Liturgia delle Ore - Letture
Giovedi della 30° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Matteo 22
1Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse:2"Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio.3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire.4Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze.5Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari;6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.
7Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.8Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni;9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.10Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali.11Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale,12gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì.13Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti".
15Allora i farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi.16Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno.17Dicci dunque il tuo parere: È lecito o no pagare il tributo a Cesare?".18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: "Ipocriti, perché mi tentate?19Mostratemi la moneta del tributo". Ed essi gli presentarono un denaro.20Egli domandò loro: "Di chi è questa immagine e l'iscrizione?".21Gli risposero: "Di Cesare". Allora disse loro: "Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio".22A queste parole rimasero sorpresi e, lasciatolo, se ne andarono.
23In quello stesso giorno vennero a lui dei sadducei, i quali affermano che non c'è risurrezione, e lo interrogarono:24"Maestro, Mosè ha detto: 'Se qualcuno muore senza figli, il fratello ne sposerà la vedova e così susciterà una discendenza al suo fratello'.25Ora, c'erano tra noi sette fratelli; il primo appena sposato morì e, non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello.26Così anche il secondo, e il terzo, fino al settimo.27Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna.28Alla risurrezione, di quale dei sette essa sarà moglie? Poiché tutti l'hanno avuta".29E Gesù rispose loro: "Voi vi ingannate, non conoscendo né le Scritture né la potenza di Dio.30Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo.31Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio:32'Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe?' Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi".33Udendo ciò, la folla era sbalordita per la sua dottrina.
34Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme35e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova:36"Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?".37Gli rispose: "'Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima' e con tutta la tua mente.38Questo è il più grande e il primo dei comandamenti.39E il secondo è simile al primo: 'Amerai il prossimo tuo come te stesso'.40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti".
41Trovandosi i farisei riuniti insieme, Gesù chiese loro:42"Che ne pensate del Messia? Di chi è figlio?". Gli risposero: "Di Davide".43Ed egli a loro: "Come mai allora Davide, sotto ispirazione, lo chiama Signore, dicendo:
44'Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra,
finché io non abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi?'
45Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?".46Nessuno era in grado di rispondergli nulla; e nessuno, da quel giorno in poi, osò interrogarlo.
Secondo libro dei Maccabei 8
1Intanto Giuda Maccabeo e i suoi compagni, passando di nascosto nei villaggi, invitavano i parenti, raccogliendo in più coloro che erano rimasti fedeli al giudaismo; così misero insieme circa seimila uomini.2Alzarono allora suppliche al Signore, perché riguardasse il popolo da tutti calpestato, avesse pietà del tempio profanato da uomini empi,3usasse misericordia alla città devastata e prossima ad essere rasa al suolo, porgesse orecchio al sangue che gridava al suo cospetto,4non dimenticasse l'iniquo sterminio di fanciulli innocenti e le bestemmie pronunciate contro il suo nome e mostrasse sdegno contro la malvagità.5Il Maccabeo, postosi a capo del gruppo, divenne ormai invincibile ai pagani, mentre l'ira del Signore si volgeva in misericordia.6Piombando inaspettatamente su città e villaggi, li incendiava e, impadronendosi delle posizioni più opportune, metteva in fuga non pochi dei nemici,7scegliendo di preferenza la notte come tempo favorevole a queste incursioni. La fama del suo valore risuonava dovunque.
8Filippo, osservando che quest'uomo a poco a poco otteneva vantaggio e progrediva continuamente nei successi, scrisse a Tolomeo, stratega della Celesiria e della Fenicia, perché intervenisse a favore degli interessi del re.9Quegli incaricò Nicànore, figlio di Pàtroclo, uno dei primi amici del re, e lo inviò, mettendo ai suoi ordini gente d'ogni nazione in numero non inferiore a ventimila, per sterminare totalmente la stirpe dei Giudei. Gli associò anche Gorgia, un generale di professione ed esperto nelle azioni belliche.10Nicànore stabilì di pagare il tributo che il re doveva ai Romani, che era di duemila talenti, con la vendita degli schiavi giudei.11Anzi spedì senz'altro un avviso alle città della costa, invitandole all'acquisto di schiavi giudei e promettendo di barattare novanta prigionieri per un talento; non immaginava che la vendetta dell'Onnipotente stava per piombare su di lui.
12Giuda fu informato della spedizione di Nicànore e annunciò ai suoi uomini la presenza dell'esercito.13Allora i paurosi e i diffidenti della giustizia di Dio fuggirono, portandosi lontano dalla zona.14Altri vendevano tutte le cose che erano loro rimaste e insieme pregavano il Signore di salvare coloro che l'empio Nicànore aveva venduti prima ancora dello scontro;15questo, se non per loro merito, almeno per l'alleanza con i loro padri e per riguardo al suo glorioso nome invocato sopra di loro.16Il Maccabeo poi, radunando i suoi uomini in numero di seimila, li esortava a non scoraggiarsi davanti ai nemici, né a lasciarsi prendere da timore di fronte alla moltitudine dei pagani venuti ingiustamente contro di loro, ma a combattere da forti,17tenendo davanti agli occhi le violenze da essi empiamente perpetrate contro il luogo santo e lo strazio della città messa a ludibrio e ancora la soppressione dell'ordinamento politico degli antenati.18"Costoro - disse - confidano nelle armi e insieme nel loro ardire; noi confidiamo nel Dio onnipotente, capace di abbattere quanti vengono contro di lui e il mondo intero con un sol cenno".19Ricordò loro distintamente gli interventi divini al tempo degli antenati, quello avvenuto contro Sennàcherib, quando morirono centottantacinquemila uomini,20e quello successo in Babilonia nella battaglia contro i Gàlati, quando vennero nella necessità di battersi, essendo in tutto ottomila insieme con quattromila Macedoni, e mentre i Macedoni soccombevano, gli ottomila sterminarono centoventimila uomini con l'aiuto venuto loro dal Cielo e trassero un grande vantaggio.
21Con queste parole li rese coraggiosi e pronti a morire per le leggi e per la patria; poi divise in qualche modo l'esercito in quattro parti;22mise al comando di ogni schieramento i suoi fratelli Simone, Giuseppe e Giònata, affidando a ciascuno millecinquecento uomini;23fece inoltre leggere da Eleàzaro il libro sacro e, data la parola d'ordine "Aiuto di Dio", postosi a capo del primo reparto, attaccò Nicànore.24L'Onnipotente si fece in realtà loro alleato ed essi uccisero più di novemila nemici, ferirono e mutilarono nelle membra la maggior parte dell'esercito di Nicànore e costrinsero tutti a fuggire.25S'impadronirono anche del denaro dei mercanti convenuti per acquistarli; inseguirono poi i nemici per un pezzo, ma tornarono indietro impediti dall'ora tarda.26Era la vigilia del sabato e per questa ragione non protrassero l'inseguimento.27Raccolte le armi dei nemici e tolte loro le spoglie, passarono il sabato benedicendo incessantemente e ringraziando il Signore che li aveva fatti giungere salvi fino a quel giorno, fissandolo per loro come inizio della sua misericordia.28Dopo il sabato distribuirono parte delle spoglie ai sinistrati, alle vedove, agli orfani; il resto se lo divisero loro e i loro figli.29Compiute queste cose, alzarono insieme preghiere al Signore misericordioso, scongiurandolo di riconciliarsi pienamente con i suoi servi.
30Combatterono anche con gli uomini di Timòteo e di Bàcchide, uccidendone più di ventimila, e divennero padroni di alte fortezze e distribuirono le molte spoglie, facendo parti uguali per sé, per i sinistrati, per gli orfani, per le vedove e anche per i vecchi.31Raccolte le armi dei nemici, con molta cura riposero il tutto in luoghi opportuni; il resto del bottino lo portarono a Gerusalemme.32Uccisero anche l'ufficiale preposto alle guardie di Timòteo, uomo scelleratissimo, che aveva fatto soffrire molto i Giudei.33Mentre si celebrava la vittoria in patria, bruciarono coloro che avevano incendiato le sacre porte, compreso Callìstene, che si era rifugiato in una casupola; ricevette così una degna mercede della sua empietà.
34Il tristissimo Nicànore, colui che aveva convocato mille mercanti per la vendita dei Giudei,35umiliato, con l'aiuto di Dio, da coloro che erano da lui ritenuti insignificanti, deposta la splendida veste, fuggiasco come uno schiavo attraverso la campagna e ormai privo di tutto, arrivò ad Antiochia, già troppo fortunato di essere sopravvissuto alla rovina dell'esercito.36Così chi si riprometteva di assicurare il tributo per i Romani con la vendita dei prigionieri in Gerusalemme, confessava ora che i Giudei avevano un difensore, che i Giudei erano per questa ragione invincibili, perché obbedivano alle leggi stabilite da lui.
Siracide 7
1Non fare il male, perché il male non ti prenda.
2Allontànati dall'iniquità ed essa si allontanerà da te.
3Figlio, non seminare nei solchi dell'ingiustizia
per non raccoglierne sette volte tanto.
4Non domandare al Signore il potere
né al re un posto di onore.
5Non farti giusto davanti al Signore
né saggio davanti al re.
6Non cercare di divenire giudice,
che poi ti manchi la forza di estirpare l'ingiustizia;
altrimenti temeresti alla presenza del potente
e getteresti una macchia sulla tua dirittura.
7Non offendere l'assemblea della città
e non degradarti in mezzo al popolo.
8Non ti impigliare due volte nel peccato,
perché neppure di uno resterai impunito.
9Non dire: "Egli guarderà all'abbondanza dei miei doni,
e quando farò l'offerta al Dio altissimo
egli l'accetterà".
10Non mancar di fiducia nella tua preghiera
e non trascurare di fare elemosina.
11Non deridere un uomo dall'animo amareggiato,
poiché c'è chi umilia e innalza.
12Non fabbricare menzogne contro tuo fratello
e neppure qualcosa di simile contro l'amico.
13Non volere in nessun modo ricorrere alla menzogna,
perché le sue conseguenze non sono buone.
14Non parlar troppo nell'assemblea degli anziani
e non ripetere le parole della tua preghiera.
15Non disprezzare il lavoro faticoso,
neppure l'agricoltura creata dall'Altissimo.
16Non unirti alla moltitudine dei peccatori,
ricòrdati che la collera divina non tarderà.
17Umilia profondamente la tua anima,
perché castigo dell'empio sono fuoco e vermi.
18Non cambiare un amico per interesse,
né un fratello fedele per l'oro di Ofir.
19Non disdegnare una sposa saggia e buona,
poiché la sua bontà val più dell'oro.
20Non maltrattare uno schiavo che lavora fedelmente
né un mercenario che dà tutto se stesso.
21Ami l'anima tua un servo saggio
e non ricusargli la libertà.
22Hai bestiame? Abbine cura;
se ti è utile, resti in tuo possesso.
23Hai figli? Educali e sottomettili fin dalla giovinezza.
24Hai figlie? Vigila sui loro corpi
e non mostrare loro un volto troppo indulgente.
25Accasa una figlia e avrai compiuto un grande affare;
ma sposala a un uomo assennato.
26Hai una moglie secondo il tuo cuore? Non ripudiarla;
ma di quella odiata non fidarti.
27Onora tuo padre con tutto il cuore
e non dimenticare i dolori di tua madre.
28Ricorda che essi ti hanno generato;
che darai loro in cambio di quanto ti hanno dato?
29Temi con tutta l'anima il Signore
e riverisci i suoi sacerdoti.
30Ama con tutta la forza chi ti ha creato
e non trascurare i suoi ministri.
31Temi il Signore e onora il sacerdote,
consegna la sua parte, come ti è stato comandato:
primizie, sacrifici espiatori, offerta delle spalle,
vittima di santificazione e primizie delle cose sante.
32Al povero stendi la tua mano,
perché sia perfetta la tua benedizione.
33La tua generosità si estenda a ogni vivente
e al morto non negare la tua grazia.
34Non evitare coloro che piangono
e con gli afflitti mòstrati afflitto.
35Non indugiare a visitare un malato,
perché per questo sarai amato.
36In tutte le tue opere ricordati della tua fine
e non cadrai mai nel peccato.
Salmi 105
1Alleluia.
Lodate il Signore e invocate il suo nome,
proclamate tra i popoli le sue opere.
2Cantate a lui canti di gioia,
meditate tutti i suoi prodigi.
3Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
4Cercate il Signore e la sua potenza,
cercate sempre il suo volto.
5Ricordate le meraviglie che ha compiute,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca:
6voi stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.
7È lui il Signore, nostro Dio,
su tutta la terra i suoi giudizi.
8Ricorda sempre la sua alleanza:
parola data per mille generazioni,
9l'alleanza stretta con Abramo
e il suo giuramento ad Isacco.
10La stabilì per Giacobbe come legge,
come alleanza eterna per Israele:
11"Ti darò il paese di Cànaan
come eredità a voi toccata in sorte".
12Quando erano in piccolo numero,
pochi e forestieri in quella terra,
13e passavano di paese in paese,
da un regno ad un altro popolo,
14non permise che alcuno li opprimesse
e castigò i re per causa loro:
15"Non toccate i miei consacrati,
non fate alcun male ai miei profeti".
16Chiamò la fame sopra quella terra
e distrusse ogni riserva di pane.
17Davanti a loro mandò un uomo,
Giuseppe, venduto come schiavo.
18Gli strinsero i piedi con ceppi,
il ferro gli serrò la gola,
19finché si avverò la sua predizione
e la parola del Signore gli rese giustizia.
20Il re mandò a scioglierlo,
il capo dei popoli lo fece liberare;
21lo pose signore della sua casa,
capo di tutti i suoi averi,
22per istruire i capi secondo il suo giudizio
e insegnare la saggezza agli anziani.
23E Israele venne in Egitto,
Giacobbe visse nel paese di Cam come straniero.
24Ma Dio rese assai fecondo il suo popolo,
lo rese più forte dei suoi nemici.
25Mutò il loro cuore
e odiarono il suo popolo,
contro i suoi servi agirono con inganno
26Mandò Mosè suo servo
e Aronne che si era scelto.
27Compì per mezzo loro i segni promessi
e nel paese di Cam i suoi prodigi.
28Mandò le tenebre e si fece buio,
ma resistettero alle sue parole.
29Cambiò le loro acque in sangue
e fece morire i pesci.
30Il loro paese brulicò di rane
fino alle stanze dei loro sovrani.
31Diede un ordine e le mosche vennero a sciami
e le zanzare in tutto il loro paese.
32Invece delle piogge mandò loro la grandine,
vampe di fuoco sul loro paese.
33Colpì le loro vigne e i loro fichi,
schiantò gli alberi della loro terra.
34Diede un ordine e vennero le locuste
e bruchi senza numero;
35divorarono tutta l'erba del paese
e distrussero il frutto del loro suolo.
36Colpì nel loro paese ogni primogenito,
tutte le primizie del loro vigore.
37Fece uscire il suo popolo con argento e oro,
fra le tribù non c'era alcun infermo.
38L'Egitto si rallegrò della loro partenza
perché su di essi era piombato il terrore.
39Distese una nube per proteggerli
e un fuoco per illuminarli di notte.
40Alla loro domanda fece scendere le quaglie
e li saziò con il pane del cielo.
41Spaccò una rupe e ne sgorgarono acque,
scorrevano come fiumi nel deserto,
42perché ricordò la sua parola santa
data ad Abramo suo servo.
43Fece uscire il suo popolo con esultanza,
i suoi eletti con canti di gioia.
44Diede loro le terre dei popoli,
ereditarono la fatica delle genti,
45perché custodissero i suoi decreti
e obbedissero alle sue leggi.
Alleluia.
Ezechiele 43
1Mi condusse allora verso la porta che guarda a oriente2ed ecco che la gloria del Dio d'Israele giungeva dalla via orientale e il suo rumore era come il rumore delle grandi acque e la terra risplendeva della sua gloria.3La visione che io vidi era simile a quella che avevo vista quando andai per distruggere la città e simile a quella che avevo vista presso il canale Chebàr. Io caddi con la faccia a terra.4La gloria del Signore entrò nel tempio per la porta che guarda a oriente.
5Lo spirito mi prese e mi condusse nell'atrio interno: ecco, la gloria del Signore riempiva il tempio.6Mentre quell'uomo stava in piedi accanto a me, sentii che qualcuno entro il tempio mi parlava7e mi diceva: "Figlio dell'uomo, questo è il luogo del mio trono e il luogo dove posano i miei piedi, dove io abiterò in mezzo agli Israeliti, per sempre. E la casa d'Israele, il popolo e i suoi re, non profaneranno più il mio santo nome con le loro prostituzioni e con i cadaveri dei loro re e con le loro stele,8collocando la loro soglia accanto alla mia soglia e i loro stipiti accanto ai miei stipiti, così che fra me e loro vi era solo il muro, hanno profanato il mio santo nome con tutti gli abomini che hanno commessi, perciò li ho distrutti con ira.9Ma d'ora in poi essi allontaneranno da me le loro prostituzioni e i cadaveri dei loro re e io abiterò in mezzo a loro per sempre.
10Tu, figlio dell'uomo, descrivi questo tempio alla casa d'Israele, perché arrossiscano delle loro iniquità; ne misurino la pianta11e, se si vergogneranno di quanto hanno fatto, manifesta loro la forma di questo tempio, la sua disposizione, le sue uscite, i suoi ingressi, tutti i suoi aspetti, tutti i suoi regolamenti, tutte le sue forme e tutte le sue leggi: mettili per iscritto davanti ai loro occhi, perché osservino tutte queste norme e tutti questi regolamenti e li mettano in pratica.12Questa è la legge del tempio: alla sommità del monte, tutto il territorio che lo circonda è santissimo; ecco, questa è la legge del tempio.
13Queste sono le misure dell'altare in cubiti, di un cubito e un palmo ciascuno. La base era di un cubito di altezza per un cubito di larghezza: il suo bordo intorno era un palmo. Tale lo zoccolo dell'altare.
14Dalla base che posava a terra fino alla piattaforma inferiore vi erano due cubiti di altezza e un cubito di larghezza: dalla piattaforma piccola alla piattaforma più grande vi erano quattro cubiti di altezza e un cubito di larghezza.
15Il focolare era di quattro cubiti e sul focolare vi erano quattro corni.16Il focolare era dodici cubiti di lunghezza per dodici di larghezza, cioè quadrato.17La piattaforma superiore era un quadrato di quattordici cubiti di lunghezza per quattordici cubiti di larghezza, con un orlo intorno di mezzo cubito, e la base, intorno, di un cubito: i suoi gradini guardavano a oriente.
18Egli mi parlò: "Figlio dell'uomo, dice il Signore Dio: Queste sono le leggi dell'altare, quando verrà costruito per offrirvi sopra il sangue.19Ai sacerdoti leviti della stirpe di Zadòk, che si avvicineranno a me per servirmi, tu darai - parola del Signore Dio - un giovenco per l'espiazione.20Prenderai di quel sangue e lo spanderai sui quattro corni dell'altare, sui quattro angoli della piattaforma e intorno all'orlo. Così lo purificherai e ne farai l'espiazione.21Prenderai poi il giovenco del sacrificio espiatorio e lo brucerai in un luogo appartato del tempio, fuori del santuario.22Il secondo giorno offrirai, per il peccato, un capro senza difetto e farai la purificazione dell'altare come hai fatto con il giovenco.23Terminato il rito della purificazione, offrirai un giovenco senza difetti e un montone del gregge senza difetti.24Tu li presenterai al Signore e i sacerdoti getteranno il sale su di loro, poi li offriranno in olocausto al Signore.25Per sette giorni sacrificherai per il peccato un capro al giorno e verrà offerto anche un giovenco e un montone del gregge senza difetti.26Per sette giorni si farà l'espiazione dell'altare e lo si purificherà e consacrerà.27Finiti questi giorni, dall'ottavo in poi, i sacerdoti immoleranno sopra l'altare i vostri olocausti, i vostri sacrifici di comunione e io vi sarò propizio". Oracolo del Signore Dio.
Prima lettera di Giovanni 5
1Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato.2Da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti,3perché in questo consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi.4Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede.
5E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio?6Questi è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con acqua soltanto, ma con l'acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità.7Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza:8lo Spirito, l'acqua e il sangue, e questi tre sono concordi.9Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è maggiore; e la testimonianza di Dio è quella che ha dato al suo Figlio.10Chi crede nel Figlio di Dio, ha questa testimonianza in sé. Chi non crede a Dio, fa di lui un bugiardo, perché non crede alla testimonianza che Dio ha reso a suo Figlio.11E la testimonianza è questa: Dio ci ha dato la vita eterna e questa vita è nel suo Figlio.12Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita.
13Questo vi ho scritto perché sappiate che possedete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio.
14Questa è la fiducia che abbiamo in lui: qualunque cosa gli chiediamo secondo la sua volontà, egli ci ascolta.15E se sappiamo che ci ascolta in quello che gli chiediamo, sappiamo di avere già quello che gli abbiamo chiesto.
16Se uno vede il proprio fratello commettere un peccato che non conduce alla morte, preghi, e Dio gli darà la vita; s'intende a coloro che commettono un peccato che non conduce alla morte: c'è infatti un peccato che conduce alla morte; per questo dico di non pregare.17Ogni iniquità è peccato, ma c'è il peccato che non conduce alla morte.
18Sappiamo che chiunque è nato da Dio non pecca: chi è nato da Dio preserva se stesso e il maligno non lo tocca.19Noi sappiamo che siamo da Dio, mentre tutto il mondo giace sotto il potere del maligno.20Sappiamo anche che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l'intelligenza per conoscere il vero Dio. E noi siamo nel vero Dio e nel Figlio suo Gesù Cristo: egli è il vero Dio e la vita eterna.
21Figlioli, guardatevi dai falsi dèi!
Capitolo XXIX: Invocare e benedire Dio nella tribolazione
Leggilo nella Biblioteca"Sia sempre benedetto il tuo nome" (Tb 3,23), o Signore; tu che hai disposto che venisse su di me questa tormentosa tentazione. Sfuggire ad essa non posso; devo invece rifugiarmi in te, perché tu mi aiuti, mutandomela in bene.
Signore, ecco io sono nella tribolazione: non ha pace il mio cuore, anzi è assai tormentato da questa passione.
Che dirò, allora, o Padre diletto? Sono stretto tra queste angustie; "fammi uscire salvo da un tale momento. Ma a tale momento io giunsi" (Gv 12,27) perché, dopo essere stato fortemente abbattuto e poi liberato per merito tuo, tu ne fossi glorificato. "Ti piaccia, o Signore, di salvarmi tu" (Sal 39,14); infatti che cosa posso fare io nella mia miseria; dove andrò, senza di te? Anche in questo momento di pericolo dammi di saper sopportare; aiutami tu, o mio Dio: non avrò timore di nulla, per quanto grande sia il peso che graverà su di me. E frattanto che dirò? O Signore, "che sia fatta la tua volontà" (Mt 26,42). Bene le ho meritate, la tribolazione e l'oppressione; e ora debbo invero saperle sopportare, - e, volesse il cielo, sopportare con pazienza - finché la tempesta sia passata e torni la bonaccia.
La tua mano onnipotente può fare anche questo, togliere da me questa tentazione o mitigarne la violenza, affinché io non perisca del tutto: così hai già fatto più volte con me, "o mio Dio e mia misericordia" (Sal 58,17). Quanto è a me più difficile, tanto è più facile a te "questo cambiamento della destra dell'Altissimo" (Sal 76,11).
DISCORSO 223 NELLA VEGLIA DI PASQUA
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaI battezzati sono il giorno che ha fatto il Signore. Esortazione perché siano uniti ai fedeli buoni.
1. La Scrittura, nel libro della Genesi, dice: E Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre, e Dio chiamò la luce giorno e le tenebre le chiamò notte 1. Allora, se Dio chiamò la luce giorno, erano certamente giorno coloro ai quali l'apostolo Paolo dice: Voi un tempo siete stati tenebra, ma ora luce nel Signore 2, e chi li ha illuminati è Dio stesso, che ha comandato che la luce rifulga dalle tenebre 3. Anche questi infanti, che voi vedete esteriormente vestiti di bianco, e che interiormente sono purificati (perché il candore delle vesti simboleggia in essi lo splendore dello spirito), quando erano gravati dalla notte dei loro peccati, erano tenebra. Ora invece, perché purificati dal lavacro del perdono, perché irrigati dalla sorgente della sapienza, perché permeati dalla luce della giustizia, essi sono il giorno che ha fatto il Signore 4; esultiamo e rallegriamoci in esso. Perché, come dice l'Apostolo, questa è la nostra gioia e la nostra corona, che voi restiate saldi nel Signore 5. Ascoltateci dunque, o novelli figli della madre casta, ascoltateci anzi, o figli della madre vergine. Voi che un tempo eravate tenebra, ma ora siete luce nel Signore, camminate come figli della luce 6. State uniti ai figli della luce o, per dirvela senza peli sulla lingua, state uniti ai fedeli buoni. Perché purtroppo, e la cosa è molto grave, ci sono anche dei fedeli cattivi. Ci son di quelli che si dicono fedeli, ma non lo sono. Ci son di quelli nei quali i sacramenti di Cristo sono vilipesi: che vivono in modo tale che si perdono essi, e mandano in rovina gli altri. Essi si perdono vivendo male, e gli altri li mandano in rovina dando esempi di vita cattiva. Voi perciò, dilettissimi, non vi mettete insieme a costoro. Cercate i buoni, state uniti ai buoni, siate voi stessi i buoni.
Nella Chiesa del tempo presente ci sino anche i cattivi fedeli. I buoni tollerino i cattivi, i cattivi imitino i buoni.
2. E non vi stupite per la moltitudine dei cattivi cristiani che affollano la chiesa, che si comunicano all'altare, che applaudono a gran voce il vescovo o un presbitero che predicano sui buoni costumi. In essi si adempie quel che predisse nel Salmo colui che ci ha radunati tutti insieme: L'ho annunciato e proclamato; si sono moltiplicati eccessivamente 7. Nella Chiesa del tempo presente essi possono essere con noi: ma in quella comunione dei santi, che si completerà dopo la risurrezione, non potranno esserci. La Chiesa del tempo presente infatti è paragonata a un'aia, in cui il grano è mescolato con la pula, in cui i cattivi sono mescolati coi buoni; ma dopo il giudizio ci saranno solo i buoni e non più i cattivi. Quest'aia raccoglie la messe che gli Apostoli hanno seminato, che i buoni dottori fino ad oggi hanno irrigato, che anche le persecuzioni dei nemici hanno accuratamente trebbiato; ma quel che resta nell'aia non è ancora dalla superna ventilazione purgato. Verrà colui del quale, nel rendere il Simbolo, avete dichiarato: Di là ha da venire a giudicare i vivi e i morti; e secondo quel che dice il Vangelo, egli avrà in mano il ventilabro e ripulirà la sua aia e raccoglierà il grano nel granaio e la pula la brucerà con fuoco inestinguibile 8. Quel che dico anche i vecchi fedeli lo ascoltino bene. Chi è grano se ne rallegri, ma tremando, e perseveri, e non si allontani dall'aia. Non cerchi di liberarsi da chi, a suo giudizio, è pula; se vorrà separarsi dalla pula adesso, gli toccherà di allontanarsi lui dall'aia; ma se nel frattempo dovesse venire colui che sa spartire senza errore, quel che non troverà nell'aia non lo porterà su nel granaio. Invano allora si slancerebbero fuori della spiga i grani che si erano allontanati dall'aia. Il granaio sarà riempito, poi sarà chiuso. Tutto ciò che sarà rimasto fuori, il fuoco lo distruggerà. Quindi chi è buono, carissimi, tolleri il cattivo, e chi è cattivo cominci ad imitare il buono. In quest'aia infatti può succedere che il grano si degradi fino a diventar pula, oppure che dalla pula risusciti il grano. Tutti i giorni capitano di queste cose, fratelli miei; la nostra vita è piena di queste amarezze e di queste gioie. Ogni giorno gente che sembrava buona cade e si perde e gente che sembrava cattiva si converte e vive. Perché Dio non vuole la morte del peccatore, ma solo che si converta e viva 9. Ascoltatemi, o grani, ascoltatemi, o voi tutti che siete quel che io desidero, ascoltatemi, o grani. Non vi rattristate per questa mescolanza con la pula; questa non sarà con voi in eterno. Quanto pesa la pula? Grazie a Dio è leggera. Se siamo grano davvero, per quanta ne sia, non ci potrà schiacciare. Perché Dio è fedele, e non permette che noi siamo tentati al di là delle nostre forze; ma con la tentazione dà anche l'uscita, perché possiamo sopportare 10. E ci dia ascolto anche la pula. Dovunque essa sia, ci dia ascolto. Io non vorrei che si trovasse anche qui; mi rivolgo tuttavia anche ad essa, nel caso ci fosse. Perciò ascoltami, o pula! (Per quanto se mi dessi ascolto, già non saresti più pula). Bene, ascoltami. La pazienza di Dio ti sia di stimolo. La convivenza, le esortazioni col grano ti faccia diventar grano. Le piogge della parola di Dio non ti mancano; non resti sterile in te il campo di Dio. Coraggio, rinverdisci, granisci, maturati! Perché colui che vi ha seminati, spighe vuol raccogliere, non spine.
1 - Gn, 1, 4-5.
2 - Ef 5, 8.
3 - Cf. 2 Cor 4, 6.
4 - Sal 117, 24.
5 - Fil 4, 1.
6 - Ef 5, 8.
7 - Sal 39, 6.
8 - Mt 3, 12.
9 - Ezech 18, 23.
10 - Cf. 1 Cor 10, 13.
Un sogno provvidenziale
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaSi era nell’ottobre del 1885. Nell’infermeria giaceva il chierico
irlandese O’ Dònnellan. La sera del 19 Don Bosco andò a visitarlo e lo
trovò agli estremi, ma tranquillissimo.
Ebbene — gli chiese —, non hai nessuna commissione da lasciarmi per questa terra? Ne vorresti ricevere qualcuna per il paradiso?
Sono tranquillo — rispose —. Per questo mondo non ho commissioni; in quanto all’altro, mi dica lei.
— Noi pregheremo per te affinché tu possa essere presto in paradiso; e
lassù dirai alla Madonna che noi l’amiamo tanto, tanto.
Il chierico morì la sera del giorno dopo. La notte seguente Don Bosco
ebbe un sogno. Ecco, alquanto ridotto, il suo racconto.
«Andai a riposo con la mente piena del pensiero di O’ Dònnellan, della
sua tranquillità, della speranza che fosse in paradiso. Essendomì
pienamente addormentato, sognai. Mi pareva di camminare e al mio fianco
stava O’ Dònnellan, così bello che sembrava un angelo. Io non potevo
saziarmi di guardarlo. Alla mia sinistra invece camminava un giovane a
testa bassa, sicché non potevo distinguerne la fisionomia: pareva
stravolto. Gli rivolsi la parola:
— Tu chi sei?
Non rispose. Insistetti, ma si era ostinato a tacere.
Dopo un lungo viaggio, arrivai dinanzi a uno stupendo palazzo. Al di là
delle porte spalancate, si scorgeva un immenso portico, sormontato da
un’eccelsa cupola, dalla quale scendevano torrenti di luce ditale
vivezza da non potersi paragonare nè alla luce del sole né ad altra
qualsiasi luce umana.
Una grande moltitudine di persone tutte splendenti stava radunata là
dentro; in mezzo ad esse c’era una Signora vestita con molta semplicità,
ma ogni punto del suo vestito risplendeva per tanti raggi che
spiccavano vivissimi in mezzo a tutti gli altri splendori.
Tutta quella assemblea pareva fosse in attesa di qualcuno. Intanto notai
che quel giovane tentava sempre di nascondersi dietro di me. Io allora
lo interrogai di nuovo:
— Ma dimmi: chi sei? Qua! è il tuo nome?
— Fra poco lo saprà.
— Ma dimmi: che cos’hai che sei così malinconico?
— Fra poco lo saprà — ripeté con voce rabbiosa.
In quel mentre O’ Dònnellan si avvicinò alla porta di quel palazzo e quella bella Signora gli mosse incontro esclamando:
— Questo è un figlio eletto, che splenderà come sole per tutta l’eternità.
Allora si elevò un canto che ripeteva queste stesse parole: non era voce
umana, ma un’armonia così soave che non solo l’orecchio, ma tutta la
persona ne era compresa.
O’ Dònnellan entrò.
Allora da un fosso di quella pianura uscirono due mostri spaventosi e si
avviarono verso quel giovane che stava dietro di me. Tutta la luce era
scomparsa, solo si vedevano ancora splendere intorno a me i raggi della
Signora.
— Che cos’è questo? — dissi io —. Chi sono questi mostri?
E dietro a me quella voce cupa e rabbiosa:
— Fra poco lo saprà, fra poco lo saprà.
Quella Signora esclamò:
— Filium enutrivi et educavi; ipse autem factus est tanquam iumentum
insipiens (Ho nutrito ed educato un figlio; ma lui è diventato come un
giumento insipiente).
Tosto quei due mostri si slanciarono su quel giovane: uno lo addentò
sopra una spalla, l’altro tra la nuca e il collo. Le ossa
scricchiolarono come se fossero pestate in un mortaio. Io mi slanciai
contro quei mostri, ma essi si rivolsero verso di me e spalancarono le
loro fauci. Vedo ancora il biancheggiare dei loro denti e il rosso fuoco
delle loro gengive. Il mio spavento fu tale che mi svegliai».
Il segretario che dormiva nella camera attigua, svegliato dalle grida di
aiuto, era accorso e aveva trovato Don Bosco come chi, in preda a
spavento, si voglia scuotere dal sonno per liberarsi da un incubo.
Dimenava le braccia, si alzava a sedere, tastava il letto e brancicava
le coperte, come per rendersi conto se fosse desto o addormentato.
Il giorno 25 Don Bosco raccontò il sogno ai Salesiani, ma non manifestò
il nome del giovane innominato. I superiori però cominciarono a
sospettare su di uno che non aveva mai voluto sapere di sacramenti. Don
Stefano Trione, che aveva la cura spirituale degli studenti,
accompagnando Don Bosco nella sua cameretta, era riuscito a strappargli
il segreto. Si chiamava Archimede Accornero. Già l’anno prima, per la
sua cattiva condotta, i superiori avevano quasi deciso di lasciarlo a
casa sua dopo le vacanze. Don Trione, zelantissimo prete, non si diede
pace finché, con le sue dolci e insinuanti maniere, non riuscì a farlo
confessare.
Fu provvidenziale. Nel pomeriggio di quello stesso giorno il povero
giovane faceva i suoi giochi, appoggiandosi a lettiere di ferro che
stavano accatastate sotto i portici, quando improvvisamente il mucchio
si rovesciò e lo prese sotto. Liberato e portato in infermeria, rimase
in sé dall’una e mezzo fino alle tre, lagnandosi però di sempre nuovi
dolori. Alle quattro non capiva più nulla e verso la mezzanotte spirò.
Sua madre, chiamata d’urgenza, appena pose piede nell’Oratorio, domandò
se il figlio si fosse suicidato! Tanto era anch’essa convinta che il
figlio batteva la via del male.
La sua tragica fine segnò il completo avveramento di una predizione di
Don Bosco, che nel dare la strenna per 111885, aveva annunziato per
quell’anno la morte di sei là presenti. In quel mese di ottobre tra i
ragazzi si andava dicendo: « Cinque sono già morti; chi sarà il sesto?».
Il sesto fu Accornero.
16 febbraio 1941
Madre Pierina Micheli
Novena del Volto Santo: Voglio darti tutto o Gesù, voglio usarti tutte le finezze di un amore pratico, industrioso, a fare bene, indefessamente, anche le piccole cose... Voglio darti anime, tante anime, tutte le anime... per il resto come vuole l'ubbidienza, anche la mortificazione di non mortificarmi, in tutto quanto vorrei... L'ubbidienza vale mille doppi, ogni sacrificio... nessun ragionamento... Come è stato delicato con me Gesù questa mattina... La S. Messa, la Meditazione... Grazie Gesù, grazie.
Questa notte ho ripreso la mia adorazione. Sentivo tanto questa privazione, tanto... Come è stato buono Gesù con me. Entrata in Cappella mi sì presentò col Volto insanguinato e pieno di tenerezza mi disse: -
TI HO ASPETTATO TANTO e dicendo io - Ma Gesù, sapevi ch'io dovevo obbedire, mi rispose: HAI FATTO BENE, SONO CONTENTO, MA NON PUOI PROIBIRMI DI DESIDERARTI.
Ma perché quando io Ti desidero, non Ti fai sentire? e Gesù PERCHÉ QUANDO MI DESIDERI MI AMI DI PIÙ DI QUANDO MI SENTI... - e mi sentii perduta in Lui.
Anima mia, quando la tempesta si scatena e tutto pare naufragare, il Tuo amore si fa più forte e più puro se sarai fedele a cercare il Tuo Gesù.