Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi della 30° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Luca 10
1Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.2Diceva loro: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe.3Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi;4non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada.5In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa.6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa.8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi,9curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio.10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite:11Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino.12Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.
13Guai a te, Corazin, guai a te, Betsàida! Perché se in Tiro e Sidone fossero stati compiuti i miracoli compiuti tra voi, già da tempo si sarebbero convertiti vestendo il sacco e coprendosi di cenere.14Perciò nel giudizio Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi.
15E tu, Cafàrnao,
'sarai innalzata fino al cielo?
Fino agli inferi sarai precipitata!'
16Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato".
17I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: "Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome".18Egli disse: "Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore.19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare.20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli".
21In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: "Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto.22Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare".
23E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: "Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete.24Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l'udirono".
25Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: "Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?".26Gesù gli disse: "Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?".27Costui rispose: "'Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza' e con tutta la tua mente e 'il prossimo tuo come te stesso'".28E Gesù: "Hai risposto bene; fa' questo e vivrai".
29Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: "E chi è il mio prossimo?".30Gesù riprese:
"Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte.32Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre.33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione.34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.35Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno.36Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?".37Quegli rispose: "Chi ha avuto compassione di lui". Gesù gli disse: "Va' e anche tu fa' lo stesso".
38Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa.39Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola;40Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: "Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti".41Ma Gesù le rispose: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose,42ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta".
Primo libro delle Cronache 29
1Il re Davide disse a tutta l'assemblea: "Salomone mio figlio, il solo che Dio ha scelto, è ancora giovane e debole, mentre l'impresa è grandiosa, perché la Dimora non è destinata a un uomo ma al Signore Dio.2Secondo tutta la mia possibilità ho fatto preparativi per il tempio del mio Dio; ho preparato oro su oro, argento su argento, bronzo su bronzo, ferro su ferro, legname su legname, ònici, brillanti, topàzi, pietre di vario valore e pietre preziose e marmo bianco in quantità.3Inoltre, per il mio amore per la casa del mio Dio, quanto possiedo in oro e in argento dò per il tempio del mio Dio, oltre quanto ho preparato per il santuario:4tremila talenti d'oro, d'oro di Ofir, e settemila talenti d'argento raffinato per rivestire le pareti interne,5l'oro per gli oggetti in oro, l'argento per quelli in argento e per tutti i lavori da eseguirsi dagli artisti. Ora, chi vuole essere generoso oggi per il Signore?".6Si dimostrarono volenterosi i capifamiglia, i capitribù di Israele, i capi di migliaia e di centinaia e i dirigenti degli affari del re.7Essi diedero per l'opera del tempio cinquemila talenti d'oro, diecimila darìci, diecimila talenti d'argento, diciottomila talenti di bronzo e centomila talenti di ferro.8Quanti si ritrovarono pietre preziose le diedero a Iechièl il Ghersonita, perché fossero depositate nel tesoro del tempio.9Il popolo gioì per la loro generosità, perché le offerte erano fatte al Signore con cuore sincero; anche il re Davide gioì vivamente.
10Davide benedisse il Signore davanti a tutta l'assemblea. Davide disse: "Sii benedetto, Signore Dio di Israele, nostro padre, ora e sempre.11Tua, Signore, è la grandezza, la potenza, la gloria, lo splendore e la maestà, perché tutto, nei cieli e sulla terra, è tuo. Signore, tuo è il regno; tu ti innalzi sovrano su ogni cosa.12Da te provengono la ricchezza e la gloria; tu domini tutto; nella tua mano c'è forza e potenza; dalla tua mano ogni grandezza e potere.13Ora, nostro Dio, ti ringraziamo e lodiamo il tuo nome glorioso.14E chi sono io e chi è il mio popolo, per essere in grado di offrirti tutto questo spontaneamente? Ora tutto proviene da te; noi, dopo averlo ricevuto dalla tua mano, te l'abbiamo ridato.15Noi siamo stranieri davanti a te e pellegrini come tutti i nostri padri. Come un'ombra sono i nostri giorni sulla terra e non c'è speranza.16Signore nostro Dio, quanto noi abbiamo preparato per costruire una casa al tuo santo nome proviene da te, è tutto tuo.17So, mio Dio, che tu provi i cuori e ti compiaci della rettitudine. Io, con cuore retto, ho offerto spontaneamente tutte queste cose. Ora io vedo il tuo popolo qui presente portarti offerte con gioia.18Signore, Dio di Abramo, di Isacco e di Israele, nostri padri, custodisci questo sentimento per sempre nell'intimo del cuore del tuo popolo. Dirigi i loro cuori verso di te.19A Salomone mio figlio concedi un cuore sincero perché custodisca i tuoi comandi, le tue disposizioni e i tuoi decreti, perché eseguisca tutto ciò e costruisca l'edificio, per il quale io ho eseguito i preparativi".
20Davide disse a tutta l'assemblea: "Su, benedite il Signore vostro Dio!". Tutta l'assemblea benedisse il Signore, Dio dei suoi padri; si inginocchiarono e si prostrarono davanti al Signore e al re.
21Offrirono sacrifici al Signore e gli bruciarono olocausti il giorno dopo: mille giovenchi, mille arieti, mille agnelli con le relative libazioni, oltre numerosi sacrifici per tutto Israele.22Mangiarono e bevvero alla presenza del Signore in quel giorno con manifestazioni di grande gioia. Di nuovo proclamarono re Salomone, figlio di Davide, lo unsero, consacrando lui al Signore come capo e Zadòk come sacerdote.
23Salomone sedette sul trono del Signore come re al posto di Davide suo padre; prosperò e tutto Israele gli fu sottomesso.24Tutti gli ufficiali, i prodi e anche tutti i figli del re Davide si sottomisero al re Salomone.25Il Signore rese grande Salomone di fronte a tutto Israele e gli diede uno splendore di regno, che nessun predecessore in Israele aveva avuto.
26Davide, figlio di Iesse, aveva regnato su tutto Israele.27La durata del suo regno su Israele era stata di quarant'anni; in Ebron aveva regnato sette anni e in Gerusalemme trentatré.28Morì molto vecchio, sazio di anni, di ricchezza e di gloria. Al suo posto divenne re il figlio Salomone.
29Le gesta del re Davide, le prime come le ultime, ecco sono descritte nei libri del veggente Samuele, nel libro del profeta Natan e nel libro del veggente Gad,30con tutta la storia del suo regno, della sua potenza e di quanto avvenne in quei tempi durante la sua vita, in Israele e in tutti i regni degli altri paesi.
Siracide 25
1Di tre cose mi compiaccio e mi faccio bella,
di fronte al Signore e agli uomini:
concordia di fratelli, amicizia tra vicini,
moglie e marito che vivono in piena armonia.
2Tre tipi di persone io detesto,
la loro vita è per me un grande orrore:
un povero superbo, un ricco bugiardo,
un vecchio adultero privo di senno.
3Nella giovinezza non hai raccolto;
come potresti procurarti qualcosa nella vecchiaia?
4Come s'addice il giudicare ai capelli bianchi,
e agli anziani intendersi di consigli!
5Come s'addice la sapienza ai vecchi,
il discernimento e il consiglio alle persone eminenti!
6Corona dei vecchi è un'esperienza molteplice,
loro vanto il timore del Signore.
7Nove situazioni io ritengo felici nel mio cuore,
la decima la dirò con le parole:
un uomo allietato dai figli,
chi vede da vivo la caduta dei suoi nemici;
8felice chi vive con una moglie assennata,
colui che non pecca con la sua lingua,
chi non deve servire a uno indegno di lui;
9fortunato chi ha trovato la prudenza,
chi si rivolge a orecchi attenti;
10quanto è grande chi ha trovato la sapienza,
ma nessuno supera chi teme il Signore.
11Il timore del Signore è più di ogni cosa;
chi lo possiede a chi potrà esser paragonato?
12Qualunque ferita, ma non la ferita del cuore;
qualunque malvagità, ma non la malvagità di una donna;
13qualunque sventura, ma non la sventura
causata dagli avversari;
qualunque vendetta, ma non la vendetta dei nemici.
14Non c'è veleno peggiore del veleno di un serpente,
non c'è ira peggiore dell'ira di un nemico.
15Preferirei abitare con un leone e con un drago
piuttosto che abitare con una donna malvagia.
16La malvagità di una donna ne àltera l'aspetto,
ne rende il volto tetro come quello di un orso.
17Suo marito siede in mezzo ai suoi vicini
e ascoltandoli geme amaramente.
18Ogni malizia è nulla, di fronte alla malizia di una
donna,
possa piombarle addosso la sorte del peccatore!
19Come una salita sabbiosa per i piedi di un vecchio,
tale la donna linguacciuta per un uomo pacifico.
20Non soccombere al fascino di una donna,
per una donna non ardere di passione.
21Motivo di sdegno, di rimprovero e di grande disprezzo
è una donna che mantiene il proprio marito.
22Animo abbattuto e volto triste
e ferita al cuore è una donna malvagia;
23mani inerti e ginocchia infiacchite,
tale colei che non rende felice il proprio marito.
24Dalla donna ha avuto inizio il peccato,
per causa sua tutti moriamo.
25Non dare all'acqua un'uscita
né libertà di parlare a una donna malvagia.
26Se non cammina al cenno della tua mano,
toglila dalla tua presenza.
Salmi 20
1'Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.'
2Ti ascolti il Signore nel giorno della prova,
ti protegga il nome del Dio di Giacobbe.
3Ti mandi l'aiuto dal suo santuario
e dall'alto di Sion ti sostenga.
4Ricordi tutti i tuoi sacrifici
e gradisca i tuoi olocausti.
5Ti conceda secondo il tuo cuore,
faccia riuscire ogni tuo progetto.
6Esulteremo per la tua vittoria,
spiegheremo i vessilli in nome del nostro Dio;
adempia il Signore tutte le tue domande.
7Ora so che il Signore salva il suo consacrato;
gli ha risposto dal suo cielo santo
con la forza vittoriosa della sua destra.
8Chi si vanta dei carri e chi dei cavalli,
noi siamo forti nel nome del Signore nostro Dio.
9Quelli si piegano e cadono,
ma noi restiamo in piedi e siamo saldi.
10Salva il re, o Signore,
rispondici, quando ti invochiamo.
Amos 4
1Ascoltate queste parole,
o vacche di Basàn,
che siete sul monte di Samaria,
che opprimete i deboli, schiacciate i poveri
e dite ai vostri mariti: Porta qua, beviamo!
2Il Signore Dio ha giurato per la sua santità:
Ecco, verranno per voi giorni,
in cui sarete prese con ami
e le rimanenti di voi con arpioni da pesca.
3Uscirete per le brecce, una dopo l'altra
e sarete cacciate oltre l'Ermon,
oracolo del Signore.
4Andate pure a Betel e peccate!
A Gàlgala e peccate ancora di più!
Offrite ogni mattina i vostri sacrifici
e ogni tre giorni le vostre decime.
5Offrite anche sacrifici di grazie con lievito
e proclamate ad alta voce le offerte spontanee
perché così vi piace di fare, o Israeliti,
dice il Signore.
6Eppure, vi ho lasciato a denti asciutti
in tutte le vostre città
e con mancanza di pane
in tutti i vostri villaggi:
e non siete ritornati a me,
dice il Signore.
7Vi ho pure rifiutato la pioggia
tre mesi prima della mietitura;
facevo piovere sopra una città
e non sopra l'altra;
un campo era bagnato di pioggia,
mentre l'altro, su cui non pioveva, seccava;
8due, tre città si muovevano titubanti
verso un'altra città per bervi acqua,
senza potersi dissetare:
e non siete ritornati a me,
dice il Signore.
9Vi ho colpiti con ruggine e carbonchio,
vi ho inaridito i giardini e le vigne;
i fichi, gli oliveti li ha divorati la cavalletta:
e non siete ritornati a me,
dice il Signore.
10Ho mandato contro di voi la peste,
come un tempo contro l'Egitto;
ho ucciso di spada i vostri giovani,
mentre i vostri cavalli diventavano preda;
ho fatto salire il fetore dei vostri campi
fino alle vostre narici:
e non siete ritornati a me,
dice il Signore.
11Vi ho travolti
come Dio aveva travolto Sòdoma e Gomorra;
eravate come un tizzone
strappato da un incendio:
e non siete ritornati a me
dice il Signore.
12Perciò ti tratterò così, Israele!
Poiché questo devo fare di te,
prepàrati all'incontro con il tuo Dio, o Israele!
13Ecco colui che forma i monti e crea i venti,
che manifesta all'uomo qual è il suo pensiero,
che fa l'alba e le tenebre
e cammina sulle alture della terra,
Signore, Dio degli eserciti è il suo nome.
Apocalisse 4
1Dopo ciò ebbi una visione: una porta era aperta nel cielo. La voce che prima avevo udito parlarmi come una tromba diceva: Sali quassù, ti mostrerò le cose che devono accadere in seguito.2Subito fui rapito in estasi. Ed ecco, c'era un trono nel cielo, e sul trono uno stava seduto.3Colui che stava seduto era simile nell'aspetto a diaspro e cornalina. Un arcobaleno simile a smeraldo avvolgeva il trono.4Attorno al trono, poi, c'erano ventiquattro seggi e sui seggi stavano seduti ventiquattro vegliardi avvolti in candide vesti con corone d'oro sul capo.5Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni; sette lampade accese ardevano davanti al trono, simbolo dei sette spiriti di Dio.6Davanti al trono vi era come un mare trasparente simile a cristallo. In mezzo al trono e intorno al trono vi erano quattro esseri viventi pieni d'occhi davanti e di dietro.7'Il primo' vivente era simile 'a un leone, il secondo' essere vivente 'aveva l'aspetto di un vitello, il terzo' vivente aveva 'l'aspetto d'uomo, il quarto vivente' era simile a 'un'aquila' mentre vola.8I quattro esseri viventi hanno 'ciascuno sei ali', intorno e dentro sono costellati di occhi; giorno e notte non cessano di ripetere:
'Santo, santo, santo
il Signore Dio, l'Onnipotente',
Colui che era, che è e che viene!
9E ogni volta che questi esseri viventi rendevano gloria, onore e grazie a Colui che è seduto sul trono e che vive nei secoli dei secoli,10i ventiquattro vegliardi si prostravano davanti a Colui che siede sul trono e adoravano Colui che vive nei secoli dei secoli e gettavano le loro corone davanti al trono, dicendo:
11"Tu sei degno, o Signore e Dio nostro,
di ricevere la gloria, l'onore e la potenza,
perché tu hai creato tutte le cose,
e per la tua volontà furono create e sussistono".
Capitolo I: L'imitazione di cristo e il disprezzo di tutte le vanita' del mondo
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1. "Chi segue me non cammina nelle tenebre" (Gv 8,12), dice il Signore. Sono parole di Cristo, le quali ci esortano ad imitare la sua vita e la sua condotta, se vogliamo essere veramente illuminati e liberati da ogni cecità interiore. Dunque, la nostra massima preoccupazione sia quella di meditare sulla vita di Gesù Cristo. Già l'insegnamento di Cristo è eccellente, e supera quello di tutti i santi; e chi fosse forte nello spirito vi troverebbe una manna nascosta. Ma accade che molta gente trae un ben scarso desiderio del Vangelo dall'averlo anche più volte ascoltato, perché è priva del senso di Cristo. Invece, chi vuole comprendere pienamente e gustare le parole di Cristo deve fare in modo che tutta la sua vita si modelli su Cristo. Che ti serve saper discutere profondamente della Trinità, se non sei umile, e perciò alla Trinità tu dispiaci? Invero, non sono le profonde dissertazioni che fanno santo e giusto l'uomo; ma è la vita virtuosa che lo rende caro a Dio. Preferisco sentire nel cuore la compunzione che saperla definire. Senza l'amore per Dio e senza la sua grazia, a che ti gioverebbe una conoscenza esteriore di tutta la Bibbia e delle dottrine di tutti i filosofi? "Vanità delle vanità, tutto è vanità" (Qo 1,2), fuorché amare Dio e servire lui solo. Questa è la massima sapienza: tendere ai regni celesti, disprezzando questo mondo.
2. Vanità è dunque ricercare le ricchezze, destinate a finire, e porre in esse le nostre speranze. Vanità è pure ambire agli onori e montare in alta condizione. Vanità è seguire desideri carnali e aspirare a cose, per le quali si debba poi essere gravemente puniti. Vanità è aspirare a vivere a lungo, e darsi poco pensiero di vivere bene. Vanità è occuparsi soltanto della vita presente e non guardare fin d'ora al futuro. Vanità è amare ciò che passa con tutta rapidità e non affrettarsi là, dove dura eterna gioia. Ricordati spesso di quel proverbio: "Non si sazia l'occhio di guardare, né mai l'orecchio è sazio di udire" (Qo 1,8). Fa', dunque, che il tuo cuore sia distolto dall'amore delle cose visibili di quaggiù e che tu sia portato verso le cose di lassù, che non vediamo. Giacché chi va dietro ai propri sensi macchia la propria coscienza e perde la grazia di Dio.
DISCORSO 2 ABRAMO TENTATO DA DIO
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaLa fede e la religiosità di Abramo.
1. La lettura or ora fatta ci ha richiamato alla memoria la già nota religiosità del nostro padre Abramo 1. Ed è una cosa talmente straordinaria che a nessun uomo, per quanto sia facile a dimenticare, può fuggire dalla memoria. Tuttavia, non so perché, tutte le volte che si legge, come se fosse per la prima volta, desta tanta impressione nella mente degli ascoltatori. Una grande fede, una grande pietà non solo verso Dio, ma anche verso il suo unico figlio, al quale il padre credette non facesse nulla di male quanto nei suoi confronti aveva ordinato di fare colui che l'aveva creato. Abramo infatti aveva potuto essere padre del figlio suo secondo la generazione fisica, ma non creatore ed artefice per un atto di potenza. Difatti, come dice l'Apostolo, Isacco è nato da Abramo non secondo la carne, ma da una promessa 2. Non perché non l'avesse generato fisicamente, ma perché l'aveva ottenuto quando ormai ne disperava totalmente. E se non ci fosse stata la promessa di Dio, lui, già vecchio, non avrebbe potuto sperare nessuna posterità dal grembo della sposa, anch'essa vecchierella. Ma credette quando doveva nascere, e non pianse quando doveva morire. La sua destra si alza per il sacrificio, quando il figlio deve morire; così come il suo cuore aveva fatto una scelta di fede, quando doveva nascere. Non tentennò, Abramo, nel credere, quando gli veniva fatta la promessa. Non tentennò nell'offrire, quando gli veniva comandato. E la fede di Abramo credente non contrastò con la sottomissione di Abramo obbediente. Voglio dire che Abramo non fece questo ragionamento: "Dio mi ha parlato. Quando mi ha promesso un figlio, io ho creduto che Dio mi avrebbe dato una posterità. Quale posterità? Quella di cui mi disse: In Isacco si riconoscerà la tua discendenza 3. E perché fosse riconosciuta la mia discendenza in Isacco non in maniera tale però che mio figlio potesse morire prima di me, ha aggiunto: Nel tuo seme saranno benedette tutte le genti 4. Dio stesso parlando mi ha promesso un figlio ed ora proprio lui vuole che l'uccida". No, Abramo non si pose la questione se fossero contrarie e contrastanti le parole di Dio che prima promette la nascita del figlio e poi dice: "Uccidimi il tuo figlio". Nel suo cuore rimase sempre una fede incrollabile e per nulla diminuita. Pensò Abramo che Dio, il quale fece sì che Isacco nascesse da genitori anziani, poteva rimediare anche alla sua morte. Era più straordinario, anzi era impossibile se pensi all'impotenza umana, quanto Dio aveva già compiuto, vedendo essergli stato dato, dopo tanta disperazione, un figlio che non c'era. Si attaccò perciò alla fede. Credette che nulla fosse impossibile al Creatore. Chi, per aver creduto, ottenne il figlio, credette poi a Dio in ciò che gli comandava. Già nel ricevere il figlio aveva sperimentato [chi fosse] Dio. Credette nel ricevere il figlio, credette nel momento di ucciderlo. Sempre fedele, mai crudele. Senza titubanza collocò il figlio al posto riservato alla vittima. Armò anche la destra con il coltello. Osserva chi colpisce e chi è colpito. Osserva chi ha dato l'ordine. Certo Abramo, obbedendo, si mostra ossequiente a Dio. Ma come si mostra Dio dando quel comando? [Occorre rispondere] perché ai deboli nella fede, non parlo degli animi empi, non riesca sgradito colui che diede il comando. Ma se riesce gradito [il comportamento di] chi obbedisce, come non riesce gradito [il comportamento di] chi aveva dato l'ordine? Perché se Abramo ha fatto bene ad obbedire, molto meglio ed in maniera incomparabile ha fatto Dio dando quell'ordine.
E' inammissibile per i manichei che Dio abbia tentato Abramo.
2. È il caso di scoprire il mistero. Non può essere che Dio senza alcun motivo abbia dato il comando, oppure occorre intendere in senso non materiale il passo che, letto, forse ha sconvolto gli animi di alcuni che hanno le idee meno chiare. Dio tentò Abramo 5, dice la Scrittura. Dio è così all'oscuro delle cose, così ignaro del cuore umano, da aver bisogno di tentare l'uomo per conoscerlo? Non sia mai! Ma lo fa perché l'uomo conosca se stesso. Brevemente dobbiamo risolvere questa questione, fratelli, anzitutto per coloro che non riconoscono l'antica Legge, la S. Scrittura; perché alcuni, non comprendendo, preferiscono piuttosto criticare ciò che non capiscono, anziché adoperarsi di capire; sono così non umili ricercatori ma superbi critici; a costoro che vogliono accettare il Vangelo e rigettare la Legge antica, credendo di poter essere nella via di Dio, e di poter camminare bene con un solo piede, poiché non sono scribi dotti nel regno di Dio, che tirano fuori dal suo tesoro cose nuove e cose antiche 6; a questi tali, affinché non ce ne siano più nascosti qui in mezzo a voi o, anche se non ce ne sono, perché i presenti abbiano di che rispondere ad essi; a costoro diciamo dunque: Voi accettate il Vangelo, ma non la Legge; noi invece diciamo che chi ci ha donato con somma misericordia il Vangelo è lo stesso terribile autore della Legge. Con la Legge infatti ha atterrito, con il Vangelo ha guarito coloro che si sono convertiti, coloro che aveva atterriti con la Legge perché si convertissero. Il sovrano diede la Legge e molte infrazioni sono state commesse contro la Legge. La Legge che aveva dato il sovrano non poteva fare altro che punire i trasgressori. Non restava altro perciò, per rimettere i loro delitti, che venisse con misericordia colui che aveva antecedentemente fissata la Legge. Ma che cosa dice l'animo empio, quale ragione porta per accettare il Vangelo e rifiutare la Legge? Perché la rifiuta? "Perché c'è scritto - risponde -: Dio tentò Abramo. Posso adorare un Dio che tenta?". Adora Cristo, che trovi nel Vangelo. Lui stesso ti richiama a capir bene la Legge. Ma poiché non sono passati a Cristo, si sono fermati al suo fantasma. Non adorano il Cristo predicato dal Vangelo, ma il Cristo che essi stessi si sono immaginato. Per questo al velo della loro naturale stoltezza aggiungono il velo dei loro malvagi pregiudizi. E quando attraverso tale duplice velo si potrà vedere ciò che nel Vangelo è così chiaro? Ma se non puoi accettare un Dio che tenta, non puoi neanche accettare un Cristo che tenta. E quando avrai accettato Cristo che tenta, non ti dispiaccia di accettare anche un Dio che tenta. Cristo è Figlio di Dio, è Dio, e con il Padre Cristo è un unico Dio. Dove leggiamo di Cristo che tenta? È il Vangelo a parlare; racconta: Disse a Filippo: Avete dei pani, date loro voi stessi da mangiare 7. E continua l'evangelista: Questo diceva per metterlo alla prova; lui sapeva bene ciò che avrebbe fatto 8. Rivolgi ora l'attenzione a Dio che tenta Abramo. Questo diceva anche Dio per tentare Abramo, sapeva bene infatti ciò che stava per fare. Come si accetta Cristo che tenta, si accetti anche Dio che tenta e si converta l'eretico che tenta. Ma l'eretico tenta in modo diverso da come tenta Dio: Dio tenta per aprirsi all'uomo, l'eretico tenta per chiudersi a Dio.
Dio tenta perché l'uomo conosca se stesso.
3. Sappia dunque la vostra carità che la tentazione di Dio non ha lo scopo di far conoscere a lui qualcosa che prima gli era nascosto, ma di rivelare, tramite la sua tentazione, o meglio provocazione, ciò che nell'uomo è occulto. L'uomo non conosce se stesso come lo conosce Dio, così come il malato non conosce se stesso come lo conosce il medico. L'uomo è un malato. Il malato soffre, non il medico, il quale aspetta da lui di udire di che cosa soffre. Perciò nel salmo l'uomo grida: Mondami, Signore, dalle mie cose occulte 9. Perché ci sono nell'uomo delle cose occulte allo stesso uomo entro cui sono. E non vengono fuori, non si aprono, non si scoprono se non con le tentazioni. Se Dio cessa di tentare, il maestro cessa di insegnare. Dio tenta per insegnare, mentre il diavolo tenta per ingannare. Costui, se chi è tentato non gliene dà l'occasione, può essere respinto a mani vuote e deriso. Per questo l'Apostolo raccomanda: Non date occasione al diavolo 10. Gli uomini danno occasione al diavolo con le loro passioni. Non vedono, gli uomini, il diavolo contro il quale combattono, ma hanno un facile rimedio. Vincano se stessi interiormente e trionferanno di lui esternamente. Perché diciamo questo? Perché l'uomo non conosce se stesso, a meno che non impari a conoscersi nella tentazione. Quando avrà conosciuto se stesso, non si trascuri. E se trascurava se stesso quando non si conosceva, non si trascuri più una volta conosciutosi.
Dio va amato gratuitamente.
4. Che diremo, fratelli? Anche se Abramo conosceva se stesso, noi non conoscevamo Abramo. O a se stesso o certamente a noi doveva mostrarsi: a sé, perché si rendesse conto del motivo per cui dovesse ringraziare; a noi, perché imparassimo che cosa dobbiamo chiedere al Signore o che cosa dobbiamo imitare in lui. Che cosa ci insegna Abramo? Per dirla in breve: a non anteporre a Dio ciò che Dio dà. Intanto, per quanto riguarda il significato letterale dei fatti, prima di trattare i significati nascosti del sacramento, cioè che cosa si nasconda in questo mistero, [Abramo ci insegna] che gli fu comandato di uccidere il suo unico figlio. Perciò neanche ciò che ti dà il Signore come la cosa più grande, lo devi anteporre a Colui che te l'ha dato. E quando Dio te lo vorrà togliere, non ti abbattere, perché Dio occorre amarlo gratuitamente. Quale premio più bello si può ottenere da Dio che lui stesso?.
5. Abramo dunque aggiunge l'obbedienza alla pietà. Si sente dire da Dio: Ora so che tu temi Dio 11. La frase deve intendersi in questa maniera: Dio ha fatto sì che Abramo si conoscesse. Quando parla un profeta - parlo a cristiani o a persone che camminano alla scuola di Dio; non sono difficili o nuove le cose che dico, anzi sono molto abituali e chiare per voi come per me - quando, dicevo, parla un profeta, quali parole usiamo? "Ha detto Dio". E diciamo bene. Diciamo anche: "Ha detto il profeta". Parliamo giustamente in ambedue i modi e troviamo ambedue i modi pienamente legittimi. Anche gli Apostoli intesero in questa maniera i profeti, tanto da dire: Ha detto Dio 12. E in un altro passo: Ha detto Isaia 13. Ambedue i modi di dire sono veri, perché li troviamo ambedue nelle Scritture. Risolva a me, il cristiano, la questione che ora ho proposto, e risolverà a se stesso la questione che ho proposto poco sopra. In che modo? Ciò che dice l'uomo parlando del dono di Dio, lo dice Dio stesso, secondo il versetto: Non siete voi a parlare... 14 ecc.; e di nuovo: Ecco, sono io Paolo che parlo a voi 15; e ancora di nuovo: Cristo che parla in me 16, Questo principio, fratelli, applicatelo a quella frase che sembrava alquanto contorta e diventerà semplice.
Fissare lo sguardo al mistero nascosto nelle Scritture.
6. Fissiamo perciò tutti lo sguardo su di lui, affinché ristori le nostre anime affamate, lui che ebbe fame per noi, che è divenuto povero, pur essendo ricco, perché per la sua povertà 17 noi diventassimo ricchi. A buon proposito poco fa abbiamo cantato a lui: Tutte le cose aspettano da te che tu dia loro il cibo a suo tempo 18. Se tutte le cose, anche tutti gli uomini; se tutti gli uomini, anche noi. Se pertanto daremo qualche buon consiglio nel sermone, non saremo noi a darlo, ma colui dal quale tutti riceviamo, perché tutti aspettiamo da lui. È tempo che ci dia, ma facciamo ciò che ha detto perché ci dia, cioè aspettiamolo da lui. Con il cuore fissiamo lo sguardo su di lui. Come gli occhi e le orecchie del corpo aderiscono a noi, così gli occhi e le orecchie del cuore aderiscano a lui. Con le orecchie del cuore aperte ascoltate il grande sacramento. Tutti i sacramenti delle divine Scritture sono certamente mirabili e divini. Alcuni però sono più notevoli e più importanti, cioè quelli che ci vogliono sommamente solleciti, e quelli che più degli altri rialzano i caduti, saziano gli affamati, ma non tanto da nauseare bensì in maniera da saziare senza nauseare, scacciando il bisogno senza provocarne il disprezzo. Quale persona non si sentirebbe sconvolta dall'ordine di immolare l'unico figlio a colui, dal quale gli era stato promesso? Il fatto, accaduto come abbiamo visto, ci ha resi più interessati a cercare di svelarne il mistero.
Credere nella realtà del fatto, poiché a Dio tutto è possibile.
7. Anzitutto, fratelli, vi ammoniamo con tutte le forze e vi comandiamo nel nome del Signore che quando state ascoltando la spiegazione di un mistero della Scrittura che narra determinati fatti, dovete credere che ciò che è stato letto è avvenuto precisamente come è stato letto; questo per evitare il pericolo che, tolta l'essenza del fatto, vi mettiate a costruire nell'aria 19. Abramo, nostro padre, era a quei tempi un uomo devoto, credente in Dio, giustificato dalla fede, come dice la Scrittura sia antica che nuova 20. Ebbe il figlio dalla moglie Sara, quando già ambedue erano nella vecchiaia, quando già disperavano fortemente, umanamente parlando. Ma perché non si sarebbe dovuto sperare in Dio, al quale nulla è difficile? Il quale può fare le cose grandi con la stessa facilità con cui fa le piccole; risuscita i morti alla stessa maniera con la quale crea i vivi. Se un pittore può dipingere con la stessa perizia sia un topolino che un elefante - con un lavoro diverso, ma con l'identica perizia - quanto più potrà fare Dio, il quale disse e sono state fatte, ordinò e furono create 21? Che cosa fa di difficile chi può realizzare con la sola parola? Con la facilità con cui ha creato gli angeli oltre i cieli, con la stessa facilità ha creato i luminari nel cielo, i pesci nel mare, gli alberi e gli animali sulla terra, le cose grandi e le piccole. Se pertanto a Dio è rimasto estremamente facile fare dal nulla tutte le cose, ci meraviglieremo perché ha dato un figlio a genitori anziani? Dio aveva uomini tali o persone tali, e in quel tempo li aveva fatti precursori tali del figlio che sarebbe venuto, che non solo in ciò che dicevano, ma anche in ciò che facevano o in ciò che accadeva loro si deve ricercare Cristo, si può trovare Cristo. Tutto ciò che è stato scritto di Abramo è nello stesso tempo e fatto reale e profezia, come afferma l'Apostolo in un certo passo: È scritto infatti che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava, l'altro dalla donna libera: queste cose avvenivano in figura 22. Queste donne sono i due Testamenti 23.
Sacrificio d'Isacco: realtà e simbolo.
8. Quindi a ragion veduta diciamo che Isacco è realmente nato ad Abramo e che nello stesso tempo è simbolo di qualcosa. Come anche Abramo obbedisce al comando di Dio di immolare il figlio, lo conduce al luogo stabilito, vi arriva in tre giorni, rimanda indietro i suoi due servi con il giumento, arriva da se stesso dove Dio gli aveva comandato; pone la legna sull'altare, pone il figlio sulla legna. Prima di arrivare al luogo del sacrificio, il figlio porta la legna su cui dovrà essere posto. Quindi, quando già sta per essere immolato, una voce grida di risparmiarlo. Tuttavia non si torna indietro senza aver compiuto il sacrificio e aver sparso il sangue: appare un ariete con le corna impigliate in un cespuglio; viene immolato l'ariete, si compie il sacrificio 24. Compiuto il sacrificio una voce dice ad Abramo: Faccio la tua discendenza come le stelle del cielo e la rena del mare. La tua discendenza occuperà le città dei nemici. E saranno benedette nella tua discendenza tutte le genti della terra, perché hai ascoltato la mia voce 25. Osserva quando ciò è avvenuto e quando si richiama alla mente lo stesso fatto. Quando quell'ariete dice: Hanno forato le mie mani e i miei piedi 26, ecc. Una volta compiuto il sacrificio nella narrazione del salmo, lo stesso salmo prosegue: Si ricorderanno e si convertiranno al Signore tutti i confini della terra. Si prostreranno davanti a Lui tutte le famiglie delle genti. Perché suo è il regno e lui dominerà sulle genti 27. Se è stato detto: Si ricorderanno, è stato prefigurato ciò che noi abbiamo visto essere accaduto.
La fede e le opere nella giustificazione.
9. Vediamo dunque se si è compiuto, come si è compiuto, dopo quale sacrificio si è compiuto quanto è stato detto ad Abramo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti 28, Beate le genti che non hanno udito, ma ora leggendo hanno creduto a quelle cose a cui credette Abramo che le udì. Credette Abramo in Dio, e gli fu reputato a giustizia e fu chiamato amico di Dio 29. Il fatto che Abramo credette in Dio, nel profondo del cuore, costituisce semplicemente un atto di fede. Ma il fatto che condusse il figlio per immolarlo, il fatto che armò intrepido la sua mano, il fatto che avrebbe immolato se la voce non l'avesse fermato, costituisce senz'altro una grande fede e una grande azione. E Dio lodò questa azione dicendo: Poiché hai ascoltato la mia voce 30. Perché allora l'apostolo Paolo dice: Pensiamo che l'uomo è giustificato per la fede senza le opere della legge 31, e in un altro passo: È la fede che opera attraverso l'amore? 32. In che senso la fede agisce per amore, e in che senso l'uomo è giustificato dalla fede senza le opere della legge? In che senso? Cercate di capire, fratelli. Un tizio crede, riceve i sacramenti della fede sul letto di morte e muore. Gli è mancato il tempo di compiere le opere. Che diciamo? Che non è giustificato? Senz'altro diciamo che è giustificato, perché ha creduto in Colui che giustifica l'empio 33. Perciò costui viene giustificato, ma non ha compiuto le opere. E così si avvera quanto detto dall'Apostolo: Pensiamo che l'uomo è giustificato per la fede senza le opere della legge 34. Il ladrone che è stato crocifisso con il Signore credette nel cuore per la giustizia, con la bocca ha confessato per la salvezza 35. Infatti la fede che opera per amore, anche se non ha dove operare esternamente, tuttavia si conserva fervorosa nel cuore. Nella legge antica c'erano alcuni che si gloriavano delle opere della Legge, che forse agivano non per amore ma per timore, e volevano essere ritenuti giusti ed essere anteposti ai pagani che non compivano le opere della Legge. L'Apostolo invece nel predicare la fede ai pagani, vedendo che coloro i quali si accostavano al Signore venivano giustificati per la fede - infatti operavano bene perché già credevano e non già avevano meritato di credere operando bene - esclamò deciso e disse che l'uomo può essere giustificato dalla fede senza le opere della Legge 36; cosicché non erano più giusti quelli [dell'antica Legge] i quali ciò che facevano lo facevano per timore, poiché la fede opera nel cuore per amore, anche se non si esprime fuori con le opere.
1 - Cf. Rm 4, 12; Gc 2, 21.
2 - Gal 4, 23.
3 - Gn 21, 12.
4 - Gn 22, 18.
5 - Gn 22, 1.
6 - Cf. Mt 13, 52.
7 - Cf. Gv 6, 5.
8 - Gv 6, 6.
9 - Sal 18, 13.
10 - Ef 4, 27.
11 - Gn 22, 12.
12 - 2 Cor 6, 16.
13 - Cf. Rm 10, 20.
14 - Mt 10, 20.
15 - Gal 5, 2.
16 - 2 Cor 13, 3.
17 - 2 Cor 8, 9.
18 - Sal 103, 27.
19 - Cf. Rm 4, 12; Gc 2, 21.
20 - Cf. Gn 15, 6; Rm 4, 3; Gal 3, 6.
21 - Sal 148, 5.
22 - Gal 4, 22.
23 - Gal 4, 24.
24 - Cf. Gn 22, 1-13.
25 - Gn 22, 17-18.
26 - Sal 21, 17.
27 - Sal 21, 28-29.
28 - Gn 22, 18.
29 - Gn 15, 6; Rm 4, 3; Gal 3, 6; Gc 2, 23.
30 - Gn 22, 18.
31 - Rm 3, 28.
32 - Gal 5, 6.
33 - Rm 4, 5.
34 - Rm 3, 28.
35 - Rm 10, 10.
36 - Cf. Rm 3, 28.
Capitolo 10 - Dopo la risurrezione del Signore
La Passione di Gesù - Anna Caterina Emmerick
Leggilo nella Biblioteca1. Le apparizioni del Risorto Sulla via di Emmaus
«Non ardeva forse il nostro cuore quando egli, lungo la via, ci parlava e ci spiegava le Scritture?» (Luca 24,32).
Vidi i discepoli e gli apostoli riuniti nella casa di Giovanni Marco mentre discutevano sulla risurrezione di Gesù. Molti erano ancora dubbiosi.
Più di tutti gli altri, Luca e Cleofa esitavano a credervi.
Volendo meditare sul loro dubbio, i due decisero di ritirarsi nella solitudine di Emmaus. Per evitare di essere visti insieme, uno prese il sentiero di destra e l'altro percorse una strada diversa.
Luca aveva con sé un sacco di cuoio e un bastone, spesso si allontanava dai margini del sentiero per cogliere erbe medicinali.
Egli era stato battezzato da Giovanni e aveva seguito saltuariamente gli insegnamenti del Signore. Dopo la passione di Gesù andò ad abitare con gli altri apostoli.
Vidi Luca e Cleofa incontrarsi su una collina distante da Gerusalemme. Erano ancora turbati dal fatto che il Signore aveva permesso ai suoi nemici di crocifiggerlo. Discutevano fra loro e di tanto in tanto salmodiavano, finché Gesù risorto li avvicinò a metà strada. Essi lo videro, ma non lo riconobbero, anzi rallentarono il passo affinché “il pellegrino” passasse avanti. Ma anche Gesù rallentò il passo e, avvicinandosi ai due, chiese di quale argomento discutessero. Allora lo udii parlare di Mosè, di ciascun profeta e delle Scritture: in particolare di tutti i passi che lo riguardavano. Vidi i due discepoli molto stupiti di questo strano viandante e della vastità della sua scienza celeste.
Giunti in prossimità di Emmaus, un grazioso borgo immerso nella natura, il Signore fece finta di prendere la strada verso Betlemme, ma i due lo esortarono a restare e lo invitarono in una locanda del paese.
Occuparono una tavola molto pulita e già apparecchiata nella sala principale.
L'oste servì loro del miele e una grande torta di forma quadrata; di fronte al Signore, in quanto straniero e ospite di riguardo, depose un piccolo pane azzimo sottile e soffice come i pani pasquali.
Dopo aver recitato una preghiera in comune, Gesù cenò con loro, prese il pane azzimo, vi segnò tre porzioni con un coltello d'osso e lo mise sopra un piatto. Poi si alzò in piedi, pregò, benedisse il piatto e lo levò verso il cielo, tenendolo con entrambe le mani.
In quel momento vidi il Signore trasfigurato: i due discepoli lo riconobbero e furono subito rapiti in estasi.
Aureolato di luce, Gesù rimise il piatto sul tavolo, spezzò il pane e lo portò alla loro bocca; poi, prendendo la sua parte, disparve.
I due discepoli si abbracciarono commossi fino alle lacrime.
Nel cenacolo
«Metti il tuo dito qui e guarda le mie mani, porgi la tua mano e mettila nel mio fianco, e non essere più incredulo, ma credente...» (Giovanni 20,27).
Dopo l'apparizione del Signore, Cleofa e Luca ritornarono indietro alla volta di Gerusalemme.
Arrivati alla porta del cenacolo, bussarono e fu loro aperto.
Davanti al vestibolo si trovavano la santa Vergine e le pie donne, le quali assistevano alla preghiera e alle istruzioni degli apostoli. Questi ultimi erano là radunati, ad eccezione di Tommaso. Quando i due entrarono nella sala, pieni di gioia, rivelarono quel che avevano veduto. Allora fu interrotta perfino la preghiera perché tutti vollero sapere i particolari di quell'incontro straordinario. Subito dopo, gli apostoli, con rinnovato fervore, si disposero in cerchio e ripresero la preghiera. In quel medesimo istante, nonostante la porta fosse chiusa, entrò Gesù, vestito d'una lunga tunica bianca. Gli apostoli si sentirono illuminati dalla grazia, tuttavia non riuscivano ancora a credere alla reale presenza del Signore.
Vedendoli intimoriti, il Salvatore andò a mettersi in mezzo a loro e chiese del cibo. Gli apostoli ne ebbero gioia e conforto, misti a turbamento. Gesù mostrò loro le mani e i piedi piagati e si scoprì il petto per mostrare la ferita del la lancia. Pietro prese un piatto dalla dispensa, contenente un pesce e del miele, e lo mise innanzi a lui. Dopo aver benedetto quegli alimenti, il Signore offrì una porzione del pesce ad alcuni apostoli, alla sua diletta Madre e al gruppo delle pie donne, quindi mangiò il rimanente.
Per tutto il tempo che Gesù fu in mezzo a loro, la santa Madre non cessò di contemplano, e i suoi occhi sprigionavano amore e gioia.
2. Maria, la Madre di Gesù, dopo l'ascensione del Figlio
La mattina del 13 agosto 1823, in occasione della festa del l'Assunzione di Maria santissima, la veggente di Dùlmen iniziò la narrazione della vita della Madonna.
La Vergine Maria, dopo l'ascensione di nostro Signore al cielo, visse ancora tre anni a Sion, tre a Betania e nove a Efeso. Qui fu condotta da Giovanni quando si scatenò la persecuzione degli Ebrei contro Lazzaro e le sue sorelle. Giovanni la portò a Efeso e fece costruire per lei una piccola abitazione non molto distante dalla città. La seguirono un gruppo di discepole e altri fedeli della Palestina.
Molte famiglie e pie donne di questa prima colonia cristiana dimorarono nelle spelonche delle rupi e nelle cavità che offriva il terreno. Il suolo era fertile e i cristiani avevano orti e frutteti. Altri gruppi abitavano nelle tende o avevano costruito piccole capanne. L'uso delle tende iniziò a diffondersi tra i cristiani fin dall'inizio delle persecuzioni, perché spesso erano costretti a trasferirsi da un luogo all'altro. Solamente la casa di Maria era di pietra. Pochi passi dietro la casa c'era un monte che si alzava ripido fino alla vetta, dalla quale si godeva una bella vista sul mare, su Efeso e sulle sue numerose isole. Non distante dal monte scorreva un bel fiumiciattolo. Per questa contrada non passava quasi mai nessuno.
Nei pressi della colonia cristiana vidi un castello in cui abitava un re detronizzato. Giovanni lo convertì alla nuova fede. Tempo dopo il castello divenne sede vescovile.
La casa della Vergine era quadrata, solo la parte posteriore era di forma circolare, aveva le finestre molto sollevate dal suolo e il tetto era piatto.
L'abitazione era divisa al centro dal focolare. A destra e a sinistra di questo si accedeva nella parte posteriore della casa, dove c'erano l'oratorio e alcune piccole stanzette. Questa parte della casa, di forma circolare, era scarsamente illuminata ma addobbata in modo grazioso.
Al centro del muro, dal focolare al tetto, c'era un'incavatura simile ai nostri condotti per il fumo: serviva, infatti, a guidare il fumo a un'apertura superiore. Una tortuosa canna di rame si alzava al di sopra della casa.
Nelle piccole stanzette laterali, formate con pareti mobili di giunchi, dormivano l'ancella di Maria santissima e le donne che talvolta venivano a visitarla.
Le pareti erano ricoperte di vimini intrecciati che terminavano superiormente in forma di volta.
Nell'oratorio, in una nicchia al centro del muro, vi era un tabernacolo in cui la Vergine teneva una croce lunga al l'incirca un braccio. Essa aveva le due braccia laterali a forma di Y, come ho sempre visto la prima croce di nostro Signore.
La croce non aveva ornamenti, anzi era intagliata in modo rudimentale come lo sono quelle che ancor oggi giungono dalla Terrasanta. Io penso che l'avessero intagliata Giovanni e Maria santissima. Era composta di quattro specie di legno e fissata in un supporto di terra o di pietre, com'era la croce di Cristo sul Calvario. Ai piedi della croce si trovava un pezzo di pergamena su cui era scritto qualcosa, forse le parole del Signore. Sul legno vidi scolpita l'immagine del Redentore, molto semplice, spoglia d'ogni vano ornamento e con linee di colore scuro. Le linee più marcate da una tinta nera rendevano ancor più chiara la figura di Cristo.
Nelle diverse qualità del legno, ravvisai le varie contemplazioni fatte dalla santa Vergine. Due vasi di fiori stavano l'uno a destra e l'altro a sinistra della croce.
Vicino a questi vasi vidi un lino: mi sembrò che fosse quello con cui la Madre di Dio s'era servita per asciugare il sangue e le piaghe del corpo di Cristo.
Nello scorgere questa pezzolina, vidi Maria santissima asciugare le sacre piaghe del Redentore. Il panno era simile alla tela con cui i sacerdoti puliscono il calice dopo aver bevuto il sangue di Cristo. Ella conservava pure alcune vesti di Gesù, tra le quali la tunica inconsutile.
Quando Giovanni andava a visitarla, si scopriva il tabernacolo e, davanti al crocifisso, essi s'inginocchiavano e pregavano a lungo.
Nei dintorni della sua casa la Vergine aveva disposto dodici pietre commemorative delle stazioni della Via Crucis.
La vidi percorrere con la sua ancella i luoghi simbolici della passione del Signore. Ella meditava e pregava sui patimenti del Figlio.
Ad ogni stazione, baciando la terra, le due donne ricordavano le sofferenze del Signore.
La piccola casa della santa Vergine era adiacente un bosco ed era circondata da alberi; la quiete e il silenzio dominavano il paesaggio circostante. L'ancella, più giovane del la Vergine, andava nei dintorni a procurare il cibo. Esse conducevano una vita di preghiera, tranquilla e ritirata.
Negli ultimi tempi che dimorò in questo luogo, la Madonna divenne sempre più silenziosa e raccolta, pareva quasi dimenticare di prendere il nutrimento necessario. Durante gli ultimi anni della sua vita terrena la vidi bere un succo simile a quello di uva. Solo il suo corpo sembrava ancora di questo mondo, poiché lo spirito pareva già passato a felice dimora. Tutto in lei faceva trasparire la continua preoccupazione dello spirito.
Nelle ultime settimane della sua vita passeggiava per le stanze appoggiata al braccio della sua fedele ancella.
Portava spesso una veste bianca, il suo viso era senza rughe, angelico e spiritualizzato.
Dopo tre anni di soggiorno ad Efeso, accompagnata da Giovanni e da Pietro, la Madre di Dio fece ritorno a Gerusalemme, spinta dal desiderio di rivedere i luoghi santificati dal sangue del Figlio.
Vidi in questa città gli apostoli radunati per un concilio; c'era anche Tommaso.
La Vergine li assisteva con i suoi consigli.
Essi gettarono le basi concrete della Chiesa futura; dopo di che andarono a portare il vangelo nelle terre lontane.
Quando la Vergine giunse a Gerusalemme imbruniva appena. Prima di entrare in città si recò a visitare il monte degli Ulivi, il Calvario, il santo sepolcro e tutti gli altri luoghi santi che sono intorno a Gerusalemme.
Sui luoghi della passione Maria non cessava di sospirare:
«Oh, Figlio mio! Figlio mio!...».
Giunta alla porta del palazzo dove aveva incontrato Gesù sotto la croce, cadde svenuta. Gli apostoli credettero che ella avesse cessato di vivere.
Fu portata al cenacolo, in cui abitò le stanze dell'atrio. Maria santissima fu così grave e sofferente che si pensò di prepararle una tomba in una caverna del monte degli Ulivi.
Ma dopo che la tomba fu preparata, Maria si ristabilì in salute e tornò ad Efeso.
Il bel sepolcro scavato per lei a Gerusalemme fu tenuto in grande considerazione. Più tardi lì vicino fu costruita una magnifica chiesa. Giovanni Damasceno, seguendo una diffusa tradizione, scrisse che la Madonna si era addormentata nel Signore ed era stata sepolta a Gerusalemme.
A me, però, fu rivelato che, per volontà di Dio, i particolari del transito, della sepoltura e dell'assunzione della santa Vergine in cielo erano oggetto soltanto di una tradizione incerta.
Il tempo in cui la Chiesa commemora il transito di Maria santissima è giusto, ma non tutti gli anni cade nello stesso giorno.
Nell'anniversario della sua morte ho visto numerose anime salire in paradiso.
Quando la santa anima della Vergine lasciò il santo corpo, era l'ora nona, la stessa in cui era spirato il Salvatore.
3 agosto 1944
Madre Pierina Micheli
Questa notte mi presero forti mali di capo da impazzire, poi vomito. Il nemico mi gettò a terra due volte... Fiat!... Dopo la Comunione mi calmai. Che tormento quando devo comunicarmi... Non posso aprire bocca e mi sento come strangolare... Qualche volta mi perdo di coraggio... non ne posso più... ma poi l'ubbidienza mi sostiene.