Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Nel Santissimo Sacramento, Gesù è lì per te, e tu sii lì per Lui. Solo per Lui. Infatti su tanti altari, e innumerevoli tabernacoli, Gesù ha moltiplicato la Sua presenza gloriosa in modo così reale e mirabile per stare vicino a te. Ma purtroppo spesso è lasciato solo. Nel tabernacolo, Gesù è lì per nutrirti di Sé, per guarire le tue ferite, per santificarti, per essere unito a te in intimità  indissolubile. Gesù è lì per moltiplicare le Sue grazie ed estendere la torrente di Misericordia per tutta la tua vita. Durante l'adorazione sforzati di entrare nel Cuore aperto di Cristo e lo Spirito Santo ti configurera' interamente a Sua immagine. La fede, l'amore per Gesù, cresce in proporzione al tempo che Gli dedichi in adorazione. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi della 30° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 6

1Partito quindi di là, andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono.2Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: "Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani?3Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?". E si scandalizzavano di lui.4Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua".5E non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì.6E si meravigliava della loro incredulità.

Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando.
7Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi.8E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa;9ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche.10E diceva loro: "Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo.11Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro".12E partiti, predicavano che la gente si convertisse,13scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano.

14Il re Erode sentì parlare di Gesù, poiché intanto il suo nome era diventato famoso. Si diceva: "Giovanni il Battista è risuscitato dai morti e per questo il potere dei miracoli opera in lui".15Altri invece dicevano: "È Elia"; altri dicevano ancora: "È un profeta, come uno dei profeti".16Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: "Quel Giovanni che io ho fatto decapitare è risuscitato!".

17Erode infatti aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata.18Giovanni diceva a Erode: "Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello".19Per questo Erodìade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva,20perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
21Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea.22Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: "Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò".23E le fece questo giuramento: "Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno".24La ragazza uscì e disse alla madre: "Che cosa devo chiedere?". Quella rispose: "La testa di Giovanni il Battista".25Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: "Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista".26Il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto.27Subito il re mandò una guardia con l'ordine che gli fosse portata la testa.28La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre.29I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

30Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato.31Ed egli disse loro: "Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'". Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare.32Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte.
33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero.34Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.35Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: "Questo luogo è solitario ed è ormai tardi;36congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare".37Ma egli rispose: "Voi stessi date loro da mangiare". Gli dissero: "Dobbiamo andar noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?".38Ma egli replicò loro: "Quanti pani avete? Andate a vedere". E accertatisi, riferirono: "Cinque pani e due pesci".39Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull'erba verde.40E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta.41Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti.42Tutti mangiarono e si sfamarono,43e portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane e anche dei pesci.44Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.

45Ordinò poi ai discepoli di salire sulla barca e precederlo sull'altra riva, verso Betsàida, mentre egli avrebbe licenziato la folla.46Appena li ebbe congedati, salì sul monte a pregare.47Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli solo a terra.48Vedendoli però tutti affaticati nel remare, poiché avevano il vento contrario, già verso l'ultima parte della notte andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli.49Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: "È un fantasma", e cominciarono a gridare,50perché tutti lo avevano visto ed erano rimasti turbati. Ma egli subito rivolse loro la parola e disse: "Coraggio, sono io, non temete!".51Quindi salì con loro sulla barca e il vento cessò. Ed erano enormemente stupiti in se stessi,52perché non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore indurito.

53Compiuta la traversata, approdarono e presero terra a Genèsaret.54Appena scesi dalla barca, la gente lo riconobbe,55e accorrendo da tutta quella regione cominciarono a portargli sui lettucci quelli che stavano male, dovunque udivano che si trovasse.56E dovunque giungeva, in villaggi o città o campagne, ponevano i malati nelle piazze e lo pregavano di potergli toccare almeno la frangia del mantello; e quanti lo toccavano guarivano.


Giudici 3

1Queste sono le nazioni che il Signore risparmiò allo scopo di mettere alla prova Israele per mezzo loro, cioè quanti non avevano visto le guerre di Canaan.2Ciò avvenne soltanto per l'istruzione delle nuove generazioni degli Israeliti, perché imparassero la guerra, quelli, per lo meno, che prima non l'avevano mai vista:3i cinque capi dei Filistei, tutti i Cananei, quei di Sidòne e gli Evei, che abitavano le montagne del Libano, dal monte Baal-Ermon fino all'ingresso di Amat.4Queste nazioni servirono a mettere Israele alla prova per vedere se Israele avrebbe obbedito ai comandi, che il Signore aveva dati ai loro padri per mezzo di Mosè.5Così gli Israeliti abitarono in mezzo ai Cananei, agli Hittiti, agli Amorrei, ai Perizziti, agli Evei e ai Gebusei;6presero in mogli le figlie di essi, maritarono le proprie figlie con i loro figli e servirono i loro dèi.
7Gli Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore; dimenticarono il Signore loro Dio e servirono i Baal e le Asere.8Perciò l'ira del Signore si accese contro Israele e li mise nelle mani di Cusan-Risataim, re del Paese dei due fiumi; gli Israeliti furono servi di Cusan-Risataim per otto anni.9Poi gli Israeliti gridarono al Signore, e il Signore suscitò loro un liberatore, Otniel, figlio di Kenaz, fratello minore di Caleb, ed egli li liberò.10Lo spirito del Signore fu su di lui ed egli fu giudice d'Israele; uscì a combattere e il Signore gli diede nelle mani Cusan-Risataim, re di Aram; la sua mano fu potente contro Cusan-Risataim.11Il paese rimase in pace per quarant'anni, poi Otniel, figlio di Kenaz, morì.
12Gli Israeliti ripresero a fare ciò che è male agli occhi del Signore; il Signore rese forte Eglon, re di Moab, contro Israele, perché facevano ciò che è male agli occhi del Signore.13Eglon radunò intorno a sé gli Ammoniti e gli Amaleciti, fece una spedizione contro Israele, lo batté e si impadronì della città delle Palme.14Gli Israeliti furono schiavi di Eglon, re di Moab, per diciotto anni.15Poi gridarono al Signore ed egli suscitò loro un liberatore, Eud, figlio di Ghera, Beniaminita, che era mancino. Gli Israeliti mandarono per mezzo di lui un tributo a Eglon re di Moab.16Eud si fece una spada a due tagli, lunga un 'gomed', e se la cinse sotto la veste, al fianco destro.17Poi presentò il tributo a Eglon, re di Moab, che era uomo molto grasso.18Finita la presentazione del tributo, ripartì con la gente che l'aveva portato.19Ma egli, dal luogo detto Idoli, che è presso Gàlgala, tornò indietro e disse: "O re, ho una cosa da dirti in segreto". Il re disse: "Silenzio!" e quanti stavano con lui uscirono.20Allora Eud si accostò al re che stava seduto nel piano di sopra, riservato a lui solo, per la frescura, e gli disse: "Ho una parola da dirti da parte di Dio". Quegli si alzò dal suo seggio.21Allora Eud, allungata la mano sinistra, trasse la spada dal suo fianco e gliela piantò nel ventre.22Anche l'elsa entrò con la lama; il grasso si rinchiuse intorno alla lama, perciò egli uscì subito dalla finestra, senza estrargli la spada dal ventre.23Eud uscì nel portico, dopo aver chiuso i battenti del piano di sopra e aver tirato il chiavistello.24Quando fu uscito, vennero i servi, i quali guardarono e videro che i battenti del piano di sopra erano sprangati; dissero: "Certo attende ai suoi bisogni nel camerino della stanza fresca".25Aspettarono fino ad essere inquieti, ma quegli non apriva i battenti del piano di sopra. Allora presero la chiave, aprirono ed ecco il loro signore era steso per terra, morto.26Mentre essi indugiavano, Eud era fuggito e, dopo aver oltrepassato gli Idoli, si era messo in salvo nella Seira.27Appena arrivato là, suonò la tromba sulle montagne di Efraim e gli Israeliti scesero con lui dalle montagne ed egli si mise alla loro testa.28Disse loro: "Seguitemi, perché il Signore vi ha messo nelle mani i Moabiti, vostri nemici". Quelli scesero dopo di lui, si impadronirono dei guadi del Giordano, per impedirne il passo ai Moabiti, e non lasciarono passare nessuno.29In quella circostanza sconfissero circa diecimila Moabiti, tutti robusti e valorosi; non ne scampò neppure uno.30Così in quel giorno Moab fu umiliato sotto la mano d'Israele e il paese rimase tranquillo per ottant'anni.
31Dopo di lui ci fu Samgar figlio di Anat. Egli sconfisse seicento Filistei con un pungolo da buoi; anch'egli salvò Israele.


Siracide 38

1Onora il medico come si deve secondo il bisogno,
anch'egli è stato creato dal Signore.
2Dall'Altissimo viene la guarigione,
anche dal re egli riceve doni.
3La scienza del medico lo fa procedere a testa alta,
egli è ammirato anche tra i grandi.
4Il Signore ha creato medicamenti dalla terra,
l'uomo assennato non li disprezza.
5L'acqua non fu forse resa dolce per mezzo di un legno,
per rendere evidente la potenza di lui?
6Dio ha dato agli uomini la scienza
perché potessero gloriarsi delle sue meraviglie.
7Con esse il medico cura ed elimina il dolore
e il farmacista prepara le miscele.
8Non verranno meno le sue opere!
Da lui proviene il benessere sulla terra.
9Figlio, non avvilirti nella malattia,
ma prega il Signore ed egli ti guarirà.
10Purìficati, lavati le mani;
monda il cuore da ogni peccato.
11Offri incenso e un memoriale di fior di farina
e sacrifici pingui secondo le tue possibilità.
12Fa' poi passare il medico
- il Signore ha creato anche lui -
non stia lontano da te, poiché ne hai bisogno.
13Ci sono casi in cui il successo è nelle loro mani.
14Anch'essi pregano il Signore
perché li guidi felicemente ad alleviare la malattia
e a risanarla, perché il malato ritorni alla vita.
15Chi pecca contro il proprio creatore
cada nelle mani del medico.

16Figlio, versa lacrime sul morto,
e come uno che soffre crudelmente inizia il lamento;
poi seppelliscine il corpo secondo il suo rito
e non trascurare la sua tomba.
17Piangi amaramente e alza il tuo lamento,
il lutto sia proporzionato alla sua dignità,
un giorno o due, per prevenire le dicerie,
quindi consòlati del tuo dolore.
18Difatti il dolore precede la morte,
il dolore del cuore logora la forza.
19In una disgrazia resta a lungo il dolore,
una vita di miseria è dura al cuore.
20Non abbandonare il tuo cuore al dolore;
scaccialo pensando alla tua fine.
21Non dimenticare: non ci sarà infatti ritorno;
al morto non gioverai e farai del male a te stesso.
22Ricòrdati della mia sorte che sarà anche la tua:
"Ieri a me e oggi a te".
23Nel riposo del morto lascia riposare anche il suo
ricordo;
consòlati di lui, ora che il suo spirito è partito.

24La sapienza dello scriba si deve alle sue ore di
quiete;
chi ha poca attività diventerà saggio.
25Come potrà divenir saggio chi maneggia l'aratro
e si vanta di brandire un pungolo?
Spinge innanzi i buoi e si occupa del loro lavoro
e parla solo di vitelli?
26Pone la sua mente a tracciare solchi,
non dorme per dare il foraggio alle giovenche.
27Così ogni artigiano e ogni artista
che passa la notte come il giorno:
quelli che incidono incisioni per sigilli
e con pazienza cercano di variare l'intaglio;
pongono mente a ritrarre bene il disegno
e stanno svegli per terminare il lavoro.
28Così il fabbro siede davanti all'incudine
ed è intento ai lavori del ferro:
la vampa del fuoco gli strugge le carni,
e col calore del fornello deve lottare;
il rumore del martello gli assorda gli orecchi,
i suoi occhi sono fissi al modello dell'oggetto,
è tutto preoccupato per finire il suo lavoro,
sta sveglio per rifinirlo alla perfezione.
29Così il vasaio seduto al suo lavoro
gira con i piedi la ruota,
è sempre in ansia per il suo lavoro;
tutti i suoi gesti sono calcolati.
30Con il braccio imprime una forma all'argilla,
mentre con i piedi ne piega la resistenza;
è preoccupato per una verniciatura perfetta,
sta sveglio per pulire il fornello.
31Tutti costoro hanno fiducia nelle proprie mani;
ognuno è esperto nel proprio mestiere.
32Senza di loro sarebbe impossibile costruire una città;
gli uomini non potrebbero né abitarvi né circolare.
33Ma essi non sono ricercati nel consiglio del popolo,
nell'assemblea non hanno un posto speciale,
non siedono sul seggio del giudice,
non conoscono le disposizioni del giudizio.
34Non fanno brillare né l'istruzione né il diritto,
non compaiono tra gli autori di proverbi;
ma sostengono le cose materiali,
e la loro preghiera riguarda i lavori del mestiere.


Salmi 119

1Alleluia.

Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.

3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.

5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.

9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.

17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.

25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.

33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.

41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.

49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.

57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.

65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.

73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.

81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?

85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.

89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.

97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.

105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.

113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.

121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.

125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.

129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.

137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.

145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.

153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.

161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.

169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.


Isaia 56

1Così dice il Signore:
"Osservate il diritto e praticate la giustizia,
perché prossima a venire è la mia salvezza;
la mia giustizia sta per rivelarsi".
2Beato l'uomo che così agisce
e il figlio dell'uomo che a questo si attiene,
che osserva il sabato senza profanarlo,
che preserva la sua mano da ogni male.
3Non dica lo straniero
che ha aderito al Signore:
"Certo mi escluderà
il Signore dal suo popolo!".
Non dica l'eunuco:"Ecco, io sono un albero secco!".
4Poiché così dice il Signore:
"Agli eunuchi, che osservano i miei sabati,
preferiscono le cose di mio gradimento
e restan fermi nella mia alleanza,
5io concederò nella mia casa
e dentro le mie mura un posto e un nome
migliore che ai figli e alle figlie;
darò loro un nome eterno
che non sarà mai cancellato.
6Gli stranieri, che hanno aderito
al Signore per servirlo
e per amare il nome del Signore,
e per essere suoi servi,
quanti si guardano dal profanare il sabato
e restano fermi nella mia alleanza,
7li condurrò sul mio monte santo
e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera.
I loro olocausti e i loro sacrifici
saliranno graditi sul mio altare,
perché il mio tempio si chiamerà
casa di preghiera per tutti i popoli".
8Oracolo del Signore Dio
che raduna i dispersi di Israele:
"Io ancora radunerò i suoi prigionieri,
oltre quelli già radunati".
9Voi tutte, bestie dei campi,
venite a mangiare;
voi tutte, bestie della foresta, venite.

10I suoi guardiani sono tutti ciechi,
non si accorgono di nulla.
Sono tutti cani muti,
incapaci di abbaiare;
sonnecchiano accovacciati,
amano appisolarsi.
11Ma tali cani avidi,
che non sanno saziarsi,
sono i pastori
incapaci di comprendere.
Ognuno segue la sua via,
ognuno bada al proprio interesse, senza eccezione.
12"Venite, io prenderò vino
e ci ubriacheremo di bevande inebrianti.
Domani sarà come oggi;
ce n'è una riserva molto grande".


Atti degli Apostoli 5

1Un uomo di nome Ananìa con la moglie Saffìra vendette un suo podere2e, tenuta per sé una parte dell'importo d'accordo con la moglie, consegnò l'altra parte deponendola ai piedi degli apostoli.3Ma Pietro gli disse: "Ananìa, perché mai satana si è così impossessato del tuo cuore che tu hai mentito allo Spirito Santo e ti sei trattenuto parte del prezzo del terreno?4Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest'azione? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio".5All'udire queste parole, Ananìa cadde a terra e spirò. E un timore grande prese tutti quelli che ascoltavano.6Si alzarono allora i più giovani e, avvoltolo in un lenzuolo, lo portarono fuori e lo seppellirono.
7Avvenne poi che, circa tre ore più tardi, entrò anche sua moglie, ignara dell'accaduto.8Pietro le chiese: "Dimmi: avete venduto il campo a tal prezzo?". Ed essa: "Sì, a tanto".9Allora Pietro le disse: "Perché vi siete accordati per tentare lo Spirito del Signore? Ecco qui alla porta i passi di coloro che hanno seppellito tuo marito e porteranno via anche te".10D'improvviso cadde ai piedi di Pietro e spirò. Quando i giovani entrarono, la trovarono morta e, portatala fuori, la seppellirono accanto a suo marito.11E un grande timore si diffuse in tutta la Chiesa e in quanti venivano a sapere queste cose.

12Molti miracoli e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone;13degli altri, nessuno osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava.14Intanto andava aumentando il numero degli uomini e delle donne che credevano nel Signore15fino al punto che portavano gli ammalati nelle piazze, ponendoli su lettucci e giacigli, perché, quando Pietro passava, anche solo la sua ombra coprisse qualcuno di loro.16Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti immondi e tutti venivano guariti.

17Si alzò allora il sommo sacerdote e quelli della sua parte, cioè la setta dei sadducei, pieni di livore,18e fatti arrestare gli apostoli li fecero gettare nella prigione pubblica.19Ma durante la notte un angelo del Signore aprì le porte della prigione, li condusse fuori e disse:20"Andate, e mettetevi a predicare al popolo nel tempio tutte queste parole di vita".21Udito questo, entrarono nel tempio sul far del giorno e si misero a insegnare.

Quando arrivò il sommo sacerdote con quelli della sua parte, convocarono il sinedrio e tutti gli anziani dei figli d'Israele; mandarono quindi a prelevare gli apostoli nella prigione.22Ma gli incaricati, giunti sul posto, non li trovarono nella prigione e tornarono a riferire:23"Abbiamo trovato il carcere scrupolosamente sbarrato e le guardie ai loro posti davanti alla porta, ma, dopo aver aperto, non abbiamo trovato dentro nessuno".24Udite queste parole, il capitano del tempio e i sommi sacerdoti si domandavano perplessi che cosa mai significasse tutto questo,25quando arrivò un tale ad annunziare: "Ecco, gli uomini che avete messo in prigione si trovano nel tempio a insegnare al popolo".
26Allora il capitano uscì con le sue guardie e li condusse via, ma senza violenza, per timore di esser presi a sassate dal popolo.27Li condussero e li presentarono nel sinedrio; il sommo sacerdote cominciò a interrogarli dicendo:28"Vi avevamo espressamente ordinato di non insegnare più nel nome di costui, ed ecco voi avete riempito Gerusalemme della vostra dottrina e volete far ricadere su di noi il sangue di quell'uomo".29Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: "Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini.30Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avevate ucciso appendendolo alla croce.31Dio lo ha innalzato con la sua destra facendolo capo e salvatore, per dare a Israele la grazia della conversione e il perdono dei peccati.32E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a coloro che si sottomettono a lui".33All'udire queste cose essi si irritarono e volevano metterli a morte.

34Si alzò allora nel sinedrio un fariseo, di nome Gamalièle, dottore della legge, stimato presso tutto il popolo. Dato ordine di far uscire per un momento gli accusati,35disse: "Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare contro questi uomini.36Qualche tempo fa venne Tèuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quanti s'erano lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla.37Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a seguirlo, ma anch'egli perì e quanti s'erano lasciati persuadere da lui furono dispersi.38Per quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta;39ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!".
40Seguirono il suo parere e, richiamati gli apostoli, li fecero fustigare e ordinarono loro di non continuare a parlare nel nome di Gesù; quindi li rimisero in libertà.41Ma essi se ne andarono dal sinedrio lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù.42E ogni giorno, nel tempio e a casa, non cessavano di insegnare e di portare il lieto annunzio che Gesù è il Cristo.


Capitolo XIV: Pensare all’occulto giudizio di Dio, per non insuperbirci del bene

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1. Come tuono fai scendere sopra di me i tuoi giudizi, Signore; timore e terrore scuotono tutte le mie ossa; l'anima mia si ritrae spaventata. Sbigottito penso che neppure i cieli sono puri, di fronte a te. Se hai trovato dei malvagi persino tra gli angeli e non li hai risparmiati, che cosa accadrà di me? Caddero le stelle del cielo, ed io, che sono polvere, che cosa presumo di me? Caddero nel profondo certuni, che sembrava avessero compiuto opere degne di lode; certuni che mangiavano il pane degli angeli, li ho visti contentarsi delle carrube che mangiavano i porci. Invero, non c'è santità se tu, o Signore, togli la tua mano; la sapienza non serve a nulla, se tu cessi di reggerci; la fortezza non giova, se tu cessi di custodirla; la castità non è sicura, se tu non la difendi; la vigilanza su se stessi non vale, se tu non sei presente con la tua santa protezione. Infatti se tu ci abbandoni, andiamo a fondo e moriamo; se tu, invece, ci assisti ci teniamo ritti e viviamo. In verità, noi siamo malfermi, ma tu ci rafforzi; siamo tiepidi, ma tu ci infiammi.

2. Oh!, come devo essere conscio della mia bassezza e della mia abiezione; e come devo considerare un nulla quel poco di bene che mi possa sembrare di aver fatto. Con quale pienezza di sottomissione devo accettare, o Signore, i tuoi profondi giudizi, giacché mi trovo ad essere nient'altro che nulla e poi nulla. E' cosa grande, invalicabile, questo riscontrare che di mio non c'è assolutamente niente. Dove mai si nasconde la mia boria, dove finisce la sicurezza che riponevo nella mia virtù. Ogni mia vuota vanteria è inghiottita nella profondità dei tuoi giudizi sopra di me. Che cosa mai è l'uomo di fronte a te? Forse che la creta può vantarsi nei confronti di colui che la plasma? (cfr. Is 45,9). Come può gonfiarsi, con vane parole, colui che, in verità, nell'intimo è soggetto a Dio? Neppure il mondo intero lo potrebbe far montare in superbia, poiché la Verità stessa lo ha soggiogato. Neppure un elogio da parte di tutti gli uomini lo potrebbe smuovere, poiché ha posto interamente la sua speranza in Dio: infatti, quelli che fanno tanti elogi, ecco, non sono che nulla, e scompariranno con il suono delle loro parole. Mentre la "parola del Signore resta in eterno" (Sal 116,2).


DISCORSO 185 NATALE DEL SIGNORE

Discorsi - Sant'Agostino

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La verità è sorta dalla terra.

1. Chiamiamo Natale del Signore il giorno in cui la Sapienza di Dio si manifestò in un bambino e il Verbo di Dio, che si esprime senza parole, emise vagiti umani. La divinità nascosta in quel bambino fu tuttavia indicata ai Magi per mezzo di una stella e fu annunziata ai pastori dalla voce degli angeli. Con questa festa che ricorre ogni anno celebriamo dunque il giorno in cui si adempì la profezia: La verità è sorta dalla terra e la giustizia si è affacciata dal cielo 1. La Verità che è nel seno del Padre è sorta dalla terra perché fosse anche nel seno di una madre. La Verità che regge il mondo intero è sorta dalla terra perché fosse sorretta da mani di donna. La Verità che alimenta incorruttibilmente la beatitudine degli angeli è sorta dalla terra perché venisse allattata da un seno di donna. La Verità che il cielo non è sufficiente a contenere è sorta dalla terra per essere adagiata in una mangiatoia. Con vantaggio di chi un Dio tanto sublime si è fatto tanto umile? Certamente con nessun vantaggio per sé, ma con grande vantaggio per noi, se crediamo. Ridestati, uomo: per te Dio si è fatto uomo. Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà 2. Per te, ripeto, Dio si è fatto uomo. Saresti morto per sempre se lui non fosse nato nel tempo. Mai saresti stato liberato dalla carne del peccato, se lui non avesse assunto una carne simile a quella del peccato 3. Ti saresti trovato per sempre in uno stato di miseria se lui non ti avesse usato misericordia. Non saresti ritornato a vivere se lui non avesse condiviso la tua morte. Saresti venuto meno se lui non fosse venuto in tuo aiuto. Ti saresti perduto se lui non fosse arrivato.

La giustizia si è affacciata dal cielo.

2. Celebriamo con gioia l'arrivo della nostra salvezza e della nostra redenzione. Celebriamo solennemente il giorno in cui il grande ed eterno Giorno venne dal grande ed eterno Giorno in questo nostro tanto breve e temporaneo giorno. Qui egli è diventato per noi giustizia, santificazione e redenzione perché, come sta scritto: Chi si vanta, si vanti nel Signore 4. Per non farci diventare superbi come i Giudei, i quali non volendo riconoscere la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio 5, dopo aver detto: La verità è sorta dalla terra, il Salmo aggiunge subito: E la giustizia si è affacciata dal cielo 6. Questo affinché l'uomo debole non se la rivendichi e non dica sue queste cose e, credendo che può giustificarsi da solo, cioè diventare giusto per merito proprio, non rifiuti la giustizia di Dio. La verità perciò è sorta dalla terra: Cristo, il quale ha detto: Io sono la verità 7, è nato da una vergine. E la giustizia si è affacciata dal cielo: chi crede in colui che è nato non si giustifica da se stesso, ma viene giustificato da Dio. La verità è sorta dalla terra: perché il Verbo si è fatto carne 8. E la giustizia si è affacciata dal cielo: perché ogni grazia eccellente e ogni dono perfetto discendono dall'alto 9. La verità è sorta dalla terra, cioè ha preso un corpo da Maria. E la giustizia si è affacciata dal cielo: perché l'uomo non può ricevere cosa alcuna, se non gli viene data dal cielo 10.

Tutto è dono.

3. Così, dunque, giustificati per virtù della fede, noi abbiamo pace con Dio per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo, per il quale abbiamo ottenuto l'accesso a questa grazia in cui siamo e ci gloriamo, nella speranza della gloria di Dio 11. Mi piace, fratelli, confrontare queste poche parole dell'Apostolo, che insieme abbiamo richiamato alla memoria, con le poche parole del Salmo di cui stavamo parlando, e trovarne la concordanza. Giustificati per virtù della fede, noi abbiamo pace in Dio, perché la giustizia e la pace si sono baciate 12 Per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo: perché la verità è sorta dalla terra. Per il quale abbiamo ottenuto l'accesso a questa grazia in cui siamo e ci gloriamo, nella speranza della gloria di Dio. Non dice: "Della gloria nostra", ma: Della gloria di Dio, perché la giustizia non è derivata da noi, ma si è affacciata dal cielo. Perciò chi si vanta si vanti non in se stesso ma nel Signore. Per questo, quando il Signore, del quale oggi celebriamo il Natale, è nato dalla Vergine, le voci angeliche annunziarono: Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà 13. Perché pace in terra se non perché la verità è sorta dalla terra, cioè Cristo è nato da un essere umano? Ed egli è la nostra pace, colui che ha unito i due in un popolo solo 14: affinché diventassimo uomini pieni di buona volontà, dolcemente legati con il vincolo dell'unità. Rallegriamoci per questa grazia, perché il nostro vanto sia la testimonianza della nostra buona coscienza 15: vantiamoci non di noi, ma del Signore. Perciò è stato detto: Tu sei il mio vanto, che rialzi la mia fronte 16. Quale dono maggiore di questo poté Dio far risplendere ai nostri occhi: che il Figlio unigenito che aveva l'ha fatto diventare figlio dell'uomo affinché viceversa il figlio dell'uomo potesse diventare figlio di Dio? Di chi il merito? Quale il motivo? Di chi la giustizia? Rifletti e non troverai altro che dono.

 

1 - Sal 84, 12.

2 - Ef 5, 14.

3 - Cf. Rm 8, 3.

4 - 1 Cor 1, 30-31.

5 - Rm 10, 3.

6 - Sal 84, 12.

7 - Gv 14, 6.

8 - Gv 1, 14.

9 - Gc 1, 17.

10 - Gv 3, 27.

11 - Rm 5, 1-2.

12 - Sal 84, 11.

13 - Lc 2, 14.

14 - Ef 2, 14.

15 - Cf. 2 Cor 1, 12.

16 - Sal 3, 4.


3 - Si continua la spiegazione del capitolo ventunesimo dell'A­pocalisse.

La mistica Città di Dio - Libro settimo - Suor Maria d'Agreda

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26. Dice l'Evangelista: Mi mostrò la città santa, Gerusa­lemme - la beatissima Vergine -, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simi­le a quello di una gemma preziosissima, come pietra di dia­spro cristallino. Fin dal primo istante in cui Maria ricevet­te l'esistenza, la sua anima, partecipando pienamente della divinità, fu ripiena e inondata di grazia come mai fu con­cesso ad alcuna altra creatura. Ella soltanto era l'aurora chiarissima che partecipava dello splendore del sole, Gesù Cristo, uomo e vero Dio che da lei sarebbe nato. Questa meravigliosa luminosità andò crescendo sempre più, finché raggiunse l'apice: la Madre fu assisa, alla destra del Figlio, sul trono della santissima Trinità, vestita con abiti vario­pinti e adorna di ogni genere di doni, virtù, meriti e glo­ria. Quando io la vidi in quello splendore inaccessibile, mi sembrò che non avesse altra lucentezza che quella del Si­gnore stesso, che dal suo essere immutabile, quale una fon­te, si riversava in lei come in un canale. Per mezzo dell'u­manità del suo Unigenito risultavano in loro una sola e me­desima luce, una sola e medesima chiarezza, in grado di­verso, ma identiche quanto alla sostanza, tali che non era­no presenti in nessun altro dei beati né in tutti sommati insieme. La Vergine per la sua varietà somigliava al dia­spro, per il valore dei suoi meriti era veramente preziosa, per la sua bellezza era paragonabile al cristallo puro, tra­sparente, penetrato dai raggi e munito dello stesso fulgore.

27. La città è cinta da un grande e alto muro con dodi­ci porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d'Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e ad occidente tre porte. Il muro che cingeva la città santa, la nostra Signora, era tanto grande e alto quanto lo sono Dio stesso, la sua infinita onnipotenza e i suoi attributi. Egli impiegò tutta la sua forza e la sua immensa sapienza per proteggerla e porla al sicuro dai nemici che avrebbero po­tuto aggredirla. Quest'invincibile difesa fu raddoppiata quando ella scese nuovamente sulla terra per vivervi da so­la senza la presenza corporea di Gesù e per consolidare la Chiesa. A tale scopo ebbe il potere dell'Altissimo e il suo libero arbitrio per usarli contro i loro avversari visibili ed invisibili. L'Eterno, dopo aver fondato la città santa, Ma­ria, aprì generosamente i suoi tesori e per mezzo di lei vol­le chiamare tutti i mortali alla conoscenza della sua mae­stà e al gaudio perenne, senza fare eccezioni fra gentili, giudei o barbari, e senza distinzione fra nazioni e popoli. La edificò pertanto con dodici porte, rivolte alle quattro parti del mondo senza fare alcuna differenza, sopra alle quali pose dodici angeli con il compito di chiamare e in­vitare tutti i discendenti di Adamo e di suscitare in loro in modo speciale la devozione e la venerazione verso la Re ­gina. I nomi delle dodici tribù dovevano impedire che al­cuno si sentisse escluso dal rifugio e dall'asilo della Geru­salemme celeste: tutti sappiano che ella li porta scritti in se stessa, per ricolmarli dei benefici ricevuti e per essere la madre della tenerezza e della misericordia e non solo della giustizia.

28. Le mura della città poggiano su dodici basamenti, so­pra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'A­gnello. Quando la nostra Maestra era sul trono alla destra di suo Figlio e si offrì di ritornare tra noi per edificare la Chiesa , il Signore le raccomandò d'avere particolarmente cura degli apostoli. Nel suo ardentissimo e purissimo cuo­re scolpì i loro nomi: li avremmo potuti vedere scritti, se ci fosse stato concesso di mirarli. Sebbene noi - è San Gio­vanni che parla - fossimo soltanto undici, venne scritto il nome di san Mattia al posto di quello di Giuda, toccan­dogli in anticipo questa sorte. Alla carità e alla saggezza della Vergine noi dodici apostoli siamo debitori, perché in­sieme a san Paolo siamo riusciti a fondare la comunità ec­clesiale e a darle una dottrina stabile, l'istruzione e il go­verno. Per tale ragione l'Onnipotente scrisse i nostri nomi sopra i basamenti della città mistica, Maria santissima, che fu il sostegno e l'appoggio su cui ci consolidammo noi e i principii della Chiesa. Ella ci istruì con il suo insegna­mento, ci illuminò con la sua sapienza, ci infiammò con il suo amore, ci tollerò con la sua pazienza, ci attirò a sé con la sua dolcezza, ci guidò con il suo consiglio, ci pre­venne con i suoi opportuni avvisi mettendoci in guardia, ci liberò dai pericoli con il divino potere di cui era di­spensatrice e vegliò sui bisogni di tutti e di ciascuno con ammirevole sollecitudine. In verità per noi le dodici porte di questa città furono più aperte che per gli altri figli di Adamo. Mai si dimenticò di noi: ci ebbe presenti in ogni tempo e luogo e fummo da lei difesi e protetti, assistiti e consolati; dalla sua mano ricevemmo tutte le grazie e i do­ni che l'Altissimo ci comunicò, affinché fossimo resi mini­stri adatti di una nuova alleanza.

29. Colui che mi parlava aveva come misura una canna d'oro, per misurare la città, le sue porte e le sue mura. La città è a forma di quadrato, la sua lunghezza è uguale alla larghezza. L'angelo misurò la città con la canna: misura dodici mila sta­di, la lunghezza, la larghezza e l'altezza sono eguali. Affinché io potessi comprendere la vastità di questa città, colui che mi parlava la misurò davanti a me. Lo fece con una canna d'oro che era il simbolo del Verbo, l'uomo-Dio, dei suoi fa­vori e meriti. Il simbolo esprime la fragilità della natura uma­na di Cristo e contemporaneamente l'immutabilità della sua natura divina, che la innalza ed eleva. Sebbene tale misura sopravanzasse di tanto la cosa misurata, né in cielo né in terra ne esisteva un'altra sufficiente per la grandezza della Signora se non quella di suo Figlio; infatti, non solo le crea­ture umane ma anche quelle angeliche non erano nella con­dizione di relazionarsi con una simile grandezza, e pertan­to non erano idonee a comprendere e a misurare questa mi­stica città. Se invece si adottava ? la misura dell'Unigenito, era a lui del tutto proporzionata: niente le poteva mancare di ciò che corrispondeva alla sua dignità. L'estensione della città era di dodicimila stadi in lunghezza e in altezza, tanto da formare un quadrato perfetto, regolare e uguale in tutte le sue parti. La pienezza, l'immensità e la corrispondenza dei doni e delle qualità della Regina - erano tali che, se altri, se­condo il Vangelo, ricevettero due o cinque talenti, ella per ciascun dono ne ebbe dodicimila, superando così tutti ab­bondantemente. Era ricolma di grazia quando, predestina­ta a diventare la Madre del Verbo incarnato, passò nella sua immacolata concezione dal non essere all'essere, dal nulla all'esistenza. Nel momento in cui dal cielo scese sulla terra per consolidare la Chiesa , fu ancora una volta confrontata con Gesù assiso alla destra del Padre, e fu trovata così confor­me a lui da sembrare idonea ad occupare il posto destina­tole nel mondo e tra i fedeli e compiere la missione insie­me a lui.

30. Le mura sono costruite con diaspro e la città è di oro puro, simile a terso cristallo. Le fondamenta delle mura della città sono adorne di ogni specie di pietre preziose. Il por­tamento esteriore e le azioni di Maria impressionavano e si mostravano a tutti similmente alle mura che circondano una città; erano di una tale bellezza da suscitare in tutti coloro che la guardavano e comunicavano con lei una profonda ammirazione. Con il suo esempio vinceva e attirava a sé i cuori, e la sua semplice presenza metteva in fuga i demoni e distruggeva le loro fantastiche illusioni. Questa è la ra­gione per cui le mura si dicono di diaspro. Nei primi anni della Chiesa, ella, agendo e operando all'esterno, compì enor­mi prodigi e produsse maggiori frutti per la salvezza delle anime di quanto non poterono gli apostoli e i santi di quel tempo. La parte interiore della città era di oro finissimo d'i­nesplicabile carità, carità mutuata da quella del Redentore e così simile all'amore del bene supremo da sembrarne un raggio; era simile anche al vetro puro, chiaro, trasparente, uguale ad uno specchio senza macchia, nel quale riverbe­rava la divinità senza che vi si potesse scorgere alcun'altra immagine. Inoltre, era paragonabile ad un'enorme tavola cri­stallina, sulla quale era scritta la legge evangelica, affinché quest'ultima in essa e per essa fosse manifestata a tutto il mondo: perciò il vetro era chiaro e trasparente, e non di pietra scura come le tavole di Mosè che erano destinate ad un unico popolo. Le fondamenta delle mura erano di pietre preziose, a significare che l'Altissimo le edificò di sua ma­no e lo fece nel modo più pregiato, più ricco, più sicuro, senza limiti né misura, fondandole sui doni più stimabili, simboleggiati appunto dalle pietre di incalcolabile, rara bel­lezza e ricchezza.

31. E le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta formata da una sola perla. E la piazza della città è di oro puro, come cristallo trasparente. Non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio. Tutti coloro che si avvicineranno alla Ver­gine, la città santa, per entrarvi attraverso la fede, la spe­ranza, la venerazione, la pietà e la devozione, troveranno la perla preziosa e grazie alla sua intercessione saranno fortunati e prosperi in questa vita e beati nell'altra. Im­mersi in tale raccoglimento non avranno timore di en­trarvi, perché le sue porte sono amabili e attirano a sé come le perle: nessun essere mortale possa dunque sen­tirsi scusato se si sarà lasciato sfuggire l'occasione di ri­fugiarsi presso di lei confidando nella sua pietà per i pec­catori. Niente vi è in lei che non li attiri a sé e li con­duca sul sentiero del gaudio eterno. Se dunque le porte sono così belle e suscitano tanta meraviglia agli occhi di chi vi si appressa, ancor più splendido sarà il suo inter­no. Esso è di oro purissimo e scintillante, simbolo del­l'amore ardente di colei che tutti accoglie e arricchisce con i tesori della beatitudine perenne. In questo senso e a tal fine ella mostra a tutti la sua luce e nessuno tro­verà mai in lei tenebre di falsità o di inganno. Io non vi­di nella città santa, Maria, nessun altro tempio e nessun altro trono che l'Onnipotente e l'Agnello, poiché l'uno ve­niva ad abitare in lei in modo straordinario e l'altro, il suo Unigenito, vi stava in forma sacramentale, e non era necessario che si edificasse il tempio perché ella vi pre­gasse o intercedesse con suppliche, come solitamente fan­no gli altri uomini, poiché Dio stesso e suo Figlio erano il suo tempio: attenti a tutte le domande e implorazioni che presentava, ne favorivano la mediazione.

32. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello. Dopo che la Madre ebbe fatto ritorno sulla terra, il suo spirito non fu illuminato come ordina­riamente avveniva per i santi, né come lo era stato prima dell'ascenzione; ma, in ricompensa della sua rinuncia al privilegio di contemplare chiaramente il Signore mentre era viatrice, ottenne il dono di una visione ininterrotta, continua ed astrattiva, alla quale corrispondeva in modo proporzionato il godimento dell'Altissimo. Ella partecipava in modo speciale allo stato dei beati, benché vivesse an­cora la condizione di pellegrina. Oltre a ciò ricevette an­che il favore che Cristo, sotto le specie del pane, dimoras­se incessantemente nel suo petto come nel proprio cibo­rio, ed ella non perdesse queste specie sacramentali fino al momento in cui non ne avesse ricevute delle nuove: per tutto il tempo in cui rimase quaggiù, dopo esservi discesa dal cielo, ebbe sempre con sé il suo Unigenito. Lo poteva ammirare nel suo intimo in virtù di una visione singolare che le fu concessa affinché si rapportasse con lui senza an­darlo a cercare fuori di sé. Con la sposa del Cantico dei cantici poteva dire: Lo strinsi fortemente e non lo lascerò. Con simili elargizioni in questa città in cui la grazia face­va luce come la luna non poté esservi notte, né ebbe bi­sogno di altri raggi del sole di giustizia: possedeva infatti il sole stesso della Divinità, non in modo parziale come av­veniva per gli altri, ma in assoluta pienezza.

33. Le nazioni cammineranno alla sua luce e i re della terra a lei porteranno la loro magnificenza. Nessuna scusa può esservi per gli esuli discendenti di Eva se, con la luce che la Regina ha dato al mondo, non si dirigeranno verso l'autentica felicità. Il Redentore la inviò dall'empireo per rischiarare la comunità primitiva e si degnò di farla co­noscere ai suoi membri. Egli andò manifestando sempre più la grandezza e la santità di sua Madre, attraverso gli innumerevoli benefici che ella aveva operato e che i mor­tali avevano ricevuto direttamente dalla sua mano. Negli ultimi tempi, che sono i presenti, estenderà ancor più la sua gloria e la rivelerà in uno splendore nuovo, poiché i fedeli hanno assolutamente bisogno della sua potentissima intercessione e del suo patrocinio per vincere le seduzioni della carne e i demoni, che, per colpa degli uomini, ac­quisteranno sempre più potere e forza al fine di impedire l'aiuto superno e renderli ancora più indegni della beati­tudine senza fine. Il Signore, contro la malizia e le reite­rate seduzioni di Lucifero e dei suoi seguaci, intende op­porre i meriti e le preghiere della purissima Vergine, la ma­gnificenza della sua vita e il suo influente intervento. In tal modo ella sarà rifugio e asilo per i peccatori: tutti si incammineranno su questa strada diritta, sicura e ben il­luminata e giungeranno lietamente alla meta.

34. Se i re e i principi della terra procedessero in que­sta luce e portassero in questa città il loro onore, se ado­perassero la loro nobiltà, le ricchezze e l'autorità dei loro stati per esaltare il nome di Maria e quello di Gesù e in­dirizzassero tutti i loro sforzi a tal fine, sicuramente ot­terrebbero di essere protetti da questa suprema sovrana e governerebbero con sapienza e successo. Per rinnovare la confidenza e la fiducia nei nostri principi cattolici, propu­gnatori e difensori della fede, svelo loro ciò che ora e nel corso della Storia mi è stato palesato perché io lo scriva. Il sommo Re dei re e difensore delle monarchie dette alla Signora il titolo speciale di patrona, protettrice e avvoca­ta dei regni cattolici, intendendo preparare con questo be­neficio il rimedio contro le calamità e le tribolazioni che avrebbero afflitto il popolo cristiano a causa dei suoi pec­cati: ciò sarebbe accaduto nel tempo presente, come in ef­fetti stiamo sperimentando con dolore e lacrime. Il drago­ne infernale ha rivolto la sua rabbia e il suo furore contro il corpo mistico, conoscendo la negligenza dei suoi capi e dei suoi membri e quanto amino la vanità e i piaceri. La maggior parte di queste colpe e del conseguente castigo tocca a coloro che si professano più cattolici di altri, e le loro offese, quali figli, sono più gravi; essi, infatti, sono al corrente della volontà dell'Eterno e non la vogliono adem­piere dichiarando così una maggiore ostinazione di quella dei non cattolici. E ben sapendo che il regno dei cieli esi­ge forza e si conquista con la violenza, si sono abbando­nati all'ozio e alle soddisfazioni di una vita conforme al mondo e alla carne. Il giusto giudice castiga questo peri­coloso inganno del diavolo dandogli il permesso di afflig­gere e flagellare aspramente i credenti.

35. Il Padre delle misericordie, che dimora nelle altez­ze, non permette che le sue opere siano vanificate o del tutto estinte e per questa ragione ci consente di avvalerci della protezione e delle incessanti suppliche della Regina. Così la rettitudine dell'equità divina trova un valido e con­vincente motivo per sospendere il severo castigo che me­ritiamo; se però tralasceremo di conquistare tale interces­sione affinché plachi lo sdegno dell'Unigenito e implori per noi la correzione dei peccati che ci rendono indegni della sua clemenza, allora incorreremo sicuramente e imman­cabilmente nella punizione. Approfittino i principi cattoli­ci e gli abitanti dei regni di questo momento favorevole in cui ella offre loro i giorni della salvezza e del suo patroci­nio; le mostrino il loro onore, presentandolo totalmente a sua Maestà e a lei per la fede cattolica, che è stata do­nata alle loro monarchie e conservata pura fino ad oggi. In tal modo Cristo e Maria hanno voluto testimoniare al mondo l'amore del tutto singolare che nutrono per esso e la buona novella. Si adoperino allora con tutte le energie per diffondere l'esaltazione dei loro nomi in tutte le na­zioni, e credano che questo risulterà essere un mezzo ef­ficacissimo per convincere il Figlio a diffondere il culto e la devozione della sua genitrice nell'intero universo, cosic­ché ella possa essere conosciuta e venerata da tutti.

36. E, a prova della sua compassione, l'Evangelista sog­giunge: Le sue porte non si chiuderanno mai durante il gior­no, poiché non vi sarà più notte. E porteranno a lei la glo­ria e l'onore delle nazioni. Nessuno, fosse anche peccato­re o fosse perfino stato un infedele e un pagano, deve av­vicinarsi con diffidenza a questa Madre di misericordia. In­fatti, colei che si privò della gloria che godeva alla destra di Gesù, non potrà mai chiudere le porte della sua pietà a chi si accosterà ad esse con devozione. Sia che qualcuno vi arrivi nella notte della colpa o nel giorno della grazia o in qualsiasi ora della vita, sarà sempre accettato e soste­nuto. Se colui che bussa a mezzanotte alle porte di un ve­ro amico lo costringe o per necessità o per importunità ad alzarsi, a prestargli soccorso e a dargli il pane che do­manda, che cosa non farà colei che è nostra madre, che ci ama teneramente, ci chiama, ci aspetta e ci invita in pri­ma persona ad accogliere l'aiuto delle sue mani? Ella non attenderà che diventiamo importuni, perché è sollecita e attenta alla voce di quanti le si rivolgono, pronta nel ri­spondere, dolcissima nell'accondiscendere alle richieste, li­berale e magnanima nell'elargire i doni. Implora su di noi l'indulgenza dell'Altissimo e si serve della stessa come fon­damento di salvezza per i miseri. Ella è la porta del cielo, affinché entriamo nel gaudio perenne per mezzo della sua intercessione e delle sue orazioni. Non entrerà in essa nulla d'impuro. Mai si turbò, né si lasciò trasportare dal mi­nimo moto di sdegno e di ira, né mai si trovò in lei erro­re, inganno o difetto alcuno: niente le manca di quanto si possa desiderare perché agli uomini sia assicurata la bea­titudine. Perciò non abbiamo nessuna scusa e tanto meno discolpa se non ci accostiamo a lei con umile riconoscen­za. Ella è pura e monda, e pertanto purificherà e farà mon­di anche noi. Nelle mani tiene la chiave delle sorgenti del­la salvezza dalle quali attingeremo acqua con gioia. È la sua intercessione, provocata dalle nostre implorazioni, che gira la chiave, e così scaturiscono le acque che ci lavano abbondantemente e ci rendono degni di essere ammessi nella felicissima compagnia della Vergine e del Signore per tutta l'eternità.

 

Insegnamento della Regina del cielo

37. Carissima, per la tua letizia e per la consolazione dei miei servi, ti comunico che tutti i capitoli che hai scrit­to hanno incontrato l'approvazione dell'Onnipotente. La sua volontà è che si palesi al mondo quello che io ho com­piuto tra i fedeli al mio ritorno dal cielo allo scopo di aiu­tarli; ti manifesto inoltre il desiderio che nutro di soccor­rere i cattolici che si avvarranno del mio patrocinio, di cui sono stata incaricata e che io intendo offrire loro con af­fetto materno. 1 santi, e soprattutto Giovanni, si sono par­ticolarmente compiaciuti del fatto che tu abbia descritto il gaudio che tutti provarono quando io salii all'empireo con il mio Unigenito nel giorno della sua gloriosissima ascen­sione. E' giunto il tempo che i membri della Chiesa ven­gano a conoscenza di questo mistero e più espressamente della grandezza dei benefici a me elargiti, affinché cresca la loro speranza in me e sappiano con certezza quanto io possa e voglia operare in loro favore. Come madre bene­vola sento compassione nel vedere i miei figli ingannati dal demonio e oppressi dalla sua tirannia, alla quale si sono dati ciecamente in potere. Giovanni incluse nei capitoli ven­tunesimo e ventiduesimo dell'Apocalisse altri profondi ar­cani concernenti le grazie da me ricevute: tu li hai tutti raccolti in questa Storia, cosicché i credenti ne possano es­sere informati per la loro salvezza mediante la mia inter­cessione, ed altri ancora ne racconterai più in là.

38. Da questo momento, devi però raccogliere per te il frutto di tutto ciò che hai capito e raccontato. In primo luogo devi progredire nel cordiale affetto e nella devozio­ne verso di me, nutrendo sempre la fermissima speranza che io sarò la tua difesa nelle tribolazioni e guiderò tutte le tue azioni. Le porte della mia clemenza saranno sempre aperte per te e per tutti quelli che mi raccomanderai, se sarai come ti voglio. Perciò ti avverto che, come io fui rin­novata nell'empireo dal potere divino per fare ritorno sul­la terra e agire in modo nuovo e con nuova perfezione, co­sì lo stesso Signore brama che tu sia rinnovata nel cielo del tuo cuore, nel più profondo raccoglimento del tuo spi­rito e nella solitudine degli esercizi in cui ti sei ritirata per narrare il resto della mia vita. Non pensare che questo ti sia stato ordinato senza un disegno speciale della Provvi­denza, considerando anche quanto è avvenuto in te per da­re inizio a questa terza parte. Adesso che do a te, sola e libera dall'ufficio di governo e dagli impegni della casa, questo insegnamento, bisogna che ti rinnovi nella mia imi­tazione ed esegua in te, per quanto è possibile, quello che in me conosci. Questa è la volontà di sua Maestà e anche la mia, e questi sono i tuoi stessi desideri. Ascolta dunque la mia dottrina e cingiti di fortezza". Determina con effi­cacia di essere attenta, fervorosa, sollecita, costante e dili­gentissima nel dare pieno compiacimento al tuo sposo. Abi­tuati a non perderlo mai di vista quando dovrai trattare con le creature o impegnarti nei servizi di Marta. Io sono la tua maestra. Gli angeli ti accompagneranno affinché, in­sieme a loro e con le loro illuminazioni, tu possa conti­nuamente lodare Dio. Egli ti donerà la sua virtù, cosicché tu intraprenda la battaglia contro i suoi e tuoi nemici. Non ti rendere indegna di tanti beni e favori.


8 maggio 1947

Maria Valtorta

Dice Maria Ss. di Fatima apparendomi come Ella mi appare…:
   «Ti ho dato il 5 la vista intellettiva di ciò che è un Rosario ben det­to: pioggia di rose sul mondo. Ad ogni Ave che un'anima amante di­ce con amore e con fede io lascio cadere una grazia. Dove? Da per tutto: sui giusti a farli più giusti, sui peccatori per ravvederli. Quan­te! Quante grazie piovono per le Ave del Rosario!
   Rose bianche, rosse, oro. Rose bianche dei misteri gaudiosi, rosse dei dolorosi, d'oro dei gloriosi. Tutte rose potenti di grazie per i meriti del mio Gesù. Perché sono i suoi meriti infiniti che dànno valore a ogni orazione. Tutto è e avviene, di ciò che è buono e santo, per Lui. Io spargo, ma Egli avvalora. Oh! Benedetto mio Bambino e Signore!
   Vi do le rose candide dei meriti grandissimi della perfetta, perché divina, e perfetta perché volontariamente voluta conservare tale dall'Uomo, Innocenza di mio Figlio. Vi do le rose porpuree degli infiniti meriti della Sofferenza di mio Figlio, così volonterosamente consumata per voi. Vi do le rose d'oro della sua perfettissima Carità. Tutto di mio Figlio vi do, e tutto di mio Figlio vi santifica e salva. Oh! io sono nulla, io scompaio nel suo fulgore, io compio solo il gesto di dare, ma Egli, Egli solo è l'inesauribile fonte di tutte le grazie!
   E voi, mie dilette anime, ascoltate questa mia parola: Fate con spirito ilare la volontà del Signore. Fare la sua Ss. Volontà con tristezza è dimezzare il grande merito del farla. La rassegnazione è già cosa che Dio premia. Ma la gioia del fare la Volontà di Dio centuplica il merito, e perciò il premio, del fare questa divina Volontà, sempre, sempre, sempre giusta, anche se forse all'uomo non pare tale. Fate dunque con spirito ilare ciò che Dio vuole. E sarete a Lui gradite e a me, Madre vostra, dilettissime. State in pace sotto lo sguardo mio che non vi abbandona.»