Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Signore, ha sete di Te l'anima mia. Il mio cuore è eternamente in viaggio verso il Tuo Cuore e rinuncia ad ogni miraggio perché appartiene a Te. Signore, rendimi docile alla Tua voce e che io abbia sempre nostalgia di Te. La mia sete d'Amore solo Tu saprai placare. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Giovedi della 31° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 8

1Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi.2Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava.3Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo,4gli dicono: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio.5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?".6Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra.7E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei".8E chinatosi di nuovo, scriveva per terra.9Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo.10Alzatosi allora Gesù le disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?".11Ed essa rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù le disse: "Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più".

12Di nuovo Gesù parlò loro: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita".

13Gli dissero allora i farisei: "Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera".14Gesù rispose: "Anche se io rendo testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove vengo e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado.15Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno.16E anche se giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato.17Nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera:18orbene, sono io che do testimonianza di me stesso, ma anche il Padre, che mi ha mandato, mi dà testimonianza".19Gli dissero allora: "Dov'è tuo padre?". Rispose Gesù: "Voi non conoscete né me né il Padre; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio".20Queste parole Gesù le pronunziò nel luogo del tesoro mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora giunta la sua ora.
21Di nuovo Gesù disse loro: "Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire".22Dicevano allora i Giudei: "Forse si ucciderà, dal momento che dice: Dove vado io, voi non potete venire?".23E diceva loro: "Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo.24Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati".25Gli dissero allora: "Tu chi sei?". Gesù disse loro: "Proprio ciò che vi dico.26Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui".27Non capirono che egli parlava loro del Padre.28Disse allora Gesù: "Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo.29Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite".30A queste sue parole, molti credettero in lui.

31Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: "Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli;32conoscerete la verità e la verità vi farà liberi".33Gli risposero: "Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?".34Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato.35Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre;36se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero.37So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi.38Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!".39Gli risposero: "Il nostro padre è Abramo". Rispose Gesù: "Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo!40Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto.41Voi fate le opere del padre vostro". Gli risposero: "Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!".42Disse loro Gesù: "Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato.43Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole,44voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna.45A me, invece, voi non credete, perché dico la verità.46Chi di voi può convincermi di peccato? Se dico la verità, perché non mi credete?47Chi è da Dio ascolta le parole di Dio: per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio".
48Gli risposero i Giudei: "Non diciamo con ragione noi che sei un Samaritano e hai un demonio?".49Rispose Gesù: "Io non ho un demonio, ma onoro il Padre mio e voi mi disonorate.50Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca e giudica.51In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte".52Gli dissero i Giudei: "Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte".53Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?".54Rispose Gesù: "Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "È nostro Dio!",55e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola.56Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò".57Gli dissero allora i Giudei: "Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?".58Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono".59Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.


Esodo 39

1Con porpora viola e porpora rossa, con scarlatto e bisso fece le vesti liturgiche per officiare nel santuario. Fecero le vesti sacre di Aronne, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
2Fecero l''efod' con oro, porpora viola e porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto.3Fecero placche d'oro battuto e le tagliarono in striscie sottili, per intrecciarle con la porpora viola, la porpora rossa, lo scarlatto e il bisso, lavoro d'artista.4Fecero all''efod' due spalline, che vennero attaccate alle sue due estremità; così ne risultò un pezzo tutto unito.5La cintura, che lo teneva legato e che stava sopra di esso, era della stessa fattura ed era di un sol pezzo: era intessuta d'oro, di porpora viola e porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
6Lavorarono le pietre di ònice, inserite in castoni d'oro, incise con i nomi degli Israeliti, secondo l'arte d'incidere i sigilli.7Fissarono le due pietre sulle spalline dell''efod', come pietre a ricordo degli Israeliti, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
8Fecero il pettorale, lavoro d'artista, come l''efod': con oro, porpora viola, porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto.9Era quadrato e lo fecero doppio; aveva una spanna di lunghezza e una spanna di larghezza.10Lo coprirono con una incastonatura di pietre preziose, disposte in quattro file di pietre. Una fila: una cornalina, un topazio e uno smeraldo, così la prima fila.11La seconda fila: un turchese, uno zaffìro e un berillo.12La terza fila: un giacinto, un'àgata e una ametista.13La quarta fila: un crisòlito, un ònice e un diaspro. Erano inserite nell'oro mediante i loro castoni.14Le pietre corrispondevano ai nomi degli Israeliti: dodici, secondo i loro nomi ed erano incise come i sigilli, ciascuna con il nome corrispondente, secondo le dodici tribù.15Fecero sul pettorale catene in forma di cordoni, lavoro d'intreccio d'oro puro.16Fecero due castoni d'oro e due anelli d'oro e misero i due anelli alle due estremità del pettorale.17Misero le due catene d'oro sui due anelli alle due estremità del pettorale.18Quanto alle due altre estremità delle catene, le fissarono sui due castoni e le fecero passare sulle spalline dell''efod', nella parte anteriore.19Fecero due altri anelli d'oro e li collocarono alle due estremità del pettorale sull'orlo che era dalla parte dell''efod', verso l'interno.20Fecero due altri anelli d'oro e li posero sulle due spalline dell''efod' in basso, sul suo lato anteriore, in vicinanza del punto di attacco, al di sopra della cintura dell''efod'.21Poi legarono il pettorale con i suoi anelli agli anelli dell''efod' mediante un cordone di porpora viola, perché stesse al di sopra della cintura dell''efod' e perché il pettorale non si distaccasse dall''efod', come il Signore aveva ordinato a Mosè.
22Fece il manto dell''efod', lavoro di tessitore, tutto di porpora viola;23la scollatura del manto, in mezzo, era come la scollatura di una corazza: intorno aveva un bordo, perché non si lacerasse.24Fecero sul lembo del manto melagrane di porpora viola, di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto.25Fecero sonagli d'oro puro e collocarono i sonagli in mezzo alle melagrane, intorno all'orlo del manto:26un sonaglio e una melagrana, un sonaglio e una melagrana lungo tutto il giro del lembo del manto, per l'esercizio del ministero, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
27Fecero le tuniche di bisso, lavoro di tessitore, per Aronne e per i suoi figli;28il turbante di bisso, gli ornamenti dei berretti di bisso e i calzoni di lino di bisso ritorto;29la cintura di bisso ritorto, di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto, lavoro di ricamatore, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
30Fecero la lamina, il diadema sacro d'oro puro, e vi scrissero sopra a caratteri incisi come un sigillo: "Sacro al Signore".31Vi fissarono un cordone di porpora viola per porre il diadema sopra il turbante, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
32Così fu finito tutto il lavoro della Dimora, della tenda del convegno. Gli Israeliti eseguirono ogni cosa come il Signore aveva ordinato a Mosè: così essi fecero.
33Portarono dunque a Mosè la Dimora, la tenda e tutti i suoi accessori: le sue fibbie, le sue assi, le sue traverse, le sue colonne e le sue basi,34la copertura di pelli di montone tinte di rosso, la copertura di pelli di tasso e il velo per far da cortina,35l'arca della Testimonianza con le sue stanghe e il coperchio,36la tavola con tutti i suoi accessori e i pani dell'offerta,37il candelabro d'oro puro con le sue lampade, le lampade cioè che dovevano essere collocate sopra di esso, con tutti i suoi accessori, e l'olio per l'illuminazione,38l'altare d'oro, l'olio dell'unzione, il profumo aromatico da bruciare e la cortina per l'ingresso della tenda.39L'altare di rame con la sua graticola di rame, le sue stanghe e tutti i suoi accessori, la conca e il suo piedestallo,40i tendaggi del recinto, le sue colonne, le sue basi e la cortina per la porta del recinto, le sue corde, i suoi picchetti e tutti gli arredi del servizio della Dimora, per la tenda del convegno,41le vesti liturgiche per officiare nel santuario, le vesti sacre del sacerdote Aronne e le vesti dei suoi figli per l'esercizio del sacerdozio.42Secondo quanto il Signore aveva ordinato a Mosè, gli Israeliti avevano eseguito ogni lavoro.43Mosè vide tutta l'opera e riscontrò che l'avevano eseguita come il Signore aveva ordinato. Allora Mosè li benedisse.


Proverbi 9

1La Sapienza si è costruita la casa,
ha intagliato le sue sette colonne.
2Ha ucciso gli animali, ha preparato il vino
e ha imbandito la tavola.
3Ha mandato le sue ancelle a proclamare
sui punti più alti della città:
4"Chi è inesperto accorra qui!".
A chi è privo di senno essa dice:
5"Venite, mangiate il mio pane,
bevete il vino che io ho preparato.
6Abbandonate la stoltezza e vivrete,
andate diritti per la via dell'intelligenza".

7Chi corregge il beffardo se ne attira il disprezzo,
chi rimprovera l'empio se ne attira l'insulto.
8Non rimproverare il beffardo per non farti odiare;
rimprovera il saggio ed egli ti amerà.
9Da' consigli al saggio e diventerà ancora più saggio;
istruisci il giusto ed egli aumenterà la dottrina.
10Fondamento della sapienza è il timore di Dio,
la scienza del Santo è intelligenza.
11Per mezzo mio si moltiplicano i tuoi giorni,
ti saranno aggiunti anni di vita.
12Se sei sapiente, lo sei a tuo vantaggio,
se sei beffardo, tu solo ne porterai la pena.

13Donna irrequieta è follia,
una sciocca che non sa nulla.
14Sta seduta alla porta di casa,
su un trono, in un luogo alto della città,
15per invitare i passanti
che vanno diritti per la loro strada:
16"Chi è inesperto venga qua!".
E a chi è privo di senno essa dice:
17"Le acque furtive sono dolci,
il pane preso di nascosto è gustoso".
18Egli non si accorge che là ci sono le ombre
e che i suoi invitati se ne vanno nel profondo degli inferi.


Salmi 108

1'Canto. Salmo. Di Davide.'

2Saldo è il mio cuore, Dio,
saldo è il mio cuore:
voglio cantare inni, anima mia.
3Svegliatevi, arpa e cetra,
voglio svegliare l'aurora.

4Ti loderò tra i popoli, Signore,
a te canterò inni tra le genti,
5perché la tua bontà è grande fino ai cieli
e la tua verità fino alle nubi.
6Innàlzati, Dio, sopra i cieli,
su tutta la terra la tua gloria.

7Perché siano liberati i tuoi amici,

8Dio ha parlato nel suo santuario:
"Esulterò, voglio dividere Sichem
e misurare la valle di Succot;
9mio è Gàlaad, mio Manasse,
Èfraim è l'elmo del mio capo,
Giuda il mio scettro.
10Moab è il catino per lavarmi,
sull'Idumea getterò i miei sandali,
sulla Filistea canterò vittoria".

11Chi mi guiderà alla città fortificata,
chi mi condurrà fino all'Idumea?
12Non forse tu, Dio, che ci hai respinti
e più non esci, Dio, con i nostri eserciti?
13Contro il nemico portaci soccorso,
poiché vana è la salvezza dell'uomo.
14Con Dio noi faremo cose grandi
ed egli annienterà chi ci opprime.


Baruc 2

1Per questo il Signore ha adempiuto le sue parole pronunziate contro di noi, contro i nostri giudici che governano Israele, contro i nostri re e contro i nostri principi, contro ogni uomo d'Israele e di Giuda.2Non era mai avvenuto sotto la volta del cielo quello che egli ha compiuto in Gerusalemme, come sta scritto nella legge di Mosè,3fino al punto di mangiarsi uno le carni del figlio e un altro quelle della figlia.4Il Signore li mise in potere di tutti i regni vicini e li rese oggetto di vituperio e di disprezzo per tutti quei popoli in mezzo ai quali li aveva dispersi.5Così ci ha reso schiavi invece di padroni, perché abbiamo offeso il Signore nostro Dio e non abbiamo ascoltato la sua voce.6Al Signore nostro Dio la giustizia, a noi e ai padri nostri il disonore sul volto, come avviene ancor oggi.7Tutte le calamità che il Signore ci aveva minacciate, ci sono venute addosso.8Ma noi non abbiamo placato lo sdegno del Signore, rinunziando ai perversi affetti del nostro cuore.9Così il Signore, che è pronto al castigo, lo ha mandato sopra di noi, poiché egli è giusto in tutte le opere che ci ha comandate,10mentre noi non abbiamo dato ascolto alla sua voce, eseguendo i decreti che ci aveva posti davanti.

11Ora, Signore Dio d'Israele, che hai fatto uscire il tuo popolo dall'Egitto con mano forte, con segni e prodigi, con grande potenza e braccio possente e ti sei fatto un nome glorioso come oggi lo possiedi,12noi abbiamo peccato, siamo stati empi, abbiamo trasgredito, Signore Dio nostro, i tuoi comandamenti.13Allontana da noi lo sdegno, poiché siamo rimasti molto pochi in mezzo alle genti fra le quali tu ci hai dispersi.14Ascolta, Signore, la nostra preghiera, la nostra supplica, liberaci per il tuo amore e facci trovar grazia davanti a coloro che ci hanno deportati,15perché tutta la terra sappia che tu sei il Signore nostro Dio e che il tuo nome è stato invocato su Israele e su tutta la sua stirpe.16Guarda, Signore, dalla tua santa dimora e pensa a noi; inclina il tuo orecchio, Signore, e ascolta;17apri, Signore, gli occhi e osserva: non i morti che sono negli inferi, il cui spirito se n'è andato dalle loro viscere, danno gloria e giustizia al Signore,18ma chi geme sotto il peso, chi se ne va curvo e spossato, chi ha gli occhi languenti, chi è affamato, questi sono coloro che ti rendono gloria e giustizia, Signore.19Non per i meriti dei nostri padri e dei nostri re ti presentiamo le nostre suppliche, Signore Dio nostro,20ma perché tu hai mandato sopra di noi la tua collera e il tuo sdegno, come avevi dichiarato per mezzo dei tuoi servi i profeti:21"Ecco, dice il Signore: Curvate le spalle, servite il re di Babilonia e dimorerete nella terra da me data ai vostri padri.22Ma se non darete ascolto alla voce del Signore che comanda di servire il re di Babilonia,23farò cessare nelle città di Giuda e per le vie di Gerusalemme il grido di gioia e di letizia, il canto dello sposo e della sposa e tutto il territorio diventerà un deserto senza abitanti".24Noi non abbiamo dato ascolto alla tua voce di servire il re di Babilonia, perciò tu hai eseguito la minaccia, fatta per mezzo dei tuoi servi i profeti, che le ossa dei nostri re e dei nostri padri sarebbero rimosse dalla loro tomba.25Ed eccole abbandonate al calore del giorno e al gelo della notte. Essi son morti fra atroci dolori, di fame, di spada e di peste;26il tempio che porta il tuo nome tu lo hai ridotto nello stato in cui oggi si trova, per la malvagità della casa d'Israele e di Giuda.27Tuttavia tu hai agito verso di noi, Signore Dio nostro, secondo tutta la tua bontà e secondo tutta la tua grande misericordia,28come avevi detto per mezzo del tuo servo Mosè, quando gli ordinasti di scrivere la tua legge davanti agli Israeliti, dicendo:29"Se voi non darete ascolto alla mia voce, questa moltitudine che ora è così grande sarà ridotta a un piccolo resto in mezzo alle nazioni fra le quali io la disperderò;30poiché io so che non mi ascolterà, perché è un popolo di dura cervice. Però nella terra del loro esilio ritorneranno in sé31e riconosceranno che io sono il Signore loro Dio. Darò loro un cuore e orecchi che ascoltano;32nella terra del loro esilio mi loderanno e si ricorderanno del mio nome33e ripensando alla sorte subìta dai loro padri che peccarono contro di me, abbandoneranno la loro caparbietà e la loro malizia.34Io li ricondurrò nella terra promessa con giuramento ai loro padri, ad Abramo, a Isacco, a Giacobbe; essi ne avranno di nuovo il dominio e io li moltiplicherò e non diminuiranno più;35farò con loro un'alleanza perenne: io sarò Dio per loro ed essi saranno popolo per me, né scaccerò mai più il mio popolo Israele dal paese che gli ho dato".


Atti degli Apostoli 9

1Saulo frattanto, sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote2e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati.3E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo4e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?".5Rispose: "Chi sei, o Signore?". E la voce: "Io sono Gesù, che tu perseguiti!6Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare".7Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno.8Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco,9dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda.
10Ora c'era a Damasco un discepolo di nome Ananìa e il Signore in una visione gli disse: "Ananìa!". Rispose: "Eccomi, Signore!".11E il Signore a lui: "Su, va' sulla strada chiamata Diritta, e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco sta pregando,12e ha visto in visione un uomo, di nome Ananìa, venire e imporgli le mani perché ricuperi la vista".13Rispose Ananìa: "Signore, riguardo a quest'uomo ho udito da molti tutto il male che ha fatto ai tuoi fedeli in Gerusalemme.14Inoltre ha l'autorizzazione dai sommi sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome".15Ma il Signore disse: "Va', perché egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele;16e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome".17Allora Ananìa andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: "Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il Signore Gesù, che ti è apparso sulla via per la quale venivi, perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo".18E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò la vista; fu subito battezzato,19poi prese cibo e le forze gli ritornarono.

Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco,20e subito nelle sinagoghe proclamava Gesù Figlio di Dio.21E tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: "Ma costui non è quel tale che a Gerusalemme infieriva contro quelli che invocano questo nome ed era venuto qua precisamente per condurli in catene dai sommi sacerdoti?".22Saulo frattanto si rinfrancava sempre più e confondeva i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo.23Trascorsero così parecchi giorni e i Giudei fecero un complotto per ucciderlo;24ma i loro piani vennero a conoscenza di Saulo. Essi facevano la guardia anche alle porte della città di giorno e di notte per sopprimerlo;25ma i suoi discepoli di notte lo presero e lo fecero discendere dalle mura, calandolo in una cesta.

26Venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi con i discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo ancora che fosse un discepolo.27Allora Bàrnaba lo prese con sé, lo presentò agli apostoli e raccontò loro come durante il viaggio aveva visto il Signore che gli aveva parlato, e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù.28Così egli poté stare con loro e andava e veniva a Gerusalemme, parlando apertamente nel nome del Signore29e parlava e discuteva con gli Ebrei di lingua greca; ma questi tentarono di ucciderlo.30Venutolo però a sapere i fratelli, lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per Tarso.

31La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa; essa cresceva e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo.

32E avvenne che mentre Pietro andava a far visita a tutti, si recò anche dai fedeli che dimoravano a Lidda.33Qui trovò un uomo di nome Enea, che da otto anni giaceva su un lettuccio ed era paralitico.34Pietro gli disse: "Enea, Gesù Cristo ti guarisce; alzati e rifatti il letto". E subito si alzò.35Lo videro tutti gli abitanti di Lidda e del Saròn e si convertirono al Signore.

36A Giaffa c'era una discepola chiamata Tabità, nome che significa "Gazzella", la quale abbondava in opere buone e faceva molte elemosine.37Proprio in quei giorni si ammalò e morì. La lavarono e la deposero in una stanza al piano superiore.38E poiché Lidda era vicina a Giaffa i discepoli, udito che Pietro si trovava là, mandarono due uomini ad invitarlo: "Vieni subito da noi!".39E Pietro subito andò con loro. Appena arrivato lo condussero al piano superiore e gli si fecero incontro tutte le vedove in pianto che gli mostravano le tuniche e i mantelli che Gazzella confezionava quando era fra loro.40Pietro fece uscire tutti e si inginocchiò a pregare; poi rivolto alla salma disse: "Tabità, alzati!". Ed essa aprì gli occhi, vide Pietro e si mise a sedere.41Egli le diede la mano e la fece alzare, poi chiamò i credenti e le vedove, e la presentò loro viva.
42La cosa si riseppe in tutta Giaffa, e molti credettero nel Signore.43Pietro rimase a Giaffa parecchi giorni, presso un certo Simone conciatore.


Capitolo XLVIII: La vita eterna e le angustie della vita presente

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1. O beata dimora della città suprema, o giorno spendente dell'eternità, che la notte non offusca; giorno perennemente irradiato dalla somma verità; giorno sempre gioioso e sereno; giorno, per sua essenza, immutabile! Volesse il cielo che tutte queste cose temporali finissero e che sopra di noi brillasse quel giorno; il quale già illumina per sempre, di splendida luce, i santi, mentre, per coloro che sono pellegrini su questa terra, esso splende soltanto da lontano e di riflesso! Ben sanno i cittadini del cielo quanto sia piena di gioia quell'età; lamentano gli esuli figli di Eva quanto, invece, sia grave e pesante l'età presente. Invero, brevi e duri, pieni di dolori e di angustie, sono i giorni di questo nostro tempo, durante i quali l'uomo è insozzato da molti peccati e irretito da molte passioni, oppresso da molte paure, schiacciato da molti affanni, distratto da molte curiosità, impicciato in molte cose vane, circondato da molti errori, atterrito da molte fatiche, appesantito dalle tentazioni, snervato dai piaceri, afflitto dal bisogno. Oh!, quando finiranno questi mali; quando mi libererò dalla miserevole schiavitù dei vizi; quando, nella mia mente avrò soltanto te, o Signore, e in te troverò tutta la mia gioia; quando godrò di libertà vera, senza alcun legame, senza alcun gravame della mente e del corpo; quando avrò pace stabile e sicura, da nulla turbata, pace interiore ed esteriore, pace non minacciata da alcuna parte? O buon Gesù, quando ti vedrò faccia a faccia; quando contemplerò la gloria del tuo regno; quando sarai il tutto per me (1Cor 15,28); quando sarò con te nel tuo regno, da te preparato dall'eternità per i tuoi diletti? Sono qui abbandonato, povero ed esule in terra nemica, ove ci sono continue lotte e immani disgrazie. Consola tu il mio esilio, lenisci il mio dolore, perché ogni mio desiderio si volge a te con sospiri. Infatti qualunque cosa il mondo mi offra come sollievo, essa mi è invece di peso. Desidero l'intimo godimento di te, ma non mi è dato di raggiungerlo; desidero star saldo alle cose celesti, ma le cose temporali e le passioni non mortificate mi tirano in basso; nello spirito, voglio pormi al di sopra di tutte le cose, ma, nella carne, sono costretto a subirle, contro mia voglia. E così, uomo infelice, combatto con me stesso e divento un peso per me stesso (Gb 7,20), ché lo spirito tende all'alto e la carne al basso.

2. Oh!, quale è l'intima mia sofferenza, quando, dentro di me, sto pensando alle cose del cielo e, mentre prego, di colpo, mi balza davanti la turba delle cose carnali. Dio mio, "non stare lontano da me" (Sal 70,12) e "non allontanarti in collera dal tuo servo" (Sal 26,9). "Lancia i tuoi fulmini", disperdi questa turba; "lancia le tue saette e saranno sconvolte le macchinazioni del nemico" (Sal 143,6). Fa' che i miei sentimenti siano concentrati in te; fa' che io dimentichi tutto ciò che appartiene al mondo; fa' che io cacci via e disprezzi le ingannevoli immagini con le quali ci appare il vizio. Vieni in mio aiuto, o eterna verità, cosicché nessuna cosa vana abbia potere di smuovermi; vieni, o celeste soavità; cosicché ogni cosa non pura fugga davanti al tuo volto. Ancora, perdonami e assolvimi, nella tua misericordia, ogni volta che, nella preghiera, vado pensando ad altro fuori che a te. In verità, confesso sinceramente di essere solitamente molto distratto; ché, ben spesso, io non sono là dove materialmente sto e seggo, ma sono invece là dove vengo portato dalla mente. Là dove è il mio pensiero, io sono; il mio pensiero solitamente è là dove sta ciò che io amo; è quello che fa piacere alla nostra natura, o ci è caro per abitudine, che mi viene d'un tratto alla mente. Per questo tu, che sei la verità, dicesti chiaramente: "dove è il tuo tesoro là è il tuo cuore" (Mt 6,21). Se amo il cielo, volentieri penso alle cose del cielo; se amo il mondo, mi rallegro delle gioie e mi rattristo delle avversità del mondo; se amo le cose carnali, di esse sovente vado. Fantasticando; se amo ciò che è spirito, trovo diletto nel pensare alle cose dello spirito. Qualunque siano le cose che io amo, di queste parlo e sento parlare volentieri; di queste riporto a casa il ricordo. Beato invece colui che, per te, o Signore, lascia andare tutto ciò che è creato, e che, facendo violenza alla natura, crocifigge i desideri della carne col fervore dello Spirito: così da poterti offrire, a coscienza tranquilla, una orazione pura; così da essere degno di prendere parte ai cori celesti, rifiutando, dentro e fuori di sé, ogni cosa terrena.


DISCORSO 248 NEI GIORNI DI PASQUA

Discorsi - Sant'Agostino

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Le due pésche miracolose nel loro simbolismo.

1. Anche oggi è stato letto un brano preso dall'evangelista Giovanni, dove si narrano avvenimenti accaduti dopo la resurrezione del Signore. La vostra Carità ha ascoltato insieme con noi come il Signore Gesù Cristo si mostrò ai discepoli presso il mare di Tiberiade dove li trovò a pescare il pesce, sebbene fossero stati già fatti pescatori di uomini. Durante tutta la notte non avevano preso niente, ma dopo che ebbero visto il Signore e al suo comando gettarono le reti presero quel gran numero 1 che avete ascoltato. Il Signore non avrebbe impartito un comando di tal sorta se non vi avesse voluto includere un significato la cui conoscenza sarebbe stata di nostra utilità. Cosa mai infatti poteva interessare a Gesù Cristo il pescare o non pescare pesci? Ma quella pesca aveva una portata simbolica per noi. Riflettiamo insieme a quelle due volte che i discepoli si misero a pescare dietro comando del Signore: una volta prima della passione e un'altra dopo la resurrezione 2. Nelle due pesche è raffigurata l'intera Chiesa: la Chiesa come è adesso e come sarà dopo la resurrezione dei morti. Adesso accoglie una moltitudine impossibile a enumerarsi, comprendente e i buoni e i cattivi; dopo la resurrezione comprenderà solo i buoni in un numero ben preciso.

La prima pésca, di cui Lc 5, 4 ss., raffigura la Chiesa peregrinante.

2. Richiamate quindi alla mente la prima pesca da cui ci si fa scorgere la Chiesa com'è in questo tempo. Il Signore Gesù, quando per la prima volta chiamò i discepoli a seguirlo, li trovò intenti a pescare. E quella volta, pur avendo lavorato tutta la notte, non avevano preso niente. Lo videro e si sentirono dire: Gettate le reti. Gli risposero: Signore, in tutta questa notte non abbiamo preso niente ma, ecco, sulla tua parola gettiamo la rete. E la gettarono come aveva ordinato colui che è onnipotente. E cosa sarebbe potuto accadere se non ciò che lui voleva? Ma con quell'avvenimento - come dicevo sopra - il Signore si degnò prefigurare qualcosa che ci sarebbe stato utile conoscere. Furono gettate le reti, il Signore però non aveva ancora affrontato la passione né era risorto. Furono gettate le reti e presero tanti pesci da riempire le due barche, e le reti si rompevano per la quantità di pesci raccolti 3. Allora disse loro: Venite, vi farò pescatori di uomini 4. Ricevettero da lui le reti della parola di Dio e le gettarono nel mondo, come in un mare profondo, e raccolsero tutto quel numero di cristiani che con stupore vediamo. Quelle due barche, poi, rappresentavano due popoli: i Giudei e i pagani, la sinagoga e la Chiesa, i circoncisi e gli incirconcisi. Di quelle due barche, descritte con l'immagine delle due pareti che provengono da direzioni opposte, pietra angolare è Cristo 5. Ma cosa abbiamo ascoltato? La quantità comprimeva le barche. Così anche adesso: la Chiesa subisce pressione dai cristiani che vivono male. E non basta che facciano pressione; squarciano anche le reti. In realtà, se non fossero state squarciate le reti, vorrebbe dire che non sono stati mai causati degli scismi.

La pésca avvenuta dopo la risurrezione raffigura la Chiesa trionfante.

3. Passiamo ora dalla pesca del tempo presente, in cui triboliamo, e veniamo a quella che desideriamo con ardore e alla quale aspiriamo sorretti dalla fede. Ecco, il Signore morì ma poi risuscitò e apparve ai discepoli in riva al mare 6. Anche quella volta comandò di gettare le reti, ma non in maniera imprecisata. Statemi attenti! In occasione della prima pesca non aveva loro detto: Gettate le reti a destra o a sinistra. Se infatti avesse detto: A sinistra, vi sarebbero stati simboleggiati solo i cattivi; se: A destra, solo i buoni. Sicché non disse né a destra né a sinistra, perché dovevano essere presi nella rete i buoni mescolati con i cattivi. Eccoci invece adesso dopo la resurrezione. Quale sarà allora la Chiesa, ascoltatelo con discernimento, godetene e appropriatevene con la speranza. Dice: Gettate le reti a destra 7. È ora che vengano presi quelli della destra: non c'è più da temere alcun cattivo. Voi infatti sapete che egli separerà le pecore dai capri e che collocherà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra, e sapete ancora che a quanti staranno alla sinistra dirà: Andate al fuoco eterno, mentre a coloro che si troveranno a destra dirà: Prendete possesso del regno 8. Ecco perché dice: Gettate le reti a destra. E le gettarono e presero del pesce: ne presero un numero ben determinato, poiché lassù non ci sarà nessuno che non rientri in quel numero 9. Nel tempo presente quanta gente c'è che, pur non rientrando in quel numero, si accostano all'altare, sembrano appartenere al popolo di Dio, mentre non sono scritti nel libro della vita! Là invece il numero è determinato. E fra questi pesci cercate d'essere anche voi, non ascoltando solamente e lodando ma comprendendo bene e conducendo una vita buona. Vengono dunque gettate le reti e vengono presi dei pesci grossi. Chi potrebbe infatti essere piccolo lassù quando si sarà uguali agli angeli di Dio 10? Vengono presi dei pesci grossi e il loro numero è centocinquantatrè 11. Mi obietterà qualcuno: I santi saranno davvero in tal numero? Dio ci guardi dall'immaginare che, anche da questa chiesa, i santi ammessi a quel Regno siano così pochi. Il loro numero sarà, certo, ben circoscritto, ma del solo popolo di Israele saranno milioni. San Giovanni, parlando nell'Apocalisse del solo popolo d'Israele, dice che saranno centoquarantaquattromila, considerando coloro che non si contaminarono con donne ma rimasero vergini. Quanto poi agli altri popoli, dice che verranno, vestiti di candide vesti, tante migliaia di uomini che nessuno potrebbe contare 12.

Nel numero 153 si vede celato un grande contenuto simbolico.

4. Questo numero dunque deve contenere un significato e io sono in obbligo nella solennità in cui ogni anno vi tengo questo discorso, di rammentarvi ciò che tutti gli anni vi siete abituati ad ascoltare. I centocinquantatrè pesci sono un numero che indicano le miriadi di santi e di credenti. Perché mai il Signore si è degnato di indicare con questo numero le tante migliaia di coloro che entreranno nel Regno dei cieli? Ascoltate bene. Voi sapete che al popolo di Dio fu data per mezzo di Mosè una legge e che di questa legge - così ci si ricorda - punto capitale è il decalogo, cioè i dieci comandamenti della legge. Di questi comandamenti, il primo è quello di adorare un solo Dio; il secondo: Non usurpare il nome del Signore tuo Dio per usi vani; il terzo è quello di rispettare il sabato 13: un precetto che i cristiani osservano secondo lo spirito, mentre i Giudei lo trasgrediscono anche secondo la lettera. Questi tre comandamenti hanno per oggetto Dio, gli altri sette riguardano l'uomo. Per questo si poté parlare di due comandamenti basilari, che sono: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente, e amerai il prossimo tuo come te stesso. In questi due comandamenti si riassumono per intero la legge e i profeti 14. Essendo quindi due tali comandamenti, di quelli elencati nel decalogo tre dovranno riferirsi all'amore di Dio e sette all'amore del prossimo. Quali sono i sette che si riferiscono all'uomo? Onora tuo padre e tua madre, non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non dire falsa testimonianza, non desiderare la moglie del tuo prossimo, non desiderare la roba del tuo prossimo 15.

5. Quanto a questi precetti, nessuno può adempierli con le sole proprie forze, ma dev'essere aiutato dalla grazia di Dio. Orbene, se nessuno riesce ad adempiere la legge con le proprie forze ma solo se Dio l'aiuta col suo Spirito, già vi sovviene come lo Spirito Santo è espresso nel simbolo del numero sette, come dice il santo Profeta. L'uomo sarà riempito dallo Spirito di Dio: Spirito di sapienza e d'intelletto, di consiglio e di fortezza, di scienza e di pietà e del timore di Dio 16. Queste sette attività a motivo del numero sette ci inducono a pensare allo Spirito Santo, il quale, scendendo, per cosi dire, verso di noi, comincia con la sapienza e finisce col timore; noi al contrario nel nostro ascendere cominciamo dal timore e diventiamo perfetti nella sapienza. Difatti inizio della sapienza è il timore del Signore 17. Pertanto, se occorre lo Spirito per adempiere la legge, si uniscano il sette e il dieci in modo da ottenere il numero diciassette. Ebbene, se ti metterai a sommare tutti i numeri da uno fino a diciassette, otterrai centocinquantatrè. Non occorre che facciamo adesso il computo; contateli a casa vostra e questo conto fatelo prendendo l'uno, il due, il tre, il quattro e così siamo a dieci. E come il dieci sono l'uno con l'aggiunta di due, di tre e di quattro, così prova ad aggiungere gli altri numeri fino a diciassette. Troverai in questa maniera il sacro numero dei fedeli e dei santi che saranno in cielo col Signore.

 


1 - Cf. Gv 21, 11.

2 - Cf. Lc 5, 1-11; Gv 21, 1-11.

3 - Cf. Lc 5, 1-6.

4 - Cf. Mt 4, 19; Lc 5, 11.

5 - Ef 2, 11-22.

6 - Cf. Gv 21, 1-6.

7 - Gv 21, 6.

8 - Mt 25, 41. 34.

9 - Sal 39, 6.

10 - Cf. Mt 22, 30.

11 - Cf. Gv 21, 11.

12 - Cf. Ap 7, 4-9; 14, 3-4.

13 - Cf. Es 20, 1-8.

14 - Mt 22, 37-40.

15 - Es 20, 12-17.

16 - Cf. Is 11, 2-3.

17 - Sir 1, 16.


7 - Il mistero che precede il trionfo di Cristo a Gerusalemme, l'ingresso in citta' e l'accoglienza da parte degli abitanti.

La mistica Città di Dio - Libro sesto - Suor Maria d'Agreda

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1115. Tra le opere dell'Altissimo che vengono dette "ad extra", perché compiute da lui al di fuori di se stesso, la più grande è l'incarnazione, passione e morte per la salvezza di ogni uomo. L'intelligenza terrena non avrebbe potuto comprenderla, se proprio il suo autore non l'avesse manifestata con tante dimostrazioni e testimonianze. Nonostante questo, per molti sapienti secondo la carne è stato arduo convincersi del beneficio della propria redenzione; altri, benché l'abbiano creduto, non lo hanno fatto secondo la verità di ciò che avvenne; altri ancora poi, i cattolici, lo professano e lo conoscono con l'illuminazione che riguardo ad esso è data alla Chiesa. In questa adesione esplicita ai misteri rivelati, noi ammettiamo implicitamente anche quelli che sono racchiusi in essi e che non è stato conveniente rendere noti, in quanto non strettamente necessari. Dio ne riserva alcuni per il tempo opportuno ed altri per l'ultimo giorno, quando tutti i cuori saranno messi in luce alla presenza del retto giudice. Il suo intento nel comandarmi di narrare la presente Storia, come ho già detto altrove e ho capito spesso, è quello di svelarne qualcuno senza opinioni né congetture; così, ne ho riferiti molti che mi sono stati palesati, e so che ne rimangono ancora tanti, degni di considerevole ammirazione e venerazione. In ordine a questi, intendo disporre la pietà dei cristiani, poiché non sembrerà loro difficile ciò che è accessorio mentre sono persuasi con fede divina del fondamento dei dogmi sui quali si basa tutto quello che ho scritto e che scriverò sul resto di questo argomento, specialmente sui tormenti di sua Maestà.

1116. Il sabato dell'unzione di Betania, terminata la cena, il nostro Maestro si ritirò nella stanza che gli era stata preparata. Maria, lasciando Giuda nella sua ostinazione, si recò da lui per essergli accanto nelle suppliche e negli esercizi spirituali, come era solita fare. Egli stava già per intraprendere il combattimento più duro della sua vita, che, come dice Davide, aveva cominciato da un estremo del cielo per poi ritornarvi dopo avere vinto il diavolo, il peccato e la morte. L'obbedientissimo Signore, poiché andava liberamente verso il supplizio, al quale era già così prossimo, si abbandonò di nuovo al Padre: prostratosi, lo confessò e magnificò, pregando intensamente e affidandosi completamente a lui; accettava così gli oltraggi che lo attendevano, le pene, le ingiurie e la crocifissione, per la sua gloria e per il riscatto di tutti. La beata Madre stava in un angolo di quel sacro oratorio e accompagnava il suo diletto in tali invocazioni; entrambi le facevano salire tra le lacrime dall'intimo delle loro anime santissime.

1117. In questa occasione, prima di mezzanotte l'Onnipotente apparve in forma umana visibile, con lo Spirito e con un'innumerevole moltitudine di creature celesti, e approvò il sacrificio di Cristo, consentendo che si rivolgesse contro di lui il rigore della sua giustizia per perdonare tutti i rei. Subito, parlò così alla Regina: «Figlia e sposa nostra, chiedo che tu consegni ancora una volta colui che da te è stato generato, poiché anch'io lo faccio». L'umile e candida colomba rispose: «Eccomi, sono polvere e cenere, immeritevole che il vostro Unigenito sia mio. Rimettendomi, però, alla vostra ineffabile benignità, per la quale egli si è incarnato nel mio grembo, io lo offro e insieme a lui offro anche me stessa al vostro beneplacito. Vi imploro di accogliermi, affinché io patisca insieme al vostro e mio Figlio». Egli gradì anche il suo dono e, tirando su ambedue dal suolo, affermò: «Questo è il frutto benedetto della terra, che aspira ad adempiere la mia volontà». Subito innalzò il Verbo fino al suo trono e lo pose alla sua destra, dandogli la sua stessa autorità.

1118. La Vergine restò nel luogo in cui si trovava, ma fu trasformata ed elevata tutta, con mirabile giubilo e splendore. Contemplando il suo Gesù seduto vicino a lui, pronunciò l'inizio del salmo centonovesimo, nel quale era stato profetizzato tale arcano: Oracolo del Signore al mio Signore: «Siedi alla mia destra»; su questa espressione, quasi commentandola, ella compose un cantico misterioso a loro lode. Quando ebbe finito, l'Altissimo proclamò tutto il seguito, come eseguendo con il suo comando immutabile ciò che era contenuto in quelle profonde parole. Per me è molto difficoltoso comunicare con il mio linguaggio limitato quanto ho compreso a riguardo, ma dirò ugualmente qualcosa, come mi sarà concesso, affinché si capisca almeno in parte un'opera così eccelsa, e quello che fu rivelato a Maria e agli esseri spirituali che erano presenti.

1119. Egli, dunque, proseguì: «Finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi». Poiché ti sei umiliato secondo il mio volere, ti sei reso degno di essere sollevato al di sopra di ogni altro e di regnare perennemente al mio fianco, nella natura che hai ricevuto. Per lo stesso motivo, metterò per sempre i tuoi nemici sotto i tuoi piedi e sotto il tuo dominio, in quanto sei loro sovrano e salvatore di tutti, così, anche coloro che non ti hanno obbedito e accettato vedranno sublimata la tua umanità, significata dai tuoi piedi. Mentre attendo che giunga al suo compimento il decreto della redenzione, desidero che i miei angeli scorgano già ora quello che poi scopriranno i demoni e gli abitanti del mondo, cioè che io ti colloco accanto a me nel momento del tuo abbassamento all'ignominia della croce e che, se ti abbandono ad essa e alle disposizioni della loro malvagità, ciò avviene per mia esaltazione e secondo le mie determinazioni, ed affinché essi in seguito, pieni di confusione, siano sottoposti a te. Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion: «Domina in mezzo ai tuoi nemici». Come Dio onnipotente, io che sono colui che sono, vivo e vero, stenderò lo scettro del tuo potere imbattibile. Non voglio solo che le genti ti confessino come loro liberatore, guida e Signore dopo la tua vittoria e il loro riscatto, ma anche che fin da ora, prima della passione, tu consegua mirabilmente il trionfo, mentre complottano contro di te e ti disprezzano. Bramo che tu ti erga sulla loro perfidia e sulla morte stessa, che per la tua forza essi siano costretti ad onorarti sinceramente, e ti celebrino e adorino con venerazione e devozione, che i diavoli siano debellati e sconvolti, che i profeti e i giusti, i quali ti aspettano nel limbo, si rendano conto con i servitori della mia corte di questa meravigliosa glorificazione, da te guadagnata nella mia approvazione del tuo dono. «A te il principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori; dal seno dell'aurora, come rugiada, io ti ho generato». Nel giorno di questa tua potenza per sconfiggere i tuoi avversari, io sto in te e con te, come principio dal quale procedi per eterna generazione del mio fecondo intelletto, da prima che fosse formata la stella mattutina della grazia, con cui deliberammo di manifestarci alle creature; e sto in te e con te nello splendore di cui godranno i santi, quando saranno beatificati in noi. Anche come uomo sta con te il tuo principio, e sei stato generato nel giorno della tua potenza, perché, dall'istante in cui ti è stata data l'esistenza terrena per mezzo della generazione temporale di tua Madre, hai avuto il merito che adesso è in te e ti ottiene l'onore che deve coronare la tua potenza in questo giorno e in quello della mia eternità. Il Signore ha giurato e non si pente: «Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek». Io, il Signore, che posso adempiere tutto ciò che prometto, ho stabilito con la fermezza propria di un giuramento immutabile che tu sia il sommo sacerdote della nuova Chiesa e della nuova legge evangelica, secondo l'antico ordine di Melchisedek; sarai, infatti, l'autentico sacerdote, che farà l'offerta del pane e del vino, dei quali era figura la sua oblazione. Non mi pentirò della mia decisione, perché essa sarà pura e perfetta, e sarà per me un sacrificio di lode. Il Signore è alla tua destra, annienterà i re nel giorno della sua ira. Attraverso lo strumento della tua umanità, la cui destra è la divinità ad essa unita e per mezzo della quale tu devi realizzare le tue opere, io, che sono uno stesso Dio con te, annienterò la tirannia che i governanti e i principi delle tenebre e del mondo, sia spiriti apostati sia uomini, hanno dimostrato con il loro rifiuto di adorarti e di essere soggetti a te come a loro re. Lo feci quando Lucifero e i suoi alleati non ti riconobbero, poiché per essi fu allora il giorno della mia ira; poi, verrà quello in cui la rivolgerò contro i mortali che non ti avranno accolto e non avranno rispettato i tuoi ordinamenti. Li piegherò ed eliminerò tutti con il mio legittimo sdegno. Giudicherà i popoli: in mezzo a cadaveri ne stritolerà la testa su vasta terra. Dopo avere difeso la tua causa contro i discendenti di Adamo che non trarranno profitto dalla misericordia che usi con loro redimendoli gratuitamente dalla colpa e dalla dannazione, io giudicherò con rettitudine tutte le nazioni e, separando i probi dai peccatori, riempirò il vuoto delle rovine lasciate dagli angeli ribelli, che non conservarono il loro stato e le loro dimore. Così, schiaccerò sulla terra la testa dei superbi, che saranno molti per la loro depravata e ostinata volontà. Lungo il cammino si disseta al torrente e solleva alta la testa. La innalzerà lo stesso Dio delle vendette, che si leverà per pronunciare la sentenza e dare agli orgogliosi la loro retribuzione. Come avendo bevuto al torrente del suo furore, inebrierà le sue frecce del sangue dei suoi nemici e con la spada del suo castigo li confonderà per la strada attraverso la quale avrebbero dovuto ottenere il gaudio. Così, solleverà la tua testa al di sopra di quanti ti sono ostili, disobbediscono ai tuoi precetti e si scostano dalla tua verità e dai tuoi insegnamenti. Ciò sarà giustificato dal fiume di ingiurie ed oltraggi da te sorbito per il loro riscatto.

1120. La Regina ebbe queste e molte altre arcane rivelazioni sulle parole del salmo proclamato dal Padre; benché alcune di esse siano espresse in terza persona, egli le riferiva a sé e al Verbo incarnato. Tutti questi misteri si possono ricondurre a due punti principali: le minacce contro i malfattori, gli infedeli e i cattivi cristiani, che non confessano il Redentore o non osservano i suoi decreti; le assicurazioni date dall'Eterno al Figlio di magnificare il suo nome contro i suoi oppositori e al di sopra di loro. Come caparra e segno di questa esaltazione universale dopo la sua ascensione, e soprattutto nel giudizio finale, comandò che al suo ingresso in Gerusalemme ricevesse quel plauso che all'indomani gli fu tributato da coloro che lì risiedevano. Quando la visione fu terminata, egli scomparve insieme allo Spirito Santo e agli esseri celesti che avevano assistito stupiti. Gesù e Maria passarono tutto il resto di quella felicissima notte immersi in colloqui sublimi.

1121. Giunto il giorno corrispondente alla domenica delle palme, il Maestro si diresse con i suoi verso la città, accompagnato da molti custodi, che lo celebravano scorgendolo tanto innamorato degli uomini e tanto sollecito della loro beatitudine. Dopo circa due leghe, a Bètfage, inviò due discepoli alla vicina casa di un ricco ed essi, con il consenso di questi, gli portarono due giumenti, uno dei quali non era ancora stato usato né cavalcato da nessuno. Quindi proseguì, e gli apostoli stesero i loro mantelli sull'asinello e sul puledro, perché egli in questa occasione si servì di entrambi, come molti secoli prima avevano predetto Isaia e Zaccaria, affinché i sacerdoti e gli scribi non potessero addurre come pretesto l'ignoranza. I quattro evangelisti descrissero questo meraviglioso corteo raccontando quello che fu palese agli occhi dei presenti. Lungo il percorso i suoi seguaci, e con essi tutto il popolo, piccoli e grandi, si misero ad acclamarlo come vero Messia, figlio di Davide, re e salvatore. Alcuni dicevano: «Pace in cielo e gloria nelle altezze, benedetto colui che viene come re nel nome del Signore»; altri: «Osanna al figlio di Davide: salvaci; sia benedetto il suo regno, che è già venuto». Gli uni e gli altri tagliavano palme e rami dagli alberi in segno di vittoria e di letizia, e con i mantelli li gettavano per la via dove passava il dominatore delle battaglie.

1122. Tutte queste opere e le nobili dimostrazioni di culto che gli erano date manifestavano il potere della sua divinità, e ancor di più ciò accadde in seguito, quando era atteso e cercato per essere ucciso. Se, infatti, costoro non fossero stati provocati interiormente dalla sua eccezionale virtù nel fare miracoli, non sarebbe stato possibile che tanta gente insieme, in gran parte composta di gentili e di avversari dichiarati, inneggiasse in tal modo a lui e si sottomettesse a una persona povera, umile, perseguitata e che non veniva con un apparato di armi né con potenza terrena né su carri trionfali né su cavalli superbi e con abbondanti averi. In apparenza gli mancava tutto ed entrava su un asinello, vile e disprezzabile per il fasto e la vanità mondana tranne che per il suo aspetto, che era grave, sereno e pieno di maestà corrispondente alla sua dignità occulta; ma il resto era estraneo e contrario a ciò che generalmente si applaude e solennizza. E così era evidente negli effetti la forza soprannaturale che spingeva ad assoggettarsi al Creatore e redentore.

1123. Ci fu commozione nell'intera Gerusalemme, per la luce che scese a rischiarare tutti affinché lo riconoscessero. Questa esaltazione si estese a ogni essere, o almeno ai più capaci di ragione, e così si adempì quello che l'Altissimo aveva promesso al suo Unigenito. L’arcangelo Michele fu mandato a portare la notizia di questo mistero ai santi padri e profeti che erano nel limbo. Fu fatto loro vedere quanto succedeva ed essi, dal posto in cui si trovavano, confessarono e venerarono Cristo come vero Dio, elevandogli nuovi cantici perché aveva mirabilmente trionfato sulla morte, sul peccato e sull'inferno. Ovunque fu toccato il cuore di molti e coloro che avevano fede in lui o ne avevano sentito parlare, non solo entro i confini della Palestina ma anche in Egitto e in altri regni, in quel momento furono mossi ad adorarlo in spirito. Lo fecero sperimentando uno straordinario giubilo, dovuto all'illuminazione che ricevettero per questo, anche se non ne seppero né la causa né il fine; ciò non fu inutile per le loro anime, perché progredirono molto nel credere e nel compiere il bene. Affinché la sconfitta della morte avvenisse in maniera più insigne, fu stabilito inoltre che in quella giornata essa non avesse alcuna efficacia contro la vita; quindi non perì nessuno, mentre diversamente sarebbero stati in tanti a farlo.

1124. A tale disfatta seguì quella dell'inferno, che fu ancora più magnifica, anche se più nascosta: appena cominciò ad essere invocato come salvatore e re che veniva nel nome del Signore, Gesù rivolse contro i demoni il vigore della sua destra, facendoli precipitare tutti negli abissi. Vi caddero con considerevole rabbia e terrore e, nel breve tempo in cui ancora si prolungò il viaggio, neanche uno di loro uscì dalle profonde caverne; da allora si accrebbe in essi il sospetto che il Messia fosse già arrivato e subito si misero a discuterne. La processione continuò fino al suo ingresso nelle mura, mentre i custodi, che lo contemplavano e scortavano, intonavano con ammirevole armonia lodi per lui. Oltrepassata la porta in mezzo all'esultanza del popolo, smontò dal giumento e si incamminò verso il tempio con passo leggiadro e severo. Lì, tra lo stupore di tutti, si verificò quello che i Vangeli riferiscono: rovesciò i tavoli dei venditori, divorato dallo zelo per la casa di suo Padre, e cacciò fuori chi la rendeva un mercato e una spelonca di ladri. Poi, il braccio dell'Onnipotente sospese il suo influsso nell'intimo dei cittadini: molti furono resi giusti e quanti già lo erano divennero migliori, ma gli altri tornarono allo stato precedente, tra i vizi, le cattive abitudini e le imperfezioni, perché non trassero profitto dalle ispirazioni inviate loro; così, anche se tanti avevano acclamato il nostro Maestro come sovrano di Gerusalemme, nessuno fu disposto ad ospitarlo e ad accoglierlo presso di sé.

1125. Il Figlio si trattenne ad insegnare e predicare fino a tardi, e per attestare il rispetto che conveniva a quel luogo santo, che era casa di preghiera, non consentì che gli recassero neppure da bere. Senza questo né altro ristoro, quella stessa sera si ritirò a Betania, da dove era venuto, e in tal modo fece nei giorni seguenti, fino alla sua passione. Maria beatissima rimase in questa località, in disparte, e da qui conobbe tutto attraverso una visione particolare. Osservò quello che facevano gli angeli nel cielo e gli uomini sulla terra, quello che accadeva ai diavoli nei loro antri e come in queste meraviglie si realizzasse quanto era stato assicurato al Verbo incarnato, che otteneva potere su tutti i suoi nemici. Scorse anche ciò che questi operò nel tempio; udì la voce che venne dall'alto in presenza di alcune persone, con la quale Dio disse: «Ti ho glorificato e di nuovo ti glorificherò», rispondendo a lui e manifestando con questa espressione che, come aveva fatto allora e nelle altre occasioni delle quali ho già parlato, lo avrebbe innalzato anche in futuro dopo la crocifissione. Tali parole abbracciano tutto questo e così le intese la Madre, con grande letizia del suo purissimo spirito.

Insegnamento della Regina del cielo

1126. Carissima, hai narrato qualcosa, e capito ben oltre, dei reconditi misteri del trionfo del mio Unigenito quando entrò nella città santa e di quanto lo precedette; assai di più, però, è quello che ti sarà svelato quassù, perché supera le facoltà dei mortali. Nonostante questo, in ciò che è stato palesato loro hanno un ammaestramento sufficiente per vincere l'illusione in cui si trovano e considerare quanto i giudizi del Signore siano sublimi e sovrastino i pensieri delle creature. Egli guarda il loro cuore , dove è riposta la bellezza della figlia del re; esse, invece, guardano l'apparenza. Perciò, agli occhi della sua sapienza, i retti sono apprezzati e sollevati quando si umiliano, mentre i superbi sono disprezzati e abbassati quando si esaltano. Questo viene compreso da pochi e così i figli delle tenebre non sanno aspirare ad altro onore che a quello che dà loro il mondo. I figli della Chiesa, anche se lo professano vano e inconsistente, non più duraturo del fiore e dell'erba, non mettono in pratica tale verità. Non ricevendo fedele testimonianza delle virtù e della luce della grazia dalla coscienza, cercano credito presso i loro simili e anelano al riconoscimento che questi possono conferire loro, anche se esso è falso e menzognero, perché solo l'Altissimo eleva senza inganno chi si è guadagnato ciò. Il mondo, invece, generalmente inverte le parti e tributa stima a chi ne è meno degno o a chi la sollecita e se la procura con più sagacia e ambizione.

1127. Allontanati da tale abbaglio, non ti attaccare al piacere che gli elogi procurano e non permettere adulazioni. Da' a ciascuna cosa il nome e il valore che le spetta, perché in questo i figli delle tenebre procedono come accecati. Nessuno può meritare plauso quanto il mio Gesù e, tuttavia, egli trascurò e disdegnò quello che ebbe al suo ingresso in Gerusalemme. Esso doveva servire solo a rivelare la sua potenza e rendere poi più ignominiosa la sua passione, a insegnare che non bisogna accettare omaggi visibili per se stessi, se non c'è un fine superiore a cui ricondurli a gloria di Dio; altrimenti, sono inutili e infruttuosi, poiché non contengono in sé l'autentica felicità di chi è capace di quella eterna. Dal momento che sei ansiosa di apprendere la ragione per cui non assistetti a tale evento, rispondo al tuo desiderio ricordandoti quanto hai esposto ripetutamente in questa Storia riguardo alla mia visione degli atti interiori del mio diletto nello specchio tersissimo del suo intimo, con la quale io ravvisavo nella sua volontà quando e perché determinasse di separarsi da me. Subito, ai suoi piedi, lo supplicavo di confidarmi il suo beneplacito e quello che gli era gradito quanto a ciò che ero tenuta a fare. Sua Maestà a volte me lo comandava esplicitamente, mentre altre volte voleva che fossi io a scegliere, attraverso l'illuminazione e la prudenza che mi aveva concesso. Così avvenne quando decise di ergersi in tal modo sui suoi avversari e lasciò che fossi io a stabilire se accompagnarlo oppure restare a Betania. Gli chiesi licenza di non essergli accanto in tale circostanza e lo implorai di portarmi con sé quando sarebbe tornato là per essere ucciso; ritenni, infatti, più sicuro e di suo maggior compiacimento offrirmi per soffrire ingiurie e dolori piuttosto che condividere tale trionfo, che se fossi stata con lui avrebbe toccato anche me in una certa misura, come sua madre, nota a quelli che lo benedivano e celebravano. Inoltre, sapevo che egli aveva ordinato tali acclamazioni, che peraltro non mi allettavano, a dimostrare la sua divinità e il suo potere infinito; in questo non sarei stata partecipe e, con la lode che mi avrebbero dato allora, non sarebbe aumentata quella che era dovuta a lui come unico salvatore. Per goderne in segreto e per magnificare il Signore nei suoi prodigi, contemplai e penetrai nel mio ritiro quello che hai scritto. Questo ti sarà di istruzione perché tu mi imiti: segui i miei umili passi, distogli i tuoi affetti da tutto ciò che è terreno e levali in alto; così fuggirai e spregerai gli onori umani, conoscendo con la luce superna che sono vanità di vanità` e afflizione per lo spirito.


6 marzo 1944

Maria Valtorta

   Dice Giovanni:
   «Sono io. Anche di me non temere. Io sono carità. Tanto l’ho assorbita e tanto predicata, e tanto per ciò sono in Essa fuso, che sono carità che parla.

   Piccola sorella, noi lo possiamo dire[188]: “Le nostre mani hanno toccato il Verbo di vita perché la Vita s’è manifestata e noi l’abbiamo veduta e l’attestiamo”.

   Noi lo possiamo dire, noi che ripetiamo le parole che il nostro amore Gesù Cristo ci dice nella sua bontà che ogni bontà supera, e ci conduce in sentieri fioriti di cui ogni fiore è una verità e una beatitudine celeste.

   Noi lo possiamo dire, noi saturi come alveare fecondo della dolcezza che fluisce dalle labbra divine, da quelle labbra santissime che dopo aver spezzato il pane della dottrina alle turbe di Galilea, della Palestina tutta, hanno saputo consacrare il Pane per divenire Carne divina e spezzare Se stesso per nutrimento dello spirito dell’uomo. Quelle labbra innocentissime che tu hai visto[189] sanguinare e contrarsi e irrigidirsi nella Passione e nella Morte subite per noi.

   Noi lo possiamo dire: “Questo è il messaggio che noi abbiamo ricevuto da Lui e che vi annunziamo: Dio è Luce e in Lui non ci sono tenebre”. La sua Luce è in noi perché la sua Parola è Luce. Viviamo nella Luce e ne udiamo la celeste armonia.

   Vieni, piccola sorella. Ti voglio far udire l’armonia delle celesti sfere, l’armonia della luce, poiché il Paradiso è Luce. Essa trabocca e si spande dal Trino Splendore e invade di Sé tutto il Paradiso. Noi viviamo nella e della Luce. Essa è il nostro gaudio, il nostro cibo, la nostra voce.

   Canta il Paradiso con parole di luce. È la luce. Lo sfavillio della luce quello che fa questi accordi solenni, potenti, soavi, in cui sono trilli di bambini, sospiri di vergini, baci di amanti, osanna di adulti, gloria di serafini. Non son canti come quelli della povera Terra, in cui anche le cose più spirituali devono rivestirsi di forme umane. Qui è armonia di fulgori che producono suono. È un arpeggio di note luminose che sale e scende con variar di fulgori, ed è eterno e sempre nuovo, perché nulla si appesantisce di vecchiezza in questo eterno Presente.

   Ascolta questo indescrivibile concento e sta’ felice. Unisci il tuo palpito d’amore. È l’unica cosa che puoi unirvi senza profanare il Cielo. Sei ancora umana, sorella, e qui l’umanità non entra. Ma l’amore entra. Esso ti precede. Precede lo spirito tuo. Canta con esso. Ogni altro canto sarebbe stridere di insetto nel grande coro celeste. L’amore è già sospiro armonico nel dolce canto.

   La pace di Gesù, nostro amore, sia con te.»

   Padre, non posso descrivere la luminosità cantante che vedo e odo. Sono ebbra di questa bellezza, di questa dolcezza.

   Se un’immensa, sconfinata rosa, fatta di una luce rispetto alla quale quella di tutti gli astri e i pianeti è scintilla di focolare, smuovendo ad un vento d’amore i suoi petali desse suono, ecco qualcosa che potrebbe assomigliare a quanto vedo e odo, e che è il Paradiso tuffato nella luce d’oro della Trinità Ss. coi suoi abitanti di luce diamantina.

   Basta. Basta. Taccio, ché la parola umana è bestemmia quando tenta di descrivere l’eterna Bellezza di Dio e del suo Regno.

[188] possiamo dire, come in 1 Giovanni 1, 1-3 e, più sotto, in 1 Giovanni 1, 5.
[189] hai visto l’11-12 e il 18 febbraio.