Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

So a che scopo sono stata creata. So che Dio è il mio fine ultimo. Nessuna creatura può sostituire il mio Creatore nel cammino della mia anima. In tutte le mie attività  miro a lui solo. Gesù, tu spesso ti degnasti di gettare in me i fondamenti della perfezione cristiana, e devo riconoscere che la mia cooperazione fu ben piccola al confronto. Nell'uso che ora faccio delle cose create, mi aiutasti tu o Signore. Il mio cuore è debole; la mia forza viene da te soltanto. (Santa Faustina Kowalska)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi della 29° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 13

1Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.2Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo,3Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava,4si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita.5Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto.6Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: "Signore, tu lavi i piedi a me?".7Rispose Gesù: "Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo".8Gli disse Simon Pietro: "Non mi laverai mai i piedi!". Gli rispose Gesù: "Se non ti laverò, non avrai parte con me".9Gli disse Simon Pietro: "Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!".10Soggiunse Gesù: "Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti".11Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: "Non tutti siete mondi".
12Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: "Sapete ciò che vi ho fatto?13Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono.14Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri.15Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi.16In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato.17Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica.18Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: 'Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno'.19Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono.20In verità, in verità vi dico: Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato".
21Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò: "In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà".22I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse.23Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù.24Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: "Di', chi è colui a cui si riferisce?".25Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: "Signore, chi è?".26Rispose allora Gesù: "È colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò". E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone.27E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: "Quello che devi fare fallo al più presto".28Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo;29alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: "Compra quello che ci occorre per la festa", oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri.30Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte.

31Quand'egli fu uscito, Gesù disse: "Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui.32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.33Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho già detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire.34Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri.35Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri".
36Simon Pietro gli dice: "Signore, dove vai?". Gli rispose Gesù: "Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi".37Pietro disse: "Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!".38Rispose Gesù: "Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte".


Primo libro dei Re 19

1Acab riferì a Gezabele ciò che Elia aveva fatto e che aveva ucciso di spada tutti i profeti.2Gezabele inviò un messaggero a Elia per dirgli: "Gli dèi mi facciano questo e anche di peggio, se domani a quest'ora non avrò reso te come uno di quelli".3Elia, impaurito, si alzò e se ne andò per salvarsi. Giunse a Bersabea di Giuda. Là fece sostare il suo ragazzo.4Egli si inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto un ginepro. Desideroso di morire, disse: "Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri".5Si coricò e si addormentò sotto il ginepro. Allora, ecco un angelo lo toccò e gli disse: "Alzati e mangia!".6Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia cotta su pietre roventi e un orcio d'acqua. Mangiò e bevve, quindi tornò a coricarsi.7Venne di nuovo l'angelo del Signore, lo toccò e gli disse: "Su mangia, perché è troppo lungo per te il cammino".8Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza datagli da quel cibo, camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l'Oreb.
9Ivi entrò in una caverna per passarvi la notte, quand'ecco il Signore gli disse: "Che fai qui, Elia?".10Egli rispose: "Sono pieno di zelo per il Signore degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita".11Gli fu detto: "Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore". Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto.12Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero.13Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna. Ed ecco, sentì una voce che gli diceva: "Che fai qui, Elia?".14Egli rispose: "Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita".
15Il Signore gli disse: "Su, ritorna sui tuoi passi verso il deserto di Damasco; giunto là, ungerai Hazaèl come re di Aram.16Poi ungerai Ieu, figlio di Nimsi, come re di Israele e ungerai Eliseo figlio di Safàt, di Abel-Mecola, come profeta al tuo posto.17Se uno scamperà dalla spada di Hazaèl, lo ucciderà Ieu; se uno scamperà dalla spada di Ieu, lo ucciderà Eliseo.18Io poi mi sono risparmiato in Israele settemila persone, quanti non hanno piegato le ginocchia a Baal e quanti non l'hanno baciato con la bocca.
19Partito di lì, Elia incontrò Eliseo figlio di Safàt. Costui arava con dodici paia di buoi davanti a sé, mentre egli stesso guidava il decimosecondo. Elia, passandogli vicino, gli gettò addosso il suo mantello.20Quegli lasciò i buoi e corse dietro a Elia, dicendogli: "Andrò a baciare mio padre e mia madre, poi ti seguirò". Elia disse: "Va' e torna, perché sai bene che cosa ho fatto di te".21Allontanatosi da lui, Eliseo prese un paio di buoi e li uccise; con gli attrezzi per arare ne fece cuocere la carne e la diede alla gente, perché la mangiasse. Quindi si alzò e seguì Elia, entrando al suo servizio.


Salmi 130

1'Canto delle ascensioni.'

Dal profondo a te grido, o Signore;
2Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia preghiera.

3Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi potrà sussistere?
4Ma presso di te è il perdono:
e avremo il tuo timore.
5Io spero nel Signore,
l'anima mia spera nella sua parola.

6L'anima mia attende il Signore
più che le sentinelle l'aurora.
7Israele attenda il Signore,
perché presso il Signore è la misericordia
e grande presso di lui la redenzione.
8Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe.


Salmi 79

1'Salmo. Di Asaf.'

O Dio, nella tua eredità sono entrate le nazioni,
hanno profanato il tuo santo tempio,
hanno ridotto in macerie Gerusalemme.
2Hanno abbandonato i cadaveri dei tuoi servi
in pasto agli uccelli del cielo,
la carne dei tuoi fedeli
agli animali selvaggi.
3Hanno versato il loro sangue come acqua
intorno a Gerusalemme, e nessuno seppelliva.
4Siamo divenuti l'obbrobrio dei nostri vicini,
scherno e ludibrio di chi ci sta intorno.

5Fino a quando, Signore, sarai adirato: per sempre?
Arderà come fuoco la tua gelosia?
6Riversa il tuo sdegno sui popoli che non ti riconoscono
e sui regni che non invocano il tuo nome,
7perché hanno divorato Giacobbe,
hanno devastato la sua dimora.

8Non imputare a noi le colpe dei nostri padri,
presto ci venga incontro la tua misericordia,
poiché siamo troppo infelici.
9Aiutaci, Dio, nostra salvezza,
per la gloria del tuo nome,
salvaci e perdona i nostri peccati
per amore del tuo nome.

10Perché i popoli dovrebbero dire:
"Dov'è il loro Dio?".
Si conosca tra i popoli, sotto i nostri occhi,
la vendetta per il sangue dei tuoi servi.
11Giunga fino a te il gemito dei prigionieri;
con la potenza della tua mano
salva i votati alla morte.
12Fa' ricadere sui nostri vicini sette volte
l'affronto con cui ti hanno insultato, Signore.

13E noi, tuo popolo e gregge del tuo pascolo,
ti renderemo grazie per sempre;
di età in età proclameremo la tua lode.


Geremia 14

1Parola che il Signore rivolse a Geremia in occasione della siccità:

2Giuda è in lutto,
le sue città languiscono,
sono a terra nello squallore;
il gemito di Gerusalemme sale al cielo.
3I ricchi mandano i loro servi in cerca d'acqua;
essi si recano ai pozzi,
ma non ve la trovano
e tornano con i recipienti vuoti.
Sono delusi e confusi e si coprono il capo.
4Per il terreno screpolato,
perché non cade pioggia nel paese,
gli agricoltori sono delusi e confusi
e si coprono il capo.
5La cerva partorisce nei campi e abbandona il parto,
perché non c'è erba.
6Gli ònagri si fermano sui luoghi elevati
e aspirano l'aria come sciacalli;
i loro occhi languiscono,
perché non si trovano erbaggi.
7"Se le nostre iniquità testimoniano contro di noi,
Signore, agisci per il tuo nome!
Certo, sono molte le nostre infedeltà,
abbiamo peccato contro di te.
8O speranza di Israele,
suo salvatore al tempo della sventura,
perché vuoi essere come un forestiero nel paese
e come un viandante che si ferma solo una notte?
9Perché vuoi essere come un uomo sbigottito,
come un forte incapace di aiutare?
Eppure tu sei in mezzo a noi, Signore,
e noi siamo chiamati con il tuo nome,
non abbandonarci!".

10Così dice il Signore di questo popolo: "Piace loro andare vagando, non fermano i loro passi". Per questo il Signore non li gradisce. Ora egli ricorda la loro iniquità e punisce i loro peccati.
11Il Signore mi ha detto: "Non intercedere a favore di questo popolo, per il suo benessere.12Anche se digiuneranno, non ascolterò la loro supplica; se offriranno olocausti e sacrifici, non li gradirò; ma li distruggerò con la spada, la fame e la peste".13Allora ho soggiunto: "Ahimè, Signore Dio, dicono i profeti: Non vedrete la spada, non soffrirete la fame, ma vi concederò una pace perfetta in questo luogo".14Il Signore mi ha detto: "I profeti hanno predetto menzogne in mio nome; io non li ho inviati, non ho dato ordini né ho loro parlato. Vi annunziano visioni false, oracoli vani e suggestioni della loro mente".15Perciò così dice il Signore: "I profeti che predicono in mio nome, senza che io li abbia inviati, e affermano: Spada e fame non ci saranno in questo paese, questi profeti finiranno di spada e di fame.16Gli uomini ai quali essi predicono saranno gettati per le strade di Gerusalemme in seguito alla fame e alla spada e nessuno seppellirà loro, le loro donne, i loro figli e le loro figlie. Io rovescerò su di essi la loro malvagità".

17Tu riferirai questa parola:
"I miei occhi grondano lacrime
notte e giorno, senza cessare,
perché da grande calamità
è stata colpita la figlia del mio popolo,
da una ferita mortale.
18Se esco in aperta campagna,
ecco i trafitti di spada;
se percorro la città,
ecco gli orrori della fame.
Anche il profeta e il sacerdote
si aggirano per il paese e non sanno che cosa fare.
19Hai forse rigettato completamente Giuda,
oppure ti sei disgustato di Sion?
Perché ci hai colpito, e non c'è rimedio per noi?
Aspettavamo la pace, ma non c'è alcun bene,
l'ora della salvezza ed ecco il terrore!
20Riconosciamo, Signore, la nostra iniquità,
l'iniquità dei nostri padri: abbiamo peccato contro di te.
21Ma per il tuo nome non abbandonarci,
non render spregevole il trono della tua gloria.
Ricordati! Non rompere la tua alleanza con noi.
22Forse fra i vani idoli delle nazioni c'è chi fa
piovere?
O forse i cieli mandan rovesci da sé?
Non sei piuttosto tu, Signore nostro Dio?
In te abbiamo fiducia,
perché tu hai fatto tutte queste cose".


Lettera agli Ebrei 11

1La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono.2Per mezzo di questa fede gli antichi ricevettero buona testimonianza.
3Per fede noi sappiamo che i mondi furono formati dalla parola di Dio, sì che da cose non visibili ha preso origine quello che si vede.
4Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio migliore di quello di Caino e in base ad essa fu dichiarato giusto, attestando Dio stesso di gradire i suoi doni; per essa, benché morto, parla ancora.
5Per fede Enoch fu trasportato via, in modo da non vedere la morte; e 'non lo si trovò più, perché Dio lo aveva portato via'. Prima infatti di essere trasportato via, ricevette la testimonianza di 'essere stato gradito a Dio'.6Senza la fede però è impossibile essergli graditi; chi infatti s'accosta a Dio deve credere che egli esiste e che egli ricompensa coloro che lo cercano.
7Per fede Noè, avvertito divinamente di cose che ancora non si vedevano, costruì con pio timore un'arca a salvezza della sua famiglia; e per questa fede condannò il mondo e divenne erede della giustizia secondo la fede.
8Per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.
9Per fede soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa.10Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso.
11Per fede anche Sara, sebbene fuori dell'età, ricevette la possibilità di diventare madre perché ritenne fedele colui che glielo aveva promesso.12Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa 'come le stelle del cielo e come la sabbia innumerevole che si trova lungo la spiaggia del mare'.
13Nella fede morirono tutti costoro, pur non avendo conseguito i beni promessi, ma avendoli solo veduti e salutati di lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sopra la terra.14Chi dice così, infatti, dimostra di essere alla ricerca di una patria.15Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto possibilità di ritornarvi;16ora invece essi aspirano a una migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non disdegna di chiamarsi loro Dio: ha preparato infatti per loro una città.
17Per fede Abramo, 'messo alla prova, offrì Isacco' e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì 'il suo unico figlio',18del quale era stato detto: 'In Isacco avrai una discendenza che porterà il tuo nome'.19Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe e fu come un simbolo.
20Per fede Isacco benedisse Giacobbe ed Esaù anche riguardo a cose future.
21Per fede Giacobbe, morente, benedisse ciascuno dei figli di Giuseppe e 'si prostrò, appoggiandosi all'estremità del bastone'.
22Per fede Giuseppe, alla fine della vita, parlò dell'esodo dei figli d'Israele e diede disposizioni circa le proprie ossa.
23Per fede Mosè, appena nato, fu tenuto nascosto per tre mesi dai suoi genitori, perché videro che il bambino era bello; e non ebbero paura dell'editto del re.
24Per fede Mosè, divenuto adulto, rifiutò di esser chiamato figlio della figlia del faraone,25preferendo essere maltrattato con il popolo di Dio piuttosto che godere per breve tempo del peccato.26Questo perché stimava l'obbrobrio di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d'Egitto; guardava infatti alla ricompensa.
27Per fede lasciò l'Egitto, senza temere l'ira del re; rimase infatti saldo, come se vedesse l'invisibile.
28Per fede celebrò la pasqua e fece l'aspersione del sangue, perché lo sterminatore dei primogeniti non toccasse quelli degli Israeliti.
29Per fede attraversarono il Mare Rosso come fosse terra asciutta; questo tentarono di fare anche gli Egiziani, ma furono inghiottiti.
30Per fede caddero le mura di Gèrico, dopo che ne avevano fatto il giro per sette giorni.
31Per fede Raab, la prostituta, non perì con gl'increduli, avendo accolto con benevolenza gli esploratori.
32E che dirò ancora? Mi mancherebbe il tempo, se volessi narrare di Gedeone, di Barak, di Sansone, di Iefte, di Davide, di Samuele e dei profeti,33i quali per fede conquistarono regni, esercitarono la giustizia, conseguirono le promesse, chiusero le fauci dei leoni,34spensero la violenza del fuoco, scamparono al taglio della spada, trovarono forza dalla loro debolezza, divennero forti in guerra, respinsero invasioni di stranieri.35Alcune donne riacquistarono per risurrezione i loro morti. Altri poi furono torturati, non accettando la liberazione loro offerta, per ottenere una migliore risurrezione.36Altri, infine, subirono scherni e flagelli, catene e prigionia.37Furono lapidati, torturati, segati, furono uccisi di spada, andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra, bisognosi, tribolati, maltrattati -38di loro il mondo non era degno! -, vaganti per i deserti, sui monti, tra le caverne e le spelonche della terra.
39Eppure, tutti costoro, pur avendo ricevuto per la loro fede una buona testimonianza, non conseguirono la promessa:40Dio aveva in vista qualcosa di meglio per noi, perché essi non ottenessero la perfezione senza di noi.


Capitolo XXVIII: Contro le linguacce denigratrici

Leggilo nella Biblioteca

O figlio, non sopportare di mal animo se certuni danno un cattivo giudizio su di te e dicono, nei tuoi confronti, parole che non ascolti con piacere. Il tuo giudizio su te stesso deve essere ancora più grave; devi credere che non ci sia nessuno più debole di te. Se terrai conto massimamente dell'interiorità, non darai molto peso a parole che volano; giacché, nei momenti avversi, è prudenza, e non piccola, starsene in silenzio, volgendo l'animo a me, senza lasciarsi turbare dal giudizio della gente. La tua pace non riposi nella parola degli uomini. Che questi ti abbiano giudicato bene o male, non per ciò sei diverso.

Dove sta la vera pace, dove sta la vera gloria? Non forse in me? Godrà di grande pace chi non desidera di piacere agli uomini, né teme di spiacere ad essi. E' appunto da un tale desiderio, contrario al volere di Dio, e da un tale vano timore, che nascono tutti i turbamenti del cuore e tutte le deviazioni degli affetti.


LETTERA 91: Agostino, espresso l'amore per la patria celeste (n. 1-5), biasima il culto pagano ed enumera le violenze dei Calamesi contro i Cristiani

Lettere - Sant'Agostino

Leggilo nella Biblioteca

Scritta nel mese di agosto del 408 oppure 409.

Agostino, espresso l'amore per la patria celeste (n. 1-5), biasima il culto pagano ed enumera le violenze dei Calamesi contro i Cristiani (n. 6-8), sottolineando la lealtà della Chiesa nel non permettere che tali violenze rimangano impunite (n. 9-10).

AGOSTINO ALL'ESIMIO SIGNORE E MERITATAMENTE ONORANDO FRATELLO NETTARIO

La patria terrena e la patria celeste.

1. Non mi stupisco che, sebbene le tue membra siano ormai fredde per la vecchiaia, il tuo cuore arda d'amore per la patria, anzi ti lodo. Non sono inoltre affatto dispiacente, anzi sono ben lieto di sentire che non solo tieni a mente, ma dimostri con la vita e coi costumi che per i leali cittadini non esiste alcuna misura né limite nel giovare alla patria. Proprio per questo vorremmo anche te cittadino di un'altra città, cioè della patria celeste, per il cui santo amore vado incontro ai pericoli e alle fatiche cui mi sobbarco secondo le mie forze in mezzo a coloro che aiutiamo a raggiungerla. Se tu fossi tale cittadino, non metteresti davvero alcuna misura né limite nel giovare alla piccola porzione dei tuoi cittadini, ancor pellegrini sulla terra, e diverresti tanto migliore quanto migliore è la città celeste per la quale dovresti mettere a disposizione i tuoi buoni uffici: nella pace eterna di essa troveresti la felicità senza limiti qualora, per risparmiare le sue pene temporali, tu non ti prefiggessi alcun limite.

Perché una città è fiorente.

2. Speriamo che ciò possa avvenire, che cioè tu possa arrivare alla patria celeste: anzi forse fin d'ora, assennatissimo qual sei, pensi di conseguirla, tanto più che in essa ti ha già preceduto colui che ti ha generato alla vita terrena. Ma - ripeto - in attesa che ciò avvenga, perdonami se per quella patria, alla quale desidero vivamente di non rinunziare giammai, dirò qualcosa che potrà dispiacere alla tua patria terrena che desideri lasciare fiorente. E, proprio riguardo al suo fiorire, non dubito che, se io ragionassi con la tua Prudenza, non ci sarebbe alcun timore che sia difficile persuaderti o che non sia facile accordarci sul come dovrebbe fiorire una città. Il più famoso poeta della vostra letteratura ricorda certi fiori dell'Italia 1. Noi però nella vostra patria abbiamo conosciuto per esperienza non tanto gli uomini per opera dei quali fiorì l'Italia, quanto piuttosto le guerre per le quali essa arse 2; anzi non tanto le guerre, quanto le fiamme, di cui non dico arse, ma addirittura divampò come un incendio. Orbene, se un così grave misfatto rimanesse impunito, se i delinquenti non ricevessero un castigo esemplare, pensi forse che alla tua morte lasceresti la patria fiorente? Oh i bei fiori destinati a produrre non frutti, bensì spine! Pensa quindi bene e vedi se preferisci che la tua patria sia fiorente per la pietà o per l'impunità, per i retti costumi o per i misfatti commessi con la sicurezza dell'impunità! Pensaci bene e vedi se ci superi nell'amore verso la patria, se più di noi desideri che essa fiorisca di autentico splendore!

L'amore dei Cristiani per la patria.

3. Esamina un po' i libri stessi di Cicerone Sullo Stato, dai quali ha succhiato i sentimenti di cittadino amatissimo della patria, secondo i quali per i cittadini leali non v'è limite o misura alcuna nel giovare ad essa. Esaminali bene, ti scongiuro, e considera con quanti elogi è esaltata la parsimonia, la morigeratezza, la fedeltà al vincolo coniugale, la castità, l'onestà e la probità dei costumi 3. Quando una città si distingue per queste virtù allora sì che si deve dire che essa è veramente fiorente! Ebbene, non sono forse questi i costumi insegnati e appresi nelle nostre Chiese di tutto il mondo, che sono come scuole di virtù per i popoli 4? In esse si insegna e s'impara soprattutto la pietà con cui adorare Iddio, il quale non solo ci comanda ciò che ci accingiamo a fare, ma ci da pure la grazia affinché compiamo le opere con cui l'anima umana viene resa capace e degna di unirsi a Dio e diventare cittadina dell'eterna e celeste città. Ecco perché Dio non solo predisse, ma ordinò 5 pure di abbattere i simulacri innalzati agli innumerevoli e falsi dèi. In effetti non c'è nulla che renda tanto insocievoli gli uomini per causa della loro corruzione, quanto l'imitazione di quelle divinità, quali sono descritte ed esaltate nella letteratura pagana.

Corruzione pagana riflessa nella cultura e nella religione.

4. Infine dottissimi pensatori indagarono ed esposero per iscritto nelle loro discussioni familiari un tipo ideale dello Stato e della città terrena, quale brillava nella loro mente, più che insegnarlo e formarlo nella pratica della loro attività pubblica. Ebbene essi, per formare il carattere dei giovani proponevano quali modelli da imitare, non tanto i loro dèi, quanto piuttosto i personaggi da loro reputati egregi e lodevoli. Proprio così: quel giovane di una commedia di Terenzio 6, alla vista di una scena dipinta sopra una parete, in cui era rappresentato un adulterio del re degli dèi, rinfocolò la passione, da cui era trascinato, anche con le sollecitudini ricevute da un esempio sì autorevole. In realtà egli non sarebbe scivolato nel desiderio di un'azione turpe, né sarebbe precipitato nel commetterla, se avesse preferito imitare Catone invece di Giove. Ma in qual modo avrebbe potuto fare ciò, dal momento che nei templi era costretto ad adorare Giove anziché Catone? Ma forse non dovremmo prendere da una commedia quest'esempio per dimostrare chiaramente la corruzione e la sacrilega superstizione dei pagani! Allora leggi e ricorda quanto saggiamente in quegli stessi libri sullo Stato si espone la convinzione che le descrizioni e le azioni sceniche delle commedie non dovrebbero incontrare tanto favore, se non fossero state conformi ai costumi di chi le approvava. In tal modo l'autorità dei personaggi tanto segnalati nello Stato e anche teorici dello Stato ci conferma che gli individui scostumati diventano peggiori coll'imitare gli dèi falsi e bugiardi.

Le città non possono fiorire nell'empietà e nella turpitudine.

5. Ma si potrebbe obbiettare: " Tutto quel che fu scritto nell'antichità sulla vita e sui costumi degli dèi dev'essere inteso e interpretato dai sapienti in senso molto diverso ". E' vero: e ancora poco tempo addietro abbiamo sentito che in alcuni templi si leggono al popolo ivi radunato delle proficue interpretazioni. Ma ti domando: è forse il genere umano così cieco di fronte alla verità, da non vedere cose tanto chiare e lampanti? E dire che in tanti luoghi viene dipinto, viene fuso, scolpito, lavorato a sbalzo, descritto, letto, rappresentato sulle scene, nelle danze e nei canti Giove in atto di commettere i suoi innumerevoli adulterii! Quanto meglio sarebbe, invece, se almeno nel Campidoglio, a lui dedicato, si leggesse ch'egli proibisce tali sconcezze! Si dirà forse che le città fioriscono quando queste infami ed empie sconcezze non vengono proibite da nessuno e imperversano fra la gente, vengono fatte oggetto di culto nei templi, di risa sguaiate nel teatro? Quando, per immolare loro vittime, si devasta perfino il gregge dei poveretti? Quando, perché gli istrioni le rappresentino nelle commedie e nelle danze, si profondono i patrimoni dei ricchi? Di tali fiori è stata trovata la radice non in una terra feconda né in qualche vigorosa dote dell'animo; come loro degna madre è stata prescelta la dea Flora, in onore della quale si celebrano spettacoli teatrali con turpitudini così sfrenate e licenziose, che ognuno può capire che razza di demonio essa sia, dal momento che non può essere placata con sacrifici di volatili o di quadrupedi e neppure col sangue umano, ma con un sacrificio molto più scellerato: quello in cui venga per così dire immolato e si perda il pudore umano!

Punire per salvare.

6. T'ho detto ciò perché mi hai scritto che, quanto più si avvicina la tua fine, tanto più desideri lasciare la tua patria salva e fiorente. Si sopprimano tutti i falsi idoli e tutte le follie: si convertano le persone al culto del vero Dio, a costumi più casti e più pii; vedrai allora la tua patria fiorire non secondo la falsa opinione degli stolti, ma secondo la verità professata dai sapienti. Quando questa patria, in cui nascesti alla vita mortale, sarà una porzione della patria, alla quale si nasce non col corpo ma con la fede e dove tutti i santi e i servi di Dio, dopo l'inverno pieno delle sofferenze di questa terra, fioriranno nell'eterna vita che non conosce tramonto, allora sì vedrai la tua patria fiorente! A me intanto sta a cuore non solo di non venire meno alla mansuetudine cristiana, ma di non lasciare neppure nella vostra città un dannoso esempio che potrebbe essere imitato dalle altre. Quanto poi al modo di riuscirvi, speriamo nell'aiuto di Dio, se non è gravemente sdegnato con quei cittadini. In caso diverso, tanto la mansuetudine che desideriamo conservare, quanto la punizione che ci sforzeremo di usare con moderazione, potrebbe essere impedita, se questa è l'occulta volontà di Dio: o perché giudica necessario punire sì grave delitto con un più terribile flagello, oppure perché vuol lasciarlo impunito in questa via, permettendo che non vi correggiate e non vi convertiate a lui; in questo caso lascerebbe capire di essere sdegnato in modo ancor più tremendo.

Indulgenza e vigilanza.

7. La tua Prudenza mi prescrive in certo modo le norme che un vescovo dovrebbe osservare e dici che la tua patria è caduta in disgrazia per una grave colpa commessa dal suo popolo: se questa dovesse misurarsi in proporzione al rigore delle leggi pubbliche, dovrebbe essere punita con un castigo piuttosto severo. "Ma a un vescovo - soggiungi - non sta bene se non di procurare la salvezza alle anime, patrocinare nelle cause un atteggiamento più favorevole dei giudici e intercedere presso Dio il perdono per le colpe altrui ". Proprio questo ci sforziamo di fare: che nessuno sia punito con castighi troppo severi né da noi né da altri, presso i quali intercediamo. D'altronde desideriamo pure procurare agli uomini la salvezza riposta nella felicità di vivere bene e non già nell'impunità di fare il male. Mi impegno inoltre di ottenere il perdono per i peccati, non solo nostri ma anche degli altri; ciò però non possiamo in nessun modo ottenerlo per coloro che non si sono emendati. Soggiungi ancora: " Ti supplico il più caldamente possibile, che qualora vi sia la possibilità di difesa, venga difeso l'innocente e la pena non ricada sugli innocenti ".

La barbarica insurrezione dei pagani il 10 giugno.

8. Ed ora ascolta brevemente come si svolsero i fatti e poi giudica tu stesso chi sono i colpevoli e chi gli innocenti. Trasgredendo le leggi recentissime, il primo di giugno fu solennemente celebrata dai pagani la loro sacrilega festa senza che nessuno vi si opponesse: anzi una turba di scapestrati danzatori ebbe l'arrogante ardire di passare proprio davanti alla porta della chiesa, come non era mai avvenuto nemmeno ai tempi di Giuliano. Siccome il clero tentava d'impedire una sì sconcia gazzarra, quelli si misero a scagliare sassi contro la chiesa. In seguito, quasi otto giorni dopo, avendo il vescovo richiamato alla mente dei magistrati le leggi, per altro arcinote, mentre sembrava che avessero intenzione di farle eseguire, la chiesa fu fatta nuovamente bersaglio di una sassaiola. Il giorno seguente i nostri, per incutere almeno paura a quegli scalmanati, volevano mettere a verbale negli Atti municipali la loro querela, ma fu loro negato questo esercizio dei diritti civili. Quello stesso giorno però alla sassaiola seguì una grandinata, come se Dio volesse spaventare i ribaldi almeno con quel segno. Invece, non appena la grandine cessò, quelli tornarono per la terza volta alla sassaiola e appiccarono infine il fuoco alla chiesa e alle persone addette alla chiesa. Uccisero anche un servo di Dio che era giunto loro a tiro mentre tentava di fuggire. Degli altri ecclesiastici alcuni si nascosero, altri si diedero alla fuga ovunque era possibile. Il vescovo intanto se ne stava nascosto tutto rannicchiato in uno sgabuzzino da dove sentiva le grida di quegli sciagurati che lo cercavano per dargli la morte e incolpavano se stessi di non averlo trovato e di aver compiuto un crimine così orrendo senza poter raggiungere lo scopo. Questi misfatti furono compiuti press'a poco dall'ora decima fino a notte inoltrata. Di quelli la cui autorità aveva un peso rilevante, non si fece vivo nessuno, nessuno cercò di accorrere in aiuto, tranne un forestiero, il quale riuscì a liberare moltissimi servi di Dio dalle mani di quei forsennati che tentavano di ucciderli e a recuperare molti oggetti depredati da quei briganti. L'intervento di costui dimostra chiaramente quanto facilmente si sarebbe potuto evitare che quelle violenze si iniziassero o fossero compiute se i cittadini, e specialmente i capi, si fossero adoperati ad ostacolarne l'inizio e a reprimerne il compimento.

L'indulgenza e la punizione devono tendere al bene del colpevole.

9. Perciò fra tutti quei cittadini potrai forse distinguere non già gli innocenti dai colpevoli, ma i meno dai più colpevoli. Hanno in realtà commesso un peccato minore quelli che non ebbero il coraggio di correre in aiuto degli oppressi per paura soprattutto d'offendere i cittadini più potenti, da essi conosciuti come nemici della Chiesa. Sono invece scellerati tutti quelli che, pur senza la propria cooperazione o istigazione diretta, agirono comunque di propria volontà, e se più scellerati furono gli autori di simili misfatti, scelleratissimi furono gli istigatori. Ma riguardo all'istigazione, ammettiamo pure che si tratti solo di un sospetto e non di una realtà: non indaghiamo nemmeno su intenzioni che gli inquisitori potrebbero scoprire solo strappandole a forza di torture dalla bocca di chi le sa! Perdoniamo pure la paura di quelli che giudicarono più doveroso pregare Dio per il vescovo e per i suoi servi, piuttosto che offendere potenti nemici della Chiesa! Ma riguardo ai rimanenti, credi forse che non si debbano punire con alcun castigo? Pensi che una dimostrazione così orripilante di furore debba proporsi agli altri come impunita? Non abbiamo alcuna brama di alimentare la nostra collera col punire colpe passate: ci preoccupiamo unicamente di procurare ai colpevoli il loro bene avvenire! I malvagi si trovano nella condizione di poter essere dai Cristiani puniti non solo in modo clemente, ma anche in modo vantaggioso, cioè proficuo per la salvezza dell'anima. Essi infatti hanno l'incolumità del corpo per vivere, hanno mezzi non solo per vivere, ma anche per vivere male! Lasciamo loro intatti il corpo e i mezzi per vivere, affinché possano vivere dopo essersi pentiti. Questo appunto noi desideriamo per quanto dipende da noi, a questo consacriamo senza tregua la nostra attività. Quanto ai mezzi per vivere male, però, Dio li castigherà con molta misericordia, se vorrà che siano loro tolti, come si amputa un membro canceroso e pericoloso. Se invece Dio vorrà un castigo peggiore, oppure non vorrà un castigo nemmeno lieve, saprà Lui il motivo di una disposizione più profonda e certamente più giusta. Quanto a noi, sarà nostra cura e nostro dovere agire attenendoci ai dettami della coscienza, pregando Dio di approvare la nostra intenzione di venire in aiuto di tutti e di non permettere che compiamo passi che Egli sa molto meglio di noi che non tornerebbero utili né a noi né alla sua Chiesa.

Supremo interesse di Agostino: conquistare le anime a Dio.

10. Quando, poco tempo fa, siamo stati a Calama per confortare quei nostri fedeli afflitti da sì acerbo dolore e calmare i più accesi di sdegno, abbiamo fatto coi Cristiani, nei limiti delle nostre possibilità, tutto ciò che a nostro avviso richiedeva la circostanza. In seguito abbiamo pure dato udienza ai pagani, origine e causa di tanta sciagura, i quali avevano chiesto di vederci. Abbiamo approfittato dell'occasione per dare loro degli avvisi su quanto avrebbero dovuto fare, se avevano giudizio, non solo perché rimuovessero le preoccupazioni del momento, ma anche perché cercassero la salvezza eterna. Molte cose hanno sentito da noi: molte preghiere hanno rivolto a noi. Ma non vogliamo essere dei servi di Dio cui possa piacere d'esser pregati da coloro dai quali non è pregato Dio nostro Signore! Da ciò comprendi, perspicace qual sei, che, salvaguardando la mansuetudine e la moderazione cristiana, dobbiamo sforzarci di distogliere gli uni dall'imitare la perversità dei malvagi oppure di desiderare che gli altri imitino il loro ravvedimento. Quanto ai danni che furono arrecati, essi vengono condonati dai Cristiani o risarciti dai Cristiani. Quanto a noi, sono le anime quelle che, anche a prezzo del nostro sangue, bramiamo di guadagnare a Dio e speriamo non solo di fare gli acquisti più abbondanti proprio nella tua città, ma anche che in altre non siano impediti da questo esempio. La misericordia del Signore ci conceda di rallegrarci della tua salute.

 

1 - VERG. Aen. 7, 643.

2 - VERG. Aen. 7, 643.

3 - CICER., De repub. fragm. IV, 7. 7.

4 - Cf. De civ. Dei 2, 6.

5 - Lv 26, 30; Ez 6, 4; 30, 13; Os 20, 2; 1 Re 15, 11-13; 2 Cr 23, 17; 31, 1; 33, 15; 34, 3s.

6 - TERENZIO, Eunuchus, act. 3, scaen. 5, vv. 584-591.


Il Santo Arcangelo Michele

Le visioni - Beata Anna Caterina Emmerick

Leggilo nella Biblioteca

Il 29 settembre 1820 Anna Katharina Emmerich così raccontava: Ebbi molte visioni meravigliose sulle apparizioni e celebrazioni del Santo Arcangelo Michele. Mi trovai in molti posti del mondo e vidi una sua chiesa in Francia, su uno scoglio del mare (monte St. Michel), divenne Patrono della Francia. Vidi poi come re Luigi, il Pio, venne aiutato a conseguire la vittoria. In seguito ad un’apparizione della Madre di Dio si era rivolto all’Arcangelo Michele, e poi per la devozione a quest’ultimo, volle imprimere la sua immagine sulla bandiera e fondò un ordine cavalleresco in suo onore. Mi apparirono una serie di immagini diverse dell’Arcangelo: una sua apparizione a Costantinopoli e qualche altra che non ricordo più. Vidi anche il miracolo della Chiesa di Michele sulle montagne del Gargano, durante una grande celebrazione: giungevano molti pellegrini stranieri con il bastone ornato e l’Angelo serviva sull’altare con gli altri. Fui poi con lui a Roma dove una chiesa era stata eretta al suo culto, credo da papa Bonifacio, in seguito all’apparizione della Madre di Dio.

Seguii l’Angelo dappertutto; si librava sopra di me, grande e maestoso, ed aveva una spada. Presso la chiesa di S. Michele c’era una contesa di moltissime persone; la maggior parte era formata da cattolici che non si distinguevano dagli altri per il modo di agire nella mischia, altri erano protestanti o membri di sette. Motivo della ressa era la S. Messa; Michele calò giù e con la sua grande spada scacciò via il grosso della mischia disperdendola; restarono ancora circa quaranta persone e così si poté celebrare facilmente la S. Messa. L’Angelo prese per il pomo il tabernacolo con il Santissimo e, librandosi in alto, lo portò via allontanandosi da quel luogo. Mi invitò a seguirlo ancora, andammo verso Oriente fino al Gange, io sempre sotto l’Angelo che volava. Poi ci dirigemmo verso settentrione. Nell’accostarci a questa regione il freddo si faceva sentire sempre più e il paesaggio diveniva più selvaggio e solitario. Giungemmo ad una immensa superficie ghiacciata. Ebbi molta paura in questo posto deserto, e molte anime da me conosciute, tra le altre quella di mia madre, vennero a incoraggiarmi e mi accompagnarono per un pezzo di strada. Arrivammo ad un mulino che dovemmo attraversare. Le anime amiche, giunte fin qui, si ritirarono. La superficie ghiacciata scricchiolava sotto i miei piedi e l’acqua, che veniva sospinta dal mulino, era calda. Questo mulino era pieno delle anime dei governanti e altri grandi illustri di tutti i tempi e paesi. Costoro scontavano la loro pena per tutte le loro mancanze sulla terra. Facevano penitenza in questo luogo macinando una quantità di rospi, serpenti e altri animali velenosi e disgustosi, come anche oro e argento, che così passati scivolavano nell’acqua e, senza più danneggiare, ritornavano sulla terraferma. Queste persone lavoravano nel mulino come mugnai e dovevano adoperarsi sempre con la scopa per spazzare da sotto la macina gli innumerevoli insetti per non essere impediti nel lavoro. Essi si alternavano nel lavoro e dovevano inoltre distruggere gli odiosi insetti per non permetterne la propagazione. Una di queste persone parlò con me, dopo aver spazzato gli insetti in modo da permetterci di attraversare il mulino. Mi spiegò, avvicinandosi, che le persone là dentro, adibite a quel lavoro dovevano scontare una pena e rimanere in questo luogo finché la grande massa di ghiaccio non si fosse disciolta del tutto, mi disse pure che erano felici in quanto noi passando di là avremmo contribuito a far ritirare una piccola parte di questa massa di ghiaccio. Risalimmo e l’Arcangelo Michele volava sopra di me, mentre il cielo diveniva sempre più chiaro di un blu tenue. Il sole e gli altri astri mi apparivano adesso come dei volti umani. Mi guidò per tutta la terra e attraverso tutti i mondi celesti. Vidi innumerevoli giardini e la frutta con le sue caratteristiche. Spero che questi segreti mi restino ancora aperti in modo che possa trarne medicinali per guarire i devoti e la povera gente. Vidi cori di Santi e spesso, sparpagliati dappertutto, Santi con i simboli dei loro ordini religiosi e le loro caratteristiche individuali. Librando nell’aria giungemmo più in alto, in un mondo maestoso e indescrivibilmente meraviglioso che aveva le sembianze di una cupola gigantesca: la base era come un piano blu circondato da un anello di luce sul quale ce n’erano ancora altri nove. Su ognuno di questi si erigeva un trono e differenti cori di Angeli. Da ogni trono si innalzavano archi pieni di colori, frutta, pietre preziose e tutti gli infiniti doni di Dio. Questi archi tendevano verso l’alto e si intrecciavano tra di loro formando così una cupola sulla quale, in cima a tutto, c’erano tre altri scanni, oppure troni di Angeli. Al centro si trovava quello dell’Arcangelo Michele. Quest’ultimo si librava nell’aria, e depose il tabernacolo della Chiesa sulla cupola.

I tre Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, si libravano intorno a tre dei nove archi. Nove cori angelici stavano sotto di loro. Quattro grandi Angeli alati e splendenti si muovevano in circolo intorno ai tre Arcangeli: Raphiel, Etophiel, Emmanuel e Salatiel. Essi sono gli Elohim, i curatori e gli elargitori delle abbondanti grazie di Dio che distribuiscono nella Chiesa nelle quattro direzioni di tutto il mondo ricevendo direttamente, queste Grazie di Dio, dai tre Arcangeli. I più spirituali, tra i tre Arcangeli, apparivano Raffaele e Gabriele, perché vestiti interamente di bianco, mentre Michele aveva un elmo con una cresta sul capo. La parte superiore del corpo era avvolta da un’armatura e cinta da legacci, la sua veste scendeva fino alle ginocchia come un grembiule increspato. In una mano aveva una lunga bacchetta con una croce e, sotto, una bandierina con l’effige di un agnello, nell’altra mano portava invece una spada fiammeggiante. Ai suoi piedi c’erano anche legacci. Più in alto, sopra questa cupola, potei vedere la Santissima Trinità rappresentata da tre figure: il Padre, come un vecchio supremo sacerdote, il quale porgeva al Figlio, alla sua destra, la sfera del mondo; il Figlio aveva la croce nell’altra mano. Alla sinistra del Padre c’era una figura alata splendente di luce. Intorno a loro sedevano, in circolo, 24 anziani su scranni. I Cherubini e i Serafini stavano con molti altri intorno al trono di Dio in permanenti canti di lode. Al centro, elevata un pò più sopra Michele, si trovava Maria circondata da innumerevoli anime luminose di Angeli e Vergini. La grazia di Gesù passava, attraverso Maria, ai tre Arcangeli. Ognuno dei tre Arcangeli irradiava tre doni divini su tre dei nove Cori degli Angeli, e questi, a loro volta, agivano di nuovo su tutta la natura e la storia. Quando il tabernacolo fu ben piazzato vidi come il medesimo, con l’aiuto della s. Vergine Maria e tutti i cieli, e con l’aiuto diligente degli Angeli si trasformava in una chiesa. Poi il tabernacolo crebbe ancora trasformandosi alla fine in una grande e splendente città piena di luci e colori, era la Gerusalemme celeste! La quale prese a scendere, attraverso un arco, lentamente e a tratti, sempre più in giù verso la terra. Non so come ciò potesse avvenire.

Improvvisamente vidi venirmi incontro tanta gente che camminava capovolta, seguendo la rotazione della terra, in un secondo momento la vidi, invece, camminare con i propri piedi, verso la nuova Gerusalemme che prendeva il posto di quella terrestre. A questo punto la visione si interruppe ed io cadendo sempre più nell’oscurità mi mossi verso casa. In un’altra immagine vidi una battaglia grandiosa svolgersi sulla terra: gli uomini sparavano dalle macchie piene di soldati, tutto il campo di battaglia era avvolto dal fumo. Grandi città si scorgevano da lontano. Poi giunse san Michele con un grande esercito di Angeli e separò i litiganti quando proprio tutto sembrava perduto. Un capo potente ebbe un incontro con san Michele e in conseguenza vidi trionfare la pace.


4-60 Marzo 22, 1901 Vede Roma e scorge i grandi peccati. Gesù vuol castigare ed ella si oppone.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Continuando il mio stato di privazione e quindi d’amarezze indicibili, questa mattina il mio adorabile Gesù è venuto e mi ha trasportato fuori di me stessa, mi pareva che fosse Roma, quanti spettacoli si vedevano in tutte le classi di persone, fin nel Vaticano si vedevano cose che facevano ribrezzo. Che dire poi dei nemici della Chiesa? Come si rodono di rabbia contro di Essa, quante stragi vanno macchinando, ma non possono effettuarli ché Nostro Signore li tiene come legati ancora. Ma quello che più mi ha fatto spavento, che vedevo il mio amante Gesù quasi in atto di dargli la libertà. Chi può dire quanto ne sono restata costernata? Onde, vedendo Gesù la mia costernazione mi ha detto:

(2) “Figlia, sono necessari i castighi assolutamente, in tutte le classi è entrato il marciume e la cancrena, quindi è necessario il ferro e il fuoco per fare che non perissero tutti, perciò questa è l’ultima volta che ti dico di conformarti al mio Volere, ed Io ti prometto di risparmiare in parte”.

(3) Ed io: “Caro mio bene, non mi dà il cuore di conformarmi teco nel castigare le gente”.

(4) E Lui: “Se tu non ti conformi, essendo di assoluta necessità di ciò fare, Io non ci verrò secondo il solito, e non ti manifesterò quando verserò i castighi, e non sapendolo tu, e non trovando Io chi in qualche modo mi spezzi il giusto mio sdegno, darò libero sfogo al mio furore, e non avrai neppure il bene di risparmiare in parte il castigo. Oltre di ciò, il non venire e non versando in te quelle grazie che avrei dovuto versare, è anche un’amarezza per Me, come in questi giorni scorsi che non tanto sono venuto, tengo la grazia contenuta in Me”.

(5) E mentre ciò diceva mostrava di volersi sgravare, ed avvicinandosi alla mia bocca ha versato un latte dolcissimo ed è scomparso.