Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

SACRO CUORE, batte sempre per te. Vai da Lui e sarai salvo, sarai guarito. Anche quando il tuo cuore si è raffreddato, Sacro Cuore arde ancora per te. Quanto soffre questo Cuore per la tua indifferenza! Continuamente Gesù si fa mendicante d'amore davanti a te. Vai da Lui. È ancora tempo di cercare le orme del Suo venirti incontro, a darti l'amore che lievita nel Suo Cuore nelle notti insonni che soffre per te. Una parte del tuo tempo è sprecato in cose di poco conto, mentre Lui non smette di aspettarti. Pensa a Lui, prega, e sii fedele agli appuntamenti quotidiani con Lui. E poi sarà  Lui a pensare a te e provvedere un futuro pieno di speranza. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Domenica della 30° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 8

1Quando Gesù fu sceso dal monte, molta folla lo seguiva.2Ed ecco venire un lebbroso e prostrarsi a lui dicendo: "Signore, se vuoi, tu puoi sanarmi".3E Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: "Lo voglio, sii sanato". E subito la sua lebbra scomparve.4Poi Gesù gli disse: "Guardati dal dirlo a qualcuno, ma va' a mostrarti al sacerdote e presenta l'offerta prescritta da Mosè, e ciò serva come testimonianza per loro".

5Entrato in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava:6"Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente".7Gesù gli rispose: "Io verrò e lo curerò".8Ma il centurione riprese: "Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito.9Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Va', ed egli va; e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fa' questo, ed egli lo fa".
10All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: "In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande.11Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli,12mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti".13E Gesù disse al centurione: "Va', e sia fatto secondo la tua fede". In quell'istante il servo guarì.

14Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre.15Le toccò la mano e la febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo.

16Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati,17perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

'Egli ha preso le nostre infermità
e si è addossato le nostre malattie.'

18Vedendo Gesù una gran folla intorno a sé, ordinò di passare all'altra riva.19Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: "Maestro, io ti seguirò dovunque tu andrai".20Gli rispose Gesù: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo".
21E un altro dei discepoli gli disse: "Signore, permettimi di andar prima a seppellire mio padre".22Ma Gesù gli rispose: "Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti".

23Essendo poi salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono.24Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva.25Allora, accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: "Salvaci, Signore, siamo perduti!".26Ed egli disse loro: "Perché avete paura, uomini di poca fede?" Quindi levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia.27I presenti furono presi da stupore e dicevano: "Chi è mai costui al quale i venti e il mare obbediscono?".

28Giunto all'altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli vennero incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva più passare per quella strada.29Cominciarono a gridare: "Che cosa abbiamo noi in comune con te, Figlio di Dio? Sei venuto qui prima del tempo a tormentarci?".
30A qualche distanza da loro c'era una numerosa mandria di porci a pascolare;31e i demòni presero a scongiurarlo dicendo: "Se ci scacci, mandaci in quella mandria".32Egli disse loro: "Andate!". Ed essi, usciti dai corpi degli uomini, entrarono in quelli dei porci: ed ecco tutta la mandria si precipitò dal dirupo nel mare e perì nei flutti.33I mandriani allora fuggirono ed entrati in città raccontarono ogni cosa e il fatto degli indemoniati.34Tutta la città allora uscì incontro a Gesù e, vistolo, lo pregarono che si allontanasse dal loro territorio.


Esodo 21

1Queste sono le norme che tu esporrai loro.
2Quando tu avrai acquistato uno schiavo ebreo, egli ti servirà per sei anni e nel settimo potrà andarsene libero, senza riscatto.3Se è entrato solo, uscirà solo; se era coniugato, sua moglie se ne andrà con lui.4Se il suo padrone gli ha dato moglie e questa gli ha partorito figli o figlie, la donna e i suoi figli saranno proprietà del padrone ed egli se ne andrà solo.5Ma se lo schiavo dice: Io sono affezionato al mio padrone, a mia moglie, ai miei figli; non voglio andarmene in libertà,6allora il suo padrone lo condurrà davanti a Dio, lo farà accostare al battente o allo stipite della porta e gli forerà l'orecchio con la lesina; quegli sarà suo schiavo per sempre.
7Quando un uomo venderà la figlia come schiava, essa non se ne andrà come se ne vanno gli schiavi.8Se essa non piace al padrone, che così non se la prende come concubina, la farà riscattare. Comunque egli non può venderla a gente straniera, agendo con frode verso di lei.9Se egli la vuol dare come concubina al proprio figlio, si comporterà nei suoi riguardi secondo il diritto delle figlie.10Se egli ne prende un'altra per sé, non diminuirà alla prima il nutrimento, il vestiario, la coabitazione.11Se egli non fornisce a lei queste cose, essa potrà andarsene, senza che sia pagato il prezzo del riscatto.
12Colui che colpisce un uomo causandone la morte, sarà messo a morte.13Però per colui che non ha teso insidia, ma che Dio gli ha fatto incontrare, io ti fisserò un luogo dove potrà rifugiarsi.14Ma, quando un uomo attenta al suo prossimo per ucciderlo con inganno, allora lo strapperai anche dal mio altare, perché sia messo a morte.
15Colui che percuote suo padre o sua madre sarà messo a morte.
16Colui che rapisce un uomo e lo vende, se lo si trova ancora in mano a lui, sarà messo a morte.
17Colui che maledice suo padre o sua madre sarà messo a morte.
18Quando alcuni uomini rissano e uno colpisce il suo prossimo con una pietra o con il pugno e questi non è morto, ma debba mettersi a letto,19se poi si alza ed esce con il bastone, chi lo ha colpito sarà ritenuto innocente, ma dovrà pagare il riposo forzato e procurargli le cure.
20Quando un uomo colpisce con il bastone il suo schiavo o la sua schiava e gli muore sotto le sue mani, si deve fare vendetta.21Ma se sopravvive un giorno o due, non sarà vendicato, perché è acquisto del suo denaro.
22Quando alcuni uomini rissano e urtano una donna incinta, così da farla abortire, se non vi è altra disgrazia, si esigerà un'ammenda, secondo quanto imporrà il marito della donna, e il colpevole pagherà attraverso un arbitrato.23Ma se segue una disgrazia, allora pagherai vita per vita:24occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede,25bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido.
26Quando un uomo colpisce l'occhio del suo schiavo o della sua schiava e lo acceca, gli darà la libertà in compenso dell'occhio.27Se fa cadere il dente del suo schiavo o della sua schiava, gli darà la libertà in compenso del dente.
28Quando un bue cozza con le corna contro un uomo o una donna e ne segue la morte, il bue sarà lapidato e non se ne mangerà la carne. Però il proprietario del bue è innocente.
29Ma se il bue era solito cozzare con le corna già prima e il padrone era stato avvisato e non lo aveva custodito, se ha causato la morte di un uomo o di una donna, il bue sarà lapidato e anche il suo padrone dev'essere messo a morte.30Se invece gli viene imposta una compensazione, egli pagherà il riscatto della propria vita, secondo quanto gli verrà imposto.31Se cozza con le corna contro un figlio o se cozza contro una figlia, si procederà nella stessa maniera.
32Se il bue colpisce con le corna uno schiavo o una schiava, si pagheranno al padrone trenta sicli d'argento e il bue sarà lapidato.
33Quando un uomo lascia una cisterna aperta oppure quando un uomo scava una cisterna e non la copre, se vi cade un bue o un asino,34il proprietario della cisterna deve dare l'indennizzo: verserà il denaro al padrone della bestia e l'animale morto gli apparterrà.
35Quando il bue di un uomo cozza contro il bue del suo prossimo e ne causa la morte, essi venderanno il bue vivo e se ne divideranno il prezzo; si divideranno anche la bestia morta.36Ma se è notorio che il bue cozzava già prima e il suo padrone non lo ha custodito, egli dovrà dare come indennizzo bue per bue e la bestia morta gli apparterrà.
37Quando un uomo ruba un bue o un montone e poi lo scanna o lo vende, darà come indennizzo cinque capi di grosso bestiame per il bue e quattro capi di bestiame per il montone.


Giobbe 4

1Elifaz il Temanita prese la parola e disse:

2Se si tenta di parlarti, ti sarà forse gravoso?
Ma chi può trattenere il discorso?
3Ecco, tu hai istruito molti
e a mani fiacche hai ridato vigore;
4le tue parole hanno sorretto chi vacillava
e le ginocchia che si piegavano hai rafforzato.
5Ma ora questo accade a te e ti abbatti;
capita a te e ne sei sconvolto.
6La tua pietà non era forse la tua fiducia
e la tua condotta integra, la tua speranza?
7Ricordalo: quale innocente è mai perito
e quando mai furon distrutti gli uomini retti?
8Per quanto io ho visto, chi coltiva iniquità,
chi semina affanni, li raccoglie.
9A un soffio di Dio periscono
e dallo sfogo della sua ira sono annientati.
10Il ruggito del leone e l'urlo del leopardo
e i denti dei leoncelli sono frantumati.
11Il leone è perito per mancanza di preda
e i figli della leonessa sono stati dispersi.
12A me fu recata, furtiva, una parola
e il mio orecchio ne percepì il lieve sussurro.
13Nei fantasmi, tra visioni notturne,
quando grava sugli uomini il sonno,
14terrore mi prese e spavento
e tutte le ossa mi fece tremare;
15un vento mi passò sulla faccia,
e il pelo si drizzò sulla mia carne...
16Stava là ritto uno, di cui non riconobbi
l'aspetto,
un fantasma stava davanti ai miei occhi...
Un sussurro..., e una voce mi si fece sentire:
17"Può il mortale essere giusto davanti a Dio
o innocente l'uomo davanti al suo creatore?
18Ecco, dei suoi servi egli non si fida
e ai suoi angeli imputa difetti;
19quanto più a chi abita case di fango,
che nella polvere hanno il loro fondamento!
Come tarlo sono schiacciati,
20annientati fra il mattino e la sera:
senza che nessuno ci badi, periscono per sempre.
21La funicella della loro tenda non viene forse
strappata?
Muoiono senza saggezza!".


Salmi 119

1Alleluia.

Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.

3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.

5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.

9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.

17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.

25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.

33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.

41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.

49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.

57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.

65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.

73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.

81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?

85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.

89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.

97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.

105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.

113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.

121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.

125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.

129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.

137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.

145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.

153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.

161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.

169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.


Ezechiele 45

1"Quando voi spartirete a sorte la regione, in eredità, preleverete dal territorio, in offerta al Signore, una porzione sacra, lunga venticinquemila cubiti e larga ventimila: essa sarà santa per tutta la sua estensione.2Di essa sarà per il santuario un quadrato di cinquecento cubiti per cinquecento, con una zona libera all'intorno di cinquanta cubiti.3In quella superficie misurerai un tratto di venticinquemila cubiti di lunghezza per diecimila di larghezza, dove sarà il santuario, il Santo dei santi.4Esso sarà la parte sacra del paese, sarà per i sacerdoti ministri del santuario, che si avvicinano per servire il Signore: questo luogo servirà per le loro case e come luogo sacro per il santuario.5Uno spazio di venticinquemila cubiti di lunghezza per diecimila di larghezza sarà il possesso dei leviti che servono nel tempio, con città dove abitare.6Come possesso poi delle città assegnerete un tratto di cinquemila cubiti di larghezza per venticinquemila di lunghezza, parallelo alla parte assegnata al santuario: apparterrà a tutta la gente d'Israele.

7Al principe sarà assegnato un possesso di qua e di là della parte sacra e del territorio dalle città, al fianco della parte sacra e al fianco del territorio della città, a occidente fino all'estremità occidentale e a oriente sino al confine orientale, per una lunghezza uguale a ognuna delle parti, dal confine occidentale sino a quello orientale.8Questa sarà la sua terra, il suo possesso in Israele e così i miei prìncipi non opprimeranno il mio popolo, ma lasceranno la terra alla gente d'Israele, alle sue tribù".
9Dice il Signore Dio: "Basta, prìncipi d'Israele, basta con le violenze e le rapine! Agite secondo il diritto e la giustizia; eliminate le vostre estorsioni dal mio popolo. Parola del Signore Dio.10Abbiate bilance giuste, 'efa' giusta, 'bat' giusto.11L''efa' e il 'bat' saranno della medesima misura così che il 'bat' e l''efa' contengano un decimo del 'comer', la loro misura sarà in relazione al 'comer'.12Il siclo sarà di venti 'ghere': venti sicli, venticinque sicli e quindici sicli saranno la vostra mina.

13Questa sarà l'offerta che voi preleverete: un sesto di 'efa' per ogni 'comer' di frumento e un sesto di 'efa' per ogni 'comer' di orzo.14Norma per l'olio - che si misura con il 'bat' - è un decimo del 'bat' per ogni 'kor'. Dieci 'bat' corrispondono ad un 'comer', perché dieci 'bat' formano un 'comer'.15Dal gregge, una pecora ogni duecento, dai prati fertili d'Israele. Questa sarà data per le oblazioni, per gli olocausti, per i sacrifici di comunione, in espiazione per loro. Parola del Signore Dio.16Tutta la popolazione del paese sarà tenuta a questa offerta verso il principe d'Israele.17A carico del principe saranno gli olocausti, le oblazioni e le libazioni nelle solennità, nei noviluni e nei sabati, in tutte le feste della gente d'Israele. Egli provvederà per il sacrificio espiatorio, l'oblazione, l'olocausto e il sacrificio di comunione per l'espiazione della gente d'Israele".

18Dice il Signore Dio: "Il primo giorno del primo mese, prenderai un giovenco senza difetti e purificherai il santuario.19Il sacerdote prenderà il sangue della vittima per il peccato e lo metterà sugli stipiti del tempio e sui quattro angoli dello zoccolo dell'altare e sugli stipiti delle porte dell'atrio interno.20Lo stesso farà il sette del mese per chi abbia peccato per errore o per ignoranza: così purificherete il tempio.21Il quattordici del primo mese sarà per voi la pasqua, festa d'una settimana di giorni: mangeranno pane azzimo.22In quel giorno il principe offrirà, per sé e per tutto il popolo del paese, un giovenco per il peccato;23nei sette giorni della festa offrirà in olocausto al Signore sette giovenchi e sette montoni, senza difetti, in ognuno dei sette giorni, e un capro in sacrificio per il peccato, ogni giorno.24In oblazione offrirà un''efa' per giovenco e un''efa' per montone, con un 'hin' di olio per ogni 'efa'.

25Il quindici del settimo mese farà per la festa come in quei sette giorni, per i sacrifici espiatori, per gli olocausti, le oblazioni e l'olio".


Atti degli Apostoli 19

1Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, attraversate le regioni dell'altopiano, giunse a Èfeso. Qui trovò alcuni discepoli2e disse loro: "Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?". Gli risposero: "Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo".3Ed egli disse: "Quale battesimo avete ricevuto?". "Il battesimo di Giovanni", risposero.4Disse allora Paolo: "Giovanni ha amministrato un battesimo di penitenza, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù".5Dopo aver udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù6e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in lingue e profetavano.7Erano in tutto circa dodici uomini.

8Entrato poi nella sinagoga, vi poté parlare liberamente per tre mesi, discutendo e cercando di persuadere gli ascoltatori circa il regno di Dio.9Ma poiché alcuni si ostinavano e si rifiutavano di credere dicendo male in pubblico di questa nuova dottrina, si staccò da loro separando i discepoli e continuò a discutere ogni giorno nella scuola di un certo Tiranno.10Questo durò due anni, col risultato che tutti gli abitanti della provincia d'Asia, Giudei e Greci, poterono ascoltare la parola del Signore.

11Dio intanto operava prodigi non comuni per opera di Paolo,12al punto che si mettevano sopra i malati fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con lui e le malattie cessavano e gli spiriti cattivi fuggivano.
13Alcuni esorcisti ambulanti giudei si provarono a invocare anch'essi il nome del Signore Gesù sopra quanti avevano spiriti cattivi, dicendo: "Vi scongiuro per quel Gesù che Paolo predica".14Facevano questo sette figli di un certo Sceva, un sommo sacerdote giudeo.15Ma lo spirito cattivo rispose loro: "Conosco Gesù e so chi è Paolo, ma voi chi siete?".16E l'uomo che aveva lo spirito cattivo, slanciatosi su di loro, li afferrò e li trattò con tale violenza che essi fuggirono da quella casa nudi e coperti di ferite.17Il fatto fu risaputo da tutti i Giudei e dai Greci che abitavano a Èfeso e tutti furono presi da timore e si magnificava il nome del Signore Gesù.18Molti di quelli che avevano abbracciato la fede venivano a confessare in pubblico le loro pratiche magiche19e un numero considerevole di persone che avevano esercitato le arti magiche portavano i propri libri e li bruciavano alla vista di tutti. Ne fu calcolato il valore complessivo e trovarono che era di cinquantamila dramme d'argento.20Così la parola del Signore cresceva e si rafforzava.

21Dopo questi fatti, Paolo si mise in animo di attraversare la Macedonia e l'Acaia e di recarsi a Gerusalemme dicendo: "Dopo essere stato là devo vedere anche Roma".22Inviati allora in Macedonia due dei suoi aiutanti, Timòteo ed Erasto, si trattenne ancora un po' di tempo nella provincia di Asia.

23Verso quel tempo scoppiò un gran tumulto riguardo alla nuova dottrina.24Un tale, chiamato Demetrio, argentiere, che fabbricava tempietti di Artémide in argento e procurava in tal modo non poco guadagno agli artigiani,25li radunò insieme agli altri che si occupavano di cose del genere e disse: "Cittadini, voi sapete che da questa industria proviene il nostro benessere;26ora potete osservare e sentire come questo Paolo ha convinto e sviato una massa di gente, non solo di Èfeso, ma si può dire di tutta l'Asia, affermando che non sono dèi quelli fabbricati da mani d'uomo.27Non soltanto c'è il pericolo che la nostra categoria cada in discredito, ma anche che il santuario della grande dea Artémide non venga stimato più nulla e venga distrutta la grandezza di colei che l'Asia e il mondo intero adorano".
28All'udire ciò s'infiammarono d'ira e si misero a gridare: "Grande è l'Artémide degli Efesini!".29Tutta la città fu in subbuglio e tutti si precipitarono in massa nel teatro, trascinando con sé Gaio e Aristarco macèdoni, compagni di viaggio di Paolo.30Paolo voleva presentarsi alla folla, ma i discepoli non glielo permisero.31Anche alcuni dei capi della provincia, che gli erano amici, mandarono a pregarlo di non avventurarsi nel teatro.32Intanto, chi gridava una cosa, chi un'altra; l'assemblea era confusa e i più non sapevano il motivo per cui erano accorsi.
33Alcuni della folla fecero intervenire un certo Alessandro, che i Giudei avevano spinto avanti, ed egli, fatto cenno con la mano, voleva tenere un discorso di difesa davanti al popolo.34Appena s'accorsero che era Giudeo, si misero tutti a gridare in coro per quasi due ore: "Grande è l'Artémide degli Efesini!".35Alla fine il cancelliere riuscì a calmare la folla e disse: "Cittadini di Èfeso, chi fra gli uomini non sa che la città di Èfeso è custode del tempio della grande Artémide e della sua statua caduta dal cielo?36Poiché questi fatti sono incontestabili, è necessario che stiate calmi e non compiate gesti inconsulti.37Voi avete condotto qui questi uomini che non hanno profanato il tempio, né hanno bestemmiato la nostra dea.38Perciò se Demetrio e gli artigiani che sono con lui hanno delle ragioni da far valere contro qualcuno, ci sono per questo i tribunali e vi sono i proconsoli: si citino in giudizio l'un l'altro.39Se poi desiderate qualche altra cosa, si deciderà nell'assemblea ordinaria.40C'è il rischio di essere accusati di sedizione per l'accaduto di oggi, non essendoci alcun motivo per cui possiamo giustificare questo assembramento".41E con queste parole sciolse l'assemblea.


Capitolo IV: La ponderatezza nell'agire

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Non dobbiamo credere a tutto ciò che sentiamo dire; non dobbiamo affidarci a ogni nostro impulso. Al contrario, ogni cosa deve essere valutata alla stregua del volere di Dio, con attenzione e con grandezza d'animo. Purtroppo, degli altri spesso pensiamo e parliamo più facilmente male che bene: tale è la nostra miseria. Quelli che vogliono essere perfetti non credono scioccamente all'ultimo che parla, giacché conoscono la debolezza umana, portata alla malevolenza e troppo facile a blaterare. Grande saggezza, non essere precipitosi nell'agire e, d'altra parte, non restare ostinatamente alle nostre prime impressioni. Grande saggezza, perciò, non andare dietro a ogni discorso della gente e non spargere subito all'orecchio di altri quanto abbiamo udito e creduto. Devi preferire di farti guidare da uno migliore di te, piuttosto che andare dietro alle tue fantasticherie; prima di agire, devi consigliarti con persona saggia e di retta coscienza. Giacché è la vita virtuosa che rende l'uomo l'uomo saggio della saggezza di Dio, e buon giudice in molti problemi. Quanto più uno sarà inutilmente umile e soggetto a Dio, tanto più sarà saggio, e pacato in ogni cosa.


LETTERA 193: Agostino a Mercatore si congratula dei suoi progressi nel difendere la fede.

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta verso il 418.

Agostino a Mercatore, difensore della grazia contro i Pelagiani (cf. De octo Dulcit. quaest., 3) scusandosi del ritardo nel rispondere, si congratula dei suoi progressi nel difendere la fede (nn. 1-2) e mostra che i Pelagiani riguardo al battesimo dei bambini sono stati confutati dal fatto per cui ammettono che i bambini credono per così dire mediante quanti li presentano al battesimo (nn. 3-4); gli eretici invano pretendono dimostrare che la morte non è pena del peccato da quanto narra la S. Scrittura riguardo ad Enoch ed Elia, portati via dalla terra prima della morte e lo saranno di nuovo alla seconda venuta del Cristo (nn. 5-12); termina dicendo ch'egli preferisce imparare che insegnare (n. 13).

AGOSTINO INVIA CRISTIANI SALUTI A MERCATORE, SIGNORE CARISSIMO E FIGLIO DEGNO DI LODE E DI SINCERO AFFETTO FRA I MEMBRI DI CRISTO

Perché Agostino non ha potuto rispondere prima.

1. 1. La tua precedente lettera recapitatami a Cartagine mi riempì di tanta gioia che ho gradito assai di sapere dalla tua successiva lettera ch'eri sdegnato con me perché non ti avevo risposto. Il tuo sdegno infatti non era inizio di rancore ma indizio d'amore. Che io non ti rispondessi da Cartagine non dipese dalla mancanza di latori ma da occupazioni molto più urgenti che ci tenevano completamente occupati e assorbiti fino a quando non partimmo di lì. Partiti poi di lì, ci mettemmo in viaggio alla volta della Mauritania Cesariense ove eravamo stati obbligati a recarci per urgenti affari ecclesiastici. Nell'attraversare tutti quei paesi la nostra attenzione veniva continuamente distratta ora qua ora là da ciò che si presentava ai nostri sensi e non avevo vicino uno che mi esortasse con insistenza a risponderti né mi si presentò alcuna occasione favorevole di un latore. Quando poi sono tornato, ho trovato presso i nostri un'altra tua lettera piena di risentimento e di rimproveri e un altro tuo trattato contro i nuovi eretici pieno di citazioni della Sacra Scrittura. Dopo averlo letto un po' in fretta, mi sono fatto un dovere di rispondere anche alla lettera da te inviata la prima volta, dato che si presentava molto opportuna l'occasione del carissimo nostro fratello Albino, accolito della Chiesa di Roma.

Si congratula con Mercatore, difensore della fede cattolica.

1. 2. Non sia perciò mai detto, carissimo figlio, che io riceva di mala voglia o disprezzi con orgoglio da stolto le tue lettere o gli scritti che m'invii da esaminare, specialmente perché la gioia ch'io provo a tuo riguardo è tanto più grande quanto più inaspettata e improvvisa m'arriva. Debbo confessarlo: ignoravo che tu avessi fatto sì notevoli progressi. E che cosa dovremmo desiderare più vivamente che trovare persone sempre più numerose le quali dappertutto confutino gli errori che corrompono la fede cattolica e che insidiano i fratelli deboli e ignoranti, persone che difendano con acume e in modo conforme alla fede la Chiesa di Cristo contro le profane novità dei ciarlatani 1, poiché, come sta scritto: La moltitudine dei sapienti è la salvezza del mondo 2? Per quanto m'è stato possibile, ho dunque guardato la tua anima attraverso i tuoi scritti e mi sei apparso degno d'essere amato ed esortato a progredire con assoluta perseveranza e diligenza verso mete sempre più alte con l'aiuto di Dio, che ti ha dato le forze per accrescertele.

Gli eretici e il battesimo dei bambini.

2. 3. Gli erranti, che ci sforziamo di richiamare sulla retta via, si sono avvicinati non poco alla verità nella questione del battesimo dei bambini dal momento che ammettono che un bambino, anche se da poco dato alla luce dalla madre, crede tuttavia per mezzo di coloro dai quali viene presentato per essere battezzato. A quanto mi scrivi costoro affermano che i bambini non credono nella remissione dei peccati, come se venissero rimessi anche a loro ch'essi reputano immuni da qualsiasi peccato, ma - dal momento che anche i bambini ricevono il medesimo lavacro che produce, in chiunque viene amministrato, la remissione dei peccati - i bambini credono che si avveri in altri la remissione dei peccati che non si effettua in loro stessi. Dal momento dunque che affermano: " Non credono in questo senso ma credono in quest'altro senso ", certamente non mettono in discussione il fatto che i bambini credono. Ascoltino pertanto il Signore: Chi crede nel Figlio ha la vita eterna, chi invece non presta fede al Figlio, non vedrà la vita, ma l'ira di Dio pesa su di lui 3. Per conseguenza, poiché i bambini diventano credenti per mezzo di altre persone dalle quali vengono presentati per essere battezzati, sono certamente increduli per colpa di quelle persone presso le quali si vengono a trovare e che non credono loro dovere presentarli al battesimo, dal momento che credono che non giovi loro a nulla. In tal modo se credono e hanno la vita eterna per il tramite dei credenti, per il tramite di increduli diventano senza alcun dubbio increduli e non vedranno la vita, ma l'ira di Dio rimane su di loro. In realtà non è stato detto: " viene su di loro ", ma: Rimane su di loro, poiché fin dall'origine era già su di loro e non viene allontanata in alcun modo da loro se non in virtù della grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore 4. Di tale ira si legge anche nel libro di Giobbe: L'uomo, nato da donna, ha vita breve ed è pieno di collera 5. Perché dunque l'ira di Dio rimane sopra un bambino innocente se non a causa della condizione e contaminazione del peccato originale, a proposito della quale nel medesimo libro sta scritto che non ne è immune neppure un bambino, la cui vita sulla terra è d'un sol giorno 6?

Sorte dei bambini morti senza battesimo.

2. 4. Qualche risultato ha dunque sortito non solo il fatto che si discute con molto vigore contro costoro, ma anche il fatto che alle loro orecchie rintronano da tutte le parti i discorsi dei cattolici, dal momento che gli eretici, pur volendo arzigogolare contro i Sacramenti della Chiesa, hanno tuttavia ammesso che i bambini credono. Non stiano quindi a promettere la vita ai bambini anche se non sono stati battezzati; di quale altra vita infatti è detto: Chi non presta fede al Figlio, non vedrà la vita 7? Perciò, che i bambini siano esclusi dal regno dei cieli, non lo ammettano in modo tuttavia da difenderli come immeritevoli della dannazione. Che altro infatti si viene ad indicare col termine " collera " che, a quanto il Signore proclama, rimane su chi non crede? Gli eretici sono arrivati proprio molto vicini alla verità e senza un dibattito la questione è stata decisa. Poiché, se ammettono che i bambini credono, senza dubbio, allo stesso modo che si applica loro quella frase: Chi non rinascerà per mezzo dell'acqua e dello Spirito Santo, non entrerà nel regno dei Cieli 8, si applica loro anche quest'altra frase dello stesso Signore: Chi crederà e verrà battezzato, sarà salvo; chi, al contrario, non crederà, sarà condannato 9. Poiché dunque costoro ammettono che i bambini quando vengono battezzati credono, non mettano in dubbio che vengono condannati se non credono; e osino poi affermare, se lo possono, che vengono condannati dal giusto Dio senza aver contratto alcun peccato all'atto di essere concepiti e senza avere il contagio del peccato.

Obiezione dalla scomparsa di Enoch e di Elia.

3. 5. Quanto poi all'obiezione che ci fanno gli avversari e da te rammentata nella tua lettera, che cioè Enoch ed Elia non sono morti, ma sono stati portati via da questa vita col loro corpo, non capisco quale vantaggio possono trarne in merito al problema che discutiamo. Orbene, tralasciamo pure il fatto che si dice che in seguito dovranno morire anch'essi, come la maggior parte degli esegeti spiega l'Apocalisse di Giovanni a proposito di quei due Profeti di cui parla senza nominarli 10, dicendo che questi due fedeli servi di Dio appariranno un giorno col corpo in cui ora vivono e morranno per la verità cristiana come tutti gli altri martiri. Anche tralasciando ciò e rimandando a un altro momento il problema suddetto, comunque stia realmente la cosa, io ti domando: qual vantaggio ne ricavano costoro? Non possono certo con ciò dimostrare che non è a causa del peccato che gli uomini muoiono fisicamente. Poiché, se Dio che perdona i peccati a tanti suoi fedeli, ha voluto risparmiare a qualcuno anche questa pena del peccato 11, chi mai siamo noi da contestare Dio (e domandargli) perché tratti alcuni in un modo e altri in un altro modo 12?

Nessuno si danna se non per il peccato.

3. 6. Noi affermiamo la stessa verità che l'Apostolo proclama con somma chiarezza: Il corpo è morto bensì a causa del peccato, lo spirito invece è vita a causa della giustizia. Pertanto, se lo Spirito di colui che risuscitò Cristo dai morti abita in voi, colui che risuscitò Cristo dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali mediante il suo Spirito che abita in voi 13. Con ciò non vogliamo tuttavia dire che Dio, per coloro a beneficio dei quali vorrà farlo, senza la morte non abbia il potere di fare fin d'ora ciò che fermamente crediamo farà per moltissimi dopo la morte; ma non per questo sarà falsa l'asserzione che il peccato entrò nel mondo per colpa d'un solo uomo e col peccato entrò la morte e in tal modo si trasmise in tutti gli uomini 14. Ciò infatti è stato affermato perché la morte non esisterebbe affatto, se non fosse entrata a causa del peccato. Così anche quando affermiamo che tutti vengono gettati nella geenna a causa dei peccati, diciamo forse una falsità per il fatto che non tutti vengono gettati nella geenna? L'affermazione in realtà è vera non perché ognuno venga gettato nella geenna, ma perché nessuno vi è gettato se non a causa dei propri peccati. Uguale a questa, ma espressa per antitesi, è l'altra affermazione dell'Apostolo: Mediante, l'azione giusta di uno solo (si è arrivati) alla giustificazione di vita per tutti gli uomini 15. In realtà non tutti gli uomini partecipano alla giustificazione del Cristo, ma è stato detto così perché nessuno viene giustificato se non per mezzo di Cristo.

Perché, cancellato il peccato, rimane la pena.

3. 7. Maggiore difficoltà dunque e non a torto genera il problema perché mai sussiste il castigo del peccato quando il peccato è stato cancellato; vale a dire: se la morte anche fisica è castigo del peccato, ecco qui un problema, perché mai cioè un bambino viene a morire dopo essere stato battezzato, problema più importante di quest'altro, perché mai cioè non è morto Elia dopo essere stato giustificato. Ci può infatti stupire che, una volta ch'è stato cancellato il peccato del bambino, sia seguita la pena del peccato, mentre non ci deve stupire che non segua la pena del peccato dopo che è stato cancellato il peccato di Elia. Con l'aiuto del Signore e per quanto sono stato capace, nei libri intitolati Il battesimo dei bambini 16, che so esserti ben noti, ho risolto il problema concernente la morte dei battezzati: perché mai cioè, una volta cancellato il peccato, continua a sussistere una certa pena del peccato; tanto meno dunque ci deve stupire l'obiezione: " Perché mai il giusto Elia non è morto, se la morte è la pena del peccato? ", come se fosse formulata nei seguenti termini: " Perché mai Elia, sebbene peccatore, è stato preservato dalla morte, se questa è la pena del peccato? ".

Anche Enoch ed Elia morranno.

3. 8. Ma poiché un'obiezione ne tira un'altra, i nostri avversari potrebbero chiederci: " Se Enoch ed Elia erano talmente scevri di peccato da non dover subire neppure la morte che è la pena del peccato, come mai nessuno quaggiù vive senza peccato? ". Noi tuttavia potremmo rispondere loro con maggior ragione: " A coloro che il Signore volle continuassero a vivere dopo ch'erano stati cancellati i loro peccati, non fu permesso di vivere quaggiù, poiché nessuno può viverci senza peccato ". Questa o un'altra simile risposta potrebbe darsi ai nostri avversari caso mai provassero con altri argomenti come cosa certa che i due Profeti non morranno mai. Ma poiché ciò non potrebbero provarlo ed è più logico credere che arriveranno un giorno alla morte, non v'è alcun motivo perché vogliano obiettarci il caso dei due Profeti che non può giovare in alcun modo alla loro causa.

Morranno i viventi alla fine del mondo?

4. 9. L'Apostolo, parlando della risurrezione dei morti, dice: Noi poi, i viventi, noi che siamo superstiti, saremo portati via assieme a loro sulle nubi incontro al Signore nell'aria e così saremo sempre col Signore 17; ora, coloro ai quali accenna qui l'Apostolo sollevano delle perplessità per se stessi, non a causa di questi nostri avversari. Anche se coloro di cui parla l'Apostolo, fossero anch'essi destinati a non morire, non vedo affatto quale argomento loro favorevole potrebbero trarne i nostri avversari, poiché potremmo rispondere loro ciò che abbiamo detto dei due Profeti. Ma per quanto concerne l'espressione paolina sembra davvero voglia significare che alla fine del mondo, quando apparirà il Signore e i morti risorgeranno, alcuni individui passeranno senza morire all'immortalità, largita a tutti gli altri fedeli servi di Dio, per essere portati via con essi - come dice l'Apostolo - sulle nubi: e non ho potuto trovare un senso diverso tutte le volte che ho voluto esaminare queste parole.

S. Paolo sui viventi alla fine del mondo.

4. 10. Ma su questo punto vorrei consultare piuttosto quelli che sono più dotti di me per vedere se le parole dell'Apostolo: Stolto, non vedi che ciò che semini non germina in vita nuova se prima non muore? 18 non siano rivolte per caso anche a coloro che credono che alcuni passeranno vivificati alla vita eterna senza dover morire. In qual modo infatti può avverarsi ciò che si legge in parecchi esemplari, cioè tutti risorgeremo 19, se tutti non morremo? Poiché non può esservi la risurrezione, se prima non ci sarà la morte. A dar questo senso alla frase ci costringe l'espressione molto più facile e chiara riportata da alcuni altri esemplari e cioè: noi morremo tutti. Anche altri passi come questo della Sacra Scrittura paiono indurci a credere che nessun uomo potrà giungere all'immortalità se prima non ci sarà stata la morte. Ecco il passo dell'Apostolo: Noi poi, i viventi, noi che ci saremo ancora al tempo della venuta del Signore, non andremo (incontro a lui) prima di quelli che già si addormentarono (= morirono), poiché il Signore stesso ad un cenno di comando, (ossia) con la voce di un angelo, allo squillo della tromba di Dio, discenderà dal cielo; e prima risorgeranno quelli che sono morti in Cristo; quindi noi, i vivi superstiti, saremo portati via insieme con essi sulle nubi (per andare) incontro a Cristo nell'aria, e così saremo sempre col Signore 20. Vorrei, come ho già detto, consultare su tale passo quelli che sono più dotti di me e, purché siano capaci di spiegarlo nel senso che tutti gli uomini viventi adesso o dopo di noi sono destinati a morire, vorrei rettificare la mia opinione diversa espressa da me una volta su questo argomento. Poiché se insegniamo, dobbiamo essere anche pronti ad imparare e per certo è meglio che uno sia raddrizzato da piccolo che spezzato quando non è più flessibile, dal momento che con i nostri scritti viene esercitata o istruita la nostra o l'altrui infermità senza però che su di essi voglia fondarsi alcuna canonica autorità.

Paolo concorde con la Scrittura e la norma di fede.

4. 11. Se nelle citate parole dell'Apostolo non potrà riscontrarsi alcun altro senso e apparirà chiaro ch'egli ha voluto intendere ciò che pare dire chiaramente il testo preso alla lettera, che cioè alla fine del mondo, alla venuta del Signore, ci saranno degl'individui che si rivestiranno dell'immortalità senza spogliarsi del corpo, in modo che la parte mortale sia assorbita dalla vita 21; se tale è il senso del passo, esso concorderà con la regola della fede in base alla quale professiamo che il Signore verrà a giudicare i vivi ed i morti 22, senza dare a " vivi " il senso di giusti, né a " morti " quello d'ingiusti, anche se i giusti e gl'ingiusti dovranno essere giudicati, ma intendendo per " vivi " coloro che il Signore alla sua ultima venuta troverà ancora in vita e per " morti " coloro che già ne sono usciti. Se ciò sarà assodato, bisognerà vedere qual senso dare a quest'altra espressione dell'Apostolo: Ciò che tu semini, non germina in vita nuova, se prima non muore 23, e a queste altre parole: risusciteremo tutti oppure: morremo tutti, in modo che non contrastino con l'opinione secondo la quale si crede che alcuni individui entreranno nella vita eterna anche col corpo senza provare l'amarezza della morte.

La morte, conseguenza del peccato.

4. 12. Ma qualunque sia dei due il senso più genuino e più chiaro che si possa scoprire, che cosa può giovare alla causa di costoro, sia che a tutti venga inflitta la dovuta pena di morte, sia che ad alcuni soli venga risparmiata siffatta condizione? Poiché è evidente che se non fosse preceduto il peccato, non ne sarebbe conseguita non soltanto la morte dell'anima, ma neppure quella del corpo, e che la potenza della grazia è più mirabile nel risuscitare i giusti dalla morte per l'eterna felicità che nel non farli giungere a provare le sofferenze della morte. Bastino queste osservazioni per rispondere a coloro di cui mi hai scritto, sebbene io pensi che ormai essi non osano più dire che Adamo sarebbe morto pure col corpo anche se non avesse peccato.

Agostino preferisce imparare anziché insegnare.

4. 13. Del resto sarebbe necessario sottoporre a un esame più approfondito la questione della risurrezione per quanto concerne coloro che si crede non morranno ma, dalla condizione della presente vita mortale, giungeranno all'immortalità senza passare attraverso la morte. Se tu hai inteso, se hai letto o pensato da te stesso, oppure ti capiterà anche in seguito di sentire, di leggere o pensare qualche soluzione di tale problema chiara e precisa, scaturita da argomentazioni razionali e complete, ti chiedo per cortesia di mettermene al corrente. Io infatti - debbo confessarlo alla tua Carità - preferisco imparare anziché insegnare. A questo siamo esortati anche dall'apostolo Giacomo che dice: Ognuno sia pronto ad ascoltare ma tardo a parlare 24; ad imparare dobbiamo quindi sentirci attratti dalla soavità della verità, ma ad insegnare dobbiamo sentirci obbligati solo dalla necessità della carità. Dobbiamo ad ogni modo augurarci piuttosto che non ci sia più la necessità che uno insegni qualcosa a un altro, in modo da avere tutti per unico maestro Iddio 25. Del resto è Dio stesso a istruirci quando impariamo le massime della vera pietà, anche quando in apparenza ce lo insegna un uomo. Infatti non è nulla né chi pianta né chi innaffia, ma (è) Dio, che fa crescere 26. Se quindi Dio non facesse crescere, non varrebbe nulla che gli Apostoli piantassero o innaffiassero; quanto meno valgo io o tu, o chiunque altro di questo tempo, quando abbiamo l'aria di insegnare agli altri!

 

1 - 1 Tm 6, 20.

2 - Sap 6, 26.

3 - Gv 3, 36.

4 - Rm 7, 25.

5 - Gb 14, 1 (sec. LXX).

6 - Gb 14, 5 (sec. LXX).

7 - Gv 3, 36.

8 - Gv 3, 5.

9 - Mc 16, 16.

10 - Ap 11, 3-7.

11 - Rm 9, 20.

12 - 1 Cor 7, 7.

13 - Rm 8, 10-11.

14 - Rm 5, 12.

15 - Rm 5, 18.

16 - Cf. AUG., De pecc. mer. et rem. 2, 30, 49-34, 56.

17 - 1 Ts 4, 16.

18 - 1 Cor 15, 36.

19 - 1 Cor 15, 51.

20 - 1 Ts 4, 14-16.

21 - 2 Cor 5, 4.

22 - 2 Tm 4, 1.

23 - 1 Cor 15, 36. 51.

24 - Gc 1, 19.

25 - Gv 6, 45; Is 54, 13.

26 - 1 Cor 3, 7.


Regola non bollata (1221)

Opera Omnia - San Francesco di Assisi

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REGOLE ED ESORTAZIONI

REGOLA NON BOLLATA (1221)



[1]    Questa è la prima Regola che il beato Francesco compose, e il signor papa Innocenzo gli confermò senza bolla.

PROLOGO

[2]    1 Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo! 2 Questa è la vita del Vangelo di Gesù Cristo, che frate Francesco chiese che dal signor papa Innocenzo gli fosse concessa e confermata. Ed egli la concesse e la confermò per lui e per i suoi frati presenti e futuri.

[3]    3 Frate Francesco e chiunque sarà a capo di questa Religione, prometta obbedienza e reverenza al signor papa Innocenzo e ai suoi successori.
4 E tutti gli altri frati siano tenuti ad obbedire a frate Francesco e ai suoi successori.

CAPITOLO I
CHE I FRATI VIVANO IN OBBEDIENZA, IN CASTITÀ  E SENZA NULLA DI PROPRIO


[4]    1 La regola e vita dei frati è questa, cioè vivere in obbedienza, in castità e senza nulla di proprio, e seguire la dottrina e l’esempio del Signore nostro Gesù Cristo, il quale dice: 2 “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi tutto quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e poi vieni e seguimi (Lc 18,22; Mt 19,21); 3 e: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24); 4 e ancora: “Se qualcuno vuole venire a me e non odia il padre, la madre, la moglie e i figli, i fratelli e le sorelle e anche la sua vita stessa non può essere mio discepolo” (Lc 14,26). E: “Chiunque avrà lasciato il padre o la madre, i fratelli o le sorelle, la moglie o i figli, le case o i campi per amore mio, riceverà il centuplo e possederà la vita eterna” (Cfr. Mt 19,29; Mc 10,29; Lc 18,29).

CAPITOLO II
DELL’ACCETTAZIONE E DELLE VESTI DEI FRATI


[5]    1 Se qualcuno, per divina ispirazione, volendo scegliere questa vita, verrà dai nostri frati, sia da essi benignamente accolto.
2 E se sarà deciso nell’accettare la nostra vita, si guardino bene i frati dall’intromettersi nei suoi affari temporali, ma, quanto prima possono, lo presentino al loro ministro.
Il ministro poi lo riceva con bontà e lo conforti e diligentemente gli esponga il tenore della nostra vita. 4 Dopo di che, il predetto, se vuole e lo può spiritualmente, senza impedimento, venda tutte le cose sue e procuri di distribuire tutto ai poveri.

[6]    5 Si guardino i frati e il ministro dei frati dall’intromettersi in alcun modo nei suoi affari, 6 né accettino denaro né direttamente né per interposta persona. 7 Se tuttavia fossero nel bisogno, possono i frati ricevere le altre cose necessarie al corpo, ma non denaro, come gli altri poveri, per ragione della necessità.

[7]    5 E quando sarà ritornato, il ministro gli conceda i panni della prova, per un anno, e cioè due tonache senza cappuccio e il cingolo e i calzoni e il capperone fino al cingolo. 9 Finito l’anno e il periodo della prova, sia ricevuto all’obbedienza. 10 Dopo di che non potrà passare ad altra Religione, né andar vagando fuori delI’obbedienza, secondo la prescrizione del signor Papa, e secondo il Vangelo, poiché nessuno che mette mano all’aratro e guarda indietro è adatto al regno di Dio (Lc 9,62).
11 Se però venisse qualcuno che non può dar via le cose sue senza impedimento, pur desiderandolo spiritualmente, le abbandoni, e ciò è sufficiente.
12 Nessuno sia ricevuto contro le norme e le prescrizioni della santa Chiesa.

[8]    13 Gli altri frati poi che hanno promesso obbedienza, abbiano una sola tonaca con il cappuccio e un’altra senza cappuccio, se sarà necessario, e il cingolo e i calzoni.
14 E tutti i frati portino vesti umili e sia loro concesso di rattopparle con stoffa di sacco e di altre pezze con la benedizione di Dio, poiché dice il Signore nel Vangelo: “Quelli che indossano abiti preziosi e vivono in mezzo alle delizie e quelli che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re” (Lc 7,25; Mt 11,8). 15 E anche se sono tacciati da ipocriti, tuttavia non cessino di fare il bene; né cerchino vesti preziose in questo mondo perché possano avere una veste nel regno dei cieli.

CAPITOLO III
DEL DIVINO UFFICIO E DEL DIGIUNO


[9]    1 Dice il Signore: “Questa specie di demoni non si può scacciare se non con la preghiera e col digiuno” (Cfr. Mc 9,28). 2 E ancora: “Quando digiunate non prendete un’aria melanconica come gli ipocriti” (Mt 6,16).

[10]    3 Perciò tutti i frati, sia chierici sia laici, recitino il divino ufficio, le lodi e le orazioni come sono tenuti a fare.
41 I chierici recitino l’ufficio e lo dicano per i vivi e per i defunti, secondo la consuetudine dei chierici. Per i difetti e le negligenze dei frati dicano, ogni giorno, il Miserere mei, Deus (Sal 50) con il Pater noster.
6 Per i frati defunti dicano il De profundis (Sal 129) con il Pater noster.
7 E possano avere soltanto i libri necessari per adempiere al loro ufficio. 3 Anche ai laici che sanno leggere il salterio, sia concesso di averlo; 9 agli altri, invece, che non sanno leggere, non sia concesso di avere alcun libro.

[11]    10 I laici dicano il Credo in Dio e ventiquattro Pater noster con il Gloria al Padre per il mattutino, cinque per le lodi, per l’ora di prima il Credo in Dio e sette Pater noster, con il Gloria al Padre; per terza, sesta e nona, per ciascuna di esse, sette Pater noster; per il vespro dodici, per compieta il Credo in Dio e sette Pater noster con il Gloria al Padre; per i defunti sette Pater noster con il Requiem aeternam; e per le mancanze e le negligenze dei frati tre Pater noster ogni giorno.

[12]    11 E similmente, tutti i frati digiunino dalla festa di Tutti i Santi fino al Natale e dalla Epifania, quando il Signore nostro Gesù Cristo incominciò a digiunare, fino alla Pasqua. 12 Negli altri tempi poi, eccetto il venerdì, non siano tenuti a digiunare secondo questa norma di vita. 13 E secondo il Vangelo, sia loro lecito mangiare di tutti i cibi che vengono loro presentati (Cfr. Lc 10,8).

CAPITOLO IV
DEI RAPPORTI TRA I MINISTRI E GLI ALTRI FRATI


[13]    1 Nel nome del Signore! 2 Tutti i frati, che sono costituiti ministri e servi degli altri frati, distribuiscano nelle province e nei luoghi in cui saranno, i loro frati, e spesso li visitino e spiritualmente li esortino e li confortino. 3 E tutti gli altri miei frati benedetti diligentemente obbediscano loro in quelle cose che riguardano la salute dell’anima e non sono contrarie alla nostra vita. 4 E si comportino tra loro come dice il Signore: “Tutto quanto desiderate che gli uomini facciano a voi, fatelo voi pure a loro” (Mt 7,12) 5 e ancora: “Ciò che tu non vuoi sia fatto a te, non farlo agli altri” (Cfr. Tb 4,16; Lc 6,31).

[14]    6 E si ricordino i ministri e servi che il Signore dice: “Non sono venuto per essere servito, ma per servire” (Mt 20,2); e che a loro è stata affidata la cura delle anime dei frati, perciò se qualcuno di essi si perdesse per loro colpa e cattivo esempio, nel giorno del giudizio dovranno rendere ragione (Cfr. 12,36) davanti al Signore [nostro]    Gesù Cristo.

CAPITOLO V
DELLA CORREZIONE DEI FRATI NELLE LORO MANCANZE


[15]    1 Custodite, perciò, le vostre anime e quelle dei vostri fratelli, perché è terribile cadere nelle mani del Dio vivente (Eb 10,31). 2 Se poi qualcuno dei ministri comandasse a un frate, qualcosa contro la nostra vita o contro la sua anima, il frate non sia tenuto ad obbedirgli, poiché non è obbedienza quella in cui si commette delitto o peccato.

[16]    3 Tuttavia, tutti i frati che sono sottoposti ai ministri e servi, considerino con ponderazione e diligenza le azioni dei loro ministri e servi. 4 E se vedranno che qualcuno di essi vive secondo la carne e non secondo lo spirito, quale è richiesto dalla rettitudine della nostra vita, dopo la terza ammonizione, se non si sarà emendato, lo notifichino al ministro e servo di tutta la Fraternità nel Capitolo di Pentecoste, senza che nulla lo impedisca.

[17]    5 Se poi tra i frati, ovunque siano, ci fosse qualche frate che volesse camminare secondo la carne e non secondo lo spirito, i frati, con i quali si trova, lo ammoniscano, lo istruiscano e lo correggano con umiltà e diligenza. 6 Che se, dopo la terza ammonizione, quegli non avrà voluto emendarsi, Io mandino oppure ne riferiscano al ministro e servo, e il ministro e servo lo tratti come gli sembrerà meglio secondo Iddio.

[18]    7 E si guardino tutti i frati, sia i ministri e servi sia gli altri, dal turbarsi e dall’adirarsi per il peccato o il male di un altro, perché il diavolo per la colpa di uno vuole corrompere molti, 8 ma spiritualmente, come meglio possono, aiutino chi ha peccato, perché non quelli che stanno bene hanno bisogno del medico, ma gli ammalati (Cfr. Mt 9,12; Mc 2,17).

[19]    9 Similmente, tutti i frati non abbiano in questo alcun potere o dominio, soprattutto fra di loro. 10 Come dice infatti il Signore nel Vangelo: “I principi delle nazioni le signoreggiano, e i grandi esercitano il potere su di esse (Mt 20,25); non cosi sarà tra i frati; 11 e chi tra loro vorrà essere maggiore, sia il loro ministro (Mt 20,26-27) e servo; 12 e chi tra di essi è maggiore, si faccia come il minore” (Lc 22,26).

[20]    13 Nessun frate faccia del male o dica del male a un altro 14 anzi per carità di spirito volentieri si servano e si obbediscano vicendevolmente (Cfr. Gal 5,13).
15 E questa è la vera e santa obbedienza del Signore nostro Gesù Cristo.

[21]    IL E tutti i frati, ogni volta che si allontaneranno dai comandamenti del Signore (Cfr. Sal 118,21) e andranno vagando fuori dell’obbedienza, come dice il profeta, sappiano che essi sono maledetti fuori dall’obbedienza, fino a quando rimarranno consapevolmente in tale peccato.
17 Se invece avranno perseverato nei comandamenti del Signore, che hanno promesso di osservare seguendo il santo Vangelo e la loro forma di vita, sappiano che sono nella vera obbedienza, e siano benedetti dal Signore.

CAPITOLO VI
DEL RICORSO DEI FRATI Al LORO MINISTRI  E CHE NESSUN FRATE SIA CHIAMATO PRIORE


[22]    1 I frati, in qualunque luogo sono, se non possono osservare la nostra vita, quanto prima possono, ricorrano al loro ministro e glielo manifestino. 2 Il ministro poi procuri di provvedere ad essi, così come egli stesso vorrebbe si facesse per lui, se si trovasse in un caso simile.

[23]    3 E nessuno sia chiamato priore, ma tutti siano chiamati semplicemente frati minori. 4 E l’uno lavi i piedi all’altro (Gv 13,14).

CAPITOLO VII
DEL MODO DI SERVIRE E DI LAVORARE


[24]    1 Tutti i frati, in qualunque luogo si trovino presso altri per servire o per lavorare, non facciano né gli amministratori né i cancellieri, né presiedano nelle case in cui prestano servizio; né accettino alcun ufficio che generi scandalo o che porti danno alla loro anima (Cfr. Mc 8,36; Lc 22,26); ma siano minori e sottomessi a tutti coloro che sono in quella stessa casa.
3 E i frati che sanno lavorare, Iavorino ed esercitino quel mestiere che già conoscono, se non sarà contrario alla salute dell’anima e può essere esercitato onestamente.
4 Infatti dice il profeta: “Mangerai il frutto del tuo lavoro; beato sei e t’andrà bene” (Sal 127,2); 5 e l’Apostolo: “Chi non vuol lavorare, non mangi” (Cfr. Ts 3,10); 6 e: “Ciascuno rimanga in quel mestiere e in quella professione cui fu chiamato” (Cfr. 1Cor 7,24). 7 E per il lavoro prestato possano ricevere tutto il necessario, eccetto il denaro.
8 E quando sarà necessario, vadano per l’elemosina come gli altri poveri.

[25]    9 E possano avere gli arnesi e gli strumenti adatti ai loro mestieri.
10 Tutti i frati cerchino di applicarsi alle opere buone; poiché sta scritto: Fa’ sempre qualche cosa di buono affinché il diavolo ti trovi occupato, 11 e ancora: L’ozio è il nemico dell’anima. 12 Perciò i servi di Dio devono sempre dedicarsi alla preghiera o a qualche opera buona.

[26]    13 Si guardino i frati, ovunque saranno, negli eremi o in altri luoghi, di non appropriarsi di alcun luogo e di non contenderlo ad alcuno.
14 E chiunque verrà da essi, amico o nemico, ladro o brigante, sia ricevuto con bontà. 15 E ovunque sono i frati e in qualunque luogo si incontreranno, debbano rivedersi volentieri e con gioia di spirito e onorarsi scambievolmente senza mormorazione (1Pt 4,9).

[27]    16 E si guardino i frati dal mostrarsi tristi alI’esterno e oscuri in faccia come gli ipocriti (Cfr. Mt 6,16), ma si mostrino lieti nel Signore (Cfr. Fil 4,4) e giocondi e garbatamente amabili.

CAPITOLO VIII
CHE I FRATI NON RICEVANO DENARO


[28]    1 Il Signore comanda nel Vangelo: “Attenzione, guardatevi da ogni malizia e avarizia” (Lc 12,15 e 21,34); 2 e: “Guardatevi dalle preoccupazioni di questo mondo e dalle cure di questa vita”. 3 Perciò, nessun frate, ovunque sia e dovunque vada, in nessun modo prenda con sé o riceva da altri o permetta che sia ricevuta pecunia o denaro, né col pretesto di acquistare vesti o libri, né per compenso di alcun lavoro, insomma per nessuna ragione, se non per una manifesta necessità dei frati infermi; poiché non dobbiamo avere né attribuire alla pecunia e al denaro maggiore utilità che ai sassi.
4 E il diavolo vuole accecare quelli che li desiderano e li stimano più dei sassi. 5 Badiamo, dunque, noi che abbiamo lasciato tutto (Cfr. Mt 19,27), di non perdere, per sì poca cosa, il regno dei cieli.
6 E se troveremo in qualche luogo del denaro, non curiamocene, come della polvere che si calpesta, poiché è vanità delle vanità e tutto è vanità (Qo 1,2).
7 E se per caso, Dio non voglia, capitasse che un frate raccogliesse o avesse della pecunia o del denaro, eccettuato soltanto per la predetta necessità relativa agli infermi, tutti noi frati riteniamolo un falso frate e apostata e un ladro e un brigante, e un ricettatore di borse, a meno che non se ne penta sinceramente.
8 E in nessun modo i frati accettino né permettano di accettare, né cerchino, né facciano cercare pecunia per elemosina, né soldi per qualche casa o luogo, né si accompagnino con persona che vada in cerca di pecunia o di denaro per tali luoghi. 9 Altri servizi invece, che non sono contrari alla nostra forma di vita, i frati li possono fare nei luoghi con la benedizione di Dio.
10 Tuttavia, i frati, per una evidente necessità dei lebbrosi, possono chiedere l’elemosina per essi.
11 Si guardino però molto dalla pecunia. 12 Similmente, tutti i frati si guardino di non andare in giro per alcun turpe guadagno.

CAPITOLO IX
DEL CHIEDERE L’ELEMOSINA


[29]    1 Tutti i frati si impegnino a seguire l’umiltà e la povertà del Signore nostro Gesù Cristo, e si ricordino che nient’altro ci è consentito di avere, di tutto il mondo, come dice l’apostolo, se non il cibo e le vesti, e di questi ci dobbiamo accontentare (Cfr. 1Tm 6,8).

[30]    2 E devono essere lieti quando vivono tra persone di poco conto e disprezzate, tra poveri e deboli, tra infermi e lebbrosi e tra i mendicanti lungo la strada.

[31]    3 E quando sarà necessario, vadano per l’elemosina.
4 E non si vergognino, ma si ricordino piuttosto che il Signor nostro Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo (Gv 11,27), onnipotente, rese la sua faccia come pietra durissima (Is 50, 7), né si vergognò; 5 e fu povero e ospite, e visse di elemosine lui e la beata Vergine e i suoi discepoli. 6 E quando gli uomini facessero loro vergogna e non volessero dare loro l’elemosina, ne ringrazino Iddio, poiché per tali umiliazioni riceveranno grande onore presso il tribunale del Signore nostro Gesù Cristo.
7 E sappiano che l’umiliazione è imputata non a coloro che la ricevono ma a coloro che la fanno.
8 E l’elemosina è l’eredità e la giustizia dovuta ai poveri; I’ha acquistata per noi il Signor nostro Gesù Cristo. 9 E i frati che lavorano per acquistarla avranno grande ricompensa e la fanno guadagnare e acquistare a quelli che la donano; poiché tutte le cose che gli uomini lasceranno nel mondo, periranno, ma della carità e delle elemosine che hanno fatto riceveranno il premio dal Signore.

[32]    10 E con fiducia l’uno manifesti all’altro la propria necessità, perché l’altro gli trovi le cose necessarie e gliele dia. 11 E ciascuno ami e nutra il suo fratello, come la madre ama e nutre il proprio figlio (Cfr. 1Ts 2,7), in tutte quelle cose in cui Dio gli darà grazia. 12 E colui che non mangia non giudichi colui che mangia (Rm 14,3).

[33]    13 E ogniqualvolta sopravvenga la necessità, sia consentito a tutti i frati, ovunque si trovino, di prendere tutti i cibi che gli uomini possono mangiare, così come il Signore dice di David, il quale mangiò i pani dell’offerta che non era permesso mangiare se non ai sacerdoti (Mc 2,27; cfr. Mt 12,4). 14 E ricordino ciò che dice il Signore: “Badate a voi che non vi capiti che i vostri cuori siano aggravati dalla crapula e dall’ubriachezza e dalle preoccupazioni di questa vita 15 e che quel giorno piombi su di voi all’improvviso, poiché cadrà come un laccio su tutti coloro che abitano sulla faccia della terra” (Lc 21,34 e 35). 16 Similmente, ancora, in tempo di manifesta necessità tutti i frati provvedano per le cose loro necessarie cosi come il Signore darà loro la grazia, poiché la necessità non ha legge.

CAPITOLO X
DEI FRATI INFERMI


[34]    1 Se un frate cadrà ammalato, ovunque si trovi, gli altri frati non lo lascino senza avere prima incaricato un frate, o più se sarà necessario, che lo servano come vorrebbero essere serviti essi stessi; 2 però in caso di estrema necessità, lo possono affidare a qualche persona che debba assisterlo nella sua infermità.

[35]    3 E prego il frate infermo di rendere grazie di tutto al Creatore; e che quale lo vuole il Signore, tale desideri di essere, sano o malato, poiché tutti coloro che Dio ha preordinato alla vita eterna, li educa con i richiami stimolanti dei flagelli e delle infermità e con lo spirito di compunzione, così come dice il Signore: “lo quelli che amo, li correggo e li castigo”.
4 Se invece si turberà e si adirerà contro Dio e contro i frati, ovvero chiederà con insistenza medicine, desiderando troppo di liberare la carne che presto dovrà morire, e che è nemica dell’anima, questo gli viene dal maligno ed egli è uomo carnale, e non sembra essere un frate, poiché ama più il corpo che l’anima.

CAPITOLO XI
CHE I FRATI NON FACCIANO INGIURIA NÉ DETRAZIONE,  MA SI AMINO SCAMBIEVOLMENTE


[36]    1 E tutti i frati si guardino dal calunniare alcuno, e evitino le dispute di parole (Cfr. 2Tm 2,14), 2 anzi cerchino di conservare il silenzio, se Dio darà loro questa grazia. 3 E non litighino tra loro, né con gli altri, ma procurino di rispondere con umiltà, dicendo: Sono servo inutile (Cfr. Lc 17,10).

[37]    4 E non si adirino, perché chiunque si adira col suo fratello, sarà condannato al giudizio; chi avrà detto al suo fratello “raca”, sarà condannato nel Sinedrio; chi gli avrà detto “pazzo”, sarà condannato al fuoco della Geenna (Mt 5,22). 5 E si amino scambievolmente, come dice il Signore: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate scambievolmente come io ho amato voi” (Gv 15,12). 6 E mostrino con le opere l’amore che hanno fra di loro, come dice l’apostolo: “Non amiamo a parola né con la lingua, ma con le opere e in verità” (Cfr. Gc 2,18; 1Gv 3,8). 7 E non oltraggino nessuno (Tt 3,2); 8 non mormorino, non calunnino gli altri, poiché è scritto: “i sussurroni e i detrattori sono in odio a Dio” (Rm 1,29 e 30). 9E siano modesti, mostrando ogni mansuetudine verso tutti gli uomini (Cfr. Tt 3,2). 10 Non giudichino, non condannino; 11 e come dice il Signore, non guardino ai più piccoli peccati degli altri, 12 ma pensino piuttosto ai loro nell’amarezza della loro anima (Cfr. Mt 7,3; Is 38,15).
13 E si sforzino di entrare per la porta stretta (Lc 13,24), poiché dice il Signore: “Angusta è la porta e stretta la via che conduce alla vita; e sono pochi quelli che la trovano” (Mt 7,14).

CAPITOLO XII
DEGLI SGUARDI IMPURI E DELLA COMPAGNIA DELLE DONNE


[38]    1 Tutti i frati, ovunque siano o vadano, evitino gli sguardi impuri e la compagnia delle donne. 2 E nessuno si trattenga in consigli né cammini solo per la strada né mangi alla mensa in unico piatto con esse.
31 sacerdoti parlino con loro onestamente quando amministrano la penitenza o per qualche consiglio spirituale.
4 E nessuna donna in maniera assoluta sia ricevuta all’obbedienza da alcun frate, ma una volta datole il consiglio spirituale, essa faccia vita di penitenza dove vorrà. 5 E tutti dobbiamo vigilare molto su noi stessi e dobbiamo mantenere le nostre membra pure, poiché dice il Signore: “Chiunque avrà guardato una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei, nel suo cuore” (Mt 5,28). 6 E l’apostolo: “Non sapete che le vostre membra sono tempio dello Spirito Santo? (Cfr. 1Cor 6,19); perciò, se uno violerà il tempio di Dio, Dio distruggerà lui” (1Cor 3,17).

CAPITOLO XIII
DELL’EVITARE LA FORNICAZIONE


[39]    1 Se un frate, per istigazione del diavolo, dovesse fornicare, sia spogliato dell’abito, che per il turpe peccato ha perduto il diritto di portare, e lo deponga del tutto, e sia espulso totalmente dalla nostra Religione. 2 E dopo faccia penitenza dei peccati (Cfr. 1Cor 5,4-5).

CAPITOLO XIV
COME I FRATI DEVONO ANDARE PER IL MONDO


[40]    1 Quando i frati vanno per il mondo, non portino niente per il viaggio, né sacco, né bisaccia, né pane, né pecunia, né bastone (Cfr. Lc 9,3; 10,4-8; Mt 10,10). 2 E in qualunque casa entreranno dicano prima: Pace a questa casa (Cfr. Lc 10,5). 3 E dimorando in quella casa mangino e bevano quello che ci sarà presso di loro (Cfr. Lc 10,7). 4 Non resistano al malvagio; ma se uno li percuote su una guancia, gli offrano l’altra. 5 E se uno toglie loro il mantello, non gli impediscano di prendere anche la tunica. 6 Diano a chiunque chiede; e a chi toglie il loro, non lo richiedano (Cfr. Mt 5,39 e Lc 6,29 e 30).

CAPITOLO XV
CHE I FRATI NON POSSEGGANO BESTIE, NE VADANO A CAVALLO


[41]    1 Ordino a tutti i miei frati sia chierici che laici, che vanno per il mondo o dimorano nei luoghi, di non avere né presso di sé, né presso altri, né in nessun altro modo, alcuna bestia.
2 E non sia loro lecito andare a cavallo se non vi siano costretti da infermità o da grande necessità.

CAPITOLO XVI
DI COLORO CHE VANNO TRA I SARACENI E GLI ALTRI INFEDELI


[42]    1 Dice il Signore: “Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi. 2 Siate dunque prudenti come serpenti e semplici come colombe” (Mt 10,16).
3 Perciò qualsiasi frate che vorrà andare tra i Saraceni e altri infedeli, vada con il permesso del suo ministro e servo.
4 Il ministro poi dia loro il permesso e non li ostacoli se vedrà che sono idonei ad essere mandati; infatti dovrà rendere ragione al Signore (Cfr. Lc 16,2), se in queste come in altre cose avrà proceduto senza discrezione.

[43]    5 I frati poi che vanno fra gli infedeli, possono comportarsi spiritualmente in mezzo a loro in due modi. 6 Un modo è che non facciano liti o dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio (1Pt 2,13) a e confessino di essere cristiani.
7 L’altro modo è che quando vedranno che piace al Signore, annunzino la parola di Dio perché essi credano in Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo, Creatore di tutte le cose, e nel Figlio Redentore e Salvatore, e siano battezzati, e si facciano cristiani, poiché, se uno non sarà rinato per acqua e Spirito Santo non può entrare nel regno di Dio (Gv 3,5).

[44]    8 Queste ed altre cose che piaceranno al Signore, possono dire ad essi e ad altri; poiché dice il Signore nel Vangelo: “Chi mi riconoscerà davanti agli uomini, io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli” (Mt 10,32); 9 e: “Chiunque si vergognerà di me e delle mie parole, il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando tornerà nella gloria sua e del Padre e degli angeli” (Lc 9,26).

[45]    10 E tutti i frati, ovunque sono, si ricordino che si sono donati e hanno abbandonato i loro corpi al Signore nostro Gesù Cristo. 11 E per il suo amore devono esporsi ai nemici sia visibili che invisibili, poiché dice il Signore: “Colui che perderà l’anima sua per causa mia la salverà per la vita eterna” (Cfr. Lc 9,24.; Mt 25,46).
12 “Beati quelli che sono perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli (Mt 5,10). 13 Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (Gv 15,20). 14 E: “Se poi vi perseguitano in una città fuggite in un’altra (Cfr. Mt 10,23). 15 Beati sarete, quando gli uomini vi odieranno e vi malediranno e vi perseguiteranno e vi bandiranno e vi insulteranno e il vostro nome sarà proscritto come infame e falsamente diranno di voi ogni male per causa mia (Cfr. Mt 5,11 e 12); 16 rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli (Lc 6,23; Mt 5,12). 17 E io dico a voi, miei amici: non lasciatevi spaventare da loro (Cfr. Lc 12,4) 18 e non temete coloro che uccidono il corpo e dopo di ciò non possono far niente di più (Mt 10,28; Lc 12,4).
19 Guardatevi di non turbarvi (Mt 24,6). 20 Con la vostra pazienza infatti salverete le vostre anime (Lc 21, 19). 21 E chi persevererà sino alla fine, questi sarà salvo” (Mt 10,22; 24,13).

CAPITOLO XVII
DEI PREDICATORI


[46]    1 Nessun frate predichi contro la forma e le prescrizioni della santa Chiesa e senza il permesso del suo ministro. 2 E il ministro si guardi dal concederlo senza discernimento. 3 Tutti i frati, tuttavia, predichino con le opere. 4 E nessun ministro o predicatore consideri sua proprietà il ministero dei frati o l’ufficio della predicazione, ma in qualunque ora gli fosse ordinato, lasci, senza alcuna contestazione, il suo incarico.

[47]    5 Per cui scongiuro, nella carità che è Dio, (Cfr. 1Gv 4,8.16) tutti i miei frati occupati nella predicazione, nell’orazione, nel lavoro, sia chierici che laici, che cerchino di umiliarsi in tutte le cose, 6 di non gloriarsi, né godere tra sé, né esaltarsi dentro di sé delle buone parole e delle opere anzi di nessun bene che Dio dice, o fa o opera talora in loro e per mezzo di loro, secondo quello che dice il Signore: “Non rallegratevi però in questo, perché vi stanno soggetti gli spiriti” (Lc 10,20).

[48]    7 E siamo fermamente convinti che non appartengono a noi se non i vizi e i peccati. 8 E dobbiamo anzi godere quando siamo esposti a diverse prove (Gc 1,2), e quando sosteniamo qualsiasi angustia o afflizione di anima o di corpo in questo mondo in vista della vita eterna. 9 Quindi tutti noi frati guardiamoci da ogni superbia e vana gloria; 10 e difendiamoci dalla sapienza di questo mondo e dalla prudenza della carne (Rm 8,6-7). 11 Lo spirito della carne, infatti, vuole e si preoccupa molto di possedere parole, ma poco di attuarle, 12 e cerca non la religiosità e la santità interiore dello spirito, ma vuole e desidera avere una religiosità e una santità che appaia al di fuori agli uomini.
13 È di questi che il Signore dice: “In verità vi dico, hanno ricevuto la loro ricompensa” (Mt 6,2). 14 Lo spirito del Signore invece vuole che la carne sia mortificata e disprezzata, vile e abbietta, 15 e ricerca l’umiltà e la pazienza e la pura e semplice e vera pace dello spirito; 16 e sempre desidera soprattutto il divino timore e la divina sapienza e il divino amore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

[49]    17 E restituiamo al Signore Dio altissimo e sommo tutti i beni e riconosciamo che tutti i beni sono suoi e di tutti rendiamogli grazie, perché procedono tutti da Lui. 18 E lo stesso altissimo e sommo, solo vero Dio abbia, e gli siano resi ed Egli stesso riceva tutti gli onori e la reverenza, tutte le lodi e tutte le benedizioni, ogni rendimento di grazia e ogni gloria, poiché suo è ogni bene ed Egli solo è buono (Cfr. Lc 18,19).
19 E quando vediamo o sentiamo maledire o fare del male o bestemmiare Dio, noi benediciamo e facciamo del bene e lodiamo il Signore che è benedetto nei secoli. Amen (Rm 1,25; 9,5).

CAPITOLO XVIII
COME I MINISTRI DEVONO RADUNARSI INSIEME


[50]    1 Ciascun ministro possa riunirsi con i suoi frati, ogni anno, ovunque piaccia a loro, nella festa di san Michele arcangelo, per trattare delle cose che riguardano Dio. 2 Ma tutti i ministri, quelli che sono nelle regioni d’oltremare e oltr’alpe una volta ogni tre anni, e gli altri una volta all’anno, vengano al Capitolo generale nella festa di Pentecoste, presso la chiesa di Santa Maria della Porziuncola a meno che dal ministro e servo di tutta la fraternità non sia stato ordinato diversamente.

CAPITOLO XIX
CHE I FRATI VIVANO CATTOLICAMENTE


[51]    1 Tutti i frati siano cattolici, vivano e parlino cattolicamente. 2 Se qualcuno poi a parole o a fatti si allontanerà dalla fede e dalla vita cattolica e non se ne sarà emendato, sia espulso totalmente dalla nostra fraternità.

[52]    3 E riteniamo tutti i chierici e tutti i religiosi per padroni in quelle cose che riguardano la salvezza delI’anima e che non deviano dalla nostra religione, 4 e veneriamone l’ordine sacro, I’ufficio e il ministero nel Signore.

CAPITOLO XX
DELLA PENITENZA E DELLA COMUNIONE  DEL CORPO E DEL SANGUE DEL SIGNORE NOSTRO GESÙ CRIS
TO

[53]    1 I frati miei benedetti, sia chierici che laici, confessino i loro peccati ai sacerdoti della nostra Religione. 2 E se non potranno, si confessino ad altri sacerdoti prudenti e cattolici, fermamente convinti e consapevoli che da qualsiasi sacerdote cattolico riceveranno la penitenza e l’assoluzione, saranno senza dubbio assolti da quei peccati, se procureranno di osservare umilmente e fedelmente la penitenza loro Imposta.
3 Se invece in quel momento non potranno avere un sacerdote, si confessino a un loro fratello come dice l’apostolo Giacomo: “Confessate l’uno all’altro i vostri peccati” (Gc 5,16). 4 Tuttavia per questo, non tralascino di ricorrere ai sacerdote poiché solo ai sacerdoti è concessa la potestà di legare e di sciogliere.

[54]    5 E così contriti e confessati ricevano il corpo e il sangue del Signor nostro Gesù Cristo, con grande umiltà e venerazione, ricordando le parole del Signore. “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna” (Gv 6,55), 6 e ancora: “Fate questo in memoria di me” (Lc 22,19).

CAPITOLO XXI
DELLA ESORTAZIONE E DELLA LODE CHE POSSONO FARE TUTTI I FRATI


[55]    1 E questa o simile esortazione e lode tutti i miei frati, quando a loro piacerà, possono annunciare ad ogni categoria di uomini, con la benedizione di Dio:
2 Temete e onorate,
lodate e benedite,
ringraziate (Cfr. 1Ts 5,18) e adorate
il Signore Dio onnipotente
nella Trinità e nell’Unità,
Padre e Figlio e Spirito Santo,
creatore di tutte le cose.
3 Fate penitenza (Cfr. Mt 3,2),
fate frutti degni di penitenza (Cfr. Lc 3,8),
perché presto moriremo.
3 Date e vi sarà dato (Lc 6,38),
Perdonate (Cfr. Lc 6,37) e vi sarà perdonato;
E se non perdonerete agli uomini le loro offese (Mt 6,14),
il Signore non vi perdonerà i vostri peccati (Mc 11,26).
Confessate tutti i vostri peccati (Gc 5,16).
7 Beati coloro che muoiono nella penitenza,
poiché saranno nel regno dei cieli.
8 Guai a quelli che non muoiono nella penitenza,
poiché saranno figli del diavolo (1Gv 3,10)
di cui compiono le opere (Cfr. Gv 8,41),
e andranno nel fuoco eterno (Mt 18,8; 25,41),
9 Guardatevi e astenetevi da ogni male
e perseverate nel bene fino alla fine.

CAPITOLO XXII
AMMONIZIONE Al FRATI


[56]    1 O frati tutti, riflettiamo attentamente che il Signore dice: “Amate i vostri nemici e fate del bene a quelli che vi odiano” (Mt 5,44), 2 poiché il Signore nostro Gesù Cristo, di cui dobbiamo seguire le orme (Cfr. 1Pt 2,21), chiamò amico (Cfr. Mt 26,50) il suo traditore e si offrì spontaneamente ai suoi crocifissori. 3 Sono, dunque, nostri amici tutti coloro che ingiustamente ci infliggono tribolazioni e angustie, ignominie e ingiurie, dolori e sofferenze, martirio e morte, 4 e li dobbiamo amare molto poiché, a motivo di ciò che essi ci infliggono, abbiamo la vita eterna.

[57]    5 E dobbiamo avere in odio il nostro corpo con i suoi vizi e peccati, poiché quando noi viviamo secondo la carne, il diavolo vuole toglierci l’amore del [Signore nostro]    Gesù Cristo e la vita eterna e vuole perdere se stesso con tutti nell’inferno; 6 poiché noi per colpa nostra siamo ignobili, miserevoli e contrari al bene, pronti invece e volonterosi al male, perché, come dice il Signore nel Vangelo: 7 “Dal cuore procedono ed escono i cattivi pensieri, gli adulteri, le fornicazioni, gli omicidi, i furti, la cupidigia, la cattiveria, la frode, la impudicizia, I’invidia, le false testimonianze, la bestemmia, [la superbia], la stoltezza (Mt 15,19 e Mc 7,21 e 22), 8 Tutte queste cose cattive procedono dal di dentro del cuore dell’uomo, e sono queste cose che contaminano l’uomo” (Mc 7,23; Mt 15,20).
9 Ora invece, da che abbiamo abbandonato il mondo, non abbiamo da fare altro che seguire la volontà del Signore e piacere unicamente a Lui.

[58]    10 Guardiamoci bene dall’essere la terra lungo la strada, o la terra sassosa, o quella invasa dalle spine 11 secondo quanto dice il Signore nel Vangelo: “Il seme e la parola di Dio 12 Quello che cadde lungo la strada e fu calpestato sono coloro che ascoltano la parola di Dio e non la comprendono; 13 e subito viene il diavolo e porta via quello che è stato seminato nei loro cuori, perché non credano e siano salvati. 14 Quello poi che cadde nei luoghi sassosi, sono coloro che appena ascoltano la parola, subito la ricevono con gioia; 15 ma quando sopraggiunge una tribolazione o una persecuzione a causa della parola, ne restano immediatamente scandalizzati; anche questi non hanno radice in sé, sono incostanti, perché credono per un certo tempo, ma nell’ora della tentazione vengono meno. 16 Quello che cadde tra le spine, sono coloro che ascoltano la parola, ma le cure di questo mondo e la seduzione delle ricchezze e gli altri affetti disordinati entrano nel loro animo e soffocano la parola, sicché rimangono infruttuosi. 17 Infine il seme affidato alla terra buona, sono coloro che, ascoltando la parola con buone, anzi ottime disposizioni, la intendono e la custodiscono e portano frutti con la perseveranza” (Mt 13,19-23: Mc 4,15-20; Lc 8,11-15).

[59]    18 E perciò noi frati, così come dice il Signore, “lasciamo che i morti seppelliscano i loro morti” (Mt 8, 22).
19 E guardiamoci bene dalla malizia e dall’astuzia di Satana, il quale vuole che l’uomo non abbia la sua mente e il cuore rivolti a Dio; 20 e, circuendo il cuore dell’uomo con il pretesto di una ricompensa o di un aiuto, mira a togliere e a soffocare la parola e i precetti del Signore dalla memoria, e vuole accecare il cuore dell’uomo, attraverso gli affari e le preoccupazioni di questo mondo, e abitarvi, così come dice il Signore: 21 “Quando lo spirito immondo è uscito da un uomo va per luoghi aridi e senz’acqua in cerca di riposo e non la trova; e allora dice: 22 Tornerò nella mia casa da cui sono uscito. 23 E quando vi arriva, la trova vuota, spazzata e adorna. 24 Allora egli se ne va e prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui, poi entrano e vi prendono dimora, sicché l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima (Mt 12, 43-45; Lc 11,24-26).

[60]    25 Perciò, tutti noi frati, stiamo bene in guardia, perché, sotto pretesto di ricompensa, di opera da fare e di un aiuto non ci avvenga di perdere o di distogliere la nostra mente e il cuore dal Signore.
26 Ma, nella santa carità, che è Dio (1Gv 4,16), prego tutti i frati, sia i ministri che gli altri, che, allontanato ogni impedimento e messa da parte ogni preoccupazione e ogni affanno, in qualunque modo meglio possono, si impegnino a servire, amare, adorare e onorare il Signore Iddio, con cuore puro e con mente pura, ciò che egli stesso domanda sopra tutte le cose.

[61]    27 E sempre costruiamo in noi una casa (Cfr. Gv 14,23) e una dimora permanente a Lui, che è il Signore Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, e che dice: “Vigilate dunque e pregate in ogni tempo, affinché possiate sfuggire tutti i mali che accadranno e stare davanti al Figlio dell’uomo (Lc 21,36). 28 E quando vi mettete a pregare, dite: Padre nostro che sei nei cieli (Mc 11,25; Mt 6,9). 29 E adoriamolo con cuore puro, poiché bisogna sempre pregare senza stancarsi mai (Lc 18,1); 30 infatti il Padre cerca tali adoratori. 31 Dio è spirito, e bisogna che quelli che lo adorano, lo adorino in spirito e verità” (Gv 4,23 e 24). 32 E a lui ricorriamo come al pastore e al vescovo delle anime nostre (1Pt 2,25), il quale dice: “lo sono il buon Pastore, che pascolo le mie pecore e do la mia vita per le mie pecore” (Cfr. Gv 10,11 e 15). 33 “Voi siete tutti fratelli. 34 Non vogliate chiamare nessuno padre vostro sulla terra, perché uno solo è il vostro Padre, quello che è nei cieli. 35 Né fatevi chiamare maestri, perché uno solo è il vostro maestro, che è nei cieli, [Cristo]” (Mt 23,8-10). 36 “Se rimarrete in me e rimarranno in voi le mie parole, domanderete quel che vorrete e vi sarà fatto (Gv 15,7). 37 Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, ci sono io in mezzo a loro (Mt 18,20). 38 Ecco, io sono con voi fino alla fine dei secoli (Mt 28,20). 39 Le parole che vi ho detto sono spirito e vita (Gv 6,64). 40 lo sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6).

[62]    41 Manteniamoci dunque fedeli alle parole, alla vita, alla dottrina e al santo Vangelo di colui che si è degnato pregare per noi il Padre suo e manifestarci il nome di lui, dicendo: “Padre, glorifìca il tuo nome” (Gv 17,6-26) e: “Glorifica il Figlio tuo perché il Figlio tuo glorifichi te” (Gv 17,24). 42 “Padre, ho manifestato il tuo nome agli uomini, che mi hai dato, perché le parole che tu hai dato a me, io le diedi loro; ed essi le hanno accolte e hanno riconosciuto che io sono uscito da te ed hanno creduto che tu mi hai mandato. 43 Io prego per loro; non prego per il mondo, 44 ma per quelli che mi hai dato, perché sono tuoi, e tutto ciò che è mio è tuo. 45 Padre santo, custodisci nel Nome tuo coloro che mi hai dato, affinché siano una cosa sola come noi. 46 Questo io dico nel mondo, affinché abbiano la gioia in se stessi. 47 Io ho comunicato loro la tua parola, e il mondo li ha odiati perché non sono del mondo, come non sono del mondo io. 48 Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che tu li guardi dal male. 49 Rendili gloriosi nella verità. 50 La tua parola è verità. 51 Come tu hai mandato me nel mondo, anch’io li ho mandati nel mondo. 52 E per loro io santifico me stesso, affinché anche loro siano santificali nella verità. 53 Non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che crederanno in me, per la loro parola, affinché siano perfetti nell’unità, e il mondo conosca che tu mi hai mandato e li hai amati, come hai amato me. 54 Ed io renderò noto a loro il tuo Nome, affinché l’amore col quale tu hai amato me sia in loro ed io in loro.
55 Padre, quelli che mi hai dato, voglio che dove io sono siano anch’essi con me, perché contemplino la tua gloria nel tuo regno”. Amen.

CAPITOLO XXIII
PREGHIERA E RENDIMENTO DI GRAZIE


[63]    1 Onnipotente, santissimo, altissimo e sommo Dio, Padre santo (Gv 7,11) e giusto, Signore Re del cielo e della terra (Cfr. Mt 11,25), per te stesso ti rendiamo grazie, perché per la tua santa volontà e per l’unico tuo Figlio con lo Spirito Santo hai creato tutte le cose spirituali e corporali, e noi fatti a tua immagine e somiglianza hai posto in Paradiso (Cfr. Gn 1,26 e 2,15), 2 E noi per colpa nostra siamo caduti.

[64]    3 E ti rendiamo grazie, perché come tu ci hai creato per mezzo del tuo Figlio, cosi per il santo tuo amore, col quale ci hai amato (Cfr. Gv 17,26), hai fatto nascere lo stesso vero Dio e vero uomo dalla gloriosa sempre vergine beatissima santa Maria, e, per la croce, il sangue e la morte di Lui ci hai voluti redimere dalla schiavitù.

[65]    4 E ti rendiamo grazie, perché lo stesso tuo Figlio ritornerà nella gloria della sua maestà per destinare i reprobi, che non fecero penitenza e non ti conobbero, al fuoco eterno, e per dire a tutti coloro che ti conobbero e ti adorarono e ti servirono nella penitenza: Venite, benedetti dal Padre mio (Mt 25.34), entrate in possesso del regno, che vi è stato preparato fin dalle origini del mondo.

[66]    5 E poiché tutti noi miseri e peccatori, non siamo degni di nominarti, supplici preghiamo che il Signore nostro Gesù Cristo Figlio tuo diletto, nel quale ti sei compiaciuto (Cfr. Mt 17,5), insieme con lo Spirito Santo Paraclito ti renda grazie così come a te e a lui piace, per ogni cosa, Lui che ti basta sempre in tutto e per il quale a noi hai fatto cose tanto grandi. Alleluia.

[67]    6 E per il tuo amore supplichiamo umilmente la gloriosa e beatissima Madre sempre vergine Maria, i beati Michele, Gabriele e Raffaele e tutti i cori degli spiriti celesti: serafini, cherubini, troni, dominazioni, principati, potestà, virtù, angeli, arcangeli; il beato Giovanni Battista, Giovanni evangelista, Pietro, Paolo, e i beati Patriarchi, i profeti, i santi innocenti, gli apostoli, gli evangelisti, i discepoli, i martiri, i confessori, le vergini, i beati Elia e Enoch e tutti i santi che furono e saranno e sono, affinché, come a te piace, per tutti questi benefici rendano grazie a Te, sommo vero Dio, eterno e vivo, con il Figlio tuo carissimo, il Signore nostro Gesù Cristo e con lo Spirito Santo Paraclito nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia (Ap 19,3-4).

[68]    7 E tutti coloro che vogliono servire al Signore Iddio nella santa Chiesa cattolica e apostolica, e tutti i seguenti ordini: sacerdoti, diaconi, suddiaconi, accoliti, esorcisti, lettori, ostiari, e tutti i chierici, e tutti i religiosi e le religiose, tutti i conversi e i fanciulli, i poveri e i miseri, i re e i principi, i lavoratori e i contadini, i servi e i padroni, tutte le vergini e le continenti e le maritate, i laici, uomini e donne, tutti i bambini, gli adolescenti, i giovani e i vecchi, i sani e gli ammalati, tutti i piccoli e i grandi e tutti i popoli, genti, razze e lingue (Cfr. Ap 7,9), tutte le nazioni e tutti gli uomini d’ogni parte della terra, che sono e saranno, noi tutti frati minori, servi inutili (Lc 17,10), umilmente preghiamo e supplichiamo perché perseveriamo nella vera fede e nella penitenza, poiché nessuno può salvarsi in altro modo.

[69]    8 Tutti amiamo con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente, con tutta la capacità e la fortezza (Mc 12,30 e 33), con tutta l’intelligenza, con tutte le forze (Lc 10,27), con tutto lo SIancio, tutto l’affetto, tutti i sentimenti più profondi, tutti i desideri e la volontà il Signore Iddio (Mc 12,30), il quale a tutti noi ha dato e dà tutto il corpo, tutta l’anima e tutta la vita; che ci ha creati (Cfr. Tb 13,5), redenti, e ci salverà per sua sola misericordia; Lui che ogni bene fece e fa a noi miserevoli e miseri, putridi e fetidi, ingrati e cattivi.

[70]    9 Nient’altro dunque dobbiamo desiderare, niente altro volere, nient’altro ci piaccia e diletti, se non il Creatore e Redentore e Salvatore nostro, solo vero Dio, il quale è il bene pieno, ogni bene, tutto il bene, vero e sommo bene, che solo è buono (Cfr. Lc 18,19), pio, mite, soave e dolce, che solo è santo, giusto, vero, santo e retto, che solo è benigno, innocente, puro, dal quale e per il quale e nel quale è ogni perdono (Cfr. Rm 11,36), ogni grazia, ogni gloria di tutti i penitenti e giusti, di tutti i santi che godono insieme nei cieli.

[71]    10 Niente dunque ci ostacoli, niente ci separi, niente si frapponga.
11 E ovunque, noi tutti, in ogni luogo, in ogni ora e in ogni tempo, ogni giorno e ininterrottamente crediamo veramente e umilmente e teniamo nel cuore e amiamo, onoriamo adoriamo, serviamo, lodiamo e benediciamo, glorifichiamo ed esaltiamo, magnifichiamo e rendiamo grazie all’altissimo e sommo eterno Dio, Trinità e Unità, Padre e Figlio e Spirito Santo, Creatore di tutte le cose e Salvatore di tutti coloro che credono e sperano in lui, e amano lui che è senza inizio e senza fine, immutabile, invisibile, inenarrabile ineffabile incomprensibile. ininvestigabile (Cfr. Rm 11,33), benedetto, degno di lode, glorioso, sopraesaltato (Cfr. Dn 3,52), sublime, eccelso, soave, amabile, dilettevole e tutto sopra tutte le cose desiderabile nei secoli dei secoli. Amen.

CAPITOLO XXIV
CONCLUSIONE


[72]    1 Nel nome del Signore! Prego tutti i frati di imparare la lettera ed il contenuto delle cose che in questa forma di vita sono state scritte a salvezza della nostra anima, e di richiamarle frequentemente alla memoria. 2 E prego Dio affinché egli stesso, che è onnipotente, trino e uno, benedica tutti quanti insegnano, imparano, custodiscono, ritengono a memoria e praticano queste cose, ogni volta che ricordano e fanno quelle cose che in essa sono state scritte per la salvezza della nostra anima. 3 E supplico tutti, baciando loro i piedi, che le amino molto, le custodiscano e le conservino.

[73]    4 E da parte di Dio onnipotente e del signor Papa, e per obbedienza io, frate Francesco, fermamente comando e ordino che nessuno tolga o aggiunga scritto alcuno (Cfr. Dt 4,2; 12,32) a quelle cose che sono state scritte in questa vita, e che i frati non abbiano un’altra Regola.
5 Gloria al Padre, e al Figlio e allo Spirito Santo, come era in principio e ora e sempre e nel secoli dei secoli. Amen.


12 luglio 1944

Madre Pierina Micheli

Andai alla Chiesa del Gesù per la S. Comunione. Mi si avvicina un signore e mi dice: Le dico per Rivelazione Divina di non fare la Comunione perché non è in grazia di Dio... Mi turbai molto, ma ricordando le parole del Padre: Faccia la Comunione qualunque cosa le capiti, con sforzo supremo ubbidii e compresi... il maligno tentò disturbarmi poi, ma la sera il Padre mi diede la pace... Tutto per le anime!...