Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 32° settimana del tempo ordinario (San Martino di Tours)
Vangelo secondo Matteo 10
1Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità.
2I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello,3Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo,4Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, che poi lo tradì.
5Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti:
"Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani;6rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele.7E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino.8Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.9Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture,10né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento.
11In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza.12Entrando nella casa, rivolgetele il saluto.13Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi.14Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi.15In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città.
16Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.17Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe;18e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.19E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire:20non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
21Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire.22E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato.23Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo.
24Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone;25è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più i suoi familiari!
26Non li temete dunque, poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato.27Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti.28E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna.29Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia.
30Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati;31non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!
32Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli;33chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.
34Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada.35Sono venuto infatti a separare
'il figlio dal padre, la figlia dalla madre,
la nuora dalla suocera:'
36e 'i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa.'
37Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me;38chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me.39Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.
40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.41Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto.42E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa".
Giosuè 21
1I capifamiglia dei leviti si presentarono al sacerdote Eleazaro, a Giosuè figlio di Nun e ai capifamiglia delle tribù degli Israeliti2e dissero loro a Silo, nel paese di Canaan: "Il Signore ha comandato, per mezzo di Mosè, che ci fossero date città da abitare con i loro pascoli per il nostro bestiame".3Gli Israeliti diedero ai leviti, sorteggiandole dal loro possesso, le seguenti città con i loro pascoli, secondo il comando del Signore.4Si tirò a sorte per le famiglie dei Keatiti; fra i leviti, i figli del sacerdote Aronne ebbero in sorte tredici città della tribù di Giuda, della tribù di Simeone e della tribù di Beniamino.5Al resto dei Keatiti toccarono in sorte dieci città delle famiglie della tribù di Efraim, della tribù di Dan e di metà della tribù di Manàsse.6Ai figli di Gherson toccarono in sorte tredici città delle famiglie della tribù d'Issacar, della tribù di Aser, della tribù di Nèftali e di metà della tribù di Manàsse in Basan.7Ai figli di Merari, secondo le loro famiglie, toccarono dodici città della tribù di Ruben, della tribù di Gad e della tribù di Zàbulon.8Gli Israeliti diedero dunque a sorte queste città con i loro pascoli ai leviti, come il Signore aveva comandato per mezzo di Mosè.
9Diedero, cioè, della tribù dei figli di Giuda e della tribù dei figli di Simeone le città qui nominate.10Esse toccarono ai figli d'Aronne tra le famiglie dei Keatiti, figli di Levi, perché il primo sorteggio fu per loro.11Furono dunque date loro Kiriat-Arba, padre di Anak, cioè Ebron, sulle montagne di Giuda, con i suoi pascoli tutt'intorno;12ma diedero i campi di questa città e i suoi villaggi come possesso a Caleb, figlio di Iefunne.13Diedero ai figli del sacerdote Aronne Ebron, città di rifugio per l'omicida, con i suoi pascoli; poi Libna e i suoi pascoli,14Iattir e i suoi pascoli, Estemoa e i suoi pascoli,15Debir e i suoi pascoli, Colon e i suoi pascoli,16Ain e i suoi pascoli, Iutta e i suoi pascoli, Bet-Semes e i suoi pascoli: nove città di queste tribù.17Della tribù di Beniamino, Gàbaon e i suoi pascoli, Ghega e i suoi pascoli,18Anatot e i suoi pascoli, Almon e i suoi pascoli: quattro città.
19Totale delle città dei sacerdoti figli d'Aronne: tredici città e i loro pascoli.
20Alle famiglie dei Keatiti, cioè al resto dei leviti, figli di Keat, toccarono città della tribù di Efraim.21Fu loro data, come città di rifugio per l'omicida, Sichem e i suoi pascoli sulle montagne di Efraim; poi Ghezer e i suoi pascoli,22Chibsaim e i suoi pascoli, Bet-Coron e i suoi pascoli: quattro città.23Della tribù di Dan: Elteke e i suoi pascoli, Ghibbeton e i suoi pascoli,24Aialon e i suoi pascoli, Gat-Rimmon e i suoi pascoli: quattro città.25Di metà della tribù di Manàsse: Taanach e i suoi pascoli, Ibleam e i suoi pascoli: due città.26Totale: dieci città con i loro pascoli, che toccarono alle famiglie degli altri figli di Keat.
27Ai figli di Gherson, che erano tra le famiglie dei leviti, furono date: di metà della tribù di Manàsse, come città di rifugio per l'omicida, Golan in Basan e i suoi pascoli, Astarot con i suoi pascoli: due città;28della tribù d'Issacar, Kision e i suoi pascoli, Daberat e i suoi pascoli,29Iarmut e i suoi pascoli, En-Gannim e i suoi pascoli: quattro città;30della tribù di Aser, Miseal e i suoi pascoli, Abdon e i suoi pascoli;31Elkat e i suoi pascoli, Recob e i suoi pascoli: quattro città;32della tribù di Nèftali, come città di rifugio per l'omicida, Kades in Galilea e i suoi pascoli, Ammot-Dor e i suoi pascoli, Kartan con i suoi pascoli: tre città.33Totale delle città dei Ghersoniti, secondo le loro famiglie: tredici città e i loro pascoli.
34Alle famiglie dei figli di Merari, cioè al resto dei leviti, furono date: della tribù di Zàbulon, Iokneam e i suoi pascoli, Karta e i suoi pascoli,35Dimna e i suoi pascoli, Naalal e i suoi pascoli: quattro città;36della tribù di Ruben, come città di rifugio per l'omicida, Bezer e i suoi pascoli, Iaas e i suoi pascoli,37Kedemot e i suoi pascoli, Mefaat e i suoi pascoli: quattro città;38della tribù di Gad, come città di rifugio per l'omicida, Ramot in Gàlaad e i suoi pascoli, Macanaim e i suoi pascoli,39Chesbon e i suoi pascoli, Iazer e i suoi pascoli: in tutto quattro città.40Totale delle città date in sorte ai figli di Merari, secondo le loro famiglie, cioè il resto delle famiglie dei leviti: dodici città.
41Totale delle città dei leviti in mezzo ai possessi degli Israeliti: quarantotto città e i loro pascoli.42Ciascuna di queste città aveva intorno il pascolo; così era di tutte queste città.
43Il Signore diede dunque a Israele tutto il paese che aveva giurato ai padri di dar loro e gli Israeliti ne presero possesso e vi si stabilirono.44Il Signore diede loro tranquillità intorno, come aveva giurato ai loro padri; nessuno di tutti i loro nemici poté resistere loro; il Signore mise in loro potere tutti quei nemici.45Di tutte le belle promesse che il Signore aveva fatte alla casa d'Israele, non una andò a vuoto: tutto giunse a compimento.
Salmi 139
1'Al maestro del coro. Di Davide. Salmo.'
Signore, tu mi scruti e mi conosci,
2tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri,
3mi scruti quando cammino e quando riposo.
Ti sono note tutte le mie vie;
4la mia parola non è ancora sulla lingua
e tu, Signore, già la conosci tutta.
5Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano.
6Stupenda per me la tua saggezza,
troppo alta, e io non la comprendo.
7Dove andare lontano dal tuo spirito,
dove fuggire dalla tua presenza?
8Se salgo in cielo, là tu sei,
se scendo negli inferi, eccoti.
9Se prendo le ali dell'aurora
per abitare all'estremità del mare,
10anche là mi guida la tua mano
e mi afferra la tua destra.
11Se dico: "Almeno l'oscurità mi copra
e intorno a me sia la notte";
12nemmeno le tenebre per te sono oscure,
e la notte è chiara come il giorno;
per te le tenebre sono come luce.
13Sei tu che hai creato le mie viscere
e mi hai tessuto nel seno di mia madre.
14Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;
sono stupende le tue opere,
tu mi conosci fino in fondo.
15Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
intessuto nelle profondità della terra.
16Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi
e tutto era scritto nel tuo libro;
i miei giorni erano fissati,
quando ancora non ne esisteva uno.
17Quanto profondi per me i tuoi pensieri,
quanto grande il loro numero, o Dio;
18se li conto sono più della sabbia,
se li credo finiti, con te sono ancora.
19Se Dio sopprimesse i peccatori!
Allontanatevi da me, uomini sanguinari.
20Essi parlano contro di te con inganno:
contro di te insorgono con frode.
21Non odio, forse, Signore, quelli che ti odiano
e non detesto i tuoi nemici?
22Li detesto con odio implacabile
come se fossero miei nemici.
23Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore,
provami e conosci i miei pensieri:
24vedi se percorro una via di menzogna
e guidami sulla via della vita.
Salmi 73
1'Salmo. Di Asaf.'
Quanto è buono Dio con i giusti,
con gli uomini dal cuore puro!
2Per poco non inciampavano i miei piedi,
per un nulla vacillavano i miei passi,
3perché ho invidiato i prepotenti,
vedendo la prosperità dei malvagi.
4Non c'è sofferenza per essi,
sano e pasciuto è il loro corpo.
5Non conoscono l'affanno dei mortali
e non sono colpiti come gli altri uomini.
6Dell'orgoglio si fanno una collana
e la violenza è il loro vestito.
7Esce l'iniquità dal loro grasso,
dal loro cuore traboccano pensieri malvagi.
8Scherniscono e parlano con malizia,
minacciano dall'alto con prepotenza.
9Levano la loro bocca fino al cielo
e la loro lingua percorre la terra.
10Perciò seggono in alto,
non li raggiunge la piena delle acque.
11Dicono: "Come può saperlo Dio?
C'è forse conoscenza nell'Altissimo?".
12Ecco, questi sono gli empi:
sempre tranquilli, ammassano ricchezze.
13Invano dunque ho conservato puro il mio cuore
e ho lavato nell'innocenza le mie mani,
14poiché sono colpito tutto il giorno,
e la mia pena si rinnova ogni mattina.
15Se avessi detto: "Parlerò come loro",
avrei tradito la generazione dei tuoi figli.
16Riflettevo per comprendere:
ma fu arduo agli occhi miei,
17finché non entrai nel santuario di Dio
e compresi qual è la loro fine.
18Ecco, li poni in luoghi scivolosi,
li fai precipitare in rovina.
19Come sono distrutti in un istante,
sono finiti, periscono di spavento!
20Come un sogno al risveglio, Signore,
quando sorgi, fai svanire la loro immagine.
21Quando si agitava il mio cuore
e nell'intimo mi tormentavo,
22io ero stolto e non capivo,
davanti a te stavo come una bestia.
23Ma io sono con te sempre:
tu mi hai preso per la mano destra.
24Mi guiderai con il tuo consiglio
e poi mi accoglierai nella tua gloria.
25Chi altri avrò per me in cielo?
Fuori di te nulla bramo sulla terra.
26Vengono meno la mia carne e il mio cuore;
ma la roccia del mio cuore è Dio,
è Dio la mia sorte per sempre.
27Ecco, perirà chi da te si allontana,
tu distruggi chiunque ti è infedele.
28Il mio bene è stare vicino a Dio:
nel Signore Dio ho posto il mio rifugio,
per narrare tutte le tue opere
presso le porte della città di Sion.
Isaia 49
1Ascoltatemi, o isole,
udite attentamente, nazioni lontane;
il Signore dal seno materno mi ha chiamato,
fino dal grembo di mia madre ha pronunziato il mio nome.
2Ha reso la mia bocca come spada affilata,
mi ha nascosto all'ombra della sua mano,
mi ha reso freccia appuntita,
mi ha riposto nella sua faretra.
3Mi ha detto: "Mio servo tu sei, Israele,
sul quale manifesterò la mia gloria".
4Io ho risposto: "Invano ho faticato,
per nulla e invano ho consumato le mie forze.
Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore,
la mia ricompensa presso il mio Dio".
5Ora disse il Signore
che mi ha plasmato suo servo dal seno materno
per ricondurre a lui Giacobbe
e a lui riunire Israele,
- poiché ero stato stimato dal Signore
e Dio era stato la mia forza -
6mi disse: "È troppo poco che tu sia mio servo
per restaurare le tribù di Giacobbe
e ricondurre i superstiti di Israele.
Ma io ti renderò luce delle nazioni
perché porti la mia salvezza
fino all'estremità della terra".
7Dice il Signore,
il redentore di Israele, il suo Santo,
a colui la cui vita è disprezzata, al reietto delle nazioni,
al servo dei potenti:
"I re vedranno e si alzeranno in piedi,
i principi vedranno e si prostreranno,
a causa del Signore che è fedele,
a causa del Santo di Israele che ti ha scelto".
8Dice il Signore:
"Al tempo della misericordia ti ho ascoltato,
nel giorno della salvezza ti ho aiutato.
Ti ho formato e posto
come alleanza per il popolo,
per far risorgere il paese,
per farti rioccupare l'eredità devastata,
9per dire ai prigionieri: Uscite,
e a quanti sono nelle tenebre: Venite fuori.
Essi pascoleranno lungo tutte le strade,
e su ogni altura troveranno pascoli.
10Non soffriranno né fame né sete
e non li colpirà né l'arsura né il sole,
perché colui che ha pietà di loro li guiderà,
li condurrà alle sorgenti di acqua.
11Io trasformerò i monti in strade
e le mie vie saranno elevate.
12Ecco, questi vengono da lontano,
ed ecco, quelli vengono da mezzogiorno e da occidente
e quelli dalla regione di Assuan".
13Giubilate, o cieli; rallegrati, o terra,
gridate di gioia, o monti,
perché il Signore consola il suo popolo
e ha pietà dei suoi miseri.
14Sion ha detto: "Il Signore mi ha abbandonato,
il Signore mi ha dimenticato".
15Si dimentica forse una donna del suo bambino,
così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?
Anche se queste donne si dimenticassero,
io invece non ti dimenticherò mai.
16Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani,
le tue mura sono sempre davanti a me.
17I tuoi costruttori accorrono,
i tuoi distruttori e i tuoi devastatori si allontanano da te.
18Alza gli occhi intorno e guarda:
tutti costoro si radunano, vengono da te.
"Com'è vero ch'io vivo - oracolo del Signore-
ti vestirai di tutti loro come di ornamento,
te ne ornerai come una sposa".
19Poiché le tue rovine e le tue devastazioni
e il tuo paese desolato
saranno ora troppo stretti per i tuoi abitanti,
benché siano lontani i tuoi divoratori.
20Di nuovo ti diranno agli orecchi
i figli di cui fosti privata:
"Troppo stretto è per me questo posto;
scostati, e mi accomoderò".
21Tu penserai: "Chi mi ha generato costoro?
Io ero priva di figli e sterile;
questi chi li ha allevati?
Ecco, ero rimasta sola
e costoro dove erano?".
22Così dice il Signore Dio:
"Ecco, io farò cenno con la mano ai popoli,
per le nazioni isserò il mio vessillo.
Riporteranno i tuoi figli in braccio,
le tue figlie saran portate sulle spalle.
23I re saranno i tuoi tutori,
le loro principesse tue nutrici.
Con la faccia a terra essi si prostreranno davanti a te,
baceranno la polvere dei tuoi piedi;
allora tu saprai che io sono il Signore
e che non saranno delusi quanti sperano in me".
24Si può forse strappare la preda al forte?
Oppure può un prigioniero sfuggire al tiranno?
25Eppure dice il Signore:
"Anche il prigioniero sarà strappato al forte,
la preda sfuggirà al tiranno.
Io avverserò i tuoi avversari;
io salverò i tuoi figli.
26Farò mangiare le loro stesse carni ai tuoi oppressori,
si ubriacheranno del proprio sangue come di mosto.
Allora ogni uomo saprà
che io sono il Signore, tuo salvatore,
io il tuo redentore e il Forte di Giacobbe".
Seconda lettera a Timoteo 2
1Tu dunque, figlio mio, attingi sempre forza nella grazia che è in Cristo Gesù2e le cose che hai udito da me in presenza di molti testimoni, trasmettile a persone fidate, le quali siano in grado di ammaestrare a loro volta anche altri.
3Insieme con me prendi anche tu la tua parte di sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesù.4Nessuno però, quando presta servizio militare, s'intralcia nelle faccende della vita comune, se vuol piacere a colui che l'ha arruolato.5Anche nelle gare atletiche, non riceve la corona se non chi ha lottato secondo le regole.6L'agricoltore poi che si affatica, dev'essere il primo a cogliere i frutti della terra.7Cerca di comprendere ciò che voglio dire; il Signore certamente ti darà intelligenza per ogni cosa.
8Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti, secondo il mio vangelo,9a causa del quale io soffro fino a portare le catene come un malfattore; ma la parola di Dio non è incatenata!10Perciò sopporto ogni cosa per gli eletti, perché anch'essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna.11Certa è questa parola:
Se moriamo con lui, vivremo anche con lui;
12se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo;
se lo rinneghiamo, anch'egli ci rinnegherà;
13se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele,
perché non può rinnegare se stesso.
14Richiama alla memoria queste cose, scongiurandoli davanti a Dio di evitare le vane discussioni, che non giovano a nulla, se non alla perdizione di chi le ascolta.15Sfòrzati di presentarti davanti a Dio come un uomo degno di approvazione, un lavoratore che non ha di che vergognarsi, uno scrupoloso dispensatore della parola della verità.16Evita le chiacchiere profane, perché esse tendono a far crescere sempre più nell'empietà;17la parola di costoro infatti si propagherà come una cancrena. Fra questi ci sono Imenèo e Filèto,18i quali hanno deviato dalla verità, sostenendo che la risurrezione è già avvenuta e così sconvolgono la fede di alcuni.19Tuttavia il fondamento gettato da Dio sta saldo e porta questo sigillo: 'Il Signore conosce i suoi', e ancora: 'Si allontani dall'iniquità chiunque invoca il nome del Signore.'20In una casa grande però non vi sono soltanto vasi d'oro e d'argento, ma anche di legno e di coccio; alcuni sono destinati ad usi nobili, altri per usi più spregevoli.21Chi si manterrà puro astenendosi da tali cose, sarà un vaso nobile, santificato, utile al padrone, pronto per ogni opera buona.22Fuggi le passioni giovanili; cerca la giustizia, la fede, la carità, la pace, insieme a quelli che invocano il Signore con cuore puro.23Evita inoltre le discussioni sciocche e non educative, sapendo che generano contese.24Un servo del Signore non dev'essere litigioso, ma mite con tutti, atto a insegnare, paziente nelle offese subite,25dolce nel riprendere gli oppositori, nella speranza che Dio voglia loro concedere di convertirsi, perché riconoscano la verità26e ritornino in sé sfuggendo al laccio del diavolo, che li ha presi nella rete perché facessero la sua volontà.
Capitolo X: Dolce cosa, abbandonare il mondo e servire a Dio
Leggilo nella Biblioteca1. Parlerò ancora, e non tacerò; dirò all'orecchio del mio Dio, mio signore e mio re, che sta nei cieli: se "è tanto grande e sovrabbondante, o Signore, la dolcezza che hai preparato per coloro che ti temono" (Sal 30,20), che cosa sei tu, per coloro che ti amano e per coloro che ti servono con tutto il cuore? Davvero ineffabile è la dolcezza della tua contemplazione, che tu concedi a coloro che ti amano. Ecco dove massimamente mostrasti la soavità del tuo amore per me: non ero, e mi hai creato; mi ero allontanato da te, e tu mi hai ricondotto a servirti; infine mi hai comandato di amarti. Oh!, fonte di eterno amore, che potrò dire di te; come mi potrò dimenticare di te, che ti sei degnato di ricordarti di me, dopo che mi ero perduto nel marciume? Hai usato misericordia con il tuo servo, al di là di ogni speranza; gli hai offerto grazia ed amicizia, al di là di ogni merito. Che cosa mai potrò dare in cambio di un tal beneficio? Giacché non a tutti è concesso di abbandonare ogni cosa, di rinunciare al mondo e di scegliere la vita del monastero.
2. E' forse gran cosa che io serva a te, al quale ogni creatura deve servire? Non già il servirti mi deve sembrare gran cosa; piuttosto mi deve sembrare grande e meraviglioso che tu, unendolo ad eletti tuoi servi, ti degni di accogliere quale servo, uno come me, così misero e privo di meriti. A te appartiene chiaramente tutto ciò che io posseggo e con cui ti servo. E invece sei tu che mi servi, più di quanto io non serva te. Ecco, tutto fanno prontamente, secondo il tuo comando, il cielo e la terra, che tu hai creati per servizio dell'uomo. E questo è ancor poco; ché anche gli angeli li hai predisposti per servizio dell'uomo. Ma, al di sopra di tutto ciò, sta il fatto che tu stesso ti sei degnato di servire l'uomo, promettendogli in dono te stesso. E io che darò, in cambio di tutti questi innumerevoli benefici? Potessi stare al tuo servizio tutti i giorni della mia vita; potessi almeno riuscire a servirti degnamente per un solo giorno. In verità, a te è dovuto ogni servizio, ogni onore e ogni lode, in eterno. In verità tu sei il mio Signore, ed io sono il tuo misero servo, che deve porre al tuo servizio tutte le sue forze, senza mai stancarsi di cantare le tue lodi. Questo è il mio desiderio, questa è la mia volontà. Degnati tu di supplire alle mie deficienze.
3. Mettersi al tuo servizio, disprezzando ogni cosa per amor tuo, è grande onore e grande merito. Infatti, coloro che si saranno sottoposti spontaneamente al tuo santo servizio avranno grazia copiosa. Coloro che, per tuo amore, avranno lasciato ogni piacere della carne troveranno la soave consolazione dello Spirito Santo. Coloro che, per il tuo nome, saranno entrati nella via stretta, lasciando ogni cosa mondana, conseguiranno una grande libertà interiore. Quanto è grato e lieto questo servire a Dio, che rende l'uomo veramente libero e santo. Quanto è benedetta la condizione del religioso servizio, che rende l'uomo simile agli angeli: compiacenza di Dio, terrore dei demoni, esempio ai fedeli. Con indefettibile desiderio dobbiamo, dunque, abbracciare un tale servizio, che ci assicura il sommo bene e ci fa conseguire una gioia perenne, senza fine.
LETTERA 214: Agostino a Valentino, abate di Adrumeto, e ai suoi monaci in discordia tra loro sulla, questione della grazia e del libero arbitrio.
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta prima della Pasqua del 426 o 427.
Agostino a Valentino, abate di Adrumeto, e ai suoi monaci in discordia tra loro sulla, questione della grazia e del libero arbitrio (n. 1) da essi fraintesa dopo aver letto la lettera più lunga di Agostino a Sisto. Agostino ribadisce che in essa è propugnata la fede cattolica contro i Pelagiani, la quale non nega il libero arbitrio né lo innalza fino al punto che, privo della grazia, valga qualcosa per compiere il bene e per la salvezza (nn. 2-7).
AGOSTINO INVIA CRISTIANI SALUTI A VALENTINO, SIGNORE CARISSIMO E FRATELLO DEGNO D'ESSERE ONORATO, E AI FRATELLI CHE SONO CON LUI
I monaci discordi sulla grazia.
1. Sono venuti da noi due giovani, Cresconio e Felice, dicendo d'appartenere alla vostra comunità; essi ci hanno riferito che il vostro monastero è stato turbato da qualche divergenza d'opinioni, per il fatto che alcuni tra voi esalterebbero la grazia al punto da negare il libero arbitrio dell'uomo e, cosa ancora più grave, sosterrebbero che, nel giorno del giudizio, Dio non renderebbe a ciascuno secondo le sue opere 1. Essi però ci hanno anche segnalato che la maggior parte di voi non la pensano così, ma ammettono che il libero arbitrio è aiutato dalla grazia di Dio, affinché noi possiamo conoscere e compiere il bene; e in tal modo, allorché il Signore verrà a rendere a ciascuno secondo le sue opere, troverà le nostre opere buone che Dio aveva preparate affinché potessimo camminare in esse 2. Pensa bene chi pensa così.
Come difendere la grazia e il libero arbitrio.
2. Vi supplico, pertanto, fratelli, nel nome di nostro Signore Gesù Cristo; - come l'Apostolo supplicava i Corinti - parlate tutti il medesimo linguaggio e non vi siano tra voi delle divisioni 3. Innanzitutto il Signore Gesù, come sta scritto nel Vangelo dell'apostolo Giovanni, è venuto non per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato da lui 4. Ma in seguito, come scrive l'apostolo Paolo, Dio giudicherà il mondo 5 e lo giudicherà quando verrà a giudicare i vivi e i morti, come confessa tutta la Chiesa nel simbolo 6. Se, dunque, non c'è la grazia di Dio, in qual modo Dio salverà il mondo? E se non c'è il libero arbitrio, in qual modo giudicherà il mondo? Interpretate secondo questa fede il trattato o lettera mia che ci recarono con loro i suddetti fratelli: non negate la grazia di Dio e non difendete il libero arbitrio in modo da renderlo indipendente dalla grazia di Dio, come se potessimo in alcun modo concepire o compiere qualcosa secondo Dio senza di essa; cosa che non possiamo fare assolutamente. Ecco perché il Signore, parlando del frutto della giustizia, ha detto: Senza di me non potete far nulla 7.
La lettera a Sisto contro i Pelagiani.
3. Sappiate dunque che quella lettera indirizzata da me a Sisto, prete della Chiesa di Roma, fu scritta contro i nuovi eretici Pelagiani. Questi affermano che la grazia ci viene largita nella misura dei nostri meriti, cosa questa che induce uno a vantarsi non già nel Signore, ma in se stesso, vale a dire nell'uomo, e non affatto nel Signore. Orbene, è proprio questo che è vietato dall'Apostolo allorché dice: Nessuno riponga la propria gloria in un uomo 8; e, in un altro passo, dice: Chi si vanta, si vanti nel Signore 9. Quegli eretici, al contrario, persuasi d'arrivare alla giustizia da se stessi, come se se la fossero data da sé e non l'avessero ricevuta da Dio, si vantano non già nel Signore, ma in se stessi. A simili individui l'Apostolo si rivolge dicendo: Ma chi conferisce a te una distinzione? 10 L'Apostolo si esprime così poiché l'essere separati dalla massa di perdizione, ch'è diventata l'umanità dopo Adamo 11, affinché uno sia un recipiente destinato a usi nobili e non a usi ignobili, è opera esclusiva di Dio. Ma poiché l'uomo carnale gonfio di vanità sentendosi dire: Chi ti separa, alla domanda dell'Apostolo potrebbe, a parole o col pensiero, rispondere: " Ciò che mi separa è la mia fede, è la mia preghiera, è la mia giustizia ", subito l'Apostolo replica a simili idee e dice: Ma che cosa hai tu che non hai ricevuto? Se poi l'hai ricevuto, perché mai ti vanti come se non lo avessi ricevuto? 12 È proprio così che si vantano di quello che hanno, come se non l'avessero ricevuto, coloro che credono d'essere giustificati da se stessi e perciò ripongono la propria gloria in se stessi e non nel Signore.
La grazia non è dovuta ad alcun merito.
4. Per questo motivo, nella lettera che vi è giunta, ho provato con passi delle Sacre Scritture - li potete esaminare nella lettera - che noi non avremmo potuto compiere in alcun modo opere buone, né pregare con sentimenti di pietà, né credere con retta fede, se tutto ciò non lo avessimo ricevuto da Colui del quale l'Apostolo Giacomo dice: Ogni favore eccellente e ogni dono perfetto viene dall'alto e discende dal Padre degli astri 13, affinché nessuno affermi che la grazia di Dio gli sia stata concessa per i meriti delle proprie opere, o delle proprie preghiere, o della propria fede, e non creda che sia vero quanto affermano quegli eretici, che cioè la grazia sia accordata in considerazione dei nostri meriti, poiché non c'è nulla di più falso di questa asserzione. Con ciò non si vuol dire che non esista alcun merito buono delle persone timorate di Dio o alcun merito cattivo delle persone senza timore di Dio - altrimenti come potrebbe Dio giudicare il mondo? - ma che la conversione dell'uomo è opera della misericordia e della grazia di Dio, di cui il Salmo dice: Mio Dio (egli è); la sua misericordia mi preverrà 14. Per conseguenza, è in virtù della sua misericordia che l'empio viene giustificato, cioè da empio che era diventa giusto e comincia ad avere dei meriti che il Signore coronerà col premio, quando sarà giudicato il mondo.
Perché Agostino non ha potuto spiegare tutta la questione.
5. Numerosi erano i documenti che desideravo inviarvi: dalla loro lettura avreste potuto conoscere, con maggior precisione e completezza, il processo svoltosi contro i medesimi eretici Pelagiani nei concili episcopali, ma poiché i vostri fratelli venuti da me hanno fretta, vi scrivo queste poche righe che non sono una risposta, dato che non ci hanno portato alcuna lettera da parte della Carità vostra. Noi tuttavia li abbiamo accolti cordialmente, poiché il loro candore c'indicava a sufficienza che non avevano potuto raccontarci alcuna menzogna. Essi si sono affrettati a partire per celebrare la Pasqua assieme a voi, affinché questo santo giorno possa trovarvi, con l'aiuto di Dio, tutti in pace, senza discussioni che vi dividano.
La questione della grazia è difficilissima.
6. Sarebbe meglio, tuttavia, e ve lo chiedo caldamente, se voleste avere la cortesia d'inviarmi la persona dalla quale i monaci dicono di essere stati turbati. Può darsi infatti che sia lui a non comprendere il mio trattato o sia lui a non farsi capire, quando cerca di spiegare e risolvere una questione assai difficile e che solo pochi possono capire. Si tratta in realtà della questione riguardante la grazia di Dio, questione che a persone poco intelligenti ha fatto credere che l'Apostolo affermi: Fate il male perché ne venga il bene 15. A questo proposito l'apostolo Pietro nella sua seconda lettera dice: Perciò, carissimi, in attesa di questi eventi, fate del tutto perché il Signore vi trovi senza colpe e senza macchie, nella pace e riconoscete come dono di salvezza la longanimità di nostro Signore. In questo senso vi ha scritto anche il nostro carissimo fratello Paolo, guidato dalla saggezza avuta in dono, come fa pure in tutte le lettere in cui tratta lo stesso argomento, e nelle quali vi sono dei passi difficili a capirsi, il senso dei quali, come quello delle altre Scritture, è travisato da individui ignoranti e leggeri per la loro propria rovina 16.
Necessità dell'obbedienza a Dio e del libero arbitrio.
7. State dunque bene attenti a queste terribili affermazioni d'un sì grande Apostolo: quando v'accorgete di non capire, accontentatevi intanto di credere alle divine Scritture che c'insegnano l'esistenza non solo del libero arbitrio dell'uomo, ma anche della grazia di Dio, senza l'aiuto della quale il libero arbitrio non può né rivolgersi verso Dio né progredire verso Dio. Pregate inoltre anche di comprendere con l'intelligenza illuminata dalla sapienza ciò che credete con la fede religiosa. Il libero arbitrio lo abbiamo proprio per acquistare l'intelligenza e la sapienza; poiché se non fosse in virtù del libero arbitrio che noi agiamo con intelligenza e sapienza, la S. Scrittura non ci darebbe il comando: Cercate di comprendere, voi insipienti tra il popolo, e voi, stolti, diventate una buona volta sapienti 17. Per il fatto stesso che ci è ordinato e comandato di comprendere ed essere sapienti, è richiesta la nostra obbedienza, e questa non potrebbe esservi senza il libero arbitrio. D'altra parte però, se il libero arbitrio fosse capace d'arrivare all'intelligenza e alla sapienza senza la grazia di Dio, non gli direbbe: Dammi l'intelligenza affinché io impari i tuoi precetti 18, né si troverebbe scritto nel Vangelo: Allora aprì ad essi la mente perché comprendessero le Scritture 19; né l'Apostolo Giacomo direbbe: Se qualcuno di voi ha bisogno di sapienza, la chieda a Dio, che la concede a tutti liberalmente senza fargliene rimprovero, e gli sarà concessa 20. Il Signore è tanto potente da concedere a voi e a noi la gioia di venire a sapere, quanto prima, che la pace e la concordia nella fede è stata ristabilita in mezzo a voi. Vi saluto non solo a mio nome bensì anche a nome dei miei confratelli e vi chiedo di pregare per noi in concordia e con insistenza. Il Signore sia con voi. Amen.
1 - Mt 16, 27; Rm 2, 6; Ap 22, 12.
2 - Ef 2, 10.
3 - 1 Cor 1, 10.
4 - Gv 3, 17; 12, 47.
5 - Rm 3, 6.
6 - Cf. Symb. Nicaeni conc.; 2 Tm 4, 1; 1 Pt 4, 5.
7 - Gv 15, 5.
8 - 1 Cor 3, 21.
9 - 1 Cor 1, 31; 2 Cor 10, 17.
10 - 1 Cor 4, 7.
11 - Rm 9, 21; 2 Tm 2, 20.
12 - 1 Cor 4, 7.
13 - Gc 1, 17.
14 - Sal 58, 11.
15 - Rm 3, 8.
16 - 2 Pt 3, 14-16.
17 - Sal 93, 8.
18 - Sal 118, 125.
19 - Lc 24, 45.
20 - Gc 1, 5.
La storia dei tre alberi
Altri autori -
Leggilo nella BibliotecaC'erano una volta tre alberi, che crescevano l'uno accanto all'altro
nel bosco.
Erano amici. E come quasi tutti gli amici, anche loro chiacchieravano
tanto. E come quasi tutti gli amici, anche loro erano molto diversi,
nonostante crescessero nello stesso posto e fossero tutti all'incirca
della stessa altezza. Il primo albero amava la bellezza. Il secondo
albero amava l'avventura. E il terzo albero amava Dio.
Un giorno, gli alberi parlavano di ciò che sarebbero voluti diventare
da grandi.
«Quando sarò grande, vorrei essere un baule intagliato, di quelli dove
si conservano i tesori, pieno di gioielli scintillanti», disse il primo
albero. Il secondo albero non pensava a cose del genere. «Quando sarò
grande, vorrei essere un potente veliero», disse. «Insieme al capitano,
un grande esploratore, scoprirò nuove terre.» Nel frattempo, il terzo
albero scuoteva i rami. «Io non vorrei essere trasformato in niente»,
disse. «Vorrei restare esattamente qui dove sono e diventare ogni anno
sempre più alto. Vorrei diventare l'albero più alto della foresta. E
quando gli uomini mi guarderanno, li farò pensare a Dio.»
Passarono gli anni e un giorno nella foresta arrivarono tre boscaioli.
«Finalmente!», gridò il primo albero, quando il primo boscaiolo lo
abbatté. «Ora il mio sogno di diventare un baule di tesori si
realizzerà.»
«Splendido!», gridò il secondo albero, quando il secondo boscaiolo lo
abbatté. «Ora il mio sogno di diventare un veliero si potrà
realizzare.»
«Oh no!», gridò il terzo albero, quando il terzo boscaiolo lo abbatté.
«Ora non potrò parlare agli uomini di Dio.»
I boscaioli portarono via i tre alberi. E per due di loro il futuro era
carico di promesse. Ma non ci volle molto perché tutti e tre dovessero
seppellire i loro sogni. Anziché essere trasformato in un bel baule di
tesori, il primo albero diventò una brutta mangiatoia per animali.
Anziché un agile veliero, il secondo albero diventò un semplice
peschereccio. E del terzo albero non fecero niente. Fu tagliato in
assi, che furono lasciate in una pila nel giardino del falegname.
La vita continuò. Gli anni passarono. E piano piano, i tre alberi
impararono a convivere con i loro sogni infranti.
Poi, una notte, la vita del primo albero cambiò repentinamente. Nacque
un bambino, con tutta evidenza non un bambino comune. Gli angeli
cantarono, pastori vennero a visitarlo. Indovina quale mangiatoia usò
come culla la madre del bambino? Quando il primo albero capì che cosa
era successo, il suo cuore si riempì di gioia. «I miei sogni si sono
realizzati», disse. «Non sono stato riempito d'oro e di gioielli, ma ho
portato il più prezioso tesoro del mondo.»
Passarono molti altri anni, in tutto circa trenta, e un giorno, infine,
anche la vita del secondo albero cambiò. Era fuori, in mezzo al mare,
quando si scatenò una tempesta terribile. Il vento soffiava
violentemente e le onde erano tanto alte che la barchetta era persuasa
di affondare. Ma a quel punto accadde qualcosa di incredibile. Uno
degli uomini che essa trasportava, si alzò. «Taci, calmati!», disse al
vento e alle onde. Ed essi obbedirono. Quando il secondo albero afferrò
ciò che era accaduto, anche il suo cuore si riempì di gioia. «I miei
sogni si sono realizzati», disse. «Non ho trasportato un grande
esploratore, ma ho trasportato il Creatore del cielo e della terra.»
Non molto tempo dopo, anche la vita del terzo albero subì un
cambiamento.
Arrivò un falegname e lo portò via. Con sua grande costernazione, però,
non fu lavorato per farne qualcosa di bello. Non ne fecero neppure
qualcosa di utile. Invece, ne fu fatta una grezza croce di legno.
«Questo è il tipo di croce sulla quale i soldati crocifiggono i
criminali», pensò l'albero, sconvolto. E in effetti fu trasportato sul
luogo dell'esecuzione. Là, in cima ad una collina fu inchiodato sopra
le sue travi un uomo condannato a morte. Per la verità sarebbe dovuto
essere il giorno più brutto della vita dell'albero, ma l'uomo
inchiodato sulla croce non era un comune criminale che doveva pagare la
pena dei suoi delitti. Era un innocente, Gesù Cristo, figlio di Dio,
che moriva per i peccati del mondo. E quando il terzo albero capì ciò
che era successo, il suo cuore esultò di gioia. «I miei sogni si sono
realizzati», disse. «Non diventerò l'albero più alto del bosco, ma sarò
la croce che farà pensare gli uomini a Gesù Cristo.»
La chiesa sofferente
Beata Anna Katharina Emmerick
Dovetti lavorare in alcune vigne, dove il maligno aveva assunto l’aspetto del gelo e le ricopriva. Giunsi per questo lavoro a Coblenza, dove lavorai con molta fatica in tre vigne. Siccome pensavo di rivolgermi alle povere anime, vidi venirmi incontro nove figure con nove fardelli sulle spalle. Una decima aveva deposto il suo fardello ed era subito andata via, adesso toccava a me portare questo peso sulle spalle, legato fin sotto le braccia e con le altre nove figure presi a salire diretta verso levante. La via era scivolosa e non normale, entrambi i lati erano avvolti dalla notte e dalla nebbia. Non potevo più andare avanti per il grande peso, allora mi apparve sulla via una panca dove potei deporre il fardello. In quest’ultimo c’era l’uomo dalla grande figura affondato nel fango, mostratami da sant’Ignazio un paio di giorni prima. Venni a sapere che tale figura era uno degli ultimi principi elettori di Colonia, egli infatti aveva anche un cappello da principe elettore fissato sotto il braccio. Mi sembrò che gli altri nove portatori fossero messaggeri che trasportavano i loro principi, il decimo non era più in grado di portare quel peso e l’aveva lasciato per terra. Sempre salendo giungemmo finalmente ad un luogo meraviglioso, dove degli spiriti erano a guardia di una torre, i nove furono lasciati passare ma il mio fardello mi venne tolto e portato in custodia, mentre io venni guidata in un alto terrapieno ricolmo di fiori. Da lì scorsi altri terrapieni e colline con innumerevoli figure di principi, re, vescovi e gente di tutte le specie, in modo particolare coloro che erano dediti alla servitù, tutti lavoravano.
Alcuni principi portavano le corone sotto le braccia, i più cattivi le avevano alle gambe, questi dovevano lavorare nei terrapieni con gli scavi e le carriole, arrampicarsi, ecc. Vidi caderne molti dai terrapieni e poi nuovamente risalire. Le anime dei servi dovevano spingere al lavoro i loro padroni di un tempo. Vidi sopra di me solo il cielo e sotto, a destra e sinistra, i lavoratori circondati da un’infinità di acqua. Io ero tra alcuni alberi. Mi venne mostrato un altro luogo dove si trovavano solo donne in attesa, la mia guida mi disse che avrei dovuto raggiungerle e passare perciò dall’altra parte. Siccome non sapevo da dove entrare mi disse: “Come tu credi opportuno!” Ispirandomi alla mia fede pensavo semplicemente di passare dall’altra parte sull’acqua, servendomi di un panno, ma mi passò davanti improvvisamente una zattera, salii e senza remare passai dall’altra parte. La mia guida volò sopra di me sull’alta marea. Tale grande luogo di soggiorno era quadrangolare e c’erano anime di donne di tutte le specie, anche quelle di suore e altre anime che avevo conosciuto già sulla terra. Queste avevano tanti giardini da coltivare.
Le serve davano il comando alle padrone di un tempo. Queste abitavano in capanne di frasche. Ai quattro angoli del grande locale di soggiorno volteggiavano in aria quattro spiriti guardiani, i quali avevano appeso ai rami degli alberi più alti quattro piccole guardiole. Le anime avevano piantato alcuni alberi di frutta, ma non era ancora matura, perché c’era molta nebbia e un cielo molto basso, pigiato quasi sulla terra. Tutto il loro lavoro veniva ricevuto da altre anime che erano piccole e di cattivo aspetto, e le vidi camminare sulle montagne di ghiaccio. Costoro caricavano, a loro volta, la frutta sulle zattere e la inviavano a quella gente che la selezionava di nuovo e, quella scelta, l’inviava agli altri luoghi di soggiorno. Le anime che soggiornavano sulle montagne di ghiaccio erano quelle delle popolazioni non cristiane, ancora semiselvagge. Le donne mi domandarono quale anno era adesso sulla terra e in che modo si vive. Io riflettei prima e poi dissi che sulla terra si compivano molti peccati e perciò solo poche di loro avrebbero scelto di andarci. Non mi ricordo più cos’altro feci in questo luogo.
Il ritorno fu fatto, sempre in discesa, attraverso stretti sentieri, vidi in modo pronunciato le estremità della terra, e mi apparvero fiumi come fili argentati e mari come specchi; riconobbi pure boschi e città e giunsi finalmente giù, alle foci del Gange. Quando mi volsi indietro e guardai da dove ero venuta, quella via mi apparve come uno stretto raggio che si perdeva come una piccola fiamma nel sole. Vidi i buoni indiani pregare davanti alla croce, avevano solo un tipo di chiesa nella vegetazione fitta di fogliame; era molto bella e si celebrava la santa Messa. Da lì continuano attraverso la Persia, e poi verso il luogo dove Gesù venne crocefisso. In questo luogo non c’erano più i begli alberi di frutta e anche le tracce della vite che il Signore piantò. Proseguii verso l’Egitto e attraverso l’Abissinia, librandomi sull’acqua giunsi in Sicilia dove vidi molti luoghi devastati e abbandonati. Attraversai le montagne e raggiunsi una località poco lontana da Roma. Qui, in una pianura sabbiosa vidi un bosco di abeti un gruppo di rapinatori che volevano assalire un mulino nelle vicinanze. Quando io e la mia guida ci avvicinammo a loro, uno di questi venne preso da un grande timore e disse agli altri: “Mi sento come se qualcuno ci inseguisse”, allora tutti scapparono via.
Da questo lungo viaggio mi sento affaticata e piena di dolori per il carico pesante delle pene delle anime incontrate. Ho visto e fatto tantissime cose, non le ricordo tutte».