Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

La fede anche noi guida, e noi dietro il suo lume sicuri seguiamo il cammino che ci conduce a Dio, alla sua patria, come i santi magi guidati dalla stella, simbolo di fede, giungono al luogo desiderato. (San Pio da Pietrelcina)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 31° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 1

1In principio era il Verbo,
il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2Egli era in principio presso Dio:
3tutto è stato fatto per mezzo di lui,
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che
esiste.
4In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
5la luce splende nelle tenebre,
ma le tenebre non l'hanno accolta.
6Venne un uomo mandato da Dio
e il suo nome era Giovanni.
7Egli venne come testimone
per rendere testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
8Egli non era la luce,
ma doveva render testimonianza alla luce.
9Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
10Egli era nel mondo,
e il mondo fu fatto per mezzo di lui,
eppure il mondo non lo riconobbe.
11Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l'hanno accolto.
12A quanti però l'hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
13i quali non da sangue,
né da volere di carne,
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
14E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
15Giovanni gli rende testimonianza
e grida: "Ecco l'uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me
mi è passato avanti,
perché era prima di me".
16Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto
e grazia su grazia.
17Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
18Dio nessuno l'ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre,
lui lo ha rivelato.

19E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: "Chi sei tu?".20Egli confessò e non negò, e confessò: "Io non sono il Cristo".21Allora gli chiesero: "Che cosa dunque? Sei Elia?". Rispose: "Non lo sono". "Sei tu il profeta?". Rispose: "No".22Gli dissero dunque: "Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?".23Rispose:

"Io sono 'voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore',

come disse il profeta Isaia".24Essi erano stati mandati da parte dei farisei.25Lo interrogarono e gli dissero: "Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?".26Giovanni rispose loro: "Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete,27uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo".28Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
29Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!30Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me.31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele".32Giovanni rese testimonianza dicendo: "Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui.33Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo.34E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio".

35Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli36e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'agnello di Dio!".37E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.38Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: "Che cercate?". Gli risposero: "Rabbì (che significa maestro), dove abiti?".39Disse loro: "Venite e vedrete". Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro.41Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)"42e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: "Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)".
43Il giorno dopo Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: "Seguimi".44Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro.45Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nàzaret".46Natanaèle esclamò: "Da Nàzaret può mai venire qualcosa di buono?". Filippo gli rispose: "Vieni e vedi".47Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: "Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità".48Natanaèle gli domandò: "Come mi conosci?". Gli rispose Gesù: "Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico".49Gli replicò Natanaèle: "Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!".50Gli rispose Gesù: "Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!".51Poi gli disse: "In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo".


Numeri 9

1Il Signore parlò ancora a Mosè nel deserto del Sinai, il primo mese del secondo anno, da quando uscirono dal paese d'Egitto, dicendo:2"Gli Israeliti celebreranno la pasqua nel tempo stabilito.3La celebrerete nel tempo stabilito, il quattordici di questo mese tra le due sere; la celebrerete secondo tutte le leggi e secondo tutte le prescrizioni e le usanze".4Mosè parlò agli Israeliti perché celebrassero la pasqua.5Essi celebrarono la pasqua il quattordici del mese al tramonto, nel deserto del Sinai; gli Israeliti agirono secondo tutti gli ordini che il Signore aveva dato a Mosè.
6Ora vi erano alcuni uomini che essendo immondi per aver toccato un morto, non potevano celebrare la pasqua in quel giorno. Si presentarono in quello stesso giorno davanti a Mosè e davanti ad Aronne;7quegli uomini dissero a Mosè: "Noi siamo immondi per aver toccato un cadavere; perché dovremo essere impediti di presentare l'offerta del Signore, al tempo stabilito, in mezzo agli Israeliti?".8Mosè rispose loro: "Aspettate e sentirò quello che il Signore ordinerà a vostro riguardo".9Il Signore disse a Mosè:10"Parla agli Israeliti e ordina loro: Se uno di voi o dei vostri discendenti sarà immondo per il contatto con un cadavere o sarà lontano in viaggio, potrà ugualmente celebrare la pasqua in onore del Signore.11La celebreranno il quattordici del secondo mese al tramonto; mangeranno la vittima pasquale con pane azzimo e con erbe amare;12non ne serberanno alcun resto fino al mattino e non ne spezzeranno alcun osso. La celebreranno secondo tutte le leggi della pasqua.13Ma chi è mondo e non è in viaggio, se si astiene dal celebrare la pasqua, sarà eliminato dal suo popolo; perché non ha presentato l'offerta al Signore nel tempo stabilito, quell'uomo porterà la pena del suo peccato.14Se uno straniero che soggiorna in mezzo a voi celebra la pasqua del Signore, si conformerà alle leggi e alle prescrizioni della pasqua. Avrete un'unica legge per lo straniero e per il nativo del paese".
15Nel giorno in cui la Dimora fu eretta, la nube coprì la Dimora, ossia la tenda della testimonianza; alla sera essa aveva sulla Dimora l'aspetto di un fuoco che durava fino alla mattina.16Così avveniva sempre: la nube copriva la Dimora e di notte aveva l'aspetto del fuoco.17Tutte le volte che la nube si alzava sopra la tenda, gli Israeliti si mettevano in cammino; dove la nuvola si fermava, in quel luogo gli Israeliti si accampavano.18Gli Israeliti si mettevano in cammino per ordine del Signore e per ordine del Signore si accampavano; rimanevano accampati finché la nube restava sulla Dimora.19Quando la nube rimaneva per molti giorni sulla Dimora, gli Israeliti osservavano la prescrizione del Signore e non partivano.20Se la nube rimaneva pochi giorni sulla Dimora, per ordine del Signore rimanevano accampati e per ordine del Signore levavano il campo.21Se la nube si fermava dalla sera alla mattina e si alzava la mattina, subito riprendevano il cammino; o se dopo un giorno e una notte la nube si alzava, allora riprendevano il cammino.22Se la nube rimaneva ferma sulla Dimora due giorni o un mese o un anno, gli Israeliti rimanevano accampati e non partivano: ma quando si alzava, levavano il campo.23Per ordine del Signore si accampavano e per ordine del Signore levavano il campo; osservavano le prescrizioni del Signore, secondo l'ordine dato dal Signore per mezzo di Mosè.


Salmi 96

1Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore da tutta la terra.
2Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunziate di giorno in giorno la sua salvezza.
3In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria,
a tutte le nazioni dite i suoi prodigi.

4Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dèi.
5Tutti gli dèi delle nazioni sono un nulla,
ma il Signore ha fatto i cieli.
6Maestà e bellezza sono davanti a lui,
potenza e splendore nel suo santuario.

7Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
8date al Signore la gloria del suo nome.
Portate offerte ed entrate nei suoi atri,
9prostratevi al Signore in sacri ornamenti.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
10Dite tra i popoli: "Il Signore regna!".
Sorregge il mondo, perché non vacilli;
giudica le nazioni con rettitudine.

11Gioiscano i cieli, esulti la terra,
frema il mare e quanto racchiude;
12esultino i campi e quanto contengono,
si rallegrino gli alberi della foresta
13davanti al Signore che viene,
perché viene a giudicare la terra.
Giudicherà il mondo con giustizia
e con verità tutte le genti.


Salmi 80

1'Al maestro del coro. Su "Giglio del precetto". Di Asaf. Salmo'.
2Tu, pastore d'Israele, ascolta,
tu che guidi Giuseppe come un gregge.
Assiso sui cherubini rifulgi
3davanti a Èfraim, Beniamino e Manasse.
Risveglia la tua potenza
e vieni in nostro soccorso.

4Rialzaci, Signore, nostro Dio,
fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

5Signore, Dio degli eserciti,
fino a quando fremerai di sdegno
contro le preghiere del tuo popolo?

6Tu ci nutri con pane di lacrime,
ci fai bere lacrime in abbondanza.
7Ci hai fatto motivo di contesa per i vicini,
e i nostri nemici ridono di noi.

8Rialzaci, Dio degli eserciti,
fa' risplendere il tuo volto e noi saremo salvi.

9Hai divelto una vite dall'Egitto,
per trapiantarla hai espulso i popoli.
10Le hai preparato il terreno,
hai affondato le sue radici e ha riempito la terra.
11La sua ombra copriva le montagne
e i suoi rami i più alti cedri.
12Ha esteso i suoi tralci fino al mare
e arrivavano al fiume i suoi germogli.

13Perché hai abbattuto la sua cinta
e ogni viandante ne fa vendemmia?
14La devasta il cinghiale del bosco
e se ne pasce l'animale selvatico.

15Dio degli eserciti, volgiti,
guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
16proteggi il ceppo che la tua destra ha piantato,
il germoglio che ti sei coltivato.
17Quelli che l'arsero col fuoco e la recisero,
periranno alla minaccia del tuo volto.
18Sia la tua mano sull'uomo della tua destra,
sul figlio dell'uomo che per te hai reso forte.
19Da te più non ci allontaneremo,
ci farai vivere e invocheremo il tuo nome.

20Rialzaci, Signore, Dio degli eserciti,
fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi.


Daniele 3

1Il re Nabucodònosor aveva fatto costruire una statua d'oro, alta sessanta cubiti e larga sei, e l'aveva fatta erigere nella pianura di Dura, nella provincia di Babilonia.
2Quindi il re Nabucodònosor aveva convocato i sàtrapi, i prefetti, i governatori, i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori e tutte le alte autorità delle province, perché presenziassero all'inaugurazione della statua che il re Nabucodònosor aveva fatto erigere.
3I sàtrapi, i prefetti, i governatori, i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori e tutte le alte autorità delle province vennero all'inaugurazione della statua. Essi si disposero davanti alla statua fatta erigere dal re.
4Un banditore gridò ad alta voce: "Popoli, nazioni e lingue, a voi è rivolto questo proclama:
5Quando voi udirete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna, e d'ogni specie di strumenti musicali, vi prostrerete e adorerete la statua d'oro, che il re Nabucodònosor ha fatto innalzare.6Chiunque non si prostrerà alla statua, in quel medesimo istante sarà gettato in mezzo ad una fornace di fuoco ardente".
7Perciò tutti i popoli, nazioni e lingue, in quell'istante che ebbero udito il suono del corno, del flauto, dell'arpicordo, del salterio e di ogni specie di strumenti musicali, si prostrarono e adorarono la statua d'oro, che il re Nabucodònosor aveva fatto innalzare.

8Però in quel momento alcuni Caldei si fecero avanti per accusare i Giudei9e andarono a dire al re Nabucodònosor: "Re, vivi per sempre!10Tu hai decretato, o re, che chiunque avrà udito il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna e d'ogni specie di strumenti musicali, si deve prostrare e adorare la statua d'oro:11chiunque non si prostrerà per adorarla, sia gettato in mezzo ad una fornace con il fuoco acceso.
12Ora, ci sono alcuni Giudei, ai quali hai affidato gli affari della provincia di Babilonia, cioè Sadràch, Mesàch e Abdènego, che non ti obbediscono, re: non servono i tuoi dèi e non adorano la statua d'oro che tu hai fatto innalzare".
13Allora Nabucodònosor, sdegnato, comandò che gli si conducessero Sadràch, Mesàch e Abdènego, e questi comparvero alla presenza del re.14Nabucodònosor disse loro: "È vero, Sadràch, Mesàch e Abdènego, che voi non servite i miei dèi e non adorate la statua d'oro che io ho fatto innalzare?15Ora, se voi sarete pronti, quando udirete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna e d'ogni specie di strumenti musicali, a prostrarvi e adorare la statua che io ho fatta, bene; altrimenti in quel medesimo istante sarete gettati in mezzo ad una fornace dal fuoco ardente. Qual Dio vi potrà liberare dalla mia mano?".
16Ma Sadràch, Mesàch e Abdènego risposero al re Nabucodònosor: "Re, noi non abbiamo bisogno di darti alcuna risposta in proposito;17sappi però che il nostro Dio, che serviamo, può liberarci dalla fornace con il fuoco acceso e dalla tua mano, o re.18Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d'oro che tu hai eretto".19Allora Nabucodònosor, acceso d'ira e con aspetto minaccioso contro Sadràch, Mesàch e Abdènego, ordinò che si aumentasse il fuoco della fornace sette volte più del solito.20Poi, ad alcuni uomini fra i più forti del suo esercito, comandò di legare Sadràch, Mesàch e Abdènego e gettarli nella fornace con il fuoco acceso.21Furono infatti legati, vestiti come erano, con i mantelli, calzari, turbanti e tutti i loro abiti e gettati in mezzo alla fornace con il fuoco acceso.
22Ma quegli uomini, che dietro il severo comando del re avevano acceso al massimo la fornace per gettarvi Sadràch, Mesàch e Abdènego, rimasero uccisi dalle fiamme,23nel momento stesso che i tre giovani Sadràch, Mesàch e Abdènego cadevano legati nella fornace con il fuoco acceso.

24Essi passeggiavano in mezzo alle fiamme, lodavano Dio e benedicevano il Signore.
25Azaria, alzatosi, fece questa preghiera in mezzo al fuoco e aprendo la bocca disse:

26"Benedetto sei tu, Signore Dio dei nostri padri;
degno di lode e glorioso è il tuo nome per sempre.
27Tu sei giusto in tutto ciò che hai fatto;
tutte le tue opere sono vere,
rette le tue vie e giusti tutti i tuoi giudizi.
28Giusto è stato il tuo giudizio
per quanto hai fatto ricadere su di noi
e sulla città santa dei nostri padri, Gerusalemme.
Con verità e giustizia tu ci hai inflitto tutto questo
a causa dei nostri peccati,
29poiché noi abbiamo peccato, abbiamo agito da iniqui,
allontanandoci da te, abbiamo mancato in ogni modo.
Non abbiamo obbedito ai tuoi comandamenti,
30non li abbiamo osservati, non abbiamo fatto
quanto ci avevi ordinato per il nostro bene.
31Ora quanto hai fatto ricadere su di noi,
tutto ciò che ci hai fatto, l'hai fatto con retto giudizio:
32ci hai dato in potere dei nostri nemici,
ingiusti, i peggiori fra gli empi,
e di un re iniquo, il più malvagio su tutta la terra.
33Ora non osiamo aprire la bocca:
disonore e disprezzo sono toccati ai tuoi servi,
ai tuoi adoratori.
34Non ci abbandonare fino in fondo,
per amore del tuo nome, non rompere la tua alleanza;
35non ritirare da noi la tua misericordia,
per amore di Abramo tuo amico,
di Isacco tuo servo, d'Israele tuo santo,
36ai quali hai parlato, promettendo di moltiplicare
la loro stirpe come le stelle del cielo,
come la sabbia sulla spiaggia del mare.
37Ora invece, Signore,
noi siamo diventati più piccoli
di qualunque altra nazione,
ora siamo umiliati per tutta la terra
a causa dei nostri peccati.
38Ora non abbiamo più né principe,
né capo, né profeta, né olocausto,
né sacrificio, né oblazione, né incenso,
né luogo per presentarti le primiziee trovar misericordia.
39Potessimo esser accolti con il cuore contrito
e con lo spirito umiliato,
come olocausti di montoni e di tori,
come migliaia di grassi agnelli.
40Tale sia oggi il nostro sacrificio davanti a te
e ti sia gradito,
perché non c'è confusione per coloro che confidano in te.
41Ora ti seguiamo con tutto il cuore,
ti temiamo e cerchiamo il tuo volto.
42Fa' con noi secondo la tua clemenza,
trattaci secondo la tua benevolenza,
secondo la grandezza della tua misericordia.
43Salvaci con i tuoi prodigi,
da' gloria, Signore, al tuo nome.
44Siano invece confusi quanti fanno il male ai tuoi servi,
siano coperti di vergogna con tutta la loro potenza;
e sia infranta la loro forza!
45Sappiano che tu sei il Signore,
il Dio unico e glorioso su tutta la terra".

46I servi del re, che li avevano gettati dentro, non cessarono di aumentare il fuoco nella fornace, con bitume, stoppa, pece e sarmenti.47La fiamma si alzava quarantanove cubiti sopra la fornace48e uscendo bruciò quei Caldei che si trovavano vicino alla fornace.49Ma l'angelo del Signore, che era sceso con Azaria e con i suoi compagni nella fornace, allontanò da loro la fiamma del fuoco50e rese l'interno della fornace come un luogo dove soffiasse un vento pieno di rugiada. Così il fuoco non li toccò affatto, non fece loro alcun male, non diede loro alcuna molestia.

51Allora quei tre giovani, a una sola voce, si misero a lodare, a glorificare, a benedire Dio nella fornace dicendo:

52"Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri,
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto il tuo nome glorioso e santo,
degno di lode e di gloria nei secoli.
53Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso,
degno di lode e di gloria nei secoli.
54Benedetto sei tu nel trono del tuo regno,
degno di lode e di gloria nei secoli.
55Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi
e siedi sui cherubini,
degno di lode e di gloria nei secoli.
56Benedetto sei tu nel firmamento del cielo,
degno di lode e di gloria nei secoli.
57Benedite, opere tutte del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
58Benedite, angeli del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
59Benedite, cieli, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
60Benedite, acque tutte, che siete sopra i cieli, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
61Benedite, potenze tutte del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
62Benedite, sole e luna, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
63Benedite, stelle del cielo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
64Benedite, piogge e rugiade, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
65Benedite, o venti tutti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
66Benedite, fuoco e calore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
67Benedite, freddo e caldo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
68Benedite, rugiada e brina, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
69Benedite, gelo e freddo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
70Benedite, ghiacci e nevi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
71Benedite, notti e giorni, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
72Benedite, luce e tenebre, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
73Benedite, folgori e nubi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
74Benedica la terra il Signore,
lo lodi e lo esalti nei secoli.
75Benedite, monti e colline, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
76Benedite, creature tutte
che germinate sulla terra, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
77Benedite, sorgenti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
78Benedite, mari e fiumi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
79Benedite, mostri marini
e quanto si muove nell'acqua, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
80Benedite, uccelli tutti dell'aria, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
81Benedite, animali tutti, selvaggi e domestici, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
82Benedite, figli dell'uomo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
83Benedica Israele il Signore,
lo lodi e lo esalti nei secoli.
84Benedite, sacerdoti del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
85Benedite, o servi del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
86Benedite, spiriti e anime dei giusti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
87Benedite, pii e umili di cuore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
88Benedite, Anania, Azaria e Misaele, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli,
perché ci ha liberati dagl'inferi,
e salvati dalla mano della morte,
ci ha scampati di mezzo alla fiamma ardente,
ci ha liberati dal fuoco.
89Lodate il Signore, perché egli è buono,
perché la sua grazia dura sempre.
90Benedite, fedeli tutti, il Dio degli dèi,
lodatelo e celebratelo, perché la sua grazia dura sempre".

91Allora il re Nabucodònosor rimase stupito e alzatosi in fretta si rivolse ai suoi ministri: "Non abbiamo noi gettato tre uomini legati in mezzo al fuoco?". "Certo, o re", risposero.
92Egli soggiunse: "Ecco, io vedo quattro uomini sciolti, i quali camminano in mezzo al fuoco, senza subirne alcun danno; anzi il quarto è simile nell'aspetto a un figlio di dèi".
93Allora Nabucodònosor si accostò alla bocca della fornace con il fuoco acceso e prese a dire: "Sadràch, Mesàch, Abdènego, servi del Dio altissimo, uscite, venite fuori". Allora Sadràch, Mesàch e Abdènego uscirono dal fuoco.
94Quindi i satrapi, i prefetti, i governatori e i ministri del re si radunarono e, guardando quegli uomini, videro che sopra i loro corpi il fuoco non aveva avuto nessun potere; che neppure un capello del loro capo era stato bruciato e i loro mantelli non erano stati toccati e neppure l'odore del fuoco era penetrato in essi.
95Nabucodònosor prese a dire: "Benedetto il Dio di Sadràch, Mesàch e Abdènego, il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i servi che hanno confidato in lui; hanno trasgredito il comando del re e hanno esposto i loro corpi per non servire e per non adorare alcun altro dio che il loro Dio.
96Perciò io decreto che chiunque, a qualsiasi popolo, nazione o lingua appartenga, proferirà offesa contro il Dio di Sadràch, Mesàch e Abdènego, sia tagliato a pezzi e la sua casa sia ridotta a un mucchio di rovine, poiché nessun altro dio può in tal maniera liberare".
97Da allora il re promosse Sadràch, Mesàch e Abdènego a cariche pubbliche nella provincia di Babilonia.

98Il re Nabucodònosor a tutti i popoli, nazioni e lingue, che abitano in tutta la terra: Pace e prosperità!99M'è parso opportuno rendervi noti i prodigi e le meraviglie che il Dio altissimo ha fatto per me.

100Quanto sono grandi i suoi prodigi
e quanto straordinarie le sue meraviglie!
Il suo regno è un regno eterno
e il suo dominio di generazione in generazione.


Atti degli Apostoli 17

1Seguendo la via di Anfìpoli e Apollonia, giunsero a Tessalonica, dove c'era una sinagoga dei Giudei.2Come era sua consuetudine Paolo vi andò e per tre sabati discusse con loro sulla base delle Scritture,3spiegandole e dimostrando che il Cristo doveva morire e risuscitare dai morti; il Cristo, diceva, è quel Gesù che io vi annunzio.4Alcuni di loro furono convinti e aderirono a Paolo e a Sila, come anche un buon numero di Greci credenti in Dio e non poche donne della nobiltà.5Ma i Giudei, ingelositi, trassero dalla loro parte alcuni pessimi individui di piazza e, radunata gente, mettevano in subbuglio la città. Presentatisi alla casa di Giàsone, cercavano Paolo e Sila per condurli davanti al popolo.6Ma non avendoli trovati, trascinarono Giàsone e alcuni fratelli dai capi della città gridando: "Quei tali che mettono il mondo in agitazione sono anche qui e Giàsone li ha ospitati.7Tutti costoro vanno contro i decreti dell'imperatore, affermando che c'è un altro re, Gesù".8Così misero in agitazione la popolazione e i capi della città che udivano queste cose;9tuttavia, dopo avere ottenuto una cauzione da Giàsone e dagli altri, li rilasciarono.

10Ma i fratelli subito, durante la notte, fecero partire Paolo e Sila verso Berèa. Giunti colà entrarono nella sinagoga dei Giudei.11Questi erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica ed accolsero la parola con grande entusiasmo, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano davvero così.12Molti di loro credettero e anche alcune donne greche della nobiltà e non pochi uomini.13Ma quando i Giudei di Tessalonica vennero a sapere che anche a Berèa era stata annunziata da Paolo la parola di Dio, andarono anche colà ad agitare e sobillare il popolo.14Allora i fratelli fecero partire subito Paolo per la strada verso il mare, mentre Sila e Timòteo rimasero in città.15Quelli che scortavano Paolo lo accompagnarono fino ad Atene e se ne ripartirono con l'ordine per Sila e Timòteo di raggiungerlo al più presto.

16Mentre Paolo li attendeva ad Atene, fremeva nel suo spirito al vedere la città piena di idoli.17Discuteva frattanto nella sinagoga con i Giudei e i pagani credenti in Dio e ogni giorno sulla piazza principale con quelli che incontrava.18Anche certi filosofi epicurei e stoici discutevano con lui e alcuni dicevano: "Che cosa vorrà mai insegnare questo ciarlatano?". E altri: "Sembra essere un annnunziatore di divinità straniere"; poiché annunziava Gesù e la risurrezione.19Presolo con sé, lo condussero sull'Areòpago e dissero: "Possiamo dunque sapere qual è questa nuova dottrina predicata da te?20Cose strane per vero ci metti negli orecchi; desideriamo dunque conoscere di che cosa si tratta".21Tutti gli Ateniesi infatti e gli stranieri colà residenti non avevano passatempo più gradito che parlare e sentir parlare.

22Allora Paolo, alzatosi in mezzo all'Areòpago, disse:
"Cittadini ateniesi, vedo che in tutto siete molto timorati degli dèi.23Passando infatti e osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche un'ara con l'iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio.24'Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene', che è signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell'uomo25né dalle mani dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa.26Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio,27perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi.28In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: Poiché di lui stirpe noi siamo.
29Essendo noi dunque stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all'oro, all'argento e alla pietra, che porti l'impronta dell'arte e dell'immaginazione umana.30Dopo esser passato sopra ai tempi dell'ignoranza, ora Dio ordina a tutti gli uomini di tutti i luoghi di ravvedersi,31poiché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti".
32Quando sentirono parlare di risurrezione di morti, alcuni lo deridevano, altri dissero: "Ti sentiremo su questo un'altra volta".33Così Paolo uscì da quella riunione.34Ma alcuni aderirono a lui e divennero credenti, fra questi anche Dionìgi membro dell'Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro.


Capitolo XIV: L’ardente brama del Corpo di Cristo in alcuni devoti

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Parola del discepolo

1. "Quanto è grande, o Signore, la ricchezza della tua bontà, riservata a coloro che ti temono" (Sal 30,20). O Signore, quando penso a certe anime devote, che si accostano al tuo Sacramento con grandissima devozione ed amore, spesso mi sento in colpa ed arrossisco. Al tuo altare e alla mensa della santa Comunione io vengo infatti con tanta tiepidezza e freddezza, restando così arido e senza slancio del cuore, non totalmente infiammato dinanzi a te, o mio Dio, e non così fortemente attratto d'amore verso di te, come lo furono molte anime devote. Nel loro grande desiderio della Comunione e nel palpitante loro amore, queste anime devote non potevano trattenersi dal pianto; con la bocca del cuore, e insieme con quella del corpo, anelavano dal profondo a te, fonte viva, non potendo calmare o saziare la propria sete in altro modo che ricevendo il tuo corpo, con piena letizia e con spirituale avidità. Veramente ardente, la loro fede; tale da costituire essa stessa motivo di prova della tua presenza. Questi devoti riconoscono davvero il loro Signore nello spezzare il pane, e il loro cuore arde tutto per quel Gesù, che sta camminando con loro (Lc 24,30s). Da me sono spesso ben lontani un tale slancio devoto, un amore così ardente.

2. Usami misericordia, o buon Gesù, dolce e benigno. Al poveretto tuo, che va implorando, concedi di sentire, almeno qualche volta, nella santa Comunione, un poco dell'impeto amoroso del tuo cuore; così si irrobustirà la mia fede, si dilaterà la speranza nella tua bontà, e in me non verrà mai meno un amore che già arde pienamente e che ha potuto gustare la manna del cielo. Ben può la tua misericordia concedermi almeno la grazia del desiderio e venire a me donandomi ardore di spirito, finché non giunga il giorno da te stabilito. In verità, benché io non sia acceso da una brama così grande come quella delle persone particolarmente a te devote, tuttavia sento, per grazia sua, di desiderare quel desiderio, grande e ardente; prego e sospiro di essere unito a tutti coloro che ti amano con fervore e di essere considerato della loro santa schiera.


LETTERA 84: Agostino dice che è dispiacente di non poter mandare a Novato, vescovo di Sitifi, il diacono Lucillo, fratello carnale di lui

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta tra il 397 e il 411.

Agostino dice che è dispiacente di non poter mandare a Novato, vescovo di Sitifi, il diacono Lucillo, fratello carnale di lui (n. 1), necessario alle chiese della diocesi d'Ippona in quanto pratico della lingua punica (n. 2).

AGOSTINO COI FRATELLI DELLA SUA COMUNITA' SALUTA NEL SIGNORE IL BEATISSIMO E VENERABILE SIGNORE NOVATO, AMATISSIMO FRATELLO E COLLEGA D'EPISCOPATO COI FRATELLI DELLA SUA COMUNITA'

Per le necessità della Chiesa.

1. Mi accorgo da solo quanto io possa sembrare crudele, e a stento riesco a sopportare me stesso per il fatto che non posso mandare né affidare alla Santità tua il diacono Lucillo, figlio mio e tuo fratello carnale. Ma quando tu stesso sarai obbligato a concedere, per la necessità delle tue chiese lontane dalla tua residenza, qualcuno dei più cari ed amati figli, allora capirai da quale pungente rimpianto io sia tormentato perché alcuni, miei amici, stretti a me dalla più dolce ed intima familiarità, non possono essermi vicini anche di persona. Mettendo da parte la tua preoccupazione, per quanto sia stretto il vincolo della parentela con cui sei unito a tuo fratello, non è però superiore al vincolo dell'amicizia da cui siamo uniti vicendevolmente io e il fratello Severo: eppure sai quanto raramente mi capiti di vederlo. E questo è accaduto non per volontà mia o di lui, ma per causa delle necessità della madre Chiesa, che anteponiamo a quelle del nostro tempo in vista della vita futura, in cui vivremo insieme inseparabilmente. Con quanta maggior rassegnazione devi dunque, per l'utilità della stessa madre Chiesa, sopportare la lontananza di tuo fratello, col quale gusti il cibo del Signore da meno tempo di quanto lo gustavo io col mio dolcissimo concittadino Severo? Egli nondimeno è ora in corrispondenza con me appena ogni tanto con brevi biglietti, la maggior parte dei quali sono per di più ripieni di altre preoccupazioni ed affari anziché arrecarmi qualche delizioso fiore delle nostre aiuole profumate di Cristo.

La lingua popolare per diffondere il Vangelo.

2. A questo punto potresti dirmi: " Non potrà forse mio fratello essere utile alla Chiesa anche presso di noi? Desidero forse averlo presso di me per un fine diverso?" Sono d'accordo con te certamente, se la sua presenza presso di te fosse altrettanto utile quanto qui presso di me, o per convertire le anime o per governare le pecorelle del Signore; in tal caso chiunque avrebbe ragione di biasimare come colpevole la mia crudeltà o, a dir meglio, la mia iniquità. Ma siccome la predicazione del Vangelo nelle nostre regioni incontra difficoltà per la mancanza di chi parli la lingua punica, mentre costì la stessa lingua è addirittura di uso comune, pensi forse che dovremmo provvedere alla salvezza dei fedeli cristiani mandando presso di te chi ha tale capacità, togliendolo di qui, ove se ne sente la mancanza con grande affanno del cuore? Perdonami perciò se agisco non solo contro il tuo desiderio, ma anche contro il mio sentimento, costrettovi dal fardello della mia sollecitudine pastorale. Il Signore, in cui fai riposare la tua volontà, ti concederà che le tue pene ti meritino di essere ricompensato per questa buona azione, poiché in tal modo sei tu piuttosto a concedere il diacono Lucillo all'ardentissima sete di queste contrade. Non sarà poi piccolo il tuo dono, se non mi importunerai con nessun'altra richiesta, affinché alla tua veneranda e santa bontà io non appaia se non crudele.


4 - La perfezione con cui Maria santissima osservava i riti del tempio

La mistica Città di Dio - Libro secondo - Suor Maria d'Agreda

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462. Proseguendo la nostra storia, dopo che la santissima Bambina ebbe consacrato il tempio con la sua presenza e dimora, crebbe realmente in sapienza e grazia dinanzi a Dio e agli uomini. Le rivelazioni datemi, riguardo a ciò che la mano potente di Dio operava nella Principessa del cielo in quegli anni, mi pongono come sul margine di un mare vastissimo e interminabile, che mi stupisce; rimango dubbiosa perché non so da dove entrare in questo pelago così immenso per uscirne con sicurezza, essendo necessario tralasciare molte cose e arduo dire bene le poche. Dirò, dunque, ciò che mi dichiarò l'Altissimo in una particolare occasione:

463. «Le opere che nel tempio fece colei che doveva essere Madre del Verbo, furono in tutto e per tutto perfettissime; penetrarle eccede la capacità d'ogni creatura umana ed angelica. Gli atti delle sue virtù interiori furono tanti e di così alto merito e fervore che superarono quelli dei serafini; e tu, o anima, conoscerai riguardo ad essi molto più di quello che potrai spiegare con le parole. È' però mia volontà che, nel tempo della tua peregrinazione nel corpo mortale, ti proponga Maria santissima come principio della tua gioia e la segua per il deserto della rinunzia e del rinnegamento di ogni cosa umana e visibile. Seguila mediante una perfetta imitazione, conforme alle tue forze ed alla luce che stai ricevendo. Ella sarà la tua stella polare, la tua maestra e ti renderà palese la mia volontà. In lei troverai la mia legge santissima, scritta con la potenza del mio braccio, e potrai meditarla notte e giorno. Ella sarà per te colei che percuoterà la pietra dell'umanità di Cristo, affinché in questo deserto della vita scaturiscano e si riversino in te le acque della divina grazia e della luce, con le quali sarà saziata la tua sete, illuminato il tuo intelletto e infiammata la tua volontà. Sarà la colonna di fuoco che ti darà luce, la nube che ti farà ombra proteggendoti dagli ardori delle passioni e dalle ire dei tuoi nemici. In lei avrai l'angelo che ti guiderà e ti allontanerà dai pericoli di Babilonia e di Sodoma, perché non ti colga il mio castigo. In lei avrai una madre che ti amerà, un'amica che ti consolerà, una signora che ti comanderà, una protettrice che ti difenderà e una regina che servirai e alla quale ubbidirai in felice schiavitù. Nelle virtù che praticò la Madre del mio Unigenito nel tempio, troverai una regola universale di somma perfezione, su cui potrai ordinare la tua vita, uno specchio senza macchia che riflette l'immagine del Verbo incarnato, un ritratto preciso di tutta la santità di lui. Vi troverai la bellezza della verginità, le attrattive dell'umiltà, la prontezza della devozione e dell'ubbidienza, la fermezza della fede, la sicurezza della speranza, il fuoco della carità e un quadro preciso di tutte le meraviglie della mia destra. Questo è l'esempio con cui devi regolare la tua vita, questo lo specchio dinanzi al quale devi aggiustarti e adornarti per accrescere la tua bellezza e grazia, come sposa che brama apparire al cospetto del suo sposo e Signore».

 464. «Se la nobiltà ed il merito del maestro servono da stimolo al discepolo, rendendogli più amabile la sua dottrina, chi mai potrà attirarti con maggior forza di una maestra che è la Madre stessa del Signore? Chi più di colei che fu da me scelta come la più pura e santa tra le creature, senza macchia di colpa, affinché fosse al tempo stesso vergine e Madre del mio Unigenito, che è lo splendore della mia divinità nella mia stessa sostanza? Ascolta, dunque, una così sovrana maestra; seguila imitandola in tutto e medita sempre senza interruzione le sue ammirabili qualità e virtù. A tale scopo devi riflettere sulla sua vita nel tempio; essa fu come un originale che devono ricopiare tutte le anime le quali, sul suo esempio, si consacrano per essere spose di Cristo». Questo è l'insegnamento che mi fu dato dall'Altissimo riguardo a ciò che Maria fece durante gli anni vissuti nel tempio.

 465. Discendo ora nei particolari circa le sue occupazioni, dopo quella visione della Divinità di cui ho già detto. Dopo aver offerto tutta se stessa al Signore e tutte le sue cose alla maestra, restando assolutamente povera e abbandonata nelle mani dell'ubbidienza, coprendo sotto il velo di queste virtù i tesori di sapienza e grazia in cui superava i più alti serafini, chiese umilmente ai sacerdoti ed alla maestra che le indicassero la norma di vita che doveva osservare e le occupazioni in cui doveva esercitarsi. Il sacerdote ed Anna, la maestra, guidati dalla luce divina loro data, parlarono insieme e, desiderosi di assegnare all'eccelsa Bambina compiti proporzionati all'età di tre anni, la chiamarono alla loro presenza. La Principessa del cielo per udirli si mise in ginocchio dinanzi a loro; essi le dissero di alzarsi, ma la bambina, con tutta modestia, li pregò che le permettessero di stare in quella posizione, dal momento che si trovava alla presenza del ministro e sacerdote dell'Altissimo e della sua maestra, dei quali voleva rispettare l'ufficio e la dignità.

 466. Il sacerdote allora le parlò dicendo: «Figlia, ancora piccola il Signore vi ha condotto a questa casa, suo santo tempio; mostratevi dunque a lui grata per tale favore e procurate di approfittarne adoperandovi molto nel servirlo con sincerità e cuore perfetto, studiandovi d'apprendere e di rivestirvi in ogni modo di virtù. Così da questo sacro luogo potrete poi ritornare nel mondo pronta per sopportare i suoi travagli e ben armata per difendervi dai suoi pericoli. Obbedite alla vostra maestra Anna e cominciate per tempo a portare il giogo soave della virtù, affinché vi sia meno pesante per il resto della vita». La bambina rispose: «Vi prego, o signor mio, come sacerdote e ministro dell'Altissimo di cui fate le veci, e allo stesso tempo prego la mia maestra di volermi comandare e insegnare ciò che io devo fare per non sbagliare; ve ne supplico, desiderosa in tutto di ubbidire alla vostra volontà».

 467. Il sacerdote ed Anna, la maestra, avvertivano una grande illuminazione interiore ed una certa forza divina che li spingeva a dedicarsi in modo particolare alla Bambina e ad aver cura di lei più che delle altre; perciò, comunicandòsi il grande concetto che ciascuno di loro si era fatto, senza però conoscere da dove venisse loro quel misterioso impulso, decisero di assisterla e di occuparsi di lei e della sua direzione con una sollecitudine tutta speciale. Non potendo però questo estendersi soltanto alle azioni esteriori e visibili, non le potevano dare delle norme per gli atti interiori e per gli affetti del cuore, che solo l'Altissimo regolava con singolare protezione e grazia; così quel candido cuore restò pienamente libero per crescere ed avanzare nelle virtù interiori, senza cessare un solo istante di praticarle tutte nel sommo grado della loro perfezione.

 468. Il sacerdote le diede delle indicazioni dicendole: «Figlia mia, ecco come dovrete regolare le vostre azioni. Alle lodi, ai cantici del Signore, voi assisterete con devozione e non tralascerete mai nelle vostre orazioni di pregare l'Altissimo per i bisogni del tempio e del suo popolo e per la venuta del Messia. Alle ore otto della sera vi ritirerete a dormire e all'aurora vi leverete a pregare e benedire il Signore fino all'ora terza. Da terza fino a mezzogiorno sarete occupata in qualche lavoro manuale, perché possiate essere istruita in tutto. Nella refezione che prenderete dopo il lavoro, osserverete la temperanza che conviene. Quindi subito ve ne andrete ad ascoltare ciò che v'in segnerà la vostra maestra; il resto del giorno lo occuperete nella lettura delle sacre Scritture. In tutto poi mostratevi umile, affabile ed ubbidiente a quanto la maestra vi comanderà».

 469. La santa Bambina, ascoltando il sacerdote, rimase sempre in ginocchio, quindi gli chiese la benedizione e la mano per baciarla; così fece anche con la maestra. Nel suo cuore, intanto, si propose di vivere osservando quanto le avevano indicato per tutto il tempo che fosse rimasta in quel luogo, se non le avessero comandato altrimenti. Quanto si era proposto, poi, lo adempì come se fosse stata l'ultima delle discepole, benché in realtà lei fosse la maestra d'ogni santità e virtù. Veramente i suoi affetti e il suo ardente amore si estendevano a molte più opere esteriori di quelle che le ordinavano, ma sempre le sottopose al giudizio del ministro del Signore, anteponendo il sacrificio della santa e perfetta ubbidienza al proprio parere e a tutti i suoi fervori; come maestra d'ogni perfezione, conosceva che si compie meglio la volontà divina abbandonandosi umilmente ad ubbidire che non con le più sublimi aspirazioni ad altre virtù. Questo raro esempio insegna a noi religiose a non seguire i nostri entusiasmi, né i nostri giudizi contro quelli dei superiori e contro l'ubbidienza impostaci dalla loro volontà; è Dio stesso che in loro ci indica qual è il suo beneplacito, mentre noi nei nostri desideri cerchiamo di soddisfare il nostro capriccio. Se nei superiori opera Dio, in noi, invece, quando ci opponiamo a loro, operano la tentazione, la passione cieca e l'inganno.

470. La Regina e signora nostra si distinse maggiormente, oltre quanto le ordinarono, nel chiedere il permesso alla sua maestra di servire tutte le sue compagne, d'esercitare i più umili servizi della casa, come spazzare, pulire, lavare le stoviglie. E quantunque questo potesse sembrare una novità, poiché si era soliti trattare con particolare riguardo le primogenite, l'umiltà incomparabile della divina Principessa non poteva frenarsi, né contenersi nei limiti della maestà, senza abbassarsi alle occupazioni più vili, che faceva con umiltà così vigilante da prevenire tutte le altre. Con la scienza infusa che aveva, conosceva già tutti i misteri e i riti del tempio; eppure, come se non li conoscesse per nulla, li volle apprendere con la disciplina e l'esperienza, senza mancare mai ad alcuna celebrazione. Era poi molto attenta a vivere nel sincero disprezzo di sé, a ricercare la propria umiliazione ed ogni mattina e sera chiedeva la benedizione alla sua maestra e le baciava la mano; faceva così anche quando la maestra le ordinava qualche atto di umiltà e le dava il permesso di farne. Alcune volte, se glielo concedeva, le baciava anche i piedi con profondissima umiltà.

471. L'eccelsa Principessa era così docile, così premurosa, sottomessa e diligente nell'umiliarsi, nel servire e nel rispettare tutte le giovani che vivevano nel tempio, che a tutte rapiva il cuore e a tutte ubbidiva come se ciascuna fosse la sua maestra. E, per l'ineffabile e celestiale prudenza che aveva, sapeva ordinare le sue azioni in modo da non perdere alcuna occasione per prevenire tutte le altre nelle opere manuali, umili e che fossero allo stesso tempo di servizio alle sue compagne e di gradimento alla divina volontà.

472. Ora, che dovrò dire io, vilissima creatura, o che dovremo dire tutti noi cristiani, figli della santa Chiesa, giunti a questo punto a scrivere e meditare questo esempio vivo di umiltà? Ci pare una gran virtù che l'inferiore ubbidisca al superiore ed il minore al maggiore, ancor più grande che l'uguale s'adatti ad ubbidire in ciò che gli comanda un altro suo uguale; ma chi non resterà stupito e chi non si vergognerà della sua vana superbia, vedendo che la Regina si umilia alla schiava, la santissima e perfettissima fra tutte le creature ad un verme, la signora del cielo e della terra ad un'infima donna e tutto ciò sinceramente e di vero cuore? Chi è che si guarda in questo lucido specchio e non vede la propria infelice presunzione? Chi potrà immaginare di avere conosciuto la vera umiltà e tanto meno di saperla praticare, quando la ravvisa e la contempla in Maria santissima? Noi, che viviamo sotto l'ubbidienza promessa, ricorriamo a questa luce per conoscere e correggere i nostri disordini, quando l'ubbidienza dei superiori, rappresentanti di Dio, ci è molesta e dura opponendosi alle nostre voglie. Venga meno la nostra durezza, si umilii la nostra superbia, svanisca anche la presunzione di chi si crede ubbidiente ed umile solo per essersi talvolta sottomesso ai superiori, mentre non è ancora giunto a persuadersi d'essere inferiore a tutti, come si giudicò colei che è a tutti superiore.

473. La bellezza, la gentilezza e l'affabilità della nostra Regina erano incomparabili; in lei si trovavano in grado perfetto tutti i doni naturali di anima e corpo e questi, fatti risaltare dalla luce della grazia sovrannaturale e divina che riverberava in essi, presentavano un ammirabile composto di bellezza e di grazia nell'essere e nell'operare, che attirava l'ammirazione e rapiva il cuore di tutti. Tuttavia la divina Provvidenza moderava le dimostrazioni che avrebbero fatto quanti trattavano con lei, se si fossero abbandonati alla forza dell'amore che li accendeva a suo riguardo. Nel mangiare e nel dormire era, come nelle altre virtù, perfettissima; si regolava con grande temperanza, senza mai eccedere, moderandosi anche in ciò che era necessario. Benché il breve sonno che prendeva non le impedisse l'altissima e usuale contemplazione, se ciò fosse dipeso dalla sua volontà, ne avrebbe fatto a meno; ma per ubbidire, nel tempo assegnato si ritirava e così nel suo umile e povero letto pieno di virtù e attorniato dagli angeli e dai serafini, che la custodivano e assistevano, godeva delle visioni più alte, esclusa quella beatifica, e dell'amore più infiammato.

474. Distribuiva le sue occupazioni con rara discrezione, dando a ciascuna il tempo opportuno. Leggeva molto le Scritture e la sua scienza infusa la rendeva così capace di penetrare in esse e nei loro misteri, che nessuno le restò nascosto. In verità l'Altissimo le manifestò tutti i segreti e lei, parlando con i suoi santi angeli custodi e domandando molte cose con profondità e acutezza, si confermava in essi. Se questa sovrana Maestra avesse scritto ciò che comprese, noi possederemmo molte altre scritture divine; riguardo poi a quelle che possediamo, avremmo conoscenza completa e perfetta dei profondi misteri e significati che racchiudono. Lei però, di tutta questa pienezza di scienza, si avvaleva per culto, lode e amore di Dio; la indirizzava tutta a questo fine, senza che in lei alcun raggio di luce rimanesse ozioso o sterile. Celere nel ragionare, profonda nell'intendere, alta e nobile nei pensieri, prudente nell'eleggere e disporre, efficace nell'operare, in tutto era una regola perfetta ed un oggetto prodigioso di stupore agli uomini e agli angeli, nonché al Signore stesso, che l'aveva fatta tutta a misura del suo cuore e del suo compiacimento.

 

Insegnamento dell'eccelsa Signora

 

475. Figlia mia, la natura umana è imperfetta e negligente nell'operare la virtù. Essa è fragile, e presto viene meno, perché è molto incline al riposo e ripugna la fatica con tutte le sue forze. Perciò, quando l'anima ascolta e asseconda i propri istinti, questi prendono talmente il sopravvento sulle forze della ragione e dello spirito, che le riducono a vile e pericolosa servitù. In qualunque anima questo disordine è terribile, ma incomparabilmente di più Dio lo aborrisce nei suoi ministri e nei religiosi, per i quali, essendo più strettamente obbligati ad esser perfetti, è anche maggiore il danno di non uscire sempre vittoriosi da questa lotta con le passioni. Da questa tiepidezza nella resistenza e dall'essere frequentemente vinti, risulta una tale spossatezza e perversità di giudizio, che giungono a contentarsi di fare alcune manifestazioni di virtù assai superficiali, credendosi con ciò sicuri; anzi, sembra loro di trasportare un monte da un luogo all'altro, senza invece aver fatto alcuna cosa di reale profitto. Il demonio poi vi aggiunge altre distrazioni e tentazioni in modo che, tenendo in poco conto le leggi della vita religiosa, vengono a mancare quasi in tutte e, giudicando ciascuna come cosa piccola e da poco, arrivano al punto di perdere la retta cognizione delle virtù e di vivere in una falsa sicurezza.

476. Quindi, o figlia mia, guardati bene da un così pericoloso inganno e considera che trascurare volontariamente un'imperfezione dispone e apre la via ad altre, che portano ai peccati veniali, e questi ai mortali; così, via via, procedendo di abisso in abisso, si arriva al fondo e a compiere ogni male. Per prevenire questa rovina, si deve bloccare la corrente da molto lontano, poiché un atto che forse pare piccolo è una difesa che tiene distante il nemico; i precetti e le leggi delle opere maggiori obbligatorie sono poi il muro della coscienza, per cui, se il demonio rompe il primo baluardo e se ne impossessa, si avvicina per impadronirsi del secondo e se in questo fa una prima breccia con qualche peccato, anche se non grave, è già al punto di poter dare l'assalto al regno interiore dell'anima con facilità e quasi con certezza di riuscita. Perciò essa, trovandosi debilitata per gli atti viziosi, priva delle forze della grazia, non resiste più con vigore e il demonio, che l'ha già in parte conquistata, finisce per assoggettarla pienamente ed opprimerla, senza incontrare resistenza.

477. Considera dunque, o carissima, quanta debba essere la tua vigilanza fra tanti pericoli, per non addormentarti in mezzo ad essi. Considera che sei religiosa, sposa di Cristo, superiora, istruita, illuminata e piena dei più singolari benefici; perciò a misura di questi ed altri titoli compresi in essi, devi essere tanto più sollecita, dovendo mostrarti riconoscente al Signore e ricambiarlo. Impegnati per essere puntuale nell'osservanza di tutti i riti e di tutte le leggi della vita religiosa; per te non ci sia né precetto, né comando, né atto di perfezione che sia piccolo. Non disprezzarne alcuno, ma osservali tutti, perché agli occhi di Dio tutto ciò che si fa per suo compiacimento è prezioso e grande. È certo che a lui è caro veder adempiuto ciò che comanda e il non curarsene l'offende. Considera in tutto che hai uno Sposo cui devi piacere, un Dio cui devi servire, un Padre cui devi ubbidire, un Giudice che devi temere e una Maestra che devi imitare e seguire.

478. Per adempiere tutto ciò ti conviene rinnovare nella tua anima una risoluzione forte ed efficace, non dare ascolto alle tue inclinazioni e non assecondare la debolezza della tua pigra natura. Per le difficoltà che avvertirai, non omettere alcuna azione, fosse anche di baciare la terra quando sei solita farlo, come si usa nella vita religiosa. Tanto il poco quanto il molto adempilo con affetto e costanza e sarai così gradita agli occhi di mio Figlio ed ai miei. Nelle opere che vorrai offrire spontaneamente chiedi consiglio al tuo confessore o al tuo superiore supplicando Dio che dia loro luce per comprendere e presentandoti poi spoglia d'ogni inclinazione e d'ogni desiderio. Ciò che ti ordineranno scrivilo nel tuo cuore e realizzalo con puntualità; non decidere mai di fare alcuna cosa per buona che ti sembri, quando ti è possibile ricorrere all'obbedienza e al consiglio; infatti la volontà di Dio ti si manifesterà sempre in questo modo.


14-28 Maggio 12, 1922 La Santità nel Divino Volere: Nulla fare di proprio, ma fare ciò che fa Dio.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Stavo pensando tra me: “Chi sa in che cosa l’ho offeso, che il mio dolce Gesù non viene secondo il suo solito? Come può essere mai possibile che senza nulla, la bontà del suo cuore santissimo, che facilmente trascende verso chi lo ama, deva resistere a tante mie chiamate?” Ora, mentre a ciò ed altro pensavo, è uscito da dentro il mio interno, e coprendomi tutta sotto d’un manto di fulgidissima luce, in modo che io non vedevo altro che luce, mi ha detto:

(2) “Figlia mia, di che temi? Vedi, per farti stare al sicuro e ben difesa, ti ho circuita sotto di questo manto di luce, affinché nessuna creatura e nessuna cosa possa recarti danno, e poi, perché vuoi perdere il tempo col pensare che mi hai offeso? Per chi vive nel mio Volere il veleno della colpa non è entrato, e poi, il tuo Gesù ti fulminerebbe se ti vedesse anche con piccole macchie di peccati, e ti metterei fuori dal cerchio della mia Volontà, e tu perderesti subito l’attitudine d’operare nel mio Volere. Ah! figlia, la santità nel mio Volere non è conosciuta ancora; ogni specie di santità ha la sua distinzione speciale, molti, nel sentire che vengo spesso da te si fanno maraviglia, non essendo stato mio solito farlo con altre anime. La santità nel mio Volere è inseparabile da Me, e per elevarla al livello divino mi è necessario tenerla, o immedesimata con la mia Umanità, o nella luce della mia Divinità; altrimenti, come potrebbe l’anima tenere l’attitudine del suo operato nel mio Volere, se il mio operato ed il suo non fosse uno solo? Ora, l’anima che vive nel mio Volere prende parte a tutti i miei attributi, ed insieme con Me corre ad ogni atto mio, quindi deve correre con Me anche agli atti di giustizia, ecco perciò che quando voglio castigare ti nascondo la mia Umanità, la quale è più accessibile all’umana natura, e tu, ai riverberi della mia Umanità senti l’amore e la compassione che ho verso le anime, e mi strappi i flagelli con cui voglio colpirle. Quando poi le creature ne fanno tante che mi costringono a colpirle, nascondendoti la mia Umanità ti elevo nella luce della mia Divinità, la quale assorbendoti e beandoti in Essa, tu non senti i riverbi della mia Umanità, ed Io restando libero colpisco le creature, sicché, o ti manifesto la mia Umanità facendoti concorrere insieme con Me agli atti di misericordia verso le creature, o ti assorbo nella luce della mia Divinità facendoti concorrere agli atti di giustizia, è sempre con Me che tu stai, anzi, quando ti assorbo nella luce della mia Divinità, è più grande grazia che ti faccio, e tu perché non vedi la mia Umanità ti lamenti che ti privo di Me, e non apprezzi la grazia che ricevi”.

(3) Ed io, nel sentire che concorrevo agli atti di giustizia, spaventata ho detto: “Sicché amor mio, ora che stai colpendo le creature facendo crollare le abitazioni, sono io insieme con Te nel far ciò? No, no, il Cielo mi guardi di toccare i mie fratelli. Quando Tu vorrai colpirli io mi farò piccola nel tuo Volere, non mi diffonderò in Esso, affinché non prenda parte a ciò che fai Tu; in tutto voglio fare ciò che fai, ma in questo di colpire le creature, non mai”.

(4) E Gesù: “Perché ti spaventi? Nel mio Volere non puoi esimerti dal fare ciò che faccio Io, la cosa è connaturale, ed è proprio questa la santità nel mio Volere: nulla fare di proprio, ma fare ciò che fa Dio. E poi, la mia giustizia è santità e amore, è equilibrare i diritti divini; se non avessi la giustizia mancherebbe tutta la pienezza della perfezione alla mia Divinità, così, se tu vuoi vivere nel mio Volere e non vuoi prendere parte agli atti di giustizia, la santità fatta nel mio Volere non avrebbe il suo pieno compimento, sono due acque fuse insieme, che l’una è costretta a fare ciò che fa l’altra; invece se sono separate, ognuna fa la sua via. Così la Volontà mia e la tua sono le due acque fuse insieme, e ciò che fa l’una deve fare l’altra, perciò sempre nella mia Volontà ti voglio”.

(5) Onde mi sono abbandonata tutta nella sua Volontà, ma sentivo gran ripugnanza per la giustizia, ed il mio dolce Gesù ritornando mi ha detto:

(6) “Se sapessi come mi pesa l’usare giustizia, e quanto amo la creatura! Tutta la Creazione è per Me come il corpo all’anima, come la corteccia al frutto, Io sono in continuo atto immediato con l’uomo, ma le cose create mi nascondono, come il corpo nasconde l’anima, ma se non fosse per l’anima il corpo non avrebbe vita, così si mi ritirassi dalle cose create tutte resterebbero senza vita, sicché in tutte le cose create Io visito l’uomo, lo tocco e gli do la vita: Sto nascosto nel fuoco, e lo visito col calore; se Io non ci fossi, il fuoco non avrebbe calore, sarebbe fuoco dipinto e senza vita, e mentre Io visito l’uomo nel fuoco, lui non mi riconosce né mi dà un saluto. Sto nell’acqua e lo visito col dissetarlo, se Io non ci fossi, l’acqua non disseterebbe, sarebbe acqua morta; e mentre Io lo visito, lui mi passa avanti senza farmi un inchino. Sto nascosto nel cibo e visito l’uomo col dargli la sostanza, la forza, il gusto; se Io non ci fossi, l’uomo prendendo il cibo resterebbe digiuno, eppure, ingrato, mentre si ciba di Me mi volta le spalle. Sto nascosto nel sole e lo visito con la mia luce, quasi ad ogni istante, ma ingrato mi ricambia con continue offese. In tutte le cose lo visito: nell’aria che respira, nel fiore che olezza, nel venticello che rinfresca, nel tuono che colpisce, in tutto; le mie visite sono innumerevoli, vedi quanto lo amo? E tu stando nella mia volontà, sei insieme con Me a visitare l’uomo e a dargli la vita, perciò non ti spaventare se qualche volta concorri alla giustizia”.