Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Un'anima veramente innamorata di Dio viene a tale che bisogna che dica: Signore, lasciatemi dormire: Signore, lasciatemi stare. (San Filippo Neri)

Liturgia delle Ore - Letture

Domenica della 30° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 19

1Entrato in Gèrico, attraversava la città.2Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco,3cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura.4Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là.5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua".6In fretta scese e lo accolse pieno di gioia.7Vedendo ciò, tutti mormoravano: "È andato ad alloggiare da un peccatore!".8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: "Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto".9Gesù gli rispose: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo;10il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto".

11Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, Gesù disse ancora una parabola perché era vicino a Gerusalemme ed essi credevano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro.12Disse dunque: "Un uomo di nobile stirpe partì per un paese lontano per ricevere un titolo regale e poi ritornare.13Chiamati dieci servi, consegnò loro dieci mine, dicendo: Impiegatele fino al mio ritorno.14Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro un'ambasceria a dire: Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi.15Quando fu di ritorno, dopo aver ottenuto il titolo di re, fece chiamare i servi ai quali aveva consegnato il denaro, per vedere quanto ciascuno avesse guadagnato.16Si presentò il primo e disse: Signore, la tua mina ha fruttato altre dieci mine.17Gli disse: Bene, bravo servitore; poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città.18Poi si presentò il secondo e disse: La tua mina, signore, ha fruttato altre cinque mine.19Anche a questo disse: Anche tu sarai a capo di cinque città.20Venne poi anche l'altro e disse: Signore, ecco la tua mina, che ho tenuta riposta in un fazzoletto;21avevo paura di te che sei un uomo severo e prendi quello che non hai messo in deposito, mieti quello che non hai seminato.22Gli rispose: Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato:23perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi.24Disse poi ai presenti: Toglietegli la mina e datela a colui che ne ha dieci25Gli risposero: Signore, ha già dieci mine!26Vi dico: A chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.27E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me".

28Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme.
29Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo:30"Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è mai salito; scioglietelo e portatelo qui.31E se qualcuno vi chiederà: Perché lo sciogliete?, direte così: Il Signore ne ha bisogno".32Gli inviati andarono e trovarono tutto come aveva detto.33Mentre scioglievano il puledro, i proprietari dissero loro: "Perché sciogliete il puledro?".34Essi risposero: "Il Signore ne ha bisogno".
35Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù.36Via via che egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada.37Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce, per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo:

38"'Benedetto colui che viene,'
il re, 'nel nome del Signore'.
Pace in cielo
e gloria nel più alto dei cieli!".

39Alcuni farisei tra la folla gli dissero: "Maestro, rimprovera i tuoi discepoli".40Ma egli rispose: "Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre".

41Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo:42"Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi.43Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte;44abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata".

45Entrato poi nel tempio, cominciò a cacciare i venditori,46dicendo: "Sta scritto:

'La mia casa sarà casa di preghiera'.
Ma voi ne avete fatto 'una spelonca di ladri!'".

47Ogni giorno insegnava nel tempio. I sommi sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo perire e così anche i notabili del popolo;48ma non sapevano come fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue parole.


Secondo libro di Samuele 13

1Dopo queste cose, accadde che, avendo Assalonne figlio di Davide, una sorella molto bella, chiamata Tamàr, Amnòn figlio di Davide si innamorò di lei.2Amnòn ne ebbe una tal passione, da cadere malato a causa di Tamàr sua sorella; poiché essa era vergine pareva impossibile ad Amnòn di poterle fare qualcosa.3Ora Amnòn aveva un amico, chiamato Ionadàb figlio di Simeà, fratello di Davide e Ionadàb era un uomo molto astuto.4Egli disse: "Perché, figlio del re, tu diventi sempre più magro di giorno in giorno? Non me lo vuoi dire?". Amnòn gli rispose: "Sono innamorato di Tamàr, sorella di mio fratello Assalonne".5Ionadàb gli disse: "Mettiti a letto e fingiti malato; quando tuo padre verrà a vederti, gli dirai: Permetti che mia sorella Tamàr venga a darmi da mangiare e a preparare la vivanda sotto i miei occhi, così che io veda; allora prenderò il cibo dalle sue mani".
6Amnòn si mise a letto e si finse malato; quando il re lo venne a vedere, Amnòn gli disse: "Permetti che mia sorella Tamàr venga e faccia un paio di frittelle sotto i miei occhi e allora prenderò il cibo dalle sue mani".7Allora Davide mandò a dire a Tamàr, in casa: "Va' a casa di Amnòn tuo fratello e prepara una vivanda per lui".8Tamàr andò a casa di Amnòn suo fratello, che giaceva a letto. Essa prese farina stemperata, la impastò, ne fece frittelle sotto i suoi occhi e le fece cuocere.9Poi prese la padella e versò le frittelle davanti a lui; ma egli rifiutò di mangiare e disse: "Allontanate tutti dalla mia presenza". Tutti uscirono.10Allora Amnòn disse a Tamàr: "Portami la vivanda in camera e prenderò il cibo dalle tue mani". Tamàr prese le frittelle che aveva fatte e le portò in camera ad Amnòn suo fratello.11Ma mentre gliele dava da mangiare, egli l'afferrò e le disse: "Vieni, unisciti a me, sorella mia".12Essa gli rispose: "No, fratello mio, non farmi violenza; questo non si fa in Israele; non commettere questa infamia!13Io dove andrei a portare il mio disonore? Quanto a te, tu diverresti come un malfamato in Israele. Parlane piuttosto al re, egli non mi rifiuterà a te".14Ma egli non volle ascoltarla: fu più forte di lei e la violentò unendosi a lei.15Poi Amnòn concepì verso di lei un odio grandissimo: l'odio verso di lei fu più grande dell'amore con cui l'aveva prima amata. Le disse:16"Alzati, vattene!". Gli rispose: "O no! Questo torto che mi fai cacciandomi è peggiore dell'altro che mi hai già fatto". Ma egli non volle ascoltarla.17Anzi, chiamato il giovane che lo serviva, gli disse: "Cacciami fuori costei e sprangale dietro il battente".18Essa indossava una tunica con le maniche, perché così vestivano, da molto tempo, le figlie del re ancora vergini. Il servo di Amnòn dunque la mise fuori e le sprangò il battente dietro.19Tamàr si sparse polvere sulla testa, si stracciò la tunica dalle lunghe maniche che aveva indosso, si mise le mani sulla testa e se ne andò camminando e gridando.20Assalonne suo fratello le disse: "Forse Amnòn tuo fratello è stato con te? Per ora taci, sorella mia; è tuo fratello; non disperarti per questa cosa". Tamàr desolata rimase in casa di Assalonne, suo fratello.21Il re Davide seppe tutte queste cose e ne fu molto irritato, ma non volle urtare il figlio Amnòn, perché aveva per lui molto affetto; era infatti il suo primogenito.22Assalonne non disse una parola ad Amnòn né in bene né in male; odiava Amnòn perché aveva violato Tamàr sua sorella.
23Due anni dopo Assalonne, avendo i tosatori a Baal-Cazòr, presso Èfraim, invitò tutti i figli del re.24Andò dunque Assalonne dal re e disse: "Ecco il tuo servo ha i tosatori presso di sé. Venga dunque anche il re con i suoi ministri a casa del tuo servo!".25Ma il re disse ad Assalonne: "No, figlio mio, non si venga noi tutti, perché non ti siamo di peso". Sebbene insistesse, il re non volle andare; ma gli diede la sua benedizione.26Allora Assalonne disse: "Se non vuoi venire tu, permetti ad Amnòn mio fratello di venire con noi". Il re gli rispose: "Perché dovrebbe venire con te?".27Ma Assalonne tanto insisté che Davide lasciò andare con lui Amnòn e tutti i figli del re. Assalonne fece un banchetto come un banchetto da re.28Ma Assalonne diede quest'ordine ai servi: "Badate, quando Amnòn avrà il cuore riscaldato dal vino e io vi dirò: Colpite Amnòn!, voi allora uccidetelo e non abbiate paura. Non ve lo comando io? Fatevi coraggio e comportatevi da forti!".29I servi di Assalonne fecero ad Amnòn come Assalonne aveva comandato. Allora tutti i figli del re si alzarono, montarono ciascuno sul suo mulo e fuggirono.30Mentre essi erano ancora per strada, giunse a Davide questa notizia: "Assalonne ha ucciso tutti i figli del re e neppure uno è scampato".31Allora il re si alzò, si stracciò le vesti e si gettò per terra; tutti i suoi ministri che gli stavano intorno, stracciarono le loro vesti.32Ma Ionadàb figlio di Simeà, fratello di Davide, disse: "Non dica il mio signore che tutti i giovani, figli del re, sono stati uccisi; il solo Amnòn è morto; per Assalonne era cosa decisa fin da quando Amnòn aveva fatto violenza a sua sorella Tamàr.33Ora non si metta in cuore il mio signore una tal cosa, come se tutti i figli del re fossero morti; il solo Amnòn è morto34e Assalonne è fuggito". Il giovane che stava di sentinella alzò gli occhi, guardò ed ecco una gran turba di gente veniva per la strada di Bacurìm, dal lato del monte, sulla discesa. La sentinella venne ad avvertire il re e disse: "Ho visto uomini scendere per la strada di Bacurìm, dal lato del monte".35Allora Ionadàb disse al re: "Ecco i figli del re arrivano; la cosa sta come il tuo servo ha detto".36Come ebbe finito di parlare, ecco giungere i figli del re, i quali alzarono grida e piansero; anche il re e tutti i suoi ministri fecero un gran pianto.37Quanto ad Assalonne, era fuggito ed era andato da Talmài, figlio di Ammiùd, re di Ghesùr. Il re fece il lutto per il suo figlio per lungo tempo.
38Assalonne rimase tre anni a Ghesùr, dove era andato dopo aver preso la fuga.39Poi lo spirito del re Davide cessò di sfogarsi contro Assalonne, perché si era placato il dolore per la morte di Amnòn.


Salmi 119

1Alleluia.

Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.

3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.

5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.

9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.

17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.

25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.

33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.

41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.

49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.

57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.

65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.

73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.

81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?

85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.

89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.

97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.

105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.

113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.

121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.

125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.

129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.

137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.

145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.

153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.

161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.

169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.


Salmi 45

1'Al maestro del coro. Su "I gigli...". Dei figli di Core.'
'Maskil. Canto d'amore.'

2Effonde il mio cuore liete parole,
io canto al re il mio poema.
La mia lingua è stilo di scriba veloce.

3Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo,
sulle tue labbra è diffusa la grazia,
ti ha benedetto Dio per sempre.
4Cingi, prode, la spada al tuo fianco,
nello splendore della tua maestà ti arrida la sorte,
5avanza per la verità, la mitezza e la giustizia.
6La tua destra ti mostri prodigi:
le tue frecce acute
colpiscono al cuore i nemici del re;
sotto di te cadono i popoli.

7Il tuo trono, Dio, dura per sempre;
è scettro giusto lo scettro del tuo regno.
8Ami la giustizia e l'empietà detesti:
Dio, il tuo Dio ti ha consacrato
con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali.

9Le tue vesti son tutte mirra, aloè e cassia,
dai palazzi d'avorio ti allietano le cetre.

10Figlie di re stanno tra le tue predilette;
alla tua destra la regina in ori di Ofir.

11Ascolta, figlia, guarda, porgi l'orecchio,
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre;
12al re piacerà la tua bellezza.
Egli è il tuo Signore: pròstrati a lui.
13Da Tiro vengono portando doni,
i più ricchi del popolo cercano il tuo volto.

14La figlia del re è tutta splendore,
gemme e tessuto d'oro è il suo vestito.
15È presentata al re in preziosi ricami;
con lei le vergini compagne a te sono condotte;
16guidate in gioia ed esultanza
entrano insieme nel palazzo del re.

17Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli;
li farai capi di tutta la terra.
18Farò ricordare il tuo nome
per tutte le generazioni,
e i popoli ti loderanno in eterno, per sempre.


Daniele 5

1Il re Baldassàr imbandì un gran banchetto a mille dei suoi dignitari e insieme con loro si diede a bere vino.2Quando Baldassàr ebbe molto bevuto comandò che fossero portati i vasi d'oro e d'argento che Nabucodònosor suo padre aveva asportati dal tempio, che era in Gerusalemme, perché vi bevessero il re e i suoi grandi, le sue mogli e le sue concubine.3Furono quindi portati i vasi d'oro, che erano stati asportati dal tempio di Gerusalemme, e il re, i suoi grandi, le sue mogli e le sue concubine li usarono per bere;4mentre bevevano il vino, lodavano gli dèi d'oro, d'argento, di bronzo, di ferro, di legno e di pietra.5In quel momento apparvero le dita di una mano d'uomo, le quali scrivevano sulla parete della sala reale, di fronte al candelabro. Nel vedere quelle dita che scrivevano,6il re cambiò d'aspetto: spaventosi pensieri lo assalirono, le giunture dei suoi fianchi si allentarono, i ginocchi gli battevano l'uno contro l'altro.
7Allora il re si mise a gridare, ordinando che si convocassero gli astrologi, i caldei e gli indovini. Appena vennero, il re disse ai saggi di Babilonia: "Chiunque leggerà quella scrittura e me ne darà la spiegazione sarà vestito di porpora, porterà una collana d'oro al collo e sarà il terzo signore del regno".
8Allora entrarono nella sala tutti i saggi del re, ma non poterono leggere quella scrittura né darne al re la spiegazione.
9Il re Baldassàr rimase molto turbato e cambiò colore; anche i suoi grandi restarono sconcertati.
10La regina, alle parole del re e dei suoi grandi, entrò nella sala del banchetto e, rivolta al re, gli disse: "Re, vivi per sempre! I tuoi pensieri non ti spaventino né si cambi il colore del tuo volto.11C'è nel tuo regno un uomo, in cui è lo spirito degli dèi santi. Al tempo di tuo padre si trovò in lui luce, intelligenza e sapienza pari alla sapienza degli dèi. Il re Nabucodònosor tuo padre lo aveva fatto capo dei maghi, degli astrologi, dei caldei e degli indovini.12Fu riscontrato in questo Daniele, che il re aveva chiamato Baltazzàr, uno spirito superiore e tanto accorgimento da interpretare sogni, spiegare detti oscuri, sciogliere enigmi. Si convochi dunque Daniele ed egli darà la spiegazione".
13Fu quindi introdotto Daniele alla presenza del re ed egli gli disse: "Sei tu Daniele un deportato dei Giudei, che il re mio padre ha condotto qua dalla Giudea?14Ho inteso dire che tu possiedi lo spirito degli dèi santi e che si trova in te luce, intelligenza e sapienza straordinaria.15Poco fa sono stati condotti alla mia presenza i saggi e gli astrologi per leggere questa scrittura e darmene la spiegazione, ma non sono stati capaci.16Ora, mi è stato detto che tu sei esperto nel dare spiegazioni e sciogliere enigmi. Se quindi potrai leggermi questa scrittura e darmene la spiegazione, tu sarai vestito di porpora, porterai al collo una collana d'oro e sarai il terzo signore del regno".
17Daniele rispose al re: "Tieni pure i tuoi doni per te e da' ad altri i tuoi regali: tuttavia io leggerò la scrittura al re e gliene darò la spiegazione.
18O re, il Dio altissimo aveva dato a Nabucodònosor tuo padre regno, grandezza, gloria e magnificenza.19Per questa grandezza che aveva ricevuto, tutti i popoli, nazioni e lingue lo temevano e tremavano davanti a lui: egli uccideva chi voleva, innalzava chi gli piaceva e abbassava chi gli pareva.
20Ma, quando il suo cuore si insuperbì e il suo spirito si ostinò nell'alterigia, fu deposto dal trono e gli fu tolta la sua gloria.
21Fu cacciato dal consorzio umano e il suo cuore divenne simile a quello delle bestie; la sua dimora fu con gli ònagri e mangiò l'erba come i buoi; il suo corpo fu bagnato dalla rugiada del cielo, finché riconobbe che il Dio altissimo domina sul regno degli uomini, sul quale innalza chi gli piace.22Tu, Baldassàr suo figlio, non hai umiliato il tuo cuore, sebbene tu fossi a conoscenza di tutto questo.23Anzi tu hai insolentito contro il Signore del cielo e sono stati portati davanti a te i vasi del suo tempio e in essi avete bevuto tu, i tuoi dignitari, le tue mogli, le tue concubine: tu hai reso lode agli dèi d'oro, d'argento, di bronzo, di ferro, di legno, di pietra, i quali non vedono, non odono e non comprendono e non hai glorificato Dio, nelle cui mani è la tua vita e a cui appartengono tutte le tue vie.24Da lui fu allora mandata quella mano che ha tracciato quello scritto,25di cui questa è la lettura: MENE, TEKEL, PERES,26e questa ne è l'interpretazione: 'Mene': Dio ha computato il tuo regno e gli ha posto fine.27'Tekel': tu sei stato pesato sulle bilance e sei stato trovato mancante.28'Peres': il tuo regno è diviso e dato ai Medi e ai Persiani".29Allora, per ordine di Baldassàr, Daniele fu vestito di porpora, ebbe una collana d'oro al collo e con bando pubblico fu dichiarato terzo signore del regno.
30In quella stessa notte Baldassàr re dei Caldei fu ucciso:31Dario il Medo ricevette il regno, all'età di circa sessantadue anni.


Apocalisse 21

1Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più.2Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.3Udii allora una voce potente che usciva dal trono:

"'Ecco la dimora' di Dio con gli uomini!
'Egli dimorerà tra di loro
ed essi saranno suo popolo
ed egli sarà il "Dio-con-loro"'.
4'E tergerà ogni lacrima dai loro occhi';
non ci sarà più la morte,
né lutto, né lamento, né affanno,
perché le cose di prima sono passate".

5E Colui che sedeva sul trono disse: "Ecco, io faccio nuove tutte le cose"; e soggiunse: "Scrivi, perché queste parole sono certe e veraci.

6Ecco sono compiute!
Io sono l'Alfa e l'Omega,
il Principio e la Fine.
'A colui che ha sete' darò 'gratuitamente'
acqua della fonte 'della vita'.
7Chi sarà vittorioso erediterà questi beni;
'io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio'.

8Ma per i vili e gl'increduli, gli abietti e gli omicidi, gl'immorali, i fattucchieri, gli idolàtri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. È questa la seconda morte".

9Poi venne uno dei sette angeli che hanno le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli e mi parlò: "Vieni, ti mostrerò la fidanzata, la sposa dell'Agnello".10L'angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio.11Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino.12La città è cinta da un grande e alto muro con dodici 'porte': sopra queste porte stanno dodici angeli e 'nomi' scritti, i nomi delle dodici 'tribù dei figli d'Israele'.13'A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e ad occidente tre porte'.14Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello.
15Colui che mi parlava aveva come misura una canna d'oro, per misurare la città, le sue porte e le sue mura.16La città è a forma di quadrato, la sua lunghezza è uguale alla larghezza. L'angelo misurò la città con la canna: misura dodici mila stadi; la lunghezza, la larghezza e l'altezza sono eguali.17Ne misurò anche le mura: sono alte centoquarantaquattro braccia, secondo la misura in uso tra gli uomini adoperata dall'angelo.18Le mura sono costruite con diaspro e la città è di oro puro, simile a terso cristallo.19Le fondamenta delle mura della città sono adorne di ogni specie di pietre preziose. Il primo fondamento è di diaspro, il secondo di zaffìro, il terzo di calcedònio, il quarto di smeraldo,20il quinto di sardònice, il sesto di cornalina, il settimo di crisòlito, l'ottavo di berillo, il nono di topazio, il decimo di crisopazio, l'undecimo di giacinto, il dodicesimo di ametista.21E le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta è formata da una sola perla. E la piazza della città è di oro puro, come cristallo trasparente.
22Non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio.23La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello.

24'Le nazioni cammineranno alla sua luce
e i re della terra a lei porteranno la loro magnificenza'.
25'Le' sue 'porte non si chiuderanno mai durante il giorno',
poiché non vi sarà più notte.
26'E porteranno a lei la gloria' e l'onore 'delle nazioni'.
27'Non entrerà in essa nulla d'impuro',
né chi commette abominio o falsità,
ma solo quelli che sono scritti
nel libro della vita dell'Agnello.


Capitolo XLIX: Il desiderio della vita eterna. I grandi beni promessi a quelli che lottano

Leggilo nella Biblioteca

1. Figlio, quando senti, infuso dall'alto, un desiderio di eterna beatitudine; quando aspiri ad uscire dalla povera dimora del tuo corpo, per poter contemplare il mio splendore, senza ombra di mutamento, allarga il tuo cuore e accogli con grande sollecitudine questa santa ispirazione. Rendi grazie senza fine alla superna bontà, che si mostra tanto benigna con te, venendo indulgente presso di te; ti risolleva con ardore e ti innalza con forza, cosicché, con la tua pesantezza, tu non abbia a inclinare verso le tue cose terrene. Tutto ciò, infatti, non lo devi ad una tua iniziativa o ad un tuo sforzo, ma soltanto al favore della grazia di Dio, che dall'alto guarda a te. Ti sarà dato così di progredire nelle virtù, in una sempre più grande umiltà, preparandoti alle lotte future attaccato a me con tutto lo slancio del tuo cuore e intento a servirmi con volonteroso fervore.

2. Figlio, il fuoco arde facilmente, ma senza fumo la fiamma non ascende. Così certuni ardono dal desiderio delle cose celesti, ma non sono liberi dalla tentazione di restare attaccati alle cose terrene; e perciò, quello che pur avevano chiesto a Dio con tanto desiderio, non lo compiono esclusivamente per la gloria di Dio. Tale è sovente il tuo desiderio, giacché vi hai immesso un fermento così poco confacente: non è puro e perfetto, infatti, quello che è inquinato dal comodo proprio. Non chiedere ciò che ti piace e ti è utile, ma piuttosto ciò che è gradito a me e mi rende gloria. A ben vedere, al tuo desiderio e ad ogni cosa desiderata devi preferire il mio comando, e seguirlo. Conosco la tua brama, ho ascoltato i frequenti tuoi gemiti: già vorresti essere nella libertà gloriosa dei figlio di Dio; già ti alletta la dimora eterna, la patria del cielo, pienamente felice. Ma un tale momento non è ancora venuto; questo è tuttora un momento diverso: il momento della lotta, della fatica e della prova. Tu brami di essere ricolmo del sommo bene, ma questo non lo puoi ottenere adesso. Sono io "aspettami, dice il Signore" (Sof 3,8), finché venga il regno di Dio. Devi essere ancora provato qui in terra, e travagliato in vario modo. Qualche consolazione ti sarà data talvolta; ma non ti sarà concessa una piena sazietà. "Confortati, pertanto e sii gagliardo" (Gs 1,7), nell'agire e nel sopportare ciò che va contro la natura. Occorre che tu ti rivesta dell'uomo nuovo; che tu ti trasformi in un altro uomo. Occorre, ben spesso, che tu faccia quello che non vorresti e che tu tralasci quello che vorresti. Avrà successo quanto è voluto da altri, e quanto vuoi tu non andrà innanzi. Sarà ascoltato quanto dicono gli altri, e quanto dici tu sarà preso per un nulla. Altri chiederanno, e riceveranno; tu chiederai, e non otterrai. Altri saranno grandi al cospetto degli uomini; sul tuo conto, silenzio. Ad altri sarà affidata questa o quella faccenda; tu, invece, non sarai ritenuto utile a nulla. Da ciò la natura uscirà talvolta contristata; e già sarà molto se sopporterai in silenzio.

3. In questi, e in consimili vari modi, il servo fedele del Signore viene si solito sottoposto a prova, come sappia rinnegare e vincere del tutto se stesso. Altro, forse, non c'è, in cui tu debba essere così morto a te stesso, fuor che constatare ciò che contrasta con la tua volontà, e doverlo sopportare; specialmente allorché ti viene imposto di fare cosa che non ti sembra opportuna o utile. Non osando opporre resistenza a un potere superiore, tu, che sei sottoposto, trovi duro camminare al comando di altri, e lasciar cadere ogni tua volontà. Ma se consideri, o figlio, quale sia il frutto di queste sofferenze, cioè il rapido venire della fine e il premio, allora non troverai più alcun peso in tali sofferenze, ma un validissimo conforto al tuo soffrire. Giacché, invece di quella scarsa volontà che ora, da te, non sai coltivare, godrai per sempre nei cieli la pienezza della tua volontà. Nei cieli, invero, troverai tutto ciò che vorrai, tutto ciò che potrai desiderare; nei cieli godrai integralmente di ciò che è bene e non temerai che esso ti venga a mancare. Nei cieli il tuo volere, a me sempre unito, a nulla aspirerà che venga di fuori, a nulla che sia tuo proprio. Nei cieli nessuno ti farà resistenza, nessuno si lamenterà di te, nessuno ti sarà di ostacolo e nulla si porrà contro di te; ma tutti i desideri saranno insieme realizzati e ristoreranno pienamente il tuo animo, appagandolo del tutto. Nei cieli, per ogni oltraggio patito, io darò gloria; per la tristezza, un premio di lode; per l'ultimo posto, una dimora nel regno, nei secoli. Nei cieli si vedrà il frutto dell'obbedienza; avrà gioia il travaglio della penitenza; sarà coronata di gloria l'umile soggezione. Ora, dunque, devi chinarti umilmente sotto il potere di ognuno, senza preoccuparti di sapere chi sia colui che ti ha detto o comandato alcunché; bada sommamente - sia un superiore, o uno più giovane di te o uno pari a te, a chiederti o ad importi qualcosa - di accettare tutto come giusto, facendo in modo di eseguirlo con buona volontà. Altri vada cercando questo, altri quello; che uno si glori in una cosa, e un altro sia lodato mille volte per un'altra: quanto a te, invece, non in questa o in quest'altra cosa devi trovare la tua gioia, ma nel disprezzare te stesso, nel piacere soltanto a me e nel darmi gloria. E' questo che devi desiderare, che in te sia glorificato sempre Iddio, "per la vita e per la morte" (Fil 1,20).


Omelia 64: La partenza di Gesù.

Commento al Vangelo di San Giovanni - Sant'Agostino d'Ippona

Leggilo nella Biblioteca

1. E' da notare, o carissimi, la stretta connessione che c'è tra le parole del Signore. Prima, quando Giuda era uscito, separandosi anche fisicamente da quella santa comunità, egli aveva detto: Adesso è stato glorificato il Figlio dell'uomo, e Dio è stato glorificato in lui, - riferendosi sia al regno futuro in cui i cattivi saranno separati dai buoni, sia alla sua risurrezione che era prossima e che non doveva essere differita, come la nostra, alla fine del mondo. Poi ha aggiunto: Se Dio è stato glorificato in lui, Dio a sua volta lo glorificherà in sé, e lo glorificherà subito, - riferendosi senza alcuna ambiguità alla sua risurrezione ormai imminente. Poi aggiunge: Figlioli, per poco ancora sono con voi (Gv 13, 31-33). Non dovevano pensare che, siccome Dio stava ormai per glorificarlo, egli non sarebbe più rimasto con loro in terra. Per poco ancora sono con voi, vuol dire: E' vero, sarò subito glorificato con la risurrezione, tuttavia non salirò subito in cielo ma per poco resterò ancora con voi. Infatti dopo la risurrezione, come dicono gli Atti degli Apostoli, egli trascorse con loro quaranta giorni, comparendo e scomparendo, mangiando e bevendo (cf. At 1, 3), non perché avesse bisogno di togliersi la fame o la sete, ma per provare, con tale condiscendenza, la realtà della sua carne, che non aveva la necessità di mangiare e di bere ma ne aveva la possibilità. Ora, dicendo: Sono con voi ancora per poco tempo, egli si riferisce a quei quaranta giorni, oppure intende qualcos'altro? Questa frase si può intendere anche così: Anch'io, come voi, ancora per poco tempo resto in questa debolezza della carne, fino alla morte e alla risurrezione. Infatti dopo la risurrezione egli rimase con loro quaranta giorni, presentandosi, come dice il Vangelo, nella realtà del suo corpo, tuttavia senza essere come loro partecipe della debolezza umana.

[La presenza di Cristo prima dell'ascensione.]

2. Esiste un'altra divina presenza, negata ai sensi del corpo, a proposito della quale il Signore dice: Ecco, io sono con voi fino alla consumazione dei secoli (Mt 28, 20). Certamente questo non è il senso delle parole: Per poco ancora sono con voi. Non è poco infatti il tempo che ci separa dalla fine del mondo. E se anche questo tempo è poco [giacché il tempo vola, e mille anni agli occhi di Dio sono come un giorno o come una veglia notturna (cf. Sal 89, 4)], non è da credere, tuttavia, che il Signore volesse riferirsi a questo, dato che proseguendo aggiunge: Voi mi cercherete e, come dissi ai Giudei, dove io vado, voi non potete venire (Gv 13, 33). Cioè, dopo questo breve tempo passato con voi, voi mi cercherete, e dove vado io, voi non potete venire. Non potranno forse andare dove egli va, alla fine del mondo? Ma allora perché in questo medesimo discorso dirà: Padre, io voglio che là dove sono io, siano anch'essi con me (Gv 17, 24)? Quindi con queste parole che adesso ha pronunciato: Sono con voi ancora per poco, non si riferisce alla sua presenza in mezzo ai suoi, con i quali resterà sino alla consumazione dei secoli; ma si riferisce invece o alla condizione della debolezza mortale che condivise con loro fino alla sua passione, o alla presenza corporale che prolungherà in mezzo a loro fino alla sua ascensione. Si può scegliere l'una o l'altra di queste interpretazioni, senza mettersi in contrasto con la fede.

3. E se qualcuno ritiene non conforme a verità questa interpretazione secondo la quale il Signore con la frase: Sono con voi ancora per poco tempo, intendeva riferirsi al tempo che trascorse nella carne mortale assieme ai discepoli fino alla passione, tenga conto delle parole che egli stesso dice dopo la risurrezione e che ci vengono riferite da un altro evangelista: E' questo che vi dicevo quando ero ancora con voi (Lc 24, 44). Dice così come se allora non fosse con loro, che pure gli stavano a fianco, lo vedevano, lo toccavano e parlavano con lui. Che significa dunque: quando ero ancora con voi, se non questo: quando ero ancora nella carne mortale, nella quale anche voi siete? Dopo la sua risurrezione egli era ancora in quella medesima carne; ma non si trovava più, come loro, nella condizione mortale. Perciò, come una volta rivestito di carne immortale, dice con tutta verità: quando ero ancora con voi, e non possiamo intendere questa frase altro che nel senso che egli vuole riferirsi al tempo della sua condizione mortale trascorso con i suoi discepoli, così anche qui si può coerentemente intendere la frase: sono con voi ancora per poco tempo nel senso che ancora per poco egli sarà mortale, come essi lo sono. Ma andiamo avanti.

[Come possiamo seguirlo dove ci ha preceduti.]

4. Voi mi cercherete, e come dissi ai Giudei, dico ora anche a voi: dove io vado, voi non potete venire (Gv 13, 33). Dice che non possono seguirlo "ora", mentre quando aveva detto la medesima cosa ai Giudei, non aveva aggiunto ora. I discepoli non potevano andare, allora, dove egli andava, ma sarebbero potuti andarci dopo, come il Signore molto esplicitamente annuncierà all'apostolo Pietro fra poco. Infatti quando Pietro gli chiede: Signore, dove vai?, Gesù gli risponde: Dove vado, non puoi per ora seguirmi; mi seguirai più tardi (Gv 13, 36). Dobbiamo approfondire il significato di questa affermazione. Dove, infatti, i discepoli non potevano seguire il Signore allora, ma più tardi avrebbero potuto? Se diciamo alla morte, qual è il tempo non adatto a morire per l'uomo che è nato, essendo talmente precaria la sua condizione nel corpo corruttibile, che non è più facile vivere che morire? I discepoli non erano quindi incapaci di seguire il Signore nella morte, ma erano ancora impreparati a seguirlo in quella vita che non conosce morte. Sì, perché il Signore andava là dove una volta risorto da morte non sarebbe più morto, né la morte avrebbe più avuto alcun dominio su di lui (cf. Rm 6, 9). Come potevano seguire il Signore che andava a morire per la giustizia, essi che non erano ancora maturi per il martirio? E come avrebbero potuto seguirlo sino alla immortalità della carne, essi che, qualunque fosse stato il momento della loro morte, avrebbero dovuto attendere la fine dei secoli per risorgere? Come avrebbero già potuto seguire il Signore che, senza abbandonarli, tornava nel seno del Padre dal quale neppure per venire sulla terra si era allontanato, dato che nessuno può essere ammesso in quella felicità se non è perfetto nella carità? E perciò, volendo insegnare ad essi il modo di acquistare la capacità di giungere là dove egli li precede, dice: Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate a vicenda (Gv 13, 34). Sono questi i passi che bisogna fare per seguire Cristo. Ma di questo parleremo più diffusamente un'altra volta.


23 - Le occupazioni che la vergine Madre svolgeva in assenza del suo Figlio santissimo.

La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda

Leggilo nella Biblioteca

965. I sensi della Madre, quando il Redentore del mondo si separò da lei, restarono come eclissati e in un'ombra oscura, essendo venuto meno il Sole di giustizia, che li illuminava e riempiva di gaudio. Tuttavia la vista interiore della sua anima non perse neppure un solo grado della luce soprannaturale che la rischiarava tutta e la sollevava al di sopra del più alto amore dei più accesi serafini. E poiché l'impiego principale delle sue facoltà, nella lontananza dell'umanità santissima del Figlio, doveva essere unicamente rivolto all'oggetto incomparabile della divinità, ella dispose tutte le sue occupazioni in modo da poter attendere, nell'intimità della sua casa e senza comunicare con l'esterno, all'adorazione e alle lodi del Signore, e darsi tutta a questo esercizio e alla preghiera. Così fece al fine di ottenere che l'insegnamento e il seme della parola, che il Maestro doveva seminare nel cuore degli uomini, non rimanesse sterile per la durezza della loro ingratitudine, ma desse copioso frutto di salvezza e di vita eterna. Ben conoscendo gli intenti per i quali egli era partito, si impose di non conversare con alcuna creatura, per imitarlo nel digiuno e nel ritiro del deserto, perché fu in tutto un vivo ritratto delle azioni da lui compiute anche in sua assenza, così come lo era stata quando egli era presente.

966. In tali esercizi si tenne occupata nella solitudine della sua abitazione. Le sue orazioni erano così fervorose che spargeva lacrime di sangue piangendo le colpe di tutti, e faceva genuflessioni e prostrazioni più di duecento volte al giorno. Ebbe molto cara questa pratica, che continuò per tutta la sua esistenza terrena in segno della sua umiltà, carità, riverenza e del suo culto incomparabile; di esso parlerò molte volte nel corso di questa Storia. Tali consuetudini le permisero di divenire ausiliatrice e collaboratrice nell'opera della redenzione, e furono così potenti ed efficaci presso il Padre che, per i suoi meriti e per il fatto che ella si trovava nel mondo, egli - a nostro modo di intendere - si dimenticò dei peccati di tutti i mortali, che ancora non erano degni della predicazione e dell'insegnamento del suo Unigenito. Maria tolse questo impedimento con le sue implorazioni e il suo ardore: fu la mediatrice che ci ottenne che avessimo come guida Gesù e che ricevessimo la legge del Vangelo dalla sua stessa bocca.

967. Quando la Regina abbandonava l'alto e sovraeminente grado della contemplazione, nel tempo che le rimaneva si intratteneva in colloquio con i suoi angeli, che avevano di nuovo ricevuto da sua Maestà l'ordine di prestarle assistenza in forma visibile sino a quando egli non fosse rientrato, con l'obbligo di servire così il suo tabernacolo, custodendo la città santa della sua dimora; essi obbedivano in tutto, servendola con mirabile e degno ossequio. L'amore, che per sua essenza è molto attivo e stenta a tollerare il distacco e la privazione dell'oggetto che lo attira dietro di sé, non trova maggior conforto che nel discorrere della sua sofferenza e replicarne le giuste cause, rinnovando il ricordo del diletto e riferendone le qualità ed eccellenze. In tal modo si sforza di arginare le sue pene e inganna o distrae il suo dolore, ricorrendo, in luogo dell'originale, alle immagini lasciate nella memoria dall'amato. Così avveniva nell'intimo della Madre; infatti, mentre con tutte le sue facoltà era immersa nell'oceano della Divinità non sentiva la mancanza fisica di Cristo, ma allorché ritornava all'uso dei sensi, che assuefatti a un bene così attraente ora venivano ad esserne privati, speri-

mentava subito la forza struggente dell'amore più acceso, casto e vero che si possa concepire, perché la natura umana non avrebbe potuto sopportare tanto tormento senza che in esso venisse meno la vita, se non fosse stata sorretta dagli aiuti divini.

968. Per dare qualche sollievo alla sua afflizione, la Ver gine si rivolgeva agli esseri celesti e diceva loro: «Ministri diligenti dell'Onnipotente, plasmati dalle sue mani, amici e compagni miei, datemi sue notizie: rivelatemi dove sta e confidategli che muoio per la sua lontananza, perché egli è tutto per me. O dolce tesoro dell'anima mia! Dove si trova ora la vostra bellezza, che per grazia e armonia supera quella di tutti i figli degli uomini? Dove reclinerete il vostro capo? Dove riposerà dalle sue fatiche la vostra delicatissima e santissima umanità? Chi avrà cura di voi, luce dei miei occhi? E come cesseranno le mie lacrime, senza il chiaro Sole che mi illuminava? Dove troverete un po' di riposo? E dove lo troverà questa sola e povera tortorella? In quale porto approderà questa navicella scossa dalle onde dell'amore? Dove troverà tranquillità? O centro dei miei desideri, non è possibile dimenticare la vostra presenza! Come dunque sarà viverla soltanto nella memoria, senza poterne realmente godere? Che farò? Chi mi consolerà e mi farà compagnia in questa amara solitudine? Ma che cosa cerco, e che cosa potrò mai trovare tra le creature, se mi mancate voi, voi che siete l'unico che il mio cuore brami? Spiriti sovrani, ditemi: Che cosa fa il mio Signore? Raccontatemi le sue azioni, e di ciò che vive intimamente non nascondetemi nulla per quanto vi sarà manifesto nello specchio del suo essere divino e del suo volto. Riferitemi tutti i suoi passi, perché io li segua e li ricalchi».

969. Essi la sostenevano nell'affanno dei suoi lamenti, parlandole dell'Altissimo e ripetendole magnifiche lodi del Verbo incarnato e delle sue perfezioni. Con sollecitudine poi la informavano di tutto quello che egli faceva e dei luoghi in cui stava, illuminando il suo intelletto nello stesso modo in cui un angelo superiore illumina l'inferiore; ella infatti conferiva e trattava con loro interiormente secondo tale ordine e modalità spirituale, senza alcun impedimento da parte del corpo e senza l'uso dei sensi. Così le veniva comunicato quando Gesù era raccolto in orazione, quando predicava, quando visitava i poveri e gli ammalati e quando era impegnato in altre attività. Per quanto poteva, Maria lo imitava, fino a compiere opere eccellenti, che almeno in parte alleviavano la sua intensa sofferenza.

970. Talvolta gli inviava i medesimi custodi, perché lo assistessero in suo nome, e diceva loro parole molto prudenti di grande saggezza e riverenza, che essi avrebbero dovuto riferirgli. Soleva anche dar loro un pezzo di tela o un fazzoletto che aveva ricamato con le sue mani, in modo che potessero usarlo per asciugare il suo venerabile viso, qualora l'avessero visto angosciato e sudar sangue mentre pregava; le era noto infatti che egli avrebbe patito più volte questa agonia, e tanto maggiormente quanto più avrebbe dato corso ai misteri della redenzione. Essi in tutte queste cose le obbedivano con incredibile rispetto e timore, perché coscienti del fatto che era volontà superna che la assecondassero. Altre volte, per avviso dei suoi messaggeri o per speciale visione e rivelazione di Dio, ella veniva a conoscere che sua Maestà si ritirava sui monti ad intercedere per i mortali; allora dalla sua casa l'accompagnava in ogni azione, ed elevava suppliche mantenendo la sua stessa posizione e usando le sue stesse espressioni. In alcune occasioni ancora, si prodigava per la sua alimentazione inviandogli del cibo, quando sapeva che non c'era nessuno che gliene desse. Tuttavia ciò accadde poche volte, poiché egli non consentì che sua Madre si comportasse sempre come avrebbe voluto, e così nell'arco dei quaranta giorni in cui digiunò ella non gli mandò nulla.

971. Altre volte poi si dedicava alla composizione di cantici di lode all'Onnipotente, o da sola durante l'orazione o in compagnia degli angeli, alternandosi a loro nella disposizione dei versetti: questi inni erano sublimi per stile e profondissimi per contenuto. Molte erano anche le circostanze in cui, a emulazione di Cristo, attendeva alle necessità del prossimo: visitava gli infermi, consolava i tribolati e gli afflitti, illuminava gli ignoranti e ricolmava tutti di grazie celesti, rendendoli più buoni. Solamente nel periodo in cui il Maestro fece astinenza rimase rinchiusa e isolata senza conversare con alcuno. In tale stato di solitudine e di distacco da qualunque creatura, le sue estasi furono più prolungate e frequenti, e con esse ricevette incomparabili favori dall'Eterno, la cui mano scriveva e dipingeva in lei, come in una tela ben preparata e disposta, mirabili disegni e forme delle sue infinite virtù. Utilizzava tutti questi doni per la salvezza del genere umano e, impegnandosi, rivolgeva ogni sforzo a seguire più perfettamente suo Figlio e ad aiutarlo come coadiutrice nelle opere della redenzione. Sebbene poi questi benefici e questo intimo dialogo non potessero aver luogo senza nuovo e rigenerante giubilo dello Spirito Santo in lei, contemporaneamente avveniva che, nella sensibilità, ella soffrisse a sua imitazione, come aveva desiderato e chiesto. Poiché era insaziabile in questa brama, implorava il Padre con fervente ardore, rinnovando il sacrificio a lui gradito della vita dell'Unigenito e della sua, che per sua stessa volontà aveva offerto. Nel tormentarsi per il suo diletto, l'aspirazione e l'angoscia della sua anima erano incessanti e la infiammavano a tal punto che pativa perché non pativa.

 

Insegnamento della Regina del cielo

972. Carissima, la sapienza della carne ha reso gli uomini stolti e nemici dell'Altissimo, perché è diabolica, fraudolenta, terrena e non si assoggetta alla legge divina. E quanto più essi si affaticano per comprendere i malvagi fini delle loro passioni carnali e animali e i mezzi per conseguirli, tanto più ignari divengono delle cose del Signore, indispensabili per arrivare al loro vero ed ultimo fine. Questa insipienza nei credenti è più deplorevole e odiosa ai suoi occhi. A qual titolo i figli di questo secolo pretendono di chiamarsi figli di Dio, fratelli di Gesù e suoi eredi? Per quanto è possibile, il figlio adottivo deve essere simile in tutto al figlio naturale; nei fratelli si nota una certa somiglianza; l'erede non è tale per qualunque parte gli tocchi degli averi di suo padre, se cioè non gode del patrimonio e dell'eredità principale. Come dunque saranno eredi con Cristo coloro che amano e cercano soltanto i beni caduchi, e si compiacciono in essi? Come saranno suoi fratelli coloro che tanto si discostano dalle sue caratteristiche e dal suo insegnamento? Come saranno conformi alla sua immagine coloro che la cancellano tante volte e si lasciano così spesso imprimere quella della bestia infernale?

973. Tu, grazie alla luce superna, conosci queste verità e sai quanto io faticai per rendermi somigliante a sua Maestà, ma non pensare che ti abbia dato una cognizione così sublime dei miei atti gratuitamente, perché la mia speranza è che questo ricordo resti inciso nel tuo intimo e sia come un libro sempre aperto innanzi a te: su di esso aggiusta la tua condotta e regola le tue azioni per tutto il tempo del tuo pellegrinaggio, che non può durare molto a lungo. Non ti confondere e non ti impelagare nei rapporti con le creature in modo da ritardare nel seguirmi: lasciale andare, evitale e aborriscile nella misura in cui ti possono essere in ciò di impedimento. Per farti progredire alla mia scuola, io ambisco che tu sia povera, umile, disprezzata, umiliata ed in tutto con viso lieto e animo allegro. Non ti appaghino gli applausi né gli affetti di alcuno e non gradire la benevolenza dei mortali, perché l'Onnipotente non ti vuole per cure così inutili, né per occupazioni così basse ed incompatibili con lo stato al quale ti chiama. Pondera con docile attenzione le dimostrazioni di tenerezza che hai avuto dalla sua mano, e come per arricchirti abbia impiegato i grandi tesori dei suoi doni. Hanno ben chiaro questo Lucifero e i suoi, che sono armati di sdegno e di artifici contro di te, e non lasceranno pietra che non muovano per distruggerti. La guerra più accanita sarà contro la tua anima, dove essi indirizzano tutto il potenziale della loro astuzia e sagacia. Sii attenta e vigilante, chiudi gli accessi ai tuoi sensi e custodisci la tua volontà, impedendole di volgersi a qualunque cosa umana, per buona ed onesta che appaia. Sappi infatti che, se con il tuo amore non colmerai la misura voluta dall'Eterno, per quel poco che lo amerai di meno egli aprirà la porta ai tuoi avversari. Tutto il regno è dentro di te': l'hai nel cuore e lì lo troverai, e con esso ti verrà il beneficio cui aneli. Non dimenticare la mia dottrina, nascondila nella tua cella interiore e medita che è ingente il pericolo e il danno da cui desidero allontanarti. Considera anche che il tentare di ricalcare le mie orme è il maggior bene che tu possa opinare. Ora io mi sento mossa da enorme clemenza a concedertelo, se tu ti disponi a ciò con pensieri elevati, parole sante ed opere perfette, che ti innalzino allo stato in cui l'Altissimo ed io vogliamo collocarti.


16 agosto 1949

Maria Valtorta

Dice Gesù:
   «Quando Io sento l'ipocrita e irragionevole frase, che è sfida alla Carità, alla Sapienza, alla Giustizia, e velario a nascondere la loro volontà contraria, audacemente e superbamente ed anche vilmente contraria alla mia: "Se è opera di Dio, Dio ci penserà e la farà trionfare", con un sussulto di santa ira vorrei scendere sulla Terra e ripetere il gesto [1] con cui nettai il Tempio dai barattieri, ladri e mercanti.
   Questo dovrei fare. Ma sono la Misericordia, e tale sono sinché l'uomo è sulla Terra. Attendo la loro conversione sin che hanno re­spiro. Ma poi, per i protervi ed i tentatori del loro Signore — e lo tentano perché lo sanno con essi troppo buono — ci sarà il Giudizio primo e secondo, e conosceranno un Volto del Signore diverso da quello contro il quale gettano lo sputo della loro provocante frase.
   Che dovrei fare per pensare all'opera e farla trionfare? Dovrei far operare il tremendo Dio del Sinai, il Dio dei tempi del corruccio e del rigore, e fulminarli dovrei nel loro peccato, nei loro peccati, perché molti sono i peccati contenuti nella loro protervia al mio volere. Che altro, se non questo?
   Ho dato, attraverso te, tutte le prove. In te non è peccato di ribellione, di simulazione, di superbia. Sei vittima mansueta del loro volere. Difendi tu stessa il loro volere, perché sono "la Chiesa", da quelli che lo vorrebbero calpestare. Per la tua crocifissione è sicuro che tu non puoi scrutare libri di dottori. Per la tua coltura è certo che tu non puoi scrivere quelle pagine. E che altro vogliono, se questo a loro non basta per dire: "Sì. È lo Spirito di Dio qui presente"? Errore dogmatico non ve ne è, in verità non ve ne è nell'opera.
   Se lo Spirito ha dato luci (luci di grazia) per far luminoso in pieno quanto questa o quella scuola in 20 secoli ha solo illuminato con un raggio in un punto, benedicano Dio per la sua grazia e non dicano: "Ma noi diciamo diverso". Chi è la Sapienza? È serva o regina loro?
   Ma per non dirsi ribelli per superbia umana, per nascondere queste loro piaghe, dicono: "Tocca a Dio".
   Dio ha fatto e fa. Ma il principe del mondo impera in esso mondo mentre il Re dei re regna in Cielo e, fedele — Egli sì, fedele — alla libertà d'arbitrio che ha lasciata all'uomo, per sua prova, suo premio, e molte volte per sua condanna, non violenta la loro volontà. Ma li attende, e presto, al giudizio.
   Bene farebbero a meditare la pagina [2] del Vangelo dove Io, Maestro dei maestri, Sapienza, Parola e Verità incarnate, dico che i peccati contro lo Spirito Santo non saranno perdonati.
   Ed in verità questa è opera dello Spirito dello Spirito di Dio, dell'Amore del Padre e del Figlio, dello Spirito che sa ogni vero e viene a dirlo agli uomini presi nel turbine attuale, nei turbini anzi, perché possano difendersi dalle dottrine infernali.»
   Questo dettato è in seguito ad uno scritto di P. Cordovani sulla necessità della conoscenza della teologia anche da parte dei laici e della loro richiesta di avere vera e buona teologia…
   A me poi dice:
   «Ai tuoi e miei veri amici dirai di non dire mai più quella frase. Essi la dicono senza malizia. Ma mi addolora ugualmente. Figli della Verità come vogliono essere, o tacciano in merito o dicano il vero: "Gesù non può trionfare con l'opera perché gli uomini non lo vogliono".
   La verità va detta in se stessi e coi propri uguali (non coi nemici) così come Io sempre la dissi anche ammonendo dei figli della Thorà (i miei apostoli e discepoli) contro il lievito e le colpe dei maestri della Thorà (gli scribi e farisei, fossero pure i sommi fra essi, lo stesso Caifa, lo stesso Anna).
   Avvertili. Tutti. Laici e Sacerdote (il mio P. S.). Perché non mi diano questo dolore.
   Questo dolore! Che dolore! Vedermi, Io-Dio, conculcato nel volere dagli uomini o non capito al punto da sentirmi dire: "ci devi pensare". Non riflette nessuno che quel "se l'opera è da Dio, Lui ci deve pensare" è prova del dubbio offensivo, presente in loro, che essa non sia da Dio? Non pensano che offendono la carità verso Me insinuando che Dio dovrebbe fare, per persuaderli, opere straordinarie per far trionfare le già straordinarie, e la carità verso te, insinuando, anche incoscientemente, che: o tu hai simulato, o tu hai avuto a maestro la Tenebra? Non lo dicano più. Mai più.
   Era tanto che volevo dir questo. Perché vedo coprirsi il tuo cuore di ferite, una per ogni volta che la stolta frase vien detta. Ma ora sei troppo ferita, anima mia, perché Io possa tacere ancora.
   Anima mia, anima mia, anima mia! Vieni a piangere qui, per poter vivere ancora. Vieni a Me. Qui. E piangiamo insieme, perché una volta ancora [3] Io venni "alla mia casa e non fui accolto né riconosciuto" ed ancora una volta "Gerusalemme uccide i suoi profeti fra il tempio e l'altare…".
   Quante, dalla creazione degli Angeli e dell'Uomo, le opere perfette di Dio conculcate o disperse dall'uomo?! E non erano forse da Dio perché non trionfarono? Anzi, proprio perché da Dio, sono conculcate. Io te lo dico, che così è.»
          

   1 il gesto riferito in Matteo 21, 12-13; Marco 11, 15-17; Luca 19, 45-46; Giovanni 2, 14-16.
           
   2 pagina, che è in Matteo 12, 31-32; Marco 3, 28-29; Luca 12, 10.
           
   3 una volta ancora… avviene quanto è detto in Giovanni 1, 10-11 e in Matteo 23, 34-35; Luca 11, 49-51.