Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Le condanne del mondo sono benedizioni di Dio. (Santo Curato d'Ars (San Giovanni Maria Vianney))

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 30° settimana del tempo ordinario (Tutti i Santi)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 9

1Passando vide un uomo cieco dalla nascita2e i suoi discepoli lo interrogarono: "Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?".3Rispose Gesù: "né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio.4Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare.5Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo".6Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco7e gli disse: "Va' a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa Inviato)". Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, poiché era un mendicante, dicevano: "Non è egli quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?".9Alcuni dicevano: "È lui"; altri dicevano: "No, ma gli assomiglia". Ed egli diceva: "Sono io!".10Allora gli chiesero: "Come dunque ti furono aperti gli occhi?".11Egli rispose: "Quell'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Va' a Sìloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, ho acquistato la vista".12Gli dissero: "Dov'è questo tale?". Rispose: "Non lo so".
13Intanto condussero dai farisei quello che era stato cieco:14era infatti sabato il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi.15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come avesse acquistato la vista. Ed egli disse loro: "Mi ha posto del fango sopra gli occhi, mi sono lavato e ci vedo".16Allora alcuni dei farisei dicevano: "Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato". Altri dicevano: "Come può un peccatore compiere tali prodigi?". E c'era dissenso tra di loro.17Allora dissero di nuovo al cieco: "Tu che dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?". Egli rispose: "È un profeta!".18Ma i Giudei non vollero credere di lui che era stato cieco e aveva acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista.19E li interrogarono: "È questo il vostro figlio, che voi dite esser nato cieco? Come mai ora ci vede?".20I genitori risposero: "Sappiamo che questo è il nostro figlio e che è nato cieco;21come poi ora ci veda, non lo sappiamo, né sappiamo chi gli ha aperto gli occhi; chiedetelo a lui, ha l'età, parlerà lui di se stesso".22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga.23Per questo i suoi genitori dissero: "Ha l'età, chiedetelo a lui!".
24Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: "Dà gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore".25Quegli rispose: "Se sia un peccatore, non lo so; una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo".26Allora gli dissero di nuovo: "Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?".27Rispose loro: "Ve l'ho già detto e non mi avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?".28Allora lo insultarono e gli dissero: "Tu sei suo discepolo, noi siamo discepoli di Mosè!29Noi sappiamo infatti che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia".30Rispose loro quell'uomo: "Proprio questo è strano, che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi.31Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta.32Da che mondo è mondo, non s'è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato.33Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla".34Gli replicarono: "Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?". E lo cacciarono fuori.
35Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: "Tu credi nel Figlio dell'uomo?".36Egli rispose: "E chi è, Signore, perché io creda in lui?".37Gli disse Gesù: "Tu l'hai visto: colui che parla con te è proprio lui".38Ed egli disse: "Io credo, Signore!". E gli si prostrò innanzi.39Gesù allora disse: "Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi".40Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: "Siamo forse ciechi anche noi?".41Gesù rispose loro: "Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane".


Secondo libro delle Cronache 32

1Dopo questi fatti e queste prove di fedeltà, ci fu l'invasione di Sennàcherib re d'Assiria. Penetrato in Giuda, assediò le città fortificate per forzarne le mura.2Ezechia vide l'avanzata di Sennàcherib, che si dirigeva verso Gerusalemme per assediarla.3Egli decise con i suoi ufficiali e con i suoi prodi di ostruire le acque sorgive, che erano fuori della città. Essi l'aiutarono.4Si radunò un popolo numeroso per ostruire tutte le sorgenti e il torrente che attraversava il centro del paese, dicendo: "Perché dovrebbero venire i re d'Assiria e trovare acqua in abbondanza?".5Ezechia si rafforzò; ricostruì tutta la parte diroccata delle mura, vi innalzò torri, costruì un secondo muro, fortificò il Millo della città di Davide e preparò armi in abbondanza e scudi.6Designò capi militari sopra il popolo; li radunò presso di sé nella piazza della porta della città e così parlò al loro cuore:7"Siate forti e coraggiosi! Non temete e non abbattetevi davanti al re d'Assiria e davanti a tutta la moltitudine che l'accompagna, perché con noi c'è uno più grande di chi è con lui.8Con lui c'è un braccio di carne, con noi c'è il Signore nostro Dio per aiutarci e per combattere le nostre battaglie". Il popolo rimase rassicurato dalle parole di Ezechia, re di Giuda.
9In seguito Sennàcherib, re d'Assiria, mandò i suoi ministri a Gerusalemme, mentre egli con tutte le forze assaliva Lachis, per dire a Ezechia re di Giuda e a tutti quelli di Giuda che erano in Gerusalemme:10"Dice Sennàcherib re d'Assiria: Di chi avete fiducia voi per restare in Gerusalemme assediata?11Ezechia non vi inganna forse per farvi morire di fame e di sete quando asserisce: Il Signore nostro Dio ci libererà dalle mani del re di Assiria?12Egli non è forse lo stesso Ezechia che ha eliminato le sue alture e i suoi altari dicendo a Giuda e a Gerusalemme: Vi prostrerete davanti a un solo altare e su di esso soltanto offrirete incenso?13Non sapete che cosa abbiamo fatto io e i miei padri a tutti i popoli di tutti i paesi? Forse gli dèi dei popoli di quei paesi hanno potuto liberare i loro paesi dalla mia mano?14Quale, fra tutti gli dèi dei popoli di quei paesi che i miei padri avevano votato allo sterminio, ha potuto liberare il suo popolo dalla mia mano? Potrà il vostro Dio liberarvi dalla mia mano?15Ora, non vi inganni Ezechia e non vi seduca in questa maniera! Non credetegli, perché nessun dio di qualsiasi popolo o regno ha potuto liberare il suo popolo dalla mia mano e dalle mani dei miei padri. Nemmeno i vostri dèi vi libereranno dalla mia mano!".
16Parlarono ancora i suoi ministri contro il Signore Dio e contro Ezechia suo servo.17Sennàcherib aveva scritto anche lettere insultando il Signore Dio di Israele e sparlando di lui in questi termini: "Come gli dèi dei popoli di quei paesi non hanno potuto liberare i loro popoli dalla mia mano, così il Dio di Ezechia non libererà dalla mia mano il suo popolo".
18Gli inviati gridarono a gran voce in ebraico al popolo di Gerusalemme che stava sulle mura, per spaventarlo e atterrirlo al fine di occuparne la città.19Essi parlarono del Dio di Gerusalemme come di uno degli dèi degli altri popoli della terra, opera di mani d'uomo.
20Allora il re Ezechia e il profeta Isaia figlio di Amoz, pregarono a questo fine e gridarono al Cielo.21Il Signore mandò un angelo, che sterminò tutti i guerrieri valorosi, ogni capo e ogni ufficiale, nel campo del re d'Assiria. Questi se ne tornò, con la vergogna sul volto, nel suo paese. Entrò nel tempio del suo dio, dove alcuni suoi figli, nati dalle sue viscere, l'uccisero di spada.22Così il Signore liberò Ezechia e gli abitanti di Gerusalemme dalla mano di Sennàcherib re d'Assiria e dalla mano di tutti gli altri e concesse loro la pace alle frontiere.23Allora molti portarono offerte al Signore in Gerusalemme e oggetti preziosi a Ezechia re di Giuda, che, dopo simili cose, aumentò in prestigio agli occhi di tutti i popoli.
24In quei giorni Ezechia si ammalò di malattia mortale. Egli pregò il Signore, che l'esaudì e operò un prodigio per lui.25Ma la riconoscenza di Ezechia non fu proporzionata al beneficio, perché il suo cuore si era insuperbito; per questo su di lui, su Giuda e su Gerusalemme si riversò l'ira divina.26Tuttavia Ezechia si umiliò della superbia del suo cuore e a lui si associarono gli abitanti di Gerusalemme; per questo l'ira del Signore non si abbatté su di essi finché Ezechia restò in vita.
27Ezechia ebbe ricchezze e gloria in abbondanza. Egli si costruì depositi per l'argento, l'oro, le pietre preziose, gli aromi, gli scudi e per qualsiasi cosa pregevole,28magazzini per i prodotti del grano, del mosto e dell'olio, stalle per ogni genere di bestiame, ovili per le pecore.29Si edificò città; ebbe molto bestiame minuto e grosso, perché Dio gli aveva concesso beni molto grandi.
30Ezechia chiuse l'apertura superiore delle acque del Ghicon, convogliandole in basso attraverso il lato occidentale nella città di Davide. Ezechia riuscì in ogni sua impresa.31Ma quando i capi di Babilonia gli inviarono messaggeri per informarsi sul prodigio avvenuto nel paese, Dio l'abbandonò per metterlo alla prova e conoscerne completamente il cuore.
32Le altre gesta di Ezechia e le sue opere di pietà ecco sono descritte nella visione del profeta Isaia, figlio di Amoz, e nel libro dei re di Giuda e di Israele.33Ezechia si addormentò con i suoi padri e lo seppellirono nella salita dei sepolcri dei figli di Davide. Alla sua morte gli resero omaggio tutto Giuda e gli abitanti di Gerusalemme. Al suo posto divenne re suo figlio Manàsse.


Siracide 15

1Così agirà chi teme il Signore;
chi è fedele alla legge otterrà anche la sapienza.
2Essa gli andrà incontro come una madre,
l'accoglierà come una vergine sposa;
3lo nutrirà con il pane dell'intelligenza,
e l'acqua della sapienza gli darà da bere.
4Egli si appoggerà su di lei e non vacillerà,
si affiderà a lei e non resterà confuso.
5Essa l'innalzerà sopra i suoi compagni
e gli farà aprir bocca in mezzo all'assemblea;
6egli troverà contentezza e una corona di gioia
e otterrà fama perenne.
7Gli insensati non conseguiranno mai la sapienza,
i peccatori non la contempleranno mai.
8Essa sta lontana dalla superbia,
i bugiardi non pensano ad essa.
9La sua lode non s'addice alla bocca del peccatore,
perché non gli è stata concessa dal Signore.
10La lode infatti va celebrata con sapienza;
è il Signore che la dirigerà.

11Non dire: "Mi son ribellato per colpa del Signore",
perché ciò che egli detesta, non devi farlo.
12Non dire: "Egli mi ha sviato",
perché egli non ha bisogno di un peccatore.
13Il Signore odia ogni abominio,
esso non è voluto da chi teme Dio.
14Egli da principio creò l'uomo
e lo lasciò in balìa del suo proprio volere.
15Se vuoi, osserverai i comandamenti;
l'essere fedele dipenderà dal tuo buonvolere.
16Egli ti ha posto davanti il fuoco e l'acqua;
là dove vuoi stenderai la tua mano.
17Davanti agli uomini stanno la vita e la morte;
a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà.
18Grande infatti è la sapienza del Signore,
egli è onnipotente e vede tutto.
19I suoi occhi su coloro che lo temono,
egli conosce ogni azione degli uomini.
20Egli non ha comandato a nessuno di essere empio
e non ha dato a nessuno il permesso di peccare.


Salmi 69

1'Al maestro del coro. Su "I gigli". Di Davide.'

2Salvami, o Dio:
l'acqua mi giunge alla gola.
3Affondo nel fango e non ho sostegno;
sono caduto in acque profonde
e l'onda mi travolge.
4Sono sfinito dal gridare,
riarse sono le mie fauci;
i miei occhi si consumano
nell'attesa del mio Dio.
5Più numerosi dei capelli del mio capo
sono coloro che mi odiano senza ragione.
Sono potenti i nemici che mi calunniano:
quanto non ho rubato, lo dovrei restituire?

6Dio, tu conosci la mia stoltezza
e le mie colpe non ti sono nascoste.
7Chi spera in te, a causa mia non sia confuso,
Signore, Dio degli eserciti;
per me non si vergogni
chi ti cerca, Dio d'Israele.

8Per te io sopporto l'insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
9sono un estraneo per i miei fratelli,
un forestiero per i figli di mia madre.

10Poiché mi divora lo zelo per la tua casa,
ricadono su di me gli oltraggi di chi ti insulta.
11Mi sono estenuato nel digiuno
ed è stata per me un'infamia.

12Ho indossato come vestito un sacco
e sono diventato il loro scherno.
13Sparlavano di me quanti sedevano alla porta,
gli ubriachi mi dileggiavano.

14Ma io innalzo a te la mia preghiera,
Signore, nel tempo della benevolenza;
per la grandezza della tua bontà, rispondimi,
per la fedeltà della tua salvezza, o Dio.
15Salvami dal fango, che io non affondi,
liberami dai miei nemici
e dalle acque profonde.
16Non mi sommergano i flutti delle acque
e il vortice non mi travolga,
l'abisso non chiuda su di me la sua bocca.

17Rispondimi, Signore, benefica è la tua grazia;
volgiti a me nella tua grande tenerezza.
18Non nascondere il volto al tuo servo,
sono in pericolo: presto, rispondimi.

19Avvicinati a me, riscattami,
salvami dai miei nemici.
20Tu conosci la mia infamia,
la mia vergogna e il mio disonore;
davanti a te sono tutti i miei nemici.
21L'insulto ha spezzato il mio cuore e vengo meno.
Ho atteso compassione, ma invano,
consolatori, ma non ne ho trovati.
22Hanno messo nel mio cibo veleno
e quando avevo sete mi hanno dato aceto.

23La loro tavola sia per essi un laccio,
una insidia i loro banchetti.
24Si offuschino i loro occhi, non vedano;
sfibra per sempre i loro fianchi.

25Riversa su di loro il tuo sdegno,
li raggiunga la tua ira ardente.
26La loro casa sia desolata,
senza abitanti la loro tenda;
27perché inseguono colui che hai percosso,
aggiungono dolore a chi tu hai ferito.
28Imputa loro colpa su colpa
e non ottengano la tua giustizia.
29Siano cancellati dal libro dei viventi
e tra i giusti non siano iscritti.

30Io sono infelice e sofferente;
la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro.
31Loderò il nome di Dio con il canto,
lo esalterò con azioni di grazie,
32che il Signore gradirà più dei tori,
più dei giovenchi con corna e unghie.

33Vedano gli umili e si rallegrino;
si ravvivi il cuore di chi cerca Dio,
34poiché il Signore ascolta i poveri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri.
35A lui acclamino i cieli e la terra,
i mari e quanto in essi si muove.

36Perché Dio salverà Sion,
ricostruirà le città di Giuda:
vi abiteranno e ne avranno il possesso.
37La stirpe dei suoi servi ne sarà erede,
e chi ama il suo nome vi porrà dimora.


Ezechiele 2

1Mi disse: "Figlio dell'uomo, alzati, ti voglio parlare".2Ciò detto, uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava.
3Mi disse: "Figlio dell'uomo, io ti mando agli Israeliti, a un popolo di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri hanno peccato contro di me fino ad oggi.4Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: Dice il Signore Dio.5Ascoltino o non ascoltino - perché sono una genìa di ribelli - sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro.
6Ma tu, figlio dell'uomo non li temere, non aver paura delle loro parole; saranno per te come cardi e spine e ti troverai in mezzo a scorpioni; ma tu non temere le loro parole, non t'impressionino le loro facce, sono una genìa di ribelli.7Tu riferirai loro le mie parole, ascoltino o no, perché sono una genìa di ribelli.
8E tu, figlio dell'uomo, ascolta ciò che ti dico e non esser ribelle come questa genìa di ribelli; apri la bocca e mangia ciò che io ti do".9Io guardai ed ecco, una mano tesa verso di me teneva un rotolo. Lo spiegò davanti a me; era scritto all'interno e all'esterno e vi erano scritti lamenti, pianti e guai.


Lettera agli Efesini 4

1Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto,2con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore,3cercando di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.4Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione;5un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo.6Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
7A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo.8Per questo sta scritto:

'Ascendendo in cielo ha portato con sé prigionieri,
ha distribuito doni agli uomini'.

9Ma che significa la parola "ascese", se non che prima era disceso quaggiù sulla terra?10Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose.
11È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri,12per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo,13finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo.14Questo affinché non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l'inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell'errore.15Al contrario, vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo,16dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità.

17Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani nella vanità della loro mente,18accecati nei loro pensieri, estranei alla vita di Dio a causa dell'ignoranza che è in loro, e per la durezza del loro cuore.19Diventati così insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza, commettendo ogni sorta di impurità con avidità insaziabile.
20Ma voi non così avete imparato a conoscere Cristo,21se proprio gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù,22per la quale dovete deporre l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici23e dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente24e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera.25Perciò, bando alla menzogna: 'dite ciascuno la verità al proprio prossimo'; perché siamo membra gli uni degli altri.26'Nell'ira, non peccate'; non tramonti il sole sopra la vostra ira,27e non date occasione al diavolo.28Chi è avvezzo a rubare non rubi più, anzi si dia da fare lavorando onestamente con le proprie mani, per farne parte a chi si trova in necessità.29Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca; ma piuttosto, parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano.30E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione.
31Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità.32Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo.


Capitolo XXXIV: Chi è ricco d’amore gusta Dio in tutto e al di sopra di ogni cosa

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1. Ecco, mio Dio e mio tutto. Che voglio di più; quale altra cosa posso io desiderare per la mia felicità? O parola piena di dolce sapore, sapore però che gusta soltanto colui che ama il Verbo, non colui che ama il mondo e le cose del mondo! Mio Dio e mio tutto. E' detto abbastanza per chi ha intelletto; ed è una gioia, per chi ha amore, ripeterlo spesso. In verità, se tu sei con noi, recano gioia tutte le cose; se, invece, tu sei lontano, tutto infastidisce. Sei tu che dai pace al cuore: una grande pace e una gioia festosa. Sei tu che fai gustare rettamente ogni cosa e fai sì che noi ti lodiamo in tutte le cose. Senza di te nulla ci può dare diletto durevole. Perché una cosa possa esserci gradita e rettamente piacevole, occorre che la tua grazia non sia assente; occorre che questa cosa sia condita del condimento della tua sapienza. C'è forse una cosa che uno non sappia rettamente gustare, se questi ha gusto di te? E che cosa mai potrà esserci di gioioso per uno che non ha gusto di te? Dinanzi alla tua sapienza, scompaiono i sapienti di questo mondo; scompaiono anche coloro che amano ciò che è carnale: tra quelli si trova una grande vanità, tra questi la morte. Veri sapienti sono riconosciuti , all'incontro, coloro che seguono te, disprezzando le cose di questo mondo e mortificando la carne: veri sapienti, perché passati dalla vanità alla verità, dalla carne allo spirito. Sono questi che sanno gustare Dio, e riconducono a lode del Creatore tutto ciò che di buono si trova nelle creature.

2. Diversi, molto diversi per noi, sono il gusto che dà il Creatore e il gusto che dà la creatura; quello dell'eternità e quello del tempo; quello della luce increata e quello della luce che viene data. O eterna luce, che trascendi ogni luce creata, manda dall'alto un lampo splendente, che tutto penetri nel più profondo del mio cuore! Rendi puro e lieto e limpido e vivo il mio spirito, in tutte le sue facoltà; che esso sia intimamente unito a te, in un gioioso abbandono. Quando, dunque, verrà quel momento beato ed atteso, in cui tu mi appagherai pienamente con la tua presenza e sarai tutto e in tutto per me? Fino a quando questo non mi sarà concesso, non ci sarà per me una piena letizia. Ancora, purtroppo, vive in me l'uomo vecchio; ancora non è totalmente crocefisso, non è morto del tutto; ancora si pone duramente, con le sue brame, contro lo spirito; muove lotte interiori e non permette che il regno dell'anima abbia pace. Ma "tu, che comandi alla forza del mare e plachi il moto dei flutti (Sal 88,10), levati in mio soccorso (Sal 43,25); disperdi le genti che vogliono la guerra (Sal 67,31)abbattile con la tua potenza" (Sal 58,12). Mostra, te ne scongiuro, le tue opere grandi, e sarà data gloria alla tua speranza, altro rifugio non mi è dato se non in te, Signore Dio mio.


DISCORSO 38 SU LE PAROLE DELL'ECCLESIASTICO 2, 1-5: "FIGLIO, ACCOSTANDOTI A SERVIRE DIO" ECC. E SUL VERSETTO DEL SALMO 38, 7: "L'UOMO, È VERO, SI MUOVE COME UN'OMBRA" ECC. DELLA CONTINENZA E DELLA TEMPERANZA

Discorsi - Sant'Agostino

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La continenza e la sopportazione.

1. Due sono i precetti, sotto certi aspetti faticosi, che in questa vita ci vengono imposti dal Signore: contenerci e tollerare. Ci si comanda di contenerci nei confronti di quelle cose che in questo mondo si chiamano beni; ci si comanda di tollerare i mali che abbondano nel mondo presente. La prima dote si chiama continenza, l'altra sopportazione: due virtù che purificano l'anima e la rendono capace di [ospitare] la divinità. Della continenza abbiamo bisogno per frenare le passioni sregolate e porre un argine ai piaceri, in modo che quanto ci lusinga fuori posto non ci travii né ci snervi quel che chiamiamo prosperità. Occorre non prestar fede alla felicità mondana e aspirare sino alla fine alla felicità che non avrà fine. E come compito proprio della continenza è non prestar fede alla felicità del mondo, così la tolleranza ha il compito di non cedere di fronte all'infelicità del mondo. Sia dunque che ci troviamo nell'abbondanza sia che ci troviamo nella strettezza, dobbiamo aspirare al Signore, il quale ci dia ciò che è veramente buono e dilettevole e allontani da noi ciò che veramente è male.

A tutti il mondo riserva dolori e gioie.

2. I beni che Dio promette ai giusti son loro tenuti in serbo per la fine, e anche i mali che minaccia agli empi sono loro tenuti in serbo per la fine; quanto invece ai beni e ai mali che si trovano mescolati in questo mondo, non sono retaggio né dei soli buoni né dei soli cattivi. Qualunque cosa tu voglia chiamar "bene " in questo mondo, ce l'ha il buono e ce l'ha anche il cattivo. Ad esempio, la salute corporale: ce l'hanno i buoni e ce l'hanno i cattivi. Così le ricchezze: le trovi presso i buoni e presso i cattivi. Così la discendenza e i figli: vediamo che son doni comuni dei buoni e dei cattivi. Quanto poi alla vita lunga, vivono molti anni certi buoni, così come certi cattivi. Qualsiasi altro bene vorrai enumerare, fra quelli di questo mondo, lo troverai indistintamente e presso i buoni e presso i cattivi. E ora pensa alle varie molestie e tristezze della vita. Debbono tollerarle e i buoni e i cattivi. Così la fame, la malattia, i dolori, i danni, le oppressioni, le privazioni. È questa una fonte di lacrime comune a tutti. È facile scorgere tutto questo: come cioè i beni mondani siano presso i buoni e presso i cattivi e come parimenti buoni e cattivi debbano sopportare i mali di questo mondo. Per questo motivo a certuni vacillano i piedi nella via di Dio e minacciano di uscire di strada. Sono anzi molti coloro che smarriscono la via ed escono fuori strada, in quanto avevano intrapreso un certo genere di vita e s'erano prefissi di servire Dio allo scopo di abbondare di beni terreni e di essere sottratti ai mali materiali, evitandoli completamente. Questo si erano proposti e tale ricompensa s'erano prefissi per la loro pietà e religiosità. Vedendosi però in disagi e vedendo insieme gli iniqui essere nel fiore della prosperità, pensano d'aver quasi perduto la ricompensa, di essere stati ingannati da colui che l'ha chiamati, quasi che abbia loro imposto inutilmente la fatica colui che poi l'ha imbrogliati nella mercede; e così si allontanano da Dio. Ma a chi si rivolgono, miseri, voltando le spalle a colui dal quale sono stati creati e immergendosi nelle cose create? Quando cominceranno a venir meno le cose create, dove andrà a finire chi si è innamorato del tempo, perdendo [per questo] l'eternità?.

Il tempo della fede e quello della visione.

3. Dio vuole che gli si presti fede e per quei beni che egli non concederà se non ai buoni e per quei mali che non infliggerà se non ai cattivi, poiché le due cose alla fine si renderanno manifeste. Quale potrà essere la ricompensa della fede? o come si può solamente parlare di fede, se ora pretendi di vedere quel che ti verrà dato? Non devi quindi vedere adesso ciò che ti sarà dato vedere in seguito. Adesso devi credere ciò che non vedi: devi crederlo per tutto il tempo che non lo vedi, per non dover arrossire quando [lo] vedrai. Insomma noi crediamo mentre dura il tempo della fede, prima che giunga il tempo nella visione. Così infatti dice l'Apostolo: Finché siamo in questo corpo, siamo pellegrini, lontani dal Signore; camminiamo infatti nella fede 1. Nella fede, dunque, finché crediamo ciò che non vediamo 2. Conseguiremo la visione quando [lo] vedremo faccia a faccia, così com'è 3. Anche l'apostolo Giovanni nella sua lettera distingue il tempo della fede e il tempo della visione dicendo: Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non si è ancora manifestato. Questo è il tempo della fede. Osservate ora il tempo della visione: Noi sappiamo - dice - che quando si manifesterà, saremo simili a lui poiché lo vedremo com'egli è 4.

4. Il tempo della fede è faticoso. Chi oserà negarlo? È faticoso, ma è questa la fatica di cui la visione è la ricompensa. Non esser pigro nel faticare, se ne desideri la ricompensa. Se infatti tu avessi preso qualcuno a giornata, certo non gli sborseresti la ricompensa prima d'averlo visto completare il lavoro. Gli diresti: Lavora e riceverai; né lui potrebbe dirti: Dammi e poi lavorerò. Così anche Dio. Essendo tu una persona timorata di Dio, non defraudi il tuo mercenario; e potrà defraudarti Dio, che ti comanda di non frodare il mercenario? Eppure, può succedere che tu non sia in grado di dare ciò che hai promesso. E anche se non c'è nel tuo cuore l'inganno per cui agisci con falsità, è certamente insita nella fragilità umana la miseria che ti mette in difficoltà. Ma nei riguardi di Dio cosa temeremo? Egli non può ingannare perché è la verità e, avendo creato tutte le cose, è nell'abbondanza di tutto.

La vita presente decresce continuamente.

5. Prestiamo dunque fede a Dio, o fratelli. Questo è il primo precetto, questo l'inizio della nostra religione e la regola della nostra condotta: avere il cuore radicato nella fede e poi, con questo cuore fisso nella fede, vivere bene, privarsi dei beni che seducono e sopportare i mali temporali. Finché gli uni carezzano e gli altri minacciano, avere saldo il cuore contro gli uni e contro gli altri, per non diventar molli nei riguardi dei primi e per non spezzarsi di fronte ai secondi. Se pertanto avrai la continenza e insieme anche la pazienza, quando saranno passati i beni temporali, quando più non ci saranno i mali a piombarci addosso, avrai come tuo bene Dio e sarai libero da ogni male. Cosa infatti ci è stato detto [al riguardo] nella lettura? Figlio, accostandoti a servire Dio, vivi nella giustizia e nel timore e prepara la tua anima alla tentazione. Umilia il tuo cuore e sii paziente, affinché al tempo della fine cresca la tua vita 5. Non adesso ma al tempo della fine. Affinché cresca al tempo della fine la tua vita. Quanto penseremo che cresca? Fino a diventare eterna. Al presente infatti la vita umana più si prolunga, o sembra prolungarsi, più decresce anziché crescere. State attenti e notatelo bene! Riflettete e osservate come davvero decresce. È nato un uomo, e Dio, per esempio, gli ha fissato settanta anni di vita. La vita si prolunga, noi diciamo, crescendo. Si prolunga o si abbrevia? Ecco, dei settanta anni ne ha vissuti sessanta: gliene son rimasti dieci. È diminuita la quantità [di anni] per lui stabilita, e quanto più vive, tanto meno gli resta da vivere. Insomma, quaggiù più si vive più si accorcia la vita, non si prolunga. Sta' saldo in ciò che Dio ti ha promesso, affinché cresca al tempo della fine la tua vita 6.

Detestare l'avarizia, amare la sapienza.

6. Viene appresso un brano che non è stato letto: Ricevi tutto ciò che ti sarà stato accordato, e nel dolore sopporta e nella tua umiliazione abbi pazienza. Poiché come l'oro e l'argento vengono saggiati nel fuoco, così gli uomini accetti [a Dio] nella fornace dell'umiliazione 7. Sembra duro, e tu sei venuto meno. O non è forse vero che hai perduto quel bene che non viene meno? Ma cos'è mai questo? Ci son molti che per del denaro, destinato a perire, sopportano molti disagi; com'è allora che tu non vuoi soffrire nulla per una vita che durerà per sempre? Rifiuti di affrontare disagi per le promesse di Dio, quasi che, non affrontandone per queste promesse divine, non ne dovessi affrontare per seguire le tue brame di piacere! Quanti mali non sopportano gli assassini per soddisfare la loro malvagità, quanti non ne sopportano gli scellerati per compiere le loro scelleratezze, quanti i lussuriosi per la loro perversione, quanti gli avari per la loro avarizia! Attraversano il mare, espongono il corpo e l'anima ai venti e alle tempeste, lasciando la propria casa e correndo verso l'ignoto. Se un giudice si pronunci per la condanna all'esilio, questo è una pena; se l'esilio lo comanda l'avarizia è [motivo] di esultanza! Ma cosa ti comanda di grande la sapienza, che non potrebbe esserti comandato parimenti dell'avarizia? E certamente, se te lo comanda l'avarizia, lo fai! Facendo poi quanto ti impone l'avarizia, cosa ne avrai? La casa piena di oro e di argento. Ma non hai letto le parole: L'uomo, è vero, si muove come un'ombra; ma vano è ogni suo turbamento: accumula tesori non sapendo per chi li raccolga 8? Perché dunque hai cantato e hai detto a Dio: Porgi l'orecchio alle mie lacrime, cioè: Ascolta con il tuo orecchio le mie lacrime 9? Perché tu con le tue orecchie non vuoi ascoltare le parole di colui che vuoi abbia ad ascoltare le tue lacrime? Se accuserai la tua avarizia, egli ti inviterà al banchetto della sua sapienza. Ma quando ti sarai sottoposto al giogo della sapienza, forse che questa sarà faticosa? Lo sarà certamente; tu però osserva quale ne sarà il fine, quale la ricompensa. Forse che, per quel che raccogli tramite la sapienza, ti succederà di non sapere per chi lo raccogli? Lo raccogli per te. Destati, svegliati, abbi il cuore della formica. È l'estate: raccogli ciò che potrà farti comodo d'inverno 10. Quando le cose ti van bene, è l'estate. Dunque quando le cose ti van bene, impara [à trovare] il sostentamento per il tempo in cui le cose ti si metteranno male. Stai bene? È l'estate. Non essere pigro, raccogli i grani dall'aia del Signore: le parole di Dio nella Chiesa di Dio. Raccoglile e nascondile nel tuo cuore. Sai che è il tempo della prosperità; ma verrà anche il male: la tribolazione raggiunge ogni uomo. E se adesso c'è completa serenità, certo all'avvicinarsi della morte ci sarà la tribolazione: quella tribolazione con cui si passa all'altra vita. Chi infatti può dire: La farò franca, e: Io non muoio?.

Il giovane ricco del Vangelo.

7. Ebbene, se ami la vita e temi la morte, questo stesso timore della morte è come un inverno quotidiano. Detto timore si fa particolarmente pungente quando ci si trova nella prosperità, poiché quando le cose van male non temiamo la morte, mentre quando ci van bene allora il timore della morte si fa più acuto. Così quel ricco che si dilettava molto della sua ricchezza: aveva infatti una grande ricchezza e molti possedimenti. Credo che veniva chiamato in una specie di giudizio dal timore della morte e si rodeva in mezzo alle sue delizie, pensando di dover abbandonare i suoi beni. Li aveva ammassati, senza sapere per chi, e desiderava qualcosa di eterno 11. Venne dal Signore e gli disse: Maestro buono, qual bene devo compiere per conseguire la vita eterna? 12. Starei bene, ma vedo che quanto posseggo mi sfugge via. Starei bene, ma fa presto a scomparire quel che posseggo. Dimmi come possa appropriarmi di ciò che sarà per sempre; dimmi come possa giungere al possesso di ciò che non debba mai perdere. E il Signore a lui: Se vuoi venire alla vita, osserva i comandamenti 13. Chiese: Quali comandamenti? Sentitane la risposta, replicò che tali comandamenti li aveva osservati fin dalla fanciullezza 14. Gli dice il Signore, suggerendogli un consiglio di vita eterna: Ti manca una cosa sola 15. Se vuoi essere perfetto, va' vendi tutto ciò che hai e dàllo ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo 16. Non ti dico: Butta via ma metti da parte, e poi vieni e seguimi. Quel tale però era uno che riponeva la sua felicità nelle ricchezze e in tanto cercava dal Signore qual bene dovesse compiere per avere la vita eterna in quanto voleva passare dalle sue gioie ad altre gioie. Siccome aveva paura di perdere le cose che costituivano la sua felicità, se ne partì triste dirigendosi ai suoi tesori terreni 17. Non volle credere che il Signore avrebbe potuto tenergli in serbo nel cielo ciò che in terra era destinato a perire. Non seppe amare secondo verità il suo tesoro. Standoci malamente attaccato, lo perse; amandolo esageratamente, se lo lasciò sfuggire. Difatti se lo avesse amato a dovere, lo avrebbe spedito in cielo dov'egli poi lo avrebbe seguito. Dio gli indicò la casa dove spedirlo, non il luogo dove dissiparlo. Proseguendo infatti diceva: Dove sarà il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore 18.

Riporre in Dio i propri beni.

8. Ma gli uomini vogliono vedere le proprie ricchezze! Poni che qui in terra abbiano accumulato tesori. Forse che non temono di far vedere le proprie ricchezze? Eccoli scavare, coprire la buca e sotterrare [il tesoro]. Forse che possono vedere quel che posseggono? Non lo va a guardare nemmeno il padrone. Desidera che sia celato [a tutti], teme che lo si scopra. Vuol essere ricco nella stima [altrui], non nella realtà dei fatti. Quasi che basti averne la convinzione, dal momento che [i beni] li tiene nascosti sotto terra! Oh, che coscienza più elevata e più pulita avresti, se ti fossero conservati in cielo ! Quando quaggiù li sotterri, temi che li scopra il tuo servo, te li rubi e fugga. Quaggiù temi che te li rubi il tuo servo; lassù non temeresti nulla, poiché sa bene conservarteli il tuo padrone. Tu ribatti: Ma io ho un servo fedele che, pur sapendo [dov'è il denaro] non lo dice a nessuno e non se ne appropria. Mettilo a confronto col tuo Signore! Se sei riuscito a trovare un servo fedele, forse che il tuo Padrone ti ha qualche volta imbrogliato? E se il tuo servo non è capace di appropriarsi [del tuo], può tuttavia perderlo. Il tuo Signore non può né appropriarsene né perderlo, né permettere che vada perduto. Lo tiene in serbo per te: esso resta a te; te ne libera e ti rende [possessore] stabile. Non lascerà che tu vada in perdizione, né perderà ciò che tu gli avrai consegnato. Ti dice: Vieni, prendi quel che hai depositato presso di me. Ma via! Dio non ti dice questo. Ecco quel che ti dice: Io, che pur ti ho proibito d'esercitare l'usura, ho ricevuto ad usura da te. Tu volevi aumentare il tuo capitale mediante l'usura e lo davi al tuo simile perché te lo restituisse maggiorato: e vedevi costui godere nel prendere e piangere nel restituire. Tu avresti voluto far questo, ma io te lo proibivo. Dicevo infatti: Colui che non ha prestato il suo denaro con usura 19. Ti proibivo l'usura. Ecco, ora ti comando l'usura: fa' usura con me. Questo ti dice il tuo Signore: Vuoi dar poco e riprendere parecchio? Lascia in pace l'uomo, che faresti piangere quando andrai a riscuotere. Vieni in cerca di me che godo quando restituisco. Eccomi, ti dice. Da' e prendi! Al tempo della restituzione ti ripagherò. E come ti ripagherò? Mi hai dato poco, prenditi molto; mi hai dato cose terrene, prenditi cose celesti; mi hai dato cose temporali, prenditi cose eterne; mi hai dato cose mie, prenditi me stesso. Difatti, ciò che mi hai dato non l'avevi forse preso da me? E allora, non ti rifonderò di quello che mi hai dato se sono stato io a darti le cose che hai potuto donarmi? Io sono stato colui che ti ha dato te stesso, che tu poi mi hai donato; io ti ho dato Cristo a cui tu hai fatto il tuo dono e che ti ha detto: Quando l'avrete fatto a uno di questi miei, fosse anche il più piccolo, l'avete fatto a me 20. Ecco chi è la persona a cui doni. Ti pasce e per te ha fame; dona ed è bisognoso. Quando dona vuoi ricevere; quando ha bisogno non vorresti dare... Cristo è nel bisogno tutte le volte che un povero è nel bisogno. Colui che è disposto a dare la vita eterna a tutti i suoi si degna di ricevere nel tempo nella persona di ogni povero.

I poveri sono i nostri facchini.

9. E ti dà il consiglio dove trasferire [i tuoi beni]. Sì, ti ha consigliato dove li debba trasferire. Trasferisci [te e le tue cose] dalla terra al cielo, se non vuoi che vadano perdute. Quanta gente c'è, infatti, che perde ciò che custodiva gelosamente, ma nemmeno dopo una tal lezione si ravvedono e imparano a collocarlo in cielo! Orbene, eccoti per caso che viene uno a dirti: Trasferisci le tue ricchezze dall'occidente all'oriente, se vuoi che non ti vadano perdute. Tu ti arrovelleresti, ti affaticheresti, ti daresti da fare, computeresti l'ammontare delle tue possessioni e ti accorgeresti che, proprio per la quantità delle cose possedute, non ti sarebbe facile trasferirle in un paese lontano. Probabilmente piangeresti per essere costretto a partire senza trovare il modo di portare con te quello che avevi ammassato. A regioni ben più lontane t'ha imposto di trasferirti colui che non ti ha detto: Dall'occidente rècati in oriente, ma: Dalla terra sollèvati al cielo. Sei turbato: pensi di trovarti di fronte ad una difficoltà insormontabile, e fra te e te vai dicendo: Se non trovavo bestie da soma né navi per trasferirmi dall'occidente all'oriente, dove troverò le scale per recarmi dalla terra al cielo? Dio ti dice: Non angustiarti! Io che ti ho reso ricco, io che ti ho dato delle cose da poter distribuire, ho fatto anche i poveri, che sono come i tuoi facchini. Per esempio, se t'imbattessi in un povero d'oltremare o del paese cui tu ti apprestassi ad andare, se trovassi, proveniente proprio da quelle regioni, un cittadino posto in necessità, diresti a te stesso: Questo cittadino proviene dalla terra dov'io intendo recarmi. Lui ha bisogno qui e io gli do le cose che egli mi restituirà là [nella sua patria]. Ecco, ci sono quaggiù i poveri, che hanno bisogno, e i poveri sono cittadini del regno dei cieli. Perché stenti a fare il contratto? Coloro che fanno così dànno qualcosa per riceverlo maggiorato quando saranno giunti a quei luoghi dove è di casa colui che l'ha ricevuto. Facciamo così anche noi.

Dio è fedele nelle sue promesse.

10. Per far questo, occorre credere, occorre destare la fede. Il resto è un turbarsi inutilmente. Perché ci turbiamo inutilmente? Mentre Cristo dormiva sulla barca, i discepoli stavano sul punto di naufragare. Gesù dormiva e i discepoli erano turbati. Soffiavano furiosi i venti, s'innalzavano i marosi e la nave andava a picco 21. Perché? Perché Gesù dormiva. Così è anche di te. Quando in questo mondo infuriano le tempeste delle tentazioni, il tuo cuore si turba, quasi fosse la tua barca. Perché questo, se non perché dorme la tua fede? Così infatti dice l'apostolo Paolo: Cristo abita nei nostri cuori mediante la fede 22. Desta dunque Cristo dentro il tuo cuore, sia vigile la tua fede, sia tranquilla la tua coscienza, e la tua nave sarà liberata. Convinciti che chi ti ha fatto le promesse è verace. Non te l'ha mostrato, perché non è ancora tempo di mostrartelo; ma ti ha già mostrato parecchie cose. Ti ha promesso il suo Cristo e te l'ha dato; ti ha promesso la sua resurrezione e te l'ha data; ti ha promesso il suo Vangelo e te l'ha dato; ti ha promesso la sua Chiesa, assicurandoti che si sarebbe diffusa per tutta la terra, e te l'ha data; ti ha predetto che nel mondo ti avrebbero circondato molte tribolazioni e calamità, e te ne ha dato la dimostrazione. Quante sono le cose che rimangono? Ecco, è adempiuto ciò che era stato promesso, è adempiuto ciò che era stato predetto. E sei in dubbio che non venga quel che rimane? Dovresti temere se non vedessi [realizzato] ciò che era stato predetto. Ci sono le guerre, c'è la fame, ci sono le tribolazioni. Un regno è sopra un altro regno, ci sono terremoti, innumerevoli calamità, abbondanza di scandali, il raffreddamento della carità, la diffusione dell'iniquità 23. Leggi tutte queste cose: sono state predette. Leggi, constata come tutte le cose che vedi erano state predette. Enumerando le cose già avvenute, credi che avrai da vedere anche quel che non è ancora successo. Quanto poi a te, vedendo come Dio ti fa toccare con mano le cose che ha predette, come fai a non credere che egli ti darà anche quello che ti ha promesso? Lì devi cominciare a credere, dove è cominciato il tuo turbamento.

Sospiriamo verso la patria celeste.

11. Se siamo alla fine del mondo, dobbiamo esulare dal mondo, non amare il mondo. Ecco, il mondo è sconvolto, e lo si ama! Che faresti se il mondo fosse tranquillo? Come ti attaccheresti al mondo, se fosse bello, quando ti attacchi ad esso, pur così brutto? Come coglieresti i suoi fiori, se non ritrai la mano dal coglierne le spine? Non vuoi lasciare il mondo, ma il mondo lascia te, anche se vuoi seguirlo. Ebbene, o carissimi, mondiamo il nostro cuore e non perdiamo la sopportazione; appropriamoci della sapienza e teniamoci saldi nella continenza. La fatica passa, viene il riposo. Passano le false delizie; viene il bene che l'anima fedele ha [costantemente] desiderato, il bene verso il quale sospira con ardore ogni pellegrino in questo mondo. Viene la patria beata, la patria celeste, la patria popolata dagli angeli, la patria dove nessun cittadino muore, dove non può entrare alcun nemico, la patria dove per l'eternità Dio ti sarà amico e dove non temerai alcun avversario.

 

1 - 2 Cor 5, 6.

2 - 1 Cor 13, 12.

3 - 1 Gv 3, 2.

4 - 1 Gv 3, 2.

5 - Sir 2, 1-3.

6 - Sir 2, 1-3.

7 - Sir 2, 4-5.

8 - Sal 38, 7.

9 - Sal 38, 13.

10 - Cf. Prv 6, 6-8.

11 - Cf Sal 38, 7.

12 - Mt 19, 16.

13 - Mt 19, 17.

14 - Cf. Mt 19, 18-20.

15 - Mc 10, 21.

16 - Mt 19, 21.

17 - Cf Mt 19, 22.

18 - Mt 6, 21.

19 - Sal 14, 5.

20 - Mt 25, 40.

21 - Cf. Mt 8, 23-25.

22 - Cf. Ef 3, 17.

23 - Cf. Mt 24, 6-12.


29 - Cristo ritorna con i primi cinque discepoli a Nazaret, dove battezza la sua Madre beatissima.

La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda

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1025. Il mistico edificio della Chiesa militante, che s'innalza sino a ciò che vi è di più sublime e inaccessibile in Dio, è stabilito sulla fermezza inespugnabile della fede cattolica, che Gesù, come prudente e saggio architetto, fissò in esso. Per assicurare questa saldezza alle sue fondamenta, cioè i suoi primi seguaci, egli incominciò immediatamente a informarli dei misteri della sua divinità e umanità santissima. Perché fosse creduto vero Messia, disceso dal seno del Padre e fattosi uno di noi per il nostro riscatto, era necessario e conseguente che spiegasse loro la sua incarnazione nel grembo di Maria; era, inoltre, opportuno che ella fosse conosciuta e venerata come madre e vergine. Così egli rivelò loro questo arcano tra gli altri riguardanti l'unione ipostatica e la redenzione, e con tale celeste istruzione furono alimentati questi suoi figli primogeniti. Mentre questi non erano ancora arrivati alla presenza della gran Regina, sapendola vergine prima, durante e dopo il parto, ne compresero le eccezionali prerogative. Cristo destò in loro un profondissimo rispetto e amore verso di lei, per cui bramavano di incontrare subito una creatura tanto eminente. Fece ciò sia perché desiderava con ardore che ella venisse onorata, sia perché per essi stessi era importante riverirla e avere di lei un concetto così alto. Tutti rimasero meravigliosamente rischiarati da tale favore, ma chi si distinse maggiormente fu Giovanni; infatti, da quando egli udì il suo Maestro elogiare la purissima Signora, la stima e la considerazione per una simile eccellenza crebbero sempre di più in lui, che era prescelto e predisposto per godere di singolari privilegi nel suo servizio, come affermerò in seguito e come risulta dal Vangelo.

1026. Essi, dunque, pregarono sua Maestà di dar loro la consolazione di vederla e ossequiarla. Acconsentì e, dopo essere entrato in Galilea, si diresse verso Nazaret, anche se procedette sempre insegnando apertamente e proclamandosi guida alla verità e alla vita eterna. Non aveva ancora chiamato con sé nessun altro che loro, ma molti presero ad andargli dietro, attirati dalla forza delle sue parole e dalla luce e grazia che infondeva nei cuori che l'accettavano. Sebbene fosse così ardente la loro devozione per Maria e così manifesta la preminenza che ella aveva su tutti, non dicevano l'opinione che avevano di lei e, per non rendere pubblico ciò che sentivano e intendevano, erano come muti e ignoranti di realtà tanto elevate. Aveva determinato questo la sovrana sapienza perché non era conveniente che, all'inizio della predicazione del Signore, si divulgassero già tali cose. Spuntava allora il Sole di giustizia e bisognava che il suo splendore si propagasse per le nazioni; benché la luna, la Regina beatissima, fosse nel pieno della santità, era ugualmente indicato che restasse nascosta per rifulgere nella notte che la lontananza di esso, al momento dell'ascesa al Padre, avrebbe lasciato nella Chiesa. Tutto poi avvenne così, poiché solo a quel punto ella brillò; frattanto, la sua superiorità fu svelata solo agli apostoli affinché ella fosse confessata, apprezzata e ascoltata come degna madre del Salvatore del mondo e maestra di ogni perfezione.

1027. Gesù proseguì il suo cammino, illuminando i nuovi credenti non solo nei misteri della fede, ma in tutte le virtù, con i discorsi e con l'esempio, così come poi durante l'annuncio della buona novella. A tal fine visitava i poveri e gli afflitti, consolava gli infermi e i tribolati negli ospedali e nelle carceri, e con tutti faceva straordinarie opere di misericordia nei corpi e nelle anime, anche se non si dichiarò autore di alcun miracolo sino alle nozze di Cana. Mentre egli era in viaggio, la Vergine si dispose a riceverlo con coloro che conduceva; essendo informata preventivamente di tutto, riassettò la sua misera abitazione per ospitarli e provvide premurosa al cibo necessario, perché era sempre prudente e accorta.

1028. Quando egli giunse a casa lo stava già aspettando sulla porta e, al suo ingresso, si prostrò a terra e gli baciò un piede e poi una mano chiedendogli la benedizione. Quindi, fece una stupenda professione della santissima Trinità e dell'umanità del Verbo incarnato. Anche se questo accadde in presenza dei discepoli, non fu senza discrezione e cautela da parte sua. Oltre a dare al suo Unigenito il culto e l'adorazione che gli spettavano come a vero Dio e uomo, gli restituì anche l'onore con cui l'aveva esaltata presso i suoi seguaci: come egli, stando lontano, li aveva istruiti sulla sua grandezza e sulla venerazione con la quale avrebbero dovuto trattarla, anch'ella, davanti a lui, volle insegnare ad essi il rispetto con cui avrebbero dovuto rivolgersi a colui che era loro Signore. Così fu in effetti, perché gli atti di profonda umiltà e carità con i quali lo ricevette come redentore infusero in loro ulteriore meraviglia e devozione verso di lui, e da allora in poi furono per essi modello di vita religiosa. In questo modo Maria divenne subito maestra e madre spirituale nella materia più importante, cioè la familiarità con l'Altissimo, ed essi si strinsero maggiormente a lei, genuflettendosi subito e domandandole che li accettasse come suoi figli. Il primo a fare tale offerta fu san Giovanni, che già superava tutti gli altri nello stimarla; ella la gradì in maniera speciale, perché questi era docile, mansueto e semplice e, inoltre, aveva il dono della castità.

1029. La Signora li fece entrare e portò in tavola quello che aveva preparato, stando sempre attenta a ogni cosa con sollecitudine materna e con compostezza e magnificenza regale; la sua incomparabile sapienza era capace di accordare tutto con ammirazione degli stessi angeli. Serviva sua Maestà in ginocchio con somma riverenza e a queste pie azioni aggiungeva alcune espressioni di smisurato valore, che indirizzava agli invitati riguardo alla gloria del loro Maestro per educarli nella dottrina veramente cattolica. Quella notte, quando gli altri si furono ritirati, il Salvatore andò, secondo la sua consuetudine, nel luogo di preghiera della Regina. La più umile tra gli umili gli si gettò innanzi come altre volte aveva fatto e, benché non avesse colpe da farsi perdonare, lo supplicò di avere pietà di lei se non si era prodigata abbastanza e aveva corrisposto scarsamente alla sua immensa generosità. Ella, infatti, nella sua modestia riteneva tutto quello che faceva poco e meno di quanto avrebbe dovuto all'amore infinito e a ciò che le era stato elargito, e quindi si considerava inutile al pari della polvere del suolo. Gesù la sollevò e le disse parole di vita eterna, ma con austera gravità perché in questo tempo era severo con lei per darle occasione di patire. Così fu finché non partì per andare al Giordano.

1030. La Vergine lo implorò ancora di concederle il battesimo da lui istituito come già le aveva assicurato e, affinché esso fosse celebrato con solennità degna di loro, per decreto divino discese dai cori del cielo una moltitudine innumerevole di spiriti in forma visibile. Con la loro assistenza egli stesso glielo impartì e immediatamente si udì la voce del Padre esclamare: «Questa è la mia Figlia diletta, in cui io mi compiaccio». Il Figlio proclamò: «Questa è la mia Madre amatissima, che io ho scelto e che coopererà con me in tutto». E lo Spirito Santo affermò: «Questa è la mia Sposa eletta tra mille». Maria con tale sacramento sentì ed ebbe tanti e così sublimi benefici interiori che non si possono spiegare con il nostro linguaggio; gliene furono dati infatti di nuovi, fu ritoccata nella bellezza della sua candidissima anima e salì a livelli più elevati. Ottenne l'illuminazione e il carattere che esso conferisce, contrassegnando i cristiani, e oltre agli effetti comunicati di per sé, eccetto la remissione del peccato, che non aveva né mai ebbe, si guadagnò eccelsi gradi di perfezione per l'umiltà di assoggettarsi a tale rito stabilito per la purificazione degli uomini. Quanto al merito fu per lei come per il nostro Redentore, anche se ella soltanto conseguì un aumento di grazia perché a lui non era possibile. Subito dopo compose con i custodi un cantico di lode per ciò che le era stato amministrato e, prostrata davanti al Signore, gli mostrò la sua riconoscenza con enorme tenerezza.

 

Insegnamento della Regina del cielo

1031. Carissima, scorgo la tua benedetta premura e gelosia della grande fortuna dei discepoli e specialmente di Giovanni, mio favorito. Certamente fui legata a lui in modo singolare, perché era puro come una semplice colomba e agli occhi dell'Altissimo era molto gradito per questo e per la sua affezione nei miei confronti. Desidero che tale esempio ti sia di stimolo per fare quanto io bramo che tu compia verso di lui e verso di me. Sai già che io sono benigna e accolgo maternamente tutti quelli che, con fervore e riverenza, vogliono essere miei figli e servi del mio Dio. Li riceverò a braccia aperte e, con gli stessi impulsi di carità che egli mi ha comunicato, sarò loro avvocata e intercederò per loro. Tu, essendo la più inutile, povera e trascurata, sarai un motivo maggiore perché si manifesti la mia abbondante misericordia e, quindi, ti chiamo e ti invito ad essermi particolarmente devota nella Chiesa.

1032. Tale promessa, però, si adempirà ad una condizione che esigo da parte tua. Essa è che, se davvero hai santa invidia dei sentimenti che io provai per l'Evangelista e della corrispondenza che egli me ne rese, lo imiti fedelmente secondo le tue forze; devi garantirmi questo e fare senza mancanze quanto ti ordino. È mio volere che ti affatichi sino a che in te non siano morti l'amor proprio e tutte le conseguenze della colpa originale, non siano estinte le inclinazioni terrene derivanti dal fomite e tu non ti sia rimessa nello stato di limpida schiettezza e sincerità, che distrugge ogni malizia e doppiezza. Sii celestiale in tutto ciò che fai, poiché la magnanimità dell'Onnipotente verso di te è tale che ti ha dato luce e intelligenza più di angelo che di creatura umana. Io ti procuro questi larghi aiuti, ed è giusto che l'operare sia proporzionato al comprendere. Abbi verso di me un incessante affetto e un continuo anelito a curarmi e ad attendere a me, stando sempre attenta ai miei consigli e con lo sguardo fisso alle mie mani, per sapere ciò che ti comando ed eseguirlo prontamente. Così tu sarai mia autentica figlia e io sarò la tua protettrice e la tua dolce madre.


21-27 Maggio 26, 1927 Come Iddio nella Creazione formò tante stanze per dimorare in esse, per farsi trovare sempre dall’uomo per dargli le sue qualità. Dubbio, Gesù lo scioglie. Come ciò che sempre è difficile per essa, per Dio è facile. Lamenti dell’anima, Gesù che rassicura.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Il mio stato d’abbandono nel Fiat Divino continua e dopo d’averlo seguito nei suoi atti nella Creazione, stavo pensando come riordinare di nuovo innanzi alla Maestà Suprema tutti i rapporti tra Creatore e creatura, che l’ingratitudine umana aveva spezzati ed il mio adorato Gesù uscendo dal mio interno mi ha detto:

(2) “Figlia mia, guarda tutta la Creazione, il cielo, le stelle innumerevoli, il sole, il vento, il mare, i campi fioriti, i monti e le valle, essi sono tutte stanze che formai ed in ciascuna stanza formai la mia reggia per farvi la mia dimora e questo per dare agio all’uomo che dovunque volessi venire per trovare il suo Dio, gli davo agio di trovarlo subito ed ovunque e si metteva in ciascuna stanza in atto d’aspettarlo, rimanendo tutte le stanze aperte per non dargli il fastidio di bussare, ma che liberamente entrasse, quante volte il volesse era pronto a riceverlo. Il Creatore del cielo e della terra non si metteva ad un punto solo, ma dovunque, perché l’uomo lo potessi sempre trovare, metteva queste stanze tanto vicino, per formare tante vie accorciate, perché tra Creatore e creatura non ci dev’essere distanza, ma vicinanza e comunanza. Sicché tutte queste stanze erano e sono rapporti, vincoli e vie tra Dio e l’uomo. Ma chi doveva mantenere in vigore questi rapporti, rinsaldare questi vincoli, ordinare le vie, aprire le porte? La nostra Volontà regnante nell’uomo prendeva questo impegno sì importante di mantenere l’ordine come uscimmo tutta la Creazione. Come esso si sottrò dal Fiat Divino, i rapporti non ebbero più vigore, i vincoli restarono sciolti, le vie barricate, le porte chiuse, perdette la sua cara eredità, restò spogliato di tutti i beni, ogni passo era un laccio ai suoi piedi per farlo cadere. Col non fare la nostra Volontà, tutto si perde, non c’è bene che le resta e col farla tutto acquista, né c’è bene che non le viene restituito. Che cosa non fece la Paterna Bontà del Creatore nella Creazione per amore dell’uomo? Non solo formò tante stanze, ma una diversa dall’altra per farsi trovare in tanti diversi modi da colui che amava: Nel sole si faceva trovare investito di luce, tutto Maestà bruciante d’amore, aspettandolo per dargli la sua luce per farsi comprendere, dargli il suo amore per fare che l’uomo entrando in questa stanza per trovare il suo Dio, diventasse luce ed amore; nel mare si faceva trovare il Dio forte per dargli la fortezza; nel vento si faceva trovare imperante e dominante per dargli l’impero ed il dominio; insomma in ogni cosa creata lo aspettava per dare all’uomo la partecipazione delle sue qualità”.

(3) Dopo di ciò stavo pensando tra me: “Gesù ama tanto il suo Volere e pare che tanto sospira che sia conosciuto affinché domina e regna, ma mi sembra difficile che la Divina Volontà sia conosciuta, perché non vi è chi si occupa né nessuno hanno interesse, tutto l’interesse sta in Gesù, ma nelle creature non esiste, quindi se queste creature mancano di dare questa gran gloria a Dio ed insieme porgere la pienezza di tutti i beni alle creature, come mai potrà conoscersi il regno dell’eterno Fiat?” Ora mentre ciò pensavo il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:

(4) “Figlia mia, ciò che a te sembra difficile non è difficile per Dio, come nella Redenzione non ci furono per Dio difficoltà, né tutta la perfidia umana potette impedire il corso del nostro amore, molto meno il compimento della nostra decisione di venir a redimere il genero umano. Quando la Divinità stabilisce di fare un’atto, di compire un’opera, qualunque siano le cause, le circostanze, gli impedimenti, Essa trionfa di tutto, vince tutto e fa ciò che ha stabilito. Sicché il punto culminante ed importante di Dio sta nello stabilire ciò che vuol fare, fatto questo, tutto ha fatto. Onde se in Noi sta stabilito che la nostra Volontà dev’essere conosciuta ed il suo regno verrà sulla terra, è già come fatto. Come fu fatta la Redenzione, perché stabilito da Noi, così sarà fatto della nostra Volontà. Molto più che nella Creazione fu messo fuori dalla Divinità questo suo regno, tutto in ordine, perché regnasse e dominasse e nella caduta dell’uomo questo regno non fu distrutto, ma restò integro ed esiste tuttora, solo che restò sospeso per l’uomo. Nella Redenzione Io appianai tutto e come il tutto feci perché l’uomo fosse redento, così feci tutto perché fosse tolta questa sospensione, che la creatura potesse entrare nel regno del Fiat Divino, dando primo il luogo alla Redenzione e coll’andar del tempo dare il luogo alla mia Volontà. Sicché un regno, un’opera, il difficile è farlo, ma quando è fatto, il conoscerlo si rende facile. Molto più che il tuo Gesù non manca di potenza, di voler fare o non fare un’opera posso mancare, ma di potenza non mai, Io disporrò in modo le cose, le circostanze, le creature, gli eventi, che renderò facile che la mia Volontà sia conosciuta”.

(5) Onde mi sentivo tutta afflitta e pensavo tra me: “Com’è duro il mio stato, mi sento che non posso andare avanti, il Voler Divino è inesorabile, immutabile ed avere che ci fare col Fiat non si scherza, si sente tutto il peso della sua immutabilità e vi si resta immutabile con la sua immutabilità, impassibile a tutto, vi mette nelle condizioni di voler ciò che Lui vuole, fossero anche castighi e le stesse privazioni di Gesù che tanto mi costano, tutto ciò che vuole Esso, tutto vi cede; ma ciò che vuole l’anima, nulla vi cede, neppure una virgola”. Ma mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto:

(6) “Figlia mia, la mia Volontà vuol’essere libera nell’anima e perciò non vuol cedere né un punto, né una virgola di ciò che Lei vuole, fosse anche santo, in essa non vuol trovare limiti, vuol stendere il suo dominio in tutto, vuole che ciò che vuole la mia Volontà e fa, lo deve voler e fare l’anima, perciò fa sentire tutto il peso della sua immutabilità per renderla immutabile, in modo che non dev’essere soggetta a mutarsi perché vede soffrire le creature, o perché le vede prive d’un bene temporaneo, o perché lo vuole dare, questo sarebbe uscire dalla sua immutabilità, questa è santità umana; la santità della mia Volontà è santità Divina e non ammette queste debolezze, se la mia Volontà Divina fosse soggetta a questo, la nostra giustizia dovrebbe stare senza vita nel nostro Essere Supremo, ciò che non può essere. Se tu sapessi in che punto si trova la nostra giustizia in questi tempi e se volessi del tutto sgravarsi su di te, resteresti stritolata e la mia Volontà non vuole stritolarti, ma vuole che le creature ne abbiano in parte la pena, anche per fargli aprire gli occhi nella grande cecità che sono caduti. Tutte quasi le nazioni vivono alle spalle dei debiti, se non fanno debiti non possono vivere e con tutto ciò festeggiano, non si risparmiano in nulla, stanno formando piani di guerre, portando spese enormi; non vedi tu stessa la grande cecità e pazzia in cui sono caduti? E tu piccola bambina, vorresti che la mia giustizia non li colpisce, che largheggiasse nei beni temporali; sicché vorresti che diventassero più ciechi e più pazzi. E vedendoti non cedere a tutte le tue richieste ti lamenti e sentendoti che la mia Volontà ha preso posto in tutta l’anima tua senza lasciarte libera in nulla, senti tutta la forza della santità ed immutabilità della mia Volontà Divina e poi, te l’ho detto tante volte, che le mie privazioni non sono altre che vuoti che sta facendo la mia giustizia per colpire i popoli. Perciò figlia mia non ti abbattere, tu non sai quanto ti amo e quanti tesori ho messo in te, né posso lasciarti, debbo guardare tutti i doni che ho messo in te, tu devi sapere che ogni mia parola è un dono divino e quante te ne ho detto? E quando Io dono non mi riprendo mai il dono e per esserne sicuro che i miei doni stanno al sicuro, mi sto a guardia dei miei doni e dell’anima che li possiede; perciò lasciami fare e fa che la mia Volontà regna liberamente in te”.


Deo Gratias.