Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Credo sia meglio non esporsi alla battaglia quando la sconfitta è sicura. (Santa Teresina di Lisieux)

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 30° settimana del tempo ordinario (Santi Simone e Giuda)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 27

1Venuto il mattino, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù, per farlo morire.2Poi, messolo in catene, lo condussero e consegnarono al governatore Pilato.

3Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani4dicendo: "Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente". Ma quelli dissero: "Che ci riguarda? Veditela tu!".5Ed egli, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi.6Ma i sommi sacerdoti, raccolto quel denaro, dissero: "Non è lecito metterlo nel tesoro, perché è prezzo di sangue".7E tenuto consiglio, comprarono con esso il Campo del vasaio per la sepoltura degli stranieri.8Perciò quel campo fu denominato "Campo di sangue" fino al giorno d'oggi.9Allora si adempì quanto era stato detto dal profeta Geremia: 'E presero trenta denari d'argento, il prezzo del venduto, che i figli di Israele avevano mercanteggiato,10e li diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore.'

11Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore l'interrogò dicendo: "Sei tu il re dei Giudei?". Gesù rispose "Tu lo dici".12E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non rispondeva nulla.13Allora Pilato gli disse: "Non senti quante cose attestano contro di te?".14Ma Gesù non gli rispose neanche una parola, con grande meraviglia del governatore.
15Il governatore era solito, per ciascuna festa di Pasqua, rilasciare al popolo un prigioniero, a loro scelta.16Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, detto Barabba.17Mentre quindi si trovavano riuniti, Pilato disse loro: "Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?".18Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.
19Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: "Non avere a che fare con quel giusto; perché oggi fui molto turbata in sogno, per causa sua".20Ma i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesù.21Allora il governatore domandò: "Chi dei due volete che vi rilasci?". Quelli risposero: "Barabba!".22Disse loro Pilato: "Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?". Tutti gli risposero: "Sia crocifisso!".23Ed egli aggiunse: "Ma che male ha fatto?". Essi allora urlarono: "Sia crocifisso!".
24Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell'acqua, si lavò le mani davanti alla folla: "Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!".25E tutto il popolo rispose: "Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli".26Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso.

27Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte.28Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto29e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: "Salve, re dei Giudei!".30E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo.31Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo.

32Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui.33Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio,34gli 'diedero da bere vino' mescolato con 'fiele'; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere.35Dopo averlo quindi crocifisso, 'si spartirono le' sue 'vesti tirandole a sorte'.36E sedutisi, gli facevano la guardia.37Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: "'Questi è Gesù, il re dei Giudei'".
38Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.

39E quelli che passavano di là lo insultavano 'scuotendo il capo' e dicendo:40"Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!".41Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano:42"Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. È il re d'Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo.43'Ha confidato in Dio; lo liberi lui' ora, 'se gli vuol bene'. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!".44Anche i ladroni crocifissi con lui lo oltraggiavano allo stesso modo.

45Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra.46Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: "'Elì, Elì, lemà sabactàni?'", che significa: "'Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?'".47Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: "Costui chiama Elia".48E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala 'di aceto', la fissò su una canna e così gli 'dava da bere'.49Gli altri dicevano: "Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!".50E Gesù, emesso un alto grido, spirò.
51Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono,52i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono.53E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti.54Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: "Davvero costui era Figlio di Dio!".
55C'erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo.56Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.

57Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatéa, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù.58Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato.59Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo60e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò.61Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l'altra Maria.

62Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo:63"Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò.64Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: È risuscitato dai morti. Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima!".65Pilato disse loro: "Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete".66Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia.


Secondo libro dei Maccabei 6

1Non molto tempo dopo, il re inviò un vecchio ateniese per costringere i Giudei ad allontanarsi dalle patrie leggi e a non governarsi più secondo le leggi divine,2inoltre per profanare il tempio di Gerusalemme e dedicare questo a Giove Olimpio e quello sul Garizim invece a Giove Ospitale, come si confaceva agli abitanti del luogo.3Grave e intollerabile per tutti era il dilagare del male.4Il tempio infatti fu pieno di dissolutezze e gozzoviglie da parte dei pagani, che gavazzavano con le prostitute ed entro i sacri portici si univano a donne e vi introducevano le cose più sconvenienti.5L'altare era colmo di cose detestabili, vietate dalle leggi.6Non era più possibile né osservare il sabato, né celebrare le feste tradizionali, né fare aperta professione di giudaismo.7Si era trascinati con aspra violenza ogni mese nel giorno natalizio del re ad assistere al sacrificio; quando ricorrevano le feste dionisiache, si era costretti a sfilare coronati di edera in onore di Dioniso.8Fu emanato poi un decreto diretto alle vicine città ellenistiche, per iniziativa dei cittadini di Tolemàide, perché anch'esse seguissero le stesse disposizioni contro i Giudei, li costringessero a mangiare le carni dei sacrifici9e mettessero a morte quanti non accettavano di partecipare alle usanze greche. Si poteva allora capire quale tribolazione incombesse.10Furono denunziate, per esempio, due donne che avevano circonciso i figli: appesero i loro bambini alle loro mammelle e dopo averle condotte in giro pubblicamente per la città, le precipitarono dalle mura.11Altri che si erano raccolti insieme nelle vicine caverne per celebrare il sabato, denunciati a Filippo, vi furono bruciati dentro, perché essi avevano ripugnanza a difendersi per il rispetto a quel giorno santissimo.
12Io prego coloro che avranno in mano questo libro di non turbarsi per queste disgrazie e di considerare che i castighi non vengono per la distruzione ma per la correzione del nostro popolo.13E veramente il fatto che agli empi è data libertà per poco tempo, e subito incappano nei castighi, è segno di grande benevolenza.14Poiché il Signore non si propone di agire con noi come fa con gli altri popoli, attendendo pazientemente il tempo di punirli, quando siano giunti al colmo dei loro peccati;15e questo per non dovere alla fine punirci quando fossimo giunti all'estremo delle nostre colpe.16Perciò egli non ci toglie mai la sua misericordia, ma, correggendoci con le sventure, non abbandona il suo popolo.17Questo sia detto come verità da ricordare. Dopo questa breve parentesi torniamo alla narrazione.
18Un tale Eleàzaro, uno degli scribi più stimati, uomo già avanti negli anni e molto dignitoso nell'aspetto della persona, veniva costretto ad aprire la bocca e ad ingoiare carne suina.19Ma egli, preferendo una morte gloriosa a una vita ignominiosa, s'incamminò volontariamente al supplizio,20sputando il boccone e comportandosi come conviene a coloro che sono pronti ad allontanarsi da quanto non è lecito gustare per brama di sopravvivere.21Coloro che erano incaricati dell'illecito banchetto sacrificale, in nome della familiarità di antica data che avevano con quest'uomo, lo tirarono in disparte e lo pregarono di prendere la carne di cui era lecito cibarsi, preparata da lui stesso, e fingere di mangiare la porzione delle carni sacrificate imposta dal re,22perché, agendo a questo modo, avrebbe sfuggito la morte e approfittato di questo atto di clemenza in nome dell'antica amicizia che aveva con loro.23Ma egli, facendo un nobile ragionamento, degno della sua età e del prestigio della vecchiaia a cui si aggiungeva la veneranda canizie, e della condotta irreprensibile tenuta fin da fanciullo, e degno specialmente delle sante leggi stabilite da Dio, rispose subito dicendo che lo mandassero alla morte.24"Non è affatto degno della nostra età fingere con il pericolo che molti giovani, pensando che a novant'anni Eleàzaro sia passato agli usi stranieri,25a loro volta, per colpa della mia finzione, durante pochi e brevissimi giorni di vita, si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia.26Infatti anche se ora mi sottraessi al castigo degli uomini, non potrei sfuggire né da vivo né da morto alle mani dell'Onnipotente.27Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età28e lascerò ai giovani nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte prontamente e generosamente per le sante e venerande leggi". Dette queste parole, si avviò prontamente al supplizio.29Quelli che ve lo trascinavano, cambiarono la benevolenza di poco prima in avversione, ritenendo a loro parere che le parole da lui prima pronunziate fossero una pazzia.30Mentre stava per morire sotto i colpi, disse tra i gemiti: "Il Signore, cui appartiene la sacra scienza, sa bene che, potendo sfuggire alla morte, soffro nel corpo atroci dolori sotto i flagelli, ma nell'anima sopporto volentieri tutto questo per il timore di lui".31In tal modo egli morì, lasciando non solo ai giovani ma alla grande maggioranza del popolo la sua morte come esempio di generosità e ricordo di fortezza.


Salmi 87

1'Dei figli di Core. Salmo. Canto.'

Le sue fondamenta sono sui monti santi;
2il Signore ama le porte di Sion
più di tutte le dimore di Giacobbe.
3Di te si dicono cose stupende,
città di Dio.
4Ricorderò Raab e Babilonia fra quelli che mi conoscono;
ecco, Palestina, Tiro ed Etiopia:
tutti là sono nati.
5Si dirà di Sion: "L'uno e l'altro è nato in essa
e l'Altissimo la tiene salda".

6Il Signore scriverà nel libro dei popoli:
"Là costui è nato".
7E danzando canteranno:
"Sono in te tutte le mie sorgenti".


Salmi 141

1'Salmo. Di Davide.'

Signore, a te grido, accorri in mio aiuto;
ascolta la mia voce quando t'invoco.
2Come incenso salga a te la mia preghiera,
le mie mani alzate come sacrificio della sera.

3Poni, Signore, una custodia alla mia bocca,
sorveglia la porta delle mie labbra.
4Non lasciare che il mio cuore si pieghi al male
e compia azioni inique con i peccatori:
che io non gusti i loro cibi deliziosi.
5Mi percuota il giusto e il fedele mi rimproveri,
ma l'olio dell'empio non profumi il mio capo;
tra le loro malvagità continui la mia preghiera.

6Dalla rupe furono gettati i loro capi,
che da me avevano udito dolci parole.
7Come si fende e si apre la terra,
le loro ossa furono disperse alla bocca degli inferi.

8A te, Signore mio Dio, sono rivolti i miei occhi;
in te mi rifugio, proteggi la mia vita.
9Preservami dal laccio che mi tendono,
dagli agguati dei malfattori.
10Gli empi cadono insieme nelle loro reti,
ma io passerò oltre incolume.


Isaia 11

1Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,
un virgulto germoglierà dalle sue radici.
2Su di lui si poserà lo spirito del Signore,
spirito di sapienza e di intelligenza,
spirito di consiglio e di fortezza,
spirito di conoscenza e di timore del Signore.
3Si compiacerà del timore del Signore.
Non giudicherà secondo le apparenze
e non prenderà decisioni per sentito dire;
4ma giudicherà con giustizia i miseri
e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese.
La sua parola sarà una verga che percuoterà il violento;
con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio.
5Fascia dei suoi lombi sarà la giustizia,
cintura dei suoi fianchi la fedeltà.
6Il lupo dimorerà insieme con l'agnello,
la pantera si sdraierà accanto al capretto;
il vitello e il leoncello pascoleranno insieme
e un fanciullo li guiderà.
7La vacca e l'orsa pascoleranno insieme;
si sdraieranno insieme i loro piccoli.
Il leone si ciberà di paglia, come il bue.
8Il lattante si trastullerà sulla buca dell'aspide;
il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi.
9Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno
in tutto il mio santo monte,
perché la saggezza del Signore riempirà il paese
come le acque ricoprono il mare.

10In quel giorno
la radice di Iesse si leverà a vessillo per i popoli,
le genti la cercheranno con ansia,
la sua dimora sarà gloriosa.
11In quel giorno il Signore stenderà di nuovo la mano
per riscattare il resto del suo popolo
superstite dall'Assiria e dall'Egitto,
da Patròs, dall'Etiopia e dall'Elam,
da Sènnaar e da Amat e dalle isole del mare.
12Egli alzerà un vessillo per le nazioni
e raccoglierà gli espulsi di Israele;
radunerà i dispersi di Giuda
dai quattro angoli della terra.
13Cesserà la gelosia di Èfraim
e gli avversari di Giuda saranno sterminati;
Èfraim non invidierà più Giuda
e Giuda non osteggerà più Èfraim.
14Voleranno verso occidente contro i Filistei,
saccheggeranno insieme le tribù dell'oriente,
stenderanno le mani su Edom e su Moab
e gli Ammoniti saranno loro sudditi.
15Il Signore prosciugherà il golfo del mare d'Egitto
e stenderà la mano contro il fiume
con la potenza del suo soffio,e lo dividerà in sette bracci
così che si possa attraversare con i sandali.
16Si formerà una strada per il resto del suo popolo
che sarà superstite dall'Assiria,
come ce ne fu una per Israele
quando uscì dal paese d'Egitto.


Apocalisse 2

1All'angelo della Chiesa di Èfeso scrivi:
Così parla Colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d'oro:2Conosco le tue opere, la tua fatica e la tua costanza, per cui non puoi sopportare i cattivi; li hai messi alla prova - quelli che si dicono apostoli e non lo sono - e li hai trovati bugiardi.3Sei costante e hai molto sopportato per il mio nome, senza stancarti.4Ho però da rimproverarti che hai abbandonato il tuo amore di prima.5Ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti e compi le opere di prima. Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto.6Tuttavia hai questo di buono, che detesti le opere dei Nicolaìti, che anch'io detesto.
7Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Al vincitore darò da mangiare dell'albero della vita, che sta nel paradiso di Dio.

8All'angelo della Chiesa di Smirne scrivi:
Così parla il Primo e l'Ultimo, che era morto ed è tornato alla vita:9Conosco la tua tribolazione, la tua povertà - tuttavia sei ricco - e la calunnia da parte di quelli che si proclamano Giudei e non lo sono, ma appartengono alla sinagoga di satana.10Non temere ciò che stai per soffrire: ecco, il diavolo sta per gettare alcuni di voi in carcere, per mettervi alla prova e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita.
11Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Il vincitore non sarà colpito dalla seconda morte.

12All'angelo della Chiesa di Pèrgamo scrivi:
Così parla Colui che ha la spada affilata a due tagli:13So che abiti dove satana ha il suo trono; tuttavia tu tieni saldo il mio nome e non hai rinnegato la mia fede neppure al tempo in cui Antìpa, il mio fedele testimone, fu messo a morte nella vostra città, dimora di satana.14Ma ho da rimproverarti alcune cose: hai presso di te seguaci della dottrina di Balaàm, il quale insegnava a Balak a provocare la caduta dei figli d'Israele, spingendoli a mangiare carni immolate agli idoli e ad abbandonarsi alla fornicazione.15Così pure hai di quelli che seguono la dottrina dei Nicolaìti.16Ravvediti dunque; altrimenti verrò presto da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca.
17Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Al vincitore darò la manna nascosta e una pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all'infuori di chi la riceve.

18All'angelo della Chiesa di Tiàtira scrivi:
Così parla il Figlio di Dio, Colui che ha 'gli occhi' fiammeggianti come 'fuoco e i piedi simili a bronzo splendente'.19Conosco le tue opere, la carità, la fede, il servizio e la costanza e so che le tue ultime opere sono migliori delle prime.20Ma ho da rimproverarti che lasci fare a Iezabèle, la donna che si spaccia per profetessa e insegna e seduce i miei servi inducendoli a darsi alla fornicazione e a mangiare carni immolate agli idoli.21Io le ho dato tempo per ravvedersi, ma essa non si vuol ravvedere dalla sua dissolutezza.22Ebbene, io getterò lei in un letto di dolore e coloro che commettono adulterio con lei in una grande tribolazione, se non si ravvederanno dalle opere che ha loro insegnato.23Colpirò a morte i suoi figli e tutte le Chiese sapranno che io sono Colui che scruta gli affetti e i pensieri degli uomini, e darò a ciascuno di voi secondo le proprie opere.24A voi di Tiàtira invece che non seguite questa dottrina, che non avete conosciuto le profondità di satana - come le chiamano - non imporrò altri pesi;25ma quello che possedete tenetelo saldo fino al mio ritorno.26Al vincitore che persevera sino alla fine nelle mie opere,

darò autorità sopra 'le nazioni;'
27'le pascolerà con bastone di ferro
e le frantumerà come vasi di terracotta',

28con la stessa autorità che a me fu data dal Padre mio e darò a lui la stella del mattino.29Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese.


Capitolo VIII: L’offerta di Cristo sulla croce e la donazione di noi stessi

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Parola del Diletto

Con le braccia stese sulla croce, tutto nudo il corpo, io offersi liberamente me stesso a Dio Padre, per i tuoi peccati, cosicché nulla fosse in me che non si trasformasse in sacrificio, per placare Iddio. Allo stesso modo anche tu devi offrire a me volontariamente te stesso, con tutte le tue forze e con tutto il tuo slancio, dal più profondo del cuore, in oblazione pura e santa. Che cosa posso io desiderare da te più di questo, che tu cerchi di offrirti a me interamente? Qualunque cosa tu mi dia, fuor che te stesso, l'ho per un nulla, perché io non cerco il tuo dono, ma te. Come non ti basterebbe avere tutto, all'infuori di me, così neppure a me potrebbe piacere qualunque cosa tu mi dessi, senza l'offerta di te. Offriti a me; da te stesso totalmente a Dio: così l'oblazione sarà gradita. Ecco, io mi offersi tutto al Padre, per te; diedi persino tutto il mio corpo e il mio sangue in cibo, perché io potessi essere tutto tuo e perché tu fossi sempre con me. Se tu, invece, resterai chiuso in te, senza offrire volontariamente te stesso secondo la mia volontà, l'offerta non sarebbe piena e la nostra unione non sarebbe perfetta. Perché, se vuoi giungere alla vera libertà e avere la mia grazia, ogni tuo atto deve essere preceduto dalla piena offerta di te stesso nelle mani di Dio. Proprio per questo sono così pochi coloro che raggiungono la luce e l'interiore libertà, perché non sanno rinnegare totalmente se stessi. Immutabili sono le mie parole: se uno non avrà rinunciato a "tutto, non potrà essere mio discepolo" (Lc 14,33). Tu, dunque, se vuoi essere mio discepolo, offriti a me con tutto il cuore.


DISCORSO 70 DI NUOVO SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MT 11, 28-30: "VENITE A ME, VOI TUTTI CHE SIETE AFFATICATI E OPPRESSI" ECC.

Discorsi - Sant'Agostino

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Il giogo di Cristo.

1. A molti pare strano, fratelli miei, quando sentono il Signore che dice: Venite da me, voi tutti che siete stanchi e oppressi e io vi darò riposo. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete riposo per le anime vostre. Poiché il mio giogo è soave e il mio peso è leggero 1. Essi considerano che coloro che hanno coraggiosamente sottoposto a questo giogo il collo e hanno preso quel carico sulle spalle con perfetta docilità, sono agitati e travagliati da sì grandi difficoltà di questo mondo che pare siano stati invitati a passare non dalle fatiche al riposo, ma dal riposo alla fatica. L'Apostolo infatti afferma: Coloro i quali vogliono rimanere fedeli e vivere uniti a Cristo, saranno perseguitati 2. Orbene, qualcuno dice: "In qual modo è soave il giogo e leggero il carico, dal momento che portare il giogo e il carico non è altro che vivere fedeli al Cristo?". E come mai è detto: Venite da me tutti voi che siete stanchi e oppressi e io vi farò riposare, e non è detto piuttosto: "Venite, voi che siete disoccupati, a lavorare"? Infatti trovò anche dei disoccupati e li condusse [a lavorare] nella vigna perché sopportassero la calura del giorno 3. Eppure, sotto quel giogo soave e quel carico leggero, sentiamo che l'Apostolo dice: In ogni circostanza ci presentiamo come ministri di Dio con molta pazienza nelle sofferenze, nelle difficoltà e nelle angosce, nelle percosse, ecc. 4. E in un altro passo della stessa lettera sentiamo che dice: Dai giudei ho ricevuto cinque volte quaranta frustate meno una. Tre volte sono stato percosso con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio; ho trascorso un giorno e una notte in alto mare 5, e tutti gli altri pericoli che si possono contare ma non si possono sopportare se non con l'aiuto dello Spirito Santo.

Come mai è soave il giogo di Cristo.

2. Tutte queste avversità e pene ch'egli ha ricordato, le sopportava dunque di frequente e in gran numero; egli però era assistito dallo Spirito Santo, il quale, mentre l'uomo esteriore si corrompeva, rinnovava di giorno in giorno l'uomo interiore 6, gli faceva gustare nel riposo spirituale l'abbondanza delle delizie divine e con la speranza della beatitudine futura leniva tutti i disagi e alleviava tutti i pesi del presente. Ecco quant'era soave il giogo di Cristo e quanto leggero il peso ch'egli portava, fino al punto che chiamava lieve sofferenza tutte le avversità e tutte le terribili prove enumerate poco prima, di cui inorridisce chiunque le sente raccontare. Egli mirava con gli occhi interiori, illuminati dalla fede, come metta conto comprare con le pene temporali la vita futura per non soffrire i dolori eterni degli empi e, liberi da ogni affanno, godere la felicità eterna dei giusti. Gli uomini si lasciano tagliare e bruciare un membro pur di allontanare a prezzo di dolori più acuti non già i dolori eterni, ma le sofferenze un po' prolungate d'una piaga. Per arrivare alla fine di questa vita a godere d'un riposo incerto e malfermo, il sol dato esaurisce le sue forze in guerre quanto mai crudeli ed orrende, vivendo forse senza pace e negli affanni più anni di quelli ch'egli potrà passare nella pace e nella tranquillità. Quante sofferenze a causa di tempeste e burrasche dell'orrenda e tremenda inclemenza del clima e del mare devono sopportare i mercanti per acquistare ricchezze gonfie solo di vento e piene di pericoli e tempeste maggiori di quelle a prezzo delle quali furono acquistate! Quali pene per la calura, per il freddo, quali pericoli da parte dei cavalli, delle fosse, dei precipizi, dei fiumi, delle belve, sopportano i cacciatori! Quanto penano per le angustie della fame e della sete, come sopportano di nutrirsi e dissetarsi con cibi grossolani e spregevoli ed in piccola quantità, pur di prendere un animale! E talora non sono utili alla tavola neppure le carni della stessa bestia, per catturar la quale sopportano queste fatiche così gravi. Del resto, anche se viene preso un cinghiale o un cervo, il cacciatore sente più il piacere d'aver catturato quella selvaggina che non il gusto di mangiarla quando è cotta. A quanti tormenti di battiture quasi quotidiane viene sottoposta la tenera età dei ragazzi! Anche nelle scuole, da quante molestie di veglie e di privazioni sono straziati, non perché imparino la saggezza, ma perché imparino l'aritmetica, le lettere e le faconde falsità dell'eloquenza, per acquistare le ricchezze e le cariche che solleticano la vanità!.

L'amore rende dolce ogni fatica.

3. A proposito di queste soddisfazioni si deve dire che in genere coloro che non le amano soffrono le medesime pene. Coloro invece che le amano, le soffrono ugualmente, è vero, ma non sembra loro di sopportare pene opprimenti. L'amore, in effetti, rende assolutamente facili e riduce quasi a nulla le cose più spaventose ed orrende. Quanto dunque la carità rende più sicuro e più facile il cammino verso l'acquisto della vera felicità, mentre la cupidigia, per quanto lo può, rende facile il cammino alla miseria! Quanto facilmente si sopporta qualsiasi avversità temporale per evitare l'eterno castigo e acquistare l'eterno riposo! Non a torto l'Apostolo, strumento scelto da Dio, con gran gioia disse: Le sofferenze del tempo presente non hanno assolutamente un valore proporzionato alla gloria che si manifesterà in noi 7. Ecco perché ciò rende soave il giogo e leggero il peso. E anche se esso è difficile da portare per i pochi che lo scelgono, è facile per tutti quelli che amano. Dice il Salmista: A causa delle parole delle tue labbra ho battuto vie faticose 8. Ma le cose che sono aspre per coloro che provano affanno, si addolciscono per quelli che amano. Per un disegno della divina bontà è quindi avvenuto che l'uomo interiore, che si rinnova di giorno in giorno 9, non vivesse più sotto la Legge, ma ormai sotto la grazia, liberato dal peso d'innumerevoli osservanze, ch'erano davvero un giogo gravoso, ma giustamente imposto a quelle dure cervici 10; e in virtù della gioia interiore e grazie alla facilità proveniente da una sincera fede, da una ferma speranza e da una santa carità, divenisse leggera ogni difficoltà apportata dal principe [di questo mondo] ch'è stato buttato fuori 11. Niente infatti è tanto facile alla buona volontà quanto essa a se stessa; e a Dio ciò è sufficiente. Per quanto possano essere crudeli le persecuzioni di questo mondo, non v'è nulla di più vero di quello che gli angeli proclamarono alla nascita del Signore: Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà 12, poiché soave è il giogo e lieve il carico di Colui ch'era nato. Inoltre, come dice l'Apostolo: Fedele è Dio, il quale non permetterà che siamo tentati al di là della nostra possibilità di resistere, ma con la tentazione darà anche il mezzo per sopportarla 13.

 

1 - Mt 11, 28-30.

2 - 2 Tm 3, 12.

3 - Cf. Mt 20, 3-7.

4 - 2 Cor 6, 4.

5 - 2 Cor 11, 24-25.

6 - Cf. 2 Cor 4, 16.

7 - Rm 8, 18.

8 - Sal 16, 4.

9 - Cf. 2 Cor 4, 16.

10 - Cf. Rm 6, 14.

11 - Gv 12, 13.

12 - Lc 2, 14.

13 - 1 Cor 10, 13.


Capitolo XV: Maria è benedetta con le sette virtù contrarie ai sette vizi capitali.

Lo specchio della Beata Vergine Maria - Beato Corrado di Sassonia

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Benedetta tu fra le donne. Parliamo ancora della benedizione della nostra Vergine benedetta, ancora ascoltiamone. Felice Maria benedetta, infelice ogni anima maledetta, maledetti tutti coloro ai quali verrà detto: Via da me maledetti nel fuoco eterno. Maledetta di certo ogni anima viziosa, benedetta invece tu. Maria virtuosa. Il mondo incorse nella maledizione per i sette vizi capitali, Maria ottenne la benedizione per le virtù a quelli contrarie. Benedetta dunque tu fra le donne, o Maria, si benedetta per 1’umiltà contro la superbia, benedetta per la carità contro l'invidia, benedetta per la mitezza contro l’ira, benedetta per la diligenza contro l’accidia, benedetta per la liberalità contro l’avarizia, benedetta per la sobrietà contro la gola, benedetta per la castità contro la lussuria.
In 1° luogo, ascoltiamo, o carissimi, come Maria sia benedetta per l’umiltà centro la superbia. I superbi sono maledetti, come sta scritto : Rimproverasti i superbi, maledetti quelli che si allontanano dai tuoi precetti (Psalm. 118, 21). Contro questa maledizione della superbia Maria ottenne la benedizione dell’umiltà ; onde ella può venire raffigurata per quella valle della quale nel 20° capo del secondo dei Paralipomeni è detto : Chiamarono quel luogo valle di benedizione. Se ogni umile è come la valle di Dio, giusta il detto di Isaia (Cap. 40. 4) : Ogni valle verrà esaltata, quanto più lo fu Maria, che fa sì profonda per umiltà ! Che meraviglia che essa fosse la valle delle valli, se fu la più umile fra gli umili ? O con quante benedizioni fu esaltata questa valle benedetta per la sua umiltà tanto profonda, tanto utile, tanto grande ! Onde S. Agostino dice (Serm. 208. append. n. 10) : " O veramente beata l'umiltà di Maria che agli uomini partorì Iddio, ai mortali la vita, rinnovò il cielo, purificò il mondo, aprì il Paradiso e liberò dall’inferno le anime umane ! " — La valle quanto è più bassa tanto maggiori acque riceve ; così pure è Maria in quanto alle grazie. La valle inoltre riceve le irrorazioni delle acque quando di sopra quando di sotto : di sopra per le piogge scorrenti dal monte, di sotto per le acque sorgenti dal fonte.
Similmente l’umile Maria fu irrorata come dall’alto e dal basso, come dal monte e dal fonte quando le fu infusa tanta benedizione di grazie dalla divina ed umana natura del suo Figlio. È questa proprio la benedizione di cui leggesi nel capo 1° dei Giudici che mentre Assa chiedeva al suo padre : Dammi la benedizione, il padre suo le donò una terra che si innaffiava superiormente e inferiormente. Essa è il tipo di Maria che ricevé dal Padre celeste una irrorante benedizione ; a lei infatti il Padre donò una benedizione irrorante dall'alto nella divinità di Cristo, dal basso nell’umanità di Cristo ; parimente, superiore nella mente, inferiore nel seno. Similmente superiore nella carità di Dio, inferiore nella carità del prossimo, superiore nella contemplazione, inferiore nell'azione. Ancora, il suo Padre celeste le donò una benedizione di ineffabile irrorazione dall'alto nel cielo, dal basso nella terra affinché possedendo in cielo una benedizione di gloria e in terra una benedizione di grazia, fosse benedetta tanto in cielo che in terra, secondo ciò che asserisce S. Bernardo dicendo (Homil, 3 super Missus, n. 6): "Ricordati, o Maria; che la maledizione della croce sopportò Cristo che te sua Madre benedì in cielo. E tu giustamente sarai chiamata e in cielo dagli angeli benedetta, e in terra da tutte le generazioni beata ".
In 2° luogo ascoltiamo, o carissimi come Maria sia benedetta per la carità contro l’invidia. Gli invidiosi sono maledetti, come dell'invidioso Caino dicesi nel 4° del Genesi ; " Sarai maledetto sulla terra che apri la sua bocca e ricevé il sangue del tuo fratello dalla tua mano. Contro questa maledizione dell'invidia Maria ottenne la carità della benedizione ; onde può esser raffigurata giustamente per Sara, della quale il Signore disse nel 17° capo del Genesi : " La benedirò e da lei ti darò un figlio al quale pur benedirò. Sara viene interpretata " tizzo " (Hieron. de Nom. Hebreor. [losue].). Ciò ben conviene a Maria che come un tizzo è infuocata dalla fiamma della carità. Per questo anch’essa è bene raffigurata per il rogo ardente, per cui a ciascun fedele si concede la benedizione della grazia ; onde nel 33° del Deuteronomio si dice : La benedizione di colui che apparve nel rovo venga sopra il capo di Giuseppe. Giuseppe è interpretato (Hieron. loc. cit. [Gen]) " aumento " e raffigura ogni fedele aumentato dalla divina grazia. Benedetto il rovo e benedetto colui che per l'incarnazione apparve nel rovo, per cui venne nel capo dei fedeli tanta benedizione ! E veramente benedetto il tizzo che produce una fiamma sì benedetta ! benedetta Maria che genera una prole tanto benedetta ! Da lei, dice il Signora, ti darò un figlio a cui benedirò. Considera dunque quanta carità verso Dio avrà Maria che ha per suo Figlio corporalmente il Figlio stesso di Dio ! Considera pure quanta carità verso il prossimo avrà, quando ogni buon prossimo è suo figlio spiritualmente ; se poi siamo suoi figli, dunque siamo anche fratelli del Figlio suo. E perciò dice bene Anselmo di questa Madre (Orat. 52. circa medium) " O benedetta ed esaltata non per te sola ma pure per noi, quant'è grande ed amabile ciò che vedo venire a noi per te, ciò che vedo giubilando; ciò che giubilando non oso dire? Poiché se tu, o Signora, sei la Madre di Dio, non sono anche gli altri tuoi figli fratelli di Dio ? "
In 3° luogo, o carissimi, ascoltiamo come Maria sia benedetta per la mitezza e la mansuetudine contro l’ira. Gli iracondi sono maledetti, come è scritto nel 49° del Genesi : " Maledetta l'ira di costoro perché pertinace, e il loro sdegno perché aspro.. Contro questa maledizione dell'ira Maria ottenne la benedizione della mansuetudine. La cui mansuetudine in realtà fu tanta che non solo Maria fu priva di ira propria, ma cangiò in mansuetudine la stessa ira di Dio ; onde ella è giustamente raffigurata per quell’Abigail a cui David nel 25° del 1° dei Re disse : Benedetta la tua eloquenza e benedetta tu che mi hai impedito di andare oggi al sangue e di farmi giustizia con la mia stessa mano. Questo è proprio dei mansueti placare l’ira degli offesi, giusta il detto del 15° capo dei Proverbi : La risposta mite tronca l’ira. La mansueta , Abigail è figura della mite Maria. Vuoi sapere quanto mite fosse Maria? Ascolta S. Bernardo (Serm. in Dom. infr. Oct.. Aasunt. B. M. V. n. 2) : " Ripassa, dice, con maggior attenzione tutta la serie della storia evangelica, e se troverai per caso una parola pungente o aspra detta da Maria, abbila di certo come sospetta e non osare crederla. Che se invece tutte le cose che appartengono a lei le troverai ripiene di pietà e di grazia, ripiene di mansuetudine e di misericordia, ringrazia colui che ti provvide con benignissima misericordia di tale mediatrice in cui niente può essere di sospetto ". David è figura di Cristo che è ammansito e placato dalla mitissima Maria perché non si vendichi del peccatore con la morte eterna. Ogni anima dunque soggetta alla morte eterna non cessi di anelare a tanta mansuetudine di Maria per cui essa è meritamente benedetta. Dica dunque ogni anima moribonda, dica con Anselmo così (Orat. 50) : " O benedetta sopra le donne, o tu che superi gli angeli in purezza, e i santi in pietà, la mia anima moribonda anela allo sguardo di tanta benignità, ma arrossisce alla vista di tanto candore “.
In 4° luogo ascoltiamo, o carissimi, come sia benedetta Maria per la diligenza contro l'accidia. I pigri sono maledetti perché non fanno diligentemente e fedelmente le opere di Dio; onde nel 48° capo di Geremia si dice: Maledetto chi fa l’opera di Dio con negligenza. Contro la maledizione della pigrizia Maria ottenne la benedizione della severità. Ella infatti può raffigurarsi per quella Giaele che con un chiodo uccise Sisara, onde dicesi nel 5° capo dei Giudici : Benedetta fra le donne Giaele ecc. Giaele viene interpretata " ascendente " (Origen. Homil. 5super Indic. n. 5), ciò che conviene a Maria che non come gli accidiosi discese, ma sempre ascese diligentemente di virtù in virtù, dalle inferiori alle superiori, giusta il detto del capo 3° della Cantica : Chi è colei che ascende per il deserto come una verghetta di fumo ? Che cosa fa questa benedetta Giaele ? Di certo con un chiodo della tenda uccise Sisara ; Sisara si interpreta " esclusione dal gaudio " ed è esatta figura del diavolo che escluso dal gaudio celeste, si affretta ad escluderne anche gli altri, anzi ohimè! tutti noi egli aveva escluso per mezzo della madre del genere umano, la maledizione della cui esclusione fu tolta dalla benedetta madre del Salvatore ; onde il sacerdote Beda Venerabile ben dice (Homil. in Solem. Deiparae Visitat ante medium) : " Benedetta tu fra le donne per il cui parto verginale fu tolta la maledizione della prima madre contro i nati di donna ! " Ma che cosa raffigura il chiodo col quale viene traforato il capo di Sisara? Che è questo chiodo se non il rigore della disciplina ? Che cos'è infatti il rigore della disciplina per gli accidiosi se non un chiodo negli occhi ? Sì, il rigore della disciplina è chiodo che punge acutissimamente il demonio, chiodo che Io configge fermissimamente. Si, la benedetta Giade confisse il capo di Sisara con chiodo acuto, quando Maria benedetta estinse in sé la potenza di Satana coll’acutezza della disciplina. Benedetta dunque fra le donne Giaele, benedetta fra le donne Maria. Tra quali donne? Ascolta Beda che lo dice (Ibid. paulo ante): " Non solo benedetta tu fra le donne, ma fra le donne benedette in special modo insigne per una maggiore benedizione ".
In 5° luogo ascoltiamo, o carissimi, come sia benedetta Maria per la liberalità contro l’avarizia. Gli avari sono maledetti, come si dice nel 2° capo della seconda lettera di Pietro: Coloro che hanno il cuore tormentato dall’avarizia, figli di maledizione. Contro questa maledizione dell'avarizia Maria meritò la benedizione della generosità e della profusione. Essa infatti come una vera fontana fu sempre diffusiva, sempre abbondante e perciò veramente benedetta, giusta il detto del capo 5° dei Proverbi: Sia benedetta la tua vena. Nelle cose temporali questa vena — Maria — in più che generosa perché generosamente e perfettamente tutto disprezzò ; onde secondo l’esposizione di Aimone (Comment. in Apocal. c. 12) " la Beata Madre di Dio tenne sotto i piedi la luna (Serm. 2 de Advent. Dom. n. 5) perché disprezzò tutte le cose temporali ". O quante grazie per questa vena discesero agli uomini ! Sia dunque, o santa Chiesa, benedetta la tua vena per la quale a te affluiscono tanti beni ! Veramente vena nobile, vena ripiena di Spirito Santo, vena della fonte di vita, vena della nostra salute è Maria. Infatti per questa vena il fonte della vita venne a noi, e per questa anche noi giungiamo al fonte della vita. Gesù Cristo, e perciò veramente è benedetta ; onde S. Bernardo dice (Gen. 3, 6, 16 et segg.) : “ Per te abbiamo adito al Figlio, o benedetta trovatrice della grazia, genitrice della vita, madre della salute, talché per te ci riceva colui che per te ci fu dato ".
In 6° luogo ascoltiamo, o carissimi. come benedetta sia Maria per la sobrietà contro la gola. I golosi sono maledetti, come è chiaro per la gola dei primi parenti (Gen. III, 6, 16 et seg), per la quale ed essi e tutto il genere umano incorsero nella maledizione. Contro questa maledizione della gola Maria ottenne la benedizione dell’astinenza e di ogni temperanza. Meritamente infatti contro le maledizioni della gola nel paradiso materiale abbondarono le benedizioni della temperanza nel paradiso spirituale, giusta il detto del 40° dell'Ecclesiastico: La grazia come un paradiso di benedizioni. Tanta abbondanza di grazie ridondò in Maria, che la stessa graziosa Vergine può dirsi in certo modo una grazia. Questa grazia poi, cioè la graziosissima Vergine Maria, fu come un paradiso di benedizioni ; come infatti nel paradiso materiale la gola di Eva meritò le maledizioni delle pene, così nel paradiso
spirituale la temperanza di Maria meritò le benedizioni delle grazie. Onde Agostino dice "La maledizione di Eva si cambia nella benedizione di Maria ". Come poi la gola di Eva incorse nella maledizione non solo nell'anima ma anche nel corpo, non solo nella maledizione spirituale ma anche nella corporale, così la temperanza di Maria ottenne la benedizione e nell'anima e nel corpo, non solo la benedizione spirituale ma anche la corporale. Poiché la maledizione di Eva golosa fu partorire con dolore, la benedizione di Maria temperante fu partorire senza dolore, testimoniandolo S. Bernardo che dice (Homil. 3 super missus n. 7) : " Benedetta tu fra le donne perché evadesti quella generale maledizione per cui fu detto (Genes. 3. 16) : Nel dolore partorirai i figli ; ed anche quella per cui fu soggiunto (Exod. 23. 26 ; Deut. 7, 14) : Maledetta la sterile in Israele ; ed hai conseguito una cosi singolare benedizione che ne sei rimasta sterile, né hai partorito con dolore “.
In 7° luogo ascoltiamo, o carissimi, come sia benedetta Maria per la castità contro la lussuria. I lussuriosi sono maledetti com'è detto nel 27° capo del Deuteronomio : Maledetto chi dorme con la moglie del suo prossimo, e dirà tutto il popolo : Così sia. Contro questa maledizione di incontinenza Maria meritò la benedizione della continenza, come può esser raffigurato nel capo 15° di Giuditta, ove dicesi : Tutti benedirono a lei ad una voce dicendo : Tu la gloria di Gerusalemme, tu la gioia di Israele, tu il decoro del popolo nostro poiché hai agito virilmente, e fu coraggioso il tuo cuore perché hai amato la castità e nessun altro uomo dopo il tuo marito hai conosciuto. Perciò ti corroborò la mano del Signore, e sarai benedetta in eterno. In questa benedizione della casta Giuditta può esser non solo raffigurata la benedizione, di Maria ma anche con argomento " a maiori " provata. Se infatti è così benedetta una vedova casta, quanto più una vergine casta, e massimamente una tale vergine che meritò di partorire Dio e in modo da non perdere la verginità. Perciò, ben dice Beda (Homil. in solen. Deip. Salutat, ante medium) : "È incomparabilmente benedetta colei che ricevé la gloria del divino germe e conservò la corona della verginità ". È da notarsi inoltre che noi troviamo nella scrittura benedetta una coniugata, benedetta una vedova, benedetta una vergine. Una coniugata benedetta fu Sara, di cui dicesi nel 9° di Tobia : Si dica la benedizione sopra la tua moglie ; una vedova benedetta fu Giuditta, come si è detto anche nel Salmo (Psalm. 131, 15) dicesi di una vedova benedetta : Benedicendo benedirò la vedova di lui.
Benedetta dunque colei che amò la castità coniugale, ancor più colei che amò la castità vedovile, benedetta al massimo colei che amò la castità verginale. Benedetta di certo colei, che con Sara e Susanna fu una casta coniugata, ancor più benedetta colei che fu con Giuditta ed Anna una casta vedova, benedetta al massimo colei che con Maria fu una casta vergine. Per questo ben dice S. Agostino (Serm. 194. Append. n. 3) : " La bontà di Susanna lodiamola nella coniugale castità, ma anteponiamole pure la bontà della vedova Anna e molto più della Vergine Maria ". È veramente degno e giusto questo che cioè sia benedetta quella che col suo marito non conobbe altro uomo ; è giusto che più benedetta sia quella che non conobbe altro uomo né contemporaneamente né posteriormente al suo marito ; è giusto e degno che al massimo sia benedetta quella che non conobbe né il suo né altro uomo e tuttavia concepì un uomo tanto grande. Perciò ben dice Agostino esclamando (Serm. 194. Append. n. 3) : " O donna benedetta sopra le donne, perché non ha conosciuto affatto alcun uomo e pur racchiuse nel suo seno un uomo! "
Così dunque, o carissimi, giustamente fu benedetta per l’umiltà, per la carità, per la mitezza, per la diligenza, per la liberalità, per la sobrietà, per la castità Maria che fu in umiltà eccellentissima, in carità ricchissima, in mitezza pazientissima, in diligenza ferventissima, in liberalità generosissima, in sobrietà astinentissima, in verginità continentissima. Orsù dunque, o Maria, tanto molteplicemente benedetta, tanto felicemente sovrabbenedetta, noi ti preghiamo che per la tua benedizione noi miseri liberati da ogni maledizione tu ci renda degni della benedizione divina.


33-46 Settembre 28, 1935 L’Amore divino investe ogni atto di creatura. Come Dio in tutte le sue opere chiama tutti e fa bene a tutti. Come si forma la Vita Divina nella creatura, come si alimenta e si fa crescere.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Stavo seguendo gli atti della Divina Volontà, la quale mi trasportava in un mare di luce interminabile in cui mi faceva presente con quanto amore Dio aveva amato la creatura, è così grande, che se si potesse comprendere, le scoppierebbe il cuore di puro amore, non potendo resistere sotto alla foga, agli stratagemmi, alle industrie, alle finezze di questo Amor di Dio, ed essendo io troppo piccola, queste fiamme mi divoravano, ed il mio amato Gesù visitando la piccola anima mia, per sostenermi mi ha detto:

(2) “Figlia mia benedetta, fammi sfogare il mio Amore, ascoltami, tu devi sapere che la creatura è stata sempre con Noi nella nostra mente divina, ha tenuto sempre il suo posto nel seno del suo Creatore, e ab eterno era fregiato ciascun atto suo, pensiero, parola, opera e passo d’un nostro amore speciale. Sicché in ogni atto suo vi è la catena di tanti atti nostri d’amore, che involge l’atto, il pensiero, eccetera, della creatura, e questo nostro Amore dà vita, alimenta le ripetizioni di tutti gli atti di essa, ed oh! com’è bella nella nostra mente divina, perché essa viene formata dal soffio continuo del nostro Amore, amore voluto, non forzato, amore non di necessità, ma piuttosto virtù generativa del nostro Essere Supremo, cui genera sempre e vi mette il suo Amore continuo sopra delle sue opere, virtù del nostro Fiat Onnipotente che se non generasse nuove opere, e non tenesse l’atto continuo d’amare, si sentirebbe come soffocato nelle sue fiamme e paralizzato nel suo moto continuo. Ora, volendo uscire la creatura dal nostro seno divino, le facciamo fare la sua piccola via nel tempo, ed il nostro Amore non lascia di assalire, investire, corteggiare tutti i suoi atti col suo amore speciale, se ciò mancasse, mancherebbe la forza generativa, vivificatrice e motrice dell’essere umano. Oh! se le creature sapessero che in ogni loro pensiero corre un nostro Amore distinto, parole e opere, anche nel loro respiro e palpito, oh! come ci amerebbero e non profanerebbero con atti indegni il nostro Amore sì grande. Vedi dunque come ti ama e ti sa amare il tuo Gesù, perciò impara da Me ad amarmi. Questa è la prerogativa del nostro Amore, tutto ciò che è uscito da Noi, amarlo sempre, far sorgere da dentro il nostro Amore tutti gli atti della creatura”.

(3) Gesù ha fatto silenzio, ed io sono rimasta a pensare all’eccesso dell’amor Divino, ed il mio amato Gesù ha soggiunto:

(4) “Figlia mia, ascoltami ancora, è tanto il nostro Amore, che in ciascuna opera che facciamo chiamiamo tutti, come se fossero uno solo, per dare a ciascuno il bene dell’opera che facciamo, non operavamo da Dio se i nostri atti non avessero virtù di potersi dare a tutti, per dare il bene che essi contengono. Senti dunque, il mio Concepimento nel seno d’una Vergine fu l’opera più grande di tutta la storia del mondo; solo che il nostro Fiat volle e si incarnò, senza che nessuno ci forzasse, lo meritassero, senza aver Noi nessun bisogno, il bisogno fu il nostro Amore, e solo perché volle, fu un atto così grande che racchiudeva e abbracciava tutti e conteneva tanto amore che dà dell’incredibile, tanto, che Cieli e terra ne sono stupiti e rapiti ancora e tutti si sentirono invasi da tanto amore da poter sentire la mia Vita concepita in tutti. Vedi dunque dove il mio Amore mi porta a concepire: In ciascun anima, in ogni istante e sempre, concepito una volta concepisco sempre. Non è come se concepissi nell’Ostia consacrata, in ogni atto di creatura che mi ama e fa la mia Divina Volontà? Ora, non è tutto ancora, se il mio amore non dà in eccessi da poter dire, vedi quanto ti ho amato, non aveva più che farti e darti per amarti, non si contenta, senti dove giungo, come nel seno della Vergine Santa respiravo attraverso il suo respiro, riscaldato dal suo calore, alimentato dal suo sangue, così aspetto dalla creatura che mi possiede il respiro, il calore, la crescenza per sviluppare la mia Vita. Ma sai tu in quali strettezze mi mette il mio Amore? Quando la creatura mi ama, mi dà il respiro, mi dà il calore, ogni bene che fa, se prega, se soffre per Me, se mi adora e glorifica, mi fa crescere, mi dà il moto, contribuisce a formarmi nell’anima sua, sicché, se non mi ama e nulla mi dà, mi sento mancare il respiro, il calore, l’alimento, e non cresco; ahimè! in quali condizioni mi mette il mio Amore e l’ingratitudine della creatura. Ora, se essa mi dà il bene di farmi crescere, in modo di farmi riempire tutta la sua anima della mia Vita, oh! allora svolgo la mia Vita in essa, cammino nei suoi piedi, opero nelle sue mani, parlo nella sua voce, penso nella sua mente, amo nel suo cuore, ed ho il mio contento, come sono felice, della creatura non resta altro che un velo che mi copre, Io sono il padrone, l’attore, formo il mio campo d’azione, posso fare quello che voglio, la mia Volontà Divina ripete il suo Fiat Onnipotente continuamente, il mio Amore ha ricevuto il suo concepimento, va in follie, ché ha formato la sua Vita nella creatura. Quindi non vi è cosa che faccio, tanto nella Creazione, nella Redenzione, nella Santificazione, nella mia Vita Sacramentale, in Cielo ed in terra, cui il mio Amore con rapido volo corre per dare a tutti il bene che faccio, la santità delle mie opere, onde nessuno può dire questo non l’ha fatto per me, questo bene non l’ho ricevuto; che poi ingrati non lo ricevano, la colpa è tutta di loro, la parte mia non manca a nessuno. Ma vedi dove giunge il mio Amore, ad onta che non mi fanno crescere facendomi mancare il respiro del loro amore, l’alimento della mia Volontà, mi fanno intirizzire di freddo perché le loro volontà non sono con me, giungo a rimanere senza veste, come il più perverso e abbietto perché le loro opere non sono rette, sante, e lontane di piacere a Me solo, che mi dovevano servire per coprirmi, pure non mi parto, sopportando tanta ingratitudine umana e aspettando con pazienza invitta e preparando una sorpresa d’amore, una grazia di più lo colpisce per farmi dare ciò che è necessario, per farmi crescere nell’anima sua, perché a qualunque costo voglio formare la mia Vita nella creatura, uso tutte le arti per ottenere il mio intento e molte volte sono costretto a mettere mano ai flagelli, per farmi conoscere che sto nell’anima sua. Figlia mia, compatiscimi e riparami tanta ingratitudine umana, Io che sono tutto per loro, le do il respiro e palpito continuo, il moto, il calore, l’alimento, e loro ingrati negano a Me ciò che do a loro, dopo avergli dato il grande onore di formare di loro il mio vivo tempio, la mia reggia sulla terra. Qual pena, qual dolore! Perciò ti raccomando non mi far mancare il respiro del tuo amore, dammi almeno ciò che mi necessita, per farmi crescere, fa che la mia Volontà sia la tua vita per farmi stare nella tua reggia con decoro e con la sontuosità che merita il tuo Gesù”.