Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi della 30° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Marco 3
1Entrò di nuovo nella sinagoga. C'era un uomo che aveva una mano inaridita,2e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo.3Egli disse all'uomo che aveva la mano inaridita: "Mettiti nel mezzo!".4Poi domandò loro: "È lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?".5Ma essi tacevano. E guardandoli tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell'uomo: "Stendi la mano!". La stese e la sua mano fu risanata.6E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.
7Gesù intanto si ritirò presso il mare con i suoi discepoli e lo seguì molta folla dalla Galilea.8Dalla Giudea e da Gerusalemme e dall'Idumea e dalla Transgiordania e dalle parti di Tiro e Sidone una gran folla, sentendo ciò che faceva, si recò da lui.9Allora egli pregò i suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero.10Infatti ne aveva guariti molti, così che quanti avevano qualche male gli si gettavano addosso per toccarlo.
11Gli spiriti immondi, quando lo vedevano, gli si gettavano ai piedi gridando: "Tu sei il Figlio di Dio!".12Ma egli li sgridava severamente perché non lo manifestassero.
13Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui.14Ne costituì Dodici che stessero con lui15e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demòni.
16Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro;17poi Giacomo di Zebedèo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono;18e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananèo19e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì.
20Entrò in una casa e si radunò di nuovo attorno a lui molta folla, al punto che non potevano neppure prendere cibo.21Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: "È fuori di sé".
22Ma gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme, dicevano: "Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del principe dei demòni".23Ma egli, chiamatili, diceva loro in parabole: "Come può satana scacciare satana?24Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi;25se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi.26Alla stessa maniera, se satana si ribella contro se stesso ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire.27Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire le sue cose se prima non avrà legato l'uomo forte; allora ne saccheggerà la casa.28In verità vi dico: tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno;29ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna".30Poiché dicevano: "È posseduto da uno spirito immondo".
31Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare.32Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: "Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano".33Ma egli rispose loro: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?".34Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: "Ecco mia madre e i miei fratelli!35Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre".
Genesi 4
1Adamo si unì a Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino e disse: "Ho acquistato un uomo dal Signore".2Poi partorì ancora suo fratello Abele. Ora Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo.
3Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore;4anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta,5ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto.6Il Signore disse allora a Caino: "Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto?7Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dòminalo".8Caino disse al fratello Abele: "Andiamo in campagna!". Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise.9Allora il Signore disse a Caino: "Dov'è Abele, tuo fratello?". Egli rispose: "Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?".10Riprese: "Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!11Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello.12Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra".13Disse Caino al Signore: "Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono?14Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere".15Ma il Signore gli disse: "Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!". Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato.16Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, ad oriente di Eden.
17Ora Caino si unì alla moglie che concepì e partorì Enoch; poi divenne costruttore di una città, che chiamò Enoch, dal nome del figlio.18A Enoch nacque Irad; Irad generò Mecuiaèl e Mecuiaèl generò Metusaèl e Metusaèl generò Lamech.19Lamech si prese due mogli: una chiamata Ada e l'altra chiamata Zilla.20Ada partorì Iabal: egli fu il padre di quanti abitano sotto le tende presso il bestiame.21Il fratello di questi si chiamava Iubal: egli fu il padre di tutti i suonatori di cetra e di flauto.22Zilla a sua volta partorì Tubalkàin, il fabbro, padre di quanti lavorano il rame e il ferro. La sorella di Tubalkàin fu Naama.
23Lamech disse alle mogli:
"Ada e Zilla, ascoltate la mia voce;
mogli di Lamech, porgete l'orecchio al mio dire:
Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura
e un ragazzo per un mio livido.
24 Sette volte sarà vendicato Caino
ma Lamech settantasette".
25Adamo si unì di nuovo alla moglie, che partorì un figlio e lo chiamò Set. "Perché - disse - Dio mi ha concesso un'altra discendenza al posto di Abele, poiché Caino l'ha ucciso".
26Anche a Set nacque un figlio, che egli chiamò Enos. Allora si cominciò ad invocare il nome del Signore.
Salmi 37
1'Di Davide.'
Alef. Non adirarti contro gli empi
non invidiare i malfattori.
2Come fieno presto appassiranno,
cadranno come erba del prato.
3Bet. Confida nel Signore e fa' il bene;
abita la terra e vivi con fede.
4Cerca la gioia del Signore,
esaudirà i desideri del tuo cuore.
5Ghimel. Manifesta al Signore la tua via,
confida in lui: compirà la sua opera;
6farà brillare come luce la tua giustizia,
come il meriggio il tuo diritto.
7Dalet. Sta' in silenzio davanti al Signore e spera in lui;
non irritarti per chi ha successo,
per l'uomo che trama insidie.
8He. Desisti dall'ira e deponi lo sdegno,
non irritarti: faresti del male,
9poiché i malvagi saranno sterminati,
ma chi spera nel Signore possederà la terra.
10Vau. Ancora un poco e l'empio scompare,
cerchi il suo posto e più non lo trovi.
11I miti invece possederanno la terra
e godranno di una grande pace.
12Zain. L'empio trama contro il giusto,
contro di lui digrigna i denti.
13Ma il Signore ride dell'empio,
perché vede arrivare il suo giorno.
14Het. Gli empi sfoderano la spada
e tendono l'arco
per abbattere il misero e l'indigente,
per uccidere chi cammina sulla retta via.
15La loro spada raggiungerà il loro cuore
e i loro archi si spezzeranno.
16Tet. Il poco del giusto è cosa migliore
dell'abbondanza degli empi;
17perché le braccia degli empi saranno spezzate,
ma il Signore è il sostegno dei giusti.
18Iod. Conosce il Signore la vita dei buoni,
la loro eredità durerà per sempre.
19Non saranno confusi nel tempo della sventura
e nei giorni della fame saranno saziati.
20Caf. Poiché gli empi periranno,
i nemici del Signore appassiranno
come lo splendore dei prati,
tutti come fumo svaniranno.
21Lamed. L'empio prende in prestito e non restituisce,
ma il giusto ha compassione e dà in dono.
22Chi è benedetto da Dio possederà la terra,
ma chi è maledetto sarà sterminato.
23Mem. Il Signore fa sicuri i passi dell'uomo
e segue con amore il suo cammino.
24Se cade, non rimane a terra,
perché il Signore lo tiene per mano.
25Nun. Sono stato fanciullo e ora sono vecchio,
non ho mai visto il giusto abbandonato
né i suoi figli mendicare il pane.
26Egli ha sempre compassione e dà in prestito,
per questo la sua stirpe è benedetta.
27Samech. Sta' lontano dal male e fa' il bene,
e avrai sempre una casa.
28Perché il Signore ama la giustizia
e non abbandona i suoi fedeli;
Ain. gli empi saranno distrutti per sempre
e la loro stirpe sarà sterminata.
29I giusti possederanno la terra
e la abiteranno per sempre.
30Pe. La bocca del giusto proclama la sapienza,
e la sua lingua esprime la giustizia;
31la legge del suo Dio è nel suo cuore,
i suoi passi non vacilleranno.
32L'empio spia il giusto
e cerca di farlo morire.
33Il Signore non lo abbandona alla sua mano,
nel giudizio non lo lascia condannare.
34Kof. Spera nel Signore e segui la sua via:
ti esalterà e tu possederai la terra
e vedrai lo sterminio degli empi.
35Res. Ho visto l'empio trionfante
ergersi come cedro rigoglioso;
36sono passato e più non c'era,
l'ho cercato e più non si è trovato.
37Sin. Osserva il giusto e vedi l'uomo retto,
l'uomo di pace avrà una discendenza.
38Ma tutti i peccatori saranno distrutti,
la discendenza degli empi sarà sterminata.
39Tau. La salvezza dei giusti viene dal Signore,
nel tempo dell'angoscia è loro difesa;
40il Signore viene in loro aiuto e li scampa,
li libera dagli empi e dà loro salvezza,
perché in lui si sono rifugiati.
Salmi 9
1'Al maestro del coro. In sordina. Salmo. Di Davide.'
2Loderò il Signore con tutto il cuore
e annunzierò tutte le tue meraviglie.
3Gioisco in te ed esulto,
canto inni al tuo nome, o Altissimo.
4Mentre i miei nemici retrocedono,
davanti a te inciampano e periscono,
5perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa;
siedi in trono giudice giusto.
6Hai minacciato le nazioni, hai sterminato l'empio,
il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre.
7Per sempre sono abbattute le fortezze del nemico,
è scomparso il ricordo delle città che hai distrutte.
8Ma il Signore sta assiso in eterno;
erige per il giudizio il suo trono:
9giudicherà il mondo con giustizia,
con rettitudine deciderà le cause dei popoli.
10Il Signore sarà un riparo per l'oppresso,
in tempo di angoscia un rifugio sicuro.
11Confidino in te quanti conoscono il tuo nome,
perché non abbandoni chi ti cerca, Signore.
12Cantate inni al Signore, che abita in Sion,
narrate tra i popoli le sue opere.
13Vindice del sangue, egli ricorda,
non dimentica il grido degli afflitti.
14Abbi pietà di me, Signore,
vedi la mia miseria, opera dei miei nemici,
tu che mi strappi dalle soglie della morte,
15perché possa annunziare le tue lodi,
esultare per la tua salvezza
alle porte della città di Sion.
16Sprofondano i popoli nella fossa che hanno scavata,
nella rete che hanno teso si impiglia il loro piede.
17Il Signore si è manifestato, ha fatto giustizia;
l'empio è caduto nella rete, opera delle sue mani.
18Tornino gli empi negli inferi,
tutti i popoli che dimenticano Dio.
19Perché il povero non sarà dimenticato,
la speranza degli afflitti non resterà delusa.
20Sorgi, Signore, non prevalga l'uomo:
davanti a te siano giudicate le genti.
21Riempile di spavento, Signore,
sappiano le genti che sono mortali.22Perché, Signore, stai lontano,
nel tempo dell'angoscia ti nascondi?
23Il misero soccombe all'orgoglio dell'empio
e cade nelle insidie tramate.
24L'empio si vanta delle sue brame,
l'avaro maledice, disprezza Dio.
25L'empio insolente disprezza il Signore:
"Dio non se ne cura: Dio non esiste";
questo è il suo pensiero.
26Le sue imprese riescono sempre.
Son troppo in alto per lui i tuoi giudizi:
disprezza tutti i suoi avversari.
27Egli pensa: "Non sarò mai scosso,
vivrò sempre senza sventure".
28Di spergiuri, di frodi e d'inganni ha piena la bocca,
sotto la sua lingua sono iniquità e sopruso.
29Sta in agguato dietro le siepi,
dai nascondigli uccide l'innocente.
30I suoi occhi spiano l'infelice,
sta in agguato nell'ombra come un leone nel covo.
Sta in agguato per ghermire il misero,
ghermisce il misero attirandolo nella rete.
31Infierisce di colpo sull'oppresso,
cadono gl'infelici sotto la sua violenza.
32Egli pensa: "Dio dimentica,
nasconde il volto, non vede più nulla".
33Sorgi, Signore, alza la tua mano,
non dimenticare i miseri.
34Perché l'empio disprezza Dio
e pensa: "Non ne chiederà conto"?
35Eppure tu vedi l'affanno e il dolore,
tutto tu guardi e prendi nelle tue mani.
A te si abbandona il misero,
dell'orfano tu sei il sostegno.
Spezza il braccio dell'empio e del malvagio;
36Punisci il suo peccato e più non lo trovi.
37Il Signore è re in eterno, per sempre:
dalla sua terra sono scomparse le genti.
38Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri,
rafforzi i loro cuori, porgi l'orecchio
39per far giustizia all'orfano e all'oppresso;
e non incuta più terrore l'uomo fatto di terra.
Isaia 30
1Guai a voi, figli ribelli
- oracolo del Signore -
che fate progetti da me non suggeriti,
vi legate con alleanze che io non ho ispirate
così da aggiungere peccato a peccato.
2Siete partiti per scendere in Egitto
senza consultarmi,
per mettervi sotto la protezione del faraone
e per ripararvi all'ombra dell'Egitto.
3La protezione del faraone sarà la vostra vergogna
e il riparo all'ombra dell'Egitto la vostra confusione.
4Quando i suoi capi saranno giunti a Tanis
e i messaggeri avranno raggiunto Canès,
5tutti saran delusi di un popolo che non gioverà loro,
che non porterà né aiuto né vantaggio
ma solo confusione e ignominia.
6Oracolo sulle bestie del Negheb.
In una terra di angoscia e di miseria,
adatta a leonesse e leoni ruggenti,
a vipere e draghi volanti,
essi portano le loro ricchezze sul dorso di asini,
i tesori sulla gobba di cammelli
a un popolo che non giova a nulla.
7Vano e inutile è l'aiuto dell'Egitto;
per questo lo chiamo:
Raab l'ozioso.
8Su, vieni, scrivi questo su una tavoletta davanti a loro,
incidilo sopra un documento,
perché resti per il futuro
in testimonianza perenne.
9Poiché questo è un popolo ribelle, sono figli bugiardi,
figli che non vogliono ascoltare la legge del Signore.
10Essi dicono ai veggenti: "Non abbiate visioni"
e ai profeti: "Non fateci profezie sincere,
diteci cose piacevoli, profetateci illusioni!
11Scostatevi dalla retta via, uscite dal sentiero,
toglieteci dalla vista il Santo di Israele".
12Pertanto dice il Santo di Israele:
"Poiché voi rigettate questo avvertimento
e confidate nella perversità e nella perfidia,
ponendole a vostro sostegno,
13ebbene questa colpa diventerà per voi
come una breccia che minaccia di crollare,
che sporge su un alto muro,
il cui crollo avviene in un attimo, improvviso,
14e si infrange come un vaso di creta,
frantumato senza misericordia,
così che non si trova tra i suoi frantumi
neppure un coccio
con cui si possa prendere fuoco dal braciere
o attingere acqua dalla cisterna".
15Poiché dice il Signore Dio, il Santo di Israele:
"Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza,nell'abbandono confidente sta la vostra forza".
Ma voi non avete voluto,
16anzi avete detto: "No, noi fuggiremo su cavalli".
- Ebbene, fuggite! -
"Cavalcheremo su destrieri veloci".
Ebbene più veloci saranno i vostri inseguitori.
17Mille si spaventeranno per la minaccia di uno,
per la minaccia di cinque vi darete alla fuga,
finché resti di voi qualcosa
come un palo sulla cima di un monte
e come un'asta sopra una collina.
18Eppure il Signore aspetta per farvi grazia,
per questo sorge per aver pietà di voi,
perché un Dio giusto è il Signore;
beati coloro che sperano in lui!
19Popolo di Sion che abiti in Gerusalemme, tu non dovrai più piangere; a un tuo grido di supplica ti farà grazia; appena udrà, ti darà risposta.20Anche se il Signore ti darà il pane dell'afflizione e l'acqua della tribolazione, tuttavia non si terrà più nascosto il tuo maestro; i tuoi occhi vedranno il tuo maestro,21i tuoi orecchi sentiranno questa parola dietro di te: "Questa è la strada, percorretela", caso mai andiate a destra o a sinistra.22Considererai cose immonde le tue immagini ricoperte d'argento; i tuoi idoli rivestiti d'oro getterai via come un oggetto immondo. "Fuori!" tu dirai loro.23Allora egli concederà la pioggia per il seme che avrai seminato nel terreno; il pane, prodotto della terra, sarà abbondante e sostanzioso; in quel giorno il tuo bestiame pascolerà su un vasto prato.24I buoi e gli asini che lavorano la terra mangeranno biada saporita, ventilata con la pala e con il vaglio.25Su ogni monte e su ogni colle elevato, scorreranno canali e torrenti d'acqua nel giorno della grande strage, quando cadranno le torri.26La luce della luna sarà come la luce del sole e la luce del sole sarà sette volte di più, quando il Signore curerà la piaga del suo popolo e guarirà le lividure prodotte dalle sue percosse.
27Ecco il nome del Signore venire da lontano;
ardente è la sua ira e gravoso il suo divampare;
le sue labbra traboccano sdegno,
la sua lingua è come un fuoco divorante.
28Il suo soffio è come un torrente che straripa,
che giunge fino al collo.
Viene per vagliare i popoli con il vaglio distruttore
e per mettere alle mascelle dei popoli
una briglia che porta a rovina.
29Voi innalzerete il vostro canto
come nella notte in cui si celebra una festa;
avrete la gioia nel cuore come chi parte al suono del flauto,
per recarsi al monte del Signore,
alla Roccia d'Israele.
30Il Signore farà udire la sua voce maestosa
e mostrerà come colpisce il suo braccio
con ira ardente,
in mezzo a un fuoco divorante,
tra nembi, tempesta e grandine furiosa.
31Poiché alla voce del Signore tremerà l'Assiria,
quando sarà percossa con la verga.
32Ogni colpo del bastone punitivo,
che il Signore le farà piombare addosso,
sarà accompagnato con timpani e cetre.
Egli combatterà contro di essa con battaglie tumultuose;
33poiché il Tofet è preparato da tempo,
esso è pronto anche per il re;
profondo e largo è il rogo,
fuoco e legna abbondano,
lo accenderà, come torrente di zolfo,
il soffio del Signore.
Apocalisse 21
1Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più.2Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.3Udii allora una voce potente che usciva dal trono:
"'Ecco la dimora' di Dio con gli uomini!
'Egli dimorerà tra di loro
ed essi saranno suo popolo
ed egli sarà il "Dio-con-loro"'.
4'E tergerà ogni lacrima dai loro occhi';
non ci sarà più la morte,
né lutto, né lamento, né affanno,
perché le cose di prima sono passate".
5E Colui che sedeva sul trono disse: "Ecco, io faccio nuove tutte le cose"; e soggiunse: "Scrivi, perché queste parole sono certe e veraci.
6Ecco sono compiute!
Io sono l'Alfa e l'Omega,
il Principio e la Fine.
'A colui che ha sete' darò 'gratuitamente'
acqua della fonte 'della vita'.
7Chi sarà vittorioso erediterà questi beni;
'io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio'.
8Ma per i vili e gl'increduli, gli abietti e gli omicidi, gl'immorali, i fattucchieri, gli idolàtri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. È questa la seconda morte".
9Poi venne uno dei sette angeli che hanno le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli e mi parlò: "Vieni, ti mostrerò la fidanzata, la sposa dell'Agnello".10L'angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio.11Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino.12La città è cinta da un grande e alto muro con dodici 'porte': sopra queste porte stanno dodici angeli e 'nomi' scritti, i nomi delle dodici 'tribù dei figli d'Israele'.13'A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e ad occidente tre porte'.14Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello.
15Colui che mi parlava aveva come misura una canna d'oro, per misurare la città, le sue porte e le sue mura.16La città è a forma di quadrato, la sua lunghezza è uguale alla larghezza. L'angelo misurò la città con la canna: misura dodici mila stadi; la lunghezza, la larghezza e l'altezza sono eguali.17Ne misurò anche le mura: sono alte centoquarantaquattro braccia, secondo la misura in uso tra gli uomini adoperata dall'angelo.18Le mura sono costruite con diaspro e la città è di oro puro, simile a terso cristallo.19Le fondamenta delle mura della città sono adorne di ogni specie di pietre preziose. Il primo fondamento è di diaspro, il secondo di zaffìro, il terzo di calcedònio, il quarto di smeraldo,20il quinto di sardònice, il sesto di cornalina, il settimo di crisòlito, l'ottavo di berillo, il nono di topazio, il decimo di crisopazio, l'undecimo di giacinto, il dodicesimo di ametista.21E le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta è formata da una sola perla. E la piazza della città è di oro puro, come cristallo trasparente.
22Non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio.23La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello.
24'Le nazioni cammineranno alla sua luce
e i re della terra a lei porteranno la loro magnificenza'.
25'Le' sue 'porte non si chiuderanno mai durante il giorno',
poiché non vi sarà più notte.
26'E porteranno a lei la gloria' e l'onore 'delle nazioni'.
27'Non entrerà in essa nulla d'impuro',
né chi commette abominio o falsità,
ma solo quelli che sono scritti
nel libro della vita dell'Agnello.
Capitolo II: La verità si fa sentire dentro di noi senza altisonanti parole
Leggilo nella Biblioteca
1. "Parla, o Signore, il tuo servo ti ascolta" (1 Sam 3,10). "Io sono il tuo servo; dammi luce per apprezzare quello che tu proclami" (Sal 118,125). Disponi il mio cuore alle parole della tua bocca; il tuo dire discenda come rugiada. Dissero una volta a Mosè i figli di Israele: "Parlaci tu, e potremo ascoltarti; non ci parli il Signore, affinché non avvenga che ne moriamo" (Es 20,19). Non così, la mia preghiera, o Signore. Piuttosto, con il profeta Samuele, in umiltà e pienezza di desiderio, io ti chiedo ardentemente: "Parla, o Signore, il tuo servo ti ascolta" (1 Sam 3,10). Non mi parli Mosè o qualche altro profeta; parlami invece tu, Signore Dio, che ispiri e dai luce a tutti i profeti: tu solo, senza di loro, mi puoi ammaestrare pienamente; quelli, invece, senza di te, non gioverebbero a nulla. Possono, è vero, far risuonare parole, ma non danno lo spirito; parlano bene, ma, se tu non intervieni, non accendono il cuore; lasciano degli scritti, ma sei tu che ne mostri il significato; presentano i misteri, ma sei tu che sveli il senso di ciò che sta dietro al simbolo; emettono ordini, ma sei tu che aiuti ad eseguirli; indicano la strada , ma sei tu che aiuti a percorrerla. Essi operano solamente all'esterno, ma tu prepari ed illumini i cuori; essi irrigano superficialmente, ma tu rendi fecondi; essi fanno risuonare delle parole, ma sei tu che aggiungi all'ascolto il potere di comprendere.
2. Non mi parli dunque Mosè; parlami tu, Signore mio Dio, verità eterna, affinché, se ammonito solo esteriormente e privo di fuoco interiore, io non resti senza vita e non mi isterilisca; affinché non mi sia di condanna la parola udita non tradotta in pratica, conosciuta ma non amata, creduta ma non osservata. "Parla, dunque, o Signore, il tuo servo ti ascolta" (1 Sam 3,10): "tu hai infatti parole di vita eterna" (Gv 6,69). Parlami, affinché scenda un po' di consolazione all'anima mia, e tutta la mia vita sia purificata. E a te sia lode e onore perpetuo.
DISCORSO 290 NEL NATALE DI GIOVANNI BATTISTA
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaLa testimonianza di Giovanni su Cristo e di Cristo su Giovanni.
1. 1. S. Giovanni, non l'Evangelista, ma il Battista, fu inviato prima della comparsa di Cristo a prepararne le vie. La testimonianza di Cristo su Giovanni è: Tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni Battista 1. La testimonianza di Giovanni su Cristo è: Chi viene dopo di me è più grande di me, io non sono degno di sciogliere a lui il legaccio del sandalo 2. Prendiamo a considerare l'una e l'altra testimonianza: quella che il Signore rese al servo e quella che il servo rese al Signore. Qual è la testimonianza del Signore sul servo? Tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni Battista. Qual è la testimonianza del servo sul Signore? Chi viene dopo di me è più grande di me. Quindi, se tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni Battista, che è chi è più grande di lui? Un grande uomo Giovanni, ma uomo: Cristo più grande di Giovanni perché Dio e uomo. Entrambi di nascita mirabile, l'araldo e il Giudice, la lucerna e il giorno, la voce e la Parola, il servo e il Signore. Da una donna sterile il servo, da una vergine il Signore. Nel seno sterile, da un vecchio padre e da una madre vecchiarella lo stesso Signore si fece un servo: ed ancora lo stesso Signore, che fece il primo uomo senza padre e senza madre, si fece un corpo nel seno di una vergine, senza uomo per padre. Tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni Battista. Giovanni figurò così grande che da alcuni fu persino ritenuto il Cristo. Né per sua superbia sfruttò l'errore altrui, né ebbe l'ardire di affermare: Sono quel che voi credete; ma, poiché aveva rettitudine, si riconobbe qual era perché il servo si abbassasse fino ai piedi del Signore e fino al legaccio del sandalo, così che la lucerna non venisse spenta dal vento della superbia.
perché si celebra il Natale di Cristo e di Giovanni e non degli altri.
2. 2. Infine, poiché la nascita di Giovanni avvenne in un grande mistero, di questo solo giusto la Chiesa celebra il giorno natalizio. Anche il Natale del Signore viene celebrato, ma come Natale del Signore. Tra i Patriarchi, i Profeti, gli Apostoli, eccettuato Giovanni, datemi un altro servo di cui la Chiesa di Cristo celebri il giorno della nascita. Celebriamo il giorno del martirio di moltissimi servi, di nessuno, se non di Giovanni, il giorno della nascita. Durante la lettura del Vangelo avete ascoltato in che ordine di tempo siano avvenute le nascite di entrambi, del precursore e del Dominatore e, come ho detto poco fa, dell'araldo e del Giudice, della voce e della Parola. L'angelo Gabriele annunzia Giovanni, proprio lo stesso angelo Gabriele annunzia il Signore Gesù Cristo. Quello precede, questo viene dopo: l'uno precede in riverente sottomissione, l'altro segue con potere sovrano. Viene dopo infatti quanto alla nascita, viene prima perché esercita il dominio: infatti Cristo creò anche lo stesso Giovanni, dopo il quale fu creato il Cristo, e creatore e creato; creatore prima della madre, creatore della madre, creato nella madre. E che dirò: creatore prima della madre? Prima che Abramo fosse Io sono 3 affermò egli stesso, dice il Vangelo; ascoltate, o leggete. Ma non basta creatore prima di Abramo: creato prima di Adamo, creatore prima del cielo e della terra, prima di tutti gli Angeli e di ogni creatura spirituale, Troni, Dominazioni, Principati e Potestà, creatore prima di tutte le cose. Perché In principio non era stato fatto il Verbo, ma era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio: egli era in principio presso Dio. Tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui 4. Se ha creato tutte le cose, quelle visibili e quelle invisibili, il cielo e la terra, anche la vergine Maria: perché anche la Vergine è dalla terra, anche Cristo, artefice della terra, è creato dalla terra, infatti la verità è germogliata dalla terra 5.
Giovanni soltanto uomo per rivelare, riconoscendosi inferiore a lui, che Cristo è più che uomo.
3. 3. In breve, pertanto, vi rendo partecipi di un grande mistero. Siccome vi sarebbero stati molti inclini a ritenere che Cristo non è altro che uomo, che nulla esiste che trascenda l'uomo, perciò gli rese testimonianza un uomo grande, tale che più grande di lui non ci fu alcuno degli uomini, Giovanni, sottomesso, riverente, umiliato. Fino a che punto non si sarebbe umiliato se si fosse dichiarato degno di sciogliere il legaccio del sandalo? Considerate il legaccio del sandalo all'interno di un grande mistero. Quanto non si sarebbe mostrato umile, anche se Giovanni se ne sarebbe detto degno? Che fece dicendosene indegno? Per questo è stato annotato il giorno della sua nascita e ne è stata affidata la celebrazione alla Chiesa.
Quasi le stesse le parole a Zaccaria e a Maria, non medesima l'incredulità.
4. 4. È assai importante in verità, e non solo per le madri, che Maria sia stata vergine e l'altra una donna sterile; l'una dallo Spirito Santo resa Genitrice del Figlio di Dio Signore nostro e l'altra, da suo marito senescente, del precursore del Signore. E fate attenzione a quel che segue. Zaccaria restò incredulo; perché non credette? Chiese all'angelo una prova per la quale accertarsi di ciò che prometteva, essendo egli vecchio e sua moglie avanti negli anni. E l'angelo gli disse: Ecco, sarai muto, non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a suo tempo 6. Proprio lo stesso angelo si reca da Maria, annunzia che il Cristo nascerà da lei secondo la carne e Maria dice qualcosa di simile. Infatti, Zaccaria aveva detto: Da che posso conoscere questo? In realtà io sono vecchio e mia moglie avanzata negli anni 7 E gli risponde: Ecco, sarai muto: e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose si avvereranno perché non hai creduto alle mie parole. E ricevette la pena del mutismo a causa della diffidenza. Che aveva detto il profeta di Giovanni? La voce che grida nel deserto 8. È muto Zaccaria che sarà padre della voce. Rimase muto perché non credette, a ragione fu muto fino alla nascita della voce. Se infatti fu giustamente detto, anzi, proprio perché nel Salmo fu detto con piena verità: Ho creduto, perciò ho parlato 9, per il fatto che non credeva, a ragione non parlava. Ma ti prego, Signore, sto picchiando insieme a coloro che mi ascoltano, aprici, rendici chiaro il senso di tale questione. Zaccaria chiede all'angelo le condizioni per riconoscere quel che gli viene annunziato, essendo vecchio e sua moglie avanzata negli anni. Gli si dice: Perché non hai creduto, sarai muto 10. Cristo è annunziato alla vergine Maria, che a sua volta s'informa della condizione e dice all'angelo: Come avverrà questo? Poiché non conosco uomo 11. E Zaccaria: Da che posso conoscere questo? In realtà, io sono vecchio e mia moglie avanzata negli anni 12. E Maria: Come avverrà questo? Poiché non conosco uomo. A quello dice: Sarai muto perché non credi: a lei, invece, spiega la condizione, non le si impone il silenzio. Come avverrà questo? Poiché non conosco uomo. E l'angelo: Lo Spirito Santo scenderà su di te, e la potenza dell'Altissimo su te stenderà la sua ombra 13. Ecco il modo in cui avverrà e che vuoi sapere, ecco come tu che non conosci uomo sarai anche madre, ecco come: perché lo Spirito Santo scenderà su di te e su di te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Non puoi temere l'ardore della libidine all'ombra di così eccelsa santità. Perché questo? Se teniamo conto delle parole, o entrambi credettero o entrambi dubitarono, Zaccaria e Maria. Mentre noi siamo capaci solo di ascoltare le parole, Dio può rivolgersi ai cuori.
Zaccaria interroga nella diffidenza, Maria per comprendere. Nell'Incarnazione del Verbo la grazia di Dio è la più grande possibile.
5. 5. Noi comprendiamo, carissimi, che Zaccaria, dicendo: Da che posso conoscere questo? In realtà io sono vecchio e mia moglie avanzata negli anni 14, parlò nella diffidenza, non per capire meglio: ma, al contrario, quando Maria domandò: Come avverrà questo? Poiché non conosco uomo 15, parlò decisa a comprendere, non per diffidenza. Nel porre la domanda, non dubitò della promessa. O veramente piena di, grazia! Proprio così fu salutata dall'angelo: Ave, piena di grazia 16. Chi è in grado di rendere manifesta tale grazia? Chi è capace di un rendimento di grazie ad essa adeguato? Si fa uomo, mentre l'uomo, per il libero arbitrio, si perdette, viene riconosciuto quale uomo chi ha fatto sì che l'uomo, da lui creato, non andasse perduto. In principio il Verbo, Dio presso Dio, per il quale tutte le cose sono state create, si fa carne: Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi 17. Diventa carne il Verbo, ma si aggiunge al Verbo la carne, il Verbo non scompare nella carne. O grazia! E che eravamo degni di ottenere questo?
I ricchi, cioè i superbi, vanno privati di tutto, mentre gli affamati, cioè gli umili, vanno colmati di beni. Ricco il fariseo, povero il publicano.
6. 6. Ma notate che cosa giunge a dire proprio santa Maria, piena di fede, piena di grazia, futura madre e che resterà vergine? Che dice tra le altre cose, le quali, considerate singolarmente, certamente impegnano a parlarne a lungo? Che dice? Ha ricolmato di beni gli affamati, e ha rimandato a mani vuote i ricchi 18. Chi sono gli affamati? Gli umili, i bisognosi. Chi sono i ricchi? I superbi e i vanagloriosi. Non vi mando lontano: mi limito a indicarvi, in uno stesso tempio, un uomo ricco, di quelli che si rimandano a mani vuote, e un uomo povero, di quelli che sono ricolmati di beni. Due uomini salirono al tempio a pregare, uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo diceva 19. Che diceva? Osserva il ricco che mette fuori quanto non ha digerito, che smaltisce la sbornia, ma di superbia, non di giustizia: O Dio - dice - ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana, pago le decime di tutto ciò che possiedo 20. Sei venuto a pregare o a lodare te stesso? Hai detto di avere tutto, nulla hai chiesto da povero. Come allora sei venuto a pregare? Ti ringrazio, Signore. Non dice: Signore, fammi grazia. Perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri. Dunque, tu solo sei giusto? Perché non sono come questo pubblicano. Stai insultando, non a compiacerti. Digiuno due volte alla settimana, pago le decime di tutto ciò che possiedo. O ricco da lasciare a mani vuote! Fatti avanti, fatti avanti, o povero, o pubblicano affamato: anzi, resta là, dove sei. Infatti, il pubblicano si teneva a distanza 21. Ma il Signore si avvicina all'umile. Né osava alzare gli occhi al cielo. Dove non alzava gli occhi, là aveva il cuore. Ma si batteva il petto dicendo: Signore, abbi pietà di me peccatore 22. O affamato da ricolmare di beni!
Il giudizio del Signore sul fariseo e sul publicano. Rimprovera i pelagiani più superbi dello stesso fariseo.
6. 7. Tu hai ascoltato la contraddizione, Signore; emetti la sentenza. Attenti alla sentenza emanata tra le due parti. Il vinto non fa ricorso perché manca chi lo riceva. Infatti non si appella dal Figlio al Padre. Perché Dio Padre non giudica alcuno, ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio 23. Sia la Verità a pronunziare la sentenza tra le parti; dice: In verità vi dico che questi si allontanò giustificato dal tempio, a differenza di quel fariseo 24. Ti prego, perché questo? con quale giustizia? Vuoi sapere? Perché chi si esalta sarà umiliato; e chi si umilia sarà esaltato 25. Da lui questi sarà esaltato e chi si esalta umiliato. Poiché ha ricolmato di beni gli affamati ed ha rimandato i ricchi a mani vuote 26. Ora va' ed esibisci in giro le tue ricchezze: vantati e di': Sono ricco. Quanto ricco? Se voglio, sono giusto; se non voglio, non sono giusto. È in mio potere essere o non essere giusto. Non ascolti nel Salmo: Essi confidano nella loro forza 27. Insomma, Dio ti ha dato la carne, Dio ti ha dato i sensi, Dio ti ha dato l'anima, Dio ti ha dato la memoria, Dio ti ha dato l'intelligenza: da parte tua ti dai la giustizia? Che è la carne, che sono i sensi, che è l'anima, che è la mente, che è l'intelligenza senza la giustizia? Se mancano della giustizia, tutte queste doti non serviranno forse per la condanna? Allora sei tanto ricco che, mentre Dio ti ha concesso i beni inferiori, tu te ne dài di migliori? O ricco per la rovina, ricco da rimandare a mani vuote, se pure possiedi quel che hai detto di avere, che hai che non hai ricevuto? 28 Da quel superbo e ricco fariseo neppure hai imparato a ringraziare il Signore di quei beni che hai detto di avere.
1 - Mt 11, 11.
2 - Gv 1, 27.
3 - Gv 8, 58.
4 - Gv 1, 1-3.
5 - Sal 84, 12.
6 - Lc 1, 20.
7 - Lc 1, 18.
8 - Is 40, 3.
9 - Sal 115, 10.
10 - Lc 1, 20.
11 - Lc 1, 34.
12 - Lc 1, 18.
13 - Lc 1, 35.
14 - Lc 1, 18.
15 - Lc 1, 34.
16 - Lc 1, 28.
17 - Gv 1, 14.
18 - Lc 1, 53.
19 - Lc 18, 10.
20 - Lc 18, 11-12.
21 - Lc 18, 13.
22 - Lc 18, 13.
23 - Gv 5, 22.
24 - Lc 18, 14.
25 - Lc 18, 14.
26 - Lc 1, 53.
27 - Sal 48, 7.
28 - 1 Cor 4, 7.
Capitolo XIII: Resistere alle tentazioni
Libro I: Libro della imitazione di Cristo e del dispregio del mondo e di tutte le sue vanità - Tommaso da Kempis
Leggilo nella Biblioteca 1. Finché saremo al mondo, non potremo essere senza tribolazioni e tentazioni; infatti sta scritto nel libro di Giobbe che la vita dell'uomo sulla terra (Gb 7,1) è tutta una tentazione. Ognuno dovrebbe, dunque, stare attento alle tentazioni e vigilare in preghiera (1Pt 4,7), affinché il diavolo non trovi il punto dove possa esercitare il suo inganno; il diavolo, che mai non posa, ma va attorno cercando chi possa divorare (1Pt 5,8). Nessuno è così avanzato nella perfezione e così santo da non aver talvolta delle tentazioni. Andare esenti del tutto da esse non possiamo. Tuttavia, per quanto siano moleste e gravose, le tentazioni spesso sono assai utili; perché, a causa delle tentazioni, l'uomo viene umiliato, purificato e istruito. I santi passarono tutti per molte tribolazioni e tentazioni, e progredirono; invece coloro che non seppero sostenere le tentazioni si pervertirono e tradirono. Non esiste una istituzione così perfetta, o un luogo così nascosto, dove non si trovano tentazioni e avversità. L'uomo non è mai del tutto esente dalla tentazione, fin che vive. Ciò per cui siamo tentati è dentro di noi, poiché siamo nati nella concupiscenza. Se vien meno una tentazione o tribolazione, un'altra ne sopraggiunge e c'è sempre qualcosa da sopportare, perché abbiamo perduto il bene della nostra felicità. Molti, di fronte alle tentazioni, cercano di fuggire, ma cadono poi in esse anche più gravemente. Non possiamo vincere semplicemente con la fuga; ma è con la sopportazione e con la vera umiltà che saremo più forti di ogni nemico. Ben poco progredirà colui che si allontana un pochino e superficialmente dalle tentazioni, senza sradicarle: tosto ritorneranno ed egli sarà ancor peggio. Vincerai più facilmente, a poco a poco, con una generosa pazienza e con l'aiuto di Dio; più facilmente che insistendo cocciutamente nel tuo sforzo personale. Accogli frequentemente il consiglio di altri, quando sei nella tentazione; e non essere aspro con colui che è tentato, ma dagli conforto, come desidereresti fosse fatto a te.
2. Causa prima di ogni perversa tentazione è la mancanza di stabilità spirituale e la scarsezza di fiducia in Dio; giacché, come una nave senza timone viene spinta qua e là dalle onde, così l'uomo infiacchito, che abbandona i suoi propositi, viene in vario modo tentato. Come il fuoco serve a saggiare il ferro (Sir 31,26), così la tentazione serve a saggiare la santità di una persona (Sir 27,6). Quali possibilità ciascuno abbia in potenza, spesso non lo sappiamo; ma la tentazione dispiega palesemente ciò che siamo. Tuttavia bisogna vigilare, particolarmente intorno all'inizio della tentazione; poiché il nemico si vince più facilmente se non gli si permette per nulla di varcare le porte della nostra mente; e se gli si sbarra la strada al di là della soglia, non appena abbia bussato. Di qui il detto: "resisti agli inizi; è troppo tardi quando si prepara la medicina" (Ovidio, Remedia amoris, II,91). Infatti, dapprima viene alla mente un semplice pensiero, di poi una forte immaginazione, infine un compiacimento, un impulso cattivo e un'acquiescenza. E così, piano piano, il nemico malvagio penetra del tutto, proprio perché non gli si è resistito all'inizio. E quanto più a lungo uno ha tardato torpidamente a resistere, tanto più si è, via via, interiormente indebolito, mentre il nemico è andato crescendo di forze contro di lui.
3. Alcuni sentono le maggiori tentazioni al principio della loro conversione a Dio; altri invece alla fine. Alcuni sono fortemente turbati pressoché per tutta la vita; altri sentono tentazioni piuttosto lievi: secondo quanto dispongono la sapienza e la giustizia di Dio, le quali pesano la condizione e i meriti di ciascuno e preordinano ogni cosa alla salvezza degli eletti. Perciò non dobbiamo lasciarci cogliere dalla disperazione, quando siamo tentati. Dobbiamo invece, pregare Iddio ancor più fervorosamente, affinché si degni di aiutarci in ogni tentazione; Lui che, in verità, secondo quanto dice Paolo (1Cor 10,13), farà in modo che la tentazione sia accompagnata dai mezzi per poterla sopportare. Abbassiamo, dunque, in umiltà, l'anima nostra sotto la mano di Dio, quando siamo tentati e tribolati, giacché il Signore salverà gli umili di spirito e li innalzerà (1Pt 5,6; Sal 33,19). Quanto uno abbia progredito si dimostra nella tentazione e nella tribolazione; qui sta il suo maggior merito; qui appare più chiaramente la sua virtù. Non è gran cosa esser devoti e fervorosi quando non si hanno difficoltà; sapere invece sopportare se stessi nel momento dell'avversità dà a sperare in un grande avanzamento spirituale. Avviene che alcuni sono al riparo da grandi tentazioni, ma sono spesso sconfitti nelle piccole tentazioni di ogni giorno; e così, umiliati per essere caduti in cose tanto da poco, non ripongono più fiducia in se stessi, nelle cose più grandi.
30-26 Aprile 13, 1932 L’umana natura che si fa dominare dalla Divina Volontà, campo di sua azione, e terra fiorita. Come la Divina Volontà possiede l’inseparabilità.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Sono sempre fra le braccia della Divina Volontà, come una bimba stretta fra le braccia della mamma, la quale mi tiene tanto stretta fra le sue braccia di luce, che non mi fa vedere, sentire e toccare che solo la Divina Volontà. Ed Io pensavo tra me: “Oh! se io fosse libera dalla carcere del mio corpo, i miei voli sarebbero stati più rapidi nel Fiat, avrei conosciuto di più, sarei stata di fatto un atto solo con Lei, ma la mia natura mi sembra che mi fa fare le interruzione, come se mi mettesse gli ostacoli e mi fa stentare a correre sempre nella Divina Volontà”. Ma mentre ciò pensavo il mio Divin Maestro Gesù, visitando la piccola anima mia mi ha detto:
(2) “Figlia benedetta, tu devi sapere che chi vive nella mia Divina Volontà, Essa tiene virtù di tenere ordinata la natura della creatura, ed invece d’essere d’ostacolo, li è di aiuto per poter compire più atti di Volontà Divina, anzi serva come terra ai fiori, che si presta a formare le belle fioriture che quasi la nascondano e coprono con la varietà delle loro bellezze, cui il sole le comunica la varietà dei più belli colori e li va brillantandoli con la sua luce. Se non fosse per la terra, ai fiori mancherebbe il luogo per formarsi la vita per poter nascere e fare la loro bella comparsa, ed il sole non troverebbe dove, a chi comunicare lo sfoggio dei suoi bei colori e delle sue pure dolcezze. Tale è la natura umana per l’anima che vive nella mia Divina Volontà, è come terra feconda e pura, che si presta a dare il campo d’azione ed a farle formare non solo le belle fioriture, ma a far sbucare tanti soli per quanti atti va facendo. Figlia mia, è un incanto di bellezza vedere la natura umana che vive nella mia Divina Volontà, coperta e nascosta come sotto d’un prato di fiori, tutti investiti di luce fulgidissima, l’anima da sola non avrebbe potuto formare tante varietà di bellezze, mentre unita trova le piccoli croci, le necessità della vita, le varietà delle circostanze, ora dolorose, ora liete, che come semi se ne serve come seminare nella terra dell’umana natura, come formare il suo campo fiorito. L’anima non ne tiene terra e non potrebbe produrre nessuna fioritura; invece unita col corpo, oh! quante più belle cose può fare, molto più che questa natura umana fu formata da Me, la plasmai parte per parte, dandole la più bella forma, posso dire che feci da artefice divino e vi mise tale maestria, che nessun altro mi può raggiungere. Sicché l’amai, veggo ancora il tocco delle mie mani creatrice impresso sull’umana natura, quindi anch’essa è mia, mi appartiene. Il tutto sta nell’accordo completo: Natura, anima, volontà umana, e divina; quando sta questo, che la natura si presta come terra, la volontà umana sta in atto di ricevere la Vita della Volontà Divina negli atti suoi, si fa dominare in tutto, né conosce altro in tutte le cose sue che la sola mia Volontà come vita, attrice, portatrice, conservatrice di tutto, oh! allora tutto è santo, tutto è puro e bello, il mio Fiat le sta sopra col suo pennello di luce per perfezionarla, divinizzarla, spiritualizzarla. Perciò la tua natura non può essere d’ostacolo ai voli nella mia Volontà, piuttosto può esserti d’ostacolo il tuo volere, cui devi tenere sempre di mira a non darle vita, che della tua terra non c’è da temere, quella, se ha riceve, e dà ciò che ha ricevuto, anzi dà di più, e cambia il seme in fiori, in piante, in frutti, e se non ha se ne sta nel suo muto silenzio, e resta come terra sterile”.
(3) Onde ringraziava Gesù della sua bella lezione e mi sentivo tutta contenta che la mia umana natura non poteva nuocermi, anzi mi poteva aiutare nel far crescere la Vita della Divina Volontà nell’anima mia, e continuavo i miei giri e voli negli atti suoi, ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, la mia Divina Volontà possiede l’inseparabilità da tutti gli atti ed effetti suoi, tanto se opera da sola in Sé stessa e fuori di Sé stessa, tanto se opera nella creatura o la creatura opera in Essa, oppure per eseguire ciò che vuole la mia Divina Volontà. In questo modo d’operare mette del suo e li ritiene come atti suoi e proprietà sue, inseparabile da Essa. Ora, se la creatura vive nella mia Divina Volontà, questi atti si rendono proprietà comune dell’una e dell’altra; se poi fa delle uscite, perde i suoi diritti, prima che sono stati fatti in casa nostra, e poi la sostanza, la vita dell’atto, la santità, la bellezza, le prerogative che ci vogliono per poter formare un atto nostro, è stato messo dal nostro Voler Divino, la creatura non ha fatto altro, che assistere e concorrere con la sua volontà d’operare insieme con la nostra, ma di sostanza niente ci ha messo del suo. Quindi se persista a vivere nel nostro Volere, padroneggia insieme; se esce, con giustizia nulla le tocca, ma se vi rientra, acquista di nuovo il diritto di padronanza. Ma vi è gran differenza tra chi vive nella mia Divina Volontà e opera insieme, e tra chi non vivendo in Essa segue e compie nelle circostanze ciò che vuole il mio Fiat, questa prende nel suo atto la mia Volontà limitata, e come finisce l’atto così resta, non va più avanti, e sebbene anche questi atti sono inseparabile da Essa, però si veggono questi atti che non hanno l’operato continuo; limitata la presero la mia Divina Volontà, e limitato restò; invece chi vive in Essa ed opera, il suo atto acquista l’atto incessante d’operare continuamente, questi saranno sempre agenti nel mio Fiat, non perderanno mai l’attitudine, qual’è l’operato del mio Volere, che non cessa mai, tale si rendono gli atti della creatura. Perciò sempre nel mio Fiat ti voglio, se vuoi prenderlo non limitato e come a stilla, ma mari, in modo da restare tanto riempita, che non toccherai e vedrai altro che la mia Divina Volontà”.