Liturgia delle Ore - Letture
Domenica della 31° settimana del tempo ordinario (Tutti i defunti)
Vangelo secondo Luca 16
1Diceva anche ai discepoli: "C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi.2Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore.3L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno.4So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua.5Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo:6Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta.7Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta.8Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
9Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne.
10Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto.
11Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera?12E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
13Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona".
14I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui.15Egli disse: "Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio.
16La Legge e i Profeti fino a Giovanni; da allora in poi viene annunziato il regno di Dio e ognuno si sforza per entrarvi.
17È più facile che abbiano fine il cielo e la terra, anziché cada un solo trattino della Legge.
18Chiunque ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio; chi sposa una donna ripudiata dal marito, commette adulterio.
19C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente.20Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe,21bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe.22Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto.23Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui.24Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura.25Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti.26Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi.27E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre,28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento.29Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro.30E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno.31Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi".
Giudici 11
1Ora Iefte, il Galaadita, era uomo forte e valoroso, figlio di una prostituta; lo aveva generato Gàlaad.2Poi la moglie di Gàlaad gli partorì figli e, quando i figli della moglie furono adulti, cacciarono Iefte e gli dissero: "Tu non avrai eredità nella casa di nostro padre, perché sei figlio di un'altra donna".3Iefte fuggì lontano dai suoi fratelli e si stabilì nel paese di Tob. Attorno a Iefte si raccolsero alcuni sfaccendati e facevano scorrerie con lui.4Qualche tempo dopo gli Ammoniti mossero guerra a Israele.5Quando gli Ammoniti iniziarono la guerra contro Israele, gli anziani di Gàlaad andarono a prendere Iefte nel paese di Tob.6Dissero a Iefte: "Vieni, sii nostro condottiero e combatteremo contro gli Ammoniti".7Ma Iefte rispose agli anziani di Gàlaad: "Non siete forse voi quelli che mi avete odiato e scacciato dalla casa di mio padre? Perché venite da me ora che siete in difficoltà?".8Gli anziani di Gàlaad dissero a Iefte: "Proprio per questo ora ci rivolgiamo a te: verrai con noi, combatterai contro gli Ammoniti e sarai il capo di noi tutti abitanti di Gàlaad".9Iefte rispose agli anziani di Gàlaad: "Se mi riconducete per combattere contro gli Ammoniti e il Signore li mette in mio potere, io sarò vostro capo".10Gli anziani di Gàlaad dissero a Iefte: "Il Signore sia testimone tra di noi, se non faremo come hai detto".11Iefte dunque andò con gli anziani di Gàlaad; il popolo lo costituì suo capo e condottiero e Iefte ripeté le sue parole davanti al Signore in Mizpa.
12Poi Iefte inviò messaggeri al re degli Ammoniti per dirgli: "Che c'è tra me e te, perché tu venga contro di me a muover guerra al mio paese?".13Il re degli Ammoniti rispose ai messaggeri di Iefte: "Perché, quando Israele uscì dall'Egitto, si impadronì del mio territorio, dall'Arnon fino allo Iabbok e al Giordano; restituiscilo spontaneamente".14Iefte inviò di nuovo messaggeri al re degli Ammoniti per dirgli:15"Dice Iefte: Israele non si impadronì del paese di Moab, né del paese degli Ammoniti;16ma, quando Israele uscì dall'Egitto e attraversò il deserto fino al Mare Rosso e giunse a Kades,17mandò messaggeri al re di Edom per dirgli: Lasciami passare per il tuo paese, ma il re di Edom non acconsentì. Mandò anche al re di Moab, nemmeno lui volle e Israele rimase a Kades.18Poi camminò per il deserto, fece il giro del paese di Edom e del paese di Moab, giunse a oriente del paese di Moab e si accampò oltre l'Arnon senza entrare nei territori di Moab; perché l'Arnon segna il confine di Moab.19Allora Israele mandò messaggeri a Sicon, re degli Amorrei, re di Chesbon, e gli disse: Lasciaci passare dal tuo paese, per arrivare al nostro.20Ma Sicon non si fidò che Israele passasse per i suoi confini; anzi radunò tutta la sua gente, si accampò a Iaaz e combatté contro Israele.21Il Signore, Dio d'Israele, mise Sicon e tutta la sua gente nelle mani d'Israele, che li sconfisse; così Israele conquistò tutto il paese degli Amorrei che abitavano quel territorio;22conquistò tutti i territori degli Amorrei, dall'Arnon allo Iabbok e dal deserto al Giordano.23Ora il Signore, Dio d'Israele, ha scacciato gli Amorrei davanti a Israele suo popolo e tu vorresti possedere il loro paese?24Non possiedi tu quello che Camos tuo dio ti ha fatto possedere? Così anche noi possiederemo il paese di quelli che il Signore ha scacciati davanti a noi.25Sei tu forse più di Balak, figlio di Zippor, re di Moab? Mosse forse querela ad Israele o gli fece guerra?26Da trecento anni Israele abita a Chesbon e nelle sue dipendenze, ad Aroer e nelle sue dipendenze e in tutte le città lungo l'Arnon; perché non gliele avete tolte durante questo tempo?27Io non ti ho fatto torto e tu agisci male verso di me, muovendomi guerra; il Signore giudice giudichi oggi tra gli Israeliti e gli Ammoniti!".28Ma il re degli Ammoniti non ascoltò le parole che Iefte gli aveva mandato a dire.
29Allora lo spirito del Signore venne su Iefte ed egli attraversò Gàlaad e Manàsse, passò a Mizpa di Gàlaad e da Mizpa di Gàlaad raggiunse gli Ammoniti.30Iefte fece voto al Signore e disse: "Se tu mi metti nelle mani gli Ammoniti,31la persona che uscirà per prima dalle porte di casa mia per venirmi incontro, quando tornerò vittorioso dagli Ammoniti, sarà per il Signore e io l'offrirò in olocausto".32Quindi Iefte raggiunse gli Ammoniti per combatterli e il Signore glieli mise nelle mani.33Egli li sconfisse da Aroer fin verso Minnit, prendendo loro venti città, e fino ad Abel-Cheramin. Così gli Ammoniti furono umiliati davanti agli Israeliti.34Poi Iefte tornò a Mizpa, verso casa sua; ed ecco uscirgli incontro la figlia, con timpani e danze. Era l'unica figlia: non aveva altri figli, né altre figlie.35Appena la vide, si stracciò le vesti e disse: "Figlia mia, tu mi hai rovinato! Anche tu sei con quelli che mi hanno reso infelice! Io ho dato la mia parola al Signore e non posso ritirarmi".36Essa gli disse: "Padre mio, se hai dato parola al Signore, fa' di me secondo quanto è uscito dalla tua bocca, perché il Signore ti ha concesso vendetta sugli Ammoniti, tuoi nemici".37Poi disse al padre: "Mi sia concesso questo: lasciami libera per due mesi, perché io vada errando per i monti a piangere la mia verginità con le mie compagne".38Egli le rispose: "Va'!", e la lasciò andare per due mesi. Essa se ne andò con le compagne e pianse sui monti la sua verginità.39Alla fine dei due mesi tornò dal padre ed egli fece di lei quello che aveva promesso con voto. Essa non aveva conosciuto uomo; di qui venne in Israele questa usanza:40ogni anno le fanciulle d'Israele vanno a piangere la figlia di Iefte il Galaadita, per quattro giorni.
Salmi 119
1Alleluia.
Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.
3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.
5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.
9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.
17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.
25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.
33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.
41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.
49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.
57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.
65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.
73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.
81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?
85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.
89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.
97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.
105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.
113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.
121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.
125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.
129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.
137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.
145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.
153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.
161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.
169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.
Salmi 18
1'Al maestro del coro. Di Davide, servo del Signore, che rivolse al Signore le parole di questo canto, quando il Signore lo liberò dal potere di tutti i suoi nemici,2 e dalla mano di Saul. Disse dunque:'
Ti amo, Signore, mia forza,
3Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore;
mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo;
mio scudo e baluardo, mia potente salvezza.
4Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.
5Mi circondavano flutti di morte,
mi travolgevano torrenti impetuosi;
6già mi avvolgevano i lacci degli inferi,
già mi stringevano agguati mortali.
7Nel mio affanno invocai il Signore,
nell'angoscia gridai al mio Dio:
dal suo tempio ascoltò la mia voce,
al suo orecchio pervenne il mio grido.
8La terra tremò e si scosse;
vacillarono le fondamenta dei monti,
si scossero perché egli era sdegnato.
9Dalle sue narici saliva fumo,
dalla sua bocca un fuoco divorante;
da lui sprizzavano carboni ardenti.
10Abbassò i cieli e discese,
fosca caligine sotto i suoi piedi.
11Cavalcava un cherubino e volava,
si librava sulle ali del vento.
12Si avvolgeva di tenebre come di velo,
acque oscure e dense nubi lo coprivano.
13Davanti al suo fulgore si dissipavano le nubi
con grandine e carboni ardenti.
14Il Signore tuonò dal cielo,
l'Altissimo fece udire la sua voce:
grandine e carboni ardenti.
15Scagliò saette e li disperse,
fulminò con folgori e li sconfisse.
16Allora apparve il fondo del mare,
si scoprirono le fondamenta del mondo,
per la tua minaccia, Signore,
per lo spirare del tuo furore.
17Stese la mano dall'alto e mi prese,
mi sollevò dalle grandi acque,
18mi liberò da nemici potenti,
da coloro che mi odiavano
ed eran più forti di me.
19Mi assalirono nel giorno di sventura,
ma il Signore fu mio sostegno;
20mi portò al largo,
mi liberò perché mi vuol bene.
21Il Signore mi tratta secondo la mia giustizia,
mi ripaga secondo l'innocenza delle mie mani;
22perché ho custodito le vie del Signore,
non ho abbandonato empiamente il mio Dio.
23I suoi giudizi mi stanno tutti davanti,
non ho respinto da me la sua legge;
24ma integro sono stato con lui
e mi sono guardato dalla colpa.
25Il Signore mi rende secondo la mia giustizia,
secondo l'innocenza delle mie mani davanti ai suoi occhi.
26Con l'uomo buono tu sei buono
con l'uomo integro tu sei integro,
27con l'uomo puro tu sei puro,
con il perverso tu sei astuto.
28Perché tu salvi il popolo degli umili,
ma abbassi gli occhi dei superbi.
29Tu, Signore, sei luce alla mia lampada;
il mio Dio rischiara le mie tenebre.
30Con te mi lancerò contro le schiere,
con il mio Dio scavalcherò le mura.
31La via di Dio è diritta,
la parola del Signore è provata al fuoco;
egli è scudo per chi in lui si rifugia.
32Infatti, chi è Dio, se non il Signore?
O chi è rupe, se non il nostro Dio?
33Il Dio che mi ha cinto di vigore
e ha reso integro il mio cammino;
34mi ha dato agilità come di cerve,
sulle alture mi ha fatto stare saldo;
35ha addestrato le mie mani alla battaglia,
le mie braccia a tender l'arco di bronzo.
36Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza,
la tua destra mi ha sostenuto,
la tua bontà mi ha fatto crescere.
37Hai spianato la via ai miei passi,
i miei piedi non hanno vacillato.
38Ho inseguito i miei nemici e li ho raggiunti,
non sono tornato senza averli annientati.
39Li ho colpiti e non si sono rialzati,
sono caduti sotto i miei piedi.
40Tu mi hai cinto di forza per la guerra,
hai piegato sotto di me gli avversari.
41Dei nemici mi hai mostrato le spalle,
hai disperso quanti mi odiavano.
42Hanno gridato e nessuno li ha salvati,
al Signore, ma non ha risposto.
43Come polvere al vento li ho dispersi,
calpestati come fango delle strade.
44Mi hai scampato dal popolo in rivolta,
mi hai posto a capo delle nazioni.
Un popolo che non conoscevo mi ha servito;
45all'udirmi, subito mi obbedivano,
stranieri cercavano il mio favore,
46impallidivano uomini stranieri
e uscivano tremanti dai loro nascondigli.
47Viva il Signore e benedetta la mia rupe,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
48Dio, tu mi accordi la rivincita
e sottometti i popoli al mio giogo,
49mi scampi dai nemici furenti,
dei miei avversari mi fai trionfare
e mi liberi dall'uomo violento.
50Per questo, Signore, ti loderò tra i popoli
e canterò inni di gioia al tuo nome.
51Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato,
a Davide e alla sua discendenza per sempre.
Ezechiele 10
1Io guardavo ed ecco sul firmamento che stava sopra il capo dei cherubini vidi come una pietra di zaffìro e al di sopra appariva qualcosa che aveva la forma di un trono.2Disse all'uomo vestito di lino: "Va' fra le ruote che sono sotto il cherubino e riempi il cavo delle mani dei carboni accesi che sono fra i cherubini e spargili sulla città". Egli vi andò mentre io lo seguivo con lo sguardo.
3Ora i cherubini erano fermi a destra del tempio, quando l'uomo vi andò, e una nube riempiva il cortile interno.4La gloria del Signore si alzò sopra il cherubino verso la soglia del tempio e il tempio fu riempito dalla nube e il cortile fu pieno dello splendore della gloria del Signore.5Il fragore delle ali dei cherubini giungeva fino al cortile esterno, come la voce di Dio onnipotente quando parla.
6Appena ebbe dato all'uomo vestito di lino l'ordine di prendere il fuoco fra le ruote in mezzo ai cherubini, egli avanzò e si fermò vicino alla ruota.7Il cherubino tese la mano per prendere il fuoco che era fra i cherubini; ne prese e lo mise nel cavo delle mani dell'uomo vestito di lino, il quale lo prese e uscì.8Io stavo guardando: i cherubini avevano sotto le ali la forma di una mano d'uomo.9Guardai ancora ed ecco che al fianco dei cherubini vi erano quattro ruote, una ruota al fianco di ciascun cherubino. Quelle ruote avevano l'aspetto del topazio.10Sembrava che tutte e quattro fossero di una medesima forma, come se una ruota fosse in mezzo all'altra.11Muovendosi, potevano andare nelle quattro direzioni senza voltarsi, perché si muovevano verso il lato dove era rivolta la testa, senza voltarsi durante il movimento.
12Tutto il loro corpo, il dorso, le mani, le ali e le ruote erano pieni di occhi tutt'intorno; ognuno dei quattro aveva la propria ruota.13Io sentii che le ruote venivano chiamate "Turbine".14Ogni cherubino aveva quattro sembianze: la prima quella di cherubino, la seconda quella di uomo, la terza quella di leone e la quarta quella di aquila.15I cherubini si alzarono in alto: essi erano quegli esseri viventi che avevo visti al canale Chebàr.16Quando i cherubini si muovevano, anche le ruote avanzavano al loro fianco: quando i cherubini spiegavano le ali per sollevarsi da terra, le ruote non si allontanavano dal loro fianco;17quando si fermavano, anche le ruote si fermavano; quando si alzavano, anche le ruote si alzavano con loro perché lo spirito di quegli esseri era in loro.
18La gloria del Signore uscì dalla soglia del tempio e si fermò sui cherubini.19I cherubini spiegarono le ali e si sollevarono da terra sotto i miei occhi; anche le ruote si alzarono con loro e si fermarono all'ingresso della porta orientale del tempio, mentre la gloria del Dio d'Israele era in alto su di loro.20Erano i medesimi esseri che io avevo visti sotto il Dio d'Israele lungo il canale Chebàr e riconobbi che erano cherubini.21Ciascuno aveva quattro aspetti e ciascuno quattro ali e qualcosa simile a mani d'uomo sotto le ali.22Il loro sembiante era il medesimo che avevo visto lungo il canale Chebàr. Ciascuno di loro procedeva di fronte a sé.
Atti degli Apostoli 4
1Stavano ancora parlando al popolo, quando sopraggiunsero i sacerdoti, il capitano del tempio e i sadducei,2irritati per il fatto che essi insegnavano al popolo e annunziavano in Gesù la risurrezione dai morti.3Li arrestarono e li portarono in prigione fino al giorno dopo, dato che era ormai sera.4Molti però di quelli che avevano ascoltato il discorso credettero e il numero degli uomini raggiunse circa i cinquemila.
5Il giorno dopo si radunarono in Gerusalemme i capi, gli anziani e gli scribi,6il sommo sacerdote Anna, Caifa, Giovanni, Alessandro e quanti appartenevano a famiglie di sommi sacerdoti.7Fattili comparire davanti a loro, li interrogavano: "Con quale potere o in nome di chi avete fatto questo?".8Allora Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: "Capi del popolo e anziani,9visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato ad un uomo infermo e in qual modo egli abbia ottenuto la salute,10la cosa sia nota a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo.11Questo Gesù è
'la pietra che, scartata' da voi, 'costruttori,
è diventata testata d'angolo.'
12In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati".
13Vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni e considerando che erano senza istruzione e popolani, rimanevano stupefatti riconoscendoli per coloro che erano stati con Gesù;14quando poi videro in piedi vicino a loro l'uomo che era stato guarito, non sapevano che cosa rispondere.15Li fecero uscire dal sinedrio e si misero a consultarsi fra loro dicendo:16"Che dobbiamo fare a questi uomini? Un miracolo evidente è avvenuto per opera loro; esso è diventato talmente noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme che non possiamo negarlo.17Ma perché la cosa non si divulghi di più tra il popolo, diffidiamoli dal parlare più ad alcuno in nome di lui".18E, richiamatili, ordinarono loro di non parlare assolutamente né di insegnare nel nome di Gesù.19Ma Pietro e Giovanni replicarono: "Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più che a lui, giudicatelo voi stessi;20noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato".21Quelli allora, dopo averli ulteriormente minacciati, non trovando motivi per punirli, li rilasciarono a causa del popolo, perché tutti glorificavano Dio per l'accaduto.22L'uomo infatti sul quale era avvenuto il miracolo della guarigione aveva più di quarant'anni.
23Appena rimessi in libertà, andarono dai loro fratelli e riferirono quanto avevano detto i sommi sacerdoti e gli anziani.24All'udire ciò, tutti insieme levarono la loro voce a Dio dicendo: "Signore, tu che 'hai creato il cielo, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi',25tu che per mezzo dello Spirito Santo dicesti per bocca del nostro padre, il tuo servo Davide:
'Perché si agitarono le genti
e i popoli tramarono cose vane?'
26'Si sollevarono i re della terra
e i principi si radunarono insieme,
contro il Signore e contro il suo Cristo;'
27davvero in questa città 'si radunarono' insieme contro il tuo santo servo Gesù, che hai unto come Cristo, Erode e Ponzio Pilato con le genti e i popoli d'Israele,28per compiere ciò che la tua mano e la tua volontà avevano preordinato che avvenisse.29Ed ora, Signore, volgi lo sguardo alle loro minacce e concedi ai tuoi servi di annunziare con tutta franchezza la tua parola.30Stendi la mano perché si compiano guarigioni, miracoli e prodigi nel nome del tuo santo servo Gesù".
31Quand'ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati tremò e tutti furono pieni di Spirito Santo e annunziavano la parola di Dio con franchezza.
32La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune.33Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia.34Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l'importo di ciò che era stato venduto35e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno.
36Così Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Bàrnaba, che significa "figlio dell'esortazione", un levita originario di Cipro,37che era padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò l'importo deponendolo ai piedi degli apostoli.
Capitolo XI: La conquista della pace interiore e l'amore del progresso spirituale
Leggilo nella Biblioteca1. Se non ci volessimo impicciare di quello che dicono o di quello che fanno gli altri, e di cose che non ci riguardano, potremmo avere una grande pace interiore. Come, infatti, è possibile che uno mantenga a lungo l'animo tranquillo se si intromette nelle faccende altrui, se va a cercare all'esterno i suoi motivi di interesse, se raramente e superficialmente si raccoglie in se stesso? Beati i semplici, giacché avranno grande pace. Perché mai alcuni santi furono così perfetti e pieni di spirito contemplativo? Perché si sforzarono di spegnere completamente in sé ogni desiderio terreno, cosicché - liberati e staccati da se stessi - potessero stare totalmente uniti a Dio, con tutto il cuore. Noi, invece, siamo troppo presi dai nostri sfrenati desideri, e troppo preoccupati delle cose di quaggiù; di rado riusciamo a vincere un nostro difetto, anche uno soltanto, e non siamo ardenti nel tendere al nostro continuo miglioramento. E così restiamo inerti e tiepidi. Se fossimo, invece, totalmente morti a noi stessi e avessimo una perfetta semplicità interiore, potremmo perfino avere conoscenza delle cose di Dio, e fare esperienza, in qualche misura, della contemplazione celeste. Il vero e più grande ostacolo consiste in ciò, che non siamo liberi dalle passioni e dalle brame, e che non ci sforziamo di entrare nella via della perfezione, che fu la via dei santi: anzi, appena incontriamo una difficoltà, anche di poco conto, ci lasciamo troppo presto abbattere e ci volgiamo a consolazioni terrene.
2. Se facessimo di tutto, da uomini forti, per non abbandonare la battaglia, tosto vedremmo venire a noi dal cielo l'aiuto del Signore. Il quale prontamente sostiene coloro che combattono fiduciosi nella sua grazia; anzi, ci procura occasioni di lotta proprio perché ne usciamo vittoriosi. Che se facciamo consistere il progresso spirituale soltanto in certe pratiche esteriori, tosto la nostra religione sarà morta. Via, mettiamo la scure alla radice, cosicché, liberati dalle passioni, raggiungiamo la pace dello spirito. Se ci strappassimo via un solo vizio all'anno diventeremmo presto perfetti. Invece spesso ci accorgiamo del contrario; troviamo cioè che quando abbiamo indirizzata la nostra vita a Dio eravamo più buoni e più puri di ora, dopo molti anni di vita religiosa. Il fervore e l'avanzamento spirituale dovrebbe crescere di giorno in giorno; invece già sembra gran cosa se uno riesce a tener viva una particella del fervore iniziale.
3. Se facessimo un poco di violenza a noi stessi sul principio, potremmo poi fare ogni cosa facilmente e gioiosamente. Certo è difficile lasciare ciò a cui si è abituati; ancor più difficile è camminare in senso contrario al proprio desiderio. Ma se non riesci a vincere nelle cose piccole e da poco, come supererai quelle più gravi? Resisti fin dall'inizio alla tua inclinazione; distaccati dall'abitudine, affinché questa non ti porti, a poco a poco, in una situazione più ardua. Se tu comprendessi quanta pace daresti a te stesso e quanta gioia procureresti agli altri, e vivendo una vita dedita al bene, sono certo che saresti più sollecito nel tendere al tuo profitto spirituale.
LETTERA 84: Agostino dice che è dispiacente di non poter mandare a Novato, vescovo di Sitifi, il diacono Lucillo, fratello carnale di lui
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta tra il 397 e il 411.
Agostino dice che è dispiacente di non poter mandare a Novato, vescovo di Sitifi, il diacono Lucillo, fratello carnale di lui (n. 1), necessario alle chiese della diocesi d'Ippona in quanto pratico della lingua punica (n. 2).
AGOSTINO COI FRATELLI DELLA SUA COMUNITA' SALUTA NEL SIGNORE IL BEATISSIMO E VENERABILE SIGNORE NOVATO, AMATISSIMO FRATELLO E COLLEGA D'EPISCOPATO COI FRATELLI DELLA SUA COMUNITA'
Per le necessità della Chiesa.
1. Mi accorgo da solo quanto io possa sembrare crudele, e a stento riesco a sopportare me stesso per il fatto che non posso mandare né affidare alla Santità tua il diacono Lucillo, figlio mio e tuo fratello carnale. Ma quando tu stesso sarai obbligato a concedere, per la necessità delle tue chiese lontane dalla tua residenza, qualcuno dei più cari ed amati figli, allora capirai da quale pungente rimpianto io sia tormentato perché alcuni, miei amici, stretti a me dalla più dolce ed intima familiarità, non possono essermi vicini anche di persona. Mettendo da parte la tua preoccupazione, per quanto sia stretto il vincolo della parentela con cui sei unito a tuo fratello, non è però superiore al vincolo dell'amicizia da cui siamo uniti vicendevolmente io e il fratello Severo: eppure sai quanto raramente mi capiti di vederlo. E questo è accaduto non per volontà mia o di lui, ma per causa delle necessità della madre Chiesa, che anteponiamo a quelle del nostro tempo in vista della vita futura, in cui vivremo insieme inseparabilmente. Con quanta maggior rassegnazione devi dunque, per l'utilità della stessa madre Chiesa, sopportare la lontananza di tuo fratello, col quale gusti il cibo del Signore da meno tempo di quanto lo gustavo io col mio dolcissimo concittadino Severo? Egli nondimeno è ora in corrispondenza con me appena ogni tanto con brevi biglietti, la maggior parte dei quali sono per di più ripieni di altre preoccupazioni ed affari anziché arrecarmi qualche delizioso fiore delle nostre aiuole profumate di Cristo.
La lingua popolare per diffondere il Vangelo.
2. A questo punto potresti dirmi: " Non potrà forse mio fratello essere utile alla Chiesa anche presso di noi? Desidero forse averlo presso di me per un fine diverso?" Sono d'accordo con te certamente, se la sua presenza presso di te fosse altrettanto utile quanto qui presso di me, o per convertire le anime o per governare le pecorelle del Signore; in tal caso chiunque avrebbe ragione di biasimare come colpevole la mia crudeltà o, a dir meglio, la mia iniquità. Ma siccome la predicazione del Vangelo nelle nostre regioni incontra difficoltà per la mancanza di chi parli la lingua punica, mentre costì la stessa lingua è addirittura di uso comune, pensi forse che dovremmo provvedere alla salvezza dei fedeli cristiani mandando presso di te chi ha tale capacità, togliendolo di qui, ove se ne sente la mancanza con grande affanno del cuore? Perdonami perciò se agisco non solo contro il tuo desiderio, ma anche contro il mio sentimento, costrettovi dal fardello della mia sollecitudine pastorale. Il Signore, in cui fai riposare la tua volontà, ti concederà che le tue pene ti meritino di essere ricompensato per questa buona azione, poiché in tal modo sei tu piuttosto a concedere il diacono Lucillo all'ardentissima sete di queste contrade. Non sarà poi piccolo il tuo dono, se non mi importunerai con nessun'altra richiesta, affinché alla tua veneranda e santa bontà io non appaia se non crudele.
25 - Gesù, Maria e Giuseppe per volontà divina si stabiliscono nella città di Eliopoli.
La mistica Città di Dio - Libro quarto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca653. Le memorie rimaste in molti paesi d'Egitto di alcuni prodigi che operò il Verbo incarnato hanno potuto dare motivo ai santi e ad altri autori, perché alcuni scrivessero che i nostri esuli abitarono in una città ed altri affermassero lo stesso di altre. Tutti, però, possono dire la verità ed accordarsi distinguendo il periodo che si trattennero in Ermopoli, in Menfi o Babilonia d'Egitto ed in Mataria, perché non solo si fermarono in queste città, ma anche in altre. Ciò che io ho compreso è che, essendo passati per esse, giunsero ad Eliopoli e qui fissarono la loro dimora. I santi angeli che li guidavano, infatti, dissero alla divina Regina e a san Giuseppe che dovevano fermarsi in quella città. Qui, come in altre parti, oltre alla rovina degli idoli e dei loro templi avvenuta con il loro arrivo, il Signore voleva operare altre meraviglie per sua gloria e riscatto di molte anime. Dispose così che agli abitanti di quella città, secondo il felice auspicio del suo nome che significa città del sole, apparisse il Sole di giustizia' e di grazia e li illuminasse abbondantemente. Con questo annuncio stabilirono lì la loro abituale abitazione. San Giuseppe subito iniziò a cercarla offrendo l'affitto adeguato, ed il Signore dispose che trovasse una casa umile e povera, adatta a loro abitazione, un po' fuori città, come la desiderava la Regina del cielo.
654. Trovata dunque questa casa in Eliopoli, vi fissarono la loro dimora. La celeste Signora con il suo santissimo Figlio ed il suo sposo Giuseppe, entrando subito in questo luogo appartato, si prostrò a terra baciandola con profonda umiltà ed affettuosa riconoscenza, rendendo grazie all'Altissimo per aver ritrovata quella quiete dopo un così gravoso e lungo peregrinare. Ringraziò la stessa terra e gli elementi che qui la sostentavano, perché nella sua incomparabile umiltà si giudicava sempre indegna di tutto ciò che riceveva. Adorò Dio e offrì a lui quanto, in quel luogo, avrebbe dovuto compiere. Interiormente gli fece dono delle sue facoltà e dei suoi sensi, e promise di soffrire pronta, serena e coscienziosa quante tribolazioni all'Onnipotente fosse piaciuto inviarle in quell'esilio, poiché la sua saggezza le prevedeva ed il suo affetto le abbracciava. Con la sapienza divina le stimava molto, perché aveva intuito che nel giudizio divino sono bene accette e che il santissimo Figlio le avrebbe considerate come eredità e ricchissimo tesoro. Dopo questa nobile attività si umiliò a spazzare e a rassettare la povera casetta con l'aiuto dei santi angeli, facendosi prestare perfino lo strumento con cui ripulirla. I nostri santi forestieri si ritrovarono sufficientemente sistemati in ordine alla casa; mancavano, però, di tutto ciò che riguarda il vitto e le suppellettili necessarie per vivere. L'approvvigionamento miracoloso, con il quale erano stati sostentati per mano degli angeli, cessò, poiché ora si trovavano in un paese abitato. Il Signore li pose nuovamente alla mensa normale dei più poveri, che è il mendicare l'elemosina. Essendo ormai nella necessità e patendo la fame, san Giuseppe andò a chiederla per amore di Dio. I poveri, con tale esempio, non si lamentino della loro sventura e non si vergognino di porvi rimedio usando questo mezzo, quando non ne troveranno altro, poiché subito si iniziò a mendicare per sostenere la vita del medesimo Signore di tutto il creato, il quale volle assoggettarsi a ciò anche per impegnarsi a restituire all'occasione il cento per uno.
655. Così come avvenne negli altri paesi d'Egitto, nei primi tre giorni di permanenza ad Eliopoli, la Regina del cielo non ebbe per sé e per il suo Unigenito altro sostentamento, se non quello che chiese in elemosina san Giuseppe, padre putativo, fino a quando egli, con il suo lavoro, non cominciò a procurare qualche aiuto. Fece una nuda predella nella quale potesse sdraiarsi la vergine Madre ed una culla per il Figlio. Il santo sposo, infatti, non aveva altro letto che la nuda terra e la casa rimase senza mobili sino a che, con il proprio sudore, poté acquistarne alcuni dei più indispensabili per vivere tutti e tre. Non voglio passare sotto silenzio ciò che mi è stato rivelato, cioè che, tra tanta estrema povertà e necessità, Maria e Giuseppe non fecero mai menzione della casa di Nazaret, né dei loro parenti ed amici, né dei regali dei re che essi avevano distribuito e che, invece, avrebbero potuto conservare. Parlarono di tutt'altro e, nel trovarsi in tanta ristrettezza e desolazione, non si lamentarono rivolgendo il pensiero al passato e temendo il futuro. In tutto, anzi, conservarono un'incomparabile gioia e pace, rimettendosi alla divina Provvidenza nella loro più grande scomodità e povertà. Oh, viltà dei nostri cuori infedeli! Quante afflizioni e penose inquietudini proviamo nel vederci poveri e con qualche bisogno! Subito ci rammarichiamo di aver perso un'occasione in cui avremmo potuto trovare qualche soluzione, pensando che, se avessimo fatto l'una o l'altra cosa, non ci troveremmo in questa o in quella pena. Tutte queste angosce sono vane e stoltissime, perché non sono di nessun vantaggio. In genere sentiamo il danno procuratoci e non il peccato per il quale l'abbiamo meritato, mentre sarebbe stato saggio non aver dato origine alle nostre pene, che spesso ci meritiamo, con le colpe. Siamo tardi e duri di cuore per intendere le cose spirituali in merito alla nostra giustificazione ed agli aumenti della grazia; inoltre, siamo terreni e materiali, ed anche temerari nel consegnarci alle concupiscenze del mondo ed ai suoi affanni. Certamente, la vita dei nostri pellegrini è una severa riprensione della nostra rozzezza e bassezza.
656. La prudentissima Signora ed il suo sposo, con allegrezza e privi di ogni bene temporale, presero dimora nella povera casetta che avevano trovato. Delle tre stanzine, in cui era divisa, una fu consacrata a tempio o santuario dove stesse il bambino Gesù e con lui la sua purissima madre. Qui fu posta la culla e la nuda predella sino a che, dopo alcuni giorni, col lavoro di san Giuseppe e con la compassione di alcune donne devote affezionatesi alla Regina, giunsero ad avere qualche cosa per potersi riparare tutti. Un'altra stanzina fu destinata al santo sposo, che vi dormiva e vi si raccoglieva per pregare. La terza gli serviva come officina e bottega per esercitare il suo mestiere. Vedendo la gran Signora l'estrema povertà in cui si trovavano, e che il lavoro di san Giuseppe doveva essere maggiore per potersi sostentare in un paese dove non erano conosciuti, decise di aiutarlo come poteva; si procurò del lavoro da fare con le proprie mani, per mezzo di quelle pie donne che avevano cominciato a frequentarla, innamorate della sua modestia e soavità. Tutto ciò che faceva e toccava usciva perfettissimo dalle sue mani; così si sparse la voce della sua abilità nei lavori e non gliene mancarono per alimentare il suo Figlio, vero Dio e vero uomo.
657. Per procurarsi tutto quello che era necessario per il vitto, per vestire san Giuseppe, per arredare la casa, benché poveramente, e per pagare l'affitto, le parve bene impiegare tutto il giorno nel lavoro, vegliando tutta la notte nei suoi esercizi spirituali. Determinò così, non perché avesse qualche avidità, e neppure perché di giorno mancasse alla contemplazione, poiché rimaneva sempre in essa ed alla presenza del Dio bambino, come tante volte si è detto e si dirà. Però gli speciali esercizi, nei quali spendeva alcune ore del giorno, volle trasferirli alla notte per poter lavorare di più, senza domandare né aspettare che Dio operasse miracoli in ciò che con la sua operosità e con l'aumento del lavoro poteva conseguire. In tali casi, infatti, chiederemmo miracoli più per comodità che per necessità. È vero che la prudente Regina domandava all'eterno Padre che la sua misericordia li provvedesse del necessat1o per alimentare il suo Figlio unigenito, ma al tempo stesso lavorava. Come chi non confida in sé né nel proprio impegno, lavorando chiedeva ciò che, con tale mezzo, concede il Signore alle altre creature.
658. Gesù si compiacque molto dell'accortezza di sua Madre e della conformità che gli dimostrava con la sua stretta povertà e, in contraccambio di questa fedeltà, volle alleggerirla alquanto del lavoro che aveva incominciato. Un giorno dalla culla così le parlò: «Madre mia, voglio sistemare la tua vita e le tue preoccupazioni materiali». La divina Madre si pose subito in ginocchio e rispose: «Dolcissimo amore mio e Signore di tutto il mio essere, io vi lodo e magnifico perché avete accondisceso al mio desiderio e pensiero. Questo era propenso a far sì che la vostra divina volontà regolasse i miei passi, indirizzasse le mie opere secondo il vostro consenso, e regolasse le mie occupazioni in ciascuna ora del giorno secondo il vostro compiacimento. Poiché in voi Dio si è fatto uomo e vi siete degnato di accondiscendere ai miei desideri, parlate, luce dei miei occhi, perché la vostra serva vi ascolta». Disse il Signore: «Madre mia carissima, all'inizio della notte - per noi le nove - vi porrete a dormire e riposerete un poco. Dalla mezzanotte fino al far del giorno rimarrete in contemplazione con me, e loderemo il mio eterno Padre; poi preparerete il necessario per il sostentamento vostro e di san Giuseppe. Dopo di che mi nutrirete, nelle vostre braccia, fino all'ora terza, in cui mi riporrete in quelle del vostro sposo per sollievo della sua fatica. Voi vi ritirerete nella vostra stanza fino a quando verrà l'ora di dargli da mangiare; poi ritornerete al lavoro. Poiché qui non avete le sacre Scritture, che vi procuravano consolazione, leggerete nella mia scienza la dottrina della vita eterna, affinché in tutto mi seguiate perfettamente. E pregate sempre il mio eterno Padre per i peccatori».
659. Con questa norma si regolò Maria santissima per tutto il tempo che dimorò in Egitto. Ogni giorno dava il latte tre volte al bambino Gesù. Quando, infatti, egli le indicò l'orario in cui doveva allattarlo la prima volta, non le ordinò di non darglielo altre volte, come lei aveva fatto fin dalla sua nascita. Quando la divina Madre lavorava, stava sempre alla presenza del bambino Gesù in ginocchio e, tra i colloqui e i discorsi che facevano, era molto facile che il Re dalla culla e la Regina dal suo lavoro formassero misteriosi cantici di lode. Se questi fossero stati scritti, sarebbero più eminenti di tutti i salmi e i cantici che celebra la Chiesa, e di quanto in essa oggi si serba scritto. Non vi è dubbio che il medesimo Dio parlerebbe per mezzo della sua umanità e della sua santissima Madre con maggiore sublimità e più magnificamente che per mezzo di Davide, Mosè, Maria, Anna e di tutti i Profeti. Questi cantici facevano sentire la divina Madre sempre rinnovata, e colma di nuovo amore verso Dio, desiderosa di unirsi a lui. Ella sola era la fenice che rinasceva in questo incendio, l'aquila reale che poteva mirare fissamente il sole dell'ineffabile luce così da vicino come nessun'altra creatura ha mai potuto. Ella attuava il fine per cui il Verbo di Dio prese carne nel suo corpo verginale, quello cioè di guidare e portare al suo eterno Padre le creature razionali. Era la sola, tra tutte, non condizionata dal peccato né dai suoi effetti, né da passioni o cupidigie, libera da tutto ciò che è terreno e appesantisce la natura. Così volava dietro al suo amato, innalzandosi a sublimi dimore, e non riposava se non nel suo centro, che è la Divinità. Poiché aveva sempre davanti agli occhi la via e la luce, cioè il Verbo incarnato, e gli affetti ed i desideri rivolti all'essere immutabile di Dio, correva fervorosa a lui e stava più nel fine che nel mezzo, più dove amava che dove viveva.
660. Alcune volte Gesù bambino dormiva davanti alla sua felice e fortunata Madre, affinché, anche in questo, si attuasse quanto dice il Cantico: Io dormo, ma il mio cuore veglia. Per lei il santissimo corpo di suo Figlio era un cristallo purissimo e chiaro, attraverso il quale guardava e penetrava l'interno della sua anima divinizzata, con tutti gli atti interiori che essa compiva; così ella si mirava e rimirava in quello specchio immacolato. Alla divina Signora era di speciale consolazione vedere tanto deste le facoltà dell'anima santissima del suo Figlio in opere così gloriose di uomo e Dio insieme e, nel medesimo tempo, vedere dormire i sensi del bambino con tanta quiete e rara bellezza, essendo ciò dovuto all'unione ipostatica dell'umanità con la divinità. La nostra lingua non è in grado di narrare, senza svilirne l'oggetto, i dolci affetti, le infiammate elevazioni e gli atti sublimi che Maria santissima faceva in queste occasioni; però, dove mancano le parole, operi la fede ed il cuore.
661. Quando era tempo di dare a san Giuseppe il conforto di tenere il bambino Gesù, sua madre gli diceva: «Figlio e Signore mio, guardate il vostro servo fedele con amore di figlio e di padre, e compiacetevi nella purezza della sua anima tanto sincera ed accetta agli occhi vostri». Ed al santo diceva: «Sposo mio, ricevete nelle vostre braccia il Signore che chiude nel suo pugno tutto il cielo e tutta la terra, ai quali diede l'essere per la sola sua bontà infinita, e sollevate la vostra stanchezza con colui che è la gloria di tutto il creato». Il santo riceveva questo favore con profonda umiltà e riconoscenza. Era solito domandare alla sua celeste sposa se potesse osare di fare al bambino qualche carezza. Assicurato dalla prudente Madre, egli gliele faceva e, con questo conforto, dimenticava il fastidio delle sue fatiche e tutte, anzi, gli diventavano facili e molto dolci. Anche mentre prendevano il cibo, Maria santissima e san Giuseppe tenevano con loro il bambino e, dopo avergli dato da mangiare, la divina Regina dava così maggiore e più dolce alimento alla sua anima che al corpo, venerandolo, adorandolo ed amandolo come Dio eterno, e, cullandolo nelle sue braccia come bambino, lo accarezzava con la tenerezza di una madre affettuosa verso il suo figlio diletto. Non è possibile valutare l'attenzione con la quale si esercitava nei suoi due compiti di creatura: l'uno, verso il suo Creatore, considerandolo nella sua divinità come Figlio dell'eterno Padre, Re dei re, Signore dei signori, il creatore che mantiene in vita tutto l'universo; l'altro, guardandolo come vero uomo nella sua infanzia, per servirlo ed allevarlo. Nelle due posizioni, entrambe motivo di amore, ella era tutta infiammata ed accesa in atti eroici di meraviglia, lode ed affettuosa devozione. Quanto al resto operato dai due celesti sposi, posso solamente dire che essi erano di ammirazione agli angeli, e che portavano al culmine la santità ed il compiacimento del Signore.
Insegnamento che mi diede la Regina del cielo
662. Figlia mia, essendo proprio vero che io, con il mio Figlio santissimo ed il mio sposo, entrai in Egitto dove non avevamo amici né parenti, in un paese di religione diversa, senza rifugio, protezione né aiuto umano per nutrire un Figlio che io tanto amavo, ben si lasciano comprendere le tribolazioni ed i disagi che sopportammo, dato che il Signore permetteva che ne fossimo afflitti. La tua considerazione non può rendersi conto della pazienza e della tolleranza con la quale li pativamo, né gli stessi angeli sono in grado di valutare il premio che mi diede l'Altissimo per l'amore con il quale sopportai tutto, più che se fossi stata in grandissima prosperità. È vero che mi affliggeva molto vedere il mio sposo in tanta necessità e ristrettezza, ma in questa medesima pena benedicevo il Signore e la vivevo in letizia. Figlia mia, desidero che, in ogni occasione in cui ti porrà il Signore, tu mi imiti in questa elevata sopportazione e serena dilatazione di cuore ed anche che, in esse, tu sappia distinguere con prudenza ciò che spetta al tuo interno e ciò che spetta all'esterno, dando a ciascuno di essi quel che devi, nell'azione e nella contemplazione, senza che l'una di queste due cose impedisca l'altra.
663. Quando mancherà alle tue suddite il necessario per la vita, lavora per procurarlo debitamente. Lasciare qualche volta la tua quiete per questo obbligo non è un perderla, tanto più quando osserverai il consiglio che ti ho dato molte volte, cioè di non perdere di vista il Signore per qualsiasi occupazione. Tutto infatti potrai fare con la sua divina luce e grazia, se sarai sollecita senza turbarti. Quando con mezzi umani si può guadagnare convenientemente ciò di cui si ha bisogno, non si devono aspettare miracoli, né astenersi dal lavorare, nella speranza che Dio provvederà e soccorrerà in modo soprannaturale. Egli aiuta con mezzi piacevoli, comuni ed idonei; inoltre, la fatica del corpo è un mezzo opportuno, affinché anch'esso con l'anima compia il suo sacrificio al Signore, acquistandosi il merito nella modalità ad esso consona. La creatura, lavorando, può lodare Dio ed adorarlo in spirito e verità. Tuttavia, affinché tu possa eseguire ciò, indirizza tutte le tue azioni alla benevolenza che attualmente il Signore ti mostra ed esaminale con lui, pesandole nella sua bilancia, con l'attenzione fissa alla divina luce che t'infonde l'Onnipotente.6-64 Agosto 14, 1904 L’anima, quanto più i colpi della croce l’abbattono, tanta più luce acquista.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Trovandomi un po’ sofferente, il benedetto Gesù nel venire mi ha detto:
(2) “Figlia diletta mia, quanto il ferro è più battuto, più luce acquista, ed ancorché il ferro non tenesse ruggine, i colpi servono a mantenerlo lucido e spolverato; sicché chiunque s’avvicina, facilmente si rimira dentro di quel ferro come se fosse uno specchio. Così l’anima, quanto più i colpi della croce l’abbattono, tanta più luce acquista e si mantiene spolverata da qualunque minima cosa, in modo che chiunque s’avvicina, vi si rimira dentro come se fosse specchio, e naturalmente essendo specchio vi fa il suo uffizio, cioè, di far vedere se i volti sono macchiati o puliti, se belli o brutti, non solo, ma Io stesso mi delizio di andarmi a rimirare in essa, e non trovando in essa né polvere né altra cosa che mi impedisce di farvi riflettere la mia Immagine, perciò l’amo sempre più”.