Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

A quest'ora, una giovane famiglia è già  arrivata a Betlemme: Maria è incinta di un'ombra divina, Giuseppe le sta accanto con fedele stupore in attesa dell'esplosione di una luce intramontabile. Sta per nascere l'Amore. Sta per sorgere il Sole che non conosce tramonto. La meraviglia di questo Natale è che Gesù vorrebbe nascere anche in te. Insegnaci, Maria, a spalancare la vita alla Sua venuta. Vieni, Signore, il mio cuore Ti attende. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Domenica della 32° settimana del tempo ordinario (Dedicazione della Basilica Lateranense)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 12

1Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia.2Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto.3Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.
4A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla.5Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui.6Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio.7Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri.
8Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio;9ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
10Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato.
11Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire;12perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire".

13Uno della folla gli disse: "Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità".14Ma egli rispose: "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?".15E disse loro: "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni".16Disse poi una parabola: "La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto.17Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?18E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni.19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia.20Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?21Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio".

22Poi disse ai discepoli: "Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete.23La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito.24Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete!25Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?26Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto?27Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.28Se dunque Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede?29Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l'animo in ansia:30di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno.31Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta.
32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno.

33Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma.34Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

35Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese;36siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa.37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!39Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa.40Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate".
41Allora Pietro disse: "Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?".42Il Signore rispose: "Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro.44In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi.45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi,46il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli.47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse;48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

49Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!50C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!

51Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.52D'ora innanzi in una casa di cinque persone53si divideranno tre contro due e due contro tre;

padre contro figlio e 'figlio contro padre',
madre contro figlia e 'figlia contro madre',
suocera contro nuora e 'nuora contro suocera'".

54Diceva ancora alle folle: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade.55E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade.56Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?57E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?58Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esecutore e questi ti getti in prigione.59Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo".


Primo libro di Samuele 29

1I Filistei avevano concentrato tutte le forze in Afek, mentre gli Israeliti erano accampati presso la sorgente che si trova in Izreèl.2I capi dei Filistei marciavano con le loro centinaia e le migliaia. Davide e i suoi uomini marciavano alla retroguardia con Achis.3I capi dei Filistei domandarono: "Che cosa fanno questi Ebrei?". Achis rispose ai capi dei Filistei: "Non è forse costui Davide servo di Saul re d'Israele? È stato con me un anno o due e non ho trovato in lui nulla da ridire dal giorno della sua venuta fino ad oggi".4I capi dei Filistei furono tutti contro di lui e gli intimarono: "Rimanda quest'uomo: torni al luogo che gli hai assegnato. Non venga con noi in guerra, perché non diventi nostro nemico durante il combattimento. Come riacquisterà costui il favore del suo signore, se non con la testa di questi uomini?5Non è costui quel Davide a cui cantavano tra le danze:

"Saul ha ucciso i suoi mille
e Davide i suoi diecimila?".

6Achis chiamò Davide e gli disse: "Per la vita del Signore, tu sei leale e io vedo con piacere che tu vada e venga con me in guerra, perché non ho trovato in te alcuna malizia, da quando sei arrivato fino ad oggi. Ma non sei gradito agli occhi dei capi.7Quindi torna indietro, per non passare come nemico agli occhi dei capi dei Filistei".8Rispose Davide ad Achis: "Che cosa ho fatto e che cosa hai trovato nel tuo servo, da quando sono venuto alla tua presenza fino ad oggi, perché io non possa venire a combattere contro i nemici del re mio signore?".9Rispose Achis a Davide: "So bene che tu mi sei prezioso come un inviato di Dio; ma i capi dei Filistei mi hanno detto: Non deve venire con noi a combattere.10Alzatevi dunque domani mattina tu e i servi del tuo signore che sono venuti con te. Alzatevi presto e allo spuntar del giorno partite".11Il mattino dopo Davide e i suoi uomini si alzarono presto per partire e tornarono nel territorio dei Filistei. I Filistei salirono ad Izreèl.


Giobbe 8

1Allora prese a dire Bildad il Suchita:

2Fino a quando dirai queste cose
e vento impetuoso saranno le parole della tua bocca?
3Può forse Dio deviare il diritto
o l'Onnipotente sovvertire la giustizia?
4Se i tuoi figli hanno peccato contro di lui,
li ha messi in balìa della loro iniquità.
5Se tu cercherai Dio
e implorerai l'Onnipotente,
6se puro e integro tu sei,
fin d'ora veglierà su di te
e ristabilirà la dimora della tua giustizia;
7piccola cosa sarà la tua condizione di prima,
di fronte alla grandezza che avrà la futura.
8Chiedilo infatti alle generazioni passate,
poni mente all'esperienza dei loro padri,
9perché noi siamo di ieri e nulla sappiamo,
come un'ombra sono i nostri giorni sulla terra.
10Essi forse non ti istruiranno e ti parleranno
traendo le parole dal cuore?
11Cresce forse il papiro fuori della palude
e si sviluppa forse il giunco senz'acqua?
12È ancora verde, non buono per tagliarlo,
e inaridisce prima d'ogn'altra erba.
13Tale il destino di chi dimentica Dio,
così svanisce la speranza dell'empio;
14la sua fiducia è come un filo
e una tela di ragno è la sua sicurezza:
15si appoggi alla sua casa, essa non resiste,
vi si aggrappi, ma essa non regge.
16Rigoglioso sia pure in faccia al sole
e sopra il giardino si spandano i suoi rami,
17sul terreno sassoso s'intreccino le sue radici,
tra le pietre attinga la vita.
18Se lo si toglie dal suo luogo,
questo lo rinnega: "Non t'ho mai visto!".
19Ecco la gioia del suo destino
e dalla terra altri rispuntano.
20Dunque, Dio non rigetta l'uomo integro,
e non sostiene la mano dei malfattori.
21Colmerà di nuovo la tua bocca di sorriso
e le tue labbra di gioia.
22I tuoi nemici saran coperti di vergogna
e la tenda degli empi più non sarà.


Salmi 16

1'Miktam. Di Davide.'
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
2Ho detto a Dio: "Sei tu il mio Signore,
senza di te non ho alcun bene".
3Per i santi, che sono sulla terra,
uomini nobili, è tutto il mio amore.
4Si affrettino altri a costruire idoli:
io non spanderò le loro libazioni di sangue
né pronunzierò con le mie labbra i loro nomi.

5Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
6Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi,
è magnifica la mia eredità.
7Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio cuore mi istruisce.
8Io pongo sempre innanzi a me il Signore,
sta alla mia destra, non posso vacillare.
9Di questo gioisce il mio cuore,
esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,

10perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro,
né lascerai che il tuo santo veda la corruzione.
11Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena nella tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.


Zaccaria 5

1Poi alzai gli occhi e vidi un rotolo che volava.2L'angelo mi domandò: "Che cosa vedi?". E io: "Vedo un rotolo che vola: è lungo venti cubiti e largo dieci".3Egli soggiunse: "Questa è la maledizione che si diffonde su tutta la terra: ogni ladro sarà scacciato via di qui come quel rotolo; ogni spergiuro sarà scacciato via di qui come quel rotolo.4Io scatenerò la maledizione, dice il Signore degli eserciti, in modo che essa penetri nella casa del ladro e nella casa dello spergiuro riguardo al mio nome; rimarrà in quella casa e la consumerà insieme con le sue travi e le sue pietre".

5Poi l'angelo che parlava con me si avvicinò e mi disse: "Alza gli occhi e osserva ciò che appare".6E io: "Che cosa è quella?". Mi rispose: "È un''efa' che avanza". Poi soggiunse: "Questa è la loro corruzione in tutta la terra".7Fu quindi alzato un coperchio di piombo; ecco dentro all''efa' vi era una donna.8Disse: "Questa è l'empietà!". Poi la ricacciò dentro l''efa' e ricoprì l'apertura con il coperchio di piombo.9Alzai di nuovo gli occhi per osservare e vidi venire due donne: il vento agitava le loro ali, poiché avevano ali come quelle delle cicogne, e sollevarono l''efa' fra la terra e il cielo.10Domandai all'angelo che parlava con me: "Dove portano l''efa' costoro?".11Mi rispose: "Vanno nella terra di Sènnaar per costruirle un tempio. Appena costruito, l''efa' sarà posta sopra il suo piedistallo".


Prima lettera ai Tessalonicesi 2

1Voi stessi infatti, fratelli, sapete bene che la nostra venuta in mezzo a voi non è stata vana.2Ma dopo avere prima sofferto e subìto oltraggi a Filippi, come ben sapete, abbiamo avuto il coraggio nel nostro Dio di annunziarvi il vangelo di Dio in mezzo a molte lotte.3E il nostro appello non è stato mosso da volontà di inganno, né da torbidi motivi, né abbiamo usato frode alcuna;4ma come Dio ci ha trovati degni di affidarci il vangelo così lo predichiamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori.5Mai infatti abbiamo pronunziato parole di adulazione, come sapete, né avuto pensieri di cupidigia: Dio ne è testimone.6E neppure abbiamo cercato la gloria umana, né da voi né da altri, pur potendo far valere la nostra autorità di apostoli di Cristo.7Invece siamo stati amorevoli in mezzo a voi come una madre nutre e ha cura delle proprie creature.8Così affezionati a voi, avremmo desiderato darvi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari.
9Voi ricordate infatti, fratelli, la nostra fatica e il nostro travaglio: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno vi abbiamo annunziato il vangelo di Dio.10Voi siete testimoni, e Dio stesso è testimone, come è stato santo, giusto, irreprensibile il nostro comportamento verso di voi credenti;11e sapete anche che, come fa un padre verso i propri figli, abbiamo esortato ciascuno di voi,12incoraggiandovi e scongiurandovi a comportarvi in maniera degna di quel Dio che vi chiama al suo regno e alla sua gloria.

13Proprio per questo anche noi ringraziamo Dio continuamente, perché, avendo ricevuto da noi la parola divina della predicazione, l'avete accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio, che opera in voi che credete.14Voi infatti, fratelli, siete diventati imitatori delle Chiese di Dio in Gesù Cristo, che sono nella Giudea, perché avete sofferto anche voi da parte dei vostri connazionali come loro da parte dei Giudei,15i quali hanno perfino messo a morte il Signore Gesù e i profeti e hanno perseguitato anche noi; essi non piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli uomini,16impedendo a noi di predicare ai pagani perché possano essere salvati. In tal modo essi colmano la misura dei loro peccati! Ma ormai l'ira è arrivata al colmo sul loro capo.

17Quanto a noi, fratelli, dopo poco tempo che eravamo separati da voi, di persona ma non col cuore, eravamo nell'impazienza di rivedere il vostro volto, tanto il nostro desiderio era vivo.18Perciò abbiamo desiderato una volta, anzi due volte, proprio io Paolo, di venire da voi, ma satana ce lo ha impedito.19Chi infatti, se non proprio voi, potrebbe essere la nostra speranza, la nostra gioia e la corona di cui ci possiamo vantare, davanti al Signore nostro Gesù, nel momento della sua venuta?20Siete voi la nostra gloria e la nostra gioia.


Capitolo X: Astenersi dai discorsi inutili

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1.     Per quanto possibile, stai lontano dall'agitarsi che fa la gente. Infatti, anche se vi si attende con purezza di intenzione, l'occuparsi delle faccende del mondo è un grosso impaccio, perché ben presto si viene inquinati dalle vanità, e fatti schiavi. Più di una volta vorrei essere stato zitto, e non essere andato in mezzo alla gente.

2.     Ma perché andiamo parlando e chiacchierando così volentieri con altri, anche se poi è raro che, quando torniamo a star zitti, non abbiamo qualche guasto alla coscienza? Parliamo così volentieri perché, con queste chiacchiere, cerchiamo di consolarci a vicenda, e speriamo di sollevare il nostro animo oppresso dai vari pensieri. Inoltre molto ci diletta discorrere e fantasticare delle cose che amiamo assai e che desideriamo, o di ciò che sembra contrastarci. Ma spesso purtroppo tutto questo è vano e inutile; giacché una simile consolazione esteriore va molto a scapito di quella interiore e divina.  

3.     Non dobbiamo passare il nostro tempo in ozio, ma in vigilie e in orazioni; e, se possiamo o dobbiamo parlare, dire cose edificanti. Infatti, mentre il malvezzo e la trascuratezza del nostro progresso spirituale ci induce facilmente a tenere incustodita la nostra lingua, giova assai al nostro profitto interiore una devota conversione intorno alle cose dello spirito; tanto più quando ci si unisca, nel nome di Dio, a persone animate da pari spiritualità.


LETTERA 231: Agostino manifesta a Dario la sua gioia per la lettera inviatagli, facendo alcune considerazioni sulle lodi umane .

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta dopo la precedente.

Agostino manifesta a Dario la sua gioia per la lettera inviatagli, facendo alcune considerazioni sulle lodi umane (nn. 1-4) e annunciandogli d'avergli inviato le Confessioni e altre opere che potranno giovare per suo tramite ad altre persone (nn. 5-6) e lo ringrazia delle medicine e dei sussidi offerti per la biblioteca (n. 7).

AGOSTINO, SERVO DI CRISTO E DEI MEMBRI DI CRISTO, SALUTA, NEL SIGNORE, DARIO SUO CARISSIMO FIGLIO, MEMBRO DELLO STESSO CRISTO

Gioia di Agostino per la lettera di Dario.

1. Hai voluto ch'io ti rispondessi per darti la prova del piacere con cui ho ricevuto la tua lettera. Ecco: io ti rispondo, eppure né con questa né con qualunque altra risposta, sia essa breve o lunga quant'altre mai, riesco a manifestartelo. Poiché non si può manifestare con poche o con molte parole ciò che non si può manifestare a parole. Così anch'io, anche se usassi molte parole, riuscirei a dire ben poco. Non potrei comunque ammettere affatto che uno, pur eloquente, sapesse spiegare, in una sua lettera quale che sia o quanto lunga essa sia, i sentimenti suscitati in me dalla tua lettera, cosa che non riesco a fare io stesso, anche se quell'altro potesse vederli nel mio animo come li vedo io. Non posso dunque far altro che manifestarti ciò, che hai voluto sapere, in modo che dalle mie parole tu comprenda anche quello che esse non manifestano. Che cosa potrei allora dirti se non che la tua mi ha arrecato una gioia grande grande? La ripetizione di questo aggettivo non è una ripetizione ma una per così dire continua dichiarazione; poiché non è possibile pronunciarlo continuamente, esso è stato ripetuto almeno una volta; in tal modo si può forse dire ciò che non si potrebbe esprimere.

Di quali lodi si rallegra Agostino.

2. A questo punto, se uno mi domandasse che cosa insomma ho tanto gradito nella tua lettera: Forse la facondia? - No, gli risponderei. Ma quello forse ribatterà: " Allora saranno le lodi che ti sono rivolte! ". Ma anche riguardo ad esse gli risponderei: " Nemmeno! " Non perché nella tua lettera manchino queste cose, poiché anzi v'è tanta facondia, che rivela all'evidenza l'ottimo tuo ingegno naturale e molto raffinato da siffatte discipline; la tua lettera inoltre è piena zeppa delle mie lodi. " Dunque - potrebbe domandarmi qualcuno - non ti solleticano le lodi? " " E come!" Non ho mica - come dice un tale - un cuore duro come il corno 1, sì da essere insensibile alle lodi e non provarne piacere! Mi piacciono, sì, queste cose, ma che sono a paragone di ciò che, ti ho detto, mi ha fatto veramente piacere? Mi spiego meglio: Mi piace la tua facondia poiché è nello stesso tempo brillante ed elevata. Quanto poi alle lodi, non mi diletto né di tutte quelle rivoltemi, né di quelle rivoltemi da tutti, ma solo di quelle di cui tu mi hai reputato meritevole e di quelle che mi vengono dalle persone che sono come te, quelle cioè che vogliono bene ai servi di Cristo per amore di lui: per questo non posso negare d'essermi compiaciuto delle lodi rivoltemi nella tua lettera.

Vanità di Temistocle.

3. Che cosa le persone serie e ricche d'esperienza pensino di quel tale Temistocle, seppure ricordo il vero nome di quell'individuo, è affar loro: costui in un banchetto s'era rifiutato di sonare la lira, come usavano fare le persone più in vista e più raffinate della Grecia; per questo era stato reputato una persona non abbastanza colta, anzi aveva disprezzato tutto quel genere di piacevoli trattenimenti. Gli fu perciò chiesto: Che cosa dunque ti piace ascoltare? Al che si narra che rispondesse: Le mie lodi. Se la vedano - ripeto - loro per qual motivo e per quale scopo credono che Temistocle desse quella risposta, o per quale scopo effettivamente quello la diede, dal momento che era un uomo pieno di vanagloria secondo la mentalità di questo mondo. Infatti, essendogli stato anche richiesto: Che cosa dunque sai fare? Di uno Stato piccolo farne uno grande, rispose 2. Io però quanto a ciò che dice Ennio: Tutti i mortali bramano d'esser lodati 3, credo che in parte sia da approvare e in parte sia da evitare. Allo stesso modo che bisogna desiderare la verità, la sola cosa degna d'essere lodata anche se non viene lodata, così bisogna evitare la vana compiacenza per le lodi umane che facilmente s'insinua inavvertitamente in noi. Questa c'è perfino quando si crede che i beni, che sono degni di lode, non si possiedono se non si viene lodati dagli altri, oppure quando uno desidera che siano molto lodate in lui anche azioni degne di scarsa lode o meritevoli addirittura d'esser biasimate. Ecco perché Orazio, più attento di Ennio, dice: Sei forse gonfio di amore della gloria? In un libretto ci sono certi rimedi, che sono efficacissimi per curarti se li leggerai tre volte con animo puro 4.

Insegnamento di Paolo sulle lodi.

4. Il poeta dunque credeva che la gonfiezza causata dall'amore della gloria fosse come il morso d'un serpente che si debba guarire col pronunciare, come rimedio, certe formule magiche. Il nostro buon Maestro ci ha insegnato quindi per bocca del suo Apostolo che dobbiamo agire bene non per esser lodati dalle persone, cioè che non dobbiamo riporre il fine del bene che facciamo nelle lodi umane, e tuttavia cercare la lode delle persone proprio per far loro del bene 5. Quando si danno lodi ai buoni, esse non giovano a chi le riceve, ma a chi le rivolge, poiché ai buoni, per quanto li riguarda, basta d'essere buoni. Dobbiamo invece rallegrarci con coloro ai quali è di giovamento imitare i buoni, quando indirizzano loro delle lodi, poiché in tal modo danno a vedere che ad essi piacciono coloro ch'essi lodano sinceramente. Dice dunque l'Apostolo in un passo (delle sue lettere): Se ancora cercassi di piacere alla gente, non sarei servo di Cristo 6. La stessa cosa dice in un altro passo: Cercate di piacere a tutti in tutto, come anch'io cerco di piacere a tutti in tutto; ma indica subito dopo il motivo col dire: cercando non già il mio interesse, ma il vantaggio di molti perché siano salvi 7. Ecco quanto cercava nelle lodi umane anche nel passo ove diceva: Del resto, fratelli, quanto c'è di vero, di nobile, di giusto, di sincero, di meritevole d'onore, ogni virtù, ogni lode, queste cose siano oggetto dei vostri pensieri. Praticate inoltre tutto ciò che avete imparato, ricevuto e udito da me; e sarà con voi il Dio della pace 8. Tutte le altre cose, ricordate più sopra da me, egli le ha comprese sotto il termine di virtù; ciò che invece ha soggiunto dicendo: quanto è meritevole d'onore lo ha spiegato con un solo termine appropriato: ogni lode. Quando perciò afferma: Se cercassi di piacere alla gente, non sarei servo di Cristo, bisogna intenderlo come se dicesse: " Se il bene che faccio, lo facessi solo per esser lodato, sarei uno gonfio dell'amore di gloria ". L'Apostolo dunque voleva piacere alle persone e si compiaceva di piacer loro; ma non alle persone delle cui lodi si sarebbe gonfiato in se stesso, bensì a quelle che egli, nell'esser lodato, voleva edificare in Cristo. Perché dunque non dovrebbe farmi piacere d'essere lodato da te, dal momento che non solo, buono qual sei, non m'inganni, ma lodi solo le qualità che tu ami e ch'è utile e di gran giovamento all'anima d'amarle, anche se io non le posseggo? Ciò non giova a te solamente, ma ancora a me, poiché, se non le posseggo, arrossisco salutarmente e ambisco con ardore d'averle. E nella misura che riconosco le mie qualità nelle tue lodi, godo ch'io le abbia e che tu ami quelle e me stesso a causa loro. Ma quelle che riconosco di non avere, non solo desidero d'acquistarle, ma desidero altresì, che quando mi lodano, non s'ingannino coloro che mi amano sinceramente.

Le opere di Agostino potranno giovare a molti.

5. Ecco quante cose ho dette, eppure non ti ho detto ancora che cosa nella tua lettera m'è piaciuto più della facondia e delle lodi. E che cosa credi che sia, mio eccellente signore, se non che mi sono fatto amico un personaggio come te senza neppure averti visto, se pure debbo dire di non averti visto, mentre ho conosciuto, non la tua fisionomia, ma l'anima tua attraverso la tua lettera, nel leggere la quale mi sono fatto un'idea mia personale sul tuo conto e non - come prima - credendo ai miei fratelli? Ero infatti già venuto a sapere per sentito dire chi tu fossi, ma non immaginavo ancora quali fossero i tuoi sentimenti verso di me. In virtù di questa tua amicizia non dubito che anche le lodi che tu mi rivolgi - e ti ho spiegato il motivo per cui mi piacciono - saranno maggiormente utili alla Chiesa di Cristo, dal momento che anche le mie opere scritte a difesa del Vangelo, contro gli ultimi avanzi degli empi adoratori dei demoni, tu le riguardi, le leggi, le ami, le decanti in modo da farmi conoscere, per mezzo di esse, tanto più largamente quanto maggiore è la tua rinomanza. Tu infatti, che sei illustre, poni in chiara - luce le mie opere ancora oscure, tu, che sei rinomato, le rendi note e non lasci che rimangano ignote ovunque tu veda che possano giovare. Se mi domandi come faccio a sapere ciò, ti rispondo che mi sei apparso tale attraverso la tua lettera. Da questo comprendi ormai quanto essa mi sia piaciuta. Se tu hai di me un buon concetto, puoi immaginare quanto io goda dei guadagni che fa Cristo. Tu stesso, anzi, il quale pure - come scrivi - hai potuto " abbracciare la legge di Cristo a cominciare dai tuoi genitori, dagli avi fino agli ultimi discendenti della famiglia " 9, tuttavia - dici ancora - " per confutare il culto pagano, hai trovato un aiuto quanto mai efficace nelle medesime mie opere ". Per questo motivo potrei forse non pensare abbastanza quanto bene ad altre persone, anzi a quante altre persone, anche illustri, e quanto facilmente e con quanto profitto spirituale, mediante quelle persone, a tutte le altre, cui essi sono confacenti, potranno apportare i miei scritti, dal momento che sono decantati e divulgati da te? Pensando a ciò potrei forse essere inondato dalla gioia proveniente da soddisfazioni piccole o di poco conto?

Le Confessioni specchio dell'anima di Agostino.

6. Poiché dunque non sono riuscito a spiegarti a parole quanta gioia ho avuto dalla tua lettera, ti ho detto perché mi ha fatto piacere; lascio ormai a te immaginare quel che non sono riuscito a esprimerti a sufficienza, quanto cioè mi ha fatto piacere. Ricevi dunque, figlio mio, signore mio illustre e cristiano non già nell'apparenza esteriore, ma per la carità cristiana, ricevi - dico - i libri delle mie Confessioni che hai desiderati. Osservami in essi e non lodarmi più di quel ch'io sono; in essi credi a me e non ad altri sul mio conto. In essi considerami e osserva che cosa sono stato in me stesso, per me stesso e se vi troverai qualcosa che ti piacerà di me, lodane con me non me stesso, ma Colui che ho voluto venga lodato nei miei riguardi. Poiché è stato lui a farci e non già noi da noi stessi 10. Noi infatti eravamo periti ma è stato lui a rifarci, lui che ci aveva fatti. Quando in essi m'avrai trovato, prega per me, affinché io non faccia regressi, ma sia messo in grado di fare progressi. Prega, figlio mio, prega. So quel che dico, so quel che chiedo. Non ti sembri una cosa fuor di proposito e in un certo senso superiore ai tuoi meriti. Mi priverai d'un aiuto prezioso, se non lo farai. E non tu soltanto, ma anche tutti coloro, che mi vogliono bene per averti inteso parlare di me, preghino per me. Fa sapere loro che sono stato io a chiederti ciò e, se voi mi attribuite importanza, fate conto che questa mia domanda sia un comando; concedeteci, a ogni modo, quel che domandiamo oppure ottemperate a quel che vi comandiamo. Pregate per noi. Leggi la Scrittura e vi troverai che i capi (del gregge cristiano), gli Apostoli, domandarono ciò ai loro figli oppure lo comandarono ai loro uditori. Quanto io faccia questa medesima cosa che mi hai domandata per te lo vede Colui che speriamo ci esaudisca, Colui che vedeva che lo facevo anche prima. Ma dammi anche in ciò il contraccambio dell'affetto. Noi siamo i vostri pastori, voi il gregge di Dio 11. Considerate e riflettete che i nostri pericoli sono maggiori dei vostri e perciò pregate per noi. Ciò torna a vantaggio sia vostro che nostro, affinché rendiamo conto favorevole di voi al Principe dei pastori e capo di noi tutti 12, e nello stesso tempo sfuggiamo alle lusinghe di questo mondo, più pericolose che non le molestie, salvo quando la pace del mondo ci giova per trascorrere - come l'Apostolo ci esorta di pregare - una vita quieta e tranquilla, in tutta pietà e carità 13. Se infatti venisse a mancare la pietà e la carità, che cosa sarebbe la pace e la tranquillità, al riparo da tutti gli altri mali del mondo, se non un'esca, un invito o un aiuto alla scostumatezza e alla dissolutezza? Pregate dunque per noi, dovunque voi siate, affinché possiamo trascorrere una vita quieta e tranquilla, in tutta pietà e carità, come prego io per voi dovunque siamo noi, poiché dappertutto è presente il Signore al quale noi apparteniamo.

È grato per le medicine e per i sussidi alla biblioteca.

7. Per non farti soltanto il favore che mi hai chiesto, t'ho inviato anche altri libri da te non richiesti, e cioè: La fede delle realtà invisibili, La pazienza, La continenza, La provvidenza ed un altro molto voluminoso su La fede, la speranza e la carità. Se li leggerai tutti durante la tua permanenza in Africa, fammi sapere il tuo giudizio, inviandomelo direttamente oppure lascialo costì, affinché mi sia inviato da Aurelio, mio fratello e signore. Speriamo del resto che possiamo ricevere tue lettere da qualsiasi luogo in cui ti troverai e anche tu possa ricevere le nostre di qui finché ci sarà possibile. Ho gradito, e te ne serbo viva riconoscenza, le medicine mandatemi, con le quali ti sei degnato di sostenere anche la mia salute sia pure temporale; poiché desideri evidentemente che io possa servire il Signore senza l'impedimento d'una salute malferma: ho anche gradito che hai voluto sovvenire alla nostra biblioteca i mezzi per poter preparare o riparare i libri. Il Signore ti dia in contraccambio, in questa vita e nell'altra, i beni preparati per coloro che sono come ha voluto che fossi tu stesso 14. Nella mia precedente lettera ti pregavo di salutare da parte mia il tuo figliolo, pegno di pace carissimo ad entrambi noi, ch'è in custodia presso di te; allo stesso modo ti prego anche adesso di salutarmelo nuovamente.


 

1 - PERS., Satyra 1, 47.

2 - CICER., Pro Arch. 9, 20; PLUT., Them. 2.

3 - ENN., Ann. 560.

4 - HORAT., Ep. 1, 1, 36-37.

5 - TER., Sat. 1, 48.

6 - Gal 1, 10.

7 - 1 Cor 10, 32-33.

8 - Fil 4, 8-9.

9 - Ep. 230, 4.

10 - Sal 99, 3.

11 - 1 Pt 5, 2; Ger 13, 17.

12 - 1 Pt 5, 4.

13 - 1 Tm 2, 2.

14 - 1 Cor 2, 9.


Capitolo XX: L'amore della solitudine e del silenzio

Libro I: Libro della imitazione di Cristo e del dispregio del mondo e di tutte le sue vanità - Tommaso da Kempis

Leggilo nella Biblioteca

1. Cerca il tempo adatto per pensare a te e rifletti frequentemente sui benefici che vengono da Dio. Tralascia ogni cosa umanamente attraente; medita argomenti che ti assicurino una compunzione di spirito, piuttosto che un modo qualsiasi di occuparti. Un sufficiente spazio di tempo, adatto per dedicarti a buone meditazioni, lo troverai rinunciando a fare discorsi inutilmente oziosi e ad ascoltare chiacchiere sugli avvenimenti del giorno. I più grandi santi evitavano, per quanto possibile, di stare con la gente e preferivano stare appartati, al servizio di Dio. E' stato detto: ogni volta che andai tra gli uomini ne ritornai meno uomo di prima (Seneca, Epist. VII, 3). E ne facciamo spesso esperienza, quando stiamo a lungo a parlare con altri. Tacere del tutto è più facile che evitare le intemperanze del discorrere, come è più facile stare chiuso in casa che sapersi convenientemente controllare fuori casa. Perciò colui che vuole giungere alla spiritualità interiore, deve, insieme con Gesù, ritirarsi dalla gente. Soltanto chi ama il nascondimento sta in mezzo alla gente senza errare; soltanto chi ama il silenzio parla senza vaneggiare; soltanto chi ama la sottomissione eccelle senza sbagliare; soltanto chi ama obbedire comanda senza sgarrare; soltanto colui che è certo della sua buona coscienza possiede gioia perfetta.  

2. Però, anche nei santi, questo senso di sicurezza ebbe fondamento nel timore di Dio. Essi brillarono per straordinarie virtù e per grazia, ma non per questo furono meno fervorosi e intimamente umili. Il senso di sicurezza dei cattivi scaturisce, invece, dalla superbia e dalla presunzione; e , alla fine, si muta in inganno di se stessi. Non sperare di avere sicurezza in questo mondo, anche se sei ritenuto buon monaco o eremita devoto; spesso, infatti, coloro che sembravano eccellenti agli occhi degli uomini sono stati messi nelle più gravi difficoltà. Per molte persone è meglio dunque non essere del tutto esenti da tentazioni ed avere sovente da lottare contro di queste, affinché non siamo troppo sicure di sé, non abbiamo per caso a montare in superbia o addirittura a volgersi sfrenatamente a gioie terrene. Quale buona coscienza manterrebbe colui che non andasse mai cercando le gioie passeggere e non si lasciasse prendere dal mondo! Quale grande pace, quale serenità avrebbe colui che sapesse stroncare ogni vano pensiero, meditando soltanto intorno a ciò che attiene a Dio e alla salute dell'anima, e ponendo ben fissa ogni sua speranza in Dio! Nessuno sarà degno del gaudio celeste, se non avrà sottoposto pazientemente se stesso al pungolo spirituale. Ora, se tu vuoi sentire dal profondo del cuore questo pungolo, ritirati nella tua stanza, lasciando fuori il tumulto del mondo, come sta scritto: pungolate voi stessi, nelle vostre stanze (Sal 4,4). Quello che fuori, per lo più, vai perdendo, lo troverai nella tua cella; la quale diventa via via sempre più cara, mentre reca noi soltanto a chi vi sta di mal animo. Se, fin dall'inizio della tua venuta in convento, starai nella tua cella, e la custodirai con buona disposizione d'animo, essa diventerà per te un'amica diletta e un conforto molto gradito.  

3. Nel silenzio e nella quiete l'anima devota progredisce e apprende il significato nascosto delle Scritture; nel silenzio e nella quiete trova fiumi di lacrime per nettarsi e purificarsi ogni notte, e diventa tanto più intima al suo creatore quanto più sta lontana da ogni chiasso mondano. Se, dunque, uno si sottrae a conoscenti e ad amici, gli si farà vicino Iddio, con gli angeli santi. E' cosa migliore starsene appartato a curare il proprio perfezionamento, che fare miracoli, dimenticando se stessi. Cosa lodevole, per colui che vive in convento, andar fuori di rado, evitare di apparire, persino schivare la gente. Perché mai vuoi vedere ciò che non puoi avere? "Il mondo passa, e passano i suoi desideri" (1Gv 2,17). I desideri dei sensi portano a vagare con la mente; ma, passato il momento, che cosa ne ricavi se non un peso sulla coscienza e una profonda dissipazione? Un'uscita piena di gioia prepara spesso un ritorno pieno di tristezza; una veglia piena di letizia rende l'indomani pieno di amarezza; ogni godimento della carne penetra con dolcezza, ma alla fine morde e uccide. Che cosa puoi vedere fuori del monastero, che qui tu non veda? Ecco, qui hai il cielo e la terra e tutti glie elementi dai quali sono tratte tutte le cose. Che cosa altrove potrai vedere, che possa durare a lungo sotto questo sole? Forse credi di poterti saziare pienamente; ma a ciò non giungerai. Ché, se anche tu vedessi tutte le cose di questo mondo, che cosa sarebbe questo, se non un sogno senza consistenza? Leva i tuoi occhi in alto, a Dio, e prega per i tuoi peccati e per le tue mancanze. Lascia le vanità alla gente vana; e tu attendi invece a quello che ti ha comandato Iddio. Chiudi dietro di te la tua porta, chiama a te Gesù, il tuo diletto, e resta con lui nella cella; ché una sì grande pace altrove non la troverai. Se tu non uscirai e nulla sentirai dal chiasso mondano, resterai più facilmente in una pace perfetta. E poiché talvolta sentire cose nuove reca piacere, occorre che tu sappia sopportare il conseguente turbamento dell'animo.


Anno 1950 - ANNO SANTO

Beata Edvige Carboni

Il Venerabile Domenico Savio è nostro fratellino; ci ha fatto tante grazie:

A te ed a Paolina vi voglio tanto bene: affetto di fratellino. Vi amo, mi disse, perché siete anime semplici. Fatevi sante, sorelline mie! Amate Gesù, amatelo! Gesù ama le anime semplici.

Dette coteste avvertenze, questo angelo dai miei occhi spari, lasciandomi il cuore pieno di gioia.

Il 28 febbraio mi trovavo in cucina, ecco, sento suonare il campanello; mi recai ad aprire la porta: Di nuovo riconobbi Domenico Savio, ben vestito, pantaloni e giacca grigio chiaro.

Mi sorrise, dicendomi: ti faccio un piccolo regalo; è per te e per Paolina: ci regalò un pacchetto di caffè tostato.

Di questo, ci disse, ne darete a quei poveri ministri di Dio che voi sapete quanto soffrono.

Appena dette quelle parole, sparì, lasciandomi nel cuore una gioia immensa.