferno, ma non a far si che ai corpi sia risparmiato il tremendo castigo, il grande rigore della giustizia divina.
La terra, la terra
colpevole: il cimitero delle anime!
Svegliale, figlia mia, svegliale! Falle risvegliare alla grazia, a Dio, al Cielo.
Il mondo, i peccatori sono sordi. Guariscili con le tue sofferenze, dà
loro il balsamo della tua croce.
Povero mondo, senza la vittima piccola ai suoi occhi, ma grande molto grande
con tutta la grandezza agli occhi del Cielo!
Chiedi, chiedi, figlia mia! Alza al Cielo le tue mani, fissa in esso i tuoi
sguardi: non dubitare della tua preghiera, non dubitare del tuo potere, unita
all'Onnipotente. Con Gesù tutto puoi, con Maria tutto puoi.
Io voglio, io voglio, sì, che il grido di invocazione, figlia mia, sia
continuo. Abbi coraggio, abbi coraggio!»
Frammenti di dialogo
tra Gesù ed Alexandrina
«O mio Gesù, io non so cosa fare: non posso vedervi soffrire, nè
lasciare che le anime si perdano; povera me! Non so nulla e sento che non faccio
nulla.»
«Offrimi dolore senza un lamento e con gioia, o figlia mia, figlia mia
cara; dammi riparazione...
Dona per i peccatori le tue sofferenze; riparami per tanti sacrilegi; riparami
per le iniquità del mondo intero.»
«O mio Gesù, io soffro tutto per vostro amore e per riparare per
tutti i crimini, eppure Voi siete sempre ferito: i peccatori non cessano di
offendervi!»
«O figlia mia, ma le anime si salvano e per salvarne di più io
faccio che molte vengano presso di te. Da' loro la mia grazia, infondi loro
il mio amore.»
Finiamo questo
paragrafo con una visione che Alexandrina ha avuto e in cui sono messi in evidenza
tre mezzi di salvezza: l'Eucaristia, il Rosario, l'immolazione di Alexandrina
stessa, che attira verso il Cielo innumerevoli anime.
Questo brano introduce al paragrafo successivo in cui si considerano molte anime
riparatrici, oltre Alexandrina.
Gesù mi diede nelle mani la croce che pendeva dalla corona del Rosario;
questa non rimase intrecciata nelle mani come altre volte, ma distesa ed aperta.
Qualcuno dal lato opposto la sosteneva.
Gesù si mise in mezzo alla corona, aprendola sempre di più e disse:
«Tieni salda nelle tue mani la croce, stringila bene al tuo cuore: l'umanità
intera sta dentro alla corona del Rosario.
Parla, figlia mia, parla alle anime del Rosario e dell'Eucaristia. Il Rosario,
il Rosario! L'Eucaristia, il mio Corpo e il mio Sangue! L'Eucaristia, l'Eucaristia
con le mie vittime: ecco la salvezza del mondo. Avessi io molte vittime come
quella di questo Calvario, con tutta la generosità, con tutto l'eroismo,
in un abbandono totale! Ma non le ho.»
In quel momento, senza sapere come, fui sollevata in alto. La croce che avevo
nelle mani rimase dietro di me come se io fossi inchiodata su di essa. Il mio
cuore divenne un vaso che custodiva sangue. Dai due lati si innalzarono due
scale che andavano a terminare ai due estremi del braccio orizzontale. Quella
a destra era la scala del Rosario, quella a sinistra era la scala dell'Eucaristia;
quella dell'Eucaristia aveva, più o meno a metà, un mazzo di spighe
bionde e due grappoli di sola uva.
Le anime salivano, salivano in fretta, riempiendo tutta la larghezza delle scale;
passavano dalle estremità del braccio orizzontale della croce dentro
al vaso che conteneva il sangue: lì si bagnavano, volavano più
in alto ed entravano in Cielo.
Oh, come mi piacerebbe che tutti vedessero questo!
Gesù disse: «Figlia mia, la tua vita è una predica continua:
quando parli, quando sorridi, quando piangi e gemi di più, sovraccarica
del peso della croce. E' un vero esempio per i grandi, per gli umili, per i
saggi e per i dottori della Chiesa.
Il tuo dolore porta le anime al Rosario e all'Eucaristia. Con il tuo dolore
esse salgono quelle due scale di salvezza: dolore e sangue, dolore e croce,
croce di salvezza. Esse, già in alto, passano poi ancora attraverso il
crogiuolo del tuo martirio; dopo di essersi purificate, dal braccio della croce
volano in Paradiso»...
Venne di nuovo Gesù: «Io sono con te e con te si trova mia Madre
benedetta. Era lei dalla parte opposta a sostenere la corona del Rosario.
Andiamo dunque a soccorrere il mondo, a salvare i peccatori!
§ 2° - Altre anime giuste, ferventi d'amore e generose, cooperano alla redenzione che continua nei secoli
Alexandrina sente
dire dalla Madonna:
«Figlia mia, chiedi a coloro che ami, che ci amino (Gesù e Maria),
che soffrano per noi dicendo e ripetendo sempre: "voglio che il mio amore
e la mia sofferenza tolgano dai Cuori di Gesù e di Maria tutte le ferite
che hanno e che lo stesso amore e la stessa sofferenza siano da Gesù
accettate per mezzo di Maria per la salvezza delle anime, per la conversione
dei peccatori."
Dillo, figlia mia: voglio che il mio desiderio sia divulgato.»
Venne la Mamma Addolorata, tutta in pianto...
«Offrimi in questo mese (novembre) le tue sofferenze, le orazioni e i
sacrifici, tutto quanto potrai, per portare sollievo alle anime che soffrono
nel Purgatorio. Chiedi la stessa cosa in nome mio a coloro che ami e che ti
stanno attorno perché facciano salire al Cielo un grande numero di anime
che loderanno me e Gesù.
Questa lode sarà per i nostri Cuori tanta gioia che ci fa dimenticare
le offese contro di noi.»
(Riprende Gesù)
«Vorrei anime che, a tua somiglianza, continuamente si lasciassero immolare
con uguale generosità ed amore... Si riuniscano le anime pie in orazione;1
si accostino ai tabernacoli le anime che mi amano: voglio l'amore dei loro cuori,
le preghiere fervorose e ardenti e continua riparazione. Formate nuovi cenacoli:
insegnate, conquistate, predicate la vita di Cristo.
Io sono il Signore, il Signore Gesù, venuto sulla terra per compiere
la volontà del Padre mio: è in suo nome che io chiedo riparazione,
riparazione ed amore.
Si uniscano i sacerdoti santi, si uniscano tutte le anime a me consacrate, si
uniscano le anime veramente pie, alzino al Cielo le loro preghiere e invocazioni.
Si faccia una seminagione di amore puro, di purezza e di riforma di costumi:
si faccia una seminagione di grano biondo, di grano dorato.
1Siamo nel luglio del 1950. Da allora molti gruppi di preghiera sono sorti, che costituiscono come una linfa vitale nel tessuto in gran parte inaridito, fossilizzato. Così è stato assecondato questo desiderio di Gesù.
In questo gruppo
di anime regna l'amore di Gesù.
O anime amanti del mio divin Cuore, fate tutto per me! Fate che molte anime
mi amino ed evitino i loro crimini.
Non fermatevi!
Seminate la semente che vi è stata data attraverso questa vittima (Alexandrina).
Andate alla conquista, andate alla conquista, andate alla conquista! Portate
anime a migliaia, a milioni al mio divin Cuore che è aperto per riceverle.
Gesù trova gaudio e gioia nelle anime vittime. Gesù trova gaudio
e consolazione nelle anime che Lo amano. Presto, presto, venite a Gesù:
è Lui che vi chiama.
Gesù vorrebbe infondersi nelle anime e nei cuori, essere in esse fuoco,
fuoco, solo amore. Gesù vuole oggi più che mai darsi a conoscere
a tutti i suoi figli.
Figlia mia, le
anime amiche del Signore non possono dormire nè riposare.
Il mondo, il mondo sta sulla bocca dell'abisso, per non dire sulla bocca dell'inferno.
Allerta, allerta! Le anime amiche di Gesù sorgano, si sveglino!
Bussate, tornate
a bussare, martellate e di nuovo martellate, amici miei, amici della mia Causa!
Io sono contento (di voi) ma non basta:
non perdete tempo, traete profitto del tempo! Bussate, bussate, martellate,
martellate di nuovo!
Che onda, che onda, che mare senza fine di vizi, di iniquità!
Il mondo dorme, il mondo dorme: bussate, bussate, martellate, martellate ancora!
Non permettete che il mare dei vizi dia la morte eterna alle anime.
Udite, anime vittime, udite, anime amanti del Signore! Venite presto, venite
con urgenza prima che echeggi il tuono della distruzione! Salvate le anime,
salvate le anime, ascoltate Gesù, placate la giustizia del Signore!
Povero mondo, senza l'Eucaristia! Povero mondo, senza le mie vittime, senza
ostie immolate con me continuamente!
Occhi fissi al
Cielo, cuore umile, cuore rassegnato alla volontà santissima di Dio.
Ho sete, chi potrà estinguermela? Ho fame, chi potrà saziarmi?
I cuori puri, i cuori assetati di me, i cuori e le anime riparatrici. Ho sete
di amore, ho fame di anime...
Io voglio ricevere e voglio dare, voglio darmi. Voglio dare, dare molto, dare
sempre alle anime riparatrici; voglio darmi, darmi interamente alle anime che
vogliono possedermi...
Voglio anime immolate giorno e notte, anime eroiche che provino col loro eroismo
di voler bene a Gesù, di amarlo e di voler dargli anime.
Grande sapienza, la maggior sapienza ha quell'anima che sa soffrire per Gesù;
grande sapienza, la maggior sapienza è amare molto e molto soffrire.
E' la sapienza che io ricerco, è la sapienza che desidero ardentemente.
E' rara, tanto rara:
non la trovo quasi mai.
Sono così poche le anime che accettano la sofferenza! Sono così
poche quelle che mi amano con amore puro e degno di me!
Se la mia vita nelle anime non portasse loro spine e desse loro solo consolazioni,
io sarei amato da un maggior numero.
Quale dolore per il mio Cuore: chiedere amore e non riceverlo, chiedere dolore
(di riparazione) e non essere ascoltato in questo appello!
Voglio presentare al mio Eterno Padre corpi e anime riparatrici, cuori trasformati
in tabernacoli vivi, con ostie immolate ardenti d'amore.
Voglio amore da presentare all'Eterno Padre dicendogli: "Padre, se molti
peccatori mi offendono tanto gravemente, molti cuori mi amano con amore generoso,
puro, forte, ardente."
Io voglio dolore da offrire al Padre dicendogli: "Padre mio, ho qui la
riparazione di molte anime vittime per riparare per tutti i crimini commessi
contro la tua Maestà, per placare così la tua giustizia.
Accetta, o Padre, e dà ai figli del mio sangue la tua misericordia, il
tuo perdono!"»
CAPITOLO IV
L'amore di Gesù
«il Signore
è buono e grande nell'amore.» (salmo 99)
«Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me.»
(Gv. 12,32)
«Venite a me voi tutti...»
«Il mondo,
il mondo, le anime, le anime sono tanto lontane dal conoscere e dall'amare Gesù!
Il mio dolore è infinito, come infinito è il mio divino amore.
Amai, amai, amai tanto sino a dare il sangue e la vita. E non sono corrisposto!
Sono così poche le anime che soffrono di buona volontà, che si
abbracciano alla croce; sono così poche le anime che battono i cammini
pietrosi e calcano le mie spine!
Ascoltate, ascoltate! Udite la voce afflitta di Gesù!
Cercate Gesù, le sue cose, la sua legge; lasciate il peccato, lasciate
il mondo, lasciate Satana.
Andate incontro
a Gesù, perché Egli va alla vostra ricerca, andate incontro a
Gesù: Egli va, corre sempre sempre alla vostra ricerca.
Gesù avverte, Gesù parla nel cuore e sulle labbra della sua vittima
(Alexandrina che in estasi riceve le comunicazioni di Gesù).
Gesù è tra voi come in un'altra ora era tra gli apostoli: riempitevi
delle sue grazie, dei suoi tesori, del suo amore.
Io sono triste, triste, piango di dolore, sono ferito dai peccati del mondo.
Si parla tanto dell'amore di Gesù, della sua dottrina, di tutta la sua
opera; ma amarlo, obbedirgli, compiere fedelamente i precetti del Signore, non
è cosa tanto frequente, non è cosa che avviene spesso come parrebbe:
vi è pietà inquinata, vi è amore nauseante...
Il Cuore divino di Gesù trabocca d'amore, lancia come faville su tutta
la terra:
su tutti i cuori e tutte le anime le stesse fiamme, lo stesso incendio d'amore.
E' padre, è
padre buono: vuole darsi, darsi e fare che tutti i figli suoi ardano nelle stesse
fiamme, nello stesso incendio d'amore...
Voglio amore da tutti i cuori; tutti i cuori siano miei; voglio possedere tutti
i cuori.
Lavorate, lavorate! Gesù lo vuole. Lavorate, lavorate perché vi
sia una riforma completa, una vita nuova, una vita totalmente di Cristo.
Udite, figli miei,
udite il grido del Cuore divino che vi ama!
Sono assetato di amore e non posso essere amato, essendo offeso come sono.
Il mio divin Cuore è fuoco che brucia, fuoco che consuma; il mio divin
Cuore è amore: ama e non è amato, ama e chiede amore, ama ed è
mendico d'amore...
Gesù va come uccellino che non può posarsi, che non può
riposare. Gesù va folle d'amore a chiedere amore a tutti i cuori.
Sono tanto dolci e nello stesso tempo estremamente dolorosi gli inviti di Gesù;
ascoltatelo!
E' Lui con tutto il suo amore, con tutta la tenerezza del suo divin Cuore.
Io sono amore che
consuma e con la stessa intensità voglio essere consumato.
Come la farfalla impazzita gira attorno alla fiamma, così il mio Cuore
va attorno ai cuori a bussare alla loro porta. La farfalla ama tanto tanto sino
a consumarsi, a dare la vita.
Io amo di più, molto di più, infinitamente di più. E soffro,
soffro tanto perché non mi vengono aperte le porte dei cuori, perché
non mi dànno posto nelle loro dimore.
Se non fossi Dio, morirei di dolore.
Alcuni mi rigettano perché sono pervertiti: le loro coscienze incallite
mi rifiutano completamente; altri non mi dànno ancora retta perché
vogliono continuare nelle loro passioni disordinate: l'inferno, l'inferno è
aperto per loro; altri mi rifiutano perché non mi conoscono; altri, di
più ancora, non mi lasciano entrare perché non vogliono soffrire:
vogliono fiori ma senza spine, vogliono gioie senza che siano intercalate da
tristezze.
Io sono Gesù e, in quanto Gesù, vengo a chiedere, vengo a mendicare.
Ascoltate, accogliete questo Mendicante divino! Vengo tremante di freddo: voglio
riscaldarmi nei vostri cuori:
datemi amore, fate che io sia amato.
Gesù scende
dal Cielo in terra (nell'estasi di Alexandrina): scende per amore, con tutta
la follia d'amore per voi.
Sono pochi, molto pochi coloro che traggono profitto dalle mie grazie. Io sono
sceso per amore e tutto faccio per amore alle vostre anime.
Guai a chi non trae profitto dalle mie grazie! Guai a coloro che lasciano passare
la mia divina voce come soffio d'aria che sparisce!
Accogliete la richiesta di Gesù: non peccate più!
Evitate più che potete attorno a voi tutto quanto è offesa fatta
a Gesù e a sua Madre benedetta.
Ascoltate, non peccate più! Amate questo Cuore divino cerchiato di spine,
trafitto da tanti pugnali!
Gesù è tutto dolcezza, tutto amore, tutto carità; Gesù
usa misericordia verso tutti coloro che lo offendono. Io sono bontà,
sono misericordia, sono perdono.
Ascoltate: sono
perdono e sono giustizia.
Venite a me tutti, venite al mio Cuore divino. Non peccate per non essere condannati
eternamente...
Venite, o peccatori, venite a riposarvi nell'oceano immenso del mio Cuore, venite
a guarire le piaghe fatte con l'alimento di erbe guaste!
Sapeste quanto
vi amo! E sapeste la gloria che ho preparata per voi in Cielo!
Venite al mio divin Cuore a prendere balsamo per le vostre ferite. Io voglio
guarirvi e dimenticarmi del molto che mi avete offeso.
Voglio guarirvi, sanare le vostre anime.
Venite a me voi tutti che avete errato: voglio perdonarvi. Venite a me, cuori
impietriti, venite a riscaldarvi, ad incendiarvi nella fornace ardente del mio
divin Cuore; venite ad arroventarvi, a modellarvi sul Modello divino: su Gesù!
Il Cuore divino
e poi aperto più che mai verso le anime che soffrono e Lo amano: seguono
qui accenni al meraviglioso scambio d'amore tra Gesù e l'anima, tra il
Creatore e la creatura.
«Venite a me voi tutti che soffrite ed entrate nel mio divin Cuore.
Venite a me voi tutti che desiderate ardentemente amarmi e bevete a questa fonte
che non si esaurisce!
Io sono amore, amore, infinitamente amore, eternamente amore.
Venite a me voi tutti e anche consolate il mio divin Cuore: ditemi continuamente
che mi amate e chiedetemi continuamente il mio amore.
Ho tanta fame, tanta fame e sete delle anime: saziatemi, saziatemi, riempite
il mio divin Cuore con il vostro amore, così come io con il mio amore
riempio il vostro cuore.
Mi dò, mi dò tutto alle anime. Incendio nelle mie fiamme i cuori
assetati del mio amore.»
«Ascoltate,
state attenti: è Gesù che parla (durante l'estasi pubblica di
Alexandrina), è Gesù che chiede, è Gesù che piange.
Parla per essere ascoltato; chiede per essere esaudito; piange perché
le sue lacrime vi commuovano.
Ascoltate, state attenti: preparatevi alla battaglia! Armatevi con la grazia,
la preghiera, la penitenza.
L'umanità, la povera umanità! I peccatori, i poveri peccatori!
Desiderereste non avere occhi per non vedere, orecchi per non udire, cuore per
non sentire, nè ragione per non comprendere.
Preparatevi, preparatevi, se volete essere salvi!
o figlia mia, figlia mia, ah, quanto doloroso è questo sfogo!
Ascoltate! Ho creato il Cielo per vostro gaudio, l'inferno per punizione. Venite
a me, non peccate più! Non lasciate perdere una sola goccia del mio divin
sangue.
Ascoltate: preparatevi alla battaglia! Riempitevi di Gesù per essere
forti...
«Quante anime
fuorviate, quanti scandali, quanta fede perduta!
Come sono triste! Più triste di quando camminavo verso la morte.
Quando salivo al Calvario camminavo triste come uomo, ma la mia anima andava
gioiosa perché andava a salvare i miei figli.
Ora vedo la maggior parte di loro morti per il peccato, in grave pericolo di
perdersi eternamente...
Il mio divin Cuore non ha ora, come sul Calvario, un solo soldato che lo apra,
che gli configga la lancia: ora sono milioni e milioni di peccatori che lo feriscono
cosi...
Non vi è dolore pari al mio dolore; non vi è dolore pari a quello
di mia Madre benedetta: il suo immacolato Cuore soffre nel vedere soffrire il
mio Cuore. Non vi è dolore, non vi è dolore pari al mio dolore.
Soffro per i luridi crimini del mondo; soffro perché non sono amato,
non sono amato. Sono sempre offeso, sempre offeso.
Quale cecità quella dell'umanità, quella della povera umanità!
Basta, basta coi crimini, basta, basta con tanto peccare!
Férmati, férmati, cieco immondo! Non vedi che schiacci il mio
Cuore?
Férmati, non vedi che lo ferisci e lo fai sprizzare sangue con tutta
l'abbondanza?
Férmati, non sputare più sul mio divino Volto; non vedi che sono
tuo padre?»
Alexandrina ha
la visione dei Cuori di Gesù e di Maria, mentre sente Gesù dirle:
«Ecco qui i Cuori del tuo Gesù e della tua cara Mamma. Vedi come
il mondo è ingrato e crudele, vedi quanto sono feriti! Entrambi hanno
la croce:
le medesime spine, le medesime spade li feriscono, il medesimo amore li avvince,
i medesimi vincoli li legano.»
Gesù mi presentò davanti i due Cuori molto uniti. La croce del
suo Cuore raggiungeva entrambi i Cuori, trafitti da una parte all'altra da acutissime
spine e spade, allacciati con lacci dorati; erano tanto feriti!
Quale pena veder soffrire così Gesù e la Mamma!
Abbiamo visto che
sovente anche Gesù, non solo l'Eterno Padre, chiama «figli miei»
gli uomini, considerandoli «redenti», quindi «rinati»
mediante la sua Croce, ossia «figli del suo Sangue».
I brani che seguono mettono in particolare risalto l'atteggiamento di Gesù
con amore di padre.
«Con quale
dolore, figlia mia, io e mia Madre benedetta contempliamo dal Cielo la terra!
Che iniquità, che corruzione! Non sono io che abbandona i peccatori:
sono essi che mi scacciano.
Io non bado al fatto di vederli macchiati, nè al fatto che mi offendono
molto: li chiamo con la mia tenerezza, dolcezza e bontà di padre.
Non mi ascoltano!
Fa' che essi mi prestino attenzione, fa' che mi amino.
Il mondo continua ad offendermi.
Io mi comporto con lui come un padre che dapprima invita suo figlio con tenerezza,
con dolcezza ed amore ad emendarsi e, non ottenendo nulla, è costretto
a castigarlo.
O mondo, povero mondo, se non ascolti la mia chiamata!
Alexandrina ha
avuto una visione di distruzioni.
«La distruzione che hai vista è un nulla rispetto a quella che
vi sarà (siamo nel marzo 1948).
Si pecca come mai si peccò: il castigo sarà come mai fu.
Soccorri, figlia mia, soccorri le anime!
Io sono padre e castigo per richiamare e per non punire ed uccidere eternamente..
Figlia mia, sarà così e tra pochissimo: il Cielo distruggerà
la terra;
sarà così e tra pochissimo, se i peccatori non si riconcilieranno
con me;
sarà così e tra pochissimo, se il mio divino amore non distruggerà
il vizio, l'iniquità, il crimine.
Io sono padre che ama e vuole essere amato; sono padre che ama, avverte e vuole
perdonare.
Io sono tutta tenerezza, io sono tutto amore, sono tutto amore; ma non posso
lasciare ignorare che sono giustizia, sono giustizia. Sono padre che ama e castigo
sempre perché i miei figli sempre mi fuggono.
Attenzione! Non
rilassatevi, figli miei! Non avete tempo per guardare indietro.
Il Padre che avverte vi ama più di tutti i padri della terra. Il Signore
che vi chiama vuoi darvi il suo Regno.
Neppure l'amore di tutti i padri della terra messi insieme può uguagliare
il suo.
Dove si potrà trovare nel mondo un padre tanto tenero, tanto pieno di
compassione, tanto amante, misericordioso e pieno di amore come me?
E dove si potranno trovare figli tanto ingrati, tanto crudeli e criminali come
i miei?
Sono tanto ferito! Il mio divin Cuore sanguina: scorre a fiotti il sangue da
tanto grandi ferite.
Ma anche così, procuro tutti i mezzi di salvezza, faccio di tutto per
condurli a me e dar loro entrata in questo Cuore divino, che tanto li ama.
Ho percorso il mondo, ho bussato a tutti i cuori affinché ricevessero
le mie grazie e accettassero la mia croce per salvare con essa tanto grande
numero di anime traviate, prigionire di Satana...
Dove c'è un padre che ama come Gesù? Quale padre potete mostrare,
che perdoni come Gesù?
Siccome io non posso essere uguagliato da nessun altro padre, soffro come nessun
padre della terra soffre. Soffro, soffro e il mio divin Cuore sanguina.
Venite a me, figli
miei, venite a me, figliolini del mio sangue divino!
Figliolini, figliolini: parola tenera! Figliolini, figliolini: parola amorosa
uscita dal Cuore di Dio attraverso le labbra della grande vittima di questo
Calvario (Alexandrina che si consuma nella frazione detta Calvario).
Gesù vive e non morrà mai.
Gesù vive e dà la sua vita:
Gesù vuole che le anime vivano con Lui eternamente...
Venite a me, venite a me, figli miei! Venite a me che solo per amore vi ho creati,
solo per amore vi ho dato il Cielo!
Nel momento in cui busso al cuore del figlio che ha ferito il mio Cuore:
(estasi cantata)
«Vieni a me, figlio mio...
Vieni al Cuore, vieni al Cuore del Signore!
Del Signore che è tuo, che è tuo!...»
Nel seguente brano
sono indicati i requisiti per essere degni figli di Dio.
«Udite, figli miei. Sarete miei figli, se mi amerete e seguirete la mia
legge. Sarete benedetti da mio Padre. Ardete nel mio amore! Vi darò tutte
le grazie.
Sarete miei figli, se professerete la mia legge.
Sarete miei figli, se per amore porterete la vostra croce. Sarete miei figli,
se per amore a me sarete apostoli del bene.»
E per finire il
seguente brano di un'estasi pubblica.
«Gesù ha aperto i suoi cammini con tutto lo splendore; come il
sole con tutti i suoi raggi, rivela la luce divina.
Vedete, ascoltate
la voce di Gesù! Vedete il suo amore, ascoltate la sua chiamata! Miracolo,
miracolo!
Gesù regna, Gesù trionfa. Quale dolcezza ha il Cuore tenerissimo
di Gesù! quale follia quella del suo amore!
Si dannano solo quelli che non vogliono salvarsi.
Ecco la chiamata di Gesù; e, per molti, l'ultima...
4 dicembre 1978 - SOCIETA' PERFETTA, DIVINA E UMANA
Mons. Ottavio Michelini
Figlio mio, prendi la penna e scrivi
La Mia Chiesa, ancora una volta ripeto Mia perchè uscita dalle ferite delle Mie Piaghe ma specialmente dal Mio Cuore squarciato da una lancia, è " società perfetta " Divina e Umana e come tale è provvista di tutti i mezzi per attuare il fine per cui Io Verbo eterno di Dio, l'ho creata.
Chi guarda oggi la Mia Chiesa dall'esterno potrebbe dubitare di questa mia affermazione, tanto più se l'osserva solo dal lato esteriore cioé nella sua umanità, o addirittura se la considera attraverso i moltissimi mali che la travagliano o se pensa, come molti, che i mezzi di cui dispone non sono adeguati ai tempi e al progresso non ritenendoli più validi al fine per cui le furono dati, perchè verrebbe ad avere una visione della Chiesa non corrispondente alla realtà, sarebbe infatti una visione fortemente annebbiata e deforme al punto tale che se non le diventa ostile, resta perlomeno indifferente nei suoi riguardi e questo è un male ancora peggiore.
E' vero che i mali che oggi l'affliggono sono tali e tanti da renderla irriconoscibile ma lo stato attuale non deve e non può essere considerato il suo stato " abituale ".
Oggi la Mia Chiesa è in crisi, una terribile e grande crisi di Fede, ma quando sarà passata, quello che resterà sarà talmente bello che non è possibile descrivere.
I Sacramenti: segni " efficaci " della Grazia
Voglio parlarti oggi di quei mezzi ritenuti ormai non idonei da molti fedeli, ho detto fedeli ma ciò vale anche per molti miei Ministri, parlo cioè dei Sacramenti che sono tesori celesti donati alla Terra dalla mia Misericordia e alla Chiesa (p. 128) perchè potesse e possa essere in mezzo al Mondo Sacramento di Salvezza.
Si è fatto di tutto per avvilirne la potenza e l'efficacia per screditarli agli occhi dei cristiani e non si è capito che questo fa parte di quel piano in fase di piena attuazione preparato dalle forze oscure dell'Inferno per demolire la Mia Chiesa.
I Sacramenti segni efficaci della Grazia, non sono figure o simboli, ma una consolantissima realtà e da Me vero Dio e vero Uomo, dati all'umanità:
per inserirla nella Mia Chiesa;
per darle la forza di fronteggiare le misteriose potenze del male e potersi difendere e proteggere dalle stesse;
per normalizzare i rapporti con Me incrinati dalle colpe attuali;
per conservare, sviluppare e accrescere la " vita ";
per regolare la vita sociale della Chiesa stessa aiutandola nel suo cammino missionario a raggiungere il suo fine;
per moltiplicare nella Chiesa i " figli di Dio " e così poterli assistere, confortare e incoraggiare nel loro " transito " dalla Terra all'Eternità.
In tutto questo figlio mio tu puoi vedere la "logica " dei Sacramenti e ne puoi capire la grandissima utilità nonché gli effetti meravigliosi che producono nelle singole anime e in tutto il Corpo Mistico;
essi rispondono all'esigenza della natura dell'uomo, infatti sono " segni materiali " rispondenti alla parte materiale dell'uomo che ha bisogno di vedere, sentire, toccare, gustare... segni materiali però " conferenti " la Grazia e la Grazia non riguarda la materia ma lo spirito cioè l'anima dell'uomo che investono e compenetrano dandole la forza necessaria per i vari momenti della vita sulla terra.
Per questo le forze oscure dell'Inferno hanno fatto e fanno di tutto per oscurarne bellezza ed efficacia!
Ma in che modo figlio mio?
Servendosi proprio di coloro che dovrebbero essere i (p. 129) tutori dei Sacramenti, i difensori della loro dignità e i sostenitori della loro efficacia e potenza...
Considerando il modo con cui vengono amministrati è certo che i fedeli non ne traggono motivi di maggior apprezzamento anzi, in quanto più che Sacerdoti permeati di fede e venerazione i Ministranti danno l'impressione di essere operai che maneggiano distrattamente i loro arnesi di lavoro...
tu vedi molti Sacerdoti accostarsi all'Altare o al Confessionale con un abbigliamento che non ha nulla di Sacro...
tu li vedi trattare e armeggiare con i " frutti " della Mia Redenzione con la stessa noncuranza di chi maneggia la zappa, la vanga o la cazzuola...
oh non è certamente questo il modo per inculcare nei fedeli fiducia, venerazione e stima nei Sacramenti che sono doni meravigliosi e stupendi attestanti l'Amore di Dio per i suoi figli " membri vivi " del suo Corpo Mistico!
I nemici si sentono sicuri e... ne pregustano la vittoria...
Dopo la purificazione i Pastori dovranno fare opera di ristrutturazione circa la disciplina dei Sacramenti rettificando dove ci sarà da rettificare e riportando tutto al punto giusto.
Ti ho già detto che la Mia Chiesa è assalita dall'esterno dalle forze oscure dell'Inferno e all'interno dalle forze loro alleate cioè dai tanti Giuda che la tradiscono col pretesto di aggiornarla nelle sue molteplici strutture Dottrina, Sacramenti, Liturgia...
con una gigantesca e vasta manovra e con la coalizzazione di tutte le forze a Lei nemiche, i tanti Giuda e le forze oscure dell'Inferno ne stanno preparando la distruzione... e si sentono sicuri e ne pregustano già la vittoria....
Ma perchè tutto questo?
Perchè non si crede alla Mia Divinità!
Oh! la loro delusione sarà quanto mai grande e amara allorché dovranno constatare che Io Gesù non sono solo un (p. 130) semplice uomo vissuto come tanti altri sulla terra 2000 anni fa, ma sono veramente Dio che tutto posso e che sono sulla Terra più vivo che mai e che opero come e quando credo...
vedranno che le Mie parole non sono come le loro; le Mie Parole non passano né passeranno mai!
Ho dato alla Mia Chiesa tesori inestimabili che non sono come i tesori degli uomini, perchè Io ho dato tesori vivi di vita eterna, essi sono caldi palpiti d'amore e sprazzi di Luce celeste che molti anche fra i miei Consacrati non hanno saputo capire, vedere, apprezzare e amare... eravate però stati avvisati anche di questo: " nolite ponere margheritas ante porcos " ma chi è immerso nelle realtà terrene non potrà mai vedere la Realtà celeste.
Figlio per quest'oggi basta, ti benedico e con te benedico tutti coloro che ti sono cari; voglimi sempre bene. (p. 131)