Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

L'ansietà  è uno dei maggiori traditori che la vera virtù e soda devozione possa mai avere; finge di riscaldarsi al bene operare, ma non lo fa, se non per raffreddarsi, e non ci fa correre che per farci inciampare; e per questo bisogna guardarsene in ogni occasione, particolarmente nell'orazione; e per meglio riuscirci, sarà  bene ricordarsi che le grazie ed i gusti dell'orazione non sono acque della terra ma del cielo, e che perciò tutti i nostri sforzi non bastano a far cadere, benché sia necessario il disporsi con grandissima diligenza sì, ma sempre umile e tranquilla: bisogna tenere il cuore aperto verso il cielo, ed aspettare di là  la celeste rugiada. (San Pio da Pietrelcina)

Liturgia delle Ore - Letture

Lunedi della 31° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 1

1Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio.2Come è scritto nel profeta Isaia:

'Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te,
egli ti preparerà la strada.'
3'Voce di uno che grida nel deserto:
preparate la strada del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri',

4si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.5Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico7e predicava: "Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali.8Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo".

9In quei giorni Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni.10E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba.11E si sentì una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto".

12Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto13e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano.

14Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva:15"Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo".

16Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori.17Gesù disse loro: "Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini".18E subito, lasciate le reti, lo seguirono.19Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti.20Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.

21Andarono a Cafàrnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare.22Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi.23Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare:24"Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio".25E Gesù lo sgridò: "Taci! Esci da quell'uomo".26E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.27Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: "Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!".28La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea.

29E, usciti dalla sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni.30La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei.31Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli.

32Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati.33Tutta la città era riunita davanti alla porta.34Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.

35Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava.36Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce37e, trovatolo, gli dissero: "Tutti ti cercano!".38Egli disse loro: "Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!".39E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

40Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: "Se vuoi, puoi guarirmi!".41Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: "Lo voglio, guarisci!".42Subito la lebbra scomparve ed egli guarì.43E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse:44"Guarda di non dir niente a nessuno, ma va', presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro".45Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte.


Genesi 50

1Allora Giuseppe si gettò sulla faccia di suo padre, pianse su di lui e lo baciò.2Poi Giuseppe ordinò ai suoi medici di imbalsamare suo padre. I medici imbalsamarono Israele3e vi impiegarono quaranta giorni, perché tanti ne occorrono per l'imbalsamazione. Gli Egiziani lo piansero settanta giorni.4Passati i giorni del lutto, Giuseppe parlò alla casa del faraone: "Se ho trovato grazia ai vostri occhi, vogliate riferire agli orecchi del faraone queste parole:5Mio padre mi ha fatto giurare: Ecco, io sto per morire: tu devi seppellirmi nel sepolcro che mi sono scavato nel paese di Canaan. Ora, possa io andare a seppellire mio padre e tornare".6Il faraone rispose: "Va' e seppellisci tuo padre com'egli ti ha fatto giurare".7Allora Giuseppe andò a seppellire suo padre e con lui andarono tutti i ministri del faraone, gli anziani della sua casa, tutti gli anziani del paese d'Egitto,8tutta la casa di Giuseppe e i suoi fratelli e la casa di suo padre. Soltanto i loro bambini e i loro greggi e i loro armenti essi lasciarono nel paese di Gosen.9Andarono con lui anche i carri da guerra e la cavalleria, così da formare una carovana imponente.10Quando arrivarono all'Aia di Atad, che è al di là del Giordano, fecero un lamento molto grande e solenne ed egli celebrò per suo padre un lutto di sette giorni.11I Cananei che abitavano il paese videro il lutto alla Aia di Atad e dissero: "È un lutto grave questo per gli Egiziani". Per questo la si chiamò Abel-Mizraim, che si trova al di là del Giordano.12Poi i suoi figli fecero per lui così come aveva loro comandato.13I suoi figli lo portarono nel paese di Canaan e lo seppellirono nella caverna del campo di Macpela, quel campo che Abramo aveva acquistato, come proprietà sepolcrale, da Efron l'Hittita, e che si trova di fronte a Mamre.14Dopo aver sepolto suo padre, Giuseppe tornò in Egitto insieme con i suoi fratelli e con quanti erano andati con lui a seppellire suo padre.
15Ma i fratelli di Giuseppe cominciarono ad aver paura, dato che il loro padre era morto, e dissero: "Chissà se Giuseppe non ci tratterà da nemici e non ci renderà tutto il male che noi gli abbiamo fatto?".16Allora mandarono a dire a Giuseppe: "Tuo padre prima di morire ha dato quest'ordine:17Direte a Giuseppe: Perdona il delitto dei tuoi fratelli e il loro peccato, perché ti hanno fatto del male! Perdona dunque il delitto dei servi del Dio di tuo padre!". Giuseppe pianse quando gli si parlò così.18E i suoi fratelli andarono e si gettarono a terra davanti a lui e dissero: "Eccoci tuoi schiavi!".19Ma Giuseppe disse loro: "Non temete. Sono io forse al posto di Dio?20Se voi avevate pensato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene, per compiere quello che oggi si avvera: far vivere un popolo numeroso.21Dunque non temete, io provvederò al sostentamento per voi e per i vostri bambini". Così li consolò e fece loro coraggio.22Ora Giuseppe con la famiglia di suo padre abitò in Egitto; Giuseppe visse centodieci anni.23Così Giuseppe vide i figli di Efraim fino alla terza generazione e anche i figli di Machir, figlio di Manasse, nacquero sulle ginocchia di Giuseppe.24Poi Giuseppe disse ai fratelli: "Io sto per morire, ma Dio verrà certo a visitarvi e vi farà uscire da questo paese verso il paese ch'egli ha promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe".25Giuseppe fece giurare ai figli di Israele così: "Dio verrà certo a visitarvi e allora voi porterete via di qui le mie ossa".
26Poi Giuseppe morì all'età di centodieci anni; lo imbalsamarono e fu posto in un sarcofago in Egitto.


Siracide 31

1L'insonnia per la ricchezza logora il corpo,
l'affanno per essa distoglie il sonno.
2L'affanno della veglia tien lontano l'assopirsi,
come una grave malattia bandisce il sonno.
3Un ricco fatica nell'accumulare ricchezze
e se smette, si ingolfa nei piaceri.
4Un povero fatica nelle privazioni della vita
e se smette, cade nell'indigenza.
5Chi ama l'oro non sarà esente da colpa,
chi insegue il denaro per esso peccherà.
6Molti sono andati in rovina a causa dell'oro,
il loro disastro era davanti a loro.
7È una trappola per quanti ne sono entusiasti,
ogni insensato vi resta preso.
8Beato il ricco, che si trova senza macchia
e che non corre dietro all'oro.
9Chi è costui? noi lo proclameremo beato:
difatti egli ha compiuto meraviglie in mezzo al suo popolo.
10Chi ha subìto la prova, risultando perfetto?
Sarà un titolo di gloria per lui.
Chi, potendo trasgredire, non ha trasgredito,
e potendo compiere il male, non lo ha fatto?
11Si consolideranno i suoi beni
e l'assemblea celebrerà le sue beneficenze.

12Hai davanti una tavola sontuosa?
Non spalancare verso di essa la tua bocca
e non dire: "Che abbondanza qua sopra".
13Ricòrdati che l'occhio cattivo è un male.
Che cosa è stato creato peggiore dell'occhio?
Per questo esso lacrima in ogni circostanza.
14Dove guarda l'ospite, non stendere la mano;
non intingere nel piatto insieme con lui.
15Giudica le esigenze del prossimo dalle tue;
e su ogni cosa rifletti.
16Mangia da uomo ciò che ti è posto innanzi;
non masticare con voracità per non renderti odioso.
17Sii il primo a smettere per educazione,
non essere ingordo per non incorrere nel disprezzo.
18Se siedi tra molti invitati,
non essere il primo a stendere la mano.
19Quanto poco è sufficiente per un uomo educato,
una volta a letto non si sente soffocato.
20Sonno salubre con uno stomaco ben regolato,
al mattino si alza e il suo spirito è libero.
Travaglio di insonnia, coliche e vomiti
accompagnano l'uomo ingordo.
21Se sei stato forzato a eccedere nei cibi,
àlzati, va' a vomitare e sarai sollevato.
22Ascoltami, figlio, e non disprezzarmi,
alla fine troverai vere le mie parole.
In tutte le azioni sii moderato
e nessuna malattia ti coglierà.
23Molte labbra loderanno chi è splendido nei banchetti,
e vera è la testimonianza della sua munificenza.
24La città mormora di chi è tirchio nei banchetti;
ed esatta è la testimonianza della sua avarizia.

25Non fare il forte con il vino,
perché ha mandato molti in rovina.
26La fornace prova il metallo nella tempera,
così il vino i cuori in una sfida di arroganti.
27Il vino è come la vita per gli uomini,
purché tu lo beva con misura.
Che vita è quella di chi non ha vino?
Questo fu creato per la gioia degli uomini.
28Allegria del cuore e gioia dell'anima
è il vino bevuto a tempo e a misura.
29Amarezza dell'anima è il vino bevuto in quantità,
con eccitazione e per sfida.
30L'ubriachezza accresce l'ira dello stolto a sua rovina,
ne diminuisce le forze e gli procura ferite.
31Durante un banchetto non rimproverare il vicino,
non deriderlo nella sua letizia.
Non dirgli parola di rimprovero
e non tormentarlo col chiedergli ciò che ti deve.


Salmi 10

1'Al maestro del coro. In sordina. Salmo. Di Davide.'

2Loderò il Signore con tutto il cuore
e annunzierò tutte le tue meraviglie.
3Gioisco in te ed esulto,
canto inni al tuo nome, o Altissimo.

4Mentre i miei nemici retrocedono,
davanti a te inciampano e periscono,
5perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa;
siedi in trono giudice giusto.

6Hai minacciato le nazioni, hai sterminato l'empio,
il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre.
7Per sempre sono abbattute le fortezze del nemico,
è scomparso il ricordo delle città che hai distrutte.

8Ma il Signore sta assiso in eterno;
erige per il giudizio il suo trono:
9giudicherà il mondo con giustizia,
con rettitudine deciderà le cause dei popoli.

10Il Signore sarà un riparo per l'oppresso,
in tempo di angoscia un rifugio sicuro.
11Confidino in te quanti conoscono il tuo nome,
perché non abbandoni chi ti cerca, Signore.

12Cantate inni al Signore, che abita in Sion,
narrate tra i popoli le sue opere.
13Vindice del sangue, egli ricorda,
non dimentica il grido degli afflitti.

14Abbi pietà di me, Signore,
vedi la mia miseria, opera dei miei nemici,
tu che mi strappi dalle soglie della morte,
15perché possa annunziare le tue lodi,
esultare per la tua salvezza
alle porte della città di Sion.

16Sprofondano i popoli nella fossa che hanno scavata,
nella rete che hanno teso si impiglia il loro piede.
17Il Signore si è manifestato, ha fatto giustizia;
l'empio è caduto nella rete, opera delle sue mani.

18Tornino gli empi negli inferi,
tutti i popoli che dimenticano Dio.
19Perché il povero non sarà dimenticato,
la speranza degli afflitti non resterà delusa.

20Sorgi, Signore, non prevalga l'uomo:
davanti a te siano giudicate le genti.
21Riempile di spavento, Signore,
sappiano le genti che sono mortali.

22Perché, Signore, stai lontano,
nel tempo dell'angoscia ti nascondi?
23Il misero soccombe all'orgoglio dell'empio
e cade nelle insidie tramate.
24L'empio si vanta delle sue brame,
l'avaro maledice, disprezza Dio.
25L'empio insolente disprezza il Signore:
"Dio non se ne cura: Dio non esiste";
questo è il suo pensiero.

26Le sue imprese riescono sempre.
Son troppo in alto per lui i tuoi giudizi:
disprezza tutti i suoi avversari.

27Egli pensa: "Non sarò mai scosso,
vivrò sempre senza sventure".
28Di spergiuri, di frodi e d'inganni ha piena la bocca,
sotto la sua lingua sono iniquità e sopruso.
29Sta in agguato dietro le siepi,
dai nascondigli uccide l'innocente.
30I suoi occhi spiano l'infelice,
sta in agguato nell'ombra come un leone nel covo.
Sta in agguato per ghermire il misero,
ghermisce il misero attirandolo nella rete.
31Infierisce di colpo sull'oppresso,
cadono gl'infelici sotto la sua violenza.
32Egli pensa: "Dio dimentica,
nasconde il volto, non vede più nulla".

33Sorgi, Signore, alza la tua mano,
non dimenticare i miseri.
34Perché l'empio disprezza Dio
e pensa: "Non ne chiederà conto"?

35Eppure tu vedi l'affanno e il dolore,
tutto tu guardi e prendi nelle tue mani.
A te si abbandona il misero,
dell'orfano tu sei il sostegno.
Spezza il braccio dell'empio e del malvagio;
36Punisci il suo peccato e più non lo trovi.

37Il Signore è re in eterno, per sempre:
dalla sua terra sono scomparse le genti.
38Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri,
rafforzi i loro cuori, porgi l'orecchio
39per far giustizia all'orfano e all'oppresso;
e non incuta più terrore l'uomo fatto di terra.


Geremia 29

1Queste sono le parole della lettera che il profeta Geremia mandò da Gerusalemme al resto degli anziani in esilio, ai sacerdoti, ai profeti e a tutto il resto del popolo che Nabucodònosor aveva deportato da Gerusalemme a Babilonia; la mandò2dopo che il re Ieconia, la regina madre, i dignitari di corte, i capi di Giuda e di Gerusalemme, gli artigiani e i fabbri erano partiti da Gerusalemme.3Fu recata per mezzo di Elasà figlio di Safàn e di Ghemarìa figlio di Chelkia, che Sedecìa re di Giuda aveva inviati a Nabucodònosor re di Babilonia, in Babilonia.
Essa diceva:
4"Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele, a tutti gli esuli che ho fatto deportare da Gerusalemme a Babilonia:5Costruite case e abitatele, piantate orti e mangiatene i frutti;6prendete moglie e mettete al mondo figli e figlie, scegliete mogli per i figli e maritate le figlie; costoro abbiano figlie e figli. Moltiplicatevi lì e non diminuite.7Cercate il benessere del paese in cui vi ho fatto deportare. Pregate il Signore per esso, perché dal suo benessere dipende il vostro benessere.
8Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Non vi traggano in errore i profeti che sono in mezzo a voi e i vostri indovini; non date retta ai sogni, che essi sognano.9Poiché con inganno parlano come profeti a voi in mio nome; io non li ho inviati. Oracolo del Signore.10Pertanto dice il Signore: Solamente quando saranno compiuti, riguardo a Babilonia, settanta anni, vi visiterò e realizzerò per voi la mia buona promessa di ricondurvi in questo luogo.11Io, infatti, conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo - dice il Signore - progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza.12Voi mi invocherete e ricorrerete a me e io vi esaudirò;13mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il cuore;14mi lascerò trovare da voi - dice il Signore - cambierò in meglio la vostra sorte e vi radunerò da tutte le nazioni e da tutti i luoghi dove vi ho disperso - dice il Signore - vi ricondurrò nel luogo da dove vi ho fatto condurre in esilio.
15Certo voi dite: Il Signore ci ha suscitato profeti in Babilonia.
16Ebbene, queste le parole del Signore al re che siede sul trono di Davide e a tutto il popolo che abita in questa città, ai vostri fratelli che non sono partiti con voi nella deportazione;17 dice il Signore degli eserciti: Ecco, io manderò contro di essi la spada, la fame e la peste e li renderò come i fichi guasti, che non si possono mangiare tanto sono cattivi.18Li perseguiterò con la spada, la fame e la peste; li farò oggetto di orrore per tutti i regni della terra, oggetto di maledizione, di stupore, di scherno e di obbrobrio in tutte le nazioni nelle quali li ho dispersi,19perché non hanno ascoltato le mie parole - dice il Signore - quando mandavo loro i miei servi, i profeti, con continua premura, eppure essi non hanno ascoltato. Oracolo del Signore.20Voi però ascoltate la parola del Signore, voi deportati tutti, che io ho mandato da Gerusalemme a Babilonia.
21Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele, riguardo ad Acab figlio di Kolaià, e a Sedecìa figlio di Maasià, che vi predicono menzogne in mio nome: Ecco, li darò in mano a Nabucodònosor re di Babilonia, il quale li ucciderà sotto i vostri occhi.22Da essi si trarrà una formula di maledizione in uso presso tutti i deportati di Giuda in Babilonia e si dirà: Il Signore ti tratti come Sedecìa e Acab, che il re di Babilonia fece arrostire sul fuoco!23 Poiché essi hanno operato cose nefande in Gerusalemme, hanno commesso adulterio con le mogli del prossimo, hanno proferito in mio nome parole senza che io avessi dato loro alcun ordine. Io stesso lo so bene e ne sono testimone. Oracolo del Signore".

24 A Semaià il Nechelamita tu riferirai queste parole:25 "Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Perché hai mandato in tuo nome lettere a tutto il popolo di Gerusalemme e a Sofonia figlio di Maasià, il sacerdote, e a tutti i sacerdoti, dicendo:26Il Signore ti ha costituito sacerdote al posto del sacerdote Ioiadà, perché fossi sovrintendente nel tempio del Signore, per reprimere qualunque forsennato che vuol fare il profeta, ponendolo in ceppi e in catene.27Orbene, perché non reprimi Geremia da Anatòt, che fa profezie fra di voi?28Infatti egli ci ha mandato a dire in Babilonia: Sarà lunga la cosa! Edificate case e abitatele, piantate orti e mangiatene i frutti!".
29Il sacerdote Sofonia lesse questa lettera in presenza del profeta Geremia.
30Allora la parola del Signore fu rivolta a Geremia:31"Invia questo messaggio a tutti i deportati: Così dice il Signore riguardo a Semaià il Nechelamita: Poiché Semaià ha parlato a voi come profeta mentre io non l'avevo mandato e vi ha fatto confidare nella menzogna,32per questo dice il Signore: Ecco punirò Semaià il Nechelamita e la sua discendenza; nessuno dei suoi dimorerà in mezzo a questo popolo, né vedrà il bene che farò al mio popolo - dice il Signore - perché ha predicato la ribellione contro il Signore".


Lettera ai Romani 11

1Io domando dunque: 'Dio avrebbe forse ripudiato il suo popolo'? Impossibile! Anch'io infatti sono Israelita, della discendenza di Abramo, della tribù di Beniamino.2'Dio non ha ripudiato il suo popolo', che egli ha scelto fin da principio. O non sapete forse ciò che dice la Scrittura, nel passo in cui Elia ricorre a Dio contro Israele?

3'Signore, hanno ucciso i tuoi profeti,
hanno rovesciato i tuoi altari
e io sono rimasto solo e ora vogliono la mia vita'.

4Cosa gli risponde però la voce divina?
'Mi sono riservato settemila uomini, quelli che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal'.
5Così anche al presente c'è un resto, conforme a un'elezione per grazia.6E se lo è per grazia, non lo è per le opere; altrimenti la grazia non sarebbe più grazia.
7Che dire dunque? Israele non ha ottenuto quello che cercava; lo hanno ottenuto invece gli eletti; gli altri sono stati induriti,8come sta scritto:

'Dio ha dato loro uno spirito di torpore,
occhi per non vedere e orecchi per non sentire,
fino al giorno d'oggi'.

9E Davide dice:

'Diventi la lor mensa un laccio', un tranello
'e un inciampo e serva loro di giusto castigo!'
10'Siano oscurati i loro occhi sì da non vedere,
e fa' loro curvare la schiena per sempre'!

11Ora io domando: Forse inciamparono per cadere per sempre? Certamente no. Ma a causa della loro caduta la salvezza è giunta ai pagani, per suscitare la loro gelosia.12Se pertanto la loro caduta è stata ricchezza del mondo e il loro fallimento ricchezza dei pagani, che cosa non sarà la loro partecipazione totale!
13Pertanto, ecco che cosa dico a voi, Gentili: come apostolo dei Gentili, io faccio onore al mio ministero,14nella speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue e di salvarne alcuni.15Se infatti il loro rifiuto ha segnato la riconciliazione del mondo, quale potrà mai essere la loro riammissione, se non una risurrezione dai morti?

16Se le primizie sono sante, lo sarà anche tutta la pasta; se è santa la radice, lo saranno anche i rami.17Se però alcuni rami sono stati tagliati e tu, essendo oleastro, sei stato innestato al loro posto, diventando così partecipe della radice e della linfa dell'olivo,18non menar tanto vanto contro i rami! Se ti vuoi proprio vantare, sappi che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te.
19Dirai certamente: Ma i rami sono stati tagliati perché vi fossi innestato io!20Bene; essi però sono stati tagliati a causa dell'infedeltà, mentre tu resti lì in ragione della fede. Non montare dunque in superbia, ma temi!21Se infatti Dio non ha risparmiato quelli che erano rami naturali, tanto meno risparmierà te!
22Considera dunque la bontà e la severità di Dio: severità verso quelli che sono caduti; bontà di Dio invece verso di te, a condizione però che tu sia fedele a questa bontà. Altrimenti anche tu verrai reciso.23Quanto a loro, se non persevereranno nell'infedeltà, saranno anch'essi innestati; Dio infatti ha la potenza di innestarli di nuovo!24Se tu infatti sei stato reciso dall'oleastro che eri secondo la tua natura e contro natura sei stato innestato su un olivo buono, quanto più essi, che sono della medesima natura, potranno venire di nuovo innestati sul proprio olivo!

25Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate presuntuosi: l'indurimento di una parte di Israele è in atto fino a che saranno entrate tutte le genti.26Allora tutto Israele sarà salvato come sta scritto:

'Da Sion uscirà il liberatore,
egli toglierà le empietà da Giacobbe.'
27'Sarà questa la mia alleanza con loro
quando distruggerò i loro peccati'.

28Quanto al vangelo, essi sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto alla elezione, sono amati, a causa dei padri,29perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!30Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia per la loro disobbedienza,31così anch'essi ora sono diventati disobbedienti in vista della misericordia usata verso di voi, perché anch'essi ottengano misericordia.32Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per usare a tutti misericordia!

33O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!

34'Infatti, chi mai ha potuto conoscere il pensiero
del Signore?
O chi mai è stato suo consigliere?'
35'O chi gli ha dato qualcosa per primo,
sì che abbia a riceverne il contraccambio'?

36Poiché da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen.


Capitolo XVI: Soltanto in Dio va cercata la vera consolazione

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1. Qualunque cosa io possa immaginare e desiderare per mia consolazione, non l'aspetto qui, ora, ma in futuro. Ché, pure se io potessi avere e godere da solo tutte le gioie e le delizie del mondo, certamente ciò non potrebbe durare a lungo. Sicché, anima mia, non potrai essere pienamente consolata e perfettamente confortata se non in Dio, che allieta i poveri e accoglie gli umili. Aspetta un poco, anima mia, aspetta ciò che Dio ha promesso e avrai in cielo la pienezza di ogni bene. Se tu brami disordinatamente i beni temporali, perderai quelli eterni del cielo: dei beni di quaggiù devi avere soltanto l'uso temporaneo, col desiderio fisso a quelli eterni. Anima mia, nessun bene di quaggiù, ti potrà appagare perché non sei stata creata per avere soddisfazione in queste cose. Anche se tu avessi tutti i beni del mondo, non potresti essere felice e beata, perché è in Dio, creatore di tutte le cose, che consiste la tua completa beatitudine e la tua felicità. Non è una felicità quale appare nella esaltazione di coloro che amano stoltamente questo mondo, ma una felicità quale si aspettano i buoni seguaci di Cristo; quale, talora, è pregustata, fin da questo momento, da coloro che vivono dello spirito e dai puri di cuore, "il cui pensiero è già nei cieli" (Fil 3,20).

2. Vano e di breve durata è il conforto che viene dagli uomini; santo e puro è quello che la verità fa sentire dal di dentro. L'uomo pio si porta con sé, dappertutto, il suo consolatore, Gesù, e gli dice: o Signore Gesù, stammi vicino in ogni luogo e in ogni tempo. La mia consolazione sia questa, di rinunciare lietamente ad ogni conforto umano. Che se mi verrà meno la tua consolazione, sia per me di supremo conforto, appunto, questo tuo volere, questa giusta prova; poiché "non durerà per sempre la tua collera e le tue minacce non saranno eterne" (Sal 102,9).


Omelia 68: Il Signore va a prepararci il posto.

Commento al Vangelo di San Giovanni - Sant'Agostino d'Ippona

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1. Sappiamo di avere un debito con voi, o fratelli carissimi, che avevamo rinviato e che adesso dobbiamo pagare. Il debito consiste nel mostrare che nelle parole del Signore non vi è contraddizione. Ha detto: Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore; se così non fosse, vi avrei detto che vado a prepararvi un posto (Gv 14, 2). Appare chiaro da queste parole che nella casa del Padre suo vi sono molte dimore e che non c'è bisogno di prepararne; ma subito dopo dice: E quando sarò partito e avrò preparato un posto per voi, ritornerò e vi prenderò con me, affinché dove sono io siate anche voi (Gv 14, 3). Perché va a preparare il posto, se vi sono già molte dimore? Se così non fosse, avrebbe detto: Vado a prepararvelo. Se era invece ancora da preparare, perché non dire: vado a prepararvelo? Ovvero queste dimore vi sono, ma bisogna prepararle? Se così non fosse, non avrebbe detto: vado a prepararvi il posto. Queste dimore esistono, ma bisogna prepararle. Il Signore non va a prepararle come sono; ma quando sarà andato e le avrà preparate come si deve, allora tornerà per prendere i suoi con sé, affinché anch'essi siano dove è lui. In che senso dunque le dimore nella casa del Padre sono le stesse, non diverse, e sicuramente esistono già senza che debbano essere preparate, e insieme non sono ancora quali devono essere preparate? Nello stesso senso in cui il profeta dice che Dio ha fatto le cose che dovranno essere fatte. Il profeta non dice che Dio farà le cose che saranno, ma che ha fatto le cose che saranno (Is 45, 11 sec. LXX). Cioè le ha fatte e insieme le farà. Esse non sarebbero state fatte, se egli non le avesse fatte; né saranno fatte se egli non le farà. Egli le ha fatte predestinandole all'esistenza, e le farà chiamandole all'esistenza. Così come il Signore ha eletto gli Apostoli in quel preciso momento in cui, secondo il Vangelo, li ha chiamati (cf. Lc 6, 13); e tuttavia l'Apostolo dice: Ci ha eletti prima della creazione del mondo (Ef 1,4), cioè ci ha eletti predestinandoci, non chiamandoci. Quelli poi che ha predestinati, li ha anche chiamati (Rm 8, 30): li ha eletti predestinandoli prima della creazione del mondo, li ha eletti chiamandoli prima della fine del mondo. In questo senso ha preparato e prepara le dimore: prepara non altre dimore, ma le stesse preparate da lui che ha fatto le cose che saranno: egli va a preparare mediante la realizzazione le dimore che ha preparato mediante la predestinazione. Esse già esistono nella predestinazione; se così non fosse, avrebbe detto: vado a preparare, cioè a predestinare. Ma siccome nella realizzazione ancora non esistono, dice: E quando sarò partito e avrò preparato un posto per voi, ritornerò e vi prenderò con me.

[Formazione del regno.]

2. Si può dire che il Signore prepara le dimore preparando coloro che dovranno occuparle. In base alle sue parole: Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore, che cosa dobbiamo pensare che sia la casa di Dio se non il tempio di Dio? Se a questo proposito interroghiamo l'Apostolo, egli ci risponderà: Santo è il tempio di Dio, che siete voi (1 Cor 3, 17). Si identifica anche col regno di Dio che il Figlio consegnerà al Padre, secondo quanto dice il medesimo Apostolo: Primizia è Cristo; poi coloro che sono di Cristo, al momento della sua Parusia; quindi la fine, allorquando egli consegnerà il regno al Dio e Padre (1 Cor 15, 23-24); cioè, quelli che ha redenti col suo sangue li consegnerà al Padre perché lo possano contemplare per sempre. Questo è il regno dei cieli, di cui è detto: Il regno dei cieli è simile ad un uomo che semina il buon seme nel suo campo; il buon seme poi sono i figli del regno, che sono ora mescolati alla zizzania; ma alla fine del mondo il re manderà i suoi angeli, che toglieranno via dal suo regno tutti gli scandali. Allora i giusti risplenderanno come il sole nel regno del Padre loro (Mt 13, 24 38-43). Il regno risplenderà nel regno, allorché sarà compiuto quel regno che adesso invochiamo dicendo: Venga il tuo regno! (Mt 6, 10). Fin d'ora è chiamato regno, ma è ancora in formazione. Se non avesse già il nome di regno, il Signore non direbbe: Toglieranno via dal suo regno tutti gli scandali. Ma questo regno non regna ancora. E' già regno nel senso che quando da esso saranno eliminati tutti gli scandali, non avrà più soltanto il nome di regno, ma lo sarà nel senso pieno e definitivo. E a questo regno, collocato alla destra, il Signore dirà: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno (Mt 25, 34); cioè, voi che eravate regno ma non regnavate, venite a regnare, sì da essere in realtà ciò che siete stati nella speranza. Dunque, questa casa di Dio, questo tempio di Dio, questo regno di Dio, questo regno dei cieli, è ancora in costruzione, è ancora in formazione; ancora dev'essere preparato, ancora deve essere raccolto. In esso vi saranno quelle dimore che il Signore è andato a preparare; dimore che già esistono in quanto il Signore le ha già predestinate.

3. Ma perché egli se n'è andato per preparare queste dimore, dato che egli deve preparare noi, cosa che non può fare se ci lascia? Comprendo come posso, o Signore, ma il senso mi sembra questo: perché si preparino queste dimore, il giusto deve vivere di fede (cf. Rm 1, 17). Chi è infatti esule dal Signore ha bisogno di vivere di fede, perché è mediante la fede che si prepara alla visione beatifica (cf. 2 Cor 5, 6-8). Beati - infatti - i mondi di cuore, perché vedranno Dio (Mt 5, 8). E un altro testo dice che è mediante la fede che Dio purifica i cuori (At 15, 9). Il primo testo si trova nel Vangelo, il secondo negli Atti degli Apostoli. Ora la fede, per mezzo della quale vengono purificati i cuori di quelli che vedranno Dio, finché questi sono pellegrini, consiste nel credere ciò che ancora non si vede: quando tu vedrai, non avrai più bisogno di fede. Chi crede si guadagna dei meriti, e vedendo riceve il premio. Vada dunque il Signore a preparare il posto; vada per sottrarsi al nostro sguardo, si nasconda per essere creduto. Viene preparato il posto se si vive di fede. Dalla fede nasce il desiderio, il desiderio prepara al possesso, poiché la preparazione della celeste dimora consiste nel desiderio, frutto dell'amore. Sì, o Signore, prepara ciò che sei andato a preparare; e prepara noi per te e prepara te per noi, preparandoti il posto in noi e preparando a noi il posto in te. Tu infatti hai detto: Rimanete in me e io rimarrò in voi (Gv 15, 4). Secondo che sarà più o meno partecipe di te, ciascuno avrà un merito, e quindi un premio, maggiore o minore. La molteplicità delle dimore è appunto in rapporto alla diversità dei meriti di coloro che dovranno occuparle, tutti però avranno la vita eterna e la beatitudine infinita. Ma che significa, o Signore, il tuo andare e che significa il tuo venire? Se bene intendo, tu non ti sposti né andando né venendo: te ne vai nascondendoti, e vieni manifestandoti. Ma se non rimani con noi per guidarci, per farci progredire nella santità della vita, come potrai prepararci il posto dove potremo dimorare godendo di te? Basti questo come commento alle parole del Vangelo, che sono state lette fin dove il Signore dice: Ritornerò e vi prenderò con me. Il significato della frase seguente: Affinché dove sono io siate anche voi. E voi conoscete dove vado e la via per andarvi (Gv 14, 4), in risposta alla domanda fattagli da un discepolo quasi a nome nostro, lo vedremo meglio e lo tratteremo a tempo più opportuno.


«Ma io la casa l’ho già»

I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco

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Durante una sua permanenza a Marsiglia, Don Bosco al canonico Guiol, che gli faceva vedere la necessità di avere in campagna una casa per mandarvi i giovani di San Leone durante i mesi più caldi, disse:
— Ma io la casa l’ho già a mia disposizione. E uno spazioso edificio situato in posizione amena, cinto da larga pineta, e vi si accede per magnifici viali di platani; un abbondante corso d’acqua attraversa da un capo all’altro tutto il podere.
Il canonico, che sapeva benissimo come Don Bosco non possedesse un bel niente a Marsiglia, poco mancò che non temesse in lui un improvviso squilibrio mentale. Quindi, un po’ sconcertato, lo interrogò per sapere dove fosse quella villeggiatura.
— Dove sia non lo so — rispose Don Bosco —; ma so che c’è e che si trova nelle vicinanze di Marsiglia.
— Questa è curiosa — replicò il parroco —. Ma come fa a sapere che la casa c’è e che è destinata per lei?
— Lo so perché l’ho sognato.
— E come ha sognato?
— Ho visto casa, alberi, podere, acqua, tutto come ho descritto, e per di più i giovani che si divertivano e correvano sotto i viali.
L’abate Guiol che, quando Don Bosco parlava di sogni, non Io credeva affatto un visionario, non prese alla leggera le sue parole, ma le tenne bene a mente e stette a osservare. Qualche tempo dopo, alcuni benefattori offrirono una casa per lo scopo desiderato, ma Don Bosco rifiutò ringraziando e dicendo che non era quella. Intanto gli anni passavano. In ogni incontro Don Bosco e il canonico parlavano tra loro della famosa villa da cambiare in noviziato, e il canonico cominciava a ridere piacevolmente.
Ma Don Bosco ne parlava anche con altri. Infatti nel settembre del 1882 ne fece cenno con il chierico Cartier, che si era fermato a Nizza, dove Don Bosco presiedeva gli Esercizi Spirituali dei Salesiani.
— Noi — gli disse il Santo — avremo nei dintorni di Marsiglia una gran casa in cui metteremo il noviziato e lo studentato filosofico. Tu sarai destinato colà, ma non nel primo anno, essendovi bisogno dite per la scuola a San Leone; tuttavia vi andrai a dare lezione, finché non vi stabilisca la tua residenza.
Nel 1883 la signora Pastré, ricca vedova parigina a cui Don Bosco aveva ottenuto la guarigione della figlia, gli offerse l’uso di una sua villa presso Santa Margherita, poco lontano da Marsiglia; sennonché Don Bosco, per motivo di personali riguardi, senza nemmeno verificare le condizioni della casa, declinò l’offerta. Trascorsi alcuni mesi, il direttore di Marsiglia Don Bologna gli scrisse che la signora insisteva nella sua proposta, pregando di accettare. Don Bosco rispose che se vi erano i pini, i platani e il corso d’acqua, sì; se no, no.
Il direttore, andato a vedere, gli notificò che di pini ve n’erano a centinaia, che vi erano i viali di platani e che l’acqua correva per il podere. Allora fu accettata la casa di Santa Margherita in usufrutto per quindici anni e vi si pose il noviziato nell’autunno del 1883, sotto la denominazione significativa di «La Provvidenza».
Il canonico Guiol si recò a visitare la casa con Don Bosco nel 1884 e osservò con stupore che tutto corrispondeva esattamente a quanto il Santo gli aveva detto di aver visto nel sogno.


6-39 Maggio 28, 1904 La mortificazione atterra tutto ed immola tutto a Dio.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Continuando il solito mio stato e stando con somma amarezza per le continue privazioni del mio adorabile Gesù, quando appena si ha fatto vedere dicendomi:

(2) “Figlia mia, la prima mina che si deve menare nell’interno dell’anima è la mortificazione, e quando questa mina si getta nell’anima, atterra tutto ed immola tutto a Dio, perché nell’anima ci sono come tanti palazzi, ma tutti di vizi, come sarebbe l’orgoglio, la disubbidienza, e tant’altri vizi, e la mina della mortificazione atterrando tutto, vi riedifica tanti altri palazzi di virtù, immolandoli e sacrificandoli tutti alla gloria di Dio”.

(3) Detto ciò è scomparso, e dopo poco è venuto il demonio che voleva molestarmi solo, ed io senza prendere paura gli ho detto: “A che pro molestarmi? Quando tu sei un’altro per farti vedere più bravo prendi un bastone e battimi fino a non farmi lasciare neppure una goccia di sangue, intendendo però, che ogni goccia di sangue che spargo sia un attestato di più d’amore, di riparazione e di gloria che intendo di dare al mio Dio”.

(4) E quello: “Non me ne trovo bastoni da poterti battere, e se vado a prenderlo tu non mi aspetti”.

(5) Ed io: “Va pure che qui ti aspetto”. E così se n’è andato, restando io con la ferma volontà d’aspettarlo, quando con mia sorpresa ho visto che avendosi incontrato con un altro demonio, andavano dicendo: “E’ inutile che ritorniamo, a che pro battere quando deve servire a nostro danno e con nostra perdita? E’ buono far soffrire a chi non vuole soffrire, perché quello offende Dio, ma chi vuole soffrire, ci facciamo male con le nostre mani”. E così non è più ritornato, restando io mortificata.