Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi della 31° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Giovanni 3
1C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei.2Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: "Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui".3Gli rispose Gesù: "In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio".4Gli disse Nicodèmo: "Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?".5Gli rispose Gesù: "In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio.6Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito.7Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto.8Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito".9Replicò Nicodèmo: "Come può accadere questo?".10Gli rispose Gesù: "Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose?11In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza.12Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo?13Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo.14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo,15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna".
16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.17Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie.20Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere.21Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.
22Dopo queste cose, Gesù andò con i suoi discepoli nella regione della Giudea; e là si trattenne con loro, e battezzava.23Anche Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm, perché c'era là molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare.24Giovanni, infatti, non era stato ancora imprigionato.
25Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo la purificazione.26Andarono perciò da Giovanni e gli dissero: "Rabbì, colui che era con te dall'altra parte del Giordano, e al quale hai reso testimonianza, ecco sta battezzando e tutti accorrono a lui".27Giovanni rispose: "Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stato dato dal cielo.28Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui.29Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta.30Egli deve crescere e io invece diminuire.
31Chi viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti.32Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza;33chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero.34Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura.35Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa.36Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui".
Secondo libro dei Maccabei 2
1Si trova scritto nei documenti che Geremia profeta ordinò ai deportati di prendere del fuoco, come è stato significato,2e che il medesimo profeta ai deportati consegnò la legge raccomandando loro di non dimenticarsi dei comandi del Signore e di non lasciarsi traviare nelle idee, vedendo i simulacri d'oro e d'argento e il fasto di cui erano circondati,3e che con altre simili espressioni li esortava a non ripudiare la legge nel loro cuore.4Si diceva anche nello scritto che il profeta, ottenuto un responso, ordinò che lo seguissero con la tenda e l'arca. Quando giunse presso il monte dove Mosè era salito e aveva contemplato l'eredità di Dio,5Geremia salì e trovò un vano a forma di caverna e là introdusse la tenda, l'arca e l'altare degli incensi e sbarrò l'ingresso.6Alcuni del suo seguito tornarono poi per segnare la strada, ma non trovarono più il luogo.7Geremia, saputolo, li rimproverò dicendo: Il luogo deve restare ignoto, finché Dio non avrà riunito la totalità del suo popolo e si sarà mostrato propizio.8Allora il Signore mostrerà queste cose e si rivelerà la gloria del Signore e la nube, come appariva sopra Mosè, e come avvenne quando Salomone chiese che il luogo fosse solennemente santificato.9Si narrava anche che questi, dotato di sapienza, offrì il sacrificio per la dedicazione e il compimento del tempio.10E allo stesso modo che Mosè aveva pregato il Signore ed era sceso il fuoco dal cielo a consumare le vittime immolate, così pregò anche Salomone e il fuoco sceso dal cielo consumò gli olocausti.11Mosè aveva detto: Poiché non è stata mangiata la vittima offerta per il peccato, essa è stata consumata.12Allo stesso modo anche Salomone celebrò gli otto giorni.
13Si descrivevano le stesse cose nei documenti e nelle memorie di Neemia e come egli, fondata una biblioteca, curò la raccolta dei libri dei re, dei profeti e di Davide e le lettere dei re intorno ai doni.14Anche Giuda ha raccolto tutti i libri andati dispersi per la guerra che abbiamo avuto, e ora si trovano presso di noi.15Se mai ne avete bisogno, mandate persone con l'incarico di portarveli.
16Vi abbiamo scritto mentre stiamo per celebrare la purificazione; farete ottima cosa se celebrerete anche voi questi giorni.17Poiché Dio ha salvato tutto il suo popolo e ha concesso a tutti l'eredità, nonché il regno, il sacerdozio e la santificazione18come ha promesso mediante la legge, noi poniamo in Dio speranza che egli ci usi presto misericordia e voglia presto radunarci, da ogni regione posta sotto il cielo, nel luogo santo; egli infatti ci ha liberati da grandi mali e ha purificato il luogo santo".
19I fatti riguardanti Giuda Maccabeo e i suoi fratelli, la purificazione del grande tempio e la dedicazione dell'altare,20come anche le guerre contro Antioco Epìfane e il figlio di lui Eupàtore,21nonché le manifestazioni venute dal cielo sopra coloro che si erano battuti con valore per il giudaismo, riuscendo in pochi a impadronirsi di tutta la regione e a scacciare una moltitudine di barbari,22a riconquistare il tempio famoso in tutto il mondo, a liberare la città e a ristabilire le leggi che stavano per essere soppresse, quando il Signore si rese loro propizio con ogni benevolenza:23questi fatti narrati da Giàsone di Cirene nel corso di cinque libri, ci studieremo di riassumerli in una sola composizione.24Vedendo infatti la massa di numeri e l'effettiva difficoltà per chi desidera di inoltrarsi nelle narrazioni storiche, a causa della vastità della materia,25ci siamo preoccupati di offrire diletto a coloro che amano leggere, facilità a quanti intendono ritenere nella memoria, utilità a tutti gli eventuali lettori.26Per noi certo, che ci siamo sobbarcati la fatica del sunteggiare, l'impresa non si presenta facile: ci vorranno sudori e veglie,27così come non è facile preparare un banchetto e accontentare le esigenze altrui; tuttavia per far cosa gradita a molti ci sarà dolce sopportare la fatica,28lasciando all'autore la completa esposizione dei particolari, curandoci invece di procedere secondo gli schemi di un riassunto.29Come infatti in una casa nuova all'architetto tocca pensare a tutta la costruzione, mentre chi è incaricato di dipingere a fuoco e a fresco deve badare solo alla decorazione, così, penso, è per noi.30L'entrare in argomento e il passare in rassegna i fatti e l'insinuarsi nei particolari, spetta all'ideatore dell'opera storica;31curare il sunto della esposizione e tralasciare i complementi della narrazione storica, è riservato a chi fa opera di compendio.32Di qui dunque cominceremo la narrazione, senza nulla aggiungere a ciò che abbiamo detto nella prefazione: sarebbe certo ingenuo abbondare nei preamboli e abbreviare poi la narrazione storica.
Proverbi 19
1Meglio un povero di condotta integra
che un ricco di costumi perversi.
2Lo zelo senza riflessione non è cosa buona,
e chi va a passi frettolosi inciampa.
3La stoltezza intralcia il cammino dell'uomo
e poi egli si adira contro il Signore.
4Le ricchezze moltiplicano gli amici,
ma il povero è abbandonato anche dall'amico che ha.
5Il falso testimone non resterà impunito,
chi diffonde menzogne non avrà scampo.
6Molti sono gli adulatori dell'uomo generoso
e tutti sono amici di chi fa doni.
7Il povero è disprezzato dai suoi stessi fratelli,
tanto più si allontanano da lui i suoi amici.
Egli va in cerca di parole, ma non ci sono.
8Chi acquista senno ama se stesso
e chi agisce con prudenza trova fortuna.
9Il falso testimone non resterà impunito,
chi diffonde menzogne perirà.
10Allo stolto non conviene una vita agiata,
ancor meno a un servo comandare ai prìncipi.
11È avvedutezza per l'uomo rimandare lo sdegno
ed è sua gloria passar sopra alle offese.
12Lo sdegno del re è simile al ruggito del leone
e il suo favore è come la rugiada sull'erba.
13Un figlio stolto è una calamità per il padre
e i litigi della moglie sono come stillicidio incessante.
14La casa e il patrimonio si ereditano dai padri,
ma una moglie assennata è dono del Signore.
15La pigrizia fa cadere in torpore,
l'indolente patirà la fame.
16Chi custodisce il comando custodisce se stesso,
chi trascura la propria condotta morirà.
17Chi fa la carità al povero fa un prestito al Signore
che gli ripagherà la buona azione.
18Correggi tuo figlio finché c'è speranza,
ma non ti trasporti l'ira fino a ucciderlo.
19Il violento deve essere punito,
se lo risparmi, lo diventerà ancora di più.
20Ascolta il consiglio e accetta la correzione,
per essere saggio in avvenire.
21Molte sono le idee nella mente dell'uomo,
ma solo il disegno del Signore resta saldo.
22Il pregio dell'uomo è la sua bontà,
meglio un povero che un bugiardo.
23Il timore di Dio conduce alla vita
e chi ne è pieno riposerà non visitato dalla sventura.
24Il pigro tuffa la mano nel piatto,
ma stenta persino a riportarla alla bocca.
25Percuoti il beffardo e l'ingenuo diventerà accorto,
rimprovera l'intelligente e imparerà la lezione.
26Chi rovina il padre e fa fuggire la madre
è un figlio disonorato e infame.
27Figlio mio, cessa pure di ascoltare l'istruzione,
se vuoi allontanarti dalle parole della sapienza.
28Il testimone iniquo si beffa della giustizia
e la bocca degli empi ingoia l'iniquità.
29Per i beffardi sono pronte le verghe
e il bastone per le spalle degli stolti.
Salmi 147
1Alleluia.
Lodate il Signore:
è bello cantare al nostro Dio,
dolce è lodarlo come a lui conviene.
2Il Signore ricostruisce Gerusalemme,
raduna i dispersi d'Israele.
3Risana i cuori affranti
e fascia le loro ferite;
4egli conta il numero delle stelle
e chiama ciascuna per nome.
5Grande è il Signore, onnipotente,
la sua sapienza non ha confini.
6Il Signore sostiene gli umili
ma abbassa fino a terra gli empi.
7Cantate al Signore un canto di grazie,
intonate sulla cetra inni al nostro Dio.
8Egli copre il cielo di nubi,
prepara la pioggia per la terra,
fa germogliare l'erba sui monti.
9Provvede il cibo al bestiame,
ai piccoli del corvo che gridano a lui.
10Non fa conto del vigore del cavallo,
non apprezza l'agile corsa dell'uomo.
11Il Signore si compiace di chi lo teme,
di chi spera nella sua grazia.
12Alleluia.
Glorifica il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion.
13Perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.
14Egli ha messo pace nei tuoi confini
e ti sazia con fior di frumento.
15Manda sulla terra la sua parola,
il suo messaggio corre veloce.
16Fa scendere la neve come lana,
come polvere sparge la brina.
17Getta come briciole la grandine,
di fronte al suo gelo chi resiste?
18Manda una sua parola ed ecco si scioglie,
fa soffiare il vento e scorrono le acque.
19Annunzia a Giacobbe la sua parola,
le sue leggi e i suoi decreti a Israele.
20Così non ha fatto con nessun altro popolo,
non ha manifestato ad altri i suoi precetti.
Alleluia.
Geremia 48
1Su Moab.
Così dice il Signore degli eserciti,
Dio di Israele:
"Guai a Nebo poiché è devastata,
piena di vergogna e catturata è Kiriatàim;
sente vergogna, è abbattuta la roccaforte.
2Non esiste più la fama di Moab;
in Chesbòn tramano contro di essa:
Venite ed eliminiamola dalle nazioni.
Anche tu, Madmèn, sarai demolita,
la spada ti inseguirà.
3Una voce, un grido da Coronàim:
Devastazione e rovina grande!
4Abbattuto è Moab,
le grida si fanno sentire fino in Zoar.
5Su per la salita di Luchìt vanno piangendo,
giù per la discesa di Coronàim
si ode un grido di disfatta.
6Fuggite, salvate la vostra vita!
Siate come l'asino selvatico nel deserto.
7Poiché hai posto la fiducia
nelle tue fortezze e nei tuoi tesori,
anche tu sarai preso e Camos andrà in esilio
insieme con i suoi sacerdoti e con i suoi capi.
8Il devastatore verrà contro ogni città;
nessuna città potrà scampare.
Sarà devastata la valle e la pianura desolata,
come dice il Signore.
9Date ali a Moab,
perché dovrà prendere il volo.
Le sue città diventeranno un deserto,
perché non vi sarà alcun abitante.
10Maledetto chi compie fiaccamente l'opera del Signore,
maledetto chi trattiene la spada dal sangue!
11Moab era tranquillo fin dalla giovinezza,
riposava come vino sulla sua feccia,
non è stato travasato di botte in botte,
né è mai andato in esilio;
per questo gli è rimasto il suo sapore,il suo profumo non si è alterato.
12Per questo, ecco, giorni verranno
- dice il Signore -
nei quali gli manderò travasatori a travasarlo,
vuoteranno le sue botti
e frantumeranno i suoi otri.
13Moab si vergognerà di Camos come la casa di Israele si è vergognata di Betel, oggetto della sua fiducia.
14Come potete dire:
Noi siamo uomini prodi
e uomini valorosi per la battaglia?
15Il devastatore di Moab sale contro di lui,
i suoi giovani migliori scendono al macello -
dice il re il cui nome è Signore degli eserciti.
16È vicina la rovina di Moab,
la sua sventura avanza in gran fretta.
17Compiangetelo, voi tutti suoi vicini
e tutti voi che conoscete il suo nome;
dite: Come si è spezzata la verga robusta,
quello scettro magnifico?
18Scendi dalla tua gloria, siedi sull'arido suolo,
o popolo che abiti a Dibon;
poiché il devastatore di Moab è salito contro di te,
egli ha distrutto le tue fortezze.
19Sta' sulla strada e osserva,
tu che abiti in Aroer.Interroga il fuggiasco e lo scampato,
domanda: Che cosa è successo?
20Moab prova vergogna, è in rovina;
urlate, gridate,
annunziate sull'Arnon
che Moab è devastato.
21È arrivato il giudizio per la regione dell'altipiano, per Colòn, per Iaaz e per Mefàat,22per Dibon, per Nebo e per Bet-Diblatàim,23per Kiriatàim, per Bet-Gamùl e per Bet-Meòn,24per Kiriòt e per Bozra, per tutte le città della regione di Moab, lontane e vicine.
25È infranta la potenza di Moab
ed è rotto il suo braccio.
26Inebriatelo, perché si è levato contro il Signore, e Moab si rotolerà nel vomito e anch'esso diventerà oggetto di scherno.27Non è stato forse Israele per te oggetto di scherno? Fu questi forse sorpreso fra i ladri, dato che quando parli di lui scuoti sempre la testa?
28Abbandonate le città e abitate nelle rupi,
abitanti di Moab,
siate come la colomba che fa il nido
nelle pareti d'una gola profonda.
29Abbiamo udito l'orgoglio di Moab,
il grande orgoglioso,
la sua superbia, il suo orgoglio, la sua alterigia,
l'altezzosità del suo cuore.
30Conosco bene la sua tracotanza - dice il Signore - l'inconsistenza delle sue chiacchiere, le sue opere vane.31Per questo alzo un lamento su Moab, grido per tutto Moab, gemo per gli uomini di Kir-Cheres.
32Io piango per te come per Iazèr,
o vigna di Sibma!
I tuoi tralci arrivavano al mare,
giungevano fino a Iazèr.
Sulle tue frutta e sulla tua vendemmia
è piombato il devastatore.
33Sono scomparse la gioia e l'allegria
dai frutteti e dalla regione di Moab.
È sparito il vino nei tini,
non pigia più il pigiatore,
il canto di gioia non è più canto di gioia.
34Delle grida di Chesbòn e di Elealè si diffonde l'eco fino a Iacaz; da Zoar si odono grida fino a Coronàim e a Eglat-Selisià, poiché le acque di Nimrìm son diventate una zona desolata.35Io farò scomparire in Moab - dice il Signore - chi sale sulle alture e chi brucia incenso ai suoi dèi.36Perciò il mio cuore per Moab geme come i flauti, il mio cuore geme come i flauti per gli uomini di Kir-Cheres, essendo venute meno le loro scorte.37Poiché ogni testa è rasata, ogni barba è tagliata; ci sono incisioni su tutte le mani e tutti hanno i fianchi cinti di sacco.38Sopra tutte le terrazze di Moab e nelle sue piazze è tutto un lamento, perché io ho spezzato Moab come un vaso senza valore. Parola del Signore.39Come è rovinato! Gridate! Come Moab ha voltato vergognosamente le spalle! Moab è diventato oggetto di scherno e di orrore per tutti i suoi vicini.
40Poiché così dice il Signore:
Ecco, come l'aquila egli spicca il volo
e spande le ali su Moab.
41Le città son prese, le fortezze sono occupate.
In quel giorno il cuore dei prodi di Moab
sarà come il cuore di donna nei dolori del parto.
42Moab è distrutto, ha cessato d'essere popolo,
perché si è insuperbito contro il Signore.
43Terrore, trabocchetto, tranello
cadranno su di te, abitante di Moab.
Oracolo del Signore.
44Chi sfugge al terrore cadrà nel trabocchetto;
chi risale dal trabocchetto
sarà preso nel tranello,
perché io manderò sui Moabiti tutto questo
nell'anno del loro castigo.
Oracolo del Signore.
45All'ombra di Chesbòn si fermano
spossati i fuggiaschi,
ma un fuoco esce da Chesbòn,una fiamma dal palazzo di Sicòn
e divora le tempie di Moab
e il cranio di uomini turbolenti.
46Guai a te, Moab,
sei perduto, popolo di Camos,
poiché i tuoi figli sono condotti schiavi,
le tue figlie portate in esilio.
47Ma io cambierò la sorte di Moab
negli ultimi giorni.
Oracolo del Signore".
Qui finisce il giudizio su Moab.
Lettera ai Colossesi 3
1Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio;2pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra.3Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio!4Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria.
5Mortificate dunque quella parte di voi che appartiene alla terra: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e quella avarizia insaziabile che è idolatria,6cose tutte che attirano l'ira di Dio su coloro che disobbediscono.7Anche voi un tempo eravate così, quando la vostra vita era immersa in questi vizi.8Ora invece deponete anche voi tutte queste cose: ira, passione, malizia, maldicenze e parole oscene dalla vostra bocca.9Non mentitevi gli uni gli altri. Vi siete infatti spogliati dell'uomo vecchio con le sue azioni10e avete rivestito il nuovo, che si rinnova, per una piena conoscenza, ad immagine del suo Creatore.11Qui non c'è più Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro o Scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti.
12Rivestitevi dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza;13sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi.14Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo di perfezione.15E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E siate riconoscenti!
16La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali.17E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre.
18Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come si conviene nel Signore.19Voi, mariti, amate le vostre mogli e non inaspritevi con esse.20Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore.21Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino.22Voi, servi, siate docili in tutto con i vostri padroni terreni; non servendo solo quando vi vedono, come si fa per piacere agli uomini, ma con cuore semplice e nel timore del Signore.23Qualunque cosa facciate, fatela di cuore come per il Signore e non per gli uomini,24sapendo che come ricompensa riceverete dal Signore l'eredità. Servite a Cristo Signore.25Chi commette ingiustizia infatti subirà le conseguenze del torto commesso, e non v'è parzialità per nessuno.
Capitolo XLV: Non fare affidamento su alcuno: le parole facilmente ingannano
Leggilo nella Biblioteca1. "Aiutami, o Signore, nella tribolazione, perché è vana la salvezza che viene dagli uomini" (Sal 59,13). Quante volte non trovai affatto fedeltà, proprio là dove avevo creduto di poterla avere; e quante volte, invece, la trovai là dove meno avevo creduto. Vana è, dunque, la speranza negli uomini, mentre in te, o Dio, sta la salvezza dei giusti. Sii benedetto, o Signore mio Dio, in tutto quanto ci accade. Deboli siamo, e malfermi; facilmente ci inganniamo e siamo mutevoli. Quale uomo è tanto prudente e tanto attento da saper sempre custodire se stesso, così da non cadere mai in qualche delusione e incertezza? Ma non cadrà così facilmente colui che confida in te, o Signore, e ti cerca con semplicità di cuore. Che se incontrerà una tribolazione, in qualunque modo sia oppresso, subitamente ne sarà strappato da te, o sarà da te consolato, poiché tu non abbandoni chi spera in te, fino all'ultimo. Cosa rara è un amico sicuro, che resti tale in tutte le angustie dell'amico. Ma tu, o Signore, tu solo sei sempre pienamente fedele: non c'è amico siffatto, fuori di te.
2. Quale profonda saggezza ci fu in quell'anima santa che poté dire: il mio spirito è saldo, e fondato su Cristo! Se così fosse anche per me, non sarei tanto facilmente agitato da timori umani, né mi sentirei ferito dalle parole. Chi può mai prevedere ogni cosa e cautelarsi dai mali futuri? Se, spesso, anche ciò che era previsto riesce dannoso, con quanta durezza ci colpirà ciò che è imprevisto? Perché non ho meglio provveduto a me misero?; e perché mi sono affidato tanto leggermente ad altri? Siamo uomini, nient'altro che fragili uomini, anche se molti ci ritengono e ci dicono angeli. Oh, Signore, a chi crederò; a chi, se non a te? Tu sei la verità che non inganna e non può essere ingannata; mentre "l'uomo è sempre bugiardo" (Sal 115,11), debole, insicuro e mutevole, specie nelle parole, tanto che a stento ci si può fidare subito di quello che, in apparenza, pur ci sembra buono. Con quanta sapienza tu già ci avevi ammonito che ci dobbiamo guardare dagli uomini; che "nemici dell'uomo sono i suoi più vicini" (Mt 10,36); che non si deve credere se uno dice: "ecco qua, ecco là!" (Mt 24,23; Mc 13,21)! Ho imparato a mie spese, e voglia il cielo che ciò mi serva per acquistare maggiore prudenza e non ricadere nella stoltezza. Bada, mi dice taluno, bada bene, e serba per te quel che ti dico. Ma, mentre io sto zitto zitto, credendo che la cosa resti segreta, neppure lui riesce a tacere ciò per cui mi aveva chiesto il silenzio: improvvisamente mi tradisce, tradendo anche se stesso; e se ne va. Oh, Signore, difendimi da siffatte fandonie e dalla gente stolta, cosicché io non cada nelle loro mani, e mai non commetta simili cose. Da' alla mia bocca una parola vera e sicura, e lontana da me il linguaggio dell'inganno. Che io mi guardi in ogni modo da ciò che non vorrei dover sopportare da altri.
3. Quanta bellezza e quanta pace, fare silenzio intorno agli altri; non credere pari pari ad ogni cosa, né andare ripetendola; rivelare sé stesso soltanto a pochi; cercare sempre te, che scruti i cuori, senza lasciarsi portare di qua e di là da ogni vuoto discorso; volere che ogni cosa interiore ed esterna, si compia secondo la tua volontà! Quale tranquillità, fuggire le apparenze umane, per conservare la grazia celeste; non ambire a ciò che sembri assicurare ammirazione all'esterno, e inseguire invece, con ogni sollecitudine, ciò che assicura emendazione di vita e fervore! Di quanto danno fu, per molti, una virtù a tutti nota e troppo presto lodata. Di quanto vantaggio fu, invece, una grazia conservata nel silenzio, durante questa nostra fragile vita, della quale si dice a ragione che è tutta una tentazione e una lotta!
Discorso 29/B DISCORSO DI SANT'AGOSTINO VESCOVO TENUTO LA VIGILIA DI PENTECOSTE SUL VERSO DEL SALMO: CONFESSATE AL SIGNORE PERCHÉ È BUONO, ECC.
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaConfessione dei peccati e confessione di lode.
1. La parola di Dio così ci esorta: Confessate al Signore perché è buono 1. Confessate, afferma, al Signore. E come se tu ne chiedessi la ragione soggiunge: Perché è buono. Il reo non tema la severità del giudice: la bontà di Colui che lo ascolta lo rassicura nel confessare. Se ad indagare su di te fosse un uomo, tu confessando a lui [la tua colpa] ti condanneresti a morte; dinanzi a Dio, che ti conosce in antecedenza, ti condanneresti a morte se rifiutassi di confessare. Quando ti ascolta un uomo, si ripromette di conoscere dalla tua confessione lo stato in cui ti trovi; Dio invece ti giudica già dal tuo pensiero. Confessa dunque per propiziarti Dio, poiché anche se non volessi farlo, non riusciresti a nasconderti a lui. Quando Dio ti invita a confessare, non si attende da te una mancanza di rispetto nei suoi riguardi ma un atto di umiltà da parte tua. Quanto poi alla sacra Scrittura, quando si parla di confessione, questa è da intendersi in due modi: cioè a tua punizione o a lode di Dio. Dico che è a tua punizione quando esprime il tuo pentimento. Infatti l'uomo che si pente punisce se stesso per non essere punito da Dio. Dimostriamo dunque in primo luogo che in due sensi si può parlare di confessione, e cioè che non esiste solo la confessione dei peccati ma anche quella della lode di Dio; poi esporremo quanto il Signore vorrà donarci, sull'uno e sull'altro genere di confessione.
Confessare la bontà del Signore.
2. La confessione dei peccati è quella usuale e a voi nota; quindi non è necessario esporne le motivazioni ma inculcarne l'uso. Dobbiamo piuttosto far delle ricerche sulla confessione a lode di Dio e sulle prove che la dimostrano. La gente infatti è talmente abituata a chiamare " confessione " quella dei peccati che, tutte le volte che dal lettore sentono la parola " Confessate ", si battono il petto, e dalla coscienza richiamata al dovere ecco levarsi un brusio piuttosto rumoroso. Questo succede quasi sempre; eppure non sempre si parla di confessione dei peccati. A volte infatti si parla [della confessione] di lode, come in quel passo della Scrittura ove si dice: Confessate al Signore; e nella confessione direte così: Tutte le opere del Signore sono molto buone 2. Quando ascolti: Nella confessione direte così: Tutte le opere del Signore sono molto buone, è chiaro che questa è una confessione di lode a Dio, non della tua colpevolezza. Confessi infatti che tutte le opere del Signore sono buone, non che le tue azioni sono cattive. Ed eccoti un altro passo, sul quale, come per il precedente, non puoi avere alcun dubbio. Il Signore Gesù certamente non commise peccati 3; tuttavia nel Vangelo dice: Confesso a te, Padre, Signore del cielo e della terra. E continua con la lode: Poiché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così è piaciuto a te 4. È questa la confessione di uno che loda Dio, non di uno che accusa se stesso. Siccome dunque chi confessa o accusa se stesso o loda Dio, vogliate riflettere un poco sui vantaggi che ha l'una e l'altra confessione.
Con l’accusa dei peccati si consegue la giustificazione.
3. Chi si accusa d'essere cattivo dispiace a se stesso; e provando dispiacere per la sua cattiveria, già comincia ad essere buono, dal momento che più non gli piace d'essere cattivo. È questo l'inizio del ravvicinamento del nostro cuore alla legge di Dio, in quanto ciò che lui punisce lo punisci anche tu e ciò che reca dispiacere a lui lo reca anche a te. In accordo con Dio tu cominci ad odiare il peccato, e siccome tu cominci ad odiare te stesso in accordo con Dio, Dio comincia ad amarti. Il peccato infatti non può restare impunito. Se non vuoi che ti punisca lui, punisciti da te stesso. Sì, il peccato non può restare impunito e, se tu lo punisci, lui te ne libera, se tu ci passi sopra, lui lo punisce. Osserva al riguardo il motivo per cui ottenne la giustificazione il pubblicano anziché il fariseo. Come si meritò il perdono se non perché non pretese di discolparsi da se stesso? Teneva gli occhi rivolti a terra e volgeva il cuore verso l'alto; si batteva il petto e guariva la coscienza 5. Che dire di più? Egli tornò a casa giustificato a differenza del fariseo. Se ne chiedi il motivo, eccotelo! Perché chi si innalza sarà umiliato e chi si umilia sarà innalzato 6.
Occorre condannare i propri peccati.
4. Dovendoti presentare dinanzi al Giudice, sii tu stesso il tuo giudice. Previeni Colui che ti dovrà giudicare e lo incontrerai tuo liberatore. Che significa " Previeni "? Prima che ti punisca lui, punisciti da te stesso. Tu hai letto certamente le parole: Preveniamo il suo volto con la confessione 7. Sembrano fra loro contrarie le due parole: " Riconoscere " e " Perdonare ", ma se tu vuoi che egli ti perdoni, occorre che tu ti colpevolizzi. Osserva quindi cosa dice nel salmo uno che, pentito, accusa se stesso: Distogli il tuo sguardo 8. Ma da che cosa? Non dice: " Da me "; anzi in un altro passo dice: Non distogliere da me il tuo sguardo 9. Da che cosa dunque [dovrà distoglierlo]? Dice: Distogli lo sguardo dai miei peccati 10. Per quale merito vuole che Dio distolga lo sguardo, non da lui ma dai suoi peccati, affinché non vedendo quelli posi su di lui il suo sguardo? Per quale merito? Notalo bene e imitalo. Dice infatti nel medesimo salmo: Poiché io riconosco la mia colpa. Per questo tu perdona. E prosegue: Il mio peccato mi sta sempre dinanzi 11. Rimprovera quei tali che si pongono davanti i peccati degli altri e dietro le spalle i propri: quelli degli altri davanti a sé per criticarli spietatamente, i propri dietro le spalle per difenderli con tolleranza 12.
Condannando il peccato ti avvicini a Dio.
5. Coloro che si pongono dietro le spalle i propri peccati, non vogliono vederli e con finzione si esimono dal riconoscerli. Per questo motivo il Signore rivolge al peccatore queste parole minacciose: Tu hai fatto questo, e io ho taciuto. Che significa: Ho taciuto? Non mi sono vendicato, non ti ho punito, non ti ho mandato nella geenna. Hai agito male e hai seguitato a vivere; e di nuovo ti sei dato al male, prendendoti gioco di chi ti perdonava. Hai supposto [in me] una cosa cattiva, che cioè io fossi come te 13: hai creduto che io fossi simile a te, vale a dire che, come a te, così anche a me piacesse la tua malizia. Vedi dunque quanto ti giova il provar dispiacere per la tua colpa. Con questo infatti cominci ad essere simile a Dio, non coltivando l'assurda pretesa di rendere Dio simile a te. Subito infatti ti accorgi dell'assurdità che commetti quando a Dio, che ha creato te a sua somiglianza 14, tu vuoi imporre di diventare simile a te. Ebbene, tu hai fatto questo, e io ho taciuto, cioè: " Non mi sono vendicato ". E allora tu hai supposto [in me] una cosa cattiva, che cioè io fossi come te. Tutti i malfattori, gli iniqui, i delinquenti, i bestemmiatori, gli scellerati dicono così: " Effettivamente, se le nostre azioni dispiacessero a Dio, noi non saremmo in vita ". Che significa: " Se le nostre azioni dispiacessero a Dio, noi non saremmo in vita "? Cosa dici mai? Quindi tali cose piacciono a Dio? Hai supposto una cosa cattiva. Queste azioni non piacciono a Dio: Dio non potrà essere simile a te. Piuttosto correggi te stesso e sarai simile a Dio. Ma tu non vuoi: poni te stesso dietro le tue spalle, non fai quel che dice la Scrittura: Il mio peccato mi è dinanzi 15. Tu poni te dietro di te. Pertanto ascolta quest'altro testo: Ti rimprovero, ti pongo dinanzi al tuo volto 16. Dice: " Quel che tu non fai, lo faccio io: ti pongo davanti a te, ti punisco servendomi di te ". Fallo dunque tu, affinché non debba farlo lui: poni te dinanzi a te, e di' con sicurezza: " Riconosco la mia colpa, e il mio peccato mi sta sempre dinanzi 17. Non sia davanti a te, perché è davanti a me. Distogli lo sguardo 18 da quella colpa da cui io non lo distolgo. Perdona il peccato che io riconosco ". Non avrai da temere la morte, ma per non morire confessa.
Lodare Dio fonte di ogni bene.
6. Ora considera la confessione di lode. Poiché nella confessione del peccato ti sei dispiaciuto di te, nella confessione di lode piacerà a te Dio. Ti dispiaccia ciò che tu hai fatto in te, ti piaccia Colui che ti ha fatto. Opera tua è il peccato; tu sei opera di Dio. Ora Dio odia l'opera da te compiuta nell'opera sua. Convertiti dunque a lui e a lui confessa: accusando te e lodando lui sarai nel giusto. Gli uomini ingiusti fanno il contrario: lodano se stessi e accusano Dio. Rifletti bene, e, se questo riscontri in te, correggiti; e sebbene quel che sto per dire tu ora non lo sia più, una volta lo sei stato, poiché tale è il comportamento di tutti gli ingiusti. Blasfemi come sono, essi quando fanno il bene pretendono per sé la lode; quando fanno il male accusano Dio. Il superbo e l'arrogante dicono: " Ingrato, ingrato che altro non sei!, io ti ho dato questo e questo; io ti ho fatto la tale e la tal'altra offerta ". In ogni situazione con voce altisonante [l'empio] schiamazza: " Io, io ". Se viceversa ti si sorprende in una qualche colpa, un furto, un adulterio o qualcosa di simile e, condotto dinanzi al giudice, odi cominciare la requisitoria contro di te, tu subito dirai: " È il mio destino avverso " ovvero, senza nominare il destino, dici: " Ma se Dio non l'avesse voluto, l'avrei potuto fare? ". Tu dunque accusi direttamente Dio o lo accusi per vie traverse interponendo il fato. In effetti, accusando il fato accusi le stelle: le quali stelle sono opera di Dio. Comunque, quello che tu intendi è rimproverare Dio e difendere te stesso. Esaminati! Colloca in basso ciò che ponevi in alto, e poni in alto ciò che stavi mettendo in basso. Hai peccato? Accusa te stesso. Hai agito bene? Loda Dio.
Prevenire con la confessione il giudizio di Dio.
7. Quando sei in peccato, ripeti l'invocazione del salmo: Io ho detto: Signore, abbi pietà di me; risana la mia anima perché ho peccato contro di te 19. Qui devi dire: " Io ". Quando confessi: Ho peccato contro di te, allora devi dire: " Io ". Perché vuoi sfuggire all'incontro in cui Dio si troverà dinanzi a te solo? Rifletti e impara! Dice: Io ho detto: Signore, io ho peccato contro di te. Io ho detto. Ricorda quell'Io ho detto. Non il destino, la sorte, e nemmeno tu o lo stesso diavolo, poiché se io non l'avessi voluto, non vi avrei acconsentito. Ed effettivamente non è cosa ben fatta accusare il diavolo per discolpare noi stessi. A questo riguardo Dio ci ha comandato di perdonare chi confessa [la propria colpa]. Ma tu non l'hai commessa! Non avendo commesso nulla, a te non si perdona. Elevi suppliche per ottenere il perdono! Se non vuoi subire la pena, confessa la colpa. Quanto al diavolo, egli stesso vuole che ci si adiri contro di lui: quando viene incolpato, gode moltissimo, purché gli riesca di distoglierti dal confessare. In conclusione, quando pecchi di': " Io "; quando invece ti comporti bene di' quel che diceva l'Apostolo: Non certo io ma la grazia di Dio con me 20. Sarai sulla strada giusta se confesserai i tuoi peccati e la lode di Dio, le tue opere cattive e i beni da lui ricevuti. Davanti al Signore tu confessi che egli è buono; e se tu così gli confessi, egli ti userà misericordia, e non per un po' di tempo - cioè finché dura la presente vita fugace - [ma per sempre] poiché la sua misericordia dura in eterno 21. Rivolti al Signore, ecc.
1 - Sal 117, 1 (135, 1).
2 - Sir 39, 20-21.
3 - Cf. 2 Cor 5, 21; 1 Pt 2, 22.
4 - Mt 11, 25-26.
5 - Cf. Lc 18, 10-14.
6 - Lc 18, 14.
7 - Sal 94, 2.
8 - Sal 50, 11.
9 - Sal 26, 9.
10 - Sal 50, 11.
11 - Sal 50, 5.
12 - Cf. PHAEDRUS, Fab. 4, 10.
13 - Sal 49, 21.
14 - Cf. Gn 1, 27.
15 - Sal 50, 5.
16 - Sal 49, 21.
17 - Sal 50, 5.
18 - Sal 50, 11.
19 - Sal 40, 5.
20 - 1 Cor 15, 10 (Gal 2, 20).
21 - Sal 117, 1.
Esclamazioni dell'anima a Dio
Santa Teresa d'Avila - Santa Teresa d'Avila
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I
1. Oh, vita, vita mia! Come puoi vivere lontana dalla tua Vita? In così profonda solitudine, di cosa ti occupi? Che fai, visto che tutte le tue opere sono imperfette e difettose? Chi ti consola, anima mia, in questo tempestoso mare? Ho pena di me e ancor più del tempo che son vissuta senza dolermi. Oh, Signore, come sono dolci le vostre vie! Ma chi camminerà senza timore? Temo di non riuscire a servirvi: quando mi dispongo a farlo, non trovo cosa che mi soddisfi per pagarvi almeno un po’ di ciò che vi devo. Mi sembra di volermi consacrare tutta al vostro servizio ma, quando considero attentamente la mia miseria, vedo che non posso far nulla di buono, se voi non me ne date la capacità.
2. Mio Dio, misericordia mia!, che devo fare per non distruggere le grandi cose che compite in me? Le vostre opere sono sante, sono giuste, sono di un valore inestimabile, frutto di una straordinaria sapienza, perché voi, Signore, siete la stessa Sapienza. Se il mio intelletto cerca di contemplarle, se ne lamenta la volontà, che non vorrebbe essere ostacolata nell’amarvi. Perciò l’intelletto, pur in mezzo a così grandi meraviglie, non può giungere a capire chi è il suo Dio, mentre la mia anima desidera godere di voi, ma non vede come possa farlo, chiusa in un carcere così penoso com’è questo suo corpo mortale. Tutto la disturba, anche se all’inizio trovò aiuto nella considerazione delle vostre grandezze, là dove appaiono meglio le mie innumerevoli miserie.
3. Perché ho detto questo, mio Dio? Con chi mi lamento? Chi mi ascolta se non voi, Padre e Creatore mio? Che bisogno ho io di parlare perché voi intendiate la mia pena, se voi siete in me, come tanto chiaramente vedo? Oh, quanto sono sciocca! Ma, ahimè, Dio mio! Come potrò io sapere con sicurezza di non essere lontana da voi? Oh, vita mia, che devi vivere con tanta incertezza in una questione di così capitale importanza! Chi riuscirà a desiderarti, visto che il guadagno che si può trarre o sperare da te, che è di accontentare in tutto Dio, è così incerto e pieno di pericoli?
II
1. Penso spesso, o mio Signore, che se c’è qualcosa capace di farci sopportare la vita senza di voi, è la solitudine, perché l’anima in essa può riposare con colui ch’è tutto il suo riposo, quantunque, non godendone con piena libertà, molte volte si senta raddoppiare il tormento. Ma di fronte a ciò che le procura il dover trattare con le creature e lasciare di unirsi da sola a solo con il suo Creatore, tale tormento finisce con l’apparire un diletto. È mai possibile, Signor mio, che il riposo stanchi un’anima che aspira solo a contemplarvi? Oh, potente amore di Dio, come son diversi i tuoi effetti da quelli dell’amore del mondo! Questo non vuole compagnia, sembrandogli che gli altri gli rubino il bene che possiede, mentre quello del mio Dio aumenta tanto più quanto più numerosi sono gli amanti; pertanto, se qualcosa sminuisce la sua gioia è vedere che non tutti godono di un così gran bene. Questo il motivo, o mio Bene, per cui nella gioia e nelle delizie che si gustano in voi, si rattristano al pensiero di coloro che, numerosissimi, rifiutano tali gioie e di coloro che le perderanno per sempre. L’anima ricorre allora a tutti i mezzi per procurarsi compagnia, e volentieri lascia il suo godimento, quando crede di poter contribuire per ottenere che anche altri ne godano.
2. Ma non sarebbe meglio, Padre mio celeste, rimandare questi desideri a quando l’anima sia meno favorita dei vostri doni, perché si applichi interamente a goderne? Oh, Gesù mio, quanto è immenso l’amore che nutrite per i figli degli uomini, se il miglior servizio che vi si possa rendere è abbandonare voi per amore verso di essi e per il loro profitto! Allora vi si possiede più pienamente. Infatti, anche se la volontà si appaga meno del godimento, l’anima gode di compiacervi e vede che le gioie terrene sono incerte, anche quelle che sembrano concesse da voi, finché viviamo questa vita mortale, se non si accompagnano all’amore del prossimo. Chi non lo ama, non vi ama, mio Signore, poiché tutto il sangue che avete versato ci dimostra l’immenso amore che nutrite per i figli di Adamo.
III
1. Considerando la gloria, mio Dio, che riservate a coloro che perseverano nell’adempimento della vostra volontà, vedendo con quante sofferenze e dolori vostro Figlio ce l’ha guadagnata, consapevole di come ce ne eravamo resi indegni e di quanto sia giusto impegnarci a non ricambiare con l’ingratitudine la sublimità di un amore che a così caro prezzo ci ha insegnato ad amare, la mia anima si sente lacerare di dolore. Com’è possibile, Signore, che tutto questo si dimentichi e che gli uomini si dimentichino di voi al punto da offendervi? Oh, mio Redentore, com’è possibile, aggiungo, che siano tanto smemorati da dimenticare così se stessi? Oh, com’è grande la vostra bontà se, ciò nonostante, vi ricordate di noi! Dimenticando che siamo caduti per volervi ferire con un colpo mortale, voi tornate a tenderci la mano e ci risvegliate da così incurabile frenesia, affinché cerchiamo e vi chiediamo la salvezza! Sia benedetto un tal Signore, sia benedetta una così immensa misericordia, e sia egli lodato in eterno per così tenera bontà!
2. Anima mia, benedici senza fine un così grande Signore! Come si può tornare a essergli ribelli? Oh, come la stessa grandezza del dono ricevuto è di danno agli ingrati! Ponetevi voi rimedio, mio Dio. E voi, figli degli uomini, fino a quando sarete duri di cuore e avrete il coraggio di opporvi a questo dolcissimo Gesù? Cos’è questo? Forse che la vostra malizia può prevalere a lungo contro di lui? No; la vita dell’uomo ha, infatti, una fine come il fiore del fieno, e il Figlio della Vergine verrà a pronunciare la sua terribile sentenza. Oh, mio potente Dio! Dal momento che, anche se non lo vogliamo, ci dovrete giudicare, perché non consideriamo quanto sia importante avervi favorevole in vista di quel momento? Ma chi, chi non vorrà un Giudice così giusto? Beati coloro che in quel tremendo istante si rallegreranno con voi, mio Dio e mio Signore! Colui che voi avete rialzato e che, avendo riconosciuto come si era miseramente perduto per procurarsi un fugacissimo piacere, è ora deciso a non più offendervi con il vostro aiuto (poiché sempre andate incontro, Bene dell’anima mia, a coloro che vi amano, e sempre rispondete a chi vi chiama); quale via di scampo avrà, Signore, dopo questo, per poter vivere senza sentirsi morire di continuo al pensiero di aver perduto un così gran tesoro come quello dell’innocenza battesimale? La miglior vita che possa vivere è morire continuamente a causa di questo rimpianto. Ma un’anima che vi ama teneramente, come potrà sopportarlo?
3. Che domanda sciocca, Signore, questa mia! Si direbbe che abbia dimenticato le vostre grandezze e misericordie, e non pensi che siete venuto al mondo per noi peccatori e a quale caro prezzo ci avete riscattati, pagando le nostre false gioie con la sofferenza di così crudeli tormenti e flagellazioni! Avete guarito la mia cecità, con la benda che ricoprì i vostri occhi divini e la mia vanità con la vostra crudelissima corona di spine. Oh, Signore, Signore! Tutto questo ferisce più profondamente chi vi ama. Mi conforta solo il pensiero che, una volta conosciuta la mia cattiveria, la vostra misericordia sarà lodata per sempre. Ciò nonostante, non so se questa pena potrà abbandonarmi fino a che, vedendovi faccia a faccia, spariscano tutte le miserie della nostra mortalità.
IV
1. Mi sembra, mio Signore, che la mia anima trovi un po’ di sollievo pensando alla felicità che avrà se, per vostra misericordia, le sarà concesso di godere di voi. Ma vorrebbe anzitutto servirvi, perché si tratta di godere delle gioie che le avete meritato, servendo lei. Che farò, mio Signore? Che farò, mio Dio? Oh, con quanto ritardo si sono accesi i miei desideri e come voi, Signore, vi siete invece adoperato per tempo a chiamarmi perché mi dedicassi tutta a voi! Forse che, Signore, voi abbandonate il miserabile, o allontanate il povero mendico quando vuole avvicinarsi a voi? Hanno forse un limite, Signore, le vostre grandezze o la magnificenza delle vostre opere? Oh, mio Dio e misericordia mia! Come vi sarà facile mostrare ora grandezza e magnificenza nella vostra serva! Voi siete potente, gran Dio. Questo è il momento in cui si riuscirà a capire se la mia anima si inganni quando, pensando al tempo perduto, afferma che in un attimo voi, Signore, potete farglielo riguadagnare. Forse vaneggio, perché siamo soliti dire che il tempo perduto non si può ricuperare. Sia benedetto il mio Dio!
2. Oh, Signore! Riconosco la vostra divina potenza. E se voi siete potente, come in realtà siete, cosa c’è d’impossibile a colui che può tutto? Vogliate, dunque, Signore mio, vogliate! Per quanto miserabile io sia, credo fermamente che possiate tutto ciò che volete, e quanto più sono grandi le meraviglie che sento dire di voi, pensando che potete fare ancora di più, la mia fede si fortifica maggiormente e credo con più salda convinzione che esaudirete la mia richiesta. E come meravigliarsi di ciò che fa l’Onnipotente? Voi sapete bene, mio Dio, che pur fra tutte le mie miserie, non ho mai trascurato di riconoscere la vostra grande potenza e misericordia. Tenete conto, Signore, del fatto che almeno in questo non vi ho offeso. Ricuperatemi, Dio mio, il tempo perduto concedendomi la vostra grazia per il presente e per il futuro, affinché compaia davanti a voi con la veste nuziale perché, se lo volete, lo potete.
V
1. Oh, Signor mio! Come osa chiedervi grazie chi vi ha servito così male e così male ha saputo custodire i vostri doni? Che fiducia si può avere di chi ha tradito molte volte? Che farò io, dunque, o consolazione dei desolati e rimedio di chi implora il vostro aiuto? Sarà, forse, meglio tacere le mie necessità aspettando che voi me ne apportiate il rimedio? No, di certo, perché voi, mio Signore e mia gioia, sapendo quanto grande doveva essere il loro numero e di quanto sollievo sia per noi manifestarvele, ci avete detto di chiedere, perché non mancherete di esaudirci.
2. A volte penso alle lamentele di quella santa donna che era Marta. Non si lamentava solo di sua sorella, anzi sono sicura che il suo maggior rammarico proveniva dall’impressione che voi, Signore, non aveste pietà delle sue fatiche e non v’importasse nulla di vedervela vicina. Forse le sembrò che l’amaste meno della sorella. Questo dovette affliggerla più che non la fatica di servire colui per il quale così grande amore, perché l’amore fa ritenere un riposo anche la fatica. Ciò appare dal fatto che a sua sorella non disse nulla e che invece tutta la sua lamentela fu rivolta direttamente a voi, Signore; l’amore le diede l’ardire di chiedervi come mai non vi curaste di lei. E anche la vostra risposta sembra provare che la domanda fosse dettata e provenisse dal motivo che ho detto: solo l’amore, diceste, è ciò che dà valore a tutte le cose e che l’unica cosa necessaria è che l’amore sia così forte che niente m’impedisca d’amare. Ma come, Dio mio, potremo avere un amore degno di ciò che merita l’Amato, se quello che voi avete per noi non si unisce al nostro? Mi lamenterò, dunque, come questa santa donna? Oh! Non ne ho nessun motivo, perché ho sempre ricevuto dal mio Dio ben più grandi e abbondanti prove d’amore di quelle che io non abbia saputo chiedere né desiderare. Se non mi lamento di quanto a lungo la vostra bontà mi ha sopportato, non ho alcun altro motivo per farlo. E allora che potrà chiedervi una creatura così miserabile come me? Datemi, Dio mio, di che darvi, dirò con sant’Agostino, per soddisfare almeno in parte il molto che vi devo; ricordatevi che sono creatura vostra e concedetemi di conoscere chi sia il mio Creatore affinché io l’ami.
VI
1. Oh, mio diletto, Signore di tutto il creato e mio Dio! Fino a quando dovrò aspettare per vedervi faccia a faccia? Che rimedio offrite a chi dispone di così poco sulla terra per trovare un po’ di sollievo fuori di voi? Oh, vita lunga, vita amara, vita che non si vive! Oh, che assoluta solitudine, che solitudine senza rimedio! Quando, dunque, Signore, quando? Fino a quando? Che farò io, mio Bene, che farò? Desidererò, forse, non desiderarvi più? Oh, mio Dio e mio Creatore! Voi causate le piaghe e non date la medicina; ferite, e la ferita non si vede; uccidete, per lasciare più vita! Insomma, mio Signore, voi fate ciò che volete, potente qual siete. Ma volete che un verme così spregevole, mio Dio, soffra sentimenti così contrastanti? Sia pur così, mio Dio, poiché voi lo volete; io non voglio altro che amarvi.
2. Ahi, ahi, mio Creatore! Come il mio immenso dolore mi costringe a lamentarmi e a riconoscere un male che sarà senza rimedio finché non vi piacerà porvi fine! L’anima così imprigionata aspira, certo, alla libertà, ma sempre con il desiderio di non allontanarsi in nulla da quello che voi volete. Fate sì, gloria mia, che il suo spasimo aumenti o liberatela da esso totalmente. Oh, morte, morte, non so chi ti possa temere, essendo in te la vita! Ma chi non temerà, avendo trascorso parte dell’esistenza senza amare il suo Dio? E poiché mi trovo proprio in questa condizione, cosa chiedo e cosa desidero? Forse il castigo così ben meritato per i miei peccati? Non permettetelo voi, Bene mio, per il caro prezzo che vi è costato il mio riscatto.
3. Oh, anima mia! Lascia che si compia la volontà del tuo Dio; questo è quanto ti conviene. Servilo, e spera nella sua misericordia che porterà rimedio alla tua pena; quando avrai fatto penitenza per le tue colpe e ne avrai meritato un po’ il perdono di esse, non voler godere senza patire. Oh, mio vero Signore e mio Re! Nemmeno di questo sono capace se la vostra mano sovrana e la vostra grandezza non mi sostengono, ma con il vostro aiuto tutto mi sarà possibile.
VII
1. Oh, speranza mia, Padre mio, mio Creatore e mio vero Signore e Fratello! Quando penso a quello che voi dite, che la vostra delizia è stare con i figli degli uomini, la mia anima si riempie di gioia. Oh, Signore del cielo e della terra! Sono parole tali che nessun peccatore, in virtù di esse, può perdere la fiducia. Forse, Signore, vi manca qualcuno con cui dilettarvi per venire a cercare un vermiciattolo così ributtante come me? La voce che si udì durante il battesimo di Gesù diceva che vi siete compiaciuto nel vostro Figlio. Siamo, dunque, tutti uguali a lui, Signore? Oh, quale immensa misericordia, e che favore infinitamente superiore ai nostro meriti! E pensare che noi mortali dimentichiamo tutto questo! Mio Dio, abbiate presente l’immensa miseria umana e non dimenticate la nostra debolezza, voi che conoscete ogni cosa.
2. Oh, anima mia! Considera la profonda gioia e l’immenso amore con cui il Padre riconosce suo Figlio e il Figlio riconosce suo Padre; contempla l’ardore con cui lo Spirito santo si unisce ad essi e come nessuno dei tre possa separarsi da tanto amore e da tanta conoscenza, perché sono una cosa sola. Tali Persone divine si conoscono, si amano e si compiacciono l’una dell’altra. Allora, che bisogno c’è del mio amore? A che scopo lo volete, Dio mio, ovvero che guadagno ne traete? Oh, siate benedetto, mio Dio, per sempre! Vi lodino senza fine tutte le creature, Signore, giacché in voi la fine non può esistere.
3. Rallegrati, anima mia, che ci sia chi ama il tuo Dio com’egli merita. Rallegrati che ci sia chi conosce la sua bontà e la sua potenza. Ringrazialo di averci mandato su questa terra chi lo conosce così bene come il suo unico Figlio. Sotto la sua protezione, puoi avvicinarlo e pregarlo. Poiché Sua Maestà trova in te le sue delizie, non permettere che nulla quaggiù possa impedirti di trovare in lui le tue delizie, di rallegrarti delle grandezze del tuo Dio e di quanto meriti di essere amato e lodato. Supplicalo che ti aiuti, affinché tu contribuisca almeno un po’ a far benedire il suo nome e possa dire con tutta verità: l’anima mia esalta e magnifica il Signore.
VIII
1. O mio Signore e mio Dio, com’è vero che avete parole di vita in cui tutti i mortali troveranno ciò che desiderano, se vorranno cercarlo in esse! Ma che meraviglia, mio Dio, che dimentichiamo le vostre parole, nell’aberrazione e nel turbamento prodotti in noi dalle nostre opere cattive? O Dio mio, Dio, Dio, Creatore dell’universo! Che sarebbe il creato se voi, Signore, voleste creare ancora? Siete onnipotente; le vostre opere sono incomprensibili. Fate dunque in modo, Signore, che le vostre parole non si cancellino mai dalla mia mente.
2. Voi dite: Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, ed io vi consolerò. Che altro vogliamo, Signore? Che domandiamo? Che cerchiamo? Per quale motivo la gente del mondo si perde se non per andare in cerca di felicità? O Dio, Dio mio! È possibile questo, Signore? Oh, che pena! Che grande accecamento! Noi cerchiamo, infatti, la felicità dov’è impossibile trovarla! Abbiate pietà, Creatore, delle vostre creature! Vedete, noi non capiamo noi stessi, né sappiamo quel che desideriamo, né siamo nel giusto chiedendo quel che chiediamo. Illuminateci, Signore; considerate che la vostra luce è più necessaria a noi che a quel cieco il quale era tale dalla nascita, perché questi desiderava vedere la luce e non poteva, ma noi, Signore, non vogliamo vedere. Oh, che male grave e incurabile! Qui, mio Dio, deve manifestarsi il vostro potere, qui deve brillare la vostra misericordia!
3. Com’è insensato ciò che vi chiedo, mio vero Dio! Vi prego d’amare chi non vi ama, di aprire a chi non bussa alla vostra porta, di dar la salute a chi ha piacere d’essere infermo e va in cerca di malanni. Voi dite, mio Signore, che siete venuto a cercare i peccatori; eccoli, Signore, i veri peccatori. Non guardate alla nostra cecità, ma al sangue prezioso versato da vostro Figlio per noi. La vostra misericordia risplenda fra tanta malizia! Considerate, Signore, che siamo vostre creature; ci sia d’aiuto la vostra bontà e misericordia!
IX
1. Oh, dolce e tenero Signore dell’anima mia! Voi dite anche: Venite a me tutti voi che avete sete, e io vi darò da bere. Come farà a non avere una sete ardente chi sta bruciando fra le fiamme divampanti delle cupidigie di queste miserabili cose terrene? Ha un estremo bisogno di acqua per non morire del tutto di sete. Io so bene, mio Signore, che nella vostra bontà gliela darete. L’avete detto voi stesso; le vostre parole non possono deludere. Ma se ci sono di quelli che, abituati a vivere in questo fuoco, non lo sentono più, né si accorgono, nella loro stoltezza, dell’estremo bisogno di bere, che rimedio possono trovare, mio Dio? Eppure voi siete venuto al mondo per portar rimedio a tali gravi necessità. Cominciate, dunque, a farlo, Signore; proprio nei casi più difficili è dove apparirà meglio la vostra clemenza. Considerate, mio Dio, che i vostri nemici vanno guadagnando notevolmente terreno. Abbiate pietà di coloro che non ne hanno di se stessi! Poiché la sventura li acceca in modo tale da impedire che essi vengano a voi, andate voi da essi, mio Dio. Ve lo chiedo in nome loro, perché so che questi morti risusciteranno non appena, riconosciuti i propri errori e tornati in sé, cominceranno a godere di voi.
2. Oh, Vita che donate la vita a tutti! Non negate a me quest’acqua dolcissima che promettete a chi la vuole. Io la voglio, Signore, la chiedo e vengo a voi. Non nascondetevi a me, Signore, poiché conoscete il bisogno che ne ho e come essa sia la vera medicina per l’anima da voi ferita. Oh, Signore, quanti diversi fuochi ci sono in questa vita e quanto, a giusta ragione, si deve vivere con timore! Alcuni annientano a poco a poco l’anima, altri la purificano perché viva eternamente, godendo di voi. Oh, fonti vive delle piaghe del mio Dio, con quale abbondanza sgorgherete sempre per il nostro sostentamento e come procederà sicuro fra i pericoli di questa miserabile vita colui che cercherà di sostenersi con questo divino liquore!
X
1. Oh, come siamo pronti ad offendervi, Dio dell’anima mia, e come voi siete ancor più pronto a perdonarci! Da cosa proviene, Signore, così insensato ardire se non dal sapere che la vostra misericordia è grande e dal dimenticare quanto sia equa la vostra giustizia? Dolori di morte mi circondano. Ahi, ahi, ahi, che gran male è il peccato, se è stato capace di uccidere un Dio fra tanti dolori! E come ne siete circondato tutt’intorno, mio Dio! Dove potete andare che non vi tormentino? Da ogni parte gli uomini vi coprono di ferite.
2. Oh, cristiani! È tempo di difendere il vostro Re e di tenergli compagnia in così grande solitudine. Sono ben pochi i sudditi che gli sono rimasti, mentre grande è il numero dei seguaci di Lucifero. E il peggio è che gli si mostrano amici in pubblico e lo vendono in segreto: non trova quasi più nessuno di cui fidarsi. Oh, amico sincero, come vi paga male chi vi tradisce! Oh veri cristiani, unite il vostro pianto a quello di Dio! Le lacrime di compassione da lui versate non furono solo per Lazzaro, ma per tutti coloro che si sarebbero rifiutati di risorgere, nonostante il suo richiamo. Oh, mio Bene! Come allora voi avevate certo presenti anche le colpe che io ho commesso contro di voi! Che esse abbiano ormai fine, Signore, che esse abbiano fine e con le mie anche quelle di tutti gli uomini! Risuscitate questi morti; le vostre grida, Signore, siano così potenti che, sebbene essi non vi chiedano la vita, voi gliela diate, affinché in seguito, Dio mio, abbandonino l’abisso dei loro piaceri.
3. Neppure Lazzaro vi chiese di risuscitarlo: eppure voi lo faceste per le preghiere di una peccatrice. Eccone qui un’altra, mio Dio, e ben più colpevole. Fate risplendere in lei la vostra misericordia. Per quanto miserabile io sia, ve lo chiedo per coloro che si rifiutano di farlo. Voi ben conoscete, mio Re, il mio tormento nel vedere i peccatori così noncuranti degli atroci supplizi che dovranno patire in eterno se non ritornano a voi. Oh, abbiate pietà di voi stessi, voi che siete abituati a piaceri, feste, comodità e a non assecondare che la vostra volontà! Ricordatevi che sarete sempre asserviti, sempre, in eterno, alle furie infernali. Pensate e considerate che ora vi prega il Giudice che dovrà condannarvi, e che voi non avete neanche un istante di vita sicura. Perché non volete vivere eternamente? Oh, durezza dei cuori umani! Li addolcisca la vostra immensa pietà, mio Dio!
XI
1. Oh, mio Dio, mio Dio! Che grande tormento è per me considerare il dolore di cui farà esperienza un’anima che qui è stata sempre riverita, amata, servita, stimata e vezzeggiata, quando, subito dopo la morte, si vedrà ormai perduta per sempre e capirà chiaramente che il suo stato non avrà fine! Allora non le servirà a nulla cercare di allontanare dalla mente le verità della fede, come ha fatto quaggiù; sarà priva di quei beni di cui le sembrerà che ancora non aveva cominciato a godere (e a ragione, perché tutto quello che ha fine con la vita non è altro che un soffio); si vedrà circondata da una compagnia mostruosa e spietata con la quale dovrà patire eternamente, immersa in quel fetido lago, pieno di serpenti che faranno a gara nel darle i più crudi morsi, in quella penosa oscurità, dove non vedrà se non ciò che le darà tormento e angoscia, senz’altra luce che quella di una fiamma tenebrosa. Oh, com’è poco quel che si dice in confronto alla realtà!
2. Oh, Signore! Chi ha coperto gli occhi di quest’anima di tanto fango da impedirle di considerare queste cose fino al momento di vedersi sprofondata lì? Oh, Signore! Chi le ha chiuso le orecchie perché non udisse i tanti avvertimenti che le venivano dati su quella realtà e sull’eternità di tali supplizi? Oh, vita che durerà sempre così! Oh, tormenti senza fine! Oh, tormenti senza fine! Come non vi rabbrividisce chi, per non affaticare il proprio corpo, teme di dormire su un letto un po’ duro?
3. Oh, Signore, Dio mio! Piango il tempo in cui non me ne sono resa conto e poiché sapete, mio Dio, quanto mi affligga vedere il grande numero di coloro i quali non vogliono capirlo, io ora vi prego, Signore, che almeno uno, uno solo riceva luce da voi, perché possa servire a illuminare molti altri! Non per me, Signore, che non ne sono degna, ma per i meriti di vostro Figlio. Guardate le sue piaghe, Signore, e poiché egli perdonò a chi gliele aveva provocate, anche voi perdonateci.
XII
1. Oh, mio Dio, mia vera forza! Ma come avviene, Signore, che, codardi in tutto, siamo invece così arditi contro di voi? Qui si dispiegano tutte le forze dei figli di Adamo. Se la loro ragione non fosse così ottenebrata, comprenderebbero che neanche tutte le forze riunite del genere umano sarebbero sufficienti per ardire di prendere le armi contro il proprio Creatore e sostenere una guerra continua contro chi li può sprofondare in un attimo negli abissi infernali. Ma, poiché la loro mente è cieca, sono come pazzi che cercano la morte, credendo di trovarvi la vita. Infine, si comportano come gente senza ragione. Che fare, mio Dio, con chi è affetto da questa forma di pazzia? Si dice che il male stesso dia agli insensati grandi forze; così avviene di quelli che si allontanano dal mio Dio: gente malata, la cui furia si sfoga tutta contro di voi che fate loro il maggior bene.
2. Oh, Sapienza impenetrabile! Occorreva tutto l’amore che portate alle vostre creature per sopportare tanta pazzia, aspettare la nostra guarigione e procurarcela con ogni sorta di mezzi e di rimedi! Resto sbalordita quando considero che non si ha il coraggio di vincersi in così lieve difficoltà: ci si crede incapaci, pur volendolo, di sottrarsi a un’occasione e di allontanarsi da un pericolo in cui l’anima si perde; eppure si ha il coraggio e l’ardire di affrontare una così eccelsa Maestà come la vostra. Cos’è questo, mio Bene, cos’è? Da chi viene tale forza? Il capitano che guida questa battaglia contro di voi non è forse vostro schiavo e non è relegato nel fuoco eterno? Perché si leva contro di voi? Come un vinto può infondere tanto coraggio? Come può aver seguaci un simile indigente che è stato espulso dalle ricchezze celesti? Cosa può dare chi non ha nulla per sé, tranne una grande disgrazia? Cos’è questo, mio Dio? Cos’è questo, mio Creatore? Da dove tanto ardire contro di voi e tanta codardia di fronte al demonio? Anche se voi, o mio Principe, non favoriste i vostri, anche se dovessimo qualcosa a questo principe delle tenebre, non avrebbe ragion d’essere un tale comportamento, perché conosciamo ciò che voi ci riservate per l’eternità e quanto siano falsi i piaceri del demonio e infide le sue promesse. E che potrebbe mai fare per noi chi ha fatto tanto contro di voi?
3. O che grande cecità, mio Dio! O che enorme ingratitudine, mio Re! Che insanabile follia, servire il demonio con quello che voi ci date, Dio mio! Pagare il grande amore che nutrite per noi con l’amare chi vi odia e vi odierà eternamente! E, nonostante il sangue da voi sparso per noi, i colpi di frusta, i grandi dolori che soffriste, i grandi tormenti a cui doveste sottostare, invece di vendicare il vostro eterno Padre dell’immane empietà perpetrata contro suo Figlio (giacché voi non volete vendetta e perdonate tutto), prendiamo come compagni ed amici quelli che l’hanno trattato così! È evidente che, seguendo il loro capo infernale, saremo tutt’uno con lui e vivremo eternamente in sua compagnia, a meno che la vostra clemenza, Signore, non ci venga in aiuto facendoci ritornare alla ragione e perdonandoci il passato.
4. O mortali, rientrate, rientrate in voi stessi! Guardate al vostro Re, perché ora lo troverete pieno di dolcezza; abbia fine tanta cattiveria; il vostro furore e le vostre forze si rivolgano contro colui che vi fa la guerra e che vuole spogliarvi della vostra eredità. Tornate, tornate in voi stessi, aprite gli occhi, chiedete a gran voce e con molte lacrime la luce a colui che l’ha portata al mondo. Rendetevi conto, per amor di Dio, che vi disponete ad uccidere con tutte le vostre forze chi, per dare a voi la vita, ha sacrificato la sua; considerate che egli è colui il quale vi difende dai vostri nemici. E se tutto ciò non bastasse, vi basti almeno sapere che voi non potete nulla contro il suo potere e che, presto o tardi, pagherete con il fuoco eterno una così grande empietà e temerità. È forse perché vedete tale Maestà costretto a starsene immobile e legato dalle catene dell’amore che ha per noi? Cos’altro hanno fatto quelli che gli hanno dato la morte se non caricarlo di percosse e di ferite, dopo averlo legato?
5. O, mio Dio, come avete sofferto per chi prova così poca compassione dei vostri dolori! Ma verrà tempo in cui, Signore, si manifesterà la vostra giustizia, che sarà pari alla vostra misericordia. Badate, cristiani, riflettiamoci bene! Non potremo mai riuscire a capire ciò che dobbiamo a Dio, nostro Signore, e le magnificenze delle sue misericordie. Ma se la giustizia è altrettanto grande, ahimè, ahimè! che sarà di coloro che avranno meritato che si compia e risplenda in essi?
XIII
1. O anime che già godete senza alcun timore della vostra gioia e, assorte in essa, vi beate continuamente delle lodi del mio Dio! Com’è felice la vostra sorte! Come avete ragione di occuparvi sempre in queste lodi e come v’invidia la mia anima, per esser voi libere ormai dal dolore che procurano in questi tempi sventurati le offese arrecate al mio Dio, lo spettacolo di una così nera ingratitudine e la costatazione di come si chiudano volontariamente gli occhi di fronte al gran numero di anime che Satana si porta via! O beate anime del cielo! Soccorrete la nostra miseria e intercedete per noi presso la divina misericordia, affinché ci dia un po’ della vostra gioia e ci renda partecipi di questa chiara visione di cui ora godete.
2. Voi, mio Dio, fateci comprendere qual è la ricompensa riservata a coloro che combattono valorosamente nel breve sogno di questa miserabile vita. Anime amanti, otteneteci di comprendere la felicità che vi inonda al pensiero che il vostro gaudio sarà eterno e quanto sia piena la gioia di cui vi riempie la certezza che il vostro stato non avrà mai fine. O noi infelici, Signor mio! Ben lo sappiamo, infatti, e vi crediamo; se non che l’inveterata abitudine di non riflettere su queste verità le rende così estranee alle anime che non si conoscono più né si vogliono conoscere. O gente interessata, avida di piaceri e di divertimenti, che per non voler aspettare un breve spazio di tempo a goderne in abbondanza, per non voler attendere un anno, un giorno, un’ora – fors’anche non sarà più di un attimo – perde tutto, decisa a non rinunciare a quella miseria che ha sotto gli occhi!
3. Ahi, ahi, ahi, come ci fidiamo poco di voi, Signore! E voi, invece, quali immense ricchezze, quali tesori ci avete affidato! E dire che voi ci avete dato i trentatré anni di grandi sofferenze, seguite dalla morte inammissibile e penosa di vostro Figlio, cioè il vostro stesso divin Figlio. E ciò tanti anni prima della nostra nascita! Pur sapendo che non vi avremmo dato nulla in cambio, non avete voluto rinunziare ad affidarci così inestimabile tesoro, affinché non fosse per colpa vostra, Padre misericordioso, se noi, trascurando di approfittarne, non avessimo guadagnato nulla.
4. O anime fortunate che avete così bene saputo approfittarne, e comprare, servendovi di questo prezioso tesoro, un’eternità tanto gioiosa e duratura, diteci: come avete fatto ad acquistare per mezzo suo un tale eterno bene? Soccorreteci voi che siete già vicine alla fonte: attingete acqua per noi che qui moriamo di sete!
XIV
1. Oh, Signore, mio vero Dio! Chi non vi conosce, non vi ama. Oh, che grande verità è questa! Ma che sventura, che sventura, Signore, per chi non vuole conoscervi! Com’è da temere l’ora della morte! E ahimè, ahimè, mio Creatore, come sarà terribile il giorno in cui si adempirà la vostra giustizia! Spesso considero, o mio Cristo adorato, quanto appaiano affascinanti e dolci i vostri occhi all’anima che vi ama e che voi, mio Bene, vi inducete a guardare con amore. Mi sembra che uno solo di questi dolcissimi sguardi rivolto alle anime che voi ritenete per vostre basti come premio di molti anni di servizio! Oh, mio Dio, com’è difficile far comprendere questa cosa, a chi ignora quanto sia soave il Signore.
2. O cristiani, cristiani! Considerate il vincolo fraterno che vi lega a questo gran Dio; cercate di conoscerlo e non disprezzatelo più, perché come il suo sguardo è dolcissimo per chi lo ama, così è terribile quando si volge con spaventevole collera su chi lo perseguita. Ahimè! Non ci rendiamo conto che il peccato è una guerra aperta contro Dio da parte di tutti i nostri sensi e di tutte le potenze dell’anima! Fanno a gara nell’escogitare tradimenti contro il loro Re. Voi ben sapete, mio Signore, che spesso mi faceva più paura pensare alla possibilità di vedere il vostro volto divino adirato contro di me nel tremendo giorno del giudizio finale, che non tutte le pene e le furie infernali che io riuscissi a immaginare. Allora vi supplicavo di preservarmi, nella vostra misericordia, da una così grande sventura, e ve ne supplico anche ora, Signore. Cosa mi può capitare di simile su questa terra? Tutti i mali insieme vi chiedo, mio Dio, purché mi liberiate da così grande angoscia. Che non sia privata, mio Dio, che non sia privata del godere di tanta bellezza in pace! Vostro Padre vi ha dato a noi; che non perda, mio Signore, una gioia così preziosa! Confesso, eterno Padre, di averla custodita male, ma c’è ancora rimedio, Signore, c’è rimedio, finché viviamo in questo esilio.
3. O fratelli, fratelli, figli di questo Dio! Coraggio! Coraggio! Sapete, infatti, come Sua Maestà dica che non appena ci pentiremo di averlo offeso, non si ricorderà più delle nostre colpe e cattiverie. O pietà davvero infinita! Che vogliamo di più? Chi non arrossirebbe a chiedere tanto? Questo è il momento di prendere quanto ci offre questo Signore misericordioso, Dio nostro. Poiché vuole la nostra amicizia, chi potrà rifiutarla a chi non rifiutò di spargere tutto il suo sangue e perdere la vita per noi? Quello che ci chiede è nulla, pensate! E adempierlo risponde al nostro primario interesse.
4. Oh, Dio mio, Signore! Che durezza! Che follia e che cecità! Se ci si angustia quando si perde qualcosa, un ago, uno sparviero da cui non ci viene altra soddisfazione che vederlo librarsi nell’aria, sembra impossibile non soffrire per la perdita di quest’aquila reale della maestà di Dio e di un regno il cui godimento non avrà fine! Cos’è mai questo? Che cos’è? Non riesco a capirlo. Guarite mio Dio, tanta demenza e cecità.
XV
1. Ahimè! ahimè, Signore, com’è lungo questo esilio! E come son grandi i patimenti che comporta vivere in esso con il desiderio di vedere il mio Dio! Signore, che farà un’anima chiusa in questo carcere? Oh, Gesù, quant’è lunga la vita dell’uomo, anche se si dice che è breve! È breve, sì, mio Dio, ai fini di guadagnare con essa una vita che non avrà termine, ma assai lunga per l’anima la cui aspirazione è trovarsi alla presenza del suo Dio. Che rimedio voi porgete a un tale tormento? Non ce n’è altro se non sopportarlo per amor vostro.
2. Oh, mio Dio, dolce riposo di coloro che vi amano! Non deludete i vostri amanti, perché per voi si accresce e si attenua il tormento causato dall’Amato all’anima che anela a lui. Desidero accontentarvi, Signore. So bene che nessuna creatura può contentare me. Stando così le cose, voi non condannerete il mio desiderio. Eccomi qui, Signore! Se è necessario vivere per servirvi in qualche cosa, non rifiuto nessuno di tutti i patimenti che possano sopravvenirmi quaggiù, come diceva san Martino, che vi amava tanto.
3. Ma, oh dolore, oh dolore, povera me! Egli, infatti, aveva opere da offrirvi ed io non ho che parole, non essendo capace d’altro! Possano, mio Dio, aver valore i miei desideri davanti alla vostra divina Maestà, e non vogliate guardare alla pochezza dei miei meriti. Fate che possiamo meritare tutti di amarvi, Signore! Giacché si deve vivere, si viva per voi, abbiano fine una buona volta i nostri desideri e i nostri interessi personali! Che vi è di più grande che meritare di contentarvi? O mia gioia e mio Dio, che farò per accontentarvi? Come sono miserabili i miei servizi, anche se volessi offrirne molti al mio Dio! Perché, dunque, rimanere in questa vita piena di miserie? Perché si compia la volontà del Signore. È forse possibile un maggior guadagno di questo, anima mia? Sii vigilante, attendi, perché non sai quando verrà il giorno né l’ora. Vigila attentamente: tutto, infatti, passa con rapidità, anche se l’impazienza del tuo desiderio rende dubbio ciò che è sicuro, e lungo un tempo breve. Bada che quanto più lotterai, tanto più dimostrerai l’amore che nutri per il tuo Dio, e più godrai col tuo Amato di una gioia e di una letizia senza fine.
XVI
1. Oh, mio vero Dio e Signore! È una grande consolazione per l’anima oppressa dalla solitudine a causa della lontananza da voi, sapere che siete in ogni luogo. Ma quando la forza dell’amore e i grandi impeti del suo dolore aumentano, a che giova questa considerazione, Dio mio? L’intelletto si turba e la ragione si ottenebra, diventando entrambi incapaci di percepire questa verità che né si può, pertanto, intendere né conoscere. L’anima si accorge solo di essere lontana da voi e rifiuta qualunque sollievo: infatti il cuore che arde d’amore non accetta consigli né conforti se non proprio da colui che l’ha ferita, in quanto solo da lui spera che possa essere guarita la sua pena. Quando voi volete, Signore, subito sanate la ferita che avete fatto. Prima che ciò avvenga, non c’è da aspettarsi salute né gioia, tranne quella che nasce dal soffrire per una così giusta causa.
2. Oh, vero Amante, con quanta pietà, con quanta dolcezza, con quanta letizia, con quanta generosità e con quali sublimi dimostrazioni d’amore guarite queste piaghe che voi avete procurato con le frecce del vostro stesso amore! Oh, mio Dio, sollievo di ogni dolore! Come sono insensata! Quali mezzi umani potrebbero esserci per guarire coloro che il fuoco divino ha reso infermi? Chi può sapere fin dove arrivi questa ferita, da che cosa sia venuta, e come si possa lenire un così atroce e delizioso tormento? Sarebbe assurdo che un male tanto prezioso potesse placarsi con mezzi così vili come sono quelli di cui dispongono gli uomini. Con quanta ragione la sposa esclama nel Cantico: Il mio Diletto a me, e io al mio Diletto, perché è impossibile che un tale amore abbia un’origine così vile come il mio.
3. Ma se il mio amore è vile, mio Sposo, come mai non si ferma su nessuna creatura per raggiungere solo il suo Creatore? Oh, mio Dio! Perché io al mio Diletto? Siete voi, mio vero amore, a dare inizio a questa guerra d’amore, perché altro non sembrano l’inquietudine e l’abbandono di tutte le potenze e dei sensi che escono per le piazze e per i borghi scongiurando le figlie di Gerusalemme di svelare dov’è il loro Dio. Cominciata questa battaglia, contro chi, Signore, combatteranno se non contro colui che si è reso padrone di questa fortezza dove essi prima dimoravano, cioè la parte superiore dell’anima. Se ne furono cacciati, fu unicamente perché riconquistassero il loro conquistatore? Stanchi ora della sua assenza, si danno per vinti; e così, rinunciando a combattere, combattono con miglior esito perché, arrendendosi, vincono il loro vincitore.
4. Oh, che meravigliosa battaglia, anima mia, hai sostenuto in questo tormento e come tutto si svolge testualmente così! Sì, il mio Amato a me, e io al mio Amato. E chi oserà, ora, intromettersi per dividere e spegnere due fuochi divampanti in tal modo? Sarebbe affaticarsi a vuoto, perché ormai sono divenuti un fuoco solo.
XVII
1. Oh, mio Dio, mia sapienza infinita, senza misura né limiti, e superiore a ogni angelica e umana intelligenza! Oh, Amore che mi ami più di quanto io stessa mi possa amare e intendere! Perché, Signore, voler desiderare più di quello che voi vorrete darmi? Perché voler stancarmi a chiedervi ciò che è ispirato dal mio desiderio, visto che voi già sapete dove va a finire tutto quel che può vagheggiare la mia mente e a cui può aspirare il mio cuore, mentre io non so come riuscire a trarre per me un giovamento? Se c’è una cosa da cui la mia anima pensa di guadagnare, essa sarà, invece, forse per me una perdita. Se vi prego di liberarmi da una sofferenza che deve proprio servire alla mia mortificazione, cosa vi chiedo! mio Dio? Se vi supplico di mandarmela, forse non è commisurata alla mia pazienza, ancora debole e incapace di sopportare un colpo così forte. E ammesso che la pazienza mi aiuti a sostenere la prova, ma non sia ancora ben salda nell’umiltà, può darsi che pensi d’aver fatto qualcosa, mentre siete voi a far tutto, mio Dio. Se voglio soffrire, non vorrei però che ciò fosse a scapito della reputazione, il che non mi sembra conveniente per il vostro servizio, in quanto, da parte mia, non vedo in me alcune senso di attaccamento all’onore. Può darsi che proprio per la stessa ragione per cui ritengo debba esserci una perdita, ci sia un maggior guadagno in vista di quello a cui aspiro, cioè servirvi.
2. Potrei aggiungere molte altre riflessioni per provare che non capisco me stessa. Ma, perché parlarne quando so che lo conoscete? Solo affinché, quando sento il peso della mia miseria e vedo ottenebrata la mia ragione, cerchi di ritrovarla qui, o mio Dio, in quel che ho scritto di mia mano. Molte volte infatti mi riconosco, mio Dio, così miserabile, debole e pusillanime da andare alla ricerca di quanto è accaduto alla vostra serva, colei che credeva d’aver ricevuto da voi favori tali da poter lottare contro tutte le tempeste di questo mondo. No, mio Dio, no! Nessuna fiducia, ormai, in ciò che può essere un mio desiderio personale. Vogliate voi per me tutto quel che vi piacerà volere; è quanto io voglio, perché il mio bene consiste unicamente nel farvi piacere. E se voi invece, Dio mio, voleste contentare me, adempiendo ogni richiesta ispirata dal mio desiderio, vedo che sarei perduta.
3. Com’è misera la sapienza dei mortali e incerta la loro provvidenza! Disponete voi, con la vostra, i mezzi necessari affinché la mia anima vi serva non come voglio io, ma come volete voi. Non castigatemi col darmi ciò che voglio o a cui aspiro, se il vostro amore (che in me viva sempre!) non lo desidera. Muoia ormai questo io, e ne viva in me un altro che è più grande di me e migliore per me di me stessa, affinché io possa servirlo. Egli viva e mi dia vita; egli regni e io sia la sua schiava; la mia anima non vuole altra libertà. Come potrà essere libero chi se ne sta lontano dall’Altissimo? Quale maggiore e più miserabile schiavitù di quella dell’anima libera dalla mano del suo Creatore? Felici coloro che, tenuti stretti dai benefici della misericordia divina come da saldi ceppi e catene, si vedranno prigionieri e impossibilitati a sciogliersene! L’amore è forte come la morte e duro come l’inferno. Oh, felice chi, sentendosi morto per mano sua, si vedrà scagliato in questo inferno divino; senza più speranza di poterne uscire, o, per meglio dire, senza timore di vedersene messo fuori! Ma, ohimè, Signore, finché dura questa vita mortale, quella eterna è sempre in pericolo!
4. Oh, vita nemica del mio bene, potesse essermi concesso di por fine al tuo corso! Ti sopporto perché ti sopporta Dio; provvedo al tuo sostentamento perché sei sua; non tradirmi né essermi ingrata. Malgrado tutto ciò, ahimè, Signore, com’è lungo il mio esilio! Il tempo è sempre breve per dedicarlo al guadagno della vostra eternità, ma assai lungo è anche un sol giorno o un’ora per chi ignora in cosa potrà offendervi e teme di farlo. Oh, libero arbitrio, così schiavo della tua libertà, se non sei inchiodato al timore e all’amore di chi ti ha creato! Oh, quando verrà quel felice giorno in cui ti vedrai annegato nell’oceano infinito della somma Verità, dove non sarai più libero di peccare, né vorrai esserlo, perché al sicuro da ogni miseria, naturalizzato con la vita stessa del tuo Dio!
5. Egli è beato perché si conosce, ama e gode di se stesso, senza poter fare altrimenti. Non ha, non può avere la libertà di dimenticare se stesso e cessare di amarsi, perché sarebbe, per lui, un’imperfezione. Anima mia, quando penetrerai a fondo questo sommo Bene, conoscerai quel che egli conosce e godrai di quanto è oggetto del suo godimento; allora comincerà il tuo riposo: una volta costatato il venir meno della tua incostante volontà, non ci saranno più cambiamenti. La grazia di Dio, infatti, avrà avuto tanto potere da renderti partecipe della sua divina natura con tale perfezione che, lungi dal desiderarlo, non potrai più dimenticarti del sommo Bene, né cessare di gioire di lui e del suo amore.
6. Beati coloro che sono scritti nel libro di questa vita! Ma se tu lo sei, anima mia, perché sei triste e mi conturbi? Spera in Dio al quale confesserò ancora una volta i miei peccati e di cui proclamerò le misericordie. Di tutto insieme comporrò un cantico di lodi con infiniti sospiri al mio Salvatore e al mio Dio. Può darsi che venga un giorno in cui glielo canti anche la mia gloria, senza che la mia coscienza sia contristata dalla compunzione, in quel luogo dove ormai avranno fine tutti i sospiri e i timori. Nel frattempo, la mia forza sarà nella speranza e nel silenzio. Preferisco vivere e morire sperando nella vita eterna e sforzandomi di conseguirla, piuttosto che possedere tutte le creature e tutti i loro beni destinati a perire. Non abbandonarmi, Signore; io spero in te perché la mia speranza non sia confusa. Ch’io ti serva sempre, e fa’ di me quel che vuoi!
« Vengo sempre a te come un mendìco» (Momenti della Passione)
Beata Alexandrina Maria da Costa
Dove mi nasconderò? Come sfuggire alla Tua giustizia, o Signore, se
essa cade sopra di me e sul mondo che sento dentro di me, o, per dir
meglio, sul mondo di cattiverie che sono io? Che grande pioggia di
fuoco mi cade addosso dalle nubi che oscurano me e tutta la terra! Mi
sento come impazzita dal dolore: guardo da una parte e dall'altra
attorno a me, piena di paura e di sgomento, perché da ogni lato mi si
presentano minacce e segni di distruzione. E io sola, abbandonata,
timorosa di tutti meno che di Dio". Verso questo Signore Supremo pare
che io abbia odio e rancore; sento di volerlo sopprimere con le mie
cattiverie e crudeltà. Che dolore e che confusione! Temere tutti
eccetto Dio, cui devo dare conto della mia vita tanto maliziosa e
vergognosa... Il tempo per tutte le cose è una eternità; è brevissimo
invece per comparire alla presenza di Gesù. Ed io sono senza il minimo
merito, senza la più piccola cosa gradevole ai Suoi occhi divini...
Vorrei volare al cielo, vorrei potere abbracciare, imprigionare
l'umanità intera perché neppure un'anima potesse fuggire da Gesù,
abbandonando il cammino della salvezza. E non posso nulla, non vedo
nulla. Che oscurità! Oscura la terra, oscuro il cielo! ...
Ieri, nell'Orto, sentii in modo così forte la giustizia divina da
sembrarmi che il Suo peso aprisse la terra: io vi rimasi sprofondata.
Attorno a me era mare; sbattevano contro di me onde furiose, come io
fossi il molo... Oggi... [Gesù] camminava con una pesante croce sulle
spalle che diffondeva luce ed illuminava la terra. lo sentivo che Gesù
voleva abbracciare, nell'intimo della Sua Anima, quella croce tanto
pesante. Molte volte, intimamente, Egli ne baciava le sofferenze che
gli causava: quanto amore in quei baci! Quale lezione mi ha dato Gesù!
Sapessi imitarlo, abbracciando e baciando la croce che Egli mi dà,
portandola con amore simile al Suo! Più tardi, dall'alto della croce,
ho sentito nell'anima uno, scroscio di flagelli; non perché i carnefici
mi percuotessero in quel momento, ma perché desideravano farlo. Gesù,
nel mio petto, alzò gli occhi all'Eterno Padre; già quasi moribondo per
il dolore angoscioso causato da quelle cattive intenzioni, ha
mormorato: - Padre Mio, mi costa l'ingratitudine, ma perdona loro:
ignorano che lo sono Tuo figlio. - Mammina, ai piedi della croce, ferma
come una statua di dolore, quasi moriva col Suo Gesù. Ho sentito
nell'anima i Suoi occhi agonizzanti disfatti dalle lacrime e come se
quelle lacrime colassero nel mio cuore. Poco dopo è venuto Gesù: -
Figlia mia, bianca colomba, coraggio ancora un poco!... Vengo sempre a
te come un mendico, vengo per chiedere. L'ora è grave; grave è il
pericolo! Accetti quanto ti sto per chiedere? Guardami bene, ripara
per Me. Non ho più il Cuore; gli uomini l'hanno annientato con le loro
iniquità, l'hanno distrutto con il dolore [procuratomi]. Vedi il mio
Corpo come è ridotto. - Ho veduto Gesù senza Cuore nel petto. Il suo
Corpo divino non era [neppure più] uno scheletro: non aveva né carne
né ossa, pareva un guscio vuoto. I Suoi occhi divini, senza brillio, si
scioglievano in lacrime. Piena di compassione, ho alzato verso di Lui
le mie mani: - Mio Gesù, chiedimi tutto: accetto tutto, ogni dolore. Ma
dimmi, che ne è del Tuo Cuore, della Tua bellezza, del Tuo amore? Come
puoi amare così? Gesù mio, Ti amo, sono la tua vittima. Voglio soffrire
tutto, nella certezza e nella ferma fiducia che Tu mi aiuti a soffrire,
che non mi abbandoni... Non voglio vederti soffrire, e voglio che Tu
perdoni all'umanità. A che cosa Ti hanno ridotto! Perché, essendo Dio
onnipotente, Ti sei lasciato ferire così? - Tranquillizzati, figlia
amata; lo ti amo e posseggo amore per amarti; ho Cuore, ho Corpo, ho
tutta la Bellezza: ma era questo lo stato in cui gli uomini mi
avrebbero ridottose se fosse stato possibile. Guardami, contempla ora
la mia Bellezza ed il mio Cuore divino, pieno di amore: è stata la tua
accettazione generosa, sono stati i tuoi atti di amore! Ripetimi molte
volte che Mi ami e che sei la Mia vittima. - Ho visto allora Gesù tutto
amore e bellezza; ho sentito che mi ha avvolta con l'amore del suo
divin Cuore, ma, ormai senza lacrime, ha aggiunto: - L'ora è grave; è
necessaria, figlia mia, è urgente una riparazione; senza di essa, tra
pochi giorni, si perderebbero eternamente sei sacerdoti, tra quelli che
più Mi offendono... - Tutto ciò che vuoi, Gesù: sono la tua vittima...
- ... (diario, 6-9-1946).
Una lettera per la natività di Maria
... Il giorno 8, compleanno di Mammina, fu un giorno di dolore...
Le scrissi una lettera di mio pugno: una forza mi obbligava mentre un
profondo dolore mi compenetrava tutta e mi rattristava per non saper
dire nulla di ciò che volevo e per non amarla come desideravo. Quanta
nostalgia ho sentito per la festa del Cielo! Deposti ai Suoi piedi
santissimi la lettera, i fiori e le candele, cantai, ma con molto
sacrificio! Il mio canto mirava a lodarla e a nascondere il mio molto
soffrire... (diario, 13-9-1946).
« Mia cara Mammina del cielo, io mi rallegro per il Tuo compleanno, so
che non sono degna né atta a farlo per la miseria, l'infedeltà e le
ingratitudini verso Gesù Tuo amatissimo Figlio e verso di Te. Che
miseria, la mia! Tuttavia non devo scoraggiarmi perché, proprio per
questo, sono più degna della compassione di Gesù e di Te che sei
Consolatrice degli afflitti e Madre dei peccatori. Abbi pietà di me
perché sono la peggiore. Mammina, un altro anno è trascorso e sono
ancora in questo esilio. Quando arriverà la mia Patria? Tu vedi la mia
pena e la mia nostalgia. Un anno fa non supponevo che oggi sarei stata
ancora qui, né che avrei avuto colpi così duri. Ma sia fatta la Volontà
di Gesù. Mammina, fra un anno sarò ancora qui o sarò in cielo a cantare
le tue lodi? Spero e confido. Però accetto con gioia i disegni di Gesù.
Non voglio la volontà mia; voglio soltanto Gesù. Fa', o dolce Mammina,
che in questo giorno benedetto muoiano per sempre il mio io, il mio
orgoglio, il mio amor proprio, la mia volontà e tutti i miei difetti.
Non voglio che trascorra la giornata senza rinnovare la donazione della
mia verginità e purezza, anche se il demonio mi dice sovente che non
sono più vergine, e altre cose. Regina delle vergini, abbi pietà di me.
Sono Tua, o mia dolce Mamma. Conserva per Te il mio corpo, la mia anima
e tutto il mio essere. Insegnami ad amare Gesù ed amalo per me. Siccome
non so salutarti e ne sono indegna, chiedo a Gesù,. alla Trinità
santissima, a San Giuseppe Tuo sposo, agli Angeli e a tutto il Cielo,
di farlo per me. Dammi, o Mammina, il tuo amore, la benedizione e il
perdono. Benedici coloro che mi sono più cari e il mondo intero..
Accetta, in forza del Tuo amore, questi fiori e questi lumi._ Sono la
più indegna delle tue figlie, la povera Alexandrina, 8-9-1946 »