Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Gesù, ti voglio bene assai;... è inutile che te lo ripeta, ti voglio bene, Amore, Amore! Tu solo!... a te solo lode. (San Pio da Pietrelcina)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi della 31° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 15

1"Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.3Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato.4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.9Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.11Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
12Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.13Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.14Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando.15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi.16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda.17Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.

18Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me.19Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia.20Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra.21Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato.22Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato.23Chi odia me, odia anche il Padre mio.24Se non avessi fatto in mezzo a loro opere che nessun altro mai ha fatto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio.25Questo perché si adempisse la parola scritta nella loro Legge: 'Mi hanno odiato senza ragione'.
26Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza;27e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio.


Esodo 26

1Quanto alla Dimora, la farai con dieci teli di bisso ritorto, di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto. Vi farai figure di cherubini, lavoro d'artista.2Lunghezza di un telo: ventotto cubiti; larghezza: quattro cubiti per un telo; la stessa dimensione per tutti i teli.3Cinque teli saranno uniti l'uno all'altro e anche gli altri cinque saranno uniti l'uno all'altro.4Farai cordoni di porpora viola sull'orlo del primo telo all'estremità della sutura; così farai sull'orlo del telo estremo nella seconda sutura.5Farai cinquanta cordoni al primo telo e farai cinquanta cordoni all'estremità della seconda sutura: i cordoni corrisponderanno l'uno all'altro.6Farai cinquanta fibbie d'oro e unirai i teli l'uno all'altro mediante le fibbie, così il tutto formerà una sola Dimora.7Farai poi teli di pelo di capra per costituire la tenda al di sopra della Dimora. Ne farai undici teli.8Lunghezza di un telo: trenta cubiti; larghezza: quattro cubiti per un telo. La stessa dimensione per gli undici teli.9Unirai insieme cinque teli a parte e sei teli a parte. Piegherai indietro il sesto telo raddoppiandolo sulla parte anteriore della tenda.10Farai cinquanta cordoni sull'orlo del primo telo, che è all'estremità della sutura, e cinquanta cordoni sull'orlo del telo della seconda sutura.11Farai cinquanta fibbie di rame, introdurrai le fibbie nei cordoni e unirai insieme la tenda; così essa formerà un tutto unico.12La parte che pende in eccedenza nei teli della tenda, la metà cioè di un telo che sopravanza, penderà sulla parte posteriore della Dimora.13Il cubito in eccedenza da una parte, come il cubito in eccedenza dall'altra parte, nel senso della lunghezza dei teli della tenda, ricadranno sui due lati della Dimora per coprirla da una parte e dall'altra.14Farai poi per la tenda una copertura di pelli di montone tinte di rosso e al di sopra una copertura di pelli di tasso.
15Poi farai per la Dimora le assi di legno di acacia, da porsi verticali.16Dieci cubiti la lunghezza di un'asse e un cubito e mezzo la larghezza.17Ogni asse avrà due sostegni, congiunti l'uno all'altro da un rinforzo. Così farai per tutte le assi della Dimora.18Farai dunque le assi per la Dimora: venti assi sul lato verso il mezzogiorno, a sud.19Farai anche quaranta basi d'argento sotto le venti assi, due basi sotto un'asse, per i suoi due sostegni e due basi sotto l'altra asse per i suoi sostegni.20Per il secondo lato della Dimora, verso il settentrione, venti assi,21come anche le loro quaranta basi d'argento, due basi sotto un'asse e due basi sotto l'altra asse.22Per la parte posteriore della Dimora, verso occidente, farai sei assi.23Farai inoltre due assi per gli angoli della Dimora sulla parte posteriore.24Esse saranno formate ciascuna da due pezzi uguali abbinati e perfettamente congiunti dal basso fino alla cima, all'altezza del primo anello. Così sarà per ambedue: esse formeranno i due angoli.25Vi saranno dunque otto assi con le loro basi d'argento: sedici basi, due basi sotto un'asse e due basi sotto l'altra asse.26Farai inoltre traverse di legno di acacia: cinque per le assi di un lato della Dimora27e cinque traverse per le assi dell'altro lato della Dimora e cinque traverse per le assi della parte posteriore, verso occidente.28La traversa mediana, a mezza altezza delle assi, le attraverserà da una estremità all'altra.29Rivestirai d'oro le assi, farai in oro i loro anelli, che serviranno per inserire le traverse, e rivestirai d'oro anche le traverse.30Costruirai la Dimora nel modo che ti è stato mostrato sul monte.
31Farai il velo di porpora viola, di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto. Lo si farà con figure di cherubini, lavoro di disegnatore.32Lo appenderai a quattro colonne di acacia, rivestite d'oro, con uncini d'oro e poggiate su quattro basi d'argento.
33Collocherai il velo sotto le fibbie e là, nell'interno oltre il velo, introdurrai l'arca della Testimonianza. Il velo sarà per voi la separazione tra il Santo e il Santo dei santi.34Porrai il coperchio sull'arca della Testimonianza nel Santo dei santi.
35Collocherai la tavola fuori del velo e il candelabro di fronte alla tavola sul lato meridionale della Dimora; collocherai la tavola sul lato settentrionale.36Poi farai una cortina all'ingresso della tenda, di porpora viola e di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto, lavoro di ricamatore.37Farai per la cortina cinque colonne di acacia e le rivestirai d'oro. I loro uncini saranno d'oro e fonderai per esse cinque basi di rame.


Proverbi 31

1Parole di Lemuèl, re di Massa, che sua madre gli insegnò.
2E che, figlio mio! E che, figlio delle mie viscere!
E che, figlio dei miei voti!
3Non dare il tuo vigore alle donne,
né i tuoi costumi a quelle che corrompono i re.
4Non conviene ai re, Lemuèl,
non conviene ai re bere il vino,
né ai principi bramare bevande inebrianti,
5per paura che, bevendo, dimentichino i loro decreti
e tradiscano il diritto di tutti gli afflitti.
6Date bevande inebrianti a chi sta per perire
e il vino a chi ha l'amarezza nel cuore.
7Beva e dimentichi la sua povertà
e non si ricordi più delle sue pene.
8Apri la bocca in favore del muto
in difesa di tutti gli sventurati.
9Apri la bocca e giudica con equità
e rendi giustizia all'infelice e al povero.

10(Alef) Una donna perfetta chi potrà trovarla?
Ben superiore alle perle è il suo valore.
11(Bet) In lei confida il cuore del marito
e non verrà a mancargli il profitto.
12(Ghimel) Essa gli dà felicità e non dispiacere
per tutti i giorni della sua vita.
13(Dalet) Si procura lana e lino
e li lavora volentieri con le mani.
14(He) Ella è simile alle navi di un mercante,
fa venire da lontano le provviste.
15(Vau) Si alza quando ancora è notte
e prepara il cibo alla sua famiglia
e dà ordini alle sue domestiche.
16(Zain) Pensa ad un campo e lo compra
e con il frutto delle sue mani pianta una vigna.
17(Het) Si cinge con energia i fianchi
e spiega la forza delle sue braccia.
18(Tet) È soddisfatta, perché il suo traffico va bene,
neppure di notte si spegne la sua lucerna.
19(Iod) Stende la sua mano alla conocchia
e mena il fuso con le dita.
20(Caf) Apre le sue mani al misero,
stende la mano al povero.
21(Lamed) Non teme la neve per la sua famiglia,
perché tutti i suoi di casa hanno doppia veste.
22(Mem) Si fa delle coperte,
di lino e di porpora sono le sue vesti.
23(Nun) Suo marito è stimato alle porte della città
dove siede con gli anziani del paese.
24(Samech) Confeziona tele di lino e le vende
e fornisce cinture al mercante.
25(Ain) Forza e decoro sono il suo vestito
e se la ride dell'avvenire.
26(Pe) Apre la bocca con saggezza
e sulla sua lingua c'è dottrina di bontà.
27(Sade) Sorveglia l'andamento della casa;
il pane che mangia non è frutto di pigrizia.
28(Kof) I suoi figli sorgono a proclamarla beata
e suo marito a farne l'elogio:
29(Res) "Molte figlie hanno compiuto cose eccellenti,
ma tu le hai superate tutte!".
30(Sin) Fallace è la grazia e vana è la bellezza,
ma la donna che teme Dio è da lodare.
31(Tau) Datele del frutto delle sue mani
e le sue stesse opere la lodino alle porte della città.


Salmi 115

1Non a noi, Signore, non a noi,
ma al tuo nome da' gloria,
per la tua fedeltà, per la tua grazia.
2Perché i popoli dovrebbero dire:
"Dov'è il loro Dio?".
3Il nostro Dio è nei cieli,
egli opera tutto ciò che vuole.

4Gli idoli delle genti sono argento e oro,
opera delle mani dell'uomo.
5Hanno bocca e non parlano,
hanno occhi e non vedono,
6hanno orecchi e non odono,
hanno narici e non odorano.
7Hanno mani e non palpano,
hanno piedi e non camminano;
dalla gola non emettono suoni.
8Sia come loro chi li fabbrica
e chiunque in essi confida.

9Israele confida nel Signore:
egli è loro aiuto e loro scudo.
10Confida nel Signore la casa di Aronne:
egli è loro aiuto e loro scudo.
11Confida nel Signore, chiunque lo teme:
egli è loro aiuto e loro scudo.

12Il Signore si ricorda di noi, ci benedice:
benedice la casa d'Israele,
benedice la casa di Aronne.

13Il Signore benedice quelli che lo temono,
benedice i piccoli e i grandi.

14Vi renda fecondi il Signore,
voi e i vostri figli.
15Siate benedetti dal Signore
che ha fatto cielo e terra.
16I cieli sono i cieli del Signore,
ma ha dato la terra ai figli dell'uomo.
17Non i morti lodano il Signore,
né quanti scendono nella tomba.
18Ma noi, i viventi, benediciamo il Signore
ora e sempre.


Isaia 1

1Visione che Isaia, figlio di Amoz, ebbe su Giuda e su Gerusalemme nei giorni di Ozia, di Iotam, di Acaz e di Ezechia, re di Giuda.

2Udite, cieli; ascolta, terra,perché il Signore dice:
"Ho allevato e fatto crescere figli,
ma essi si sono ribellati contro di me.
3Il bue conosce il proprietario
e l'asino la greppia del padrone,
ma Israele non conosce
e il mio popolo non comprende".
4Guai, gente peccatrice,
popolo carico di iniquità!
Razza di scellerati,
figli corrotti!
Hanno abbandonato il Signore,
hanno disprezzato il Santo di Israele,
si sono voltati indietro;
5perché volete ancora essere colpiti,
accumulando ribellioni?
La testa è tutta malata,
tutto il cuore langue.
6Dalla pianta dei piedi alla testa
non c'è in esso una parte illesa,
ma ferite e lividure
e piaghe aperte,
che non sono state ripulite, né fasciate,
né curate con olio.
7Il vostro paese è devastato,
le vostre città arse dal fuoco.
La vostra campagna, sotto i vostri occhi,
la divorano gli stranieri;
è una desolazione come Sòdoma distrutta.
8È rimasta sola la figlia di Sion
come una capanna in una vigna,
come un casotto in un campo di cocomeri,
come una città assediata.
9Se il Signore degli eserciti
non ci avesse lasciato un resto,
già saremmo come Sòdoma,
simili a Gomorra.

10Udite la parola del Signore,
voi capi di Sòdoma;
ascoltate la dottrina del nostro Dio,
popolo di Gomorra!
11"Che m'importa dei vostri sacrifici senza numero?"
dice il Signore.
"Sono sazio degli olocausti di montoni
e del grasso di giovenchi;
il sangue di tori e di agnelli e di capri
io non lo gradisco.
12Quando venite a presentarvi a me,
chi richiede da voi
che veniate a calpestare i miei atri?
13Smettete di presentare offerte inutili,
l'incenso è un abominio per me;
noviluni, sabati, assemblee sacre,
non posso sopportare delitto e solennità.
14I vostri noviluni e le vostre feste
io detesto,
sono per me un peso;
sono stanco di sopportarli.
15Quando stendete le mani,
io allontano gli occhi da voi.
Anche se moltiplicate le preghiere,
io non ascolto.
Le vostre mani grondano sangue.
16Lavatevi, purificatevi,
togliete il male delle vostre azioni
dalla mia vista.
Cessate di fare il male,
17imparate a fare il bene,
ricercate la giustizia,
soccorrete l'oppresso,
rendete giustizia all'orfano,
difendete la causa della vedova".
18"Su, venite e discutiamo"
dice il Signore.
"Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto,
diventeranno bianchi come neve.
Se fossero rossi come porpora,
diventeranno come lana.
19Se sarete docili e ascolterete,
mangerete i frutti della terra.
20Ma se vi ostinate e vi ribellate,
sarete divorati dalla spada,
perché la bocca del Signore ha parlato".

21Come mai è diventata una prostituta
la città fedele?
Era piena di rettitudine,
la giustizia vi dimorava;
ora invece è piena di assassini!
22Il tuo argento è diventato scoria,
il tuo vino migliore è diluito con acqua.
23I tuoi capi sono ribelli
e complici di ladri;
tutti sono bramosi di regali,
ricercano mance,
non rendono giustizia all'orfano
e la causa della vedova fino a loro non giunge.
24Perciò, oracolo del Signore,
Dio degli eserciti,
il Potente di Israele:
"Ah, esigerò soddisfazioni dai miei avversari,
mi vendicherò dei miei nemici.
25Stenderò la mano su di te,
purificherò nel crogiuolo le tue scorie,
eliminerò da te tutto il piombo.
26Renderò i tuoi giudici come una volta,
i tuoi consiglieri come al principio.
Dopo, sarai chiamata città della giustizia,
città fedele".
27Sion sarà riscattata con la giustizia,
i suoi convertiti con la rettitudine.
28Tutti insieme finiranno in rovina ribelli e peccatori
e periranno quanti hanno abbandonato il Signore.
29Vi vergognerete delle querce
di cui vi siete compiaciuti,
arrossirete dei giardini
che vi siete scelti,
30poiché sarete come quercia
dalle foglie avvizzite
e come giardino senza acqua.
31Il forte diverrà come stoppa,
la sua opera come scintilla;
bruceranno tutte e due insieme
e nessuno le spegnerà.


Apocalisse 22

1Mi mostrò poi 'un fiume d'acqua viva' limpida come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello.2'In mezzo' alla piazza della città e 'da una parte e dall'altra del fiume si trova un albero di vita' che da' dodici raccolti e produce frutti ogni 'mese; le foglie' dell'albero servono 'a guarire' le nazioni.

3E non vi sarà più maledizione.
Il trono di Dio e dell'Agnello
sarà in mezzo a lei e i suoi servi lo adoreranno;
4'vedranno la sua faccia'
e porteranno il suo nome sulla fronte.
5Non vi sarà più notte
e non avranno più bisogno di luce di lampada,
né di luce di sole,
perché 'il Signore Dio li illuminerà
e regneranno nei secoli dei secoli'.

6Poi mi disse: "Queste parole sono certe e veraci. Il Signore, il Dio che ispira i profeti, ha mandato il suo angelo per mostrare ai suoi servi ciò che deve accadere tra breve.7Ecco, io verrò presto. Beato chi custodisce le parole profetiche di questo libro".
8Sono io, Giovanni, che ho visto e udito queste cose. Udite e vedute che le ebbi, mi prostrai in adorazione ai piedi dell'angelo che me le aveva mostrate.9Ma egli mi disse: "Guardati dal farlo! Io sono un servo di Dio come te e i tuoi fratelli, i profeti, e come coloro che custodiscono le parole di questo libro. È Dio che devi adorare".
10Poi aggiunse: "Non mettere sotto sigillo le parole profetiche di questo libro, perché il tempo è vicino.11Il perverso continui pure a essere perverso, l'impuro continui ad essere impuro e il giusto continui a praticare la giustizia e il santo si santifichi ancora.
12Ecco, io verrò presto e porterò con me il mio salario, 'per rendere a ciascuno secondo le sue opere'.13Io sono l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo, il principio e la fine.14Beati coloro che lavano le loro vesti: avranno parte all'albero della vita e potranno entrare per le porte nella città.15Fuori i cani, i fattucchieri, gli immorali, gli omicidi, gli idolàtri e chiunque ama e pratica la menzogna!

16Io, Gesù, ho mandato il mio angelo, per testimoniare a voi queste cose riguardo alle Chiese. Io sono la radice della stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino".
17Lo Spirito e la sposa dicono: "Vieni!". E chi ascolta ripeta: "Vieni!". Chi ha sete venga; chi vuole attinga gratuitamente l'acqua della vita.
18Dichiaro a chiunque ascolta le parole profetiche di questo libro: a chi vi aggiungerà qualche cosa, Dio gli farà cadere addosso i flagelli descritti in questo libro;19e chi toglierà qualche parola di questo libro profetico, Dio lo priverà dell'albero della vita e della città santa, descritti in questo libro.
20Colui che attesta queste cose dice: "Sì, verrò presto!". Amen. Vieni, Signore Gesù.21La grazia del Signore Gesù sia con tutti voi. Amen!


Capitolo VI: Chi ha vero amore, come ne dà prova

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1. Figlio, ancora non sei forte e saggio nell'amore. Perché, o Signore? Perché, per una piccola contrarietà lasci la strada intrapresa e troppo avidamente cerchi consolazione. Chi è forte nell'amore, regge alle tentazioni e non crede alla suadente furbizia del nemico. Come gli sono caro nella prosperità, così gli sono caro nelle avversità. Chi è saggio nell'amore non guarda tanto al pregio del dono, quanto all'amore di colui che dona. Guarda più all'affetto che al prezzo, e pone tutti i doni al di sotto della persona amata. Chi è nobile nell'amore non si appaga nel dono, ma si appaga in me, al di sopra di qualunque dono. Se talvolta, verso di me, o verso i miei santi, hai l'animo meno ben disposto di quanto vorresti, non per questo tutto è perduto. Quell'amore che talora senti, buono e dolce, è effetto della grazia presente in te; è, per così dire, un primo assaggio della patria celeste. Ma è cosa su cui non bisogna fare troppo conto, perché non è ferma e costante.  

2. Segno di virtù e di grande merito, è questo: lottare quando si affacciano cattivi impulsi dell'animo, e disprezzare le suggestioni del diavolo. Dunque non lasciarti turbare da alcun pensiero che ti venga dal di fuori, di qualsivoglia natura. Saldamente mantieni, invece, i tuoi propositi, con l'animo diretto a Dio. Non è una vana illusione che, talvolta, tu sia d'un tratto portato fino all'estremo rapimento, per poi ritornare subito alle consuete manchevolezze spirituali; queste infatti non dipendono da te, ma le subisci contro tua voglia. Anzi, fino a che tali manchevolezze ti disgustano, e ad esse resisti, questo è cosa meritoria, non già rovinosa per l'anima. Sappi che l'antico avversario tenta in ogni modo di ostacolare il tuo desiderio di bene, distogliendoti da qualsiasi esercizio di devozione; distogliendoti, cioè dal culto dei santi, dal pio ricordo della mia passione, dall'utile pensiero dei tuoi peccati, dalla vigilanza del tuo cuore; infine dal fermo proponimento di progredire nella virtù. L'antico avversario insinua molti pensieri perversi, per molestarti e spaventarti, per distoglierti dalla preghiera e dalle sante letture. Lo disgusta che uno umilmente si confessi; se potesse, lo farebbe disertare dalla comunione. Non credergli, non badargli, anche se ti avrà teso sovente i lacci dell'inganno. Ascrivile a lui, quando ti insinua cose cattive e turpi. Digli: vattene, spirito impuro; arrossisci, miserabile. Veramente immondo sei tu, che fai entrare nei miei orecchi cose simili. Allontanati da me, perfido ingannatore; non avrai alcun posto in me: presso di me starà Gesù, come un combattente valoroso; e tu sarai svergognato. Preferisco morire e patire qualsiasi pena, piuttosto che cedere a te. Taci, ammutolisci; non ti ascolterò più, per quante insidie tu mi possa tendere. "Il Signore è per me luce e salvezza; di chi avrò paura? (Sal 26,1). Anche se fossero eretti contro di me interi accampamenti, il mio cuore non vacillerà (Sal 26,3). Il Signore è il mio alleato e il mio redentore" (Sal 18,15).  

3. Combatti come un soldato intrepido. E se talvolta cadi per la tua debolezza, riprendi forza maggiore, fiducioso in una mia grazia più grande, guardandoti però attentamente dalla vana compiacenza e dalla superbia: è a causa di esse che molti vengono indotti in inganno, cadendo talora in una cecità pressoché incurabile. E' questa rovina degli uomini superbi, stoltamente presuntuosi, che ti deve indurre a prudenza e ad indefettibile umiltà.


DISCORSO 223/G NELLA VEGLIA DI PASQUA

Discorsi - Sant'Agostino

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La veglia pasquale è segno e figura dell' eternità.

1. Questa santa celebrazione, o fratelli, che ha sottratto la notte alla notte, scacciando le tenebre per mezzo di tutti questi lumi e rendendo gioiosa la nostra fede come [se avessimo] il giorno nel cuore, si svolge, come sapete, in memoria della risurrezione del Signore nostro Gesù Cristo. Davvero perché la nostra veglia partecipasse al suo risvegliarsi dai morti, che cosa si poteva fare di più conveniente che, al capo che si risvegliava per sempre, fossero intanto messe in consonanza le membra con una veglia, anche se esse dovranno ancora addormentarsi, ma anch'esse destinate a risvegliarsi e a regnare con lui senza sonno di sorta in una veglia sempiterna? Ed è giusto che in tempi ricorrenti una così gran festa celebri ciò che senza limiti di tempo sarà l'eternità. Vegliamo perciò con Cristo che veglia e, per quanto possiamo, asteniamoci per un po' dal sonno, in onore di lui che non è più soggetto al sonno. Siamo, sotto la sua custodia, il vero Israele secondo lo spirito, perché non prenderà sonno e non dormirà il custode d'Israele 1. Vegliando (per questo vigilantissimo custode) in questa annuale solennità, leghiamo il nostro cuore nella sua mano col vincolo della fede, sicché, assicurato da questo legame, non si stacchi da lui che mai rischia di addormentarsi, fino a che noi, tutti e integri, finita ormai la mortalità e la corruzione, ci raccoglieremo nella sua compagine, nella quale non saremo più soggetti né a dormire né a sonnecchiare.

Non ogni veglia è di per sé lodevole: fine della nostra veglia è l'eternità.

2. È questo il frutto delle nostre veglie, questo il fine dell'attenzione degli occhi, non quelli della carne ma dello spirito, questo l'intento giusto e santo nel frenare e dominare il sonno, questa la ricompensa incorruttibile della fatica sopportata e dell'amore risvegliato, che egli, in onore del quale facciamo veglia resistendo per un po' al torpore del corpo, ci dia quella vita in cui la veglia sarà senza fatica, il giorno senza notte, il riposo senza [bisogno di] sonno. Non che il vegliare sia lodevole [di per sé]; infatti vegliano anche i donnaioli, ma allo scopo di tener d'occhio il sonno dei mariti e poter arrivare, con la complicità della notte, alle loro mogli; vegliano i seguaci delle arti magiche, ma allo scopo di servire i demoni e commettere, col loro aiuto, cose nefande. Sarebbe lungo, e non necessario del resto, ricordare qui tutte le veglie degli scellerati. Ma per menzionare alcune veglie, d'altronde innocenti, vegliano gli operai, gli agricoltori, i marinai, i pescatori, i viandanti, i mercanti, gli amministratori di ogni specie, i giudici, gli avvocati, i venditori e i compratori del sapere, i detentori del potere e i sudditi del potere, e tutti i settori delle arti e dell'industria in cui viene spesa la vita umana; e il fine è che la terra, dove l'uomo percorre il suo pellegrinaggio con la velocità del vapore, sia abitata con un po' più di comodità e di decenza. Questa poi è la fine di tutto questo vegliare: se esso è illecito, è punito con la morte eterna; se è lecito, si esaurisce con la morte temporale. Ma fine della legge è Cristo, a giustizia per ogni credente 2, ed è in vista di lui che noi facciamo veglia; è fine come raggiungimento che riscatta dalla fine sia come condanna che come esaurimento. Quelli dunque, veglino essi colpevolmente o innocentemente, tuttavia mirano e aspirano ad un fine che finisce; il nostro fine invece non ha fine. Quelli vegliano, ma ciò cui aspirano non l'avranno in perpetuo possesso: noi vegliamo e preghiamo per non entrare in tentazione 3; e così vinciamo colui che insidia il nostro cammino, così ci congiungiamo con il nostro Salvatore e presso di lui rimarremo per sempre.

 

1 - Sal 120, 4.

2 - Rm 10, 4.

3 - Cf. Mt 26, 41.


24 - Segue lo stesso argomento con la spiegazione della parte finale del capitolo trentunesimo dei Proverbi

La mistica Città di Dio - Libro secondo - Suor Maria d'Agreda

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783. Nessuna delle qualità della donna forte poté mancare alla nostra Regina, dato che fu anche regina delle virtù e fonte della grazia. Pensa ad un campo e lo compra e con il frutto delle sue mani pianta una vigna. Il campo della più alta perfezione, dove si genera con la massima fertilità quanto vi è di più soave nelle virtù, fu quello a cui pensò la nostra donna forte Maria santissima; meditandolo al chiarore della luce divina, conobbe il tesoro che racchiudeva. Per comprare quindi questo campo, vendette tutto ciò che è terreno, di cui era veramente regina, posponendolo al possesso del campo che acquistò, negandosi l'uso di ciò che poteva possedere. Solo questa Signora poteva venderlo interamente, essendo padrona di tutto, per comprare lo spazioso campo della santità. Ella sola considerò e conobbe adeguatamente, appropriandosene dopo Dio, il campo della Divinità e dei suoi attributi infiniti, che gli altri santi ricevettero solo in parte. Col frutto delle sue mani piantò una vigna, cioè la santa Chiesa, non solamente col darci il suo santissimo Figlio perché la formasse e la edificasse, ma anche divenendo sua coadiutrice e, dopo la sua ascensione, guida e maestra della stessa Chiesa. Piantò la vigna del paradiso celeste, che Lucifero, nella sua inaudita superbia, aveva devastato, ed essa si riempì di nuove piante per la sollecitudine e il frutto di Maria purissima. Piantò la vigna del suo grande e magnanimo cuore con i germogli delle virtù, con la vite fertilissima, Cristo, che di-stillò nel torchio della croce il vino soavissimo dell'amore, di cui si inebriano i suoi servi prediletti e si alimentano i suoi amici.

784. Si cinge con energia i fianchi e spiega la forza delle sue braccia. Il vigore di coloro che sono detti forti ha sede principalmente nelle braccia, con cui si eseguono lavori duri e pesanti. Poiché la maggior difficoltà della creatura terrena sta nel reprimere le proprie passioni ed inclinazioni sottomettendole alla ragione, il testo sacro unisce insieme il cingersi della donna forte con l'impiego della forza del suo braccio. Anche se veramente la nostra Regina non ebbe ardori né moti sregolati da domare nella sua innocentissima persona, non rinunciò a essere più forte nel dominarsi di tutti i figli di Adamo, turbati a causa del peccato. Maggiore fu la virtù e più forte l'amore, cosicché fece opere di mortificazione e di penitenza quando e dove non erano necessarie, come se lo fossero state. Infatti nessun peccatore obbligato a fare penitenza pose tanta forza nel mortificare le sue disordinate passioni, quanta ne impiegò la nostra principessa Maria nel governare e santificare sempre più le sue facoltà e i suoi sensi. Ella castigava il suo castissimo corpo verginale con penitenze incessanti, con veglie, prostrazioni e digiuni. Sempre negava ai suoi sensi il riposo e ciò che era piacevole, non perché questi corressero il pericolo di corrompersi, ma per operare ciò che era più santo e gradito al Signore, senza tiepidezza, omissione o negligenza, dato che ognuna delle sue opere fu eseguita con tutta l'efficacia e la forza della grazia.

785. È soddisfatta, perché il suo traffico va bene, neppure di notte si spegne la sua lucerna. Il Signore, che è fedele e benigno con le sue creature, quando comanda di mortificarci e di fare penitenza - perché il regno dei cieli subisce violenza e si deve acquistare con la forza - a questa stessa violenza contro le nostre inclinazioni unisce in questa vita un senso di pienezza ed una consolazione, che riempiono il nostro cuore d'allegrezza. In questa intima gioia si conosce quanto sia buono trafficare il sommo bene per mezzo della mortificazione, con cui domiamo le nostre inclinazioni e gli altri impulsi terreni, perché subito sentiamo il gaudio della verità cristiana, ed in esso riceviamo un pegno di quello che aspettiamo nella vita eterna. Colui poi che lo traffica di più, di più lo gusta e di più ne guadagna per l'eternità, per cui stima maggiormente il suo trafficarlo.

786. Questa verità, che con l'esperienza conosciamo noi soggetti al peccato, quanto meglio l'avrà conosciuta e gustata la nostra donna forte, Maria santissima! E se in noi, in cui la notte della colpa è così lunga e reiterata, è possibile conservare la luce divina della grazia per mezzo della penitenza e della mortificazione delle passioni, quanto ardente sarà stata tale luce nel cuore di questa purissima creatura! Non l'opprimeva la mediocrità della natura pesante e corrotta, non l'inaspriva la contraddizione dell'incentivo dato dal peccato, non la turbava il rimorso della cattiva coscienza, né il timore delle colpe passate. Oltre a tutto ciò la sua luce sorpassava ogni pensiero umano ed angelico, per cui dovette conoscere molto bene e gustare tanto questo traffico, senza che nella notte dei suoi affanni e dei pericoli della vita si estinguesse la lucerna dell'Agnello che la illuminava 6 .

787. Stende la sua mano alla conocchia e gira il fuso con le dita. La donna forte, che con l'opera e il lavoro delle sue mani accresce le sue virtù e i beni della sua famiglia, si cinge di forza contro le sue passioni, gusta e conosce il traffico della virtù; ma tale donna può anche stendere ed allargare il suo braccio a cose grandi. Ciò fece Maria santissima senza che il suo stato o i suoi obblighi le fossero di ostacolo, poiché, sollevandosi al di sopra di se stessa e di ogni cosa terrena, estese i suoi desideri e le sue opere a quanto vi è di più grande e di più forte nell'amore e nella conoscenza di Dio, al di là di tutta la natura umana e angelica. Quanto più dopo le nozze si andava avvicinando alla dignità e all'ufficio di madre, tanto più andava estendendo il suo cuore ed allargando il braccio delle sue opere sante, fino a collaborare all'opera più ardua e più imponente dell'onnipotenza divina, quale fu l'incarnazione del Verbo. Tuttavia, poiché la determinazione e il proposito di realizzare cose grandi, se non si concretizzano sono solo apparenza senza alcun effetto, il testo dice che ella gira il fuso con le dita. Ciò significa che la nostra Regina eseguì quanto vi è di più grande, arduo e difficoltoso, nel modo in cui comprese e si propose di fare nella sua rettissima intenzione. Così fu vera in tutto, anziché essere solo clamore o apparenza, come sarebbe la donna che se ne stesse con la conocchia ai fianchi, ma oziosa e senza stringere il fuso. Perciò il testo soggiunge:

788. Apre le sue mani al misero, stende la mano al povero. La donna prudente che si preoccupa della casa dimostra grande forza, quando dona generosamente ai poveri, senza abbandonarsi con debolezza d'animo e diffidenza al vile timore che possa mancare il necessario alla sua famiglia. Il mezzo più potente poi, per moltiplicare ciò che si possiede, consiste nel ripartire liberalmente i beni di fortuna con i poveri di Cristo, il quale, anche nella vita presente, sa rendere cento per uno. Pertanto Maria santissima distribuì ai poveri e al tempio i beni ereditati dai suoi genitori, lavorando inoltre con le sue mani per abbondare in questa misericordia, poiché il suo pietoso e liberale amore verso i poveri non restava soddisfatto se non dava loro il frutto delle sue fatiche. Non fa meraviglia che l'avarizia del mondo risenta oggi della mancanza e povertà di beni temporali, dato che gli uomini sono così poveri di pietà e di misericordia verso i bisognosi, dissipando a servizio di una smodata vanità ciò che Dio fece e creò per il sostentamento dei poveri e come mezzo di salvezza dei ricchi.

789. La nostra pietosa Regina e signora non solamente aprì le sue mani al povero, ma anche quelle di Dio che pareva tener chiuse per non mandare il Verbo divino, che i mortali non meritavano. Questa donna forte gli diede mani aperte per tutti i poveri peccatori, afflitti per la miseria della colpa. Poiché questa necessità e povertà, essendo comune a tutti, era di ciascuno, la Scrittura li chiama tutti col nome di povero al singolare, perché l'intero genere umano era per così dire un povero e, quanto a possibilità proprie, era come se fosse stato uno solo. Queste mani di Cristo Signore nostro, aperte per operare la nostra redenzione e per spargere i tesori dei suoi meriti e doni, furono le mani stesse di Maria santissima, poiché erano del suo Figlio; senza la nostra Regina, il povero genere umano non le avrebbe viste aprirsi a suo vantaggio.

790. Non teme la neve per la sua famiglia, perché tutti i suoi di casa hanno doppia veste. Una volta perduto il sole di giustizia ed il calore della grazia originale, la nostra natura restò sotto la neve gelata della colpa che restringe, impedisce e offusca il bene operare. Da qui nascono la difficoltà nell'esercizio delle virtù, la tiepidezza nelle azioni, l'inavvertenza e la negligenza, l'instabilità ed altri difetti innumerevoli, ed il ritrovarci noi, dopo il peccato, freddi nell'amore verso Dio, senza rifugio e difesa dalle tentazioni. La nostra Regina fu libera da tutti questi impedimenti e danni nella sua casa e nella sua anima, perché tutti i suoi domestici, cioè le sue facoltà e i suoi sensi, erano protetti dal freddo della colpa con doppia veste. Una fu quella della giustizia originale e delle virtù infuse, l'altra quella delle virtù acquisite per se stessa dal primo istante. Furono anche per lei una veste doppia la grazia comune che ebbe come persona speciale, e quella particolarissima che le diede l'Altissimo con la dignità di Madre del Verbo. Quanto al governo temporale della sua casa, non mi trattengo a parlare della sua oculatezza. Infatti nelle altre donne tale virtù può essere lodevole oltre che necessaria, ma nella casa della regina del cielo e della terra Maria santissima, non ci fu bisogno di duplicare le vesti per il suo Figlio santissimo, poiché egli ne aveva una sola, né tanto meno per sé o per il suo sposo san Giuseppe, dal momento che la povertà era il loro maggiore ornamento e riparo.

791. Si fa delle coperte, di lino e di porpora sono le sue vesti. Anche questa metafora dichiara l'ornamento spirituale di questa donna forte. Fece una veste tessuta con forza e di vari colori per coprirsi tutta e per difendersi dalle inclemenze e dai rigori delle piogge; per questo infatti si tessono i panni forti o i feltri, ed altri simili. La veste talare delle virtù e dei doni di Maria fu impenetrabile al rigore delle tentazioni ed alla piena di quel fiume, che vomitò contro di lei l'enorme drago rosso, che san Giovanni vide nell'Apocalisse. Questa veste, oltre ad essere resistente, era anche molto bella per la varietà dei colori, cioè la varietà delle sue virtù bene intessute e non sovrapposte, perché erano fuse insieme nella sua medesima natura, essendo stata formata nella grazia originale. In essa c'erano la porpora della carità, il bianco della castità e purezza, il celeste della speranza, con tutta la varietà dei doni e delle virtù, che da una parte la vestivano e dall'altra l'adornavano ed abbellivano. Fu ornamento di Maria anche quel colore bianco e vermiglio, nel quale la sposa vedeva rappresentate l'umanità e la divinità, indicandole come caratteristiche del suo sposo. Avendo dato al Verbo il vermiglio della sua umanità santissima, egli le diede in contraccambio la divinità, non solamente unendo queste due cose nel suo grembo verginale, ma anche lasciando in sua Madre, più che in tutte le creature insieme, certi aspetti e raggi di divinità.

792. Suo marito è stimato alle porte della città dove siede con gli anziani del paese. Come nei tempi antichi si giudicava alle porte della città, così alle porte della vita eterna si svolge il giudizio particolare di ciascuno e, nell'ultimo giorno, avrà luogo quello generale. Nel giudizio universale avrà posto fra i nobili del regno di Dio san Giuseppe, il secondo uomo di Maria santissima, perché avrà il suo trono fra gli Apostoli per giudicare il mondo; egli godrà di questo pnvilegio come sposo di questa donna forte che è regina di tutti, e come padre putafivo del primo uomo di questa signora, cioè il suo Figlio santissimo, ritenuto e riconosciuto come Signore supremo e giudice vero nel giudizio che fa di ciascuno in particolare, ed in quello che farà degli angeli e di tutti gli uomini in generale. Di questa prerogativa partecipa anche Maria santissima, perché gli diede la carne con cui redense il mondo ed il sangue che versò come prezzo e 4 riscatto degli uomini. Di tutto ciò se ne conoscerà il frutto, quando con grande maestà verrà il giorno del giudizio universale; allora ognuno lo conoscerà e lo proclamerà.

793. Confeziona tele di lino e le vende, dà anche una cintura al cananeo. In questa solerte laboriosità della donna forte sono racchiusi due grandi pregi della nostra Regina: uno è che confezionò una tela di lino puro così ampia, che poté contenere la Parola abbreviata di Dio, lo stesso Verbo eterno; l'altro è che la vendette, non già ad altri, ma allo stesso Signore, il quale le donò in contraccambio il suo medesimo Figlio, perché non si sarebbe trovato, in tutto il mondo creato, prezzo degno per comprare questa tela della purezza e santità di Maria, né chi degnamente potesse essere figlio suo, all'infuori del medesimo Figlio di Dio. Poi consegnò anche, senza venderla ma gratuitamente, una cintura al cananeo, cioè Cam, maledetto da suo padre. Infatti, tutti quelli che parteciparono della prima maledizione, restando con le vesti sciolte, cioè con le passioni sbrigliate e gli appetiti disordinati, poterono riallacciarsi le vesti con la cintura che Maria santissima consegnò loro nel suo Figlio primogenito ed unigenito, e nella sua legge di grazia, allo scopo appunto che si rinnovassero, riformassero e ricingessero. Perciò non avranno scusa i reprobi e i dannati, angeli e uomini, poiché tutti ebbero modo di trattenersi e cingersi nei loro sregolati affetti, come fanno i predestinati valendosi di questa grazia che per mezzo di Maria santissima ebbero gratuitamente, e senza che a loro venisse richiesto alcun prezzo per meritarla o comprarla.

794. Forza e decoro sono il suo vestito e se la ride dell'avvenire. Un altro nuovo ornamento e rivestimento della donna forte è la fortezza unita alla bellezza. La fortezza la rende invincibile nel patire e nell'operare contro le potenze infernali; la bellezza le dà grazia esteriore e decoro ammirabile in tutte le sue azioni. Per queste due eccellenti qualità, la nostra Regina era amabile agli occhi di Dio, degli angeli e del mondo. Non soltanto non aveva colpa né difetto da rimproverarle, ma aveva questa doppia grazia e bellezza, che lo sposo tanto gradì e stimò ripetendole più volte che era tutta bella. Dove non si trovò difetto riprovevole, nemmeno potrà esservi motivo di piangere nell'ultimo giorno, quando nessuno dei mortali ne risulterà privo all'infuori di questa Signora e del suo Figlio santissimo. Tutti saranno e compariranno con delle colpe, commesse in vita, di cui dolersi; e i dannati piangeranno allora per non averle piante prima degnamente. In quel giorno questa donna forte sarà allegra e sorridente nel compiacimento della sua incomparabile felicità, vedendo in esecuzione la giustizia divina contro i protervi e ribelli al suo santissimo Figlio.

795. Apre la bocca con saggezza e sulla sua lingua c'è dottrina di bontà. Eccellente qualità della donna forte è il non aprire la bocca per altra cosa se non per insegnare il timore santo del Signore, e per eseguire qualche opera di clemenza. Questo adempì con somma perfezione la nostra Regina e signora. Aprì la bocca come maestra della divina sapienza, quando disse al sant'arcangelo: «Avvenga di me quello che hai detto ». Parlava sempre come vergine prudentissima ripiena della conoscenza dell'Altissimo, per insegnarla a tutti e per intercedere a favore dei miserabili figli di Eva. Sulla sua lingua stava e sta sempre la legge della clemenza, come in una madre pietosa di misericordia, poiché soltanto la sua intercessione e la sua parola sono la legge inviolabile da cui dipende il nostro rimedio in tutte le necessità, se sapremo indurla ad aprire la bocca e muovere la lingua per domandarlo.

796. Sorveglia l'andamento della casa; il pane che mangia non è frutto di pigrizia. Non è piccola lode della madre di famiglia il considerare ancora attentamente tutte le vie più sicure per aumentare la casa di molti beni. Ora, in questa divina prudenza solo Maria fu quella che diede norma ai mortali, poiché ella sola seppe considerare ed investigare tutte le vie della giustizia, ed i sentieri più corti per giungere con maggiore sicurezza e rapidità alla Divinità. Acquistò questa scienza così altamente che si lasciò indietro tutti i mortali e gli stessi cherubini e serafini. Conobbe e considerò il bene ed il male, il mistero profondo e nascosto della santità, la condizione della fragilità umana, l'astuzia dei nemici, il pericolo del mondo e di tutto ciò che è terreno. Come conobbe tutto, così operò quello che sapeva che si doveva operare, senza mangiare oziosa il pane, e senza ricevere invano la vita o la divina grazia. Per questo meritò ciò che segue:

797. I suoi figli sorgono a proclamarla beata e suo marito a fame l'elogio. Grandi cose e gloriose hanno detto nella Chiesa militante i veri figli di questa donna forte, proclamandola beatissima fra le donne; quelli invece che non si alzano a proclamarla non si ritengano suoi figli, né dotti, né saggi o devoti. Sebbene tutti abbiano parlato ispirati e mossi dal suo uomo, Cristo, e dal suo sposo, lo Spirito Santo, finora pare che il suo Figlio abbia taciuto e non si sia alzato a proclamarla avendo tenuti nascosti tanti eccelsi misteri della sua Madre santissima. Sono così tanti, che mi fu fatto intendere che il Signore li riservò per manifestarli nella Chiesa trionfante dopo il giudizio universale, perché non è conveniente manifestarli adesso al mondo che è indegno e incapace di tali meraviglie. Allora parlerà Cristo, uomo di Maria, manifestando, per la gloria di entrambi e il giubilo dei santi, le prerogative ed eccellenze di questa signora, e in quel giorno le conosceremo. Per ora è sufficiente che con venerazione le crediamo sotto il velo della fede e con la speranza di tanti beni.

798. Molte figlie hanno compiuto cose eccellenti, ma tu le hai superate tutte!. Tutte le anime che giunsero a conseguire la grazia dell'Altissimo si chiamano sue figlie. Tutti i meriti, i doni e le virtù, che col soccorso di tale grazia poterono guadagnare ed effettivamente guadagnarono, sono ricchezze vere, perché tutte le altre cose terrene hanno ingiustamente usurpato il nome di ricchezza. Molto grande sarà il numero dei predestinati, e soltanto colui che conta il numero delle stelle chiamandole per nome lo conosce. Tuttavia, la sola Maria superò tutte insieme queste creature figlie dell'Altissimo e sue, non solo in ragione della maggiore eccellenza che ha perché è loro madre e tutte sono sue figlie nella grazia e nella gloria, ma anche in ragione dell'altra eccellenza immensamente maggiore che ha, essendo Madre di Dio. In virtù di questa dignità oltrepassa tutta l'eccellenza dei maggiori santi, e così la grazia e la gloria di questa Regina supererà tutta quella che hanno ed avranno tutti i predestinati. In confronto a queste ricchezze e a questi doni della grazia interiore e della gloria che ad essa corrisponde, l'altra grazia esteriore delle donne, che esse tanto apprezzano, è solo futile e vana. Perciò il testo dice ancora:

799. Fallace è la grazia e vana è la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare. Datele del frutto delle sue mani e le sue stesse opere la lodino alle porte della città. Il mondo stima erroneamente, e chiama col nome di grazia, molte cose visibili che non hanno altra grazia e bellezza fuorché quella che a loro attribuisce l'inganno delle persone ignoranti. Tali sono l'apparenza esteriore nelle buone opere della virtù, il senso di compiacimento prodotto dalle parole dolci ed affabili, il brio nel parlare e nel muoversi, ed ancora chiamano grazia la benevolenza dei potenti e del popolo. Tutto questo è inganno e fallacia, come la bellezza della donna che presto sfiorisce. Solo colei che teme Dio ed insegna a temerlo merita degnamente la lode degli uomini e del Signore. Egli, volendo lodarla, dice di darle del frutto delle sue mani, rimettendosi così, per lo-darla, alle sue grandi opere esibite in pubblico alla vista di tutti, perché esse stesse siano lingue in sua lode. Veramente importa assai poco che gli uomini lodino la donna, se proprio le sue opere la disonorano. A tal fine, l'Altissimo vuole che le opere della sua santissima Madre si manifestino alle porte della sua santa Chiesa, per quanto adesso è possibile e conveniente, riservando a più tardi la sua maggior gloria e lode, affinché duri per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

Insegnamento della Regina del cielo

 

800. Figlia mia, in questo capitolo trovi grandi insegnamenti che ti possono servire di regola. Sebbene tu non abbia scritto tutto quanto contengono, voglio che quello che hai rivelato, ed anche ciò che non rendi noto, resti impresso indelebilmente nell'intimo del tuo cuore, e che con inviolabile legge tu lo attui in te stessa. Per questo è necessario che tu rimanga interiormente raccolta, dimenticando tutto ciò che è visibile e terreno, stando attentissima alla luce divina che ti assiste e protegge le tue facoltà e i tuoi sensi con doppie vesti, perché tu non abbia a sentire freddezza o tiepidezza nella perfezione, e possa resistere ai moti sregolati delle passioni. Tienile a freno e mortificale con la cintura del timore di Dio, ed allontanati da ciò che è apparente e fallace. Solleva la mente a considerare il tuo cammino spirituale, nonché i sentieri che Dio ti ha insegnato per cercarlo nel segreto del tuo cuore, e per ritrovarlo senza pericolo d'inganno. Avendo poi già provato la pienezza che deriva dal tenere l'anima occupata nelle cose celesti, non permettere che per tua negligenza venga meno nella tua mente la luce divina, che ti illumina nelle tenebre. Non mangiare il pane rimanendo oziosa, ma lavora senza dar tregua alla solerzia. Mangerai così il frutto della tua diligenza e, rinvigorita nel Signore, farai opere degne del suo beneplacito e a lui gradite, e correrai dietro il profumo dei suoi unguenti fino a giungere a possederlo eternamente. Amen.


New York (USA), 8 dicembre 1981. Festa dell'Immacolata Concezione. Sulla strada dell'amore perfetto.

Don Stefano Gobbi

«Ti trovi qui, oggi, festa della mia Immacolata Concezione, a concludere con un grande Cenacolo questo lungo e straordinario viaggio, che è stato cosparso di veri miracoli di grazia del mio Cuore Immacolato. Sono la Immacolata Concezione. Sono la vostra Mamma tutta bella. Sono la Donna vestita di sole. Perché senza ombra di peccato, neanche di quello originale da cui fui preservata per singolare privilegio, Io ho potuto riflettere integro il disegno che il Padre ha avuto nella creazione dell'universo. Cosi ho potuto donare al Signore, in maniera perfetta, la più grande gloria. Perché tutta bella e piena di grazia, il Verbo del Padre mi ha scelta come sua dimora e, chinandosi sulla mia estrema piccolezza, con divino prodigio di amore, è sceso nel mio seno verginale; ha assunto la sua natura umana ed è diventato mio figlio. Così sono diventata vera Madre di Gesù e vera Madre vostra.

Perché sono vera vostra Madre, da Gesù mi è stato affidato il compito di generarvi continuamente a Lui, conducendovi sulla strada dell'amore, della grazia divina, della preghiera, della penitenza, della vostra interiore conversione. In questa lotta quotidiana contro Satana e contro il peccato, il mio posto è quello di Condottiera vincitrice. Sono oggi la Donna vestita di sole, che combatte contro il Dragone rosso e il suo potente esercito. Lo Spirito Santo dona forza e vigore alla grande schiera dei miei piccoli figli.

Gesù attende il momento di instaurare, per mezzo di voi, il suo Regno di amore, per attuare il Volere del Padre in maniera perfetta. Ricondurrà così tutta la creazione alla sua originaria glorificazione di Dio. (...) Camminate nella più grande fiducia. Camminate dietro la Luce della vostra Mamma Immacolata. Io vi ricopro del mio stesso splendore, vi rivesto delle mie virtù, vi segno col mio sigillo, vi svelo i segreti della divina Sapienza, vi conduco ogni giorno sulla strada dell'amore perfetto.

Attraverso la bocca di voi, piccoli, la SS.Trinità possa ricevere oggi la lode e la gloria. Siete la gioia più profonda del mio Cuore Immacolato: voi siete già parte della mia vittoria. Tutti oggi vi illumino, vi proteggo, vi consolo e vi benedico».