Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Filippo Neri, detto Pippo buono, era un prete fiorentino, che molti anni fa viveva a Roma. A quei tempi c'erano pochissimi signori molto ricchi e moltissimi poveri. Filippo Neri passò tutta la sua vita a cercare di aiutare questi poveri e per questo, quando morì fu fatto Santo. Un giorno vide passare un ricco signore: Signore, disse c'è una famiglia che muore di fame. Dategli di che sfamare quei poveretti. Il signore non gli rispose: anzi, gli diede una spinta per mandarlo via. Ma Filippo non si scoraggiò per così poco e continuò a ripetere le sue richieste. Alla fine quel signore, spazientito, si girò e diede un formidabile schiaffo al buon prete. Lì per li, Filippo si sentì venire la voglia di rispondere con un altro schiaffone, ma poi dominandosi disse: Questo schiaffo è per me, e io lo accetto: ma ora per piacere, datemi qualcosa per quella povera famiglia. (San Filippo Neri)

Liturgia delle Ore - Letture

Lunedi della 32° settimana del tempo ordinario (San Leone Magno)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 4

1Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto2dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame.3Allora il diavolo gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane".4Gesù gli rispose: "Sta scritto: 'Non di solo pane vivrà l'uomo'".5Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse:6"Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio.7Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo".8Gesù gli rispose: "Sta scritto: 'Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui' solo 'adorerai'".9Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù;10sta scritto infatti:

'Ai suoi angeli darà ordine per te,perché essi ti custodiscano';

11e anche:

'essi ti sosterranno con le mani,
perché il tuo piede non inciampi in una pietra'".

12Gesù gli rispose: "È stato detto: 'Non tenterai il Signore Dio tuo'".13Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.

14Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione.15Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi.

16Si recò a Nàzaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere.17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:

18'Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione,
e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto
messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi',
19'e predicare un anno di grazia del Signore'.

20Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui.21Allora cominciò a dire: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi".22Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: "Non è il figlio di Giuseppe?".23Ma egli rispose: "Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fàllo anche qui, nella tua patria!".24Poi aggiunse: "Nessun profeta è bene accetto in patria.25Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese;26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone.27C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro".28All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno;29si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio.30Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.

31Poi discese a Cafàrnao, una città della Galilea, e al sabato ammaestrava la gente.32Rimanevano colpiti dal suo insegnamento, perché parlava con autorità.33Nella sinagoga c'era un uomo con un demonio immondo e cominciò a gridare forte:34"Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So bene chi sei: il Santo di Dio!".35Gesù gli intimò: "Taci, esci da costui!". E il demonio, gettatolo a terra in mezzo alla gente, uscì da lui, senza fargli alcun male.36Tutti furono presi da paura e si dicevano l'un l'altro: "Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti immondi ed essi se ne vanno?".37E si diffondeva la fama di lui in tutta la regione.

38Uscito dalla sinagoga entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei.39Chinatosi su di lei, intimò alla febbre, e la febbre la lasciò. Levatasi all'istante, la donna cominciò a servirli.

40Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva.41Da molti uscivano demòni gridando: "Tu sei il Figlio di Dio!". Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era il Cristo.

42Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e volevano trattenerlo perché non se ne andasse via da loro.43Egli però disse: "Bisogna che io annunzi il regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato".44E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.


Primo libro di Samuele 20

1Davide lasciò di nascosto Naiot di Rama, si recò da Giònata e gli disse: "Che ho fatto, che delitto ho commesso, che colpa ho avuto nei riguardi di tuo padre, perché attenti così alla mia vita?".2Rispose: "Non sia mai. Non morirai. Vedi, mio padre non fa nulla di grande o di piccolo senza confidarmelo. Perché mi avrebbe nascosto questa cosa? Non è possibile!".3Ma Davide giurò ancora: "Tuo padre sa benissimo che ho trovato grazia ai tuoi occhi e dice: Giònata non deve sapere questa cosa perché si angustierebbe. Ma, per la vita del Signore e per la tua vita, c'è un sol passo tra me e la morte".4Giònata disse: "Che cosa desideri che io faccia per te?".5Rispose Davide: "Domani è la luna nuova e io dovrei sedere a tavola con il re. Ma tu mi lascerai partire e io resterò nascosto nella campagna fino alla terza sera.6Se tuo padre mi cercherà, dirai: Davide mi ha chiesto di lasciarlo andare in fretta a Betlemme sua città perché vi si celebra il sacrificio annuale per tutta la famiglia.7Se dirà: Va bene, allora il tuo servo può stare in pace. Se invece andrà in collera, sii certo che è stato deciso il peggio da parte sua.8Mostra la tua bontà verso il tuo servo, perché hai voluto legare a te il tuo servo con un patto del Signore: se ho qualche colpa, uccidimi tu; ma per qual motivo dovresti condurmi da tuo padre?".9Giònata rispose: "Lungi da te! Se certo io sapessi che da parte di mio padre è stata decisa una cattiva sorte per te, non te lo farei forse sapere?".10Davide disse a Giònata: "Chi mi avvertirà se tuo padre ti risponde duramente?".11Giònata rispose a Davide: "Vieni, andiamo in campagna".
Uscirono tutti e due nei campi.12Allora Giònata disse a Davide: "Per il Signore, Dio d'Israele, domani o il terzo giorno a quest'ora indagherò le intenzioni di mio padre. Se saranno favorevoli a Davide e io non manderò subito a riferirlo al tuo orecchio,13tanto faccia il Signore a Giònata e ancora di peggio. Se invece sembrerà bene a mio padre decidere il peggio a tuo riguardo, io te lo confiderò e ti farò partire. Tu andrai tranquillo e il Signore sarà con te come è stato con mio padre.14Fin quando sarò in vita, usa verso di me la benevolenza del Signore. Se sarò morto,15non ritirare mai la tua benevolenza dalla mia casa; quando il Signore avrà sterminato dalla terra ogni uomo nemico di Davide,16non sia eliminato il nome di Giònata dalla casa di Davide: il Signore ne chiederà conto ai nemici di Davide".17Giònata volle ancor giurare a Davide, perché gli voleva bene e lo amava come se stesso.18Giònata disse a Davide: "Domani è la luna nuova e la tua assenza sarà notata perché si guarderà al tuo posto.19Aspetterai il terzo giorno, poi scenderai in fretta e ti recherai al luogo dove ti sei nascosto il giorno di quel fatto e resterai presso quella collinetta.20Io tirerò tre frecce da quella parte, come se tirassi al bersaglio per mio conto.21Poi manderò il ragazzo gridando: Va' a cercare le frecce! Se dirò al ragazzo: Guarda, le frecce sono più in qua da dove ti trovi, prendile!, allora vieni, perché tutto va bene per te; per la vita del Signore, non ci sarà niente di grave.22Se invece dirò al giovane: Guarda, le frecce sono più avanti di dove ti trovi!, allora va' perché il Signore ti fa partire.23Riguardo alle parole che abbiamo detto io e tu, ecco è testimonio il Signore tra me e te per sempre".
24Davide dunque si nascose nel campo. Arrivò la luna nuova e il re sedette a tavola per mangiare.25Il re sedette come al solito sul sedile contro il muro; Giònata stette di fronte, Abner si sedette al fianco del re e il posto di Davide rimase vuoto.26Ma Saul non disse nulla quel giorno, perché pensava: "Gli sarà successo un inconveniente: non sarà mondo. Certo, non è mondo".27Ed ecco l'indomani, il secondo giorno della luna nuova, il posto di Davide era ancora vuoto. Saul disse allora a Giònata suo figlio: "Perché il figlio di Iesse non è venuto a tavola né ieri né oggi?".28Giònata rispose a Saul: "Davide mi ha chiesto con insistenza di lasciarlo andare a Betlemme.29Mi ha detto: Lasciami andare, perché abbiamo in città il sacrificio di famiglia e mio fratello me ne ha fatto un obbligo. Se dunque ho trovato grazia ai tuoi occhi, lasciami libero, perché possa vedere i miei fratelli. Per questo non è venuto alla tavola del re".30Saul si adirò molto con Giònata e gli gridò: "Figlio d'una donna perduta, non so io forse che tu prendi le parti del figlio di Iesse, a tua vergogna e a vergogna della nudità di tua madre?31Perché fino a quando vivrà il figlio di Iesse sulla terra, non avrai sicurezza né tu né il tuo regno. Manda dunque a prenderlo e conducilo qui da me, perché deve morire".32Rispose Giònata a Saul suo padre: "Perché deve morire? Che ha fatto?".33Saul afferrò la lancia contro di lui per colpirlo e Giònata capì che l'uccisione di Davide era cosa ormai decisa da parte di suo padre.34Giònata si alzò dalla tavola acceso d'ira e non volle prendere cibo in quel secondo giorno della luna nuova. Era rattristato per riguardo a Davide perché suo padre ne violava i diritti.
35Il mattino dopo Giònata uscì in campagna, per dare le indicazioni a Davide. Era con lui un ragazzo ancora piccolo.36Egli disse al ragazzo: "Corri a cercare le frecce che io tirerò". Il ragazzo corse ed egli tirò la freccia più avanti di lui.37Il ragazzo corse fino al luogo dov'era la freccia che Giònata aveva tirata e Giònata gridò al ragazzo: "La freccia non è forse più avanti di te?".38Giònata gridò ancora al ragazzo: "Corri svelto e non fermarti!". Il ragazzo di Giònata raccolse le frecce e le portò al suo padrone.39Il ragazzo non aveva capito niente; soltanto Giònata e Davide sapevano la cosa.40Allora diede le armi al ragazzo che era con lui e gli disse: "Va' e riportale in città".41Partito il ragazzo, Davide si mosse da dietro la collinetta, cadde con la faccia a terra e si prostrò tre volte, poi si baciarono l'un l'altro e piansero l'uno insieme all'altro, finché per Davide si fece tardi.42Allora Giònata disse a Davide: "Va' in pace, ora che noi due abbiamo giurato nel nome del Signore: il Signore sia con me e con te, con la mia discendenza e con la tua discendenza per sempre".


Salmi 127

1'Canto delle ascensioni. Di Salomone.'

Se il Signore non costruisce la casa,
invano vi faticano i costruttori.
Se il Signore non custodisce la città,
invano veglia il custode.
2Invano vi alzate di buon mattino,
tardi andate a riposare
e mangiate pane di sudore:
il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno.
3Ecco, dono del Signore sono i figli,
è sua grazia il frutto del grembo.
4Come frecce in mano a un eroe
sono i figli della giovinezza.
5Beato l'uomo che ne ha piena la faretra:
non resterà confuso quando verrà a trattare
alla porta con i propri nemici.


Salmi 119

1Alleluia.

Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.

3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.

5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.

9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.

17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.

25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.

33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.

41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.

49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.

57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.

65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.

73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.

81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?

85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.

89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.

97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.

105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.

113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.

121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.

125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.

129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.

137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.

145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.

153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.

161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.

169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.


Geremia 45

1Questa è la parola che il profeta Geremia comunicò a Baruc figlio di Neria, quando egli scriveva queste parole in un libro sotto la dettatura di Geremia nel quarto anno di Ioiakìm figlio di Giosia, re di Giuda:2"Dice il Signore, Dio di Israele, su di te, Baruc:3Tu hai detto: Guai a me poiché il Signore aggiunge tristezza al mio dolore. Io sono stanco dei miei gemiti e non trovo pace.4Dice il Signore: Ecco io demolisco ciò che ho edificato e sradico ciò che ho piantato; così per tutta la terra.5E tu vai cercando grandi cose per te? Non cercarle, poiché io manderò la sventura su ogni uomo. Oracolo del Signore. A te farò dono della vita come bottino, in tutti i luoghi dove tu andrai".


Seconda lettera ai Corinzi 2

1Ritenni pertanto opportuno non venire di nuovo fra voi con tristezza.2Perché se io rattristo voi, chi mi rallegrerà se non colui che è stato da me rattristato?3Perciò vi ho scritto in quei termini che voi sapete, per non dovere poi essere rattristato alla mia venuta da quelli che dovrebbero rendermi lieto, persuaso come sono riguardo a voi tutti che la mia gioia è quella di tutti voi.4Vi ho scritto in un momento di grande afflizione e col cuore angosciato, tra molte lacrime, però non per rattristarvi, ma per farvi conoscere l'affetto immenso che ho per voi.
5Se qualcuno mi ha rattristato, non ha rattristato me soltanto, ma in parte almeno, senza voler esagerare, tutti voi.6Per quel tale però è già sufficiente il castigo che gli è venuto dai più,7cosicché voi dovreste piuttosto usargli benevolenza e confortarlo, perché egli non soccomba sotto un dolore troppo forte.8Vi esorto quindi a far prevalere nei suoi riguardi la carità;9e anche per questo vi ho scritto, per vedere alla prova se siete effettivamente obbedienti in tutto.10A chi voi perdonate, perdono anch'io; perché quello che io ho perdonato, se pure ebbi qualcosa da perdonare, l'ho fatto per voi, davanti a Cristo,11per non cadere in balìa di satana, di cui non ignoriamo le macchinazioni.

12Giunto pertanto a Tròade per annunziare il vangelo di Cristo, sebbene la porta mi fosse aperta nel Signore,13non ebbi pace nello spirito perché non vi trovai Tito, mio fratello; perciò, congedatomi da loro, partii per la Macedonia.
14Siano rese grazie a Dio, il quale ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza nel mondo intero!15Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo fra quelli che si salvano e fra quelli che si perdono;16per gli uni odore di morte per la morte e per gli altri odore di vita per la vita.
E chi è mai all'altezza di questi compiti?17Noi non siamo infatti come quei molti che mercanteggiano la parola di Dio, ma con sincerità e come mossi da Dio, sotto il suo sguardo, noi parliamo in Cristo.


Capitolo XLIII: Contro l’inutile scienza di questo mondo

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1. Figlio, non ti smuovano i ragionamenti umani, per quanto eleganti e profondi; ché "il regno di Dio non consiste nei discorsi, ma nelle virtù" (1Cor 4,20). Guarda alle mie parole; esse infiammano i cuori e illuminano le menti; conducono al pentimento e infondono molteplice consolazione. Che tu non legga mai neppure una parola al fine di poter apparire più dotto e più sapiente. Attendi, invece, alla mortificazione dei vizi; cosa che ti gioverà assai più che essere a conoscenza di molti difficili problemi. Per quanto tu abbia molto studiato ed appreso, dovrai sempre tornare al principio primo. Sono io "che insegno all'uomo la sapienza" (Sal 93,10); sono io che concedo ai piccoli una conoscenza più chiara di quella che possa essere impartita dall'uomo. Colui per il quale sono io a parlare, avrà d'un tratto la sapienza e progredirà assai nello spirito. Guai a coloro che vanno ricercando presso gli uomini molte strane nozioni, e poco si preoccupano di quale sia la strada del servizio a me dovuto. Verrà il tempo in cui apparirà il maestro dei maestri, Cristo signore degli angeli, ad ascoltare quel che ciascuno ha da dire, cioè ad esaminare la coscienza di ognuno. Allora Gerusalemme sarà giudicata in gran luce (Sof 1,12). Allora ciò che si nascondeva nelle tenebre apparirà in piena chiarezza; allora verrà meno ogni ragionamento fatto di sole parole.

2. Sono io che innalzo la mente umile, così da farle comprendere i molti fondamenti della verità eterna; più che se uno avesse studiato a scuola per dieci anni. Sono io che insegno, senza parole sonanti, senza complicazione di opinioni diverse, senza contrapposizione di argomenti; senza solennità di cattedra. Sono io che insegno a disprezzare le cose terrene, a rifuggire da ciò che è contingente e a cercare l'eterno; inoltre, a rifuggire dagli onori, a sopportare le offese, a riporre ogni speranza in me, a non desiderare nulla all'infuori di me e ad amarmi con ardore, al di sopra di ogni cosa. In verità ci fu chi, solo con il profondo amore verso di me, apprese le cose di Dio; e le sue parole erano meravigliose. Abbandonando ogni cosa, egli aveva imparato assai più che applicandosi a sottili disquisizioni. Ad alcuni rivolgo parole valevoli per tutti; ad altri rivolgo parole particolari. Ad alcuni appaio con la mite luce di figurazioni simboliche, ad altri rivelo i misteri con grande fulgore. La voce dei libri è una sola, e non plasma tutti in egual modo. Io, invece, che sono maestro interiore, anzi la verità stessa, io che scruto i cuori e comprendo i pensieri e muovo le azioni degli uomini, vado distribuendo a ciascuno secondo che ritengo giusto.


LETTERA 164: Agostino risponde a Evodio sui quesiti tratti dal cap. III della I lettera di S. Pietro e d'onde derivi l'anima di Cristo.

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta nel 414/15.

Agostino risponde a Evodio sui quesiti tratti dal cap. III della I lettera di S. Pietro e d'onde derivi l'anima di Cristo: I) quali gl'increduli liberati da Cristo negl'inferi e sciolti dalle doglie di morte (nn. 1-6); A. cerca di risolvere le difficoltà inerenti al quesito (nn. 7-12) mettendo in guardia E. dalle assurdità derivanti dalla sua opinione (nn. 13-14). Simbolismo dell'arca di Noè e dell'acqua del diluvio (nn. 15-16). Il Figlio di Dio parlò agli uomini anche prima dell'Incarnazione (nn. 17-18). Risponde infine al II quesito: d'onde abbia avuto origine l'anima di Cristo (nn. 19-22).

AGOSTINO INVIA CRISTIANI SALUTI A EVODIO, SIGNORE SANTISSIMO, FRATELLO E COLLEGA NELL'EPISCOPATO

Difficoltà del quesito circa 1 Pt 3, 20.

1. 1. Il quesito da te propostomi, desunto dalla lettera dell'apostolo Pietro, suole - come io penso che tu sappia - lasciarci assai perplessi come intendere quel passo in cui sembra che parli degl'inferi. Io, a mia volta, ripropongo a te lo stesso quesito, perché tu ponga fine al mio dubbio eliminandolo tu stesso se ne sarai capace oppure un altro che troverai essere' in grado di farlo. Se, con la grazia del Signore, sarò io il primo ad arrivarci e riuscirò a mettertene a parte, non lo nasconderò alla tua Dilezione, ma per adesso ti farò conoscere solo i punti che mi creano difficoltà; in tal modo, tenendo conto di queste mie perplessità, potrai riflettere sulle parole dell'apostolo o potrai consultare un altro che troverai capace di spiegarle.

Prima difficoltà: A chi predicò Cristo negl'inferi?

1. 2. L'apostolo, dopo aver detto che Cristo, messo a morte quanto alla carne, fu reso alla vita per virtù dello spirito, soggiunge: Con lo stesso spirito si recò a predicare anche agli spiriti chiusi in carcere, che un tempo erano stati increduli, allorché era in attesa la longanimità di Dio, ossia al tempo di Noè mentre si costruiva l'arca, in cui poche persone, cioè soltanto otto, furono preservate per mezzo dell'acqua. Quell'acqua - soggiunge l'Apostolo - era figura del battesimo, che adesso fa salvi anche voi 1. Ecco ciò che mi ingenera imbarazzo: se è vero che il Signore alla sua morte predicò negl'inferi agli spiriti chiusi in carcere, quale grazia meritarono solo quegl'individui ch'erano stati increduli quando si costruiva l'arca, per cui il Signore discese agl'inferi? In realtà molte migliaia di persone appartenenti a tanti popoli erano morte dal tempo di Noè fino alla passione di Cristo ch'egli poteva trovare agl'inferi: non parlo dei credenti in Cristo, come i Profeti e i Patriarchi della stirpe d'Abramo, come ancor prima Noè con tutta la sua famiglia, che si salvò mediante l'acqua 2 a eccezione forse d'un sol figlio che poi fu considerato reprobo; così anche altri non appartenenti alla stirpe di Giacobbe, ma che credettero in Dio, come Giobbe 3, gli abitanti di Ninive 4 e tutti gli altri menzionati nelle Scritture o celati nel genere umano. Parlo invece delle molte migliaia d'individui i quali, non conoscendo Iddio ed essendo dediti al culto dei demoni o degl'idoli, passarono da questa vita, a cominciare dal tempo di Noè fino alla passione di Cristo. Come mai Cristo, trovando cotesti individui negl'inferi, non predicò ad essi ma solo a coloro che al tempo di Noè erano stati increduli mentre veniva costruita l'arca? Se invece Cristo predicò a tutti, perché mai Pietro ha menzionato solo, quelli, passando sotto silenzio l'innumerevole schiera di tutti gli altri?

Secondo difficoltà: Che vuol dire Dio sciolse i dolori ecc.

2. 3. E' assolutamente evidente che il Signore, morto quanto alla carne, discese agl'inferi: non si può contestare la profezia che dice: Non abbandonerai l'anima mia negl'inferi 5. Di questo fatto ha data la spiegazione anche S. Pietro negli Atti degli Apostoli, affinché nessuno osasse intendere diversamente quella frase e non si può neppure obiettare nulla alle parole con cui il medesimo Pietro asserisce che Gesù sciolse i dolori dell'inferno, in potere dei quali era impossibile che restasse lui 6. Chi dunque, se non un incredulo, potrebbe negare che Cristo è stato agl'inferi? Potrebbe darsi però che sorgesse questa difficoltà: in qual senso cioè deve intendersi l'espressione: da lui furono sciolti i dolori dell'inferno (dato che non aveva mai cominciato a essere per così dire incatenato tra i dolori e neppure li sciolse come se avesse spezzato le catene con cui sarebbe stato legato); è però facile dare questa spiegazione, che cioè i dolori furono sciolti allo stesso modo che si possono slegare i lacci messi dai cacciatori perché non trattengano la preda e non perché vi si sia già impigliata. Possiamo anche pensare che Gesù sciogliesse i dolori dai quali non poteva essere legato lui, mentre lo erano gli altri ch'egli sapeva che dovevano esser liberati.

Cristo salvò i grandi scrittori e filosofi pagani?

2. 4. Ma chi sarebbero questi tali? Sarebbe temerario stabilirlo con sicurezza. Se affermeremo che in quell'occasione furono liberati indistintamente tutti coloro che furon trovati laggiù, chi non si rallegrerebbe se riuscissimo a dimostrarlo, soprattutto nei confronti di alcuni che per le loro opere letterarie ci sono stati familiari e dei quali ammiriamo l'arte del dire e l'ingegno? Non parlo solo dei poeti e degli altri oratori che in molti passi delle loro opere hanno additato al disprezzo e allo scherno gli stessi loro falsi dèi pagani e talora hanno anche riconosciuto il solo vero Dio, pur professando con tutti gli altri il culto superstizioso, ma parlo altresì di coloro che affermarono le medesime verità non già in composizioni poetiche o in discorsi ma in opere filosofiche. Mi riferisco anche alla numerosa schiera di dotti le cui opere non ci son giunte ma dei quali abbiamo conosciuto, negli scritti di quegli altri, la vita meritevole - sotto un punto di vista - di lode; in tal modo questi personaggi, a parte il culto prestato a Dio, a proposito del quale sbagliarono adorando false divinità che dovevano essere adorate come stabilivano le leggi statali, e servendo le creature anziché il Creatore, per tutta la restante condotta della vita sono giustamente proposti a modelli da imitare per la parsimonia, la continenza, la castità, la sobrietà, il disprezzo della, morte affrontata per salvare la patria, per la fedeltà alla parola data non solo verso i concittadini ma anche verso i nemici. Purtroppo tutte queste virtù, quando non sono riferite al fine della retta e vera pietà, ma al vano fasto della lode e della gloria umana, si svuotano, per cosi dire, da sé stesse e diventano sterili. Ciononostante, per una certa inclinazione naturale, ci piacciono tanto che vorremmo che le persone fornite di tali virtù fossero,, singolarmente o insieme con tutte le altre, liberate dai tormenti dell'inferno, se il sentimento umano e la giustizia del Creatore non fossero in contrasto tra di loro.

Chi altri, oltre Cristo, liberati dai dolori?

2. 5. Stando così le cose, ammesso che il Salvatore abbia liberato tutti e - come hai scritto tu stesso esponendo il tuo quesito - " abbia svotato l'inferno in modo che per l'avvenire non si aspettasse altro che il giudizio finale ", eccoti le difficoltà che riguardo a questo problema son solite affacciarsi alla mente quando ci penso e mi lasciano imbarazzato non senza motivo. Anzitutto: su quale autorità si fonda quest'opinione? In realtà, ciò che accadde alla morte di Cristo, che cioè, come sta scritto nella lettera di S. Pietre, i dolori dell'inferno furono sciolti, si può intenderlo riferito a Cristo medesimo, in quanto li sciolse, vale a dire li rese inefficaci, per non esservi soggetto lui stesso, specialmente se si tien conto della frase che segue: poiché era impossibile ch'egli restasse in potere di essi 7. Oppure, se si chiede perché mai Cristo volle scendere agl'inferi, ove c'erano i dolori in potere dei quali egli non poteva restare assolutamente poiché, come sta scritto, egli era libero tra i morti 8 e il principe e dominatore della morte non trovò in lui nulla che meritasse il castigo, allora la frase della S. Scrittura sciolse i dolori dell'inferno può riferirsi non a tutti gl'individui, ma solo ad alcuni giudicati da Cristo degni d'essere liberati; in tal modo da una parte non si deve credere che la sua discesa laggiù fosse inutile, non giovasse cioè a nessuno di quelli che vi si trovavano prigionieri, dall'altra non deve trarsi la conseguenza per cui si dovrebbe credere che sia stata concessa a tutti la grazia che la divina misericordia e giustizia ha accordata solo ad alcuni.

E' di fede che Cristo liberò i Patriarchi.

3. 6. Quasi tutta la Chiesa ammette concordemente che Cristo ha liberato dagl'inferi il primo uomo, padre del genere umano; da qualsiasi fonte derivi questa tradizione, è da pensare che la Chiesa la creda non senza fondamento, anche se non si adduce a prova alcun passo esplicito delle Scritture divine che l'affermi. D'altra parte sembra confermare tale opinione, anziché fornire un senso diverso, quel che leggiamo scritto nel libro della Sapienza: Essa (la sapienza) custodì l'uomo formato per primo, il padre del genere umano, creato da solo, e lo trasse fuori della sua colpa e gli diede il potere di dominare ogni cosa 9. Alcuni credono che anche ai santi dell'Antica Alleanza, ad Abele, a Set, a Noè con la sua famiglia, ad Abramo, a Isacco, a Giacobbe e agli altri patriarchi e profeti, fosse concessa la grazia d'essere sciolti dai loro dolori quando il Signore discese agl'inferi.

Terza difficoltà: Che vuol dire " il seno d'Abramo ".

3. 7. Io, per conto mio, non vedo in che modo si possa intendere che si trovasse nei dolori dell'inferno Abramo, nel cui seno fu accolto Lazzaro, povero ma timorato di Dio; ci sono forse alcuni capaci di spiegarlo? Che però solo due persone, Abramo e Lazzaro, si trovassero, prima della discesa del Signore agl'inferi, nel sene, della gloria e del riposo eterno, e che solo a proposito di esse fosse detto al ricco: Tra noi e voi sta scavato un immenso abisso, di modo che quelli che volessero passare di qui nel luogo ove siete voi non lo potrebbero né da costì si potrebbe passare nel luogo ove siamo noi 10, non so se c'è alcuno al quale non sembrerà illogico. Orbene, se in quel riposo eterno erano più di due persone, chi oserebbe dire che non vi si trovassero anche i patriarchi e i profeti, ai quali la divina Scrittura rende una così chiara testimonianza di giustizia e di pietà? Non capisco ancora qual beneficio recasse a costoro colui che sciolse i dolori dell'inferno, se non si trovavano stretti da essi, soprattutto, perché in nessun passo delle Scritture son riuscito a trovare che il termine " inferno " sia usato in senso buono. Se in nessun passo delle Scritture ci è dato leggere una simile cosa, non si può davvero credere che il seno d'Abramo, cioè il soggiorno segreto del riposo eterno, sia una parte dell'inferno. Perfino nell'espressione che il divino Maestro mette in bocca ad Abramo: Tra voi e noi sta scavato un immenso abisso, appare abbastanza chiaro, a mio avviso, che il seno di quella indicibile felicità non è una parte e, per così dire, un quartiere dell'inferno. Che cos'è infatti un immenso abisso se non una voragine che separa profondamente le parti tra le quali esso non solo sta scavato. ma sta anche stabilito saldamente? Ne segue che se la S. Scrittura avesse affermato che Cristo dopo la sua morte discese nel seno di Abramo senza parlare dell'inferno e dei suoi dolori, mi stupirei se qualcuno osasse affermare che Cristo discendesse agl'inferi.

Cristo nel seno d'Abramo e insieme negl'inferi.

3. 8. Ma dato che documenti scritturistici chiari ed espliciti parlano dell'inferno e dei suoi dolori, non si vede alcun motivo per cui il Salvatore scendesse laggiù tranne quello di salvare delle persone dai suoi dolori; io sto comunque ancora indagando se il Cristo liberò tutti coloro che trovò immersi in quei dolori o solamente alcuni di essi da lui reputati degni di quella grazia, ma non metto affatto in dubbio ch'egli sia sceso agl'inferi e abbia accordato quella grazia alle anime che si trovavano in quei dolori. Ecco perché non vedo ancora qual vantaggio con la sua discesa agl'inferi avrebbe potuto arrecare a quei giusti che si trovavano nel seno di Abramo, mentre comprendo che non si allontanò mai da essi con la presenza beatifica della propria divinità. Per lo stesso motivo proprio il giorno della sua morte, sul punto di scendere a sciogliere i dolori dell'inferno, promise al ladrone che sarebbe stato con lui in paradiso 11. Cristo dunque si trovava certamente già prima in paradiso e nel seno d'Abramo in virtù della propria sapienza beatificante, e si trovava nell'inferno con la propria potenza condannante. Dove mai non si trova la divinità non circoscritta da nessuno spazio? Che tuttavia Cristo sia sceso agl'inferi con la natura di essere creato, assumendo la quale, a partire da un tempo determinato, egli si fece uomo pur rimanendo Iddio, cioè con l'anima, lo dichiara apertamente la S. Scrittura, non solo preannunciata dalla profezia ma spiegata altresì dall'apostolo, nella quale è stato detto: Non abbandonerai l'anima mia nell'inferno 12.

La risurrezione di Cristo e quella dei giusti.

3. 9. Alcuni - lo so bene pensano che alla morte di Cristo Signore fu concessa ai giusti la medesima risurrezione che ci è promessa alla fine del mondo, poiché sta scritto che per il terremoto avvenuto nella passione di Cristo " le rocce si spaccarono, i sepolcri s'aprirono, molti corpi di santi risuscitarono e apparvero con Cristo nella Città santa quando risorse " 13. Se però quelle persone non morirono di nuovo tornando col cadavere nella tomba, bisognerà vedere in qual modo si debba intendere che Cristo è stato il primogenito dei redivivi 14, qualora si supponga che nella risurrezione fu preceduto da tante altre persone. Si potrà forse rispondere che fu detto così per anticipazione, nel senso cioè che i sepolcri si scoperchiarono bensì per il terremoto avvenuto quando Cristo pendeva dalla croce, ma che i corpi dei santi non risuscitarono allora, sibbene dopo che Cristo risorse per primo. Ma anche se, come ho già detto, fosse stato aggiunto per anticipazione quel particolare perché si credesse senza ambiguità che Cristo è il primogenito tra i redivivi e che a quei santi fu concesso di risorgere per l'eterna incorruttibilità e immortalità preceduti dal Cristo, resterebbe tuttavia ancora un'altra difficoltà: come mai cioè Pietro abbia potuto affermare - con assoluta verità, del resto, dal momento che asserì che per mezzo di quella profezia era stato predetto non già Davide, ma Cristo - che la sua carne non conobbe la corruzione 15 e soggiunse che la tomba di Davide si trovava ancora presso di loro 16; non avrebbe certamente potuto convincere gli Ebrei d'una tal cosa, se il corpo di Davide non si fosse trovato più nella tomba poiché, se non solo fosse già risuscitato qualche tempo prima nella morte di Cristo ma la sua carne non avesse conosciuto neppure la corruzione, tuttavia sarebbe potuta restar nella tomba. Pare inoltre difficile da spiegarsi che dalla risurrezione dei santi, nel caso che sia stata loro concessa la risurrezione eterna, fosse escluso proprio Davide, della cui stirpe è così spesso messo in risalto Cristo con tanta evidenza e con tanta reverenza.' Sarà anche difficile sostenere quel ch'è detto agli Ebrei riguardo ai santi dell'Antica Alleanza: Poiché previdero per noi cose migliori, affinché non diventassero perfetti senza di noi 17, se già si trovavano nell'incorruttibilità della risurrezione che a noi, ancora in via di perfezionarci, è promessa alla fine del mondo.

Molto intricato il passo di 1 Pt 3, 20.

4. 10. Tu dunque comprendi quanto sia oscuro il perché Pietro abbia voluto ricordare soltanto gl'individui ch'erano stati increduli al tempo di Noè, allorché veniva costruita l'arca 18, e solo ad essi, chiusi nel carcere, fu predicato il Vangelo; vedi inoltre da quali difficoltà sono imbarazzato per non ardire di fare alcuna affermazione al riguardo. A ciò s'aggiunge il fatto che l'apostolo, dopo avere affermato: Egli ora vi salva col battesimo di cui era figura quell'acqua; esso non è astersione delle sozzure della carne, ma impegno della coscienza pura nei confronti di Dio in virtù della risurrezione di Gesù Cristo, il quale siede alla destra di Dio dopo aver distrutta la morte perché fossimo eredi della vita eterna ed è salito al cielo dopo aver assoggettato a sé gli Angeli, le Potestà e le Virtù 19, soggiunse immediatamente: Siccome dunque Cristo ha sofferto nella carne, così armatevi anche voi del medesimo pensiero, poiché se uno ha sofferto nella carne, l'ha fatta finita coi peccati, affinché il tempo restante della sua vita mortale lo viva non seguendo le passioni umane ma seguendo la volontà di Dio 20. E continua: E` anche troppo il tempo trascorso, sciupato nel comportarvi seguendo i capricci umani, vivendo cioè nella lussuria, nelle dissolutezze, nell'ubriachezza, nei bagordi, negli eccessi del bere, nel culto sacrilego degl'idoli. I pagani adesso si stupiscono che voi non vi abbandoniate più insieme con loro ai medesimi stravizi delle loro dissolutezze e [perciò] v'insultano. Essi, però, dovranno render conto a Cristo, il quale sta per giudicare i vivi e i morti 21. L'apostolo quindi soggiunge: Ecco perché è stato predicato il Vangelo anche ai morti, affinché, pur essendo stati condannati secondo il giudizio degli uomini nella carne, vivano tuttavia secondo Dio nello spirito 22.

Come si può intendere 1 Pt 3, 20.

4. 11. Quale profondità! Chi non ne resterebbe colpito? L'apostolo afferma che il Vangelo è stato predicato ai morti. Se per morti intendiamo coloro che realmente si distaccarono dal corpo, essi saranno - a mio avviso - coloro di cui parla prima, coloro cioè ch'erano stati increduli al tempo di Noè; oppure tutti coloro che Cristo trovò negl'inferi. Che cosa significano le parole: affinché siano giudicati secondo gli uomini nella carne, ma vivano secondo Dio nello spirito? In qual modo possono essere giudicati nella carne, di cui sono ormai privi, o che non hanno, ancora ripresa anche se sono stati liberati dai dolori dell'inferno? Neanche se l'inferno - come tu dici nel tuo quesito - è stato svotato, si deve credere che siano risuscitati col corpo tutti coloro che vi si trovavano e neppure che quelli i quali risorgendo apparvero [in Gerusalemme] col Signore, ripresero il loro corpo per essere giudicati secondo gli uomini. Non vedo neppure come ciò possa intendersi di coloro i quali erano stati increduli al tempo di Noè, dato che la S. Scrittura non dice affatto ch'essi vissero in seguito col loro corpo e non si può nemmeno credere che i dolori dell'inferno fossero sciolti affinché quelli, che ne fossero liberati, riavessero il corpo al fine di scontare la pena. Che cosa vuol dire dunque la frase: affinché siano giudicati secondo gli uomini nella carne, ma vivano secondo Dio nello spirito? Fu concessa forse questa grazia à coloro che Cristo trovò negl'inferi, la grazia cioè d'essere vivificati nello spirito mediante il Vangelo, benché nella risurrezione futura debbano essere giudicati nella carne e passare attraverso qualche pena al fine d'entrare nel regno di Dio? Se è così, perché mai tale grazia è ricordata solo a proposito di coloro che al tempo di Noè erano stati increduli e non anche di tutti gli altri che Cristo trovò nella sua visita laggiù? Perché mai non tornarono tutti alla vita nello spirito mediante la predicazione del Vangelo anche se in seguito avrebbero dovuto subire il giudizio nella carne dopo un castigo passeggero? Se invece intenderemo la frase come riferita a tutti, resta ancora la difficoltà perché mai Pietro fa menzione solo di coloro ch'erano stati increduli al tempo in cui veniva costruita l'arca.

La predicazione evangelica e la salvezza.

4. 12. Un'altra difficoltà s'incontra nella spiegazione che alcuni tentano di dare del passo in questione poiché asseriscono che, quando Cristo discese agl'inferi, quei luoghi di pena divennero, per così dire, delle carceri vuote per coloro che vi furono trovati e che non avevano udito il Vangelo, il quale durante la loro vita non veniva ancora predicato, e avevano quindi un giusto motivo di non credere, in quanto non era stato ad essi annunciato, mentre in seguito non potranno più addurre tale scusa coloro che disprezzano la predicazione del Vangelo fatta frequentemente e diffusa tra tutti i popoli. Ecco perché, essendo state vuotate le carceri degl'inferi, rimane giusto il giudizio con cui i ribelli e gl'infedeli saranno puniti perfino col fuoco eterno. Coloro che la pensano così, non considerano tuttavia che potrebbero essere scusati per lo stesso motivo quanti passarono da questa vita anche dopo la risurrezione di Cristo prima che giungesse loro il Vangelo. Non è affatto vero che, dopo il ritorno del Signore dagli inferi, non fu permesso ad alcuno" di tornare agl'inferi se non dopo avere ascoltato il Vangelo. Quante migliaia di persone son morte in tutto il mondo prima che giungesse loro la predicazione cristiana! Tutte queste persone avranno la medesima giustificazione che si dice sia stata accordata a coloro cui il Signore avrebbe predicato nella sua discesa agl'inferi, poiché non l'avevano udito in precedenza.

Non si può credere in Cristo dopo la morte.

4. 13. A meno che si dica che tutti coloro, i quali son morti o muoiono dopo la risurrezione del Signore senza udire la predicazione del Vangelo, han potuto o possono udirla negl'inferi per aver laggiù la fede che si deve avere nella verità di Cristo e meritare anch'essi la remissione dei peccati e la salvezza, meritata da coloro ai quali Cristo annunciò, laggiù il Vangelo. In realtà negl'inferi non è venuto meno il ricordo della sua predicazione per il fatto che da lì egli risalì sulla terra, poiché anche dalla terra salì al cielo e cionondimeno saranno salvi tutti coloro che crederanno in lui a causa della predicazione del Vangelo. Ecco perché egli fu esaltato, e gli fu dato un nome ch'è superiore a ogni nome, perché nel suo nome si pieghi ogni ginocchio non solo degli esseri celesti e di quelli terrestri ma anche di quelli esistenti negl'inferi 23. Ma se ammettiamo una tale opinione secondo la quale si potrebbe credere che persone, che in vita non furono credenti, possano credere in Cristo negl'inferi, chi potrebbe tollerarne le conseguenze assurde e contrarie alla fede? Anzitutto daremmo l'impressione di compiangere senza ragione la sorte di coloro che son passati da questa vita privi di quella grazia e di preoccuparci senza motivo di fare pressanti esortazioni ai fedeli affinché ottengano quella grazia prima di morire per non incorrere nel castigo della morte eterna. Oppure, se negl'inferi credono senza utilità e senza frutto solo coloro che non hanno voluto credere al Vangelo annunciato loro qui sulla terra, mentre il credere gioverà a coloro che qui sulla terra non hanno avuto in dispetto ciò di cui non hanno mai potuto sentire l'annuncio, ne deriverebbe una conseguenza ancor più illogica della precedente, che cioè qui sulla terra non si dovrebbe predicare il Vangelo in quanto tutti son destinati a morire e, senza colpa d'essersi infischiati del Vangelo, andar tutti agl'inferi affinché possa loro giovare allorché crederanno laggiù; avere una tale opinione è segno di stolta empietà.

Oggetti di fede indiscussi e discutibili.

5. 14. Atteniamoci quindi con la massima fermezza alla dottrina della fede stabilita sulla più inconcussa autorità, che cioè Cristo è morto secondo le Scritture, è stato sepolto ed è risorto il terzo giorno 24 e inoltre crediamo a tutte le altre cose che sono state scritte riguardo a lui con palese veridicità, come fra l'altro che Cristo discese agl'inferi, ne soppresse i dolori in potere dei quali egli non poteva soggiacere 25 e dai quali, come viene giustamente spiegato, sciolse e liberò le anime ch'egli volle, riprese il corpo lasciato sulla croce e poi deposto nel sepolcro. Quanto al quesito che mi hai posto riguardo alle parole dell'apostolo Pietro, poiché tu vedi bene quali dubbi mi turbano e quali altri potrebbero forse nascere da un esame più approfondito, cerchiamo di risolverli o per mezzo delle nostre riflessioni o per mezzo dei chiarimenti da chiedere a persone degne di stima e alle quali possiamo rivolgerci per avere consiglio.

Simbolismo dell'arca di Noè e dell'acqua.

5. 15. Considera tuttavia se per caso tutto il passo dell'apostolo Pietro che parla degli spiriti chiusi nel carcere e ch'erano stati increduli al tempo di Noè, si riferisca non tanto agl'inferi quanto piuttosto a quel tempo il cui significato simbolico l'apostolo trasferì al nostro tempo. Quei fatti erano in realtà una prefigurazione simbolica di quelli che si sarebbero avverati in futuro, di modo che gl'individui, i quali non credono al Vangelo adesso mentre si edifica la Chiesa tra tutti i popoli, si possono intendere simili a quelli dell'era antica i quali erano stati increduli quando veniva costruita l'arca. Gli altri invece, i quali hanno creduto e si sono salvati in virtù del battesimo, possono paragonarsi a tutte le persone che si salvarono nell'arca attraverso l'acqua. Ecco perché l'apostolo dice: Così il battesimo vi salva in conformità di quella figura 26. Tutto il resto quindi ch'è detto degli increduli dobbiamo intenderlo conforme a questa figura e non dobbiamo pensare che agl'inferi sia stato o venga ancora predicato il Vangelo perché gl'individui credano e si redimano, come se anche laggiù fosse costituita la Chiesa.

Si approfondisce lo stesso concetto.

5. 16. Coloro i quali hanno pensato d'intendere le parole di Pietro nel senso che ti rende perplesso, pare vi siano stati indotti dal fatto che l'apostolo afferma che il Vangelo fu predicato agli spiriti chiusi in carcere, come se per " spiriti " non si potessero intendere le anime che si trovavano allora nel corpo ed erano racchiuse nelle tenebre dell'ignoranza come in un carcere. Da questa specie di carcere desidera esser liberato il Salmista che esclama: Trai fuori dal carcere l'anima mia, affinché lodi il tuo nome 27. Tale carcere è chiamato, altrove, " ombra di morte ". Da quell'ombra furono liberati, non certo negl'inferi, ma qui sulla terra, coloro dei quali sta scritto: Sorse la luce per coloro che sedevano all'ombra della morte 28. Alle persone invece, che vissero al tempo di Noè, fu predicato invano perché non credettero, benché la pazienza di Dio li attendesse per una lunga serie d'anni fino al tempo in cui fu costruita la stessa arca (infatti la sua costruzione fu, in un certo senso, una predicazione). A quegli increduli somigliano quelli odierni i quali, per usare la stessa immagine simbolica, sono racchiusi, come in carcere, nelle tenebre dell'ignoranza; senza ricavarne alcun vantaggio essi vedono che la Chiesa si costruisce in tutto il mondo mentre son vicini al castigo, come al diluvio, in cui perirono allora tutti gl'increduli. Come avvenne al tempo di Noè - dice il Signore - così avverrà al tempo del Figlio dell'uomo: mangiavano e bevevano, le donne prendevano marito e gli uomini moglie fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca; venne il diluvio e li fece perire tutti 29. Dato che il fatto accaduto ne simboleggiava anche un altro che sarebbe accaduto, il diluvio simboleggiò il battesimo per i fedeli e il castigo per gl'infedeli. Allo stesso modo sotto la figura non d'un fatto ma solo d'un nome, ciò che sta scritto della pietra, con la quale era simboleggiato Cristo, furon predette due cose: l'inciampo per gl'infedeli e il fondamento dell'edificio per i fedeli 30. Talvolta in una medesima immagine simbolica d'un fatto o d'un nome anche due cose diverse indicano una sola cosa, come sono i fedeli, simboleggiati tanto nelle tavole di legno che furono legate strettamente tra loro per la costruzione dell'arca, quanto nelle otto persone che si salvarono nell'arca. Allo stesso modo nel paragone evangelico dell'ovile Cristo è simultaneamente il pastore e la porta 31.

Il Verbo parlò all'uomo anche prima d'incarnarsi.

6. 17. Dall'intendere in tal senso il passo in questione non deve impedirti la difficoltà derivante dal fatto che l'apostolo Il ietro afferma che Cristo in persona predicò alle anime chiuse in carcere che al tempo, di Noè non avevano voluto credere 32. Dall'intendere in questo senso il detto passo non ci deve impedire il fatto che Cristo non era ancora venuto sulla terra. Certo, non era ancora venuto col corpo, come venne quando, dopo questi avvenimenti, apparve sulla terra e abitò tra gli uomini 33. Egli tuttavia, sin dall'inizio del genere umano, è sempre venuto, non già col corpo ma con lo spirito, a rimproverare i malvagi come Caino e prima ancora Adamo e la consorte, a consolare i buoni o ad ammonire gli uni e gli altri di modo che alcuni credessero per la propria salvezza, altri rimanessero increduli per il proprio castigo. Egli inoltre parlava a chi e come voleva, mediante opportune apparizioni. Riguardo poi a quel che ho affermato, che cioè egli " veniva con lo spirito ", poiché quanto alla sua natura divina lo stesso Figlio non è corpo, è certamente spirito. Ma che cosa fa il Figlio senza lo Spirito Santo o senza il Padre, dal momento che tutte le azioni della Trinità sono indivisibili?

Spiega meglio lo stesso concetto.

6. 18. Le medesime parole della S. Scrittura, delle quali stiamo trattando, manifestano questa verità molto chiaramente - secondo il mio modesto avviso - a chi le considera attentamente. L'apostolo dice: Cristo è morto per i nostri peccati una volta per sempre, lui giusto per noi ingiusti, al fine di condurci a Dio, essendo stato messo a morte nella carne ma reso alla vita nello spirito: con questo spirito andò a predicare anche agli spiriti chiusi in carcere ch'erano stati una volta increduli, quando al tempo di Noè la longanimità di Dio aspettava mentre si costruiva l'arca 34. Se ora si fa attenzione alla concatenazione delle parole nel testo, si vede - come io penso - che Cristo morì certo nel corpo, ma fu reso alla vita nello spirito. Col medesimo spirito egli andò a predicare agli spiriti ch'erano stati increduli al tempo di Noè; poiché prima di venire col corpo a morire per noi, cosa che fece una volta sola, veniva spesso con lo spirito a quanti voleva, ammonendoli nelle apparizioni al modo che gli piaceva, precisamente per mezzo dello spirito, in virtù del quale fu anche reso alla vita dopo essere stato messo a morte, quanto al corpo, nella passione. Che significa " fu reso alla vita nello spirito " se non che la medesima carne, nella quale soltanto era stato messo a morte, risorse nello spirito che le ridiede la vita?

Risposta al secondo quesito: d' onde l'anima di Cristo?

7. 19. Chi mai oserebbe dire che Gesù fu messo a morte quanto all'anima, cioè quanto allo spirito ch'è proprio dell'uomo, dal momento che la morte dell'anima non è altro che il peccato, del quale egli fu del tutto immune, pur morendo per noi quanto alla carne? Se infatti le anime di tutti gli uomini derivano dall'unica che fu infusa da Dio nel primo uomo, per colpa del quale il peccato entrò nel mondo e per mezzo del peccato la morte si trasmise in tal modo in tutti gli uomini 35, possiamo avanzare due ipotesi: o l'anima di Cristo non deriva da quella poiché non ebbe assolutamente alcun peccato, né originale né personale, per causa del quale la morte potesse apparire a lui dovuta, poiché subì per noi la morte che lui non doveva subire, lui nel quale il principe del mondo e dominatore della morte non trovò colpa alcuna 36. Non è, d'altronde, illogico pensare che colui, il quale creò l'anima per il primo uomo, ne creasse una anche per se stesso. Si può anche pensare che la stessa anima di Cristo derivi da quella di Adamo e che nell'assumerla la purificasse al fine di nascere dalla Vergine e venire a noi assolutamente privo d'alcun peccato commesso o ereditato. Se invece le anime non derivano per propagazione dall'unica del primo uomo e soltanto la carne contrae da Adamo il peccato originale, il Figlio di Dio creò per sé la propria anima come la crea per. tutti gli altri, senza però mescolarla alla carne del peccato, ma soltanto simile a quella del peccato 37. Egli infatti prese bensì dalla Vergine la vera sostanza della carne, ma non la carne del peccato, poiché fu procreata o concepita senza concupiscenza carnale: carne certamente mortale e mutevole attraverso le età, assai simile alla carne de) peccato, ma senza peccato.

Immortale e priva di peccato l'anima di Cristo.

7. 20. Qualunque di tante ipotesi sull'anima sia quella vera, di cui non oso ancora sostenerne alcuna, ma solo ripudiare quella secondo la quale si pensa che le anime sono cacciate ciascuna in un corpo come in una prigione, a causa non so di quali atti commessi in una vita superiore, è certo che l'anima di Cristo non solo è immortale secondo la natura di tutte le altre, ma non ha subìto la morte causata da alcun peccato né è stata punita con la dannazione. Sono queste le sole due cause per cui si crede che l'anima muore. Non è quindi per riguardo a tale morte che s'è potuto affermare che Cristo fu vivificato nello spirito poiché fu vivificato soltanto nell'elemento rispetto al quale aveva subìto la morte. La S. Scrittura parla dunque soltanto della morte rispetto alla carne, la quale tornò a vivere poiché Vera tornata l'anima, mentre era morta perché questa se n'era ritirata. La S. Scrittura afferma che Cristo fu messo a morte nella carne poiché morì solo quanto alla carne, ma fu reso alla vita poiché in virtù dello spirito, con cui si recò da coloro a cui egli volle e a cui predicò, risorse vivificata anche la stessa carne con cui era venuto tra gli uomini.

A quali morti fu predicato il Vangelo.

7. 21. Riguardo quindi a quello che afferma poi l'apostolo a proposito degli increduli, e cioè: Renderanno conto a colui che giudicherà i vivi e i morti 38, non si deve concludere che per " morti " debbano intendersi coloro che sono emigrati dal corpo. Può darsi che mediante il termine " morti " abbia voluto intendere gl'infedeli, ossia i morti nell'anima, dei quali è detto: Lascia che i morti seppelliscano i propri morti 39 e col termine " vivi " coloro che non lo ascoltano invano quando loro dice: Sorgi, tu che dormi, lèvati su dai morti e Cristo t'illuminerà 40. Di essi il Signore dice anche: Verrà, anzi è già venuta l'ora che i morti udranno la voce del Figlio di Dio e coloro, che la udranno, vivranno 41. Nemmeno le parole di Pietro che vengono dopo ci obbligano a riferirle agl'inferi: Il Vangelo è stato predicato perfino ai morti, affinché siano giudicati secondo gli uomini nella carne, ma vivano secondo Dio nello spirito 42. Il Vangelo è stato predicato in questa vita anche ai morti, cioè agl'infedeli e agl'iniqui, affinché, dopo aver creduto, siano giudicati secondo gli uomini nella carne, ossia con diverse tribolazioni e perfino con la morte fisica, per cui lo stesso apostolo dice in un altro passo: E' tempo che il giudizio cominci dalla casa del Signore 43; ma affinché vivano anche nello spirito per il fatto ch'erano morti proprio nello spirito essendo stretti nei lacci della morte, causata dall'infedeltà e dall'empietà.

Agostino crede d'aver accontentato Evodio.

7. 22. Chi non approvasse questa spiegazione delle parole di Pietro ovvero, pur approvandola, non ne fosse completamente soddisfatto, potrebbe spiegarle riferendole agl'inferi. Se riuscirà a risolvere le difficoltà che (come ho detto più sopra) m'ingenerano perplessità, in modo da dissipare ogni dubbio, voglia mettere anche me a parte della soluzione. Se ci riuscirà, allora le parole potranno intendersi in tutt'e due i sensi, ma la mia spiegazione non potrà esser tacciata di falsità. Ho risposto, così come ho potuto, ai tuoi precedenti quesiti tranne a quello concernente la visione di Dio mediante la vista fisica, per il quale occorre accingersi a scrivere un'opera più ampia. Credo che avrai già ricevuta la risposta che t'ho inviata per le mani del diacono Asello. Nell'ultima tua lettera pro-memoria, a cui ho risposto adesso, m'avevi posti due quesiti: uno riguardante le parole di Pietro, l'altro concernente l'anima del Signore: li ho spiegati entrambi, il primo più ampiamente e il secondo più succintamente. Ti raccomando nuovamente che non ti dispiaccia d'inviarmi la copia della tua lettera contenente il quesito con cui chiedevi se la sostanza di Dio può esser vista coi sensi del corpo come estesa in uno spazio limitato, poiché in casa nostra, non so come, si è smarrita e non si è riusciti a rintracciarla, sebbene l'abbiamo cercata a lungo.

 

 

1 - 1 Pt 3, 18 ss.

2 - Gn 6, 13-22; 7, 1-24; Lc 17, 26-27.

3 - Ez 14, 14-20; Gc 5, 11.

4 - Gio 3, 5-10; Mt 12, 41; Lc 11, 30-32.

5 - Sal 15, 10.

6 - At 2, 24-27.

7 - At 2, 24-27.

8 - Sal 87, 6.

9 - Sap 10, 1.

10 - Lc 16, 26.

11 - Lc 23, 43.

12 - Sal 15, 10.

13 - Mt 27, 51.

14 - Ap 1, 5.

15 - Cf. At 2, 27-31.

16 - At 2, 29.

17 - Eb 11, 40.

18 - 1 Pt 3, 20.

19 - 1 Pt 3, 21-22.

20 - 1 Pt 4, 1-2.

21 - 1 Pt 4, 3-5.

22 - 1 Pt 3, 6.

23 - Fil 2, 9-10.

24 - 1 Cor 15, 3-4.

25 - At 1, 24.

26 - 1 Pt 3, 21.

27 - Sal 141, 8.

28 - Is 9, 2.

29 - Lc 17, 26; Gn 7, 5.

30 - Sal 117, 22; Is 28, 16; Dn 2, 34-45; Zc 3, 3; Mt 21, 44.

31 - Gv 10, 1-2.

32 - 1 Pt 3, 19.

33 - Bar 3, 38.

34 - 1 Pt 3, 18-19.

35 - Rm 5, 12.

36 - Gv 14, 30.

37 - Rm 8, 2.

38 - 1 Pt 4, 5.

39 - Mt 8, 22.

40 - Ef 5, 14.

41 - Gv 5, 25.

42 - 1 Pt 4, 6.

43 - 1 Pt 4, 13.


Assiste a un conciliabolo di demòni

I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco

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Nella notte del 1° dicembre del 1884 il chierico Viglietti, che faceva da segretario a Don Bosco, fu svegliato di soprassalto da grida strazianti che venivano dalla camera del Santo. Balzò subito da letto e stette ad ascoltare. Don Bosco, con voce soffocata dal singhiozzo, gridava:
— Ohimè, ohimè, aiuto, aiuto!
Viglietti entrò e disse:
— Oh, Don Bosco, si sente male?
— Oh, Viglietti — rispose svegliandosi —; no, non sto male, ma non potevo più respirare. Ma basta: ritorna tranquillo a letto e dormi.
Al mattino, dopo la Messa,
— Oh, Viglietti, non ne posso proprio più, ho lo stomaco rotto dalle grida di questa notte. Sono quattro notti consecutive che faccio sogni che mi costringono a gridare e mi stancano all’eccesso.
E narrò che, tra l’altro, aveva sognato la morte di Salesiani a lui carissimi. Ma il sogno che l’aveva maggiormente impressionato era stato il seguente.
Gli era parso di essere in una grande sala dove diavoli in gran numero tenevano congresso e trattavano del modo di sterminare la Congregazione Salesiana. La loro figura era indeterminata e si avvicinava piuttosto alla figura umana. Parevano ombre che ora si abbassavano e ora si alzavano, si accorciavano, si stendevano, come farebbero molti corpi che dietro avessero un lume trasportato or da una parte or dall’altra, ora abbassato al suolo e ora sollevato. Ma quella fantasmagoria metteva spavento.
Ora ecco uno dei demòni avanzarsi e aprire la seduta. Per distruggere la Congregazione Salesiana propose un mezzo: la gola. Fece vedere le conseguenze di questo vizio: inerzia per il bene, corruzione dei costumi, scandalo, nessuno spirito di sacrificio, nessuna cura dei giovani. Ma un altro diavolo gli obiettò:
— Il tuo mezzo non è efficace perché la mensa dei religiosi sarà sempre parca e il vino misurato. La Regola fissa il loro vitto ordinario. I superiori invigilano per impedire che succedano disordini. No, non è questa l’arma per combattere i Salesiani. Procurerò io un altro mezzo che ci faccia ottenere meglio il nostro intento:
l’amore alle ricchezze. In una Congregazione religiosa quando entra l’amore alle ricchezze, entra insieme l’amore alle comodità, si cerca ogni via per avere un peculio, si rompe il vincolo della carità perché ognuno pensa a se stesso, si trascurano i poveri per occuparsi solo di quelli che hanno fortuna, si ruba alla Congregazione.
Costui voleva continuare, ma sorse un terzo demonio:
— Ma che gola! — esclamò —. Ma che ricchezze! Tra i Salesiani l’amore alle ricchezze può vincere pochi. Sono tutti poveri i Salesiani. In generale poi sono così immensi i loro bisogni per i tanti giovani e per le tante case, che qualsiasi somma, anche grossa, verrebbe consumata. Non è possibile che tesoreggino. Ma ho io un mezzo infallibile per rovinare la Società Salesiana e questo è la libertà. Indurre quindi i Salesiani a sprezzare le Regole, a rifiutare certi uffici pesanti e poco onorifici, spingerli a fare scismi dai loro superiori con opinioni diverse, ad andare a casa col pretesto d’inviti e simili.
Mentre i demòni parlamentavano, Don Bosco pensava: «Io sto ben attento, sapete, a quanto andate dicendo. Parlate, parlate pure, che così potrò sventare le vostre trame».
Intanto saltò su un quarto demonio:
— Ma che! — gridò —. Armi spezzate le vostre. I superiori sapranno frenare questa libertà, scacceranno via dalle case chi osasse dimostrarsi ribelle alle Regole. Qualcuno forse sarà trascinato dall’amore alla libertà, ma la gran maggioranza si manterrà fedele. Io ho un mezzo adatto per guastare tutto fin dalle fondamenta; un mezzo tale che a stento i Salesiani se ne potranno guardare:
sarà proprio un guasto in radice. Ascoltatemi con attenzione: persuaderli che l’essere dotti è quello che deve formare la loro gloria principale. Quindi indurli a studiare molto per sé, per acquistare fama, e non per praticare quello che imparano, non per usufruire della scienza a vantaggio del prossimo. Perciò boria nelle maniere verso gli ignoranti e i poveri, poltroneria nel sacro ministero. Non più oratori festivi, non più catechismi ai fanciulli, non più scuolette basse per istruire i poveri ragazzi abbandonati, non più lunghe ore di confessionale. Terranno solo la predicazione, ma rara e misurata, e questa sterile perché fatta a sfogo di superbia, col fine di ottenere le lodi degli uomini e non di salvare anime.
La proposta di costui fu accolta da applausi generali. Allora Don Bosco intravide il giorno in cui i Salesiani avrebbero potuto illudersi che il bene della Congregazione dovesse consistere unicamente nel sapere, e temette che non solo così praticassero, ma anche predicassero doversi così praticare.
Anche questa volta Don Bosco se ne stava in un angolo della sala ad ascoltare e a vedere tutto, quando uno dei demòni lo scoperse e gridando lo indicò agli altri. A quel grido tutti si avventarono contro di lui urlando:
— La faremo finita!
Era una ridda infernale di spettri, che lo urtavano, lo afferra- vano per le braccia e per la persona, ed egli a gridare:
— Lasciatemi! Aiuto!
Finalmente si svegliò con lo stomaco tutto sconquassato dal molto gridare .

Don Bosco raccontando il sogno piangeva. Il chierico Viglietti gli prese la mano e stringendosela al cuore, gli disse: — Ah, Don Bosco, noi con l’aiuto di Dio le saremo sempre fedeli e buoni figliuoli!
— Caro Viglietti — rispose Don Bosco —‘ sta’ buono e preparati a vedere gli avvenimenti... Vi saranno di quelli che vorranno soprattutto la scienza che gonfia, che procaccia loro le lodi degli uomini e che li rende sprezzanti di chi essi vedono da meno di loro per sapere .


20-18 Novembre 1, 1926 Ciò che fa il Fiat Supremo in ciascuna cosa creata e le lezioni che dà alle creature per venir a regnare in mezzo ad esse.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Stavo facendo il mio solito giro in tutta la Creazione per poter amare, glorificare, come ama e glorifica lo stesso Fiat Divino in tutte le cose create. Ma mentre ciò facevo, pensavo tra me: “Il mio dolce Gesù mi fa girare per tutta la Creazione, come per raggiungere la sua Volontà in tutti gli atti suoi, tenerele compagnia, dargli un mio ti amo, un grazie e un mio ti adoro e chiedergli che presto venga il suo regno; ma io non so tutto ciò che fa questo Voler Divino in ciascuna cosa creata, vorrei saperlo affinché uno sia l’atto col suo”. Ora mentre ciò pensavo, il mio sempre amabile Gesù, tutto bontà è uscito da dentro il mio interno e mi ha detto:

(2) “Alla piccola figlia del mio Volere è giusto che sappia ciò che fa Colui da donde è uscita la sua origine. Tu devi sapere che il mio Fiat eterno non solo riempie tutta la Creazione ed è vita di ciascuna cosa creata, ma tiene sparse tutte le nostre qualità in tutto il creato, perché la Creazione doveva servire di paradiso terrestre all’umana famiglia, e quindi doveva essere l’eco delle beatitudini e felicità del Cielo; se non conteneva le gioie e contenti della Patria Celeste, come poteva formare la felicità della patria terrestre? Molto più che una era la Volontà, tanto quella che beatificava l’Empireo, quanto quella che doveva felicitare la terra. Ora se tu vuoi sapere che cosa fa la mia Volontà nel cielo, in quell’azzurro che si vede sempre fermo e disteso sul capo di tutti, non c’è punto che non si vede cielo, di notte e di giorno è sempre al suo posto, sicché la nostra Volontà tiene sparsa la nostra eternità, la nostra fermezza che mai si muta, è sempre nel suo equilibrio perfetto, né per qualunque circostanza si cambia mai e mentre ama glorifica la nostra eternità, il nostro Essere incrollabile, felicita la terra e dice all’uomo: “Guarda, prendi per modello il cielo ch’è sempre disteso sul tuo capo, sii sempre fermo nel bene, come lo sono io, da qui sempre disteso a proteggerti affinché anche tu, come secondo cielo ch’è popolato di stelle, che all’occhio tuo ti sembrano tanto legate al cielo, che si può dire che le stelle sono figlie del cielo, così anche tu se sarai ferma nel bene, il cielo dell’anima tua sarà popolato di stelle, come tante parti e figlie tue. Sicché facendo il tuo giro nella Creazione, quando giungi al cielo, anche tu, unita con la nostra Volontà ami e glorifichi la nostra eternità, il nostro Essere incrollabile che mai si muta e pregalo che renda ferme le creature nel bene, affinché siano il riflesso del cielo e godano la felicità che porta un bene continuato e mai interrotto”.

(3) Onde seguendo il tuo giro nello spazio della Creazione, giungerai al sole, astro più vicino del cielo alla terra per portare alle creature la sorgente della felicità terrestre e le similitudini delle beatitudini e gusti della felicità della Patria Celeste. Vuoi tu dunque sapere che cosa fa la mia Volontà nel sole? Glorifica la nostra luce interminabile, i nostri gusti innumerevoli, ama e glorifica la infinità delle nostre dolcezze; le indescrivibili tinte delle nostre bellezze e col suo calore fa eco al nostro immenso Amore. Oh! come ci decanta il sole, ama e glorifica il nostro Essere Divino e come la nostra Divinità svelata beatifica con atti sempre nuovi tutta la Patria Celeste, così il sole, eco fedele del suo Creatore, portatore celeste della Maestà Suprema, velato dalla sua luce nella quale la mia Volontà domina e regna, porta alla terra la felicità terrestre, porta la sua luce ed il suo calore, porta la dolcezza ed i gusti quasi innumerevoli alle piante, alle erbe, ai frutti, porta il colore ed il profumo ai fiori e tante varie tinte di bellezza da felicitare e abbellire tutta la natura. Oh! come porge il sole, cioè la mia Volontà nel sole, per mezzo delle piante, dei frutti, dei fiori, alle umane generazioni la vera felicità terrestre e se non la godono pienamente, è perché si sono discostate da quella Volontà che regna nel sole e la volontà umana mettendosi contro alla Divina, spezza la sua felicità. E la mia Volontà velata nella luce del sole, dice dall’altezza della sua sfera, mentre ama e decanta le nostre qualità divine, dice all’uomo, sii sempre luce come lo sono Io, in tutto ciò che tu fai, affinché la luce ti converta tutto in calore e diventi come una sola fiamma d’amore per il tuo Creatore. Guardami, con l’essere Io sempre luce e calore posseggo la dolcezza, tanto vero che la comunico alle piante e dalle piante a te; anche tu, se sarai sempre luce e calore possederai la dolcezza divina, non avrai più fiele ed ire nell’animo tuo, possederai i gusti e le varie tinte delle bellezze dell’Essere Supremo, sarai sole al par di me, molto più che Iddio mi ha fatto per te, e tu sei stata fatta per Lui, quindi è giusto che sei più sole di me. Vedi figlia mia quante cose tieni da fare unita con la mia Volontà in quella sfera del sole, tieni da decantare, amare e glorificare la nostra luce, il nostro Amore, le nostre infinite dolcezze, i nostri gusti innumerevoli e la nostra bellezza incomprensibile e tieni da impetrare alle creature tutte le qualità divine che contiene il sole, affinché la mia Volontà trovando le qualità divine in mezzo ad esse venga a regnare svelatamente col suo pieno trionfo in mezzo alle umane generazioni. E ora figlia mia, scendiamo nella parte bassa della terra, portiamoci nel mare dove sono ammantate masse di acque cristalline, simbolo della purità divina, queste acque camminano sempre, non si fermano mai, sono senza voce e mormorano, sono senza vita e forte, in modo da formare tant’alte le loro onde, da travolgere e mettere in frantumi nave, gente e cose e poi scendere nel loro lido dopo che hanno atterrate le cose che hanno investite, pacifiche come se nulla avessero fatto, continuando il loro solito mormorio. Oh! come la mia Volontà nel mare decanta, ama e glorifica la nostra Potenza, la nostra Fortezza, il nostro moto eterno che mai si ferma e se la nostra Giustizia forma le sue giuste onde fragorose da atterrare città e gente, come mare pacifico dopo la tempesta la nostra pace mai è perturbata e la mia Volontà velata dalle acque del mare dice all’uomo: “Sii puro come queste acque cristalline, ma se vuoi essere puro cammina sempre verso del Cielo, altrimenti t’imputridiresti come s’imputridirebbero queste acque così pure se non camminassero sempre; il mormorio della tua preghiera sia continuo se vuoi essere forte e potente al par di me, se vuoi atterrare i più forti nemici e la sua volontà ribelle che m’impedisce di svelarmi e uscire da questo mare per venire a regnare in te e stendere in te il mare pacifico della mia grazia; possibile che vuoi essere al disotto di questo mare che tanto mi glorifica? Anche tu decanta, ama e glorifica la nostra Purità, la nostra Potenza, Fortezza e Giustizia unita con la mia Volontà che ti aspetta nel mare come figlia sua, il nostro moto eterno verso le creature, per farle del bene, il mormorio continuo del nostro Amore, per mezzo delle cose create che mentre mormora amore, vuole il contraccambio continuo del mormorio dell’amore continuo delle creature e preghi la mia Volontà che dia a loro le qualità divine che esercita nel mare, affinché venga a regnare in mezzo a quelli che la tengono respinta in tutta la Creazione. Perciò se vuoi sapere che cosa fa la mia Volontà in tutta la Creazione, gira in essa ed il mio Fiat trovando la figlia sua in tutte le cose create, si svelerà e dirà a te ciò che fa verso la Divina Maestà ed il richiamo e le lezioni che vuol dare alle creature”.