Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Poiché l'amore per essere genuino deve anche far soffrire: Dio amò il mondo a tal punto da donare suo Figlio. Suo Figlio amò il mondo a tal punto da dare la sua vita per esso. E Gesù dice: « Come il Padre ha amato me dandomi al mondo, così anch'io ho amato voi dando la mia vita per voi. Rimanete nel mio amore, dando voi stes­si» (Cv. 15, 9). Questo darsi è la preghiera, è il sacri­ficio della castità , è la povertà , è l'obbedienza e il ser­vizio libero offerto con tutto il cuore. (Madre Teresa di Calcutta)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 31° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 5

1Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli.2Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:

3"Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4Beati gli afflitti,
perché saranno consolati.
5Beati i miti,
perché erediteranno la terra.
6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
7Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
8Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
9Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.

13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte,15né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.

17Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento.18In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto.19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

20Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
21Avete inteso che fu detto agli antichi: 'Non uccidere'; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio.22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.
23Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te,24lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.
25Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione.26In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!
27Avete inteso che fu detto: 'Non commettere adulterio';28ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.
29Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna.30E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna.
31Fu pure detto: 'Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto di ripudio';32ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all'adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
33Avete anche inteso che fu detto agli antichi: 'Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti';34ma io vi dico: non giurate affatto: né per 'il cielo', perché è 'il trono di Dio';35né per 'la terra', perché è 'lo sgabello per i suoi piedi'; né per 'Gerusalemme', perché è 'la città del gran re'.36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello.37Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno.
38Avete inteso che fu detto: 'Occhio per occhio e dente per dente';39ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra;40e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.41E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due.42Da' a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle.
43Avete inteso che fu detto: 'Amerai il tuo prossimo' e odierai il tuo nemico;44ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori,45perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.46Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?48Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.


Genesi 35

1Dio disse a Giacobbe: "Alzati, va' a Betel e abita là; costruisci in quel luogo un altare al Dio che ti è apparso quando fuggivi Esaù, tuo fratello".2Allora Giacobbe disse alla sua famiglia e a quanti erano con lui: "Eliminate gli dèi stranieri che avete con voi, purificatevi e cambiate gli abiti.3Poi alziamoci e andiamo a Betel, dove io costruirò un altare al Dio che mi ha esaudito al tempo della mia angoscia e che è stato con me nel cammino che ho percorso".4Essi consegnarono a Giacobbe tutti gli dèi stranieri che possedevano e i pendenti che avevano agli orecchi; Giacobbe li sotterrò sotto la quercia presso Sichem.
5Poi levarono l'accampamento e un terrore molto forte assalì i popoli che stavano attorno a loro, così che non inseguirono i figli di Giacobbe.6Giacobbe e tutta la gente ch'era con lui arrivarono a Luz, cioè Betel, che è nel paese di Canaan.7Qui egli costruì un altare e chiamò quel luogo "El-Betel", perché là Dio gli si era rivelato, quando sfuggiva al fratello.8Allora morì Dèbora, la nutrice di Rebecca, e fu sepolta al disotto di Betel, ai piedi della quercia, che perciò si chiamò Quercia del Pianto.
9Dio apparve un'altra volta a Giacobbe, quando tornava da Paddan-Aram, e lo benedisse.10Dio gli disse:

"Il tuo nome è Giacobbe.
Non ti chiamerai più Giacobbe,
ma Israele sarà il tuo nome".

Così lo si chiamò Israele.11Dio gli disse:

"Io sono Dio onnipotente.
Sii fecondo e diventa numeroso,
popolo e assemblea di popoli
verranno da te,
re usciranno dai tuoi fianchi.
12 Il paese che ho concesso
ad Abramo e a Isacco darò a te
e alla tua stirpe dopo di te
darò il paese".

13Dio scomparve da lui, nel luogo dove gli aveva parlato.14Allora Giacobbe eresse una stele, dove gli aveva parlato, una stele di pietra, e su di essa fece una libazione e versò olio.15Giacobbe chiamò Betel il luogo dove Dio gli aveva parlato.
16Poi levarono l'accampamento da Betel. Mancava ancora un tratto di cammino per arrivare ad Èfrata, quando Rachele partorì ed ebbe un parto difficile.17Mentre penava a partorire, la levatrice le disse: "Non temere: anche questo è un figlio!".18Mentre esalava l'ultimo respiro, perché stava morendo, essa lo chiamò Ben-Oni, ma suo padre lo chiamò Beniamino.19Così Rachele morì e fu sepolta lungo la strada verso Èfrata, cioè Betlemme.20Giacobbe eresse sulla sua tomba una stele. Questa stele della tomba di Rachele esiste fino ad oggi.
21Poi Israele levò l'accampamento e piantò la tenda al di là di Migdal-Eder.22Mentre Israele abitava in quel paese, Ruben andò a unirsi con Bila, concubina del padre, e Israele lo venne a sapere.
I figli di Giacobbe furono dodici.23I figli di Lia: il primogenito di Giacobbe, Ruben, poi Simeone, Levi, Giuda, Ìssacar e Zàbulon.24I figli di Rachele: Giuseppe e Beniamino.25I figli di Bila, schiava di Rachele: Dan e Nèftali.26I figli di Zilpa, schiava di Lia: Gad e Aser. Questi sono i figli di Giacobbe che gli nacquero in Paddan-Aram.
27Poi Giacobbe venne da suo padre Isacco a Mamre, a Kiriat-Arba, cioè Ebron, dove Abramo e Isacco avevano soggiornato come forestieri.28Isacco raggiunse l'età di centottat'anni.29Poi Isacco spirò, morì e si riunì al suo parentado, vecchio e sazio di giorni. Lo seppellirono i suoi figli Esaù e Giacobbe.


Salmi 9

1'Al maestro del coro. In sordina. Salmo. Di Davide.'

2Loderò il Signore con tutto il cuore
e annunzierò tutte le tue meraviglie.
3Gioisco in te ed esulto,
canto inni al tuo nome, o Altissimo.

4Mentre i miei nemici retrocedono,
davanti a te inciampano e periscono,
5perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa;
siedi in trono giudice giusto.

6Hai minacciato le nazioni, hai sterminato l'empio,
il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre.
7Per sempre sono abbattute le fortezze del nemico,
è scomparso il ricordo delle città che hai distrutte.

8Ma il Signore sta assiso in eterno;
erige per il giudizio il suo trono:
9giudicherà il mondo con giustizia,
con rettitudine deciderà le cause dei popoli.

10Il Signore sarà un riparo per l'oppresso,
in tempo di angoscia un rifugio sicuro.
11Confidino in te quanti conoscono il tuo nome,
perché non abbandoni chi ti cerca, Signore.

12Cantate inni al Signore, che abita in Sion,
narrate tra i popoli le sue opere.
13Vindice del sangue, egli ricorda,
non dimentica il grido degli afflitti.

14Abbi pietà di me, Signore,
vedi la mia miseria, opera dei miei nemici,
tu che mi strappi dalle soglie della morte,
15perché possa annunziare le tue lodi,
esultare per la tua salvezza
alle porte della città di Sion.

16Sprofondano i popoli nella fossa che hanno scavata,
nella rete che hanno teso si impiglia il loro piede.
17Il Signore si è manifestato, ha fatto giustizia;
l'empio è caduto nella rete, opera delle sue mani.

18Tornino gli empi negli inferi,
tutti i popoli che dimenticano Dio.
19Perché il povero non sarà dimenticato,
la speranza degli afflitti non resterà delusa.

20Sorgi, Signore, non prevalga l'uomo:
davanti a te siano giudicate le genti.
21Riempile di spavento, Signore,
sappiano le genti che sono mortali.22Perché, Signore, stai lontano,
nel tempo dell'angoscia ti nascondi?
23Il misero soccombe all'orgoglio dell'empio
e cade nelle insidie tramate.
24L'empio si vanta delle sue brame,
l'avaro maledice, disprezza Dio.
25L'empio insolente disprezza il Signore:
"Dio non se ne cura: Dio non esiste";
questo è il suo pensiero.

26Le sue imprese riescono sempre.
Son troppo in alto per lui i tuoi giudizi:
disprezza tutti i suoi avversari.

27Egli pensa: "Non sarò mai scosso,
vivrò sempre senza sventure".
28Di spergiuri, di frodi e d'inganni ha piena la bocca,
sotto la sua lingua sono iniquità e sopruso.
29Sta in agguato dietro le siepi,
dai nascondigli uccide l'innocente.
30I suoi occhi spiano l'infelice,
sta in agguato nell'ombra come un leone nel covo.
Sta in agguato per ghermire il misero,
ghermisce il misero attirandolo nella rete.
31Infierisce di colpo sull'oppresso,
cadono gl'infelici sotto la sua violenza.
32Egli pensa: "Dio dimentica,
nasconde il volto, non vede più nulla".

33Sorgi, Signore, alza la tua mano,
non dimenticare i miseri.
34Perché l'empio disprezza Dio
e pensa: "Non ne chiederà conto"?

35Eppure tu vedi l'affanno e il dolore,
tutto tu guardi e prendi nelle tue mani.
A te si abbandona il misero,
dell'orfano tu sei il sostegno.
Spezza il braccio dell'empio e del malvagio;
36Punisci il suo peccato e più non lo trovi.

37Il Signore è re in eterno, per sempre:
dalla sua terra sono scomparse le genti.
38Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri,
rafforzi i loro cuori, porgi l'orecchio
39per far giustizia all'orfano e all'oppresso;
e non incuta più terrore l'uomo fatto di terra.


Salmi 81

1'Al maestro del coro. Su "I torchi...". Di Asaf.'

2Esultate in Dio, nostra forza,
acclamate al Dio di Giacobbe.
3Intonate il canto e suonate il timpano,
la cetra melodiosa con l'arpa.
4Suonate la tromba
nel plenilunio, nostro giorno di festa.

5Questa è una legge per Israele,
un decreto del Dio di Giacobbe.
6Lo ha dato come testimonianza a Giuseppe,
quando usciva dal paese d'Egitto.
Un linguaggio mai inteso io sento:

7"Ho liberato dal peso la sua spalla,
le sue mani hanno deposto la cesta.
8Hai gridato a me nell'angoscia
e io ti ho liberato,
avvolto nella nube ti ho dato risposta,
ti ho messo alla prova alle acque di Meriba.

9Ascolta, popolo mio, ti voglio ammonire;
Israele, se tu mi ascoltassi!
10Non ci sia in mezzo a te un altro dio
e non prostrarti a un dio straniero.
11Sono io il Signore tuo Dio,
che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto;
apri la tua bocca, la voglio riempire.

12Ma il mio popolo non ha ascoltato la mia voce,
Israele non mi ha obbedito.
13L'ho abbandonato alla durezza del suo cuore,
che seguisse il proprio consiglio.

14Se il mio popolo mi ascoltasse,
se Israele camminasse per le mie vie!
15Subito piegherei i suoi nemici
e contro i suoi avversari porterei la mia mano.

16I nemici del Signore gli sarebbero sottomessi
e la loro sorte sarebbe segnata per sempre;
17li nutrirei con fiore di frumento,
li sazierei con miele di roccia".


Michea 5

1E tu, Betlemme di Efrata
così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda,
da te mi uscirà colui
che deve essere il dominatore in Israele;
le sue origini sono dall'antichità,
dai giorni più remoti.
2Perciò Dio li metterà in potere altrui
fino a quando colei che deve partorire partorirà;
e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli di Israele.
3Egli starà là e pascerà con la forza del Signore,
con la maestà del nome del Signore suo Dio.
Abiteranno sicuri perché egli allora sarà grande
fino agli estremi confini della terra

4e tale sarà la pace:
se Assur entrerà nella nostra terra
e metterà il piede sul nostro suolo,
noi schiereremo contro di lui
sette pastori e otto capi di uomini,
5che governeranno la terra di Assur con la spada,
il paese di Nimròd con il suo stesso pugnale.
Ci libereranno da Assur,
se entrerà nella nostra terra
e metterà piede entro i nostri confini.

6Il resto di Giacobbe
sarà, in mezzo a molti popoli,
come rugiada mandata dal Signore
e come pioggia che cade sull'erba,
che non attende nulla dall'uomo
e nulla spera dai figli dell'uomo.
7Allora il resto di Giacobbe sarà,
in mezzo a popoli numerosi,
come un leone tra le belve della foresta,
come un leoncello tra greggi di pecore,
il quale, se entra, calpesta e sbrana
e non c'è scampo.

8La tua mano si alzerà
contro tutti i tuoi nemici,
e tutti i tuoi avversari
saranno sterminati.
9In quel giorno - dice il Signore -
distruggerò i tuoi cavalli in mezzo a te
e manderò in rovina i tuoi carri;
10distruggerò le città della tua terra
e demolirò tutte le tue fortezze.
11Ti strapperò di mano i sortilegi
e non avrai più indovini.
12Distruggerò in mezzo a te
le tue sculture e le tue stele,
né più ti prostrerai
davanti a un'opera delle tue mani.
13Estirperò da te i tuoi pali sacri,
distruggerò i tuoi idoli.
14Con ira e furore,
farò vendetta delle genti,
che non hanno voluto obbedire.


Atti degli Apostoli 7

1Gli disse allora il sommo sacerdote: "Queste cose stanno proprio così?".2Ed egli rispose: "Fratelli e padri, ascoltate: il 'Dio della gloria' apparve al nostro padre Abramo quando era ancora in Mesopotamia, prima che egli si stabilisse in Carran,3'e gli disse: Esci dalla tua terra e dalla tua gente e va' nella terra che io ti indicherò'.4Allora, uscito dalla terra dei Caldei, si stabilì in Carran; di là, dopo la morte del padre, Dio lo fece emigrare in questo paese dove voi ora abitate,5ma non gli diede alcuna proprietà in esso, 'neppure quanto l'orma di un piede', ma gli promise 'di darlo in possesso a lui e alla sua discendenza dopo di lui', sebbene non avesse ancora figli.6Poi Dio parlò così: 'La discendenza di Abramo sarà pellegrina in terra straniera, tenuta in schiavitù e oppressione per quattrocento anni'.7'Ma del popolo di cui saranno schiavi io farò giustizia', disse Dio: 'dopo potranno uscire e mi adoreranno' in questo luogo.8E gli diede l'alleanza della circoncisione. E così Abramo generò Isacco e 'lo circoncise l'ottavo giorno' e Isacco generò Giacobbe e Giacobbe i dodici patriarchi.9Ma i patriarchi, 'gelosi di Giuseppe, lo vendettero' schiavo 'in Egitto. Dio però era con lui'10e lo liberò da tutte le sue afflizioni e 'gli diede grazia' e saggezza 'davanti al faraone re d'Egitto, il quale lo nominò amministratore dell'Egitto e di tutta la sua casa'.11'Venne una carestia su tutto l'Egitto' e 'in Canaan' e una grande miseria, e i nostri padri non trovavano da mangiare.12'Avendo udito Giacobbe che in Egitto c'era del grano', vi inviò i nostri padri una prima volta;13la seconda volta Giuseppe 'si fece riconoscere dai suoi fratelli' e fu nota al faraone la sua origine.14Giuseppe allora mandò a chiamare Giacobbe suo padre e tutta la sua parentela, 'settantacinque persone in tutto'.15E Giacobbe 'si recò in Egitto, e qui egli morì' come anche i nostri padri;16'essi furono poi trasportati in Sichem' e posti 'nel sepolcro che Abramo aveva acquistato' e pagato in denaro 'dai figli di Emor, a Sichem'.
17Mentre si avvicinava il tempo della promessa fatta da Dio ad Abramo, il popolo 'crebbe e si moltiplicò' in Egitto,18finché 'salì al trono d'Egitto un altro re, che non conosceva Giuseppe'.19Questi, 'adoperando l'astuzia contro la nostra gente, perseguitò' i nostri padri fino a costringerli a esporre i loro figli, perché non 'sopravvivessero'.20In quel tempo nacque Mosè e piacque a Dio; 'egli fu allevato per tre mesi' nella casa paterna, poi,21essendo stato esposto, 'lo raccolse la figlia del faraone' e lo allevò 'come figlio'.22Così Mosè venne istruito in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente nelle parole e nelle opere.23Quando stava per compiere i quarant'anni, gli venne l'idea di far visita ai 'suoi fratelli, i figli di Israele',24e vedendone uno trattato ingiustamente, ne prese le difese e vendicò l'oppresso, 'uccidendo l'Egiziano'.25Egli pensava che i suoi connazionali avrebbero capito che Dio dava loro salvezza per mezzo suo, ma essi non compresero.26Il giorno dopo si presentò in mezzo a loro mentre stavano litigando e si adoperò per metterli d'accordo, dicendo: Siete fratelli; perché vi insultate l'un l'altro?27Ma 'quello che maltrattava il vicino' lo respinse, dicendo: 'Chi ti ha nominato capo e giudice sopra di noi'?28'Vuoi forse uccidermi, come hai ucciso ieri l'Egiziano'?29'Fuggì via Mosè a queste parole, e andò ad abitare nella terra di Madian', dove ebbe due figli.
30Passati quarant'anni, 'gli apparve nel deserto del monte' Sinai 'un angelo, in mezzo alla fiamma di un roveto ardente'.31Mosè rimase stupito di questa visione; e mentre si avvicinava per veder meglio, si udì la voce del Signore:32'Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe'. Esterrefatto, Mosè non osava guardare.33'Allora il Signore gli disse: Togliti dai piedi i calzari, perché il luogo in cui stai è terra santa'.34'Ho visto l'afflizione del mio popolo in Egitto, ho udito il loro gemito e sono sceso a liberarli; ed ora vieni, che ti mando in Egitto'.35Questo Mosè che avevano rinnegato dicendo: 'Chi ti ha nominato capo e giudice'?, proprio lui Dio aveva mandato per esser capo e liberatore, parlando per mezzo dell'angelo che gli era apparso nel roveto.36Egli li fece uscire, compiendo 'miracoli e prodigi nella terra d'Egitto', nel Mare Rosso, e 'nel deserto per quarant'anni'.37Egli è quel Mosè che disse ai figli d'Israele: 'Dio vi farà sorgere un profeta tra i vostri fratelli, al pari di me'.38Egli è colui che, mentre erano radunati nel deserto, fu mediatore tra l'angelo che gli parlava sul monte Sinai e i nostri padri; egli ricevette parole di vita da trasmettere a noi.39Ma i nostri padri non vollero dargli ascolto, lo respinsero e 'si volsero' in cuor loro 'verso l'Egitto',40dicendo ad Aronne: 'Fa' per noi una divinità che ci vada innanzi, perché a questo Mosè che ci condusse fuori dall'Egitto non sappiamo che cosa sia accaduto'.41E in quei giorni 'fabbricarono un vitello e offrirono sacrifici' all'idolo e si rallegrarono per l'opera delle loro mani.42Ma Dio si ritrasse da loro e li abbandonò al culto dell''esercito del cielo', come è scritto nel libro dei Profeti:

43'Mi avete forse offerto vittime e sacrifici
per quarant'anni nel deserto, o casa d'Israele?
Avete preso con voi la tenda di Mòloch,
e la stella del dio Refàn,
simulacri che vi siete fabbricati' per adorarli!
'Perciò vi deporterò al di là' di Babilonia.

44I nostri padri avevano nel deserto 'la tenda della testimonianza', come aveva ordinato colui che 'disse a Mosè di costruirla secondo il modello che aveva visto'.45E dopo averla ricevuta, i nostri padri con Giosuè se la portarono con sé nella 'conquista dei popoli' che Dio scacciò davanti a loro, fino ai tempi di Davide.46Questi trovò grazia innanzi a Dio e domandò 'di poter trovare una dimora per il Dio di Giacobbe';47'Salomone' poi 'gli edificò una casa'.48Ma l'Altissimo non abita in costruzioni fatte da mano d'uomo, come dice il Profeta:

49'Il cielo è il mio trono
e la terra sgabello per i miei piedi.
Quale casa potrete edificarmi, dice il Signore,
o quale sarà il luogo del mio riposo?'
50'Non forse la mia mano ha creato tutte queste cose?'

51'O gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie', voi sempre 'opponete resistenza allo Spirito Santo'; come i vostri padri, così anche voi.52Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori;53voi che avete ricevuto la legge per mano degli angeli e non l'avete osservata".
54All'udire queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui.

55Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra56e disse: "Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio".57Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui,58lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo.59E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: "Signore Gesù, accogli il mio spirito".60Poi piegò le ginocchia e gridò forte: "Signore, non imputar loro questo peccato". Detto questo, morì.


Capitolo XXXIX:Nessun affanno nel nostro agire

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1. O figlio, ogni tua faccenda affidala a me; al tempo giusto disporrò sempre io per il meglio. Attieniti al mio comando e ne sentirai vantaggio. O Signore, di gran cuore affido a te ogni cosa; poco infatti potranno giovare i miei piani. Volesse il cielo che io non fossi tanto preso da ciò che potrà accadere in futuro, e mi offrissi, invece, senza esitare alla tua volontà.

2. O figlio, capita spesso che l'uomo persegua con ardore alcunché di cui sente la mancanza; e poi, quando l'ha raggiunto, cominci a giudicare diversamente, perché i nostri amori non restano fermi intorno a uno stesso punto, e ci spingono invece da una cosa all'altra. Non è una questione da nulla rinunciare a se stessi, anche in cose di poco conto. Il vero progresso dell'uomo consiste nell'abnegazione di sé. Pienamente libero e sereno è appunto soltanto chi rinnega se stesso. Ecco, però, che l'antico avversario, il quale si pone contro tutti coloro che amano il bene, non tralascia la sua opera di tentazione; anzi, giorno e notte, prepara gravi insidie, se mai gli riesca di far cadere nel laccio dell'inganno qualcuno che sia poco guardingo. "Vegliate e pregate, dice i Signore, per non entrare in tentazione" (Mt 26,41).


DISCORSO 35 SU QUANTO È SCRITTO NEI PROVERBI DI SALOMONE: "SE SARAI SAPIENTE LO SARAI PER TE E PER I TUOI VICINI SE INVECE SARAI CATTIVO TU SOLO NE TRARRAI DEL MALE"

Discorsi - Sant'Agostino

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Le membra sono solidali fra loro.

1. A uno che non ascolti distrattamente la parola di Dio non manca motivo, forse, di restare sorpreso per quanto vi è scritto, e cioè: Figlio, se sarai sapiente, lo sarai per te e per i tuoi vicini; se invece sarai cattivo, tu solo ne trarrai del male 1. Quale sarà il senso giusto secondo cui intendere queste parole? In effetti, come ci allieta la buona vita del prossimo, così ci rattrista la sua vita cattiva. Ovvero, se si pensa che l'espressione sia stata detta per la forza di persuasione [che ogni comportamento esercita] e che per questo il sapiente è sapiente per sé e per coloro ai quali inculca la sapienza, in che senso si potrà dire che, se uno diviene cattivo, è lui solo a trarne del male, mentre proprio di tali allettamenti è scritto: I cattivi discorsi corrompono i buoni costumi? 2. Cos'altro grida ancora infatti quella voce della carità? Se un membro è onorato, ne godono tutte te membra, e se un membro soffre, soffrono tutte le membra 3. Come risulterà vero, quindi, il detto: Figlio, se sarai sapiente, lo sarai per te e per i tuoi vicini; se invece sarai cattivo, tu solo ne trarrai del male? 4. Come potrò godere del suo bene e nello stesso tempo non rattristarmi del suo male? Come potrò rallegrarmi d'aver ritrovato il fratello se egli, con mia buona pace, poteva essersi perduto? Non sarà forse vero che, se egli sarà sapiente, sarà un membro sano, col quale godono tutte le membra? In che senso, pertanto, se sarà cattivo ne trarrà del male lui solo, se è vero che al membro malato usano compassione tutte le membra senza distinzione?.

Partecipazione nel bene e nel male.

2. È, questo, un problema che, se non sarà risolto, ci turberà [spiritualmente]. Con l'aiuto del Signore però lo risolveremo, e lo risolveremo se in primo luogo riterremo come definito, stabile e immutabile - essendo una verità certissima - che nessuno può essere buono a beneficio di un altro e che nessuno può essere cattivo a danno di un altro. Ne parla l'Apostolo: Ognuno di noi porterà il suo peso 5. E altrove: Pertanto ciascuno di noi renderà conto per sé 6. E ancora: Ciascuno poi esamini la sua opera, e allora avrà gloria soltanto in se stesso e non nell'altro 7. La stessa cosa vien detta per bocca del profeta Ezechiele: Mia è l'anima del padre e mia è l'anima del figlio: l'anima che avrà peccato morrà 8. E spiega tutto quel passo in modo da mostrare che figli cattivi non si avvantaggiano per la bontà dei genitori né i figli buoni sono schiacciati dalle colpe dei cattivi [genitori]. Affermato nei nostri riguardi questo principio verissimo e ciò fatto in maniera assoluta e decisissima, resta da esaminare quale influsso noi esercitiamo sugli altri, distinguendo con grande diligenza quale effetto ci ripromettiamo per la nostra salvezza e quale affetto vogliamo riversare sul prossimo. Se sei buono, lo sei non per un utile dell'altro ma tuo. Tuttavia, in forza dello stesso bene che ti rende buono, ti allieti anche per il bene prodotto nell'altro, non perché gli abbia partecipato qualcosa della bontà ma in forza del mutuo amore. Lo stesso se sei cattivo: lo sei con danno tuo, non degli altri. Inoltre con la tua cattiveria non ami il prossimo come te stesso: difatti non ami nemmeno te stesso. Ami l'iniquità, che è il più accanito dei tuoi nemici, e l'ami non perché ti è caduta addosso dal di fuori ma perché tu l'hai commessa nel tuo interno, e perché ti vinca più facilmente la favorisci a tuo danno. Che tu dunque odii te stesso ti si dimostra apertamente per il fatto che ami colei da cui sei vergognosamente sopraffatto. Non potrebbe infatti fallire la parola di Dio che ti dice: Chi ama l'iniquità odia la sua anima 9.

Odiare il male, amare il bene.

3. Da questo deriva come conseguenza che chi è buono, per il bene che lo rende buono, si rallegra del bene altrui e si rattrista del male altrui. Approfittando di un tale vicino, - questi veramente ti è vicino, in quanto ti guarda da vicino, cioè con occhio di misericordia -, approfittando di un tale vicino, dico, se sarai sapiente, lo sarai per te e per lui. Non perché egli sarà buono per la tua bontà, ma con suo vantaggio amerà il bene che è in te. Se invece sarai cattivo, ne trarrai del male 10 non insieme col prossimo, ma tu solo. Egli non sarà cattivo per la tua cattiveria; ma nella tua cattiveria ti sarà compassionevole. La tua malizia lo affligge, per cui non segue in lui alcuna pena. Gli procura tristezza, non gli comunica l'ingiustizia. Se quindi sarai cattivo, non lo sarai [è vero] contribuendo al bene del prossimo, ma le conseguenze cattive ricadranno su te solo, poiché quella tristezza che concepisce il buono nei tuoi riguardi la concepisce e con sua utilità e con tuo danno. Quell'afflizione denota il suo amore e la tua perdizione. Te condanna, corona lui; te umilia, esalta lui. Per questo sta scritto: Obbedite ai vostri superiori,- essi infatti vigilano [su di voi] come chi ha da rendere ragione delle vostre anime - affinché facciano questo con gioia e non con tristezza. Questo non gioverebbe a voi 11. Non vi giova quindi essere responsabili della loro tristezza, mentre ad essi giova rattristarsi della vostra colpevolezza. Considera dunque [tuoi] vicini i buoni, e sii buono, nel tuo interesse, non nell'interesse altrui, e non per un bene che ti sei dato da te ma che ti è stato elargito da Dio. Cosa hai infatti che non l'abbia ricevuto? 12. E in questo modo se sarai sapiente lo sarai per te e per i tuoi vicini, che ricaveranno vantaggio godendo della tua bontà. Se invece sarai cattivo, tu solo ne ritrarrai del male 13, e non anche gli altri, che ricaveranno un bene rattristandosi della tua malizia.

 

1 - Prv 9, 12 (sec. LXX).

2 - 1 Cor 15, 33.

3 - 1 Cor 12, 26.

4 - Prv 9, 12.

5 - Gal 6, 5.

6 - Rm 14, 12.

7 - Gal 6, 4.

8 - Ezech 18, 4.

9 - Sal 10, 6.

10 - Prv 9, 12.

11 - Eb 13, 17.

12 - 1 Cor 4, 7.

13 - Prv 9, 12.


23 - Maria santissima dà alcuni insegnamenti a santa Elisabetta su richiesta di lei.

La mistica Città di Dio - Libro terzo - Suor Maria d'Agreda

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283. Era inevitabile il ritorno di Maria santissima a Nazaret, essendo già nato il precursore di Cristo; anche se santa Elisabetta, prudente e saggia, si uniformava in questo alla disposizione divina e con tale riflessione moderava in parte il suo dolore, desiderava compensare in qualche modo con l'insegnamento della Madre della sapienza la solitudine in cui sarebbe rimasta. Con questo intento le parlò dicendole: «Signora mia e madre del mio Creatore, io conosco che già preparate la vostra partenza e prevedo la mia solitudine per la mancanza della vostra amabile compagnia e della vostra protezione. Vi supplico, cugina mia, che in vostra assenza io meriti di restare con qualche istruzione, che mi aiuti a dirigere tutte le mie azioni per il maggiore compiacimento dell'Altissimo. Nel vostro talamo verginale tenete il Maestro che dà orientamento ai saggi e la fonte stessa della luce che per mezzo di lui comunicate a tutti. Trasmettete, dunque, alla vostra serva qualcuno dei raggi che riverberano nel vostro purissimo spirito, affinché il mio sia illuminato ed indirizzato per i sentieri retti della giustizia finché arrivi a vedere il Dio degli dei in Sion».

284. Queste parole di santa Elisabetta mossero in Maria santissima una specie di tenera compassione e con essa rispose, dando a sua cugina insegnamenti celesti per regolarsi nel tempo di vita che le restava, che sarebbe stato breve. L'Altissimo stesso si sarebbe preso cura del bambino ed anche la stessa Regina ne avrebbe fatto richiesta a sua Maestà. Sebbene non sia possibile riferire tutto ciò di cui la clementissima Signora avvertì e consigliò santa Elisabetta in questi dolcissimi discorsi per prendere da lei congedo, dirò qualcosa di ciò che comprendo, come mi è stato manifestato, per quanto lo possono i miei scarsi termini. Disse Maria santissima: «Cugina ed amica mia, il Signore vi ha scelta per le sue opere e per i suoi altissimi misteri, poiché si è degnato di comunicarvi tanta luce ed ha voluto che io vi aprissi il mio cuore. In esso vi porto scritta per presentarvi davanti alla sua grandezza. Non dimenticherò l'umile pietà che avete mostrato verso la più inutile tra le creature; spero dal mio Figlio santissimo e mio Signore che ne riceverete copiosa rimunerazione».

285. «Sollevate sempre il vostro spirito e la vostra mente alle altezze e, con la luce della grazia che avete, non perdete di vista l'immutabile essere di Dio, eterno ed infinito, e la degnazione della sua bontà immensa, con la quale si è mosso a creare ed a formare dal niente le creature per innalzarle alla sua gloria ed arricchirle con i suoi doni. Per questo ogni creatura è debitrice verso la misericordia dell'Altissimo, ma lo siamo ancor più noi, che egli ha contraddistinto con tanta abbondanza in questa conoscenza e luce, affinché estendiamo i nostri sforzi sino a compensare con la nostra riconoscenza la cieca ingratitudine dei mortali, i quali malgrado tale luce si trovano tanto lontani dal conoscere e magnificare il loro Creatore. Questo deve essere il nostro compito, sgombrando del tutto il nostro cuore, affinché libero cammini verso il suo felice fine. Perciò, amica mia, vi raccomando di allontanarlo e deviarlo da tutto ciò che è terreno, anche se si trattasse di cose lecite, affinché, distaccata dagli impedimenti della terra, siate pronta a levarvi su alle chiamate divine, attendiate la venuta del Signore e quando giunga rispondiate con gioia e senza il dolore che l'anima sente quando giunge il momento di dividersi dal corpo e da tutto il rimanente che eccessivamente ama. Adesso, che è tempo di patire e di acquistare la corona, facciamo in modo di meritarla e di camminare speditamente per arrivare all'intima unione con il nostro vero e sommo Bene».

286. «Procurate con speciale sottomissione di ubbidire a Zaccaria, vostro marito e capo, e di amarlo e servirlo per tutti i vostri giorni. Offrite sempre vostro figlio al suo Creatore; in sua Maestà e per lui potete amarlo come madre, perché sarà un grande profeta e con lo zelo di Elia, che gli sarà dato, difenderà la legge e l'onore dell'Altissimo, procurando l'esaltazione del suo santo nome. Ed il mio Figlio santissimo, il quale lo ha eletto come suo precursore e come annunciatore della sua venuta, lo favorirà come suo familiare, lo riempirà dei doni della sua destra, lo farà grande ed ammirabile di generazione in generazione e manifesterà al mondo la sua grandezza e santità»

287. «Con ardente zelo fate in modo che in tutta la vostra famiglia sia temuto, venerato e riverito il santo nome del nostro Signore, Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Avrete inoltre grande sollecitudine nel favorire i bisognosi e i poveri, per quanto sarà possibile. Arricchiteli con i beni temporali, che l'Altissimo con generosità vi ha concesso affinché con la medesima liberalità li dispensiate agli indigenti. Spettano più a loro che a voi, in quanto tutti siamo figli di un solo Padre che sta nei cieli e al quale appartiene l'intero creato e non è ragionevole che, essendo il padre ricco, voglia che un figlio sia facoltoso e che suo fratello viva povero ed abbandonato. In ciò sarete molto gradita al Dio delle misericordie immortale. Continuate quello che fate ed eseguite ciò che avete pensato, poiché Zaccaria lo rimette alla vostra dispensazione. Con tale permesso potete essere generosa. Con tutte le tribolazioni che il Signore vi manderà, confermerete la vostra speranza e con le creature sarete benigna, mansueta, umile, affabile e molto paziente con intimo giubilo dell'anima, benché alcune di esse siano strumento del vostro esercizio e della vostra corona. Benedite eternamente il Signore per gli altissimi misteri che vi ha manifestato e domandategli la salvezza delle anime con incessante amore e zelo. E pregherete per me la sua grandezza, che mi guidi e diriga, affinché io dispensi degnamente e con suo compiacimento il mistero che la sua bontà immensa ha affidato a così vile e povera serva. Mandate avviso al mio sposo, affinché venga ad accompagnarmi nel ritorno; frattanto, disponete la circoncisione del vostro bambino e chiamatelo Giovanni perché tale nome gli ha dato l'Altissimo ed è decreto della sua immutabile volontà».

288. Queste ed altre parole di vita eterna, dette da Maria santissima, produssero nel cuore di Elisabetta effetti tanto divini che la santa restò per qualche tempo assorta ed ammutolita per la forza dello spirito che la illuminava, ammaestrava e sublimava in pensieri e sentimenti così elevati, perché l'Altissimo si serviva delle parole della sua madre purissima come di strumento per vivificare e rinnovare il cuore della sua serva. Questa, poi, quando si fu un po' calmato il suo pianto, parlò e disse: «Signora mia e regina di tutto il creato, sono ammutolita tra il dolore e la consolazione. Udite le parole dell'intimo del mio cuore, poiché qui si formano quelle che io non posso manifestare. I miei sentimenti vi diranno ciò che la mia lingua non può pronunciare. All'Onnipotente rimetto il contraccambio dei favori che mi fate, perché egli è il rimuneratore di quanto noi poveri riceviamo. Solo vi chiedo che, essendo voi in tutto la mia protezione e la causa di ogni mio bene, mi otteniate grazia e forza per mettere in pratica il vostro insegnamento e tollerare la privazione della vostra dolce compagnia, perché è molto grande il mio dolore».

289. Si trattò immediatamente della circoncisione del bambino di Elisabetta, perché già si avvicinava il tempo determinato dalla legge. Secondo il costume dei giudei, specialmente dei nobili, si riunirono nella casa di Zaccaria molti suoi parenti e conoscenti e si misero a parlare del nome da dare al bambino. Erano soliti, infatti, riflettere e consultarsi molto su ciò ed era loro uso discutere il nome che si doveva porre ai figli. In questa occasione, inoltre, la ragione era straordinaria per la nobiltà di Zaccaria e di santa Elisabetta e perché tutti consideravano la meraviglia del suo avere concepito e partorito, essendo vecchia e sterile, e supponevano che in ciò si racchiudesse qualche grande mistero. Zaccaria era ancora muto e così fu necessario che presiedesse quella riunione sua moglie santa Elisabetta. Oltre all'alto concetto ed alla venerazione che tutti avevano di lei, ella, dopo la visita e la conoscenza della Regina del cielo e dei suoi misteri e la lunga conversazione avuta con lei, era così rinnovata e sublimata in santità che tutti i parenti, i vicini e molti altri si accorsero di tale mutamento; infatti, anche dal viso lasciava trasparire un certo splendore, che la rendeva ammirabile, e si conobbe in lei il riverbero dei raggi della Divinità, nella cui vicinanza viveva.

290. L'umilissima signora Maria santissima fu presente a questa riunione, perché santa Elisabetta con molta insistenza le chiese tale favore e la fece arrendere su ciò frapponendo una specie di comando molto rispettoso ed umile. La grande Signora ubbidì, ma solo dopo avere ottenuto dall'Altissimo che non la facesse conoscere e non manifestasse nessuno dei suoi segreti benefici per clii fosse applaudita e celebrata. L'umilissima fra gli umili conseguì il suo desiderio. E siccome quelli del mondo lasciano umiliare coloro che non si manifestano e contraddistinguono con ostentazione, non ci fu chi riflettesse su di lei con attenzione particolare, salvo la sola santa Elisabetta, la quale la mirava con interna ed esterna venerazione e riconosceva che dalla sua direzione era regolata la buona riuscita di quella determinazione. Avvenne subito ciò che è riferito nel Vangelo di san Luca, cioè che alcuni chiamavano il bambino Zaccaria, come suo padre; ma la prudente madre, assistita dalla Maestra santissima, disse: «No, si chiamerà Giovanni». I parenti replicarono che nessuno della loro stirpe aveva portato tale nome, poiché sempre si è avuto grande stima dei più illustri antenati per imitarli in qualche cosa. Santa Elisabetta, però, insistette nuovamente perché il bambino si chiamasse Giovanni.

291. Benché Zaccaria si trovasse muto, i parenti desideravano sapere attraverso dei segni ciò che egli sentiva in ordine a questo. Facendo egli intendere che gli porgessero una penna, scrisse: Giovanni è il suo nome. Mentre scriveva, Maria santissima, usando la potestà di regina concessale da Dio sopra la natura, comandò al mutismo di Zaccaria di lasciarlo libero ed alla sua lingua di sciogliersi e benedire il Signore, perché ne era giunto il momento. A questo comando divino, Zaccaria fu liberato e cominciò a parlare, con meraviglia e timore di tutti gli astanti, come dice il Vangelo. Se è verità che il santo arcangelo Gabriele, come appare dal medesimo Vangelo, disse a Zaccaria che per la sua incredulità sarebbe restato muto finché si fosse adempiuto quanto gli annunciava, questo non ècontrario a quello che qui dico, perché il Signore quando rivela qualche decreto della sua divina volontà, benché efficace e assoluto, non sempre spiega i mezzi con cui lo deve eseguire, così come li prevede nella sua conoscenza infinita. L'angelo dichiarò a Zaccaria la pena della sua incredulità nel mutismo, ma non gli disse che gli sarebbe stato tolto per intercessione di Maria santissima, benché Dio lo avesse previsto e determinato.

292. Come la voce di Maria signora nostra fu strumento della santificazione del bambino Giovanni e di sua madre Elisabetta, così il suo segreto comando e la sua preghiera fecero in modo che si sciogliesse la lingua di Zaccaria ed egli fosse riempito di Spirito Santo e del dono della profezia. Allora, questi parlò e disse: «Benedetto il Signore Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva promesso per bocca dei suoi santi profrti d'un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace ».

293. Zaccaria in questo cantico compendiò i sublimi arcani che tutti gli antichi profeti avevano espresso più diffusamente riguardo alla divinità e all'umanità di Cristo, e alla redenzione da lui operata. In poche parole racchiuse molti e grandi misteri, che penetrò con la copiosa grazia che illuminò il suo spirito e lo innalzò con ardentissimo fervore davanti a coloro che erano presenti alla circoncisione di suo figlio, perché tutti videro il miracolo per cui gli si sciolse la lingua e profetizzò. Non mi sarà facile spiegare quanto profondamente il santo sacerdote li penetrò.

294. Disse: Benedetto il Signore Dio d'Israele, conoscendo che, mentre il Signore poteva operare la redenzione del suo popolo e dargli la salvezza eterna con il solo suo volere e con la sola sua parola, non si valse solo del suo potere, ma anche della sua immensa bontà e misericordia. Così, il medesimo Figlio dell'eterno Padre scese a visitare il suo popolo come fratello nella natura umana, maestro nell'insegnamento e nell'esempio e redentore nella vita, passione e morte di croce. Zaccaria conobbe allora l'unione delle due nature nella persona del Verbo e con chiarezza soprannaturale vide questo grande mistero già operato nel talamo verginale di Maria santissima. Comprese similmente l'esaltazione dell'umanità del Verbo con il trionfo che Cristo Dio e uomo doveva conseguire dando la salvezza eterna al genere umano, secondo le promesse divine fatte a Davide suo padre e antenato. Seppe anche che questa stessa promessa era stata fatta al mondo per mezzo delle profezie dei santi e dei profeti sin dalla sua fondazione, perché già da allora Dio aveva cominciato a predisporre la natura e ordinare la grazia per la venuta del suo Figlio, dirigendo fin da Adamo tutte le sue opere a questo felice fine.

295. Comprese come l'Altissimo aveva ordinato che con questi mezzi conseguissimo la salvezza e la vita eterna, che i nostri nemici avevano perso per la loro superbia e per la loro pertinace disubbidienza, a causa delle quali erano stati precipitati nell'abisso, ed i posti che sarebbero spettati loro, se fossero stati ubbidienti, erano stati destinati a quelli che sarebbero stati tali fra i mortali. Conobbe che da allora si erano rivolti contro questi l'inimicizia e l'odio del serpente antico, concepiti contro Dio stesso, nella cui mente divina noi stavamo allora racchiusi e decretati dalla sua eterna e santa volontà. Comprese anche che, essendo i nostri progenitori Adamo ed Eva decaduti dalla sua amicizia e grazia, egli li aveva rialzati e posti in luogo e stato di speranza e non li aveva abbandonati né castigati come gli angeli ribelli; anzi, per assicurare i loro discendenti della misericordia che usava con loro, aveva inviato e destinato i vaticini e le figure, con cui aveva disposto l'antica alleanza che egli doveva ratificare e compiere nella nuova con la venuta del Salvatore. Ne aveva fatto la promessa al nostro padre Abramo con la fermezza del giuramento di renderlo padre del suo popolo e della fede, affinché questa speranza avesse maggiore solidità ed affinché, assicurati da così ammirabile e potente beneficio come fu il prometterci e donarci il suo medesimo Figlio fatto uomo insieme alla libertà di figli di adozione, nella quale per mezzo di lui saremmo stati rigenerati, servissimo lo stesso Dio senza timore dei nostri nemici, già vinti ed abbattuti dal nostro Redentore.

296. Affinché comprendessimo quanto il Verbo eterno ci aveva acquistato con la sua venuta per servire con libertà l'Altissimo, disse che aveva rinnovato il mondo con la santità e la giustizia e fondato la sua nuova legge di grazia per tutti i giorni del secolo presente e per quelli di ciascuno dei figli della Chiesa, nella quale questi devono vivere in santità e giustizia, dal momento che possono farlo. Poiché Zaccaria conobbe in suo figlio Giovanni il principio del compimento di così grandi misteri, che la divina luce gli mostrava, rivolgendosi a lui si congratulò e profetizzando gli palesò la sua dignità, la sua santità ed il suo ministero. Disse: E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo, perché andrai innanzi al suo volto, che è la sua divinità, a preparargli le vie con la luce che darai al suo popolo circa la venuta del suo Redentore, affinché con la tua predicazione i giudei abbiano notizia e conoscenza della loro salvezza eterna, che è Cristo nostro Signore, Messia loro promesso, lo ricevano disponendosi con un battesimo di conversione per il perdono dei peccati e sappiano che egli viene per la remissione delle loro colpe e di quelle di tutto il mondo. A tutto questo, infatti, lo mossero le viscere della sua misericordia, per la quale, e non per i nostri meriti, si degnò di visitarci, nascendo e discendendo dall'alto, dal seno del suo eterno Padre, per dare luce a quelli che, ignorando la verità per così lunghi secoli, sono stati e stanno come seduti nelle tenebre e nell'ombra dell'eterna morte e per indirizzare i loro ed i nostri passi sulla via della vera pace che aspéttiamo.

297. Zaccaria comprese per rivelazione divina tutti questi misteri con la più grande pienezza e profondità e li racchiuse nella sua profezia. Alcuni di coloro che, presenti, lo ascoltarono furono anche illuminati con i raggi della luce dell'Altissimo per conoscere che era già arrivato il tempo del Messia e l'adempimento delle antiche profezie. Per questo, di fronte a così nuovi prodigi e a tali meraviglie, stupefatti dicevano: «Che sarà mai questo bambino, con il quale la mano del Signore si mostra tanto potente ed ammirabile?». Il bambino fu poi circonciso e gli posero il nome di Giovanni; in ciò suo padre e sua madre concordarono miracolosamente. Essi adempirono la legge in tutto. Queste meraviglie si divulgarono per le montagne della Giudea.

298. Regina e signora dell'intero creato, stupefatta da queste opere meravigliose compiute per vostro intervento dal braccio dell'Onnipotente nei vostri servi Elisabetta, Giovanni e Zaccaria, considero come in esse la divina Provvidenza e la vostra rara discrezione agirono in modo diverso. La vostra dolcissima parola servi come strumento perché il figlio e la madre venissero santificati con la pienezza dello Spirito Santo, e questa opera fu nascosta ed eseguita in segreto. Affinché, poi, Zaccaria parlasse e venisse illuminato, intervennero solo la vostra preghiera ed il vostro nascosto comando; questo beneficio fu manifesto ai circostanti, i quali conobbero la grazia del Signore nel santo sacerdote. Ignoro la ragione di questi prodigi e presento alla vostra benignità la mia ignoranza, affinché come mia maestra mi guidiate.

 

Risposta ed insegnamento della Regina e signora del mondo

 

299. Figlia mia, per due ragioni rimasero nascosti gli effetti divini che il mio Figlio santissimo operò per mezzo mio in san Giovanni ed in sua madre, ma non quelli compiuti in Zaccaria. L'una fu che Elisabetta mia serva parlò con chiarezza in lode del Verbo incarnato nel mio grembo ed in lode mia, ma non era ancora opportuno che il mistero e la mia dignità venissero rivelati tanto espressamente, perché la venuta del Messia si doveva manifestare con altri mezzi più convenienti. L'altra ragione fu che non tutti i cuori erano disposti come quello di Elisabetta per accogliere così preziosa e nuova semenza e non avrebbero ricevuto misteri tanto sublimi con la dovuta venerazione. Inoltre, il sacerdote Zaccaria, per la sua dignità, era più adatto per manifestare ciò che era allora opportuno rivelare; da lui gli altri potevano ricevere il principio della luce con più favorevole disposizione che da santa Elisabetta alla presenza di suo marito. Ciò che questa disse fu riservato per il tempo debito. Sebbene le parole del Signore portino in se stesse la forza, infatti, il sacerdote era mezzo più idoneo per persone ignoranti nei misteri divini.

300. Conveniva similmente accreditare ed onorare la dignità sacerdotale, perché l'Altissimo ha tanta stima dei sacerdoti che, se in essi trova la dovuta disposizione, sempre li esalta e comunica loro il suo spirito, affinché il mondo li abbia in venerazione, come suoi eletti ed unti; in loro le meraviglie del Signore si manifestano con meno rischi. Se essi corrispondessero alla propria dignità, le loro sarebbero opere di serafini ed il loro aspetto quello di angeli tra le altre creature. Il loro volto dovrebbe risplendere come quello di Mosè, quando uscì dalla conversazione con il Signore. Almeno, devono comunicare con gli altri uomini in modo che si facciano rispettare e venerare dopo lo stesso Dio. Voglio manifestarti, o carissima, che oggi l'Altissimo è molto sdegnato con il mondo per le offese che riceve al riguardo tanto dai sacerdoti quanto dai laici: dai sacerdoti, perché, dimentichi della loro altissima dignità, la oltraggiano facendosi vili, spregevoli, troppo confidenziali, e molti anche scandalosi, dando cattivo esempio al mondo per il disprezzo che hanno della loro santificazione; dai laici, poi, dato che sono temerari ed arroganti contro gli unti del Signore, poiché, sebbene questi siano imperfetti e di vita non lodevole, essi devono onoraili e venerarli sulla terra in luogo di Cristo mio figlio santissimo.

301. Pure per questa venerazione dovuta al sacerdote mi comportai differentemente con Zaccaria e con santa Elisabetta. Anche se l'Altissimo ordinò che io fossi il canale e lo strumento per comunicare loro il suo divino Spirito, io salutai Elisabetta in modo tale da mostrare con la voce del mio saluto una certa superiorità per comandare al peccato originale che suo figlio aveva e che da quel momento doveva essergli perdonato per mezzo delle mie parole, rimanendo pieni di Spirito Santo il figlio e la madre. Poiché io non avevo contratto il peccato originale, ma ne ero libera ed immune, usai un modo imperioso in quella occasione, comandandogli come signora che aveva trionfato su di esso per esserne stata preservata dall'Altissimo, e non come vittima della schiavitù comune a tutti i figli di Adamo che peccarono in lui. Per liberare Giovanni da questa servitù e prigionia del peccato, il Signore volle che io comandassi con autorità, come colei che non gli era mai stata soggetta. Non salutai, però, Zaccaria in questo modo, ma pregai per lui, serbandogli la riverenza richiesta dalla sua dignità e dalla mia modestia. Anzi, per il rispetto che si deve al sacerdote, neppure avrei comandato alla sua lingua di sciogliersi, anche se lo feci in modo mentale e nascosto, se non me lo avesse ordinato l'Altissimo, facendomi anche conoscere che la persona del sacerdote non era ben disposta a causa dell'imperfezione e del difetto del mutismo, perché egli con tutte le sue facoltà deve stare pronto per il servizio e la lode del Signore. Poiché del rispetto per i sacerdoti ti parlerò in un altra occasione, basti adesso questo per rispondere al tuo dubbio.

302. L'insegnamento che ora ti do è questo: procura di venire ammaestrata nel cammino della virtù e della vita eterna da tutte le persone con le quali avrai a che fare, siano esse superiori o inferiori. In questo imiterai ciò che operò verso di me la mia serva Elisabetta, chiedendo a tutti nel modo e con la prudenza convenienti che ti istruiscano, perché per mezzo di questa umiltà il Signore dispone talvolta la buona direzione e riuscita ed invia la sua luce divina; così farà con te, se procederai con sincera discrezione e zelo della virtù. Fa' anche in modo di non dare spazio in te ad alcuna adulazione e fuggi le conversazioni nelle quali appare, perché questo fascino oscura la luce e perverte la mente imprudente. Il Signore con le anime che ama molto è tanto geloso che si ritira nell'istante stesso in cui esse accettano lodi dagli uomini e si compiacciono delle loro adulazioni, perché con questa leggerezza si rendono indegne dei suoi favori. Non è possibile che stiano insieme in un'anima l'adulazione del mondo ed i regali dell'Altissimo, i quali sono veri, santi, puri, stabili e umiliano, purificano, pacificano ed illuminano il cuore. Al contrario, le carezze e le lusinghe delle creature sono vane, incostanti, fallaci, impure e menzognere, come uscite dalla bocca di quelli che non cessano mai di mentire; e tutto ciò che è menzogna, è opera del nemico.

303. Il tuo Sposo, figlia mia carissima, non vuole che i tuoi orecchi ascoltino o accolgano favole false e terrene né che le adulazioni del mondo le macchino ed infettino; perciò, voglio che contro tutti questi inganni velenosi tu le tenga chiuse e difese, custodendole con forza, affinché non giungano a percepirli. Se il tuo padrone e Signore si diletta di parlarti al cuore con parole di vita eterna, sarà ben ragionevole che, per ricevere le sue carezze ed attendere al suo amore, tu ti renda insensibile, sorda e morta a tutto ciò che è terreno e che tutto sia tormento e morte per te. Considera che gli sei debitrice di favori grandi e che tutto l'inferno unito insieme vuole pervertire la tua natura, valendosi della sua debolezza, in modo che sia arrendevole con le creature ed ingrata al Dio eterno. Veglia e resistigli salda nella fede 33 del tuo amato Signore e sposo.


14-12 Marzo 13, 1922 Il gran bene che porta il sentire le verità.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Trovandomi fuori di me stessa, mi sono trovata in mezzo ad una valle fiorita in cui ho trovato il mio confessore defunto, morto il giorno 10 corrente 14 [2] , e secondo il suo solito di quando viveva quaggiù, mi ha detto:

(2) “Dimmi, che ti ha detto Gesù?”

(3) Ed io: “Mi ha parlato nel mio interno, a voce non mi ha detto nulla, e voi sapete che delle cose che sento nel mio interno non ne tengo conto”.

(4) E lui: “Voglio sentire anche ciò che ti ha detto nel tuo interno”.

(5) Ed io, come costretta, mi ha detto:

(6)Figlia mia, ti porto nelle mie braccia; le mie braccia ti serviranno di barchetta per farti navigare nel mare interminabile della mia Volontà, tu, poi, come farai gli atti nel mio Volere formerai le vele, l’albero, l’àncora, che serviranno non solo come ornamento della barchetta, ma per farla camminare con più velocità. E’ tanto l’amore che porto a chi vive nel mio Volere, che la porto nelle mie braccia senza lasciarla mai”.

(7) Ma mentre ciò diceva ho visto le braccia di Gesù in forma di barchetta, ed io nel mezzo di essa. Il Confessore nel sentire ciò mi ha detto:

(8) “Tu devi sapere che quando Gesù ti parla e ti manifesta le sue verità, sono raggi di luce che piove su di te, tu poi, quando le manifestavi a me, non avendo la virtù sua, me le manifestavi a gocce, e l’anima mia ne restava tutta riempita di quelle stille di luce, e quella luce mi dava più spinta, più voglia di sentire altre verità per poter ricevere più luce, perché le verità portano il profumo celeste, la sensazione divina, e questo solo al sentirle, che sarà per chi le pratichi? Ecco perciò amavo, desideravo tanto sentire ciò che ti diceva Gesù, e volevo dire agli altri, era la luce, il profumo che sentivo, e volevo che altri ne prendessero parte. Se sapessi il gran bene che ha ricevuto l’anima mia nel sentire le verità che ti diceva Gesù! Come ancora gocciola luce e spande profumo celeste, che non solo mi dà refrigerio ma mi serve di luce a me, e a chi mi sta vicino, e come tu fai i tuoi atti nel Volere Divino, io ne prendo parte speciale, perché mi sento il seme che tu gettavi in me del suo Volere Santissimo”.

(9) Ed io: “Fatemi vedere l’anima vostra, com’è che gocciola luce”. E lui, aprendosi dalla parte del cuore, io vedevo l’anima tutta gocciolita di luce; quelle gocce si riunivano, si dividevano, una scorreva sopra l’altra, era bello a vedere.

(10) E Lui: “Hai visto? Com’è bello sentire le verità! Chi le verità non sente, gocciola tenebre da far terrore”.