Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

A casa, le Sorelle dovranno essere sempre molto occupate sia nei lavori dell'orto che in oggetti di arti­gianato da vendere, poiché Nostro Signore lavorò per sua madre. Era un vero operaio. Era conosciuto come il figlio del falegname; visse una vita di duro lavoro per quasi vent'anni, senza mai esitare né dubitare della volontà  del Padre, anche se era venuto per con­durre le anime a Dio. Nel duro lavoro che svolgeva nella bottega del suo padre putativo, mostrò le più grandi doti che un essere umano può avere: l'umiltà , l'obbedienza, la povertà . Sempre si teneva al di sopra delle preoccupazioni materiali, Egli, il padrone di tutto, lavorò non per il lavoro in se stesso, ma per chi lo aveva mandato, per il suo Padre celeste. Le raffigu­razioni di San Giuseppe sono tra le più belle che co­nosciamo. (Madre Teresa di Calcutta)

Liturgia delle Ore - Letture

Lunedi della 31° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 12

1Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia.2Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto.3Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.
4A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla.5Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui.6Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio.7Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri.
8Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio;9ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
10Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato.
11Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire;12perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire".

13Uno della folla gli disse: "Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità".14Ma egli rispose: "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?".15E disse loro: "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni".16Disse poi una parabola: "La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto.17Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?18E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni.19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia.20Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?21Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio".

22Poi disse ai discepoli: "Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete.23La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito.24Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete!25Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?26Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto?27Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.28Se dunque Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede?29Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l'animo in ansia:30di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno.31Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta.
32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno.

33Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma.34Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

35Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese;36siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa.37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!39Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa.40Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate".
41Allora Pietro disse: "Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?".42Il Signore rispose: "Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro.44In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi.45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi,46il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli.47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse;48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

49Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!50C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!

51Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.52D'ora innanzi in una casa di cinque persone53si divideranno tre contro due e due contro tre;

padre contro figlio e 'figlio contro padre',
madre contro figlia e 'figlia contro madre',
suocera contro nuora e 'nuora contro suocera'".

54Diceva ancora alle folle: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade.55E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade.56Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?57E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?58Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esecutore e questi ti getti in prigione.59Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo".


Primo libro dei Re 8

1A questo punto Salomone convocò in assemblea a Gerusalemme gli anziani di Israele, tutti i capitribù, i principi dei casati degli Israeliti, per trasportare l'arca dell'alleanza del Signore dalla città di Davide, cioè da Sion.2Tutto Israele si radunò presso il re Salomone per la festa, nel mese di Etanim, cioè il settimo mese.3Presenti tutti gli anziani di Israele, l'arca del Signore fu sollevata e i sacerdoti e i leviti la trasportarono4con la tenda del convegno e con tutti gli arredi sacri che erano nella tenda.5Il re Salomone e tutta la comunità di Israele, convenuta presso di lui, immolavano davanti all'arca pecore e buoi che non si contavano né si calcolavano.6I sacerdoti introdussero l'arca dell'alleanza del Signore al suo posto nella cella del tempio, cioè nel Santo dei santi, sotto le ali dei cherubini.7Difatti i cherubini stendevano le ali sopra l'arca; essi coprivano l'arca e le sue stanghe dall'alto.8Le stanghe erano più lunghe, per questo le loro punte si vedevano dal Santo di fronte alla cella, ma non si vedevano di fuori; tali cose ci sono fino ad oggi.9Nell'arca non c'era nulla se non le due tavole di pietra, che vi aveva deposte Mosè sull'Oreb, cioè le tavole dell'alleanza conclusa dal Signore con gli Israeliti quando uscirono dal paese d'Egitto.
10Appena i sacerdoti furono usciti dal santuario, la nuvola riempì il tempio11e i sacerdoti non poterono rimanervi per compiere il servizio a causa della nube, perché la gloria del Signore riempiva il tempio.12Allora Salomone disse:

"Il Signore ha deciso di abitare sulla nube.
13Io ti ho costruito una casa potente,
un luogo per la tua dimora perenne".

14Il re si voltò e benedisse tutta l'assemblea di Israele, mentre tutti i presenti stavano in piedi.15Salomone disse: "Benedetto il Signore, Dio di Israele, che ha adempiuto con potenza quanto aveva promesso con la sua bocca a Davide mio padre:16Da quando ho fatto uscire Israele mio popolo dall'Egitto, io non mi sono scelto una città fra tutte le tribù di Israele perché mi si costruisse una casa, ove abitasse il mio nome; ora mi sono scelto Gerusalemme perché vi dimori il mio nome e mi sono scelto Davide perché sia capo del popolo di Israele.17Davide mio padre aveva deciso di costruire un tempio al nome del Signore, Dio di Israele,18ma il Signore gli disse: Tu hai pensato di edificare un tempio al mio nome; hai fatto bene a formulare tale progetto.19Non tu costruirai il tempio, ma il figlio che uscirà dai tuoi fianchi, lui costruirà un tempio al mio nome.20Il Signore ha attuato la parola che aveva pronunziata; io ho preso il posto di Davide mio padre, mi sono seduto sul trono di Israele, come aveva preannunziato il Signore, e ho costruito il tempio al nome del Signore, Dio di Israele.21In esso ho fissato un posto per l'arca, dove c'è l'alleanza che il Signore aveva conclusa con i nostri padri quando li fece uscire dal paese di Egitto".

22Poi Salomone si pose davanti all'altare del Signore, di fronte a tutta l'assemblea di Israele, e, stese le mani verso il cielo,23disse: "Signore, Dio di Israele, non c'è un Dio come te, né lassù nei cieli né quaggiù sulla terra! Tu mantieni l'alleanza e la misericordia con i tuoi servi che camminano davanti a te con tutto il cuore.24Tu hai mantenuto nei riguardi del tuo servo Davide mio padre quanto gli avevi promesso; quanto avevi detto con la bocca l'hai adempiuto con potenza, come appare oggi.25Ora, Signore Dio di Israele, mantieni al tuo servo Davide mio padre quanto gli hai promesso: Non ti mancherà un discendente che stia davanti a me e sieda sul trono di Israele, purché i tuoi figli veglino sulla loro condotta camminando davanti a me come vi hai camminato tu.26Ora, Signore Dio di Israele, si adempia la parola che tu hai rivolta a Davide mio padre.
27Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra? Ecco i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruita!28Volgiti alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, Signore mio Dio; ascolta il grido e la preghiera che il tuo servo oggi innalza davanti a te!29Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa, verso il luogo di cui hai detto: Lì sarà il mio nome! Ascolta la preghiera che il tuo servo innalza in questo luogo.
30Ascolta la supplica del tuo servo e di Israele tuo popolo, quando pregheranno in questo luogo. Ascoltali dal luogo della tua dimora, dal cielo; ascolta e perdona.
31Se uno pecca contro il suo fratello e, perché gli è imposto un giuramento di imprecazione, viene a giurare davanti al tuo altare in questo tempio,32tu ascoltalo dal cielo, intervieni e fa' giustizia con i tuoi servi; condanna l'empio, facendogli ricadere sul capo la sua condotta, e dichiara giusto l'innocente rendendogli quanto merita la sua innocenza.
33Quando il tuo popolo Israele sarà sconfitto di fronte al nemico perché ha peccato contro di te, se si rivolge a te, se loda il tuo nome, se ti prega e ti supplica in questo tempio,34tu ascolta dal cielo, perdona il peccato di Israele tuo popolo e fallo tornare nel paese che hai dato ai suoi padri.
35Quando si chiuderà il cielo e non ci sarà pioggia perché hanno peccato contro di te, se ti pregano in questo luogo, se lodano il tuo nome e si convertono dal loro peccato perché tu li hai umiliati,36tu ascolta dal cielo e perdona il peccato dei tuoi servi e di Israele tuo popolo, ai quali indicherai la strada buona su cui camminare, e concedi la pioggia alla terra che hai dato in eredità al tuo popolo.
37Quando nella regione ci sarà carestia o peste, carbonchio o ruggine, invasione di locuste o di bruchi; quando il nemico assedierà il tuo popolo in qualcuna delle sue porte o quando scoppierà un'epidemia o un flagello qualsiasi;38se uno qualunque oppure tutto Israele tuo popolo, dopo avere provato il rimorso nel cuore, ti prega o supplica con le mani tese verso questo tempio,39tu ascoltalo dal cielo, luogo della tua dimora, perdona, intervieni e rendi a ognuno secondo la sua condotta, tu che conosci il suo cuore - tu solo conosci il cuore di tutti i figli degli uomini -40perché ti temano durante tutti i giorni della loro vita nel paese che hai dato ai nostri padri.
41Anche lo straniero, che non appartiene a Israele tuo popolo, se viene da un paese lontano a causa del tuo nome42perché si sarà sentito parlare del tuo grande nome, della tua mano potente e del tuo braccio teso, se egli viene a pregare in questo tempio,43tu ascoltalo dal cielo, luogo della tua dimora, e soddisfa tutte le richieste dello straniero, perché tutti i popoli della terra conoscano il tuo nome, ti temano come Israele tuo popolo e sappiano che al tuo nome è stato dedicato questo tempio che io ho costruito.
44Quando il tuo popolo uscirà in guerra contro il suo nemico, seguendo le vie in cui l'avrai indirizzato, se ti pregheranno rivolti verso la città che ti sei scelta e verso il tempio che io ho costruito al tuo nome,45ascolta dal cielo la loro preghiera e la loro supplica e rendi loro giustizia.
46Quando peccheranno contro di te, poiché non c'è nessuno che non pecchi, e tu, adirato contro di loro, li consegnerai a un nemico e i loro conquistatori li deporteranno in un paese ostile, lontano o vicino,47se nel paese in cui saranno deportati rientreranno in se stessi e faranno ritorno a te supplicandoti nel paese della loro prigionia, dicendo: Abbiamo peccato, abbiamo agito da malvagi e da empi,48se torneranno a te con tutto il cuore e con tutta l'anima nel paese dei nemici che li avranno deportati, e ti supplicheranno rivolti verso il paese che tu hai dato ai loro padri, verso la città che ti sei scelta e verso il tempio che io ho costruito al tuo nome,49tu ascolta dal cielo, luogo della tua dimora, la loro preghiera e la loro supplica e rendi loro giustizia.50Perdona al tuo popolo, che ha peccato contro di te, tutte le ribellioni di cui si è reso colpevole verso di te, fa' che i suoi deportatori gli usino misericordia,51perché si tratta del tuo popolo e della tua eredità, di coloro che hai fatto uscire dall'Egitto, da una fornace per fondere il ferro.
52Siano attenti i tuoi occhi alla preghiera del tuo servo e del tuo popolo Israele e ascoltali in quanto ti chiedono,53perché tu li hai separati da tutti i popoli del paese come tua proprietà secondo quanto avevi dichiarato per mezzo di Mosè tuo servo, mentre facevi uscire, o Signore, i nostri padri dall'Egitto".
54Quando Salomone ebbe finito di rivolgere al Signore questa preghiera e questa supplica, si alzò davanti all'altare del Signore, dove era inginocchiato con le palme tese verso il cielo,55si mise in piedi e benedisse tutta l'assemblea di Israele, a voce alta:56"Benedetto il Signore, che ha concesso tranquillità a Israele suo popolo, secondo la sua parola. Non è venuta meno neppure una delle parole buone che aveva pronunziate per mezzo di Mosè suo servo.57Il Signore nostro Dio sia con noi come è stato con i nostri padri; non ci abbandoni e non ci respinga,58ma volga piuttosto i nostri cuori verso di lui, perché seguiamo tutte le sue vie e osserviamo i comandi, gli statuti e i decreti che ha imposti ai nostri padri.59Queste parole, usate da me per supplicare il Signore, siano presenti davanti al Signore nostro Dio, giorno e notte, perché renda giustizia al suo servo e a Israele suo popolo secondo le necessità di ogni giorno.60Allora tutti i popoli della terra sapranno che il Signore è Dio e che non ce n'è altri.61Il vostro cuore sarà tutto dedito al Signore nostro Dio, perché cammini secondo i suoi decreti e osservi i suoi comandi, come avviene oggi".
62Il re e tutto Israele offrirono un sacrificio davanti al Signore.63Salomone immolò al Signore, in sacrificio di comunione, ventiduemila buoi e centoventimila pecore; così il re e tutti gli Israeliti dedicarono il tempio al Signore.64In quel giorno il re consacrò il centro del cortile di fronte al tempio del Signore; infatti ivi offrì l'olocausto, l'oblazione e il grasso dei sacrifici di comunione, perché l'altare di bronzo, che era davanti al Signore, era troppo piccolo per contenere l'olocausto, l'oblazione e il grasso dei sacrifici di comunione.
65In quell'occasione Salomone celebrò la festa davanti al Signore nostro Dio per sette giorni: tutto Israele, dall'ingresso di Amat al torrente d'Egitto, un'assemblea molto grande, era con lui.66Nel giorno ottavo congedò il popolo. I convenuti, salutato il re, tornarono alle loro case, contenti e con la gioia nel cuore per tutto il bene concesso dal Signore a Davide suo servo e a Israele suo popolo.


Salmi 137

1Sui fiumi di Babilonia,
là sedevamo piangendo
al ricordo di Sion.
2Ai salici di quella terra
appendemmo le nostre cetre.
3Là ci chiedevano parole di canto
coloro che ci avevano deportato,
canzoni di gioia, i nostri oppressori:
"Cantateci i canti di Sion!".

4Come cantare i canti del Signore
in terra straniera?
5Se ti dimentico, Gerusalemme,
si paralizzi la mia destra;
6mi si attacchi la lingua al palato,
se lascio cadere il tuo ricordo,
se non metto Gerusalemme
al di sopra di ogni mia gioia.

7Ricordati, Signore, dei figli di Edom,
che nel giorno di Gerusalemme,
dicevano: "Distruggete, distruggete
anche le sue fondamenta".
8Figlia di Babilonia devastatrice,
beato chi ti renderà quanto ci hai fatto.
9Beato chi afferrerà i tuoi piccoli
e li sbatterà contro la pietra.


Salmi 18

1'Al maestro del coro. Di Davide, servo del Signore, che rivolse al Signore le parole di questo canto, quando il Signore lo liberò dal potere di tutti i suoi nemici,2 e dalla mano di Saul. Disse dunque:'

Ti amo, Signore, mia forza,
3Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore;
mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo;
mio scudo e baluardo, mia potente salvezza.
4Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.

5Mi circondavano flutti di morte,
mi travolgevano torrenti impetuosi;
6già mi avvolgevano i lacci degli inferi,
già mi stringevano agguati mortali.
7Nel mio affanno invocai il Signore,
nell'angoscia gridai al mio Dio:
dal suo tempio ascoltò la mia voce,
al suo orecchio pervenne il mio grido.

8La terra tremò e si scosse;
vacillarono le fondamenta dei monti,
si scossero perché egli era sdegnato.
9Dalle sue narici saliva fumo,
dalla sua bocca un fuoco divorante;
da lui sprizzavano carboni ardenti.
10Abbassò i cieli e discese,
fosca caligine sotto i suoi piedi.

11Cavalcava un cherubino e volava,
si librava sulle ali del vento.
12Si avvolgeva di tenebre come di velo,
acque oscure e dense nubi lo coprivano.
13Davanti al suo fulgore si dissipavano le nubi
con grandine e carboni ardenti.
14Il Signore tuonò dal cielo,
l'Altissimo fece udire la sua voce:
grandine e carboni ardenti.
15Scagliò saette e li disperse,
fulminò con folgori e li sconfisse.
16Allora apparve il fondo del mare,
si scoprirono le fondamenta del mondo,
per la tua minaccia, Signore,
per lo spirare del tuo furore.

17Stese la mano dall'alto e mi prese,
mi sollevò dalle grandi acque,
18mi liberò da nemici potenti,
da coloro che mi odiavano
ed eran più forti di me.
19Mi assalirono nel giorno di sventura,
ma il Signore fu mio sostegno;
20mi portò al largo,
mi liberò perché mi vuol bene.

21Il Signore mi tratta secondo la mia giustizia,
mi ripaga secondo l'innocenza delle mie mani;
22perché ho custodito le vie del Signore,
non ho abbandonato empiamente il mio Dio.
23I suoi giudizi mi stanno tutti davanti,
non ho respinto da me la sua legge;
24ma integro sono stato con lui
e mi sono guardato dalla colpa.
25Il Signore mi rende secondo la mia giustizia,
secondo l'innocenza delle mie mani davanti ai suoi occhi.

26Con l'uomo buono tu sei buono
con l'uomo integro tu sei integro,
27con l'uomo puro tu sei puro,
con il perverso tu sei astuto.
28Perché tu salvi il popolo degli umili,
ma abbassi gli occhi dei superbi.
29Tu, Signore, sei luce alla mia lampada;
il mio Dio rischiara le mie tenebre.
30Con te mi lancerò contro le schiere,
con il mio Dio scavalcherò le mura.

31La via di Dio è diritta,
la parola del Signore è provata al fuoco;
egli è scudo per chi in lui si rifugia.
32Infatti, chi è Dio, se non il Signore?
O chi è rupe, se non il nostro Dio?
33Il Dio che mi ha cinto di vigore
e ha reso integro il mio cammino;
34mi ha dato agilità come di cerve,
sulle alture mi ha fatto stare saldo;
35ha addestrato le mie mani alla battaglia,
le mie braccia a tender l'arco di bronzo.

36Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza,
la tua destra mi ha sostenuto,
la tua bontà mi ha fatto crescere.
37Hai spianato la via ai miei passi,
i miei piedi non hanno vacillato.
38Ho inseguito i miei nemici e li ho raggiunti,
non sono tornato senza averli annientati.
39Li ho colpiti e non si sono rialzati,
sono caduti sotto i miei piedi.
40Tu mi hai cinto di forza per la guerra,
hai piegato sotto di me gli avversari.

41Dei nemici mi hai mostrato le spalle,
hai disperso quanti mi odiavano.
42Hanno gridato e nessuno li ha salvati,
al Signore, ma non ha risposto.
43Come polvere al vento li ho dispersi,
calpestati come fango delle strade.
44Mi hai scampato dal popolo in rivolta,
mi hai posto a capo delle nazioni.
Un popolo che non conoscevo mi ha servito;
45all'udirmi, subito mi obbedivano,
stranieri cercavano il mio favore,
46impallidivano uomini stranieri
e uscivano tremanti dai loro nascondigli.

47Viva il Signore e benedetta la mia rupe,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
48Dio, tu mi accordi la rivincita
e sottometti i popoli al mio giogo,
49mi scampi dai nemici furenti,
dei miei avversari mi fai trionfare
e mi liberi dall'uomo violento.

50Per questo, Signore, ti loderò tra i popoli
e canterò inni di gioia al tuo nome.
51Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato,
a Davide e alla sua discendenza per sempre.


Daniele 8

1Il terzo anno del regno del re Baldassàr, io Daniele ebbi un'altra visione dopo quella che mi era apparsa prima.
2Quand'ebbi questa visione, mi trovavo nella cittadella di Susa, che è nella provincia dell'Elam, e mi sembrava, in visione, di essere presso il fiume Ulai.
3Alzai gli occhi e guardai; ecco un montone, in piedi, stava di fronte al fiume. Aveva due corna alte, ma un corno era più alto dell'altro, sebbene fosse spuntato dopo.4Io vidi che quel montone cozzava verso l'occidente, il settentrione e il mezzogiorno e nessuna bestia gli poteva resistere, né alcuno era in grado di liberare dal suo potere: faceva quel che gli pareva e divenne grande.
5Io stavo attento ed ecco un capro venire da occidente, sulla terra, senza toccarne il suolo: aveva fra gli occhi un grosso corno.6Si avvicinò al montone dalle due corna, che avevo visto in piedi di fronte al fiume, e gli si scagliò contro con tutta la forza.7Dopo averlo assalito, lo vidi imbizzarrirsi e cozzare contro di lui e spezzargli le due corna, senza che il montone avesse la forza di resistergli; poi lo gettò a terra e lo calpestò e nessuno liberava il montone dal suo potere.
8Il capro divenne molto potente; ma quando fu diventato grande, quel suo gran corno si spezzò e al posto di quello sorsero altre quattro corna, verso i quattro venti del cielo.
9Da uno di quelli uscì un piccolo corno, che crebbe molto verso il mezzogiorno, l'oriente e verso la Palestina:10s'innalzò fin contro la milizia celeste e gettò a terra una parte di quella schiera e delle stelle e le calpestò.
11S'innalzò fino al capo della milizia e gli tolse il sacrificio quotidiano e fu profanata la santa dimora.
12In luogo del sacrificio quotidiano fu posto il peccato e fu gettata a terra la verità; ciò esso fece e vi riuscì.
13Udii un santo parlare e un altro santo dire a quello che parlava: "Fino a quando durerà questa visione: il sacrificio quotidiano abolito, la desolazione dell'iniquità, il santuario e la milizia calpestati?".14Gli rispose: "Fino a duemilatrecento sere e mattine: poi il santuario sarà rivendicato".

15Mentre io, Daniele, consideravo la visione e cercavo di comprenderla, ecco davanti a me uno in piedi, dall'aspetto d'uomo;16intesi la voce di un uomo, in mezzo all'Ulai, che gridava e diceva: "Gabriele, spiega a lui la visione".17Egli venne dove io ero e quando giunse, io ebbi paura e caddi con la faccia a terra. Egli mi disse: "Figlio dell'uomo, comprendi bene, questa visione riguarda il tempo della fine".18Mentre egli parlava con me, caddi svenuto con la faccia a terra; ma egli mi toccò e mi fece alzare.
19Egli disse: "Ecco io ti rivelo ciò che avverrà al termine dell'ira, perché la visione riguarda il tempo della fine.20Il montone con due corna, che tu hai visto, significa il re di Media e di Persia;21il capro è il re della Grecia; il gran corno, che era in mezzo ai suoi occhi, è il primo re.22Che quello sia stato spezzato e quattro ne siano sorti al posto di uno, significa che quattro regni sorgeranno dalla medesima nazione, ma non con la medesima potenza di lui.
23Alla fine del loro regno, quando l'empietà avrà raggiunto il colmo, sorgerà un re audace, sfacciato e intrigante.24La sua potenza si rafforzerà, ma non per potenza propria; causerà inaudite rovine, avrà successo nelle imprese, distruggerà i potenti e il popolo dei santi.25Per la sua astuzia, la frode prospererà nelle sue mani, si insuperbirà in cuor suo e con inganno farà perire molti: insorgerà contro il principe dei prìncipi, ma verrà spezzato senza intervento di mano d'uomo.26La visione di sere e mattine, che è stata spiegata, è vera. Ora tu tieni segreta la visione, perché riguarda cose che avverranno fra molti giorni".
27Io, Daniele, rimasi sfinito e mi sentii male per vari giorni: poi mi alzai e sbrigai gli affari del re: ma ero stupefatto della visione perché non la potevo comprendere.


Seconda lettera ai Corinzi 11

1Oh se poteste sopportare un po' di follia da parte mia! Ma, certo, voi mi sopportate.2Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina, avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo.3Temo però che, come il serpente nella sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo.4Se infatti il primo venuto vi predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi o se si tratta di ricevere uno spirito diverso da quello che avete ricevuto o un altro vangelo che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad accettarlo.5Ora io ritengo di non essere in nulla inferiore a questi "superapostoli"!6E se anche sono un profano nell'arte del parlare, non lo sono però nella dottrina, come vi abbiamo dimostrato in tutto e per tutto davanti a tutti.
7O forse ho commesso una colpa abbassando me stesso per esaltare voi, quando vi ho annunziato gratuitamente il vangelo di Dio?8Ho spogliato altre Chiese accettando da loro il necessario per vivere, allo scopo di servire voi.9E trovandomi presso di voi e pur essendo nel bisogno, non sono stato d'aggravio a nessuno, perché alle mie necessità hanno provveduto i fratelli giunti dalla Macedonia. In ogni circostanza ho fatto il possibile per non esservi di aggravio e così farò in avvenire.10Com'è vero che c'è la verità di Cristo in me, nessuno mi toglierà questo vanto in terra di Acaia!
11Questo perché? Forse perché non vi amo? Lo sa Dio!12Lo faccio invece, e lo farò ancora, per troncare ogni pretesto a quelli che cercano un pretesto per apparire come noi in quello di cui si vantano.13Questi tali sono falsi apostoli, operai fraudolenti, che si mascherano da apostoli di Cristo.14Ciò non fa meraviglia, perché anche satana si maschera da angelo di luce.15Non è perciò gran cosa se anche i suoi ministri si mascherano da ministri di giustizia; ma la loro fine sarà secondo le loro opere.
16Lo dico di nuovo: nessuno mi consideri come un pazzo, o se no ritenetemi pure come un pazzo, perché possa anch'io vantarmi un poco.17Quello che dico, però, non lo dico secondo il Signore, ma come da stolto, nella fiducia che ho di potermi vantare.18Dal momento che molti si vantano da un punto di vista umano, mi vanterò anch'io.19Infatti voi, che pur siete saggi, sopportate facilmente gli stolti.20In realtà sopportate chi vi riduce in servitù, chi vi divora, chi vi sfrutta, chi è arrogante, chi vi colpisce in faccia.21Lo dico con vergogna; come siamo stati deboli!
Però in quello in cui qualcuno osa vantarsi, lo dico da stolto, oso vantarmi anch'io.22Sono Ebrei? Anch'io! Sono Israeliti? Anch'io! Sono stirpe di Abramo? Anch'io!23Sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro: molto di più nelle fatiche, molto di più nelle prigionie, infinitamente di più nelle percosse, spesso in pericolo di morte.24Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i trentanove colpi;25tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde.26Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli;27fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità.28E oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese.29Chi è debole, che anch'io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema?
30Se è necessario vantarsi, mi vanterò di quanto si riferisce alla mia debolezza.31Dio e Padre del Signore Gesù, lui che è benedetto nei secoli, sa che non mentisco.32A Damasco, il governatore del re Areta montava la guardia alla città dei Damasceni per catturarmi,33ma da una finestra fui calato per il muro in una cesta e così sfuggii dalle sue mani.


Capitolo XII: L’educazione a patire e la lotta alla concupiscenza

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1. Signore Dio, capisco che è per me veramente necessario saper soffrire, giacché in questo mondo accadono tante avversità. Invero, comunque io abbia disposto per la mia tranquillità, la mia vita non può essere esente dalla lotta e dal dolore. Così è, o figlio. Ma tale è la mia volontà: tu non devi andar cercando una pace, che non abbia e non senta tentazione o avversità; anzi devi ritenere per certo di avere trovato pace, anche quando sarai afflitto da varie tribolazioni e sarai provato da varie contrarietà. Se obietterai di non riuscire ora a sopportare tanto, come riuscirai a sostenere poi il fuoco del purgatorio? Tra due mali, scegliere sempre il minore. Così, per poter sfuggire alle pene eterne future, vedi di sopportare, con fermezza e per amore di Dio, i mali presenti. Credi forse che quelli che vivono nel mondo non abbiano a patire per nulla, o soltanto un pochino? No; questo non lo riscontrerai, nemmeno cercando tra le persone che vivono tra gli agi più grandi. Tuttavia - mi dirai - costoro hanno molte gioie, fanno ciò che loro più piace e alle loro tribolazioni non danno, perciò, gran peso. Ammettiamo che le cose stiano così e che costoro abbiano tutto ciò che vogliono. Ma quanto pensi che potrà durare? Ecco "come fumo si disperderanno" (Sal 36,20) coloro che in questo mondo sono nell'abbondanza; delle loro gioie di un tempo non resterà ricordo alcuno.

2. Di più, anche mentre sono ancora in vita, costoro non sono esenti da amarezze, da noie e da timori. Che anzi, frequentemente, proprio dalle stesse cose dalle quali si ripromettono gioia, essi traggono una dolorosa pena. E giustamente per loro ciò accade. Infatti, cercando essi ed inseguendo il piacere anche contro l'ordine disposto da Dio, non lo raggiungono senza vergogna ed amarezza. Come è breve, questo piacere e falso e contrario al volere di Dio; e come è turpe. Eppure gli uomini, ebbri e ciechi, non capiscono; e, come bruti, vanno incontro alla morte dell'anima per un piccolo piacere di questa vita corruttibile. Ma tu, figlio, non andare dietro alle "tue concupiscenze; distogliti dal tuo capriccio" (Sir 18,30). "Metti il tuo gaudio nel Signore; Egli ti darà ciò che il tuo cuore domanderà" (Sal 36,4). In verità, se veramente desideri la pienezza della gioia e della mia consolazione, ecco, la tua felicità consisterà nel disprezzo di tutto ciò che è nel mondo e nel distacco da ogni piacere. Così ti saranno concesse grandi consolazioni. Quanto più ti allontanerai da ogni conforto che venga dalle creature, tanto più grandi e soavi consolazioni troverai in me. A questo non giungerai, però, senza avere prima sofferto e faticosamente lottato. Farà resistenza il radicato costume; ma sarà vinto poi da una abitudine migliore. Protesterà la carne, ma sarà tenuta in freno dal fervore spirituale. Ti istigherà, fino all'esasperazione, l'antico serpente; ma sarà messo in fuga dalla preghiera oppure gli sarà ostacolato un facile ingresso, se ti troverà preso da un lavoro pratico.


Sermone 350/F Erfurt 4 Discorso di sant'Agostino vescovo sull'elemosina da farsi anche ai peccatori

Discorsi - Sant'Agostino

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A chi fare l'elemosina?

1. Qualcuno pensa che le elemosine si debbano concedere solo ai giusti e che, invece, non sia opportuno dare ai peccatori niente del genere. Nel commettere questo errore i Manichei sono al primo posto nella scelleratezza; essi credono che in ogni alimento si trovino, mescolate e congiunte, delle membra di Dio e pensano che di queste si debba avere riguardo, in modo che non siano contaminate dai peccatori e imprigionate con nodi ancor più miserevoli. Questa pazzia forse non merita neppure di essere respinta, tanto offende l'intelligenza di chi è sano di mente, solo a essere proposta. Alcuni però, pur non pensandola così, ritengono che non si debba dare cibo ai peccatori per non agire contro Dio, in quanto è espressamente dichiarata la sua ira nei loro confronti, quasi che, se noi volessimo recare soccorso a quelli che egli vuole punire, potesse adirarsi anche contro di noi. Portano a sostegno anche una citazione delle Sante Scritture, dove leggiamo: Usa misericordia e non accogliere il peccatore e l'empio; castiga gli empi e i peccatori; fa' del bene all'umile e non dare all'empio, perché l'Altissimo ha in odio i peccatori e castiga gli empi 1. Non comprendendo come si devono intendere queste parole, sono trascinati verso una crudeltà veramente odiosa. Proprio per questo, fratelli, è opportuno che diciamo alla vostra carità poche cose su questo tema, in modo che, a causa di un malinteso e non avendo compreso nei divini libri la volontà divina, non acconsentiate alla malvagità umana.

La misericordia va usata verso tutti.

2. L'apostolo Paolo insegna con tutta chiarezza che bisogna usare misericordia verso tutti e dice: Facciamo del bene a tutti, senza stancarci, adesso che ne abbiamo il tempo, e soprattutto a chi è a noi congiunto per la fede 2. Effettivamente da questo brano emerge abbastanza bene che in queste opere i giusti devono essere preferiti. Come potremmo altrimenti interpretare i fratelli nella fede, quando altrove è scritto apertamente: Il giusto vive di fede 3? Tuttavia le viscere di misericordia non si devono chiudere verso gli altri uomini, anche peccatori, neppure se hanno un animo a noi ostile, come dice e ammonisce il nostro Salvatore: Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odian 4. Questo nei libri antichi non è tenuto sotto silenzio; in questi infatti si legge: Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere 5, citazione di cui si è servito anche l'Apostolo 6. Tuttavia non è falso quello che abbiamo affermato precedentemente, perché anche quello è un comando di Dio: Usa misericordia e non accogliere il peccatore 7. Ciò è stato detto perché tu non faccia del bene ad alcun peccatore in quanto è peccatore, ma faccia comunque del bene a chi ti odia non perché è un peccatore, ma perché è un uomo. In questo modo osserverai entrambi i precetti, senza essere debole nel castigare né disumano nel non soccorrere. In effetti chi rimprovera a buon diritto un peccatore, cos'altro desidera se non che egli non sia peccatore? Odia in lui quello che anche Dio odia, perché sia eliminato ciò che l'uomo ha fatto e liberato quel che ha fatto Dio. Il peccato l'ha fatto l'uomo, l'uomo l'ha fatto Dio. Non abbiamo certo usato senza ragione queste due parole, "uomo" e "peccatore": in quanto peccatore, correggilo; in quanto uomo, abbi pietà, e certamente non potrai liberare l'uomo se non avrai punito il peccatore.

Anche correggere è un gesto di misericordia...

3. Ogni regola di condotta si propone questo compito, ed essa è adatta e appropriata per chiunque svolge una funzione direttiva, non solo per il vescovo che dirige il suo popolo, ma anche per il povero che dirige la sua casa, per il ricco che dirige la sua servitù, per il marito che dirige sua moglie, per il padre che dirige i figli, per il giudice che dirige la sua provincia e per il re che dirige il suo popolo. Tutti costoro, quando sono buoni, vogliono certamente il bene di quanti dirigono e con il potere conferito dal Signore di tutti, che dirige anche chi dirige, si danno da fare perché quelli che essi dirigono restino uomini e smettano al contempo di essere peccatori 8. In tal modo danno compimento a quel che è scritto: Usa misericordia e non accogliere i peccatori, perché non permettano che in essi persista l'essere peccatore, e castiga empi e peccatori, perché sia eliminato in loro l'essere empi e peccatori; fa' del bene all'umile, perché è umile, e non darai all'empio, in quanto empio, perché il Signore ha in odio i peccatori e castiga gli empi 9; poiché però non sono solo peccatori ed empi, ma anche uomini, fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti 10. Dunque non si deve negare la misericordia a nessun uomo, e non si deve concedere l'impunità a nessun peccatore.

... perché conduce al ravvedimento.

4. Infatti che cosa facciamo quando rimproveriamo qualcuno, se non punire i peccati e che cos'altro fa uno che, pentendosi, si rivolge a Dio, se non rimproverare e punire se stesso? Non ti allontani in nessun modo dall'esercizio della misericordia quando punisci in qualcuno ciò che tu stesso desideri che sia punito in te. Osserva quello che il profeta dice ai predicatori del regno dei cieli che verrà: I giusti esulteranno nella gloria, si rallegreranno nei loro giacigli, le lodi di Dio nelle loro bocche e la spada a due tagli nelle loro mani, per punire le nazioni 11. E perché nessuno ritenga che con questa spada si versi sangue o si faccia strage di corpi, quasi anticipando pensieri del genere con la sua spiegazione, dopo aver detto: per punire le nazioni, aggiunge quale sia la punizione: Rimproveri per i popoli. Questo fanno le spade nelle loro mani, date cioè con la facoltà di usarle. Sono a due tagli in relazione al dolore per il presente e al timore per il futuro. L'Apostolo dice: Chi mi rallegrerà, se non chi è da me rattristato? 12Ecco il dolore per il presente! Quando verrò non avrò riguardo. O volete fare esperienza di colui che parla in me, Cristo?  13 Ecco il timore per le cose future. Ancora una volta, in un altro brano, parla così del governo dello stesso Signore sugli uomini: Se noi giudicassimo noi stessi, non saremmo giudicati; quando siamo giudicati, veniamo rimproverati dal Signore per non essere condannati insieme al mondo 14. Nella sferzata del rimprovero c'è il dolore per il presente, nella minaccia della condanna il timore per il futuro: queste sono le spade a due tagli; questo è il castigo che si deve riservare al peccatore, in modo che all'uomo non sia negata la misericordia.

Non si deve negare il necessario ai peccatori.

5. Può sembrare strano e forse incredibile, per chi è poco attento, che il peccatore sia accolto e nutrito, proprio per il fatto che egli è peccatore. In effetti una cosa è quando uno dà da mangiare a un uomo di cui sa o crede che sia giusto, avendo in mente quel che è detto: Chi accoglie un uomo giusto perché è giusto, avrà la ricompensa del giusto5, è un'altra cosa è quando dà da mangiare a un uomo qualunque, come un uomo che presta servizio a un altro uomo, obbedendo a quel comandamento generale in cui il Signore dice: Qualunque cosa buona volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatela a loro 16. In realtà ci sono alcuni che nei peccatori amano gli stessi peccati e per questi peccati spendono quanto con larghezza danno loro, in modo che tu non possa del tutto vedere che quest'opera è contraria a quella che si compie nei riguardi dei giusti perché sono giusti. Come infatti i giusti e quelli dotati di una lodevole devozione si affrettano nel soccorrere con benevolenza i servi di Dio dai quali essi stessi sono in seguito accolti nelle dimore eterne 17, così, al contrario, i sacrileghi e gli empi cercano negli uomini quel genere di iniquità per il cui acquisto, in un certo senso, possano dissipare tutti i loro beni temporali e andare in seguito nei tormenti eterni. Tra queste due condotte occupa un posto intermedio quella benevolenza che viene esercitata da un uomo nei confronti di un altro uomo non per la giustizia o il peccato, ma perché entrambi condividono la stessa natura. Secondo questa condotta intermedia agiscono consapevolmente i buoni e talvolta anche i malvagi ne sono coinvolti.

Il necessario si dia verso tutti gli uomini.

6. Una cosa è offrire a chi dispensa il regno dei cieli il necessario, come Onesiforo a Paolo 18, un'altra è il porgere una moneta a un mendicante, come la riceveva quello che sedeva presso la porta "Bella"  19, un'altra ancora è assegnare premi alle azioni sconce, come vengono arricchiti dai folli gli attori, gli aurighi e i gladiatori. La Chiesa pratica spesso la prima e la seconda forma di beneficenza, condanna invece, rimprovera e corregge quella contraria alla prima, che è in assoluto la migliore. In verità proprio da questa prassi contraria devono essere scossi i nostri pigroni che con grande fatica spezzano il pane per Cristo affamato, mentre i benefattori del teatro a stento lasciano il pane per i loro figli. A motivo di quella forma intermedia per cui a un uomo è dovuta la benevolenza da parte di un altro uomo, può avvenire che un figlio della Geenna, mosso da una qualche pietà, nutra il dispensatore di Dio e un figlio della chiesa nutra un gladiatore, se lo incontra sfinito dalla fame. Il primo, in effetti, non ha amato la giustizia ma non ha potuto in nessun modo non far conto della comune condizione umana, né il secondo ha accolto un peccatore, bensì non ha negato la sua misericordia a un uomo.

Il Signore stesso ha praticato l'elemosina verso tutti.

7. Il Signore parla in questi termini della prima forma di beneficenza: Chi accoglie un giusto perché è giusto, riceverà la ricompensa del giusto; e chi accoglie un profeta perché è profeta, riceverà la ricompensa del profeta; e chi darà un bicchiere d'acqua fresca a uno solo di questi piccoli unicamente perché è mio discepolo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa 20, e anche quel brano che ho ricordato poco sopra: Fatevi amici con la mammona di iniquità, perché vi accolgano nelle dimore eterne 21, e riguardo al quale c'è anche quell'invito: Venite benedetti del Padre mio, ricevete il regno preparato per voi dall'origine del mondo; infatti ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, e tutto il resto. A queste parole quelli diranno: Quando ti abbiamo visto affamato? E lui a loro: Quando lo avete fatto a uno di questi piccoli, l'avete fatto a me 22. Riguardo a questo genere di misericordia per la quale non si deve trascurare la condizione miserevole di nessun uomo, anche se peccatore, benché al peccatore non sia dovuta nessuna misericordia, ci ha ammonito in questi termini quella volta in cui disse a uno che lo aveva invitato insieme ad altri: Quando fai un banchetto, non invitare i tuoi amici, dai quali puoi essere invitato, ma invita gli zoppi, i ciechi, gli storpi e i mendicanti che non hanno modo di contraccambiarti; allora ti sarà dato il contraccambio nella risurrezione dei giusti 23. Possiamo rilevare questo anche osservando che, secondo la prassi consueta dello stesso Signore, i discepoli pensavano che egli avesse ordinato a Giuda, il suo traditore, di preparare qualcosa da dare ai poveri nel giorno della festa, dato che proprio lui teneva la cassa, quando gli disse: Quello che devi fare, fallo presto 24. Come avrebbero potuto sospettare questo, se il Signore non lo avesse mai insegnato facendo lui stesso elemosine di tal genere? Infatti riguardo alla prima forma di beneficenza, in cui qualcuno rende omaggio ai giusti che lo meritano per la loro giustizia, piuttosto dagli altri tali omaggi venivano offerti a lui stesso. Da dove raccoglievano, infatti, i soldi per quella cassa se non dalle offerte di quelli che gli rendevano omaggio? Nel Vangelo si parla apertamente di alcune donne piene di spirito religioso che, raccolte intorno a lui da una devozione operosa, lo rifornivano con le loro ricchezze.

Il peccatore va trattato con benevolenza.

8. Pertanto si deve comprendere soprattutto questo: l'elemosina che si elargisce per benevolenza a un povero qualunque non va considerata di poco conto, dal momento che il Signore arrecava sollievo all'indigenza dei poveri con quella cassa che riempiva con le ricchezze di altri. E se qualcuno dirà che quegli storpi e mendicanti che il Signore ha ordinato di invitare non erano peccatori, e non lo erano nemmeno quelli ai quali era solito dare ciò che era nella cassa, e quindi non consegue che, alla luce di quanto il Vangelo attesta, venga ordinato che i peccatori debbano essere accolti e nutriti da chi prova misericordia, costui ponga mente a quanto è stato già ricordato in precedenza, che cioè sono peccatori e scellerati in sommo grado quelli che odiano e perseguitano la Chiesa, riguardo ai quali tuttavia si dice: Fate del bene a quelli che vi odiano, e questo viene confermato con l'esempio di Dio Padre che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti 25. Non accogliamo dunque i peccatori perché sono peccatori, ma li trattiamo con umana benevolenza perché sono anche uomini; in loro puniamo l'iniquità che gli è propria, e abbiamo pietà della condizione che ci è comune, e in tal modo facciamo del bene a tutti, senza stancarci, adesso che ne abbiamo il tempo, e soprattutto a chi è a noi congiunto nella fede 26.

 

1 - Eccli 12, 6.

2 - Gal 6, 10.

3 - Hebr 10, 38.

4 - Mt 5, 44.

5 - Pr 25, 21.

6 - Rom 12, 20.

7 - Eccli 12, 6.

8 - Cf. Ps 67, 3.

9 - Eccli 12, 4. 6.

10 - Mt 5, 44.

11 - Cf. Ps 149, 5-7.

12 - 2 Cor 2, 2.

13 - 2 Cor 13, 2-3.

14 - 1 Cor 11, 31-32.

15 - Mt 10, 41.

16 - Mt 7, 12.

17 - Cf. Lc 16, 9.

18 - Cf. 2 Tim 1, 16.

19 - Cf. Act 3, 2.

20 - Mt 10, 41-42.

21 - Lc 16, 9.

22 - Mt 25, 37.40.

23 - Lc 14, 12-14.

24 - Io 13, 27.

25 - Mt 5, 45.

26 - Gal 6, 10.


La Chiesa trionfante e quella militante

Le visioni - Beata Anna Caterina Emmerick

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La Comunità della Chiesa trionfante e quella militante. Il bilancio. Il duro lavoro del Cardo. Il lavoro prezioso della S. Vergine Maria per l’equilibrio della Chiesa militante. I sette Mistici devoti. Il sangue dei Martiri. L’Angelo consolatore delle povere anime. Il Purgatorio e l’inferno.
Le visioni che Anna Katharina ebbe sul meraviglioso Mistero della nostra santa Fede e sul contesto di tutti i membri del corpo di Gesù Cristo, sono varie e ricche d’insegnamento:
Sono toccata da un sentimento inesprimibile di gioia e illuminazione quando, alla luce dello sguardo interiore, vedo la Comunità dei Santi e la loro azione d’amore verso gli altri. Mi sento attratta da tutti gli esseri umani che mi appaiono come figure scure vicine e lontane. Mi assale per loro un amore irresistibile e voglio supplicare, per tutti, Dio e i Santi, i quali sono pronti ad aiutarli con tanto dolce amore. A questi pensieri e visioni sento palpiti d’amore bussare prepotentemente al mio petto, come se fosse già giunto il momento di vivere tutti nella comunità dei Santi, e fossimo tutti insieme in contatto permanente con loro come un unico corpo. Queste percezioni di gioia profonda sono però seguite anche dalla sofferenza, poiché sento che gli uomini sono molto ciechi e duri. Ardimentosamente e con impeto chiamo il Salvatore e gli dico:
“Tu che hai tutta la potenza e questo grande amore che abbraccia l’universo, Tu che puoi tutto non lasciarli perdere, salvali. Aiutali!” Egli, allora mi rispose mostrandomi quanta pena per loro si era preso e si prendeva: “Vedi — così udii — quanto io sono vicino a loro per aiutarli e per salvarli ed essi mi respingono!” Così sentii la sua giustizia come intrisa nella dolce grazia dell’amore.

Il mistero della comunità della Chiesa militante terrena, e di quella trionfante celeste, apparve chiaramente dinanzi agli occhi interiori di Anna Katharina Emmerich, alla quale venne mostrato come annualmente, alla fine di ogni anno ecclesiastico, entrambe le Chiese vengano alla chiusura dei conti.
In questo contesto, il 3 dicembre 1821 la Veggente così raccontava: Ebbi una grande visione sul bilancio tra la Chiesa terrena e quella celeste di quest’anno. Dalla Chiesa celeste (che vidi non come un edificio ma come la quinta essenza di tutte le apparizioni e manifestazioni spirituali), fluiva la S.S. Trinità e Gesù stava alla destra, c’era anche Maria, ma in un piano più basso. A sinistra vidi, in gruppi, i Martiri e i Santi. In un susseguirsi d’immagini mi scorse davanti tutta l’esistenza terrena di Gesù, i suoi insegnamenti e sofferenze. Vidi così che questi insegnamenti e tutte le sue sofferenze contenevano i simboli più alti dei Misteri della misericordia di Dio e gli atti della nostra salvezza, come pure le fondamenta delle celebrazioni religiose della Chiesa militante. In tutte le stazioni della vita temporale di Gesù vidi l’azione salvifica come nostro conforto e sostegno eterno, che ha la base e la fonte eterna della grazia nella Chiesa trionfante e celeste. Questi Misteri sono celebrati dalla Chiesa militante terrena con sacrifici e celebrazioni devozionali, e l’offerta del Santo Sacramento li rinnova alla comunità. Potetti percepire che gli influssi e gli effetti della S. Trinità e delle sofferenze di Gesù si diffondono nell’infinito e si propagano su tutte le cose. Vidi pure tutte le celebrazioni dei Misteri della vita di Gesù fino all’invio dello Spirito Santo, e compresi che la Chiesa dei giorni nostri riceve lo Spirito Santo su tutti i suoi membri puri e preparati, per il rinnovamento della sua missione. Ognuno può pregare per ricevere lo Spirito Santo, a condizione però che sia pronto a prendere su di sé le sofferenze di Gesù e portare questo sacrificio unendosi con Lui, per la sua gloria, e per la Chiesa. L’uomo deve fare tanto quanto può per Gesù Cristo e la sua Chiesa. Vidi poi lo Spirito Santo discendere e passare su tutte le azioni degli Apostoli, dei discepoli, dei Martiri e di tutti i Santi che avevano saputo e sapevano soffrire per Gesù e sacrificarsi per il Suo Corpo mistico: la Chiesa.

Tutti questi formavano le vene viventi del Redentore, dove scorreva il flusso della grazia e della sua sofferenza conciliatrice. Soffrivano in Gesù e Gesù in loro e con loro; di tutto ne prendeva profitto la Chiesa militante terrena. Per mezzo dei martiri ci furono innumerevoli conversioni. I martiri rappresentano i canali mistici. Essi portano il sangue vivente del Salvatore a migliaia e milioni di cuori umani. Tali canali sono percorsi dai dolori della militanza e del martirio. Le sofferenze dei martiri sono come molteplici grazie ecclesiali che operano a pieno profitto per la salvezza della Chiesa militante e terrena che, nelle ricorrenze dei Santi, celebra e commemora queste sofferenze inserendole nel patrimonio comune della cristianità. Tali sacrifici recano un valore eterno di beni inestimabili alla Chiesa, e perciò la stessa dovrebbe celebrarli immedesimandosi negli stessi, animata dalla fede con la preghiera, le opere devozionali e di suffragio. Vidi purtroppo che la Chiesa militante amministra male questi immensi beni, indicibili tesori di grazie della Chiesa celeste. Vidi la Chiesa terrena come un giardino magnifico che cela mille tesori da cogliere, ma questi non vengono raccolti, e con il passar del tempo il campo diviene sterile e arido. Così ebbi la misura della effettiva condizione della Chiesa terrena, cioè la comunità dei fedeli, il gregge di Cristo: tutto era senza vitalità, sonnolento le celebrazioni senza sentimento, e le grazie che dovrebbero essere ricevute in conseguenza di tali celebrazioni cadono sulla terra senza essere colte, trasformandosi in colpe. Ricevetti la consapevolezza che la Chiesa militante avrebbe dovuto espiare tali manchevolezze con esercizi di riparazione per pareggiare i conti con quella celeste e trionfante.

Per colpa delle mancate espiazioni, e dei riconoscimenti delle proprie mancanze, la Chiesa militante per quest’anno non potrebbe regolare i conti con quella trionfante e cadrebbe ancora più in basso. Per questo motivo la S. Vergine Maria, con un assiduo lavoro e avvalendosi della collaborazione nel mondo di sette mistici, si occupava di compensare questa condizione di caduta della Chiesa, degli uomini e della natura. Tra questi sette mistici fui scelta anch’io a partecipare a questa missione di soccorso per il risanamento del bilancio della Chiesa terrena. Nel giorno di S. Caterina, nella casa della “celebrazione delle nozze”, intrapresi con la santa Vergine una faticosa raccolta di tutta la frutta e le erbe necessarie. Iniziammo così tutte le difficili preparazioni. Mi venne affidato il compito di pressare il miele con le mani dal cardo’ e portarlo alla santa Vergine Maria, la quale lo lasciava cuocere e poi lo faceva pervenire dall’alto dove mancava. Nell’amministrazione della Chiesa terrena la colpevolezza si era fatta sempre più evidente, anzi era aumentata. I membri della medesima, durante le loro riunioni nell’anno ecclesiastico, avevano lasciato scorrere quella grazia di Dio, quell’amore, senza saperlo cogliere; avevano dissipato, perduto e guastato questo rifocillante dolce nettare, e molte anime che ne avrebbero avuto bisogno sono state lasciate a languire e inselvatichire nella dimenticanza. Il Signore però aveva preso ciò che mancava dalla Chiesa trionfante, adesso quella militante doveva rendersi conto e rimborsare con gli interessi i doni ricevuti. Le manca molto miele nel bilancio della resa dei conti sull’utilizzazione e l’amministrazione dei tesori della Chiesa trionfante. Questa Grazia dissipata che, simbolicamente, appare nel corpo del mondo come miele, era stata donata da Dio, e questo miele deve essere a Lui ridato. Non bisogna dimenticare, però, che se il raccolto viene fatto nell’epoca della fioritura basta un minimo impegno per un’accurata apicoltura, ma se viene fatto in ritardo, e con trascuratezza, occorrono pene e fatiche. Quando i fiori non ci sono più può essere utilizzato solo il cardo. La compassione di Gesù si avvale dei membri della Chiesa affinché espiino e portino il sacrificio delle pene e dei dolori per le mancanze degli altri. A questo fine uno di questi volontari, scelto da Cristo, spreme con mani insanguinate i pungenti cardi, traendo il miele che viene cucinato e preparato dalla Santa Vergine, la Madre della Chiesa. Il martirio del mio duro lavoro proseguì per giorni e notti. Poi potei vedere la situazione di entrambe le Chiese. In conseguenza a questo duro lavoro ci fu una riduzione del debito, e così quella in basso emerse dall’oscurità e i membri della Chiesa militante si avvicinarono sempre più a quella trionfante.

Come ho già detto, nello stesso modo in cui io lavoravo per servire la Madonna con il fine di sorreggere la Chiesa terrena, operavano nel mondo anche altre tre donne e tre uomini: la stigmatizzata di Cagliari, Rosa Maria Serra, una donna molto malata con grandi infermità corporali; un francescano nel Tirolo, che ho visto spesse volte, e un giovane religioso, in una casa dove si trovavano altri sacerdoti, in una zona montuosa. Quest’ultimo è particolarmente elevato nell’anima, soffre molto per la condizione della Chiesa oberato da dolori immensi. Ogni sera supplica, con cuore sincero rivolto a Dio, di lasciarlo soffrire per tutte le mancanze che oggi appaiono nella Chiesa. Il terzo è un uomo distinto, ammogliato e con molti bambini, ha una moglie cattivissima e confusa, e presa da una pressante occupazione per l’amministrazione della casa. Vive in una grande città, nella quale ci sono cattolici, protestanti, giansenisti 2 e liberi pensatori. Il suo modo di vivere è nel più grande ordine, è sempre pieno di buone azioni verso i poveri e sopporta con sofferenza la moglie cattiva, ma in nobilissimo modo. Nella città in cui vive c’è una strada abitata da giudei e segregata, è chiusa da una parte all’altra con portoni e c’è molto commercio ambulante. Quando poi finii con il mio lavoro mi apparvero, vicino al Salvatore, due grandi tavole dove era raccolto tutto il bene e il male, il bello e il brutto, anche tutti i miei lavori erano rappresentati figurativamente. Su una tavola si trovava tutto quello che era trascurato e annullato, mentre sull’altra c’erano le più belle corone, paramenti e fiori. Le cose più meravigliose di Dio.

Da una parte si potevano vedere ghirlande strappate, brutti vestiti mezzo confezionati ed ogni specie di verdure ed erbe spezzettate, un miserabile mucchio di rovine e cocci: queste sono le rovine che portiamo dentro di noi. A quelle visioni divenni molto triste e non potetti trattenermi dal piangere per due ore a viso chino tanto che sentii il cuore sciogliersi nel petto. Tutti questi frammenti e cose stavano dietro le spalle di Gesù. Allora Egli mi si avvicinò misericordioso, e mi disse: “Solo queste lacrime mi sono mancate, ti ho lasciato vedere tali cose affinché non potessi pensare che fosse imputato a te; ho preso tutto questo sulle mie spalle”. Anche le altre sei persone piangevano e venivano confortate nello stesso modo dal Redentore. Vidi la Santa Vergine avvicinarsi alla Chiesa e stendere su di lei il suo mantello, radunando sotto di esso molti poveri, malati e storpi. Mi apparvero Gesù e gli Apostoli nel più alto Coro della Chiesa e sentii che dalla distribuzione dell’Eucarestia si emanava come una nuova energia tutt’intorno tra i fedeli. In un luogo, che mi sembrò di purificazione, vidi permanere delle anime, altre invece salire in cielo dopo solo un giorno o due. Erano immagini del Purgatorio e della Chiesa sofferente. Mi apparve un altro luogo di attesa, sotto una volta angusta, dove sembrava che le anime avessero la loro prigione. Un Angelo consolatore giunse a confortarle, portando loro un’offerta; vidi la luce rossa di una candela su un altare. Venni a sapere che le povere anime, se non possono aiutare nemmeno se stesse, tuttavia pregano per la Chiesa. Qualche volta mi appare l’immagine della situazione generale della Chiesa, allora vedo tra occidente e settentrione, un buco nero profondo, dove non penetra nessun raggio di luce: mi sembra che questo sia l’inferno. Vidi una grande celebrazione nella Chiesa e molti si univano alla stessa. Vidi allora molte chiese, o meglio sarebbe dire luoghi di preghiera, con banderuole in cima ai tetti. Mi sembra di vedere molta gente senza ordine e relazione con la Chiesa celeste, ma anche senza alcuna relazione con la Chiesa sofferente. Costoro non facevano parte di una comunità fondata e sviluppata, nel senso ecclesiastico della Chiesa militante, sofferente e trionfante e non ricevevano il Corpo del Signore nell’Eucarestia, bensì solo pane. Essi correvano dove si distribuiva il pane. Ma, pur nell’errore, innocentemente, aspiravano in modo devoto e fervente al Corpo di Cristo e venivano appagati nei loro sentimenti religiosi, anche senza il conforto di quest’Eucarestia, mentre i soliti che si confessavano senza vero amore e fervore non ricevevano assolutamente nulla, poiché i veri figli della Chiesa sono coloro che amano il Signore nel profondo del cuore e ricevono da Lui la vera forza.


Visite di Gesù

Beata Alexandrina Maria da Costa

« ... - Avvisa il tuo direttore che esigo si predichi e pro­paghi la devozione ai tabernacoli, ed ancor più: che si accenda nelle anime. Non sono rimasto sugli altari per amore soltanto di quelli che mi amano, ma per tutti; anche lavorando mi pos­sono consolare. Non negarmi sofferenze e sacrifici per i peccatori. La giu­stizia di Dio pesa su di loro. Tu puoi soccorrerli. Prega per i sacerdoti: sono operai della mia vigna; la mes­se dipende da loro... Io scelgo i deboli per renderli forti. Sotto le loro debolezze lo nascondo il mio potere, il mio amore e la mia gloria. Dimen­tica il mondo e dónati a Me. Abbandónati sulle mie braccia: Io sceglierò i tuoi sentieri. - ... » (lettera a p. Pinho, 27-9-1934).