Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Non merita misericordia chi abusa della misericordia del Signore per offenderlo . (San Giovanni Bosco)

Liturgia delle Ore - Letture

Mercoledi della 31° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 7

1Quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao.2Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l'aveva molto caro.3Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo.4Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: "Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicevano,5perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga".6Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: "Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto;7per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito.8Anch'io infatti sono uomo sottoposto a un'autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all'uno: Va' ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fa' questo, ed egli lo fa".9All'udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: "Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!".10E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

11In seguito si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla.12Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei.13Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: "Non piangere!".14E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: "Giovinetto, dico a te, alzati!".15Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre.16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: "Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo".17La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione.

18Anche Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutti questi avvenimenti. Giovanni chiamò due di essi19e li mandò a dire al Signore: "Sei tu colui che viene, o dobbiamo aspettare un altro?".20Venuti da lui, quegli uomini dissero: "Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: Sei tu colui che viene o dobbiamo aspettare un altro?".21In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi.22Poi diede loro questa risposta: "Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: 'i ciechi riacquistano la vista', gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano, 'ai poveri è annunziata la buona novella'.23E beato è chiunque non sarà scandalizzato di me!".
24Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù cominciò a dire alla folla riguardo a Giovanni: "Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento?25E allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano vesti sontuose e vivono nella lussuria stanno nei palazzi dei re.26Allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, e più che un profeta.27Egli è colui del quale sta scritto:

'Ecco io mando davanti a te il mio messaggero,
egli preparerà la via davanti' a te.

28Io vi dico, tra i nati di donna non c'è nessuno più grande di Giovanni, e il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui.29Tutto il popolo che lo ha ascoltato, e anche i pubblicani, hanno riconosciuto la giustizia di Dio ricevendo il battesimo di Giovanni.30Ma i farisei e i dottori della legge non facendosi battezzare da lui hanno reso vano per loro il disegno di Dio.

31A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, a chi sono simili?32Sono simili a quei bambini che stando in piazza gridano gli uni agli altri:

Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato;
vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!

33È venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: Ha un demonio.34È venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori.35Ma alla sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi figli".

36Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola.37Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato;38e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato.
39A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé. "Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice".40Gesù allora gli disse: "Simone, ho una cosa da dirti". Ed egli: "Maestro, di' pure".41"Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta.42Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?".43Simone rispose: "Suppongo quello a cui ha condonato di più". Gli disse Gesù: "Hai giudicato bene".44E volgendosi verso la donna, disse a Simone: "Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli.45Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi.46Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi.47Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco".48Poi disse a lei: "Ti sono perdonati i tuoi peccati".49Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: "Chi è quest'uomo che perdona anche i peccati?".50Ma egli disse alla donna: "La tua fede ti ha salvata; va' in pace!".


Primo libro dei Re 18

1Dopo molto tempo, il Signore disse a Elia, nell'anno terzo: "Su, mostrati ad Acab; io concederò la pioggia alla terra".2Elia andò a farsi vedere da Acab.
In Samaria c'era una grande carestia.3Acab convocò Abdia maggiordomo. Abdia temeva molto Dio;4quando Gezabele uccideva i profeti del Signore, Abdia prese cento profeti e ne nascose cinquanta alla volta in una caverna e procurò loro pane e acqua.5Acab disse ad Abdia: "Va' nel paese verso tutte le sorgenti e tutti i torrenti della regione; forse troveremo erba per tenere in vita cavalli e muli e non dovremo uccidere una parte del bestiame".6Si divisero la regione da percorrere; Acab andò per una strada e Abdia per un'altra.
7Mentre Abdia era in cammino, ecco farglisi incontro Elia. Quegli lo riconobbe e si prostrò con la faccia a terra dicendo: "Non sei tu il mio signore Elia?".8Gli rispose: "Lo sono; su, di' al tuo padrone: C'è qui Elia".9Quegli disse: "Che male ho fatto perché tu consegni il tuo servo ad Acab perché egli mi uccida?10Per la vita del Signore tuo Dio, non esiste un popolo o un regno in cui il mio padrone non abbia mandato a cercarti. Se gli rispondevano: Non c'è! egli faceva giurare il popolo o il regno di non averti trovato.11Ora tu dici: Su, di' al tuo signore: C'è qui Elia!12Appena sarò partito da te, lo spirito del Signore ti porterà in un luogo a me ignoto. Se io vado a riferirlo ad Acab egli, non trovandoti, mi ucciderà; ora il tuo servo teme il Signore fin dalla sua giovinezza.13Non ti hanno forse riferito, mio signore, ciò che ho fatto quando Gezabele sterminava tutti i profeti del Signore, come io nascosi cento profeti, cinquanta alla volta, in una caverna e procurai loro pane e acqua?14E ora tu comandi: Su, di' al tuo signore: C'è qui Elia? Egli mi ucciderà".15Elia rispose: "Per la vita del Signore degli eserciti, alla cui presenza io sto, oggi stesso io mi mostrerò a lui".
16Abdia andò incontro ad Acab e gli riferì la cosa. Acab si diresse verso Elia.17Appena lo vide, Acab disse a Elia: "Sei tu la rovina di Israele!".18Quegli rispose: "Io non rovino Israele, ma piuttosto tu insieme con la tua famiglia, perché avete abbandonato i comandi del Signore e tu hai seguito Baal.19Su, con un ordine raduna tutto Israele presso di me sul monte Carmelo insieme con i quattrocentocinquanta profeti di Baal e con i quattrocento profeti di Asera, che mangiano alla tavola di Gezabele".
20Acab convocò tutti gli Israeliti e radunò i profeti sul monte Carmelo.21Elia si accostò a tutto il popolo e disse: "Fino a quando zoppicherete con i due piedi? Se il Signore è Dio, seguitelo! Se invece lo è Baal, seguite lui!". Il popolo non gli rispose nulla.22Elia aggiunse al popolo: "Sono rimasto solo, come profeta del Signore, mentre i profeti di Baal sono quattrocentocinquanta.23Dateci due giovenchi; essi se ne scelgano uno, lo squartino e lo pongano sulla legna senza appiccarvi il fuoco. Io preparerò l'altro giovenco e lo porrò sulla legna senza appiccarvi il fuoco.24Voi invocherete il nome del vostro dio e io invocherò quello del Signore. La divinità che risponderà concedendo il fuoco è Dio!". Tutto il popolo rispose: "La proposta è buona!".
25Elia disse ai profeti di Baal: "Sceglietevi il giovenco e cominciate voi perché siete più numerosi. Invocate il nome del vostro Dio, ma senza appiccare il fuoco".26Quelli presero il giovenco, lo prepararono e invocarono il nome di Baal dal mattino fino a mezzogiorno, gridando: "Baal, rispondici!". Ma non si sentiva un alito, né una risposta. Quelli continuavano a saltare intorno all'altare che avevano eretto.27Essendo già mezzogiorno, Elia cominciò a beffarsi di loro dicendo: "Gridate con voce più alta, perché egli è un dio! Forse è soprappensiero oppure indaffarato o in viaggio; caso mai fosse addormentato, si sveglierà".28Gridarono a voce più forte e si fecero incisioni, secondo il loro costume, con spade e lance, fino a bagnarsi tutti di sangue.29Passato il mezzogiorno, quelli ancora agivano da invasati ed era venuto il momento in cui si sogliono offrire i sacrifici, ma non si sentiva alcuna voce né una risposta né un segno di attenzione.
30Elia disse a tutto il popolo: "Avvicinatevi!". Tutti si avvicinarono. Si sistemò di nuovo l'altare del Signore che era stato demolito.31Elia prese dodici pietre, secondo il numero delle tribù dei discendenti di Giacobbe, al quale il Signore aveva detto: "Israele sarà il tuo nome".32Con le pietre eresse un altare al Signore; scavò intorno un canaletto, capace di contenere due misure di seme.33Dispose la legna, squartò il giovenco e lo pose sulla legna.34Quindi disse: "Riempite quattro brocche d'acqua e versatele sull'olocausto e sulla legna!". Ed essi lo fecero. Egli disse: "Fatelo di nuovo!". Ed essi ripeterono il gesto. Disse ancora: "Per la terza volta!". Lo fecero per la terza volta.35L'acqua scorreva intorno all'altare; anche il canaletto si riempì d'acqua.36Al momento dell'offerta si avvicinò il profeta Elia e disse: "Signore, Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, oggi si sappia che tu sei Dio in Israele e che io sono tuo servo e che ho fatto tutte queste cose per tuo comando.37Rispondimi, Signore, rispondimi e questo popolo sappia che tu sei il Signore Dio e che converti il loro cuore!".38Cadde il fuoco del Signore e consumò l'olocausto, la legna, le pietre e la cenere, prosciugando l'acqua del canaletto.39A tal vista, tutti si prostrarono a terra ed esclamarono: "Il Signore è Dio! Il Signore è Dio!".40Elia disse loro: "Afferrate i profeti di Baal; non ne scappi uno!". Li afferrarono. Elia li fece scendere nel torrente Kison, ove li scannò.
41Elia disse ad Acab: "Su, mangia e bevi, perché sento un rumore di pioggia torrenziale".42Acab andò a mangiare e a bere. Elia si recò alla cima del Carmelo; gettatosi a terra, pose la faccia tra le proprie ginocchia.43Quindi disse al suo ragazzo: "Vieni qui, guarda verso il mare". Quegli andò, guardò e disse. "Non c'è nulla!". Elia disse: "Tornaci ancora per sette volte".44La settima volta riferì: "Ecco, una nuvoletta, come una mano d'uomo, sale dal mare". Elia gli disse: "Va' a dire ad Acab: Attacca i cavalli al carro e scendi perché non ti sorprenda la pioggia!".45Subito il cielo si oscurò per le nubi e per il vento; la pioggia cadde a dirotto. Acab montò sul carro e se ne andò a Izrèel.46La mano del Signore fu sopra Elia che, cintosi i fianchi, corse davanti ad Acab finché giunse a Izrèel.


Giobbe 34

1Eliu continuò a dire:

2Ascoltate, saggi, le mie parole
e voi, sapienti, porgetemi l'orecchio,
3Perché l'orecchio distingue le parole,
come il palato assapora i cibi.
4Esploriamo noi ciò che è giusto,
indaghiamo fra di noi quale sia il bene:
5poiché Giobbe ha detto: "Io son giusto,
ma Dio mi ha tolto il mio diritto;
6contro il mio diritto passo per menzognero,
inguaribile è la mia piaga benché senza colpa".
7Chi è come Giobbe
che beve, come l'acqua, l'insulto,
8che fa la strada in compagnia dei malfattori,
andando con uomini iniqui?
9Poiché egli ha detto: "Non giova all'uomo
essere in buona grazia con Dio".
10Perciò ascoltatemi, uomini di senno:
lungi da Dio l'iniquità
e dall'Onnipotente l'ingiustizia!
11Poiché egli ripaga l'uomo secondo il suo operato
e fa trovare ad ognuno secondo la sua condotta.
12In verità, Dio non agisce da ingiusto
e l'Onnipotente non sovverte il diritto!
13Chi mai gli ha affidato la terra
e chi ha disposto il mondo intero?
14Se egli richiamasse il suo spirito a sé
e a sé ritraesse il suo soffio,
15ogni carne morirebbe all'istante
e l'uomo ritornerebbe in polvere.
16Se hai intelletto, ascolta bene questo,
porgi l'orecchio al suono delle mie parole.
17Può mai governare chi odia il diritto?
E tu osi condannare il Gran Giusto?
18lui che dice ad un re: "Iniquo!"
e ai principi: "Malvagi!",
19lui che non usa parzialità con i potenti
e non preferisce al povero il ricco,
perché tutti costoro sono opera delle sue mani?
20In un istante muoiono e nel cuore della notte
sono colpiti i potenti e periscono;
e senza sforzo rimuove i tiranni,
21poiché egli tiene gli occhi sulla condotta
dell'uomo
e vede tutti i suoi passi.
22Non vi è tenebra, non densa oscurità,
dove possano nascondersi i malfattori.
23Poiché non si pone all'uomo un termine
per comparire davanti a Dio in giudizio:
24egli fiacca i potenti, senza fare inchieste,
e colloca altri al loro posto.
25Poiché conosce le loro opere,
li travolge nella notte e sono schiacciati;
26come malvagi li percuote,
li colpisce alla vista di tutti;
27perché si sono allontanati da lui
e di tutte le sue vie non si sono curati,
28sì da far giungere fino a lui il grido
dell'oppresso e fargli udire il lamento dei poveri.
29Se egli tace, chi lo può condannare?
Se vela la faccia, chi lo può vedere?
Ma sulle nazioni e sugli individui egli veglia,
30perché non regni un uomo perverso,
perché il popolo non abbia inciampi.
31Si può dunque dire a Dio:
"Porto la pena, senza aver fatto il male;
32se ho peccato, mostramelo;
se ho commesso l'iniquità, non lo farò più"?
33Forse, secondo le tue idee dovrebbe ricompensare,
perché tu rifiuti il suo giudizio?
Poiché tu devi scegliere, non io,
di', dunque, quello che sai.
34Gli uomini di senno mi diranno
con l'uomo saggio che mi ascolta:
35"Giobbe non parla con sapienza
e le sue parole sono prive di senno".
36Bene, Giobbe sia esaminato fino in fondo,
per le sue risposte da uomo empio,
37perché aggiunge al suo peccato la rivolta,
in mezzo a noi batte le mani
e moltiplica le parole contro Dio.


Salmi 72

1'Di Salomone.'

Dio, da'al re il tuo giudizio,
al figlio del re la tua giustizia;
2regga con giustizia il tuo popolo
e i tuoi poveri con rettitudine.

3Le montagne portino pace al popolo
e le colline giustizia.
4Ai miseri del suo popolo renderà giustizia,
salverà i figli dei poveri
e abbatterà l'oppressore.
5Il suo regno durerà quanto il sole,
quanto la luna, per tutti i secoli.

6Scenderà come pioggia sull'erba,
come acqua che irrora la terra.
7Nei suoi giorni fiorirà la giustizia
e abbonderà la pace,
finché non si spenga la luna.
8E dominerà da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.

9A lui si piegheranno gli abitanti del deserto,
lambiranno la polvere i suoi nemici.
10Il re di Tarsis e delle isole porteranno offerte,
i re degli Arabi e di Saba offriranno tributi.
11A lui tutti i re si prostreranno,
lo serviranno tutte le nazioni.

12Egli libererà il povero che grida
e il misero che non trova aiuto,
13avrà pietà del debole e del povero
e salverà la vita dei suoi miseri.
14Li riscatterà dalla violenza e dal sopruso,
sarà prezioso ai suoi occhi il loro sangue.

15Vivrà e gli sarà dato oro di Arabia;
si pregherà per lui ogni giorno,
sarà benedetto per sempre.
16Abbonderà il frumento nel paese,
ondeggerà sulle cime dei monti;
il suo frutto fiorirà come il Libano,
la sua messe come l'erba della terra.

17Il suo nome duri in eterno,
davanti al sole persista il suo nome.
In lui saranno benedette
tutte le stirpi della terra
e tutti i popoli lo diranno beato.
18Benedetto il Signore, Dio di Israele,
egli solo compie prodigi.
19E benedetto il suo nome glorioso per sempre,
della sua gloria sia piena tutta la terra.
Amen, amen.


Ezechiele 28

1Mi fu rivolta questa parola del Signore:2"Figlio dell'uomo, parla al principe di Tiro: Dice il Signore Dio:

Poiché il tuo cuore si è insuperbito e hai detto:
Io sono un dio,
siedo su un seggio divino in mezzo ai mari,
mentre tu sei un uomo e non un dio,
hai uguagliato la tua mente a quella di Dio,
3ecco, tu sei più saggio di Daniele,
nessun segreto ti è nascosto.
4Con la tua saggezza e il tuo accorgimento
hai creato la tua potenza
e ammassato oro e argento nei tuoi scrigni;
5con la tua grande accortezza e i tuoi traffici
hai accresciuto le tue ricchezze
e per le tue ricchezze si è inorgoglito il tuo cuore.
6Perciò così dice il Signore Dio:
Poiché hai uguagliato la tua mente a quella di Dio,
7ecco, io manderò contro di te
i più feroci popoli stranieri;
snuderanno le spade contro la tua bella saggezza,
profaneranno il tuo splendore.
8Ti precipiteranno nella fossa e morirai
della morte degli uccisi in mezzo ai mari.
9Ripeterai ancora: "Io sono un dio",
di fronte ai tuo uccisori?
Ma sei un uomo e non un dio
in balìa di chi ti uccide.
10Della morte dei non circoncisi morirai
per mano di stranieri, perché io l'ho detto".
Oracolo del Signore Dio.

11Mi fu rivolta questa parola del Signore:12"Figlio dell'uomo, intona un lamento sul principe di Tiro e digli: Così dice il Signore Dio:

Tu eri un modello di perfezione,
pieno di sapienza,
perfetto in bellezza;
13in Eden, giardino di Dio,
tu eri coperto d'ogni pietra preziosa:
rubini, topazi, diamanti, crisòliti, ònici
e diaspri, zaffìri, carbonchi e smeraldi;
e d'oro era il lavoro dei tuoi castoni e delle tue legature,
preparato nel giorno in cui fosti creato.
14Eri come un cherubino ad ali spiegate a difesa;
io ti posi sul monte santo di Dio
e camminavi in mezzo a pietre di fuoco.
15Perfetto tu eri nella tua condotta,
da quando sei stato creato,
finché fu trovata in te l'iniquità.
16Crescendo i tuoi commerci
ti sei riempito di violenza e di peccati;
io ti ho scacciato dal monte di Dio
e ti ho fatto perire, cherubino protettore,
in mezzo alle pietre di fuoco.
17Il tuo cuore si era inorgoglito per la tua bellezza,
la tua saggezza si era corrotta
a causa del tuo splendore:
ti ho gettato a terra
e ti ho posto davanti ai re che ti vedano.
18Con la gravità dei tuoi delitti,
con la disonestà del tuo commercio
hai profanato i tuoi santuari;
perciò in mezzo a te ho fatto sprigionare un fuoco
per divorarti.
Ti ho ridotto in cenere sulla terra
sotto gli occhi di quanti ti guardano.
19Quanti fra i popoli ti hanno conosciuto
sono rimasti attoniti per te,
sei divenuto oggetto di terrore, finito per sempre".

20Mi fu rivolta questa parola del Signore:21"Figlio dell'uomo, volgiti verso Sidòne e profetizza contro di essa:22Annunziale: Dice il Signore Dio:

Eccomi contro di te, Sidòne,
e mostrerò la mia gloria in mezzo a te.
Si saprà che io sono il Signore
quando farò giustizia di te
e manifesterò la mia santità.
23Manderò contro di essa la peste
e il sangue scorrerà per le sue vie:
cadranno in essa i trafitti di spada
e questa da ogni parte graverà;
e sapranno che io sono il Signore.

24Non ci sarà più per gli Israeliti un aculeo pungente, una spina dolorosa tra tutti i suoi vicini che la disprezzano: sapranno che io sono il Signore".
25Così dice il Signore Dio; "Quando avrò radunato gli Israeliti di mezzo ai popoli fra i quali sono dispersi, io manifesterò in essi la mia santità davanti alle genti: abiteranno il paese che diedi al mio servo Giacobbe,26vi abiteranno tranquilli, costruiranno case e pianteranno vigne; vi abiteranno tranquilli, quando avrò eseguito i miei giudizi su tutti coloro che intorno li disprezzano: e sapranno che io sono il Signore loro Dio".


Prima lettera a Timoteo 3

1È degno di fede quanto vi dico: se uno aspira all'episcopato, desidera un nobile lavoro.2Ma bisogna che il vescovo sia irreprensibile, non sposato che una sola volta, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare,3non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro.4Sappia dirigere bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi con ogni dignità,5perché se uno non sa dirigere la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio?6Inoltre non sia un neofita, perché non gli accada di montare in superbia e di cadere nella stessa condanna del diavolo.7È necessario che egli goda buona reputazione presso quelli di fuori, per non cadere in discredito e in qualche laccio del diavolo.

8Allo stesso modo i diaconi siano dignitosi, non doppi nel parlare, non dediti al molto vino né avidi di guadagno disonesto,9e conservino il mistero della fede in una coscienza pura.10Perciò siano prima sottoposti a una prova e poi, se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio.11Allo stesso modo le donne siano dignitose, non pettegole, sobrie, fedeli in tutto.12I diaconi non siano sposati che una sola volta, sappiano dirigere bene i propri figli e le proprie famiglie.13Coloro infatti che avranno ben servito, si acquisteranno un grado onorifico e una grande sicurezza nella fede in Cristo Gesù.

14Ti scrivo tutto questo, nella speranza di venire presto da te;15ma se dovessi tardare, voglio che tu sappia come comportarti nella casa di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità.16Dobbiamo confessare che grande è il mistero della pietà:

Egli si manifestò nella carne,
fu giustificato nello Spirito,
apparve agli angeli,
fu annunziato ai pagani,
fu creduto nel mondo,
fu assunto nella gloria.


Capitolo V: La lettura dei libri di devozione

Leggilo nella Biblioteca

Nei libri di devozione si deve ricercare la verità, non la bellezza della forma. Essi vanno letti nello spirito con cui furono scritti; in essi va ricercata l'utilità spirituale, piuttosto che l'eleganza della parola. Perciò dobbiamo leggere anche opere semplici, ma devote, con lo stesso desiderio con cui leggiamo opere dotte e profonde. Non lasciarti colpire dal nome dello scrittore, di minore o maggiore risonanza; quel che ci deve indurre alla lettura deve essere il puro amore della verità. Non cercar di sapere chi ha detto una cosa, ma bada a ciò che è stato detto. Infatti gli uomini passano, "invece la verità del Signore resta per sempre" (Sal 116,2); e Dio ci parla in varie maniere, "senza tener conto delle persone" (1Pt 1,17). Spesso, quando leggiamo le Scritture, ci è di ostacolo la nostra smania di indagare, perché vogliamo approfondire e discutere là dove non ci sarebbe che da andare avanti in semplicità di spirito. Se vuoi trarre profitto, leggi con animo umile e semplice, con fede. E non aspirare mai alla fama di studioso. Ama interrogare e ascoltare in silenzio la parola dei santi. E non essere indifferente alle parole dei superiori: esse non vengono pronunciate senza ragione.


Omelia 52: Il turbamento di Cristo.

Commento al Vangelo di San Giovanni - Sant'Agostino d'Ippona

Leggilo nella Biblioteca

1. Dopo che il Signore Gesù Cristo, con le parole che abbiamo letto ieri, ebbe esortato coloro che lo servono a seguirlo; dopo aver predetto la sua passione dicendo che se il chicco di frumento non cade in terra e vi muore, resta solo, mentre se muore porta molto frutto (Gv 12, 24); dopo aver stimolato coloro che vogliono seguirlo nel regno dei cieli a odiare la loro anima in questo mondo per conservarla nella vita eterna; ancora una volta si mostrò condiscendente verso la nostra debolezza, pronunciando le parole con cui inizia la lettura di oggi: Ora l'anima mia è turbata (Gv 12, 27). Perché è turbata la tua anima, Signore? Poco fa hai detto: Chi odia la sua anima in questo mondo, la conserva per la vita eterna (Gv 12, 25). Vuol dire che tu ami la tua anima in questo mondo, e per questo essa è turbata vedendo avvicinarsi l'ora di uscire da questo mondo? Chi oserà affermare questo dell'anima del Signore? Gli è che lui, il nostro capo, ci ha trasferiti in sé, ci ha accolti in sé, facendo proprie le emozioni delle sue membra; e perciò non bisogna cercare fuori di lui la causa del suo turbamento: Egli stesso si turbò (Gv 11, 33), come nota l'evangelista in occasione della risurrezione di Lazzaro. Bisognava infatti che l'unico mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, così come ci sollevò alle più sublimi altezze, condividesse con noi le esperienze più umilianti.

[Dio sopra di noi, uomo per noi.]

2. L'ho sentito dire: E' venuta l'ora in cui il Figlio dell'uomo deve essere glorificato; se il chicco di frumento muore, porta molto frutto. Sento che dice: Chi odia la sua anima in questo mondo la conserverà per la vita eterna (Gv 12, 23-25). Non posso limitarmi ad ammirarlo, ma sono tenuto ad imitarlo. Poi le parole seguenti: Chi mi serve, mi segua; e dove sono io, ivi sarà anche il mio servitore (Gv 12, 26), mi infiammano a disprezzare il mondo, e tutta questa vita, per lunga che sia, mi appare un soffio e quasi nulla; e l'amore delle cose eterne svilisce quelle temporali. Tuttavia sento il medesimo mio Signore, che con quelle parole mi aveva strappato alla mia debolezza per trasferirmi nella sua forza, sento che dice: Ora l'anima mia è turbata. Che vuol dire? Come pretendi che l'anima mia ti segua, se vedo l'anima tua turbata? Come potrò io sostenere ciò che fa tremare la tua solidità? Su chi mi appoggerò se la pietra d'angolo soccombe? Mi pare di sentire nel mio animo ansioso la risposta del Signore che mi dice: Potrai seguirmi con più coraggio, poiché io mi sostituisco a te in modo che tu rimanga saldo: hai udito come tua la voce della mia potenza, ascolta in me la voce della tua debolezza; io che ti do la forza per correre, non rallento la tua corsa, ma facendo passare in me la tua angoscia ti apro il varco per farti passare. O Signore, mediatore, Dio sopra di noi, uomo per noi! riconosco la tua misericordia, perché tu così forte ti turbi volontariamente per amore, e quei molti che inevitabilmente si turbano per la loro debolezza, tu mostrando la debolezza del tuo corpo li consoli cosicché non cadano nella disperazione e periscano.

[Cristo glorificato nelle sue membra.]

3. Chi vuole seguirlo, ascolti ora per quale via bisogna seguirlo. Viene, per esempio, un momento terribile, si presenta questa alternativa: o commettere l'iniquità o subire il supplizio: l'anima debole, per la quale si turbò volontariamente l'anima invincibile del Signore, è turbata. Anteponi la volontà di Dio alla tua. Bada a ciò che ha soggiunto il tuo creatore e maestro, colui che ti fece e che per insegnare a te si è fatto egli stesso creatura. Si è fatto uomo colui che ha fatto l'uomo; ma rimanendo Dio immutabile, ha mutato in meglio l'uomo. Ascoltalo. Dopo aver detto: Ora l'anima mia è turbata, egli prosegue: E che dirò? Padre, salvami da quest'ora! Ma è per questo che sono giunto a quest'ora. Padre, glorifica il tuo nome (Gv 12, 27-28). Ti insegna cosa devi pensare, cosa devi dire, chi devi invocare, in chi sperare, e come devi anteporre la volontà divina, che è sicura, alla tua debole volontà umana. Non ti sembri perciò che egli cada dall'alto per il fatto che vuole sollevare te dal basso. Infatti si è lasciato anche tentare dal diavolo, dal quale certamente non si sarebbe fatto tentare se non avesse voluto, così come non avrebbe patito se non avesse voluto; e al diavolo rispose ciò che anche tu devi rispondere al tentatore (cf. Mt 4, 1-10). Egli certamente fu tentato ma senza pericolo alcuno, per insegnarti a rispondere al tentatore nel pericolo delle tentazioni, a non seguire il tentatore e a sfuggire il pericolo. Egli dice qui: Ora l'anima mia è turbata, così come altrove dirà: La mia anima è triste fino a morirne (Mt 26, 38); e ancora: Padre, se è possibile, passi da me questo calice (Mt 26, 39). Egli ha preso su di sé la debolezza umana, per aiutare chiunque sia come lui colto dalla tristezza e dall'angoscia, a ripetere le parole che egli soggiunge: Tuttavia si faccia non quello che voglio io ma quello che vuoi tu, Padre. E così, anteponendo la volontà divina alla volontà umana, l'uomo si eleva dall'umano al divino. Che significano le parole: Glorifica il tuo nome, se non questo: Glorificalo nella passione e nella risurrezione? Il Padre deve glorificare il Figlio, il quale a sua volta renderà glorioso il suo nome anche nelle prove dolorose somiglianti alle sue, che i suoi servi dovranno subire. Per questo fu scritto e fu detto a Pietro: Un altro ti cingerà e ti condurrà dove tu non vorresti, per indicare con qual genere di morte avrebbe glorificato Dio (Gv 21, 18-19). E così in lui Dio glorifica il suo nome, perché in questo modo glorifica Cristo anche nelle sue membra.

4. Dal cielo venne allora una voce: L'ho glorificato e ancora lo glorificherò (Gv 12, 28). L'ho glorificato prima di creare il mondo, e ancora lo glorificherò quando risusciterà dai morti e ascenderà al cielo. Si può intendere anche in un altro modo: L'ho glorificato quando è nato dalla Vergine, quando operava prodigi, quando è stato adorato dai Magi guidati dalla stella, ed è stato riconosciuto dai santi pieni di Spirito Santo; quando ricevette l'attestazione dello Spirito che discese su di lui in forma di colomba, quando fu presentato dalla voce che risuonò dal cielo; quando si trasfigurò sul monte, quando compì tanti miracoli; quando guariva malati e mondava lebbrosi; quando con pochi pani nutrì tante migliaia di persone, e comandò ai venti e ai flutti, e risuscitò i morti. E ancora lo glorificherò quando risorgerà dai morti, e la morte non avrà più su di lui alcun potere, quando come Dio sarà esaltato sopra i cieli e la sua gloria si estenderà a tutta la terra.

5. La folla che stava là e aveva udito, diceva ch'era stato un tuono; altri dicevano: Un angelo gli ha parlato. Gesù riprese: Non per me è risuonata questa voce, ma per voi (Gv 12, 29-30). Fece osservare che quella voce non era per indicare a lui ciò che egli già sapeva, ma era diretta a coloro che avevano bisogno di una testimonianza. Come quella voce da parte di Dio non era risuonata per lui ma per gli altri, così la sua anima non si era volontariamente turbata per lui ma per gli altri.

6. Ascoltiamo il seguito: E' adesso - dice - il giudizio di questo mondo (Gv 12, 31). Quale giudizio dunque c'è ancora da aspettare per la fine del mondo? Il giudizio che avrà luogo alla fine del mondo sarà per giudicare i vivi e i morti, per assegnare il premio o la pena eterna. Di quale giudizio, dunque, si tratta ora? Già nelle precedenti letture ho cercato di spiegare alla vostra Carità che esiste un giudizio che non è di condanna ma di separazione, conforme a quanto dice un salmo: Giudicami, o Dio, e separa la mia causa dalla gente empia (Sal 42, 1). Imperscrutabili infatti sono i giudizi di Dio, come afferma un altro salmo: I tuoi giudizi sono abissi profondi (Sal 35, 7). E l'Apostolo esclama: O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi! (Rm 11, 33). Di tali giudizi fa parte anche questo di cui parla il Signore: E' adesso il giudizio di questo mondo: distinto da quel giudizio finale in cui definitivamente saranno giudicati i vivi e i morti. Il diavolo teneva in suo potere il genere umano e teneva soggetti i meritevoli di punizione con il chirografo dei loro peccati; egli regnava nel cuore degli infedeli e con l'inganno induceva i suoi prigionieri a rendere culto alla creatura al posto del Creatore. Ma per la fede in Cristo, fondata sulla morte e risurrezione di lui, per mezzo del suo sangue versato per la remissione dei peccati, migliaia di credenti si liberano dal dominio del diavolo e si uniscono al corpo di Cristo, e sotto un così augusto Capo le membra fedeli vengono animate da un medesimo Spirito, che è quello suo. Era di questo giudizio che intendeva parlare, di questa separazione, di questa cacciata del diavolo dai suoi redenti.

[In che senso "ora sarà cacciato fuori"?]

7. Notiamo quel che dice. Come se noi gli avessimo chiesto il significato della sua affermazione: E' adesso il giudizio di questo mondo, proseguendo ce lo spiega: Adesso il principe di questo mondo sarà cacciato fuori (Gv 12, 31). Abbiamo sentito di quale giudizio si tratta: non di quello che avverrà alla fine del mondo, quando saranno giudicati i vivi e i morti, e gli uni saranno collocati a destra e gli altri a sinistra; ma del giudizio con cui il principe di questo mondo sarà cacciato fuori. In che senso stava dentro, e in che luogo dice che dovrà essere cacciato fuori? Forse che era nel mondo e ne è stato cacciato fuori? Se egli avesse parlato del giudizio che avverrà alla fine del mondo, si potrebbe pensare al fuoco eterno in cui dovrà essere cacciato il diavolo con i suoi angeli e con tutti quelli che appartengono a lui, non per natura ma per la colpa, non perché li ha creati o generati, ma perché li ha sedotti e assoggettati; si potrebbe allora pensare che quel fuoco eterno si trovi fuori del mondo e che per questo abbia detto: sarà cacciato fuori. Siccome però ha detto: E' adesso il giudizio di questo mondo, spiegando: adesso il principe di questo mondo sarà cacciato fuori, si deve intendere che tutto questo avviene ora e si distingue da quello che dovrà avvenire in un lontano futuro, nell'ultimo giorno. Il Signore dunque prediceva quanto già conosceva, e cioè che dopo la sua passione e la sua glorificazione, in tutto il mondo popoli interi avrebbero creduto. Il diavolo si trovava allora nel cuore di essi, ma ne è stato cacciato fuori quando essi, credendo, hanno rinunziato a lui.

8. Si osserverà: Il diavolo non era stato cacciato fuori anche dal cuore dei patriarchi, dei profeti e di tutti i giusti dell'antichità? Certamente. In che senso allora il Signore dice: adesso sarà cacciato fuori? Nel senso che quanto allora era avvenuto per pochissimi uomini, ora il Signore annuncia che avverrà ormai largamente in molti popoli. La stessa soluzione vale anche per l'altro problema, simile a questo, dove Giovanni diceva: Lo Spirito Santo non era stato ancora dato, perché Gesù non ancora era stato glorificato (Gv 7, 39). Infatti, non certo senza lo Spirito Santo i profeti preannunciarono il futuro: illuminato dallo Spirito Santo il vecchio Simeone e la vedova Anna riconobbero il Signore bambino (cf Lc 2, 25-38), e così Zaccaria ed Elisabetta per mezzo dello Spirito Santo predissero tante cose di lui non ancora nato ma già concepito (cf. Lc 1, 41-45 67-70). Tuttavia lo Spirito Santo non era stato ancora dato; cioè, non era stato ancora dato con quell'abbondanza di grazia spirituale per cui i discepoli, riuniti insieme, parlarono le lingue di tutti gli uomini (cf. At 2, 4-6), annunciando così che la Chiesa sarebbe stata presente nella lingua di tutte le genti: quella grazia spirituale per la quale si sarebbero riuniti i popoli, sarebbero stati rimessi tutti i peccati, e a migliaia gli uomini si sarebbero riconciliati con Dio.

9. Ma allora, mi si potrebbe dire, se il diavolo sarà cacciato fuori dal cuore dei credenti, non tenterà più alcun fedele? Al contrario, egli non cessa mai di tentare. Ma una cosa è che egli regni dentro e un'altra cosa è che attacchi dall'esterno; a volte il nemico cinge d'assedio una città ben fortificata, e non riesce ad espugnarla. L'Apostolo ci insegna a rendere innocui i dardi del nemico, raccomandandoci la corazza e lo scudo della fede (cf. 1 Thess 5, 8). E anche se qualcuno di questi dardi ci ferisce, c'è sempre chi può guarirci. Perché come a chi combatte vien detto: Vi scrivo queste cose, affinché non pecchiate, così a quelli che riportano ferite vien detto: e se qualcuno cade in peccato, abbiamo, come avvocato presso il Padre, Gesù Cristo giusto; egli stesso è il propiziatore per i nostri peccati (1 Io 2, 1-2). Del resto, cosa chiediamo quando diciamo: Rimetti a noi i nostri debiti, se non che guarisca le nostre ferite? E che altro chiediamo quando diciamo: Non c'indurre in tentazione (Mt 6, 12-13), se non che colui che ci insidia, anche se ci attacca dall'esterno non abbia a penetrare da alcuna parte, non abbia a vincerci né con l'inganno né con la forza? Per quante macchine di guerra usi contro di noi, se non occupa la fortezza del cuore dove risiede la fede, è stato cacciato fuori. Ma se il Signore non custodirà la città, invano vigila la sentinella (cf. Sal 126, 1). Non vogliate dunque presumere troppo dalle vostre forze, se non volete far rientrare il diavolo che è stato cacciato fuori.

10. Non dobbiamo però ritenere che il diavolo sia stato chiamato principe di questo mondo nel senso che egli possa dominare il cielo e la terra. Per mondo si intendono gli uomini cattivi che sono sparsi per tutta la terra, così come per casa si intendono coloro che la abitano. Così diciamo: questa è una buona casa oppure è una casa cattiva, non in quanto ammiriamo o disprezziamo i muri o il tetto ma i costumi buoni o cattivi degli uomini che vi abitano. In questo senso si dice: principe di questo mondo, cioè principe di tutti gli uomini cattivi che abitano nel mondo. Si chiama mondo anche quello formato dai buoni che sono sparsi per tutta la terra; in questo senso l'Apostolo dice: Dio in Cristo riconciliava a sé il mondo (2 Cor 5, 19). E' dal cuore di questi che il principe di questo mondo viene cacciato fuori.

[Cristo attrae tutti a sé, come loro capo.]

11. Dopo aver detto: Adesso il principe di questo mondo sarà cacciato fuori, il Signore aggiunge: E io, quando sarò elevato in alto da terra, tutto attirerò a me (Gv 12, 31-32). Cos'è questo tutto, se non tutto ciò da cui il diavolo è stato cacciato fuori? Egli non ha detto: tutti, ma tutto, perché la fede non è di tutti (cf. 2 Thess 3, 2). E così non si riferisce alla totalità degli uomini ma all'uomo integrale: spirito, anima e corpo: lo spirito per cui intendiamo, l'anima per cui viviamo, il corpo per cui siamo visibili e concreti. Colui che ha detto: Non un solo capello cadrà dal vostro capo (Lc 21, 18), tutto attira a sé. Se però tutto vuol dire tutti gli uomini, possiamo dire che tutto è stato predestinato alla salvezza e niente andrà perduto, come ha detto prima parlando delle sue pecore (cf. Gv 10, 28). Oppure tutto vuol dire tutte le categorie degli uomini d'ogni lingua e d'ogni età, senza distinzione di razza o di classe, di talento, di arte e di mestiere, al di là di qualsiasi altra distinzione che, al di fuori del peccato, possa esser fatta tra gli uomini, dai più illustri ai più umili, dal re fino al mendico. Tutto - egli dice - io attirerò a me, così da diventare io il loro capo ed essi le mie membra. Ma ciò accadrà - egli dice - quando sarò elevato da terra, sicuro com'è che dovrà compiersi ciò per cui egli è venuto. Qui si richiama a quanto ha detto prima: Se il chicco di frumento muore, porta molto frutto (Gv 12, 25). Che altro è infatti l'esaltazione di cui parla se non la sua passione in croce? E l'evangelista non manca di dirlo, aggiungendo: Diceva questo per indicare di qual morte stava per morire.

12. Gli rispose la folla: La legge ci ha insegnato che il Cristo rimane in eterno, e come puoi tu dire che il Figlio dell'uomo deve essere esaltato? Chi è questo Figlio dell'uomo? (Gv 12, 33-34). Essi ricordavano bene che il Signore con insistenza aveva affermato di essere il Figlio dell'uomo. In questo passo non dice: Quando sarà elevato in alto il Figlio dell'uomo; ma lo aveva detto prima, nel passo che ieri è stato letto e commentato, quando gli fu riferito che alcuni gentili desideravano vederlo: E' venuta l'ora in cui il Figlio dell'uomo deve essere glorificato (Gv 12, 23). E così, confrontando quella dichiarazione con questa di adesso: Quando sarò elevato in alto da terra, comprendendo che alludeva alla morte, essi gli obiettarono: La legge ci ha insegnato che il Cristo rimane in eterno, e come puoi tu dire che il Figlio dell'uomo deve essere innalzato? Chi è codesto Figlio dell'uomo? Cioè, essi dicono, se il Figlio dell'uomo è Cristo, rimane in eterno; e se rimane in eterno, come potrà essere sollevato da terra, cioè come potrà morire in croce? Capirono che egli parlava di quella morte che essi pensavano di infliggergli. Non fu dunque la luce della divina sapienza che rivelò ad essi il significato di queste parole, ma il pungolo della loro coscienza.

[Credere nella verità per rinascere in essa.]

13. Gesù, allora, disse loro: La luce è ancora per poco tra voi. E' per mezzo di essa che potete comprendere che il Cristo rimane in eterno. Camminate dunque mentre avete la luce affinché non vi sorprendano le tenebre (Gv 12, 35). Camminate, avvicinatevi, cercate di comprendere il Cristo tutto intero: il Cristo che morirà e vivrà in eterno, che verserà il sangue per la redenzione e ascenderà in alto dove condurrà anche noi. Se invece credete solo nell'eternità di Cristo, negando in lui l'umiltà della morte, vi avvolgeranno le tenebre. E chi cammina nelle tenebre, non sa dove va (Gv 12, 35), e può inciampare nella "pietra d'inciampo" e nella "pietra dello scandalo", quale fu il Signore per i ciechi Giudei; mentre per i credenti questa pietra, scartata dai costruttori, diventò "pietra d'angolo" (cf. 1 Pt 2, 6-8). Essi disdegnarono di credere in Cristo, perché nella loro empietà disprezzarono la sua morte e irrisero il suo sacrificio; e tuttavia quella era la morte del grano che doveva moltiplicarsi, ed era la esaltazione di colui che tutto avrebbe attratto a sé. Mentre avete la luce credete nella luce, affinché diventiate figli della luce (Gv 12, 36). Dato che avete ascoltato una cosa che è vera, credete nella verità, in modo da poter rinascere nella verità.

14. Così parlò Gesù, poi se ne andò e si nascose a loro. Non si nascose a coloro che avevano cominciato a credere in lui e ad amarlo, non a coloro che gli erano venuti incontro con rami di palme e acclamazioni; ma si nascose a coloro che lo vedevano e lo invidiavano, perché incapaci di vederlo veramente; anzi, a causa della loro cecità, urtavano contro quella pietra. Quando però Gesù si nascose a quelli che volevano ucciderlo (è una cosa che vi ricordo spesso perché non la dimentichiate), pensava alla nostra debolezza, non pregiudicava la sua potenza.


Il sacrificio della Messa

Le visioni - Beata Anna Caterina Emmerick

Leggilo nella Biblioteca

Nella seconda metà del mese di agosto del 1820, Anna Katharina ebbe visioni sui misteri del sacrificio della santa Messa. In queste, ella ricevé immagini dei tempi antichi e sul significato delle reliquie sull’altare, ma anche sulla tiepidezza e l’indifferenza con la quale viene trattato spesso il santissimo Sacramento dai preti e dai laici.
«Io vedo disse dappertutto sacerdoti cingersi delle grazie della Chiesa e dei tesori dei meriti di Gesù e dei Santi, ma praticare i sacrifici e predicare in modo morto. Mi venne mostrato un pagano che stava su una colonna, egli era intento a parlare in modo così acceso del nuovo Dio di tutti gli dei e di un altro popolo che tutti restavano rapiti dalle sue parole. Questa visione mi tempestò giorno e notte. Mi venne mostrata l’attuale miseria e la dissoluzione, sempre nel contesto di quei tempi, ed io avevo il compito di pregare per tutto questo senza posa. La lettura sciatta della Messa è una cosa mostruosa! Il modo di leggere è molto importante! Ebbi un’immagine dei misteri della santa Messa, e come tutto ciò che è santo si possa riferire a questa fin dall’inizio del mondo. Vidi i diversi significati delle forme e delle superfici; il significato della forma del circolo e della figura rotonda della terra, degli astri, di tutti i fenomeni ambientali e dell’Ostia. Vidi il profondo significato del Mistero dell’incarnazione, della redenzione e del sacrificio della santa Messa, e come Maria potesse giungere così lontano con il suo infinito abbraccio. Ricevetti, innanzi all’anima mia, alcune immagini dell’Antico Testamento, dove potei vedere e comprendere il sacrificio dalla prima offerta e il meraviglioso significato della sacra Spoglia e quello delle reliquie sotto l’altare dove viene letta la Messa.

Mi apparvero le ossa di Adamo sotto la montagna del Calvario, nell’angolo crollato di una caverna sotterranea, precisamente un po’ più sopra del livello dell’acqua in linea verticale al luogo della crocifissione di Gesù Cristo. Allo scheletro di Adamo mancavano il braccio, il piede destro e la costola destra; attraverso quest’ultima potei vedere l’interno del torace, e nell’incavo destro vidi il cranio di Eva, a destra nel posto della costola da dove Dio l’aveva tratta. Mi fu detto che sarebbero sorte molte dispute e confronti su questo fatto, ma in realtà il sepolcro di Adamo ed Eva con i loro resti sarebbe stato sempre qui. Il sepolcro non fu violato dal Diluvio universale, e vidi pure che Noè possedeva una parte di questi resti mortali nell’arca; le reliquie furono poste già con il primo sacrificio sull’altare e vi rimangono ancora. I resti delle ossa, che Abramo mostrò, sarebbero stati infatti quelli di Adamo, i quali gli sarebbero stati inviati da Sem. Così il sacrificio della morte di Gesù sul Calvario, sopra i resti di Adamo, ha preparato il sacrificio della santa Messa, e sotto la pietra dell’altare si trovano le reliquie. Anche i sacrifici dei Padri antichi furono la preparazione di quello della santa Messa. Anche loro conservavano le sacre spoglie, attraverso le quali adoravano Dio, poiché simboleggiavano la redenzione. Le spoglie di Adamo rappresentano le cinque speranze in rapporto al Salvatore e alla sua Chiesa. Vidi Noè offrire olocausti; il suo altare era colorato di bianco e rosso con sopra deposte le sacre reliquie. In questo modo egli pregava e offriva sacrifici. Le reliquie giunsero più tardi ad Abramo, le vidi poi esposte sull’altare di Melchisedech. La parte posteriore dell’altare era rivolta verso settentrione. I Padri antichi ponevano sempre l’altare in questo modo per fermare il maligno che giungeva da quella parte. Vidi anche Mosè pregare innanzi ad un altare, sul quale aveva esposto le reliquie che erano, di solito, custodite in un vasetto. Versò qualcosa sull’altare e subito divampò una fiamma sulla quale gettò dell’incenso che sprigionò del fumo. Egli promise a Dio di adorare per sempre queste reliquie, giurò così a lungo finché cadde stremato ma già l’alba lo ritrovò rialzato a rinnovare le preghiere. Mosè pregava anche con le braccia protese, egli sapeva bene che a questa preghiera Dio non resiste perché anche suo Figlio, quando si era fatto uomo, aveva pregfto in questo modo, perseverantemente fedele. Come Mosè vidi pregare anche Giosuè, quando il sole si arrestò al suo comando ‘. Vidi anche il lago di Betsaida, e come i suoi cinque accessi simbolizzino le cinque Piaghe di Nostro Signore. Mi si presentarono anche diverse immagini provenienti dai tempi più differenti. Vidi pure il primo Tempio, e su una collina, piuttosto distaccata da questo, era stata scavata una fossa per sotterrare e nascondere, nei tempi di pericolo incombente, le cose di valore: sacre giare, candelieri e molti bracieri a due manici. Al centro venne posta la sacra fiamma dell’altare. Sulla fossa poi furono poste molte travi, il tutto venne ricoperto dalla terra in modo che nulla potesse essere scorto. Vidi Neemia venire dalla prigionia e disotterrare il fuoco sacro dal luogo dove era stato nascosto. Essi trovarono, nell’estrarre i vasi, una nera poltiglia paludosa, con la quale Neemia spalmò il legno del sacrificio che prese fuoco.

Le visioni continuarono e mostrarono alla suora Emmerich il tempo del primo cristianesimo, quando i rappresentanti della massima organizzazione spirituale gareggiavano appassionatamente con quelli della potenza secolare, per offrire al santissimo Sacramento la dovuta adorazione e onore. Vidi il santo papa Zefirino , che a causa del suo fervore per la dignità del sacerdozio ebbe molto da patire da parte dei cristiani e degli eretici. Lo vidi accogliere con severo rigore i novelli candidati all’ordinazione sacerdotale; li esaminò attentamente e molti vennero respinti. Di un piccolo gruppo che desiderava essere ordinato ben cinque ne furono respinti. Lo vidi spesso anche in disputa con degli eretici, i quali parlavano attaccandolo e perfino strappando i suoi scritti. Egli richiedeva dai sacerdoti obbedienza, inviandoli in missione in vari luoghi; ma quelli che non lo seguivano perdevano l’incarico. Una volta inviò un uomo che non era ancora prete in Africa dove, così mi sembrò di vedere, divenne vescovo e un grande santo.

Costui era un amico di Zefirino ed è notissimo. Vidi come Zefirino desiderava che i cristiani gli portassero dalle loro case tutta l’argenteria per poter sostituire i calici di legno usati nelle chiese con altri d’argento. Vidi anche che le ampolline della Messa erano trasparenti. Egli lasciò adornare parzialmente con l’argento tanti calici e, poiché molti si arrabbiavano di questo fatto, donò tutto il restante ai poveri. Vidi egli stesso fare debiti per aiutare un uomo povero che non apparteneva alla sua famiglia. Una sua parente stretta gli mosse rimproveri per questo fatto, era convinta che egli avrebbe potuto fare i debiti al massimo per aiutare i suoi parenti poveri. A queste accuse Zefirino le rispose che avrebbe fatto i debiti per ordine di Gesù Cristo. Lei lo lasciò risentita. Papa Zefirino aveva saputo da Dio che se avesse dato qualcosa a quella donna avrebbe fatto molto male. Vidi come egli esaminava e ordinava i preti, di fronte alla comunità, e istruiva i religiosi sul comportamento da tenersi durante la santa Messa dei vescovi. Egli stabilì, in modo più preciso, e diede normative per il miglioramento e la chiarificazione dei rapporti reciproci; dispose pure alcune norme nei confronti dei cristiani di una certa età giovanile, per mantenere pura la sostanza e lo spirito della morale religiosa della Chiesa, vietò l’uso di portare il santo Sacramento al collo dentro una borsetta, in quanto si doveva riceverlo soltanto in chiesa.

Papa Zefirino aveva una grande venerazione interiore per la Madre di Dio. Egli ebbe alcune visioni sulla vita e la morte della santa Vergine Maria. Per questo fatto aveva preparato il suo giaciglio per la notte, celato dietro una tenda, ad imitazione di quello della santa Madre, e prima di andare a riposare meditava sulla morte della Vergine. Per onorare Maria, Zefirino usava indossare sotto i suoi vestiti al par di Maria una veste celeste. Lo vidi accogliere dopo la penitenza coloro che a causa di impurità e adulteri erano stati scacciati dalla comunità. Si trova in disaccordo con un sacerdote erudito (Tertulliano), che era troppo severo e che poi divenne un eretico. Mi venne mostrato anche san Luigi di Francia, come venne preparato, per mezzo dei digiuni più severi, alla prima comunione. Sua madre, che era con lui nella chiesa, pregava Dio affinché la illuminasse per sapere se il suo bambino fosse maturo per ricevere il santo Sacramento. Io vidi che Maria le apparve e le disse che Luigi avrebbe dovuto prepararsi prima per sette giorni e poi ricevere la comunione e che avrebbe dovuto comunicarsi con lui e insieme sacrificarsi. La Madonna poi sarebbe divenuta la sua Patrona. Vidi questo accadere. Appresi così come viva era intesa la religione in quei tempi. Luigi portava con sé il santo Sacramento (l’Ostia consacrata), in tutte le sue campagne, e dovunque si accampava faceva celebrare la santa Messa. Vidi pure un avvenimento mistico di re Luigi durante le crociate. Una volta le navi stavano affondando a causa di una tempesta del mare e Luigi venne implorato di dare soccorso alla gente che vi si trovava sopra. Egli supplicò allora Dio affinché le navi non affondassero. Siccome mancava il Sacramento vidi il pio re prendere un bambino neonato che era stato battezzato sulla nave e, implorando Dio, lo elevò con le braccia tese verso la tempesta come se avesse voluto proteggerlo. Appena ebbe compiuto questo gesto la tempesta si placò miracolosamente. Dopo questa vicenda il re Luigi esortò il suo popolo al culto devozionale del santo Sacramento. Invitò il popolo conseguentemente a riflettere su come Dio avesse protetto con il suo intervento miracoloso quel fanciullo, battezzato e innocente e tramite questo avesse protetto anche loro, come era già avvenuto per mezzo dell’intercessione di suo Figlio quando si fece uomo per la nostra salvezza.

Nell’anno 1819 suor Emmerich raccontò la seguente visione: Io ho chiamato Dio. Egli vuole vedere suo Figlio agire per i peccatori e rinnovare il sacrificio d’amore per noi. Ebbi poi in questo momento l’immagine del venerdì santo, il modo come il Signore si immolò per noi sulla Croce, ed ho visto Maria e gli Apostoli sotto la Croce sull’altare mentre il prete celebrava la santa Messa. Quest’immagine mi appare giorno e notte e vedo come l’intera comunità preghi male, ed il modo in cui il prete adempie al suo ufficio. L’immagine della Chiesa universale e di tutte le chiese e le comunità intorno, la vedo raffigurata da vicino come un albero pieno di frutta, in un bosco, illuminato dal sole e circondato da altri alberi. Mi appare costantemente la celebrazione della Messa, di giorno e di notte, in tutto il mondo, tra le comunità lontane, dove viene letta interamente, come avveniva nel tempo degli Apostoli. Mi appare pure un Ufficio divino celeste e gli Angeli che aggiungono tutto quello che il prete trascura. Per mancanza di devozione della comunità mi sacrifico e offro in suffragio il mio cuore supplicando il Signore per la sua misericordia. Vedo molti preti adempiere il loro ufficio in modo miserabile, preoccupandosi troppo di conservare una buona esteriorità e trascurando così spesso le cose interiori. Pensano più o meno in questo modo: “Come vengo visto dal popolo?” preoccupandosi poco di come vengono visti da Dio. Gli scrupolosi vogliono essere coscienti della loro orazione. Io ho avuto questa sensibilità fin dalla più tenera età. Spesso durante il giorno ero assorta in contemplazione nella devozione della santa Messa e se qualcuno si rivolgeva a me in quei momenti era come se durante il lavoro una persona adulta venisse interrotta da un piccolo bambino. Gesù ci ama attraverso la sua continua opera di redenzione con la Messa. La Messa è la copertura della salvezza storica di tutti, per mezzo del Sacramento. Io vidi tutto questo già nella primissima gioventù, e credetti che anche tutti gli uomini avessero visto così.

Sulla Messa sacrilega la Emmerich ebbe visioni sul sacrificio di un bambino nel tempo antico e a questo proposito così raccontò: «Quando vidi l’immagine terribile del bambino sacrificato alla mia destra mi voltai ma lo vidi egualmente a sinistra, e implorai il Signore di liberarmi dall’orrore’. Allora sentii il mio Sposo celeste così dirmi: “Vedi quanta rabbia, come essi quotidianamente si comportano con me e agiscono in mio nome!”. Vidi poi alcuni preti i quali, nonostante si trovassero in peccato mortale, celebravano la santa Messa, e l’Ostia, che come un bambino vivente era disteso sull’altare e veniva spezzato con la patena e ferito in modo orrendo. Il sacrificio della santa Messa, per questo genere di preti, non era altro che una forma di assassinio. Vidi ancora, tanta gente infelice, e tanta buona gente in molti luoghi, oppressa e perseguitata come se queste persecuzioni venissero fatte a Gesù Cristo stesso. Un tempo terribile. Non c’è nessuna scappatoia ma soltanto una grande nebbia di colpe che cala su tutto il mondo. Anche a Roma vedo preti cattivi martirizzare Gesù bambino nella Chiesa. Essi pretendono dal Papa qualcosa di molto pericoloso; anche il Papa si accorse di ciò che io pure avevo visto e, come un Angelo con la sua spada, li ricacciò via’. Noi abbiamo notato fin qui, spesso, quali effetti avessero su Anna Katharina Emmerich le benedizioni sacerdotali, specialmente durante le malattie più difficili e le più violente tentazioni. Nell’aprile del 1820 Anna Katharina Emmerich soffriva acutamente ed accusava i dolori più violenti e lancinanti, a tal punto che poteva appena parlare.

18 aprile: Il “pellegrino” così scrive: «Essa si trovava in una situazione molto difficile. Il padre confessore pregò il parroco di Haltern di andare là a pregare per la malata e benedirla. Anna Katharina ne poté trarre profitto; alla sera il padre confessore usò dell’acquavite, essa obbedì; poi i dolori divennero così forti che si lamentò dicendo: “Io ho cercato da me stessa tutto questo, perché non ho lasciato alle sofferenze le soddisfazioni desiderate. Ora devo attendere che il fuoco si consumi! Devo abbandonare tutto nelle mani di Dio”.

19 aprile: «Essa fu per tutta la notte attraversata da un terribile calore e non poteva bere a causa della ritenzione, il pastore di Haltern venne di nuovo nel corso della giornata e le arrecò sollievo con la preghiera e la benedizione. Il “pellegrino” la trovò, nel pomeriggio, in una posizione del tutto mutata, interamente capovolta, dove teneva normalmente i piedi adesso aveva la testa, cercando in questo modo di trovare sollievo ai suoi dolori. Era sottoposta ad una febbre terribile, i dolori si erano concentrati sulla parte sinistra della spina dorsale. La pia suora ringraziò Dio per le sofferenze, si sentì in comunione con le povere anime e si rallegrò di non poter più arrecare alcuna offesa a Dio nel Purgatorio».

20 aprile: «I dolori proseguono. Essa vide tutte le parti interne del corpo ferite e sofferenti. Il suo letto era tutto bagnato dal forte sudore, compresa la paglia del materasso. Allora la malata disse al “pellegrino” che se non fosse venuto qualcuno o qualcosa in suo soccorso sarebbe morta perché non poteva più sopportare il dolore. Appariva sfigurata dai dolori. Brentano si affrettò a chiamare il parroco che subito venne e parlò e pregò con lei, poi le pose la mano sul capo, come se avesse voluto trasmetterle la calma, e lei cadde subito in un sonno lieve. Più tardi, al risveglio, Anna Katharina così si esprimeva: “Pregai intensamente Dio di perdonarmi quando, io stessa, imploro una pena che non posso sopportare. Egli dovrebbe colmarmi con il suo amore, e per amore del sangue di suo Figlio dovrebbe aver pietà di me. Dovrebbe aiutarmi ancora una volta, se vuole che io abbia un compito e lo possa assolvere sulla terra. Allora io mi sentii raggiungere da un’unica risposta: “Il fuoco che tu hai ricevuto deve ardere”. A questo punto non mi feci più alcuna illusione, mi vidi in una condizione estremamente pericolosa e implorai Dio affinché mi desse la forza di accettare tutte le cose. Quando il parroco mi impose la mano sulla testa e pregò fui attraversata da una luce leggera e mi addormentai. Mi parve come se fossi stata una bambina e venissi cullata. Fui raggiunta da una sensazione di calma e c’era una luce. Ricevetti uno stato di sollievo e la speranza si riaccese in me”. Verso mezzogiorno si levò di nuovo il male; Lambert, che era ammalato, le impose le mani e recitò un rosario, in questo modo le fu d’aiuto.

23 dicembre 1820: alla mattina Sr. Emmerich fu trovata interamente priva di sensi. Non poteva né muoversi e neppure parlare. Il prete dovette andare in campagna ed inviò da lei il cappellano Niesing, che recitò per lei le preghiere per gli ammalati dal libretto di Cochem. La pia Emmerich ne ricevette sollievo e riprese coscienza potendo, come disse più tardi, “riprendere a pensare”. Il suo polso era appena percettibile; non poteva parlare, era rigida per il freddo interiore. Niesing recitò nuovamente dopo un’ora le preghiere per lei; la Veggente adesso poteva pensare solo a tratti e a quel contatto si levò in mezzo al letto dicendo: Ho visto di cosa è capace la mano di un vero sacerdote e la preghiera! Il giorno dopo così si esprimeva: Stanotte ho sofferto dolori sorprendenti che mi hanno attraversato tutte le membra, ho sofferto anche una sete tremenda, senza poter bere. Persi la coscienza e pensai, al mattino, di morire veramente. Ma poi non ne potetti più. Allora capii col cuore, che l’uomo non può pensare a Dio se Dio stesso non gli concede questa grazia, e se io ancora potevo questo, era gi una grazia. Quando Niesing venne non potevo muovere le membra e neanche parlare. Sapevo che egli aveva il libretto con sé ed ebbi la speranza che avrebbe pregato. E quando lui iniziò a pregare la sua compassione mi attraversò come un calore, ritornai in me stessa e potei pensare profondamente a “Gesù, Maria e Giuseppe”, questo mi salvò. Così la vita mi fu ridonata dalla benedizione di un sacerdote.
Alla sera Anna Katharina pregò un’altra volta per la benedizione e sulla reliquia di santo Cosma. Il giorno dopo si trovava ancora in uno stato così misero e poté pronunciare solo alcune parole. Appena impressi la reliquia sul mio petto, vidi il Santo vicino a me e fui investita da una corrente di calore. Ricevetti più vita, ma sono ancora piena di dolori lancinanti. La sete mi affligge in modo tremendo e non posso bere. Anna Katharina Emmerich rimase distesa per tutto il giorno, la sera della Vigilia di Natale restò immobile e in un silenzio mortale. Grazie a queste sue sofferenze il malato Lambert si sentì molto meglio. Le sofferenze ed i dolori di Anna Katharina Emmerich erano state devolute a suo favore.

P. Limberg parlò al “pellegrino” sulle “dita dei preti”, così come la Veggente gli aveva spiegato. «Lei mi ha spesso parlato di questo fatto, dicendomi che se anche tutto il corpo di un prete si riduce in polvere e l’anima viene gettata nell’inferno, la Consacrazione delle dita resta sempre riconoscibile tra le ossa. Per bruciare queste dita occorre un fuoco eccezionale; nonostante questo la consacraZione resta ancora impressa e indistruttibile. Anche nei turbamenti difficili, portati dal nemico dell’uomo, il maligno, la benedizione del prete portò ad Anna Katharina un sollievo momentaneo. Io soffrii — raccontò lei — tali dolori alle piaghe, che avrei volentieri voluto gridare ad alta voce, poiché si erano fatti insopportabili. Il sangue scorse a più riprese. Poi apparve Satana come angelo della luce e mi disse non solo interiormente ma parlandomi a viva voce: “Devo penetrare le tue piaghe in modo che domani tutto sarà a posto e non ti faranno più male, così tu non soffrirai più!” Lo riconobbi subito e gli dissi: “Vai via! Non ho bisogno dite! Non voglio niente da te!” Allora scivolò via e si nascose come un cane dietro l’armadio. Dopo un certo tempo ritornò di nuovo e disse: “Tu non devi pensare che con Gesù starai bene, tutto viene da me, sono io che ti do quelle immagini. Io ho anche un regno, sono potente e spodesterò il tuo Signore”. Era tardissimo, quando poi egli ritornò dicendomi:
“Perché ti giri intorno tormentandoti e non sai come e da dove viene? Tutto ciò che hai e vedi viene da me”. Allora gli gridai di andar via e di lasciarmi stare perché volevo appartenere solo a Gesù Cristo. “Io voglio amare solo Lui e fuggirti. Voglio avere sofferenze e dolori così come Egli vuole”. Chiamai il padre confessore perché la mia paura fu molto grande. Costui mi benedì e allora il nemico si allontanò da me. Alla mattina mentre stavo recitando il Credo entrò di nuovo furtivamente e mi disse:
“Cosa ti aiuta a pregare con “il Credo” quando non ne comprendi nessuna parola? Ti voglio chiaramente mostrare quello che dovresti vedere e conoscere!”. Allora gli risposi: “Io non voglio conoscere ma credere!”. Mi disse una frase dalla Sacra Scrittura ma senza poter pronunciare un nome. Appena capii che non poteva pronunciarlo gli dissi ripetutamente:
“Pronuncia la parola, dilla tutta!”, così dicendo mi tremarono le braccia e le gambe ed egli finalmente scomparve”.

L’energia che avvolge la stola sacerdotale in simili situazioni si rivela nelle notizie del “pellegrino” del 2 giugno 1821, il quale così scrive: “Trovai la pia suora molto sconvolta, che mi raccontò tra lacrime e paura: «Stanotte ho avuto una delle notti più tremende: è comparsa una gatta ed è venuta verso il mio letto. Saltò sulla mia mano. Allora l’afferrai per le zampe e la trattenni fuori del letto e volevo ucciderla, ma mi sfuggì. Restai sveglia e vidi tutto ciò che mi circondava. Il maligno ritornò e mi maltrattò durante tutta la notte fino alle 3 del mattino, era una figura nera e orribile. Mi batté e mi trascinò fuori dal letto, mi trovai con le mani sul pavimento, mi lanciò in avanti e mi compresse in modo terribile con i cuscini, poi mi sollevò in aria. Allora ebbi la certezza che non era un sogno. Feci tutto ciò che sapevo: presi le mie reliquie sacre ma non ne ebbi aiuto. Pregai allora disperata Dio e tutti i Santi, domandando loro se avevo così grandi colpe e se dovessi pagarle in questo modo, e ancora non ebbi nessuna risposta, sembravo abbandonata al “nemico dell’uomo”. Protestai verso il nemico, e chiamando tutti i Santi per nome, gli chiesi di dirmi quale diritto avesse per far questo. Egli non mi rispose ma continuò con i suoi tormenti. Ripetutamente cercava di afferrarmi sempre al dorso e alle spalle con le sue mani o artigli di ghiaccio. Finalmente ricevetti una certa forza e saltai sull’armadio, presi la stola del mio padre confessore ivi custodita e l’avvolsi attorno al mio collo. Allora cessò di afferrarmi e prese a parlare. Discorse sempre con una sicurezza e astuzia senza pari. Mi rimproverò perché io lo osteggiavo sempre in quel modo e gli facevo tanti danni, sempre con un tono di voce come se fosse dalla parte della più grande ragione. Quando avevo chiesto a Dio se avessi avuto così tante colpe, il nemico mi disse: “Tu ricevi qualcosa da me”, ma io gli risposi: “Da te posso avere solo i peccati, che sono maledetti come te dall’inizio! Gesù Cristo ha ben fatto! Mantienili con te e ritorna con loro fin nel profondo dell’inferno!
È indicibile spiegare cosa ho sofferto con quest’incontro!” Ella pianse e tremò in tutto il corpo, solo al ricordo di tale orribile esperienza.
Effetto del frammento della Croce. Diario del dr. Wesener, del 16 ottobre 1861, sull’effetto delle reliquie su Anna Katharina Emmerich: “Vidi l’ammalata in un’estasi profonda; giunse anche il P. Limberg, gli mostrai una cassettina ereditata da mia suocera che conteneva alcune reliquie, erano due particelle particolarmente significative della santa Croce”. P. Limberg senza pronunciare una parola mi prese la cassettina dalle mani e si avvicinò con questa all’ammalata, gliela mostrò mantenendo una certa distanza. Improvvisamente la malata si levò dal letto e afferrò con brama la cassettina comprimendosela sul cuore. P. Limberg le domandò cosa ci fosse dentro. Ella rispose: “Qualcosa di molto prezioso, come della santa Croce”.
P. Limberg la richiamò dallo stato di estasi ed io ripresi la mia cassettina. Ella fu molto meravigliata che la cassettina mi appartenesse, perché si ricordava di averla trovata sotto le vecchie pezze che riceveva a Coesfeld per i poveri e i malati. La veggente era anche meravigliata fortemente per il fatto che la devota, dalla quale riceveva i pezzi di stoffa, non avesse custodito bene questa sacralità . Cinque anni più tardi il “pellegrino” ritornò ancora sulle stesse particelle della Croce.•Quando mostrai ad Anna Katharina Emmerich una particella della Croce del dottor Wesener, ella l’afferrò e poi disse: “Io ho anche questa, l’ho nel cuore e sul petto (portava una particola della croce ricevuta da Overberg). Ho anche una particella della lancia. Quella che era conficcata nel corpo di Gesù Cristo e pende dalla Croce. Non posso decidermi quale debba amare di più: la Croce è il mezzo della salvezza, la lancia ha aperto una larga porta all’amore. Ieri ho vissuto profondamente gli avvenimenti collegati a queste particelle! (era il venerdì).
La particella mi addolcisce i dolori, le reliquie li ricacciano. Nei momenti in cui la particella mi addolcisce i dolori mi sono rivolta spesso al Signore in questo modo: ‘Signore se a te fosse stato così dolce soffrire sulla Croce, questa particola non avrebbe potuto rendere i miei dolori così tenui “.
Con il cambiamento dell’appartamento nell’agosto del 1821 la particella della Croce, conservata da Overberg, era andata perduta. La qual cosa portò molto dolore ad Anna Katharina Emmerich. Allora decise di rivolgersi a sant’Antonio e fece celebrare in suo onore una santa Messa, affinché il Santo si fosse adoperato a questo fine. Infatti il 17 agosto ella si ritrovò la particella della Croce in mano durante una visione. San Giuseppe e sant’Antonio sono venuti da me, e sant’Antonio mi ha dato la croce. Così spiegò poi la veggente.

Le consacrazioni

«Non vidi mai luccicare un’Immagine della Misericordia, ma vidi la luce del sole riflettersi sulla stessa. I raggi ricevuti dal sole erano inviati a sua volta dall’icona sull’orante. Io non ho mai visto luccicare la croce di Coesfeld, ma chiaramente quella della Croce chiusa nella custodia. Vidi anche raggi di luce che dalla Croce si riversavano sugli oranti». Quando il “pellegrino” una volta le mostrò un “Agnus Dei”‘, mentre lei si occupava con le reliquie, gli disse: «Questo è buono e dà forza, è consacrato; ma trovo la forza nelle reliquie». Di una croce consacrata disse.»La consacrazione luccica come una stella! La innalza nella gloria!. Ma le dita del prete (rivolta al suo padre confessore), sono ancora meglio. Questa croce può distruggersi mentre le dita del prete sono consacrate per sempre. La morte e l’inferno non possono annullare la consacrazione delle dita, questa viene distinta ancora in cielo.

Di Gesù che ci ha salvati

Qualcuno le portò un’immaginetta consacrata della Madre di Dio, e lei a quella vista disse: «Questa è benedetta, custodiscila bene e non metterla tra le cose profane. Chi venera la Madre di Dio, onora con Lei suo Figlio che ci ha salvati. Queste cose sono molto buone, vanno impresse sul cuore, custodiscila bene». Un’altra volta le venne portata un’altra immaginetta, e lei se la portò sul petto dicendo: Ah! La donna forte! Quest’immagine ha attinenza con quella della Misericordia!».

La monetina di S. Benedetto

Un’altra volta il pellegrino le diede un involucro di vetro dove era attaccata una monetina ad un pezzettino di velluto. Allora lei disse: «La stoffa è anche benedetta. Questa è una monetina di san Benedetto consacrata con una benedizione. Benedetto l’ha lasciata al suo ordine religioso ed ha relazione col miracolo che avvenne quando i monaci gli diedero da bere il veleno ed egli infranse il bicchiere con il segno della croce. Questa monetina agisce contro il veleno, la peste, l’incantesimo e le tentazioni demoniche. Il velluto rosso, sul quale è attaccato, è stato tolto dalla tomba di Willibald a Valpurga , nel luogo dove scorre l’olio dalle ossa di Walpurga. I religiosi hanno reciso questo pezzetto per tale uso, dopo esserci passati sopra con i piedi nudi». Il luglio 1821: mentre essa parlava, il “pellegrino” le diede nelle mani un libro aperto con la pagina chiazzata del suo sangue. A questa vista essa rise e disse: «Quello che è sprizzato sul libro proviene da questo fiorellino rosso e bianco al centro della mia mano». Un’altra volta “il pellegrino” le diede la medesima pagina nelle mani ponendole la domanda: Losa ha toccato questo foglio?’ allora si girò e disse: Le piaghe di Gesù!”.


NELLA PREGHIERA TROVERAI LA MIA CONSOLAZIONE A.N.A. 66 6 aprile 1995

Catalina Rivas

Gesù

Procura, figliola, di acquisire lo spirito di preghiera, supplica per ottenere la santa abitudine di pregare. Prega non solo oralmente, ma mentalmente e con il cuore; nella prosperità, per offrirmi la tua riconoscenza e la tua gioia; nelle avversità, per implorare il Mio aiuto e il Mio conforto; nel dubbio per sollecitare il Mio consiglio.

Mai troverai, come nella preghiera, la conoscenza vera di Me e di te; senza la preghiera, non troverai mai l'umiltà e la vera carità. Mai potrai conoscermi bene, mai possederai il Mio Spirito, mai comprenderai i sentimenti che Mi animano in molte cose.

Se ricorri alla preghiera per chiedere beni materiali o economici, accadrà che penserai a questi in un modo molto diverso da come pensavi prima, perché la luce della Grazia Divina, che viene concessa all'anima in preghiera, è infinitamente più pura delle luci della comprensione umana.

Se ricorri a Me tutte le volte che ti senti afflitto, non ti sarà necessario cercare consolazioni umane, perché una goccia della Mia consolazione è molto più efficace di tutte le consolazioni degli uomini.

Chi si impegna nella preghiera, si unisce a Me molto più intimamente. Non cade, si rialza; non si intristisce, si rianima; non vacilla, ma acquista maggior sicurezza.

L'anima abituata a ricorrere a Me in ogni occasione, ha il suo protettore, il suo consigliere e il suo consolatore. Sulla preghiera, si fonda una sicura speranza di perseveranza. Essa è il nutrimento di coloro che hanno fame e sete di giustizia, il godimento delle anime pure; in essa si trova tutto quanto si può desiderare.

Mentre preghi, Mi riverisci, Mi glorifichi e fai sulla terra quello che gli Angeli e i Santi fanno in cielo; quello che farai in seguito, per tutta l'eternità.